Storia Patria NOTE SULLA FONTE BATTESIMALE DELLA ... · 1593 e che quel "1004" deve leggersi "1604"...

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Storia Patria appunti di Beverino Carlucci NOTE SULLA FONTE BATTESIMALE DELLA PARROCCHIA DI S.MARIA DELLA STRADA DI TORREMAGGIORE. Ignazio Silone, commentando ironicamente il contenuto di una lapide, lasciò scritto "Solo il marmo può dire certe cose senza arrossire", un' aforisma per cui potrebbe fare da contraltare "che il marmo con il suo contesto, può rappresentare un grattacapo per i posteri". Prendiamo, per esempio, il contesto lapidario riportato alla base del piedistallo della fonte battesimale della nostra parrocchia di S. Maria della Strada che riporta: " D.O.M PASQUIN PISCIOLUS CMS FLORENTINU ARCHIPR HUIUS SACRITEMPLI SUISSUPTIBUS FACIENDUM CURAVIT 1004". Stando a quanto riporta I' Avv. Mario Fiore in uno dei suoi scritti, Pasquin Pisciolus (cittadino di Fiorentino o di Firenze?) fu il primo Arciprete della nuova parrocchia di Santa Maria della Strada, eretta nell'ottobre del 1593 e che quel "1004" deve leggersi "1604" a causa di un'appendice poco visibile sopra il primo degli zeri. Considerato il fatto che sulla teoria dell'appendice poco visibile la cifra "millequattro" potrebbe anche leggersi 1064, 1604 o 1664, vogliamo dare una nostra versione a rigore di logica e secondo "scienza e coscienza". Riportano gli Storici e studiosi di Matematica, che la numerazione in seguito denominata "araba" era conosciuta dai Babilonesi già nel primo secolo a.C. e che ad essa gli indiani nel quinto secolo d.C. vi aggiunsero la cifra "O" cioè lo "zero" sconosciuto nella numerazione greca ed in quella romana. Nell'ottavo secolo d.C. il matematico arabo di Bagdad, Muhmad ibn Musa, detto "Al Kwvarizmi", la codificò in un trattato in seguito conosciuto nell'Occidente Cristiano come "codice di algoritmo" introducendo in Occidente l'algebra ed il sistema decimale posizionale per cui venne fatto oggetto di studio da parte dei matematici occidentali, anche se due secoli dopo. Il Monaco francese, Gerbetto d'Aurillac, che fu precettore del futuro imperatore del Sacro Romano Impero, Ottone terzo, trascorse parte della sua vita in Spagna, dove venne a contatto con alcuni matematici moreschi, apprendendo da'costoro le loro scoperte in fatto di numerazione ed in seguito ne fece una comparazione tra questa e quella greco-romano. aJTora. in auge nell' Occidente cristianizzato. In seguito Gerberto d'Auriiiac, venne nominato da Ottone 111 prima, Arcivescovo di Reims e dopo, Arcivescovo di Ravenna e da questi importanti cattrede vescovili, divulgò la propria conoscenza in fatto di matematica e numerazione araba appresa dai Mori. Alla morte di Papa Gregorio V, Gerberto di Aurillac, sempre per volontà dell'imperatore Ottone III, salì sul Soglio Pontificio diventando Papa col nome di Silvestre II e mantenne tale carica dall'anno 999 all'anno 1003, anno della sua morte. Fu un Pontefice talmente colto per il periodo in cui visse per aver frequentato le scuole arabe di Cordoba, allora le più avanzate. Nulla toglie, perciò, che Silvestre II, forte della sua autorità e dell'approfondita conoscenza della numerazione araba, l'abbia imposta nelle chiese costruite durante il suo pontificato o negli anni immediatamente successivi. Gerberto d'Aurillac-Silvestro II - fu il primo matematico a insegnare in alcune scuole d'Europa la matematica basata sul "codice di Algoritmo" e due secoli dopo che venne imposta nelle chiese la numerazione araba, Leonardo Pisano "figlio di Bonacci", in seguito passato alla Storia con il nome di "Fibonacci", nell'anno 1202 pubblicò il suo "Liber Abaci" che in seguito venne divulgato tra in mercanti italici che frequentavano i porti ed i mercati arabi del Mediterraneo e qualche lustro dopo lo stesso Fibonacci sostenne le sue conoscenze, in un raffronto con i matematici a seguito dell'imperatore Federico 11 di Svevia. E' opinabile, quindi, che il piedistallo della fonte battesimale di S. Maria, recante la data 1004, sia stato posto in essere durante l'ultimo decennio del sedicesimo secolo, quando la Chiesa venne elevata a dignità - parrocchiale e venne traslato da un'altra chiesa. : : Ma quale Chiesa? Nella seconda metà del sedicesimo secolo era incombente la minaccia di un' invasione della penisola italica da parte dei turchi, per cui dai vari vice re di Napoli, per ordini a loro impartiti da Madrid, si rese necessario sia fortificare il litorale adriatico e sia gli insediamenti urbani sprovvisti di mura. In quella occasione Torremaggiore venne recintata da una cinta muraria all'interno della quale aggregata alla "Terra Vecchia", venne edificata la "Terra Nuova" che ospitò gli abitatori provenienti da Fiorentino, da Dragonara e da Cantigliano, fatti trasmigrare dalle autorità e dalle Leggi del tempo.

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Storia Patria

appunti di Beverino Carlucci

NOTE SULLA FONTE BATTESIMALE DELLA PARROCCHIA DI S.MARIA DELLA STRADA DITORREMAGGIORE.

Ignazio Silone, commentando ironicamente il contenuto di una lapide, lasciò scritto "Solo il marmo puòdire certe cose senza arrossire", un' aforisma per cui potrebbe fare da contraltare "che il marmo con il suocontesto, può rappresentare un grattacapo per i posteri".Prendiamo, per esempio, il contesto lapidario riportato alla base del piedistallo della fonte battesimale dellanostra parrocchia di S. Maria della Strada che riporta:" D.O.M PASQUIN PISCIOLUS CMS FLORENTINU ARCHIPR HUIUS SACRITEMPLI SUISSUPTIBUSFACIENDUM CURAVIT 1004".

Stando a quanto riporta I' Avv. Mario Fiore in uno dei suoi scritti, Pasquin Pisciolus (cittadino di Fiorentinoo di Firenze?) fu il primo Arciprete della nuova parrocchia di Santa Maria della Strada, eretta nell'ottobre del1593 e che quel "1004" deve leggersi "1604" a causa di un'appendice poco visibile sopra il primo degli zeri.Considerato il fatto che sulla teoria dell'appendice poco visibile la cifra "millequattro" potrebbe anche leggersi1064, 1604 o 1664, vogliamo dare una nostra versione a rigore di logica e secondo "scienza e coscienza".

Riportano gli Storici e studiosi di Matematica, che la numerazione in seguito denominata "araba" eraconosciuta dai Babilonesi già nel primo secolo a.C. e che ad essa gli indiani nel quinto secolo d.C. viaggiunsero la cifra "O" cioè lo "zero" sconosciuto nella numerazione greca ed in quella romana.

Nell'ottavo secolo d.C. il matematico arabo di Bagdad, Muhmad ibn Musa, detto "Al Kwvarizmi", lacodificò in un trattato in seguito conosciuto nell'Occidente Cristiano come "codice di algoritmo" introducendoin Occidente l'algebra ed il sistema decimale posizionale per cui venne fatto oggetto di studio da parte deimatematici occidentali, anche se due secoli dopo.

Il Monaco francese, Gerbetto d'Aurillac, che fu precettore del futuro imperatore del Sacro RomanoImpero, Ottone terzo, trascorse parte della sua vita in Spagna, dove venne a contatto con alcuni matematicimoreschi, apprendendo da'costoro le loro scoperte in fatto di numerazione ed in seguito ne fece unacomparazione tra questa e quella greco-romano. aJTora. in auge nell' Occidente cristianizzato.In seguito Gerberto d'Auriiiac, venne nominato da Ottone 111 prima, Arcivescovo di Reims edopo, Arcivescovo di Ravenna e da questi importanti cattrede vescovili, divulgò la propria conoscenza infatto di matematica e numerazione araba appresa dai Mori.

Alla morte di Papa Gregorio V, Gerberto di Aurillac, sempre per volontà dell'imperatore Ottone III, salìsul Soglio Pontificio diventando Papa col nome di Silvestre II e mantenne tale carica dall'anno 999 all'anno1003, anno della sua morte. Fu un Pontefice talmente colto per il periodo in cui visse per aver frequentato lescuole arabe di Cordoba, allora le più avanzate.Nulla toglie, perciò, che Silvestre II, forte della sua autorità e dell'approfondita conoscenza dellanumerazione araba, l'abbia imposta nelle chiese costruite durante il suo pontificato o negli anniimmediatamente successivi.

Gerberto d'Aurillac-Silvestro II - fu il primo matematico a insegnare in alcune scuole d'Europa lamatematica basata sul "codice di Algoritmo" e due secoli dopo che venne imposta nelle chiese lanumerazione araba, Leonardo Pisano "figlio di Bonacci", in seguito passato alla Storia con il nome di"Fibonacci", nell'anno 1202 pubblicò il suo "Liber Abaci" che in seguito venne divulgato tra in mercanti italiciche frequentavano i porti ed i mercati arabi del Mediterraneo e qualche lustro dopo lo stesso Fibonaccisostenne le sue conoscenze, in un raffronto con i matematici a seguito dell'imperatore Federico 11 di Svevia.

E' opinabile, quindi, che il piedistallo della fonte battesimale di S. Maria, recante la data 1004, sia statoposto in essere durante l'ultimo decennio del sedicesimo secolo, quando la Chiesa venne elevata a dignità

- parrocchiale e venne traslato da un'altra chiesa. — : :Ma quale Chiesa?

Nella seconda metà del sedicesimo secolo era incombente la minaccia di un' invasione della penisolaitalica da parte dei turchi, per cui dai vari vice re di Napoli, per ordini a loro impartiti da Madrid, si resenecessario sia fortificare il litorale adriatico e sia gli insediamenti urbani sprovvisti di mura.In quella occasione Torremaggiore venne recintata da una cinta muraria all'interno della quale aggregata alla"Terra Vecchia", venne edificata la "Terra Nuova" che ospitò gli abitatori provenienti da Fiorentino, daDragonara e da Cantigliano, fatti trasmigrare dalle autorità e dalle Leggi del tempo.

16 n.7 del 15/02/91

Una lapide... ritrovatadi Severino Carlucci

TORREMAGGIORE. Un anti-co bassorilievo raffigurante l'An-nunciazione è stato rimosso dal luo-go da dove, per più di tre secoli, erastato nascosto alla vista dei più. Sitratta della pietra murata nel vec-chio muro di cinta del vecchioOspedale "San Giacomo" fatto co-struire dalla Duchessa Violante DeSangro dopo che il terribile terre-moto del 30 luglio 1627 mise a duraprova la maggior parte dei fabbrica-ti urbani e rustici esistenti alloranella cinta muraria cittadina e nel-

vento", ed il bassorilievo in ogget-to, le cui figure dell'Arcangelo Ga-briele e della Madonna sono statericavate sopra una vecchia lapidescritta in latino, il cui contesto,monco ai due lati, resta così indeci-frabile, si trovava muralo, sino aqualche settimana fa, nel muro pe-rimentale del giardino dell'edifiziodell'ex convenio successivamenteadibito ad ospizio dopo l'estendersidei fabbricati dell'ospedale.

Con il consenso del Sindaco edad iniziativa del Vescovo. Mons.Carmelo Cassati, del Parroco diSanta Maria, don Amedeo Pensato

l'agro. Per volere della Nobildonnafurono qui trasferiti i Frati Cappuc-cini il cui convento, situato doveora esiste il fabbricato della masse-ria "La Reinella", andato completa-mente distrutto in seguito al sisma,ed i resti dell'ospedale aggregatoalla Chiesa di San Giacomo situatoall'inizio della attuale via Cavour,anch'esso lesionato dal terremoto.Tra i djae_edifizi delimitati da un_unico muro di cinta venne edificata

' la Chiesa di Santa Maria degli An- :geli, volgarmente detta "del Con-

e del dott. Roberto Pasquandrca investe di Archeologo Diocesano,questo bassorilievo verrà muratosotto l'unico Altare esistente nellaChiesa di Santa Maria del Rito Gre-co, grancia, questa come quella diSanta Maria degli Angeli, della Par-rocchia di Santa Maria della Strada.Questa antica Chiesetta, fatta edifi-care nella seconda metà del sedice-simo secolo dal Duca Giovan Fran-cesco Primo De Sangro allorquan-do ricevette l'ordine daLVJceré diNapoli, don Pedro de Tóledo, di

racchiudere dentro il perimetro del-le mura cittadine tutti coloro cheabitavano nei casolari disseminatinei territori dei feudi di Fiorentino,di Cantigliano e di Dragonara, che,come tutti gli abitanti del Vicerea-me, rischiavano di essere assogget-tati dalla furia conquistatrice del-l'impero Turco i cui eserciti, occu-pati l'Albania, la Dalmaziae la Ser-bia, si erano spinti fin sotto le muradi Vienna.

Edificata "fuori porta", forse inricordo di Santa Maria di Costanti-nopoli, e fors'anche nei pressi diquella "Ecclesia Sancta Maria" ci-tata nella Bolla di Papa Onorio Ter-zo nel 1216, venne adibita esclusi-vamente al culto per quegli abitantidi religione cattolica che praticava-no la liturgia a "rito greco", liturgiache, nella locale Chiesa di SantaSofia da tempo sconsacrata, vennepraticata sin verso la fine del diciot-tesimo secolo.

Presumibilmente la liturgia gre-ca nella Chiesa di Santa Maria delRito ebbe termine in quella data ela stessa Chiesa, ceduta in "com-menda" a Sacerdoti non del posto,,ebbe il nome deformato in quelloattuale di "Chiesa di Loreto", a di-scapito della Storia e della tradizio-ne popolare.

L'iniziativa intrapresa dal Ve-scovo, dal Parroco e dall'Archeolo-go Diocesano va lodata in quantotendente a valorizzare appunto lastoria della Chiesetta. In quanto allatradizione popolare sta prendendopiede tra alcuni "Ritaioli" l'inizia-tiva di valorizzarla dal lato cultura-le ripristinando quei giucchi eque-stri consistenti nella "Corsa dei

" ciucci" ed in quella dei cavalli che—H popofe-organizzava-pef-enorare

la Madonna del Rito nel giorno del-TlasuaTestaV

16141

n.40del 13/11/92

iliiilldi Severino CarlucciTORREMAGGIORE. Il decennio

Napoleonico, quello cioè contrassegna-to dall'aitcmarsi sul trono del Regno diNapoli dal 1806 al 1815 di GiuseppeBonapartc e di Gioachino Murat e statedefinito da più parti come quello piùilluminato vissuto dalle popolazionidella pane peninsulare dello smembra-to Regno delle Due Sicilie. L'abolizio-ne della feudalità, la confisca di tutti ibeni temporali appartenenti a quasi tut-te le comunità monastiche con la relati-va soppressione di quasi tutti gli OrdiniReligiosi, l'istituzione dell'Anagrafe,la conversione della dogana della Menadelle Pecore in Dogana del Tavoliere di

svolta nella sala consiliare del nostrocastello ducale imperniandola sul tema"La soppressione del convento del Car-mine di Torremaggiore durante il regnodi Gioachino Murai".

Dopo la discussione di alcuni argo-menti di ordine interno all'Archcoclube relativi allo istituendo museo per laesposizione di tutti i reperti rinvenuti aFiorentino il prof. Clemente ha esorditocol dire che Giuseppe Bonaparte si ètrovato nella necessità di requisire i benidei Monasteri per reperire i fondi neces-sari per riassestare le finanze del regnousando due pesi e due misure nei con-fronti del clero secolare e di quello re-golare confiscando i beni ai frati e scr-

Puglia,-la-delimitazione-dei-territorideisingoli Comuni, lo scorporo del pubbli-co Demanio, l'obbligo di apporre tar-ghe e numeri civici alle strade cittadinee quello di costruire i cimiteri a notevoledistanza dall'abitato, tutta una serie didecreti governativi che il Tanucci nonebbe la possibilità di emanare e che lostesso Ferdinando IV, ritornato sul tro-no dopo il Congresso di Vienna, futenuto a rispettare. Della soppressionedegli Ordini religiosi e della confiscadei loro beni temporali ne ha fatto unavasta ricerca_ storico- documentalejl_professore Giuseppe. Clemente che haraccolto tutta la materia in un volumi-noso libro che verrà pubblicato tra qual-che mese. La locale sezione dell'Ar-cheoclub d'Italia presieduta dal dr Ro-berto Pasquandrea ha invitato il prof.Clemente a tenere la conferenza appro-priata sul frutto della propria ricerca el'eminente studioso sansevcrese l'ha

-vendosidei primi per far loro divulgaredal pulpito le disposizioni governative."La Capitanata chi esasticadei primi an-ni del secolo scorso, dice il conferenzie-re, era suddivisa in dieci diocesi tra lequali anche quelle di Termoli e di Lari-nò che successivamente se ne distacca-rono per aggregarsi a quelle del Moliseed il Papa Pio Sesto, prigioniero doratodi Napoleone a Parigi, come forma diprotesta contro il provvedimento presodal Re di Napoli, si astenne dal nomi-nare i nuovi Vescovi nelle diocesi che

_tempi i soli Vescovi in Capitanata eranoquelli di Troia, di Lucera e di Vieste"."Con il decreto emanato dal Serra, Mi-nistro di Grazia, Giustizia e Culto sottoRe Bonapartc, il 13 febbraio 1807 ven-nero soppressi monasteri e conventi ap-partenenti agli Ordini monastici di SanBemardo e di San Benedetto, con quel-lo emanato da Zullo, Ministro di Re

infermi ed alla

Murat, -del 7.K I xno. ^ ' WW- vennero soppres-si Carmelitani I ;,„„„„: • r,. . ""cmcanj e Cappuc-Cmlec0"lac!-""l^re ministeriale de! 5magg,ol811v,,(1,,c j i c o n

venti apparici:', - l i ; ..„,• ~ ,. . ,. -" aS'i Ordini di San

;'"^lci Padri Scolòpi ma''--' Appartenenti a questi

!i,;aVano alla cura de^lffazione dei fanciulli

vennero creati •/ r i,,.,, j ,. .'.' ' loro delle condizionifavorevoli per ;/ r,nw,cre loro di comi-nuare nelle 1 -̂ ,.,,,sioni umanitarie".

Nessun O,:,,(; monastjco fenlmj.mie venne co'-,--,. ,i-,n•" '' dalla soppressionema «stabili ci, .,..,„; convcmo _

se almeno do,- , suore". "In mito ilregno vennero <,,,prcssi co !cssiva.mente 322 tra v,,1Vcmi c monastcri enella Capuana'.. ..,. furono 35 succcs_

sivamente rido » 25 portando al l ' in-

™?Tnt0 ''•* 'wtc All'Erario di32.864 ducati c<, ,)lla|j bisognava dc_trame 13.632 dt <,..cgnarc come

sione a, frati (9C,,crdo(ie 52 ]3id)in

~0di i20 f Educati poi ridotti a

96 e 48 ed , l^ij rcquisiti vcnnero

aàbm a mimici,, „ Ospcdali> pa,azzi di

Giustizia e Carv,,". «j, convcmo dc;Carmelitani d, ^maggiore vennesoppresso il 13 >;ttcrnbrc 1S09 ed a

notificare la noli/.,, », Priorc GioncaU ;,

Sindaco Rotei!,. ̂ , Decurioni che sa-pevano leggere e vivere e l'Aggiuntodi Pace. Vennero v/nfisca[i quadri, sta-tue, campane ed .̂a vigna olivetata cherendeva 60 barii; -;j vino ed go [omoli

diolive e-lachict.^?gregatMlconven.to restò funziona. Dopo ]a confiscaj

4 delle 10 stari,.,, ,W piano superiore

vennero adibue < ',wcciieria comunale,altre 4 ad aule svastiche e le altre duead alloggi per il v.-.^dc e per il sagre-stano".

"La comuniu>,!igjosa) aggiunge nClemente, era c<s.;yata da 3 sacerdoti:

Cioncati, Pingu,; , Ruggerii e da dug

laici: De Santis « ,j cagliaritano Seba-stiano Diana che •/* divcnne j, sagre.stano della chics, v_

rimasti solo al rrrati nel conventodi Ascoli Satrianoquei tempi,terreni od altri b*agli Ordini Religscomunicato".

(Nella foto: l'a Torremaggior

,, venncro rjcove.j p ,̂.; Ago-stiniani

^Inlcis in fundo a:̂ comprava casCi

; -..atcriali confiscati

^ ,opprcssi) vcniva

,.r teatro Dc Sangro

.

PAG.2 N.l del 16/1/1998 MERIDIANO lò

di Severino CarlucciTORREMAGGIORE. Nella car-

tolina di auguri di buon natale e dibuon anno inviata ai meritevoli, ilPreside del nostro Liceo- GinnasioNicola Piani, Professore Nando Ro-mano, riporta all'interno e nel retro"una vicenda esemplare emersa daalcune carte dell'Intendenza di Ca-pitanata, conservate presso l'Archi-vio di Stato di Foggia" e riguardantela spe,sa per l'apposizione delle ter-ghe Varie e dei numeri civici dellenostre strade cittadine ai tempi diRe Gioacchino Murai, nell'agostodel 1811.

Nel par t ico lare si t ra t ta diun'ispezione in loco del Sottointen-dente di San Severo, Pazzoni, ai"comunisti" (i reggitori del Comune)che avevano stanziata la somma di115 ducati per l'apposizione di 35targhe e di tutti i numeri civici citta-dini che l'ispettore trovò esorbitantee che, a conti fatti, ridusse a 60ottenendo l'assenso dell'intendenteGiuseppe Charron e provocando"uno spiacevole infortunio per il Sin-daco" prò tempore "Giustiniano Ve-netucci messo alle strette da funzio-nari dello Stato capaci e solerti".

Da precisare che il Sindaco Giu-stiniano Venetucci citato nel pie-ghevole di augurinon è quel Giusti-niano Venetucci, Sindaco dì Torre-maggiore, che nel 19)^3, in un pub-blico manifesto cittadino annunciòle proprie dimissionimotiyandolfi

«Hs con il fatto che il suo partito erastato battutonelle elezioni politichedi quell'anno e che poi, nel 1925,preavvisato che da Roma si sareb-be proceduto a sciogliere tutti i Con-sigli Comunali della Nazione e asostituire i Sindaci con i Podestà,provvide a far revisionare per l'ulti-ma volta i "respiraceli" sotto il Piano IComunale, ad allargare l'area dellaVilla Comunale, a fare abbattere, \perché ormai pericolante, il terzo Ipiano della torre fatta costruire daPompilio Barletta a difesa del "Rico-taccio" ed alienò, a favore dei piccolicittadini, i terreni che una volta ospi-tavano il sito deell'antica Plantillea-num o Cantigliano.

Sicuramente si tratta di un suononno quello a cui fa riferimento ildocumento riportato dal PresideNando Romano.

Ed ancora: dulcis in fundo, il pie-ghevole augurale del Preside ripor-ta la foto di una di quelle targhe, unadelle tante infissenel 1811 parec-chie delle quali risultano ancora vi-sibili: quella murata all'angolo di viaFrancesco De Santis, via che finodall'inizio del presente secolo indi-cava la "Strada di celse" e... aqulestà el busilis"...

Molti concittadini ansiosi di cono-scere il significato dèlia parola "cel-se" forse perché la ritengono enig-matica come il famoso verso Dan-tesco "Papesatan, papesatan, alep-pe" mi consultarono per venirci acapo e io rispondo loro che nel ver-nacolo torremaggorese che produ-ce "celse" e "gelso" (pianta e frutto)in "cèvz" che a sua volta indica sial'albero caro ai bachicultori e siauna persona allergica alla fatica epoi esprimo il mio parere a rigore dilogica traendolo da"quanto ho lettosui libri che trattano di "storia patrialocale".

Innanzitutto la costruzione cheospita la targa in questione; di re-cente restaurata dall'Avvocato Gui-do Maiellaro, anticamente, al tempodella "Mena delle Pecore" ospitaval'ufficio della "Bucceria" adibito allariscossione del dazio sulle carnimacellate nella "Chiazza delleChìanche"poco discosta dove veni-vano macellate e vendute le pecorezoppe che i "bassettieri" al seguitodelle greggi transumanti custodiva-no negli appositi "scarajazzi" cheoccupavano tutta l'area oggi notacome Piazza Antonio Gramsci e dalpopolo "Largo di Santa Maria".

La stessa Bucceria, la cui parterivolta a Sud è crollata con il terre-moto del 30 luglio 1627, viene citatacome punto di riferimento allor-quando, nel 1593, vennero delimi-tati i territori delle Parrocchie di SanNicola e di Santa Maria della Stra-da.

Poi aggiungo che Monsignordon Mario De Santis, nel suo libro "La Civitas Troiana ", indica per "cel-situdine" una Autorità giuridica o fi-scale per cui "strada di ceise", oltrerche indicare la strada dove esistevail dazio ed il luogo dove venivanogiudicati gli evasori delle tasse sullecarni macellate.

Delle 35 targhe o "placche" mu-rate nel 1811 ne restano al loro po-sto sol tanto una decina mentrequella del "Primo vicolo dritto del_Borgo Nuovo" giace frammistaall'acciottolato antistante il marcia-piede nei pressi dell'ultima casa dìvia Manzoni.

Dei numeri civiciinfissi allora conl'ordine progressivo promisquo adifferenza di quello attualeche vuolela numerazione dispari da un lato equella pari dall'altro,ne restano sol-tanto quelle due che affiancano.ilportone di Palazzo luso proprio aduna trentina di metridi distanza dallaBucceria e dalla Strada di Celse.Siamo grati al Preside Nando Ro-mano per averci data la possibilitàdi rievocare una delle tante paginedella storia torremaggiorese

tfl TWWft .1811 c ne.

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