Storia dell'Assedio di Lisbona

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Josè Saramago Storia dell’assedio di Lisbona Titolo originale: História do Cerco de Lisboa © 1989 José Saramago e Editorial Caminho, S.a. Lisbona Traduzione di Rita Desti © 2000 ET Scrittori Einaudi Indice Nota editoriale .......................................................................1 Nota di Giampaolo Mazza ................................................................................ 1 STORIA DELLASSEDIO DI LISBONA .................................................... 2 1. ........................................................................................2 2. ........................................................................................6 3. ...................................................................................... 15 4. ...................................................................................... 29 5. ...................................................................................... 44 6. ...................................................................................... 58 7. ...................................................................................... 69 8. ...................................................................................... 80 9. ...................................................................................... 88 10.................................................................................... 104 11.................................................................................... 115 12.................................................................................... 123 13.................................................................................... 137 14.................................................................................... 147 15.................................................................................... 165 16.................................................................................... 177 17.................................................................................... 192 18.................................................................................... 203 Nota editoriale Un libro che è tre libri; una storia che è tre storie; un continuo sovrapporsi di due piani temporali fra il XII e il XX secolo. Un romanzo che mette a nudo, non senza una grande ironia, ciò che noi chiamiamo “verità storica”. Nota di Giampaolo Mazza Un atto di coraggio destinato a sconfiggere la timidezza di un’intera vita, una negazione che stravolge il corso della storia, la ribellione di un uomo che vive drammaticamente le contraddizioni e le ansie di un’esistenza fatta di libri, di citazioni e di parole sempre più ambigue. Raimundo Silva, revisore di una grande casa editrice, in un impeto di trasgressione maturato nel corso di lunghi anni di meticoloso lavoro, decide, contravvenendo ad ogni norma professionale, di inserire una particella negativa (un semplice “non”) in un saggio storico sull’assedio di Lisbona del 1147, negando così l’aiuto dato dai crociati alle truppe lusitane (infatti, secondo la storia reale, i crociati provenendo

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José Saramago

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  • Jos Saramago

    Storia dellassedio di Lisbona

    Titolo originale: Histria do Cerco de Lisboa 1989 Jos Saramago e Editorial Caminho, S.a. Lisbona

    Traduzione di Rita Desti 2000 ET Scrittori Einaudi

    Indice

    Nota editoriale ....................................................................... 1 Nota di Giampaolo Mazza ................................................................................ 1 STORIA DELLASSEDIO DI LISBONA .................................................... 2

    1. ........................................................................................ 2 2. ........................................................................................ 6 3. ...................................................................................... 15 4. ...................................................................................... 29 5. ...................................................................................... 44 6. ...................................................................................... 58 7. ...................................................................................... 69 8. ...................................................................................... 80 9. ...................................................................................... 88 10.................................................................................... 104 11.................................................................................... 115 12.................................................................................... 123 13.................................................................................... 137 14.................................................................................... 147 15.................................................................................... 165 16.................................................................................... 177 17.................................................................................... 192 18.................................................................................... 203

    Nota editoriale Un libro che tre libri; una storia che tre storie; un continuo sovrapporsi di due

    piani temporali fra il XII e il XX secolo. Un romanzo che mette a nudo, non senza una grande ironia, ci che noi chiamiamo verit storica.

    Nota di Giampaolo Mazza Un atto di coraggio destinato a sconfiggere la timidezza di unintera vita, una

    negazione che stravolge il corso della storia, la ribellione di un uomo che vive drammaticamente le contraddizioni e le ansie di unesistenza fatta di libri, di citazioni e di parole sempre pi ambigue. Raimundo Silva, revisore di una grande casa editrice, in un impeto di trasgressione maturato nel corso di lunghi anni di meticoloso lavoro, decide, contravvenendo ad ogni norma professionale, di inserire una particella negativa (un semplice non) in un saggio storico sullassedio di Lisbona del 1147, negando cos laiuto dato dai crociati alle truppe lusitane (infatti, secondo la storia reale, i crociati provenendo

  • dal Nord nel loro viaggio verso la Terrasanta, diedero una mano al re Afonso Henriques nella sua azione di Reconquista del territorio del futuro regno di Portogallo). Quelle tre sole lettere cambiano la storia e cambieranno anche la sua vita (perch chi ha detto no una volta, non torner mai pi al si di un menzognero compromesso). Trasformatosi da correttore a corruttore, infatti, egli vedr trascorrere tredici lunghi e penosi giorni prima che la casa editrice si accorga del delitto dove Raimundo Silva si trover a reinventare se stesso coinvolgendo il tranquillo incedere dei propri giorni. Infatti proprio dal non inserito nella frase I crociati aiuteranno i portoghesi a conquistare Lisbona, gli eventi si dipanano fino ad investire le esistenze di personaggi reali ed immaginari, in una serie di accadimenti che coinvolgono il passato e il presente. Cos, movendo da un gesto provocatorio si origina una sorta di enigmatica danza narrativa in cui si fondono elementi storici e fatti quotidiani, riflessioni filosofiche e invenzioni mitologiche. Questo un libro che tre libri; una storia che tre storie; un continuo sovrapporsi di due piani temporali fra il XII e il XX secolo. Un romanzo che mette a nudo, non senza una grande ironia, ci che noi chiamiamo verit storica.

    Il romanzo esce in Portogallo nel 1989 e in Italia nel 1990: un testo divertente e divertito, quasi una sfida a coloro che definivano Saramago romanziere storico. Con leggerezza e maestria lautore intreccia altre storie: quella del presente, nel XX secolo, tra il soldato Mogueime, eroe della presa di Santarm e la bella amata galiziana Ourouana, anchessa assediata sotto le mura di Lisbona. Latmosfera e lambientazione sono inizialmente quelle della Lisbona moderna. Ma quando si entra nel cuore della storia, la Lisbona di oggi si confonde con la Lisbona degli alti minareti che era in mano ai Mori ai tempi delle Crociate e la storia del protagonista di oggi si intreccia con le storie dei protagonisti del romanzo che lui sta scrivendo. Per concludere, nella riscrittura della cronaca di quellassedio ad opera del revisore confluiscono le sottili trame della vita delluomo e la visione fittizia delle vicende del XII secolo che diventa unaffascinante metafora del nostro tempo con una vena dironia talmente sottile da lasciare increduli e da non sapere a volte se sorridere o commuoverci.

    Storia dellassedio di Lisbona

    Finch non raggiungerai la verit, non potrai correggerla.

    Ma se non la correggi, non la raggiungerai. Nel frattempo, non rassegnarti.

    Dal Libro di consigli

    1. Ha detto il revisore, S, il nome di questo segno deleatur, lo usiamo

    quando abbiamo bisogno di sopprimere e cancellare, la parola stessa lo dice, e vale sia per lettere singole che per parole intere, Mi ricorda un serpente che si fosse pentito al momento di mordersi la coda, Ben detto, dottore, davvero, per quanto siamo aggrappati alla vita, perfino una serpe esiterebbe dinanzi alleternit, Mi faccia il disegno, ma lentamente, facilissimo, basta prendere il verso, guardando distrattamente si pensa che la mano stia tracciando il terribile cerchio, invece no, noti che non ho chiuso il movimento qui dove lavevo cominciato, ci sono passato accanto, allinterno, e adesso proseguir verso il basso fino a tagliare la parte inferiore della curva, in fondo sembra proprio la lettera Q maiuscola, niente di pi, Che peccato, un

  • disegno che prometteva tanto, Accontentiamoci con lillusione della somiglianza, ma in verit le dico, dottore, se posso esprimermi in stile profetico, che linteressante della vita sempre stato proprio nelle differenze, Che cosa centra questo con la revisione tipografica?, Gli autori vivono nelle loro epoche, non sprecano quel prezioso sapere in cose insulse e insignificanti, lettere ferite, scambiate, invertite, ch li classificavamo cos i difetti al tempo della composizione manuale, differenza e difetto, allora, erano tuttuno, Confesso che i miei deleatur sono meno rigorosi, uno scarabocchio va bene per tutto, mi affido alla sagacia dei tipografi, questa trib collaterale delledipica e celebrata famiglia dei farmacisti, capaci di decifrare perfino quello che non stato neppure scritto, E poi ci pensino i revisori a risolvere i problemi, Siete i nostri angeli custodi, a voi ci affidiamo, lei, peresempio, mi fa venire in mente la mia mamma premurosa, che mi faceva e rifaceva la riga dei capelli finch sembrava tracciata con la squadra, Grazie per il paragone, ma se sua madre ormai morta, varrebbe la pena che lei si perfezionasse per conto suo, arriva sempre il giorno in cui c bisogno di correggere pi profondamente, Quanto a correggere, io correggo, ma le peggiori difficolt le risolvo in maniera disinvolta, scrivendo una parola sullaltra, Lho notato, Non lo dica con questo tono, entro il lecito faccio quello che posso, e chi riesce a fare quel che pu, Ad altro non sar obbligato, sissignore, soprattutto, come nel suo caso, quando manca il gusto della modifica, il piacere del cambiamento, il senso dellemenda, Gli autori emendano sempre, siamo gli eterni insoddisfatti, N possono fare altro, ch la perfezione ha dimora esclusiva nel regno dei cieli, ma lemendare degli autori diverso, problematico, molto differente dal nostro, Intende forse dire che alla setta dei revisori piace ci che fa?, A tanto non oso arrivare, dipende dalla vocazione, il revisore per vocazione un fenomeno sconosciuto, eppure quello che sembra dimostrato che, nel pi segreto dei nostri animi segreti, noi, i revisori, siamo voluttuosi, Questa non lavevo mai sentita, Ogni giorno porta con s la sua gioia e il suo dolore, e anche la sua lezione fruttuosa, per esperienza che parla, Si riferisce alla lezione, Mi riferisco alla volutt, Chiaro che parlo per esperienza personale, un po dovrei avercene, che cosa crede, ma insieme ho tratto beneficio dallosservazione dei comportamenti altrui, che una scienza morale non meno edificante, Certi autori del passato, se li giudichiamo con questo suo criterio, sarebbero esseri speciali, revisori stupendi, sto pensando alle bozze riviste da Balzac, uno splendore pirotecnico di correzioni e indicazioni, Lo stesso faceva il nostro Ea [1] domestico, perch non resti senza citazione un esempio patrio, Adesso sto pensando che sia Ea sia Balzac si sentirebbero i pi felici degli uomini, nei tempi odierni, davanti a un computer, intercalando, trasponendo, ripassando righe, scambiando capitoli, E noi, lettori, non sapremmo mai quali strade

    1 - Il narratore Jos Maria de Ea de Queirds (Pvoa de Varaim, Minho 1845 - Parigi

    1900) fu uno dei principali esponenti del realismo portoghese.

  • hanno percorso e dove si sono perduti prima di raggiungere la forma definitiva, ammesso che esista, Via, via, quello che conta il risultato, non serve a niente conoscere i tentennamenti e le esitazioni di Cames [2] e di Dante, Lei, dottore, un uomo pratico, moderno, sta gi vivendo nel ventiduesimo secolo, E mi dica, gli altri segni, anchessi hanno nomi latini, come quel deleatur, Se ce li hanno, o li hanno avuti, non lo so, non sono esperto, forse erano cos difficili da pronunciare che si sono perduti, Nella notte dei tempi, Mi scuser se la contraddico, ma io non userei questa frase, Immagino perch un luogo comune, Nientaffatto, i luoghi comuni, le frasi fatte, le locuzioni trite, i preamboli obsoleti, le frasi da almanacco, i detti e i proverbi, tutto pu apparire come una novit, solo questione di saper maneggiare adeguatamente le parole che vi siano prima e dopo, Allora perch lei non direbbe notte dei tempi?, Perch i tempi hanno smesso di essere notte di se stessi da quando gli uomini hanno cominciato a scrivere, o a emendare, lo ripeto, che unopera di unaltra raffinatezza e unaltra trasfigurazione, Mi piace questa frase, Anche a me, soprattutto perch la prima volta che la pronuncio, la seconda sar meno divertente, Sar diventata un luogo comune, O un topos, che un vocabolo erudito, Nelle sue parole mi sembra di avvertire una certa amarezza scettica, Io la vedo pi come uno scetticismo amaro, Una cosa vale laltra, Ma non dice la stessa cosa, gli autori hanno di solito un buon orecchio per queste differenze, Forse mi si stanno indurendo i timpani, Scusi, non lho fatto apposta, Non sono suscettibile, avanti, mi dica piuttosto perch si sente cos amaro, o scettico, come preferisce, Consideri, dottore, la vita quotidiana dei revisori, pensi alla loro tragedia di dover leggere una, due, tre, o quattro, o cinque volte, libri che..., Probabilmente neanche una sola volta lo meriterebbero, Si prenda nota che non sono stato io a pronunciare parole cos pesanti, conosco molto bene il mio posto nella societ delle lettere, voluttuoso s, lo confesso, ma rispettoso, Non vedo che cosa ci sia di tremendo, del resto mi sembrava la conclusione ovvia della sua frase, quelleloquente sospensione, nonostante non se ne vedano i puntini, Se vuole saperlo, vada dagli autori, li provochi con un po di ci che ho detto io e un po di ci che ha detto lei, e vedr come le rispondono con quel famoso apologo di Apelle e del calzolaio, quando lartigiano indic lerrore nel sandalo di una figura e poi, dopo aver verificato che lartista aveva emendato la svista, si azzard a sdottorare sullanatomia del ginocchio, Fu allora che Apelle, furioso con limpertinente, gli disse, Non salga il calzolaio al disopra del sandalo, una frase storica, A nessuno piace che guardino al di l del muro del proprio giardino, In questo caso Apelle aveva ragione, Forse, ma solo finch non fosse andato a esaminare il dipinto un sapiente anatomista, Lei irrimediabilmente scettico,

    2 - Luis Vas de Cames (1525 ? - Lisbona 1580), esule in India, narra la leggenda

    che, in un naufragio alla foce del Mekong, si salvasse a nuoto tenendo alto sui flutti il manoscritto dei Lusadas (Lusiadi), poema in dieci canti sulle gesta dei Portoghesi, figli di Luso, ritenuto il capolavoro della letteratura portoghese.

  • Tutti gli autori sono Apelle, ma la tentazione del calzolaio la pi comune fra gli esseri umani, comunque, soltanto il revisore ha imparato che il lavoro di emendare lunico che non si concluder mai nel mondo, Lei ha sentito molte tentazioni da calzolaio nella revisione del mio libro, Let ci porta una cosa buona che una cosa cattiva, ci calma, e le tentazioni, anche quando sono imperiose, diventano meno pressanti, In altre parole, vede il difetto del sandalo ma se ne sta zitto, No, quello che lascio passare io lerrore del ginocchio, Le piace il libro?, S, Lo dice con pochissimo entusiasmo, Neanche nella sua domanda lho notato, Questione di tattica, lautore, anche se gli costa assai, deve mostrare una certa aria di modestia, Il revisore dovr sempre essere modesto, e se gli capitato un giorno di essere immodesto, con ci stato costretto a essere, come figura umana, la massima perfezione, Non ha riveduto la frase, tre volte la parola essere in un solo periodo, imperdonabile, ne concorda?, Lasci perdere il sandalo, a parole si scusa tutto, Infatti, ma non le perdono lavarizia di opinioni, Le ricordo che i revisori sono persone sobrie, hanno gi visto tanto di letteratura e di vita, Il mio libro, le ricordo io, di storia, Infatti cos lo definirebbero secondo la classificazione tradizionale dei generi, per, non essendo mia intenzione indicare altre contraddizioni, secondo la mia modesta opinione, dottore, tutto quello che non vita letteratura, Anche la storia, Soprattutto la storia, senza offesa per nessuno, E la pittura, e la musica?, La musica continua a resistere da quando nata, ora va, ora viene, vuole liberarsi della parola, immagino per invidia, ma ritorna sempre allobbedienza, E la pittura?, Orbene, la pittura non altro che letteratura fatta coi pennelli, Spero non si dimentichi che lumanit ha cominciato a dipingere molto prima di saper scrivere, Conosce quel detto, se non hai il cane, caccia con il gatto, in altre parole, chi non sa scrivere dipinge, o disegna, quello che fanno i bambini, Quello che lei vuole dire, in altre parole, che la letteratura esisteva gi prima che nascesse, Sissignore, come luomo, in altre parole, prima di esserlo gi lo era, Mi sembra un punto di vista piuttosto originale, Non lo creda, dottore, il re Salomone, vissuto tanto tempo fa, gi allora affermava che non cera niente di nuovo sotto il sole, e quindi,se in quelle epoche remote lo riconoscevano cos, che cosa non diremo oggi, dopo trenta secoli, se non mi tradisce la memoria enciclopedica, curioso, ma io, che per giunta sono storico, non avrei pensato, se interrogato dimprovviso, che fosse stato cos tanti anni fa, proprio questo che ha il tempo, passa e non ce ne accorgiamo, uno se ne sta l a pensare al giorno dopo giorno, poi improvvisamente si ravvede ed esclama, Mio Dio come passa il tempo, era ancora vivo re Salomone e sono gi passati tremila anni, A me sembra che lei abbia sbagliato vocazione, avrebbe dovuto essere filosofo, o storico, ha il piglio e laspetto che tali arti richiedono, Mi manca la preparazione, dottore, che cosa pu fare un semplice uomo senza la preparazione, gi fortunato se venuto al mondo con la genetica a posto, ma per cos dire allo stato bruto, e poi nessunaltra educazione se non i primi rudimenti, che sono

  • rimasti gli unici, Potrebbe presentarsi come autodidatta, prodotto del proprio e dignitoso sforzo, non c niente da vergognarsi, anticamente la societ era orgogliosa dei suoi autodidatti, Questo finito, adesso arrivato il progresso ed finito, gli autodidatti sono malvisti, Solo quelli che scrivono versi e storie divertenti sono autorizzati a essere e a continuare a essere autodidatti, fortuna loro, ma io, lo confesso, per la creazione letteraria non ho mai avuto propensione, Allora faccia il filosofo, signore mio, Lei, dottore, un umorista di spirito acutissimo, coltiva magistralmente lironia, mi chiedo perfino come mai si sia dedicato alla storia, che una scienza cos seria e profonda, Sono ironico soltanto nella vita reale, Ben vorrei io che la storia non fosse vita reale, ma letteratura e nientaltro, Ma la storia stata vita reale quando ancora non si poteva chiamare storia, Certo, dottore, In realt, lei un interrogativo con le gambe e un dubbio con le braccia, Non mi manca che la testa, Ogni cosa a suo tempo, il cervello stata lultima cosa a essere inventata, Lei, dottore, un saggio, Mio caro amico, non esageri, Vuole vedere le ultime bozze?, Non ne vale la pena, le correzioni dautore sono fatte, il resto la routine della revisione finale, ed nelle sue mani, Grazie per la fiducia, Ben meritata, Allora lei, dottore, crede che la storia e la vita reale..., S, lo credo, Che la storia sia stata vita reale, voglio dire, Non abbia dubbi, Che ne sarebbe di noi se non esistesse il deleatur, ha sospirato il revisore.

    2. Quando soltanto una vista mille volte pi acuta di quella che pu dare

    la natura sarebbe capace di scorgere nelloriente del cielo la differenza iniziale che separa la notte dallaurora, il muezzin si svegli. Si svegliava sempre a quellora, con il sole, tanto che fosse estate come inverno, e non aveva bisogno di nessun artefatto per misurare il tempo, niente di pi che un mutamento infinitesimale nelloscurit della camera, il presentimento della luce appena immaginata sulla pelle della fronte, come un tenue soffio che gli sfiorasse le sopracciglia o la prima e quasi imponderabile carezza che, a quanto si sa o si crede, arte esclusiva e segreto fino a oggi non svelato di quelle belle ur che attendono i fedeli nel paradiso di Maometto. Segreto, e insieme prodigio, se non mistero insormontabile, la virt che possiedono di ricrearsi la verginit appena la perdono, a quanto pare suprema beatitudine nella vita eterna, il che viene definitivamente a provare che non finiscono con questa gli affanni propri e quelli altrui, tantomeno le sofferenze immeritate. Il muezzin non apr gli occhi. Poteva rimanere a letto ancora per un po di tempo, mentre il sole, molto lentamente, si avvicinava allorizzonte della terra, ma ancora cos lontano che nessun gallo della citt aveva alzato la testa per scrutare i movimenti del mattino. Certo che abbai un cane, senza risultato, ch gli altri dormivano forse sognando di stare abbaiando nei sogni. un sogno, pensavano, e continuavano a dormire, circondati da un mondo popolato di odori senza dubbio stimolanti, ma nessuno cos pressante

  • da farli svegliare di soprassalto, Lodore inconfondibile della minaccia o della paura, per fare solo questi esempi elementari. Il muezzin si alz a tentoni nel buio, trov gli indumenti con cui fin di coprirsi e usc dalla camera. La moschea era silenziosa, solo i passi incerti risuonavano sotto gli archi, piedi che si trascinavano prudenti, come se temessero di essere ingoiati dal suolo. A qualunque altra ora del giorno o della notte non provava mai questa angoscia dellinvisibile, soltanto in questo momento mattutino, quando saliva le scale del minareto per chiamare i fedeli alla prima preghiera. Per uno scrupolo superstizioso, gli si raffigurava nella fantasia la propria grave colpa per il fatto che gli abitanti stessero ancora dormendo quando il sole era gi alto sul fiume e, svegliandosi di colpo, abbagliati dalla luce chiara, chiedessero gridando dovera il muezzin che non li aveva chiamati allora giusta, qualcuno pi caritatevole avrebbe detto, Sar malato, ma non era vero, lui era sparito, s, portato allinterno della terra da un genio delle tenebre pi grandi. La scala, a chiocciola, era faticosa da salire, tanto pi per la vecchiaia del muezzin, per fortuna non cera bisogno che gli bendassero gli occhi come si fa alle mule dei mulini per non fargli venire le vertigini. Quando arriv in cima, sent sulla faccia il fresco del mattino e la vibrazione della luce allalbeggiare, ancora nessun colore, ch non pu averlo quel puro chiarore che precede il giorno e sfiora la pelle con un brivido sottile, come un tocco di invisibili dita, unimpressione unica che ti fa dubitare se la screditata creazione divina in fondo non sia un ironico fatto della storia per umiliare scettici e atei. Il muezzin percorse con la mano, lentamente, il parapetto circolare fino a trovare, scolpito sulla pietra, il segno che indicava la direzione della Mecca, la citt santa. Era pronto. Alcuni istanti ancora per dare tempo al sole di affacciarsi ai balconi della terra con la sua aura, e anche per schiarirsi la voce, perch la scienza declamatoria di un muezzin deve apparire evidente fin dal primo grido, l che si deve dimostrare, non quando la gola si gi addolcita per lopera della parola e il conforto del cibo. Ai piedi del muezzin c una citt, laggi un fiume, tutto dorme ancora, ma inquieto. Il mattino comincia a muoversi sopra le case, la superficie dellacqua si trasforma in uno specchio del cielo, e allora il muezzin inspira profondamente e grida, acutissimo, Allahu akbar, predicando ai quattro venti la superba grandezza di Dio. e ripete, come grider e ripeter le formule seguenti, in estatico canto, prendendo il mondo a testimone che non c altro Dio allinfuori di Allah, e che Maometto il messaggero di Allah, e dopo aver detto queste verit essenziali chiama alla preghiera, Venite allazal, ma essendo un uomo per natura pigro, anche se credente nel potere di Colui che non dorme mai, il muezzin rimprovera affettuosamente gli altri, a cui le palpebre pesano ancora, La preghiera meglio del sonno, As-salatu jay-run min an-nawn, per coloro che in questa lingua lo capiscono, e infine ha concluso affermando che Allah lunico Dio, La ilaha illa llah, ma adesso solo una volta, che gi abbastanza quando si tratta di verit definitive. La citt mormora le preghiere, il sole spuntato e illumina le terrazze, fra poco nei

  • cortili spunteranno gli abitanti. La torre della moschea piena di luce. Il muezzin e cieco.

    Non lha descritto cos lo storico nel suo libro. Soltanto che il muezzin salito sul minareto e da l ha convocato i fedeli alla preghiera nella moschea, senza specificare sul momento, se era mattina o mezzogiorno, o se stava tramontando il sole, perch certamente, secondo lui, i piccoli particolari non interesserebbero alla storia, ma soltanto a che il lettore sapesse che lautore conosceva a sufficienza le cose di quel tempo per farne menzione responsabilmente. E di questo lo dovremmo ringraziare perch il suo tema, essendo di guerra o di assedio, e quindi di virilit superiori, esimerebbe dal deliquio della preghiera, che fra tutte le situazioni la pi sottomessa, giacch colui che prega si offre senza lotta, definitivamente arreso. Anche se, per non lasciare senza esame e considerazione quanto vi sia di contrario in queste opposizioni fra orazione e guerra, qui si potrebbe ricordare subito, essendo il tempo cos vicino e cos illustri le testimonianze ancora vive, qui si potrebbe ricordare, lo ripetiamo, quel miracolo di Ourique, [3], celeberrimo, quando Cristo apparve al re portoghese e questi, mentre lesercito prostrato al suolo pregava, gli grid, Agli infedeli, Signore, agli infedeli, e non a me che credo nel vostro potere, ma Cristo non volle apparire ai mori, e fu un peccato, ch invece della crudelissima battaglia potremmo registrare oggi, in questi annali, la stupefacente conversione dei centocinquantamila barbari che alla fine vi persero la vita, uno spreco danime che farebbe urlare ai cieli. cos, mica tutto si pu evitare, a Dio non abbiamo mai fatto mancare i nostri buoni consigli, ma il destino ha le sue leggi inflessibili, e spesso con inattesi e artistici risultati, come il fatto che Cames abbia potuto mettere a profitto quellardente grido, distribuendolo tale e quale in due versi immortali. proprio vero che nella natura nulla si crea e nulla si distrugge, di tutto si approfitta.

    Erano belli quei tempi quando, per ricevere soddisfazione, non avevamo che da chiedere con le parole adatte, anche in casi difficili, per cos dire con il paziente gi disilluso e senza speranza di guarigione. Ne esempio proprio questo re che, essendo nato con le gambe rattrappite, o atrofizzate si direbbe oggi, fu curato in maniera straordinaria, senza che alcun medico gli avesse messo una mano addosso, e se glielavevano messa non era servita a niente. E non ci sono neppure indizi, certamente perch trattandosi di persona destinata alla regalit, che ci sia stato bisogno di importunare le alte potenze, alla Vergine e al Signore ci riferiamo, non agli angeli della sesta gerarchia, perch si producesse il salutare avvenimento al quale, chi lo sa, il Portogallo deve forse la sua indipendenza. Avvenne che,

    3 - Narra la leggenda che limmagine del Cristo apparve al futuro re Afonso

    Henriques (1109-85?) durante la battaglia di Ourique (1139), in cui furono sconfitti i Mori che occupavano quei territori della Penisola Iberica fin dallVIII secolo.

  • mentre dormiva nel proprio letto, a don Egas Moniz, [4], precettore del piccolo Afonso, apparve in visione la Madonna e gli disse, Don Egas Moniz, dormi, e lui, che non sapeva se fosse sveglio o se stesse dormendo, per averne la certezza domand, Signora, chi siete voi?, e lei rispose, con modi gentili, Io sono la Vergine e ordino che tu vada a Carquere, che si trova nel comune di Resende, e che scavi in quel posto, e l troverai una chiesa che un tempo stata cominciata a mio nome e una statua mia, riparala che ne ha davvero bisogno dopo il triste abbandono, e poi veglierai e porrai il bambino sullaltare, e sappi che in quellistante egli sar guarito e ristabilito, e da quel momento occupati di lui, ch io so come mio Figlio intenda affidargli lincarico di distruggere i nemici della fede, ed chiaro che non potrebbe farlo con quelle gambette corte. Don Egas Moniz si svegli pi felice che mai, radun gli uomini e, in groppa a una mula, and a Carquere e fece scavare nel posto indicato dalla Vergine, e mica cera la chiesa, ma la sorpresa nostra, non loro, perch in quei benedetti tempi gli avvertimenti superiori non erano mai gratuiti o ingannevoli. vero che don Egas non esegu alla lettera le parole della Vergine, perch era stato ben chiaro che lei gli aveva ordinato di scavare, e noi intendiamo con le sue stesse mani, e lui invece che cosa fece? Diede ordine ad altri chescavassero, ai servi della gleba probabilmente, gi a quellepoca cerano queste disuguaglianze sociali. Rendiamo grazie alla Vergine che non fosse permalosa al punto da far accorciare di nuovo le gambe al piccolo Afonso perch, come ci sono miracoli nel bene, ce ne sono stati anche nel male, e ce lo testimoniano quegli infelici maiali della Scrittura che si slanciarono nel precipizio quando il buon Ges gli mise in corpo i maligni che stavano nellindemoniato, e il risultato fu che patirono il martirio quegli innocenti animali, e soltanto loro, infatti molto pi grande era stata la caduta degli angeli ribelli, subito trasformati in diavoli al momento della rivolta, e, lo si sappia, non mor nessuno, per cui imperdonabile limprevidenza di Dio Nostro Signore che per codesta disattenzione si lasciato scappare loccasione di farla finita una volta per tutte con quella razza, giusto il consiglio di quel proverbio che recita, Chi risparmia il nemico, gli muore poi tra le braccia, speriamo che Dio non arrivi a doversene pentire un giorno, il pi tardi possibile. Comunque, se in quel fatale istante avr tempo di ricordare la vita passata, speriamo che gli sillumini lo spirito e possa capire che avrebbe dovuto risparmiarci, a tutti noi, fragili porci e umani, quei vizi, quei peccati e quelle sofferenze di insoddisfazione che sono, si dice, lopera e il segno del Maligno. Fra il martello e lincudine siamo un ferro arroventato, che a forza di batterlo si spegne.

    4 - Appartenente a una delle trenta famiglie che diedero origine alla nobilt

    portoghese, Egas Moniz (? - 1146) fu tutore del futuro primo re del Portogallo Afonso Henriques dal 1109 al 1114 e, secondo la tradizione, suo salvatore nellassedio e nella conquista di Guimares (1128), da cui Afonso Henriques inizi la riconquista dei territori ai Mori.

  • Di storia sacra per ora ne abbiamo abbastanza. Mentre invece sarebbe importante sapere chi ha scritto il resoconto di quel bel risveglio del muezzin nellalba di Lisbona, con tale abbondanza di particolari realistici che sembra addirittura opera di un testimone oculare o, perlomeno, labile uso di un qualche documento depoca, non necessariamente relativo a Lisbona, poich alluopo non ci sarebbe bisogno daltro che di una citt, un fiume e una mattina chiara, composizione pi che mai banale, come sappiamo. La risposta, sorprendente, che nessuno lha scritto, che, anche se sembra il contrario, non scritto, tutto non stato altro che pensieri vaghi della mente del revisore mentre leggeva e correggeva quello che surrettiziamente era sfuggito nelle prime e nelle seconde bozze. Il revisore ha questo sorprendente talento di sdoppiarsi, disegna un deleatur o introduce una virgola indiscutibile e, nello stesso tempo, si accetti il neologismo, si eteronimizza, capace di seguire il cammino suggerito da unimmagine, un paragone, una metafora, non di rado il semplice suono di una parola ripetuta a voce bassa lo porta, per associazione, a creare polifonici edifici verbali che trasformano la sua piccola scrivania in uno spazio moltiplicato per se stesso, anche se molto difficile spiegare, nella normalit, quello che con ci si vuole intendere. L, gli sembrato che fosse poco informativo il fatto che lo storico si limitasse a parlare di muezzin e minareto unicamente per introdurre, se sono permessi giudizi temerari, un poco di colore locale e di atmosfera storica nellaccampamento nemico, unimprecisione semantica che bene correggere immediatamente, giacch laccampamento quello degli assedianti, non degli assediati, poich questi sono, per il momento, installati con sufficiente comodit nella citt che, salvo qualche discontinuit, loro dallanno 714, secondo i conti dei cristiani, quelli degli arabi sono diversi, come si sa. [5]. Questa correzione la fa lo stesso revisore, che ha una conoscenza di calendari pi che soddisfacente e sa che lEgira cominciata, secondo la lezione dellArte di controllare le date, opera indispensabile, il giorno 16 luglio del 622 dopo Cristo, d.C. in sigla, senza dimenticare tuttavia che, essendo lanno musulmano regolato sulla luna, quindi pi corto di quello della cristianit, basato sul sole, c sempre bisogno di scontare tre anni per ogni secolo passato. Buon revisore, sarebbe questo, cos scrupoloso, se badasse a spuntare le ali a un ragionare propenso ad affabulazioni occasionalmente irresponsabili. Qui si trattato di aver peccato per faciloneria, incorrendo in errori evidenti e in asserzioni dubbiose, di tre si sospetta che comprovandosi, in definitiva dimostrano come non avesse ragione alcuna lo storico quando gli ha dato il consiglio, superficiale, di dedicarsi alla storia. Quanto alla filosofia, Dio ce ne liberi.

    Il primo punto sospetto, seguendo lordine inverso del resoconto, quella peregrina idea che esistano, sul parapetto delle terrazze dei minareti,

    5 - Gli assediati sono i Mori, che possiedono Lisbona dal 714. Nel 1147, Afonso

    Henriques conquista la citt dopo averla cinta dassedio

  • segnali nella pietra che indicherebbero, probabilmente in forma di frecce, la direzione della Mecca. Per quanto avanzata fosse allepoca la scienza geografica e geometrica degli arabi e degli altri mori, poco credibile che essi sapessero determinare, con la precisione che qui si suggerisce, la posizione di una caaba sulla superficie del pianeta, dove le pietre abbondano davvero, una pi sacra dellaltra. Tutte questecose, siano esse riverenze, genuflessioni o sguardi dallalto in basso, si fanno per approssimazione, per sensazione, se possiamo permetterci questo linguaggio da pescatore con la canna, ci che importa, in fondo, che Dio e Allah possano leggere nei cuori e non se la prendano a male che, per ignoranza, voltiamo loro le spalle, e quando diciamo ignoranza pu essere sia la nostra sia la loro, ch non sempre loro stanno dove si sono impegnati a stare. Il revisore un uomo di questo tempo, lo hanno abituato a confidare e a credere fermamente nei segnali delle strade, non sorprende che sia caduto nellanacronistica tentazione, magari spinto da uno slancio di carit, tenendo conto della cecit del muezzin. noto che non la qualit del tessuto che evita le imperfezioni, si dice anzi che proprio nel migliore c limperfezione, e anche che non ce n una senza due, e infatti ecco l il secondo errore, questo s, gravissimo, poich condurrebbe il lettore sprovveduto, se qualcosa di scritto ci fosse, e per fortuna non c, a considerare corretta e consona ai fatti della vita musulmana la descrizione dei gesti del muezzin dopo il risveglio. C un errore, diciamo, in quanto il muezzin non si accinto alle abluzioni rituali prima di chiamare i fedeli alla preghiera, trovandosi perci in stato di impurit, situazione molto probabile se consideriamo quanto vicini siamo ancora, allepoca, alla prima fonte dellIslam, quattro secoli e poco pi, per cos dire nella culla. Andando avanti non mancheranno rilassamenti, scappatoie di digiuni, interpretazioni dubbiose di regole che sembrano chiare, il fatto che non c nulla di pi stancante dellosservanza rigida dei principi, prima che la carne ceda lo spirito si gi indebolito, ma a lui non si chiede niente, contro la povera carne che si lanciano invettive, insulti e calunnie. Adesso si vive ancora in un tempo di fede totale, il muezzin sarebbe lultimo degli uomini se osasse salire al minareto senza avere il cuore puro e le mani lavate, e cos viene proclamato innocente della colpa di cui lo ha caricato limperdonabile leggerezza del revisore. Nonostante la competenza professionale con cui lo abbiamo sentito esprimersi durante la conversazione con lo storico, tempo di introdurre qui un primo dubbio sulle conseguenze della fiducia di cui lo ha investito lautore della Storia dellassedio di Lisbona, forse in un momento di stanchezza o di preoccupazione per un prossimo viaggio, quando ha permesso che la lettura finale delle bozze fosse compito esclusivo del tecnico dei deleatur, senza controllo. Tremiamo al solo immaginare che quella descrizione del risveglio del muezzin potrebbe prendere posto, abusivo, nel testo scientifico dellautore, frutto, luno e laltro, di studi perseveranti, di ricerche approfondite, di minuziosi confronti. Si dubita, per esempio, anche se

  • sempre indice di buona prudenza dubitare persino del dubbio, che nel suo racconto lo storico menzionasse cani e abbaiare di cani, giacch lui sa che il cane, per gli arabi, e animale impuro, al pari del maiale, ed quindi una dimostrazione di grossolana ignoranza supporre che i mori di Lisbona, cos zelanti, starebbero vivendo fianco a fianco con quella canea. Lo stalluccio alla porta di casa e il canile o il cesto da volpino sono invenzioni cristiane, non sar per un caso indifferente che i musulmani chiamano cani i guerrieri della croce, ed una fortuna che non li abbiano chiamati porci, perlomeno non risulta. chiaro che, se davvero cos, un peccato non poter pi contare sul piacere di un cane che abbaia alla luna o si gratta lorecchio tormentato dalle pulci, ma la verit, se infine la troviamo, deve essere messa al disopra di tutte le altre considerazioni, sia contrarie sia favorevoli, per cui dovremmo immediatamente considerare non scritte le parole che hanno descritto lultima alba pacifica di Lisbona se non sapessimo gi che quel discorso falso, anche se coerente, ed questo il pericolo maggiore, non mai uscito dalla testa del revisore, anzi non stato altro che un vaneggiamento inventato e irrisorio.

    dimostrato quindi che il revisore ha sbagliato, che se non ha sbagliato ha confuso, che se non ha confuso ha immaginato, ma scagli la prima pietra colui che non ha mai sbagliato, confuso o immaginato. Errare, lha detto chi lo sapeva, proprio dellumano, il che significa, a meno che non sia errore prendere le parole alla lettera, che non sarebbe vero uomo colui che non sbagliasse. Questa suprema massima, per, non pu essere usata come scusante universale che assolverebbe tutti noi da giudizi zoppicanti e opinioni maldestre. Chi non sa deve chiedere, deve avere questumilt, e una precauzione cos elementare dovrebbe sempre tenerla presente il revisore, tanto pi che non avrebbe neppure bisogno di uscire da casa sua, dallo studio dove adesso sta lavorando, Giacch qui non mancano i libri che lo informerebbero se avesse avuto la saggezza e la prudenza di non credere ciecamente a quanto suppone di sapere, ch proprio da qui derivano i pi grossi errori, non dallignoranza. Su questi scaffali caotici, migliaia e migliaia di pagine aspettano il brillio di una curiosit iniziale o la luce decisa che sempre il dubbio alla ricerca di un chiarimento. Comunque, diamo credito al revisore di aver riunito, nel corso di una vita, tante e tanto diverse fonti di informazione, anche se un semplice sguardo ci rivela che mancano nel suo archivio le tecnologie dellinformatica, ma i soldi, sfortunatamente, non bastano per tutto, e questo mestiere, ora di dirlo, tra i pi mal pagati della terra. Un giorno, ma Allah pi grande, ogni correttore di libri avr a sua disposizione il terminale di un computer che lo terr legato, notte e giorno, ombelicamente, alla banca centrale di dati, e a lui, come a noi, non rester altro che desiderare che tra quei dati del sapere globale non si sia insinuato, come il diavolo nel convento, lerrore tentatore.

    Comunque sia, finch non arriva quel giorno, ecco qua i libri, come una galassia pulsante, e le parole, dentro di essi, sono un altro pulviscolo

  • cosmico che fluttua, in attesa dello sguardo che le fisser con un significato o in esse ricercher un significato nuovo, perch proprio come continuano a variare le spiegazioni delluniverso, anche la frase che prima era sembrata per sempre immutabile offre improvvisamente unaltra interpretazione, la possibilit di una contraddizione latente, levidenza del proprio errore. Qui, in questo studiolo dove la verit non pu essere altro che una faccia sovrapposta alle infinite maschere varianti, ci sono i soliti dizionari della lingua e i vocabolari, i Morais e gli Aurlio, i Moreno e i Torrinha, alcune grammatiche, il Manuale del perfetto revisore, vademecum del mestiere, ma ci sono anche le storie dellarte, del mondo in generale, dei romani, dei persiani, dei greci, dei cinesi, degli arabi, degli slavi, dei portoghesi, insomma, di quasi tutto ci che sono popoli e nazioni, e le storie della scienza, delle letterature, della musica, delle religioni, della filosofia, delle civilt, il Petit Larousse, il Quillet in sintesi, il Petit Robert, lEnciclopedia politica, quella Luso-brasileira, la Britannica, incompleta, il Dizionario di storia e geografia, un atlante universale di queste materie, quello di Joo Soares, antico, gli annuari storici, il Dizionario dei contemporanei, la Biografia universale, il Manuale del libraio, il Dizionario della favola, la Biografia mitologica, la Biblioteca lusitana,il Dizionario di geografia comparata, antica, medievale e moderna, LAtlante storico degli studi contemporanei, il Dizionario generale delle lettere, delle belle arti e delle scienze morali e politiche, e, per concludere, non linventario generale, ma quello che e pi in vista, il Dizionario generale di biografia e di storia, di mitologia, di geografia antica e moderna, delle antichit e delle istituzioni greche, romane, francesi e straniere, senza dimenticare il Dizionario delle rarit, inverosimiglianze e curiosit, dove, sorprendente coincidenza che cade a fagiolo in questo avventuroso resoconto, si riporta come esempio derrore laffermazione del saggio Aristotele che la mosca domestica comune ha quattro zampe, una riduzione aritmetica che gli autori successivi hanno continuato a ripetere per secoli e secoli, quando gi i bambini sapevano, per crudelt e sperimentazione, che sono sei le zampe della mosca, poich fin da Aristotele continuavano a strapparle, voluttuosamente contando uno, due, tre, quattro, cinque, sei, ma quegli stessi bambini, quando crescevano e andavano a leggere il saggio greco, si dicevano gli uni agli altri, La mosca ha quattro zampe, tanto pu lautorit magistrale, tanto soffre la verit per la lezione che ce ne continuano a dare.

    Questa inattesa incursione nelle frontiere dellentomologia ci mostra, in maniera conclusiva, che gli errori attribuiti al revisore in fondo non sono suoi, ma di questi libri che non hanno fatto altro che ripetere, senza prova contraria, opere pi antiche, e in tal caso compiangiamo chi ha finito per essere vittima innocente della buonafede propria e dellaltrui errore. vero che, essendo cos condiscendenti, ricadremmo nella scusante universale gi esecrata, ma non lo faremo senza previa condizione, e cio che per il suo bene il revisore rifletta sopra la stupenda lezione sugli errori che ci stata

  • data da Bacone, un altro saggio nel libro intitolato Novum organum. Egli divide gli errori in quattro categorie, e cio idola tribus, o errori della natura umana, idola specus, o errori individuali, idola fori, o errori di linguaggio, e infine idola theatri, o errori dei sistemi. Nel primo caso tali errori risultano dallimperfezione dei sensi, dallinfluenza dei preconcetti e delle passioni, dalla nostra abitudine di giudicare tutto secondo idee acquisite, dalla nostra insaziabile curiosit nonostante i limiti imposti al nostro spirito, dallinclinazione che ci porta a trovare fra le cose pi analogie di quelle che realmente vi siano. Nel secondo caso, la fonte degli errori risiede nella differenza fra i caratteri, alcuni che si perdono nei particolari, altri in ampie generalizzazioni, e anche nella predilezione che abbiamo per certe scienze, il che ci rende propensi a voler ridurre tutto a quelle. Quanto al terzo caso, quello degli errori di linguaggio, il male sta nel fatto che spesso le parole non hanno un significato qualsiasi, oppure ce lhanno indefinito, o possono essere prese in accezioni diverse. E infine, quarto caso, sono tanti gli errori dei sistemi che non finiremmo mai pi se cominciassimo a enumerarli qui. Si avvalga, allora, il revisore di questo catalogo e prosperer, e si serva anche dei benefici di quella massima di Seneca, reticente come oggigiorno conviene, Onerat discentem turba, non istruit, sentenza lapidaria che la madre del revisore, tanti anni fa, senza sapere il latino e pochissimo della propria lingua, traduceva con franco scetticismo, Quanto pi leggi, meno impari.

    Ma, salvando qualcosa da questo esame e da questo dibattimento, confermiamo che non stato un errore scrivere, perch in fondo scritto, che era cieco il muezzin. Lo storico, che parla soltanto di minareto e di muezzin, forse ignorava che quasi tutti i muezzin, a quel tempo e per molto tempo ancora, erano ciechi. E se lo sa, forse pensa che sarebbe particolare vocazione dellinvalidit il canto della preghiera, o che le comunit more risolvevano cos, parzialmente, come sempre stato fatto e si continuer a fare, il problema di dare lavoro a gente a cui mancava il prezioso organo della vista. Errore suo, adesso, che invariabilmente finisce per riguardare tutti. La verit storica, lo impari, che i muezzin erano scelti fra i ciechi, non per umanitaria politica dimpiego o di avviamento professionale fisiologicamente adeguato, ma perch non potessero invadere lintimit dei cortili e dei terrazzi che dallalto del minareto dominavano. Il revisore non ricorda pi come lha appreso, di certo lavr letto in qualche libro degno di fiducia, che il tempo non ha emendato, perci pu insistere adesso che i muezzin erano ciechi, sissignore. Quasi tutti. Solo che, quando gli capita di pensarci, non riesce a fugare un dubbio, se a quegli uomini non venissero cavati gli occhi brillanti, come si faceva e forse si fa ancora agli usignoli, perch della luce non conoscessero altra manifestazione che una voce udita nelle tenebre, la loro, o magari la voce di quellAltro che sa soltanto ripetere le parole che noi inventiamo, queste con cui tentiamo di esprimere tutto, benedizione e maledizione, perfino ci che nome non avr mai, innominabile.

  • 3. Il revisore un nome ce lha, si chiama Raimundo. Ormai era ora che

    sapessimo chi fosse la persona di cui abbiamo parlato con indiscrezione, ammesso che nomi e cognomi abbiano mai potuto aggiungere qualche vantaggio evidente ai soliti riferimenti segnaletici e ai vari schemi, et, altezza, peso, tipo morfologico, incarnato, colore degli occhi e dei capelli, se lisci, crespi o ondulati, o semplicemente perduti, timbro della voce, limpida o roca, gesti caratteristici, maniera di camminare, mentre lesperienza dei rapporti umani ha dimostrato che, pur sapendo questo e talvolta molto di pi, neanche quello che conosciamo ci serve, n siamo capaci di immaginare che cosa ci manca. Forse soltanto una ruga, o la forma delle unghie, o lo spessore del polso, o il tratto del sopracciglio, o una cicatrice antica e invisibile, o soltanto il cognome che non si era arrivati a dire, quello che pi si tiene in conto, in questo caso Silva, nome completo Raimundo Silva, cos si presenta quando deve farlo, omettendo il Benvindo che non gli piace. Nessuno soddisfatto di quello che gli toccato in sorte, questa una verit generale, e Raimundo Silva, che soprattutto dovrebbe apprezzare di chiamarsi Benvindo, che esprime esattamente ci che vuole esprimere, e cio benvenuto nella vita, figlio mio, invece nossignore, non gli piace quel nome, per fortuna, dice lui, che si perduta la tradizione per cui i padrini decidono sulla scottante questione dellonomastica, anche se riconosce che gli piace molto essere Raimundo, per un non so che di solenne o di antico che c nella parola. Dei beni della signora che stata sua madrina, i genitori di Raimundo si aspettavano una certa parte per il futuro del figlio, ecco perch, venendo meno al costume che imponeva di dare al bambino soltanto il nome del padrino, si aggiunto il nome della paraninfa, volto al maschile. Il destino non segue nella stessa maniera tutte le cose, lo sappiamo bene, ma in questo caso una certa concomitanza dovr riconoscersi fra alcuni beni di cui non si mai beneficiato e un nome cos risolutamente ripudiato, anche se tuttavia non si deve sospettare dellesistenza di un rapporto di causa ed effetto fra la disillusione e il rifiuto. In Raimundo Benvindo Silva i motivi, che in un momento della sua vita dovevano essere stati di frustrazione piena di rancore, sono oggi puramente estetici, alcuni, giacch non gli suona bene la vicinanza di due gerundi, e gli altri, per cos dire, etici e ontologici, perch, secondo la sua maniera disingannata dintendere, soltanto con unironia piuttosto nera si pretenderebbe di far credere che qualcuno sia davvero benvenuto a questo mondo, il che non contraddice levidenza che alcuni vi si trovino ben piazzati.

    Dal balcone, una piccola sporgenza antica sotto una tettoia di legno ancora rivestita a cassonetti, si vede il fiume, ed un immenso mare quello che gli occhi colgono fra un raggio e laltro, dalla linea rossa del ponte fino alle paludi basse di Pancas e Alcochete. Una nebbiolina fredda tappa lorizzonte, lo avvicina quasi a portata di mano, la citt visibile ridotta a questo lato, con la cattedrale laggi, a mezza costa, e i digradanti tetti delle

  • case, che scendono fino allacqua opaca, scura, dove una fugace scia bianca si apre quando una barca rapidamente passa, ce ne sono altre che navigano con difficolt, pesanti, come se stessero lottando contro una corrente di mercurio, paragone, questo, che sarebbe assai pi appropriato alla notte, non a una simile ora. Raimundo Silva si alzato meno presto del solito, aveva lavorato tutta la notte, tirato in lungo, trascinandosi, e quando, al mattino, ha aperto la finestra, il suo viso stato investito da questa foschia, pi spessa di quella che vediamo a questora, a mezzogiorno, quando il tempo dovr decidere se scurirsi o aprirsi, come dice la gente. Allora le torri della cattedrale non erano pi che una macchia sbiadita, di Lisbona cera poco pi che un rumore di voci e di suoni indefiniti, la cornice della finestra, il primo tetto, unautomobile lungo la strada. Il muezzin, cieco, aveva gridato nello spazio di una mattina luminosa, rossa, e poi turchina, il colore dellaria fra la terra che sitrova qui e il cielo che ci copre, se vogliamo credere agli occhi insufficienti con cui siamo venuti al mondo, ma il revisore, che oggi si ritrova quasi altrettanto cieco del muezzin, ha soltanto borbottato, con il malumore di chi, dopo aver dormito male, era stato preso da faticosi sogni di assedio, maree, scimitarre e fionde baleari, irritato, al risveglio, di non riuscire a ricordare comerano fatte quelle macchine da guerra, stiamo parlando delle fionde, e dei profondi discorsi di chi nel sogno si trovava, ma non cadiamo subito nella tentazione di anticipare i fatti, adesso dobbiamo soltanto lamentare loccasione perduta di sapere finalmente che macchine erano le suddette fionde, come si armavano e come sparavano, giacch non poi cos raro che nei sogni si rivelino grandi misteri, e tra essi non includiamo i numeri del lotto, quella suprema banalit indegna di qualsiasi sognatore che si rispetti. Ancora a letto, perplesso, Raimundo Silva si chiedeva per quale ragione continuasse a pensare alle fionde baleari, o frombole, come si direbbe pure con altrettanta esattezza, Baleari non deve avere niente a che vedere con le isole cos chiamate, verr da balle, e balle sappiamo che cosa sono, proiettili, pietre che le macchine lancerebbero contro i mori e al disopra di loro, per farle cadere sulle case e sulla gente dentro, terrorizzata, ma balle non parola di quel tempo, le parole non possono essere trasportate con leggerezza da qua a l e da l a qua, attenzione, spunta subito qualcuno a dire, Non capisco. Si addormentato per una decina di minuti e, risvegliandosi di nuovo, adesso lucido, ha allontanato dal pensiero le macchine che tentavano di tornare e ha lasciato che le immagini delle spade e delle scimitarre gli occupassero pericolosamente lanimo, ha sorriso nella penombra della camera perch sapeva bene che si trattava di evidenti simboli fallici, di certo attratti nel sogno dalla Storia dellassedio di Lisbona, ma in lui radicati, non c dubbio, se armi di punta e di taglio hanno radici, allora s che saranno conficcate, basterebbe guardare il letto vuoto accanto a lui per capire tutto. Supino, ha incrociato le braccia sugli occhi, ha mormorato senza alcuna originalit, Un altro giorno, non aveva sentito il muezzin, come se la caverebbe in quella

  • religione un moro sordo per non mancare alle preghiere, soprattutto a quella del mattino, di certo chiederebbe a qualche vicino, In nome di Allah, bussa forte alla mia porta e nonsmettere finch non vengo ad aprire. La virt non cos facile come il vizio, ma pu essere aiutata.

    In questa casa non vive nessuna donna. Due volte la settimana ne viene una da fuori, ma non si pensi che quel posto vacante nel letto abbia a che vedere con la visita bisettimanale, sono bisogni diversi, e chiariamo subito che per alleviare le sollecitazioni pi imperiose della carne il revisore scende in citt, contratta, si soddisfa e paga, ha sempre dovuto pagare, che si pu fare, anche quando non era per nulla soddisfatto, ch il verbo non ha un significato solo come si crede normalmente. La donna che viene da fuori quella che chiamiamo a ore, si occupa della sua biancheria, riordina e pulisce il grosso della casa, mette sul fuoco una gran pentola di minestrone, sempre uguale, fagioli e verdure, che servir per alcuni giorni, non che al revisore non vadano a genio altri cibi, ma li riserva per il ristorante dove va ogni tanto, senza troppa assiduit. Non c quindi nessuna donna in questa casa, n c mai stata. Il revisore Raimundo Benvindo Silva scapolo e non pensa a sposarsi. Ho pi di cinquantanni, dice lui, chi che mi vorrebbe adesso, o chi vorrei io, anche se, come tutti sanno, molto pi facile volere che essere voluto, e questultimo commento, che si direbbe quasi leco di un dolore passato, adesso tramutato in massima a mo di lezione per gli audaci, questo commento, pi la domanda che lo ha preceduto, li fa il revisore a se stesso, perch un uomo piuttosto riservato e non va certo a confidarsi con amici e conoscenti, qualcuno ce lavr pure, anche se probabilmente non sar necessario convocarli nel racconto, dalla piega che sta prendendo. Non ha fratelli, i genitori gli sono morti n presto n tardi, la famiglia, se qualcosa ne resta, dispersa, e le notizie, quando arrivano, in fondo aggiungono ben poco alla tranquillit di non averla, la gioia passata, il lutto non vale la pena, e lunica cosa che realmente egli sente vicina a s la bozza che eventualmente sta leggendo, finch dura, lerrore che bisogna scovare, e insieme, quando capita, una preoccupazione che non dovrebbe essere sua, se la sbrighino gli autori, che si prendono gli onori, come adesso questa inquietudine per le fionde baleari che gli tornata in mente e non vuole andarsene. Finalmente Raimundo Silva si alzato, ha cercato con i piedi le babbucce. Planelle, pianelle, che la parola cristiana, venuta da Genova e qui in Portogallo anche lei diventata maschile, ed entrato nello studio mentre sinfilava la vestaglia sopra il pigiama. Di tanto in tanto la donna a ore gli fa quella solenne dichiarazione sulla necessit di togliere la polvere dai libri, che, soprattutto sui ripiani alti, dove si trovano quelli che solo molto raramente vengono consultati, sembra pi il deposito alluvionale di un accumulo secolare, una polvere nera, come di cenere, che non si sa da dove venga, di tabacco non pu essere, ch il revisore da un pezzo ha smesso di fumare, la polvere del tempo, ed presto detto. Senza che si sappia bene il perch, quella faccenda viene sempre rimandata, e la cosa

  • crediamo non dispiaccia allessere ancillare, ai suoi stessi occhi assolta grazie allintenzione, e che non perde occasione per dire, Ma guardi che non colpa mia.

    Raimundo Silva cerca nei dizionari e nelle enciclopedie, guarda sotto Armi, sotto Medioevo, cerca Macchine da guerra, e trova le normali descrizioni dellarsenale depoca, rudimentale, basti dire che allora non si riusciva ad ammazzare un uomo che si trovasse a duecento passi di distanza, che gran perdita, neanche per sogno, e per la caccia, se non aveva sottomano un arco o una balestra, il cacciatore doveva accostarsi alle braccia dellorso o alle corna del cervo o ai denti del cinghiale, quella che ancora oggi conserva qualche somiglianza con tali rischiose avventure la corrida dei tori, i toreri sono gli ultimi uomini antichi. In nessun punto c spiegazione in questi voluminosi tomi, nessun disegno d unidea almeno vaga di ci che fosse quel mortifero arnese che tanto impauriva i mori, ma questa mancanza dinformazione ormai non una novit per Raimundo Silva, quello che adesso lui vuole scoprire per quale motivo si chiamava baleare quella fionda, e passa da un libro allaltro, ricerca, si spazientisce, fino a che, finalmente, il prezioso, linestimabile Bouillet gli insegna che gli abitanti delle Baleari erano considerati, nellantichit, i migliori arcieri del mondo conosciuto, che era evidentemente tutto, e che di l avevano preso nome le isole, giacch in greco lanciare si dice ballo, niente di pi chiaro, qualunque semplice revisore capace di vedere letimologica linea retta che lega ballo a Baleari, lerrore, trattandosi di fionda, sta nellaver scritto baleare dove balearica sarebbe corretto, signor dottore. Ma Raimundo Silva non corregger, luso fa in un certo senso legge, quando non lha fatta interamente e oltretutto, primo comandamento del decalogo del revisore che aspiri alla santit, agli autori si deve sempre evitare il peso delle umiliazioni. Ha rimesso a posto il libro, ha aperto la finestra ed stato allora che la nebbia lo ha colpito in viso densa, spessissima, se al posto delle torri della cattedrale ci fosse stato ancora il minareto della moschea pi grande, certo non sarebbe riuscito a vederla, tantera sottile, aerea, imponderabile quasi, e allora, se questa fosse lora, la voce del muezzin scenderebbe dal cielo bianco, direttamente da Allah, per una volta lodatore in proprio, cosa per cui non potremmo censurarlo del tutto perch, essendo ci che , di certo si conosce bene.

    Era circa met mattinata quando squillato il telefono. Era leditore, volevano avere notizie sullandamento della revisione, dapprima ha parlato Monica della produzione, la quale, come tutti coloro che lavorano in questo settore, ha labitudine di parlare in maniera solenne, cos, Signor Silva, ha detto, la produzione chiede, ci sembra di sentirlo, Sua Altezza Reale vuole sapere, e ripete come ripetevano gli araldi, La produzione chiede delle bozze, se manca molto per la consegna, ma lei, la Monica, non ha ancora capito, dopo tanto tempo di vita in parte comune, che Raimundo Silva detesta che lo chiamino Silva senza nientaltro, non che lo infastidisca la banalit del

  • nome, che sta al pari dei Santos e dei Sousa, ma perch gli manca il Raimundo, e perci ha risposto, secco, ferendo ingiustamente quella persona gentile che la Monica, Dica che per domattina sar pronto il lavoro, Va bene, signor Silva, va bene, e non ha aggiunto altro perch il telefono stato bruscamente preso da unaltra persona, Qui parla Costa, Qui Raimundo Silva, pu rispondere il revisore, Lo so, ma le bozze mi servono oggi, ho la programmazione che scoppia, se non mando il libro in stampa domani mattina succede un putiferio del diavolo, e tutto per via della revisione, Per questo tipo di libro, argomento, numero di pagine, il tempo di revisione nella media, Non mi venga a parlare delle medie, voglio il lavoro finito, la voce di Costa si era alzata, segnale che doveva trovarsi vicino a qualche capo, un direttore, forse lo stesso padrone. Raimundo Silva ha tratto un respiro profondo, adducendo, Le revisioni fatte in fretta determinano errori, E i libri che tardano nelluscita significano danno, non c dubbio, il padrone assiste alla conversazione, ma Costa aggiunge, pi utile lasciar passare due refusi che perdere un giorno di vendite, lo sappia, no, il padrone non c, nil direttore, n il capo, Costa non ammetterebbe con tanta naturalezza errori di revisione a favore della rapidit, questione di criteri, ha risposto Raimundo Silva, e Costa, implacabile, Non mi parli di criteri, conosco bene il suo, il mio molto semplice, ho bisogno di quelle bozze per domani, senza fallo, se la sbrighi come vuole, la responsabilit sua, Avevo gi detto a Monica che il lavoro sar pronto domani, Domani dovr andare in macchina, Ci andr, pu mandare a prenderlo alle otto, troppo presto, a quellora qui ancora chiuso, Allora lo mandi a prendere quando vuole, non posso continuare a perdere tempo cos, e ha chiuso. Raimundo Silva abituato, non se la prende molto per le impertinenze di Costa, maleducazioni senza cattiveria, povero Costa, che non smette di parlare della produzione, la produzione che ci rimette sempre, dice lui, sissignore, gli autori, i traduttori, i revisori, i grafici, ma se non fosse per questa nostra produzione, vorrei proprio vedere a che cosa gli servirebbe la sapienza, una casa editrice come una squadra di calcio, tanti virtuosismi l davanti, tanti passaggi, tanti dribbling, tanto gioco di testa, ma se il portiere uno di quelli paralitici o reumatici se ne va tutto a carte quarantotto, addio campionato, e Costa sintetizza, questa volta algebrico, La produzione sta alla casa editrice come il portiere sta alla squadra. Costa ha ragione.

    Arrivata lora di pranzo, Raimundo Silva si far una frittata di tre uova con salsiccia, un eccesso dietetico che il suo fegato per il momento ancora sopporta. Con un piatto di minestra, unarancia, un bicchiere di vino, un caff per concludere, di altro non ha bisogno chi fa questa vita sedentaria. Ha lavato accuratamente i piatti, impiega pi acqua e sapone del necessario, li ha asciugati, li ha messi a posto nel mobile di cucina, un uomo ordinato, un revisore nel senso assoluto della parola, ammesso che una parola possa esistere e continuare a esistere con un significato assoluto, per sempre, dal momento che lassoluto non chiede di meno. Prima di tornare al lavoro

  • andato a guardare comera il tempo, si era schiarito un po, laltra sponda del fiume comincia a essere visibile, soltanto una linea scura, una macchia allungata, il freddo non sembra diminuito. Sopra la scrivania ci sono quattrocentotrentasette pagine di bozze, su duecentonovantatr gi stato fatto il riscontro delle correzioni, quello che manca non fa paura, il revisore ha tutta la sera, e la notte, s, anche la notte, perch suo scrupolo professionale fare sempre unultima lettura, difilato, come un lettore comune, finalmente il piacere e la gioia di capire in maniera libera, sciolta, senza sospetti, aveva davvero ragione quellautore che un giorno ha domandato, Agli occhi di un falco, come sarebbe la pelle di Giulietta, e infatti il revisore, nel suo acutissimo compito, proprio il falco, anche quando ormai gli si comincia a stancare la vista, ma quando arriva il momento della lettura finale, tale e quale Romeo quando ha guardato Giulietta per la prima volta, innocente, soggiogato damore.

    Nel caso di questa Storia dellassedio di Lisbona, Romeo sa gi che non trover sufficienti motivi di rapimento, anche se Raimundo Silva, nella conversazione preliminare e piuttosto labirintica sulle correzioni degli errori e sugli errori delle correzioni, ha detto allautore che il libro gli piaceva, e infatti non ha mentito. Ma che cosa significa piacere, domandiamo noi, tra il piacere assai e il non piacere affatto ci stanno il meno e il poco, e non basta scriverlo per sapere quali parti di s, di no e di forse comporta tutto ci, sarebbe necessario pronunciarlo a voce alta, ludito capta la vibrazione estrema, capta sempre, e quando ci inganniamo o ci lasciamo ingannare soltanto perch non prestiamo agli orecchi orecchio sufficiente. Ammettiamo, per, che in quel dialogo non c stato nulla di ingannevole su questo punto, si capito subito che si trattava di un piacere incolore, estraneo, ha pronunciato Raimundo Silva quelle parole tiepide, Mi piace, e appena dette quelle erano gi fredde. In quattrocentotrentasette pagine non si trovato un fatto nuovo, uninterpretazione polemica, un documento inedito, neppure una rilettura. Soltanto unulteriore ripetizione delle storie mille volte raccontate e consumate dellassedio, la descrizione dei luoghi, i discorsi e le imprese del re, larrivo dei crociati a Porto e la loro navigazione fino allingresso nel Tago, gli avvenimenti del giorno di San Pietro, lultimatum alla citt, le tribolazioni dellaccerchiamento, i combattimenti e gli assalti, la resa, infine il sacco, die vero quo omnium sanctorum celebratur ad laudem et horem nominis Christi et sanctissimae eius genitricis purificatum est templum, dicono che scrisse Osberno, [6], entrato nellimmortalit delle lettere grazie allassedio e alla presa di Lisbona e alle storie che se ne raccontano, volendo significare questo latino, tradotto senza guardar tanto per il sottile, che nel giorno di Ognissanti pass la corrotta moschea alla

    6 - Osberno, o Osberto, il nome attribuito allipotetico autore (o al destinatario),

    forse un crociato, di una delle rare testimonianze (una lettera redatta in latino, oggi custodita a Cambridge) sulla conquista di Lisbona ai Mori (1147).

  • purissima chiesa cattolica, e adesso s, adesso il muezzin non potr pi chiamare i fedeli alla preghiera di Allah, lo sostituiranno con una campana o una campanella dopo aver sostituito un dio con un altro, sarebbe stato bello se lo avessero lasciato andare, cieco, poverino, a meno che invece da unira sanguinaria fosse stato accecato il crociato Osberno, solo nel nome uguale, quando si vide davanti alla spada un vecchio moro che neanche per fuggire aveva pi forze, a rotolarsi l per terra, agitando le gambe e le braccia come se cercasse di sprofondare dentro la terra, questa paura reale invece di quellaltra, immaginaria, e ci riuscir, com vero che ancora vivo, ma non per molto tempo ancora, diciamo noi, n da solo lo potr, perch allora sar morto, ha pensato il revisore, per il momento stanno aprendo le fosse comuni. A intervalli, proveniente dal fiume, si sente un roco muggito di sirena, c dalla mattina, per avvisare i naviganti, ma solo in questo istante che Raimundo Silva se ne accorge, forse per via di quel grande e improvviso silenzio che si creato dentro di lui.

    gennaio, fa buio presto. Latmosfera dello studio pesante, soffocata. Le porte sono chiuse. Per difendersi dal freddo, il revisore tiene una coperta sopra le ginocchia, la stufa proprio accanto alla scrivania, quasi a scaldargli le caviglie. Ormai si capito che la casa antica, senza comodit, di un tempo spartano e rozzo quando uscire per la strada, nei periodi pi freddi, era ancora il miglior rimedio per chi non disponeva che di un corridoio gelido dove riscaldare il corpo con brevi esercizi di marcia. Ma, in questultima pagina della Storia dellassedio di Lisbona, Raimundo Silva pu trovare lappassionata espressione di un fervido patriottismo, che certo sapr riconoscere se la vita monotona e borghese non gli ha intiepidito il suo, adesso gli verr un brivido, s, ma per quellunico soffio che viene dallanimo degli eroi, notate quello che ha scritto lo storico, Sopra il castello la mezzaluna musulmana cal per lultima volta e, definitivamente, per sempre, accanto alla croce che annunciava al mondo il battesimo santo della nuova citt cristiana, sinnalz lento nellazzurro dello spazio, baciato dalla luce, scosso dalle brezze, dispiegandosi esultante nellorgoglio della vittoria, lo stendardo di don Afonso Henriques, i cinque scudi dellarma di Portogallo, merda, e non si pensi che il revisore rivolga la parolaccia allemblema nazionale, piuttosto il legittimo sfogo di chi, essendo stato ironicamente rimproverato per ingenui errori dimmaginazione, dovr consentire che passino inosservati altri non suoi, quando invece avrebbe voglia, e con giusto diritto, di lanciare sui margini del foglio una pioggia di indignati deleatur, ma gi lo sappiamo che non lo far, ch con correzioni di questo calibro si sentirebbe frustrato lautore, Si limiti il calzolaio allosservazione dello spunterbo, solo per questo che lo pagano, queste sono state le spazientite parole di Apelle, definitive. Ma questi errori non sono come quelli delle fionde, vere e proprie sciocchezze tra un forse s e un forse no, perch in verit non fa differenza alcuna che oggi si chiamino baleariche o baleari, quella che assolutamente non si dovrebbe consentire questa follia di

  • parlare dei cinque scudi dellarma di Portogallo al tempo di don Afonso I, quando soltanto durante il regno di suo figlio Sancho che sono stati messi sulla bandiera, e peraltro disposti non si sa come, se incrociati al centro, se uno l e gli altri ciascuno nel suo angolo, se a tutto campo, e questultima, secondo le autorit pi serie, lipotesi pi plausibile. Pecca grave, ma non unica, che rimarr per sempre a macchiare la pagina conclusiva della Storia dellassedio di Lisbona, oltretutto cos riccamente dotata di tube rimbombanti, sia di tamburi sia di retorici slanci, con gli eserciti schierati, come li immaginiamo noi, infanti e cavalieri che assistono allammainare dellabominevole stendardo e allinalberare dellinsegna cristiana e lusitana, gridando con una sola voce, Viva il Portogallo, e battendo con le spade sugli scudi, in vigorosa agitazione militare, e poi la sfilata davanti al re, che sta calpestando sotto i piedi vendicativamente, oltre che il sangue moro, la mezzaluna musulmana, secondo errore e grande cretinata, ch mai quella bandiera ha sventolato sopra le mura di Lisbona, giacch, come lo storico non dovrebbe ignorare, la mezzaluna sulla bandiera stata uninvenzione dellimpero ottomano, due o tre secoli pi tardi. Raimundo Silva ha appoggiato la punta della biro sugli scudi dellarma, ma subito gli venuto in mente che se li togliesse, insieme alla mezzaluna, sarebbe come un terremoto nella pagina, tutto crollerebbe, una storia senza epilogo confacente alla grandiosit dellistante, e questa davvero una buona lezione per istruirsi sullimportanza di una cosa che, a prima vista, non altro che un pezzo di stoffa di uno o di varicolori, con figure ritagliate e anchesse variamente colorate, che possono essere castelli oppure stelle, o leoni, o unicorni, o aquile, o soli, o falchi, o martelli, o piaghe, o rose, o sciabole, o spade, o costellazioni, o ruote, o cedri, o elefanti, o buoi, o papaline, o mani, o palme, o cavalli, o candelabri, che so altro, ci si perde in questo museo se non si ha una guida o un catalogo, peggio ancora se alle bandiere si pensa di aggiungere i blasoni, che tutta ununica famiglia, allora ci saranno uninfinit di fiordalisi, di conchiglie, di fibbie, di leopardi, di api, di campanelli, di alberi, di bordoni, di mitre, di spighe, di orsi, di salamandre, di aironi, di anelli, di anitre, di colombi, di cinghiali, di vergini, di ponti, di corvi e caravelle, di lance, di libri, s, perfino di libri, la Bibbia, il Corano, il Capitale, indovini chi ci riesce, e via dicendo, e da tutto questo si pu trarre la conclusione che gli uomini sono incapaci di dire chi sono se non possono addurre di essere unaltra cosa, motivo in fondo sufficiente, in questo caso, perch lasciamo perdere lepisodio delle bandiere, quella ammainata e quella issata, ma consapevoli che tutto soltanto una menzogna, utile fino a un certo punto, oh suprema vergogna, giacch non abbiamo avuto il coraggio di correggerla n sapremmo sostituirla con la verit fondamentale, aspirazione eccessiva pi di tutte le altre, ma inestinguibile, che Allah abbia misericordia di noi.

    Per la prima volta dopo tanti anni di lavoro scrupoloso, Raimundo Silva non far la lettura finale e completa di un libro. Sono, come si gi detto,

  • quattrocentotrentasette pagine fittissime di note, per leggere tutto dovrebbe rimanere sveglio tutta la notte, o poco meno, e non lo attira quel supplizio, gli venuta una decisa antipatia per quellopera e per il suo autore, domani andranno a dire i lettori innocenti e ripeteranno i giovani nelle scuole che la mosca ha quattro zampe perch lo ha affermato Aristotele, e nel prossimo centenario della presa di Lisbona ai mori, nellanno 2047, se Lisbona ci sar ancora e ci saranno i suoi portoghesi, non mancher un presidente a evocare quelListante supremo in cui gli scudi portoghesi, esultanti nellorgoglio della vittoria, hanno preso il posto dellempia mezzaluna nel cielo turchino della nostra bella citt.

    Comunque, la coscienza professionale gli richiede che almeno scorra lentamente le pagine, gli occhi esperti vaganti sulle parole, fiducioso che, variando cos il livello di attenzione, ogni minimo errore di sua competenza si lascerebbe cogliere, come ombra che il movimento del fuoco luminoso improvvisamente ha spostato, o quella nota occhiata della visione laterale che capta, allultimo momento, unimmagine in fuga. Non importa affatto sapere se Raimundo Silva sia riuscito a ripulire completamente le fastidiose laudi, varr piuttosto la pena di osservarlo mentre rilegge il discorso che don Afonso Henriques fece ai crociati, secondo la versione di Osberno, l tradotta dal latino dallo stesso autore della Storia, che non si fida delle lezioni altrui, soprattutto trattandosi di un argomento di tale responsabilit, n pi n meno che il primo discorso appurato del nostro re fondatore, ch altri, del resto, non se ne conoscono sufficientemente autorizzati. Per Raimundo Silva, il discorso tutto, da un capo allaltro, unassurdit, non che si permetta di dubitare dellesattezza della traduzione, ch la conoscenza del latino non tra le sue qualit di revisore che appena mediocre, ma perch non si pu, proprio non si pu credere che dalla bocca di questo re Afonso, senza qualit di chierico, sia uscito quel complicato discorso, molto pi simile ai sermoni affettati che i frati dovranno pronunciare fra sei o sette secoli che non alle scarse capacit di una lingua che cominciava allora a essere balbettata. Il revisore, quindi, stava sorridendo di scherno quando allimprovviso il cuore gli ha fatto un balzo, in fondo, se Egas Moniz stato un precettore cos bravo come proclamano gli annali, se non nato soltanto per portare quel piccolo storpio a Carquere o per andare in seguito a Toledo con la corda al collo, allora sicuramente deve aver imbottito il suo pupillo con sufficienti massime cristiane e politiche, e visto che il latino , per eccellenza, il veicolo di queste raffinatezze, c da supporre che il bimbo regale, oltre a spiegarsi con naturalezza in galego, metterebbe in latino il quantum satis per poter declamare, giunta lora, dinanzi a tanti e tanto colti crociati stranieri, la suddetta arringa, dal momento che quelli, di lingua, capirebbero soltanto la loro materna e altrettanti rudimenti dellaltra, con laiuto dei frati interpreti. Quindi don Afonso avrebbe saputo il latino e non avrebbe avuto bisogno di mandare un emissario nella celebre assemblea, e chiss che non sia stato addirittura lui lautore delle celebri parole, ipotesi piuttosto plausibile per uno

  • che, di suo pugno, e sempre in latino, aveva scritto la Storia della conquista di Santarm, come ci illustra ponderatamente Barbosa Machado nella sua Bibliotheca Lusitana, informandoci inoltre che il manoscritto, allora, si conservava nellarchivio del Reale convento di Alcobaca, alla fine di un Libro di San Fulgenzio. C da dire che il revisore non crede a una sola parola di quello che i suoi occhi stanno vedendo, che pervaso da grande scetticismo, lo ha gi dichiarato egli stesso, e per tagliare corto, e insieme per distrarsi dalla noia di questa lettura obbligata, andato alla fonte diretta delle storiografie moderne, ha cercato e ha trovato, infatti mi sembrava, Machado, credulo, ha copiato senza collazionare quello che avevano scritto fra Bernardo de Brito e fra Antnio Brando, [7], cos che si creano gli equivoci storici, Tizio dice che Caio ha detto che Sempronio ha sentito, e con tre autorit di questo genere si fa una storia, mentre in fondo sicuro che quella della conquista di Santarm lha scritta un canonico della comunit di Santa Cruz di Coimbra, di cui neppure il semplice nome rimasto per prendere nella biblioteca il posto a cui giustamente ha diritto e toglierne il re usurpatore.

    Raimundo Silva in piedi, ha sulle spalle la coperta, ma in modo tale che un lembo striscia per terra quando si muove, e a voce alta legge, come un araldo che pronunci il suo proclama, cio il discorso che fece ai crociati il re nostro signore, in cotal guisa, Sappiamo bene, e ce labbiamo davanti agli occhi, che voi dovete essere uomini forti, intrepidi e di grande abilit, e in verit la vostra presenza non ha sminuito alla nostra vista ci che di voi ci aveva detto la fama. Non vi abbiamo radunati qui per sapere quanto a voi, uomini di tanta ricchezza, bisognerebbe promettere perch, arricchiti con le nostre donazioni, rimaneste con noi per lassedio di questa citt. Dai mori, sempre turbolenti, non abbiamo mai potuto accumulare tesori, con i quali accade talvolta che non si possa vivere in sicurezza. Ma, poich non vogliamo che ignoriate le nostre possibilit e quali siano le nostre intenzioni verso di voi, comprendiamo che neanche per questo dovete disprezzare la nostra promessa, giacch consideriamo come sottomesso al vostro dominio tutto ci che la nostra terra possiede. Di una cosa per siamo sicuri, ed che la vostra piet religiosa vi inviter a questo lavoro e al desiderio di compiere una cos grande impresa pi di quanto vi possa attirare alla ricompensa la promessa del nostro denaro. Quindi, perch dalla baraonda dei vostri uomini non sia turbato ci che vi dir, scegliete chi volete acciocch, in disparte gli uni e gli altri, benignamente e tranquillamente definiamo insieme la cagione della nostra promessa e decidiamo su quanto vi esponiamo, perch poi sia spiegato a tutti quello che avremo deciso, e cos, con lassenso di entrambe le parti, con giuramento e garanzie sicure, sia

    7 - Bernardo de Brito (1519-1617), monaco e cronista dellordine cistercense, poi

    nominato cronista-moro del regno del Portogallo, compose la I e la II parte della Monarquia Lusitana (1597-1609), di cui Antnio Brando, considerato il suo continuatore, scrisse la III e la IV parte (1630)

  • questo ratificato nellinteresse di Dio. No, questo discorso non opera di un re principiante, senza molta esperienza diplomatica, qui c lo zampino, la mano e la testa di un ecclesiastico elevato, forse lo stesso vescovo di Porto, don Pedro Pites, e sicuramente larcivescovo di Braga, don Joo Peculiar, che insieme e daccordo erano riusciti a persuadere i crociati, di passaggio nel Douro, ad andare sul Tago a collaborare alla conquista, dicendo loro per esempio, Ascoltate almeno le ragioni che a favore della prestazione di aiuto abbiamo da darvi, con la mercanzia davanti. E visto che il viaggio da Porto a Lisbona era durato tre giorni, non c bisogno di essere dotati di una fantasia prodigiosa per supporre che i due prelati, strada facendo, avevano preparato la minuta, allo scopo di avvantaggiarsi nel lavoro, ponderando le argomentazioni, insinuando molto, cautelandosi per il possibile, con promesse liberalissime implicite in prudenti riserve mentali, non dimenticando ladulazione, risorsa seducente che generalmente frutta al mille per uno, anche se il terreno sterile e poco abile il seminatore. Raimundo Silva, infervorato, lascia cadere la coperta con gesto teatrale, sorride senza allegria, Questo non un discorso credibile, sembra pi un volo shakespeariano che una cosa da vescovi provinciali, e torna alla scrivania, si siede, scuote la testa, avvilito, E pensare che non riusciremo mai a sapere quali parole ha detto veramente don Afonso Henriques ai crociati, magari buongiorno, e poi che altro, e che altro, e la chiarezza offuscante di questa evidenza, il non poterlo sapere, gli appare allimprovviso come uninfelicit, sarebbe capace di rinunciare a qualunque cosa, non si domanda che cosa n quanto, lanima se ce lha, i beni se ce li avesse, per trovare, preferibilmente in questa parte di Lisbona in cui vive, e che costituisce proprio quello che allora era lintera citt, una pergamena, un papiro, un foglio, un ritaglio di giornale, una registrazione, se fosse possibile, o una lapide scolpita, che riportasse il vero discorso, quello originale per cos dire, magari meno sottile in arte dialettica di questa versione affettata, dove mancano proprio le energiche parole degne di un momento come questo. La cena stata rapida, semplice, ancora pi leggera del pranzo, ma Raimundo Silva ha bevuto due tazze di caff invece di una, per difendersi dal sonno che non tarder a minacciarlo, visto che la notte scorsa ha dormito cos male. Con un ritmo deciso le pagine cambiano posto, si succedono le scene e gli episodi, adesso lo storico ha elevato il tono per trattare la grande discordia sorta fra i crociati, dopo larringa finale, se avrebbero dovuto o meno aiutare i nostri portoghesi a prendere Lisbona, se rimanere o proseguire, come previsto, alla volta della Terra Santa, dove li stava aspettando Nostro Signore Ges Cristo, sotto i ferri turchi. Sostenevano coloro ai quali allettava lidea di rimanere che cacciare dalla citt questi mori e renderla cristiana sarebbe stato anche questo un servizio di Dio, contestavano i contrari che, se quello era un servizio di Dio, servizio minore sarebbe stato, e che cavalieri cos importanti come tutti l si vantavano di essere avevano il dovere di accorrere dove pi travagliata fosse limpresa, non in questa estremit del

  • mondo, fra zotici e tignosi, che alcuni dovevano essere i mori e altri i portoghesi, ma non lha controllato lo storico, forse perch non valeva la pena scegliere fra due insulti. Urlavano i guerrieri come ossessi, Dio mi perdoni, violenti nelle parole e nei gesti, e coloro che difendevano lidea di continuare il viaggio verso la Terra Santa affermavano che ben pi grandi guadagni e profitti avrebbero avuto dallestorsione di denaro e mercanzie alle navi che avessero incontrato nel mare, tanto della Spagna come dellAfrica, anacronismo di cui solo allo storico si deve chiedere ragione, parlare di navi nel XII secolo, piuttosto che dalla capitolazione di questa citt di Lisbona, con meno pericoli di vita, ch le mura sono alte e i mori tanti. Aveva fatto centro don Afonso Henriques quando aveva previsto che lesame della sua proposta avrebbe causato una gran gazzarra, una parola che essendo araba di nazionalit pu servire comunque per qualunque vocio e strepito di colonnesi, fiamminghi, bolognesi di Francia, bretoni, scozzesi e normanni, tutti insieme. Alla fine, comunque, si sono accordate le parti discordi dopo una disputa verbale che durata lintera giornata di San Pietro e domani, che il 30 giugno, andranno i rappresentanti dei crociati, adesso concordi, a informare il re che, sissignore, lo aiuteranno nella conquista di Lisbona, in cambio dei possedimenti dei nemici, che se ne stanno l a guardare dalle mura, e altre facilitazioni dirette o indirette.

    da due minuti che Raimundo Silva guarda, in un modo cos fisso che sembra distratto, la pagina a cui si trovano consegnati questi irremovibili fatti della Storia, non perch sospetti che vi si celi ancora qualche errore, qualche perfido refuso che avesse avuto labilit di nascondersi nelle pieghe di una costruzione grammaticale tortuosa e che adesso, facendo capolino, lo provochi, al riparo anche dalla sua stanca vista e dal sonno generale che lo invade e lo intorpidisce. Che lo invadeva e lo intorpidiva, sarebbero i tempi verbali esatti. Perch sono tre minuti che Raimundo Silva ben sveglio, come se avesse preso qualche pasticca di benzedrina, di un rimasuglio che ha ancora l, dietro i libri, quello che avanzato dalla prescrizione di un medico idiota. E come affascinato, legge, rilegge, torna a leggere la stessa riga, questa che ogni volta afferma bellamente che i crociati aiuteranno i portoghesi a prendere Lisbona. Ha voluto il caso, o stata piuttosto la fatalit, che queste univoche parole fossero riunite in una sola riga, presentandosi cos con la forza di uniscrizione, sono come un distico, uninappellabile sentenza, ma suonano anche come una provocazione, come se stessero dicendo ironicamente, Fai di me unaltra cosa, se sei capace. La tensione arrivata a un punto tale che Raimundo Silva, dimprovviso, non ce lha fatta pi, si alzato, spingendo la sedia indietro, e adesso cammina, agitato, da una parte allaltra, nello spazio ridotto che le scaffalature, il divano e la scrivania gli lasciano libero, dice e ripete, Che cretinata, che cretinata, e come se avesse bisogno di confermare questa radicale opinione, ha ripreso il foglio di carta, grazie al quale noi, che prima eravamo arrivati a dubitarne, adesso possiamo controllare che non c nessuna cretinata, l si

  • dice molto chiaramente che i crociati aiuteranno i portoghesi a prendere Lisbona, e la prova che andata proprio cos la troveremo nelle pagine seguenti, l dove si descrive lassedio, lassalto alle mura, il combattimento per le strade e le case, lenorme mortalit, il saccheggio. Per favore, signor revisore, ci dica dov che sta la cretinata, lerrore che ci sfugge, naturale, noi non godiamo della sua grande esperienza, ma sappiamo leggere, lo creda, s, lei ha ragione, non capiamo sempre tutto, simmagina subito perch, la preparazione tecnica, signor revisore, la preparazione tecnica, e anche, confessiamolo, a volte ci prende la pigrizia di andare a guardare sul dizionario i significati, lunica cosa che ci pregiudica. una cretinata, insiste Raimundo Silva come se stesse rispondendoci, non far una cosa simile, e per quale motivo la farebbe, un revisore una persona seria nel suo lavoro, non scherza, non un prestigiatore, rispetta quello che stabilito in grammatiche e prontuari, si basa sulle regole e non le modifica, obbedisce a un codice deontologico non scritto ma imperioso, un conservatore obbligato dalle convenzioni a nascondere le proprie volutt, i propri dubbi, se talvolta ne ha, se li tiene per s, figurarsi se metter un no dove lautore ha scritto s, questo revisore non lo far. Le parole che il dottor Jekyll ha appena detto tentano di opporsi ad altre che non siamo riusciti a sentire, quelle che ha detto Mr.Hyde, non ci sarebbe bisogno di citare questi due nomi per capire che in questo vecchio palazzo del quartiere del castello stiamo assistendo a unaltra lotta fra il campione angelico e il campione diabolico, quei due di cui sono costituite e in cui si dividono le creature, ci riferiamo a quelle umane, senza escludere i revisori. Ma questa battaglia, sfortunatamente, la vincer Mr.Hyde, si capisce dalla maniera come Raimundo Silva sta sorridendo in questo momento, con unespressione che da lui non ci aspettavamo, di pura malignit, gli sono scomparsi dal viso tutti i lineamenti del dottor Jekyll, evidente che alla fine ha preso una decisione, e che stata quella cattiva, con mano salda tiene la biro e aggiunge una parola alla pagina, una parola che lo storico non ha scritto, che in nome della verit storica non potrebbe essere stata mai scritta, la parola NON, e quello che adesso il libro dice che i crociati NON aiuteranno i portoghesi a conquistare Lisbona, cos scritto e quindi diventato verit, anche se diversa, quello che chiamiamo falso ha prevalso su quello che chiamiamo vero, ne ha preso il posto, qualcuno dovrebbe raccontare la storia nuova, e come.

    In tanti anni di onorata vita professionale, Raimundo Silva non si era mai azzardato, in tutta coscienza, a infrangere quel famoso codice deontologico non scritto che regola le azioni del revisore nel suo rapporto con le idee e le opinioni degli autori. Per il revisore che conosce il proprio posto, Lautore, come tale, infallibile. Si sa, per esempio, che il revisore di Nietzsche, sebbene fosse un fervido credente, resistette alla tentazione di introdurre anchegli la parola NON in una certa pagina, che avrebbe trasformato in Dio non morto il Dio morto del filosofo. I revisori, se

  • potessero, se non fossero legati mani e piedi da un insieme di proibizioni pi autorevoli del codice penale, saprebbero cambiare il mondo, instaurare il regno della felicit universale, dando da bere a chi ha sete, da mangiare a chi ha fame, pace a coloro che vivono in agitazione, gioia ai tristi, compagnia ai solitari, speranza a chi lavesse perduta, per non parlare della facile liquidazione delle miserie e dei delitti, perch loro farebbero tutto con il semplice cambiamento delle parole, e se qualcuno ha dubbi su queste nuove capacit demiurgiche non deve far altro che rammentarsi che proprio cos sono stati fatti il mondo e luomo, con parole, certe parole e non altre, perch fosse cos e non altrimenti. Sia fatto, disse Iddio, e immediatamente apparve fatto.

    Raimundo Silva non continuer a leggere. esausto, gli si sono esaurite tutte le forze in quel NON che ha appena messo, al di l dellimmacolata reputazione che ha meritato, della tranquillit di una coscienza a posto. Da oggi in poi, vivr per il momento in cui, prima o dopo, ma inevitabilmente, spunter qualcuno a chiedergli spiegazioni sulLerrore, potr essere lautore giustamente irritato, o il critico ironico e implacabile, o un lettore attento in una lettera alleditore, o persino, domani stesso, il Costa, quando verr a prendere le bozze, poich potrebbe benissimo venire lui personalmente, con la sua aria da eroe e da martire, Sono dovuto venire io, sempre la cosa migliore, che ciascuno faccia pi del proprio dovere. E se a Costa capiter di sfogliare le bozze prima di mandarle in macchina, se in tal caso gli salter agli occhi la pagina macchiata di bugia, se trover strana la comparsa di una nuova parola nelle bozze, che sono gi le quarte, se si cimenter nel leggerla e nel capire ci che stato scritto, il mond