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EDWARD EUGENE STOLPER La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli

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EDWARD EUGENE STOLPER

La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli

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AVVERTENZA

Abbiamo riunito in forma di monografia gli 8 articoli di Edward (“Ed”) Eugene Stolper dedicati a La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli e pubblicati tra il dicembre 1974 ed il maggio 1978 nella «Rivista Massonica», periodico del Grande Oriente d’Italia all’epoca diretto da Giordano Gamberini.

Dell’Autore, personaggio notevole sotto diversi profili, riteniamo giovevole fornire al lettore qualche cenno biografico, reperito sul sito Web del Grande Oriente d’Italia:

«Cittadino olandese, nato il 13 luglio 1913, Ed Stolper viveva in Italia dal 1963 e dal 1990 viveva a Brescia con la moglie italiana Cesira.

Prima della seconda guerra mondiale era ingegnere alla Siemens di Berlino, poi si arruolò nella Marina olandese, infine, dopo essere arrivato nel 1942 in Sudafrica divenne ufficiale della Marina inglese.

A guerra terminata, avendo saputo che il padre era stato fucilato perché libero muratore, volle avvicinarsi alla Massoneria.

Venne iniziato a Johannesburg il 21 aprile 1953, nella Gordon Lodge della Gran Loggia di Scozia. Passato in seguito alla Claremont Lodge di Città del Capo e alla De Troffel, all’obbedienza del Grande Oriente dei Paesi Bassi, una volta giunto in Italia verrà affiliato alla Giosuè Carducci, all’oriente di Milano. Attraverso una permanenza in Calabria, nelle logge Bernardino Telesio e Bereschith all’oriente di Cosenza, giungerà infine a far parte della Leonessa Arnaldo, loggia bre-sciana che lo ha ospitato nel piè di lista fino alla sua scomparsa. Membro onorario di alcune tra le più importanti log-ge del mondo, nel 1988 era stato designato alla carica di Maestro Venerabile della prestigiosa loggia londinese Quat-tuor Coronati. Studioso serio e appassionato, sotto la gran maestranza di Armando Corona diede forte impulso alla strutturazione della ricca biblioteca di Villa Medici Del Vascello. Sotto la gran maestranza di Virgilio Gaito, ricopren-do la carica di Gran Maestro Aggiunto, si adoperò con successo per tutelare i rapporti massonici internazionali del Goi, compromessi dall’affaire Di Bernardo».

Morì nel 2003. Le ceneri furono tumulate a Roma, nella parte più alta e rappresentativa del cimitero monumentale del Verano, nel cosiddetto ‘Pincetto’, il sacrario che custodisce le spoglie dei Gran Maestri del Grande Oriente d’Italia.

Oltre che di numerosi articoli sparsi su varie riviste, fu autore del bel volumetto intitolato Argomento Massoneria, Brenner, Cosenza, 19862, con presentazione di Armando Corona.

Chi scrive nutriva profonda ammirazione per la chiara visione, non settaria e tuttavia profondamente radicata nei princìpi tradizionali della Libera Muratoria, che traspariva dai suoi scritti, tanto che, pur aven-dolo conosciuto soltanto fuggevolmente di persona, ne sostenne con convinzione la candidatura a Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’Italia. Purtroppo le declinanti condizioni di salute, aggravate dall’età avanzata, lo resero pressoché assente dai lavori di Giunta durante la seconda metà del quinquennio nel quale fu in carica.

IL CURATORE

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PARTE I∗

∗ ED STOLPER, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, «Rivista Massonica» – N. 10 – Dicembre 1974 –

Vol. LXV – IX della nuova serie

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In una serie di articoli apparsi su «Lumen Vitae» (1) a firma di P. M. Azzuri (Pericle Maruzzi), si è tentato di ricostruire le origini, e descrivere gli sviluppi della Massoneria nel Regno di Napoli e delle due Sicilie.

Attraverso una ricerca effettuata, soprattutto presso gli archivi del G.O. d'Olanda, della G.L.U. d'In-ghilterra, e presso altre fonti, abbiamo ora trovato un vero tesoro di documenti inediti e notizie, che ci mette in grado di riempire molte lacune, e di ricostruire, seguendone passo per passo le fasi, i movi-mentati avvenimenti succedutisi in un importante periodo del 18° secolo (soprattutto dal 1751 al 1775).

Oltre agli elementi fornitici dalla documentazione ufficiale del G.O. d'Olanda, negli archivi abbiamo reperito molti documenti e corrispondenze originali, provenienti da Napoli, ed anche diversi manoscrit-ti (fra i quali una lunghissima relazione riepilogativa) di pugno del Frat. De Vignoles, in quell'epoca G.M. Provinciale «per le Logge straniere» di Londra.

Per la migliore comprensione degli avvenimenti, ci sembra utile premettere alcune notizie, relativa-mente alle GG.LL. di Olanda e di Londra, principali protagonisti, con i FF. napoletani, di questa storia.

La Gran Loggia della Repubblica delle Sette Province Unite (cioè d'Olanda).

Dopo un primo tentativo effettuato nel 1735, la G.L. Nazionale fu definitivamente creata nel 1756. Spinta da una grande carica di entusiasmo, e soprattutto sotto la guida dell'energico Barone van Boetze-laer (G.M.N. 1759-1798), la Massoneria Olandese ebbe una rapida fioritura: molte Logge furono create nelle colonie e, fatto curioso, anche in vari paesi al di fuori dei suoi domini (Ratisbona, Ghent, Dussel-dorf, Napoli, ecc.). Al fine di incrementare il proselitismo all'estero, nel 1761 fu nominato, quale «G.M.Agg. per le Logge straniere», il Frat. Capitano di Vascello Franc Van der Goes (2). In quel tem-po, le navi da guerra della potente flotta olandese erano costantemente presenti nel Mediterraneo, per proteggere la flotta mercantile dagli attacchi dei pirati, ed in conseguenza di ciò il Fr. Van der Goes si trovò spesso a Napoli dove, come vedremo, costituì una Loggia.

Nello stesso periodo di cui ci stiamo occupando, la G.L.N. olandese era in continue trattative con Londra (i «Moderns») per ottenere il riconoscimento ufficiale come G.L.N. indipendente (de facto esi-stente dal 1735). Un importante punto di discussione era il contestato diritto dell'Olanda di costituire Logge al di fuori del territorio dei suoi domini (diritto che Londra riservava solo a se stessa).

La «Premier Grand Lodge» (i «Moderns») di Londra.

La Gran Loggia del 1717, originariamente intesa come organizzazione locale, non aveva previsto l'esplosivo sviluppo massonico nel continente. Il suo governo fu, in principio, assai debole ed i rapporti con l'estero piuttosto vaghi. Ma, dal 1767, sotto l'energico governo del G.M. Henry Somerset Duca di Beaufort, si manifestò un risveglio ed anche i rapporti con l'estero diventarono più realistici e concreti.

Vero è che la corrispondenza con l'estero poteva costituire una certa difficoltà per gli Inglesi, per cui, nel 1768, fu nominato il francese Jean Joseph De Vignoles, quale «G.M. Provinciale per le Logge Estere». Questi, senz'altro figura assai ambigua, viene descritto come un avventuriero, accusato di ma-nipolazioni finanziarie poco chiare, anche nell'ambiente massonico (3, 4, 5, 6).Durante le sue peregrina-zioni, il 12-1-1758 è iniziato alla Massoneria nell'Aia (Olanda), dove in seguito costituisce la Loggia «Les Amis de la Justice». Poco dopo riemerge a Londra, dove crea la Loggia «L'Immortalité de l'Or-dre». La sua conoscenza delle lingue e degli ambienti massonici continentali avrà probabilmente indot-to la G.L. londinese a servirsi di lui per i rapporti con l'estero,

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De Vignoles si butta nel nuovo incarico con diligenza, e ben presto si mescola agli affari massonici di vari paesi. La sua corrispondenza è in francese (difficilmente controllabile dai suoi superiori), ma le sue decisioni arbitrarie non sempre sono delle più felici e, conseguentemente, non sempre producono i risultati desiderati. Per coprirsi le spalle, De Vignoles teneva una specie di archivio privato (7) (ora al-l'Aia), nel quale spiegava i suoi ragionamenti, e nel quale copiava molte delle lettere da lui spedite. Queste lettere sono estremamente verbose e retoriche e, avendo egli l'abitudine di ripetere gli argomenti dell'interlocutore, spesso ci mettono al corrente anche del contenuto delle lettere a lui indirizzate *.

Il Regno di Napoli.

Ovviamente tutti conoscono la storia napoletana di quell'epoca, ma mi si perdoni se ugualmente svolgiamo alcune considerazioni, solamente per rendere più agevole la comprensione degli eventi mas-sonici.

Dopo essere stato un sotto-reame austriaco, nel 1734, il Regno di Napoli diventava la «proprietà pri-vata» dei Re Borboni: Carlo VII (1734-1759) e Ferdinando IV (1759-1825). Inizialmente, Carlo si fa-ceva guidare dalla madre dispotica (parmense), rimasta in Spagna, mentre a Napoli si serviva larga-mente del suo braccio destro, il Marchese Bernardo Tanucci, un uomo capace, che il Re aveva portato con sé dalla Toscana. In suo favore dobbiamo ammettere che Carlo (Tanucci!) ha cercato di introdurre molte riforme (con solo parziale successo), per ridurre il potere assoluto dei nobili, e del Vaticano. Il Re era, però, anche molto religioso e, per salvare capra e cavoli, nel 1751, lanciava un editto contro la Massoneria, su istigazione del Papa Lambertini (Benedetto XIV), del quale si vocifera fosse stato egli stesso membro di una Loggia a Roma! L'editto ebbe, però, scarso effetto.

Nel 1759, diventato Re di Spagna, sotto il nome di Carlo III, il Re lasciava Napoli al figlio minoren-ne Ferdinando IV, sotto la tutela del Tanucci. Ferdinando non aveva, praticamente, alcuna educazione, e non aveva alcuna voglia di occuparsi degli affari di Stato: era, insomma, il classico «menefreghista». Egli diventava il Sovrano più grossolano e bizzarro del suo tempo. Il «Re Lazzarone» (o «Re Nasone») si dedicava principalmente alla caccia, e si dice che usasse vendere poi la sua selvaggina sulle bancarel-le della città.

Diventato maggiorenne, gli davano in sposa Maria Carolina, figlia di Maria Teresa d'Austria. Que-sta, donna colta ed energica, si inseriva tanto negli affari di Stato da mettersi subito in contrasto col Ta-nucci, il quale vedeva in lei, giustamente, il lungo braccio di Vienna. I tentativi della Regina di educare il marito furono un fallimento totale. Si racconta che Ferdinando, costretto ad andare all'Opera, per scacciare la noia ordinava degli spaghetti, che mangiava sul posto e con le mani.

Nel 1775, Ferdinando (cioè Tanucci e Carlo III), preoccupato dell'influsso di molte persone influenti nell'Ordine Massonico, emanava un nuovo Editto contro la Muratoria. Questa «persecuzione» creò fu-rore in tutta l'Europa ma, in realtà, fu di scarso effetto, grazie all'intervento di Maria Carolina che, in verità, cercava un pretesto per liberarsi dell'odiato Tanucci che, infatti, fu licenziato nel 1776.

Napoli, in quell'epoca, è descritta come uno sporco formicaio. Gli abitanti erano ca. 500.000, di cui 25.000 nobili, 15.000 ecclesiastici e 3.000 giureconsulti. A parte un esiguo strato di media borghesia, la città brulicava di molti nobili stranieri, truppe mercenarie straniere e mercanti stranieri.

Il grosso della popolazione, i «lazzaroni», contava poco, e nessuno ha finora scoperto di che cosa vivessero. Erano ormai abituati ad essere governati coi 3 f. (farina, forca e feste), ed avevano il sempli-ce Sovrano in simpatia, anche perché non mancava mai di proteggere il venerato San Gennaro.

Della restante parte del Regno (Calabria, Puglie ecc.), la letteratura parla poco. Tale territorio era completamente in mano dei Baroni, dei chierici locali, e dei briganti. Nei posti strategici il Re aveva stazionato un Reggimento, generalmente straniero.

La Massoneria, originariamente, era stata «importata» dagli ufficiali dei vari Reggimenti mercenari. In seguito, diventava «di moda» nella Napoli bene, e ben presto le Logge brulicarono di nobili, eccle-

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siastici, avvocati, negozianti stranieri ecc. Era un hobby assai costoso, e la Fratellanza non era certa-mente pane per la «classe operaia».

Come vedremo, nella Fratellanza non mancava la discordia e, di conseguenza, la Massoneria cono-sceva alti e bassi. Generalmente, le Logge sorgevano con una nozione molto vaga dei principi basici dell'Arte, e pressoché nulli erano i rapporti internazionali. La maggior parte della Massoneria era dun-que «irregolare», ed inventava i suoi propri principi. Solo dal 1763 sorgevano le prime Logge «regola-ri».

Agli inizi la Massoneria non era certamente in contrasto con la Casa Reale. Il primo editto (1751) fu emanato su istigazione del Papa Lambertini, mentre il secondo editto (1775) trovava ragione, più che altro, nei timori del Tanucci, che la Massoneria divenisse uno «Stato nello Stato». Verso la fine del se-colo, le cose cambiarono: la Muratoria, invasa da intellettuali, adottava le dottrine Giacobine, ed ab-bracciava la causa francese. Fu in quel momento che essa costituì un vero pericolo per i Borboni.

Napoli massonica dal 1751 al 1775 (una lotta fra Olandesi ed Inglesi).

Non era trascorso molto tempo dall'Editto reale del 1751, che le acque si calmarono e la Massoneria napoletana riprese una certa attività, anche se le leggi repressive rimanevano ufficialmente in vigore.

È probabile che le prime Logge fossero di formazione militare, composte di ufficiali dei Reggimenti stranieri, ai quali era più facile lavorare in segreto che non ai civili, meglio controllati dalla Corte. Fino-ra non sono venuti alla luce dati concreti, ma abbiamo notizie che, nell'anno 1757, una Loggia napole-tana «Alla Stella» aveva contatti con la Loggia «La Bien Aimée» (tuttora esistente) di Amsterdam (9). Dagli archivi di quest'ultima Loggia non sono, però, finora venuti alla luce ulteriori dettagli.

La nostra storia documentata comincia nel 1763, quando il Capitano di Vascello Franc Van der Go-es, G.M. Agg. olandese, si trova a Napoli con la sua fregata «Phoenix» (con 300 uomini, 50 pezzi, del-l'Ammiragliato di Amsterdam), ed assiste ai lavori di una Loggia (probabilmente non per la prima vol-ta). Non ne conosciamo il nome, ma sarebbe allettante il sospetto che si trattasse della Loggia «Alla Stella».

Certo è che questo gruppo, il 9 aprile 1763, consegna al Fr. Van der Goes una richiesta ufficiale (10), intesa ad ottenere l'autorizzazione di costituirsi in Loggia regolare, sotto la giurisdizione della G.L.N. Olandese. Il documento è steso di pugno del Fr. Balthasar (Baldassare) Piano, il cui nome è già ricorda-to, come membro di una Loggia, prima dell'Editto reale del 1751. Fra gli altri firmatari [vedasi piedili-sta (All. I)] ** si trovano molti nomi (Caracciolo, Naselli ecc.) che, durante i 25 anni seguenti, avranno un ruolo importante nelle vicende massoniche napoletane.

Già il giorno successivo (10-4-1763), Van der Goes concede la Patente provvisoria (10) a questa Loggia, che ha assunto il nome «Les Zelés» *** (o «de Zelanti»), e che lavorerà sotto il colore «gialla-stro». A questo proposito: il nome della Loggia non apparve sulla richiesta ufficiale, ed è chiaro, anche da altri indizi, che Van der Goes disponeva già precedentemente dei dati necessari. È probabile che i FF. si conoscessero già da tempo.

I dignitari della nuova Loggia sono i seguenti:

M.V.:Carlo Muzi. l°S: Francesco Maurizio. 2°S: Vincenzo Pignatelli. Segr.: Carlo Cianci. Tes.: George Tierney (Irlandese).

Nell'Aia, durante la tornata di G.L. del 31-7-1763, il G.M. olandese dà notizia dell'avvenimento (2). La G.L. non tarda a spedire la Bolla ufficiale, datata 10-8-1763 (10) attraverso Van der Goes che in

quel momento trovavasi a Marsiglia. Questi, a sua volta, manda il documento a Napoli, al Fr. irlandese Tierney (tesoriere degli «Zelés»), e ciò per misura precauzionale, essendo colui considerato meno degli altri soggetto alla censura governativa.

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Dalla Patente apprendiamo che la nuova Loggia deve pagare due Ducati per la Dispensa annuale, ed un Ducato **** per ogni elevazione al grado di Maestro (questa Dispensa dava alla Loggia il diritto di iniziare senza N.O. della G.L., ed inoltre dava la facoltà di conferire i gradi di Appr. e Comp. nel mede-simo giorno). Evidentemente il G.M. Agg. deve aver dimenticato di parlare degli aspetti finanziari, se ritiene di dover tranquillizzare, con lettera in data 22-8-1763 (10), il G. Segr., promettendo di ricordare ai FF. napoletani i loro doveri in merito!

Verso la fine dell'anno (1763) troviamo a Napoli un'altra nave da guerra olandese (la fregata «We-ststellingwerf»), sotto il comando del Capitano di Vascello Fr. Zoutman (in seguito diventato famoso nella storia olandese, per aver comandato, nel 1783, quale Contrammiraglio, la flotta olandese, in una battaglia navale contro gli inglesi). Per suo tramite, la Loggia «Les Zelés» spedisce alcune lettere in Olanda.

Dalle lettere traspare lo zelo dei FF. napoletani, ed il loro orgoglio di potersi definire gli unici Mas-soni «regolari» fra i molti «illegali». Si rileva anche la necessità di usare la massima prudenza, dato che l'Editto del 1751 è ancora in vigore.

Una delle lettere, in data 19-11-1763 (10), indirizzata al G. Segr., dà alcune notizie di natura dome-stica, ed apprendiamo che la Loggia si riunisce in Via Morvellino, a Posillipo. Il giorno è il 27 di ogni mese (ore 6 del pomeriggio), per «distinguersi da tutte le Logge irregolari, che si riuniscono normal-mente il giorno 24».

Poi hanno constatato che gli «Statuti Generali» non menzionano appunto il grado di Maestro Scoz-zese e, volendo conformarsi completamente alla Costituzione della Gran Loggia, vorrebbero sapete «come voi riconoscete tale grado, i privilegi che voi riconoscete ad un Maestro Scozzese, e se voi lo considerate come un grado aggiunto, oppure come un ordine separato dalla Massoneria azzurra» *****.

Segue una misura di sicurezza, per evitare «i sospetti del Governo»: le lettere della G.L. devono es-sere messe in una busta, indirizzata a «Mr. Jean Zelé, Naples», il tutto in una busta esterna, indirizzata al «Sigr. D. Francesco ‘Milizia’ Roma», il quale «avrà cura di farei pervenire le vostre lettere per le vie più sicure» (miracolo di efficienza delle poste Romane).

In una seconda lettera, della stessa data (10), indirizzata alla G.L., salta fuori, dal prestigioso cappello dei FF. napoletani, un piccolo coniglio:

Essi chiedono rispettosamente, con dovizia di argomentazioni, che la loro Loggia sia elevata al ran-go di ... G.L. Provinciale. In sintesi, il ragionamento è questo: esistono a Napoli molte riunioni e Logge irregolari («senza leggi»), aventi un metodo di lavoro assai disordinato. Tenuto conto del «rigore del governo», questo disordine aumenta il pericolo della scopertura e del naufragio comune. Perciò si chie-de il diritto di creare nuove e più piccole Logge, le cui riunioni daranno meno nell'occhio al controllo governativo. Creando, inoltre, delle Logge nelle altre principali città del Regno, anche i FF. lontani po-tranno partecipare ai lavori massonici. In tal modo si spera anche che le Logge irregolari saranno eli-minate («distrutte»).

In una terza lettera il cappello è ancora più prestigioso, ed il coniglio assai allarmante. È una lettera datata 3 ottobre 1763 (10), ma probabilmente spedita successivamente, insieme con le due sopra citate. Ne è mittente il Tesoriere irlandese Tierney, ed è indirizzata al G.M. Agg. Van der Goes.

Tierney sostiene che il pericolo della scopertura potrebbe essere causato dai propri Fratelli, per i quali esprime concetti di sfiducia, ed opinioni poco lusinghiere.

Egli «conosce perfettamente il carattere dei Napoletani», ragion per cui, onde evitare disastri, «si è servito di un piccolo stratagemma», trattenendo sotto la sua personale custodia la Patente originale, e comunicando ai FF. che ciò è stato per ordine di Van der Goes. Dice ancora, nella lettera, di avere così agito, da un lato per garantire la sicurezza del documento stesso, e dall'altro, per «tenere i Signori Na-poletani in una specie di dipendenza». «Quei Napoletani» avevano già nel passato (1751), provocato tante calamità a causa della loro imprudenza.

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Inoltre Tierney chiede di essere nominato G.M. Prov. e che anche la nuova Patente sia inviata a lui personalmente. Infine si raccomanda al Van der Goes affinché né lui né la G.LN. facciano cenno del contenuto della lettera medesima, perché ciò «potrebbe rendermi sospetto a questa Loggia» (sic!).

Possiamo ragionevolmente desumere che «i Signori Napoletani» non avrebbero certamente apprez-zato questo atteggiamento poco fraterno. Evidentemente c'era qualcosa di sbagliato alla base della nuo-va Loggia e, come vedremo, le conseguenze non sarebbero presto mancate.

La G.L. accetta la proposta e manda una nuova Patente, in data 10-3-1764 (10), dalla quale rileviamo che la Loggia Les Zelés, promossa a G.L. Prov., può portare il colore Azzurro, con una stella bianca (il che potrebbe forse voler indicare la derivazione dalla Loggia «Alla Stella»?).

Dalla lettera di accompagnamento del G. Segr. (13), apprendiamo che il punto di vista del Fr. Tier-ney è stato accettato, e viene spiegato ai Fratelli che costui, quale G.M. Prov., essendo straniero, sareb-be meno esposto ai rigori della legge. Rispondendo poi al precedente quesito, il G. Segr. asserisce che il grado di Maestro Scozzese non ha niente a che fare con la Loggia: ogni Fr. ha la facoltà di assumere tale qualifica, ma ciò non comporta alcun privilegio in Loggia ******. La lettera prosegue con un lun-go discorso sul lato finanziario dal quale rileviamo, fra 1'altro, che il costo della Patente è di 20 Ducati d'oro. Ma, trattandosi di FF. stimatissimi, ed in circostanze particolari, la G.L. è disposta a concedere («solo per questa volta») uno sconto del 50%!!

Quest'ultimo gesto avrà senz'altro fatto piacere ai FF. Napoletani! Nel giugno 1764 un'altra nave da guerra olandese si trova a Napoli, ed alcuni ufficiali, fra i quali il Comandante (ancora Zoutman?), par-tecipano ai lavori dei Zelés. Viene iniziato un ufficiale di bordo, il Fr. Jan Rawiertz. In quell'occasione vengono affidate al comandante due lettere, datate 11-6-1764 (10), insieme con un piedilista.

I FF. Napoletani ringraziano la G.L.N. per avere elevato la Loggia a G.L. Prov., ed annunciano che i G. Uff. sono:

G. M. Prov.: George Tierney G.M. Agg.: Carlo Cianci l° G.S.: Bald. Piano 2° G.S.: Marchese Montaperto G. Segr.: Michel Fourrat

Sembra che ci siano difficoltà ad inviare i soldi in Olanda, per cui viene richiesto l'invio di una tratta a nome di Tierney, a seguito di che sarà trasmesso quanto dovuto, attraverso una Banca di Londra.

I FF. supplicano che non vengano resi pubblici il nome della Loggia e, soprattutto, i nomi dei mem-bri (infatti, in Olanda l'Almanac du Franc Maçon del 1768 elenca 4 Logge, con nomi ovviamente fasul-li, aggiungendo: «il ne nous est pas permis de les désigner plus clairement») (11).

Il G.M.P. Tierney promette di inviare un nuovo piedilista «fra poco», appena realizzatosi l'atteso grande afflusso di nuovi FF. (inclusi gli «elementi buoni» delle Logge irregolari).

Invece segue un strano silenzio di circa 2 anni, anche se altri documenti (12) ci informano che effet-tivamente ci fu inizio entusiasmante, di proficuo lavoro e con notevole afflusso di nuovi FF., tanto che, ben presto, risultano esistenti le seguenti Logge «olandesi»:

Les Zelés («de Zelanti»), Napoli La Sécrète («del Segreto»), Napoli La Candeur (?), Napoli La Constance («de Costanti»), Messina La Fidèle (?), Augusta

Il silenzio è senz'altro da attribuire al verificarsi di difficoltà interne. La prima indicazione ci viene da una brevissima lettera, in data 16-9-1766 (10), che il G.M.P. Tierney spedisce all'Aia (probabilmente a Van der Goes), nella quale dice di avere spedito altre due lunghe lettere, via mare. Purtroppo queste ultime non si trovano nell'archivio e, forse, non ci sono mai state.

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Il G.M.P. Tierney sostiene che il lungo silenzio è dovuto principalmente a «molti incidenti capitati qua» ed al «malcondotto di alcuni FF., che è sotto la nostra ispezione». Purtroppo Tierney non dice al-tro, ma è chiaro che è scoppiata una guerra interna.

Con l'aiuto di un altro documento (12) possiamo ricostruire così la situazione: Pare che il G.M.P. stesso sia accusato di... imprudenza! Egli sarebbe sotto l'influenza di due elementi cattivi, con «princìpi pericolosi ed ambiziosi». I segreti della Loggia sarebbero conosciuti in «ogni angolo della città». Per colpa dei FF. cattivi, vari Fratelli rispettabili sono tradotti in Tribunale, sotto l'accusa di aver partecipa-to a riunioni massoniche.

Dopo molte lotte, e molta confusione, un gruppo di scontenti si stacca dalla G.L.P. (probabilmente intorno al 1766-67), sotto la guida dell'Abate Kiliano Caracciolo, comprendente anche i fondatori Vin-cenzo Montalto, Baldassarre Piano e Giuseppe Reali. Essi portano via con sé tutti gli archivi e docu-menti (sic!) della G.L.P., e delle Logge sussidiarie napoletane («ad eccezione della Patente stessa» che, come sappiamo, era personalmente custodita dal Fr. Tierney).

Questo gruppo scismatico crea la Loggia «La Bien Choisie». I FF. separati, dopo aver studiato i do-cumenti trafugati, constatano che la G.L.P. non ha mai adempiuto ai suoi doveri costituzionali: non a-veva mai spedito le dovute relazioni periodiche, e non aveva pagato il denaro dovuto.

La Bien Choisie arriva, quindi, alla conclusione (squisitamente soggettiva) che la G.L.P. è irregolare (mentre essi, per esserne separati, sarebbero ovviamente regolari!).

Dopo questo pasticcio, segue un altro periodo di silenzio fino al 1768, anno in cui entra nella scena napoletana il De Vignoles, nella sua veste di «G.M. Prov. per le Logge straniere» sotto la G.L. di Lon-dra (i «Moderns»). Egli vedeva con occhio ostile la G.L.P. olandese, ed era dell'opinione che solo l'In-ghilterra avesse il diritto di avviare la Massoneria all'estero.

Nel suo Memorandum (7), De Vignoles ci informa che il suo amico ed emissario Fr. Jean Rodolphe Passavant de Passenbourg (a suo tempo residente a Roma, quale Consigliere del Principe Guglielmo d'Olanda), trovandosi a Napoli, aveva notato molti «orfani» e pensava di doverli aiutare. Perciò, il 22-10-1768 (8), scrive a Londra, informando la G.L. che, per l'occasione ha «fatto» vari Massoni (per la maggior parte ufficiali Inglesi). Acclude una richiesta intesa ad ottenere l'autorizzazione di creare una Loggia regolare, La Parfaite Union, chiedendo al tempo stesso che questa sia elevata al rango di G.L. Prov.

Da altre fonti sappiamo che si tratta di una già esistente Loggia ambulante militare, creata da un Reggimento di Fanteria Inglese (Irlandese?) che, a suo tempo, era di stanza a Napoli.

De Vignoles si limita a mandare una Patente semplice e, il 7-3-1769, La Parfaite Union (Perfect Union Lodge Nr. 368, «in his sicilian Majesty's own Regiment of Foot»), comincia la sua regolare atti-vità sotto la G.L. d'Inghilterra. La faccenda della G.L.P. è, per ora, lasciata in sospeso, fino a quando i Napoletani potranno proporre un G.M.P. adatto, che deve essere un nobile di alto rango. I dignitari del-la Loggia sono tutti ufficiali inglesi, Massoni appena «fatti»:

MV: Francis Everard l° S: Charles Steward 2° S: Clement Steward Segr.: John Dillon

Quasi simultaneamente, anche la Loggia scismatica La Bien Choisie si mette in contatto con Londra (anch'essi attraverso il Fr. Passavant). La loro domanda, per ottenere una Patente di Loggia semplice, più quella di G.L.P. (!), è indirizzata direttamente al G. Segr. French, il quale, in data 26-4-1769, man-da loro una Patente semplice, senza però informarne De Vignoles. Il Nr. di ruolo è 379 (7).

Anche in questo caso la domanda per la G.L.P. viene lasciata in sospeso. Il 22-5-1769 (7) La Parfaite Union suggerisce il Principe Boltera quale G.M.P., con diritto ereditario

(!!). Quest'ultima condizione non è però accettata da Londra ed inoltre, il Principe Boltera rinuncia frat-

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tanto all'incarico. La Parfaite Union invita poi il principe Caramanica (in quel momento appartenente a Les Zelés!!), ma anche egli rinuncia all'incarico, e decide di passare alla Bien Choisie!!

Frattanto Les Zelés si svegliano e, preoccupati, mandano una lunga lettera all'Aia in data 25-7-1769 (10).

Dall'allegato piedilista vediamo che hanno ancora una novantina di membri, fra i quali molti nomi nuovi, che si faranno sentire anche in futuro (il nome del Principe di Caramanica è cancellato!). Ri-mangono ancora sei dei fondatori, mentre il numero delle Logge è ridotto a tre, cioè: Les Zelés, La Sé-crète e La Constance di Messina (quest'ultima con MV Zelaya, che è già menzionato come Massone prima del 1751. Da Cadetto è adesso diventato Capitano).

Tierney è ancora G.M.P., ed altri Grandi Ufficiali sono il Principe Cannito G.M. Agg., ed il Duca di Salandra 1° Sorv. Segretario è Eugenio de Soria.

I FF. chiedono come devono comportarsi con la rivale G.L.P. inglese, ed invocano l'aiuto e l'inter-vento dell'Aia. Si vede che non c'è più tempo per le finezze, e questa volta la lettera è scritta in lingua italiana.

Per salvare capra e cavoli, Les Zelés scrivono anche una lettera a De Vignoles (17-7-17697), spie-gando il loro punto di vista, e difendendo il loro diritto di precedenza. Lasciano però una porta aperta: sarebbero anche disposti a schierarsi sotto la bandiera inglese, però soltanto come G.L.P. unica!

La faccenda diventa complicata, e adesso tre gruppi diversi sono in lizza per l'onore di diventare G.L.P. unica sotto Londra.

Il 5-8-1769 la Bien Choisie, a sua volta, propone il Principe di Caramanica come G.M.P., ma questa lettera è persa nel mulino burocratico del nuovo G. Segr. Heseltine. Frattanto la Loggia si muove nel campo delle «pubbliche relazioni» (= raccomandazioni!) e ha reclutato alcuni Inglesi (Charles Cutler ed altri). Adesso si corrisponde in lingua inglese! *******

Subito dopo, il 31-8-17697, La Parfaite Union (7) suggerisce Cesare Pignatelli, duca di S. Demetrio e della Rocca, come G.M.P. Un mese prima egli figurava ancora sul piedilista degli Zelés (!), dal che si nota la disinvoltura con la quale i FF. cambiavano obbedienza.

Secondo De Vignoles (7) la difficile decisione spettava al G.M. Duca di Beaufort. Un G.M.P. stra-niero (cioè Tierney degli Zelés) non era considerato adatto, mentre sulla candidatura della Bien Choisie il G.M. non era informato (anche se De Vignoles ne era ben informato!!). Alla fine, La Parfaite Union è nominata G.L.P., con G.M.P. il Duca della Rocca.

Per De Vignoles, tutta la faccenda è solo una questione amministrativa e, ignorando quanto sia pro-fonda la differenza di valutazione dei Napoletani, non prevede alcuna difficoltà, e dà poco peso alla co-sa.

Egli mette la Bien Choisie sotto la giurisdizione della G.L.P. La Parfaite Union, informandola sem-plicemente sull'identità del loro nuovo capo («chef»), Duca della Rocca.

Ai «Signori componenti l'assemblea detta Zelanti» scrive, in data 19-11-1769 (7), che non li conside-ra neppure quali Massoni regolari, che essi non hanno alcun diritto da far valere, e che l'Olanda non a-veva alcuna legittimazione a dar loro una Costituzione. Però, assumendo che essi hanno sbagliato in buona fede, si dichiara disposto a regolarizzare la loro posizione, a condizione che si sottomettano «al superiore che il nostro Ill. G.M. ha nominato per il vostro Regno».

La reazione è ben diversa da quella che l'amico francese si aspettava. Les Zelés gli mandano una ri-sposta (19-2-1770) (7) risentita ed aggressiva (allo stesso tempo suggerendo il nome dell'Austriaco Conte von Kaunitz quale G.M.P.), mentre i FF. della Bien Choisie comunicano, in data 28-2-1770 (12) che sono spiacenti di non potersi schierare sotto il Duca della Rocca, anche se per quest'ultimo hanno la massima stima. Sostengono che nella Parfaite Union si trovano degli elementi «sbagliati» ed essi non vorrebbero che, a causa dell'imprudenza di costoro, avessero a ripetersi i fatti deplorevoli capitati in se-no alla G.L.P. olandese! Chiedono di essere messi alla diretta dipendenza di Londra.

È questa la lettera dalla quale sappiamo cos'era accaduto nella Loggia Les Zelés intorno al 1766 (pag. 7).

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In preda alla disperazione, Les Zelés mandano ancora (15-4-1770) un'ultima lettera in Olanda (10), esprimendo la loro costernazione a causa del completo silenzio dell'Aia. Una lamentela giustissima, ma ovviamente non erano ancora al corrente del fatto che loro stessi erano stati oggetto di una lunga dispu-ta giuridica, durante le trattative fra l'Olanda e Londra (anche qui con De Vignoles come intermedia-rio). Il 27-8-1769, il G.M. Van Boetzelaer scriveva ancora un'ultima lettera a Londra (14), difendendo caldamente il diritto di conservare la G.L.P. Les Zelés. La risposta di De Vignoles, in data 22-11-1769, fu di tono paterno, ma negativa.

Col trattato del 2-3-1770 (6), la G.L.N. olandese aveva ottenuto il riconoscimento ufficiale come G.L. indipendente, ma, con profondo rammarico del G.M., aveva dovuto rinunciare alle Logge fuori del suo territorio.

Stranamente, per quanto ci risulta, nessuno ritenne mai necessario informare Les Zelés di questa tri-ste decisione.

Il G. Segr. degli Zelés, Eugenio de Soria, così testualmente scrive il 15-4-1770 alla G.L. dell'Aia (10):

«Il vostro troppo lungo e da noi inaspettato silenzio, ci ha messo nella maggiore costernazione; poi-ché venendoci assicurato dalla G.L. di Londra, che voi in effetti non avete mai avuto facultà di costitui-re L. fuori dei vostri Domini, e che conseguentemente noi illigittimamte travagliamo; di più ora scrivo-no che voi medesimi riconoscendo il vostro dovere vi siete a quella sottomessi, senza aver fatto di noi menzione. In questa titubanza dunque ben vedete, che se noi vogliamo sostenere la vostra Giurisdizio-ne, incorriamo nella taccia di ostinati perturbatori della Società (nel caso d'esser voi privi della dovuta autorità), e se cediamo, andiamo a meritare il nome di deboli e velli Mas.ni ribelli al nostro Maestro (se voi avete quella facultà che vi mosse a Costituirci). Onde per sfuggire ogni ingiuria da noi non meritata vi preghiamo a risponderci subito con quella sincerità che fra FF. è dovuta, e che è stata sempre la fon-damental base dell'Ill.stre nostra Società, affin non restiamo noi con veruna delle suddette obbrobriose tacce.

«La nostra dilatazione nell'arte Reale, la nostra onoratezza, e la nostra buona fede, merita bene da voi questa giusta corrispondenza, e che rompiate quel silenzio che ci fate sperimentare dopo le nostre reiterate scrittevi al solito adres, et alla direzione ancora del Risp.mo Barone di Boetzelaer, e salutan-dovi con tutti gl'onori a voi dovuti, e col più perfetto rispetto ci raffermiamo».

Non ci risulta che la G.L. olandese abbia mai risposto. Solo sul frontespizio del dossier «Naples» vi è la laconica annotazione: «Lasciato sotto l'amministrazione del G.M. Prov., nominato dal G.M. d'In-ghilterra, essendo fuori del territorio dei Paesi Bassi. Come da trattato».

De Vignoles, intanto, continua la sua azione, replicando alle posizioni dei napoletani. Riguardo agli Zelés ha perso la speranza di recuperarli e, in risposta alla loro lettera del 19-2-1770

manda una «epistola» verbosissima, in data 11-6-1770 (7), indirizzata a questi «Signori componenti l'assemblea detta Zelanti».

Dalle vette dell'Olimpo egli chiede come una assemblea, che pretende di essere massonica, osi ri-volgersi con quel tono alla G.L. Madre di tutte le Logge Universali! Dalla sua cattedra elevata prosegue col dare una lezione di storia massonica, che comincia nell'anno 926, quando il re Athelstan ecc. Se-guono molte pagine traboccanti di retorica, povere di sostanza, ma ai nostri occhi assai divertenti. «Voi improverate al Fr. Passavanti di aver voluto sedurre i vostri FF. di Messina. Sembrate un Mandarino che accusa a Roma un Missionario di convertire i sudditi del suo imperatore. Dove arriverebbe? Si ri-derebbe del querulante, mentre lo zelo dell'altro sarebbe applaudito ed incoraggiato».

Segue l'ordine categorico di sottomettersi entro quattro mesi. In caso contrario, tutti i loro nomi (in-cluso quello «del vostro preteso Capo») saranno comunicati a tutti gli Orienti, «perché possano evitare i vostri ricoveri».

Finisce angelicamente con: «Que faire? Je suis en place, et je dois en remplir les devoirs ecc». Ovviamente, la minaccia della pubblicazione dei nomi si risolveva in un ricatto pericoloso per la lo-

ro sicurezza personale.

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Mentre questo precursore di Freud dà una severa lezione agli Zelés, una ben più morbida politica adotta verso i membri della Bien Choisie che, a suo giudizio, sono ancora salvabili. Nella sua lettera in tono paterno, datata 27-7-1770 (7), cerca di convincere i Fratelli a sottomettersi.

Con sua grande meraviglia, ancora una volta il risultato è completamente inverso a quello atteso: Les Zelés si arrendono e si sottomettono al G.M.P. Duca di S. Demetrio e della Rocca, che riorga-

nizza la sua G.L.P. nel seguente modo (7). La maggior parte degli ex «Olandesi» è inserita in una nuova Loggia «La Zelée et Sécrète».

MV: Cav. Adami 1°S: Domenico Cirillo 2°S: Giov. Massoni Tes: Vincenzo Caracciolo Segr: Pasquale Petroli

tutti ex-Zelés. Una piccola parte viene distribuita in due nuove Logge:

Loggia «L'Harmonie»

MV: Princ. Ruffano (ex-Zelés) 1°S: Felice Lioy (ex-Parf. Union) 2°S: Gius. Gemmis (ex-Parf. Union) Tes: Giambatt. Aubert (ex-Parf. Union) Segr: Fed. Moretti (ex-Parf. Union)

Loggia «La Singuliere»

MV: March. Galliani (ex-P. Union) l° S: Demetr. Specchio (ex-P. Union) 2° S: Conte Malausens (ex-Zelés) Segr: Ermin. Personne (ex-Zelés)

Anche La Constance (Messina) e La Fidèle (Augusta) sono incorporate (almeno nominalmente), mentre La Parfaite Union rimane come tale.

Sui piedilista il Fr. Tierney non è più menzionato, essendosi forse ritirato. La Bien Choisie invece comunica però a De Vignoles che preferisce restituire la propria Patente. De

Vignoles fa ancora un ultimo tentativo con la sua lettera del 4-1-1771 (7), ma senza esito. La Bien Choisie segue per ora una sua strada, anche se nominalmente continua ad essere menzionata nel piedili-sta della G.L.P. londinese.

A questo punto il De Vignoles si ritiene soddisfatto, illudendosi di avere raggiunto il migliore dei ri-sultati, con la distruzione della rivale G.L.P. olandese. Ma non aveva fatto i conti con l'inventiva dei Napoletani, e presto gli ricominciano le grane. La Loggia fondatrice La Parfaite Union gli scrive una lettera (7), lamentando il fatto che la G.L.P., consistente principalmente di ex-Zelés (!), dettava norme per essa non accettabili. Evidentemente gli ex-«olandesi» avevano preso il sopravvento ed assunto le redini del potere!

De Vignoles non valuta il pericolo e risponde il 14-5-1771 (7), questa volta con una lettera abbastan-za breve, raccomandando ai FF. il dovere di seguire le decisioni della G.L.P., da loro eletta. Anche a quest'ultima scrive una lettera, il cui contenuto però non conosciamo.

Trascorrono quasi due anni di silenzio e, in conseguenza, De Vignoles presume che a Napoli regni la pace più perfetta. Lo aspettano, invece, ancora delle brutte sorprese, ed all'inizio del 1773 (7) il Duca della Rocca gli comunica che, seguendo il desiderio dei FF., ha reso il maglietto del potere al... Princi-pe di Caramanica! Evidentemente gli Zelés e la Bien Choisie si erano messe d'accordo.

L'amico francese brontola ancora un poco sulla irregolarità di questa procedura (il diritto di nomina-re un nuovo G.M.P. - dice lui - è prerogativa del G.M.), ma alla fine si arrende al fatto compiuto: che,

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per il resto, la cosa potrebbe anche andare. Pone, però, la condizione che il nuovo G.M.P. si sottometta per iscritto alla G.L. inglese.

Ma questo, evidentemente, non era nelle intenzioni del Principe di Caramanica, il quale aveva piani ben diversi. Perciò non firma niente!

Un anno e mezzo dopo (23-8-1774) (7), il Duca della Rocca comunica a Londra che «ritornando dal-le sue terre», ha trovato tutte le Logge napoletane in ribellione. La grande maggioranza dei FF. si è au-to-dichiarata indipendente, sotto il nome di Gran Loggia Nazionale «Lo Zelo» (o «dello Zelo»), con il Principe di Caramanica quale G.M.N. a vita (!).

Un piccolo gruppo, però, si era già staccato da quelli, sotto la guida di Giuseppe Medici Principe Ot-tajano. Questa Loggia chiedeva, ed otteneva, una Patente dalla G.L.N. di Francia (attraverso il Duca di Lussemburgo, «Grand Inspecteur Général», il quale, a quel tempo, era in visita a Napoli), sotto il nome «San Giovanni del Segreto e dell'Amicizia». Addirittura tendeva a diventare una G.L.P. (o G.L. Nazio-nale!).

Di nuovo De Vignoles si dà da fare con garbo, ed ordina al Duca della Rocca di raccogliere i rima-sugli, per creare ancora una volta una semplice Loggia sotto la giurisdizione di Londra. Egli obbedisce e crea la Loggia La Renaissance (1774). Lo seguono solo 5 ex-Zelés e due FF della ex-Parfaite Union, ma nello stesso anno vengono iniziati od affiliati ancora 15 FF. Le Luci sono le seguenti (7):

MV: Giuseppe Marchese Petroni (ventottenne). l° S: Francesco Zelaya (ex-«de Costanti», Messina) 2° S: Nicolas Penalver (ex-Parfaite Union) Tes.: Pierre Perossier Segr.: Felice Piccinino

(uno dei membri era il Prof. di lingua greca: Pasquale Baffi che, in seguito, fu prigioniero, insieme con Felice Piccinino, durante la «persecuzione» nel 1775).

La G.L.N. de France è attaccata da Londra, ma risponde subito che la Costituzione data a Ottajano era dovuta ad uno sbaglio ed in seguito era stata annullata. Pare che successivamente Ottajano si sia schierato con il Duca della Rocca.

Infine, De Vignoles si rivolge alla nuova G.LN. Lo Zelo, cercando di convincere i suoi aderenti a schierarsi nuovamente sotto Londra (7). Per tutta risposta, il Caramanica, rivolgendosi non a De Vigno-les, ma direttamente al nuovo G.M. inglese Lord Petre, ribadisce la richiesta di riconoscimento ufficiale come G.L. indipendente.

La risposta (25-3-1775) viene ancora, in nome del G.M., da De Vignoles, il quale tenta per l'ultima volta con una delle sue solite lunghissime lettere, di convincere i FF. a sottomettersi a Londra (7). E - dice fra l'altro - se volevano assolutamente essere una G.L.N., perché non avevano manifestato questo desiderio in precedenza? Anche questo si sarebbe potuto sistemare!!

La G.L.N. Lo Zelo è, però, diventato un fatto compiuto. Secondo un manifesto da essa emanato il 7-12-1775 (3), i G. Ufficiali sono:

G.MN.: Principe di Caramanica (ex-Zelés, ex-Bien Choisie) G.M. Agg: Principe di Canneto (ex-Zelés) l° G.S.: Diego Naselli Principe d'Aragona (ex-Zelés) 2° G.S.: Eugenio de Soria (ex-Zelés) G. Segr.: Felice Lioy (ex-Parfaite Union)

La G.L.N. comunica di aver fondato le seguenti nuove Logge napoletane:

«della Vittoria» «dell'Uguaglianza» «della Pace» «dell'Amicizia»

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Inoltre, il manifesto asserisce che altre Logge hanno chiesto l'affiliazione:

«de Costanti», Messina (ex-Zelés), «degli Intraprendenti», Caltagirone, «? ? », Gaeta.

Reagisce il Duca della Rocca, il quale forma di nuovo una G.L.P. inglese (29 agosto 1775) (7), con i seguenti G. Ufficiali:

G.M.P.: Duca S. Demetrio della Rocca G.M.Agg.: Carlo Cianci (fondatore degli Zelés) l° G.S.: Francesco Maurizio (fondatore degli Zelés) G. Tes.: Principe Faggiano G. Segr.: Nicolas Penalver (ex-Parfaite Union)

Le Logge dipendenti sono:

La Renaissance ******** M.V.: Giuseppe Marchese Petroni l° S: Nicolas Penalver (ex-Parfaite Union)

2° S: Pasquale (?) Penalver (ex-Zelés) Tes.: Principe Faggiano Segr.: Duca di Serracapriola altri 29 Fratelli.

L'Humanité M.V.: Franc'Antonio Grimaldi 1° S: Matteo Barbieri 2° S: Agnello d'Sturia Tes.: Geromolo Buonanni Segr.: Francis Pope altri 9 Fratelli.

Frattanto, a Napoli scoppia un'altra bomba: il 12-9-1775 Re Ferdinando IV emette un nuovo editto contro la Massoneria. Le sue conseguenze, e gli sviluppi della Massoneria napoletana durante gli ultimi 25 anni del secolo, saranno esaminati in un prossimo articolo.

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ALLEGATO I Fondatori della Loggia Les Zelés (10-4-1763), sotto la G. L. d'Olanda:

Carlo Muzi MV., Scozz., Avvocato, nato 1728 Gallipoli. Francesco Maurizio 1°S, Scozz., Cadetto delle Guardie del Corpo di S.M. nato 1725 Napoli, Vincenzo Pignatelli 2°S, Scozz., Ten. delle Guardie R.li Italiane, nato 1731 Napoli. George Tierney Tes., Scozz., Commerciante, nato 1728 Limerick (Irlanda), (G.M. Prov. il 10-3-1764). Carlo Cianci Segr., Scozz., Avvocato, nato 1730 Montefusco (G.M. Agg. in 1764). Giambattista Spiriti Cav. di Malta, Scozz., Scudiero del Re, nato 1725 Cosenza. Mariano Naselli Princ. d'Aragona, Scozz., Ten. delle Guardie R.li italiane, nato 1730 Palermo. Baldassarre Piano Scozz., (1° G.S. in 1764). Francesco La banchi 3°, Ufficiale Comm. delle Galere di S.M., nato 1721 Maratea. Eduard Jauch 3°, Ten. Col. del Regg. Svizzero di Jauch, nato 1713 Artolff. Joseph Vorster (anche Woster, Foster), 2°, Cap. del Regg. di Jauch, nato 1723 Wigh. Marc'Antonio Guaci 3°, Avvocato, nato 1721 Gaeta. Giuseppe Caprioli 3°, commissario di Marina, nato 1721 Napoli. Andrea Pigonati 2°, Ingegnere Militare, nato 1734 Siracusa. Kiliano Caracciolo Princ. Pettoraniello, 1° (2° il 24-7-1763), Abate Olivetano del Convento Castellone, nato

1720 Napoli. Antonio Gomez l°, Sacerdote, nato 1726 Lisbona. Gaetano Montalto Marchese de la Mothe, l°, nato 1723 Napoli.

Una Loggia che si rispettava, non poteva lavorare senza un certo numero di Serventi di mestiere, i quali erano iniziati nel grado di Apprendista. Generalmente, dopo i lavori, il Tempio diventava la sala di pranzo. Les Zelés avevano i seguenti Serventi, tutti soldati del Regg. di Jauch:

Johann Cartmer (anche Kartmar), nato 1714 Lucerna, Musicante. Franz Hies (anche Hyes), nato 1716 Colonia, Musicante. Johann Laubaker, nato 1713 Austria, Cuoco. Natale, nato 1718 Ragusa, «Maître d'Hotel».

Sul Piedilista dell'11-6-1764 (cioè dopo l'elevazione a G.L. Prov.) i nomi Labanchi e Gomez non compaiono più. Nuovi FF. sono:

Ciro Capano, 3°, Cap. Comand. del Regg. Nazionale delle Molise, nato 1724 Napoli. Vincenzo Montaperto, Marchese, 2° G.S., 3°, nato 1729 Palermo. Pasquale Labanchi, 3°, affiliato, Magg. del Regg. Calabria, nato 1724 Maratea. Ernesto San Martino, Cav. di Malta, 3°, affiliato, Cap. di Vascello al servizio di S.M., nato 1715 Palermo. Diego Naselli de Principi d'Aragona, ufficiale, 3°, affiliato. Rittel, 3°, affiliato, Ufficiale d'artiglieria. Vincenzo Montalto, marchese, 2°, affiliato, Alfiere del Regg. F.le Siciliano di Cavalleria, nato 1736 Palermo. Gaspare Senzi, 1°, Avvocato. Jan Rawiertz, 1°, Ufficiale della Marina olandese. Michel Fourrat, G. Segr., 3°, affiliato, Commerciante, nato 1734 Marsiglia. Andrea Gagliardi, 2°, affiliato, Ufficiale della Marina Reale, nato 1735 Napoli. Gaetano Orlandi, 2°, Rag. del Tribunale della Camera Reale, nato 1725 Palermo. Giuseppe Reali, 2°, Avvocato, nato 1737 Beauvino. Vincenzo Bisogna, 2°, Architetto, nato 1728 Napoli.

Dei summenzionati, i nomi di Piano, Jauch, Vorster e Rittel sono già menzionati come appartenenti ad una Loggia, prima del 1751. Durante i seguenti 25 anni, molti Fratelli avranno un ruolo importante nella vita masso-nica napoletana (per es. l'Abate Caracciolo, Naselli ecc.).

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NOTE

* La vedova di De Vignoles (probabilmente una olandese) ha lasciato tutti i suoi scritti all'archivio del G.O. nell'Aia. ** Una difficoltà con i piedilista è che i FF. avevano spesso l'abitudine di tradurre i loro nomi in francese, mentre in altri

casi i nomi stranieri erano tradotti in italiano. Spesso i FF. avevano delle difficoltà nello scrivere i loro propri nomi, e così il Principe Cannito diventa Canneto o Candido. È inoltre difficile trovare la strada nella giungla della nobiltà napoletana. Va-rie famiglie avevano molti titoli, che cambiavano attraverso le eredità.

*** Abbiamo riportato i nomi delle varie Logge in lingua francese, come erano generalmente menzionati nella corri-spondenza originale. In alcuni casi, i nomi sono anche conosciuti in altre lingue, e «Les Zelés» diventa per es. «de Zelanti» o «the Zealous Lodge».

**** Probabilmente siamo vicini se calcoliamo il valore d'acquisto del Ducato d'oro a circa Lire 5000-6000 di oggi (13-7-1974!).

***** In quel tempo era diventato di moda praticare alcuni gradi «superiori», importati dalla Francia (il vivaio dei gradi e dei sistemi massonici). È probabile che a Napoli, in quell'epoca, era praticato soltanto il grado di «Maestro Scozzese», che peraltro non aveva niente a che fare con l'odierno R.S.A.A.

****** Questa risposta sembra quasi ipocrita, poiché sappiamo che tutti i G. Ufficiali olandesi, in quell'epoca, si face-vano iniziare nel sistema di gradi della «Stretta Osservanza», nel tentativo di creare così un «ombrello superiore», alla guida delle Logge. La risposta è probabilmente dovuta all'atteggiamento a questo riguardo di Londra, colla quale la G.L.N. olan-dese era in trattative.

******* Per le Logge, il Principe Caramanica era un membro molto importante, essendo colui molto vicino alla Regina Maria Carolina {si vocifera addirittura di «simpatie spinte»).

******** De Vignoles ci dà solo i numeri di ruolo delle Logge La Parfaite Union e La Bien Choisie. Non ci risulta che le Logge «inglesi» successive siano mai state iscritte ufficialmente nei registri di Londra (probabilmente il G. Segr. non era più in grado di seguire i rapidi cambiamenti della situazione). Infatti, nel Freemason's Calendar, La Parfaite Union e La Bien Choisie continuano ad essere menzionate, fino all'inizio del 19° secolo, anche se tutte e due risultano non più esistenti nell'anno 1774, ed anche se La Bien Choisie non si era mai sottomessa a Londra.

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BIBLIOGRAFIA

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1771; MS inedito. Archivio dell'Ordine, l'Aia. - GEORG KLOSS, Freimaurerey in Italien, metà ottocento, MS inedito, Archivio dell'Ordine, l'Aia. - Freemason's Calender, (London), annuale. - DR. P. J. VAN LOO, Geschiedenis van de Orde van Vrijmetselaren onder het Grootoosten der Nederlanden,

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PARTE II∗∗

∗∗ ED STOLPER, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, «Rivista Massonica» – N. 8 – Settembre 1975 –

Vol. LXVI – X della nuova serie – pagg. 395-432 (Continuazione dell'articolo apparso a pagg. 591-606 del dicembre 1974).

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Nel nostro articolo precedente (4) abbiamo cercato di ricostruire la storia della Massoneria napoleta-na nel periodo fra i due editti del 1751 e 1775, sulla quale finora poco era conosciuto. Se il risultato delle nostre ricerche spesso differisce da quello del compianto Fr. Pericle Maruzzi (1, 2), poi citato dal Francovich (3), ci limitiamo a dire che, per il nostro lavoro, ci siamo serviti quasi esclusivamente di manoscritti originali, registri di G.L., e di corrispondenza fra le Logge e le loro obbedienze.

Anche per il periodo successivo al 1775, il Fr. Maruzzi è stato finora lo storico più autorevole. Pur-troppo, i suoi scritti sono però sparsi in vari numeri di «Acacia Massonica» e di «Lumen Vitae», riviste queste, oggi pressoché irreperibili.

Recentemente è apparsa l'opera del non massone Carlo Francovich, un libro storicamente validissi-mo e ben documentato, che dovrebbe ornare la biblioteca di ogni Massone. Ovviamente, è facile che un profano, quando parla dell'indole della Massoneria universale, consultando fonti indirette (anti-, ma an-che filo massoniche), tenda a scivolare nella trappola dello «storicismo». Così, quando Francovich as-serisce (3 p. 11) che la G.L. Madre di Londra fu una creazione «Hannoveriana» (protestante e raziona-le), in contrapposizione alla Massoneria «Scozzese Stuardista» (cattolica e romantica), egli si è proba-bilmente basato sui vari libri dell'autore francese Paul Naudon. È il Naudon, infatti, che sostiene tale sorprendente tesi, della quale, ovviamente, non dà alcuna dimostrazione documentata. Invece, dove Francovich parla dell'indole della Massoneria napoletana settecentesca, siamo del parere che egli ha colpito nel segno. Non dobbiamo però dimenticare che la Massoneria partenopea dell'epoca aveva poco a che fare con la Massoneria pura.

Addirittura i documenti originali dovrebbero essere guardati con sospetto, se non sono corroborati da ulteriori testimonianze. Diamo qui il seguente esempio. Maruzzi (1 p. 350), poi citato dal Francovich (3 p. 189), accenna ad un misterioso «Provincial Grand Master for Italy», nella persona di Nicola Ma-nuzzi (un Napoletano?), il quale nel 1770 sarebbe stato sostituito dal Duca di Sandemetrio Pignatelli. Infatti, i «Masonic Year Books» di Londra ogni anno riportano il nome di questo personaggio, nomina-to nel 1766 dal G.M. Lord Blaney. Anche De Vignoles, nel suo manoscritto (6) accenna al fatto, ag-giungendo poi, laconicamente, «a été déposé» (fu dimesso). È probabile che tutte queste asserzioni sia-no basate sull'unico riferimento, trovabile negli archivi di Londra, in forma di uno «scarabocchio» sul registro «List of Deputations 1726-1768» (24), nel quale, peraltro, appare ... cancellato, come se si trat-tasse di un errore. Riteniamo probabile che, in realtà, questo G.M. Provinciale non sia mai effettiva-mente esistito, e ciò sarebbe corroborato anche dal fatto che nella corrispondenza dell'epoca fra le Log-ge italiane e le loro obbedienze, il Manuzzi non viene mai menzionato. Inoltre, sarebbe stato strano l'a-ver nominato un G. M. Provinciale per un territorio politicamente così eterogeneo come l'Italia dell'e-poca. Probabilmente, tutta la faccenda era semplicemente «una di quelle cose» che potevano succedere nella G.L. inglese, la quale in quel periodo aveva una amministrazione piuttosto caotica, per quanto concerneva i rapporti con l'estero.

Maruzzi e Francovich, giustamente, hanno fatto largo uso della pubblicazione di piedilista. Seguia-mo il loro buon esempio, pubblicando, in allegato, alcuni piedilista settecenteschi, finora inediti, e rin-venuti negli archivi dell'Aia (All. A-I).

Precede questo articolo la riproduzione, per la quale siano debitori della cortesia della Grand Lodge Library di Londra, della Bolla originale della Loggia napoletana «inglese» La Bien Choisie (Well Cho-sen Lodge) (4). Si dovrebbe trattare di una delle più antiche Patenti italiane, tra quelle sopravvissute.

Riprendiamo ora il nostro discorso, interrotto nel nostro precedente articolo, all'anno 1774. Per il pe-riodo seguente non possiamo più servirci dei manoscritti del De Vignoles (6). Nel 1774 egli fu «licen-

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ziato, a causa di varie mancanze poco onorevoli», come asserisce - con gioia - il G. Segr. Heseltine in una sua lettera in data 31-10-1774 (10 f. 120V). La G.L. continuò però a servirsi di De Vignoles come semplice corrispondente, senza poteri esecutivi.

Per non cadere nelle ripetizioni, ci riferiremo spesso alle opere summenzionate di Francovich e di Pericle Maruzzi, usando quella trama per inserirvi dei pareri diversi, o dei documenti, finora inediti.

Il 10 ottobre 1775 a Napoli fu emanato un nuovo editto contro la Massoneria, firmato il 12 settem-bre precedente dal Re Ferdinando (cioè Tanucci e Re Carlo III di Spagna), e che rinnovava quello del 1751. Per lo scopo, la Giunta di Stato aveva ordini di «procedere come nei delitti di lesa Maestà, anche ex officio, e colla particolare delegazione e facoltà ordinaria e straordinaria ad modum belli» (sic).

Ma, malgrado questa minaccia reale, la Fratellanza si preoccupava poco e, sentendosi protetta dai suoi capi di alto rango e dalla stessa Regina, largamente ignorava il provvedimento, pur se le Logge cessarono temporaneamente le loro riunioni. Gli ufficiali dell'esercito avevano la possibilità di abiurare la Massoneria, ma in effetti pochi si valsero di questa facoltà, e precisamente: 13 Cadetti Reali, 11 Uf-ficiali ed alcuni altri (1 p. 383, 3 p. 201), fra i quali il 59.enne Francesco Zelaya (ex «inglese» della L. La Renaissance, ex «olandese» della L. de Costanti di Messina, e già membro di una Loggia nel 1750) e Vincenzo Pignatelli (fondatore della L. «olandese» Les Zelés nel 1763).

La giovane G.L. Nazionale Lo Zelo, sotto la guida del Principe di Caramanico e del Diego Naselli (ambedue molto vicini alla Regina Maria Carolina), cercava addirittura di trarre profitto dalla situazio-ne, volendo fare intendere che la proibizione non la riguardava affatto, e che i colpevoli erano «gli al-tri» (da loro chiamati scismatici!!), cioè i concorrenti «inglesi» sotto il Duca di Sandemetrio Pignatelli e la Loggia del Principe Ottajano. Infatti, il 7-12-1775 (cioè 3 mesi dopo l'editto) la G.L.N. diramò un manifesto, che fu anche spedito all'estero (Germania, Inghilterra ecc.). L'originale di questo curioso do-cumento non è stato finora ritrovato, ma Lenning (5) ci da i brani principali del testo, tradotti in tedesco, che riportiamo qui, ritradotti in italiano.

... «L'arte Reale ha sempre fiorito qui, ed ha fatto progressi veloci» ... «Nell'anno 1754 vari fratelli si riunivano e lavoravano inizialmente sotto l'autorità della Loggia di Marsiglia. Nell'anno 1760 otteneva-no una nuova Costituzione della Gran Loggia d'Olanda. Ma anche questa non essendo loro sufficiente, decisero nel 1767 di far costituire la loro Loggia da fratelli inglesi, e continuarono a lavorare per qual-che tempo sotto la direzione superiore degli stessi.

«Frattanto, durante un'assemblea generale di tutti i Massoni presenti in questa Capitale, col consenso del nostro Gran Maestro d'allora (*A): Principe di Caramanica, si deliberò che per questa libera nazio-ne non fosse più decoroso lavorare sotto la giurisdizione straniera, ed inoltre che i fratelli inglesi non si comportavano come superiori buoni e retti [sic] nel loro riguardo. Fu deciso di seguire le luci accese dal nostro Rispettabilissimo ed Illustrissimo Fratello Principe di Caramanica, e di dichiarare questa Loggia, con tutto il cerimoniale massonico, Gran Loggia Nazionale, che come tale è stata di poi ricono-sciuta.

«Questa [G.L.N.] ha costituito in questa Capitale quattro nuove Logge, sotto la denominazione della Vittoria, dell'Uguaglianza, della Pace e dell'Amicizia; ed ha inoltre confermato due Logge da noi di-pendenti, delle quali una lavora a Messina e l'altra a Caltagirone. Inoltre ha adesso ricevuto la richiesta degli Artisti [sic] di altre due importanti città, Catania in Sicilia e Gaeta in questo Reame, di costituire le loro Logge in modo regolare e perfetto» …

«Precisiamo ancora che in questa città si trovano anche due Logge irregolari, che non sono state da noi mai riconosciute. La ragione è d'una parte perché non sono state costituite in concordanza con i veri principi dell'Ordine, volendo essere governate da Superiori esteri, d'altra parte perché nel nostro paese sono atte piuttosto ad ostacolare i veri scopi, i loro membri essendo esclusivamente delle persone che consideriamo indegne di essere da noi accettate. Oltre a queste due, vi è in quest'Oriente ancora una Loggia piccolissima e completamente degradata, sotto la guida del Principe di Ottajano, il quale, pur essendo stato iniziato da noi, in seguito si è lasciato trascinare dal falso orgoglio di voler essere alla

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guida di una Loggia. Attraverso diversi maneggi egli ha carpito una Patente dal Duca di Lussemburgo, il quale alcun tempo fà era qui presente, quale Grand Administrateur Général delle Logge francesi.

« Egli [Ottajano] ha cominciato i suoi lavori irregolari con alcuni Francesi e Napoletani, e persiste tuttora, malgrado il fatto che il Duca di Lussemburgo stesso, dopo aver avuto conoscenza della vera na-tura delle circostanze, ha riconosciuto la nostra autorità, ritirando la Costituzione da lui concessa. In conseguenza consideriamo la sua [Ottajano] Associazione come una Loggia irregolare» ...

Ovviamente, il documento stesso è molto tendenzioso (*B), ed anche varie date storiche riportate sono (volutamente?) errate. Abbiamo per es. visto in precedenza (4 p. 594) che la Loggia olandese Les Zelés fu costituita nel 1763. Inoltre, la prima Loggia «inglese» La Parfaite Union fu costituita nel 1786, mentre la G.L. Prov. «olandese» continuò ad esistere fino al 1770.

Si intravede che i fondatori della G.L. Nazionale erano i «ribelli olandesi», se parlano delle Logge di Messina e Caltagirone da noi dipendenti. In Messina si trattava per es. della Loggia de Costanti, costi-tuita dalla G.L. Prov. «olandese» il 14-4-1765 (4 p. 597).

Probabilmente le due Logge irregolari, menzionate nel manifesto, erano le concorrenti «inglesi» La Renaissance e L'Humanité (All. G, H).

Per quanto concerne il Principe Ottajano, abbiamo visto (4 p. 602) che la sua Loggia scismatica ave-va ottenuto una Patente dal G.O. di Francia, poi annullata su insistenza di Londra. Se il manifesto parla di Ottajano con biasimo, probabilmente si riferisce al fatto che questa Loggia iniziava anche le donne (1 p. 352, 3 p. 194). In seguito fu ricostituita sotto il titolo L'Amitié, sempre con Patente del G.O. di Fran-cia, ma questa volta riconoscendo la legittimità della G.L.N. Lo Zelo (1 p. 352, 3 p. 194). Venerabile sa-rebbe diventato il francese Pierre Penyssier, probabilmente da identificare con il Pierre Perossier, il quale appare sul piedilista della Loggia «inglese» La Renaissance, dalla quale uscì nel 1775 (All. G).

Pericle Maruzzi ci riferisce (1 p. 383, 3 p. 194) che nel 1774 a Tanucci «risultavano esistenti a Napoli sei Logge, i capi delle quali dicevasi fosser il Principe di Caramanica, il Principe di Ottajano, il Duca di S. Demetrio, il Duca di Serracapriola, il Principe Ferolito ed il Marchese Petroni». Quest'ultimo avreb-be comperato (!!) la Patente da un Inglese della «Loggia di Londra» e, non volendo sottomettersi all'au-torità del Duca di S. Demetrio, sarebbe nata una lite. La questione sarebbe poi stata sottoposta alla G.L. di Londra.

Evidentemente il Tanucci era male informato, poiché in quel momento il Petroni ed il Serracapriola erano ambedue sul piedilista della Loggia «inglese» La Renaissance, il primo, Venerabile nel 1774/75, ed il secondo, Segr. nel 1775 (All. G). Negli archivi di Londra non abbiamo trovato traccia di una lite, ed anche De Vignoles non ne parla nel suo manoscritto dettagliatissimo. Non sappiamo chi era il Prin-cipe Ferolito, il quale non ci risulta menzionato in alcun documento. Non era certamente G.M. Agg. della G.L. Nazionale, come asserisce Francovich (3 p. 203).

Tanucci, preoccupato della spavalda sfida della Fratellanza, e spinto dal Re Carlo di Spagna, il 1 gennaio 1776 ordina al Capo di Ruota Gennaro Pallante, di sorprendere a tutti i costi una riunione Mas-sonica in flagranza. Il seguito fu una farsa giudiziaria incredibile. L'episodio essendo descritto e docu-mentato ampiamente dal Maruzzi (1) e dal Francovich (3), consigliamo il lettore interessato di consulta-re quegli autori (oppure i molti volumi sull'oggetto, conservati negli archivi di Stato di Napoli). Per il filo della nostra narrativa ci limitiamo a dare una breve sintesi (aggiungendo però alcuni fatti nuovi).

Il Pallante, non riuscendo a sorprendere una Loggia, prepara una messa in scena, con l'aiuto di un francese di nome Peyrol, il quale «fa Massoni» per denaro. Nella villetta Marselli a Capodimonte viene organizzata la finta iniziazione di un «nobile Polacco», in realtà un servo polacco, al quale viene pro-messo un compenso di 200 Ducati.

Il 2 marzo 1776 si trovano sul posto dieci persone, due delle quali non-Massoni, sei Massoni irrego-lari e due Massoni regolari, cioè Felice Piccinini, professore di matematica, ed il grecista calabrese Pa-squale Baffi (*C), ambedue della Loggia «inglese» La Renaissance (All. G).

Prima dell'inizio dei «travagli» la casa viene circondata, ed entra Pallante, gridando teatralmente: «Viva il Re!». Il Polacco viene liberato, mentre gli altri nove vengono incarcerati nella Casa del Salva-

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tore (*D). Divertente ai nostri occhi sembra il «conto spese» che il Pallante sottomette al Tanucci il 30-3-1776 (15):

«Per l'incarico comunicatomi da V. E. à voce, rapporto a' Liberi Muratori, dalli 28. del mese di Gen-naio à tutto li 2. Marzo cadente, giorno della sorpresa della Loggia sopra Capodimonte, si sono spesi Docati trecento cinquanta Sette, e grana 40 (*E).

E successivamente dalli 3. Marzo a tutti i 29. detto per mantenimento de' soldati destinati alla custo-dia de' Carcerati nella Casa del Salvatore, e per spese diverse, come di carboni, olio, maniglie di ferro alle stanze, funi, cati, ed altro, per mano di Carlantonio Vittoria Capitano della Giunta di Stato, come dalle note, si sono spese Docati Sessantasei e grana 92. E per vito ai Carcerati, che sono al numero di nove, dal di 3. Marzo per tutto li 19. detto, si son pagati al Trattore Docati sessantadue e grana 89» ...

A questo punto la Massoneria aveva cessato ogni attività, ed il G.M. Principe di Caramanico obbedì al volere reale, abiurando la Massoneria (la sua nomina a vita ebbe dunque una durata assai breve!). Sembra che alcun tempo dopo, egli abbia ripreso una certa attività Massonica; infatti, nel 1791, mentre era Vice Re della Sicilia, il nome appare sulla lista dei «sospetti», insieme con due dei suoi figli. Il G.M. Agg. Giovanni Gironda Principe di Canneto seguì l'esempio del G.M., e di lui non si sentirà più parlare.

Il processo contro i carcerati cominciò il suo lento corso, sotto gli occhi sospettosi del popolo napo-letano, presso il quale la Massoneria aveva acquistata una cattivissima reputazione, soprattutto quando anche San Gennaro in quel periodo si rifiutò di produrre il suo miracolo. La difesa degli imputati non mancò; il Principe di Caramanico, Diego Naselli ed altri premevano sulla Regina, mentre l'avvocato Felice Lioy - della G.L. Nazionale - scriveva una brillante difesa, anche se, subito dopo, dovette fuggi-re, recandosi a Vicenza (dove conobbe la sua futura moglie, figlia del G. Cerimoniere Francesco Mo-dena, della G.L. di Venezia).

Ben presto la causa ebbe una svolta sorprendente: l'accusatore Pallante fu incriminato di messa in scena, ed in fine - 1'11 marzo 1777 - i prigionieri furono liberati. Pallante cadde in disgrazia, ed addirit-tura il Tanucci fu «messo in pensione».

In Italia apparve un libro anonimo sulla «persecuzione della Libera Muratoria» che si suppone fosse scritto dal Felice Lioy. Questo libro (non abbiamo trovato l'originale italiano), che contiene grossolane esagerazioni, fu poi tradotto in varie lingue ed, in conseguenza, la faccenda creò molto scalpore in tutti i paesi europei.

Lo stesso Felice Lioy fece un «tour d'Europe» e fu dappertutto ricevuto come un eroe. Persino i «freddi» connazionali del sottoscritto, gli Olandesi, si infiammavano.

Dopo la visita (e «conferenza») di Lioy all'Aia, nel 1776, la Gran Loggia olandese, seguendo l'e-sempio della Francia, decide all'unanimità di aggiungere la Regina Maria Carolina alla lista dei brindisi ufficiali (... «di bere alla salute di quella Augusta Regina, magnanima protettrice dell'innocenza oppres-sa») (7).

Così, nei banchetti della Loggia Sint Lodewik di Nimvega, i brindisi obbligatori furono - buffamente - i seguenti (14):

. I Governatori della Gelra

. I Governatori delle altre Province

. Il Magistrato della Città

. Il Gran Maestro

. Il Gran Maestro Aggiunto

. La Regina di Napoli e Sicilia In verità, e come abbiamo già accennato nel nostro articolo precedente (4 p. 593), le azioni di questa

«magnanima protettrice dell'innocenza oppressa» non erano mosse dal grande amore per la Massoneria ma, piuttosto, dalla sua determinazione di difendere gli interessi degli Asburgo. Per lei il siluramento dell'odiato Tanucci fu indubbiamente una grande vittoria. Il rozzo marito, Re Ferdinando, poi, non era

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affatto in grado di far fronte a questa donna intelligente ma dispotica, come fa intravedere il seguente brano di una lettera che il Re scrisse al padre il 1° ott. 1776 (25 p. 447):

... «in risposta di quello che io le scrisse riguardo ai frammassoni protetti da mia moglie, la quale troppo è vero quello che saviamente dice M. V., vuol governare in ogni conto, istigata da Vienna e da chi le sta intorno, per cui io bisogna che io tutto soffra con patienza; perché in altro caso, quel che lei sa che mi potrebbe far dispiacere per l'istesso verso fa. Per me è certo che fò quel che posso, ma all'incon-tro mi piace la pace in casa, e cerco disturbarla quanto meno possa» …

Ed ancora, il 18-7-1775: ... «Questa signora, da che non à motivo di lagnarsi di me, Dio sa come mi tratta, vuole per forza tut-

ti i divertimenti e se non ci sono guai; all'incontro vuole che i divertimenti io faccia vedere che li voglio io, quando Dio sa quanto io amo la quiete; tutto ciò quando è fattibile, ben che mi costi di perdere le nottate, per darli piacere lo fò; quale ne è la ricompensa? cattive faccie, sgarbi, male parole, e finalmen-te negarmi quello che è dovere del matrimonio, che non so come ne escono i figli» … (*G)

Già nel giugno 1776, quando l'esito felice del processo era prevedibile, la G.L. Nazionale Lo Zelo elegge i seguenti G. Ufficiali:

G.M.N. Diego Naselli, Principe di Aragona G. M. Agg. l'Abate Kiliano Caracciolo, Principe di Pettoraniello l° G.S. Joseph Antoine Tschudi 2° G.S. Felice Lioy G. Segr. Francesco Valignani

Il 6 dic. 1776 la G.L.N. spedisce un'altra lettera circolare in Germania (5), allegando un piedilista con 56 membri (per quanto ne sappiamo, tale piedilista è andato, purtroppo, perduto). Dopo una intro-duzione concernente l'editto reale, la lettera continua testualmente (ritradotta dal tedesco in italiano):

... «E già noto ovunque che questo terribile destino non è determinato dalla minima negligenza dei nostri veri Fratelli, ma piuttosto unicamente dalla insensata e biasimevole condotta di quegli scismatici i quali, ingannati dal Duca della Rocca e San Demetrio e dal Principe Ottajano, scioccamente lavorano secondo le Costituzioni inglesi. Noi abbiamo invece approfittato di quell'avvenimento per meglio rior-dinare i nostri regolari lavori.

«Abbiamo prestato obbedienza perfetta all'ordine regio e con ciò creduto che questo sia il momento favorevole per allontanare da noi tutti coloro che abbiamo ritenuto incapaci dell'esercizio di quelle vir-tù, che si richiedono ad un perfetto Muratore; ed inoltre di tener lontani da noi alcuni altri, la cui con-dotta ci sembrava dubbia, affinché fossero meglio esaminati e studiati» ...

«Alla festa di S. Giovanni del passato mese di giugno, col consenso unanime di tutti i nostri Fratelli, è stato eletto il nostro degnissimo Fratello Cavaliere Diego Naselli de Principi di Aragona, quale suc-cessore del Principe di Caramanica nella dignità di Gran Maestro Nazionale. E questo ci guida con la contentezza di tutti, tale che il nostro buon esempio ha addirittura indotto i membri di quelle due Log-ge, che lavoravano sotto il martello del sopraddetto Duca della Rocca e S. Demetrio e del Principe Ot-tajano, a vedere il loro errore, a riconoscere la legittimità di questa nostra Gran Loggia Nazionale, ed a sottoporsi ai nostri ordinamenti. Inoltre abbiamo ancora costituito 4 nuove Logge, - una con il nome: della Ospitalità a Jerlizzi in questo Reame, e 3 altre nel Reame di Sicilia, cioè una con il nome: de Co-stanti a Messina *, una degli Intraprendenti a Caltagirone, ed una, col nome dell'Ardore, in Catania»...

Sembra chiaro che anche questo documento era più che altro inteso per uso nazionale, cioè per crea-re l'impressione che soltanto la G.L.N. rappresentava la vera Massoneria napoletana, e che essa era li-gia al Re.

Infine, una lettera in lingua francese, datata 10 dic. 1776 (5), dà una descrizione dell'andamento e del buon esito del processo. Essa finisce così:

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... «Le nouveau premier Sécrétaire d'Etat a conçu une très bonne idée de notre Societé, et le publique de Naples en est revenu de son faux préjugé, et il parle maintenant de la Maçonnerie comme d'une congrégation de Saints.» ...

Non sorprende il fatto che il successore di Tanucci stimasse la Massoneria; se non erriamo, il Duca della Sambuca era un Fratello!! Adesso, per gli occhi dei Lazzaroni, i Fratelli sono persino diventati dei Santi (!!), ed è probabile che anche S. Gennaro avrà riveduto le sue idee rispetto a 9 mesi prima.

Azzardiamo di trarre alcune conclusioni statistiche dai 3 documenti sin qui esaminati, anche se non eccellono sempre per la loro chiarezza: Alla fine del 1776 la G.L. Nazionale aveva soltanto 56 membri (probabilmente nella sola città di Napoli?), e ciò indicherebbe che l'editto reale aveva causato un danno piuttosto grave, e non limitato al breve elenco delle abiurazioni (1 p. 383, 3 p. 201). Anche le Logge «inglesi» devono aver sofferto, se è vero che almeno una parte dei membri aveva cambiato obbedienza.

Alla fine del 1776 la situazione delle Logge deve essere stata, più o meno, la seguente: All'obbedienza della G.L.N. Lo Zelo:

L. della Vittoria Napoli L. dell'Uguaglianza Napoli L. della Pace Napoli (ancora in esistenza?) L. dell'Amicizia Napoli (ancora in esistenza?) L. de Costanti Messina L. degli Intraprendenti Caltagirone L. dell'Ardore Catania L. della Ospitalità Terlizzi L. ? ? ? ? Gaeta (ancora in esistenza?)

All'obbedienza della G. L. Prov. Inglese:

L. La Renaissance Napoli L. L'Humanité Napoli

All'obbedienza del G. O. de France:

L. L'Amitié Napoli L. S. Jean d'Écosse Palermo

Un anno dopo, Diego Naselli fa un passo pericoloso, lasciando i princìpi della Massoneria pura, e facendo trascinare la G.L.N. Lo Zelo in un'avventura deviazionistica, che in fine la condurrà alla morte.

In difesa di questo Gran Maestro napoletano dobbiamo dire che il suo non era un caso isolato. Men-tre la G. Bretagna continuava ad attenersi strettamente alla Massoneria semplice e pura, per la mente fertile dei Francesi settecenteschi i 3 gradi simbolici non bastavano, il che condusse alla rapida creazio-ne di un numero inimmaginabile di gradi nuovi e sistemi massonici (cavallereschi, mistici, Rosacrucia-ni, filosofici ecc.) (*H). Ci furono varie scuole di pensiero massonico, in centri come Marsiglia, Parigi, Lione, Bordeaux, Strasburgo ecc., i quali creavano anche delle «succursali» in altri paesi, tra cui l'Italia. Così, nel Regno di Napoli già negli anni 1750-60 ci furono alcune Logge, dipendenti dalla «Mère Loge de Marseille» (3 p. 195).

Verso gli anni '60, il Tedesco Barone von Hund portava alcuni gradi cavallereschi da Parigi in Ger-mania, dove furono elaborati, dando così nascita alla cosidetta Stretta Osservanza. Il sistema, che ebbe una rapida fioritura, pretendeva di essere la continuazione dell'ordine dei Templari (distrutto nel 1314 dal Re Filippo il Bello di Francia, in collaborazione col Papa Clemente V) e di avere addirittura il dirit-to di riaverne i beni (favolose ricchezze, che si reputavano confiscate dal Re di Francia). Questa orga-nizzazione romanzesca consisteva soprattutto di Fratelli dell'alto ceto, che assumevano dei nomi caval-lereschi (così il von Hund si chiamava «Eques Ab Ense») Il sistema aveva dei «segreti segretissimi» e si vociferò che (probabilmente in Toscana, oppure in Scozia), dovessero esistere dei «Superiori Inco-

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gniti», i quali conoscerebbero i «veri segreti». Era quello il secolo del romanticismo, del misticismo, della superstizione e dell'alchemismo, nel quale si cercava diligentemente la misteriosa pietra filosofa-le. Perciò non deve sorprendere neanche il fatto che fu facile ad un certo numero di truffatori introdursi nella Stretta Osservanza, ed essere creduti.

Sarebbe fuori dello scopo di questo articolo entrare nei dettagli di questo movimento, peraltro inte-ressantissimo, per cui consigliamo il lettore di consultare per es. il libro del Francovich (3). È qui suffi-ciente dire che la Stretta Osservanza ha turbato tutto il continente d'Europa, ma non vide la fine del se-colo. Il sistema, modificato nella forma, è oggi sopravvissuto nei paesi Scandinavi ed in parte della Germania, sotto il nome «Rito Svedese» o «Rito di Swedemborg» (nella Scandinavia è oggi l'unico si-stema esistente).

Verso la fine del 1777 il Diego Naselli appunto abbracciava la causa della Stretta Osservanza, ed a Napoli fu creato il «Sub Priorato dell'Aquila degli Abruzzi», parte della «VIII Provincia». Gli ufficiali furono gli stessi della G.L.N., ed erano tutti membri della Loggia «principale» della Vittoria (All. I). Così la Stretta Osservanza era alla guida della G.L.N., anche se ufficialmente rimanevano enti separati (nella loro Loggia, Naselli, Caracciolo c. s. figuravano come Maestri Muratori).

Subito la Loggia della Vittoria cercava di entrare in corrispondenza con varie Logge estere, apparte-nenti al sistema. Negli archivi olandesi abbiamo trovato una loro lettera, in data 1-7-1778 (9), indirizza-ta alla Loggia «principale» olandese L'Union Royale (tuttora esistente), della quale facevano parte mol-ti G. Ufficiali (il G.M. Barone van Boetzelaer, Frane van der Goes, ed altri), tutti iniziati nei gradi della Stretta Osservanza, anche se per i cauti Olandesi il sistema non è mai diventato popolare. Nella loro let-tera i Napoletani «ex Olandesi» salutano i vecchi amici con entusiasmo, ed allegano un piedilista inte-ressantissimo in data 1-4-1778, finora inedito (All. I), riportando i nomi di 32 membri.

A questo punto ci sembra utile di correggere un errore concernente l'origine della Loggia della Vit-toria. Maruzzi (1 p. 349), poi citato dal Francovich, sostiene che tale Loggia sarebbe stata costituita neI 1764, sotto la giurisdizione della G.L. d'Olanda.

Questo equivoco, ormai secolare è quasi certamente basato su un banale errore del C. Lenning (5). Sotto la voce «Neapel und Sicilien», tale enciclopedia dice testualmente (la traduzione in italiano è no-stra):

«Il 24 feb. 1764 il Gran Maestro Scozzese Cav. Diego Naselli costitui ufficialmente tale Loggia che, secondo l'elenco allegato, consisteva di 31 Fratelli (come dice una lettera in francese della Loggia della Vittoria, nell'Oriente di Napoli, datata 28 marzo, indirizzata ad una Loggia tedesca, e firmata dal Vene-rabile Kiliano Caracciolo, due Sorveglianti, il Cancelliere Francesco de Valignani, ed il Segretario An-toine Micheroux).»

Orbene, l'anno 1764 non può essere esatto, perché in quel tempo il Diego Naselli era ancora un sem-plice Maestro della Loggia «olandese» Les Zelés (4 p. 605), mentre il Caracciolo aveva il grado di Compagno.

Nella loro circolare ufficiale del 7 dic. 1775 (p. 3), la giovane G.L. Nazionale comunica chiaramente di avere creato la nuova Loggia della Vittoria. Dobbiamo perciò assumere che la sua nascita è avvenuta nell'anno 1774 oppure 1775, e che non aveva nulla a che fare con la G.L. d'Olanda. Nella fitta docu-mentazione olandese fra 1763 e 1770, la Loggia non è, peraltro, mai menzionata.

Però, nell'anno 1775 il Naselli era 1° G.S. e, se la lettera citata dal Lenning parla di Naselli quale G. M., essa deve farsi risalire ad una data posteriore al giugno 1776. Abbiamo addirittura il sospetto che la lettera stessa fosse datata 1778, e basiamo ciò sul fatto che il piedilista allegato conteneva 31 membri. È vero che il piedilista in data 1-4-1778, da noi scoperto (All. I), riporta 32 nomi, ma il trentaduesimo risulta aggiunto con calligrafia diversa; i firmatari e gli ufficiali sono gli stessi di quelli menzionati dal Lenning. Riteniamo perciò che la Loggia della Vittoria fu creata nel 1774-75, e che la lettera summen-zionata doveva recare la data del 28 marzo 1778.

Nell'anno 1778, in Europa erano già sorti dei seri dubbi sulla validità delle tesi della Stretta Osser-vanza, ed il sistema deviazionistico aveva cominciato a muoversi inesorabilmente verso il declino.

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Frattanto, a Lione, sotto la guida del famoso Massone Willermoz, fu creato un sistema modificato e più realistico, chiamato «Rite Ecossais Rectifié» o «Regime Rectifié». Ufficialmente questa riforma non costituiva una rottura con la Stretta Osservanza, ma in pratica essa seguiva una sua propria strada. Le tesi romanzesche furono abbandonate, l'organizzazione fu «democratizzata», e gli aderenti (ora chiamantisi «Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte») lavoravano per il «bene dell'umanità» e prati-cavano la beneficenza. Oggi il sistema è sopravvissuto in Svizzera ed ha acquistato di nuovo una certa popolarità in Francia (G.L. Nationale de France).

Nel 1779 Diego Naselli cambia strada ed aderisce appunto alla «Riforma» di Lione (a Napoli i Fra-telli saranno conosciuti come «i Riformati»). In questa veste la G.L. Nazionale napoletana ebbe ini-zialmente una rapida crescita. Nel 1782 il Naselli spedisce a Vienna un elenco di tutte le Logge alla sua dipendenza, corredato dai relativi piedilista (3). Tali Logge sono:

L. della Vittoria Napoli (111 membri) L. della Vittoria (?) Trapani (15 membri) L. della Concordia Palermo (26 membri) L. dell'Ardore Catania (18 membri) L. de Costanti (della Riconciliazione?) Messina (15 membri)

Infine, esiste ancora un piedilista della L. della Vittoria (con 124 membri), dell'anno 1884 (2 p. 11). Visto che l'elenco del 1882 ci dà informazioni relative a tutte le Logge, possiamo tentare di trarne

alcune conclusioni. Sembra che le seguenti Logge (menzionate nel 1775-76) non siano più esistenti:

L. dell'Uguaglianza Napoli L. della Pace Napoli L. dell'Amicizia Napoli L. della Ospitalità Terlizzi L. ? ?? ? Gaeta L. degli Intraprendenti Caltagirone

Nel 1776 la G.L. Nazionale contava 56 membri (p. 7), mentre nel 1778 la L. della Vittoria ne aveva soltanto 32 (All. I), il che ci fa pensare che in quell'anno le Logge della capitale dovevano essere state più di una. Supposto che, dopo il passaggio alla Riforma lionese, tutti i Fratelli napoletani fossero con-centrati nella sola Loggia della Vittoria, questo spiegherebbe anche la rapida crescita dai 32 membri nel 1778 ai 111 nel 1782. È, inoltre, interessante notare che, mentre nell'elenco del 1778 i membri della L. della Vittoria erano annotati soltanto con i loro 3 gradi simbolici, nel 1784 l'integrazione nel Regime Rectifié era diventata completa, tant'è che sul piedilista i FF. risultano divisi in gruppi: quelli che hanno «tutti i gradi», i «Maestri Scozzesi», i «Maestri», i «Compagni» ed gli «Apprendisti». La nuova Loggia della Concordia di Palermo fu creata dopo una scissione nella Loggia «francese» San Giovanni di Sco-zia (p. 8). Francovich asserisce che, nel 1882, la Loggia de Costanti di Messina aveva cambiato il suo nome in della Riconciliazione (3 p. 414). Suggeriamo, però, che questo cambiamento avrebbe dovuto aver luogo alcuni anni dopo (20).

Lasciamo per ora la G.L. Nazionale all'apice della sua gloria, per riprendere il discorso sulle vicende delle Logge «inglesi», sotto il G.M. Provinciale Duca di Sandemetrio Pignatelli. Per ciò ci baseremo in parte su vari documenti originali, presenti negli archivi di Londra.

Come avevamo visto nel nostro precedente articolo (4), dopo la grande «ribellione» del 1774 in seno alla G.L. Prov. «inglese», sfociato poi nella formazione della G.L. Nazionale Lo Zelo, il Duca di San-demetrio Pignatelli aveva raccolto i rimasugli, creando le Logge «inglesi» La Renaissance e L'Humani-té. Seguiva il processo contro la Massoneria del 1776, nel quale furono coinvolti due FF. «inglesi» (Pa-squale Baffi e Felice Piccinini).

È probabile che, dopo la conclusione del processo, le Logge «inglesi» siano rimaste con pochissimi membri. Infatti, nel 1777-78 il Duca di Sandemetrio si trova in Inghilterra, per discutere la politica da seguire per risuscitare le sue Logge (11 p. 53). Durante la sua permanenza a Londra, arriva una lettera

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del, da noi già conosciuto, Fr. Ten. Colonnello Francis Everard (fondatore, nel 1768 della Perfect Union Lodge, ed ex- G.M. Prov. Agg.), il quale si trova in quel momento di stanza a Messina. Egli ac-cenna alla confusione che regna nella Massoneria napoletana, e chiede una Patente per una nuova Log-gia a Messina. La Bolla, in data 12-5-1778, risulta non compilata col nome della Loggia, che dovrà es-servi apposto dallo stesso Everard, ed essere poi comunicato al G. Segr., il quale aveva chiesto espres-samente di esserne informato (11 p. 53). Ma questa comunicazione non arriva mai, e la Loggia rimarrà, anche in futuro, registrata come «English Lodge Nr. 510», Messina (il numero di ruolo sarà successi-vamente cambiato in 415, 416 e 337) (*I).

Il 17-8-1779 si fa vivo niente di meno che il Principe di Ottajano, il quale si mette in contatto con Londra (11 p. 99), chiedendo anch'egli una Patente, che viene però concessa soltanto il 23-3-1780 (11 p. 99), dopo una «raccomandazione» del Duca di Sandemetrio. Anche questa Loggia non ha un nome, e sarà conosciuta come «English Lodge Nr. 430», Naples (successivamente cambiato in Nr. 431 e 346). Non conosciamo la sorte di questa Loggia, anche perché negli archivi di Londra non c'è traccia di cor-rispondenza in data successiva al rilascio della Patente. (*K)

Inoltre, il 27-8-1780 (11 p. 146) viene spedita una Patente alla Loggia napoletana della Verità Nr. 440 (poi cambiato in 354), con lo scienziato ecclesiastico Nicola Pacifico, quale fondatore e Venerabi-le. Sembra, peraltro, che anche questa Loggia tirasse per la propria strada, senza badare troppo al «Re-golamento», tant'è che la G.L. ha dovuto scrivere in data 20-5-1786 (11 p. 189), che dal momento della fondazione, non si erano avute più notizie, né ricevuto le dovute capitazioni (!!).

Anche da altri indizi e testimonianze (20) diventa chiaro che il Duca di Sandemetrio non era un «uo-mo forte». Non era certamente all'altezza di combattere, con successo, un Diego Naselli ed, inoltre, non era in grado di mantenere la disciplina nella sua propria organizzazione, risultando essa in confusione, fazioni e schieramenti.

Il 16-5-1781 Francis Everard scrive una lunga lettera a Londra (12 ind. 26/D/3), da Palermo (!), dove è ora di stanza. Nel suo inglese molto approssimativo, Everard si lamenta della terribile confusione nel-la Massoneria e delle numerose fazioni. Tutto - egli afferma - a causa di «un tale Col. Diego Nacelli» (sic), il quale «pretende di avere una Patente della G. Loggia di Parigi» (sic). «Il suo principio è di di-videre, per poter poi dominare egli stesso». Il risultato è - dice Everard - che la Loggia di Messina non è in quel momento funzionante, né è funzionante la Loggia di Palermo (è la prima notizia diretta, con-cernente l'esistenza di una Loggia «inglese» a Palermo, la quale, peraltro, non è mai stata registrata a Londra). Il vero scopo della sua lettera diventa chiaro verso la fine, dove Everard spiega che il Colon-nello del suo Reggimento è ormai vecchio ed, in un prossimo futuro, dovrebbe, senza dubbio, essere «avanzato, in questo mondo, oppure nell'altro» (sic). Il successore dovrebbe essere lo stesso Everard ma, per esserne sicuro, egli chiede una lettera di raccomandazione indirizzata all'ambasciatore inglese presso la corte napoletana: Sir William Hamilton (*L), per intervenire presso il ministro della guerra napoletano: William Acton (un mercenario irlandese, l'attuale uomo forte, e amante della instancabile Regina).

Per quanto concerne la Capitale, le Logge «inglesi» La Renaissance e L'Humanité non vengono mai menzionate negli archivi di Londra. Continuano ad essere registrate (probabilmente per semplice iner-zia) la Perfect Union Lodge e la Well Chosen Lodge (La Bien Choisie), anche esse, peraltro, mai men-zionate come tali nella corrispondenza dell'epoca.

Nel 1781 devono perciò essere esistite le seguenti Logge «inglesi»:

L. La Renaissance (Perfect Union Lodge ?) Napoli L. L'Humanité (Well Chosen Lodge?) Napoli English Lodge Napoli L. della Verità Napoli English Lodge Messina L. ? ? ? ? Palermo

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Purtroppo non disponiamo di piedilista «inglesi» dopo il 177 5, ma da varie fonti (17, 18, 20, 2, 3) sap-piamo che appartenevano a tali Logge, fra altri: il grecista calabrese (albanese) Pasquale Baffi (passato alla G.L.N. nel 1784), il giurista Pasquale Filangieri (G.M. Agg. «inglese»), il giurista Mario Pagano, l'ammiraglio Francesco Caracciolo, il medico/botanico Domenico Cirillo, l'ufficiale Giuseppe Albane-se, l'ingegnere militare Ignazio Stile, il nobile Donato Tommasi ecc., tutti idealisti, umanisti, progressi-sti.

A questo punto ci sembra interessante fermarci un momento sulla differenza fondamentale fra i due schieramenti principali della Massoneria napoletana, differenza che diventerà sempre più profonda.

La G.L.N., che seguiva il sistema deviazionistico (romanzesco, mistico ed occulto) della Stretta Os-servanza, annoverava tra le sue fila principalmente elementi del ceto superiore della popolazione, cioè: nobili, alti prelati, alti ufficiali, ecc., i quali erano generalmente fedeli alla Casa Reale (anche se piutto-sto dalla parte della Regina austriaca). Spesso, per loro, non si trattava di ideali, ma di una moda o di un gioco.

Invece, nelle Logge «inglesi» troviamo meno nobili, ma molti avvocati, ufficiali minori, scienziati, prelati minori ed intellettuali, tutti «progressisti», di idee moderne e rivoluzionarie. Anche qui ci tro-viamo di fronte ad una pericolosa deviazione dalla Massoneria pura, deviazione che, peraltro, con l'av-vicinarsi della Rivoluzione francese e del Giacobinismo, si accentuerà sempre di più.

Per la statistica è da dirsi che, già nel lontano 1769, nella G.L. Prov. «olandese» Les Zelés (da cui è derivata la G.L.N.), i nobili costituivano circa il 36% (All. A, B), mentre nella Perfect Union Lodge es-si costituivano circa il 14% (All. D).

Ovviamente, l'attività «massonica» delle Logge «inglesi» costituì un vero pericolo per la Casa Rea-le. Londra, allarmata di questi sviluppi, di continuo consigliava il Duca di Sandemetrio di attenersi strettamente alla Massoneria pura, e di non farsi trascinare dalle idee sbagliate e deviazionistiche (11 pp. 74, 94, 146). Il Duca faceva del suo meglio, ma con scarso successo, anche perché non aveva la stoffa per fare il grande leader.

Il 21-12-1784 egli scrive una lunga lettera a Londra (12 ind. 26/D/5), dalla quale si vede la sua dispe-razione di fronte alla situazione caotica, soprattutto perché - egli afferma - i «Riformati», onnipotenti, sono in rapporto con la Massoneria di ogni paese, ed ai loro lavori assistono addirittura dei visitatori inglesi. Sandemetrio chiede una dichiarazione categorica attestante che solo le sue Logge sono regolari, e che i rapporti con i «Riformati» sono proibiti.

Il Duca informa, inoltre, che ha effettuato una pulizia interna e che, probabilmente, uno degli espul-si, l'Abbate Testaferrata, prenderà contatto con Londra, per protestare (il che non ci risulta sia avvenu-to).

Infine, il G.M. Prov. suggerisce che la soluzione migliore sarebbe di elevare la G.L. Prov. al rango di G.L. Nazionale.

La risposta di Londra stenta ad arrivare ed il Duca di Sandemetrio si mette in contatto con il G.M. inglese Duke of Cumberland, il quale si trovava a Napoli (in veste privata) durante l'inverno del 1785. Questi promette il suo aiuto e consiglia al G.M. Prov. di scrivere ancora una volta a Londra, allegando una copia della lettera originale. Questa lettera, in data 14-2-1786 (12 ind. 26/D/6), viene spedita, non direttamente al G. Segr., ma al Fr. Ruspini (12 ind. 26/D/7a), quale intermediario (*M).

Il 20/5/1786 Londra risponde (11 p. 186) ed il G. Segr. White si scusa per non aver risposto subito (!!). La proposta della elevazione a G.L. Nazionale è, in linea di principio, accettabile ma, per sistemare i dettagli, un accordo finale deve essere compilato, per ottenere il Nulla Osta ufficiale della G.L. di Londra.

A proposito dei rapporti con la «Riforma», la lettera dice testualmente (tradotto in italiano): ... «Sua Eccellenza ha perfettamente ragione, e si comporta in conformità con lo spirito della G.L.

Suprema, quando non ha rapporti con la Stretta Osservanza, oppure con qualsiasi altri Settari, i quali sotto vari nomi e pretesti hanno, da qualche anno a questa parte, diviso la Società sul continente, so-

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prattutto in Germania, dove molti hanno già cominciato a notare le delusioni nelle quali sono stati tra-scinati, e che ora desiderano ritornare all'antico Sistema» ...

A questo punto ci troviamo di fronte ad un piccolo mistero (peraltro di poca importanza storica). Scarsa com'è la documentazione degli archivi inglesi sulla Massoneria napoletana, presenta tuttavia in-torno alla lettera originale del Duca di Sandemetrio del 21/12/84, una marea di lettere e notizie, le qua-li, però, valgono soltanto a complicare la faccenda. Nel novembre del 1786 (12 ind. 26/D/8) il Fr. Ru-spini sollecita una risposta alla lettera originale (21-12-1784) del Duca di Sandemetrio (!!), e nello stes-so momento se ne sta interessando anche l'ambasciatore napoletano, Conte Lucchesi (*N). Dobbiamo assumere che la risposta summenzionata del G. Segr. (in data 20-5-1786) non sia mai arrivata a Napoli, oppure... mai stata spedita. Oppure, più probabilmente, che il Fr. Ruspini non abbia agito subito, una volta ricevuto la lettera del Duca di Sandemetrio, in data 12-2-1786.

L'ultima notizia sulla faccenda, in data 31-7-1789 (!) (12 ind. 26/D/11) è un memorandum «inter uf-ficio» del Segr. James Galloway della Loggia reale Windsor (alla quale apparteneva il Duca di Cum-berland). Egli conferma, fra l'altro, che il G. M. aveva espresso il seguente parere: «I Napoletani avran-no tutto quello che è giusto, e niente di quello che non è giusto». Con questo oracolo si chiude la fac-cenda e, negli archivi inglesi, non abbiamo trovato le prove che la G.L. Nazionale sia mai diventata una realtà.

Dopo l'anno 1784, la fonte più attendibile ed esauriente, sulla quale si basano molti storici, è costi-tuita dagli scritti del Fr. Friedrich Münter, un vescovo luterano danese (di origine tedesca), il quale era un Massone «progressista», attratto dalle idee di un ennesimo movimento deviazionistico, sorto in Germania dopo il declino della Stretta Osservanza. Si tratta degli Illuminati, corrente questa che - sotto la guida del Dr. Weishaupt di Monaco di Baviera - turbava la Fratellanza continentale e aveva delle i-dee politico-sociali così «estremiste», che in Baviera fu proibito nell'anno 1784. In esilio, sotto la pro-tezione del Duca di Sassonia Gotha, Weishaupt continuava la sua attività, principalmente attraverso le Logge del «Eclecten Bund», le quali erano già da tempo dominate dagli Illuminati. Un resoconto di questo movimento pseudo-massonico sarebbe fuori dello scopo del nostro articolo (cfr. 3, 25, 26, 27, 27 ed altri),

Verso la fine del 17811, Münter comincia un viaggio in Italia, avendo anche degli incarichi dalla Stretta Osservanza e dagli Illuminati. Egli era di una meticolosità straordinaria, e nel suo diario faceva un resoconto dettagliatissimo di tutto quello che vedeva e sentiva, In seguito, sono apparsi alcuni libri interessantissimi (17, 18, 19), non solo per la storia massonica, ma anche per la storia generale dell'Italia settecentesca.

Meno conosciuta è una raccolta di suoi appunti («notizie»), pubblicata nel 1831 (dopo la sua morte) sul «Calender fur die Provincialloge von Meklemburg» (20). Purtroppo questa volta gli appunti sono piuttosto vaghi, assai disordinati, ed in parte errati. I dati devono perciò essere interpretati con grande prudenza, anche perché, spesso, il Fr. danese faceva uso di testimonianze indirette e tendenziose,

Il 1°-9-1785 Münter arriva a Napoli, centro principale della Massoneria italiana, e prende subito contatto con Diego Naselli ed il «gioviale» G.M. Agg., l'Abbate Kiliano Caracciolo (all'epoca sessanta-seienne). Dalle «notizie» (20) si intuisce che costoro non hanno trasmesso un giudizio favorevole sul «concorrente» Duca di Sandemetrio. Sembra che a Napoli fossero esistenti due (?) Logge «riformate», mentre una terza nelle Puglie (Jerlizzi?) era stata sciolta da poco tempo (*O). Il Fr. danese non ci dà il numero delle Logge «inglesi» di Napoli, ma accenna all'esistenza di una Loggia a Tropea ed una a Reggio Calabria. Le Agapi di quest'ultima - egli annota - sarebbero diventate delle orgie, mentre i Fra-telli erano conosciuti come Sodomiti (!!). (*P)

Inoltre Münter accenna ad una Loggia «parallela», sotto la guida del Principe San Severo, il quale lavorerebbe irregolarmente con una Patente che suo padre avrebbe avuto dall'Inghilterra (?). (Q)

Infine, vi era ancora una Loggia irregolare, senza Patente, sotto il Principe Francesco Pignatelli Strongoli, il quale sarebbe in attesa di una Patente di Aix en Provence (*R).

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Le faccende napoletane erano rese ancora più complicate per l'esistenza di varie organizzazioni pseudo-, para- o anti-Massoniche, come per es. gli «Zappatori» e gli «Adamiti». I primi avevano per stemma un albero, con accanto un'ascia ed un Massone fuggente. Il loro motto, piuttosto enigmatico, era: «Fratello ricordetevi che il spendere danari è una cüglioneria» (sic!). Gli Adamiti avevano una ini-ziazione - afferma Münter - nella quale il candidato doveva toccare il seno scoperto di una donna (!!).

Verso la fine dell'anno 1785 Münter arriva in Sicilia, dove trova una situazione massonica poco flo-rida. Varie Logge sono turbate da discordie interne, oppure sono perseguitate dai Vescovi o dagli Zap-patori. Sembra che l'unica Loggia che lavorava bene, era la Loggia «riformata» dell'Ardore di Catania, sotto la guida del saggio Fr. Ignazio Paternò, Principe di Biscari.

Durante il suo secondo soggiorno a Napoli, nel 1786, Münter ha potuto stringere rapporti di amici-zia, non solo con Pasquale Baffi della L. della Vittoria, ma soprattutto con molti Fratelli «ribelli» del sistema «inglese», i quali ben presto si convinsero delle meraviglie del movimento degli Illuminati.

In un manoscritto di Georg Kloss (13), abbiamo trovato il testo (tradotto in tedesco) di una lettera in data 28/6/1786, spedita dalla Loggia napoletana La Philantropia, ed indirizzata alla Loggia «eclettica» (cioè Illuminata) di Wetzlar in Germania. I Fratelli spiegano che, dopo aver conosciuto Friedrich Mün-ter, si erano staccati dal sistema «inglese», il quale non poteva più soddisfare i loro ideali. Chiedono di essere inseriti nel saggio sistema degli Illuminati. I firmatari sono: Francesco Mario Pagano (M.V.), Giuseppe Albanese (l° S), Ignazio Stile (2° S), Donato Tommasi (M.V. Agg.). Non conosciamo la sorte di questa Loggia «Illuminata». Fatto curioso: Kloss asserisce che la domanda non fu accolta, perché firmata da solo quattro Fratelli. Infatti, il 17/9/1787, Donato Tommasi scrive a Münter in Danimarca (18), lamentandosi della mancata risposta dalla Germania. D'altra parte, il Robison (25) accenna all'esi-stenza di una Loggia degli Illuminati a Napoli.

Con la lettera della Loggia Philantropia si sono esauriti i «fatti nuovi» ed i documenti finora inediti, da noi trovati nei vari archivi esteri. Per ragioni di completezza, continuiamo la nostra storia del 18° se-colo, ma saremo brevi, anche, e soprattutto, per mancanza di informazioni attendibili.

Avevamo lasciato la G.L. Nazionale nell'anno 1784, quando era forte e fiorente. Il rapidissimo de-clino cominciò però ben presto, e ciò per varie ragioni. In primo luogo, molti esponenti importanti della Massoneria partenopea erano diventati anziani (come per es. l'Abbate Kiliano Caracciolo), mentre altri rivestivano alte cariche governative fuori della Capitale (probabilmente per averli fuori dai piedi). Così Felice Lioy e Diego Naselli furono spediti in Sicilia, ed altri si trovavano nel servizio diplomatico all'e-stero. Per i Fratelli della nuova generazione, la Massoneria romantica della Stretta Osservanza mancava dei valori realistici e, soprattutto, delle idee rivoluzionarie che furono invece praticate nelle Logge «in-glesi», «francesi» ed Illuminate.

Nel 1788 le Logge partenopee della G.L. Nazionale avevano cessato le loro attività e quelle Sicilia-ne stavano morendo. Le Logge «inglesi» furono vittoriose, e si muovevano inesorabilmente verso il pensiero giacobino. Il Duca di Sandemetrio non era certamente in grado di fermare queste tendenze pe-ricolose e, fatto curioso, egli stesso fu addirittura coinvolto nel processo romano contro Cagliostro (nel 1789).

Anche le Logge irregolari del Principe di San Severo e del Principe Francesco Pignatelli di Strongoli andavano a vele gonfie. Inoltre, le varie Logge «francesi»guadagnavano terreno, anche se di esse poco è conosciuto. È probabile che a Palermo vi era ancora la Loggia S. Jean d'Écosse (sotto la Mère Loge de Marseille), mentre a Napoli doveva essere ancora esistente la Loggia L'Amitié (sotto il Venerabile Houchard). Frattanto fu introdotto in Italia un ennesimo sistema francese: il Rito Scozzese Filosofico, il quale già nel 1777 aveva costituita la Loggia partenopea Les Mystères d'Hermes, mentre nel 1787, a Palermo, fu creata la Loggia L'Heroïsme (21).

Durante la insana fioritura di questa giungla massonica, Ferdinando IV (e soprattutto sua moglie Ca-rolina, la quale stava pensando alla sorte della sorella Marie Antoinette), impressionato dai fatti dell'as-salto alla Bastiglia, emanò un ennesimo editto contro la Fratellanza (il 3/11/1789) ed in seguito ogni at-tività muratoria organizzata cessò.

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È probabile che ci fossero ancora delle riunioni sporadiche clandestine, soprattutto in Sicilia e, infat-ti, nell'archivio segreto Vaticano (2 p. 54) (3 p. 416) si trova un elenco di sospetti Massoni siciliani (an-che ecclesiastici), fra i quali il Principe di Caramanico (ora Vice Re), un suo figlio ed un suo nipote, il Cav. Micheroux (ex G. Ufficiale della G.L. Nazionale), il Colonnello (!!) Francis Everard, Mons. Ber-nardo Bologna, ed altri.

Però, ora dappertutto nel Regno, si riunivano i club dei giacobini, ovviamente con sentimenti forte-mente anti-Borbonici. Non è illogico che fra loro si trovassero molti Massoni (o ex-Massoni). Infatti, gli esponenti della tragica Repubblica Partenopea furono quasi tutti ex Massoni, in seguito, per la mag-gior parte, impiccati (Mario Pagano, Pasquale Baffi, Giuseppe Albanese, Domenico Cirillo, l'Ammira-glio Francesco Caracciolo, ed altri). Re e Regina avevano così, con rabbia, eliminato la crema dell'in-telletto napoletano (!).

Alcuni (ma pochi) Fratelli furono più fortunati e, così, Donato Tommasi ebbe in seguito delle alte cariche governative, Ignazio Stile fu esiliato, mentre altri, come Cimarosa, Paisiello e Cuoco, furono soltanto, per breve tempo imprigionati (non sappiamo se questi ultimi erano Massoni).

Così siamo arrivati alla fine del settecento. Purtroppo, spesso la Fratellanza si comportò in modo po-co fraterno. Inoltre, anziché praticare quel principio della Massoneria pura, che vuole il miglioramento di se stessi, i Fratelli napoletani si buttarono, con grande impegno, nel compito di migliorare gli altri.

Concludiamo con un saggio detto, da ignoto autore: «Chi non conosce la propria storia, è destinato a ripeterla».

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NOTE

(*A) Inteso come G.M. Provinciale. (*B) Rimane strano che il documento non faccia alcun cenno all'Editto reale, il che ci fa pensare alla possibilità di un er-

rore nella data. Infatti, da vari indizi (per es. negli scritti di De Vignoles) si potrebbe rilevare che il manoscritto risalga al-l'ottobre 1775, e prima dell'Editto. Naturalmente, in tal caso, il significato del documento sarebbe diverso.

(*C) Sembra che il Baffi fosse accorso per avvisare i presenti del pericolo. (*D) Il Pallante aveva anche sequestrato uno strano attrezzo iniziatico. Un autore sostiene però che si trattava di un pro-

sciutto di legno, mentre De Vignoles parla addirittura di un «simbolo femminile», non meglio precisato. *(E) Ovviamente, inclusi erano i 200 Ducati per il finto iniziato. (*F) Nonostante questo tragico fatto, la Regina produsse ben 15 figli, anche se non tutti sopravvissuti, ed anche se nel-

l'epoca si vociferò che il Re non ne era sempre il responsabile (*G) Come abbiamo visto in precedenza, la Loggia de Costanti non era certamente una creazione della G. L. Nazionale. (*H) Nel 1861 Ragon (28) elenca più di 1400 gradi, 75 specie di «Massoneria», 52 Riti, 43 Ordini para-Massonici e 26

Ordini androgini. (*I) Il sistema di numerazione dei Moderns fu cambiato varie volte (nel 1755, 1770, 1780, 1781, 1792, 1814). (*K) Questa Loggia non è stata elencata da Lane (16), ma appare sui «Freemason's Calendar» dell'epoca. (*L) Sir William Hamilton è famoso soprattutto per via della sua futura moglie Emma, una avventuriera giovane e bel-

lissima, la quale in seguito diventò l'amante di Horatio Nelson (ed amica personale della Regina Maria Carolina). (*M) Il bergamasco Bartolomeo Ruspini era chirurgo dentista della famiglia Reale inglese. Fu molto in vista nella vita

massonica inglese ed è ricordato quale fondatore della Loggia londinese delle Nove Muse e, soprattutto, quale fondatore del-l'opera massonica di beneficenza, oggi conosciuta come Royal Masonic Institution for Girls o popolarmente: Ruspini Fund (30).

(*N) Vari esponenti di questa famiglia siciliana erano Massoni, già nel 1764 (Loggia S. Jean d'Ecosse, Palermo). (*O) Curiosamente, in tedesco il verbo «eingehen» può significare che la Loggia era sciolta, oppure che era appena crea-

ta. Riteniamo che il primo significato fosse il giusto. (*P) Nella biblioteca Klossiana (L'Aia) è catalogato un M.S. (1785) del famoso Fr. progressista Antonio Jerocades, inti-

tolato: Il codice delle Logge Massoniche ad uso delli Loggi Focensi (l'Amor della Patria Tropea e Le buone speranze, Para-lia)». Purtroppo, in questo momento il M.S. stesso risulta introvabile.

(*Q) Il padre era Raimondo di Sangro, Principe di San Severo. Egli fu nominato «G.M. Nazionale» nel 1750, ma abiurò la Massoneria nel 1751 (4). Il riferimento di Münter è poco chiaro, poiché è certo che Raimondo di Sangro non aveva nessu-na Patente inglese.

(*R) Nel 1775 il Principe Francesco Pignatelli Strongoli era Comandante del Real Bat. de Cadetti, nonché Direttore del-la Accademia Rle. delle Scienze militari. Fu responsabile dell'abiuro della Massoneria da parte di vari Cadetti (e probabil-mente anche del Fratello Vincenzo Pignatelli). In seguito fu membro della Loggia «progressista» parigina Les Neuf Soeurs (3 p. 109). Nel 1783 è menzionato quale Maresciallo e Vicario Generale della Calabria, ed anche Capo della infame «Cassa Sacra» (22).

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BIBLIOGRAFIA

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(2) IDEM, Idem, in Lumen Vitae 1959. (3) C. FRANCOVICH, Storia della Massoneria in Italia, dalle origini alla rivoluzione francese, La Nuova Italia

Ed., 1974. (4) ED STOLPER, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, in Rivista Massonica, Dic. 1974. (5) C. LENNING, Allgemeines Handbuch der Freimaurerei, Leipzig 1822, 1863, 1901. (6) DE VIGNOLES, G.L.P. de Naples et Sicile, ca 1776, MS inedito, Archivio dell'Ordine, l'Aia. (7) Resolutie - Boek voor alle besluiten, genomen op de Groote Loges, DI. I, Archivio dell'Ordine, l'Aia. (8) Register van Uitgaande Missiven en Stukken der Groote Loge, DI. II, Archivio dell'Ordine, l'Aia. (9) Dossier: Naples (Les Zelés), L'Archivio dell'Ordine, l'Aia. (10) Moderns Letter Book 2 (1769-1775), Grand Lodge Library, London. (11) Moderns Letter Book 3 (1775-1791), idem. (12) Dossier: Foreign Countries, Folder D, Italy, G.L. Library, London. (13) GEORG KLOSS, Freimaurerey in Italien, metà ottocento, MS inedito, Archivio dell'Ordine. l'Aia. (14) DR. P. J. VAN LOO, Geschiedenis van de Orde van Vriimetselaren onder het Grootoosten der

Nederlanden, l'Aia 1967. (15) ANONIMA (LIOY?), Inquisitionsgeschichte der Freimaurer zu Neapel, tradotto dall'Italiano, Leipzig 1792. (16) J. LANE, Masonic Records, London 1895. (17) O. ANDEASEN, Aus den Tagebuchern Friedrich Münter’s, 3 voll., Kopenhagen, Leipzig, 1937. (18) O. ANDREASEN, Aus dem Brielwechsel Friedrich Münter’s, 3 voll., Kopenhagen, Leipzig 1944. (19) F. MÜNTER, Nachrichten von Neapel und Sizilien aus eine Reise in den Jahren 1785 und 1786 gesam-melt, Kopenhagen 1790. (20) F. MÜNTER, Noticen für die Geschichte der Freymaurerey mitgeteilt vom Br. Bischoll Münter zu Kopen-

hagen, in: Kalender für die Provinzial Loge von Meklemburg, 1831. (21) C. A. THORY, Acta Latomorum ou Chronologie de l'histoire de la Franche Maçonnerie française et

étrangère, Paris 1815. (22) G. CACCARO, Kroton, 2 voll., Cosenza 1966. (23) Registro: List of Deputations 1726-1768, G. L. Library, London. (24) JOSÉ FERRER BENIMELI, La Masoneria Española en el Siglo XVIII, Madrid 1974. (25) J. ROBISON, Proofs of a Conspiracy against all the Religions and Governments of Europe, Edinburgh

1797. (26) T. F. M., FREYHERR VON BASSUS, Vorstellung denen hohen Standeshüptern der Erlauchten Republik

Graubunden, in Ansehung des Illuminaten Ordens, 1785. (27) GOVERNO DI BAVIERA , ßemerkungen über einige Originalschrilten des Illuminatenordens, Frankfurt-

Leipzig 1787. (28) J. M. RAGON, Tuileur Général de la Franc-maçonnerie ou Manuel de l'Initié, Paris 1861. (29) ANONIMO, Enthüllung des Systems der Weltbürger - Republik, Roma 1786. (30) P. J. DAWSON, La Loggia inglese delle Nove Muse, in Rivista Massonica 1973.

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Patente rilasciata a Francesco d’Aquino, Principe di Caramanico, dalla G.L. inglese dei Moderns nel 1769.

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ALLEGATI

Nei piedilista allegati (A - I) abbiamo applicato i seguenti criteri: - Per il più facile riferimento, abbiamo riportato i nomi in ordine alfabetico. - Nel caso dei nobili - e dove non vi erano dubbi - abbiamo elencato i Fratelli sotto il loro nome di famiglia. - Sotto «mutamenti» indichiamo le eventuali appartenenze ad altre Logge, seguite dalle ultime due cifre del-

l'anno nel quale i FF. sono menzionati nei vari elenchi conosciuti. - Abbiamo usato i seguenti simboli:

l° - Apprendista 2° - Compagno 3° - Maestro 4° - Maestro Scozzese 7° - «Tutti i gradi» (Stretta Osservanza). aff. affiliato Acn - L. dell'Ardore (G. L. Nazionale), Catania ANi - L. L'Harmonie (G. L. P. inglese), Napoli BNi - L. La Bien Choisie (Well Chosen Lodge), Napoli CMn - L. de Costanti (G. L. Nazionale), Messina CMi - L. de Costanti (G. L. P. inglese), Messina CMo - L. de Costanti (G. L. P. olandese), Messina CPn - L. della Concordia (G. L. Nazionale), Palermo Emi - English Lodge (G. L. P. inglese), Messina Eni - English Lodge (G. L. P. inglese), Napoli EPi - English Lodge (G. L. P. inglese), Palermo GPf - L. S. Jean d'Ecosse (Mère Loge de Marseille), Palermo HNi - L. L'Humanité (G. L. P. inglese), Napoli LN - Loggia prima del 1751, Napoli NNn - G. L. Nazionale lo Zelo, Napoli PNi - Perfect Union Lodge (G. L. P. inglese), Napoli RNi - L. La Renaissance (G. L. P. inglese), Napoli SNi - L. La Singuliere (G. L. P. inglese), Napoli SNo - L. del Segreto (G. L. P. olandese), Napoli SV - elenco dei sospetti siciliani del Vaticano, 1791 VNn - L. della Vittoria (G. L. Nazionale), Napoli ZNo - L. de Zelanti (Les Zelés) (G. L. P. olandese), Napoli ZSNi - L. La Zelée et la Sécrète (G. L. P. inglese), Napoli

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ALLEGATO A

Piedilista 25-7-1769. L. «de Zelanti» (Les Zelés), Or. Napoli

Fondazione: 10-4-1763. Patente: 10-8-1763. G.L. Prov.: 10-3-1764. Obbedienza: G.L. d'Olanda. Fonte: «Dossier Napels» Orig.: Archivio dell'Ordine, l'Aia.

G. Ufficiali della G.L. Provinciale (identici con gli Ufficiali della Loggia).

G.M. Prov.: Tierney George. G.M. Agg.: Gironda Giovanni, Principe di Candito [Canneto!] 1° G.S.: Revertera Vincenzo, Duca della Salandra. 2° G.S.: Marchant [Marchiante?] Pietro. G. Tes.: Pritchard Balthasar. G. Segr.: de Soria Eugenio. G. Orat.: Marchant [Marchiante?] Luigi.

Catalogo generale alfabetico Mutamenti

Calvaruso, Principe di, 4° SNo 69 Cianci Carlo, 4° ZNo 63, 64, SNo 69, ZSNi 70, RNi 70. Gironda Giovanni, Principe di Canneto, 4° SNo 69, ZSNi 70, NNn 74, 75, exit 75. Marchant [Marchiante?] Luigi, 3°, giudice SNo 69, PNi 70 Marchant [Marchiante ?] Pietro, 3°, amor frat°. SNo 69, ZSNi 70 Maurizio Francesco, 4°, Ufficiale ZNo 63, 64, SNo 69, ZSNi 70, RNi 74 Naselli Mariano, Principe di Aragona, 4° ZNo 63, 64, SNo 69, ZSNi 70, VNn 78, 82, 84. Pignatelli Vincenzo, de Pr. di Marsico, 4° ZNo 63, 64, SNo 69, ZSNi 70, exit 75, VNn 84. Pigonati Andrea, 4°, Ufficiale ZNo 63, 64, SNo 69, RNi 74. Pinto Filippo, Cav., 3° SNo 69 Pritchard Balthasar, 3°, Ufficiale SNo 69, ZSNi 70, CPn 82 Refadale, Pr. di [Marchese Montaperto?], 4° SNo 69, ZSNi 70 (Montaperto: ZNo 63, 64). Revertera Vincenzo, Duca della Salandra, 4° SNo 69, ZSNi 70, VNn 78, 82, 84. Ribas Pietro, 4° SNo69, ZSNi 70. de Soria Eugenio, 4° SNo 69, ZSNi 70, NNn 74, 75. Swerino Carlo [Herzog Karl von Schwerin?], 4° SNo 69 Tierney George, negoziante, 4° ZNo 63, 64, SNo 69, exit 75.

NB. Tutti i Fratelli sono «membri fissi» della G.L. Provinciale. Inoltre sono anche membri della Loggia del Segreto, «alla quale travagliano tutti i FF» (cfr. AlI. B).

ALLEGATO B

Piedilista 25-7-1769

L. «del Segreto» Or. Napoli.

Obbedienza: G.L. Prov. «de Zelanti» (G.L. d'Olanda). Fonte: «Dossier Napels». Orig.: Archivio dell'Ordine, L'Aia.

Ufficiali:

MV: Naselli Mariano l° S: Binder, Barone 2° S: Gironda Giovanni, Pr. di Canneto. Tes.: Wilkins, Mister

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Segr.: Cocchiglia Letterio Orat.: Franchi, l'Abate Archit.: Petroli Pasquale Econ.: Massoni, Monsr.

Catalogo generale alfabetico Mutamenti

d'Aquino Francesco, Pr. di Caramanico, 4°. BNi 69, NNn 74, 75, Exit 75, SV 91. Acquaviva Carlo, 2°. ZSNi 70. Adamo (Adami), Cav., 3°. ZSNi 70. d'Astien, Mr., 3°. Bibona Antonio, 4°. Binder, Barone, 4°. ZSNi 70. Bologna, Monsr. [Bernardo?] [ecclesiastico?], l°. ZSNi 70, (Bologna Bernardo: SV 91). Body, Misr. l°. Breeme, Misr. 3°. Calvaruso, Principe di, 4°. ZNo 69. Cianci Carlo, 4°. ZNo 63, 64, ZSNi 70, RNi 70, ZNo 69. Cirillo Pasquale (Domenico ?), 3°. (Cir. Domenico: ZNo 70, ZSNi 70, LN 85, � 99). Cocchiglia Letterio, 3°. ZSNi 70. Dears, Mr., 3°. Dejean Mr., 3°. Dewoussir Misr., 3 ° . Dillon William, amor frat°, 3°. ZSNi 70. Fiex - Kerbent (?) Misr., 3°. Forquet, Monsr., 3° [ecclesiastico?]. Fortress Misr., 3°. Fortrose, Milord, 4°. ZSni 70. Fox l°, Misr., l°. Fox 2", Misr., l°. Franchi, Abbate, 3°. Franconi, Cav., 4°. ZSNi 70. Giarratana, Duca di, l°. Gicca, Abbate, l°. Giga [Gicca ?] Anastasio, 2°. Gicca Anastasio: ZS 70. Gironda Giovanni, Principe di Canneto, 4°. ZNo 69, ZSNi 70, NNn 74, 75, exit 75. Gualingo, Cav., l°. Guildear, Misr., 1°. Havrincourt, Conte di, 2°. Le Jean, Mr., 3°. Kaunitz von Rittberg, Conte di, 4°. Kuk, Misr., 1°. Kurk, Misr., l°. Kwenitz, Mr., l°. Lut, Misr., 3°. Maffei, Monsr., 2° [ecclesiastico?] Marchant [Marchiante?] Luigi, 3°, giudice. ZNo 69, PNi 70. Marchant [Marchiante?] Pietro, 3°, amor Frat°. ZNo 69, ZSNi 70. Massoni, Monsr., 2° [ecclesiastico?]. (Massoni Giovanni: ZSNi 70). Maurizio Francesco, 4°, Ufficiale. ZNo 63,64,69, ZSNi 70, RNi 74. Meklemburg, Principe di, 3°. Mendia Ambrogio, 3°. Moliterni, Duca di, 3°. Moncada Federigo, 2°. Morris, Misr., 3°. Naselli Mariano, Pr. di Aragona, 4°. ZNo 63, 64, 69, ZSNi 70, VNn 78, 82, 84. Noia, Duca di, 3°. ZSNi 70. Ocher [?], Misr., 1°. Orlando Gaetano, 4°, Avvocato. ZNo 63, 64, VNn 82, 84.

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Palazzolo, Principe di, 3°. Parite [Parete?], Duca di, 1°. Persano Andrea, 3°. Petroli Pasquale, 3°, Cadetto. ZSNi 70, exit 75. Pignatelli Cesare, Duca di S. Demetrio e della Rocca, 4°. PNi 69, GM Prov. inglese dal 1770. Pignatelli Vincenzo, de Pr. di Marsico, 4°. ZNo 63, 64, 69, ZSNi 70, exit 75, VNn 84. Pigonati Andrea, 4°, Ufficiale. ZNo 63, 64, 69, RNi 74. Pinto Filippo, Cav., 3°. ZNo 69. Pritchard Balthasar, 3°, Ufficiale. ZNo 69, ZSNi 70, CPn 82. Refadale, Pr. di [Marchese Montaperto ?], 4°. ZSNi 70, Montaperto: ZNo 63, 64, 69. Requesenz, Marchese di, 1°. Revertera Vincenzo, Duca della Salandra, 4°. ZNo 69, ZSNi 70, VNn 78, 82, 84. Ribas Pietro, 4°. ZNo 69, ZSNi 70. Sarione Saverio, 3°. Somma, Cav., 4°. de Soria Eugenio, 4°. ZNo 69, ZSNi 70, NNn 74, 75. Swerino Carlo [Herzog Karl von Schwerin ?], 4°. ZNo 69. Tancredi, Monsr., 2° [ecclesiastico?]. Tierney George, negoziante, 4°. ZNo 63, 64, 69, exit 75. Tiessier, Monsr., 2° [ecclesiastico?]. Wilkins, Misr., 3°. Wosle, Misr., l°.

NB.

1) Sull'originale il nome di Principe di Caramanico (o Caramanica) figura cancellato. Infatti, il 25-7-1769 egli era già MV della Loggia scismatica «La Bien Choisie» (Well Chosen Lodge).

2) Il Duca di San Demetrio (Cesare Pignatelli) figura ancora sul piedilista, ma era probabilmente già passato nei ranghi della «Perfect Union Lodge» (La Parfaite Union), la quale lo propone come GM Prov. sotto Londra. Il Tribunale degli Ze-lanti lo «espelle» dalla Massoneria.

3) I FF. Marchant e Dillon sono annotati come «amor frat.», il significato di ciò ci sfugge (forse «olivello»?). Due altri Dillon erano membri della «Perfect Union Lodge» (vedi All. D), mentre a suo tempo, Charles Dillon era G.M. Agg. a Lon-dra.

4) Il fratello Diego Naselli, membro degli «Zelanti» nel 1764, non è menzionato nel piedilista del 1769. La ragione non è chiara ma forse, essendo un alto ufficiale dell'esercito, era di servizio in un'altra parte del Regno. Egli riemergerà «con vi-gore» nel 1774, quale l° G.S. della nuova G.L. Nazionale.

5) Nel 1785-1787 il Colonnello Vincenzo Pignatelli (fratello di Francesco Pignatelli Principe di Strangoli) è menzionato come Preside della Provincia di Catanzaro, Calabria ulteriore (22, p. 467).

ALLEGATO C

Piedilista 25-7-1769 L. «de Costanti»

Or. Messina Obbedienza: G.L. Prov. «de Zelanti»

(G.L. d'Olanda). Fonte: «Dossier Napels». Orig.: Archivio dell'Ordine, l'Aia.

Ufficiali:

M.V.: Zelaia [ Francesco? ] l° S.: Perfetti, Cav. 2° S.: Dentice, Cav. Segr.: Gallo Andrea. Tes.: Feter (Peter?), Misr. Orat.: Blom Giuseppe.

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Catalogo alfabetico: Mutamenti

Abbat Giuseppe, 3°. Arau Francesco, 1°, ufficiale. CMn 82. Baroni Pavolo, 3°. Batta Blom Giovanni, 2°. Betti Francesco, 3°. Bivona Vincenzo, 3°. Blom Giuseppe, 4°. Burgio, il Barone, 1°. Chauffard Giovanni [Jean?], Servente 1°. Coraci Antonio, l°. Dejean Giuseppe [Joseph?]. ZNo 69, VNn 82, 84. Dentice, Cav., 3°. Feter [Peter ?], Misr., 4°. Feuillard Antonio [Antoine?], 3°. Focher Antonio [Antoine?], Servente l°. Gallo Andrea, 4°. CMn 82. Grano Domenico, 3°. CPn 82. Grell Giacomo [Jaimes?, Jacob?], 3°. Lazzari Francesca, l°. Montebello, il Marchese, 3°. GPf 64 (?), EMi 86 (?). Obligié Andrea, 3°. Perfetti, Cav., 4°. EMi 86 (Perfetto Maria Perfetti). Spadaro Giovanni, 3°. Vasilopulo Salvatore, 3°. Verduzzio Gennaro, 2°. Zelaia [Francesco?], 4° Capitano, 53 anni. LN 49, 50, RNi 74, 75, exit 75. N.B. La Loggia passerà sotto la Costituzione inglese (1770), ed in seguito sotto la G.L. Nazionale (1775). ALLEGATO D

Piedilista ottobre 1768 Perfect Union Lodge (Parfaite Union) (in His Sicilian Majesty's own Regiment of Foot). Or. Napoli. Fondazione: 1768. Patente: 7-3-1769. GL Prov.: 21-1-1770. Obbedienza: GL of England (Moderns) N° di ruolo: 433, 368, 282, 283, 237. Fonte: De Vignoles: «GLP de Naples et Sicile». Orig.: Archivio dell'Ordine, l'Aia.

Ufficiali:

M.V.: Everard Francis. l° S.: Stewart Charles. 2° S.: Stewart Clement. Segr.: Dillon John.

Catalogo generale: Mutamenti

Beaumont Joseph, Negoziante. Branciforte Ercole Maria, Pr. di Butera. Butt John, Capitano Tenente. Conti Giuseppe, Tenente. Coppola Enrico, Tenente. SNi 70.

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la Costa, Nicola de Leo. Capitano. ANi 70. Derlongé Joseph, Capitano. SNi 70. Dillon Cristopher, 4°, Capitano Tenente. Dillon John, 4°, Capitano. Everard Francis, 4°, Capitano. EMi 78, EPi 84, SV 91. Fumo Francesco. Galliani, Marchese Bernardo, Segretarìa di Stato. SNi 70. Gemmis Giuseppe, Segretarìa di Stato. ANi 70. Guastoferri Nicola, Scudiero. Guastoferri Pasquale, 4°, Scudiero. Lioy Felice, Avvocato. ANi 70, NNn 74,75, VNn 84. Lioy Giacomo, Gentiluomo. ANi 70, VNn 84. Longano Francesco, Prof. di Filosofia. ANi 70. Ober [Aubert ?] Jean, Gentiluomo. Pau Gennaro, Avvocato. ANi 70. Petri Nicola, Tenente. Pignatelli Cesare, Duca di S. Demetrio e della Rocca, 4°. ZNo 69, GM Prov. inglese dal 1770. Pritchard John, 4°, Capitano Tenente. Raymundi Marc'antonio, 4°, Scudiero. Ripayoli, Marchese, Dottore in medicina. ANi 70, VNn 82. Rozzi Vincenzo, Tenente. Siccio Gaspare, Avvocato. Specchio, Marchese Demetrio, Capitano. SNi 70. Spigiselli Girolamo, Colonnello. Spirito [Spiriti?] Nicola, Scudiero. Stewart Charles, 4°, Capitano Tenente. Stewart Clement, 4°, Capitano Tenente.

Assunti il 18 Ottobre (1768 ?) (1769 ?):

Aubert Jean Baptiste, Gentiluomo. ANi 70. Conti Michele, Tenente. Costa Paolo, Gentiluomo, Avvocato. VNn 82, 84. Frizzi Benevento, Negoziante. Fuerte Fidel [Juan?], Tenente. SNi 70, exit 75. Granata Fidel, Gentiluomo. Malarbia (anche Malabarba), Rev. Domenico. ANi 70. di Martino Giuseppe, Avvocato. SNi 70. Moretti Frederico [Ferdinando?], Negoziante. ANi 70. Penalver Nicolas, Scudiero. RNi 74, 75. Rodriguez Jean [Juan?], Tenente Colonnello. SNi 70. Spicetto Nicola. SNi 70. Vanvitelli Gaspare [Giorgio?], Gentiluomo. SNi 70. Vela Vincenzo, Negoziante. Zizzi Salvadore, Avvocato. SNi 70.

Assunti il 21-1-1770

Marchiante Luigi, Giudice. ZNo 69. Caracciolo Francesco [il futuro ammiraglio]. impiccato nel 1799. Petri Giorgio.

Ufficiali 21-1-1770:

M.V.: Stewart Charles. 10 S.: Specchio, Marchese Demetrio. 2° S.: del Fuerte Juan [Fidel ?]. Segr.: Lioy Felice Tes.: Stewart Clement.

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G. Ufficiali 21-1-1770:

G.M. Prov.: Pignatelli Cesare, Duca di S. Demetrio e della Rocca. G.M. Agg.: Everard Francis. 10 G.S.: Rodriguez Jean. 2° G.S.: Marchiante Luigi. G. Tes.: Galliani, Marchese Bernardo. G. Segr.: Dillon John. G. Po. Gle: (?) Coppola Enrico.

Assunti il 30-9-1770

Drayer Jean Geovanne, il Cavaliere. Guaiani Domenico. Heigelin Christian, Negoziante. VNn 78, 80, 82, 84. Sicco Baldassarre. O'Sullivan Daniel, medico. RNi 74. Tschudi Pasqual, ufficiale militare. VNn 82, 84. de Yonis Jean Jacques.

Ufficiali il 30-9-1770:

M.V.: Stewart Charles. 1° S.: Dillon Cristopher. 2° S.: Costa Paolo. Segr.: Sicco Baldassarre. Tes.: Stewart Clement.

N.B. Il 30-9-1770 furono integrati i FF. «olandesi» degli «Zelés». Il Duca di Sandemetrio riordinò la sua G.L. Prov., creando 3 nuove Logge, cioè: L'Harmonie, La Singuliere, La Zelée et Sécrète. I membri di quest'ultima furono esclusivamente gli ex-Zelés, mentre nelle Logge L'Harmonie e La Singuliere furono mescolati una venti-na di membri della Perfect Union Lodge. (ved. AlI. F).

ALLEGATO E

Piedilista 26 4-1769 Well Chosen Lodge (La Bien Choisie).

Or.: Napoli. Fond.: 26-4-1769.

Obbedienza: Scismatica, in seguito: G.L. Prov. Inglese (da loro stessi però mai accetta-ta).

N. di ruolo: 444, 379, 292, 293, 245. Fonte: Patente originale.

Orig.: Grand Lodge Library, London. Ufficiali:

M.V.: d'Aquino Francesco, Pr. di Caramanico. l° S.: Caracciolo Kiliano. 2° S.: Reali Giuseppe.

Catalogo alfabetico: Mutamenti: d'Aquino Francesco, Principe di Caramanico. ZNo 69, NNn 74, 75, exit 75, SV 91. Caracciolo Kiliano, de Principi de Pettoraniello, Abate Olivetano. ZNo 63, 64, VNn 78, 82, 84, NNn 74, 75.

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Cutler Charles, negoziante inglese. Danero Giovanni. Montalto Vincenzo. ZNo 63, 64. Piano Baltassarre. LN 51, ZNo 63, 64. Reali Giuseppe. ZNo 63, 64. Thomas Giovanni. * Winspeare Anthony. VNn 84. * Nel 1796-1798 il Colonnello Antonio Winspeare è menzionato come Preside della Provincia di Catanzaro, Calabria ul-

teriore (22, p. 67).

ALLEGATO F

LL: La Zelée et la Sécrète L'Harmonie La Singuliere

Or.: Napoli Fond.: 30-9-1770 Obbedienza: G.L. Prov. inglese. N. di ruolo: mai registrato. Fonte: De Vignoles: «G.L.P.

de Naples et Sicile». Orig.: Archivio dell'Ordine,

l'Aia.

Loggia La Zelée et la Sécrète. Piedilista 30-9-1770.

Ufficiali:

M.V.: Adami, Cav. ex ZNo l° S.: Cirillo Domenico. ex ZNo 2° S.: Massoni Giovanni. ex ZNo Tes.: Caracciolo Vincenzo. ex ZNo Segr.: Petroli Pasquale. ex ZNo

Catalogo alfabetico: Mutamenti

Adami, Cav. ZNo 69. Acquaviva Carlo. ZNo 69. Binder, Barone, 4°. ZNo 69. Bologna, Monsignor. ZNo 69, SV 91. Calvaruso, Pr. di [Moncada], 4°. ZNo 69. Canneto, Pr. di: ved. Gironda. Cariati, Principe di. ZNo 70. Caprioli Giuseppe. ZNo 63, 64, 69. Caracciolo Vincenzo. ZNo 70, VNn 82, 84. Cianci Carlo, 4°, Avvocato. ZNo 63, 64, 69, RNi 74, 75. Cirillo Domenico, medico. ZNo 69 (?), 70, E 85, FN 86, � 99. Cocchiglia Letterio. ZNo 69. Delan Joseph. ZNo 70. Dillon William. ZNo 69. Francone, cav. Gerolamo, 4°. ZNo 69. Fortrose, Lord, 4°. ZNo 69. Gicca Anastasio, ecclesiastico. ZNo 69. Gironda Giovanni, Pr. di Canneto, 4°. ZNo 69 NNn 74, 75, exit 75. La Lionessa, Cav. ZNo 70. Massoni Giovanni. ZNo 69.

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Maurizio Francesco, 4°. ZNo 63, 64, 69, RNi 74, 75. Mendia Ambrosio. ZNo 69. Merchante [Marchiante?] Pietro, 4°. ZNo 69. Naselli Mariano, de Pr. d'Aragona, 4°. ZNo 63, 69, VNn 78, 82, 84. Nola [Noia?] Duca di. ZNo 69. Orlando Gaetano, 4°, Avvocato. ZNo 63, 64, 69, VNn 82, 84. Petroli Pasquale. ZNo 69, exit 75. Pignatelli Vincenzo, de Pr. di Marsico, 4°. ZNo 63, 64, 69, exit 75, VNn 84 (?). Pinto, Cav. Filippo, 4°. ZNo 69. Pritchard Balthasar. ZNo 69, CPn 82. Rafadale, Pr. di [Marchese Montaperto?], 4°. ZNo 69, (Montaperto: ZNo 63, 64). Revertera Vincenzo, Duca della Salandra, 4°. ZNo 69, VNn 78, 82, 84. Ribas Pietro, 4°. ZNo 69. Salandra, Duca di: ved. Revertera. de Soria Eugenio, 4°. ZNo 69, NNn 74, 75. Sorrito, Duca di. ZNo 70. Spinelli Filippo. ZNo 70, exit 75. Mr. Williams. ZNo 70.

Loggia L'Harmonie Piedilista 30-9-1770

Ufficiali: M.V.: Ruffano, Principe di ex ZNo l° S.: Lioy Felice ex PNi 2° S.: Gemmis Giuseppe ex PNi Segr.: Moretti Ferdinando ex PNi Tes.: Aubert Jean Baptiste ex PNi

Catalogo alfabetico: Mutamenti

Aubert Jean Baptiste, 4°, Gentiluomo. PNi 68, 69, 70. Ciani Ignazio. ZNo 70. Costa, Nicola de Leo, Capitano. PNi 68, 69, 70. Delfico Filippo. ZNo 70. Gemmis Giuseppe, 4°, Segretarìa di Stato. PNi 68, 69, 70. Lioy Felice, 4°, Avvocato. PNi 68, 69, 70, NNn 74, 75, VNn 84. Lioy Giacomo, gentiluomo. PNi 68, 69, 70, VNn 84. Longano Francesco, Prof. di Filosofia, 4°. PNi 68, 69, 70. Malarbia, Rev. Domenico. PNi 69, 70. Moretti Ferdinando [Frederico?] PNi 69, 70. Pau Gennaro, Avvocato. PNi 68, 69, 70. Ripaioli, Marchese, Dottore in medicina. PNi 68, 69, 70, VNn 82. Ruffano, Principe di. ZNo 70.

Loggia La Singuliere Piedilista 30-9-1770

Ufficiali

M.V.: Galliani, Marchese Bernardo ex PNi l° S.: Specchio, Marchese ex PNi 2° S.: de Malausens ex ZNo Segr.: Personne Ermengildo ex ZNo

Catalogo alfabetico: Mutamenti

Coppola Enrico, 4°, Capitano. PNi 68, 69, 70. Delan George. ZNo 70. Derlongé Joseph, Capitano. PNi 68, 69, 70.

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del Fuerte Fidel, Tenente. PNi 69, 70. Galliani, Marchese Bernardo, 4°, Segr. di Stato. PNi 68, 69, 70. Magnez Angelo. ZNo 70. di Martino Giuseppe, Avvocato. PNi 69, 70. de Malausens Conti Filippo [de Conti di ?], 4°. ZNo 70. Nugnez Vincenzo, Tenente. ZNo 70, VNn 78, 82, 84. Penalver Gaetano. ZNo 70. Penalver Pasquale. ZNo 70, RNi 74, 75. Personne Ermengildo. ZNo 70. Popone, Marchese. ZNo 70. Rodriguez Jean [Juan ?], Tenente Colonnello. PNi 69, 70. San Biase Litterio. ZNo 70. Spicetto Nicola, Scudiero. PNi 69, 70 Specchio, Marchese Demetrio, 4°, Capitano. PNi 68, 69, 70. Vanvitelli Giorgio. PNi 69, 70. Zizzi Salvatore, Avvocato. PNi 69, 70.

ALLEGATO G

Piedilista 1774 Loggia «La Renaissance» Or.: Napoli Fond.: 1774 Obbedienza: G.L. Prov. inglese N. di ruolo: mai registrato Fonte: De Vignoles: «G.L.P.

de Naples et Sicile». Orig.: Archivio dell'Ordine,

l'Aia.

Ufficiali:

M.V.: Petroni, Marchese Giuseppe. 1° S.: Zelaya Francesco. 2° S.: Penalver Nicolas. Tes.: Perossier [Penyssier?] Pierre. Segr.: Piccinini Felice.

Catalogo alfabetico: Mutamenti

Avitabile Vincenzo, Avvocato. VNn 78. Baffi Pasquale, Prof. di Greco, nato 1751 Calabria. VNn 84, � 99. de Barth (olomé?) Artand. Bottola Francesco. Cianci Carlo, 4°, Avvocato, nato 1730 Montefusco. ZNo 63, 64, 69, ZSNi 70. Jacobert Fredelin. Maurizio Francesco, 4°, Ufficiale, nato 1725 Napoli. ZNo 63, 64, 69, ZSNi 70. Mirabelli Agostino. Penalver Nicolas, 4°, Scudiero, nato 1740. PNi 68, 69, 70. Penalver Pasquale, 4°, Gentiluomo, nato 1742. ZNo 70, SNi 70. Perossier [Penyssier ?] Pierre. exit 75 (Loggia francese ?). Petroni, Marchese Giuseppe, 4°, nato 1746. Piccinini Felice. Pigmati [Pigonati ?] Andrea. ZNo 63. Russo Vincenzo. exit 75. Scotti Pasquale. Serio Luigi, Oratore. O'Sullivan Daniel, medico, nato 1740. PNi 70. Zelaya Francesco, 4°, Capitano, nato 1716. LN 49, 50, CMo 69, exit 75.

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Piedilista 29-8-1775

Ufficiali:

M.V.: Petroni, Marchese Giuseppe. 1° S.: Penalver Nicolas. 2° S.: Penalver Pasquale. Tes.: Faggiano, Principe di. Segr.: Serracapriola, Duca di.

G. Ufficiali:

G.M. Prov.: Pignatelli Cesare, Duca di S. Demetrio e della Rocca G.M. Agg.: Cianci Carlo. 1° G.S.: Maurizio Francesco. 2° G.S.: Pigmati (Pigonati ?) Andrea. G. Tes.: Faggiano, Principe di. G. Segr.: Penalver Nicolas. G.P.G. (?): Penalver Pasquale.

Risultano inoltre assunti:

de Angelis Michele, prete, nato 1740. Carbonara Giulio, prete, nato 1733. Carta Giuseppe, Avvocato, nato 1749. de Cicco Francesco, prete, nato 1742. VNn 84. Colicchio Ernesto, Avvocato, nato 1740. Faggiano, Principe di, nato 1741. Jacquenin Ignace, negoziante, nato 1729. Lamarre Constantin, Avvocato, nato 1747. Lopez Michele, Avvocato, nato 1743. Lucches, Cav. Gaetano, nato 1749. Lusciano, Duca di, nato 1750. Parigro Nicola, Brigadiere degli eserciti, nato 1752. Patano Vincenzo, Avvocato, nato 1735. Poitabile Vincenzo, nato 1737. Serracapriola, Duca di [fam. Maresca], nato 1750. Par Antonio Maresca: VNn 82, 84. Sleede Thomas, inglese, nato 1751. Zizza Michele, negoziante, nato 1745.

ALLEGATO H

Piedilista 29-8-1775 Loggia L'Humanité

Or.: Napoli. Fond.: 29-8-1775. Obbedienz: G.L. Prov. inglese. N. di ruolo: mai registrato. Fonte: De Vignoles «GLP de

Naples et Sicile». Orig.: Archivio dell'Ordine,

l'Aia.

Ufficiali:

M.V.: Grimaldi, Cav. Franc'Antonio. 1° S.: Barbieri Matteo. 2° S.: d'Sturia Agnello. Tes.: Buonanni Gerolamo.

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Segr.: Pope Francis.

Catalogo alfabetico: Mutamenti

d'Anastasio Gennaro, 2°, Avvocato, nato 1745. Barbieri Matteo, 4°, Professore, nato 1745. Buonanni Gerolamo, Avvocato, nato 1748. Canece Benedetto, l°, Avvocato, nato 1748. Cieraldi Domenico, 2°, Avvocato, nato 1735. Condorfi Michelangelo, l°, Professore, nato 1725. Ferrari [Ferraro ? ] Gennaro, Avvocato, nato 1746. VNn 78. de Gennaro Raimondo, Tenente, nato 1752. Grimaldi, Cav. Franc'Antonio, 4°, nato 1739. Oliva Tommaso, 2°, Avvocato, nato 1735. Pope Francis, 4°, Professore, nato 1743 [parente di Alexander Pope?]. Sammarini Nicola, Professore. d'Sturia Agnello, Avvocato, nato 1737. Tartaglione Carlo, 2°, Capitano, nato 1735.

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ALLEGATO I

Piedilista 1-4-1778 Loggia «della Vittoria»

Or.: Napoli. Fond.: 1774-1775? Obbedienza: G.L. Nazionale «Lo Zelo». Fonte: «Dossier Napels». Orig.: Archivio dell'Ordine, l'Aia.

Ufficiali: M.V.: Caracciolo Kiliano. l° S.: Marulli Francesco. 2° S.: Cardona Teodoro. Canc.: Valignani Francesco. Tes.: Braghò Onofrio. Segr.: Micheroux Antoine.

Catalogo alfabetico: Mutamenti

Abate Nicola, 3°, Ten. nel Reg.to Siracusa. VNn 82, 84. Avena Ottavio, Marchese Avena, 2°, Avvocato. VNn 82,84. Avitabile Vincenzo, 3°, Avvocato. RNi 74. Boccapianola Nicola, 3°, Nobile ed avvocato, Ospedaliere. VNn 82,84. Braghò Onofrio, 3°, Nobile di Tropea. VNn 82,84. Caputo Emanuele, 3°, Lettore di Filosofia e Monaco Benedettino. VNn 82,84. Caracciolo Kiliano, de Pr. di Pettoraniello, 3°, Abate Olivetano. ZNo 63, 64, BNi 69, NNn 74, 75, 76, VNn

82, 84. Carafa Luigi, 3°, Princ. di Pietralcina, Elemosiniere. VNn 82,84. Cardona Teodoro, 3°, Capitano del Reg.to Rl Macedonia. Cito Francesco, 3°, Gentiluomo, 1° Steward. VNn 82, 84. Ferrara Gennaro, 3°, Avvocato. HNi 75. Geofilo Michele, 3°, Sottobrigadiere nel Batt. R.le de Cadetti. exit 75? Heigelin Christian, 3°, Negoziante. PNi 70, VNn 82, 84. de Marco Paolo, 1°, Sacerdote. VNn 82, 84. Marulli Francesco, de Conti Manilli, Com. dell'Ordine di Malta, Capitano di Cavalleria, 3°. Mastrilli Marzio, March. del Gallo, 3°, Oratore, Maggiordomo di Settimana del Re di Napoli, Alf. de Volont. di Marina. VNn 82, 84. Mazzacane Antonio, de Pr. di Lomignano, 3°, Alf. nelle Rle Guardie Italiane. VNn 82, 84. Melillo Costantino, 3°, Avvocato. VNn 82, 84. Micheroux Antoine, 3°, Alfiere nel Battaglione R.le de Cadetti. VNn 82, 84, SV 91. Naselli Diego, de Pr. d'Aragona, 3°, Brig. dell'Eserciti del Re di Napoli. ZNo 64, NNn 74, 75, 76, VNn 82, 84. Naselli Mariano, de Pr. d'Aragona, 3°, Col. del Reg.to d'Agrigento. ZNo 63, 64, 69, ZSNi 70, VN 82, 84. Nuñez Vincenzo, 3°, 2° Steward e Ceremoniere, Ten. di Cavalleria. ZNo 70, S 70, VNn 82, 84. Patini Francesco, 3°, Avvocato. VNn 82,84. Pepe Venemondo, 3°, Monaco Olivetano. VNn 82,84. Pepi Giuseppe, 3°, Abate. Petrelli Pompeo, 2°, Avvocato. Revertera Vincenzo, Duca della Salandra, 3°, Gentiluomo di Camera, Capitano del Corpo de Volontari di Marina, Colonnello dell'Eserciti del Re di Napoli. ZNo 69, ZSNi 70, VNn 82, 84. Ripetti Giuseppe, 2°. Squarcia Tomaso, l°, Tenente nel Reg.to Sannio. VNn 82, 84. Turboli Domenica, de Marchesi Peschici, l°, Monaco Teatino. VNn 82, 84. Valignani, Cav. Francesco, de Conti di Miglianico. VNn 82, 84.

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Werthes D.F.A.C., l°, Letterato.

N.B. Sull'originale, l'ultimo (32.esimo) nome risulta aggiunto in calligrafia diversa.

N.BB. Tutte le Luci della G.L.N. e del Subpriorato (Stretta Osservanza) erano membri di questa Loggia «interna» (Die-go Naselli, Caracciolo, Marulli, Cardona, Heigelin, Valignani, ecc.).

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PARTE III ∗∗∗

∗∗∗ ED STOLPER, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, «Rivista Massonica» - N. 9 – Novembre 1975 – Vol. LXVI – X della nuova serie – pp. 527-534 (Continuazione dell'articolo apparso a pagg. 395-432 del settembre 1975)

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Nella storia massonica napoletana vi sono vari periodi, sui quali i ricercatori non sanno dirci pres-socché niente. Così sappiamo quasi nulla delle faccende muratorie dell'epoca intorno al 1785, e soprat-tutto di quelle riguardanti le province. Esistono vaghi accenni all'attività latomistica, per es. in Calabria e Sicilia, principalmente attraverso il Fr. danese (vescovo luterano) Friedrich Münter, ma manca ogni documentazione attendibile (generalmente Münter scriveva quello che gli raccontavano e, trattandosi di una epoca di - contradictio in terminis - «odio massonico», difficilmente i suoi informatori erano ob-biettivi) (5, 1 p. 418).

È perciò un piacere aver trovato, all'Aia, alcuni interessanti scritti dell'abate calabrese Antonio Jero-cades, documenti che ci danno varie notizie di prima mano. L'originale di questo libretto (in 8°, pp. I-XI ed 1-59) risulta irreperibile ma è certo che nel 1849 si trovava in possesso della R.L. Georg di Han-nover (*A), anno in cui fu copiato dall'instancabile e meticoloso storico tedesco, Fr. Georg Kloss (Klossbibliotheek ms II C 2, in 8°, pp. 1-19). L'opera consiste di:

a) un indirizzo (All. I), pronunciato dal Jerocades davanti alla sua Loggia madre di Marsiglia, nel di-cembre 1784;

b) una Bolla «ad interim» (All. II) per le Logge: L'Amor della Patria di Tropea e La Buona Speran-za di Paralia (l'odierna Parghelia);

c) un Codice Massonico, scritto dal Jerocades, ed intitolato: Il Codice delle Leggi Massoniche, ad uso delle Logge Focensi. Quest'ultimo interessante documento sarà pubblicato e discusso in un prossi-mo numero di questa Rivista. (B*)

Antonio Jerocades (7) nacque 1'1-9-1738 in Parghelia nella Calabria Ulteriore. Fu educato nel Se-minario di Tropea, dove dimostrò delle doti eccezionali che attirarono addirittura l'attenzione del famo-so Illuminista abate Antonio Genovesi di Napoli. All'età di 21 anni aprì una fiorente scuola nel suo pa-ese nativo, insegnando italiano, francese, latino, greco, ebraico, filosofia e matematica (una gamma formidabile per un giovanotto appena maggiorenne).

Nell'anno 1765 il giovane sacerdote (*C) si recò a Napoli, dove fu ospitato dall'abate Genovesi, il quale lo propose come Maestro di Ideologia nel Collegio Tiziano di Sora.

Intorno al 1770 (1773 ?) visitò Marsiglia e lì fu iniziato nella Loggia St. Jean d'Ecosse, che preten-deva di aver ottenuto, nel 1751, un Charter dalIa Scozia. Tale «Mère Loge» costituì, a sua volta, varie Logge nel bacino mediterraneo, come per es. la Loggia S. Giovanni di Scozia a Palermo neI 1762/63. (1 pp. 195 ÷ 198), (2 pp. 44 ÷ 50).

Non sappiamo quasi niente della successiva attività massonica del Jerocades in Italia, né a quale Loggia si affiliò, ma nel 1775 egli si recò in Calabria, e lì probabilmente costituì più di una Loggia (per es. a Tropea). Purtroppo mancano delle notizie concrete in merito, e non è neppure chiaro sotto quale obbedienza quelle Logge lavoravano (sicuramente non sotto la Mère Loge de Marseille ma probabil-mente sotto la Gran Loggia Provinciale «inglese», per la quale Jerocades sembra aver avuto una prefe-renza (5).

NeI 1776, tornato a Napoli, l'abate aprì una scuola privata di filosofia ed archeologia, che presto di-ventò celebre. Fu in questo periodo che Jerocades compose, fra altro, la maggior parte delle canzoni massoniche, che nel 1785 videro la luce, sotto il titolo «La Lira Focense».

I documenti All. I e II dimostrano che neI primo lustro degli anni '80 le differenze fra i due rivali schieramenti massonici - la G.L. Nazionale Lo Zelo sotto Diego Naselli, e la G.L. Provinciale «inglese» sotto il Duca di Sandemetrio (3, 4) - erano arrivate ad un punto tale (soprattutto nelle città di provincia, dove i pochi FF. presenti erano anche loro divisi nelle due correnti), da paralizzare quasi del tutto ogni

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attività muratoria, come dimostra - dice Jerocades - «l'esempio di Messina, di Catania, di Cartagirona, di Reggio, di Cotrone, di Catanzaro, di Terlizzi, di Tropea». Tale valutazione è confermata anche dal Fr. Münter, neIle sue «Noticen» (5), rilevando la confusione esistente nelIe Logge di Messina, Caltagi-rone, Reggio Calabria e Terlizzi; secondo il Fr. danese, però, la Loggia dell'Ardore di Catania lavorava in modo esemplare (almeno nell'anno 1786). Anche il Fr. inglese Francis Everard (10 ind. 26-D-3) par-la delle gravissime difficoltà in seno delle Logge di Messina e Palermo. La notizia dell'esistenza di una Loggia a Crotone ci risulta nuova.

Questa era la triste situazione massonica, quando scoppiò il terribile terremoto deI febbraio 1783, che causò moltissimi morti ed ingenti rovine. Decimò per es. la popolazione di Seminara, paese nativo del Fr. Marchese Franc'Antonio Grimaldi, letterato e filosofo a Napoli. Peggiori furono ancora le epi-demie che si verificarono in seguito. Münter ci ha lasciato un resoconto dettagliato (6).

Jerocades si recò immediatamente nella sua terra di Tropea, dove constatò che nemmeno il dolore ed i disagi riuscivano ad indurre i FF. ad unirsi, superando le differenze tra i rivali schieramenti. E fu a questo punto che l'abate prese una singolare decisione salomonica. Lasciando ai FF. la libertà di difen-dere l'uno o l'altro schieramento massonico, fu deciso, col consenso generale, di mettersi, ad interim, sotto una diversa obbedienza, e ciò fino a quando a Napoli non tosse raggiunta la pace muratoria!

Per lo scopo Jerocades si recò a Marsiglia, dove il 13-12-1784 pronunciò un indirizzo (All. I) davan-ti alla sua Loggia madre St. Jean d'Ecosse, spiegando ai FF. francesi la triste situazione napoletana, e domandando una Patente, la quale fu concessa nello stesso giorno (All. II). Questa curiosa Bolla per le Logge L'Amor della Patria di Tropea e La Buona Speranza di Paralia (Parghelia) avrebbe, però, cessa-to di aver valore il giorno in cui la Gran Loggia di Napoli (non si dice quale, ma Münter suggerisce la G.L. Provinciale «inglese») (5) avesse fornito una Bolla definitiva.

Tornato in Italia, Jerocades, convinto che le difficoltà della Fratellanza erano dovute in gran parte al-le molte manchevolezze dei vigenti Codici massonici, si mise a compilare un codice di nuovo tipo (il «Codice Focense»). Nello stesso anno 1785 apparve anche la sua raccolta di versi massonici: «La Lira Focense» (Focense perché Jerocades credeva - erroneamente - che, analogamente a Marsiglia, anche Tropea fosse stata fondata dai Focesi, nell'era eroica, cioè dopo la caduta di Troia, ca 1200 a.C) (*D).

Non esistono indizi che altre Logge abbiano seguito l'esempio di Tropea, come invece prevedeva Je-rocades, né conosciamo la sorte delle Logge «focensi».

Nella letteratura il Jerocades viene sempre dipinto come un uomo con delle idee politiche rivoluzio-narie. Un tale giudizio non può, però, ritenersi valido per gli anni fino al 1785, durante i quali l'abate calabrese non appare affatto rivoluzionario. Infatti, dai documenti sotto mano (All. I e II) ed anche dal «Codice Focense», risulta chiaramente che, in quel periodo, egli difendeva caldamente l'istituzione monarchica e la Casa Reale di Ferdinando e Carolina. Questo sentimento è indubbio anche in parte del-la «Lira Focense» (con frasi esaltanti come: «Viva, viva Gran Fernando, Nostro Padre e nostro Re»), e nel poema «Paolo», che fu dedicato a Acton, nuovo braccio destro - ed amante - della Regina.

Nella stessa «Lira Focense», però, si trovano anche molte canzonette con un tenore diverso, dedicate alla «libertà» ed all'«uguaglianza». È probabile, quindi, che, dopo il 1785, quest'uomo intelligente ed illuminato cominciò a muoversi inesorabilmente verso il Giacobinismo, aiutato senza dubbio dai suoi amici intimi - e Fratelli - Mario Pagano, Domenico Cirillo, Donato Tommasi, Gaetano Filangeri, ed al-tri esponenti delle nuove idee.

Nel 1791 Jerocades ottenne la Cattedra di Filosofia e nel 1793 quella di Economia e Commercio. In quell'anno ebbe delle serie difficoltà a causa di alcune canzonette, composte in occasione dell'arrivo nel porto di Napoli della flotta francese (benvenuta per i Giacobini ma non di certo per la Regina, preoccu-pata per la sorte del1a sorella Maria Antonietta di Francia). Per punizione, fu mandato alla Casa dei Padri di S. Pietro a Cesarano (Nola). In seguito fu coinvolto nei tumulti politici del 1794 e subì il carce-re nel Castel dell'Ovo (ebbe l'indulto il 5-5-1795) (9 p. 812).

Nel 1799, al ritorno dei Borboni dopo la caduta della tragica Repubblica Partenopea, Jerocades fu esiliato, mentre molti dei suoi amici furono giustiziati (Pagano, Cirillo, Conforti, Baffi ecc.).

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Tropea fu una colonia dei Locresi, da non confondere con i Locresi dell'era eroica, i quali, 700 anni prima, operavano nelle acque italiane, insieme con i Focedesi (da non confondere con i Focesi).

Dopo il suo forzato soggiorno a Marsiglia (dove fu ospitato da FF.), tornò in patria nel 1801 e fu mandato nella Casa dei Padri Liguoriani (Giuriani?) di Tropea, dove morì il 18-11-1805.

Durante la sua vita, quest'uomo straordinario è stato di una fecondità incredibile: ha scritto innume-revoli drammi, poemi, canzoni, liriche, orazioni, libri di scienza, di economia, di filosofia; ha tradotto da Pindaro, da Orazio, da Fedro, da Orfeo, dal Vangelo. Tutto questo, per la verità, oggi è giudicato di scarso valore letterario, ma siamo del parere che quell'instancabile lavoratore alla pietra grezza è stato un esempio per tutti noi, che troppo facilmente ci stanchiamo. Ed in quel senso non è poi importante il fatto che le poesie di Leopardi fossero superiori a quelle di Jerocades.

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NOTE

(*A) Probabilmente il libretto originale non è sopravvissuto al periodo nazista. Un'altra questione è come mai, nel secolo scorso si trovava in Germania. Forse vi era stato portato dal Fr. Münter, il quale era un ammiratore di Jerocades; dalle sue «Noticen» (5) traspare che era a conoscenza dei documenti all. I e II. Anche il biografo Martuscelli (7) accenna all'opera, ed in conseguenza, almeno una copia doveva esistere in Italia nel 1813.

(*B) Sotto il titolo del libretto, e sotto il nome dell'autore, è scritto: «(Neapoli) in Pamphilia 1785». Il significato non ci è chiaro.

(*C) In alcuni testi il Jerocades è chiamato «sacerdote deI Rito greco». Questo non risulta, però, dalle sue biografie. An-che Münter lo chiamava «prete greco», possibilmente in allusione al cognome certamente non italiano, ma piuttosto greco.

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BIBLIOGRAFIA

l) CARLO FRANCOVICH, Storia della Massoneria in Italia... ecc. Firenze 1974. 2) M. P. AZZURI, Inizi e sviluppi della libera Muratoria moderna, in Lumen Vitae 1959. 3) ED STOLPER, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, in Rivista Massonica, 1974, pp 591 ÷ 606. 4) IDEM, idem, in Rivista Massonica 1975, pp. 395+432. 5) FRIEDRICH MÜNTER, Noticem für die Geschichte der Freymaurerey, in: Kalander fur die Provinzial Loge

von Mecklemburg, 1831. 6) IDEM, Nachrichten von Neapel und Sicilien... ecc., Kopenhagen 1790. 7) DOMENICO MARTUSCELLI, Antonio Jerocades, insigne Filologo e Filosofo, in: Biografia degli uomini illu-

stri del Regno di Napoli, dedicato a S. E. il Conte Giuseppe Zurlo (5 Vol.), Napoli 1813. 8) JEAN BERARD, La Magna Grecia, Torino 1963. 9) M. D'AYALA , I liberi Muratori di Napoli nel secolo XVII, in Archivio Storico per le Province napoletane,

Napoli 1898. 10) DOSSIER: Foreign Countries, Folder D Italy. G.L. Archives, London.

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All. I

Al Venerabile e a' Fratelli della R.L. di S. G. di S. nell'Oriente di Marsiglia, Dove regna la fede, il silenzio, e la pace. il F.A.J. Deputato della L. dell'A. della P., e della B.S. Gloria, Salute, e Felicità. V.F.R.

Se la ragione e il buon senso muovono e conducono i vostri consigli e i vostri travagli alla gloria e alla immortalità, io debbo giustificare le mie rispettose domande, affinché sieno esaudite da voi, che sempre cercate una regola, onde non siate ne' vostri favori o molto avari, o molto profusi. Nella città di Napoli si sono fondate due Logge, l'una detta Provinciale, l'altra Nazionale. La prima dipende dalla G.L. di Londra, dalla quale fu regolarmente e solennemente fondata. La seconda, constituita da se me-desima, è riconosciuta dalla Francia, e dalla Germania. Fra queste due Logge vi è tanta e tale discordia, che l'una non è riconosciuta dall'altra per legittima e regolare. Sono fra loro proibite le visite, e sino la civile Società si è vietata fra i diversi Fratelli. Ciò che deva generare l'emulazione, ha prodotto l'invidia; e l'una fabbrica ciò che l'altra distrugge. Le diserzioni sono continue; il fine è interrotto dal fine; e l'a-micizia si perde, da che si ritrova l'amico. Nel furor della disputa si profana il mistero; e in due altari, condannati l'uno dall'altro, si porgono allo stesso Nume le stesse preghiere. Or in una Città molto vasto il numero delle Logge, e la moltitudine de' Fratelli non impedisce l'assiduità de' travagli; e la differenza delle sorti e de' luoghi dirada, se non dissipa, il fuoco della contesa. Ma non è così nelle Città della Provincia, ov'è appena una Loggia, e son pochi, e congiunti i Fratelli. L'interesse vario della lor dipen-denza divide la Società; i travagli son cessati, o sospesi. La liturgia tralasciata scancella dalla memoria le idee acquistate co' dolci movimenti del cuore; e del sacro e venerando Instituto la legge e la fama o si obblia del tutto, o s'ignora. L'esempio di Messina, di Catania, di Cartagirona, di Reggio, di Cotrone, di Catanzaro, di Terlizzi, di Tropea, che hanno incontrato la stessa fortuna, sono i più certi e stabili docu-menti di questo disordine. La rarità e la lentezza de' lumi, che scorrono in quelle contrade, dove un tempo furono le sedi d'ogni sapere, e d'ogni virtù, sono il segno più certo e più chiaro della inefficacia delle leggi Massoniche. In questa età, nel secolo fortunato di Ferdinando e Carolina, avrebbe dovuto in quel Regno spuntar l'Aurora dal fin della Notte, e l'antica ospitalità avrebbe dovuto aprire oggimai gli alberghi sicuri del disinteresse, e della amicizia. lo non voglio rattristarvi con le querele importune di tante calamità. A me basta il proprio dolore; e a voi basta la mia Gierusalemme, perché in quella veg-giate un infelice obbjetto della nostra sperata pietà.

Nell'anno passato, la di cui memoria sarà rinovata in tutte l'età, accadde nella Calabria la più terri-bile delle umane sciagure. Li 5 di Febbrajo si scosse da' fondamenti la terra, e i Villaggi e le Città se-pellirono sotto le loro ruine tutti coloro, che non potevano liberarsi, e fuggire. Al tremuoto orribile suc-cessero altre calamità; molti furono assorti dall'onde del mare, e molti consumati dal doloroso disagio. La maggior parte al fine cade in preda alla morte, che armò la sua falce di febbri putride e velenose, onde altri trasse alla tomba, e altri al languore. Mosso dall’annunzio funesto lasciai la bella Partenope, e anche io, dopo l'esempio di molti, andai a veder la mia Patria ruinata e sommersa. Qual io mi rimasi a questo spettacolo, io il so che il vidi, e che fui a parte delle commune sventure. La città di Tropea, e il Villaggio di Paralia non furono del tutto rovinati; ma la gente malmenata si fuggì nella campagna e nel-le marine, dov'è tuttavia ricovrata al coperto delle tende e delle baracche. In tali avvenimenti ognuno pensa al riparo, e proccura di unire le forze a' consigli. A me parve opportuno di animare i Massoni a qualche necessaria intrapresa, o almeno di unirli, e ristorarli col conforto, e con la speranza. Tal volta il pianto è il rimedio de' mali, e le lagrime richiamano l'allegrezza. Ma il credete, o Fratelli! I Massoni non vollero abbandonare il loro partito, e sostennero, tra le fauci della necessità un impegno senza inte-

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resse. Al fine pochi di loro si unirono al mio consiglio; e con questi si diede la Luce ad alcuni. Ed ecco già costituita, al rinfusa e nella desolazione, una Loggia. Il travaglio nacque tra i sospiri e il dolore, e crebbe vigoroso e robusto. Ma la discordia de' malcontenti si accese, e non potendo altro macchinare con l'opera d'alcuni profani, mossero il paese a romore e a tumulto, ed esposero alla sorpresa il Santo de' Santi. Che si dove a fare in questo cimento? L'ira disarmata divenne indulgenza; e la pietà propose il seguente Consiglio. Si pensò di unirli sotto altri auspici; di lasciar a tutti la libertà di serbar fede al suo Duce e Maestro; e di proccurare intanto un'altra protezione sovrana fino a quel tempo, che in Napo-li si concluda la concordia e la pace. Con questa determinazione si potè proseguire il travaglio; e la Loggia dell'Amor della Patria e della buona Speranza ha già fondate le sue basi sulla convenzione giu-rata di tutti i Fratelli. A chi dovea porgere, o C. F. le mie lagrimose preghiere? Da chi potea sperar que-sto favore? Questa Loggia è la mia madre; qui rinacqui alla luce: un figlio ubbediente dee fidarsi all'a-mor della madre. Mi ricorda ancora, che la Nazione Francese ha protetta e difesa la libertà dell'Olanda, e della Pensilvania, ed ha sempre riposta la sua gloria, non nelle mostrose tirannide, né nella barbara superstizione, ma nella giustizia delle leggi, e de' riti. Animato di tal confidenza, ecco a voi ritorno, o C. F., ad implorare un soccorso, che voi sole te offrire a' infelici senza preghiere. Fate uso della vostra ragione: ella vi esorta alla giustizia, centro e base del mondo. Seguite la vostra virtù, ella vi muove alla pietà. Siate Massoni, siate Francesi, siate Focensi, e accordate una Patria a chi fugge dalla mina e dalla discordia. L'Oriente di Tropea e Paralia stima me degno di questo doloroso messaggio; e voi potete, se non v'incresce, rimandar me stesso per avventuroso messagiero della più felice Novella. Questa è la domanda fra i sospiri e le lagrime a pié del trono vi presento, o C. F. Questa è la grazia, che da voi e brame (?), e spero a nome del Fabbro dell'Universo, ch'empie questo Tempio di lume e di fuoco. Ne' fasti gloriosi, che vanta la vostra Loggia, questo giorno dee comparire alla posterità piene di splendore e di gloria. A me serbo solo il vanto di dare un occasione alla vostra virtù; ma vostra è tutta la gloria di questa intrapresa. Ve ne saprà grado Tropea e Paralia, ch'è Colonia degli antichi Focensi; e il nostro e-sempio sarà seguito da molte Città dell'Italia. L'uno e l'altro Oriente di Napoli, che con questa Loggia ha contratti i vincoli della ospitale amicizia ben lunghi dall'irritarsi, ne sentirà gaudio e piacere; e i vo-stri nomi gloriosi faranno registro, per man della fama, nel Tempio dell'Eternità, consegrato alla Sa-pienza ed alla Virtù.

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All. II

G.L.G.A.D.L.U.M.L.O.A.N.T. (F ?)

à l'Orient de Marseille, Lieu éclairé, ou regnent le Silence, l'Union, la Paix et l'Amitié, l'an de la G.L. 5784, et le 13 du dernier

mois; (*D) à tous les hommes éclairés qui ces présentes verront,

Salut, Force et Joie.

Nous V. Grand Maître, premier e second Surveillants, dignitaires et Officiers, Excellents Maîtres Ecossois, Maîtres en tous grades, compagnons et Apprentifs de la T. R. et C. P. Loge, sous le titre dis-tinctif Saint Jean d'Ecosse. Sur la demande à nous faite en cette R. Loge Ecossoise, le même an et jour que dessus, par le très C.F. Antoine Jerocades, Membre de cette R. Loge, tendant à valider les travaux des Frères Maçons rassemblés dans les Orients de Tropea, sous le titre distinctif de l'Amour de la Pa-trie, et de Paralia, sous le titre distinctif de la Bonne Espérance, ces susdits deux Orients situés dans le Royaume de Sicile, par 38 dégrés et 48 minutes latitude nord. Pour la multiplication du très parfait Or-dre des Ecossais ensevelis sous les ruines de B.G., adhérants à la demande du susdit T.C.F. Jérocades, avons donné pouvoir aux dits Frères assemblés dans les dits Orients, di suivre régulièrement leurs tra-vaux, sous le régime de notre R. Loge, en attendant que le très R. Grand Orient de Naples puisse leur délivrer des constitutions, comme étant plus particulierement, les dits Orients, à partie d'être par lui éclairis, et à condition qu'après qu'il leur aura accordé des constitutions, les présentes cesseront d'être valables, et seront censées pour lors n'être que de simples lettres d'affiliation. Priant et requirant toutes les R. Loges répandues sur la surface de la terre d'y avoir égard, leur offrant, en pareil cas, le sembla-ble. Delivré en Loge Ecossoise, le même jour et an que dessus, et d'après les pouvoirs à nous donnés par la T.E. et T.P. mère Loge, à l'O. d'Edimbourg. Seimandy (?), etc. Scellé et timbré, etc. Par mandement, etc.

(*D) Secondo Kloss questo significherebbe il 13 febbraio 1785. Riteniamo però che Kloss sbagliasse: questa usanza si diffuse soltanto dopo l'anno 1792. Inoltre Jerocades parla dell'anno 1783 come «l'anno passato».

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PARTE IV ∗∗∗∗

∗∗∗∗ STOLPER ED, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli. Parte IV, I Codici delle Leggi, La Costituzione di Jero-cades - «Rivista Massonica» – N. 10 – Dicembre 1975 – Vol. LXVI – X della nuova serie –pp. 594-619.

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La Costituzione massonica compilata dal Fr. Anderson nel 1723 è davvero un documento stranissi-mo. L'opera comincia con una acrobazia storica ed afferma che le Origini della nostra Arte risalgono al «Fr.» Adamo. Segue poi una specie di credo con alcuni antichi doveri, non sempre del tutta chiari e, in fine, Anderson ci informa che la Massoneria è basata su una serie di Landmarks, i quali, però, non no-mina.

Eppure, questa testimonianza zoppicante vale oggi come sempre e nessun Fratello ha mai potuto amplificarla od aggiornarla. E, basandosi su queste leggi non scritte, o scritte male, più di 6 milioni di Massoni lavorano sulla propria pietra grezza in armonia e pace. La prova, diremmo, che la nostra seco-lare Fratellanza deve avere una magica forza intrinseca.

Talvolta dei gruppi di «Massoni» hanno sostenuto che le loro particolari condizioni locali necessite-rebbero una «Massoneria diversa», dimenticando così che una Massoneria diversa deve per forza chia-marsi pseudo-Massoneria. E, allegando manchevolezze nel nostro credo, quei «Massoni» si sono resi responsabili della compilazione di varie Costituzioni di fabbricazione locale. Talvolta queste erano (o sono) poverissime di contenuto, mentre altre volte i FF. (giureconsulti?), studiando ogni virgola, hanno prodotto dei capolavori di precisione. Ma, fatto curioso, il risultato non è mai stato un successo ed ha quasi sempre condotto alla discordia, alla confusione, alla deviazione ed alla triste necessità dei Tribu-nali massonici.

Nella Massoneria napoletana settecentesca, fra i vari schieramenti rivali, sono state in uso più di una Costituzione, di cui noi ne conosciamo cinque, malta diverse nella loro concezione. Purtroppo la man-canza di spazio ci impedisce di dare a tutte l'attenzione che meritano; ci limiteremo perciò ad alcune brevi considerazioni.

Gli Statuti Preliminari (All. I) (ca. 1750 - ca 1765).

Le logge, create negli anni 1749-1751 dai FF. Larnage, Tschoudi, Zelaya ecc. (1, 3), elevandosi poi nel 1750 a G.L. Nazionale sotto Raimondo di Sangro Principe di Sansevero, usavano questi «Statuti Preliminari», che sono stati copiati dal contemporaneo «Curioso Dilettante» nel suo lungo manoscritto (4), ora in possesso della Società napoletana di Storia Patria. Nel 1958 furono pubblicati dal compianto Fr. Pericle Maruzzi in «Lumen Vitae» (2).

Questo documento, con il suo contenuto massonico per la verità poco consistente, dimostra chiara-mente che la Muratoria era esclusivamente per la Napoli bene, con la sua moralità discutibile e con la sua cultura piuttosto scadente. Il Codice, vagamente moralistico e molto ingenuo (per i nostri occhi no-vecenteschi addirittura divertente) somiglia soltanto di lontano alla Costituzione di Anderson, ed u-gualmente di lontano ad un Codice, assai più chiaro, di tre millenni addietro: i 10 comandamenti.

Rispetto al credo di Anderson, il codice napoletano fece insomma un grande passo indietro. Mentre Anderson aveva introdotto un concetto coraggioso e rivoluzionario per l'epoca, cioè la tolleranza reli-giosa, il Cap. II degli Statuti Preliminari limita la Fratellanza ai soli Cristiani; gli Ebrei sono scartati, insieme coi Turchi ed i Pagani (del resto non così sorprendente se ancora oggi la voce popolare meri-dionale suddivide la fauna terrestre in: «Cristiani e bestie»). È probabile che questa clausola fu inserita per soddisfare i desideri dei molti FF. ecclesiastici (per i quali era già un passo da gigante la concessio-ne che i Protestanti erano da considerarsi Cristiani).

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Il Codice di Du Bois (1763-1770).

In Olanda, nel 1735, la Massoneria fu per breve tempo proibita, e la Fratellanza aveva capito che per essa la Costituzione di Anderson conteneva due principali pericoli, perché:

1) le leggi civili olandesi proibivano i giuramenti sulla Bibbia, per i quali lo Stato aveva l'esclusività; 2) per Anderson, un ribelle contro lo Stato era sì riprovevole, ma non veniva espulso dalla Massone-

ria (un articolo ancora oggi molto discusso nell'ambiente della ricerca massonica). In conseguenza, il futuro G. Segr. Du Bois ebbe l'incarico di tradurre e ritoccare la Costituzione di

Anderson. II risultante «Codice di Du Bois» (1760) acquistò fama, non solo in Olanda, per la chiarezza nella formulazione dei vari articoli, soprattutto del «Regolamento». La parte storica, causa di molta po-lemica, era eliminata del tutto; un Fr. ribelle allo stato veniva così espulso, il giuramento si prestava sul... Codice stesso e, infine, l'opera era bi-lingue (olandese-francese), fatto che la faceva accessibile a tutti.

La documentazione disponibile (5) dimostra che a Napoli la prima Loggia «regolare» Les Zelés, e la successiva G.L. Prov. olandese (1763-1770) lavoravano con il Codice di Du Bois (sul quale presumi-bilmente i FF. napoletani giuravano). Così, almeno in teoria, persone di tutte le religioni erano ammis-sibili nella Fratellanza.

La Costituzione di Anderson.

A Napoli, già prima del 1750, la Costituzione inglese era conosciuta, ma evidentemente non consi-derata soddisfacente. Il 10 agosto 1751 Re Carlo VII (futuro Carlo III di Spagna) informò il Papa Lam-bertini che quelle «Obbligazioni» erano a Napoli «capitate ma non per anco accettate».

Come abbiamo visto nei nostri precedenti articoli, nel 1768 fu costituita la prima Loggia «inglese»: la Perfect Union Lodge (5), alla quale appartenevano molti ufficiali inglesi. Possiamo perciò presumere che essi seguissero la Costituzione di Anderson. In teoria, anche in seguito, intorno al 1780, le varie Logge inglesi (6) devono aver lavorato secondo il Codice di Anderson. Diciamo in teoria perché, visti gli sviluppi sbalorditivi e lo scarso contatto con Londra, è probabile che i FF. facessero le loro proprie leggi strada facendo.

Lo Statuto della G. L. Nazionale (ca 1775-1789).

Nel 1873 Carlo Sperandio pubblicò tale Statuto (7), rinvenuto - egli dice nel 1866 nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Sperandio, purtroppo spesso assai inattendibile nelle sue asserzioni, assegnò l'an-no 1750 al documento (prima G.L. Nazionale, sotto Raimondo di Sangro). Per varie ragioni siamo del parere che questa data è fuori questione, ma la Costituzione, ammesso che sia autentica, potrebbe esse-re quella della successiva G.L. Nazionale sotto il Principe di Caramanica (5, 6). Nel documento sono menzionati 6 gradi (l°, 2°, 3°, Maestro Architetto, Scozzese, Eletto) e ciò dimostrerebbe che la Costitu-zione era in vigore prima dell'appartenenza alla Stretta Osservanza, cioè prima del 1777 (probabilmente 1775-1776).

Il documento (e vorremmo vedere l'originale) è intitolato: «Costituzione dei Liberi Muratori, poste in ordine nuovo dall'ex G∴M∴F∴S∴T∴D∴G∴M∴, per uso della Gran Loggia Nazionale e Logge di sua dipendenza». L'enigma (da noi non risolto) delle iniziali massoniche potrebbe essere un indizio della data (inoltre, i ∴ vennero di moda dopo il 12-8-1774, quando furono visti per la prima volta in una lettera del G.O. di Francia).

La Costituzione dimostra degli aspetti interessanti e meriterebbe una analisi in profondità che sareb-be, però, fuori dallo scopo di questo articolo.

La parte storica (titolo II) comincia con un ragionamento a sorpresa: «Questa Società ebbe la sua o-rigine in Oriente, come si raccoglie (sic) dalle seguenti parole di Ezechiello - Il Dio d'Israello principiò in Oriente ad essere glorificato, e dall'Oriente la sua Gloria cominciò a diramarsi pel resto del mon-do». Tutto molto semplice!

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Vari «titoli» sono ovviamente presi dal Codice di Du Bois ed, in conseguenza i «Rubelli e Facinoro-si» vengono espulsi. Altri articoli, però, risentono degli «Statuti Preliminari» del 1750, e così sono e-sclusi dalla Società: «... chi è sospetto di vizio infame e contro natura, se per lo spazio di tre anni non avrà dato certe ripruove di emenda, il bugiardo, il satirico, l'uomo effemminato ed idolatra della propria persona, l'ipocrita, il giuocatore di professione, il buffone e tutti coloro quorum Deus venter est». E di nuovo i poveri Turchi sono esclusi dai lavori alla pietra grezza!

La parte organica (Regolamento) del documento contiene degli articoli stranamente somiglianti a quelli del Regolamento odierno. Per es., riguardo al ballottaggio: «Trovandosi una palla nera, dal F∴ che l'avrà posta se ne deve assegnare la ragione o in pubblica L∴ o ad aures del M:. Reggente fuori L∴, fra lo spazio di quarantott'ore. Se in detto tempo, o non compirà chi l'ha posta, o non addurrà giu-sto motivo, resterà incluso il Profano; e la palla nera si avrà per effetto di sbaglio, in luogo della bian-ca».

Il Codice delle Leggi Massoniche, ad uso delle Logge Focensi (8) (1785-1789).

Siamo arrivati al vero scopo di questo articolo. Il lettore ricorderà il nostro discorso sull'abate cala-brese Antonio Jerocades (6) Parte III, il quale nel 1784 aveva ottenuto una Bolla per le sue Logge «Fo-censi» di Tropea. Tornato in patria da Marsiglia e convinto che tutti i guai della Massoneria napoletana erano dovuti alle manchevolezze dei Codici vigenti, Jerocades si mise subito a compilare una nuova Costituzione. Pubblichiamo questo interessante e saggio documento in extenso, per salvarlo dall'oblio (All. II).

Anche se i suoi molti scritti non acquisteranno l'alloro eterno, il Fr. abate era ovviamente un uomo con una intelligenza, saggezza e profondità filosofica molto superiori alla media. Nel suo Codice, Jero-cades cerca di amalgamare e conciliare i concetti morali e filosofici degli antichi (Aristotile), del Van-gelo e della Massoneria. Inoltre difende la Monarchia assoluta ma, allo stesso momento, è a favore del-la libertà del pensiero (un'amalgama, questa, per necessità un po' forzata).

Ci asteniamo da ulteriori commenti e lasciamo al lettore il giudizio sul tentativo di questo nostro an-tenato (per la verità non sempre immune da Sofisma, Tautologia, Retorica e Truismo).

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BIBLIOGRAFIA

(1) M. P. Azzuri (Pericle Maruzzi), Inizii e sviluppo della libera Muratoria moderna in Europa, in Lumen Vitae 1957, pp. 384 e s., pp. 432 e s.

(2) Idem, in Lumen Vitae 1958, pp. 345-348. (3) Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia, dalle origini alla rivoluzione francese, Firenze 1974

(pp. 90-114). (4) Anonimo («Curioso Dilettante»), Istituto, o sia Ordine de' Liberi Muratori. Ecc., ms. (5) Ed Stolper, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, Parte I, in Rivista Massonica 1974, pp.

591-606. (6) Idem, Parte II, in Rivista Massonica 1975, pp. 395-432. Idem, Parte III, in Rivista Massonica, 1975, pp. 527. (7) F. T. e B. Clavel, (traduzione ed addendum di Carlo Sperandio), Storia della Massoneria e delle Società

segrete, Napoli 1873. (8) Antonio Jerocades, Il Codice delle Leggi Massoniche, ad uso delle Logge Focensi, Trascrizione (1845) di

Georg Kloss, ms II C 2, pp. 1-19, nella Klossbibliotheek, l'Aia. (9) Georg Kloss, Geschichte der Freimaurerei in Frankreich, Darmstadt 1852, 2 voll.

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ALLEGATO I

Statuti preliminari Costituzione in uso nel Regno di Napoli circa fra il 1750 e il 1785

STATUTI PRELIMINARI

del rispettabilissimo Ordine de' Liberi Muratori da leggersi nella Ricezione di ogni nuovo Fratello, ne' quali pre-scrivonsi le principali condizioni, che si richiedono ne' soggetti che aspirano ad esservi ammessi, secondo che si trovino registrati negli antichi Archivi delle Loggie sparse su la superficie della Terra, e secondo che praticano e osservano tutte le Loggie del medesimo Ordine.

Capitolo I.

Chiunque aspira ad essere ammesso nel Rispettabilissimo Ordine, dèe prima d'ogn'altro promettere, e solen-nemente giurare un sincero, ed inviolabile zelo per la Religione, per il suo proprio e natural Sovrano, e per quel-lo, che regna in quel luogo ove sarà aperta la Loggia, come altresì di voler essere di buoni ed onesti costumi.

Capitolo II.

I dichiarati Ateisti sono onninamente remossi, ed esclusi dall'Ordine, a meno che non abbiano preventivamen-te abjurate le loro bestemmie in piena Assemblea, e così ancora ne sono affatto proscritti e privi gli Ebrei, i Tur-chi, ed i Gentili, dovendo tutti li membri di esso essere assolutamente Christiani, cioè professanti di alcuna delle varie Comunioni Christiane de i Battezzati *.

Capitolo III.

Chiunque sarà medesimamente sospetto di vizio infame, nefando, e contro natura è affatto indegno di essere ammesso nella Rispettabilissima Società, a meno che non abbia date per lo spazio di tre anni prove assai chiare della sua innocenza, o almeno emenda, e del suo rispetto per il bel sesso.

Capitolo IV.

Tutti coloro che lograno, ed allogano la felicità loro nel bere, nel mangiare, o in qualunque altra sorta di Cra-pula, e la perfezione del loro Spirito nel giuocare, fare il buffone, ad imparare la storia delle Favolette, parlare nel linguaggio delle stradelle, e nel leggere Opere vane, sono incapaci di entrare nell'Ordine.

Capitolo V.

Quelli che sono soliti esser bizzarri, idolatri o di soverchio amanti del proprio personale, o della figura loro, del tuppè, e degli abbellimenti, è obbligato dal dì della sua ricezione nell'Ordine a vestire semplice, e positivo, senza galloni, senza ricami, senza frangie, e fuori di ornamenti femminili per tutto lo spazio del suo Noviziato.

Capitolo VI.

Gl'ippocriti tristi, ed in probità, e nel valore, e nella falza divozione, e nella severa morale, sono proscritti dalla Società.

Capitolo VII.

Chi averà contratto Nemistà con alcun Membro della Società non potrà essere ammesso se prima non averà promesso di pacificarsi intieramente con colui ch'è suo Nemico, tosto che lo vedrà nell'Adunanza e Società, e lo tratterà per l'avvenire leale Amico e Fratello.

Capitolo VIII.

Coloro che bramano essere ammessi nell'Ordine dovranno indispensabilmente esser disposti e risoluti dal pri-mo momento della ricezione loro di non mostrare il menomo risentimento, o prendere alcuna vendetta contro al-cuno de' Fratelli sia per qualunque motivo, disputa, ed occasione che possa mai insorgere, siasi dentro o fuori di

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Loggia ma deesi riconoscere in obbligo di proporre le giuste sue lagnanze al gran Consesso de' Maestri, ed at-tender da quelli il Compenso, o la Composizione delle pendenze, dipendendo assolutamente dalla prudenza e dall'Arbitrio di questi cui resta appoggiata la Cura di comporre ed accomodare ogni pendenza, che insorger po-tesse per avventura tra gli Associati. Essendo questo un Articolo indispensabile, altrimenti sarebbe un procedere diametralmente contro la mente universale degli ottimi e fondamentali Statuti dell'Ordine; la cui vera e seria, ed importante mira consiste sopra il tutto nel mantenere sempre un intemerata, inalterabile, e perfetta Amicizia e fratellanza fra tutti i Membri del rispettabilissimo Corpo.

Capitolo IX

Dee molto meno esser lecito a qualunque de' Confratelli, trovandosi in conversazione o in qualsisia Ridotto il motteggiare, o con saletti male approposito discorrere sopra i defetti e debolezze di alcuno de' Fratelli; ma si dee riconoscere in obligo preciso di parlarne sempre bene, e vantaggiosamente per modo che dovrà con prudenza, anzi scusare e coprire nel miglior modo che li sarà possibile e potrà in buona maniera riuscirli, tutti quei difetti, piccole leggerezze e mancamenti che in quel tal Fratello ritroveransi.

Capitolo X.

Conciosiachè la principal massima fondamentale a base di tutte le altre che ci propone la rispettabilissima So-cietà si è quella di sempre convivere tra Fratelli in una inalterabile e scambievole e sincera Amistà e Fratellanza; perciò rigorosamente ella comanda che ogni qual volta taluno prima di essere ammesso avesse cicisbeato o fusse attualmente Cicisbeo della Moglie di qualunque Fratello, in tal caso debba egli solennemente giurare di astenersi in avvenire da simile cicisbeatura, affinché non possa darsi la menoma occasione di rancori, disturbi, o risse tra Fratelli. E questo non dèe intendersi soltanto per la Moglie del Fratello di quella Loggia, ma generalmente di tut-te le Loggie de' Fratelli Liberi Muratori conosciuti per tali, e di qualunque Loggia essi sieno tra le tante che spar-se si trovano sù la superficie della Terra.

Capitolo XI.

Colui che aspirerà di essere ammesso tra Fratelli dell'Ordine è tenuto e conviene che sia sincero ed in tutto lea-le e veridico, e perciò dèe solennemente promettere nella sua ricezione di non essere mentitore e mendace in qualunque maniera e con chichessia, ma specialmente co' Fratelli, essendo che la bugia è un vizio intrinsecamen-te distruttivo dell'Umana Società.

Capitolo XII.

Qualunque persona che abusandosi del proprio ingegno si è dilettato a scrivere satire o altri somiglianti com-ponimenti in verso o in prosa in pregiudizio della fama altrui, non può essere ammesso nell'Ordine se prima non promette nella pubblica Assemblea de' Fratelli e non si obliga di riparare al danno cagionato con altro componi-mento, quale diametralmente si opponga in distruggere le scritte maldicenze.

Capitolo XIII.

Tutti coloro che sono stati ricevuti nell'Ordine sono tenuti promettere che per l'avvenire anteporranno il piace-re di sapere al desiderio di risplendere, e che procureranno di avere il bello nella mente ed il buono nel cuore, e che non mai mostreranno l'uno se non per amore dell'altro.

* I primi 5 Capitoli degli Statuti sono quasi identici a quelli apparsi nel 1741 sull'Almanach des Cocus di Pa-rigi. Il Cap. II, però, nell'originale francese statuisce che il Massone deve credere nei dogmi religiosi dei Crocia-ti. Kloss (9, p. 46) suggerisce che gli articoli originali sono forse stati compilati dallo Scozzese (giacobino esule) Ramsay, il quale avrebbe casi cominciato di introdurre vari aspetti dei futuri gradi cavallereschi.

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ALLEGATO II

IL CODICE DELLE LEGGI MASSONICHE ad Uso delle Logge Focensi (composto da)

Antonio Jerocades (Neapoli) Pamphilia 1785.

Trascrizione di G. Kloss, ms II C 2, Klossbibliotheek, l'Aia.

C. S. C. S.

Questo libro non vi si offre per amor di ricompensa, e di applauso. La grandezza del cuore trova il premio nella stessa virtù, e la vereconda modestia non è bisognosa di lodi. Dopo molti ragionamenti dintorno a varj sog-getti, si venne alla vita de' saggi Eroi. Questi a traverso alle tenebre, sparse sul timido volgo dal sacro errore, e dalla dominante ignoranza, hanno appena trovato la felicità, di cui sono capaci i mortali, nel lume delle scienze, e nel fuoco delle arti. Lasciando il fasto e la cura alla irrequieta ambizione, e alla indigente avarizia, negli antri e fra le ombre han goduta della libertà della vita. Il loro merito, senza farsi conoscere, si è conosciuto, e la fama ancora ne parla. Un giorno chiedeste, qual si era l'argomento, e l'apparato degli antichi Misteri? il vostro chiaro e sublime talento, interprete de' più celati pensieri, pervenne con l'opportuna doma [?] la risposta opportuna. Chi è versato nello studio della rimota antichità, e nella intelligenza degli inni, pote molte cose svelarvi, che agli stessi Eruditi si mostrano tra la confusione e l'orrore. Allora i nomi d'Iside, di Sibele, di Mitra, di Bacco, d'Alcide, di Orfeo non più vi parvero l'obbjetto della favola e del trastullo; e invidiaste alla sorte delle Bacche e de' Mirti. Pur non era il momento di aprirvi le porte, che sono dalle Grazie e dalle Furie guardate. E' si attendeva, che la rag-gione e il coraggio venissero a condurvi nel Tempio. L'ora è vicina; prendete il libro, e leggete. In questo spec-chio conoscete voi stessa. Che più si tarda? Ardite, e sperate. La verità vi guida; la virtù vi accompagna; e vi sie-gue la gloria, Avanti l'entrata, volgetevi; e fatta duce e maestra, chiamate le belle anime, eguali alla vostra; e al-lontanate, fra lo sdegno e la minaccia, i profani. Apollo non aspetta, a [?] gli Oracoli, che la Sacerdo tessa di Del-fo. Ma ché? Voi vi mutate: io vi veggo maggior di voi stessa: la fiamma, che vi circonda, vi arde i lumi, e vi erge la chioma. Voi tentate di scuoter dal petto il Dio, che v'ingombra? Si, parlate, o Dea: vi conosco piena del Nume. Ecco voi ricompensata de' vostri favori: ecco l'opra mia applaudita a bastanza.

Il Codice delle Leggi Massoniche

Libro I. Proemio

Niuna Società s'è mai potuta ideare, né fondar senza leggi. La legge è la volontà o di Dio e dell'Uomo. Quindi è, che la società naturale ha le sue leggi e la Società civile ha non meno le sue, le quali spesso sono riti e costu-mi. La Società de' Mas. ha formate ancor le sue leggi, e le ha raccolte in un Codice, confidato per l'esatta osser-vanza alla fedeltà de' Ministri.

Sì come l'oggetto di una Società ben ordinata s'è di constituire una Città, un Governo, e un Impero; così le leg-gi debbono sempre risguardar quest'oggetto. I Massoni, mossi dalla necessità, o dalla virtù, han meditato di for-marsi una Loggia, un Governo, e un Impero; e perciò hanno a questo fine accomodate le loro leggi, e i loro co-stumi. Di più, queste leggi, e questi costumi, sono o universali e comuni a tutto l'Ordine, o particolari e propri di ciascuna Loggia. Secondo questa divisione noi andremo descrivendo la legislazione dell'Ordine dei Massoni. Preghiamo i nostri Fratelli, ovunque sieno, e comunque, di ascoltarne le voci e le frasi, e d'intenderne, per quanto ne sono capaci, lo spirito e la ragione, col fermo proponimento di non solo mandarle alla memoria, ma di osser-varle ancora, di amarle, e di riporle nella mente e nel cuore; Ciò che non v'è più dubbio, che la felicità umana di-pende dalla giustizia, e la giustizia non è, che la conoscenza del dritto, e l'esecuzione delle leggi.

Ogni Società o è dall'uomo, o è dalla legge regolata. Si come l'uomo spesso cangia, e si deprava; così il miglio-re governo è della legge, che non mai cangia né mai si corrompe; Perciò la legge è figurata e adorata qual Dea, tenente in una mano la bilancia, in un altra la spada, e si fa chiamare Nemesi, Temi, ed Astrea. Noi pure l'ado-riam con tai nomi; se non che per non confonderci co' pagani, la chiamiamo col nome di ]ehova, il quale archi-tettò, e fabbricò l'Universo. Col capo dunque scoperto, e in attenzione e silenzio, ascoltate, o Fratelli la Legge Massonica, la qual è la Legge di Dio.

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PARTE PRIMA Delle Leggi Politiche

Si avvisò il grande Aristotele, che quattro sono le parti di una somma e sovrana potestà, ciò è, la legge, il ma-gistrato, il giudizio, e la guerra. Noi, tenendo dietro alla dottrina di questo greco e saggio Politico, seguiremo la stessa divisione, e prima parlerem della Legge.

Cap. I. Della Legge.

La Legge è la duce e maestra, la quale insegna e prescrive all'uomo ciò ch'e' debbe sapere, e ciò ch'e' debbe operare; o per dirlo con altre parole, ma con la stessa sostanza, la Legge è la direttrice de' doveri dell'uomo. Il primo dover dell'uomo è verso Dio, principio e fin delle cose; e questo dovere suol dirsi volgarmente Religione, o Pietà.

Oltre che la Religione è la base e il fondamento di ogni Società, non si può più dubitare che vi sia un Nume, facitore, e provveditore dell'Universo, chiamato Dio, o ente degli enti, cagione delle cagioni. Quindi il Massone, incomminciando i suoi doveri sempre dal Cielo, dee protestare, che v'è un Dio, e che questi è il vindice de' delit-ti, e delle virtù. Ma perché la Religione suole spesso dechinare dal suo puro principio, e il vero Dio o s'ignora, o si sprezza, il buon Massone non dee cader nella superstizione, e o negare la Divinità, o credere agli errori del volgo. Non dee dunque il Massone esser o ateo, o superstizioso; ma dee esser cultore ossequioso di un Numo sommo e sovrano e riputarlo come il principio, il mezzo, ed il fine della sua vita.

L'uomo dee sapere, e far cose degne di Dio. Dunque i suoi costumi debbono esser regolati secondo la legge naturale, e positiva, che lo stesso Dio, di sua bocca, o per quella de' suoi fedeli ministri, ha data agli associati mortali.

Oltre la legge di Dio, v'è la legge del Uomo. Dopo che dalla communione si passò alla division delle cose, gli uomini furono distinti in nazioni e popoli, e la terra fu in tante regioni, e città, separata e divisa. Quindi è nato il Diritto della gente, e il Diritto civile, poiché ogni popolo si formò la sua società, la società il suo principato, il principato la sua legge, e la legge i suoi costumi, e i suoi riti. L'anarchia e la poliarchia sono o mostri, o corru-zion di Governi. Il Massone debbe astenersi da questi errori, e dee rispettare ed eseguire le leggi della sua patria, e le costumanze di quella.

Non è nostro consiglio l'interpretare qual sia de' Governi il migliore. Ma se vogliam misurare la bontà de' Go-verni dalla somiglianza, che hanno con quello di Dio, possiamo asserire, che il miglior Governo è quello di uno solo. Perciò dobbiam gloriarci di esser nati, e cresciuti, sotto il provvido reggimento di un Re, il qual fa la volon-tà delle leggi, e intende alla felicità del suo popolo. Con ciò non intendiamo di defraudar l'onore che si dee alle bene costituite ed ordinate Repubbliche, e spezialmente alla Repubblica Cristiana, detta altramenti la Chiesa, o il Regno de' Cieli. Insomma chi è giusto è felice, ed è giusto chi conosce e osserva le leggi.

Basta il dover dell'uomo verso di se. Non dee questo dovere a' Massoni inculcarsi, già che egli è obbligato di aspirare alla perfezione, la qual è riposta nella sapienza, e nella virtù. Sarebbe strana e infame cosa il vedere un Massone, che trascura di farsi saggio e perfetto; imperciocché non solo l'uomo, ma ogni animale è tratto dall'a-mor di se stesso, e questo amore spinge ogni ente alla sua felice e tranquilla esistenza.

Ogni Massone non dee tener cosa più cara, ne più sacra, ne più laudevole della Legge, allora specialmente, che l'ha ricevuta in forma di patto, e promesso, e giurato. Si ricordi pure et tenga per fermo, che chi non ha legge, non ha patria; chi non ha patria non ha Dio, ne Re; e che chi non ha né Dio, né Re, non ha né pace, né libertà, né speranza. Si avverta ancora che questa non è che la somma di tutte le leggi; ma che il dettaglio di quelle sarà de-scritto in tutti i Capitoli, dove son trattati gli altri argomenti. Ma la massima delle Leggi, che fa la sostanza, e la felicità del nostro governo, si è il silenzio e la fede.

Cap. II. Della Loggia.

La società de' Massoni, com'è detto poc'anzi, ha per oggetto delle sue leggi di piantare una Loggia, il formare un Governo, e il conferir un Impero. Di tutte e tre queste cose noi brevemente parleremo, e primo della Loggia. La Loggia non è che un'assemblea di uomini detti Massoni, perché chiamati ed eletti di rifabbricare il Tempio della virtù, ove ricoverata l'umanità ritrovi la giustizia e la pace.

Ella si divide in universale, nazionale, e provinziale. La universale è quella di Londra, ed è la madre di tutti. Ivi risiede il Capo dell'Ordine, si conserva la dottrina e la storia, e si custodisce il deposito della legge. A questa ma-dre tutte le altre sono sottoposte, e debbono protestare riconoscenza ed omaggio. La nazionale è quella, che si

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pianta nella città capitale d'una natione, e regge e governa tutte le altre a se sottoposte. La stessa è la condizione della Loggia provinciale, con questa differenza; che il Capo della nazionale è della stessa nazione creato; ma il Capo della provinciale suole crearsi ed eleggersi dal G.M. di tutto l'Ordine.

In ognuna di queste Loggi madri si stabilisce il gran Consiglio dell'Ordine, che altrimente si dice Gran Loggia. In questo gran Consiglio risiede la somma e sovrana potestà delle leggi, e si amministra sovranamente la ragion politica, che debbe regolar le vicende dello Stato Massonico.

È da notarsi l'architettura material della Loggia. Ella è in forma di quadrato bislungo ed è rivolta alle quattro parti del Mondo, ciò è all'oriente, all'occidente, al settentrione, e al mezzogiorno, per indicarsi la sua vastità. Ma poiché non è in alcuni paesi permesso della civil potestà di fondarne il lavoro; elle ne mostra il disegno, atten-dendo il tempo e il loco opportuno da fabbricarsi nella sua perfetta e compita figura, Intanto ogni loco è opportu-no a questo disegno. Ma il tempo esser debbe la notte, la quale con le sue tenebre cuopre e difende la maestà del Mistero.

Ciò che in Loggia si dice, e si fa, si chiama Mistero. Non è altra cosa un Mistero, se non che una Festa. Or la Festa non è, che una rappresentazione rituale di un fatto memorando, e interessante. I più notabili avvenimenti sono accaduti o nel dì della vita, o nel dì delle nozze, o nel dì della morte. Perciò son molti e vari i Misteri, e le Feste; ma la nostra Festa, e il nostro Mistero rappresenta solennemente la morte di un saggio Eroe, e non è in so-stanza, che un sacro, e perpetuo funerale. Perciò il Mistero Massonico si dee celebrare nel pianto e nel lutto, da cui si attende e si spera il canto e la gioia. Ogni e qualunque Loggia è in varie parti divisa, secondo i vari gradi dell'Ordine; ma la costruzione di quelle dipende dall'architettura, la quale può rilevarsi dal catechismo, e dal rito. Si avverta que la Loggia debbe avere il suo nome, e il suo colore, come ha le sue leggi, le sue armi, il suo suggel-lo, e il suo apparato festivo.

Quanto alla grandezza della Loggia e al numero dei Massoni si avverta ancora, che la virtù è la misura di que-sto numero, e che le mura di una città esser deggiono i petti de' cittadini. Dopo che si sarà sparso il lume della verità, e il foco della virtù; dopo che la sperienza dimostrera la giustizia delle Legge Massoniche; i Massoni non si conteranno a decine, ma per nazioni e per popoli; e il vessillo ignoto e sprezzato sarà riverito e temuto ancor da' profani.

Cap. III. Del Governo

Si è molto disputato sopra l'indole de' Governi. Si conviene oggi mai, che se la somma potestà è in mano di un Re, il Governo si chiama regno, o monarchia; s'è in man del Senato, si chiama repubblica degli ottimati, o aristo-crazia; e s'è in man del Popolo, si chiama repubblica popolare, o democrazia. La corruzion del Governo si chia-ma tirannide, e può avere i suoi tiranni ogni Governo.

II Governo de' Massoni è una composizione di tutti e tre questi Governi, la qual maniera di governare si è ripu-tata da' saggi di esser d'ogn'altra è più giusta, e più bella. La potesta è in mano di tutti, e questi si fanno le leggi, si eleggono i magistrati, decidono le contese, e hanno il dritto di guerra e di pace. I Grandi dell'Ordine prevalgo-no col consiglio, e colla virtù; e il Capo si mostra degno del dominio per l'osservanza degli statuti, e per l'esem-pio d'ogni valore. Questi convoca i Fratelli; apre, e chiude la Loggia; ordina il coro e la mensa; e con modestia, eguale alla giustizia, si rende altrui degno Padre e Signore.

Quanto al governo generale, è stabilito, che tutte le Loggie sieno fra esso lore sorelle, e che tutte sieno come figlie ubbidienti e dilette, confederate e congiunte alla madre. In somma si rifletta, che ove vive e regna la virtù, regna e vive la libertà della mente, e la pace del cuore.

Cap. IV. Dell'Imperio.

Dopo che si è piantata la Loggia, e fondato il Governo, si dee pensare a conferirne l'Impero. Questo Impero, che di sua natura è in poter di tutti, si conferisce per l'amministrazione a' più degni. Non si vuoI decidere, se l'uomo nasce padrone, o servo di sua natura; ma non resta più a lungo a dubitare, che son varj i talenti, e varie le forze dell'uomo. Chi può per intendimento, chi per coraggio; altri è prudente, altri ingegnoso. Vi è l'intollerante e il feroce, e vi è il paziente e il mansueto. Perciò tutti gli ufficj debbono distribuirsi secondo le forze, e secondo i talenti. Quando ciascuno ufficiale osserva l'imposto dovere, ne risulta la giustizia, come dalle varie voci ne risul-ta l'armonia dolce e suave. Si tenga a memoria questa sentenza: que' sa regnare, che sa occupar l'uomo; e l'uomo è allora giustamente occupato, quando al talento risponde il mestiere, e al mestiere l'onore.

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Questo Impero si confida a' Massoni per elezione, e non per sorte, o per caso. La elezione si fà pe' suffragi, o voti communi, e questi sono il vero carattere della Massonica libertà. Sia lontana l'ambizione, e l'avarizia; e tutto ubidisca alla virtù. Gl'impieghi sono annuali, benché talvolta si suole prolungar il commando. Terminato l'anno dell'uffizio, il magistrato ritorna nello stato primi ero, e così si accostuma ad ogni fortuna.

Queste leggi dell'Impero si sogliono spesso cangiare, onde poi [nascere?] la mutazione dello stato. Con sommo condoglio si è veduto nelle Loggie introdursi, o per forza, o per frode, il mostro del dispotismo e della tirannide, e allora, perturbate tutte le cose, nell'asilo della libertà giacer sotto la mano della violenza sfrontata la dolente e misera servitù. In questi casi lacrimevoli l'assemblea degli oppressi Fratelli può richiamar i suoi dritti, e ripigliar-si quella potestà, che avea deposta in mano d'infedeli e depravati ministri.

PARTE II Della Magistratura

Allora, diceva Solone, è felice una Repubblica, quando il popolo ubbedisce a' ministri, e i ministri alle leggi. Questa sentenza sembra dettata per noi. La nostra Società è dalla legge, e non dall'uomo, governata. Ma siccome le leggi sono le armi, che si muovono senza le mani; così è necessario, che vi sieno de' Ministri, i quali delle leg-gi e degli statuti sono i custodi, e forman l'esempio, regolator de' costumi.

Diverse sono della Loggia gli ufficj, e diversi sono i ministri. Dal più al meno posson dividersi in sette mag-giori, ed altrettanti minori. I maggiori sono, il Maestro Reggente, il primo Sopravigilante, e il secondo, l'Oratore, il Segretario, il Tesoriere e l'Economo. I minori sono, il Tegoliere, l'Architetto, l'Introduttore, l'Esaminatore, il Terribile, il Ceremoniere, e il Serviente. Di tutti partitamente parleremo, e con la brevità, che conviene al nostro soggetto.

Cap. I De' Magistrati maggiori.

II primo Magistrato tra noi si chiama Maestro Reggente. Secondo le diverse Loggie diversi titoli, come di Ve-nerabile nella Loggia di App. e Comp., di Rispettabilissimo in quella di Maestro, e così nelle altre. Egli debbe eleggersi a voti di tutta la Loggia, e creato e eletto prende il possesso col martello, che è il segno di sua potestà. Siede nel trono posto all'Oriente del Tempio sotto un cielo di drappo, e regge e governa la Loggia con la voce, e col martello alla mano.

Sì come avvanza tutti nella dignità, dee tutti avvanzare nella virtù. Egli rappresenta la legge, e perciò debbe es-sere la viva immagine della giustizia e della pietà. II suo portamento sia maestoso e modesto; il volto misto de severa ilarata e di dolce contegno; come il Sale spande la luce e il foco, egli dee illuminare le menti, e accendere gli animi de' Fratelli. Lungi da lui l'ingiuria e il disprezzo, la forza e la frode. Si guardi dall'ambizione oltraggio-sa, e dal fasto superbo, e non cada in quell'errore, che e' giurò di punire.

La sua autorità è di convocare i Fratelli, e di tenere Loggia d'instruzione, o di travaglio. In questo caso egli a-pre la Loggia, e sicome il Sale chiama ogni animale alla fatica, così egli chiama ogni Fratello al travaglio. Il suo ministero non è che di un anno, dopo il quale egli nomina il suo successore. Se mai o per sua scusa, o per altrui accusa, o per morte, o per renuncia, accade di deporre l'impiego, la elezione ricade in man de' Fratelli.

Sopravigilanti

I Sopravigilanti son i custodi della Loggia e vegliano alla guardia del Tempio. Essi sono ancora eletti a voti communi, ed hanno in mano ancora il martello, come coloro, che sono partecipi del sovrano potere. Il Maestro Reggente nulla fa, né dice, senza costoro, i quali insieme con lui dan forma alla Loggia. La loro scienza, e la loro virtù dee farli degni di questo impiego, e non l'impegno e la briga. Essi riempiono il loco del Maestro Reggente, quando manca, o domanda di essere per poco da quel peso rilevato. Si recordino della lor vigilanza, e che hanno in mano le porte sacre del Tempio.

Oratore

Alla sinistra del Maestro che regge siede il fratello Oratore. Egli è la lingua, per dir così, della legge, e l'oraco-lo della L. Il suo verace impiego è il catechismo e l'omilia. Col primo spiega et commenta la legge; con l'altra ne inculca l'osservanza e il rispetto. Egli è ancora l'interprete, et l'avvocato tra il Maestro e i Fratelli, et tra i Fratelli

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e il Maestro. Ne' giudizi prende sempre le parti della giustizia, e accusa il reo, e insiste à procurarli la pena. La sua orazione è o sciolta, o legata. Perciò può far le parti ancor di Poeta, e rinnovando le antiche usanze, può far le veci del Legato, e del Duce. Ma si guardi, se parla, o scrive, della gonfiezza dello stile, e della immodestia delle sentenze. Si ricordi, che per la sua lingua parla la legge, si come per la legge si ascolta la voce di Dio.

Segretario

Il Segretario è colui, che conserva tutte le scritture dell'Ordine, e scrive, e registra tutte le carte. Presso di lui è l'archivio, in cui le dette scritture sono serbate. Per ordine del Maestro egli scrive e spedisce i biglietti di avviso, onde si congreghi la Loggia; e presso di lui è la tavola, o la lista di tutti i Fratelli. Di ogni Loggia scrive gli atti, e i decreti, i quali legge nella Loggia seguente. La sua fede esser dee somma, e il suo segreto inviolabile. Non abu-si della confidenza del deposito delle leggi. Sarebbe ancora spediente, che tanto egli, quanto l'Oratore, parlassero le lingue communi, che sono la Latina, e la Francese. Quantunque la santità de' nostri statuti sia nemica delle maniere affettate di parlare e di scrivere; non di meno non si offende la semplicità dello stile, quando si usano le maniere terse, pure, caste, e pulite. Se si potesse posseder la grand'arte, ed antica, delle cifre e de' simboli, si fa-rebbe tra noi il gran pregio dell'opera, rimanendo così salvi e coperti il silenzio e la fede, e le nostre voci sareb-bero simiglianti alle idee.

Tesoriere

Il Tesoriere è colui, che raccoglie e conserva il tesoro. Questo si compone dalle mensuali contribuzioni di tutti i Fratelli, de' dritti delle recezioni e de' passaggi, e dell'elemosine giornaliere. La cassa de' poveri pur è serbata da lui, e ogn'altero tributo, che percepisca la Loggia. Si astenga dalla violenza, e dalla importunità nel riscuotere ciò che si dee; ma non lasci per trascuratezza, o riguardo, di procurare l'interesse di tutta la Loggia, la quale per man-tenersi con decoro, ha bisogno di temporali sussidio, specialmente nel tempo, che nulla possede stabilmente o di denaro, o di roba.

Economo

Si chiama tra noi Economo colui, che del denaro somministrato dal Tesoriere fa le spese necessarie ed utili della Loggia. Tutti gli arredi e della mensa, e del coro, debbono esser provveduti da lui. Badi ad unire la mode-stia al decoro, e il decoro alla parsimonia. Nel coro si fugga la magnificenza fastuosa; e nella mensa si serbi la decenza, e la sobrietà. Spesso accade, che tra le cetre e le tazze sorga la furibonda letizia, e la baccante licenza. Si travagli senza stanchezza; e si restauri la forza del corpo, e la ilarità della mente, senze offesa ed insulto. Si ricordi un antico dittato che la parsimonia è la maggior rendita della famiglia, e che il lusso e l'avarizia sono sempre compagne.

Cap. II De' Magistrati minori.

I Magistrati maggiori sono eletti dalla Loggia per voti communi; ma i minori Magistrati sono eletti dal Mae-stro Reggente. Questi sono sette, già che sette sono, dal più al meno, gli uffici minori. Il primo è il Tegoliere. Questi è l'osservator della Loggia. Al commando del Reggente va con la spada alla mano a vedere, se sono ben chiuse, e guardate le finestre, e le porte del Tempio. Quindi dispone per tutto le guardie, o sentinelle, e ritornan-do in Loggia, ne dà l'avviso al Maestro. Egli debbe esser armato più di fede, che di ferro, poiché al suo rapporto si affida il venerando mistero.

Il secondo è l'Architetto. All'annunzio del Maestro intorno all'apertura della Loggia, e del cominciamento de' travagli, e' prepara la Loggia, accende e dispone i lumi, spiana, o disegna il modello, in cui è descritta e ideata la Loggia; ne dà l'avviso, e ritorna al suo posto. Questo uffigio ha bisogno più di perizia, che di coraggio. Se alcuno sa l'arte del disegno, è atto a tal ministero. Nel fine della Loggia dee togliere tutte le figure, e i lumi ordinari, e dichiara, che può esser chiusa la Loggia.

Il terzo si chiama l'Introduttore. Questi introduce il profano nella camera dell'abisso. Ma prima il mena dal lo-co, ove quegli attende, alla prima porta del Tempio. Quivi gli benda gli occhi, e per le scale oblique, e per le stanze intricate il conduce alla camera del consiglio senza far motto di nulla. In questo loco, prima dall'Architetto ben preparato, il lascia seduto, e partendo gli dice, che al serrarsi la porta, si sbendi, e guardi, e rifletta. Dopo l'e-

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same fatto di lui, l'introduttore ritorna; e il conduce verso la porta interiore del Tempio. Rifiutato dal Terribile, e ottenuta la licenza di entrarvi, il rimena nell'oscuro stanzino. Ivi lo spoglia, e il riveste della maniera decente, e rimenatolo alla porta, che si apre del Tempio, il consegna in mano de' vigilanti custodi, dicendo: Fratelli, io l'ab-bandono alla vostra fede. Non più rispondo né della sorte, né della vita di lui. Dopo la recezione di questo profa-no il rimena colà, dove sono le sue vesti, e gli rende ciò, che tolto gli avea. Quindi rientra in Loggia, e siede, e tace, e travaglia.

Il quarto è l'Esaminatore. Questi va nella camera, dove il profano siede fra le ombre e il silenzio. Domanda chi è, e che fà, ed esplora, se sia venuto a disturbare i sacri Misteri. Fatto certo della volontà di lui, gli presenta il codice delle leggi, e ne fa giurar l'osservanza. Sovra ogn'altra cosa l'avverte, che nell'ordine de' Massoni non si trattano i gravi e g[e]losi interessi né della Religione, né del Principato, né della Scuola. Che la Loggia non è un luogo di lite, né di contesa, e che senza virtù chi si riceve Massone si ritrova pentito; imperciocché mal convive una timida lepre infra gli arditi e generosi leoni.

Il quinto si chiama Terribile. Questi suol situarsi al di fuori della porta del Tempio. Quivi seduto si fa veder occupato nella lettura di un libro, e immerso nella meditazione di profondi consigli. Alla prima e seconda do-manda del profano aspirante si conturba, si sdegna, e discaccia chi gli porge le più calde preghiere. Ma nell'al-zarsi di sedia, vede l'aspirante, si placa, l'accoglie benignamente, e l'assicura, che gl'impetrerà dal Maestro del Tempio il perdono e l'entrata.

Il sesto è il Cerimoniere. Siccome il Mistero Massonico consiste nella dottrina, e nella storia, il tutto è descritto e spiegato per emblemi, e per riti. L'emblema spetta all'Architetto; ma il rito è del Cerimoniere, il quale suole in bella maniera ricordarlo a' Fratelli, se alcuno o il trascura, o l'oblia. Egli dunque debbe studiar attentamente la liturgia de' Massoni, e dee farla eseguire senza aggiungimento, e senza nulla cangiare, o detrarre. Chi conosce l'origine e la ragione de' riti, o non gl'ignora, o non gli disprezza.

Il settimo è il Serviente. Questi è un Fratello, che ha il solo grado di Apprendente. La sua cura è bassa, ma è molto gelosa. È porta a tutti i Fratelli i biglietti dell'avviso nella convocazion della Loggia. E’ vegghia in guardia delle prime porte del Tempio, e domanda a' Fratelli la parola di entrata. Nelle Loggie di travaglio consegna gli arredi, e ajuta gli altri a disporli. Nella Loggia di tavola dispone la mensa, e le sedie e tutta e quanta la cucina è in potere di lui. Nella fine della Loggia entra, e chiude il travaglio insieme con gli altri; e quando è tavola, entra, e beve, e assiste a' saluti. La sua fede esser dee molto provata; imperciocché a lui è confidata la vita, e la fama di molti. Se mai se gl'impone altro sublime servigio, misuri le sue forze, e il suo coraggio, e francamente ubbidisca, o si scusi.

Cap. III. De' Magistrati Supremi.

Nelle Città capitali, come è detto di sopra, suole stabilirse la gran Loggia, e questa è o universale, o della na-zione, o della provincia. In questi i Magistrati sono i medesimi, che nelle Logge private; ma per la sovranità del impiego (poiché trattano gli affari del consiglio e del governo) sogliono portare il nome di Grandi. Quindi dicon-si il gran Maestro, il grande Oratore, il gran Segretario, il gran Tesoriere, il grande Economo, il primo gran So-pravigilante, e il secondo gran Sopravigilante. A questi si aggiungono due gran Ministri del gran Maestro, il gran Deputato, o Cancelliere, ch'è il ministro delle leggi; e il gran Porta spada, ch'è il ministro delle armi. Degli ufficj minori qui non v'è punto bisogno; ma la gran Loggia si apre, e si chiude nella usata maniera. Siccome in questa grande Assemblea si sogliono discutere gli affari di Stato, tutte le Loggie della città mandano i loro Deputati. Questi sono il Venerabile, e i due Sopravigilanti, i quali rapportano a' loro rispettivi Fratelli tutto ciò, che si è nella gran Loggia discusso e concluso.

Quando si tiene assemblea di Scozzesi, e di Eletti, la Loggia si chiama Capitolo. Questo Capitolo si suol tenere per trattare esclusivamente, e indipendentemente gli affari de' Maestri Scozzesi, ed Eletti. I Magistrati sono gli stessi, ma gli affari sono diversi. Qui non han luogo affatto a' Magistrati minori, i quali non sono iniziati in questi gradi sublimi. Il regolamento del Capitolo dipende dalla loro Liturgia, e questa è al loro grado innestata. Lo stes-so dee dirsi delle altre Assemblee, che per altri Gradi si tengono, secondo che si è convenuto in vigore di muni-cipali Statuti.

Cap. IV.

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De' Visitatori.

Suole altre volte dalla gran Loggia spedirsi un Fratello, il quale vada a visitar le Loggie o del mondo, o della nazione, o della provincia, e vedere lo stato di loro, e come sono in osservanza le leggi e i costumi. Le cose uma-ne sono sottoposte alle mutazioni e alle vicende. L'Uomo, per qualunque instituto, non cessa mai di essere uomo, e vale a dire, un complesso di virtù, e di errori. Perciò è spediente, che un Massone, dotato di scienza e valore, vada à restituire le Loggie al primo instituto, e a rimettere in piedi l'Ordine de' Massoni, se mai sia dal suo primo splendor dechinato.

A questo Magistrato deve ogni Loggia protestare rispetto ed omaggio, come se fosse la persona stessa del gran Maestro dell'Ordine. Ma il Visitatore non faccia abuso, come suole spesso accadere, della sua potestà, e si con-tenti di non dominare, e di non cangiare gli Statuti.

Oltre a ciò v'è un altra sorte di Visitatori, i quali vanno viaggiando o per bisogno, o per piacere, o per caso. Il più bel vincolo dell'umana amicizia s'è l'ospitalità. Gli antichi non han saputo ritrovare, né praticare legge più bella, né più necessaria. Dopo la fatale divisione delle cose, delle persone, delle genti, delle famiglie, l'umanità rimase in tante parti divisa, e tra il rigore de' confini ristretta. La legge tremenda che allora fu stabilita, fu questa: chi non è cittadino, sia riputato nemico; e al nemico si debbe dare la morte, o il servaggio. I Saggi dunque ne' primi tempi felici, mossi dalla giustizia insieme e della pietà, fondarono il dritto e la legge dell'ospizio, onde l'an-tichità si vanta a ragione.

Questa legge ospitale, siccome eran diverse le patrie costumanze, fu fondata sopra la Religione commune, la qual era il culto di un Ente sommo e sovrano, autore e reggitore dell'Universo, chiamato volgarmente Jehova, o Giove. Questa era religiosamènte osservata, e chi l'infrangeva, era reo di spergiuro e di perfidia, e ne dovea pagar la pena all'ira e alla vendetta del Nume e sdegnato.

Or nell'instituto Massonico v'è questa legge, e forma il maggior decoro e stabilimento dell'Ordine. Ma l'ospita-lità suol. (Mancavano 4 pagine all'originale a disposizione di Kloss).

PARTE III Del Giudizio

Cap. I. Dell'Ordine de' Giudici.

O si esamina la causa del giusto, o si discute quella del reo. Nel primo caso si decreta il premio alla virtù; nel secondo, la pena al delitto. Il Massone, che ha serbate le leggi, è degno di premio. Ma questo premio è nella stes-sa virtù. Il sentimento della giustizia e della onestà, ch'empie di dolcezza e soavità l'alma del innocente; la forza e il coraggio, che si sente aumentar nel suo petto; l'aura, che respira, di libertà; e il piacere che gode dormendo e vegghiando in grembo alla pace; sono la mercede la più bella della virtù. Ma siccome l'uomo è naturalmente trat-to dall'onore, o dal lucro; ove dalla nostra Repubblica si abbia a sbandire la cupidità del guadagno, non debbe negarsi a un cor valoroso la marca e la divisa di onore. Questo alletto e spinge gli animi alla virtù, la quale bene spesso si contenta di aver per sua ricompensa un inno di laude.

Non sieno però spessi e profusi gli onori. La rarità e la parsimonia ne fanno il pregio e la gloria. Una fascia, un nastro, una croce, una spada, un arco reale sono grandi ornamenti per una modesta virtù; e il nome di Cavaliere dell'Oriente, di Cavaliere de la Fede e del silenzio; il titolo di Perfetto, di Savio, di Eroe, son lodi che bastano a un'alma inamorata della stessa virtù. Ma non sia per altrui invidia fraudata di un tanto onore la vera virtù. E pur vero quel detto di Solone, che una Repubblica, la quale dà pene, e non premi, è come una donna zoppa di un pie-de.

Ma se mai si dee discutere la causa del reo, e' si suole procedere in questa maniera. S'incomincia dalla ricerca, o dall'accusa. La ricerca è del fisco; l'accusa di ogni Fratello. In ogni Repubblica ben regolata l'accusa, ben lungi dal disonorar l'accusante, il commenda, e l'applaude. I Fratelli son tutti parte della Sovranità, e perciò trattano il proprio interesse nella causa di un reo, se non per anima di vendetta, ma per difesa della santità delle leggi, e del-la salute comune, si dispongono a fare l'accusa d'ogni delitto. Egli sono gli accusatori, i testimoni, e i giudici di tutti; e tutti a vicenda sono gli accusatori, i testimoni, e i giudici di ciascuno.

Dopo l'accusa si forma il Processo da persone abili destinate a tal uopo. Quindi il reo si cita, e si appresenta. S'e' vuole perorar la sua causa, bene il può; altrimenti chiama un altro Avvocato, o dalla Loggia se gli destina. Dopo che l'Oratore accusa a nome della Loggia il reo, e con la sua orazione gli procura la pena; l'Avvocato del reo il difende, e gli procura la libertà. Il reo dee presentarsi in quell'abito, che richiede il suo stato. Quindi il giu-

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dizio s'instituisce nella Loggia conveniente al suo grado; ed egli il reo serba quelle divise, che nella sua inizia-zione vestiva.

Se il delitto è leggiero, non si procede in tal forma; ma si accusa nella mensa, e nella mensa piacevolmente si assolve. Ma s'è grave, si procede nella forma solenne, affinché la pena rinfranchi ciò, che s'è per la colpa perdu-to. In tal modo spargendosi la verecondia, e il timore, ogni Fratello apprenda a rispettar quelle leggi, ch'egli stes-so fece, e giurò.

Cap. II. De' delitti, e delle pene.

Chi crede mai, che il delitto e la pena, non meno che la virtù e la mercede, sono i conservatori delle Città? E pure l'attesta la Storia. Allora il cittadino può vantarsi della sua. sorte, quando si osserva la legge. Ma la legge non si osserva, se non quando la pena di un giudicato delitto sparge per tutto il timore.

La trasgression della legge si chiama misfatto, colpa, delitto. Dunque dove non è legge, ivi .non è delitto. Sembra dunque al primo aspetto, che chi fonda le leggi, fonda i delitti. Ma non è così, come pare che sia. La Legge è necessaria, perché non si può vivere senza la legge; ma non è necessario il delitto, e si può ben vivere nella innocenza.

Tanti, e tali sono i delitti, quante, e quali sono le leggi. Il buon Massone tanto è lontano dalla iniquità, ch'e' dal-la sola giustizia ripete e spera il suo vivere felice e beato. Non è servo, dice Aristotile, chi vive secondo le leggi. Or la legge è naturale, o civile. Secondo queste dunque deono giudicarsi i delitti.

Il primo delitto è l'empietà. L'Ateismo, e il Politeismo fanno l'uomo e malvagio, e infelice. Di questa colpa la pena è la morte, l'infamia e l'obblio; e Dio è il vendice di tal pena.

Il secondo è la ribellione, e la congiura. L'Anarchia, e la Poliarchia son due mostri, che ogni Società sovverto-no, e danno alla ruina. Chi non ha Dio, non ha Re; chi non ha Re, non ha Patria; e chi non ha Patria, è un nemico dichiarato dello Stato - sociale e civile. La morte è ancora la pena di questo misfatto, ovvero la prigione, l'esilio, o il bando della Città.

Chi rompe la fede de' patti; chi è perfido, spergiuro, assassino; chi non serba la fede nuziale, e contamina l'al-trui talamo; chi non vive del frutto o dell'industria, o della fatica; è reo di atroce delitto. In somma la violazione delle Leggi divine ed umane per noi son gravi ed atroci misfatti, i quali o chiudon la porta del Tempio al malva-gio; o lo scacciano, qual indegno e contumace, dal Tempio della virtù.

Oltre gli accennati, sono i delitti Massonici, i quali anche essi sono la inosservanza e il disprezzo de' nostri Statuti, e deon punirsi a tenor delle leggi. Chi rompe il silenzio e la fede, disvelando in qualunque maniera i no-stri sacri e venerandi misteri; chi non procura di acquistar la verità, la virtù, la bellezza, che sono le tre grazie de' Gradi; chi non eseguisce il suo ministero; chi non fa l'ornamento e il piacer della Loggia, riflettendo in altrui quella luce e quel fuoco, che dagli altri ritorna in se stesso; chi mena la sua virtù ne l'ozio, nel bagordo, nel tra-stullo, nel lusso; in somma chi non si rende e saggio, e forte, tra noi è reo di colpa, e degno di pena. E' dee paga-re, o voglia, o non voglia, il fio a quella Temi, di cui ha disprezzato il culto e il potere. Ove si creda sicuro e sal-vo da nostro giudizio, non può scuoter dall'amico quel pavido e prezioso tormento, che gli da il sentimento di se. Se non altro, il suo nome è diffamato, e si obblìa.

Siccome i delitti son proporzionati alle legge; così le pene son proporzionate a' delitti. La pena maggior s'è la morte, la prigione, l'esilio, l'infamia, là degradatione, e lo scacciamento dall'Ordine. Quel ritornar profano, quel-l'esser mostro a dito qual reo, è una pena ben grave. Questa si dice propriamente censura. È da lodarsi la censura degli antichi Romani, la quale lungo tempo tra esso loro mantenne l'Imperio del merito, e della virtù.

Nel giudicar le cause criminali, il grande oggetto si è o la giustificazione del reo, o l'applauso del giusto. A fronte della pena si accresce l' onor della mercede, e l'orror del delitto ingrandisce e dilata la gloria e la fama del-la virtù. Ma regni la pietà del pari che la giustizia. Spesso la legge serva all'uomo, e non l'uomo alla legge. Il giudizio secondo la legge si chiama giustizia; ma quando si fa in rapporto dell'uomo si chiama equità. Il dar la morte al reo, è l'opra comune; ma il dargli a vita, è l'opra di Dio. Imitiamo l'Architetto, e il Fabbro dell'Universo: Egli non vuoI la morte dell'esempio, ma che si converta e che viva.

L'Ordine de' Massoni, siccome sceglie il più bel fiore degli antichi Instituti, così ha ricevuta e praticata la con-fession del delitto, la qual è un voluntario giudizio. Rapporta Platone, che una volta l'anno si univano in una die-ta generale i Re dell'Atlantide, e giudicavano, ed erano giudicati. Coloro che sentono vivamente la forza della fede, e della amicizia, non soffron la frode di celare, di negare, o di scusar lo delitto; ma inquieti e solleciti vanno a confessarlo nelle Logge frequenti, e impetrando il perdono, acquistano una gloria novella. Volesse il Cielo che

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si praticasse tra noi questo costume, il quale forma il decoro e il presidio della Cristiana Repubblica. Non poten-dosi né toglier del tutto, ne serbar interamente le leggi: il grande arcano è l'espiazione de' delitti.

Chiunque resta assoluto come innocente; o con la pena lava e purga la macchia della sua colpa; ritorna nello stato primiero giustificato ed eletto. A questo fine si usava da' Saggi antichi di serbar nel mistero l'uso dell'acqua di Mnemosine, e dell'acqua di Lete. Quella ricordava le virtù; e questa metteva in dimenticanza le colpe.

PARTE IV Della Guerra.

Chi vuol la pace, diceva Epaminonda al Senato Tebano, faccia la guerra. Non è pensiero nostro di discettare, se lo stato umano sia di pace, o di guerra. Ma non è da dubitare, che l'uomo nasce bellicoso ed armato, e ch'è cir-condato di nemici al di dentro, e al di fuori di se. Oggi Loggia è nello stato di pace con le altre Loggie, ove sieno regolate et perfette. Ma si è nello stato perpetuo di guerra con tutti i Profani, e con tutti i malvagi. E perché la guerra è o esterna, o interna; la prima si muove al profano; e la seconda si dichiara al malvagio.

Cap. I Della Guerra esterna.

Chi non è meco, è contro di me, disse il legislatore divino. Chi non è cittadino, è nemico, disse la legge Roma-na. Tra noi si osserva lo stesso Statuto. Ogni profano è in guerra col Massone, e il Massone è in guerra con ogni profano. Ma ciò s'intende detto per lo stato, in cui sono celebrati i Misteri. Allora i Fratelli sono armati di corag-gio e di forza, per allontanar tutti i profani. Una guardia, che vegghia con la nuda spada imbrandita alla porta del Tempio, va gridando ad alta voce: lungi, ah lungi ite, profani; e voi favorite con la lingua e col cuore.

Se mai accade per fortuna, che un profano temerario venga a perturbar la pace de' sacri e notturni misteri, o che un'armata potenza venga a sorprendere una Loggia aperta e coverta; che si dee far da Fratelli? Questo è un caso ben raro. I profani hanno finalmente conosciuta l'innocenza e il pregio de' nostri misteri, e lasciano in pace e riposo tutti i Massoni. Le potenze civili hanno ancor rilevato il valor e il fine di questo Instituto; e non solo non ne impediscono l'esercizio, ma dando loco alla umanità, si sono iniziati ne' gradi dell'Ordine, e l'hanno altamente e rigorosamente protetto. I Massoni, se son separati dal volgo ignaro, sono uniti a' Saggi e agli Eroi. I Massoni ne fuggono il chiaror del giorno, travagliano nella luce, e al cospetto del mondo. Essi si ascondono all'empio e al malvagio; ma si svelano al Saggio e al Eroe. I Massoni aman la Patria; son fedeli al Re; son servi delle leggi; e vanno a militare in difesa della giustizia, e in oppression del rubello. Nel resto si avvenga, ciò che Dio non vo-glia, alcun di que' casi ben rari; la Loggia saprà prender il più giusto, e il più onorato partito, che gli propone la prudenza e la forza, e saprà salvar l'uomo e la legge.

Cap. II. Della Guerra interna.

È un gran pericolo una guerra, che si prepari al di fuori del Tempio, e venga, qual vanto, a scuotere le porte e le mura. Ma è molto maggior pericolo una guerra, che nasca e ingigantisca in seno alla Loggia. Si sa, che le discor-die civili distruggono le Città; e che Troja fu vinta da Troja, e Roma da Roma. Spesso i contumaci Fratelli sov-verton le leggi; si ribellano dal loro ministro; spargon la diffidenza; nutriscon l'orgoglio; fanno sedizioni e partiti. Spesso s'introduce, come serpe nascosa, la depravazione de' costumi, e vanno a dominar sul trono della virtù la licenza, il libertinaggio, e l'errore. In questo caso amaro e deplorabile la Loggia resta oppressa e consummata dalle sue forze, se la raggione e il coraggio non ne appronta il riparo.

Come si dee reprimere questa discordia? La pena si versi su pochi; il timore si sparga sopra di molti; e la legge dell'amnesia ritorni lo stato delle cose al suo puro principio. Ma la discordia civile è sempre segno chiaro e di-stinto o della estinzione, o della mutazion degli Stati. Accade di rado, che dalla corruzione si ritorni alla genera-zion delle cose. Il maggior colpo dell'arte politica non è tanto il fondare, e il conservare, quanto il riparare, e il restituire le cose allo stato primiero. Il male della discordia serpeggia a poco a poco, e come favilla negletta ecci-ta quell'incendio, che scoppiando al di sotto sovverte e inabissa gl'Imperi.

Epilogo.

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Queste sono presso a poco le Leggi politiche dell'Ordine e della Società de' Massoni. La lettura di questo Co-dice si dee fare ogni volta, che si tiene la Loggia. Ma il miglior partito è, che si scriva e legga nel cuore. Il cuore è il libro de' nostri Statuti, in cui furono impressi colla punta del ferro. La mente ancora conosce, e il senso prati-ca le leggi giurate; quando il buon M. non oscura la luce del vero, non estingue il foco della virtù, e non deturpa la bellezza di sue maniere. Egli va dritto e sicuro per la via della vita, e gli sono e guide e compagni la Luna, il Sole, e la Stella.

LIBRO II Delle Leggi Economiche.

Proemio

Fin ora si è scritta la legge delle menti, e si è il modo dichiarato, onde si pervenga alla felicità. Or si passa a dettar le leggi de' corpi, affinché sieno sani, vigorosi e robusti. L'Impero, diceva bene Sallustio, è dell'animo; ma al corpo spetta il servigio. Oltre a ciò qual è mai quella Società, la quale possa stabilirsi e sostenersi senza roba e senza denaro? Non è questo il fine, ma il mezzo; e senza questo mezzo non mai si viene a quel fine. Dal Cielo dunque alla terra.

Cap. I. Del Deposito.

Non ha la Società de' Massoni esterne facoltà, onde sossista. Il suo tesoro contiene i doni della natura, e questi non sempre son dati per la mano della fortuna. Lo spirito della conquista, del commercio, del latrocinio né pur è della virtù. La contribuzione degli stessi Fratelli è il fonte, onde trae e percepisce ciò, che bisogna. Il primo fonte è il deposito del profano, il quale aspira alla luce. Secondo il bisogno, e la varietà de' paesi, si fissa la quantità di questo deposito. Non ecceda il bisogno, né manchi. Nel primo caso la Loggia diventa mercenaria; nel secondo diventa mendica.

L'uso di questo denaro è necessario alla recezione del profano, e alla necessità della Loggia. Gli ornamenti di lui, la spesa per la cena, il decoro del Tempio, sono il primo uso, a cui serve questo denaro. Se mai resta qualco-sa, si rende al Tesoriere, e questi la ripone nella cassa del Tesoro commune.

L'altro fonte delle nostre sostanze è la cassa de' poveri. In ogni assemblea dee intorno girare qual cassettino, in cui ciascun de' Fratelli dee riporre quanto può pe' comuni bisogni. I Fratelli visitatori soglia no specialmente complimentar la Loggia visitata con qualche largo sussidio. Come ciò si fa con segretezza, ed essi si mostran grati al beneficio, e la Loggia serba la sua verecondia. E non è vietata à un Fratello di presentare un dono alla Loggia. I primi Tempi de' Numi furono decorati, e arricchiti dalla pietà. Chi dona all' Altare, dona alla Patria; e chi dona alla Patria, rende a Dio ciò ch'è di Dio; e al Re ciò ch'è del Re. Le spoglie opime, i trofei, le primizie, i voti, le palme sono i più bei doni della Terra e del Cielo.

Sovente la multa è la pena della colpa: e ciò vale a convertire il malo in salute. Appresso a tutte le Nazioni si ritrova la pena pecuniaria, e ciò è, perché la giustizia, d'accordo con la pietà, permette la redenzion del delitto. Nella necessità si compra l'altrui vita, o la sua; e talora un uomo si valuta un agnello.

L'altro fonte delle nostre rendite si è la temperanza e la beneficenza. Chi sa far uso di sue ricchezze; chi fa mo-derar l'appetito, e astenersi dall'avarizia, e dal lusso; ha sempre molto da beneficar una Loggia. La parsimonia, dicevan gli antichi, è l'origine d'ogni ricchezza. Ma la parsimonia è ancora l'origine della beneficenza e della gra-titudine.

Non si sgomentino i nostri Fratelli, se vi è tra loro la povertà. Questa è stata sempre la madre di ogni arte, e di ogni virtù; ed ha condotte le armate, per la strada del dolore e del pericolo, alla vittoria e all'impero. Si vive bene di poco, e di poco è la natura contenta. La mendicità, lo squallore, la sordidezza sieno sbandi te da noi; ma non la moderata decenza, che rende un'alma sufficiente a se stessa, e contenta di se.

Cap. II. Del Mensuale.

A simiglianza delle altre Società si è convenuto, che ogni Fratello paghi alla Loggia tanto, quanto è stabilito. Questo pagamento tra noi non si fa per Lustri, per anni, per giorni; e' si fa per mesi o nel principio, o nel fine, o

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nella metà. Non deggiono i Fratelli mancare a questo dovere, donde deriva la sussistenza, e la ilarità della Log-gia.

Chi non paga a suo tempo, o non mai, è degno di riprensione, e di pena. Questo denaro, che si esige ogni mese, passa in mano del Tesoriere, ed egli ne farà quell'uso, che chiede o il bisogno o il piacere.

Chiunque non può soddisfare a questo dovere, ne sia da questa legge liberato a voti communi. Chi serva alla Loggia o per opra d'ingegno, o per opra di mano non sia soggetto a tal pagamento. Di più si avverta, che il Fra-tello Serviente non è solo immune da questo peso, ma debbe avere di tempo in tempo il suo soldo.

Epilogo.

Intorno alle leggi Economiche pare, che siesi bastevolmente parlato. Il tempo, e l'essercizio sapranno scoprire altre verità le quali praticate si fanno statuti. Fin'ora il Fratello si contenta del pane, del vino, e dell'olio, che sono gli alimenti della necessità. Ma fidiamo all'Architetto dell'Universo, che non andrà lungi, e vedremo l'avventura-to Massone fornito d'oro, d'argento, e di rame. Accresce la nostra fiducia quel detto di un Console, e di un Sena-tore Romano. Il primo diceva: la guerra si pasce di guerra. E l'altro: tutte le cose servono alla regnante virtù.

Libro III. Delle Leggi Liturgiche.

Proemio.

Al Sommo Sacerdote si apre solamente il Santo de' Santi. E' può fra il silenzio e il timore, quel Nome nomina-re, che comprende l'arcano del Tempio. Questa parte delle Leggi spetta nel vero a' Sacerdoti; ma si può per l'es-sercizio confidare a' Fratelli. Il freno della modestia dee contener ogni lingua dalle importune ricerche; e il cuor moderato ne attenda l'effetto senza indagar le cagioni. Nel silenzio e nella speranza sarà la nostra fortezza.

Cap. I. Del Mistero.

Ogni Mistero è una Festa, e ogni festa è la memoria di un fatto. A voler ridurre a sistema i fatti più memorandi, essi sono accaduti o nella vita, o nelle nozze, o nella morte d'un uomo. Il Tempio dunque rappresenta o la culla, o l'ara, o la tomba. Volgendo e rivolgendo la Storia, o vere, o finte, de' popoli, i riti de' loro misteri son confor-mati a celebrare alcuna di queste memorie; e il nome delle feste è o il natale di Pallade, o la morte di Adoni, o pure le nozze di Marte e di Venere. Il nostro Mistero, che ha tutto l'apparato d'una festa solenne, è una rappresen-tazione sensibile d'un fatto, che interessa l'Umanità, e questo in vero è la morte d'un giusto, e la morte d'un reo. Quello ch'è il più bel premio della virtù, ci desta in seno l'emulazione, il dolor, la pietà. E questa, ch'è la pena del vieto, ci desta nell'animo l'indignazione, il furor, la vendetta. Or la liturgia de' Massoni contiene ne' suoi simboli sacri, legati a sacre parole, la sostanza e l'argomento del loro Mistero.

Cap. II. Della Loggia.

Sotto il nome di Loggia s'intende o l'edifizio, o l'assemblea, o il trattato. Questi tre oggetti della liturgia deono essere particolarmente divisati, perché, tolta la confusione, si vegga quell'Ordine, ch'è l'anima della legge.

§ I. L'Edifizio.

L'Edifizio della Loggia è o modello, o lavoro. L'uno è il rappresentante dell'altro. Il Tempio, ch'è disegnato, o fabbricato nella figura d'un quadrato bislungo, ha quattro porte, rivolte alle quattro parti del mondo, e quattro fi-nestre. Contiene molte camere, ed un giardino; ma si divide in due parti, che sono il coro, e la mensa. L'emblema del coro è la cetra; della mensa, la tazza. La prima azione si chiama travagliare; la seconda fabbricare. A questi due ufficj rispondono i simboli; a' simboli i riti, a' riti i fatti, a' fatti le ragioni, alle ragioni le leggi, alle leggi i co-stumi.

Si sa, che la sapienza umana comprende tre parti, la verità, la virtù, la bellezza. L'una è la grazia della mente, l'altra del cuore, la terza del senso. Il sapere, il potere, il piacere sono le tre parti, che constituiscono l'essenza dell'uomo perfetto, che si chiama il Saggio e l'Eroe, e tal è ancora l'indole del Massone. La Natura, seguendo i suoi segreti consigli, non sempre da tutto ad un solo, e serba gelosamente i limiti delle cose. Quindi è, che a fon-dare il regno di Dio si richiede la società dell'uomo di consiglio, dell’uomo di coraggio, e dell'uomo d'ingegno.

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Queste sono come le basi, le mura, e il tetto del Tempio, a cui sono impiegati il livello, la squadra, e il compasso; la luna, il sole e la stella.

La pratica di questa teorica è l'argomento della Liturgia, diviso tra il coro e la mensa. Questa sapienza nacque da' fatti; però s'insegna e si apprende co' riti. La lezione rituale si fa per Catechismi e per Omilie; l'uno e l'altro modo dipende dal costume, e il costume dall'uso. Qui non vogliono le parole, o al più, le parole non fanno, che l'uomo erudito e pedante. Questa parte della Legislazione debbe dunque spiegarsi allo stilo di Sparta, e ciò vale a dire, che questa legge è tutta costume, usanza, mistero, virtù.

§ II. L'Assemblea.

L'Assemblea de' Massoni è come un Parlamento, e un Senato. In quello o si opra, o si parla. La prima si chia-ma Assemblea di travaglio; la seconda, Assemblea di consiglio.

La recezione d'un Profano, e il passaggio dell'un grado all'altro, si chiama travaglio. Ogni travaglio è un rito, e ogni rito si apprende con l'uso. Chi non è Massone, è Profano. Così pur fra i Romani l'uomo era o cittadino, o nemico. Il fondatore della Chiesa pur disse: Chi non è con me, è contra di me. Ma il Massone, sì come è un uo-mo perfetto, non si fa, che per gradi. Intorno a' gradi vi è varietà di pareri. Dal più al meno possono ridursi a set-te, e sono: l'Apprendente, il Compagno, il Maestro, il Reggente, l'Eletto, lo Scozzese, e il Cavaliere della Spada. Se bene s'intende il Mistero, i Gradi del Massone sono uno, in tre parti, o in sette diviso. Ma siccome è profondo il cuor dell'uomo, e senza occasione non si conosce virtù; perciò è da commendarsi la legge de' Gradi.

§ III. Il Trattato.

L'umana curiosità si volge sempre intorno a due ricerche, e sono: Che ci è? Che si fa? Queste sono ancora le domande, che si fanno da' profani a' Massoni, e da' Massoni a' Maestri. Se in queste due cose è riposto l'arcano, e' si perde quando si svela. Ma l'arcano è svelato, e cessa non la inquieta curiosità de' mortali. Gran cosa è l'uo-mo! Non mai presente a se stesso, nella cagione cerca l'effetto, nell'effetto vuoI vedere la cagione. I Massoni cer-cano la felicità per la strada della virtù. La vita loro è manifesta a' mortali. Amici dell'Uomo, della Patria, di Dio; fedeli al Re, allo Stato, alla Legge; contenti della lor sorte, tranquilli nelle avventure, eguali neIIe vicende; attenti a conquistare il sommo de' beni nella libertà delle leggi e de' riti. Questo è il trattato de' liberi Muratori; e questo il fine del gran Instituto. Se il sospetto cade su i mezzi, i mezzi sono la cetra, e la tazza. Ecco ciò che c'è, e ciò che si fa nella Loggia. Ma il silenzio! E' [delitto?] la maggiore delle virtù.

Cap. III. Dell'Armonia.

La felicità si dimostra nel suggello dell'innocenza; e la voce dell'innocenza è il canto de la gioia. Se il risultato delle leggi è la giustizia e la pace; queste figlie di Temi si fanno ascoltar da' mortali co' loro armoniosi concerti. Ma le sacre canzoni non sono solamente un ammasso ordinato di suoni: esse sono occupate di cantare i trionfi della virtù, riportati sopra l'ignoranza e l'errore, e la riparazione del Regno di Dio. L'eloquenza e la poesia, figlie dell'ingegno e dominatrici degli animi, restituite alla loro natural dignità nei Tempio d'Orfeo, sono impiegate a spiegare, e ad inspirare il vero spirito della religione, della Società, e della gentilezza negli animi inclinati e pre-parati al sentimento della felicità; e a deplorare l'impietà, la rivolta, e la barbarie, che fanno le umane sciagure. L'argomento delle prose e de versi è la gloria di Dio, l'amor della Patria, e la fede del Re. E non dee tacersi, per onor del vero, che la Società de' Massoni ha restituito il decoro alle belle arti, e il moto a' talenti. Di quante belle orazioni, e di quante più belle poesie sarebbe priva la Terra, se non si fosse instituito l'Ordine de' Massoni? Quanti lumi non si sono sparsi e diffusi al suon delle cetre? Senza tali lumi l'antichità sarebbe un Caos; e i più grandi Instituti dell'Antichità sono i Misteri.

Epilogo.

Intorno alla terza parte delle Leggi Massoniche altro non può fidarsi alla penna e alla stampa. Ne' Catechismi, nelle Omilie, e nelle Canzoni è contenuta la Liturgia della Loggia. Ma l'essercizio è contenuto nel rito, e il rito non è, che una rappresentazione del fatto. Felice, chi conosce i fatti dalle ragioni, e le ragioni da' fatti! Egli ha due destre, ed è veramente ex utroque Caesar,

Juro domasque dabam. Virg. III Il fine.

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PARTE V∗∗∗∗∗

∗∗∗∗∗ STOLPER ED, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, Parte V. I rapporti con la Lega Eclettica tedesca – «Ri-vista Massonica» – N. 1 – Gennaio 1976 – Vol. LXVII – XI della nuova serie – pp. 47-50.

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I rapporti con la Lega Eclettica tedesca

In un nostro articolo precedente (8 pp. 409, 410) abbiamo parlato di una lettera, in data 26 giugno 1786, della Loggia napoletana La Philantropia, indirizzata alla «Loggia eclettica (cioè Illuminata) di Wetzlar». Avendo recentemente avuto un'opportunità di studiare molti documenti della Lega Eclettica (1, 2, 3, 4, 5) dobbiamo rettificare la nostra asserzione che quella associazione fosse dominata dagli Illu-minati, anche se vari autori dell'epoca sostenevano tale tesi.

Per capire perché Mario Pagano, M.V. della Loggia La Philantropia, si metteva in contatto proprio con Wetzlar in Germania, dobbiamo brevemente occuparci della situazione della Massoneria tedesca settecentesca. Come abbiamo visto nel nostro articolo summenzionato, l'Europa della seconda metà del settecento era turbata da vari sistemi deviazionistici ma, mentre in Francia le molte «scuole» muratorie causavano soltanto danni limitati, in Germania ci furono pochi movimenti i quali, però, erano (almeno inizialmente) ben organizzati e che, in conseguenza, si propagavano velocemente, scuotendo così le ve-re fondamenta della Massoneria tedesca ed europea. I movimenti principali erano quelli della Stretta Osservanza e gli Illuminati di Baviera, tutti e due illustrati mirabilmente nel recente libro di Francovich (7).

Dopo il successo fulmineo iniziale, con l'aderenza di moltissime Logge europee, la Stretta Osser-vanza cominciò quasi subito il suo declino, aggravato dalla introduzione del «Clericato templare» di Starck e dall'intrufolarsi di un grande numero di ciarlatani e truffatori. Infatti, il Fr. Bode, uno dei prin-cipali esponenti degli Illuminati, in seguito dichiarò (1) che la Stretta Osservanza, in verità, era basata soltanto sulle «debolezze dell'uomo». E von Schubart, G.M. Agg. della G.L. prussiana Zu den drei Weltkugeln ed ardente propagandista della Stretta Osservanza, rimase in fine talmente deluso che nel 1779, quando la sua G.L. si ritirò da quel sistema cavalleresco, diceva (la traduzione è nostra): «... so-no Massone da una trentina di anni, sono passato attraverso diversi sistemi, sono stato iniziato in una trentina di gradi diversi, ho prestato quasi cinquanta giuramenti, e ho trovato dovunque vento ed ingan-no. L'Ordine [la S.O.] mi ha fatto conoscere un grande numero di buffoni e mascalzoni in più di quanti avrei altrimenti conosciuto. In nessuna altra società umana ci sono stati tanti mascalzoni, stupidi e fana-tici, e fra loro si trova molto più inimicizia, persecuzione e calunnia che nel mondo profano» (1).

Anche il sistema degli Illuminati, con le sue teorie rivoluzionarie di riforme politiche e religiose, eb-be una breve fioritura. Nel 1784 fu proibito nel suo paese d'origine: Baviera, Weishaupt, il promotore, andò in esilio a Gotha, sotto la protezione del Principe di Sassonia-Gotha.

A questo punto è doveroso menzionare una Loggia tedesca che, in mezzo a questa confusione, si è sempre, e persistentemente, rifiutata di avere qualsiasi rapporto con la Stretta Osservanza, gli Illuminati od altri «sistemi» muratori. Si tratta della Loggia zur Einigkeit (l'Unione) di Francoforte sul Meno (pa-tentata da Londra nel 1742) la quale lavorava religiosamente nei soli 3 gradi tradizionali. Nel 1766 la Loggia diventò G.L. Provinciale inglese, per la regione Alto e Basso Reno e la Franconia, sotto il G.M.P. Gogel. Nel 1783, quando Londra, temporaneamente e quasi per sbaglio, riconobbe la «Grosse Landesloge von Deutschland» (creata nel 1768 dal Conte Zinnendorf a Berlino), Francoforte si staccò dall'Inghilterra e continuò nella sua strada di indipendenza come «Loggia Provinciale».

Frattanto, nèl 1782, il Convento di Wilhelmsbad segnava la fine virtuale della Stretta Osservanza, soprattutto dopo interventi del Lionese Willermoz, del Savoiardo Joseph de Maistre (9) e del Barone von Ditfurth, capo della Loggia Provinciale Joseph zum Reichsadler di Wetzlar (con unica figlia la Loggia Joseph zu den drei Helmen). Von Ditfurth, inizialmente ardente difensore della Stretta Osser-

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vanza, a Wilhelmsbad aveva suggerito invano, cambiamenti drastici. Iniziato nell'Ordine degli Illumi-nati dall'Italiano (residente a Monaco) Marchese di Costanzo, vedeva anche per quella organizzazione la necessità di cambiamenti (ugualmente invano).

Von Ditfurth, un uomo retto e serio, in fine compilò una serie di principi necessari per il ritorno alla Massoneria pura ed, in conseguenza, nel 1783 le Logge Provinciali di Francoforte e di Wetzlar crearo-no insieme la cosiddetta Lega Eclettica (Eklektischer Freimaurerbund, inizialmente chiamata: «Le Logge riunite per il restauro dell'Arte Reale della Muratoria antica»). La nuova associazione diramò un manifesto, il quale dimostrò una sorprendente natura democratica, come vedremo più innanzi.

La Lega ebbe un successo immediato ma fu anche severamente criticata, soprattutto perché molti e-rano messi in sospetto dal fatto che von Ditfurth era un esponente importante degli Illuminati (anche se aveva già perso molto del suo entusiasmo iniziale). Infatti, si vociferò, ingiustificatamente, che la Lega era semplicemente un «vivaio» per gli Illuminati. Altri attaccarono la stessa parola «eclettica», accu-sando la Lega di voler reintrodurre 1'antica filosofia eclettica, oppure una religione eclettica. Von Di-tfurth rispondeva (1) il 25 novembre 1785, con sdegno, che la parola si riferiva esclusivamente alla vo-glia di prendere, dei vari rituali in esistenza, soltanto quel poco che era considerato utile. Inoltre, egli asseriva, erano da escludere nel modo più assoluto: «il fanatismo, la fabbricazione d'oro, teosofie, teur-gie, presunti colloqui con gli spiriti e con Dio, la pietra filosofale, panacee * ed altre esorcizzazioni, at-traverso le quali, soprattutto da parte della setta dei Rosa Croce, si era abusato della Massoneria».

Tra il 1783 ed il 1789 arrivavano a Francoforte e Wetzlar 53 richieste di adesione, tedesche ed este-re, fra le quali quelle da Napoli e Trieste. Quest'ultima Loggia (7 pp. 111, 112), aveva posto alcune do-mande che ricevevano una risposta da Francoforte, probabilmente in lingua tedesca, dalla quale tradu-ciamo qui una sintesi:

«1. Secondo il paragrafo 2 della nostra circolare, ogni Loggia ha la libertà di lavorare nei gradi supe-riori, senza renderne conto a nessuno. A chi desidera consigli in merito, saremmo lieti dare la nostra o-pinione. Non dubitiamo che in qualche parte dei gradi superiori può esserci qualcosa di utile, ma essi sono sempre soltanto elaborazioni dei 3 gradi simbolici, nei quali si può trovare tutto il nutrimento per lo spirito e per l'intelletto, onde arrivare a delle conoscenze superiori.

«Nel primo grado l'apprendista impara a conoscere se stesso; uno studio importante perché il più grande segreto per l'uomo è egli stesso.

«Nel secondo grado introduciamo il compagno nella conoscenza della natura. «Nel terzo grado il maestro impara di elevare i suoi pensieri alla creazione, acquistando così sempre

più sapienza. «2. Ripetiamo che tutte le Logge sono completamente indipendenti ed hanno la libertà di associarsi

ad altri sistemi di gradi; con la sola limitazione che detta associazione non sia dannosa per l'Ordine e che non sia in contrasto con il volere governativo. La nostra Lega si limita ai soli 3 gradi simbolici ed ha cercato di creare una Fratellanza generale, così che le Logge di tutti i sistemi possono parteciparvi».

II risultato di questa risposta fu che la Loggia Armonia e Concordia di Trieste si uni alla Lega Eclet-tica.

Per quanto concerne la richiesta da Napoli in data 28 giugno 1786, diamo qui i brani del testo alla nostra disposizione, da noi ritradotti in italiano:

«Noi sottoscritti ricevemmo la Luce nella Loggia Provinciale, la quale lavora sotto la G.L. di Lon-dra. Dopo alcuni anni di lavoro con zelo, abbiamo, però, compreso che in essa sarebbe ancora molto spazio per ulteriori lavori per il bene dell'Ordine e della comunità in genere.

«In breve, le circostanze sono divenute tali che, se a noi non fosse stato insegnato il valore intrinseco della vera Massoneria, e se ci basassimo solo sul comportamento di vari membri, noi stessi dovremmo giudicare la Massoneria come lo fa la maggior parte dei profani...

«... Pertanto possiamo descrivervi soltanto con povere espressioni, come è stata grande la nostra gioia, quando il Fr. Münter ci ha informato della veridicità e della sapienza del vostro sistema, dei pregi che l'adornano, e dei saggi principi che avete adottato...

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«... Essi chiedono perciò di essere immessi, il più presto possibile, nel sistema, per cominciare i no-stri legittimi lavori sotto la vostra protezione, e di avere, nella vostra degnissima fratellanza, una Log-gia sotto il nome La Philantropia, nella quale abbiamo eletto come dignitari i fratelli sottoscritti, e nella quale siamo decisi di lavorare secondo i vostri principi e leggi.

«Vi preghiamo perciò, se ci giudicate maturi, di darci una Patente nella dovuta forma, e i vostri Ri-tuali per tutti e 3 i gradi massonici, in lingua francese oppure italiana».

Kloss asserisce che la richiesta non fu accolta, soprattutto perché firmata da solo 4 fratelli. D'altra parte, dal testo dovrebbe essere evidente che è proprio la Loggia stessa che parla, anche se la lettera è stata firmata soltanto dai dignitari, che i fratelli affermano di aver eletto (Mario Pagano M.V., Giuseppe Albanese l° S., Ignazio Stile 2° S., Donato Tommasi M.V. Agg.).

A questo punto possiamo soltanto azzardare la nostra seguente opinione personale la quale, come vedremo, contraddice alcuni pareri di Maruzzi e di Francovich.

Sappiamo che Münter era un difensore degli Illuminati, che era venuto in Italia con delle mansioni ben precise in merito, e che aveva entusiasmato proprio i fratelli Pagano, Tommasi, Albanese ed altri. L'Ordine degli Illuminati, però, era una organizzazione para-massonica che non creava delle Logge proprie. Quest'ultime, di qualsiasi obbedienza, servivano piuttosto come vivai, dai quali gli Illuminati potevano scegliere i candidati adatti per i loro scopi. Ovviamente, ed in conseguenza, varie Logge era-no così, indirettamente sotto la dominazione Illuminata, mentre in altre i fratelli stessi non sapevano che fra di loro ci fossero dei seguaci di Weishaupt.

Londra non ammetteva rapporti di nessun genere con gli Illuminati e, probabilmente in conseguen-za, la Loggia «inglese» La Philantropia si metteva in contatto con la Lega Eclettica la quale, come ab-biamo visto, non si opponeva a nessun «sistema» massonico. La Lega, però, si opponeva certamente ad ogni tentativo di dominazione da qualsiasi parte e, forse, la richiesta sopraccitata non fu accolta, pro-prio perché von Ditfurth (IIluminato intiepidito), al corrente della mansione di Münter, vedeva il peri-colo.

Se Donato Tommasi, nelle sue lettere in data 17 settembre 1787 e 1 gennaio 1788, informava Mün-ter che «la Patente non era ancora arrivata», secondo noi si riferiva alla Lega Eclettica e non agli IIlu-minati, come invece asseriscono Maruzzi (6 pp. 15-17) e Francovich (1 pp. 423, 424). Allo stesso tempo non dubitiamo che Münter si occupava personalmente delle richieste di adesione all'Ordine degli Illu-minati da parte dei singoli fratelli. Non abbiamo, però, trovato testimonianza diretta concernente l'esito di queste richieste e concernente l'esistenza a Napoli di fratelli Illuminati, anche se vari storici asseri-scono che ci fossero.

In conclusione, la Lega Eclettica in seguito diventò una Gran Loggia (la Grosse Mutterloge des E-klektischen Freimaurerbundes), la quale continuò ad esistere fino al 1949, quando si riunì alla nuova «Grandi Logge Riunite della Germania» (Vereinigre Grosslogen von Deutschland), insieme con le altre 7 Grandi Logge tedesche, allora esistenti.

La Loggia zur Einigkeit di Francoforte, che nel secolo scorso aveva come Venerabile il dottissimo storico Fr. Georg KIoss, esiste tuttora. La Loggia Joseph zu den drei Helmen di Wetzlar cadeva, però, in declino ed alla fine del XVIII secolo aveva cessata la sua attività. Oggi la Loggia è stata riedificata.

* Nei verbali della Loggia di Wetzlar si trova la lieta notizia che è stata ricevuta una lettera, nella quale un fratello asserisce di aver trovato il sistema per fabbricare, dall'aria, un certo sale che risulta di essere una miraco-losa panacea. L'invenzione è in vendita per 6000 Gulden, con la rinuncia da parte dell'inventore, a fabbricare più sale dall'aria. La Loggia decide, però, di «archiviare la lettera, e di non rispondere al dottissimo fratello».

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BIBLIOGRAFIA

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sbibliotheek, l'Aia. (3) GEORG KLOSS, ms dossier, contenente un estratto dell'archivio della Loggia Provinciale di Francoforte.

Klossbibliotheek, l'Aia. (4) HCH. WILH . LORENTZ, Freimaurerei in Deutschland, in Thoth 1967 (L 3/4). (5) MANFRED STEFFENS, Freimaurer in Deutschland, Hamburg 1964. (6) M. P. AZZURI (P. MARUZZI), Inizii e Sviluppo della libera Muratoria moderna in Europa, in Lumen Vitae

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1974. (8) ED STOLPER, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, Parte II, in Rivista Massonica 1975 (Set-

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1925.

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PARTE VI ∗∗∗∗∗∗

∗∗∗∗∗∗ Stolper Ed, La Massoneria nel Regno di Napoli. Parte VI. Felice Lioy in Olanda - «Rivista Massonica» – N. 3 –

Marzo 1976 – Vol. LXVII – XI della nuova serie – pp. 139-160.

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Felice Lioy in Olanda

«Di statura giusta, delicata corporatura, faccia bianca, calvo nella fronte, tiene le ossa del pomo della faccia un po’ uscite in fuori, affettato nel parlare»; così viene descritto il giovane pugliese Felice Lioy (1 p. 84).

Nato il 9 aprile 1743 a Terlizzi dai genitori Francesco Domenico e Camilla Berarducci, Felice fu mandato a Napoli in giovane età, per studiare le scienze economiche sotto il celebre ed illuminato Aba-te Antonio Genovesi. L'economia restò la sua materia prediletta, anche se a Napoli esercitò poi l'avvo-catura, forse perché più redditizia.

Nel 1768 il 25enne Lioy faceva parte della giovane Loggia «inglese» Perfect Union Lodge (6 p. 420), insieme al fratello Gioacchino (sul piedilista denominato «gentiluomo») e a Giuseppe de Gem-mis, un compaesano, fratello di Ferrante de Gemmis (*A) , quest'ultimo cognato di Felice per averne sposato la sorella Caterina. Giuseppe de Gemmis fu un dotto nel diritto ecclesiastico, mentre sul piedi-lista viene annotato che faceva parte della Segreteria di Stato.

Felice Lioy e Giuseppe de Gemmis facevano una rapida carriera massonica. Ben presto il primo fu Segretario della sua Loggia, e quando il 30 settembre 1770, dopo la «sconfitta» delle Logge «olandesi» (5 p. 601), fu creata la Loggia «inglese» l'Harmonie, consistente di 10 FFr. ex «olandesi» e 10 FFr. ex Perfect Union Lodge, Lioy ne era l° Sorv. e de Gemmis 2° Sorv., tutti e due col grado di «maestro scozzese» (6 p. 425). Durante la grande «ribellione» massonica del 1773, Felice Lioy seguì il Principe di Caramanico e diventò Gran Segretario della nuova G.L. Nazionale (5 p. 603).

Come abbiamo visto in un nostro precedente articolo (6 p. 398), dopo l'editto reale contro la Masso-neria del settembre 1775, il Capo di Ruota Gennaro Pallante, attraverso una incredibile messa in scena, «sorprese una Loggia in flagranza», facendo 9 prigionieri, fra i quali i FFr. Pasquale Baffi e Felice Pic-cinini. Il consigliere Avena, «avvocato de' Rei di Stato», fu nominato difensore degli imputati. Egli, non essendo Massone e riconoscendo di sapere ben poco della Massoneria, si metteva in contatto col collega ed amico Felice Lioy il quale, in nome di Avena, scrisse una fiammeggiante e brillante difesa dei carcerati e della Massoneria. Il documento era anche un attacco allo stesso Pallante ed infatti Avena accusò Pallante ufficialmente di messa in scena.

Pallante, furibondo, fece bruciare pubblicamente gli atti di questa difesa (i quali erano, però, già in mano della stampa internazionale) (*B). Anche Avena fu attaccato, pur sapendosi benissimo che il vero compilatore era il Lioy. Infatti, il 15 ottobre 1776 Tanucci scrisse al Presidente Cito: ... «Per la pubblica voce che corre in Terlizzi, Patria del Lioy, di aver costui formata la scrittura coll'intelligenza e consen-so di Avena; voce corsa anche in Napoli e deposta da testimonj e confirmata della lettera scritta dalla sorella del Lioy» ...(2, 3 All. V).

Fu emesso un ordine di cattura a carico di Felice Lioy il quale, però, avvisato in tempo da Giuseppe de Gemmis, fuggì il 20 agosto 1776 a Monopoli, dove si imbarcò per Venezia. Lì fu ospitato dal Fr. Francesco Modena nella Villa Vanzimuglio presso Vicenza, dove conobbe la figlia Cecilia, sua futura moglie (*C). Da Vicenza, Felice, diventato famoso, cominciò la sua lunga tournée delle principali capi-tali europee (Svizzera, Austria, Germania, Francia, Olanda, Inghilterra), dove fu festeggiato come un vero eroe e martire massonico, immagine questa che evidentemente lo stesso Lioy si compiacque di non contraddire e che anzi utilizzò fino in fondo. Infatti, in seguito apparve un libro anonimo sulle fac-cende della Massoneria napoletana, poi tradotto in varie lingue (2, 3). Si sussurrò che Lioy ne fosse l'au-

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tore, ed in questo caso è da pensare che il suo viaggio avesse anche avuto lo scopo di stimolarne la vendita.

È fuori dello scopo di questo articolo di ricostruire l'intero itinerario del Fratello napoletano ed è suf-ficiente ricordare che nell'aprile 1777 fu a Parigi, ospite della Loggia La Candeur. Da lì partì per la prima volta per Londra, ma negli archivi della G. Loggia inglese non abbiamo trovato alcuna traccia di rapporti con la Fratellanza. forse avrà avuto contatti con il Fr. italiano Bartolomeo Ruspini, residente a Londra, noto chirurgo della Corte ed esponente attivo della Massoneria britannica (4).

Il 29 giugno 1777 Lioy si trovò all'Aia, dove fu ospite della Loggia Les Coeurs Unis (oggi non più esistente). In Olanda, in quel tempo, operava l'assistente Gran Segretario (o scrivano) Van der Laak, un tipografo che fu anche per molti anni «il libraio ufficiale dell'Ordine». Egli era sempre pronto a stampa-re libri massonici di qualsiasi genere ed in seguito, durante le riunioni di G.L., non mancava mai di ri-cordare ai Fratelli che quei libri erano stampati «senza risparmio di costo e di fatica». Anche in occa-sione della visita di Felice Lioy, van der Laak corse subito al suo torchio, per stampare un libretto di ri-cordo, che riproduciamo in facsimile qui innanzi, seguito da una traduzione, non per il suo grande valo-re storico, ma piuttosto come fatto di curiosità, ed anche perché ci dà un'idea della mentalità nella Mas-soneria dell'epoca.

L'opuscolo, è dedicato - chi sa perché - al G.M. francese Duca de Chartres e comincia con una «fa-vola allegorica», intitolata «Ercole e Giunone riconciliati», di cui autore è Louis Boily, incisore al ser-vizio del Re napoletano per le antichità di Ercolano (*D). I versi di questa favola descrivono in termini esaltanti come sul monte Olimpo, Alcide (la Regina Maria Carolina), durante la festa della sua deifica-zione, si adoperò per la pace fra Giunone (lo Stato) ed Ercole (la Massoneria), una azione che fu ap-plaudita da tutti gli abitanti celesti.

Segue un estratto di una lettera della Loggia parigina La Candeur, e poi un resoconto della visita del Fr. de Lioy (sic) (*E) all'Aia, dove il G.M. Barone van Boetzelaer lo fece «membro onorario e corri-spondente straniero del G. Oriente», con lo status di Secondo Gran Segretario.

Il 29 giugno il nuovo Gran dignitario «olandese» fu introdotto in processione e «con molte ceremo-nie» nella riunione della Loggia Les Coeurs Unis. Erano presenti i principali G. Ufficiali e durante la trionfale entrata tutti intonavano una canzone teatrale, composta per l'occasione, sulla musica di una marcia della Lyre Maçonne (*F).

Il giorno seguente, 30 giugno, Lioy partecipò ad una iniziazione di 2 FF. nella stessa Loggia, e ad una «Loggia di Banchetto» che durò fino a notte avanzata. L'illustre ospite, il quale il giorno dopo do-veva di nuovo partire per Londra, assicurò ai FF. che si sarebbe ricordato per tutta la vita di questo me-raviglioso ricevimento, dopo di ché fu condotto in processione fuori dal Tempio, fin sulla strada (!).

Lioy continuò a «dare spettacolo» nelle capitali europee. Alcuni sostengono che fu coinvolto in ma-nipolazioni finanziarie poco chiare, ma di questo a noi mancano dirette testimonianze. Certo è che, do-po l'esito felice del processo di Napoli (1777), egli fece di tutto per avere il permesso di ritornare in pa-tria. Per ragioni ignote la faccenda si tirò alla lunga, malgrado l'intervento del Duca di Brunswick (G.M. della Stretta Osservanza), e del Marchese Caracciolo, futuro Viceré di Sicilia, ma allora amba-sciatore a Parigi. Finalmente, nel 1782, Lioy ottenne il passaporto e poté tornare a Napoli.

Nella Massoneria non ebbe mai più cariche importanti, e nel 1784 appare sul piedilista della Loggia napoletana della Vittoria come semplice Maestro Scozzese, insieme con il suocero Francesco Modena. In quell'anno, all'età di 41 anni, sposò la figlia di quest'ultimo.

Nel 1788 il Re lo nominò Cavaliere Costantiniano, a titolo di riparazione per l'ingiustizia subita. Gli fu comunicato il 2 febbraio 1788, da parte del ministro Corradini, che: «Il Re nel prendere in benigna considerazione le vicende alle quali V.S.I. è soggiaciuto con suo discapito ed informata da una Consul-ta della R. Camera di S. Chiara che sia Ella di una famiglia distinta di Terlizzi, si è degnata per darcene un risarcimento con una caratteristica onorifica di ammetterla fra' cavalieri costantiniani di Grazia uni-formemente al proposto della stessa Camera» ...(1 p. 793).

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Gli furono anche dati 1000 Ducati, con l'incarico di fare un giro del Regno, per investigare dove si potrebbe migliorare l'agricoltura. Infatti, nel dicembre di quell'anno egli presentò una relazione in meri-to, per la provincia di Lecce (*G).

L'anno dopo, nel 1789, fu trasferito a Palermo con la carica di Intendente Generale della Regia Commenda della Magione, ed in seguito di Intendente dei Reali boschi di Sicilia.

Felice Lioy non volle mai più saperne della Massoneria, e neppure volle ricordarsi della sua tournée d'Europe (e quindi della bella cena all'Aia!), che secondo la biografia lasciata dal figlio Leopoldo, egli avrebbe compiuto per «bramosia di vedere qualcune delle principali città di Europa». Infatti, sembra difficile sottrarsi all'impressione che il nostro eroe fosse un personaggio alquanto ambiguo, il quale fa-ceva il suo meglio di essere sempre dalla parte vincente.

Egli diventò un grande amico della famiglia Reale, Ferdinando tenne al battesimo un figlio di lui, mentre la Regina fu «comare» nella cresima di una figlia.

Nel 1812 Felice Lioy lasciò la Sicilia per ritirarsi a Vicenza, con una pensione di 600 Ducati. Ivi morì il 3 gennaio 1826, alla rispettabile età di 83 anni.

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NOTE

(*A) Non ci risulta che Ferrante de Gemmis fosse Massone. (*B) Nel luglio 1776 furono pubblicati su «La Gazzetta Universale» di Firenze. (*C) In una lettera della G.L. di Venezia («scéante a Padoua») in data 30 febbraio 1778, ringraziando la G.L. olandese

per l'aiuto dato a Felice Lioy, Francesco Modena firma come G. Cerimoniere. Un altro firmatario è il Fr. Giovanni Scola, e possiamo così confermare che non si trattava di Giuseppe Scola, come suggerisce Francovich (7 p. 279 n).

(*D) Come suo padre, anche Re Ferdinando promosse gli scavi di Ercolano. Del nome di Boily non abbiamo trovato traccia sui vari piedilista «inglesi» e «nazionali». Forse appartenne alla Loggia «francese» L'Amitié.

(*E) Si vede che, durante il viaggio, Lioy si era ornato della particella nobiliare. (*F) La Lyre Maçonne un libro di inni massonici, compilato nel 1768 dal futuro G. Segretario olandese Du Bois, insie-

me con il nostro amico De Vignoles, durante il soggiorno nell' Aia di quest'ultimo (5). Naturalmente, il tipografo fu l'instan-cabile «libraio dell'Ordine» van der Laak.

(*G) Anche l'avvocato Avena fu ricompensato e diventò Marchese. Sul piedilista della Loggia della Vittoria del 1778 (6 All. I) appare: Ottavio Avena, avvocato, e sul piedilista del 1782/1784: il Marchese Avena, Avvocato (7 p. 350 n).

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BIBLIOGRAFIA

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(2) ANONIMO (Felice Lioy?) Histoire de la persécution intentée en 1775 aux francs-maçons de Naples, suivie de pièces justificatives, Londra 1780.

(3) IDEM, Inquisitionsgeschichte der Freimaurer zu Neapel, (tradotto dall'italiano), Leipzig 1792. (4) P. J. DAWSON, La Loggia inglese delle Nove Muse, R. M. 1973. (5) ED. STOLPER, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, in «Rivista Massonica» 1974. (6) IDEM, idem, in «Rivista Massonica» 1975 (sett.). (7) C. FRANCOVICH, Storia della Massoneria in Italia, dalle origini alla rivoluzione francese, Firenze 1974.

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ERCOLE E GIUNONE Riconciliati

FAVOLA ALLEGORICA; dedicata a

S.A.S. Mons. il Duca di Chartres, Gran Maestro dell'Ordine

dei Liberi Muratori in Francia; Sull'affare di quelli di Napoli,

prigionieri ma rilasciati; CON

Alcuni avvisi di Parigi e dell'Aia, oltre ad un CANTICO alla gloria del

R. Fr. de LIOY, Autore della famosa Memoria apologe-

tica sugli stessi Fratelli.

A L'AIA Con approvazione M. DCC. LXXVII.

ERCOLE E GIUNONE riconciliati.

FAVOLA ALLEGORICA.

Quando il fiero Alcide al cielo fu presentato, Gli si fece, nell'Olimpo, una superba festa; Giove ammettendolo alla immortalità, Di sua augusta mano gli pose sulla testa Il Lauro che egli aveva tante volte meritato;

Qual Mortale oserebbe descrivere Il pomposo apparecchio di quel glorioso giorno, E dipingere i piaceri che nella celeste Corte Vide brillare ai suoi occhi lo Sposo di Deianira? (a) Erato, Calliope (b) o il Dio della Lira, Potrebbero soli intraprendere un sì nobile soggetto; La mia Musa vanamente ne farebbe il progetto: Euterpe e Tersicore (c) hanno provato l'allegrezza Che causava, nel Cielo, questo ricevimento. Gli immortali, posti fra ciascuna Dea, Diedero volentieri la loro approvazione;

E dal divino Areopago Ercole riportò il più brillante suffragio. Appena egli vide l'implacabile Giunone, Di cui l'anima gelosa e l'ingiusta collera, L'avevano perseguitato nella sua lunga carriera, Egli si avanzò verso lei e le fece nobilmente, Sul suo nuovo onore, un grande ringraziamento. Di una tale azione la celeste Assemblea

Testimoniò il proprio stupore, E la Dea medesima ne pareva turbata: Ercole, disse un Dio, puoi tu dunque obliare

Tutti i mali che, durante la tua vita,

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Ti fece soffrir Giunone, Tua crudele nemica, Dovrai tu ringraziarla?

«Senza dubbio (disse Alcide) ed è proprio per questo «Che oggi ho l'onore di vedermi tra voi, «Sono tutti quei tormenti, nati dal suo corruccio,

«Che mi elevano al rango supremo; «Quei penosi lavori e quei combattimenti famosi;

«Che mi ha procurata la sua vendetta, «Non sono essi piuttosto tratti di benevolenza, «Poiché mi han fatto salire al Circolo degli Dei?». Questa risposta fu applaudita dall'Olimpo: Allora dell'invincibile e nuovo Immortale, Giunone fece giuramento di essere sempre l'amica; E la celeste Corte lo rese solenne. Tale si vede la Virtù nel secolo in cui siamo Che l'Ingiustizia ha fatto brillare agli occhi degli uomini, Nell'immortalità meritare un altare. Senza i tratti velenosi della perfida Invidia, Lo stupido Volgo, amico dei pregiudizi (d), Senza conoscerci, ahimé, sempre ci giudicò, E non ebbe visto che il vizio nella Massoneria; Ma, grazie ai complotti dei Mostri seduttori, Che di sei innocenti han tramato la sventura, Il nostro Ordine rispettato dai Padroni della Terra, Brillerà ormai su tutto questo Emisfero.

Da Louis Boily, Incisore del Re delle Due Sicilie per le Antichità di Ercolano.

(a) Ercole sposò Deianira. (b) Muse della Poesia Epica e Lirica. (c) Muse della Musica e della Danza. (d) Non c'erano orrori e infamie che il pubblico non addebitasse contro quelli che stimerebbe se li conoscesse. Ci voleva

un colpo così clamoroso come quello che hanno procurato il fanatismo, l'ingiustizia e il tradimento per far conoscere a Na-poli e a tutta l'Italia, nello stesso tempo che alla Spagna, che i Liberi Muratori formano una società di gente onesta, di cui le virtù meritano di essere universalmente ammirate. Ma non si tratta qui di fare la loro Apologia, né di entrare nei dettagli del perfido e crudele intrigo tramato per la loro perdita. Questo mistero d'iniquità è il soggetto di una seconda opera, ben più toccante in cui l'Autore, amico dei sei Massoni e testimone oculare di tutto, scopre dei segreti forse ancora sconosciuti nella maggior parte dei Paesi stranieri.

ESTRATTO di una lettera da PARIGI

«Tutti i M. sparsi sulla superficie del Globo hanno avuto conoscenza delle persecuzioni che hanno patito i nostri sventurati Fr. di Napoli. Abbiamo attualmente nel nostro seno della C******* il R. Fr. de Lioy, che si è reso celebre e interessante tra i buoni M., difendendo la causa dei suoi FFr. oppressi. L'apologia che egli ne fece davanti al tribunale civile (nella famosa Memoria che fu bruciata per mano del Boia) avendolo costretto a sot-trarsi alle persecuzioni, egli si è prima rifugiato presso i nostri FFr. di Venezia; di là presso i nostri FFr. di Berna, dove ha trovato dei M. amici dell'innocenza e della virtù; infine è venuto a Parigi. Tutti i M. di questa Capitale si sono fatti premura di accoglierlo nei loro asili di pace. Il quadro che abbiamo tracciato delle orribili persecuzioni esercitate contro di lui e contro i FFr. ha raddoppiato il nostro interesse; ma poi abbiamo appreso, dal Fr. de Lioy, che il violento uragano era placato a Napoli; che la luce della giustizia aveva illuminato il Monarca e che la sua degna Compagna aveva dato delle testimonianze di sensibilità ai mali dei nostri FFr. perseguitati; infine, si sono spezzati i loro ferri e la libertà è stata loro resa con soddisfazione. Si faranno conoscere fra breve tutti que-sti dettagli interessanti».

DALL'AIA. Il R. Fr. de Lioy, ultimamente arrivato dalla Inghilterra in Olanda, non vi è stato ricevuto meno bene che altrove, da parte dei FFr., Grandi Dignitari e Maestri di Loggia ai quali ha avuto occasione di farsi co-

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noscere. Sull'esempio di una delle più brillanti LL. di Parigi, che lo ha munito di un certificato di Aggregato Straniero, il nostro Ill.mo G. M. Nazionale gli ha conferito il carattere di Membro onorario e di Corrispondente Estero del G. O. d'Olanda (*) con i Segni e Attributi dell'ufficio di secondo Gran Segretario, ecc.

Il Diploma gli è stato rimesso nella solenne Assemblea che tema la V. L. Les C... U..., il 29 giugno scorso ed alla quale assistettero i principali Grandi Dignitari dell'Ordine. Il nuovo membro onorario, rivestito con le loro insegne distintive, fu condotto processionalmente e posto fra loro, con molte cerimonie. Si è nello stesso tempo intonato il seguente Cantico, parodiato dalla Marcia notata Lyre Maç. p. 443 di cui si dà qui di seguito la Musi-ca.

MARCIA del Fr. D. B ...

Uniamoci, Fratelli miei, per celebrare con ardore comune, le prodezze del difensore dei nostri sublimi miste-ri! Ah! Se i nostri voti sinceri, dal Cielo infine, ottengono il favore, egli gioirà di una felicità la più incantatrice! Invano il Tartaro nel suo corruccio aveva vomitato contro di noi. Più di un mostro detestabile, la spaventosa fol-gore non raggiunge che il colpevole: L'innocenza che sfida i colpi, prova la calma più dolce! O tu, di cui Pallade fu guida, Tu, che essa armò con la sua egida per rompere le trame perfide... Il tuo trionfo è degno di Alcide! I nostri cuori Ti offrono il loro giusto incenso.

L'indomani, 30 giugno, la stessa Loggia Les C ... V... essendosi nuovamente riunita fece, in presenza del R. Fr. de Lioy e di alcuni altri Grandi Dignitari, due Iniziazioni dopo le quali si tenne, come la vigilia, una Loggia di Banchetto, che si protrasse abbastanza avanti nella notte. Quando essa fu terminata, il R. Fr. de Lioy annunciò ai FF. convitati che si proponeva di partire il giorno dopo per Londra e nello stesso tempo prese congedo da loro. Essi ricevettero gli Addii, testimoniandogli gli uni presso gli altri, nei termini più commoventi, quanto erano di-spiaciuti di non poterlo avere più a lungo e lo abbracciarono augurandogli un felice viaggio. Colmato dai segni di amicizia di tutti i FF. egli rinnovò loro i ringraziamenti della cordiale accoglienza che gli avevano fatto, assi-curandoli che ne avrebbe conservato per tutta la vita il ricordo più riconoscente, ecc. Infine, il R. Fr. de Lioy fu ricondotto in corteo fuori dalla sala, fino nella strada, e non ci si separò da lui che dopo averlo abbracciato anco-ra una volta, sotto la ripetizione di mille auguri per la sua felicità e la cessazione delle sue disgrazie.

È così che questo degno e rispettabile Fratello, pur fuggitivo dalla Patria non ha cessato di sperimentare, in tutto il corso del suo viaggio, che i veri Massoni non sono stranieri in nessun luogo, e che a giusto titolo se ne fa l'elogio espresso nei seguenti versi:

«Si! Quel che in voi ciascuno ammira «È l'amor de l'uguaglianza; «Voi fate meglio che si possa dire, «La felicità dell'umanità. «Nel frivolo secolo in cui siamo, «L'orgoglio è abbattuto da voi: «Voi non distinguete, negli uomini, «Che il merito e la Virtù».

(*) Questo Oriente è stato la culla dei FFr. di Napoli, che il G.M. attuale vi fece costituire nell'anno 1763.

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Parte VII ∗∗∗∗∗∗∗

∗∗∗∗∗∗∗ STOLPER ED, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli. Parte VII, Pasquale Baffi, un martire dimenticato.

«Rivista Massonica» – N. 4 – Aprile 1976 – Vol. LXVII – XI della nuova serie – pp. 232-236.

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Pasquale Baffi, un martire dimenticato

Quando il Fr. Vescovo danese Münter visitava Napoli nel 1785-'86, il Massone che più lo impres-sionò fu il «famoso grecista» (2) Pasquale Baffi, «non solo per le affinità culturali, ma per la forza di carattere e la viva intelligenza (1)». Nel suo diario (3, 5 p. 407) Münter scrisse: «Non è un napoletano, non è un calabrese, è un albanese, membro di quella colonia che più di trecento anni fa si stanziò nel Regno, e il suo spirito è nutrito in tutto dallo spirito degli antichi e in modo particolare da quello dei Greci. È un uomo onesto e nobile, incapace di qualsiasi atto che lo possa svilire. Il suo sguardo sfiora dall'alto la plebaglia cortigiana, che ovunque gli frappone degli ostacoli».

L'opinione dei contemporanei era unanime. Non solo Baffi era giudicato un famoso filologo, un bi-bliotecario dottissimo, un paleografo espertissimo, un «savant profond» ma anche, e soprattutto, egli era dovunque ammirato per la «profondità del pensiero», «l'indole mite», il suo «carattere aureo», la sua «dolcezza incredibile» e la sua « infinita modestia, incapace di ambizione veruna». Ma quella stes-sa modestia è anche stata la causa del fatto che molti dei suoi scritti non furono mai pubblicati e che oggi questo martire della libertà è pressoché sconosciuto. Nella brevissima descrizione del suo paese nativo, la «Guida d'Italia» del TCI non fa cenno a Baffi, l'enciclopedia UTET non lo menziona, nel ca-poluogo Cosenza non vi è una strada che lo ricorda, ed addirittura molti dei suoi «connazionali» alba-nesi della Calabria non hanno mai sentito parlare di lui. Poco conosciuta anche l'eccellente biografia, compilata da Umberto Caldora e apparsa sull'Almanacco Calabrese del 1959.

Caldora si lamenta della scarsità delle fonti, e si è largamente servito delle «carte Baffi», conservate nella Biblioteca Nazionale di Napoli. A nostro turno faremo uso di quella biografia, inserendovi vari dati massonici che ovviamente non potevano essere a conoscenza di Caldora.

Durante il dominio aragonese, nel XV secolo, un grande numero di Albanesi ebbe il permesso di stabilirsi nell'Italia meridionale. Nella provincia di Cosenza si trovano così una trentina di paesi «alba-nesi», i cui abitanti hanno gelosamente conservato la loro ricca tradizione, la loro lingua, incomprensi-bile per i vicini paesi calabresi e, in molti casi, la loro religione: il Rito Greco. L'italo-albanese è un uomo fiero, che odia la servitù e che nei secoli scorsi si è sempre dimostrato antiborbonico, per cause in parte risalenti ad antichi contrasti giuridico-economici.

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In uno di questi paesetti albanesi del cosentino, S. Sofia d'Epiro, nacque 1'11 luglio 1749 Pasquale Baffi, dai genitori Giovanni Andrea e Serafina BalIa (*A). Pasquale studiò nel collegio Italo-Greco di San Benedetto Ullano (*B), un istituto che in seguito è stato trasferito a San Demetrio Corone.

Con l'espulsione dal Regno dei Gesuiti, nel 1767, molti posti di insegnamento furono resi vacanti e, all'età di 20 anni, Pasquale Baffi vinse un concorso per la cattedra di lingua greca e latina a Salerno.

Il 18 ottobre 1773 Re Ferdinando IV, riconoscendo le sue doti, lo nominò professore di lingue nel Collegio Militare della Nunziatella di Napoli. Lì conobbe il Fr. più anziano Felice Piccinini, un inge-gnere romano, insegnante di matematica nello stesso Collegio, il quale aveva già partecipato a delle riunioni massoniche nel lontano 1750, in casa del Principe di San Severo, dove insegnava la matemati-ca. È probabile che i semi dei suoi discorsi filosofici col nuovo collega cadessero su terra fertile, e nel 1774 li vediamo tutti e due sul piedilista della Loggia «inglese» La Renaissante (6) (All. G) (la quale in un nostro precedente articolo (6) abbiamo erroneamente chiamato La Renaissance).

Dopo l'editto Reale contro la Massoneria del settembre 1775, e dopo la messa in scena di Pallante nel marzo 1776 (6), 9 partecipanti ad una finta riunione massonica furono incarcerati, fra i quali gli uni-ci Massoni regolari erano proprio i FF. Baffi e Piccinini. Sembra del resto che la presenza del Fr. fosse casuale, essendo stato mandato sul posto da Diego Naselli, G.M. Nazionale, per avvertire i partecipanti della trappola. Purtroppo il suo arrivo coincideva con quello della polizia.

Dopo l'esito felice del processo nel 1777, i carcerati furono liberati con formula piena e reintegrati nei loro posti ma - asseriscono Maruzzi (4) e Francovich (5 p. 212) - «soltanto Pasquale Baffi, pur riammesso nell'insegnamento della Nunziatella, ebbe lo stipendio ridotto a metà, non si sa per quale motivo». La soluzione di questo mistero è semplice e non ha niente a che fare con la Massoneria. La verità è che nel 1777 il Collegio fu soppresso e che tutti i docenti, incluso Baffi, furono messi in aspet-tativa, con la metà dello stipendio, sino a che non fossero sistemati in altri posti.

Nel 1779, a soli 30 anni, Pasquale ebbe l'onore di essere eletto Socio residente dell'Accademia delle Scienze e Belle Lettere, fondata a Napoli l'anno precedente.

Frattanto, Baffi era già arrivato alla conclusione che bisognava avere una migliore fonte di reddito, e scelse l'avvocatura. All'amico Uscioli di Montefusco scrisse (1): «È un gran pezzo dacché io ho rivolto la mia [cura] alla professione del foro. Oltre le premure che sempre mi rinovano i parenti e mi confer-mano i migliori amici, io stesso anche secondo i dettami della più indolente Filosofia mi persuado che sarebbe ormai tempo che cominciassi con buona licenza delle IX sorelle a mettere a profitto i sudori e le vigilie letterarie, e che oltre al mio onesto mantenimento pensassi a compensare i dispendi sofferti dalla mia casa per mio riguardo».

Infatti, il Fr. Baffi apri uno studio legale in Via S. Sebastiano, dove esercitò la professione insieme col nipote Angelo Masci, anche egli nativo di S. Sofia d'Epiro. In questa veste, combinando le sue doti filologiche e giuridiche, il nostro Fr. si dimostrò molto utile per la Casa Reale, la quale era sempre coinvolta in processi complicatissimi con il clero e con la nobiltà, concernenti i diritti di proprietà. Il Re si dimostrò molto grato per le varie relazioni chiarissime, basate su antichi documenti in lingua greca o latina.

Fu in questo periodo, fra 1782 e 1784, che Pasquale decise, per ragioni ignote, di passare dalla Mas-soneria «inglese» a quella della G. L. Nazionale e la Stretta Osservanza. Nel 1784 appare sul piedilista della Loggia napoletana della Vittoria. Maruzzi e Francovich si meravigliano (5 p. 352n) che sul piedi-lista Baffi figura come «avvocato». Ma, come abbiamo visto, era proprio così.

Baffi era ormai di fama internazionale e molti furono «i dotti italiani ed europei che con lui strinsero rapporti di stima professionale e di affettuosa amicizia». Già in giovane età egli aveva composto una Grammatica Greca, scritta con metodi moderni, ed intesa a «rendere così comune la lingua greca come è la latina». (!) Non fu mai stampata, malgrado le sollecitazioni di vari dotti stranieri. Per molti anni Baffi lavorò al commento del filosofo Ermia al dialogo Fedro di Platone, in quei tempi non ancora pubblicato, basandosi sui quattro codici allora esistenti. Anche questa volta il risultato non fu stampato, malgrado le proposte dalla Germania.

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Il nostro amico portò a termine anche l'emendamento di un Codice di S. Giovanni a Carbonara, co-me pure una collazione di codici contenenti libri del Vecchio Testamento. Molte furono le sue opere, ma quasi tutte rimasero in manoscritto e molte di esse sono oggi perdute.

L'anno 1786 fu importante nella vita del Fr. albanese. Si sposò con Teresa Caldora, «una dolce e leggiadra fanciulla di nobile famiglia napoletana». Inoltre, il 25 dicembre di quell'anno fu nominato bi-bliotecario della Biblioteca Reale (*C), che il Re aveva deciso di aprire al pubblico, trasferendola dalla reggia di Capodimonte all'edificio dei Regi Studi, l'odierno Museo Nazionale.

Alcune settimane dopo, Baffi fu delegato presso la Cassa Sacra in Catanzaro, con l'incarico di creare quattro biblioteche regionali a Reggio, Monteleone (Vibo Valentia), Catanzaro e Crotone, da riempire poi con i libri e manoscritti dei conventi soppressi. A causa delle contese municipali le biblioteche non furono realizzate, ma Baffi si occupò attivamente dei manoscritti. Dopo un soggiorno in Calabria di va-ri mesi, tornò a Napoli con molte migliaia di pergamene. «Malauguratamente» - dice Caldora «per ine-luttabili vicende e per incuria di uomini, gran parte di questo tesoro andò disperso; soltanto 6206 per-gamene furono depositate nel 1845 all'archivio di Napoli».

Nel 1787 Baffi fu fra i 15 Soci nominati per 1'Accademia Ercolanese. Ma, da ora in poi egli si dedi-ca quasi esclusivamente al lavoro gigantesco di catalogare la Biblioteca Reale, «con il sistema dei più moderni». A questo proposito fu continuamente spinto dal Re, il quale riteneva il catalogo indispensa-bile per l'apertura della biblioteca. Il monarca, essendo completamente privo di cultura, credeva peral-tro che quest'opera fosse una mera bagatella. Il catalogo era quasi finito, quando il lavoro fu interrotto dalla bufera degli eventi politici del 1799, con la risultante tragica fine della Repubblica Partenopea.

Dopo il 1784 sappiamo poco dell'attività massonica di Pasquale Baffi. Abbiamo visto in un nostro precedente articolo (6) che verso il 1788 la G.L. Nazionale e la Stretta Osservanza Riformata avevano cessato i loro lavori, a causa di una semplice mancanza di forza intrinseca. Seguì l'editto Reale del 1789, ed in quel momento ogni attività, di qualsiasi obbedienza, cessò.

Ma, in quel momento fra i cittadini napoletani si trovarono senza dubbio varie pietre, più o meno le-vigate, e non era perciò strano di vedere molti, anche se certamente non tutti, di questi cittadini nei mo-vimenti napoletani dei Giacobini. Dopo il primo fallimento, nel 1794, della «Società Patriottica Napo-letana» (dovuto a dissensi interni!), si formavano due «Clubs»: l'intransigente Romo (repubblica o mor-te), capeggiata da Andrea Vitaliani, e la più moderata Lomo (libertà o morte) di Rocco Lentini, il quale voleva riforme e istituzioni liberali, anche se era disposto a conservare la monarchia.

Non crediamo che Pasquale Baffi fosse un Giacobino combattivo; la sua natura era contro la violen-za, l'aggressività e la distruzione. D'altra parte, non può sorprendere che il 24 gennaio 1799, quando fu nominato uno dei 25 membri dell'Assemblea Legislativa della Repubblica Partenopea, Baffi, l'albanese, l'idealista e pensatore costruttivo, accettasse con gioia, pensando ad un mondo migliore, «da cui fossero banditi per sempre il privilegio, la prepotenza, l'egoismo, l'ineguaglianza, l'ignoranza». Ed è tipico del-l'uomo, che accettò uno stipendio dalla Repubblica, ma solo per distribuirlo ai poveri (*D).

Dopo il fatale 13 giugno 1799 Pasquale fu costretto a fuggire e, insieme con Angelo Masci, si na-scose prima in casa di Giorgio Raglia e poi in campagna. In fine fu tradito per 10 ducati, ed il 28 agosto lo arrestarono.

Rimase in carcere per oltre 3 mesi, ma fu tranquillo e sereno, trattenendosi in lunghi discorsi filoso-fici con gli altri carcerati, per di più Fratelli ed amici della pelle, come Mario Pagano, Domenico Ciril-lo, Nicola Pacifico, Poerio, Logotete, Conforti ed altri. Il Fr. Baffi era un uomo profondamente religio-so, come dimostra la seguente lettera alla moglie: «Teresa mia, cuore mio, amiamo il Signore, amiamo il prossimo nostro, i nostri amici ed i nostri inimici (perché gli amici e gl'inimici e tutti in somma gli uomini sono figli dell'istesso nostro buon Padre celeste); così crescerà il nostro amore».

In un'altra lettera egli cita il Cap. 5 v. 43 del Vangelo di Matteo, sempre dimostrando la sua infinita umiltà (*E).

L'11 novembre la Compagnia dei Bianchi, in otto coppie preceduta da un crocifero, condusse il no-stro Fratello al patibolo. La cronaca dell'epoca racconta laconicamente che, essendosi sciolto il nodo, il

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condannato dovette essere impiccato una seconda volta (!). Nel libro della Compagnia dei Bianchi si legge che «il paziente morì rassegnato».

Botta scrisse: … «fu condannato anch'egli all'ultimo supplizio da chi non aveva altre lettere, che dal saper sottoscrivere una sentenza di morte» (7).

Pasquale Baffi lasciò la moglie, alla quale lo Speziale consigliò cinicamente di andarsi a cercare un altro marito, e due figli, Michele e Gabriella (*F).

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NOTE

(*A) Lo stemma di famiglia era un baccello di fava, in albanese «bath», da cui Baffa o Baffi. Pasquale si firmava Baffi ma su un piedilista del 1774 egli figura come Baffa.

(*B) Paese nativo dell'albanese Agesilao Milano, il quale nel 1856 compì un attentato al Re Ferdinando, ed in seguito fu impiccato. Un suo discendente omonimo è oggi membro attivo di una Loggia massonica.

(*C) Al bibliotecario capo, il domenicano Eustachio d'Afflitto (morto nel 1787), furono aggiunti 3 bibliotecari, con 15 Ducati, ciascuno: Francesco Saverio Gualtieri, Andrea Belli e Pasquale Baffi il quale, però, in pratica era il responsabile.

(*D) Per lo studio della Massoneria calabrese dell'epoca, potrebbe risultare importante un fogliettino, trovato fra le «car-te Baffi», sul quale Baffi, per ragioni ignote, ha annotato i seguenti nomi calabresi:

Cosenza: Francesco Golia, Nicola Zupo, Gaetano Mauri, Francesco Ant. Milone, Francesco Cortese, Pietro Clausi tes., Raffaele Magliari sacerdote, Francesco Scarpelli, Francesco Ronchi.

A Catanzaro: D. Vincenzo, D. Checco, D. Peppo, D. Teresa, D. Caterina, D. Chiara, D. Francesco Gattoleo, D. Giovan-ni e D. Maria Fischietti, D. Saverio Laudari, Bernardo Riso, D. Gregorio e D. Saverio Aracri, D. Giuseppe, D. Francesco Ferragina, D. Luigi Francia.

A Melito: D. Domenico Ant. Prestia, D. Antonio suo nipote, Domenico Sbaglia. Al Pizzo: D. Cesare Melecrinis, D. Domenico Trentacapilli e Carmelo. (*E) Possiamo assicurare ai Fratelli che il Libro della Legge Sacra è apribile in più di una pagina. (*F) Il primo (1795-1876) diventò capo sezione dell'Archivio di Stato e professore di paleografia e diplomatica all'Uni-

versità di Napoli, autore di varie pubblicazioni. Gabriella (?-1854) fu valente pittrice; suo è il ritratto del padre nel Museo di S. Martino, che riproduciamo a fianco del titolo.

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BIBLIOGRAFIA

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Kopenhagen, in: Calender fur die Provincial Loge von Meklemburg, 1931 (anche chiamato: Parchimer Calen-der).

(3) O. ANDREASEN, Aus den Tagebüchern Friedrich Munters, 3 voll., Kopenhagen, Leipzig 19370 (4) M. P. AZZURI (P. MARUZZI), Inizii e Sviluppi della libera Muratoria moderna in Europa, in: «Lumen Vi-

tae» 1958, 1959. (5) C. FRANCOVICH, Storia della Massoneria in Italia ecc., Firenze 1974. (6) ED STOLPER, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, parte II in: «Rivista Massonica» sett.

1975. (7) C. BOTTA, Storia d'Italia dal 1789 al 1814 (Italia 1826).

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Parte VIII∗∗∗∗∗∗∗∗∗

∗∗∗∗∗∗∗∗ STOLPER ED, La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli. Parte VIII., Il Capitolo di Clermont, «Rivista

Massonica» – N. 3 – maggio 1978 – vol LXIX – XIII della nuova serie – pp. 189-192 – continuazione degli articoli apparsi in R.M. 1974 (p. 591 ss.), 1975 (p. 394 ss., p. 527 ss., p. 594 ss.), 1976 (p. 47 ss., p. 139 ss., p. 232 ss.).

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Il Capitolo di Clermont

In una lettera datata 19 febbraio 1770 ed indirizzata al Fr. De Vignoles della Gran Loggia di Lon-dra 6, il Segretario della Loggia napoletana («olandese») Les Zelés (fondata nel 1763), asserisce che i fondatori erano «Massoni di Clermont dal 1750, che si riunirono soltanto per la propria istruzione».

A primo occhio questa dichiarazione potrebbe sembrare uno strano indovinello e, infatti, quei Fratel-li non avevano alcun nesso con la Francia; né è probabile che le parole citate si riferissero al Duca di Clermont, Gran Maestro francese all'epoca. Invece, si trattava quasi certamente del «Capitolo di Cler-mont», uno dei sistemi massonici della... Germania, che ebbe una vita breve (1759-1764), ma che all'e-poca fece parlare di sé, perché introdusse per la prima volta la leggenda massonica dei Templari, fa-cendo così da precursore della Stretta Osservanza (di cui parleremo in un prossimo articolo).

Per la verità, l'Europa massonica del settecento brulicava di «sistemi», che avevano quasi tutti in comune la caratteristica di essere «filosofici» (= filosofale) ed ebbero per scopo le ricerche ermetiche, al fine di trovare il segreto della trasmutazione dei metalli (in oro) e dell'elisir della vita, tutto per mez-zo della misteriosa Pietra Filosofale. All'epoca questa scienza, chiamata la «Grande Opera», fu presa molto sul serio ed era basata sui lavori precedenti dei Rosacrociani, la cui organizzazione era caduta in declino durante quel secolo. Non può destare sorpresa che simili «sistemi» furono un eldorado per i truffatori che, infatti, si infilarono in grande numero.

Il sistema di Clermont fu messo insieme a Berlino, da un trio assai curioso. Il Massone Marchese de Lernay, prigioniero di guerra francese in libertà sulla parola, si mise in contatto con il Barone von Prin-tzen, Venerabile della nota Loggia Die drei Weltkugeln (i tre globi terrestri) (*A), allo scopo di creare, in seno a quella Loggia, un Capitolo degli alti gradi, che prometteva di poter fornire un po' di denaro ai ... fondatori stessi. I due trovarono un «organizzatore» per eccellenza, nella persona di un tale Rosa, un ex-prete senza scrupoli, che aveva scelto la strada più lucrativa del Massone di mestiere.

Rosa ben presto aveva messo insieme un sistema di 7 gradi, cioè una sovrastruttura di 4 gradi sui 3 gradi simbolici tradizionali:

4°, Maestro Scozzese, che era considerato un grado simbolico preparativo, 5°, Maestro Eletto o Cavaliere dell'Aquila, 6°, Cavaliere Illustre o Templare, 7°, Cavaliere Sublime o di Dio (!).

Fu costruita anche la dovuta leggenda storica, conosciuta dai soli Cavalieri Sublimi, che divise la storia massonica in 7 periodi. Nel primo, che cominciò con la creazione dell'uomo, il Signore aveva da-to la sua fiducia ai precursori della Massoneria, chiamati «Figli di Dio». Il secondo periodo cominciò con Noe, i cui figli avevano fondato l'Ordine dei Noachiti. Segue poi l'epoca che ha inizio con Nemrod, il quale mise a punto i rituali simbolici. La quarta epoca era quella di Salomone, il quale aveva appunto creato il sistema in questione di 7 gradi. Nello stesso periodo avvenne la distruzione del Tempio, ma durante la successiva ricostruzione (sotto Ciro di Persia) Esdra mise nelle fondamenta una pietra cubica con tre cavità, contenenti le tre coppe che insieme potevano fornire la chiave della scienza filosofale. Queste coppe entrarono poi in possesso di quattro Fratelli della Scozia e da questi è derivato l'appella-tivo di «Massoneria Scozzese» (!). Sempre nella quarta epoca, nei tempi di Erode, Cristo stesso riorga-nizzò la Massoneria che era caduta in declino. Nel quinto periodo, che ebbe inizio con Hugues de Pa-rens, l'associazione (sempre in possesso delle coppe) prese il nome di «Ordine dei Templari». I protet-tori del Santo Sepolcro (appunto i Templari) furono visti volare attorno a Gerusalemme e furono in se-

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guito chiamati Cavalieri dell'Aquila, mentre i Templari anziani si ritirarono «in pensione» col titolo di Cavaliere di Dio. Durante la sesta epoca, l'Ordine dei Templari fu distrutto dall'invidioso Re Filippo il Bello, aiutato dal Papa Clemente V, mentre il Gran Maestro Jacques de Molay morì sul rogo. Il settimo ed ultimo periodo, appena cominciato, doveva vedere il trionfo finale dell'Ordine dei Templari, che un giorno avrebbe dominato il mondo e che attualmente aveva già cominciato a riprendere forza (appunto nel Capitolo di Clermont)!

Secondo l'«antico» organico del sistema, il mondo era diviso in 3 «Legazioni»: Europa, Asia ed A-frica, ciascuna suddivisa in Circoli e sotto-Circoli. Nella Legazione europea funzionavano all'epoca an-cora 4 Circoli, di cui il Duca di Clermont, «Gran Maestro dei Massoni francesi», dirigeva il territorio comprendente la Francia, la Spagna, Portogallo e l'Italia. La Legazione dell'Asia non era in quel mo-mento funzionante, mentre della Legazione d'Africa, l'unico Circolo attivo era quello della Sicilia. (sic).

Per la verità, la «carica» del Duca di Clermont era una pura invenzione e quel giovane Gran Mae-stro, che ignorava l'onorificenza tedesca a lui conferita, continuò pacificamente con la sua occupazione preferita di rincorrere le belle demoiselles. Tuttavia, in Germania, l'appellativo «Capitolo di Clermont» attecchì, soprattutto perché a quell'epoca una etichetta francese comportava prestigio. Pure per ragioni di prestigio, la Costituzione, tutti gli atti ed i rituali del sistema erano stesi in lingua latina; circostanza che aveva inoltre il vantaggio che pochi fratelli erano in grado di approfondire il significato del rito.

Riguardo ai rituali, Rosa aveva semplicemente copiato alcuni dei molti già in esistenza, ma poco co-nosciuti (*B). A parte l'alchimia, che pervase tutti i quattro gradi superiori, i rituali si occuparono di una teosofia assai grossolana ed infatti, i Fratelli erano invitati a studiare le «scienze celesti», la palin-genesi, la «magia naturale» ecc. Il quinto ed il sesto grado erano inoltre basati sulla vendetta (per la morte di Molay), con una sceneggiatura assai macabra. Non vale la pena descrivere questi rituali fasulli in dettaglio e possiamo, tutto sommato, soltanto concordare coll'autore (profano) francese René Le Fo-restier (op. cit.), quando li valuta come «ciarlatanismo vergognoso».

Il reparto «pubbliche relazioni» di Rosa lavorava però a pieno ritmo e con successo. Nella sua cam-pagna, egli prometteva ai candidati niente meno che un corso completo nelle dottrine di teologia, misti-ca, filosofia ermetica, astrologia, politica, moralistica, cosmologia, cosmosofia, cosmetria, fisionomia, chiromanzia, simpatia, iatrochimica, iatrofisica, geofisica, cabbala, teosofia e magia, senza poi contare l'«ars hominum factionis».

Rosa, con una impudenza incredibile, aveva convinto i suoi seguaci che, essendo egli dotato di fa-coltà sovrannaturali, ogni parola pronunciata nei suoi riguardi, durante le loro riunioni, sarebbe stata portata immediatamente a lui dagli «spiriti dell'aria». Inoltre egli aveva dettato una formula che avreb-be procurato a chi l'avesse pronunciata nella debita forma, la somma di 199.000 ducati d'oro. La crona-ca non ci riferisce se i Fratelli hanno mai trovato la debita forma.

Il sistema del Capitolo di Clermont fu ufficialmente varato il 19 luglio 1759, con una cerimonia im-pressionante, nei locali della Loggia Die drei Weltkugeln. Gli affari andavano a gonfie vele, poiché, per i vari Diplomi e per le varie Bolle rilasciate, i recipiendiari dovevano pagare salatamente (si parlava addirittura di 400 ducati ciascuno). Di conseguenza, la Pietra Filosofale portò fortuna, soprattutto agli... ideatori del sistema. Rosa, frattanto anche Venerabile della Loggia Philadelphia di Ralle, intraprese va-ri viaggi di promozione, tanto che nel giro di pochi anni furono creati vari Capitoli nel territorio tede-sco. Anzi, il successo fu tale che, in Germania, sorsero addirittura imitatori.

Ma il successo di pretese così fantastiche non poteva durare ed inevitabilmente, ben presto, i nodi vennero al pettine. La «Grande Opera» fallì, la Pietra Filosofale si dimostrò difettosa ed i Fratelli perse-ro la fiducia, malgrado l'offerta disperata da parte di Rosa di aggiungere l'ottavo ed il nono grado «con-clusivo» al sistema.

Nel 1763, Rosa, che con la sua vita di grande signore aveva contratto un mucchio di debiti, per il ri-to e per la sua Loggia di Ralle, non fu più rieletto Venerabile. L'anno successivo venne il colpo di gra-zia, da parte di un altro imbroglione, molto più scaltro di Rosa, di nome Johnson, di cui parleremo in un prossimo articolo.

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Basta ricordare che Rosa finì i suoi giorni in miseria. Sembra che morisse a Leyda in Olanda. Ora, tornando al primo paragrafo di questo articolo, si sa che, nel settecento, vari Italiani (per lo più

artisti e musicisti) si trovarono a Berlino e che alcuni di loro fecero parte della Loggia Die drei Weltku-geln. È perciò concepibile che le faccende massoniche di Berlino fossero a conoscenza di Fratelli di Napoli, la città più grande d'Europa. Si sa anche che, già nel 1750, vari Fratelli napoletani, guidati dal G. Maestro, Principe di Sansevero, si occuparono delle «scienze» ermetiche. Quest'ultimo era addirittu-ra famoso per i suoi esperimenti chimici (= alchimistici).

Forse non per caso la Sicilia (Regno delle due Sicilie?) viene menzionata nella Costituzione del Ca-pitolo di Clermont, e questo malgrado il piccolo neo geografico. L'anno 1750, menzionato nella lettera qui sopra citata, può essere un errore del Segretario de Soria, il quale, nel 1763, non era tra i fondatori della Loggia Les Zelés. D'altronde, ci sembra percepibile che i Fratelli napoletani già in precedenza fossero in contatto con la Loggia berlinese, la quale all'epoca (dal 1736) lavorava con 2 gradi ermetici, precursori di quelli del Capitolo di Clermont (*B). In quel contesto potrebbe essere significativo il fatto che, secondo un «cronista» degli anni '50 4, l'unico luogo estero dove si ebbe una reazione al «tradi-mento» del Duca di Sansevero, nel 1751, era proprio la città di Berlino («Fu in seguito in tutte le Logge applicato di Paglia, come Ribelle dell'Ordine, e di poi in Berlino fu abbrugiata nella Pubblica Piazza la sua statua ...»).

Concludendo, riteniamo perciò che a Napoli, negli anni '50/'60, una Loggia (la Stella?) seguisse le direttive del Capitolo di Clermont e della Loggia Die drei Weltkugeln. È probabile che, nel 1763, anche quei Fratelli fossero delusi e sentissero il bisogno di ricostruirsi, quando si offrì l'occasione, nella Log-gia Les Zelés, all'obbedienza più solida della Grande Loggia delle Sette Provincie (l'Olanda).

(*A) La Loggia Die drei Weltkugeln fu fondata il 13 settembre 1740 dal Re Federico il Grande di Prussia. La Loggia, che poi fu Grande Loggia, ebbe una vita piuttosto movimentata, ed esiste tuttora.

(*B) Per la verità, il Capitolo di Clermont aveva, anche esso, un precursore, che non è però mai ve-nuto alla ribalta. Già dal lontano 1736, nella Loggia Die drei Weltkugeln si lavorava con 2 gradi «supe-riori» occulti, e precisamente quelli di «Cavaliere di S. Andrea di Chardon» e «Cavaliere di Dio e del suo Tempio», concepiti, non si sa dove, intorno all'anno 1733. Basta dire in questo contesto, che i due gradi erano, come al solito, ermetici. Il secondo può probabilmente vantarsi di essere il primo in assolu-to ad aver introdotto il mito templare.

Rosa, per il suo grado di Maestro Scozzese, si era chiaramente ispirato su quello del Cavaliere di S. Andrea di Chardon, mentre il 7° grado era una quasi-copia di quello di Cavaliere di Dio e del suo Tempio.

Il 5° e 6° grado erano copie fedeli di due gradi francesi di vendetta.

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BIBLIOGRAFIA

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drei Weltkugeln. Berlin, 1890.

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INDICE

Avvertenza del Curatore Pag. 2

Parte I > 3

Parte II > 18

Parte III > 49

Parte IV > 58

Parte V > 77

Parte VI > 82

Parte VII > 95

Parte VIII > 102