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PresidenteStefano Allasia

VicepresidentiFrancesco Graglia, Mauro Salizzoni

Consiglieri SegretariGiorgio Bertola, Gianluca Gavazza, Michele Mosca

Direzione Processo legislativo e Comunicazione istituzionaleSettore Comunicazione, Partecipazione, Relazioni esterne e CerimonialeSettore Informazione e Ufficio stampa© Consiglio regionale del Piemonte 2021Stampa: Centro stampa della Giunta regionale del Piemonte

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dell'Assietta nel 1747, dove venne respinto l’ennesimo tentativo di invasione francese.

L’auspicio è che, attorno allo storico Drapò, ogni Piemontese possa rafforzare il valore dell'identità e la fierezza di appartenere ad una regione con una storia plurisecolare e che ogni Sindaco, nel proprio Comune, si faccia alfiere della nostra bandiera e, con essa, di quei sentimenti di amore e gratitudine per il nostro grande e bel Piemonte.

Stefano Allasia Presidente del Consiglio regionale del Piemonte

La cerimonia ufficiale di consegna della bandiera della Regione Piemonte ai Sindaci dei 1.181 Comuni piemontesi si snoda in otto tappe, una per ogni provincia. Ai nostri Comuni viene affidato non solo l’emblema di una regione, ma un simbolo di appartenenza e riconoscimento di tradizione e valori comuni: il «Drapò».

L’iniziativa avrebbe dovuto svolgersi lo scorso anno in occasione dei 50 anni dall'istituzione della Regione Piemonte, ma l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha imposto purtroppo di posticipare la cerimonia. L’appuntamento con i Sindaci si propone quindi come una sorta di ‘tempo ritrovato’ per celebrare l’importante anniversario. Un ‘tempo ritrovato’ che presenta notevoli analogie con quanto avvenne nel novembre 1970, quando la prima Assemblea regionale era impe-gnata a discutere lo Statuto del Piemonte: per rispettare il termine previsto per la sua approvazione, il 10 novembre, l’orologio dell’Aula venne fermato a mezzanotte, mentre la discussione si protrasse fino alle 7 del mattino succes-sivo. In entrambi i casi, si potrebbe quasi dire, il Consiglio regionale del Piemon-te si è ingegnato per recuperare idealmente il tempo a favore di tutti i Piemon-tesi. Un tempo che – auspichiamo – possa segnare una ripartenza per tutti, ma che ci permette di fare memoria anche dei momenti più difficili e bui, di crisi ed emergenze che hanno visto i Sindaci impegnati in prima linea e che ci hanno reso più uniti e più consapevoli dell’importanza di fare comunità.

La bandiera della Regione Piemonte, ufficializzata dal 1995, è l'antico «Drapò» dalla croce bianca in campo rosso bordato di blu. Si tratta di uno dei vessilli più antichi del mondo insieme a quello della Danimarca: accordato dal Papa all’Ordine dei Cavalieri di Malta, fu concesso a Casa Savoia nel 1263. La borda-tura deriva dalla sua sovrapposizione allo stendardo azzurro con l’immagine della Vergine Maria che Amedeo VI, il Conte Verde, volle issare sulla nave ammiraglia della flotta crociata nel 1365. Il lambello azzurro a tre gocce è un simbolo araldico aggiunto nel 1424 in occasione del conferimento del Principa-to di Piemonte al primogenito del Duca Amedeo VIII e ai futuri eredi al trono. Questa insegna ha sventolato per secoli a rappresentare il Piemonte, sull’anti-ca Torre di San Gregorio durante l’Assedio di Torino del 1706 come sul Colle

Drapò: un simbolo, una regione, una bandiera1.181 occasioni per sventolare la propria appartenenza

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dell'Assietta nel 1747, dove venne respinto l’ennesimo tentativo di invasione francese.

L’auspicio è che, attorno allo storico Drapò, ogni Piemontese possa rafforzare il valore dell'identità e la fierezza di appartenere ad una regione con una storia plurisecolare e che ogni Sindaco, nel proprio Comune, si faccia alfiere della nostra bandiera e, con essa, di quei sentimenti di amore e gratitudine per il nostro grande e bel Piemonte.

Stefano Allasia Presidente del Consiglio regionale del Piemonte

La cerimonia ufficiale di consegna della bandiera della Regione Piemonte ai Sindaci dei 1.181 Comuni piemontesi si snoda in otto tappe, una per ogni provincia. Ai nostri Comuni viene affidato non solo l’emblema di una regione, ma un simbolo di appartenenza e riconoscimento di tradizione e valori comuni: il «Drapò».

L’iniziativa avrebbe dovuto svolgersi lo scorso anno in occasione dei 50 anni dall'istituzione della Regione Piemonte, ma l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha imposto purtroppo di posticipare la cerimonia. L’appuntamento con i Sindaci si propone quindi come una sorta di ‘tempo ritrovato’ per celebrare l’importante anniversario. Un ‘tempo ritrovato’ che presenta notevoli analogie con quanto avvenne nel novembre 1970, quando la prima Assemblea regionale era impe-gnata a discutere lo Statuto del Piemonte: per rispettare il termine previsto per la sua approvazione, il 10 novembre, l’orologio dell’Aula venne fermato a mezzanotte, mentre la discussione si protrasse fino alle 7 del mattino succes-sivo. In entrambi i casi, si potrebbe quasi dire, il Consiglio regionale del Piemon-te si è ingegnato per recuperare idealmente il tempo a favore di tutti i Piemon-tesi. Un tempo che – auspichiamo – possa segnare una ripartenza per tutti, ma che ci permette di fare memoria anche dei momenti più difficili e bui, di crisi ed emergenze che hanno visto i Sindaci impegnati in prima linea e che ci hanno reso più uniti e più consapevoli dell’importanza di fare comunità.

La bandiera della Regione Piemonte, ufficializzata dal 1995, è l'antico «Drapò» dalla croce bianca in campo rosso bordato di blu. Si tratta di uno dei vessilli più antichi del mondo insieme a quello della Danimarca: accordato dal Papa all’Ordine dei Cavalieri di Malta, fu concesso a Casa Savoia nel 1263. La borda-tura deriva dalla sua sovrapposizione allo stendardo azzurro con l’immagine della Vergine Maria che Amedeo VI, il Conte Verde, volle issare sulla nave ammiraglia della flotta crociata nel 1365. Il lambello azzurro a tre gocce è un simbolo araldico aggiunto nel 1424 in occasione del conferimento del Principa-to di Piemonte al primogenito del Duca Amedeo VIII e ai futuri eredi al trono. Questa insegna ha sventolato per secoli a rappresentare il Piemonte, sull’anti-ca Torre di San Gregorio durante l’Assedio di Torino del 1706 come sul Colle

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Drapò: un simbolo, una regione,una bandiera

Cerimonia di consegna della Bandiera del Piemonteai Sindaci dei Comuni piemontesi

Lunedì 19 luglio 2021, Reggia di Venaria, Venaria Reale (TO)

Mercoledì 21 luglio 2021, Palazzo dei Congressi, Stresa (VB)

Giovedì 22 luglio 2021, Teatro Alessandrino, Alessandria

Venerdì 23 luglio 2021, Teatro Alfieri, Asti

Lunedì 26 luglio 2021, Teatro Civico, Vercelli

Mercoledì 28 luglio 2021, Università degli Studi del Piemonte Orientale, Novara

Giovedì 29 luglio 2021, Teatro Sociale Villani, Biella

Venerdì 30 luglio 2021, Area eventi, piazza della Costituzione, Cuneo

Interventi musicali di Loris Gallo e Valerio Chiovarelli

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Carlin passa da là(Carlin e Carlòta)

Canzone epico lirica assai conosciuta nel Basso Monferrato. Questa lezione è stata raccolta a Lu da Ernesto Casalone, integrata con una strofa raccolta a Borgo San Martino da Maurizio Martinotti e Maura Guaschino.Il Maestro Martinotti ne ha registrata un'altra a Pontestura, Franco Castelli una a Valenza, dove i protagonisti sono Miclì e la Gina. Negli ultimi decenni Carlin e Carlòta e entrata nel repertorio di molti interpreti che l'hanno incisa in più versioni.

Carlin passa da làj’ha dacc la bon-assèiraa tuta la gent dla ca.peui dis a la Carlòtas’a l’ava zà cenà.

«Si, si, j’hò zà cenà,mamà porté na bancach’as seto nojàucc doi»‘d na banda la Carlòtae da l’àutra ‘l sò amor.

‘Ns na banca as son setàe ‘s son butà dëscoriparòle dell’amorciamandje a la Carlòta«Sposomse nojacc doi».

«S’a j’hò da essi sposaciamej-ji da mè parie da tucc ij mè parent,s’a j’hò da esse sposaël mè cheur l’é tut content».

Sò pari j’ha rëspondù:«Mi a veuj nen maridelala veuj da maridà,se ben ch’a la maridaal Carlin la veuj nen dà!»

Carlin al torna a casbatù ‘l capel për tèrasbatulo ‘n sël taulin:«Òh mama, dla mè mama,mi a veuj la Carlotin».

Sò mari j’ha rëspondù«Tënivi la vòsta fija,butela ant un botalCon d’euli e ‘mpò ‘d vin bruschch’as la peussa conservà!»

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Montagne dël mè PiemontGipo Farassino

Un classico della canzone piemontese, opera del cantautore Gipo Farassino (1934-2013). Venne presentata nel 1970 in Gipo a sò Turin, un disco che, grazie al talento di Gipo, ebbe il merito di riportare ad alti livelli la canzone piemontese e di reintrodurla nella musica d'autore.

Montagne dël mè Piemont ch’i base an front sta mia sità,montagne dël mè Pais ch’i sghice l’euj al Paradis,porté la-sù ‘nt ël Cél ij seugn d’un bogianen.

Disejlo che a sta sità a-j manca ‘l fià për protesté,disejlo: domje na man, domje ‘n pò ‘d sol e ‘n cél seren.

Crijé, fé ‘n pò ‘d rabél la-sù, la-sù ‘nt Cél.

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Piemont dëv viveSec. XVI – Camillo Brero

Opera di Camillo Brero (1926-2018), scrittore, poeta, ricercatore, vocabolarista e divulgatore culturale fra i più grandi della storia piemontese. Il testo di Brero, pregnante di identità e consapevolezza, ha fatto di una melodia del Cinqucento, un inno alla piemontesità entrato nel repertorio di diversi interpreti.

Ant nòstr cheur ël cel s’anrèisa,giuss ëd tèra a l’é nòstr sangh:nòsta lenga piemontèisa l’é la sava ‘d nòstr doman.

Piemont, ardità d’amor ch’a l’ha dane ‘l CreatorPiemontèis!Piemont dëv vive sij brandé dël nòstr onorPiemontèis!Piemont dëv vive sij brandé dël nòstr onor!

Ant la ment la vos testarda dle montagne ‘d nòstr Pais,drinta l’ànima gajarda branda ‘l feu pamai dëstiss.

Piemont, ardità d’amor...Për Piemont e për l’Europa,gent dla pian-a e gent dij brich,soma a l’erta ardì sla piòta con l’ardor dij Gaj antich!

Piemont, ardità d’amor...

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La Monfrin-a (Maria Catlin-a)Corenta monfrin-a

Òh ciah ciah, Maria Catlin-a è la versione popolarmente più nota della Monferrina, l'antica danza nazionale piemontese, il cui nome rimanda al Marchesato del Monferrato.L'incipit del testo (probabilmente un artificio per memorizzarne la melodia) è l'esortazione ciah! ciah! sinonimo di sah! (orsù, animo! allons!).

Òh ciah ciah, Maria Catlin-a domje, domje na siassà.Òi si si ch’i la darìa l’hai lassà lë siass a ca.Ris e còj e tajarin vardé-sì com a balo bin:a balo pì bin le paisanòteche le tòte dë Turin.

Òh bondì, bondì, bondì‘ ncora na vòlta, ‘ncora na vòlta,Òh bondì, bondì, bondì ‘ncora na vòlta e peui pa pì.‘Ncora na vòlta sota la pòrta‘Ncora na vira sota la riva,òh bondì, bondì, bondì ’ncora na vòlta e peui pa pì.

Còs it fas Maria Catlin-a lì setà ‘n sël taboret,da na man la ventajin-a e da l’àutra ‘l fassolet?Pijé na giòja che vë pias, dej’ la man, tirela an brass.La corenta a l’é pì bela e peui traderiderà.

Òh bondì, bondì, bondì…

Për dansé la Monfërin-aj ’é rivaje n’ufissial,l’ha ciapà Maria Catlin-a l’ha portala an mes al bal.Fate ‘n là, ti, paisan, passo mi con ël vardanfan.Feme mach un bel inchin che mi iv fas un bel basin.

Òh bondì, bondì, bondì…

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Baron LitronTrad. Sec. XVIII

Canzone patriottica del Settecento nota in tutto il Piemonte. Narra le ultime ore di vita del barone Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum (1692-1755), generale dell'Armata piemontese, nato tedesco e naturalizzato piemontese all'età di 14 anni. Eroe intelligente e incorruttibile, fu tanto amato dal popolo fino al punto che ne venne piemontizzato il nome. Prese parte all'attacco vitto-rioso del reggimento piemontese Rehbinder contro gli spagnoli a Camposanto (1743), durante la guerra di Successione d'Austria. Difensore di Villafranca di Nizza (1744), Governatore di Cuneo ed eroe del fallito assedio franco-spagnolo del 1744. Vincitore della battaglia di Ceva (1745), riconquistò Costigliole, Balangero, Castagnole delle Lanze e infine Asti (1746), facendo prigionieri nove battaglioni francesi. Lo stesso anno liberò Valenza e la cittadella di Alessandria. Nel 1747 fermò cinquanta battaglioni franco-spagnoli tra Saorgio, Oneglia e Savona. Morì a Cuneo il 16 Maggio 1755 e fu sepolto nel tempio valdese del Ciabass (valle Angrogna). Questa ballata fu raccolta da Costantino Nigra nel 1860 a Cuneo da un suona-tore girovago.

Andrin Turin a-i é dij cont, a-i é dij cont e dë le dàime,e dë le dàime e dij baron, pianzo la mòrt ëd Baron Litron.

Signor lo Rè, quand l’ha savù ch’ Baron Litron l’era malavi,cmanda caròsse e carossé: Baron Litron l’é andà trové.

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Quand l’é ruvà a Madòna dl‘Olm, prima d’intré ‘nt la sità ‘d Coni,toco trombëtte, sparo ij canon për arlegré Baron Litron.

Signor lo Rè quand l’é stait là: – Baron Litron, com a la va-la? – Sta maladìa… j’heu da murì, j’heu pì speransa dë guarì

Signor lo Rè s’a-j ha bin dit: – Baron Litron, fate corage,mi i të dareu dl’òr e dl’arzan, mi i të fareu prim general!

– Òh, s’a-i é pa né òr né arzan che mai la mòrt n’abia për scusa,i é pa né prinsi, né general, che mai la mòrt n’abia rësguard.

– Òh dime ‘n pò, Baron Litron, òh veus-to nen che të bateso?Farìa vnì ‘l Vësco ‘d Turin, mi i servirìa për tò parin.

Baron Litron s’a-j ha bin dit: – Sia ringrassià vòstra coron-a,mi i peuss mai pì ruvé a tant, o bon barbet, o bon cristian!

– Òh dime ‘n pò, s't hài da murì, òh dova veus-to che të sotero?Të fareu fé na cassia d'òr, të fareu fé d'un grand onor.

Mi i lassëreu për testament ch’a më sotero ën val ‘d Luserna,ën val ‘d Luserna mi ‘m sotrëran, dova ‘l mè cheur ‘s arpòsa tant!

Baron Litron a l’é spirà, pioré baron, pioré voi dàime,soné le ciòche, sparé ij canon, ch’a l’é spirà Baron Litron.

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Baron LitronTrad. Sec. XVIII

Canzone patriottica del Settecento nota in tutto il Piemonte. Narra le ultime ore di vita del barone Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum (1692-1755), generale dell'Armata piemontese, nato tedesco e naturalizzato piemontese all'età di 14 anni. Eroe intelligente e incorruttibile, fu tanto amato dal popolo fino al punto che ne venne piemontizzato il nome. Prese parte all'attacco vitto-rioso del reggimento piemontese Rehbinder contro gli spagnoli a Camposanto (1743), durante la guerra di Successione d'Austria. Difensore di Villafranca di Nizza (1744), Governatore di Cuneo ed eroe del fallito assedio franco-spagnolo del 1744. Vincitore della battaglia di Ceva (1745), riconquistò Costigliole, Balangero, Castagnole delle Lanze e infine Asti (1746), facendo prigionieri nove battaglioni francesi. Lo stesso anno liberò Valenza e la cittadella di Alessandria. Nel 1747 fermò cinquanta battaglioni franco-spagnoli tra Saorgio, Oneglia e Savona. Morì a Cuneo il 16 Maggio 1755 e fu sepolto nel tempio valdese del Ciabass (valle Angrogna). Questa ballata fu raccolta da Costantino Nigra nel 1860 a Cuneo da un suona-tore girovago.

Andrin Turin a-i é dij cont, a-i é dij cont e dë le dàime,e dë le dàime e dij baron, pianzo la mòrt ëd Baron Litron.

Signor lo Rè, quand l’ha savù ch’ Baron Litron l’era malavi,cmanda caròsse e carossé: Baron Litron l’é andà trové.

Quand l’é ruvà a Madòna dl‘Olm, prima d’intré ‘nt la sità ‘d Coni,toco trombëtte, sparo ij canon për arlegré Baron Litron.

Signor lo Rè quand l’é stait là: – Baron Litron, com a la va-la? – Sta maladìa… j’heu da murì, j’heu pì speransa dë guarì

Signor lo Rè s’a-j ha bin dit: – Baron Litron, fate corage,mi i të dareu dl’òr e dl’arzan, mi i të fareu prim general!

– Òh, s’a-i é pa né òr né arzan che mai la mòrt n’abia për scusa,i é pa né prinsi, né general, che mai la mòrt n’abia rësguard.

– Òh dime ‘n pò, Baron Litron, òh veus-to nen che të bateso?Farìa vnì ‘l Vësco ‘d Turin, mi i servirìa për tò parin.

Baron Litron s’a-j ha bin dit: – Sia ringrassià vòstra coron-a,mi i peuss mai pì ruvé a tant, o bon barbet, o bon cristian!

– Òh dime ‘n pò, s't hài da murì, òh dova veus-to che të sotero?Të fareu fé na cassia d'òr, të fareu fé d'un grand onor.

Mi i lassëreu për testament ch’a më sotero ën val ‘d Luserna,ën val ‘d Luserna mi ‘m sotrëran, dova ‘l mè cheur ‘s arpòsa tant!

Baron Litron a l’é spirà, pioré baron, pioré voi dàime,soné le ciòche, sparé ij canon, ch’a l’é spirà Baron Litron.

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La Bërgera

La canzone forse più conosciuta del Piemonte affonda le sue radici nel Medioe-vo mitteleuropeo. Questa pastourelle piemontese è stata raccolta da Nigra, Sinigaglia e da diversi altri ricercatori in varie lezioni in tutto il Piemonte.Si propone la versione "classica", con un piccolo tentativo di ricostruzione: la bërgera incontra un très joli français che da lì passe(r) = passato remoto in lingua piemontese, oggi desueto; un francese grazioso, quindi, e non tre francesi. Da notare, ancora, che il bërgé, colmo di gioia per la fedeltà della soa bërgera, suona la viola (la ghironda) e non la viòla.

A l’ombrëtta d’un bussonbela bërgera a l’é ‘ndurmìa. E da lì passétrè zolì fransé.A l’ha dije: «Bela bërgera––voi i avì la frev. E se voi i avì la frevfaroma fé na covertura. Con ël mè mantelch’a l’é così belfaroma fé na covertura,passërà la frev».

Ma la bela a-j ha rëspondù:«Gentil galant, fé vòstr ëviage,

e lasseme stécon ël mè bërgéche al son dë la soa violamë farà dansé». Ël bërgé, sentend lolì,a l’é sautà fòra d’ant la baraca. Con la viola an mana s’é butà soné,a l’ha pijà la bela bërgeraa l’ha fala dansé.

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Ël Drapò La Bandiera del Piemonte

Lo stendardo dei Crociati (croce d'argento in campo rosso), accordato dal Papa all’Ordine dei Cavalieri di Malta, fu concesso alla Casa di Savoia nel 1263. La bordura azzurra deriva dalla sovrapposizione a uno stendardo contornato di stelle e raffigurante la Vergine Maria, inalberato nel 1365 da Amedeo VI, il Conte Verde, in partenza per la Crociata alessandrina; il blu Savoia è ancora oggi il colore nazionale piemontese. Il lambello azzurro a tre gocce in alto è simbolo araldico aggiunto quando il Duca Amedeo VIII conferì il Principato di Piemonte al primogenito Amedeo, a Thonon il 15 agosto 1424.

Il Drapò sventolò sull’antica Torre di San Gregorio durante l’Assedio di Torino del 1706. Fu issata dai nostri soldati nel 1747 all'Assietta, dove venne respinto l’ennesimo tentativo di invasione francese.Accantonato nell’Ottocento e per buona parte del Novecento insieme a tutti i simboli del Piemonte, venne rilanciato nel 1968 in occasione della prima Festa dël Piemont, ad opera di Jaco Calleri e Tavo Burat. Dopo aver subìto una lunga opposizione ideologica, nel 1995 è stato adottato come bandiera ufficiale della Regione Piemonte.

La Croce si trova sulla bandiera di molte nazioni d’Europa; il Drapò piemontese vanta uno stretto legame con il Dannebrog di Danimarca, anch’esso concesso a suo tempo al Priorato del paese scandinavo, e con la Città di Vienna, che lo adottò in onore al Principe Eugenio di Savoia, che liberò la città dall’assedio turco nel 1683.

Il Drapò è la bandiera del popolo piemontese, la cui Festa cade il 7 Settembre, data della liberazione della capitale Torino dall’Assedio francese del 1706. Il Drapò è stato riconosciuto ufficialmente dalla Regione Piemonte con la Legge del 31 maggio 2004 n. 15, che ne prescrive l'esposizione "all'esterno delle sedi della Giunta e del Consiglio regionale, dei consigli provinciali, di comunita' mon-tana, comunali e circoscrizionali, degli edifici scolastici, ogni volta che vengono esposte le bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea e in occa-sione delle festività nazionali, della Festa del Piemonte e nei giorni indicati da disposizioni o autorizzazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri".

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Ël Drapò La Bandiera del Piemonte

Lo stendardo dei Crociati (croce d'argento in campo rosso), accordato dal Papa all’Ordine dei Cavalieri di Malta, fu concesso alla Casa di Savoia nel 1263. La bordura azzurra deriva dalla sovrapposizione a uno stendardo contornato di stelle e raffigurante la Vergine Maria, inalberato nel 1365 da Amedeo VI, il Conte Verde, in partenza per la Crociata alessandrina; il blu Savoia è ancora oggi il colore nazionale piemontese. Il lambello azzurro a tre gocce in alto è simbolo araldico aggiunto quando il Duca Amedeo VIII conferì il Principato di Piemonte al primogenito Amedeo, a Thonon il 15 agosto 1424.

Il Drapò sventolò sull’antica Torre di San Gregorio durante l’Assedio di Torino del 1706. Fu issata dai nostri soldati nel 1747 all'Assietta, dove venne respinto l’ennesimo tentativo di invasione francese.Accantonato nell’Ottocento e per buona parte del Novecento insieme a tutti i simboli del Piemonte, venne rilanciato nel 1968 in occasione della prima Festa dël Piemont, ad opera di Jaco Calleri e Tavo Burat. Dopo aver subìto una lunga opposizione ideologica, nel 1995 è stato adottato come bandiera ufficiale della Regione Piemonte.

La Croce si trova sulla bandiera di molte nazioni d’Europa; il Drapò piemontese vanta uno stretto legame con il Dannebrog di Danimarca, anch’esso concesso a suo tempo al Priorato del paese scandinavo, e con la Città di Vienna, che lo adottò in onore al Principe Eugenio di Savoia, che liberò la città dall’assedio turco nel 1683.

Il Drapò è la bandiera del popolo piemontese, la cui Festa cade il 7 Settembre, data della liberazione della capitale Torino dall’Assedio francese del 1706. Il Drapò è stato riconosciuto ufficialmente dalla Regione Piemonte con la Legge del 31 maggio 2004 n. 15, che ne prescrive l'esposizione "all'esterno delle sedi della Giunta e del Consiglio regionale, dei consigli provinciali, di comunita' mon-tana, comunali e circoscrizionali, degli edifici scolastici, ogni volta che vengono esposte le bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea e in occa-sione delle festività nazionali, della Festa del Piemonte e nei giorni indicati da disposizioni o autorizzazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri".

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