Storia Medievale II - quindicesima lezione

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La Sicilia normanna sabato 21 aprile 12

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Sicilia normanna

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La Sicilia normanna

sabato 21 aprile 12

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Premesse

Durante il processo di consolidamento del ducato di Normandia, i Normanni avevano pienamente acquisito e rafforzato alcune caratteristiche strutturali e culturali propriamente franche. In particolare il carattere di subordinazione al potere centrale, basato sul vincolo di fedeltà feudale con il duca e del duca con il re

Da tale vincolo discendeva la particolare concezione dell’autorità e del potere dei singoli ufficiali pubblici e, di conseguenza, del possesso della terra: entrambe apparivano concesse per delega regia, sulla base del riconoscimento reciproco dell’autorità regia stessa e dell’efficienza del servizio a lui prestato dai funzionari. In questo modo il re appariva il proprietario di tutta la terra del ducato, la quale veniva concessa, di generazione in generazione, alle famiglie dei suoi funzionari.

Una tale concezione piramidale della società fu l’elemento nuovo che venne impiantato nelle terre di nuova migrazione, portando alla costituzione del regno inglese e del regno dell’Italia meridionale, il quale si strutturò - a differenza di quanto avveniva nel resto d’Italia - secondo i parametri di funzionamento delle monarchie europee.

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Il dominio dell’Italia meridionale

Le campagne normanne condussero nel corso di pochi decenni allo stabilimento di un potere unitario in tutto il Sud della penisola e in Sicilia al posto della frammentazione nei diversi potentati bizantini e longobardi nella penisola e al dominio musulmano nell'isola

Esito: omogeneizzazione dell'area mediterranea dell'Italia con la società europea dei secoli centrali del medioevo. Radicale dislocamento del Mezzogiorno dall'area di civiltà orientale delle grandi potenze bizantina e musulmana a quella dell'Europa di derivazione romano-germanica e franca

Il passato diverso condizionò comunque le forme della vita associata e del potere per secoli, conferendo alle regioni meridionali e alla Sicilia dei caratteri originali nell'ambito della civiltà medievale europea

Ruolo importante nel complessivo rovesciamento dei rapporti di forza che l'Occidente attuò nei confronti dell'egemonia orientale - bizantina e musulmana - nel quadro mediterraneo

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Il legame col Papato

Uno strettissimo legame si instaurò immediatamente dopo il primo insediamento dei capi normanni fra la contestazione delle pretese imperiali da parte del Papa romano, l'occidentalizzazione della comunità cristiana meridionale, l'affermazione della ierocrazia pontificia e la crescita del potere territoriale dei nuovi signori del Mezzogiorno. Senza questo riferimento, l'intera vicenda normanna non avrebbe superato probabilmente i confini dell'impianto di alcune modeste signorie nelle terre meridionali, non dissimili da quelle di derivazione bizantina e longobarda esistenti nell'XI secolo (P. Corrao)

Dopo l'iniziale contrapposizione del papa, prevalsero alla curia papale le tendenze dei riformatori, che vedevano con favore l'eliminazione del dominio degli "scismatici" bizantini sulle terre del Mezzogiorno. Dopo la sconfitta militare subita dal Papa (Civita, 1053), un accordo (Melfi, 1059) conferiva al Guiscardo il titolo di duca di Puglia e Calabria.

L'investitura della contea di Sicilia data da Papa Nicola II a Melfi: dalla sottrazione di quella terra ai "nemici della fede" sarebbe derivata la maggiore fortuna degli Altavilla. A differenza dell'insediamento originario nel Mezzogiorno peninsulare, la penetrazione in Sicilia avveniva in un territorio che, una volta occupato, costituiva interamente bottino di guerra, disponibile per il titolare della conquista.

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La conquista della SiciliaQuando la dominazione normanna si volse verso la conquista della Sicilia lo fece per liberare dalla dominazione musulmana «li Christiani et li Catholici»:

sul piano simbolico l'impresa siciliana attribuiva ai Normanni un ruolo di difensori della fede cristiana che anticipava la figura del crociato (1063 conquista di Cerami, Ruggero ottiene il vessillo di San Pietro); posizione di eminenza incontestabile fra i cavalieri normanni; imprese presentate dalla propaganda cronachistica come lotte contro gli infedeli.

difficoltà per la spartizione delle terre tra i nuovi venuti e la necessità di reclutare la propria classe dirigente (sia laica, sia ecclesiastica) tra gli esponenti di gruppi etnici diversi dai Normanni.

il numero dei Normanni che si erano stabilmente insediati sull’isola era infatti estremamente esiguo e articolato in gruppi di varia origine e provenienza, con mentalità e abitudini diverse.

L’unione formale dei domini continentali e della Sicilia avvenne soltanto nel 1128, attraverso l’investitura concessa da papa Onorio II a Ruggero II d’ Altavilla, il quale, l’anno successivo, costrinse i signori di Puglia e di Calabria a giurare fedeltà a lui e ai suoi due figli.

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Apparato ideologico e mito

Nell’apparato politico ideologico della monarchia normanna vi sono richiami alle tradizioni di governo bizantine e musulmane.

Mito che si è sedimentato nella storiografia e anche nella cultura comune siciliana di un multiculturalità e sincretismo che sarebbero stati le cifre caratteristiche della monarchia normanna. Questo imposterebbe la società normanna come una società in cui si realizzerebbe una convivenza di più culture che trovano punti di raccordo e di assimilazione reciproca Sono miti profondamente radicati che invece vanno rivisti.

Prodotti della cultura alta (di corte) il sincretismo si riscontra indubbiamente ma non va dimenticata che lo spirito della conquista è uno spirito di crociata, di “reconquista”, fortemente presente nell’intera esperienza normanna

Non possiamo fermarci alla dicotomia assimilazione/integrazione: il problema è molto più complesso dato che l’esperienza normanna la possiamo vedere come una lunga marcia verso una piena immissione nella cultura latina e cristiana romana (è passato da poco lo scisma), ad esempio nei costanti tentativi di ricerca di consenso e di alleanza col papato romano

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L’incoronazione di Ruggero II

Passo definitivo verso la promozione della dinastia d’Altavilla alla carica regia conferita da papa Anacleto II a Ruggero e ai suoi discendenti

nella notte di Natale del 1130 Ruggero venne solennemente unto con l’olio santo e ricevette la corona regia del principe di Capua.

Nel mosaico della chiesa Martorana, Ruggero è raffigurato con l’abito imperiale bizantino, mentre riceve le insegne regie direttamente da Cristo (in realtà delegato pontificio dell’antipapa Anacleto).

A partire da questa data, la Sicilia diventa, sia dal punto di vista simbolico, sia da quello politico e amministrativo, il vero e proprio centro organizzatore della monarchia normanna.

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Incoronazione di Ruggero II

Non si tratta di una auto-rappresentazione ufficiale di Ruggero, ma di un’immagine che rispecchia il modo in cui vedeva il suo re un alto personaggio della corte: il “primo ministro” Giorgio di Antiochia, intriso di cultura greca. L’ideologia espressa nel mosaico era stata comunque probabilmente concordata con Ruggero.

“re Ruggero” è scritto in greco

porta il costume da cerimonia dell’imperatore bizantino, con il loros: la sciarpa che cinge le spalle, i fianchi e l’avambraccio sinistro.

Ruggero è fermo in un atteggiamento di preghiera.

L’immagine più alta di Cristo pone sul capo del re una corona a pendenti di tipo bizantino.

I volti di Cristo e del re sono simili: entrambi derivano da un modello bizantino.

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S. Maria dell' Ammiraglio (Martorana, Palermo)Inizio degli anni quaranta del XII sec. Mosaico

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Mantello di Ruggero II 1133-1134

Mantello da parata confezionato nella manifattura reale di Palermo. In seta rossa, è ricamato a fili d'oro, smalto e perle. Ai lati di un palmizio stilizzato sono rappresentati due leoni trionfanti, che sottomettono un cammello in atto di devozione. La figura del leone che soggioga un animale è spesso associata alla rappresentazione della Fede vittoriosa. Il trattamento iconografico qui è nettamente orientaleggiante. Lungo l'orlo un’iscrizione ricamata in caratteri cufici glorifica il Re: ‹‹Questa fu fatta nell’officina reale (tiraz) per la buona fortuna e l’onore supremo e la perfezione e la forza e il meglio e la capacità e la prosperità e la custodia e la difesa e la protezione e la buona fortuna e la salvezza e la vittoria e l’abilità. Nella capitale della Sicilia nell’anno 528 (dell’Egira)  (1133-1134)››

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Kunsthistorisches Museum Vienna.

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La lingua

La popolazione conquistata dai Normanni è effettivamente una popolazione multilingue, e la stessa classe dirigente normanna è multilingue: greca, araba, latina. Esiste poi anche l’etnia ebraica che normalmente si esprime in arabo o comunque usa l’alfabeto arabo.

In una situazione di questo genere l’uso di una molteplicità di lingue per l’amministrazione e il governo è indispensabile.

L’arabo è la lingua del Dīwān dell'amministrazione, della finanza e della fiscalità dei defetari, ossia dei registri dove viene registrata minuziosamente la proprietà demaniale e signorile

Il greco è una lingua colta del clero almeno nella prima fase della monarchia e di parte della corte e del governo. Le molte iscrizioni trilingue che si trovano in tutti i palazzi del potere indicano quest’uso multilingue nell’affermazione e nella pratica di governo

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Monete, lingua e potereQuarto di denaro o tarì coniata in Sicilia per ordine del "Duca Roberto, illustre Signore di Sicilia" secondo l'iscrizione in arabo che compare nel campo, sul diritto della moneta. La legenda circolare sul bordo fornisce, sempre in arabo, un’indicazione di luogo e data "... in Sicilia, nell’anno 464", del calendario islamico, corrispondente al 1072, anno della presa di Palermo. L'iscrizione nel campo, sul rovescio, é un’invocazione ad Allah e al suo profeta e la legenda circolare contiene un versetto di una sura coranica.

Quarto di denaro o tarì battuta all’inizio del regno di Ruggero II. Le dimensioni e il peso sono identici a quelli dei tarì precedenti, ma si osserva un’evoluzione nella battitura dei simboli. A rovescio, la "T" é sostituita da una croce latina che suddivide il campo in quattro parti e recante l’iscrizione in lingua greca "Gesù Cristo Vince". Sul diritto, il testo in caratteri arabi attribuisce al re Ruggero due titoli, uno di tradizione occidentale ma anche musulmana: "l’Immaginifico", l’altro islamico: "l'Esaltato di Dio". La legenda sulle due facce menziona per la prima volta il nome con cui la città di Palermo era nota nel mediterraneo arabo: "Mâdina Siquillyya" (la Medina di Sicilia).

!Tarì di Roberto il Guiscardo1072 d. C. 464 dell'Egira

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!Tarì di Ruggero II1130- 1140 d. C. 525 - 535 dell'Egira

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Le scritte onorifiche

Probabilmente faceva parte in origine della cornice di una porta nella Cappella Palatina o nel Palazzo Regio. Sembra che i versi si riferiscano a un atto di omaggio rivolto a re Ruggero.

Nel contenuto dell’iscrizione si rileva un riferimento esplicito ad un elemento del rituale del pellegrinaggio alla Mecca (il bacio alla pietra nera incastrata nell’angolo orientale) « ...graziosamente e ti affretterai a baciarlo e salutarlo /Ruggero ha gareggiato con.... »

I musulmani Sunniti probabilmente si sarebbero scandalizzati di quest’uso sacrilego del rito. Non così i sovrani fatimidi d’Egitto che incoraggiavano i loro sudditi ad adorarli come autentici imam (discendenza da Fatima figlia di Muhammad). Da qui l’ipotesi fondata che Ruggero si sia ispirato ai califfi egiziani per definire alcune caratteristiche dei rituali di corte e dell’immagine stessa della monarchia.

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Iscrizione nel Palazzo Abatellis, Palermo

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ArchitetturaMonastero basiliano dei SS. Pietro e Paolo fondato dal Gran Conte Ruggero (1116) rinnovato dal protomaestro Gerardo il Franco nel 1172.

Esempio di commistione stilistica nella Sicilia normanna

Elementi greci: pianta basilicale a tre navate, in asse con le absidi,composta da quattro moduli centrici bizantini (due cupolati) lungo l'asse longitudinale senza transetto con bracci sporgenti.

Elementi islamici: i raccordi angolari delle strutture ottagonali richiamano le muqarnas

Elementi normanni: all'esterno decorazioni policrome, le merlature, le paraste con funzione di contrafforti e le torricelle.!

SS. Pietro e Paolo, Casalvecchio (Vallata di Agrò) Messina Tra 1116 e 1172

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La Zisa al-‘Azīza “la splendida”

Celeberrimo palazzo palermitano ai margini della città all’interno in una grande riserva regia: grande palazzo residenza modellato secondo i canoni dell’architettura islamica siciliana e non solo, con giochi d’acqua e con un rapporto esterno/interno e rappresentazione della regalità che non mancò di suscitare scandalo presso i viaggiatori cristiani

Fondazione nel 1165 sotto il regno di Guglielmo I (detto "Il Malo"); termine sotto il suo successore Guglielmo II (detto "Il Buono") (1172-1184)

Guglielmo II rappresentato come "re cristianissimo" ma anche partecipe del permanere di abitudini musulmane nella Corte: sempre più evidente il contrasto fra le diverse tradizioni ideologiche e le diverse opzioni culturali che avevano convissuto nella strutturazione del regno e dei suoi apparati.

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PalermoCappella Palatina

Soffitto ligneo1131-1140

L'unico ciclo pittorico su scala monumentale del periodo fatimide che sia sopravvissuto integralmente nel bacino del Mediterraneo.

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Influenza musulmana e regalità

Un apparato ideologico potente viene mobilitato dai Normanni a favore della “regalità” che viene in gran parte mutuato (con formule e titoli) dalle analoghe forme dell’Egitto fatimide.

Non si tratta quindi di formule e titoli che fanno parte della tradizione araba della Sicilia, ma che di uno stato come quello egiziano tra i più avanzati dell’ambito mediterraneo

I vari potentati islamici siculi che erano stati spazzati via dall’avanzata normanna non avevano elaborato una concezione della regalità che fosse adeguata al ruolo che la monarchia normanna intendeva costruirsi e legittimare

mentre lo stato fatimide, con la sua aspirazione a contrapporsi al califfato di Bagdad, aveva elaborato un apparato ideologico fortemente caratterizzato dal senso della piena sovranità e della esaltazione della regalità;

da qui la mutuazione di titoli, epigrafi, formule nella documentazione e scritte sulle monete

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Regalità normanna

Concezione piramidale del potere di impianto feudale (normanna)

Tradizione imperiale bizantina

Concezione occidentale e cristiana del re incaricato della difesa della pace, della giustizia, della Chiesa

Caratterizzazione sacrale derivata dal possesso di prerogative ecclesiastiche in relazione al ruolo di legato apostolico

Forte influsso delle suggestioni provenienti dai coevi sviluppi del califfato fatimide d'Egitto

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Dīwān e Dohana

Dīwān: in origine il registro del soldo delle milizie arabe e delle pensioni di Stato, poi il termine designò qualsiasi pubblico ufficio amministrativo (nell’Impero Ottomano fu sinonimo di consiglio). In Africa settentrionale e in Spagna aveva anche, nel XII sec., il significato anche di ufficio e magazzino della ‘dogana’ (dall’arredo degli uffici orientali costituiti soprattutto da sofà nacque il nostro ‘divano’).o

A Palermo la Dohana, termine ricalcato sull'arabo Dīwān, era un ufficio finanziario dipendente dalla Gran Secrezia; era retta dai magistri Dohane, custodiva i libri divisarum e aveva funzione di tesoreria regia; per operare sul territorio si serviva di funzionari periferici, quali i baiuli e forse anche i forestarii.

L’apparato finanziario e fiscale funziona con la registrazione minuziosa e accurata delle proprietà sia quella feudale sia quella del demanio. I Normanni lo derivano direttamente dall’ufficio della Sicilia musulmana

La lingua della dohana è l’arabo, quella che si ritrova nei quaternioles, i registri dove viene registrata minuziosamente la proprietà demaniale e signorile, strumento indispensabile per la monarchia

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Influenza grecaUn veicolo di questa importazione è il ceto dirigente in particolare quello ecclesiastico. Le famiglie egemoni, gli Altavilla, hanno un particolare favore per il clero e le fondazioni ecclesiastiche greche.

Non dobbiamo però pensare che questo attesti una sorta di continuità rispetto all’antica dominazione della Sicilia, perché il dominio musulmano aveva completamente scompaginato e modificato le cose. Si tratta invece di importazioni dalle conquiste peninsulari dei capi normanni: dall’Italia peninsulare gli Altavilla importano nell’isola abitudini di governo e personale influenzato dalla presenza greca nel Meridione

Nonostante il forte influsso del clero bizantino (es. Giorgio di Antiochia) nella prima fase della monarchia, si registra nel tempo una sempre più decisa sostituzione, un deciso orientamento della curia reale verso il clero latino.

Avendo il titolo di Legato Apostolico, Ruggero (I) aveva facoltà di nominare i vescovi dell'isola e di indossare l'abito ecclesiastico: motore dell'acculturazione cristiana delle genti musulmane della Sicilia

Al favore verso chiese e abbazie di tipo greco si sostituisce quello verso vescovadi, abbazie e monasteri di tipo latino

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Giorgio di AntiochiaUn greco-melchita, di Antiochia, andò al servizio del sultano ziride Tamīm ibn Muˁizz. Scontratosi con il figlio di Tamīm cercò rifugiò nella Sicilia cristiana e trovò impiego presso il conte normanno Ruggero.

Fu impiegato come ambasciatore in missioni presso lacorte fatimide egiziana. Guadagnò il titolo di familiaris della corte e, nel 1123, divenne il secondo in comandodella flotta di Christodulus. Dal 1127 sostituì Chrisotodulus nella posizione di Emiro (comandante) di Palermo.

Ruolo importante per la piena sottomissione della Puglia e della Calabria, tendenzialmente autonome rispetto al potere di Palermo dopo la successione di Ruggero. Sottomissione di Amalfi. Nel 1132 gli fu concesso il titolo di amiratus amiratorum, probabilmente Emiro degli Emiri, ossia "Comandante dei Comandanti".

Ruoli di comando nell'attacco all'Impero bizantino e nella conquista dell'Ifrīqiya

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Sicilia - Penisola iberica

Situazione opposta.

Nell’esperienza iberica: a corte non c’è nessun sincretismo mentre nel tessuto del regno le comunità abitative musulmane coesistono effettivamente con i dominatori, i signori e le città di fondazione cristiana o ripopolate dai cristiani.

In Sicilia il sincretismo è riconoscibile solo nell’ambiente di corte. Nella stessa composizione e personale di governo: forte presenza nel personale sia musulmana sia bizantina Se usciamo dalla corte, e andiamo nel regno: subordinazione dei villani, coltivatori saraceni, non c’è una politica di convivenza e di integrazione, ma se mai una politica di dominio e tendenza di distruzione della presenza musulmana stessa e alla acculturazione forzata

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Insediamento

La fondazione di vescovadi dotati di beni territoriali costituiva il primo inquadramento del territorio e degli uomini della terra appena conquistata

Costituzione di alcune estese signorie laiche affidate a esponenti dell'aristocrazia imparentati o vicini agli Altavilla e di altri insediamenti di minore entità di lignaggi militari legati al conte da vincoli vassallatici.

Favore accordato a gruppi di immigrati provenienti sia dal Mezzogiorno ancora profondamente greco e longobardo ma ormai sottoposto al potere normanno, sia da aree dominate da poteri signorili legati agli Altavilla. Quest'ultima componente della colonizzazione - i cosiddetti "lombardi" - si insediava nei centri urbani della fascia centrale dell'isola e costituiva un elemento che si sarebbe mostrato decisivo nello sviluppare decise e violente iniziative di spossessamento dei proprietari e dei coltivatori musulmani

Negli anni 1160 iniziarono i pogrom "longobardi" contro i musulmani che in Sicilia furono sempre più separati dai cristiani. La maggior parte delle comunità musulmane dell'isola fu confinata oltre una frontiera interna che divideva la metà sud-occidentale dell'isola dal cristiano nord-est. I musulmani siciliani erano una popolazione sottomessa, che dipendeva dalla benevolenza dei padroni cristiani e in ultima analisi, dalla protezione reale.

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Evoluzione

Gli abitati musulmani sono i casali: strutture abitative aperte dove non esiste un tessuto difensivo, se non nei momenti di crisi finale della monarchia normanna quando la popolazione musulmana si ribella

La maggior parte della popolazione rurale musulmana, in genere ridotta alla condizione di villani, era minaccia dalla colonizzazione latina e cristiana.

Nei centri urbani invece il ceto dei proprietari musulmani spesso mantiene condizioni privilegiate, dato che i funzionari musulmani venivano arruolati nei quadri dell'amministrazione comitale

A ogni rottura degli equilibri di corte, a ogni crisi dinastica politica, quando l’elemento della corte (quello che ha interesse al sincretismo e alla coesistenza) va in crisi, si scatenano le forze dei colonizzatori cristiani con distruzioni massicce, massacri, rioccupazioni di terre e di abitati

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dis-Equilibri mediterranei

Stretti legami politici e culturali stabilitisi tra Ruggero II e il califfato fatimide: corrispondenza epistolare con il califfo al-Hafiz; frequenti scambi di doni; presenza di esperti diplomatici egiziani presso la corte palermitana

Dal 1117 dalla Sicilia ripetute spedizioni militari avevano stabilito un rapporto egemonico con la Tunisia, ponendo capisaldi normanni in territorio africano

Post 1130 rapida accelerazione:nel 1135 veniva conquistata Gerba, mentre nel 1147-48 era la volta di Tripoli, Susa, Sfax.

Ripresa di un orientamento aggressivo nei confronti dei territori dell'Impero d'Oriente. La flotta siciliana rispondeva all'offensiva bizantina su Antiochia - che Ruggero rivendicava - attaccando e prendendo Corfù, per poi stabilire basi di scorrerie presso Corinto e Tebe (1137), minacciando anche la sicurezza dei traffici veneziani.

Gli orientamenti anti-bizantini del nuovo re di Sicilia rispondevano anche alla realizzazione di un accordo fra i due Imperi in funzione anti-normanna

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dis-Equilibri mediterranei

fra 1158 e 1160 i domini africani non resistettero alla riconquista musulmana

spedizioni in Egitto (a Damietta e Alessandria) si rivelarono successi effimeri di fronte alla rinnovata potenza del Saladino, che nel 1176 bloccava ogni iniziativa militare normanna in quell'area.

Altri insuccessi sul fronte bizantino, pochi anni dopo, evidenziavano le difficoltà crescenti della macchina bellica siciliana, e conducevano alla stipula di una tregua con l'Impero orientale (1189).

Contemporaneamente si concedevano forti privilegi doganali a Genova e Venezia che inserivano pienamente il Mezzogiorno nei circuiti commerciali occidentali, offrendo alle economie settentrionali piazze operative estremamente vantaggiose. L’orbita commerciale e culturale è ormai quella occidentale.

Tendenza a inserire l'aggressività del regno del Mezzogiorno in un quadro più vicino a quello ormai stabilizzato del confronto con l'Oriente musulmano proprio della cristianità occidentale

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