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STORIA, CONSOLIDAMENTO, RESTAURO Contributi della Cattedra di Consolidamento degli Edifici Storici a cura di Paolo Rocchi Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” 4. Fascicolo del fabbricato 1 A08 54/04/01

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STORIA, CONSOLIDAMENTO, RESTAURO

Contributi della Cattedra di Consolidamento degli Edifici Storici a cura di Paolo Rocchi

Università degli Studi di Roma “La Sapienza”Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni”

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1

A0854/04/01

Barbara Lamberti / Giorgia Pasquini

Il fascicolo del fabbricato dei beni culturali

La Chiesa di San Pietro Apostolo ad ArdeaIl Palazzo del Seminario di Nocera Umbra

ARACNE

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via Raffaele Garofalo, 133 A/B00173 Roma

redazione: (06) 72672222 – telefax 72672233amministrazione: (06) 93781065

ISBN 88–548–0010–4

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I edizione: febbraio 2005

INDICE PREMESSA CAPITOLO 1 L’ESPERIENZA ITALIANA DEL FASCICOLO DEL FABBRICATO

1.1 Sicurezza e prevenzione ............................................................................................................. 1

1.2 Motivazioni e finalità del fascicolo ............................................................................................ 3

CAPITOLO 2 QUADRO LEGISLATIVO SPECIFICO. GENESI DEL FASCICOLO DEL FAABRICATO

2.1 Atti deliberativi del Comune di Roma........................................................................................ 7

2.2 Schema del Fascicolo del Fabbricato: contenuti e caratteristiche .............................................. 8

2.3 L’allegato allo schema del Comune di Roma: FF.BB.CC........................................................ 10

2.4 Le iniziative legislative:le proposte della Regione Lazio e del Governo ................................. 11

2.4.1 Proposta della Regione Lazio ............................................................................................ 12 2.4.2 Gli atti del Governo della XIII legislatura......................................................................... 13

- Disegno di legge Senato della Repubblica n. 4339 bis - Progetto di legge Camera dei Deputati n. 6554 - Progetto di legge Camera dei Deputati n. 6574

2.4.3 Gli atti del Governo della XIV legislatura ......................................................................... 14 - Disegno di legge Senato della Repubblica n. 721 - Disegno di legge Senato della Repubblica n. 731 - Progetto di legge Camera dei Deputati n. 1295 - Progetto di legge Senato della Repubblica n. 861 - Progetto di legge Camera dei Deputati n. 2519

2.5 Analisi delle iniziative legislative : analogie e differenze ........................................................ 16

2.6 Istituzione del Fascicolo del Fabbricato: analisi delle problematiche ...................................... 17

2.7 Analisi della situazione attuale ................................................................................................. 19

2.8 Contenuti della legge della Regione Lazio n. 31 del 12/09/2002............................................. 20

CAPITOLO 3 QUADRO LEGISLATIVO GENERALE:LA REGOLAMENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ EDILIZIA

Introduzione.................................................................................................................................... 23

3.1 Norme a carattere urbanistico................................................................................................... 24

3.2 Norme per la sicurezza nel processo di costruzione................................................................. 25

3.3 Norme per la sicurezza degli impianti ...................................................................................... 26

3.4 Norme tecniche sulle costruzioni.............................................................................................. 27

3.5 Conclusioni ............................................................................................................................... 28

CAPITOLO 4 LA SICUREZZA IN EUROPA

Introduzione.................................................................................................................................... 31

4.1 Gli strumenti per la gestione del patrimonio edilizio in Francia .............................................. 32

4.1.1 Il processo di costruzione e gli operatori........................................................................... 33

4.1.2 Il coordinatore di sicurezza e altre figure di operatori ..................................................... 35

4.1.3 Gli strumenti in vigore in Francia per la conservazione della qualità nell’uso

dei fabbricati ........................................................................................................................... 36

4.2 La tutela della sicurezza degli immobili nel Regno Unito ....................................................... 38

4.2.1 La normativa per la sicurezza delle costruzioni : HSF(Health Safety File) ...................... 38 4.2.2 Contenuti dell’HSF ............................................................................................................ 38

4.2.3 Sanzioni e responsabilità ................................................................................................... 39

4.3 Conclusioni: le caratteristiche degli strumenti per la sicurezza in Francia e GB ..................... 39

Allegati............................................................................................................................................ 41

Appendice Fotografica ................................................................................................................... 97

Bibliografia................................................................................................................................... 101

Introduzione II

I

PRESENTAZIONE Premessa

L’ordinamento universitario indica come finalità fon-

damentale delle Tesi di Laurea, quella di fornire un con-tributo originale alla materia. Perché ciò possa avvenire in maniera certa, è necessario che siano osservate alcune regole. Venga preliminarmente verificato che l’argomento

specifico prescelto dal laureando per la discussione, non sia stato da altri trattato in precedenza in modo coincidente;

Sia data di ciascun lavoro ampia diffusione, che ne permetta una libera conoscenza: - come forma di garanzia del carattere di originalità

invocato; - per evitare successive duplicazioni del tema già

svolto; - per consentire ad altri di attingere alla ricerca per

ulteriori sviluppi. Non saprei dire con esattezza, se sia pure in buona fe-

de, queste condizioni siano sempre state osservate, o me-no, poiché non mi sono note tutte le situazioni dei diversi Atenei e delle diverse Facoltà.

Conosco meglio il caso della Facoltà di Architettura dell’Università di Roma, La Sapienza, prima che essa gemmasse quella di Roma Tre e che, successivamente, la Facoltà storica stessa si dividesse nelle due attuali.

Le Tesi di Laurea, strettamente cartacee, venivano de-positate in alcuni locali, al di fuori delle sedi della Fa-coltà, prive di un preciso ordine e quindi di fatto presso-ché inconsultabili; ma almeno si poteva rilevare, da ap-positi elenchi, la loro esistenza, il nome del laureato e del relatore cui eventualmente riferirsi per qualche notizia.

Successivamente all’entrata in vigore della legge sulla privacy, ciò non è stato più possibile ed anzi, giungendo ai nostri giorni, l’obbligo del deposito delle tesi è venuto

meno, facendo di fatto crollare i presupposti per corri-spondere con certezza all’assunto di partenza.

Resta di fatto affidata ai pochi membri della Commis-sione di Laurea ed agli astanti spettatori, la possibilità di archiviare nella propria memoria (non informatica) l’esi-stenza dei lavori esaminati.

Un ulteriore aspetto, a mio avviso non secondario, è il sentimento di frustrazione che pervade i giovani laureati ed anche i loro relatori, nel constatare come – nella stragrande maggioranza dei casi – di tanta fatica accademica, a volte assai lunga, quasi non resti traccia, a meno dei pochi casi di Tesi per le quali venga proposta la pubblicazione.

Partendo da questa amara considerazione e raccolto il consenso entusiastico dei giovani allievi, ho ritenuto utile e quasi doveroso sotto ogni aspetto, promuovere la pre-sente iniziativa editoriale, che si prefigge di pubblicare, in una collana legata alla Cattedra di Consolidamento degli Edifici Storici, parte delle Tesi svolte, scelte tra quelle più significative e rappresentative possibilmente raggruppate per temi di comune interesse.

Questa prima pubblicazione si riferisce al quadriennio compreso tra gli anni 2000 e 2004 e raccoglie n° 11 Tesi de-finite “contributi”, raggruppate in tre argomenti principali: n° 7 contributi riguardanti la Storia del Consolidamento,

distinti sul dorso di copertina dal colore rosa salmone; n° 1 riguardante la Storia della Meccanica, distinto dal

colore blu ceruleo; n° 1 riguardante la Sismica, distinto dal colore giallo

napoli; n° 2 riguardanti il Fascicolo del Fabbricato, distinti dal

colore bordeaux. L'opera può essere acquistata nel suo complesso o, in

alternativa, per singolo “contributo”. Il presente volume è stato stampato nel mese di feb-

braio 2005.

Introduzione II

Introduzione

III

INTRODUZIONE

Può essere utile spiegare come, nella fattispecie, gli

argomenti delle Tesi vengano talvolta proposti diretta-mente dagli studenti oppure siano da essi sollecitati al Professore. In questo caso, il Corso in questione ha of-ferto un’articolazione di temi di ricerca che, sia pure limi-tata, ha dato modo ad ognuno di orientarsi secondo la propria predisposizione.

Durante il quadriennio 2000-2004 al quale ci riferia-mo, la scelta dei filoni di interesse è avvenuta secondo due principali direttrici: la prima, a lungo ponderata, dettata dall’esigenza di

ritrovare i prodromi del Consolidamento degli Edifici Storici, nella propria storia, mai scritta in forma distin-ta da quella dell’Architettura o da quella più contigua del Restauro;

la seconda, mossa dalla volontà di analizzare questioni tecnico-normative di attualità, inerenti la sicurezza delle costruzioni, verificandone gangli e applicabilità nell’architettura storica. Le decisioni conseguenti sono state rispettivamente

quelle di voler tentare: - una prima sommessa scrittura della STORIA DEL

CONSOLIDAMENTO; - una riflessione sulla SISMICA intesa come rapporto

tra terremoto e costruito; - l’applicabilità della cosiddetta cartella clinica sulla

salute degli edifici storico-artistici, nota come FASCI-COLO DEL FABBRICATO. La STORIA DEL CONSOLIDAMENTO si presenta-

va di una tale complessità e vastità che si è deciso di sud-dividerne la scrittura secondo sette segmenti, affidati ad altrettanti allievi, affiancati, oltreché dal Relatore, anche da illustri esperti del periodo in ispecie, con il ruolo di Correlatori.

MARIANNA MAZZANOBILE, L'età Romana Relatore: prof. arch. P. Rocchi Correlatore: prof. arch. A. Viscogliosi Controrelatore: prof. arch. P. Cimbolli Spagnesi

CRISTINA MARINELLI, Periodo Romanico e gotico Relatore: prof. arch. P. Rocchi Correlatore: dott. arch. R. Chiovelli Controrelatore: prof. arch. L. D. Decanini

ROBERTA PLUMARI, Il rinascimento Relatore: prof. arch. P. Rocchi Correlatore: prof. arch. P. Fancelli Controrelatore: prof. arch. A. Roca de Amicis

SABRINA PERSECHINO, Il Barocco Relatore: prof. arch. P. Rocchi Correlatore: prof. arch. A. Roca de Amicis

MARIA GRAZIA STAIANI, Il Settecento e la prima metà dell’Ottocento Relatore: prof. arch. P. Rocchi Correlatore: prof. arch. C. Varagnoli Controrelatore: prof. arch. P. Fancelli

ALESSIA PIAZZA, Dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento Relatore: prof. arch. P. Rocchi Correlatore: prof. arch. M. L. Neri Controrelatore: prof. arch. L. D. Decanini

EMILIA SERRA, Dal Novecento all’epoca moderna Relatore: prof. arch. P. Rocchi Correlatore: prof. arch. C. Feiffer Controrelatore: prof. arch. T. Carunchio

BARBARA SARDELLA con una “liaison” trasversale rappresentata da: Evoluzioni e limiti della meccanica delle

III

Introduzione IV

murature attraverso l’analisi dei dissesti esemplari Relatore: prof. arch. P. Rocchi Correlatore: prof. arch. C. Varagnoli Controrelatore: prof. arch. T. Carunchio Le parti relative alla SISMICA ed al FASCICOLO DEL FABBRICATO, il lavoro è stato così suddiviso:

SABRINA GUNNELLA, Effetti sismici sulle costruzioni in muratura Relatore: prof. arch. P. Rocchi

BARBARA LAMBERTI, GIORGIA PASQUINI, Il Fascicolo del Fabbricato: la chiesa di San Paolo Apo-stolo ad Ardea, il Palazzo del Seminario di Nocera Um-bra Relatore: prof. arch. P. Rocchi Correlatore: dott. arch. Claudio Lo Monaco

La STORIA DEL CONSOLIDAMENTO e l’individua-zione del metodo da seguire, per inquadrarne la ricerca, non è stata facile e neppure univoca: procedere attraverso i maggiori protagonisti dei diversi periodi, oppure fare riferimento agli episodi più significativi. E, in questo ca-so, seguendo una griglia di selezione ordinata sull’im-portanza delle Fabbriche o sull’emblematicità degli in-terventi eseguiti?

Come per ogni viaggio che si intraprende per scoprire terreni poco esplorati, alcune scelte si sono delineate ma-no a mano, con dubbi frequenti, ai quali diverse matrici utilizzate per l’organizzazione delle conoscenze via via acquisite, stentavano a dare un’ordinatura chiara.

Per cominciare ad inquadrarne la grande quantità e va-rietà di materiale a disposizione, è stato necessario in-dividuare alcuni punti di riferimento che potessero essere considerati fissi e immutabili, a prescindere dalle epoche e dalle culture. Primo tra tutti, proprio il significato del termine “consolidamento”, di cui già abbiamo fatto lar-gamente uso.

“Consolidamento: il consolidare, il consolidarsi e il lo-ro risultato. Consolidare: render solido, stabile”. La defi-nizione di consolidamento, così come riportata nel Dizio-nario della Lingua Italiana, De Mauro, riconduce ad un’azione legata al raggiungimento di una maggiore sta-bilità (nella fattispecie di un edificio); mentre il concetto è rimasto sostanzialmente inalterato nel tempo, il modo di effettuare questo intervento è cambiato nei secoli, perché influenzato da una grande quantità di fattori proprii di o-gni epoca. Analizzando questi elementi e la loro evo-luzione è stato possibile delineare una storia del conso-lidamento, sia pure embrionale, attraverso i secoli.

Una prima importante riflessione da fare tra i conso-lidamenti approntati nelle varie epoche, è legata al con-cetto che Brandi definirà come riconoscimento dell’opera d’arte; nel momento in cui ci si comincia a porre nei con-fronti di un manufatto architettonico avvertendone prima e progressivamente sempre più riconoscendone, le carat-teristiche “artistiche”, l’approccio non consiste più in un semplice intervento di manutenzione finalizzato al soddi-sfacimento di un’esigenza funzionale o statica, ma acqui-sta la consapevolezza della possibilità di salvaguardare un’opera, migliorarla, ovvero rovinarla da un punto di vista estetico. Questa sensibilità ancorché relativamente recente, può comunque indirettamente ritrovarsi in quasi tutti i periodi, nel momento in cui si pensa che il motivo per cui si realizzava un’opera d’arte non è rimasto immu-tato nei secoli: è stato legato alla magnificenza degli im-peratori romani, alle esigenze di propaganda delle congre-gazioni religiose medioevali, alla glorificazione di Dio, al colto capriccio di un mecenate esteta. È dunque proprio il fine dell’arte contemporanea di ogni epoca che diviene un altro fattore determinante per l’individuazione di un atteg-giamento comune nei confronti dell’esistente: conservare, riutilizzare, modificare, ampliare…

L’azione del consolidare, inoltre, è strettamente legata al pensiero filosofico e scientifico dell’epoca a cui appar-tiene, in una duplice maniera: da un lato l’opera d’arte ac-

Introduzione

V

quista valore, come si è detto, in base al suo riconosci-mento che è influenzato dalla cultura del tempo (pensiero filosofico); dall’altro il consolidamento, in quanto disci-plina che si occupa della stabilità di un edificio, è stretta-mente legato alle conoscenze della statica e della mecca-nica (pensiero scientifico). Si noti comunque che, fino al XIX secolo, la scienza e la filosofia costituivano sostan-zialmente un’unica disciplina.

Esistono poi una serie di elementi oggettivi che hanno condizionato e condizionano il cantiere del consolida-mento, che riguardano il livello di conoscenza raggiunto nell’ambito delle macchine per costruire, delle tecniche e tecnologie edificatorie, dei materiali, degli agenti patoge-ni, nei dissesti e nel degrado delle architetture.

Partendo da questi presupposti, è possibile delineare l’evoluzione del concetto di consolidamento, ridefinendo-ne ogni volta il significato che assume in funzione degli elementi che lo hanno generato e descrivendone la mani-festazione concreta come la possiamo leggere dai monu-menti che ci sono stati tramandati. Di conseguenza è pos-sibile individuare dei periodi di tempo più o meno ampi, all’interno dei quali l’approccio nei confronti dell’esisten-te è abbastanza uniforme. I segmenti temporali considerati sono quindi stati così suddivisi: L’Impero Romano, il Pe-riodo Romanico e Gotico, il Rinascimento, il Barocco, il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima guerra mondiale, dal No-vecento all’epoca moderna.

Si può ragionevolmente supporre che l’origine del consolidamento murario inizi con la diffusione dell’opera cementizia, che rese meno conveniente la distruzione del-le strutture gravemente danneggiate e la successiva rico-struzione; per quanto riguarda l’età antica, quindi, è stato considerato un lasso di tempo compreso fra il III secolo a.C. e il V secolo d.C.

Per parlare in maniera dettagliata di consolidamenti in un epoca tanto lontana, caratterizzata da un approccio al mondo delle costruzioni profondamente diverso da quello

attuale, è necessario analizzare la questione da una visuale molto ampia: risulta fondamentale cercare di capire in che maniera gli architetti romani si ponessero di fronte ai ma-nufatti che dimostravano problemi di stabilità o, più in generale, i cui ampliamenti e modifiche avrebbero in-fluenzato il funzionamento strutturale.

Il restauro presso i romani, infatti, ha spesso assunto carattere di accomodamento, cura, manutenzione; si parle-rà, dunque, di restauri, consolidamenti, ricostruzioni, po-nendo l’attenzione sulle esigenze strutturali scaturite da tali interventi e sulle modalità di esecuzione.

Lo studio del consolidamento in quest’epoca antica è stato diviso in due parti: la prima propone un avvicina-mento alle conoscenze tecniche di questo popolo, per ca-pire il grado di consapevolezza acquisita relativamente al comportamento delle strutture ed alla distribuzione delle forze all’interno di esse. Conoscere il sistema di spinte che deriva dalla morfologia del manufatto e, di conse-guenza, i possibili danni, costituisce infatti il presupposto fondamentale capace di produrre un intervento di consoli-damento opportuno ed adeguato. La seconda parte si oc-cupa dell’analisi di alcuni fra i più rappresentativi prov-vedimenti messi in atto, distinti per quanto possibile in base alla datazione, per evidenziare cambiamenti o evolu-zioni in linea con l’evolversi delle tecniche e dei materiali utilizzati. In questa maniera è stato possibile individuare dei miglioramenti rispetto al ripetersi delle soluzioni più ovvie e intuitive, soprattutto riferite alle condizioni di e-quilibrio dei sistemi voltati. I nuovi materiali introdotti e sperimentati, inoltre, sono stati posti comunque in eviden-za in ogni periodo, in quanto hanno spesso caratterizzato gli interventi di consolidamento migliorandone l’efficacia.

Il ricorrere di una mentalità e di un modo di agire comune rimane comunque il dato essenziale dell’argo-mentazione, senza essere smorzato da quelle sottili dif-ferenze riscontrate. Differenze che in costruzioni parti-colari come gli acquedotti, hanno permesso di ricono-scere gli interventi succedutisi e di avanzare delle ipotesi

Introduzione VI

di confronto sul modo di risolvere problemi strutturali in momenti diversi.

L’elemento più significativo ai fini di questo studio ri-guarda la tipologia delle provvidenze che vengono ripro-poste in tutte le epoche: aggiunta di speroni o contrafforti, raddoppio dello spessore murario, operazioni finalizzate al contenimento delle spinte generate dagli ambienti vol-tati, o comunque da azioni orizzontali.

Come si è detto, l’introduzione di materiali con ca-ratteristiche di resistenza elevate, ha permesso la realiz-zazione di sostegni più efficaci: fin dalla tarda età re-pubblicana, il miglioramento della tecnica muraria veni-va affidato all’aumento della coesività fra i vari compo-nenti; a partire da Augusto, la malta, oltre a garantire la connessione e la collaborazione fra nucleo cementizio e cortine esterne, diventa un materiale autonomo in grado di offrire eccezionale resistenza. Anche nei consolida-menti degli acquedotti, l’introduzione del laterizio, ca-ratterizzato da una buona resistenza all’umidità, ha mi-gliorato l’efficacia degli interventi mantenendone inalte-rata la tipologia. Uno sperone realizzato in opera testa-cea o mista anzichè in sola opera reticolata consentiva un intervento più efficace, dal momento che risultava più adatto ad assorbire le spinte trasmesse da volte, cu-pole, o comunque elementi archivoltati.

Il miglioramento delle caratteristiche coesive e di resi-stenza della malta e dell’opus caementicium è risultato ancor più efficace negli interventi interni alle murature come le operazioni di “cuci e scuci”, o l’inserimento di catene in attestazioni risaldate e di diatoni fra i compo-nenti murari distaccati, in cui la capacità di far aderire mutuamente gli elementi opponendosi allo scorrimento o agli sforzi di trazione e taglio è risultato fondamentale.

In un epoca in cui l’Imperatore decideva ricostruzioni e restauri da eseguire, si intuisce facilmente come il fatto-re socio-economico influenzasse in maniera spesso de-terminante la quantità e la qualità degli interventi stessi. Il ricorrere di un certo materiale, con analoghe caratteristi-

che dimensionali e di colore nelle strutture di consolida-mento realizzate in un certo periodo, è risultato un feno-meno tipico degli anni di maggiore prosperità economica, quando il laterizio proveniva soprattutto dalle fabbriche private. In altri periodi è stato invece sottolineato un più significativo uso di materiale proveniente da edifici vetu-sti (operazione comunque sempre eseguita), che in parti-colari condizioni economiche e di urgenza diviene un at-teggiamento dominante, comportando non poche difficol-tà nella datazione degli interventi. Come sottolineato da J. P. Adam1, tuttavia, tutti i grandi lavori di restauro, come le ricostruzioni di monumenti rovinati a causa di incendi possono per noi non essere i più significativi; è nei rifa-cimenti più modesti che talvolta vanno cercate espressioni tecniche nuove e diverse, soprattutto se dettate dall’urgen-za e dalla mancanza di mezzi.

Pompei risulta uno degli esempi più eloquenti in que-sto campo: negli stessi anni in cui a Roma si fa largo uso di opus testaceum, qui è utilizzato solo nei punti struttura-li più significativi delle costruzioni danneggiate, mentre la maggior parte degli interventi comuni quali “cuci e scuci” o risarciture di lesioni più o meno gravi, si caratterizza per l’uso di materiale di risulta più vario.

In ogni epoca, inoltre, la ricchezza economica ha sti-molato una maggiore sperimentazione nel campo architet-tonico, resa possibile da quei miglioramenti delle tecniche appena citati. È stato interessante notare come tutti questi elementi abbiano saputo modificare e spesso migliorare anche le modalità di realizzazione delle strutture di soste-gno. Nel cosiddetto Tempio di Minerva Medica l’ultimo intervento introduceva due esedre laterali in funzione di contenimento delle spinte della cupola, si tratta quindi di strutture nate da motivazioni statiche aventi però esse stesse un valore architettonico, che un intervento di ispes-simento del muro di sostegno non avrebbe avuto.

1 J.P. Adam, L’arte di costruire presso i romani: materiali e tecni-

che, Milano 1989, p. 163.

Introduzione

VII

Un altro aspetto da rilevare riguarda l’uso di particola-ri termini ed il loro significato. Nell’analisi degli interven-ti si è parlato indistintamente di restauro o consolidamen-to, per non sottolineare differenze fra ambiti di lavoro che in passato non esistevano. Restauravit è sicuramente la voce incontrata più spesso nelle epigrafi o negli scritti an-tichi, ma il termine poteva indicare un restauro, un conso-lidamento, un rifacimento, motivati quasi sempre da esi-genze funzionali o rappresentative. Con il passare del tempo e il mutare delle condizioni politico-sociali è muta-to l’approccio nei confronti di alcune opere architettoni-che, simboli dello splendore della città. Nelle disposizioni di legge emanate fra il IV-V secolo, risalta l’uso di termi-ni latini quali curam, servari, reparatione, che lasciano intuire un nuovo modo di concepire il restauro: non più legato alla funzionalità, ma motivato da esigenze di con-servazione del bene architettonico.

L’epoca medioevale, in particolare il basso medioevo (Romanico e Gotico), è caratterizzata dall’azione di istitu-zioni ecclesiastiche e laiche, con la loro incessante richie-sta di produzione artistica. La prima parte dello studio re-lativo a quest’epoca riguarda quindi la descrizione degli ambiti che costituivano il panorama artistico e architetto-nico, attraverso l’analisi delle opere, di coloro che le con-cepirono e realizzarono, delle tecniche utilizzate e dei ma-teriali impiegati. È stata posta poi l’attenzione sui pro-gressi scientifici e tecnici che si ebbero, partendo dall’ere-dità del passato.

In questo lungo periodo le operazioni di consolida-mento non si distinsero, sostanzialmente, da quelle del-l’antichità: gli interventi più frequenti consistono nel con-solidamento mediante contrafforti, ispessimento delle se-zioni murarie o di singoli elementi strutturali; numerose sono anche le semplici tamponature delle aperture, (ove l’effetto bleeding o di ritiro del legante, ne impediva l’en-trata in carico fino al prodursi di abbassamenti delle zone superiori), fino ad arrivare al risarcimento o sostituzione, quando possibile, della muratura dissestata. Un intervento

decisamente più pesante consisteva nel rinunciare del tut-to ad una parte dell’immobile, se essa avesse potuto cau-sare la perdita dell’intera struttura. Questo atteggiamento si nota, per esempio, nel caso del cedimento dei tratti sommitali delle torri che, avendo raggiunto un notevole fuori piombo, costituivano un serio pericolo sia per le par-ti inferiori dell’edificio, sia per quanto altro si fosse trova-to nelle immediate vicinanze della costruzione.

Con l’avvicinarsi della mentalità rinascimentale, al contrario, gli interventi sull’esistente assumono un carat-tere più ragionato e, soprattutto, sono legati alle cresciute esperienza e capacità del singolo.

Per questo motivo, si è scelto di affrontare lo studio del periodo rinascimentale attraverso l’esame delle figure che più lo hanno contraddistinto; personalità che operava-no presso corti potenti, o su opere che hanno tuttora un grande peso architettonico.

Analizzando uno arco temporale piuttosto ampio, si è osservato come l’evoluzione della disciplina del consoli-damento, in periodo rinascimentale, non descriva un per-corso lineare, segnato dall’affinamento di tecniche, pro-cedimenti costruttivi e conoscenze, avanzando piuttosto a singhiozzi, con episodi di grande pregnanza, alternati a periodi in cui si applicano tecniche costruttive di routine.

L’assenza di regole codificate, di formule esatte da ap-plicare, di una base culturale comune da cui partire, rende l’approccio indissolubilmente legato, come detto, alla ca-pacità individuale. Protagonista assoluta è dunque le per-sonalità dei singoli architetti, più che la conoscenza diffu-sa. L’intelligenza, la preparazione, l’esperienza, il corag-gio (a volte, purtroppo, la temerarietà), la capacità di or-ganizzazione e di gestione dei cantieri.

Altro aspetto che connota sicuramente il periodo è quello della trattatistica: i trattati racchiudevano i risultati dell’esperienza formalizzandoli, fornendo così un poten-ziale punto di riferimento per colui che doveva affrontare problemi costruttivi. Le indicazioni puntuali dell’Alberti sulle caratteristiche dei materiali da costruzione, costitui-

Introduzione VIII

scono ad esempio, un embrionale tentativo di classifica-zione degli stessi, con le relative resistenze ed impieghi più adatti. Un lavoro che trova fondamento solo su para-metri qualitativi, data l’assenza di dati numerici, ma che anticipa la trattazione sistematica che avverrà con lo stu-dio scientifico della resistenza dei materiali.

In questo periodo nasce un nuovo modo di concepire le fabbriche, basato sulla consapevolezza dell’interazione attiva delle forze, all’interno del solido costituente l’ele-mento strutturale. Prende corpo gradualmente la visione dinamica delle strutture, legata ad azione delle forze e re-azione della materia, all’interno della quale si sviluppano le sollecitazioni. Le conseguenze di questo nuovo modo di pensare hanno un riscontro immediato anche nell’ela-borazione dei progetti di consolidamento.

Possiamo dunque evidenziare due diversi atteggia-menti che guidano gli interventi sulle strutture esistenti: il primo può definirsi un consolidamento di tipo statico, in quanto si serve principalmente della forza d’inerzia come garanzia di stabilità e di solidità della struttura; le forze spingenti o quelle che generano uno squilibrio su di essa vengono controbilanciate da imponenti masse murarie. Il secondo è di tipo dinamico e si basa sulla consapevolezza dell’esistenza di linee di forza all’interno della struttura principale e sullo studio intuitivo del loro andamento. Ciò consente quindi provvedimenti più mirati, atti a rinsaldare solo le sezioni realmente interessate, che devono soppor-tare lo sforzo maggiore. Questo metodo è reso manifesto dai provvedimenti adottati: inserimento di catene; impie-go di archi di scarico e piattabande: una visione antesi-gnana del concetto di “miglioramento” reso esplicito e consapevole solo alla fine del XX secolo.

Tra i lavori considerati esemplari e quindi scelti per completare con alcuni riferimenti pratici la trattazione re-lativa all’epoca rinascimentale, sono stati considerati an-che interventi di completamento di fabbriche parzialmente costruite, in quanto il comportamento nei confronti dell’esistente presenta molte analogie col consolidamento

strettamente inteso: studio della situazione strutturale esi-stente, del funzionamento statico, degli schemi di risorsa che la fabbrica aveva messo in atto e, non ultimo, la coe-renza con il progetto originario.

Un progetto era in ogni caso un’elaborazione che por-tava ad una modifica dello spazio, del funzionamento del-l’oggetto architettonico. Un consolidamento che preve-desse un ingrossamento dei piloni di una chiesa (come po-teva essere quello di S. Pietro operato dal Bramante) era, a tutti gli effetti, un progetto anche formale. Le nuove for-me, la nuova struttura dovevano essere in armonia con il resto, forma e struttura non erano scindibili.

Le fasi preparatorie dell’intervento, articolate nello studio storico e strutturale, nel rilievo dell’esistente, nel-l’analisi degli interventi precedenti e del progetto iniziale, ricalcano in qualche modo l’attuale fase pre-diagnostica.

Col cambio di secolo, la tecnica assume un ruolo sem-pre crescente, pur rimanendo strettamente collegata al fa-re, alla prassi, e configurandosi in continuità con un pa-trimonio di conoscenze empiriche solo in parte codificate nella trattatistica dei due secoli precedenti, senza un diret-to confronto con le acquisizioni che si andavano deline-ando nell’ambito della scienza a motivo dei limiti dedutti-vi e di sintesi proprii del momento. È quasi d’obbligo, a questo punto, riferirsi all’illuminato Ingegno di Galileo Galilei e ripercorrere le tappe del suo metodo di ricerca: egli formulava nuovi orizzonti di ricerca relativi ai pro-blemi delle strutture, direttamente connessi a dimensioni e modelli reali e non più a schemi geometrici regolati dalla similitudine. Il concetto di razionalità scientifica introdot-to da questo grande maestro fu il punto di partenza per tutti quegli studi che, sviluppatisi in circa due secoli, co-stituiranno la base della Scienza delle Costruzioni.; nel contempo, tuttavia, gli architetti in un congenito ritardo di fase, continuarono per lo più a basarsi su presupposti teo-rici ancora legati alla tradizione aristotelica.

Nel Seicento maturano importanti acquisizioni, so-stanzialmente riconducibili a due aspetti.

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In primo luogo, la crescente importanza delle “consul-te” nell’attività professionale dell’architetto determina nuove modalità di analisi nello studio dei dissesti, verso i problemi costruttivi e le proposte di consolidamento, fino a mutuare l’avvento di una diagnostica basata ed articola-ta sulla coerente integrazione di vari apporti disciplinari; si tratta di una diagnostica già disegnata nelle forme e nei metodi anche se da essa non sempre scaturiscono delle proposte e dei concreti esiti.

In secondo luogo, l’empirismo delle conoscenze e del-le tecniche costruttive non va considerato come un fattore statico ma si svolge in un costante progredire, autonomo sia dagli apporti della scienza galileiana sia dalle teorie tradizionali. La tecnica perfeziona i propri strumenti, al fine di ottenere strutture murarie sempre più leggere, permeabili alla luce, esplorando così modalità costruttive utili anche ad intervenire su strutture preesistenti.

La scelta di affrontare per autori la storia della tecnica e del consolidamento seicenteschi è dettata da un’esigen-za puramente formale. Gli Architetti del Seicento sono ancora legati al mecenatismo delle corti papali ed è in questo contesto che, prevalentemente nell’Italia centrale, si incontra la figura di monsignor Virgilio Spada: essa as-somma in sé numerose competenze utili a comprendere ed analizzare i problemi strutturali e si pone come immagine innovativa per il metodo con cui tali competenze vengono coordinate in vista di un’analisi dei dissesti. L’importanza del monsignore è legata non solo alla sua preparazione architettonica, ma anche al suo ruolo di Soprintendente di varie imprese costruttici nella Roma di Innocenzo X e A-lessandro VII. Ebbe un ruolo di pubblico funzionario e di ascoltato consulente tecnico, autorevole interlocutore dei principali architetti del barocco romano. È per incarichi ricevuti da Virgilio Spada, nei cantieri romani maggior-mente, che emergono le figure di Carlo Maderno, Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Carlo Fontana. Il primo svolge, sia per anzianità che per nuovo atteggiamento scientifico, un ruolo di centralità nella società romana del

Barocco; è di grande interesse il suo contributo alle inda-gini nella Basilica di San Pietro in Vaticano e agli aspetti diagnostici, tecnologici, strutturali e geometrici della Ba-silica di San Domenico a Perugia, (questi ultimi immiseri-ti da rinsaldi improprii ed invasivi condotti nel recente passato).

Lorenzo Bernini, oltre alla padronananza dei problemi statici insorti nella costruzione e nell’inserimento del Bal-dacchino Tortile nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dà adito al fervente dibattito puramente scientifico, cui in-tervengono le più accreditate maestranze del tempo, sulla costruzione dei campanili della Basilica medesima.

Francesco Borromini emerge per le teorie architettoni-che e per le conoscenze scientifiche; oltre agli interventi eseguiti a Palazzo Barberini, alle trasformazioni di Palaz-zo Spada, al restauro magistrale di San Giovanni in Late-rano, di fondamentale importanza è lo studio della forma e la costruzione delle sue cupole.

Il genio delle macchine da cantiere si individua nella figura di Carlo Fontana, che nella relazione per la “tra-sportazione dell’obelisco in Vaticano”, ostenta un’arguta capacità organizzativa oltre che un sapere approfondito della meccanica.

Si astrae dalle figure legate all’Italia centrale, e lo si ritrova operando in quasi tutto il territorio europeo: è Guarino Guarini, che assomma eccelsamente in sé il mol-teplice ruolo di architetto, ingegnere, matematico, tecnico. I suoi numerosi scritti permettono una comprensione di-retta del suo intervenire in vari campi dell’architettura ci-vile ed ecclesiastica, e del suo approccio scientifico alle strutture.

Nell’epoca dei lumi si comincia ad assistere ad una precisa e consapevole svolta procedurale: la scienza delle costruzioni ed il sapere dei matematici vengono utilizzati come una indispensabile conditio sine qua non per una conoscenza critica del progetto di consolidamento. L’ac-curata analisi diagnostica iniziale dell’edificio viene sot-toposta al vaglio delle nuove nozioni scientifiche ed inge-

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gneristiche, le quali devono coadiuvare ed avallare le tesi ed i rimedi proposti.

Si diffonde sempre più preponderante, l’esigenza di rac-cogliere le nuove teorie in manuali atti ad essere utilizzati nella pratica edificatoria di tutti i giorni, prontuari corredati di analisi sulla resistenza dei materiali e di studi approfon-diti sul loro comportamento meccanico, utili ai nuovi inge-gneri per costruire non più basandosi sulla tradizione empi-rica della “regola d’arte” ma sulla scorta della sperimenta-zione scientifica, rigorosa nel proprio momento.

In questa rinnovata ottica si pongono le fondamenta per un moderno approccio ai metodi di consolidamento, il quale non viene più univocamente considerato come mez-zo per operare un pedissequo rinsaldo od un ripristino del preesistente, bensì come il procedimento scientifico fina-lizzato alla conservazione dell’opera d’arte, cui in prece-denza si è già fatto cenno.

Gradualmente la consapevole individuazione e l’anali-si scientifica dei metodi di consolidamento, fino ad allora utilizzati empiricamente o per analogia, si fanno spazio all’interno dei nuovi manuali architettonici, i quali tramu-tano in termini prescrittivi (a volte eccessivamente ste-reotipati e quindi oggetto di malintesi trasferimenti sul ca-so specifico) tutte quelle pratiche che fino ad allora erano state usate fidando quasi esclusivamente sull’esperienza pratica dei predecessori.

Dopo aver analizzato questo processo evolutivo della pratica architettonica, si prosegue proponendo l’analisi di alcuni interventi di consolidamento, sottolineando che le modalità e le motivazioni degli stessi vanno lette secondo un’ottica precisa: considerando, cioè, i restauratori di quell’epoca come uomini appartenenti al proprio tempo e focalizzando l’attenzione sulla novità e sulla varietà di approcci metodologici propri della materia.

Benché ancora nella metà dell’Ottocento continuas-sero a coesistere approcci restaurativi profondamente di-versi ed antitetici fra loro, quasi tutti erano accomunati da un moderno procedimento analitico che non prescindeva

più dall’anamnesi storica dell’opera su cui intervenire ma anzi su questa poneva le basi per operare nell’ottica del più rigoroso atteggiamento scientifico: ingegneri ed archi-tetti acquistavano la consapevolezza della necessità di motivare deterministicamente qualsiasi azione, fosse essa di demolizione, di rinforzo, di restauro e conseguente conservazione.

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, le cono-scenze scientifiche sono ormai acquisite. In questo perio-do si ha l’evoluzione di una scienza ingegneristica più pratica, applicabile, utile, in parallelo con l’utilizzo di nuovi materiali, strutture e macchine. Durante tutto l’Ot-tocento, l’osservazione dei crolli e dei dissesti ha avuto un ruolo di primaria importanza, sia nell’individuare e com-prendere i comportamenti che le nuove soluzioni costrut-tive assumevano, sia nel fornire lo spunto alle nuove ri-cerche teoriche e nel verificarne l’attendibilità. La svolta ottocentesca ha significato comunque uno spostamento dell’attenzione verso nuovi aspetti della scienza: inoltre l’utilizzo di ferro o cemento ha permesso la realizzazione di edifici con strutture portanti concepite in maniera com-pletamente nuova.

Il concetto di consolidamento fino agli inizi del sec. XX continua a non essere ancora ben delineato; gli inter-venti riparatori e di messa in sicurezza degli edifici non sono distinti dal “fare architettura”. Manca un rigore basa-to sui principi della Scienza, necessario per interpretare il degrado statico e per progettare il dimensionamento degli elementi costruttivi e delle opere provvisionali. I manuali diventano i migliori strumenti di divulgazione del sapere teorico-pratico, delle esigenze derivanti da una nuova mentalità scientifica e delle grandi possibilità tecnologi-che indotte dalla rivoluzione industriale.

Non vengono pubblicati manuali specifici di consoli-damento e restauro, ma le nozioni su queste due discipline sono sempre accorpate in opere più generali, che si occu-pano di architettura e di arte del costruire. Il tema del con-solidamento, e più in generale quello del recupero, e del

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restauro non rivestono molta importanza all’interno di queste opere rivolte principalmente alle nuove costruzio-ni, all’introduzione di materiali e tecniche edilizie innova-tivi nella pratica del costruire. Con la pubblicazione de L’architettura pratica2 di Valadier, nel 1828, questi a-spetti entrano del recupero entra a far parte della manuali-stica. Le indicazioni suggerite sulle tecniche di consoli-damento nascono dalla pratica di cantiere e dall’osserva-zione diretta dei rimedi dei costruttori del passato e costi-tuiscono il costante riferimento. Allo stesso modo, le ope-re pubblicate alla fine del secolo, saranno il punto di par-tenza per tutta la manualistica successiva e la testimo-nianza di una cultura concreta, positiva, basata sull’osser-vazione dei fenomeni, riportati attraverso molte illustra-zioni e disegni.

Le tecniche di consolidamento suggerite, consistono soprattutto nella realizzazione di speroni e contrafforti murari, nell’inserimento di catene e tiranti metallici, in puntellature e verranno utilizzate anche come provvedi-menti antisismici, avendone verificato l’efficacia, ma non sempre padroneggiandone il rapporto con il fenomeno. [Stefano Gizzi]

Fino a che in Italia prevalsero le teorie del Restauro di ripristino e di ricostruzione, il concetto di consolidamento rimase sempre marginale: esso aveva implicazioni esclu-sivamente scientifiche e tecniche, spesso serviva da giu-stificazione per la sostituzione di parti e consentiva di sor-volare sulle conseguenti considerazioni critiche: si occu-pava delle membrature interne del monumento, mentre il restauro si dedicava alle superfici e all’immagine dell’e-dificio. Nel momento in cui inizia a farsi avanti il nuovo concetto di “conservazione”, basato sull’idea di manteni-mento dei materiali e delle parti strutturali di un edificio, si comincia a superare la concezione dell’estetica come

2 G. VALADIER, L’architettura pratica dettata nella scuola e cat-

tedra dell’insigne Accademia di S. Luca, Società Tipografica, Roma 1828-1833.

valenza dominante (esclusiva?) nell’approccio con l’ar-chitettura antica; si iniziano a considerare gli aspetti legati ai materiali e alle strutture della fabbrica, pressoché altret-tanto importanti e caratterizzanti l’essenza del monumen-to. È in questo momento che si pongono le basi per la na-scita del consolidamento come scienza distinguibile dal restauro, ma intimamente legata ad essa.

In tale senso esemplare fu il restauro della Basilica di S. Marco a Venezia (Meduna, seconda metà dell’Otto-cento); nel 1877 la pubblicazione delle Osservazioni in-torno ai restauri interni ed esterni della Basilica di S. Marco di Alvise P. Zorzi, un importante esponente della cultura veneziana dell’epoca, costituisce la prima e più convinta enunciazione dell’ideologia del restauro che pos-sa definirsi moderna ed attuale. Le riflessioni fatte dallo Zorzi erano rivolte al convincimento che l’intervento sta-tico e di consolidamento fosse compatibile con la conser-vazione degli elementi decorativi – nel bene e nel male - ed architettonici, fondamentali per la definizione dell’e-dificio.

Significative risultano anche le vicende della edifica-zione del Duomo di Messina, che dimostrano come intor-no al 1920 dopo poco più di un decennio dal terribile ter-remoto le tecniche di consolidamento e le conoscenze scientifiche fossero già abbastanza avanzate: materiali quali il ferro ed il cemento armato venivano utilizzati con grande disinvoltura e capacità tecnica; venivano prefissati nuovi limiti edificatori nei regolamenti edilizi dai quali ri-sultava in parte ridisegnata l’urbanistica dei centri storici.

L’aspetto scientifico ed insieme teorico, ha sicuramen-te concorso alla formazione della disciplina del consolida-mento. Il completamento della definizione della “teoria dell’elasticità”, enunciato da Cauchy nel 1823, costituì l’i-nizio degli studi moderni sulla meccanica delle strutture.

L’utilizzazione dei nuovi materiali da costruzione contribuì in maniera determinante alla diffusione del cal-colo delle strutture basato sulla previsione delle solleci-tazioni, delle deformazioni, degli spostamenti, ovvero

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alla scrittura della moderna Scienza delle Costruzioni. A differenza di ciò che avvenne per le strutture a telaio, tuttavia, la definizione dei meccanismi di rottura o di collasso delle strutture in muratura, non era mai avvenu-ta mediante calcoli precisi, ma piuttosto mediante il ri-lievo diretto dei dissesti, cioè in modo empirico. I veloci progressi fatti dalla Scienza delle Costruzioni nel calco-lo delle moderne strutture intelaiate, ebbe, come conse-guenza, l’abbandono dello studio degli organismi lapidei e in muratura, per dedicarsi a quello dei nuovi materiali. Si cominciò ad affermare anche il criterio di affidare alle moderne strutture in ferro e cemento armato le funzioni statiche per il consolidamento delle antiche costruzioni in muratura: grazie ai vari studi sull’uso del ferro e del cemento, condotti da personaggi illustri come Giovan-noni, nacque un forte entusiasmo verso le possibilità of-ferte dai materiali moderni nel settore del restauro e del consolidamento: nel momento in cui lo studio sulle mu-rature tradizionali e sul loro comportamento statico fu messo da parte, come detto, per l’impossibilità di appli-care ad esse i principi della moderna Scienza delle Co-struzioni, della meccanica del continuo, l’utilizzo del ferro e soprattutto del cemento armato venne considerato risolutore per molte situazioni.

Tutte le conoscenze relative alle murature ed alle loro patologie, sono state pienamente possedute solo da pochi “modesti” pionieri, primo fra tutti Sisto Mastrodicasa, che le hanno utilizzate per dare vita ad un nuovo metodo di approccio, scientifico e moderno. Proprio Mastrodicasa rivoluziona il metodo diagnostico3: egli, partendo dalle caratteristiche delle lesioni definite meccanicamente e matematicamente, determina la natura del dissesto e ne deduce i rimedi; affianca alla formula matematica, alla quale è riconducibile ogni lesione, l’immagine del provi-no di rottura sul quale è stato simulato il dissesto e

3 SISTO MASTRODICASA, Dissesti statici delle strutture edilizie.

Diagnosi e consolidamento, Milano 1945.

l’illustrazione dei casi reali in cui lo stesso specifico fe-nomeno si è verificato.

Inoltre, l’ufficializzazione delle teorie del Restauro fi-lologico, avvenuta con la Carta di Atene del 1931, contri-buì a spostare l’attenzione verso nuove problematiche ri-volte alla conservazione di tutte le valenze di un monu-mento; questo nuovo atteggiamento favorì la realizzazio-ne di opere di manutenzione, di riparazione, di restauro stesso e di consolidamento per il quale ormai si ammette-vano i procedimenti e i mezzi della tecnica moderna. Solo successivamente al secondo dopoguerra, tuttavia, le Teo-rie del Restauro approderanno ad una completa definizio-ne: Consolidamento e Restauro saranno quindi finalmente intesi l’uno parte dell’altro, quest’ultimo riconosciuto quale più ampia disciplina madre; due momenti distinti ma intimamente connessi, entrambi concorrenti alla con-servazione del monumento in tutte le sue valenze moder-namente intese.

Il dopoguerra fu caratterizzato da un gran numero di interventi d’urgenza, che rispondevano alle gravi esigenze prodotte dal conflitto mondiale. Si concretizzarono in una pesante ricostruzione e una pressoché totale fiducia nel cemento armato, in nome della massima conservazione delle superfici visibili anche a discapito delle parti struttu-rali nascoste, per le quali era ritenuto lecito qualsiasi tipo di intervento. Gli interventi successivi a questo atteggia-mento, al contrario, fanno risaltare l’individualità, il carat-tere specifico del singolo edificio, rispettando ogni ele-mento strutturale, nella sua forma ma anche nel suo fun-zionamento statico costruttivo, in quell’equilibrio partico-lare con cui è giunto fino a noi.

Tale evidente cambiamento di tecniche è lo specchio di un’evoluzione dell’approccio verso l’edificio monu-mentale che trova in Pane, De Angelis d’Ossat, Bonelli e la Grassi le principali pietre focaie: s’inizia, in pratica, a considerare tutti gli elementi della costruzione, anche quelli invisibili nascosti nella struttura, degni di rispetto perché anch’essi portatori di valori storico-artistici. Que-

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sto nuovo modo di concepire l’edificio storico, di deline-arne il restauro e il consolidamento è nel pensiero di un attento Bruno Zevi che, parlando del restauro dei monu-menti, dichiara che “restaurare un monumento rifacendo-ne la struttura in cemento armato o in acciaio e coprendo-la poi con legni o pietre del tempo è un atto d’immaturità culturale pietoso, sempre illusorio”.

Le nuove istanze culturali vengono gradualmente re-cepite anche dalla Pubblica Amministrazione che le uffi-cializza a livello normativo/istituzionale. Risale, infatti, al 1975 l’istituzione del Ministero Beni Culturali, e nel 1984 nasce il Comitato Nazionale per la prevenzione dei beni culturali dal rischio sismico: i terremoti che tra gli anni ‘70 e ‘80 (1976 Friuli, 1979 Valnerina, 1980 Irpinia, 1984 Appennino abruzzese) devastarono diverse zone d’Italia, resero il problema del consolidamento dei beni monumen-tali una questione di grande interesse e posero i professio-nisti di fronte ad un vuoto normativo nel campo degli in-terventi di restauro in zona sismica. Il Comitato Nazionale era sorto proprio con lo scopo di promuovere la ricerca per la prevenzione sismica e di predisporne, all’interno della legislazione vigente, una specifica per i beni cultura-li. (l’averlo soppresso, costituisce certamente un atto mio-pe ed inspeigabile!).

Nasce quindi una fase di collaborazione e confronto tra il Ministero dei LL.PP. e dei Beni Culturali che recepi-sce i D.M. ed emana corrispondenti Raccomandazioni, Direttive, Istruzioni. Significativo per tracciare i punti fondamentali di questo percorso è il D.M. del 1986 in cui vengono definiti due tipi di intervento possibile: Ade-guamento e Miglioramento, intendendo con Adeguamento un intervento basato su uno studio di uno schema struttu-rale resistente esteso a tutto il complesso edilizio, e Mi-glioramento l’esecuzione di una o più opere riguardanti i singoli elementi strutturali dell’edificio con lo scopo di conseguire un maggior grado di sicurezza.

A questo riguardo è molto interessante notare come nelle istruzioni emanate in occasione del D.M. del 16

gennaio 1996 si affronta il problema del contrasto tra si-curezza e conservazione e il conseguente tipo di interven-to più appropriato: si suggerisce, infatti, che non è neces-sario adeguare i livelli di sicurezza dell’edificio monu-mentale a quelli richiesti dagli edifici di nuova costruzio-ne, bensì è sufficiente che i livelli di sicurezza vengano migliorati; il Miglioramento deve inoltre essere consegui-to senza produrre sostanziali modifiche nell’impianto strutturale dell’edificio e privilegiando materiali e tecni-che tradizionali.

Esaminati questi brevi cenni relativi alle tesi sul Con-solidamento, ci si rivolge ora, nello specifico, agli argo-menti successivi: - la STORIA DELLA MECCANICA, per comprendere in che

modo lo sviluppo e l’apporto delle conoscenze scienti-fiche abbiano contribuito nelle diverse epoche all’evoluzione delle costruzioni, e di come la mecca-nica classica si accostò all’architettura fino a divenirne principale strumento scientifico;

- la SISMICA, per capire come sia stato fronteggiato questo problema nei secoli e come si comportino le costruzioni realizzate con materiali e tecniche tradi-zionali o anche con tecniche moderne, quando sono soggette alla forza originata dall’energia liberata dai terremoti;

- il FASCICOLO DEL FABBRICATO e le motivazioni che ne hanno portato alla recente istituzione.

Lo studio storico della meccanica delle murature ci con-sente di trarre da esso principi e leggi che permettono og-gi di interpretare il comportamento statico degli edifici (monumentali); e le ragioni tecnico scientifiche, che gui-davano gli antichi costruttori entro orizzonti culturali e tradizioni a noi ormai non più familiari, riconducendoci nel momento storico attraverso il quale comprenderne l’operato e formulare una corretta diagnosi su progetti ed interventi diversi.

Si è cercato, quindi, di cogliere (per il periodo com-preso tra il III secolo a.C. e il XIX secolo d.C.), il lega-

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me esistente tra le grandi realizzazioni architettoniche e le tappe significative del tormentato cammino che la meccanica ha percorso prima di diventare Scienza e, do-po, quando ha lentamente cominciato a dare spiegazione a fatti noti e confermati da secoli di sperimentazione continua.

Il suddetto periodo storico è stato suddiviso in due parti, la prima delle quali è caratterizzata da un approccio alla progettazione ed alle costruzioni, privo dell’apporto della Scienza. Sono state analizzate le conoscenze scienti-fiche e le figure dei principali studiosi che hanno contri-buito al loro sviluppo, dall’antichità fino all’importante svolta in ambito scientifico dovuta a Galileo.

Non essendoci un legame diretto tra gli studi svolti in ambito meccanico e la progettazione stessa dei manufatti architettonici, sono state esaminate quelle tecniche co-struttive, quelle regole d’arte e quelle leggi attraverso le quali furono eretti edifici esemplari, quali il Partenone, il Colosseo, la Cattedrale di Beauvais, il Duomo di Mila-no, ecc…

Particolare attenzione è stata data alla evoluzione della concezione strutturale nel corso dei secoli, evolu-zione avvenuta attraverso la sperimentazione; ripetuti tentativi sulla struttura dell’edificio permettevano infatti di comprenderne i limiti e intuirne i comportamenti più appropriati. Crolli e dissesti hanno rappresentato l’unica possibilità per osservare gli aspetti rilevanti nella fun-zione resistente di una costruzione e consentirne il cor-retto dimensionamento. “Non si sapeva prima di fare”, ciò che appariva non erano le forze ma gli effetti da esse prodotti, frutto di un grande universale laboratorio natu-rale di sperimentazione.

La seconda parte, invece, è stata affrontata con mag-giori informazioni disponibili, in quanto a partire dal Settecento si comincia a manifestare l’interesse della Scienza nei confronti della pratica edificatoria. Questa sezione si apre con la figura di Galileo, più volte citato, spartiacque culturale e metodologico che ha prodotto

ben presto corposi e tangibili effetti, per concludersi con Cauchy, Navier, Saint-Venant… Il lavoro di questi in-gegneri francesi, da cui deriva in buona parte l’orga-nizzazione attuale delle discipline strutturali, ha trasfor-mato completamente l’ordine millenario che prima vige-va, permettendo l’identificazione teorica di un fenomeno meccanico.

Parallelemente allo sviluppo della meccanica, è stato analizzato in che modo essa abbia influenzato la progetta-zione di grandi edifici, o di importanti interventi di restau-ro strutturale e di consolidamento. Particolare rilevanza ebbe ad esempio alla fine del Settecento lo studio delle azioni connesse con la formazione delle lesioni nel Pan-théon di Parigi. Detta circostanza è stata esaminata con attenzione e approfondimento, in quanto consentì di met-tere a confronto le prime acquisizioni teoriche con i risul-tati sperimentali, indicando e classificando le cause relati-ve ad un determinato fenomeno, con l’intento di dare una giustificazione dei loro effetti. L’ampio e crudo dibattito che produsse vittime illustri, aprì con urgenza la strada ad una nuova cultura che permetterà alle costruzioni di do-tarsi di una propria Scienza.

Il tema della SISMICA, è stato affrontato analizzando gli effetti del terremoto su edifici realizzati con tecniche tradizionali e non; a questo scopo è stata presa in conside-razione la Regione Umbria che, a causa della presenza di faglie trascorrenti che tendono a separare l’Appennino settentrionale da quello meridionale, in passato è stata tea-tro di violenti terremoti, il più recente dei quali si è verifi-cato nel settembre del 1979.

La preziosa documentazione recuperata in proposito è consistita nel quadro fessurativo provocato dal sisma del 1979, di alcuni edifici situati in località Sellano nella pro-vincia di Perugia. Le costruzioni erano tutte realizzate in muratura con copertura in legno. Nel 1982 sulle stesse sono stati eseguiti degli interventi di ripristino e consoli-damento che, per la maggior parte, prevedevano la realiz-zazione di nuovi solai e coperture in cls e laterizio, con

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formazione di cordoli perimetrali inseriti nello spessore della muratura.

A seguito del sisma del 1997, poi, è stata reperita una documentazione analoga sui dissesti prodottisi e messe a confronto con quelli del 1979. Nei quattro edifici esami-nati è risultato che le porzioni meno danneggiate sono sta-te quelle rinforzate con cordoli in c. a. e coperture in late-ro cemento; al contrario, per le porzioni di edificio non trattate, i danni sono stati ingenti. Partendo da questi pre-supposti, (frutto di un campione evidentemente assai limi-tato) sono stati proposti dei tipi di intervento in grado di coniugare sicurezza e conservazione, con lo scopo di evi-tare la trasformazione dell’organismo murario in un’in-telaiatura in c. a.

Il Fascicolo del Fabbricato sull’intero territorio nazio-nale e la sua redazione sono conseguenti ad un provvedi-mento deliberativo e ad una presa di coscienza, pubblica e privata, relativamente alla necessità di rendere sicuro (in termini di stabilità) il nostro patrimonio edilizio. Soprat-tutto, è stata acquisita la consapevolezza che il “rischio” non è determinato solo dalla probabilità del verificarsi di un evento sismico, ma anche da una cattiva realizzazione e dall’errato o inadeguato uso che si fa del costruito.

Lo studio è stato suddiviso in due parti: nella prima, l’obiettivo è stato quello di presentare il Fascicolo del Fabbricato, ripercorrendo le tappe fondamentali che han-no portato alla sua formazione; nella seconda vengono rappresentate due applicazioni di questo strumento: la Chiesa di S. Pietro Apostolo ad Ardea e il Palazzo del Seminario di Nocera Umbra. Di essi è stata tracciata un’accurata analisi dello stato di conservazione e delle problematiche presenti al momento della redazione di questo strumento soprattutto riferite alle diverse tecnolo-gie costruttive: in muratura il primo, in muratura e c.a. il secondo.

Si è inoltre sviluppato un confronto tra la situazione Italiana e quella Europea, prendendo come esempio la Francia e la Gran Bretagna, paesi in cui non esiste un do-

cumento obbligatorio pari al Fascicolo del Fabbricato. La regolamentazione legislativa di questi stati (si vorrebbe poter dire “equivalente”) è estesa, diversamente che in Italia, alla definizione di responsabilità specifiche delle competenze tecniche e professionali, che fanno da contor-no indispensabile al controllo dell’affidabilità e della qua-lità dei fabbricati e del loro valore connesso.

Paolo Rocchi4

4 Titolare della cattedra di Consolidamento degli Edifici Storici –

Università di Roma, La Sapienza; Membro del Comitato di Settore per i beni architettonici ed il paesaggio del Ministero per i beni e le attività culturali; Presidente dell’ASSIRCCO (Associazione Italiana per il Re-cupero e il Consolidamento delle Costruzioni)