Storia e Geografia Dell Alfabetismo in Grecia. Alle Origini Di Un Fenomeno

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1 KEPUTUSAN MENTERI KESEHATAN REPUBLIK INDONESIA NOMOR 1439/MENKES/SK/XI/2002 TENTANG PENGGUNAAN GAS MEDIS PADA SARANA PELAYANAN KESEHATAN MENTERI KESEHATAN REPUBLIK INDONESIA, Menimbang : a. bahwa penggunaan dan penyaluran gas medis di sarana pelayanan kesehatan harus memenuhi persyaratan teknis kesehatan agar aman digunakan untuk tujuan pelayanan kesehatan; b. bahwa sehubungan dengan hal tersebut pada huruf a perlu menetapkan persyaratan teknis penggunaan gas medis dimaksud dalam Keputusan Menteri Kesehatan; Mengingat : l. Undang-undang Nomor 23 Tahun 1992 Tentang Kesehatan (Lembaran Negara Tahun 1992 Nomor 100, Tambahan Lembaran Negara Nomor 3495); 2. Undang-undang Nomor 22 Tahun 1999 Tentang Pemerintahan Daerah (Lembaran Negara Tahun 1999 Nomor 60, Tambahan Lembaran Negara Nomor 3839); 3. Peraturan Pemerintah Nomor 72 Tahun 1998 Tentang Pengamanan Sediaan Farmasi Dan Alat Kesehatan (Lembaran Negara Tahun 1998 Nomor 138, Tambahan Lembaran Negara Nomor 3781); 4. Peraturan Pemerintah Nomor 25 Tahun 2000 Tentang Kewenangan Pemerintah dan Kewenangan Propinsi Sebagai Daerah Otonom (Lembaran Negara Tahun 2000 Nomor 54, Tambahan Lembaran Negara Nomor 3952); 5. Peraturan Menteri Kesehatan Nomor 363/Menkes/Per/IV/1998 Tentang Pengujian dan Kalibrasi Alat Kesahatan Pada Sarana Pelayanan Kesehatan; 6. Keputusan Menteri Kehatan Nomor 1277/Menkes/SK/XI/2001 tentang Organisasi dan Tata Kerja Departemen Kesehatan; M E M U T U S K A N : Menetapkan : KEPUTUSAN MENTERI KESEHATAN TENTANG PENGGUNAAN GAS MEDIS PADA SARANA PELAYANAN KESEHATAN.

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S!"!#$ A%%&"$'& · C($)*&+ B&$,!''& · P$+(+ R$*&-&+''&

STORIA E GEOGRAFIA DELL’ALFABETISMO IN GRECIA.ALLE ORIGINI DI UN FENOMENO *

I#'"+*).&+#!« Non capisco bene la domanda. Il metodo per col-tivare con pro/ tto l’epigra/ a è sempre, comunque, l’unico e sano metodo della ricerca scienti/ ca, che si basa sul rispetto dei documenti, sulla rigorosa deduzione delle conseguenze dalle premesse, sul-l’amore assoluto e intransigente della verità. » 0

A11"+#'$"! il problema dell’alfabetismo signi/ ca toccare questioni essenziali dell’immagine che una cultura intellet-

tuale ha di sé stessa e nel nostro caso anche individuare uno dei grandi temi della ricerca storica degli ultimi decenni. 2 Il quesito centra-le che si pone agli studiosi è : il mondo antico è stato alfabetizzato e, se sì, in quale misura l’alfabetismo degli antichi e quello dei moderni è il medesimo ? A questa domanda sono state date risposte diverse, due le principali : quella di Henri-Irénée Marrou, 3 positiva, e quella di

William V. Harris, 4 negativa. È di5 cile prescin-dere dall’impressione che queste due diverse risposte siano espressione di due momenti di-versi della storia degli studi classici e che celi-no profondi signi/ cati ideologici. Da un lato si riconosce il signi/ cato esemplare della cultura alfabetica greca e poi romana quale modello intellettuale e ne consegue un senso di conti-nuità o di recupero o di confronto fra il mon-do antico e l’alfabetismo occidentale contem-poraneo. 6 Nell’altro caso si considera sostan-zialmente non comparabile l’alfabetizzazione raggiunta dalle popolazioni antiche rispetto a quelle dell’Occidente contemporaneo e si ri-marca l’origine recente o recentissima dei pro-cessi di alfabetismo vero e proprio.

Molto deriva dalla de/ nizione che si dà di alfabetismo : se la parola indica l’introduzione e l’uso continuo di un sistema di scrittura alfa-

* Questo lavoro nasce da una discussione in limine alla seduta del 1° luglio 7887 della Scuola estiva di papirolo-gia dell’Università di Lecce, cui uno degli autori era stato chiamato a partecipare per illustrare la storia della scrit-tura greca e latina attraverso i papiri. La materia del con-tendere era costituita dalla valutazione dell’unitarietà del fenomeno dell’alfabetismo nella cultura greca ; in altre pa-role se si possa parlare di di9 erenze sostanziali di alfabe-tizzazione ad esempio fra Attica e Macedonia, ancora in età classica. Agli autori di questo articolo sembrò che tali di9 erenze non solo esistessero, ma traessero la propria ragion d’essere dalle caratteristiche originarie dell’alfa-betizzazione delle realtà greche arcaiche. Ci si volle così mettere alla prova, elaborando una prima esposizione del problema, nella speranza di poter, poi, anche continuare l’indagine.

0 Questa è una delle risposte di Margherita Guarduc-ci ad un questionario proposto sotto il titolo Epigra! a e paleogra! a. Inchiesta sui rapporti fra due discipline, « S&C » : (1;<1), pp. 7=:->17, in particolare la citazione è da p. 7?@, mentre la domanda, ibid., p. 7=<, è così formulata : « Esisto-no indirizzi metodologici, attualmente speci/ ci dell’una o dell’altra disciplina, che possano essere applicati comune-mente con bene/ cio reciproco ? ».

2 L’opera di riferimento, che fornisce un quadro di lun-ga durata del fenomeno, è H. J. G"$11, The Legacies of Li-teracy. Continuities and Contradictions in Western Culture and Society, Bloomington-Indianapolis 1;<?, ed. it. sotto il tito-lo Storia dell’alfabetizzazione occidentale, &-&&&, Le vie della società, Bologna 1;<; ; qui interessa in particolare il volu-me &, Dalle origini alla ! ne del Medioevo, sp. pp. >>-==. Sono inoltre fondamentali, per un discorso sull’alfabetizzazione nel mondo antico, alcune opere di “rottura” col preceden-

te stato di conoscenze in merito e cioè soprattutto quelle di Eric Alfred Havelock : Preface to Plato, Oxford 1;=>, tr. it. sotto il titolo Cultura orale e civiltà della scrittura. Da Ome-ro a Platone, B. G!#'&(& (ed.), Roma-Bari 1;?>, nonché The Literate Revolution in Greece and Its Cultural Consequences, Princeton Series of Collected Essays, Princeton 1;<7, che riunisce numerosi scritti ed in particolare le due confe-renze dell’11-17 novembre 1;?8 tenute presso l’Università di Cincinnati, raccolte col titolo Prologue to Greek Literacy, Lectures in Memory of Louise Taft Semple. Second Se-ries, Cincinnati 1;?1, nonché le Origins of Western Literacy. Four Lectures Delivered at the Ontario Institute for Studies in Education, Toronto 7:-7< marzo 1;?@, Monograph Series, 1@, Toronto 1;?=. Importante è poi l’uso degli studi de-dicati all’alfabetismo nel contesto dell’antropologia della scrittura ; in particolare si veda G. R. C$"*+#$, Storia uni-versale della scrittura, Le palme, Milano 1;<=, sp. pp. 1<>-1;; e >8=->8;. Da non trascurare, inoltre, un’altra corrente di “rottura”, quella della grammatologia, che ha dato inte-ressanti spunti alla riA essione sull’alfabetismo nell’opera di I. J. G!(B, A Study of Writing. The Foundations of Gram-matology, Chicago 1;:7, sp. pp. 1?=-1<>.

3 H.-I. M$""+), Histoire de l’éducation dans l’antiquité, Paris 1;@<, tr. it. Roma 1;:8.

4 W. V. H$""&C, Ancient Literacy, Cambridge (Massachu-setts) 1;<;, tr. it. sotto il titolo Lettura e istruzione nel mondo antico, Collezione storica, Roma-Bari 1;;1.

6 Su questa linea crediamo si possano collocare gli in-terventi di G. N&!**), Alfabetismo e di" usione sociale della scrittura nella Grecia arcaica e classica : pregiudizi recenti e realtà documentaria, « S&C » = (1;<7), pp. 7>>-7=1 e Testo, scrittura, libro nella Grecia arcaica e classica : note e osserva-zioni sulla prosa scienti! co-! loso! ca, ibid. < (1;<@), pp. 71>-7=1.

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10 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''& betico (ed è questa l’accezione più comune) si è spinti a credere sicura la derivazione storica dell’alfabetismo odierno, fondato sull’alfabeto latino, dai pur remoti alfabeti greci arcaici ; se invece si dà al termine una de/ nizione più cir-coscritta e si introducono i concetti di “alfabeti-smo dello scriba”, “alfabetismo dell’artigiano” ed “alfabetismo di massa”, individuando solo in quest’ultimo la vera e propria de/ nizione dell’alfabetismo, 0 ecco allora che lo scenario interpretativo muta drasticamente e non è dif-/ cile a9 ermare che fra Antichi e Moderni esista un abisso, posto che gli Antichi non abbiano generato una società di massa. Questa nuova querelle des Anciens et des Modernes ha profonde conseguenze sull’interpretazione complessiva non solo della storia dell’educazione, ma an-che sul senso stesso della storia e dunque della coscienza di sé che l’Occidente coltiva. Rimar-care la natura di remoto prodromo dell’alfabe-tismo greco rispetto a quello contemporaneo investe, ad esempio, la valutazione del modello democratico e del concetto di “città” (e di civi-lizzazione), che l’alfabetismo del cittadino opti-mo iure del mondo antico può o9 rire ai cittadini del presente : una valutazione negativa, sostan-zialmente, per l’essere tale cittadino membro, innegabilmente, di una numericamente esi-gua élite sociale. 2 Al medesimo modo illustra-re l’esemplarità del modello di alfabetizzazio-ne attraverso l’insegnamento della lettura dei testi sacri nella cultura scandinava della prima età moderna, quali/ cata come primo momen-to di alfabetizzazione di massa, storicamente ricostruibile, signi/ ca anche propendere per una “autogenesi” dell’Occidente contempora-neo, che trae da fenomeni tipici della sua era moderna (la Riforma, il ruolo dello Stato nel-la de/ nizione dei doveri e diritti del suddito e poi del cittadino) la base connotativa della sua propria forma di alfabetizzazione : appunto l’al-fabetismo di massa. 3

Nessuno studio scienti/ co dell’alfabetismo può, per sé stesso, risolversi in favore dell’una

o dell’altra visione, ma soltanto aiutare a sce-gliere consapevolmente in quale linea coeren-temente collocare la propria ricostruzione sto-rica. Perciò ai lettori di queste pagine non pre-sentiamo altro che riA essioni e dati documen-tali, perché possano ripensare al problema e, secondo la propria opinione, risolverlo.

Proprio per questo bisogna esaminare preli-minarmente due punti nodali : il rapporto fra dati e loro quanti/ cabilità, la de/ nizione del-l’ambito speci/ co di indagine.

1. U#$ "&1(!CC&+#!C) E)$#'&'F ! E)$(&'F

Un elemento caratteristico dei più recenti stu-di sull’alfabetismo è la ricerca di dati quantita-tivi : « Ma si può e si deve tentare di ipotizzare risposte espresse in numeri », 4 ma perché mai farlo per un’indagine sull’alfabetismo nel mon-do antico ? Proprio la considerazione, del tutto veridica, che il mondo antico non ha prodot-to una società alfabetizzata di massa dovrebbe indicare con chiarezza che i numeri, che aiu-tano così e5 cacemente a descrivere le società “numerose” e cioè di massa dei tempi moder-ni, non possono esser invece di grande aiuto per il mondo antico ; soprattutto perché socie-tà alfabetizzate di tipo elitario producono fonti storiche di tipo elitario. Far “parlare” le fonti non signi/ ca violarle, imponendo il nostro lin-guaggio : ricercare ossessivamente una misura percentuale di alfabetizzati per una qualsiasi realtà antica signi/ ca semplicemente compie-re una scelta intellettuale anacronistica, ossia domandare alle fonti antiche quanto oggi do-mandiamo ad un buon censimento. L’idea di ricondurre l’antichità (ma lo stesso discorso si può presentare, in modo assai simile, per tutta l’età altomedievale) ad un oggetto interpretati-vo paragonabile in toto ad una realtà contempo-ranea indica che non si percepisce il concetto di antico come realtà storica e cioè “distante nel tempo”. In questo senso la ricerca di una valu-

0 Per queste de/ nizioni si veda H$""&C, Lettura cit., sp. p. 18.

2 Su questo argomento D. M)C'&, Democrazia e scrittura, « S&C » 18 (1;<=), pp. 71-@< + G& tavv., chiarisce il problema ed è in favore di un’interpretazione “positiva” della demo-crazia e dell’alfabetizzazione degli antichi.

3 H$""&C, Lettura cit., p. 1; n. @= (con rinvii bibliogra/ -ci).

4 H$""&C, Lettura cit., p. 7;. Inoltre William V. Harris ironizza sugli storici che non forniscono stime numeri-che (ibid., sp. p. ;) e non motiva mai in modo compiuto le ragioni della sua “urgenza” di fornire indicazioni nu-meriche, applicando così quella nota convinzione retorica

che rende inattaccabile ciò che è dato / n dall’inizio di un discorso come comunemente ritenuto giusto (od inevi-tabile). Spesso, poi, nel prosieguo delle argomentazioni, lì dove le testimonianze possano produrre scelte adiafo-re, si assiste a “docce scozzesi”, come l’illustrazione del carattere particolare (e del successo) dell’alfabetizzazione dell’Egeo sudorientale, ibid., pp. =;-?8 : « Non c’è una sola prova che dimostri in maniera de/ nitiva che le città di questa regione erano più alfabetizzate del resto della Gre-cia ; sembra tuttavia probabile che anche prima delle con-vincenti prove di cui disporremo per i periodi ellenistico e romano … gli abitanti … alimentarono una tradizione per la quale si garantiva che i loro / gli imparassero a leg-

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tazione quantitativa è una violenza sulla storia e ne nega l’esistenza proprio come a9 ermare in modo “inattuale” l’idealizzazione dell’antichità quale modello “eterno” di società o di vita in-tellettuale. 0 È questa la ragione che ci spinge a disinteressarci del problema quantitativo per l’illustrazione delle pagine seguenti. In questo senso, per noi, ricercare la presenza di alfabeti-smo può signi/ care individuare semplicemente un gruppo sociale (e non importa se sia grande o piccolo) che indirizza o promuove l’uso della scrittura alfabetica in modo da farne un dato quali/ cante di una civiltà. 2 Da questo punto di vista la società grecoromana è alfabetizzata, sebbene la maggior parte di coloro che la com-pongano siano analfabeti. D’altronde, se con-sideriamo la prima età ellenistica e le basi etni-che non greche dell’Oriente ellenizzato, larga-mente non alfabetizzate od almeno non alfabe-tizzate secondo i gravmmata greci, dovremmo concludere in ogni caso che, su base numerica, mai come nel &&& secolo a.C. il mondo greco è stato tanto ampiamente analfabeta (ed è invece questa l’età della prima “esplosione” culturale del libro greco). L’applicazione di criterî di va-lutazione numerici a contesti del genere con-duce con evidenza a paradossi non superabili.

Questa scelta è anche dovuta ad un’osserva-zione ormai comunemente accettata, soprat-tutto fra i paleogra/ , cioè che la storia dell’alfa-betizzazione sia anche storia di gradi intermedi nella conoscenza dell’alfabeto e nel suo uso. 3 In primo luogo non si può dare per scontato, nell’antichità (e tanto più nel medioevo), che avere appreso le forme alfabetiche comporti un uso del leggere e dello scrivere nel medesimo li-vello di abilità. Chiunque abbia cognizione del-le scritture del mondo antico e medievale sa bene che la loro varietà è enorme e che le dif-ferenze morfologiche fra scritture a prevalente

uso librario e scritture documentarie è spesso molto forte, sicché non di apprendere l’alfabe-to si dovrebbe dire, ma di conoscere le diverse forme delle scritture calligra/ che o tachigra/ -che esistenti, nonché le tecniche di esecuzione, talora molto diverse fra loro, che distingueva-no le scritture. Insomma non dobbiamo ragio-nare avendo presente il normale processo di alfabetizzazione dell’età contemporanea, per il quale nell’arco di pochi mesi (od anni) il bam-bino accede alla conoscenza di forme gra/ che stabili e durevoli, che non si di9 erenziano mai al punto da risultare incomprensibili e non ri-feribili al loro modello elementare di base. Per-ciò risulta impossibile, nelle società precedenti l’età contemporanea, opporre nettamente gli alfabetizzati e gli analfabeti, perché fra le due categorie si collocano coloro che avevano gra-di diversi di conoscenza della scrittura e della lettura, nonché modi diversi di accedere solo ad alcuni tipi di testi scritti, ignorandone talora sostanzialmente altri.

7. I# 1$H+"! *& )#$ ,!+,"$1&$*!((’$(1$B!'&C%+ $"-$&-+

L’impossibilità di de/ nire una valutazione quantitiva è comunque ancor più evidente se si considera, come faremo, la fase più antica del-l’alfabetismo nel mondo greco. 4 Qui bisogna accettare limiti di tempo e di spazio. Un dato che emerge subito dalle opere dedicate alla sto-ria dell’alfabetismo è che si cerca di interpre-tarlo come fenomeno unitario, onde delineare una storia che, sia pure articolata e ricca, si pre-senta capace di rispondere a quesiti su grandi temi (che cosa è l’alfabetismo nel mondo gre-co ?). Eppure questo presuppone uno sguardo che dal presente osserva la Grecia come una realtà unitaria, quale però si può credere sia stata solo a partire dalla tarda età classica. 6 In-

gere e scrivere. Forse per questo l’alfabeto ionico mostra l’inA usso … della scrittura corsiva, come se i muratori fossero abituati a scrivere con la penna ».

0 Da questo punto di vista è esauriente il dettato di H$""&C, Lettura cit., p. 1@ n. >>.

2 H$""&C, Lettura cit., p. @1 : « i membri delle élites greca e romana fecero sempre ampio uso della scrittura : invero, il loro mondo fu de/ nito da questo fatto ».

3 In questo concordiamo senz’altro con H$""&C, Lettura cit., p. ?. Per le indagini fondate sui papiri sono esemplari i lavori di H. C. Y+)'&!, ÆAgravmmato~ : an Aspect of Greek Society in Egypt, « HSPh » ?: (1;?1), pp. 1=1-1?=, ried. in I*., Scriptiunculae, &&, Amsterdam 1;?>, pp. =11-=7? ; I*., Bradev w~ gravfwn : between Literacy and Illiteracy, « GRBS » 17 (1;?1), pp. 7>;-7=1, ried. ibid., pp. =7;-=:1 ; I*., Pétaus, ! ls de Pétaus, ou le scribe qui ne savait pas écrire, « CE » @1 (1;==), pp. 17?-1@>, ried. ibid., pp. =??-=;: ; I*., ïUpografeuv~ : the Social Im-pact of Illiteracy in Graeco-Roman Egypt, « ZPE » 1? (1;?:), pp.

781-771, ried. in I*., Scriptiunculae posteriores, &, Bonn 1;<1, pp. 1?;-1;; ; I*., “Because They Do Not Know Letters”, « ZPE » 1; (1;?:), pp. 181-18<, ried. ibid., pp. 7::-7=7. L’archivio di Petaus, che fornisce buona parte della documentazione più utile per riA ettere sui “gradini” dell’alfabetizzazione nel mondo antico, è edito in U. H$,!*+"#-D. H$,!*+"#-L. C. Y+)'&!-H. C. Y+)'&! (edd.), Das Archiv des Petaus (P. Petaus), Papyrologica Coloniensia, @, Köln-Opladen 1;=;, comprendendo materiali datati o databili al && secolo d.C. ed in particolare agli anni 1<>-1<?.

4 Fondamentale per qualsiasi indagine sulla scrittura greca arcaica è L. H. J!11!"I, The Local Scripts of Archaic Greece. A Study of the Origin of the Greek Alphabet and Its Development from the Eighth to the Fifth Centuries B.C., with a Supplement by A. W. J+J#C'+#, Oxford Monographs on Classical Archaeology, Oxford 1;;8 (nuova edizione di un testo apparso nel 1;=1 e frutto di una tesi dottorale del 1;:1).

6 A questo proposito è interessante osservare che quan-

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12 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''& somma la domanda, che cosa è l’alfabetismo in Grecia, va ripensata alla luce di ciò che la Gre-cia era alle origini della sua storia di civiltà del-la scrittura. 0 Da questo punto di vista, allora, si vede chiaramente che esistono diverse real-tà alfabetiche greche : gli alfabeti verdi, azzurri e rossi, secondo la nota de/ nizione di Adolph Kirchho9 , 2 sono espressione di realtà di9 ormi e non riconducibili ad un processo di ideazione comune. Da questo punto di vista la convinzio-ne di molti studiosi contemporanei, si direbbe direttamente ereditata dalla storiogra/ a greca, di dover individuare un luogo solo e forse an-che una sola persona, un prw`to~ euJrethv~, per l’invenzione dell’alfabeto greco parrebbe un modo erroneo di guardare un’evidenza delle

fonti. Tanti diversi alfabeti signi/ cano tanti di-versi luoghi ed ambienti (ed in parte anche di-versi usi originarî), in cui si operò lo scambio gra/ co tra l’alfabeto fenicio usato per scrivere la lingua greca e la scrittura greca per scrivere la lingua greca : ossia l’origine stessa dell’alfa-beto greco. 3 Proprio da questo punto di vista, poligenetico ed eterogenetico, 4 risulta chiara l’esigenza di individuare una geogra/ a dell’al-fabetismo arcaico. 6 Le aree greche si di9 eren-ziano tra loro dal punto di vista della morfo-logia gra/ ca, ma questo aspetto paleogra/ co rinvia a di9 erenze che riguardano anche l’uso ed il signi/ cato sociale della scrittura. Il fatto che l’incidenza di talune tipologie di scrittura sia caratteristica di alcune aree e talora assente

do Harvey J. Gra9 illustra la situazione del più antico al-fabetismo greco ritiene di dover estendere quanto è noto sull’Atene classica a tutta quanta la realtà greca arcaica (I*., Storia cit., &, sp. pp. @?-@;).

0 A riguardo è importante ricordare la forte varietà de-gli alfabetarî greci, non solo dal punto di vista delle forme gra/ che, ma anche dell’ordine reciproco delle lettere ; su ciò si veda il censimento di F. GJ&#$''&, Problemi di epi-gra! a greca. Gli alfabetari, « MEP » ;-18 (788@-788:), pp. 11-=<. Di recente sono stati presentati nuovi frammenti di un antichissimo alfabetario proveniente dal Fayum, si veda D. A. S-+''-R. D. W++*$"*-P. K. M-C$"'!"-B. Z)-K!"-%$#-M. L)#*B!",, Greek Alphabet (MS 1#$), in R. P&#'$)*& (ed.), Papyri Graecae Schøyen (PSchøyen &). Manuscripts in the Schøyen Collection, H, Papyrologica Florentina, >:, Firenze 788:, pp. 1@;-1=8 + tavv. GGH&&&-GGGH&&&. Si tratta di due plac-che di rame, che con altre due (l’una presso un collezioni-sta privato e l’altra conservata nel museo Martin von Wa-gner dell’Università di Würzburg) costituiscono uno dei più antichi alfabetari greci conosciuti, risalente al &G-H&&& secolo a.C. Questa testimonianza epigra/ ca è stata rapi-damente accolta in R. D. W++*$"* (ed.), The Cambridge Encyclopedia of the World’s Ancient Languages, Cambridge 788@, pp. =:=-=:?. Fondamentale per ogni indagine in me-rito è comunque ancora M. G)$"*)--&, Epigra! a greca, &, Caratteri e storia della disciplina. La scrittura greca dalle origi-ni all’età imperiale, Roma 1;=?, sp. pp. @>-?> ; riprese in E$*., L’epigra! a greca dalle origini al tardo impero, Roma 1;<?, pp. 1?-78. Per una ricostruzione della fase “originaria” dell’ar-caismo greco si veda D. M)C'&-A. S$--+#&-L. R+--J!'-'&-M. R+--J&-E. S-$1$-L. SD+"'&!((+-M. E. G&$##+''$ (edd.), La transizione dal miceneo all’alto arcaismo. Dal pa-lazzo alla città. Atti del convegno internazionale. Roma, 1%-1& marzo 1&$$, Monogra/ e scienti/ che. Scienze umane e so-ciali, Roma 1;;1, soprattutto A. S$--+#&, I sistemi gra! ci del mondo egeo tra la ! ne del && e l’inizio del & millennio a.C., ibid., pp. @>-:7, G. P&--$(),$, Processi di formazione dei miti greci : la fondazione della scrittura, ibid., pp. :>;-:@; ; M. R+--J&, Lineare B e alfabeto nel mito di Palamedes, ibid., pp. ::1-:=1.

2 La de/ nizione ebbe successo a partire dalla pubblica-zione A. K&"-JJ+11, Studien zur Geschichte des griechischen Alphabets, &H ed., Gütersloh 1<<?.

3 J!11!"I, The Local Scripts cit., sp. pp. 71-@8, in favore di un processo di adattamento per “confusione” dall’uso delle scritture nord-semitiche per scrivere la lingua gre-ca / no alla nascita di un vero e proprio alfabeto greco.

Questa condizione di uso di un dato sistema alfabetico per scrivere una lingua diversa da quella per la quale è stato creato è un evento che si ripete nella storia greca : si è manifestato nell’adattamento della scrittura sillabica cretese nelle forme della lineare B, ma è presente anche in età ellenistico-romana nell’uso dell’alfabeto greco per scrivere testi latini (ed anche il contrario, su tutto ciò si veda l’uso del concetto di “bilinguismo imperfetto” in J. K"$%!", Testi greci scritti nell’alfabeto latino e testi latini scrit-ti nell’alfabeto greco : un caso di bilinguismo imperfetto, in Atti del GH&& congresso internazionale di papirologia. Napoli 1&-'( ma) io 1&$*, &&&, Papirologia documentaria. Papirologia araba, Napoli 1;<@, pp. 1>??-1><@) ed è alla base dell’adattamento del sistema alfabetico greco al copto (a partire dalla scrit-tura maiuscola alessandrina) ed al paleoslavo (a partire dalla maiuscola ogivale). Tuttavia si tratta di un fatto che riguarda anche altri ambienti e si intreccia col problema del bilinguismo e del digra/ smo. Sul primo di questi ter-mini si veda J. N. A*$%C-M. J$#C!-S. SL$&# (edd.), Bilin-gualism in Ancient Society. Language Contact and the Written Text, Oxford 7887 ; ed anche E. C$%D$#&(!-G. R. C$"*+#$-R. L$..!"+#& (edd.), Bilinguismo e biculturalismo nel mondo antico. Atti del colloquio interdisciplinare tenuto a Pisa il '$ e '& settembre 1&$+, Testi linguistici, 1>, Pisa 1;<<. Sul secon-do termine P. R$*&-&+''&, Manoscritti digra! ci grecolatini e latinogreci nell’antichità, « PLup » = (1;;?) = M. C$D$CC+ (ed.), Ricerche di papirologia letteraria e documentaria, Gala-tina 1;;<, pp. 18?-1@=.

4 È importante, perciò, chiarire il legame profondo che esiste fra pluralità di persone, luoghi e / ni dell’invenzione dell’alfabeto greco. In de/ nitiva se non esiste con certez-za un singolo ideatore è bene pensare che anche i luoghi di questo processo ideativo siano molteplici. D’altronde l’argomento paleogra/ co ritenuto più forte in favore di un’origine unitaria dell’alfabeto greco è la derivazione del digamma da una forma corsiva fenicia (si veda J!11!"I, The Local Scripts cit., p. ?), il che può, al contrario, ra9 or-zare, a mio avviso, l’ipotesi poligenetica, tenuto conto che testimonianze di scrittura corsiva sono molto più di5 cili da legare ad uno speci/ co luogo (e molto più facilmente trasportabili rispetto alle testimonianze epigra/ che mo-numentali).

6 Da questo punto di vista credo sia importante la rac-colta di studi Les savoirs de l’écriture. En Grèce ancienne, sous la direction de M. D!'&!##!, Cahiers de philologie, 1@, Lil-le 1;<<, ed. it. con modi/ che sotto il titolo Sapere e scrittura in Grecia, Roma-Bari 1;<;.

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in altre va interpretata colla discrezione dello storico. 0

La conservazione di leggi per via epigra/ -ca quali/ ca il mondo cretese arcaico. 2 Impie-gare la scrittura per conservare, segretamen-te o quanto meno in forma riservata, testi di oracoli od ordini militari individua una pecu-liarità di Sparta a partire dall’età di Licurgo. 3 Ancora, l’uso della scrittura, a Thera, si risolve in una sorta di gioco di gra5 tismo nelle nu-merose epigra/ conservate dalle rocce prossi-me al tempio di Apollo Carneo. 4 Tutto que-sto deve esser visto nel quadro delle di9 erenze geogra/ co-storiche del mondo greco arcaico e le caratteristiche di Thera, ad esempio, non possono esser utilizzate come espressione di un’inesistente (per l’epoca) “civiltà greca della scrittura”, ma vanno interpretate alla luce del-le particolari condizioni di quel mondo dorico, cui Thera appartiene, che la rende diversa dalla pur vicinissima e ionica Ios, per la quale non esistono iscrizioni arcaiche conservate. 6

Ecco, dunque, una delle ragioni che ci ha spinto ad intraprendere questa riA essione sulle caratteristiche originarie dell’alfabetizzazione greca : la constatazione che molti erano gli usi (e perciò i signi/ cati) della scrittura nella realtà greca arcaica ; che, poi, il modello vincente del-l’Atene classica (soprattutto di Atene dal punto

di vista della civiltà del libro alessandrina) abbia costituito la norma, non deve farci dimentica-re la varietà e quasi l’anarchia di forme, usi e signi/ cati, che invece ha connotato la cultura gra/ ca della Grecia arcaica. Perciò qui di segui-to si presenta una sorta di catalogo ragionato, M

articolato in due parti, l’una per le fonti epigra-/ che e l’altra per quelle letterarie, che cerchi di porre insieme all’attenzione dei lettori il mate-riale a noi noto.

P$+(+ R$*&-&+''&Università degli Studi di Roma &&&

&. U#$ "&1(!CC&+#! C)((! !D&,"$1&

In questo lavoro di ricognizione sulle prime attestazioni di scrittura nella storia e nella so-cietà greca il compito che ci si propone di portare a termine passa necessariamente per un’analisi delle fonti epigra/ che arcaiche, uti-li a chiarire e comprendere le funzioni e gli scopi per i quali la scrittura fu adoperata nelle sue prime fasi.

&. 1. Il punto sugli studi

La maggior parte degli studiosi è giustamente concorde nel ritenere i commercianti dell’Eu-bea come tra i probabili, principali arte/ ci del-

0 Un esempio importante può forse chiarire il mio pen-siero. È noto quanto sia caratteristico del mondo attico il sistema della produzione epigra/ ca con disposizione stoichedica (R. P. A)C'&#, The Stoichedon Style in Greek In-scriptions, Oxford Classical & Philosophical Monographs, Oxford-London 1;><, pp. 7@->? per gli aspetti più propria-mente paleogra/ ci). Questo sistema servì certo per for-nire un modello di “regolarità” e geometrizzazione delle forme gra/ che (anche nella produzione del libro greco più antico, se possiamo giudicare dai più antichi reperti papiracei, di &H-&&& secolo a.C., che mostrano una disposi-zione quasi stoichedica delle selivde~) ; eppure non è al-tro che un “dialettismo” gra/ co tipico dell’Attica e non è stato prescelto come fatto connotativo dell’epigra/ a di età ellenistica. Insomma, se applicassimo meccanicamen-te l’eguaglianza fra il modello culturale ateniese e la realtà greca nel suo insieme / niremmo per dare a questa caratte-ristica della scrittura epigra/ ca un valore sicuramente ab-norme e non comprenderemmo la coerenza storica della di9 usione della tradizione gra/ ca greca in area ellenizza-ta, che prescinde dall’impiego di forme riconosciute come di ambito squisitamente locale.

2 Si veda infra, & >-@ e && 7->.3 Fornisce un quadro di insieme sull’alfabetismo a Spar-

ta T. A. B+"&#,, Literacy in Ancient Sparta, Mnemosyne. Bi-bliotheca Classica Batava, :@, Lugduni Batavorum 1;?; ; in particolare la situazione arcaica è presentata alle pp. 1?-@;. Per quanto attiene alla presenza a Sparta di libri di oracoli speci/ camente connessi coll’esercizio del potere politico si veda Hdt. H ;8 e Plut., Lyc. 1>, mentre per il sistema di crittogra/ a col quale venivano trasmessi gli ordini, la sku-tavlh, si veda in particolare infra, && >. Bisogna anche presta-

re attenzione al fatto che la storia di Sparta merita una sua propria periodizzazione ; ad esempio, è lecito individuare in un’età più tarda l’inizio del periodo ellenistico, per una città che non aveva partecipato all’impresa di Alessandro ed aveva cercato di difendere le proprie caratteristiche so-ciopolitiche durante il &&& secolo a.C. : in questo senso a ragione si può individuare solo nel secolo seguente un’in-tegrazione della città nel panorama di erudizione e civil-tà del libro, tipica dell’età ellenistica (si confronti B+"&#,, Literacy cit., pp. ::-:<).

4 Forse a questa ampia silloge di gra5 ti si può applicare la riA essione di J. SH!#B"+, Phrasikleia. Anthropologie de la lecture en Grèce ancienne, Textes à l’appui. Histoire classi-que, Paris 1;<<, tr. it. sotto il titolo Storia della lettura nella Grecia antica, Biblioteca di cultura moderna, 1881, Roma-Bari 1;;1, ripresa anche in I*., La Grecia arcaica e classica : l’invenzione della lettura silenziosa, in G. C$H$((+-R. CJ$"-'&!" (edd.), Storia della lettura nel mondo occidentale, Storia e società, Roma-Bari 1;;:, pp. >->=, che descrive lo scrivere come un’attività ed il leggere come una “passività”, / n dai primordi dell’alfabetismo greco. Un’interpretazione che è particolarmente adatta a chiarire il senso dell’esuberan-za gra/ ca propria delle più antiche forme di gra5 tismo greco (ad esempio anche sui vasi, si veda H$""&C, Lettura cit., sp. p. =1) : in sostanza scrivere è un’autentica scelta di a9 ermazione sociale ed il puro leggere si sostanzia del si-gni/ cato negativo del subire il “segno” di chi sa esercitare la scrittura. 6 Si veda infra, & @.

M A questo riguardo è stata preliminarmente allestita una schedatura (certo incompleta) delle fonti inerenti al-l’alfabetizzazione nel mondo antico, dalla quale sono trat-ti gli esempi illustrati qui di seguito.

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14 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''& l’introduzione della scrittura in Grecia. Si deb-bono tuttavia registrare posizioni alquanto di-verse per ciò che riguarda la genesi e le regioni (o le località) in cui è stato possibile lo scambio con i Fenici e il primo uso di lettere alfabetiche da parte degli Eubei. 0

Nei decenni passati la teoria maggiormen-te in voga è stata quella secondo la quale un unico greco “illuminato”, un eubeo appunto, si sarebbe servito delle lettere fenicie adattandole alle proprie attività commerciali in alcune lo-calità precisabili. 2 I siti maggiormente indizia-ti furono in particolare l’emporio di Al Mina, 3 terminale mediterraneo delle vie commercia-li provenienti dall’Asia Centrale e dai poten-ti Stati mesopotamici, e naturalmente Cipro, a sua volta centro geogra/ co di interscambio tra genti elladiche e Fenici.

Le recenti scoperte archeologiche ed epigra-/ che hanno tuttavia indotto gli studiosi a ri-considerare il problema, attribuendo alla nasci-ta della scrittura un carattere poligenetico. Ne sarebbero prova la presenza contemporanea di insediamenti stanziali fenici a / ni commerciali a Cipro e Kommos (Creta meridionale), già du-rante il “Medioevo ellenico”, 4 oltre che il ritro-vamento di ceramica di origine micenea sulle coste siriaco-palestinesi databile allo stesso pe-

riodo. Lievemente seriori sono invece i rapporti commerciali e culturali che i Greci d’Occidente hanno intrattenuto con i vicini Fenici/Punici, 6 dal momento che la spinta decisiva della colo-nizzazione ellenica in Magna Grecia si fa gene-ralmente risalire al &G/H&&& secolo a.C., ossia a quel A usso di genti meglio noto come “coloniz-zazione storica”. M Una menzione a parte meri-ta la tradizione letteraria che vede nei Fenici i portatori di segni scritti nella Grecia continen-tale (Cadmo ed i foinikhvia gravmmata), N di cui si parlerà più approfonditamente nella seconda parte di questo lavoro.

Si sarà notato che le posizioni poc’anzi espo-ste, oltre a presentare evidenti di9 erenze di con-cetto, sono anche lo specchio di due generazio-ni diverse di storiogra/ moderni. Di queste ul-time, peraltro, la seconda ha avuto l’indubbio vantaggio di poter usufruire di importanti dati archeologici ed epigra/ ci venuti alla luce solo negli ultimi anni.

Si possono istituire alcune relazioni di tipo cronologico, topogra/ co e funzionale tra la scrittura e i popoli ellenici che se ne servirono. Nelle sue fasi iniziali – come si è detto – la dif-fusione delle lettere alfabetiche nella Grecia ar-caica sembra doversi ricondurre a un uso eco-nomico e commerciale. O Le impressioni di for-

0 Il ruolo degli Eubei come primi fruitori delle lettere fenicie sembra a tutt’oggi comunemente accettato, anche se nel passato non tutti si sono accordati con questa ipo-tesi. Sul ruolo degli Eubei riguardo alla nascita della scrit-tura cf. R. M. C++K-A. G. W++*J!$*, The Di" usion of Greek Alphabet, « AJA » =>/&& (1;:;), pp. 1?:-1?< ; J!11!"I, The Local Scripts cit., pp. 11-17 ; in anni più recenti L. B"$--!C&, I Greci delle periferie, Roma-Bari 788>, sp. pp. >8->1. Vedere, e contrario, G)$"*)--&, Epigra! a greca cit., sp. vol. &, pp. =8 e =<-=; ; Margherita Guarducci non ha mai nascosto le sue propensioni verso una “autoctonia” della scrittura greca, non ritenendo necessario teorizzare il passaggio delle let-tere fenicie a un greco su suolo asiatico. La convinzione dell’illustre epigra/ sta italiana era che Creta fosse stata la vera “culla” della scrittura, che sarebbe stata importata sull’isola dai mercanti fenici ; vedere infra.

2 Vedere spec. la posizione di Robert M. Cook e Arthur G. Woodhead (The Di" usion cit.), ripresa da Lilian H. Jef-fery (The Local Scripts cit., sp. pp. 11-17).

3 Presso Al Mina in età ellenistica fu fondata Seleucia di Pieria, alle foci dell’Oronte.

4 Cf. A. M. S#+*,"$CC, I caratteri dell’età oscura nell’area egea, in S. S!''&C (ed.), I Greci. Storia cultura arte società, &&/1, Torino 1;;=, pp. 1;1-77=, sp. pp. 71<-71; ; M. L. L$.-.$"&#&, Questioni relative all’origine dell’alfabeto greco, in G. B$,#$C-+ G&$##&-F. C+"*$#+ (edd.), Scritture mediterranee tra il &G e il H&& secolo a.C., Atti del seminario (Università de-gli Studi di Milano, Istituto di storia antica, 7>-7@ febbraio 1;;<), Milano 1;;;, pp. :>-==. La prima che vide in Creta la vera “culla della scrittura” fu Guarducci [Epigra! a greca cit., &, pp. =;-?> e La culla dell’alfabeto greco, « RAL » s. H&&& >> (1;?<), pp. ><1-><<] e la stessa Je9 ery si avvicinò in seguito alle sue posizioni. Per quanto riguarda Kommos vedere J.

W. SJ$L, Phoenicians in Southern Crete, « AJA » ;>/&& (1;<;), pp. 1=:-1<>. Da sottolineare il fatto, non trascurabile, che una buona parte delle ceramiche greche rinvenute a Kom-mos sono in realtà di provenienza continentale, in par-ticolare dell’area beotico-focidese ; questo può essere un dato interessante se si considera la tradizione sui Ge/ rei, tramandata da Erodoto (H :?). Cf. G)$"*)--&, La culla cit., p. ><< ; G. P),(&!C! C$""$'!((&, Cadmo prima e dopo, « PdP » >1 (1;?=), pp. :-1= ; E. CC$D+, An International Community of Traders in Late $th-+th C. B.C. Kommos in Southern Crete, « ZPE » << (1;;1), pp. 711-71=.

6 Per questo passaggio e per la presenza dei Fenici nelle colonie occidentali vedere infra. Contatti documentati tra Fenici e coloni greci in Occidente si riscontrano nel cam-po della numismatica ; alcune monetazioni magnogreche come quelle di Velia e Posidonia sono tagliate secondo piedi ponderali estranei al mondo greco, ma presenti negli Stati orientali ; pertanto si è ipotizzato che queste misure anomale siano state acquisite dai coloni focei e calcide-si attraverso monete scambiate dai Punici e introdotte in Occidente, senza il tramite della madrepatria. Su questo tema vedere N. P$"&C!, La nascita della moneta. Segni pre-monetari e forme arcaiche dello scambio, Roma 7888, sp. pp. =7-=>.

M Per una sintetica ma esaustiva trattazione sull’argo-mento cf. G. M$**+(&, L’Occidente, in S!''&C (ed.), I Greci cit., &&/1, pp. ;;:-18>@. N Hdt. H :<-:;.

O J!11!"I, The Local Scripts cit., pp. ?-11 ; cf. anche N&!*-*), Alfabetismo cit., sp. p. 7>= n. <. Non sono di questo avviso molti studiosi ; tra i contributi più importanti sem-bra opportuno citare K. R+BB, Le origini poetiche dell’alfa-beto greco : ritmo e abecedario dalla Fenicia alla Grecia, in E. A. H$H!(+-K-J. P. H!"CJB!(( (edd.), Arte e comunicazione

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C'+"&$ ! ,!+,"$1&$ *!((’$(1$B!'&C%+ &# ,"!-&$ 15

ma geometrica su manufatti da trasporto del && e dell’inizio del & millennio a.C. sembrano interpretabili come sigilli di appartenza, trat-to caratteristico di una società redistributiva come quella micenea. 0 Per certi versi questi simboli incisi si potrebbero associare ai cosid-detti tokens rinvenuti in Mesopotamia, non nel-la loro funzione in senso proprio, quanto nel rappresentare il “segno” stesso come elemen-to funzionale. In altri termini, mentre i tokens – com’è noto – sono da ricondurre a un siste-ma di computo delle merci, al contrario le im-pressioni greco-egee sono riferibili a un ambito esclusivamente amministrativo.

Un’altra interessante testimonianza dell’uso della scrittura in epoche così antiche è il rin-venimento di strumenti scrittorî a bordo della nave mercantile di Ulu Burun, estrema punta meridionale della Licia e sito tristemente noto per la gran quantità di relitti presenti nei suoi fondali. Da uno di questi relitti sono riemerse alcune tabelle incise riferibili a una nave da ca-rico fenicia del && millennio a.C. Il caso di Ulu Burun non è isolato : un dittico simile è riemer-so anche dalle acque dell’Isola del Giglio, dove giacciono i resti di un naviglio greco-orienta-le, forse proveniente da Samo, del H&&/H& seco-lo a.C. La funzione di questi dittici lignei, che hanno tutta l’apparenza di proto-tabulae cera-tae, non è stata ancora de/ nita con esattezza, ma le ipotesi più probabili sono due : che rap-presentino giornali di bordo ovvero che si trat-ti di tabelle per la rendicontazione delle merci sulla nave. 2

L’uso dei segni fenici fu ben presto adottato (e adattato) per riconvertire la lingua greca al nuovo sistema di scrittura. Tale adattamento è in genere ascritto alla / ne del &G o agli inizi del-l’H&&& secolo a.C., poiché risulta già perfeziona-

to intorno al ?:8 con le prime attestazioni epi-gra/ che : la “Coppa di Nestore” e il “Vaso del Dipylon”. Anche se di provenienza commercia-le in senso lato, bisogna precisare che nel caso della “Coppa” 3 si è davanti a un manufatto ri-trovato a Pithecussa, un importante avampo-sto calcidese per gli scambi con gli Etruschi e gli altri popoli italici. Tuttavia non bisogna trascurare che il vaso è di produzione greco-orientale, proveniente con ogni probabilità da Rodi, uno dei principali nodi commerciali fra Oriente, Asia Minore e Grecia continentale ; si deve inoltre aggiungere che, a quanto sembra, l’epigrafe è stata apposta quando il manufatto era già giunto in Occidente, segno che, tra i pri-mi coloni calcidesi, a Ischia sicuramente alcuni erano in grado di servirsi della scrittura.

Per quanto riguarda il secondo caso – l’oijno-covh del Dipylon – si tratta di un vaso di proba-bile produzione corinzia o sicionia. 4 Proprio in questa sede è utile ricordare che il ruolo di Ate-ne “da sempre alfabetizzata”, esaltato da alcu-ni studi sull’alfabetismo, è fortemente da ridi-mensionare in un orizzonte arcaico quale quel-lo preso in analisi. Certo anche la “scuola” della grecità classica – per dirla alla maniera di un Pe-ricle-Tucidide o di un Isocrate – ha dato il suo contributo, come si avrà modo di illustrare, ma in maniera assolutamente equivalente, nel pe-riodo più antico, al resto del mondo ellenico.

Tali manufatti devono essere considerati ec-cezioni, non soltanto per essere iscritti, ma an-che in virtù della loro ra5 natezza metrica. In questo contesto risulta ancor più interessante la “Coppa di Nestore” per due ordini di moti-vi. Ritrovata intorno alla metà del secolo scor-so, in essa si fa esplicito riferimento all’episodio iliadico presente in Omero (Il. G& =>7-=>?), indi-zio che le vicende letterarie del Ciclo dovevano

nel mondo antico, Roma-Bari 1;<1, pp. >>-:8 ; M. L+%B$"*+, Mercanti, transazioni economiche, scrittura, in Sapere e scrit-tura cit., pp. <:-18<.

0 Per una rassegna generale sui sigilli nel mondo egeo e sui precedenti dei sigilli dell’età del ferro cf. L. G+*$"', L’invenzione della scrittura. Dal Nilo alla Grecia, Torino 1;;7, pp. <=-;> ; Louis Godart illustra dapprima le pintaderas, si-gilli geometrici in terracotta il cui uso non è ancora stato chiarito ; passa poi ai veri e propri sigilli che, di9 usisi per tutto il && millennio a.C., non hanno – secondo Godart – un carattere distintivo delle merci e non ne permettono, allo stato attuale, un’interpretazione de/ nitiva ; in ultimo egli prende in analisi un caso particolare : quello della co-siddetta “casa delle tegole” a Lerna, risalente al &&& millen-nio a.C. : in essa sono stati ritrovati molti sigilli d’argilla, i più antichi del continente greco, interpretati come sigilli “amministrativi”, che consentivano al signore della casa il controllo dei proprî prodotti.

2 Per le tabelle scrittorie di Ulu Burun vedere R. P$I'+#,

The Ulu Burun Writing-Board Set, « AS » @1 (1;;1), pp. ;;-18= ; per l’imbarcazione dell’Isola del Giglio M. C"&C'+1$#&, Un « naukleros » greco-orientale nel Tirreno. Per un’interpretazione del relitto del Giglio, « ASAA » n. s. :@-:: (1;;7-1;;>), pp. 78:-7>7 ; da notare che il relitto del Giglio ha anche restituito nove lingotti di piombo, tre dei quali contrassegnati con la lettera greca U a cui si aggiunge un quarto recante la sequenza TA, soggiacente anch’essa a uno U ; un quinto lingotto presenta la sequenza sinistrorsa EUM, cf. ibid., sp. pp. 71=-71?. Cf. anche l’intervento di Carmine Ampo-lo a margine della relazione di Maria Letizia Lazzarini in Scritture mediterranee cit., p. 1>=. Sul ruolo di queste tabelle scrittorie a bordo di navi commerciali nel Mediterraneo di particolare interesse – anche per l’ampia bibliogra/ a fornita – è M. F$"$,)#$, Commercio, scrittura, pratiche giu-ridiche. Recenti studi sull’« emporía » greca, « Dike » : (7887), pp. 7>?-7:@.

3 G)$"*)--&, Epigra! a greca cit., &, pp. 77=-77?, / g. << a-b.

4 Inscriptiones Graecae [d’ora in avanti IG] & 7, ;1;.

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16 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''& essere ben note anche in zone periferiche, an-corché di tradizione euboica, come Pithecus-sa ; inoltre, dal punto di vista formale, si assiste già a una partizione del testo in cola, dunque a una percezione di versi indipendenti tra loro e, pertanto, a una loro distinzione “visuale”. 0 È da sottolineare l’importanza di quest’aspet-to riguardante la mise en page delle iscrizioni arcaiche, perché in qualche modo può fornire agli studiosi un’idea “archetipica” del materiale scrittorio di cui i Greci più antichi erano soliti servirsi. In altri termini, i diversi atteggiamenti delle genti greche rispetto alla disposizione del testo possono forse far risalire a un particola-re materiale scrittorio e a un usus scribendi in senso stretto.

In aggiunta a questi due elementi riguardan-ti la “Coppa”, bisogna menzionare la massic-cia presenza di ceramica levantina, ritrovata in gran numero nelle necropoli dell’isola. Ne-gli ultimi anni vasi e manufatti vari – per la massima parte venuti alla luce grazie agli scavi condotti da Giorgio Buchner – sono stati inter-pretati non soltanto come residui commerciali,

frutto di scambi fra Pitecusani e Punici, ma, in parte, come veri e propri corredi funerarî ap-partenenti a mercanti fenici stanziati in enclaves sull’isola e ivi sepolti. 2

L’importanza di questi primi oggetti iscritti è ulteriormente confermata dal confronto con altri gra5 ti coevi incisi su vasi. Le iscrizioni che essi recano non sono altro che note di posses-so che si limitano al nome 3 o a formule come “[oJ dei`na] mÆ ejpoivhse” 4 o “eijmiv” con il genitivo del possessore. 6 Un sistema analogo è costitui-to dall’uso di apporre la scritta iJerov~ su cippi che delimitano i tevmenoi dei santuari. M

&. 7. L’Asia Minore : regresso o modernità ?

Il ruolo dell’Asia Minore nell’ambito della sto-ria della scrittura greca delle origini appare più problematico, innanzi tutto per l’anomalia insi-ta nelle prime attestazioni epigra/ che sul con-tinente microasiatico, ossia le emissioni mone-tali lidie rinvenute a Efeso ; N in secondo luogo per la particolare di5 coltà esegetica relativa ai dati storici che si evincono sia dalle più antiche

0 Oltre alla “Coppa di Nestore” menzionata nel testo, vedere, e contrario, IG G&& ;, 7<=. Questa iscrizione funera-ria del H& secolo a.C., rinvenuta a Eretria, è anch’essa me-trica e incisa su una colonnina che, con ogni probabilità, vuole perpetuare il ricordo dell’attività letteraria del de-funto. È interessante soprattutto perché denota due diver-si atteggiamenti nei confronti della scrittura, anche se in tempi e in ambiti d’uso molto diversi tra loro, pur tuttavia in un ambiente etnico comune ; mentre, come si è detto, il gra5 to della “Coppa” si presenta nel complesso più ordi-nato e i suoi cola ben distinti, l’iscrizione sulla colonna non è altrettanto ben strutturata e anzi si presenta piuttosto asimmetrica, essendo stata incisa senza alcuna distinzione dei versi e in scriptio continua. Per la discussione sulla mise en page della “Coppa di Nestore” cf. A. C. C$CC&+, Epica greca e scrittura tra H&&& e H&& secolo a.C. : madrepatria e colonie d’Occidente, in B$,#$C-+ G&$##&-C+"*$#+ (edd.), Scritture mediterranee cit., pp. =?-<@.

2 Cf. L. J$##!((&, Ischia e Cuma, in E. G"!-+ (ed.), La città greca antica. Istituzioni, società e forme urbane, Roma 1;;;, sp. pp. >8:->8;.

3 Cf., per es., Helivfron gra5 to su collo di anfora da Cere ma di origine attica e – forse – di fattura euboica, inizio del H&& secolo a.C., in G)$"*)--&, L’epigra! a greca cit., pp. @7-@>, / g. 1@ a-b.

4 Vedere due vasi provenienti rispettivamente da Chio e Smirne entrambi riferibili alla seconda metà del H&& se-colo a.C. che presentano questa stessa struttura. Sul vaso di Chio l’artigiano Nikhvsermo~ dichiara che l’oggetto è stato fatto da lui ; il gra5 to sul vaso di Smirne è purtrop-po lacunoso nella seconda parte in cui l’artigiano ÆIstro-klevh~ asserisce di aver plasmato o dipinto il vaso stesso – la lacuna infatti riguarda proprio questo punto, le lettu-re proposte sono le seguenti : mÆ ejp[oivhse] o mÆ e[g[raye]. Le due iscrizioni microasiatiche si trovano in G)$"*)--&, Epigra! a greca cit., &, pp. 7=;-7?7 nr ;, / g. 171 ; nr 11, / g. 17>. Vedere anche, per es., il cosiddetto “Vaso François” (prima metà del H& secolo a.C.), che tra l’altro distingue chi ha plasmato il vaso (ÆErgovtimo~) da chi l’ha inciso o dipinto

(Klitiva~ mÆ e[grafsen) : G)$"*)--&, Epigra! a greca cit., &&&, Roma 1;?:, pp. @?;-@<8, / g. 1<;.

6 Eijmiv è talora sottinteso. Ovviamente entrambe le for-mule vanno soggette alle regole dialettali della regione in cui sono prodotte. Uno dei più antichi gra5 ti di questo tipo è quello apposto su un orcio di Festo, a Creta, risalen-te alla / ne dell’H&&& secolo a.C. L’epigrafe recita : ïErpeti-davmoÐ Paidopivla~ o{de. Guarducci (L’epigra! a greca cit., pp. :?-:< nr 1, / g. 7@ a-b) ha interpretato il genitivo Paidopiv-la~ come un genitivo matronimico, coerente con l’arcaica struttura sociale cretese ancora esistente in epoca storica. Cf. anche, per es., l’iscrizione su skuvfo~ proveniente da Atene della metà del H&& secolo a.C. (G)$"*)--&, Epigra! a greca cit., &, p. 1>? nr 7, / g. 7;) e ancora un fondo di tazza da Smirne della seconda metà del H&& secolo (G)$"*)--&, Epigra! a greca cit., &, p. 7?7 nr 17, / g. 17@).

M Ricorre spesso anche la formula accompagnata dal ge-nitivo o il genitivo semplice della divinità, come nello o{ro~ del H& secolo a.C. rinvenuto a Posidonia nei pressi di un sacello dedicato al centauro Chirone (Civrono~ in G)$"-*)--&, Epigra! a greca cit., &H, Roma 1;?<, pp. @<-@;, / g. 17). Questo o{ro~ sembra a tutt’oggi il più antico ritrovato. Per i rapporti tra religione e scrittura cf. infra, sp. & @-:.

N È interessante sottolineare come, ancora una volta, ci si debba muovere nella sfera economica, anche se una del-le teorie più comunemente accettate è la derivazione del sistema monetale greco dalla sfera religiosa, in particolare sacri/ cale. Cf. P$"&C!, La nascita cit., sp. pp. 7?->;. Termini come ojbolov~ e dracmhv rievocano le caratteristiche di un mondo in cui il valore e gli scambi erano determinati sulla base di beni di consumo – in senso stretto – come buoi o spiedi di carne sacri/ cale. Una corrente di storici e numi-smatici dell’inizio del Novecento (tra cui Fredrik Poulsen e Ulrich von Wilamowitz-Moellendorf ) conferì validità an-che all’ipotesi di falci e ancore come misure di scambio premonetale. In questo caso, sarebbe suggestivo ipotizza-re una connessione, per es., con le molte falci votive rin-venute a Sparta nel tempio di Artemide ÆOrqiva (cf. infra, & @), fatto che non sorprenderebbe se si considera che, nel

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iscrizioni pervenute, sia dalle fonti letterarie e sia anche dalla storia della letteratura.

Riguardo al primo punto, è utile indugiare per un attimo sulla questione relativa alla na-scita e alla di9 usione della moneta. In parti-colare è necessario in questa sede interrogar-si sul momento in cui la moneta ha incomin-ciato a essere iscritta. Le fonti letterarie e l’ar-cheologia confermano il ruolo determinante che hanno avuto in questo processo i popoli anatolici. 0 Infatti Senofane di Colofone ed Ero-doto ricordano che i Lidi furono i primi a far conoscere la moneta coniata ai Greci ; 2 mentre l’anonimo scrittore del De , uviis pseudoplutar-cheo attribuisce un ruolo rilevante al / lone fri-gio della tradizione sulla nascita del novmisma. 3 L’archeologia ha fornito le prove de/ nitive sul-la veridicità di tali tradizioni orientali, grazie al rinvenimento, all’inizio del GG secolo, delle celeberrime serie monetali in elettro prove-nienti dall’Artemision di Efeso, datate al H&& se-colo a.C. Sulle monete sono incise le legende di Valvel[im], considerato come il genitivo del nome del re di Lidia Aliatte, e di Favnh~, che è ritenuto da alcuni un autoctono, mentre altri

lo hanno considerato un ricco personaggio di Alicarnasso. 4

Per quanto riguarda le prime attestazioni epi-gra/ che stricto sensu in Asia Minore, esse risal-gono all’inizio del H& secolo a.C. e si tratta di iscrizioni che sono, come nel caso di Mileto, del tutto estranee a una fruizione economica o commerciale. 6 Allo stesso modo ne sono estra-nei i gra5 ti di Abu Simbel praticati da merce-nari carî e greci d’Anatolia arruolati da Psam-metico && per le campagne condotte tra il :;@ e il :<; a.C. in Nubia. Uno studio condotto su queste epigra/ M ha reso possibile determinare con sicurezza l’origine di alcuni dei soldati che le lasciarono : vengono menzionate in partico-lare Teo, Colofone e Ialiso. N Altre epigra/ pro-venienti dall’Egitto, anch’esse apposte da mer-cenari, cretesi e, ancora una volta, microasiatici – in particolare si fa qui riferimento alle iscri-zioni del Memnonion di Abido –, sono seriori di circa un secolo rispetto alle precedenti e han-no una struttura meno elaborata, trattandosi in massima parte di / rme, talora accompagna-te da patronimico ed etnico. O

La situazione qui delineata è signi/ cativa se si

periodo in cui l’assetto della povli~ non era ancora nato, il tempio costituiva il naturale luogo di amministrazione e, per dirla in termini economici, di redistribuzione della comunità : vedere A. M. W++*L$"*, Inscriptions, in R. M. D$LK&#C (ed.), The Sanctuary of Artemis Orthia at Sparta, « JHS » suppl. H, London 1;7;, pp. 7;=->:>.

0 Non bisogna dimenticare che l’usanza di marchiare pani di metallo era già presente nei regni del Vicino Orien-te. I sovrani di questi Stati apponevano sopra questi pani i propri “sigilli di garanzia” che ne permettevano la circo-lazione. Molti di questi pani sono stati recuperati grazie ai ritrovamenti di relitti subacquei, come nel caso di Ulu Burun – cf. supra & 1.

2 Rispettivamente Xenophan., frr. >-@ L!CJ!" e Hdt. &, ;@, 1. Si ricordi comunque che esistono altre varianti sulla na-scita della moneta ; una molto importante era quella rela-tiva a Fidone di Argo, ricordata da Eph., fr. 1?= J$-+B&, ma ne esistevano altre minori – si direbbero “campanilistiche” – ricordate da Giulio Polluce (&G <:) che di volta in volta ri-ferivano agli Ateniesi (Erittonio e/o Lico) e ai Nassî (Aglao-sth., fr. ? J$-+B&) il merito dell’invenzione della moneta.

3 Ps.-Plut., De , uviis H&& 1. In questa tradizione l’elemen-to greco ha un ruolo determinante se, come racconta l’Anonimo, l’invenzione della moneta da parte del re Mida fu una felice intuizione di sua moglie Demodice di Cuma Eolica (o Ermodice in una forma alternativa tramandata da Heraclid. Lemb., fr. >? D&('C). Anche se, come è ovvio, le fonti non chiari/ cano apertamente la natura del novmi-sma come moneta iscritta, si è generalmente d’accordo nell’intendere il termine come riferito a un’emissione ga-rantita attraverso punzonature e legende, che ne attestino la genuinità. Vedere spec. N. P$"&C!, Le prime monete. Signi-! cato e funzione, in I*., La nascita cit., pp. @;-=? (l’emissione di una serie monetale va sempre inquadrata in particolari ambiti sociali e politici che ne permettano la di9 usione, garantendone il peso e la qualità, ibid., p. 111).

4 J!11!"I, The Local Scripts cit., p. >:>. L’iscrizione com-pleta è fano~ emi shma o semplicemente faneo~, in cui per l’appunto si riconosce l’autorità emittente nel primo elemento della legenda. Cf. P$"&C!, Le prime monete cit., pp. @;-=?. L’apporto della numismatica risulta metodolo-gicamente decisivo quando ci si deve confrontare con siti la cui parziale o mancata esplorazione archeologica non ha consentito uno studio su materiali epigra/ ci arcaici. Infatti si fa generalmente riferimento a una qualche se-rie monetale pervenuta – ovviamente sia di provenienza primaria che secondaria – nel caso, per es., della Grecia settentrionale o nei siti del Ponto, dove gli scavi non han-no restituito che sporadiche iscrizioni arcaiche su pietra o su vaso. Cf. J!11!"I, The Local Scripts cit., pp. >=>->?> (le monete più antiche contenute in questo piccolo catalogo sono tutte del H& secolo a.C.).

6 Vedere J!11!"I, The Local Scripts cit., p. >>> nr 77. L’iscrizione proviene da Didyma. Si tratta di un gra5 to frammentario su una statua di leone facente parte di un gruppo scultoreo dedicato dai / gli di un tale Puvqwn, rife-ribile al periodo =88-:?: a.C. Rappresenta allo stato attua-le una delle più antiche attestazioni della scrittura in Asia Minore. Della stessa epoca è un’altra iscrizione, ancora da Didyma : la base di una statua dell’artista Teryiklh`~, dedi-cata dai / gli ad ÆAnaxivmandro~ ( J!11!"I, The Local Scripts cit., p. >>> nr 7>, ne contesta l’attribuzione al famoso / lo-sofo milesio).

M J!11!"I, The Local Scripts cit., pp. >@8, >@<, >:@->:=.N Ibid., rispettivamente p. >@8 nrr := e :< ; p. >@< nr @.

Si noti come anche queste epigra/ di ambito egiziano – che peraltro sono caratterizzate da di9 erente “complessità compositiva”, data la diversa capacità gra/ ca degli incisori – sono a tutti gli e9 etti riconducibili a un contesto microa-siatico e confermano in de/ nitiva la cronologia, prece-dentemente ricordata, relativa alle prime testimonianze scritte in Asia Minore, ovvero gli inizi del H& secolo a.C.

O J!11!"I, The Local Scripts cit., p. >1@ nr >8 a-b ; p. >:: nrr

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18 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''& considerano due fondamentali “pietre angola-ri”. Innanzi tutto : la grecità d’Asia Minore non è periferica, né tardiva. Dagli scavi e9 ettuati ne-gli ultimi dieci anni nelle principali città di epo-ca storica – o nelle immediate vicinanze – ri-sulta che gli insediamenti micenei e protogreci in Anatolia furono molto precoci. 0 È di5 cile, pertanto, pensare a uno sviluppo tecnologico, in questo caso relativo alla scrittura alfabetica, lento rispetto alla Grecia continentale, anche in considerazione della posizione geogra/ ca del-l’Anatolia come “ponte” tra Asia ed Europa.

Secondo – e non meno importante – elemen-to : come conciliare questa mancanza di docu-mentazione epigra/ ca per i secoli H&&& e H&& a.C. con la presenza contemporanea di una lettera-tura A oridissima che ha avuto nella Ionia ar-caica – in senso ampio – una protagonista ? È evidente in ogni campo, infatti, la supremazia culturale del mondo ionico : epica, poesia, / lo-so/ a, 2 scienza geogra/ ca, 3 storiogra/ a.

La questione rimane aperta in attesa di nuovi reperti epigra/ ci che permettano una migliore intelligibilità dei due dati appena chiamati in causa. 4 Si può supporre che la prima / ssazio-ne scritta di testi nell’Asia Minore continentale fosse a5 data a supporti di materiale deperibile come argilla, legno o papiro, 6 il che è del tutto

coerente con una maggiore “modernità” del-la regione rispetto al resto del mondo greco. Ecco, forse, il perché i testi su materiale deperi-bile potrebbero precedere di almeno un secolo e mezzo le iscrizioni – stricto sensu – su pietra e in particolare quelle monumentali.

&. >. Creta e l’epigra! a giuridica

Come già illustrato per la grecità microasia-tica, durante il H&& secolo a.C. si assiste a una progressiva estensione dell’uso della scrittura non solo nel campo della letteratura, ma an-che dell’amministrazione. M L’ambiente dorico – insieme a quello ionico, di cui si è appena det-to – sembra avvalersene più degli altri. Infatti, accanto alle consuete iscrizioni su vaso, la più antica delle quali proviene da Rodi, N i Cretesi emergono come i primi ad adottare la scrittura in ambito giurisdizionale. Le Leggi di Gortina, così come sono pervenute, sono una redazione del H secolo a.C. di un codice giuridico che era già esistente nel H&&. Sui muri e sui gradini del tempio di Apollo Pizio, infatti, sono ancora in-dividuabili alcune parti, in verità lacunose, del-le leggi più antiche. O Inoltre è stato notato che la società descritta nella redazione di H secolo è, in massima parte, di tipo arcaico P e ben si adat-ta a un contesto cronologico precedente.

:1 e :@ ; p. >=8 nr 7. Da ricordare che il Memnonion in realtà non era altro che il tempio funerario del faraone Sethi &, vissuto tra il 1>1< e il 17;@ a.C.

0 Vedere spec. P. A. M+)#'Q+I, The East Aegean-West Anatolian Interface in the Late Bronze Age : Mycenaeans and the Kingdom of Ahhiyawa, « AS » @; (1;;;), pp. >>-=;.

2 Sarà utile notare che almeno per quanto riguarda Ta-lete di Mileto (H&&/H& secolo a.C.) la tradizione sembra concorde nell’a9 ermare che egli non abbia mai / ssato per iscritto le sue teorie / loso/ che.

3 In questo caso bisogna ricordare che Anassimandro, oltre che per la sua fama di / losofo, si distinse come geo-grafo e inventore : si devono infatti a lui la prima carta geo-gra/ ca e l’invenzione dello gnomone, strumento che farà la fortuna di Eratostene in età ellenistica e che lo scienzia-to utilizzò nel suo calcolo dell’equatore terrestre.

4 Per il momento si può soltanto constatare che la / s-sazione su supporto materiale e la conseguente di9 usione dei testi letterarî in senso ampio, così come delle epigra/ nel loro complesso, doveva essere assai rara dal momento che non ne sono sopravvissuti esempi. Le opere compo-ste da autori di area microasiatica di cui sono pervenuti i titoli saranno certamente state / ssate da qualche parte ; la stessa tradizione che dà conto della dedica di una copia dell’opera di Eraclito Peri; fuvsew~ nell’Artemision di Efeso conferma comunque una di9 usione, seppur minima, di una cultura libraria e di una prima / ssazione su volumen (vedere Diog. Laert. &G = = 77 a 1 D&!(C-K"$#.).

6 In analogia, rispettivamente, con gli usi dei vicini Sta-ti neo-hittiti e dell’ultimo Egitto faraonico ; i contatti di quest’ultimo con l’Asia Minore sono attestati sin dalle età più antiche, alcuni documenti ed epigra/ gerogli/ che tra-

mandano contatti con l’Anatolia sia per l’approvvigiona-mento di uomini – vedere supra – che di legname, in con-correnza in quest’ultimo caso con il Libano.

M Fu probabilmente questo uno dei momenti decisivi che sancirono l’adozione de/ nitiva della scrittura alfabe-tica da parte dei Greci. Il moltiplicarsi dei campi in cui fu possibile servirsi dei segni fenici dimostrò una volta per sempre la loro adattabilità a qualsiasi altro tipo di setto-re della vita sociale. Per una spiegazione e un confronto con l’insuccesso e l’abbandono de/ nitivo della lineare B vedere A. U-J&'!(, Preistoria del greco e archivi di palazzo, in S!''&C (ed.), I Greci cit., pp. 18>-1>7, sp. p. 1>7 ; risulta utile anche il contributo di P$"&C!, La nascita cit., sp. pp. 1?-1<.

N Si tratta di un gra5 to della / ne dell’H&&& secolo a.C. su una coppa con decorazione sub-geometrica. Il testo, ancora una “nota di possesso”, è il seguente : ðoraðo hmi ðulic~. G)$"*)--&, Epigra! a greca cit., &, pp. >7<->7;.

O Inscriptiones Creticae [d’ora in avanti IC] &H @, Roma 1;>:-1;:8, sp. nrr 1, @, 18, @1-@?.

P Circa gli elementi che provano l’alta antichità del-l’iscrizione si notino, per es., le menzioni in essa di un’or-ganizzazione di tipo matrilineare (vedere, per es., IC &H ?7, coll. H& :=-H&& @, in cui si sancisce che un / glio, nato da madre libera e padre schiavo, è libero se nato nella casa materna ; cf. anche il gra5 to su orcio da Creta menzio-nato supra, p. 1= n. :) e il carattere bustrofedico dell’epi-grafe. Attualmente la Grande Iscrizione – così viene an-che chiamata l’iscrizione delle leggi di Gortina – consta di 17 colonne, ma sembra che in origine dovessero essere almeno 78 ; ogni riga è costituita da un numero di lettere compreso tra 71 e 7>. Ancora riguardo al contenuto, va sottolineato il carattere “pancretese” delle leggi ; la Gran-

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C'+"&$ ! ,!+,"$1&$ *!((’$(1$B!'&C%+ &# ,"!-&$ 19

Ma il codice gortinio non è il solo ritrova-mento di questo tipo sull’isola : esiste infatti un altro codice di leggi proveniente da Drero, con ogni probabilità della stessa epoca (metà del H&& secolo a.C.). 0 Come a Gortina, anche a Drero le norme sono state eternate sulle mura del tempio protogeometrico dedicato ad Apol-lo Delfivnio~ ; esse furono iscritte su blocchi di scisto appena sbozzati e presentano un tipo di mise en page piuttosto caratteristico, tipico di Creta ; questa disposizione consiste nell’inizia-re a iscrivere il testo da destra verso sinistra, seguendo la linea del muro sino alla / ne ; a que-sto punto ci sono due possibilità : se l’epigrafe termina prima della / ne del muro il resto dei blocchi privi di testo rimangono non iscritti ; viceversa se la norma consta di un testo più lungo, una volta che esso giunga alla / ne del muro, procede bustrofedicamente nella riga in-feriore, anche per più linee. 2 Questo probabil-mente avrebbe dovuto favorire una maggiore intelligibilità e distinguibilità delle norme per chiunque se ne fosse servito, infatti ogni norma è ben discernibile dalla seguente o perché cor-risponde a un unico / lare di blocchi, o perché individuabile grazie ai vacat presenti tra una norma e l’inizio della successiva. 3

Il ruolo egemonico di Creta come “guida” simbolica dei grandi nomoteti del H&& secolo a.C. è confermato anche da molti luoghi let-terarî. È attestato, per esempio, che Licurgo abbia viaggiato fra Sparta e Creta per appren-dere gli “ordinamenti politici locali” 4 e che ivi abbia conosciuto Taleta di Gortina, invitando-lo a soggiornare a Sparta ; 6 che Solone abbia mandato a chiamare Epimenide di Cnosso per puri/ care la città dall’empia strage dei Cilonidi e che in seguito il cretese lo abbia aiutato a redi-

gere e promulgare le sue norme ; M che Zaleuco di Locri Epize/ ri fu, come Licurgo, allievo di Taleta e che fu maestro di Caronda, legislatore di Catania. N

Si deve anche aggiungere che la metrica sem-bra essere stata decisiva per la perpetuazione delle leggi in ambito orale, se si dà credito alla notizia, tramandata da più fonti, O che i novmoi venivano cantati, così da costituire quasi un ge-nere letterario a sé stante.

Sembra insomma che a Creta la scrittura abbia avuto una funzione quasi esclusivamen-te amministrativa in senso ampio, sulla scorta del sistema redistributivo di tradizione minoi-co-micenea. A questo proposito, accanto alle iscrizioni giuridiche citate sopra, sarà oppor-tuno aggiungere anche il “contratto di Spen-sivqio~”, un poinikastav~ di Creta di cui si ha notizia grazie a un’epigrafe incisa su una mi-tra di bronzo ; i privilegi e i diritti, tributati da una piccola comunità cretese, i Datalei`~, P per le sue mansioni di scriba, testimoniano l’im-portanza del compito di Spensivqio~ all’interno della comunità stessa, un ruolo di razionalizza-tore non solo in ambito profano, ma anche in ambito sacro. 0R

&. @. Il mondo doricoRestando in contesto dorico, si nota chiara-mente quale centro culturale sia stata la Sparta di quest’epoca. 00 Nell’H&&&/H&& secolo a.C. oltre alla presenza autorevole dell’“indigeno” Tir-teo, giunsero dalla Ionia nella città lacedemo-ne anche due tra i principali esponenti della lirica arcaica greca, Terpandro e Alcmane : 02 dei quali una parte cospicua della produzione letteraria dovette essere composta nella stes-sa Sparta.

de Iscrizione sembra, infatti, frutto di un progressivo ac-corpamento delle leggi e degli statuti locali di alcune tra le più importanti città cretesi arcaiche.

0 J!11!"I, The Local Scripts cit., p. >11 nr 1 a.2 Ibid., pp. >11->17.3 Si potrà infatti comprendere che il testo della norma

di5 cilmente poteva coincidere con esattezza con la lun-ghezza dei blocchi allineati.

4 Il testo esatto è « ta;~ aujtovqi politeiva~ ». Da ricordare, in aggiunta, le ovvie e dovute cautele riguardanti l’esisten-za storica e la cronologia attribuibile al nomoteta sparta-no ; sulla / gura di Licurgo e la sua controversa datazione cf. già Plut., Lyc. 1. Per l’esperienza di Licurgo a Creta cf. Plut., Lyc. @, 1->. 6 Plut., Lyc. @, 7.

M Plut., Sol. 17, >-17 ; Arist., Resp. Athen. &.N Arist., Pol. 17?@ a 77->1.O Hermipp., fr. << W!J"(& ; Pl., Tim. 71 b > ; Ael. VH 7,

>;.P Sembra che i Datalei`~ fossero i rappresentanti scelti

di una delle cinque tribù che usufruirono dei servigi di

Spensivqio~ – come testimoniato alla l. 7, lato A del testo. Queste piccole comunità sembrano da collocare nel ter-ritorio intorno a Lyttos (Creta orientale) sia su base pa-leogra/ ca che linguistica, ma anche su base strutturale. Vedere L. H. J!11!"I-A. M+"D)",+-D$H&!C, Poinikastav~ and poinikavzen : BM 1&(&. %-'.1, a New Archaic Inscription from Crete, « Kadmos » ; (1;?8), pp. 11<-1:@, sp. pp. 1@<-1:>.

0R Per il dettaglio dell’iscrizione si veda J!11!"I-M+"-D)",+-D$H&!C, Poinikastav~ cit., pp. 17@-17:. Per un’ampia panoramica sul rapporto tra alfabetismo e codi/ cazione scritta delle leggi vedere J. WJ&'(!I, Cretan Laws and Cretan Literacy, « AJA » 181/&H (1;;?), pp. =>:-==1, sp. pp. =:>-=::.

00 Per una messa a punto della tradizione letteraria ed epigra/ ca riguardante il ruolo e la di9 usione delle lettere a Sparta cf. spec. P. A. C$"'(!*,!, Literacy in the Spartan Oligarchy, « JHS » ;< (1;?<), pp. 7:->? ; B+"&#,, Literacy cit., sp. pp. 1?-@; (capitolo && : Archaic Sparta).

02 Con tutte le riserve, tuttavia, di una sua possibile autoctonia alternativa alla più nota origine lidia, di Sardi più precisamente. Vedere Alcm., fr. 18 a 7:-@@ P$,! ; fr. 1> a :-1: P$,! ; fr. 1> c 1-> P$,! ; fr. 1> d 1-@ P$,!.

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20 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''& Le fonti letterarie 0 informano che Licurgo

proibì la / ssazione scritta di leggi, imponen-do un regolamento di tipo orale denominato rJhvtra, termine la cui etimologia esplicita il suo concetto originario. 2 Ebbene, in campo epigra-/ co, tale termine è attestato soltanto in ambito peloponnesiaco, 3 tranne in un caso ecceziona-le : una stele piramidale in pietra rossastra pro-veniente da Chio. 4 Si tratta di un decreto sa-cro e amministrativo risalente al periodo :?:-::8 a.C. Sebbene notevole per molti aspetti, 6 in questa sede è importante sottolineare sia la sua collocazione extra-dorica, sia l’estrema ar-caicità dell’iscrizione in rapporto al termine in questione che compare alla linea 7 del lato A.

L’area insulare delle Cicladi è caratterizzata da una grande oscillazione nell’uso della scrit-tura, sicché si rende opportuno distinguere le isole di inA uenza ionica da quelle di inA uenza dorica. Si nota che le seconde rispetto alle pri-me hanno restituito iscrizioni in numero mag-giore e più antiche. Il caso di Thera è il più im-pressionante. Le rocce comprese fra il tempio di Apollo Carneo e il ginnasio ellenistico sono completamente coperte di gra5 ti con antropo-nimi e dediche che vanno dal pieno H&& secolo a.C. M / no all’età romana. Per quanto riguarda le iscrizioni più arcaiche, esse sembrano frutto di una manifestazione spontanea di scrittura as-solutamente straordinaria per l’epoca. L’esem-pio più eclatante che si può citare è quello del gra5 to nr @:: del catalogo Roehl : un certo Feidippivda~ incise il suo nome su una roccia e, in seguito, qualcuno ha gra5 to al di sotto il

termine povrno~. N Forse nel medesimo luogo si potrebbe ipotizzare la presenza di una scuola già in età arcaica, con un’evidente perpetua-zione dell’uso in età ellenistica, se si considera la presenza del ginnasio. Bisogna aggiungere anche le circa cento iscrizioni sepolcrali com-prese tra H&& e H& secolo a.C. provenienti da The-ra stessa, anche se queste ultime non indicano necessariamente un livello di alfabetizzazione di9 usa sull’isola. O I dati di Thera si prestano a due tipi di conclusioni : da una parte si riscon-tra – in conformità con quanto si è detto sopra, essendo Thera un’isola dorica non lontana da Creta – una di9 usione della scrittura già in età arcaica, così da far pensare che, nel H&& seco-lo, un giovane abitante dell’isola potesse avere un tipo di educazione di base in cui l’appren-dimento del leggere e dello scrivere avrebbe potuto essere compreso. Da un altro lato, se si considera l’esigua distanza che separa Thera dalla ionica Ios, ad esempio, si rimane stupi-ti di come quest’ultima non abbia fornito af-fatto iscrizioni di età arcaica. Una spiegazione di questo è forse riconducibile alla presenza di un centro cultuale importante a Thera quale il santuario di Apollo Kavrneio~. Più in generale, infatti, non è raro che alcuni dei più importanti “giacimenti” epigra/ ci siano da riconnettere a santuari o luoghi di culto molto importanti. A titolo esempli/ cativo si possono citare i casi più rimarchevoli del continente greco : per quan-to riguarda l’ambito dorico-peloponnesiaco si tenga presente il numero notevole di oggetti iscritti del tempio di Posidone e An/ trite a Co-

0 Vedere Plut., Lyc. = e 1>, [email protected] In altri termini, rJhvtra assume nella sua forma ori-

ginaria il signi/ cato di “legge tramandata oralmente”. Il termine, infatti, proviene dalla radice *üre-, grado zero della radice *üer-/*üre- del verbo ei[rw “dire, parlare”. Ei[rw è impiegato raramente al presente (attestato solo in Omero e pochi altri), diversamente dalla sua radice che è spesso usata, anche con la sua forma al grado medio *üer-, per la formazione del futuro (eJrw`) e del perfetto di levgw (ei[rhka). Oltre che in rJhvtra (dorico ed eolico üra-vtra), la radice *üre- è presente in termini frequenti come rJhvtwr “oratore”, rJh`si~ “discorso”, rJh`ma “parola”. Le più antiche attestazioni del termine sono in Hom., Od. G&H >;>->;@ :

ajllÆ a[ge nu`n rJhvtrhn poihsovmeqÆ : aujta;r o[pisqemavrturoi ajmfotevroisi qeoiv, toi; ÒOlumpon e[cousin

(dunque un patto sacro approvato da uno o più dei) e Tyrt., fr. 1 b G!#'&(&-P"$'+.

3 Esempi di rJhvtrai di area peloponnesiaca sono conte-nute in J!11!"I, The Local Scripts cit., pp. 71=-71; nrr @-=, 18, 17 e 1:. Si tratta per lo più di epigra/ tardo-arcaiche al massimo riferibili, nel caso della nr @, alla / ne del H& secolo a.C., o più probabilmente, all’inizio del H. I nrr = e 17 sono trattati di alleanza, nel primo caso tra Elide e Heraia, nel secondo tra gli ÆAnaivtioi e i Metavpioi. Le rimanenti iscrizioni contengono testi di decreti, tra cui

ve ne è uno (il nr :) che regola l’amministrazione di un tempio. È interessante che tutte queste rJhvtrai siano incise su lamine di bronzo, contrariamente alla legge di Chio (cf. infra).

4 R. M!&,,C-D. M. L!L&C, A Selection of Greek Historical Inscriptions, Oxford 1;=;, nr <. L’iscrizione è bustrofedi-ca.

6 Il testo frammentario delinea parzialmente la gerar-chia e le istituzioni di Chio nel H& secolo a.C. L’apporto dato dall’iscrizione nel campo delle antichità greche è no-tevole in quanto testimonia l’esistenza di un consiglio cit-tadino (lato C, ll. 7 e :), che precedentemente era ritenuto di creazione soloniana, e l’esistenza di capipopolo come i basilei`~ (lato A, l. 1 ; lato D, l. @) e i dhvmarcoi (lato A, ll. >-= ; lato B, l. >).

M IG G&& 7, >:8->?1 e :>=-=81.N Inscriptiones Graecae Antiquissimae [d’ora in avanti IGA]

Berlin 1<<7, nr @::. Il curatore di questo catalogo propone che il secondo incisore avrebbe potuto essere uno spasi-mante deluso da un ri/ uto di Feidippivda~.

O IG G&& 1@18-1@;> e 1=8<-1=1= (Suppl. Thera). In aggiunta si può opportunamente citare l’iscrizione IG G&& 1=>< che comprende calcoli gra5 ti su una pietra scura (lapis niger come scrive Roehl, probabilmente di origine vulcanica), ascrivibile al H& secolo a.C. Per una più di9 usa descrizione tipologica cf. infra.

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C'+"&$ ! ,!+,"$1&$ *!((’$(1$B!'&C%+ &# ,"!-&$ 21

rinto 0 del H&&/H& secolo a.C., le epigra/ prove-nienti dal tempio di Artemide ÆOrqiva a Sparta 2 del H&, le dediche a Era e ai Dioscuri da Mice-ne ; 3 per quanto concerne il contesto attico si ricordino almeno le 11@ dediche del tempio di Posidone al Pireo. 4

Riguardo all’ambito sacrale si deve fare un’ul-teriore precisazione. Come si è detto, Cadmo fu uno dei tanti, mitici arte/ ci dell’importa-zione della scrittura in Grecia ; ciò nonostan-te, Tebe e la Beozia hanno restituito un esiguo numero di testimonianze scritte di età arcaica, tra le quali però spiccano quelle rinvenute nei dintorni del tempio dei Cabiri, 6 ma soprattutto la statuetta che va sotto il nome di “Apollo di Tebe”, probabilmente pertinente al tempio di Apollo Ismenio. Su tale statuetta bronzea è in-ciso un distico esametrico bustrofedico riferibi-le alla / ne dell’H&&& o all’inizio del H&& secolo a.C. Il testo, che si snoda sulle gambe della statuet-ta, è il più antico di queste zone e menziona il dedicante, un certo Mavntiklo~, il quale dedi-ca la statuetta come decima al dio Apollo “che colpisce da lontano”. Anche in questo caso M è da sottolineare la patina omerizzante dell’iscri-zione, riconoscibile sia dal classico formulario epico N che dal lessico usato. O Si noti inoltre in questo caso quale continuità esista, ancora una volta, fra scrittura e amministrazione, retaggio probabile in un contesto templare, per età così alte, di procedure palaziali micenee sopravvis-sute al “Medioevo ellenico”.

Molto simile all’Apollo di Tebe è un’altra im-magine di H&& secolo a.C., rinvenuta nei pres-si del principale santuario apollineo, quello di Delo ; questa seconda statuetta fu dedicata ad Artemide da una donna di Nasso, P Nikavndrh ;

in essa si fa anche menzione del padre della fan-ciulla, Deinodivkh~, di suo fratello, Deinomevnh~, e di suo marito, Fravxo~. Come è facile nota-re, questo manufatto marmoreo ricorda molto da vicino l’esemplare bronzeo tebano, sia per la mise en page dell’iscrizione, anch’essa bustro-fedica, sia anche per il lessico epico 0R e per la struttura esametrica dei tre versi.

Dunque si potrebbe teorizzare che questi due exempla appartenessero a una categoria di oggetti sacri che, prodotti anche da botteghe diverse, fossero iscritti con formule standardiz-zate di tradizione rapsodica, le quali, una vol-ta riadattate, sarebbero servite a nobilitare l’ex voto.

&. :. Epigra! a sepolcrale e tecnicismo artigianale

Sebbene le testimonianze fornite dalle necro-poli o dai materiali sepolcrali iscritti indichino ancor di più come la scrittura sia strettamente connessa al sacro, esse non permettono, in ul-tima analisi, di avere una percezione netta del livello di alfabetizzazione – come si è già avu-to modo di dire. L’attività del lapicida preve-de necessariamente una capacità elementare di tracciare epigra/ su pietra ; 00 infatti, come per i vasai, anche per i lapicidi la scrittura è frutto del “saper fare” artigianale, un “tecnicismo” si potrebbe dire : le lettere in questo caso si po-trebbero assimilare a decorazioni. 02

Le molte epigra/ arcaiche su lapide che re-cano iscrizioni in onore del morto si limitano, il più delle volte, al nome ; 03 talvolta vi aggiun-gono il patronimico, la patria e/o il nome del dedicante ; 04 raramente ne tracciano sintetica-mente le vicende, anche in forma metrica.

0 IG &H 718->@:.2 Cf. D$LK&#C (ed.), The Sanctuary cit. Anche un’iscri-

zione frammentaria da Thera (IG G&& 7, @1:) è stata inte-grata con [ÆOrq]iva ma, come risulta chiaro, in maniera assolutamente incerta.

3 Rispettivamente IG &H :8=, :1? e :=1-:=?, ascrivibili al H& secolo a.C. 4 IGA 78 [1-11@].

6 IG H&& 7@:?-7@:;a del H& secolo a.C. La tradizione, ri-conducibile a Erodoto, che vuole Cadmo (cf. supra, & 1) quale inventore dell’alfabeto, può aver poggiato oltre che sulle mitiche tradizioni di fondazione di Tebe, anche sulla presenza in città di un culto di provenienza fenicia come quello dei Cabiri.

M Cf. supra il caso della “Coppa di Nestore”.N Cf. Hom., Od. &&& :< : aujta;r e[peitÆ a[lloisi divdou carives-

san ajmoibhvn. Il secondo verso inciso sulla statuetta recita : ta`~ {d}dekavta~, tu; dev, Foi`be, divdoi carivüettan ajmoiü[avn].

O Il termine eJkhbovlo~ è presente più volte nel primo libro dell’Iliade sempre riferito ad Apollo. Cf. Hom., Il. &, vv. 1@, 71, ;=, 118, >?>. Sulla base del testo, Guarducci (Epigra! a greca cit., &, pp. 1@:-1@= nr 1) ha teorizzato che il dedicante avrebbe potuto coincidere con l’arte/ ce ; se così

fosse, se ne dovrebbe dedurre che chi ha inciso questi due versi sulla statuetta aveva di necessità una cultura oltre il livello medio, grazie alla quale era in grado di scrivere e produrre un testo poetico. A parziale smentita di questo cf. quanto verrà ricordato tra poco nel testo.

P Vedere J!11!"I, The Local Scripts cit., p. 7;1 nr 7.0R Vedere in particolare üekabovloi dell’Apollo tebano e

h�eÌkhbovloi dell’Artemide delia. 00 Cf. supra.02 Dunque non implicano necessariamente una capacità

elementare di leggere e scrivere.03 Vedere, per es., G)$"*)--&, L’epigra! a greca cit., pp.

>;@->;: nr 7. Si tratta di un’iscrizione da Siracusa di H&& secolo a.C., incisa su vaso cinerario che ricorda un certo MelanivpoÐ .

04 Vedere infra per il tumulo di Menecrate ; cf. anche l’iscrizione rupestre retrograda di Aigiale, Amorgo, IG G&& ?, @@7, del H&& secolo a.C., in cui Pugma`~ dedica a suo / glio Dhi>davma~ forse un ambiente : ciò che rimane nell’epigra-fe è oið[on]. Ancora cf. il monumento cretese di H& secolo a.C. in G)$"*)--&, L’epigra! a greca cit., pp. >;=->;? nr @ : la tomba di una donna, Timwv, dedicata forse dal marito (Eu[agro~ mÆ e{stase).

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22 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''&

0 IG &G 1, <=?. L’iscrizione, dato il suo carattere pubblico, è particolarmente elaborata, oltre – come detto nel testo – a essere metrica. Si noti, inoltre, un segno romboidale che separa l’inizio dalla / ne del testo.

2 Vedere supra, & @.3 Si tratta del monumento ricordato da G)$"*)--&,

L’epigra! a greca cit., pp. >;>->;@ nr 1.4 Per un’analisi dettagliata della questione, sia dal pun-

to di vista letterario che archeologico, rinvio a C. B"&(-($#'!, La scrittura in Omero, « QUCC » :7 (1;;=), pp. >1-@:, con bibliogra/ a. Preme qui ribadire che sull’interpretazio-

ne dei shvmata come gravmmata, o piuttosto come ei[dwla, non c’era accordo già tra i commentatori antichi : vedere a esempio Schol. Hom., Il. H& 1=;.

6 G. N!#-&, L’introduction de l’alphabet en Grèce selon Héro-dote (H -$), « REA » 188 (1;;<), pp. :?;-:<;, sp. p. :<7.

M Cf. Pl., Tim. 77 b-7> c (I. B)"#!', Platonis opera, Oxonii 1;88-1;8?, dal quale si citerà d’ora in poi). A questa sezio-ne del dialogo platonico si riferisce nel & secolo d.C. Flavio Giuseppe in Contra Apionem 7?.

N A. H&(,$"*, Grammatici Graeci, I >, Leipzig 1;81, pp. 1<7-1<@.

Uno dei più antichi esempi di lapide iscrit-ta è il famoso tumulo detto “di Menecrate”, ritrovato nel 1<@> a Corfù. Si tratta di una la-pide, con iscrizione metrica di sei versi, sulla cui data si è incerti : il periodo oscilla, infatti, tra la / ne dell’H&&& e l’inizio del H& secolo a.C. ; l’epigrafe, sinistrorsa e lunga dieci metri, fu incisa a spese pubbliche in onore del prosseno focidese Menecrate di Eantea, 0 al quale suo fratello PraximevneÐ~ dedicò questo cenota/ o in seguito al naufragio di Menecrate stesso in ac-que corciresi.

Si è già fatta menzione delle numerose iscri-zioni arcaiche di Thera ritrovate nella necropo-li di Sellada. 2 Anche in questo caso, gran parte delle epigra/ funerarie rupestri sono costituite semplicemente dal nome del defunto, senza ul-teriori indicazioni ; tra quelle più elaborate spic-ca una tomba particolare : una “casetta funera-ria” su cui è incisa un’epigrafe che ricorda, oltre al nome del defunto, anche il nome dell’artista che la plasmò. 3

C($)*&+ B&$,!''&Roma

&&. F+#'& (!''!"$"&!

È stato di recente e con su5 cienza di argomenti dimostrato che la più antica testimonianza sul-la scrittura in Grecia, Hom., Il. H& 1=< s. (Glauco ricorda le vicende del suo avo Bellerofonte e fa menzione di una missiva contenente shvmata lugrav, attraverso i quali si impartisce l’ordine a chi li riceve di uccidere il latore), non è in-terpretabile come attestazione sicura di scrit-tura alfabetica ; e che anche la menzione di un supporto scrittorio così particolare e in segui-to largamente presente nel mondo greco e poi romano, la tavoletta ripiegata (pivnax ptukov~), sia in realtà dovuta a un uso tipico del Vicino Oriente (della Licia in particolar modo, teatro di alcune delle vicende di Bellerofonte), così come è stato su9 ragato nell’ultimo ventennio anche da attestazioni di tipo archeologico, ri-conducibili al G&H secolo a.C. 4

&&. 1. I#'"+*).&+#! *!((’$(1$B!'+&# G"!-&$

A9 rontando il problema della di9 usione delle prassi di scrittura alfabetiche nella Grecia arcai-ca, basato sui riscontri nelle fonti letterarie, si deve in primo luogo considerare quali fossero le opinioni degli autori antichi sulle circostan-ze dell’introduzione dell’alfabeto in Grecia : su questo argomento, infatti, il dibattito era piut-tosto vivo. L’origine dell’alfabeto si iscrive a pie-no diritto nella ricerca, tipica del mondo gre-co, dei prw`toi euJrhtaiv ; ed essa si trasforma in Erodoto, secondo Giuseppe Nenci, 6 in un vero e proprio criterio assiologico, applicabile tanto ai Greci quanto ai barbari. Ancora, è impor-tante registrare preliminarmente la di9 usione, già in epoca postclassica, M della consapevolezza che quella dell’alfabeto sia per i Greci, rispetto ad altri popoli, un’acquisizione piuttosto tarda. Tale a9 ermazione comporta la formulazione di due importanti corollari : in primo luogo, si tenga presente che, quando i Greci parlano di introduzione di gravmmata, si riferiscono esclu-sivamente all’alfabeto fonetico e non al sistema sillabico in uso in età minoico-micenea ; in se-condo luogo, essi ben sanno che le civiltà orien-tali con le quali in più occasioni storicamente si misurarono – Egiziani, Fenici, Lidi, Persiani – sono assai più antiche e da molto più tempo usano una qualche forma di scrittura.

Quattro sono i / loni principali ai quali le di-verse opinioni sono riconducibili : tre si identi/ -cano in altrettanti signi/ cativi ambiti geogra/ -ci ; e uno riguarda la sfera del divino, chiaman-do in causa l’opera bene/ ca di Prometeo. Resta da segnalare ancora che in tutti i casi, tranne, comprensibilmente, quello di Prometeo, a in-trodurre l’alfabeto in Grecia sono / gure di me-diatori, il merito dei quali non è l’invenzione tout court, ma l’importazione e l’adattamento di un sistema straniero preesistente.

La rassegna principale sulle diverse opinioni si trova in gran parte in uno scolio all’Ars gram-matica di Dionisio il Trace. N Si individuano :

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C'+"&$ ! ,!+,"$1&$ *!((’$(1$B!'&C%+ &# ,"!-&$ 23

0 Hecat., FGrHist 1 F 78. Su Palamede si vedano le con-siderazioni di N!#-&, L’introduction cit., p. :<@.

2 In area ionica sarebbe anche nata, secondo la tradizio-ne, la cartogra/ a. Si attribuisce, infatti, ad Anassimandro (vedi Diog. Laert. && 7) la compilazione di un gewgrafiko;~ pivnax, nel quale doveva essere rappresentata tutta quanta la terra, perfezionato poi da Ecateo (Str. & ? ; Agathem. & 1 = 17 a = D&!(C-K"$#.) : come è ipotizzabile grazie alle parole di Erodoto (H @;), una copia in bronzo di questa tavola fu usata da Aristagora per convincere Cleomene a sostenere la causa ionica contro il nemico persiano (@;; a.C.). È dunque probabile che la cartogra/ a greca sia nata in area ionica, a contatto con il mondo orientale che già da secoli usufruiva di carte geogra/ che : la novità sembra risiedere nell’aver concepito una carta globale del mondo, rispetto alla cartogra/ a egiziana che rappresentava solita-mente solo porzioni di territorio (si vedano in particolare sulla questione il commento ad loc. di G. N!#-& in Erodoto, Le storie. Libro H, La rivolta della Ionia, Milano 1;;@, p. 77> ; e C. J$-+B, Inscrivere la terra abitata su una tavoletta. Ri, es-sione sulla funzione delle carte geogra! che nell’antica Grecia, in Sapere e scrittura cit., pp. 1:> s.

3 Ha ragione, pertanto, L. D!( C+"C+, Materiali per una protostoria del libro e delle pratiche di lettura nel mondo greco, « Segno e Testo » 1 (788>), pp. :-?<, a considerare la di9 u-sione e l’uso del papiro in aree più a contatto con l’Egitto già nel H&&-H& secolo a.C. ; e a leggere così nella fondazione dell’emporio di Naucrati (durante il regno di Psammetico &, ==>-=8; a.C.) « un punto d’arrivo, e cioè come il tentativo di regolamentare una / tta rete di scambi che già esisteva e che aveva imparato da tempo a sfruttare le correnti ma-rittime e il regime di perturbazione annuali quali i celebri venti etesii » (p. 7=).

4 Non è forse casuale che Policrate sia annoverato da Ateneo (& @ = >a in L. C$#1+"$, Ateneo, I deipnoso! sti. I dotti a banchetto, Roma 7881) come uno dei primi posses-

sori di una biblioteca. È interessante inoltre notare che in Erodoto alla / gura del tiranno di Samo si accompagna quella del suo “segretario” (grammatisthv~, così in Hdt. &&& 17>, 1) Meandrio, del quale si narra in seguito la singolare vicenda biogra/ ca di depositore e successore di Policrate. La / gura del segretario, attestata per re e satrapi persiani (ibid., &&& 17<, >), può forse suggerire un’ulteriore assimila-zione di una prassi orientale alla corte di Policrate. In/ ne, anche il passo erodoteo sui gravmmata (H :<-:;) sembre-rebbe confermare l’antichità del papiro come materiale librario in area ionica : così P),(&!C! C$""$'!((&, Cadmo cit., sp. p. 11 ; e N&!**), Testo cit., sp. p. 71:.

6 Hecat., FGrHist 1 F 78. M Su Minosse come primo legislatore dell’isola : Arist.,

Pol. 17?1 b >1->7 (W. D. R+CC, Aristotelis Politica, Oxonii 1;:?, dal quale si citerà d’ora in poi).

N Mnasea in Schol. Dion. Thr. ed. H&(,$"*, Grammatici cit., &&&, p. 1<>.

O Stesicoro ed Euripide in Schol. Dion. Thr. ed. H&(-,$"*, Grammatici cit., &&&, p. 1<>.

P Aesch., Pr. @=8-@=1.0R Hecat., FGrHist 1 F 78. Per Diodoro si veda infra.00 Si veda in proposito C. M$"!K, Euboia und die Ent-

stehung der Alphabetschrift bei den Griechen, « Klio » ?: (1;;>), pp. 7?-@@, che dà per certa una fase di preadattamento, con l’inserzione di elementi vocalici nell’antico alfabeto ara-maico : questo argomento di carattere linguistico diventa più signi/ cativo se confrontato con i rinvenimenti archeo-logici del Vicino Oriente (zona di permanente contatto tra Greci e Aramaici nella zona di Al Mina fra tardo &G e H&&& secolo a.C.) e di Lef kandi in Eubea.

02 G)$"*)--&, La culla cit., individua per Creta una trac-cia dei rapporti coi Fenici già in Hom., Od. G&&& 7?7-7<=. Da Creta, sempre secondo Guarducci (ibid., p. ><@), l’alfabeto sarebbe stato portato a Tera e a Rodi. Si notino in propo-sito : la notizia di Erodoto, che riferisce di una fondazione

1) un / lone egiziano, ricavabile in partico-lare da alcuni scrittori milesii (Anassimandro, Dionigi di Mileto, Ecateo), secondo il qua-le a introdurre l’alfabeto in Grecia sarebbero stati Danao, di origine egizia per la mitogra-/ a tradizionale, o Palamede, signi/ cativamen-te discendente di Danao al settimo grado. 0 È importante sottolineare che gli autori milesii avevano avuto contatti con l’Egitto e ne ave-vano senz’altro conosciuta l’antica scrittura. 2 Tali contatti sono testimoniati per quest’epoca (circa ::8-:78 a.C.) anche dagli scambi episto-lari su papiro (attestando così anche l’uso nor-male di questo materiale scrittorio in ambito non egiziano) 3 tra Policrate tiranno di Samo e il faraone Amasi (Hdt. &&& @8-@>). 4

7) un / lone cretese, inaugurato dallo storico Dosiade 6 (&H secolo a.C.), che attribuisce ai Cre-tesi l’invenzione dell’alfabeto. Questa visione si deve senz’altro alla percezione che avevano i Greci dell’antichità della realtà cretese, con particolare riferimento alla precocità della co-di/ cazione delle leggi a Creta. M

>) un / lone “divino”, rappresentato da Er-mes, N Palamede, O Prometeo P e da alcune / gu-

re note soprattutto per il loro ruolo di precur-sori in ambito musicale : Museo, Orfeo e Lino, che nella ricostruzione di Diodoro Siculo fun-ge da ulteriore mediatore rispetto all’opera di Cadmo. 0R

@) un / lone fenicio-euboico – il più consolida-to nella tradizione e che godrà poi, a ragione, di maggiore credibilità – che vede in Cadmo il mediatore-adattatore per la Grecia dell’alfabeto in uso presso i Fenici. Evidenze archeologiche sempre più numerose attribuiscono all’intera-zione tra Eubei e Fenici 00 l’adozione e l’adatta-mento del sistema alfabetico nella Grecia conti-nentale e nelle colonie occidentali, ricostruen-do variamente la topogra/ a di questi contatti, sulla scorta anche di ipotesi che fanno dell’in-terazione tra le due realtà un fatto avvenuto in più luoghi : su tutti, la presenza di ceramica euboica sulla costa libanese (l’insediamento di Al Mina) ; e l’insediamento fenicio a Kommos, sulle coste meridionali di Creta, già a partire dal &G secolo a.C., che è il periodo nel quale storici e archeologi collocano la seconda e più feconda ondata di espansione fenicia in occi-dente. 02 Tale commistione emerge variamente

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24 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''&

cadmea per Tera (Hdt. &H 1@?), per la quale tuttavia non mi sono noti riscontri archeologici (commento ad loc. di A. C+"-!(($, in Erodoto, Le storie. Libro &H, Milano 1;;>, p. >><) ; Schol. Pind., Pyth. @, 11, nel quale si menziona la fon-dazione di templi a Tera da parte di Cadmo ; Diodoro (H :<, 7->), secondo il quale Cadmo fondò a Rodi un tempio a Posidone e onorò poi anche Atena Lindia con o9 erte votive, una delle quali è un calderone bronzeo lavorato alla maniera antica e recante un’iscrizione in lettere fe-nicie che « furono portate all’inizio dalla Fenicia alla Gre-cia ». Sull’insediamento fenicio a Kommos, vedere SJ$L, Phoenicians cit.

0 Una discussione approfondita sui Ge/ rei si trova in B. V&",&(&+, Commento storico al quinto libro delle “Storie” di Erodoto, Biblioteca degli studi classici e orientali, @, Pisa 1;?:, pp. <8-<1. D’altra parte l’etnonimo, riconducibile al sostantivo gevfura, “ponte”, suggerisce sia considerazioni di tipo topogra/ co sia l’eventualità di un passaggio dal-l’Eubea alla Grecia continentale – magari tra Calchis e Aulide, non lontana da Tanagra, per la quale abbiamo anche riscontri epigra/ ci. Sull’ipotesi di un’origine ioni-ca dei Ge/ rei si veda M. Z$%B!((&, Il demo di Diomeia, le Metageitnia e le origini dei Ge! rei, « RFIC » 18@ (1;?=), pp. 1=>-1<1, sp. pp. 1=>-1=:. Dell’informazione erodotea è im-portante sottolineare la menzione dei due elementi eu-boico e fenicio.

2 Diod. Sic. &&& =?, 1 (F. V+,!(-C. T. F&C-J!", Diodori bibliotheca historica, Lipsiae 1<<<-1;8=, dal quale si citerà

d’ora in poi) : fhsi; (sc. Dionisio Skytobrachion) toivnun parÆ ÓEllhsi prw`ton euJreth;n genevsqai Livnon rJuqmw`n kai; mevlou~, e[ti de; Kavdmou komivsanto~ ejk Foinivkh~ ta; kalouvmena gravm-mata prw`ton eij~ th;n ïEllhnikh;n metaqei`nai diavlekton, kai; ta;~ proshgoriva~ eJkavstw/ tavxai kai; tou;~ carakth`ra~ diatupw`sai. koinh`æ me;n ou\n ta; gravmmata Foinivkeia klhqh`nai dia; to; para; tou;~ ÓEllhna~ ejk Foinivkwn metenecqh`nai, ijdiva/ de; tw`n Pelasgw`n prwvtwn crhsamevnwn toi`~ metateqei`si carakth`rsi Pelasgika; prosagoreuqh`nai.

3 In Plut., Mus. > = 11>7 a (K. Z&!,(!"-M. P+J(!#., Plu-tarchi Moralia, H& >, Lipsiae 1;:@, dal quale si citerà d’ora in poi).

4 Diod. Sic. H ?@, 1 : tai`~ de; Mouvsai~ doqh`nai para; tou` patro;~ th;n tw`n grammavtwn eu{resin kai; th;n tw`n ejpw`n suvn-qesin th;n prosagoreuomevnhn poihtikhvn. pro;~ de; tou;~ lev-gonta~, o{ti Suvroi me;n euJretai; tw`n grammavtwn eijsiv, para; de; touvtwn Foivnike~ maqovnte~ toi`~ ÓEllhsi paradedwvkasin, ou|toi dÆ eijsi;n oiJ meta; Kavdmou pleuvsante~ eij~ th;n Eujrwvphn, kai; dia; tou`to tou;~ ÓEllhna~ ta; gravmmata Foinivkeia pro-sagoreuvein, fasi; tou;~ Foivnika~ oujk ejx ajrch`~ euJrei`n, ajlla; tou;~ tuvpou~ tw`n grammavtwn metaqei`nai movnon, kai; th`æ te grafh`æ tauvthæ tou;~ pleivstou~ tw`n ajnqrwvpwn crhvsasqai kai; dia; tou`to tucei`n th`~ proeirhmevnh~ proshgoriva~.

6 Ephor., FGrHist ?8 F >> ; Arist., Pol. 17?1 b >1->7.M Nella sua menzione dei legislatori arcaici Aristotele

(Pol. 17?@ b 7>-7@) ricorda anche : Filolao di Corinto legisla-tore a Tebe ; Falea di Calcedone ; Platone ; Pittaco di Miti-lene ; Androdamante di Reggio : questi « legiferò per i cal-cidesi di Tracia », i quali avevano origini euboiche.

dalle fonti letterarie, in particolare : a) probabil-mente in polemica con i suddetti scrittori mile-sii, Erodoto (H :<) sostiene che a introdurre in Grecia l’alfabeto siano stati i Fenici giunti con Cadmo, i quali si stabilirono in Grecia e ejshv-gagon didaskavlia ej~ tou;~ ÓEllhna~ kai; dh; kai; gravmmata. L’excursus erodoteo sui Foinikhvia gravmmata è introdotto dalla menzione dei Ge-/ rei : essi si proclamano originari di Eretria, ma Erodoto, a seguito delle sue ricerche (H :? : wJ~ de; ejgw; ajnapunqanovmeno~ euJrivskw), a9 erma la loro appartenenza a quel gruppo di Fenici che con Cadmo giunsero in Beozia. L’origine dei Ge/ rei rappresenta tutt’ora un problema com-plesso : si può ipotizzare che la confusione delle informazioni sia dovuta al fatto che si trattas-se già di una popolazione mista elleno-fenicia di Beozia, residente dapprima a Tanagra e poi in Attica, che è la sede a proposito della quale prende avvio l’excursus erodoteo. 0 b) in Dio-doro la trasmissione dell’alfabeto dai Fenici ai Greci è sempre scandita dalle due tappe “im-portazione” e “adattamento” ; e questa secon-da fase implica sempre un cambiamento nella forma delle lettere. In particolare : in &&& =?, 1 Diodoro riferisce l’opinione di Dionisio Skyto-brachion (&&&-&& secolo a.C.), per il quale le let-tere importate da Cadmo furono adattate da Lino ; 2 questi, secondo Eraclide Pontico, 3 era originario dell’Eubea (Livnon to;n ejx Eujboiva~). Nella sezione della sua opera dedicata ai Cre-

tesi, Diodoro attribuisce loro l’opinione (H ?@, 1), integrata poi dal suo parere personale, che a inventare l’alfabeto non sarebbero stati i Fe-nici, ma i Siri, cioè gli abitanti delle città meri-dionali del Libano e che – questa è l’aggiunta dell’autore – i Fenici avrebbero cambiato la for-ma (tuvpo~) delle lettere prima di trasmetterle ai Greci. 4

&&. 7. Creta come centro di irradiazioneSe non è utile, per il periodo preso in consi-derazione, fornire una valutazione quantitati-va sull’uso della scrittura in Grecia, si possono tuttavia determinare, secondo un criterio fun-zionale e geogra/ co, ambiti di uso che si este-sero progressivamente e che ritroviamo in for-ma compiutamente di9 usa nel H e soprattutto nel &H secolo a.C.

Prendiamo le mosse dalla considerazione del-l’“antichità” della civiltà cretese arcaica come, appunto, “civiltà scrivente”, soprattutto in ri-ferimento alla codi/ cazione scritta delle leggi. Nelle fonti letterarie, sin dal &H secolo a.C., tut-ta l’“archeologia” giuridica è incentrata su rac-conti che fanno di Creta il centro propulsore di iniziative di codi/ cazione in altre località geo-gra/ che fra H&&& e H& secolo.

Eforo e Aristotele riferiscono sulla precocità a Creta del fenomeno di emananazione e, so-prattutto, di / ssazione scritta delle leggi. 6 Le fonti letterarie M stabiliscono per i maggiori no-

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0 Secondo Aristotele (Pol. 17?@ a 7>-7:) Caronda di Cata-nia « diede leggi ai concittadini e alle altre città calcidiche in Italia e in Sicilia ». Cf. anche Pl., Resp. :;;e >.

2 Hdt. & =:, @ ; [Pl.], Min. >1< c-d ; Ephor., FGrHist ?8 F >>. 3 Plut., Lyc. @, 1 (trad. di M. Manfredini).

4 Arist., Pol. 17?@ a 7<->1.6 Epimenide è una / gura leggendaria di makrovbio~ (per

una carrellata di opinioni sull’età della sua morte si veda la vita di Epimenide come narrata in Diog. Laert. & 18, 18;-11:), alla quale sono attribuite molte opere (Diogene Laerzio riporta anche un episodio di corrispondenza epi-stolare fra Epimenide e Solone). Per un’interpretazione complessiva della / gura di Epimenide rinvio a E. F!*!"&--+-A. V&C-+#'& (edd.), Epimenide cretese, Quaderni del di-partimento di discipline storiche “Ettore Lepore”, 7, Na-poli 7881.

M Sull’argomento G. C$%$CC$, Le) i orali e le) i scritte.

I legislatori, in S!''&C (ed.), I Greci cit., &&, Torino 1;;@, pp. :=1-:?=, nel quale si veda anche l’analisi della connessione tra novmo~ “legge” e nomeuv~ “pastore”, pp. :=? s.

N Si vedano in proposito Ermippo, fr. << W!J"(& (ad Atene durante il simposio erano cantate le leggi di Caron-da) ; Pl., Tim. 71 b > ; Ael. VH 7, >; (i fanciulli di condizione libera a Creta dovevano apprendere le leggi metav tino~ melw/diva~).

O Per un censo compiuto delle iscrizioni sull’isola, / na-lizzato allo studio del rapporto tra alfabetismo ed epigra-/ a legislativa, rimando al lavoro di WJ&'(!I, Cretan Laws cit.

P Platone (Resp. :@@ c ; Lg. =>1 b s.), citato assieme a Se-nofonte, Eforo, Callistene da Polibio (H& @:). Secondo Stra-bone (G @<1) era stato soprattutto lo storico cumano a svi-luppare questo tema.

0R Arist., Pol. 1>88 a @-=. 00 Plut., Lyc. 1>.

moteti greci arcaici (Zaleuco di Locri, Caron-da di Catania, 0 Licurgo, Solone) contatti con Creta : per Licurgo si fa riferimento a un sog-giorno sull’isola, 2 durante il quale « studiò gli ordinamenti politici locali e si incontrò con le personalità illustri » e « ammirò alcune leggi e ne prese nota » ; 3 secondo una tradizione rife-rita da Aristotele (che però la contesta perché cronologicamente inverosimile), Licurgo e Za-leuco furono allievi di Taleta di Gortina e più tardi Caronda fu discepolo di Zaleuco ; 4 in/ ne Plutarco (Sol. 17, ?-<) riferisce che gli Ateniesi mandarono a chiamare un illustre personaggio cretese, Epimenide, il quale « venuto ad Atene e stretta amicizia con Solone, gli predispose e avviò molta parte della sua legislazione ». 6

Secondo quanto riferisce Plutarco (Lyc. @, >-:), Licurgo, durante un suo soggiorno a Creta, « inviò a Sparta, dopo averlo persuaso con la sua cortesia e amicizia, uno di coloro che a Creta erano considerati uomini sapienti e abili stati-sti, Taleta, che aveva fama di essere un poeta lirico e in apparenza esercitava questa profes-sione, ma in realtà otteneva quello che otten-gono i migliori legislatori ». In questo passo di Plutarco si trova traccia dell’uso molto testimo-niato per l’età arcaica di “cantare” le leggi : mi riferisco ai cosiddetti novmoi cantati, M che in ori-gine, prima della / ssazione scritta, dovevano essere il veicolo normale di trasmissione delle norme. La loro tradizione, tuttavia, non andò perduta nel periodo successivo : certamente i novmoi mutarono funzione, diventando oggetto d’apprendimento mnemonico probabilmente con / nalità puramente pedagogiche. N

A riprova della coincidenza di quanto emer-ge dalle fonti letterarie con l’e9 ettiva realtà del-le prassi scrittorie a Creta, sta il dato di fatto archeologico : la stragrande maggioranza delle epigra/ rinvenute sull’isola, infatti, riporta te-

sti legislativi, esposti – e quindi pubblicati – sul-le mura dei templi. O

&&. >. Sparta

In certa misura confrontabile con la situazione cretese è quella spartana. Sparta e Creta sono spesso accomunate dalle fonti P per via della loro stessa “nazionalità” dorica. Tale a5 nità si riscontra in particolare nella loro organizzazio-ne politica e sociale di tipo aristocratico, nella quale l’educazione, riservata ai cittadini di pie-no diritto, è “pubblica”. 0R È opportuno notare come l’apprendimento dei gravmmata si inseri-sca variamente nei due ambiti. Per Sparta ab-biamo la nota testimonianza plutarchea sulle riforme attribuite a Licurgo, secondo la quale l’educazione, orale e mnemonica, era / naliz-zata all’attività militare. Anche le leggi, infatti, chiamate signi/ cativamente rJh`trai, erano ap-prese a memoria su base orale, senza una / s-sazione scritta. 00 Diversa in questo senso la si-tuazione a Creta, dove, secondo Eforo (FGrHist ?8 F 1@;), tutti i fanciulli dovevano imparare a leggere e a scrivere. Una simile notizia è riferita anche a proposito della città di Catania e del-l’attività legislativa svolta là da Caronda (Diod. Sic. G&& 17, @ ; 1>, >-@) : si tratta forse di un’idea consolidata di &H secolo a.C. che viene per il suo valore contemporaneo retrodatata e inse-rita tra le innovazioni del lavoro dei primi legi-slatori. Tale passaggio si giusti/ ca alla luce del fatto che gli autori seriori percepivano come fondamentale la messa per iscritto dei novmoi e la sentivano strettamente correlata con l’esi-genza di un alfabetismo di9 uso.

Dalle fonti non emerge in modo chiaro per la Sparta di H&&-H& secolo a.C. che l’insegnamento delle abilità di leggere e scrivere fosse incluso nel programma educativo di Stato. Ci si può dunque domandare in quali ambiti fosse allora

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26 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''&

0 Hdt. H& :? ; Xen., Lac. 1:, :.2 Per l’accuratezza necessaria nel riferire le parole del-

la Pizia si veda anche Theogn. <8:-<18 W!C' : tovrnou kai; stavqmh~ kai; gnwvmono~ a[ndra qewro;n / eujquvteron crh; e[men Kuvrne fulassovmenon / w|itiniv ken Puqw`ni qeou` crhvsasÆ iJev-reia / ojmfh;n shmhvnhi pivono~ ejx ajduvtou / ou[tev ti ga;r pros-qei;~ oujdevn kÆ e[ti favrmakon eu{roi~ / oujdÆ ajfelw;n pro;~ qew`n ajmplakivhn profuvgoi~.

3 Hdt. H& :? (trad. di G. Nenci).4 Sull’argomento vedere M. D!'&!##!, Lo spazio della

pubblicità : i suoi operatori intellettuali nella città, in Sapere e scrittura cit., pp. :-@;, sp. pp. 7<->@.

6 Ar., Av. 17<> ; Schol. Ar., Lys. ;;1 ; Plut., Lys. 1; ; Ath. &&& >1 = <: e ; Phot., Lex. :7:, 71 ; Suda e Hesych. s. v. skutavlh ; Et. Magn. ?78 s. v. skutavlh. M Gell. GH&& ;.

N Così dovrebbe interpretarsi secondo Luciano Canfora Ath. G ?@ = @:1 c-d (vedere Ateneo cit., p. 1111 n. :).

O Cf. in particolare Diss. log. && 18 ; Xen., Lac. 7 ; Isoc., Pa-nath. 78, ;.

P Oltre a C$"'(!*,!, Literacy cit. e B+"&#,, Literacy cit.,

presente la scrittura nella città peloponnesiaca. In primo luogo nel rapporto con gli oracoli. Ve-rosimilmente, infatti, a Sparta esisteva una rac-colta di oracoli scritti in età assai antica, come è deducibile da alcune fonti. Plutarco riferisce (Lyc. :, @) che, per certi/ care l’approvazione di-vina alla costituzione da lui introdotta, Licurgo si recò a Del/ e ne riportò un oracolo favo-revole. Le parole usate da Plutarco (crhsmo;n komivzwn) possono autorizzare a pensare che il nomoteta recasse con sé una copia scritta del responso del/ co e che esso sia successivamente entrato a far parte di una raccolta appunto di oracoli. Erodoto (H ;8), poi, riferisce di come probabilmente questa stessa collezione si do-vette accrescere quando Cleomene si imposses-sò di un’analoga raccolta ateniese, in occasio-ne della cacciata dei Pisistratidi da Atene (:18 a.C.), i quali, in fuga, la abbandonarono ejn tw`/ iJrw/` sull’acropoli. In/ ne, si consideri il legame particolare di Sparta con l’oracolo del/ co, pro-vato dalla presenza, diversamente da quanto accade in altre città, di una magistratura speci-/ ca per la consultazione dell’oracolo, i Puv qioi. Nutriti e mantenuti a spese dello Stato, 0 in nu-mero di quattro (due assegnati a ciascun re), essi riportavano accuratamente 2 ai propri so-vrani i responsi della Pizia ; responsi dei quali, in quanto mediatori, « essi sono a conoscenza, ma che sono custoditi dai re » 3 e dei quali non viene data pubblicazione. 4

Un altro ambito nel quale si esplicava un cer-to uso della scrittura era quello dei messaggi cifrati. Si ha notizia da più fonti 6 di un parti-colare sistema di comunicazione tipicamente spartano che serviva a inviare dispacci agli uf-/ ciali che operavano lontani dalla madrepatria nei diversi teatri bellici : si tratta della cosiddetta skutavlh. Tale sistema consisteva in una cop-

pia di bastoncini di uguale diametro, uno in possesso del mittente, l’altro del destinatario, intorno ai quali si avvolgevano strisce di ma-teriale scrittorio (probabilmente cuoio M o, se-condo altri, papiro N) scritte in modo che, sro-tolate o avvolte intorno a un bastoncino non conforme all’originale, il testo non fosse recu-perabile. Quest’uso della scrittura riservato e cifrato, nonché il gran numero di fonti di &H secolo a.C. O di matrice ateniese che fanno de-gli Spartani un popolo di analfabeti (in accordo con il progetto culturale pericleo, sintetizzato da Tucidide con la celebre espressione “Atene scuola dell’Ellade”) hanno spesso indotto la cri-tica a concordare con questa visione negativa e a ritenere minima la di9 usione dell’alfabeti-smo a Sparta. Questa lettura è stata rimessa in discussione nell’ultimo trentennio, a partire da ritrovamenti di carattere epigra/ co che hanno consentito un’interpretazione diversa – quan-do non del tutto opposta a quella tradizionale – del repertorio di fonti sull’argomento. P Uno dei problemi maggiori è costituito dal rappor-to tra un certo numero di testimonianze, che fanno di Sparta un centro culturale di primo piano in età arcaica, sede di gare e feste a sfon-do musicale in grado di attirare numerosi poeti di spicco dell’epoca, 0R e la con/ gurazione che Sparta acquisisce in seguito alle riforme licur-ghee, che imprimono, come detto, una forte caratterizzazione militare che coinvolge anche il pro/ lo educativo.

&&. @. Ambiti di uso

&&. @. 1. I templi e gli oracoli

I templi e gli oracoli ricoprono un ruolo di pri-mo piano in età arcaica per quanto riguarda l’attestazione di prassi di scrittura : la consulta-

si veda anche, sulla stessa linea, il recente E. G. M&((!#-*!", Spartan Literacy Revisited, « ClAnt » 78 (7881), pp. 171-1=@. In quest’ultimo lavoro si tende forse troppo ad attri-buire alla Sparta di H&&-H& secolo a.C. usi connessi con scrit-tura e alfabetizzazione accertabili, sulla base delle fonti, solo per il H-&H secolo.

0R Riferimenti allo splendore culturale di Sparta in età arcaica sono in Terp. fr. = B!",K in Plut., Lyc. 71, : e Plut., Mus. ; = 11>@ b. Terpandro diede il primo assetto alle istitu-zioni musicali a Sparta ; e di una successiva organizzazione furono promotori, stando a Plutarco, Taleta di Gortina (già ricordato a proposito dell’opera legislatrice di Licur-go, cf. supra && 7), Senodamo di Citera, Senocrito di Locri, Polimnesto di Colofone e Sacada di Argo. Sotto la spinta di costoro furono istituite a Sparta le Gimnopedie. Secon-do quanto riferisce Ellanico (FGrHist @ F <:), le Carnee, le grandi feste spartane in onore di Apollo Carneo, si ten-nero per la prima volta nella 7=a Olimpiade (=?=-=?> a.C.) e il primo a riportare la vittoria nell’agone musicale fu Terpandro. Altre fonti in F. RuzS, Lycurgue de Sparte et ses

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C'+"&$ ! ,!+,"$1&$ *!((’$(1$B!'&C%+ &# ,"!-&$ 27

zione dell’oracolo – così emerge dalle fonti – è spesso accompagnata dall’annotazione del re-sponso del dio : in alcuni contesti la trascrizione si giusti/ ca alla luce di una “maggiore rilevan-za” del prescritto ; 0 in altri casi l’uso è ritenuto assolutamente normale. 2 Spesso alla trascrizio-ne e al trasporto in patria del responso segue il deposito presso un’autorità o un tempio, che, come è stato più volte osservato in studi re-centi, 3 costituiva in età arcaica una prima, em-brionale sede d’archivio. 4 La consuetudine di depositare presso templi coinvolge anche au-tori di opere / loso/ che e letterarie : celebri i casi di Eraclito, che depositò una copia del suo suvggramma presso il tempio di Artemide a Efe-so (Diog. Laert. &G = = 77 a 1 Diels-Kranz), e della dedica nel tempio di Atena Lindia a Rodi dell’ode, riprodotta a lettere d’oro, di Pindaro (Ol. H&&) per Diagora, vincitore nell’Olimpiade del @=@ a.C. (Gorgone di Rodi, FGrHist :1: F 1<). 6 L’interpretazione di Giovanni Cerri M della sfrhgiv~ teognidea (che consisterebbe appun-to nel deposito di una copia “autenticata” del-l’opera, recante cioè il nome dell’autore, presso un luogo sacro), chiarisce dinamiche di di9 u-sione, plagio e tutela del lavoro letterario in un’epoca nella quale la dialettica fra scrittura e oralità tende ancora decisamente a favore di quest’ultima.

La / gura di Onomacrito sintetizza bene tut-to quanto il discorso : autore di una raccolta di crhsmoiv, fu accusato di falsi/ cazione e bandito dall’Atene di Pisistrato. N Signi/ cativa, ancorché tarda, è la voce di Dionigi di Alicarnasso, che nel De Thucydide (H 77), lodando l’acribia in ma-teria di analisi delle fonti dello storico ateniese, critica i suoi predecessori, accusandoli di limi-tarsi ad armonizzare i contenuti delle mnh`mai

e delle grafaiv, queste ultime depositate presso luoghi sacri o profani dei singoli popoli e delle singole città.

&&. @. 7. La nomogra/ aAltro ambito, come può intuirsi, nel quale per l’età arcaica la scrittura è dalle fonti considerata importante, è quello della nomogra/ a. I mag-giori nomoteti arcaici ai quali abbiamo fatto riferimento sopra (&& 7) sono considerati inno-vatori in quanto si sono posti il problema, in senso positivo o negativo, della / ssazione scrit-ta delle leggi. Emblematico è il caso di Zaleu-co a Locri, il quale, secondo Eforo, / ssò per iscritto quali pene fosse possibile comminare, sottraendo così ai giudici la prerogativa di in-A iggerle arbitrariamente. O Del tutto opposto l’atteggiamento tenuto da Licurgo nei riguar-di della questione : dotò infatti Sparta di un si-stema di leggi, ma non volle che queste fossero messe per iscritto.

Non è questo il luogo per fornire una valu-tazione dettagliata del signi/ cato politico e co-stituzionale dell’opera dei primi legislatori, ma è opportuno analizzare in che modo la / ssa-zione scritta delle leggi costituisca un progres-so nell’uso della scrittura : è stato sottolineato P come il contenuto di queste norme avesse un che di procedurale, amministrativo, che si trat-tasse di dispositivi attuativi miranti a garanti-re la certezza di un diritto, che non per forza in quanto scritto era sentito come de/ nitivo e immodi/ cabile. 0R Questa è l’impressione che si ricava incrociando le poche fonti che abbiamo a proposito di Atene nel H&& e H& secolo a.C. e delle / gure di Dracone prima e Solone poi. A entrambi i personaggi sono ascritte riforme che sono state in seguito storicamente ricollo-

collègues, in P. S&#!)G (ed.), Le législateur et la loi dans l’An-tiquité. Hommage à Françoise Ruzé. Actes du colloque de Caen, 1--1+ mai '##*, Caen 788:, pp. 1:1-1=8, sp. pp. 1:7-1:>.

0 Vedi ad es. Hdt. H&& 1@1-1@7 : gli Ateniesi alla vigilia del-la battaglia di Salamina (@<8 a.C.) consultarono l’oracolo di Del/ e ne riportarono per iscritto le parole ad Atene hjpiwvtera ga;r tw`n protevrwn.

2 Hdt. & @?-@< : i messaggeri inviati da Creso (:=8-:@= a.C.) consultarono più oracoli della Grecia e ne trascris-sero i responsi, che il re controllò di persona (oJ Kroi`so~ e{kasta ajnaptuvsswn ejpwvra tw`n suggrammavtwn).

3 G. C!""&, Il signi! cato di “sphregìs” in Teognide e la sal-vaguardia dell’autenticità testuale nel mondo antico, « QS » >> (1;;1), pp. 71-@8, riferisce (ibid., p. 7?) un’opinione di Gu-glielmo Cavallo, secondo il quale il tempio si con/ gura in sostanza come l’antecedente arcaico della biblioteca dei secoli successivi, antecedente adeguato alle esigenze di una cultura ancora fondata in prevalenza sulla comuni-cazione orale. Un’esposizione puntuale dello status quae-stionis sui luoghi e le pratiche di archiviazione in Grecia si

trova in L. D!( C+"C+, I documenti nella Grecia classica tra produzione e conservazione, « QS » := (7887), pp. 1::-1<;, sp. pp. 1::-1?1.

4 Verosimilmente i templi furono in epoca arcaica gli unici edi/ ci “pubblici” e forse, essendo essi ritenuti luo-ghi inviolabili, davano l’impressione di garantire sicurezza agli oggetti depositati. Si consideri che i templi e i luoghi sacri, più generalmente l’intera area del tevmeno~, grazie alla loro inviolabilità, garantivano alle persone il diritto d’asilo (da ultimo E. L)D), Greek Sacred Law. A Collection of New Documents, Religions in the Graeco-Roman World, 1:7, Leiden 788:, pp. 71 e 7;> s.).

6 Una rassegna completa di fonti sull’argomento in C!""&, Il signi! cato cit., pp. 7=-7;.

M C!""&, Il signi! cato cit. N Hdt. H&& =. O Ephor., FGrHist ?8 F 1>;. P J. P. S&-K&#,!", Public Records and Archives in Classical

Athens, Chapel Hill-London 1;;;.0R Sul problema della / ssazione C$%$CC$, Le) i orali cit.,

in particolare pp. :?1-:?=.

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28 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''& cate, attribuendo alcune disposizioni a iniziati-ve seriori. Per tutti e due, comunque, si parla di un’esposizione0 pubblica delle loro norme, su particolari supporti : gli a[xone~ e le kuvrbei~. 2 Essi sono il luogo sul quale sono scritte le leggi e, dato il già sottolineato carattere procedura-le di esse, hanno una precisa funzione pratica, che è quella di consultazione da parte del magi-strato che deve applicare la norma. Si trovano nell’ajgorav, dove in età arcaica doveva svolgersi anche questo tipo di funzione giudiziaria. Una simile ricostruzione ha portato a due diverse interpretazioni. Secondo l’una, l’esposizione pubblica delle leggi serviva ad attuare un pro-gramma di riscossione del consenso di coloro che, pur non sapendo leggere (né scrivere), av-vertivano purtuttavia il “fascino” di ciò che era / ssato per iscritto. 3 Secondo l’altra, invece, la “pubblicazione” di norme scritte implica natu-ralmente la presenza di un certo numero di let-tori non specializzati in grado di riconoscere e comprendere il testo. 4

&&. @. >. PoesiaSolone, insistendo sulla propria attività di le-gislatore, marca il suo operato col verbo grav -fein, 6 e, per l’età arcaica, questa è l’unica at-testazione del verbo che abbia un signi/ cato vicino al nostro “scrivere”. Diversamente, negli altri poeti dello stesso periodo, i quali non fan-

no alcun riferimento a strumenti o prassi scrit-torie, le uniche occorrenze di gravfw si trovano in contesti in cui esso vale “dipingere”, “trac-ciare i contorni di una cosa”. M In tutti gli antichi lirici la composizione poetica è evocata tramite la menzione di strumenti musicali (specie la ce-tra), del canto, dell’ispirazione attraverso il ri-cordo. N Anche le citazioni di autori precedenti risultano espresse secondo formule di “dire” e “sentire”. Questo perché – è noto – la lettera-tura non è ancora strettamente connessa con la scrittura : si vedano per contrasto le nume-rose attestazioni di età classica di circolazione di libri, di9 usione delle opere anche attraverso i libri, modi di dire e metafore a partire da ele-menti tipici dell’ambito scrittorio. O La poesia ha altri argomenti e ci attesta in più di un caso la di9 usione orale dell’opera. P

D’altra parte, di questa letteratura dovet-te avvenire una / ssazione per iscritto, subito o quasi, che ne permise una circolazione, pur limitata, tra i “letterati” dell’epoca. Questo si evince dai riferimenti, a volte anche ad verbum, che gli autori fanno delle opere a loro note, in particolare dei poemi omerici. 0R È opinione di Luigi Enrico Rossi che l’estrema comples-sità delle strutture del testo lirico rendesse in-dispensabile, senz’altro nella fase compositiva, l’uso della scrittura ; e che, inoltre, le diverse leggende sulla particolare longevità di alcuni

0 La pubblicazione di leggi nella Grecia arcaica è un fenomeno comune ai regimi aristocratici più sensibili nei confronti della scrittura, nei limiti della pubblicazione di una “costituzione”. Si vedano in proposito le osservazioni di M)C'&, Democrazia e scrittura cit.

2 Lys. >8, 1? ; Gell. && 17, 1 ; Porph., Abst. 7, 71 ; Harp. s. vv. a[xoni, kuvrbei~ e oJ kavtwqen novmo~ ; Poll. H&&& 17< ; Ammon. :? ; Hesych. s. v. kuvrbi~ ; Phot., Lex. s. v. kuvrbei~ ; Suda ed Et. Gud. s. v. kuvrbei~ ; Et. Magn. 11: s. v. a[xone~ ; Schol. Pl., Plt. 7;<e ; Schol. Ap. Rh. &H 7<8 b-c. La kuvrbi~ di Selinunte costituisce una buona occasione di confronto materiale con le testimonianze letterarie. Sulla possibile analogia tra il reperto e gli a[xone~ soloniani si veda il lavoro di G. N!#-&, La Kyrbis di Selinunte, « ASNP » s. &&& 7@ (1;;@), pp. @:;-@==. 3 D!'&!##!, Lo spazio cit.

4 Cf. la prudente formulazione di N&!**) cit., sp. pp. 7>?-7>;.

6 Sol. fr. >: W!C' 1;-78 : qesmou;~ dÆ oJmoivw~ tw/` kakw`/ te kajgaqw`/ / eujqei`an eij~ e{kaston aJrmovsa~ divkhn / e[graya. Per un’interpretazione piuttosto articolata del rapporto fra produzione legislativa e poetica in Solone si veda N. L+"!$)G, Solone e la voce dello scritto, in Sapere e scrittura cit., pp. :1-<1.

M Cf. Hippon. frr. 7<, 1 e 18@, > W!C' ; Xenoph. fr. 1: D&!(C-K"$#. ; e Alc. fr. 17; L+B!(-P$,! : per quanto riguar-da questi ultimi due casi, il contesto frammentario impe-disce di ricostruire con certezza l’uso che doveva farsi del verbo.

N Si confrontino in proposito : Alc. fr. ?@ L+B!(-P$,! ; Alcm. fr. 1 D&!J( ; Anacr. fr. ;= G!#'&(& ; Archil. frr. 178,

171, 7:> W!C' ; Sapph. frr. >8, :<, ?1, 1>1, 1>=, 1@? L+B!(-P$,!, <; D&!J( ; Sol. frr. 1 e 7= W!C'2 ; Theogn. ;@>-;@@ W!C' ; Tyrt. fr. = B!",K.

O Ampia rassegna e analisi delle fonti in E. G. T)"#!", I libri nell’Atene del H e del &H sec. a.C., in G. C$H$((+ (ed.), Libri, editori e pubblico nel mondo antico, Roma-Bari 1;?:, pp. >-7@.

P Cf. la testimonianza di Simonide, fr. < W!C' : e}n de; to; kavlliston Ci`o~ e[eipen ajnhvr : / “oi{h per fuvllwn genehv, toivh de; kai; ajndrw`n.” / pau`roi mh;n qnhtw`n ou[asi dexavme-noi / stevrnoisÆ ejgkatevqento: pavresti ga;r ejlpi;~ eJkavstwi / ajndrw`n, h{ te nevwn sthvqesin ejmfuvetai.

0R Mentre Archiloco, con le sue parodie, dimostra la propria dimestichezza con i poemi omerici, di Senofane e Teagene di Reggio sono noti addirittura commenti a Omero : dell’argomento, anche se in modo cursorio, si parla in C$CC&+, Epica cit., in B$,#$C-+ G&$##&-C+"*$-#+ (edd.), Scritture mediterranee cit., pp. =?-<@. Risale al H& secolo a.C. il dibattito tra Senofane e Teagene sul ruolo ricoperto nell’educazione da Omero (a questo aspetto si possono ricondurre le testimonianze delle vite omeriche che lo ritraggono come maestro di gravmmata), il quale fu tacciato di immoralità dal primo e, invece, difeso e lodato dal secondo. Secondo Cassio, è estremamente probabile che Teagene lavorasse con copie scritte di Omero. Sulla / ssazione dei poemi omerici, ben consapevole della ster-minata bibliogra/ a sull’argomento, mi limito a segnalare, per l’eccellente sintesi che ne dà, G. C!""&, Teoria dell’ora-lità e analisi stratigra! ca del testo omerico : il concetto di “poe-ma tradizionale”, « QUCC » :< (7887), pp. ?->@.

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autori di epoca arcaica derivino dalla necessità di un controllo costante, da parte degli autori stessi, della stabilità e autenticità delle proprie opere, data la loro di9 usione orale. 0

&&. @. @. Educazione : due sistemi a confronto

La testimonianza più caratteristica sull’educa-zione di H&&-H& secolo a.C. è senz’altro quella che ci o9 re la produzione lirica di Sa9 o : anche nel tiaso di Mitilene è centrale per le fanciulle l’apprendimento della danza, del canto, forse dell’educazione / sica. 2

Si tratta ovunque in epoca arcaica, per quan-to si desume dalle fonti letterarie, di ideali pe-dagogici di carattere elitario, che fanno dunque dei valori dell’aristocrazia i temi dell’educazio-ne, naturalmente con alcune di9 erenze : in par-ticolare, tra l’aristocrazia spartana e quella di una realtà come Lesbo si vede chiaramente dalle fonti come il fattore mobilità, scoraggiato a Sparta dalla riforma licurghea, 3 renda invece i Lesbii più ricettivi rispetto a usi e novità delle realtà orientali con le quali furono a contatto (Egitto, Lidia, Persia). 4 Inoltre, a Sparta l’es-sere aristocratico, uno Spartiate, è condizione essenziale per l’esercizio della piena cittadinan-za. Forte è, in/ ne, il contrasto tra l’educazio-ne femminile impartita nel tiaso di Mitilene – verosimilmente un’istituzione riservata a po-che – e quella prevista a Sparta, dove le donne a9 rontano lo stesso percorso formativo degli uomini. 6 Trovo in questo senso un po’ ridut-tiva l’opinione di Françoise Ruzé, M che « rien ne nous interdit de penser qu’à l’époque archaï-que les enfants y (sc. a Sparta) ont reçu une instruction peu di9 érente de celle des autres cités ». In questo modo mette l’accento sull’ele-mento di elaborazione letteraria, una laconi-cità più che proverbiale, da parte di Plutarco. Così però si rischia di perdere le peculiarità

0 L. E. R+CC&, L’autore e il controllo del testo nel mondo an-tico, « SemRom » >/& (7888), pp. 1=:-1<1, sp. pp. 1=? s. e 1?:.

2 Sapph. frr. :=, ;=, 18=, 1@8, 1@7, 1:>, 1=8 L+B!(-P$,!. Sull’educazione / sica cf. fr. 11 i. a. L+B!(-P$,!.

3 Plut., Lyc. 7?, =. In questa disposizione di chiusura, la cui e5 cacia è stata più volte messa in discussione dalla cri-tica (una rassegna nel commento ad loc. in M. M$#1"!*&-#&-L. P&--&"&((&, Plutarco. Le vite di Licurgo e Numa, Milano 1;<8, p. 7??), si potrebbe forse scorgere un contrasto fra la Sparta più antica e la Sparta nel clima di austerità seguito alle riforme licurghee, così come descritta dalle fonti.

4 Tale mobilità si manifesta, per esempio, sotto forma di mercenariato (Antimenida, fratello di Alceo, fu al ser-vizio dei Babilonesi in Siria e Palestina : cf. Alc. frr. @<, =;, >:8 L+B!(-P$,!) : lo stesso Alceo fu in Egitto e così Carasso, fratello di Sa9 o. Nel caso di quest’ultimo sono attestate attività di tipo commerciale che possono forse

essere ammesse anche nel caso di Alceo (Alc. fr. @>7 z 18; L+B!(-P$,! e Str. GH&& 1, >>) : così almeno suggerisce M. G&$#,&)(&+, Avventurieri, mercanti, coloni, mercenari. Mobi-lità umana e circolazione di risorse nel mediterraneo arcaico, in S!''&C (ed.), I Greci cit., &&, pp. :1=-:1?. In tale prospettiva si confrontino anche le considerazioni del poeta lesbio su ricchezza e povertà nei frr. >=8 e >=@ L+B!(-P$,!.

6 Plut., Lyc. 1@, >-:. M Lycurgue cit., p. 1::.N Diog. Laert. H&&& <> ; Them., Or. GGH& ; Hecat., FGrHist

1 F 1.O Diog. Laert. & 7> = 11 a 1 D&!(C-K"$#..P Anche laddove c’è poesia c’è elaborazione letteraria

che comporta familiarità con il testo scritto : cf. le formule omeriche rielaborate da Parmenide ed Empedocle. A que-sto proposito N&!**), Testo cit., p. 7>>, rileva come anche nell’opera poetica di Parmenide ed Empedocle si possa ritrovare un’elaborazione di tipo letterario, estranea a una

della realtà spartana, per farne un indistinto centro “culturale” di età arcaica. Quest’a5 nità è vera solo in parte : vale a dire nei contenuti – musica, ginnastica – ma non nelle forme di attuazione (vedere supra).

&&. :. La Ionia e la ! loso! a

L’apporto ionico alla di9 usione delle prassi di scrittura, ben evidente in ambito nomogra/ -co specie in area italomeridionale, si manife-sta anche nelle prime forme della letteratura scienti/ ca : medicina, / loso/ a, storia. Così le fonti N attribuiscono alla scuola crotoniate e in particolare ad Alcmeone, discepolo di Pitago-ra, il primo fusiko;~ lovgo~ ; ad Anassimandro il primo scritto / loso/ co in prosa ; a Ecateo il primo scritto storico. In entrambi gli ambiti si registra una prima fase di di5 denza nei con-fronti della / ssazione scritta (proverbiale il di-vieto posto da Pitagora sulla divulgazione della propria dottrina o la testimonianza su Talete il quale « non scrisse nulla »), O poi ampiamente superata, soprattutto in questo senso : si tratta di opere composte “mediante” la scrittura, in prosa, P e pensate anche in ragione di questo tipo di di9 usione. Questo genere di contenu-ti, veicolato in queste forme, potrebbe esse-re l’anello di congiunzione tra la fase arcaica e quella classica in materia di di9 usione delle prassi scrittorie.

Chiarire quali siano le cause di tale / oritura, e di questo approccio nuovo allo scritto, non rientra direttamente nel tema : mi limito solo a sottolineare da un lato la solidità, più volte evidenziata, con cui la scrittura è data come radicata in ambito ionico ; dall’altro la grande inA uenza che, ancora una volta, Lidia, Persia, Egitto esercitarono sulle realtà greche con le quali ebbero contatti. E non è forse casuale che le prime attestazioni di ginnasi, nelle fonti let-

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30 C. $%%&"$'& · -. B&$,!''& · D. "$*&-&+''&

pratica di composizione orale : la composizione testuale, infatti, viola, stravolgendo le formule omeriche, i canoni dell’apprendimento mnemonico.

0 Paus. H& ;, =-?. 2 Hdt. H& 7?.3 Così, a proposito di Sparta, tenderei a reintepretare

positivamente la testimonianza plutarchea (Plut., Lyc. 1=, 18) sull’apprendimento dei gravmmata da parte degli Spar-tani e{neka th'~ creiva~.

4 A. W&((&, Kavdmo~ ajnevqhke. Zur Vermittlung der Alphabet-schrift nach Griechenland, « MH » =7 (788:), pp. 1=7-1?1, ha po-sta in luce un’analogia tra le più antiche iscrizioni alfabe-tiche greche e iscrizioni fenicie a queste contemporanee, sulla base della quale ipotizza che i Greci, oltre a mutuare dai Fenici lo strumento, ne abbiano anche assimilato sin da subito gli ambiti di uso propri, vale a dire dediche ed ex voto.

terarie, le abbiamo per due isole dell’Egeo di quella zona, Astipalea 0 e Chio. 2

La scrittura così ci si presenta come stru-mento che ha due ambiti prevalenti d’impiego : l’uno, destinato a pochi, di tipo letterario, di chi cioè, se anche non componeva per iscritto e destinava il proprio lavoro a una performance orale, aveva dei gravmmata una forte e creati-

va consapevolezza ; l’altro, materialmente ben rappresentato, strumentale, 3 relativo a leggi e oracoli, 4 entrambi in qualche modo connessi al funzionamento della vita cittadina, nei suoi aspetti civili e religiosi.

S!"!#$ A%%&"$'&Roma