Storia Medievale II - dodicesima lezione

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Pisa tra X e XI secolo venerdì 20 aprile 12

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L'espansione di Pisa nel Mediterraneo - Prima parte

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Pisa tra X e XI secolo

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Bacini ceramici delle chiese pisanee degli scavi urbani

A partire almeno dal tardo X secolo giungevano a Pisa ingenti quantitativi di ceramiche islamiche, recipienti ceramici prodotti in altre aree del Mediterraneo. Prima dati dalle decorazioni delle facciate, poi dai dati di scavo urbano. (Berti, Tongiorgi, Baldassarri). Provenienze: Sicilia, Maghreb, Egitto, Tunisia, Maiorca e

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fine XI - S. Sisto

Lustro metallico; diam. 22.5cmUn bevitore seduto alla orientale circondato da palmette ha un vestito da ufficiale di corte (iscrizioni sulle spalle )tiene un recipiente con la destra. Posizionata all’incontrario

Museo Nazionale de San Matteo n. 130

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S. Cecilia1107- XIII

bacini di XIII

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S. Miniato (PI)

Originariamente decorato con 31 bacini

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S. Piero a Grado

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Ceramica islamica a Pisa

periodo fine X-fine XI secolo: si possono ormai contare 236 esemplari di importazione documentati tra i bacini e scavi. Vasellame usato prima per ornale le chiese e poi attestato nelle residenze/aree aristocratiche. Importazione soprattutto dal Mediterraneo occidentale (Tunisia- Spagna)

fine XI-inizi XIII secolo: 687 unità, ripartite tra bacini e ben dieci interventi stratigrafici; emerge come quasi tutti i residenti nell’area poi compresa “dentro le mura” potevano possedere manufatti di questo genere, seppure in quantità e di qualità diverse. Lo status aristocratico è dato più dalla varietà delle forme; Importazione dal Mediterraneo occidentale. Netto incremento delle relazioni.

contemporaneamente si registra un apprezzabile cambiamento evolutivo nelle produzioni locali pisane, assai precoce rispetto ad altri centri italici

inizi-fine XIII secolo: le quantità sembrano mantenere grosso modo lo stesso livello con una lieve crescita generale, causata dall’ingresso di nuovi prodotti: prodotti locali + liguri + dell’Italia meridionale (cabotaggio?)

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Ceramica islamica a Pisa

intorno al Mille cominciarono ad arrivare in città sempre più ingenti quantitativi di recipienti ceramici prodotti in area mediterranea. Tra questi la preponderanza del vasellame importato dalle zone islamiche del Mediterraneo occidentale è sempre schiacciante, e non viene mai meno. Anzi, aumenta con il passare del tempo fino a subire una diminuzione nel pieno Duecento, quando gli apporti sembrano concentrarsi sull’area Ligure e Tirrenica, riducendo spesso drasticamente le quantità in arrivo dalle aree marocchino-iberica e siculo-tunisina

le provenienze non sono il quadro dei rapporti diplomatico-politici ma lo specchio delle possibili rotte che le imbarcazioni dovevano seguire e degli scali che potevano toccare prima di raggiungere la costa toscana. Questo spiega la quantità minore di ceramica bizantina e mediorientale

Quali luoghi di approvvigionamento dei bacini islamici? Ottenimento attraverso empori? Palermo, Messina, Amalfi (per l’area siculo tunisina ed egiziana) e Barcellona per quella andaluso-maiorichina

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Il grifo

Fino al 1828 si trovava all'esterno della Cattedrale, su un capitello al culmine del timpano dell'abside. Una delle opere bronzee più importanti della produzione islamica tra il X ed il XII secolo. E' ricordato per la prima volta alla fine del Cinquecento. Le incisioni su due lati e sul petto del grifo sono ancora oggi parzialmente leggibili e le decorazioni a cerchi e le penne a riccioli giustapposti ne ricoprono tutto il corpo. Provenienza incerta: probabile bottino di guerra, probabile fattura ispano-araba del periodo Taifa (1031-1086).

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Quale scenario politico?DCCCCLXXI. Fuerunt Pisani in Calabria. (per il Chronicon Pisanum è il 969) [..]MV. Fuit capta Pisa a Saracenis. MVI. Fecerunt Pisani bellum cum Saracenis ad Regium et gratia Dei vicerunt illos in die Sancti Sixti. MXII. Stolus de Ispania venit Pisas, et destruxit eam. MXVI. Fecerunt Pisani et Ianuenses bellum cum Mugieto in Sardineam, et gratia Dei vicerunt illum. MXVII. Fuit Mugietus reversus in Sardineam et cepit civitatem edificare ibi, atque homines Sardos vivos in cruce murare. Et tunc Pisani et Ianuenses illuc venere, et ille propter pavorem eorum fugit in Africam, Pisani vero et Ianuenses reversi sunt Turrim, in quo insurrexerunt Ianuenses in Pisanos, et Pisani vicerunt illos et eiecerunt eos de Sardinea.MXXXV. Pisani fecerunt stolum in Africam ad civitatem Bonam, gratia Dei vicerunt illos. MLXIII. Pisani fuerunt Panormiam; gratia Dei vicerunt illos in die Sancti Agapiti. Constructa est Ecclesia beate Marie Virginis Pisane Civitatis. MLXXXVIII. Fecerunt Pisani et Ianuenses stolum in Africa, et ceperunt duas munitissimas civitates, Almadiam et Sibiliam, in die Sancti Sixti. [..] Ex quibus civitatibus, Saracenis fere omnibus interfectis, maximam predam auri, argenti, palliorum et eramentorum abstraxerunt. De qua preda tesauros Pisane Ecclesie in diversis ornamentis mirabiliter amplificaverunt, et ecclesiam beati Sixti in curte Veteri edificaverunt.

Maragone

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Fuerunt Pisani in Calabria? (970)953 Ottone I inviò a Cordova il monaco Giovanni, abate del monastero di Gorze.

Instaurò rapporti amichevoli coi principi di Capua, Benevento e Salerno; proposta di matrimonio alla principessa Teofano a nome di suo figlio Ottone II associato al regno nel 967

968: tenta di impadronirsi di Bari; fallimento per mancanza di esercito/flotta adeguati dato che invece la marina militare bizantina aveva raggiunto, nel X secolo, il suo punto di massima potenza (epopea) FLOTTA PISANA?

Pisa amministrata da un conte; nel 964 assenza di un marchese in carica; più che probabile che il conte possa avere inviato un modesto contingente militare pisano, terrestre o marittimo per la spedizione di Ottone I in Calabria, anche se la navigazione praticata dai Pisani era – ancora a quella data – di portata modesta. Le uniche città, che praticavano la navigazione a lunga distanza, sembrano ancora essere soltanto Venezia e Amalfi

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La provvista incontrollata: fine X

974 ulteriore ambasciata di Ottone II in al-Andalus

976 un contingente marittimo pisano, sceso in Calabria al servizio dell’imperatore Ottone II, passò coi Bizantini in Sicilia, a Messina, tentando di sobillare la popolazione locale ad una ribellione. Respinto vigorosamente, risalì la penisola, inseguito dai musulmani.

981-982 Ottone II decise di scendere in Calabria e di affrontare le forze marittime e terrestri dell’emiro di Sicilia. Dopo alcuni iniziali successi di una guerra che le fonti arabe definiscono “sacra” Ottone subì una spaventosa sconfitta a Capo Colonne

Ottone II tentò di mettere in atto una politica di forte consolidamento territoriale del Regnum basata su un ideale politico-religioso che aveva come riferimento l’esperienza carolingia. La Marca e Pisa, in particolare, sembrano pienamente coinvolti nei piani ambiziosi della corte imperiale, sia a livello di progettazione sia a livello di attuazione, con la messa a disposizione dei mezzi utilizzabili. Possibilità militari ancora modeste.

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La provvista incontrollata: fine X

Il marchese Ugo (nipote di Ugo di Provenza) opera a stretto contatto con la corte imperiale e quindi contribuisce a determinare un notevole ampliamento degli orizzonti geografici allora noti alle élites toscane.

Marca di Tuscia è entrata più volte in contatto nel corso del X secolo con Provenza, Sardegna, Corsica, Venezia, Pavia e Roma, Spoleto e Camerino, i ducati campani di Benevento, Capua e Salerno, probabilmente anche Amalfi e Napoli, la Calabria, la Puglia e la Sicilia, la Germania, Barcellona, Cordova e al-Andalus

Il ruolo di spinta dato dalle istituzioni per la difesa delle coste tirreniche nel X secolo deve aver trovato nella società della città e del territorio circostante un ceto reattivo, in grado di investire risorse nella flotta; tale ceto si arricchì rapidamente grazie alla partecipazione attiva alle imprese e agli scambi, si rafforzò curando la vicinanza al potere e in seguito beneficiò dell’occupazione degli beni fiscali. Fu probabilmente proprio l'unione dei tre fattori - spinta istituzionale, investimento privato sulla flotta e occupazione del demanio – la formula all’origine del primato pisano nell'alto Tirreno, all'interno di un generale risveglio economico delle città e degli scambi.

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La cattedrale di X

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Razzie e scambi

Tra il X e l'XI secolo non deve essere sottovalutato il ruolo economico delle razzie, perché l'afflusso di beni di valore in città (principalmente schiavi, oro e materie preziose) deve aver portato molto carburante al motore dell'economia interna e spinto i ceti più abbienti a investire sul mare.

Presenza nel territorio pisano di alcune materie prime peculiari (argento, ferro, legname) e di know how specializzato (fabbricazione di armi e cantieristica navale)

Tuttavia la costa pisana, per tutto il X secolo, pur avendo un ruolo primario per l’area Toscana come area di scalo e di scambio, aveva certamente un’importanza secondaria rispetto ai porti del sud Italia.

Infatti tra X e XI secolo Pisa non è mai citata come luogo di partenza di pellegrini, mentre il vicino scalo di Luni è nominato solo una volta.

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Reazione al Mugāhid prima impresa anti-saracena di carattere inter-cittadino.

reazione pisano-genovese contro il Muğāhid sviluppatasi nel corso due anni, 1015-1016; risposta rapida e forte all'occupazione di un isola che era a un passo dalla costa tirrenica, approdo essenziale e area di approvvigionamento e di occupazione patrimoniale, assieme alla Corsica. Risposta a una politica di aggressione ben pianificata.

per l’ex governatore amiride, già signore di Denia e poi re delle Baleari, la Sardegna sarebbe stato il secondo passo verso l'obiettivo di creare una talassocrazia, posta sulla rotta tra Maiorca e la Sicilia.

coinvolgimento del papato attestato da una sola fonte, Thietmaro di Merseburg; nulla fa pensare però che il papato ne sia stato il principale promotore.

insediamento del marchese Ranieri, da parte dell'imperatore Enrico II, meno di un anno prima della spedizione contro Muğāhid: forse progetto di costruire una lega “internazionale” contro la minaccia araba. Forse Ranieri cercò l’alleanza con Genova, probabilmente rappresentata da Adalberto II Obertenghi, marchese della Liguria Orientale

per Adelberto degli Obertenghi è invece attestata sia l'attività militare anti saracena, sia l'esistenza di ingenti proprietà in Corsica dopo l’impresa.

Frequentazione pregressa della Sardegna, per la posizione strategica e per lo sfruttamento delle materie prime, in particolare legno e argento.

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Bona 1034

Il successo delle spedizioni pisano-genovesi del 1015-1016 contro il Muğāhid non fu sufficiente a far germinare l'idea che la difesa contro i Saraceni avesse bisogno di uno sforzo congiunto delle due città tirreniche.

Attacco a Bona (1034): “novità” per Pisa d’aver contrastato i Saraceni fino in Africa (tertia pars mundi sensit tua signa triumphi) recita infatti l’epigrafe delle imprese sulla facciata del Duomo): il che evidentemente non significa che i navigli pisani non frequentassero quelle coste, ma solo che era la prima volta che vi portavano un attacco di tipo militare

Al-Bakrī (pochi decenni dopo l’impresa): Bona città ricca per agricoltura e allevamento, dotata di un mercato molto fiorente, frequentato da persone provenienti soprattutto da al-Andalus. In una località ad essa vicina - Merça 'l-Kharez, attuale el Kala - si costruivano navi da guerra e si dava rifugio ai pirati che avevano di mira la Sardegna, “perché l'isola era solo a due giorni di viaggio da lì”.

Con gli Ziridi ci fu una chiara recrudescenza dell’attività piratesca nelle acque del Mediterraneo meridionale, che allertò tutti i domini costieri tirrenici e che andava a danneggiare proprio la Sardegna, almeno dal 1015 nell’orbita degli interessi pisani. Reazione pisana entro il ruolo di difesa delle coste senza mandato istituzionale

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Epigrafe delle Imprese

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Epigrafe di Guido

† Quam bene quam pulchre procul haud est edes ab urbe,

Que constructa fuit civibus ecce suis,

Tempore Widonis Papiensis presulis huius,

Qui regi fam<a> e<st> notus et ips<i> pape.

Quanto egregiamente quanto splendidamente non lontano dalla città s'innalza l'edificio,

che fu costruito dai suoi cittadini,

al tempo di questo presule Guido da Pavia,

che è noto per fama al re e al papa stesso

(la cui fama ha raggiunto il re e lo stesso papa).

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Epigrafe di Fondazione

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Fonti dell’Impresa di Palermo

Dall'anno in cui Cristo nacque dalla Vergine ne erano trascorsi 1063, i cittadini pisani, potenti per fama e valore, è noto che gettarono le fondamenta di questa chiesa,nell'anno che vide la spedizione alle coste sicule, in cui in armi, salpati con flotta numerosa, tutti, dai maggiori ai medi ai minori, scelsero, guidati dal fato, come prima meta Palermo.

Entrati nel porto, dopo aver spezzato combattendo la catena, catturano sei navi, grandi e colme di ricchezze, vendendone una e bruciando prima le altre,somma con cui è noto come questi muri sia stati innalzati.

Allontanatisi poi di lì e raggiunta la terraferma, là dove il corso di un fiume raggiunge il mare ad oriente, subito [appare] un folto gruppo di cavalieri accompagnato da una schiera di fanti, [i Pisani] si armano e lasciano la flotta, attaccano senza indugio i nemici furiosi, ma il primo assalto, mutando il caso la sorte, rese questi vincitori, spinse quelli alla fuga.

Questi cittadini, colpendoli con dolorose ferite, ne uccisero davanti alle porte molte migliaia e subito tornati indietro, piantano le tende sulla costa, devastando tutt'intorno col ferro e col fuoco.Vittoriosi, lasciando i vinti dopo aver compiuto una tale strage, incolumi tornarono a Pisa con grande trionfo.

Epigrafe di Fondazione (post 1064)

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Fonti dell’Impresa di Palermo

Pisani ergo mercatores, qui saepius navali commercio Panormum lucratum venire soliti erant, quasdam iniurias ab ipsis Panormitanis passi vindicari cupientes, navali exercitu undique conflato, vela per mare ventis committentes, apud Siciliam, in portu vallis Deminae applicuerunt, legatumque comiti Traynam, ubi tunc morabatur, mittentes, mandant, ut equestri exercitu Panormum illis occurrat, se illi in urbe capienda auxilium laturos, nihil praemii, excepta vindicta de illata sibi iniuria, expetentes. Comes vero, quibusdam negotiis se detinentibus, ad praesens ire distulit, mandans illis ut modicum temporis sustinerent, donec haec, quibus ad praesens intentus erat, expedirentur. Porro illi, commercialibus lucris plusquam bellicis exercitiis ex consuetudine dediti, sustinere, ne lucris assuetis diutius privarentur, nolentes, Panormumque per se incassum aggredi disponentes, vela in portum eiusdem urbis dirigunt. Sed plurimam multitudinem hostium exhorrentes et ob hoc a navibus progredi minime paresumentes, catena tantummodo, quae portum ab una ripa ad alteram claudebat, abscissa, hoc sibi more suae gentis pro maximo reputantes, Pisam reversi sunt.

Gaufredus Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae Comitis et Roberti Guiscardi Ducis fratris eius, a cura di E. Pontieri, Bologna 1927 (Rerum Italicarum Scriptores, V, 1), p. 45.

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Impresa di Palermo

1064 i Pisani recuperarono sei grandi navi cariche di merci, col cui ricavato costruirono il loro niveo de marmore templum.

Palermo era emporio frequentato dai Pisani: intento politico ben armonizzato con quello economico.

A Pisa dal 1061 c’era un vescovo molto vicino all’impero e al papato – Guido, (quello dell’epigrafe); coincidenza col concilio di Mantova (1064) a cui parteciparono la marchesa di Tuscia Beatrice di Canossa e il marito Goffredo il Barbuto. Impresa probabilmente voluta forse dal pontefice e dai marchesi, per dimostrare i legami della sede apostolica con i potenti alleati toscani e non solo con i Normanni

Emerge un nuovo soggetto politico: l’insieme dei cives pisani, gli uomini maiores, medii pariterque minores che ne formavano l’esercito.. Esisteva –per quel che attiene la proiezione mediterranea - una coincidenza di intenti tra le istituzioni marchionali e il ceto dirigente cittadino e che tali imprese furono avvertite in maniera crescente dalla cittadinanza come frutto di uno sforzo collettivo e di una virtù civica, come testimonia in prima istanza la stessa costruzione del Duomo

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