Storia di Khaliq e della madre ritrovata - grandieassociati.it · Storia di Khaliq e della madre...

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FC • IN ITALIA E NEL MONDO N°44-2014 "VITA DI VITA" DI ERALDO AFFINATI Storia di Khaliq e della madre ritrovata PER SALVARLO DALLA GUERRA L'AVEVA ABBANDONATO A SOLI SETTE ANNI. LUI HA ATTRAVERSATO CONTINENTI E RISCHIATO LA VITA, FINO A FERMARSI A ROMA. ENON HA MAI SMESSO DI SOGNARE DI RIVEDERLA E DI FARLA CONOSCERE AL SUO INSEGNANTE di Paolo Perazzolo IL ROMANZO DEL PROFESSORE Sopra: Eraldo Affinati, autore di "Vita di vita". Professore alla Città dei ragazzi di Roma, aperta ai ragazzi in difficoltà, insegna anche l'italiano agli stranieri. A sinistra: donne africane. E raldo Affinati dev'essere uno di quegli insegnanti che guarda- no negli occhi i ragazzi. Certo avrà riservato questo sguardo colmo di attenzione anche a Khaliq, il giorno in cui si è pre- sentato alla Città dei ragazzi, la scuola di Roma in cui insegna. E forse si è affacciato subito su quell'abis- so di umanità, dolore e coraggio che Kha- liq stesso, una volta che dallo sguardo è sbocciata la fiducia, gli ha rivelato: per salvarlo dalla guerra civile del suo Paese, la Sierra Leone, la madre ha fatto ciò 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 30/10/2014 Pag.48 Famiglia Cristiana - N.44 - 2 Novembre 2014 (diffusione:587400, tiratura:685739)

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"VITA DI VITA" DI ERALDO AFFINATI

Storiadi Khaliqe dellamadreritrovataPER SALVARLO DALLA GUERRA L'AVEVAABBANDONATO A SOLI SETTE ANNI.LUI HA ATTRAVERSATO CONTINENTIE RISCHIATO LA VITA, FINO A FERMARSIA ROMA. E NON HA MAI SMESSODI SOGNARE DI RIVEDERLA E DI FARLACONOSCERE AL SUO INSEGNANTE

di Paolo Perazzolo

IL ROMANZODEL PROFESSORESopra: EraldoAffinati, autoredi "Vita di vita".Professore allaCittà dei ragazzidi Roma, apertaai ragazziin difficoltà,insegna anchel'italianoagli stranieri.A sinistra:donne africane.

Eraldo Affinati dev'essere uno diquegli insegnanti che guarda-no negli occhi i ragazzi. Certoavrà riservato questo sguardocolmo di attenzione anche aKhaliq, il giorno in cui si è pre-sentato alla Città dei ragazzi, lascuola di Roma in cui insegna.

E forse si è affacciato subito su quell'abis-so di umanità, dolore e coraggio che Kha-liq stesso, una volta che dallo sguardo èsbocciata la fiducia, gli ha rivelato: persalvarlo dalla guerra civile del suo Paese,la Sierra Leone, la madre ha fatto ciò

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IM 44-2014 FC • IN ITALIA E NEL MONDO

che nessuna madre vorrebbe mai fare:lo ha abbandonato in un campo profu-ghi. Khaliq è fuggito, ha attraversato na-zioni, ha rischiato a ripetizione la vita,ha lottato, fino ad approdare in Italia-

Anche quando la sua incredibile fu-ga sembrava avere trovato una meta, eaveva ormai imparato a preparare unodei cappuccini più buoni di tutta la capi-tale, gli è rimasto un chiodo fisso: rive-dere la madre - sperando che fosse an-cora viva - e portare il suo "prof ', Affi-nati, a conoscerla in Africa. E siccome èanimato da un'energia vitale fuori dal

comune, ha superato ogni ostacolo chegli impediva di realizzare il suo sogno.

Vita di vita (Mondadori) è il commo-vente diario di questo straordinarioviaggio, da Roma a uno sperduto villag-gio africano, per incontrare una donna,una madre che Affinati - storditodall'emozione nel vederla, finalmente- paragona a «una radice della natura».

Eraldo, l'esperienza del viaggioper te è sempre stata significativa, sulpiano esistenziale come su quello let-terario. Questa volta, però, si è tratta-to di un viaggio speciale...

«L'ALTRO GIORNOSONO ANDATOAL BAR DOVE LAVORAE GLI HO CHIESTO:SECONDO TE SONOPIÙ NUMEROSII BUONI 0 I CATTIVI?LUI MI HA DETTO:I CATTIVI, MA I BUONICONTANO DI PIÙ.ECCO CHI È KHALIQ»

«Io e un mio amico avvocato, MarcoGrazioli, che nel romanzo ho sopranno-minato Geronimo, siamo andati inGambia dove Khaliq ci ha fatto conosce-re sua madre, che lui per lungo tempoaveva creduto morta, dopo averlo dovu-to abbandonare a soli sette anni. Mi ave-va tanto parlato di questa donna: sem-brava una favola. Ma quando siamo arri-vati a Sare Gubu, lo sperduto villaggiodove ora lei vive, l'ho vista con i miei oc-chi. È stato come se il fiume, dopo lostraripamento, rientrasse negli argini».

La sensazione che resta al lettore èche Khaliq sia un ragazzo straordina-rio, un eroe che può insegnare moltoa tutti noi. Sei d'accordo?

«L'altro giorno sono andato al bardove lavora e gli ho chiesto: secondo tesono più numerosi i buoni o i cattivi?Lui mi ha detto: i cattivi, ma i buonicontano di più. Ecco chi è Khaliq».

Vita di vita è anche l'affrescodell'Africa, quanto meno di un pezzod'Africa: come ti si sono rivelati il con-tinente e la sua gente?

«La miseria è grande, ma la bellezzadella gente mi ha sbalordito. Ho capitoperché Daniele Comboni si fosse inna-morato del Continente nero».

Mi sembra che una delle idee cen-trali del libro sia la paternità, ancheper le inserzioni autobiografiche cheinserisci nella narrazione: quella fratuo padre e tuo nonno, fra te e tuo pa-dre, fra te e i tuoi studenti...

«La vita è una catena: bisogna tro- 4

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FC • ERALDO AFFINATI N° 44 2014

NEL CUORE DELL'AFRICAA lato: Eraldo Affinati

(al centro) con l'amicoavvocato Marco Grazioli

(a sinistra), che nel romanzoè soprannominato Geronimo,

e Khaliq (a destra),nome d'invenzione

del ragazzo protagonistadel romanzo-reportage.

"• vare gli anelli mancanti. Khaliq, lostudente della Sierra Leone di cui ho rac-contato la storia, perse suo padre da pic-colo. Mio padre era un figlio illegittimo.Io non so chi era mio nonno paterno.Credo sia questa la ragione profonda percui scrivo e insegno: come se, attraversoi miei scolari, volessi risarcire mio padredi quello che lui non ebbe mai. Io e Kha-liq siamo due calamite che si attirano».

Alla luce della tua esperienza, checosa significa essere padri oggi?

«Assumersi la responsabilità del fu-turo. Fare delle scelte sapendo di ri-schiare tantissimo, visto la crisi eticache stiamo vivendo. Bisogna essere co-raggiosi, perché un figlio ti conducesempre dove tu non vorresti».

L'insegnante è, suo malgrado, unaspecie di padre per i suoi allievi. Seid'accordo, "prof'?

«Sì, penso che l'insegnante sia chia-mato spesso a ristabilire certe gerarchledi valore, in senso lato: culturali, mora-li. Rispetto al padre biologico ha unamaggiore libertà operativa: non devesprecare questa possibilità in più chel'adolescente gli offre. Conta molto ilprimo incontro: ricordo come fosse ieriquando Khaliq si presentò in classe,con i pupazzetti legati allo zaino. Avevagià attraversato l'inferno eppure sem-brava un ragazzino come tutti gli altri.Forse nel sorriso che ci scambiammoquel giorno ormai lontano c'era già tut-to, compreso il viaggio che avremmofatto in Africa, tanti anni dopo».

Il romanzo cheracconta il viaggioin Africa perconoscere lamadre di Khaliq,"Vita di vita"di Eraldo Affinati(Mondadori).

Hai inframmezzato il racconto conle lettere dei ragazzi mandati al frontedurante la Prima e la Seconda guerramondiale. Perché questa scelta?

«Mi è capitato di leggere in classe al-cune di queste lettere e sono rimastocolpito dalla reazione degli alunni: unmisto di sconcerto e ammirazione neiconfronti dei giovani eroi loro coetanei.Nel romanzo io scorro certi brani cheho assegnato come compito ai miei stu-denti italiani, i quali mi telefonano inAfrica e me ne rendono conto».

Il risultato è un "dialogo" fra que-sti ragazzi eroici e pronti a morire perun ideale, quelli che incontri alla Cit-tà dei ragazzi e le nuove generazioni:come ti sembrano i giovani di oggi?

«Credo che nessuna generazione siamigliore o peggiore di un'altra ma ognu-na possieda delle caratteristiche unicheche gli adulti sono chiamati a interpre-tare. I giovani di oggi a me sembrano in-nanzitutto molto soli: le relazioni cheintrecciano sui social network parados-salmente lo confermano. C'è bisogno diuna rifondazione dell'esperienza auten-

«RICORDO COME FOSSEIERI QUANDO KHALIQSI PRESENTÒ IN CLASSE,CON I PUPAZZETTI LEGATIALLO ZAINO. AVEVA GIÀATTRAVERSATO L'INFERNOMA SEMBRAVA UN RAGAZZOCOME TUTTI GLI ALTRI»

tica. Ciò può avvenire non soltanto sulpiano pratico, ma con un lavoro sul lin-guaggio. Penso che gli scrittori del futu-ro dovranno affrontare questa sfida».

Sia pure in maniera indiretta, il li-bro è anche una denuncia implicitadel rifiuto o comunque dei limiti del-la nostra accoglienza nei confronti de-gli immigrati che rischiano la vita perapprodare sulle nostre coste. Pensan-do a Khaliq e alla sua storia, quali sen-timenti provi di fronte allo stillicidiodi notizie sugli sbarchi a Lampedusa ealla continua strage di vite?

«Ci sono i malfattori sulle spiagge li-biche che fanno partire le barche dellamorte speculando sulla vita delle perso-ne, ma esistono anche i criminali ingiacca e cravatta con i codici in tasca».

Sul piano stilistico, la prosa si al-terna a una sorta di prosa lirica, brevifrasi poetiche. Qual è il significato diquesto espediente?

«Quando dovevo descrivere i mo-menti più duri, ad esempio la fuga delbambino dal campo profughi o la sua vi-ta di piccolo vagabondo nel deserto, sen-tivo che la prosa era insufficiente. Eracome se le parole diventassero adesiviscollati. Per questo ho scelto di spezza-re le frasi creando una sorta di litania».

Di fronte alla storia di Khaliq e disua madre, al lettore occidentale capi-ta di vergognarsi un po', in maniera sa-lutare. Era un obiettivo del tuo libro?

«La vergogna può essere un terrenofertile per farci entrare in azione». •

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