Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini...

20
verona 59 architetti CONTIENE I.P. - ARCHITETTI VERONA - Bimestrale sulla professione di Architetto dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Verona Sped. in A.P. - 70% - DCI VR - In caso di mancato recapito restituire all’Ufficio di Verona CMP detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa - Tassa pagata P.D.I. Sped. comulativa

Transcript of Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini...

Page 1: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

verona59

arch

itetti

CONTIENE I.P. - ARCHITETTI VERONA - Bimestrale sulla professione di Architetto dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di VeronaSped. in A.P. - 70% - DCI VR - In caso di mancato recapito restituire all’Ufficio di Verona CMP detentore del conto per la restituzione al mittente

che si impegna a pagare la relativa tariffa - Tassa pagata P.D.I. Sped. comulativa

Page 2: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

Giorgio Massignan 11 Editoriale

Anna Braioni 12 Alcuni dati sul Veneto

Franco Migliorini 15 Spazio locale e spazio globale

Roberto Pasini 17 Veneto e Veronaappunti sulla viabilità

Aldo Bonomi 21 La memoria del territorioveneto di frontealla modernizzazione

Romeo Tofano 24 Percorso disciplinare dellapianificazione territorialedella Regione Veneto

a cura della Redazione 27 1° “piano”Architetture contemporanee del territorio veronese

a cura di Stefania Emiliani 28 La sperimentazionepianificatoria dellaRegione Veneto

Massimo Valsecchi 36 Stili di vita e prevenzione

a cura di Susanna Grego 38 Cronache di design a Verona

Mariano Dal Forno 44 Biblioteca

Elena Granuzzo 45 Mostra: Venere e Amore

Morena Alberghini 46 Calendario

S o m m a r i o

Gli articoli e le note firmate esprimono l’opinione degli Autori, e non impegnano l’Editore e la Redazione del Periodico. La rivista è aperta aquanti, Architetti e non, intendano offrire la loro collaborazione. La riproduzione di testi e di immagini è consentita citando la fonte.

Questo numero è stato curato da:Anna Braioni e Susanna Grego

Fonti delle immagini: A.A.V.V., “I centri storici del Veneto” vol. 1 e 2; Urbanistica Quaderni n° 20; Silvano Ghironi, “Rovigo e Adria”, 1995.

Stampa: Grafiche Fabula - Verona

Concessionaria esclusiva per la pubblicità:

Redazione: Via Oberdan, 3-37121 VERONATel. 0458.034.959 (2 linee r.a.) - Fax 0455.923.19Direttore Responsabile: Giorgio Massignan

Via Dietro Pallone, 12 - 37121 VeronaTel. / Fax: 0458.034.290

e-mail: [email protected]

ARCHITETTI VERONARivista bimestrale sulla professione di architettofondata nel 1959Terza Edizione - Anno IXAut. del Tribunale di VR n.1056 del 15/06/1992

EditoreORDINE DEGLI ARCHITETTIPIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORIDELLA PROVINCIA DI VERONA

CONSIGLIO DELL’ORDINE(Comitato di Direzione di Architetti Verona)

Presidente: Giorgio MassignanVice-presidente: Arnaldo ToffaliSegretario: Marco ArfelliniTesoriere: Giancarlo FranchiniConsiglieri: Paola Bonuzzi

Iris FrancoLorella PoloPaola RavanelloEnrico Savoia

COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI

Presidente: Susanna GregoRevisori: Marco Angelo Brugnoli

Andrea CugolaRaffaele MalvasoAndrea Mantovani

Direttore: Giorgio Massignan

Coordinatori: Susanna Grego, Paola Ravanello

Comitato scientifico: Anna Maria Braioni •Maurizio Carbognin • Roberto Carbognin •Eugenio Turri • Daniela Zumiani

Redazione: Morena Alberghini • MarcoArdielli • Lino Vittorio Bozzetto • Filippo Bricolo• Marco Brugnoli • Nicola Brunelli • NicolaCacciatori • Sara Caloi • Mariano Dal Forno •Andrea Donelli • Stefania Emiliani • Abas AlìGharib • Nicola Grandis • Elena Granuzzo •Desana Lyskova • Alexandros Mefalopulos •Marco Molon • Laura Scarsini • Arnaldo Toffali •Alberto Zanardi • Enrico Zorzi

Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12

Impaginazione: Zeno GuarientiStudio 12

Page 3: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

edit

oria

le

59

edit

oria

le

Uno dei ruoli dell’architetto è quello di porre attenzione alle caratteristichestoriche e culturali del nostro paese, rappresentate dai monumenti, dai centristorici, dal paesaggio e da un territorio che può essere considerato un vero eproprio museo. La nostra professione ci porta a confrontarci con queste diversevalenze storiche e culturali per valutare come tutelarle, interpretarle e rappor-tarle con le esigenze e le necessità della società contemporanea. Il tipo di inter-vento necessario a salvaguardare o restituire al monumento, al centro storico oal paesaggio le loro antiche e culturalmente corrette caratteristiche è opportunosia determinato da analisi e studi scientificamente e filologicamente rigorosi, enon da ipotesi che considerino il patrimonio storico come un qualunque con-testo su cui realizzare ad ogni costo gli spazi funzionali richiesti, anche al prezzodi sacrificarne l’identità culturale. Una garanzia per la corretta tutela degli anti-chi e sacri paesaggi, del prezioso patrimonio naturale, dei centri storici e monu-menti di straordinaria bellezza che il nostro Paese può contare e che testimonia-no una continuità culturale unica al mondo, è l’alta percentuale di proprietàpubblica di questi beni. La loro salvaguardia registra il grado di civiltà di unaNazione. Purtroppo, una serie di atti del Governo sembrano non essere pro-priamente preposti alla tutela del nostro patrimonio ambientale e culturale mapiuttosto rappresentarne un attacco.

Preoccupa l’ipotesi che la legge 112/2002 consenta al Superministro dell’eco-nomia di cedere parti del patrimonio pubblico italiano, composto da spiagge,boschi, caserme, uffici pubblici, patrimonio artistico, storico e monumentale,alla Patrimonio dello Stato S.p.A., istituita dal Ministero dell’Economia. La Pa-trimonio S.p.A. può a sua volta cedere i beni acquisiti dallo Stato ad un’altrasocietà, la Infrastrutture S.p.A. che ha il compito di operare sul mercato per fi-nanziare le grandi opere pubbliche, dando in garanzia i beni dello Stato. Chidovrà scegliere quali beni potranno essere trasferiti dallo Stato alla PatrimonioS.p.A. non è il Ministro dell’Ambiente con quello dei Beni Culturali, ma quel-lo dell’Economia. La stessa Corte dei Conti ha evidenziato come i beni cultura-li e naturali siano esposti ai rischi del mercato ed ha espresso un giudizio nega-tivo sia sui legami azionari, sia sui conferimenti di beni che collegano la Patri-monio S.p.A. con la Infrastrutture S.p.A. Infatti la trasferibilità dei beni dallaPatrimonio S.p.A. alla Infrastrutture S.p.A., che può a sua volta costituire dellesocietà figlie anche con privati, consente che il patrimonio mobiliare ed immo-biliare dello Stato possa essere influenzato dall’andamento di società nelle qualinon esiste una partecipazione pubblica totalitaria. Un secondo motivo dipreoccupazione riguarda la nuova struttura della Conferenza dei Servizi che,nata per mettere attorno ad un tavolo tutte le Amministrazioni interessate adun’opera per facilitare il dibattito, ridurre i tempi burocratici ed arrivare ad unadecisione comune, ora prevede anche la presenza di privati, chiamati a giudica-re la validità di un intervento di cui sono titolari. Preoccupano inoltre alcunieffetti della Legge Obiettivo, che di fatto, in contrasto con 1’Unione Europeache considera la V.I.A. una procedura tecnica svolta da esperti, la delega al Su-per Cipe, un organismo politico di programmazione economica, togliendo alMinistero dell’Ambiente ogni possibilità di veto sui progetti inseriti nella leggestessa. Mi rendo conto che la salute economica di uno Stato è determinante perla sopravvivenza dello stesso, ma la cura non può essere sicuramente quella diconsiderare i nostri beni culturali un patrimonio che può essere senza rischiodato in pegno e quindi utilizzato per sistemare i conti economici.

Concludo ribadendo la convinzione che il grado di civiltà di uno Stato si va-luta da come rispetta il proprio patrimonio storico e culturale e la memoria del-le proprie radici.

giorgio massignan

Page 4: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 13architetti verona - n° 5912

Le statistiche raccolte evidentemente non sono esaustive per raccontare in cifre il Veneto. Mancano soprattutto (ed è una carenza del-la statistica ufficiale) alcuni dati fondamentali a comprendere le trasformazioni avvenute nella seconda metà del novecento e in partico-lare l’uso del suolo, reale e programmato, la distribuzione della popolazione nel territorio. Ad esempio quanta superficie è stata urbaniz-zata (residenziale, produttiva) e di questa quanta è stata impermeabilizzata? Quanti sono gli abitanti sparsi nel territorio rurale e quantiinsediamenti produttivi costellano il territorio rurale? Le aree che hanno ancora caratteri di naturalità quante sono? Quant’è la richiestadi acqua potabile e quanta ne è ancora disponibile dalle falde acquifere? E ancora quante sono le aree che vengono sottoposte a vincolopaesaggistico e/o ambientale? Le domande sono molte; è evidente la necessità che anche la statistica si aggiorni a non dare più rispostesolo in termini economici o sociologici, ma anche ambientali ed urbanistici.

annabraioni

alcuni dati sul veneto

Le province del VenetoComuni Residenti (*) Superficie Densità

in kmq per kmqVerona 98 829.501 3.121,1 265,8Vicenza 121 794.843 2.722,2 292,0Belluno 69 211.057 3.677,7 57,4Treviso 95 793.559 2.476,7 320,4Venezia 44 815.244 2.461,5 331,2Rovigo 50 243.292 1.789,9 135,9Padova 104 853.357 2.141,6 398,5Veneto 581 4.540.853 18.390,7 246,9Italia 8.100 57.844.017 301.333,3 191,9

(*) al 31.12.2000 Fonte: Istat - Regione Veneto

Le zone altimetriche

Superficie N° Comuni Pop. (*)in kmq

Montana 5.357,1 117 344.811Collinare 2.663,5 120 740.616Pianura 10.370,1 344 3.455.426Totale 18.390,7 581 4.540.853

(*) al 31.12.2000 Fonte: Istat - Regione Veneto

Censimenti generali dell’agricoltura (Veneto)

1970 1982 1990 2000Aziende agricole 263.401 241.522 224.913 192.207Sup. agricola 919.264 914.006 881.267 844.060utilizzata (in ettari)

Movimento anagrafico(*)

Tasso di Tasso di Tasso di Tasso dinatalità mortalità immigrazione emigrazione

Veneto 9,57 9,29 31,67 25,55Italia 9,40 9,70 27,23 24,09

(*) al 31.12.2000 Fonte: Istat - Regione Veneto

Stranieri residentiTotale per 1000 Minori di

abitanti di 18 anniVerona 33.033 40 7.387Vicenza 34.703 44 8.299Belluno 4.262 20 924Treviso 30.644 39 7.269Venezia 13.888 17 2.633Padova 21.161 25 4.136Rovigo 3.469 14 764Veneto 141.160 31 31.412Italia 1.464.589 25 277.976

Veneto/Italia 9,64/11,3

Fonte: Istat - Regione Veneto

Infrastrutture di trasporto (km)Autostr. Strade Str. Strade Strade Totale Rete

statali Prov. comun. comun. strade ferroviariaurbane extraub. comun.

467 3.379 7.118 14.041 20.166 42.577 1.093

Fonte: Istat - Regione Veneto - Ministero Trasporti e Navigazione

Valori del traffico (veicoli effettivi medi giornalieri)Autostrade Categoria 1999 1998Brescia - Padova Leggeri 175.759 168.377

Pesanti 58.315 55.307Totali 234.074 223.684

Padova - Mestre Leggeri 64.981 61.990Pesanti 21.212 20.563Totali 86.193 82.653

Mestre - Trieste Leggeri 68.607 67.937Pesanti 20.299 19.433Totali 88.908 87.370

Mestre - Belluno Leggeri 36.081 34.453Pesanti 8.608 8.149Totali 44.689 42.502

Fonte: Anas - Aiscat

Istruzione (quota sulla popolazione)

Licenza Licenza Qualif. Diploma Laurea,element. media profess. dottorato

Veneto 41.1 28.4 7.1 17.9 5.5Italia 40.7 28.7 4.5 20.2 5.9

Fonte: Nord-est 2001 - Fondazione Nord - Est

ScolaritàTassi di Tasso di passaggioscolarizzazione licenza media/superiori(14 - 18)

Veneto 76.6 86.7Italia 76.1 88.1

Fonte: Nord-est 2001 - Fondazione Nord - Est

Mercato del lavoro 1

Tasso di attività/ Tasso di att. femm./ Tasso di occup./ Tasso di Tasso di Tasso ditotale popolazione tot.. popolazione tot. popolazione disoccupazione industrializzazione terzializzazione

Veneto 45.2 24.9 43.5 3.7 41.8 53.7Italia 41.2 30.9 36.9 10.6 32.1 62.6

Fonte: Nord-est 2001 - Fondazione Nord - Est

Mercato del lavoro 2Tasso di Tasso di Tasso di Tasso di Tasso diattività att. femm. occup. disocc. disocc.(15–64) (15–64) (15–64) femm.

Veneto 64.7 52.0 62.2 3.7 6.1Italia 60.2 46.6 53.9 10.6 14.5

Fonte: Nord-est 2001 - Fondazione Nord - Est

Istruzione della forza lavoro

Licenza Lic. Qualif. Diploma Laurea/element., media profess. dottoratoness. titolo

Veneto 10.1 27.9 12.2 37.8 12.1Italia 11.4 31.8 7.9 36.1 12.8

Fonte: Nord-est 2001 - Fondazione Nord - Est

Reddito pro-capite (misurato in standarddi potere d’acquisto)Veneto 114.7Italia 100.2

Fonte: Nord-est 2001 - Fondazione Nord - Est

Credito - Struttura e attività bancariaSportelli bancari Abitanti per sportello Impieghi (mln di Euro) Depositi (mln di Euro)

Verona 557 1.489 13.627 8.604Vicenza 537 1.480 14.673 7.201Belluno 177 1.192 2.437 1.565Treviso 557 1.425 15.087 6.602Venezia 428 1.905 10.462 6.669Padova 534 1.598 15.737 8.632Rovigo 160 1.521 2.384 1.908Veneto 2.950 1.539 74.407 41.181Italia 28.182 2.053 910.713 520.030

Fonte: Banca d’Italia - Regione Veneto

Turismo (totale Veneto)Totale Totale Permanenzaarrivi presenze media

(giorni)Eser. alberg. 8.376.800 26.429.048 3.1Eser. extra-alberg. 3.128.026 28.539.413 9.1Totale 11.504.834 54.968.461 4.7

Fonte: Regione Veneto

Aree protette (ettari)Parchi a gestione regionale

Parco Colli Euganei 18.702Parco naturale Dolomiti d’Ampezzo 11.418Parco naturale della Lessinia 10.368Parco del fiume Sile 4.159Parco del Delta del Po 12.000

Parchi a gestione nazionaleParco Dolomiti Bellunesi 32.000Totale aree protette 88.647

Fonte: Regione Veneto

Page 5: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 15

Abituato a sentirsi policentrico e mole-colare il Veneto è chiamato a pensarsi inmodo globale.

Se per l'impresa il cammino è segnatodal confronto col mercato e con la com-petizione, sui processi e sui prodotti, se-condo combinazioni sempre molto adat-tive, che traggono forza dall'immersionenella logica interna alla organizzazioneinternazionale delle filiere, per il territo-rio questo è assai meno scontato e lineare,non può nascere come pura sommatoriadi parti, né da un semplice processo in-crementale: più aree, più infrastrutture,più impianti.

Il progetto che ha guidato il Veneto neltrentennio dello sviluppo, come sostegnodi intraprese individuali dentro uno spa-zio percepito come totalmente flessibile einesauribile fonte di prelievo di esterna-lità sociali, ambientali e paesaggistiche, ègiunto a toccare i suoi limiti.

La percezione è quella di una saturazio-ne, non solo dello spazio fisico ma anchedei comportamenti possibili dentro que-sto spazio.

La geografia dei distretti produttivi -l'intera Pedemontana - sommata a quel-la dei distretti turistici (costa, lago,montagna) e alla riorganizzazione dellearee urbane in spazi metropolitani, ap-pare dilatata a ricomprendere buoni dueterzi della superficie regionale - la alta emedia pianura e alcune vallate - conesclusione solo di parte della montagna -vallate minori - e della bassa pianuradelle bonifiche.

Al tempo stesso il sistema insediativoresidenziale ha assunto la forma dispersi-va ben nota, producendo una occupazio-ne di spazi liberi rurali trasformati in unreticolo abitativo di bassa densità ma dielevato impatto visivo.

Due urbanistiche hanno convissuto inVeneto: la più tradizionale urbanistica"urbana" centrata sul principio del conte-nimento e della classica distinzione città -campagna (legge urbanistica regionale n.61/1985).

E una urbanistica di matrice "rurale",una antinomia appropriata al caso vene-

to, dove la trama produttiva agricola èstata chiamata a legittimare un processoinsediativo rurale ma quasi mai agricolo,dove una popolazione sempre meno de-dita al primario postula un crescente nu-mero di case sparse e di rustici “produtti-vi” su fondi agricoli di proprietà (Edifica-bilità dei suoli agricoli – legge regionalen. 24/1985; Ampliamento attività pro-duttive difformi, legge regionale n.11/1987).

Un progetto sociale dotato della stessapercezione dello spazio e dell'ambientecome risorse inesauribili, cui attingerecon un processo incrementale basato sullaminimizzazione dei costi insediativi (in-frastrutture e servizi) e sulla massimizza-zione delle opportunità individuali. Purcon l'intento di contenere gli incrementidel mercato fondiario, favorendo l'usodei terreni di proprietà delle famiglie, ivalori dei suoli edificabili rurali hanno

francomigliorini

spazio locale e spazio globale

Franco Miglioriniarchitetto, autore di pubblica-zioni su tematiche territoriali,su esperienze europee di pia-nificazione in materia di città,paesaggio e sistema del verde.

Schema della struttura originariadel territorio padovano

Schema dello sviluppo urbanodi Venezia al 1975

Page 6: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 17architetti verona - n° 5916

zazione residenziale, comunque non ne-cessariamente accentrata;

• dispersione della produzione indu-striale, commista a quella agricola;

• decentramento della grande distribu-zione delle merci in aggregati specifici, le-gati ad assi stradali e nodi viari;

• collassamento dei principali corridoidelle comunicazioni e intasamento di tut-ta la rete viaria (movimenti in tutte le di-rezioni); nei centri urbani, irrisolta con-traddizione parcheggi-zone pedonali;

• inefficienza e/o insostenibilità dellavecchia rete di servizi generali come sa-nità, istruzione superiore, trasporti pub-blici, basata sul policentrismo veneto inte-so in senso gerarchico;

• marginalizzazione del loisir in areespecializzate connotate ambientalmente(mare, lago, montagna), con episodi an-

Per inquadrare il tema occorre qualchepremessa generale (o dei punti di vista):

1) le funzioni urbane oggi vanno analiz-zate (in vista di governarle per quantopossibile) alla luce della frantumazione inatto dell'organismo urbano consolidato;

2) nelle situazioni territoriali, come nellapianura veneta, caratterizzate da un perva-sivo processo di urbanizzazione, quelle fun-zioni possono essere riorganizzate sulla basedi nuovi parametri urbano/territoriali nelsistema (antimodello) della città diffusa;

3) la mobilità della popolazione (un'au-tomobile a testa) è insieme fattore delladisgregazione urbana e cardine della rior-ganizzazione a scala territoriale; va presocome un dato.

Frantumazione: •- tendenziale indifferenza della localiz-

robertopasini

veneto e veronaappunti sulla viabilità

rincorso quelli dei suoli urbani, per effet-to di una domanda divenuta opulentanelle dotazioni medie di volume edificatopro-capite e della inesauribilità delle oc-casioni insediative.

Dentro questa vasta pianura dispersiva-mente insediata e ricca di opportunità -casa, lavoro, ricreazione, sanità, storia ecultura - la mobilità individuale è divenu-ta un paradigma necessario, oltre che unsegno di libertà e di status, dovendo peròfare i conti con un picco europeo di vet-ture pro-capite che una rete stradale, mo-deratamente espandibile non può soddi-sfare secondo le aspettative di efficienzaassociate all'uso del mezzo individuale.

Un limite è stato ormai raggiunto: lavelocità media della rete regionale si ade-gua a quella dei veicoli più lenti: i TIRche circolano distribuendo merci tra glistabilimenti. In virtù di ciò l'incidentalitàextraurbana diminuisce non di numeroma di gravità.

Il sistema produttivo e quello residen-ziale giungono a contendersi lo spazio vi-tale e chiedono un nuovo progetto diconvivenza e di sviluppo che non depri-ma nessuno nelle sue aspettative di cresci-ta e di emancipazione.

Se il modello non è ulteriormenteespandibile, come in precedenza avvenu-to, occorre allora agire dal suo interno, ri-strutturandolo.

Questo concerne sia lo spazio che icomportamenti: tra le due cose esiste unareciprocità, che va proposta e condivisa.

Una sorta di patto per una fase secon-da, quella aperta da una competizione in-ternazionale su base territoriale e non piùsolo aziendale, più qualitativa e menoquantitativa, che mira al successo e allasostenibilità al tempo stesso.

Oggi la vera competizione è sul valoreaggiunto dei prodotti, e, conseguente-mente, sulla gamma di servizi materiali eimmateriali a ciò necessari. Ivi compresidei suoli non più strappati alla agricoltu-

ra, come riscatto dal passato contadino,ma suoli dotati di tutti i servizi per com-petere sulla qualità a livello avanzato.

Un progetto collettivo che si confrontacon un mercato più vasto e più competi-tivo, che chiede una visione di rete e nonpiù solo una somma di punti.

Dentro lo spazio fisico, dispersiva-mente occupato, occorrerà inserire glianelli mancanti di un sistema infrastrut-turale tanto saturo quanto incompleto,stabilendo una più chiara gerarchia trarelazioni locali e relazioni esterne, strut-turare intorno ad esso un sistema di ser-vizi adeguato alla domanda, prevedereuna accessibilità secondo le modalità ri-chieste dall'utenza (imprese, famiglie,individui) e pensata come il vero con-nettivo di una regione che oggi occupaun quadrante geopolitico che ha modifi-cato il suo ruolo rispetto a 15 anni fa.

L'Alto Adriatico è la costa mediterra-nea più vicina al cuore e al mercato eu-ropeo, il cui baricentro competitivo, -Germania e Benelux – si colloca tra leAlpi e il Mare del Nord. Ma l’entroterraadriatico veneto-friulano è altresì pas-saggio obbligato verso la vasta area bal-canico-danubiana che si riapre e si ri-converte dopo mezzo secolo di separa-tezza e di arretratezza.

Questo è l'orizzonte del progetto terri-toriale che mette il Veneto di fronte a unaprova di maturità e di revisione del rap-porto col proprio spazio fisico.

Uno spazio locale che si appresta amantenere il ruolo competitivo raggiuntoa livello comunitario e a strutturare dure-voli relazioni continentali con quei paesi(Est) che perseguono una crescita soste-nuta, ospitando attività delocalizzate.

Uno spazio locale chiamato a fornireservizi a sostegno di reti di relazioni che siallungano e di prodotti nuovi e più avan-zati che sostituiscono quelli che oggi sidelocalizzano.

Uno spazio locale in cui attori territo-riali (città, province, regione) sono chia-mati a interpretare la fase nuova intera-gendo con i soggetti settoriali (imprese,banche, università, ricerca; ma anche por-ti, interporti, aeroporti, fiere, autostrade).

Obiettivo comune è ripensare alla ge-rarchia dei luoghi e delle funzioni che ilVeneto è chiamato a svolgere nel processodi unificazione europea appena iniziato.

Solo i sistemi locali più lungimiranti ecompetitivi, che sapranno interpretare inmodo dinamico la ristrutturazione in attonello spazio europeo, potranno perciòvolgere il processo in atto a vantaggio del-le proprie popolazioni e delle proprie spe-cializzazioni produttive.

Venezia da carta militare austriaca▼

Schema dello sviluppo urbanodi Verona al 1975

Page 7: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 19architetti verona - n° 5918

che a forte capacità aggregativa comunqueespulsi (stadi) o rigettati in aree produtti-ve o commerciali (eventi musicali ecc.);

• dispersione e scarsa rappresentativitàdelle sedi amministrative pubbliche: ab-bandono dei contenitori storici, riuso ca-suale di riconversioni (scuole, caserme),negazione di un'architettura delle istitu-zioni (dissimulazione del potere);

• scarsità e poca visibilità di funzioni ec-cellenti (alta direzionalità, università,spettacolo), salvo casi.

Città diffusa: ossimoro che esprime la tendenza, in

nome del superamento della tradizionalecontraddizione città-campagna e data lacircostanza irreversibile del massimo livel-lo di mobilità della popolazione, alla rico-stituzione di un "organismo" urbano/ter-ritoriale basato su:

• decongestione dei centri urbani con-solidati, con riqualificazione dei quartieriperiferici;

• stabilizzazione e nuovo radicamentodella popolazione (indipendentementedalle categorie di appartenenza) secondola griglia insediativa ex agricola, significa-tiva per storia e tradizioni civili;

• ottimizzazione dimensionale/logisticadegli insediamenti produttivi secondo fi-liere consolidate e/o suscettibili di svilup-po (per Verona: agro-alimentare, energia-impiantistica, grafica-stampa, tessile-con-fezioni ecc.);

• equa (e non casuale) distribuzione deicentri commerciali e loro integrazione construtture e servizi per l'aggregazione e lasocializzazione;

• riposizionamento e nuova parametra-zione delle strutture di servizio in funzio-ne della massima popolazione da servire e

dell'accessibilità dai rispettivi bacini diutenza in tempi sostenibili;

• estesa e omogenea offerta di impiantisportivi di base e per il tempo libero, con va-lorizzazione dei caratteri ambientali locali;

• adeguamento dell'attrezzatura ricetti-va e modernizzazione delle attività turisti-che e per il tempo libero nelle zone vocateal loisir;

• estesa e omogenea offerta di centriculturali di base coordinati tra loro me-diaticamente per aree e con le istituzioniculturali eccellenti;

• potenziamento e qualificazione dellefunzioni eccellenti: culturali (musei, uni-versità, centri teatrali/musicali/espositivi,biblioteche centrali), direzionali e finanzia-rie (società di servizi, centrali bancarie),tecnologiche (parco), amministrative (sedidi organismi statali, regionali, provinciali,comunali) prevalentemente ma non neces-sariamente collegate ai centri storici e co-munque dotate di forte rappresentatività.

Sia nell'analisi della disgregazione delmodello urbano tradizionale (come causa)sia nell'ipotesi di una riorganizzazione ur-bano/territoriale nella città diffusa (comecondizione), le tematiche relative alla mo-bilità hanno un ruolo vistosamente pri-mario. Quella che una volta si chiamava la"circolazione" e in termini di infrastruttu-re la "rete delle comunicazioni" oggi è di-venuta una funzione molto più comples-sa, assumendo una valenza anche forte-mente strutturale: per ogni strada, oltre aicollegamenti e ai flussi di traffico, dobbia-mo guardare anche al suo ruolo di sup-porto lineare nella costituzione del nuovoorganismo urbano/territoriale che staemergendo dall'urbanoide diffuso; quindivalutare (e progettare) anche la sua forza

te, o zoppo, del triangolo della PianuraPadana;

• e, anche se esterna al Veneto, la Man-tova-Parma come sbocco diretto per laA22 verso il Tirreno e in alleggerimentodella A1;

b) di secondo livello (con superstrada,centri di scambio e ASA) con riferimentoal solo Veronese:

• la Nuova 11 Padana Superiore, giàprogettata da Peschiera a Verona-Nord;ancora incerta la parte a est della città, do-ve l'alternativa è tra l'asse della SS 11 e laPorcilana; altra alternativa è un nuovotracciato della A4 da S. Bonifacio a Vero-na (con a fianco la nuova sede ferroviaria),l'attuale autostrada in funzione di tangen-ziale e l'attuale ferrovia come tratto dellarete metropolitana;

• la Transpolesana, finalmente collegatacon la Tangenziale Sud di Verona, ma daportare fino all'eventuale Medianina (Pe-strino) e alla città (parcheggio del cimitero);resta da migliorare il tratto con i semafori eda fare il collegamento Rovigo-mare;

• la Nuova 12 da Isola della Scala a Ve-rona-Sud, importante anche come nuovoingresso alla città da sud (sull'infilata Via-le delle Nazioni-Viale Piave-Corso PortaNuova-Piazza Bra);

• la Tangenziale Nord di Verona, contraforo della collina, vista soprattutto co-me collegamento fra i quartieri nord ap-profittando dei tratti fuori galleria, e co-me opportunità per la chiusura al trafficoautomobilistico dei tronchi urbani dellestrade romane (Postumia e Claudia Au-gusta in Veronetta): a questo scopo è am-missibile anche il traforo breve fra Baranae S. Giorgio;

• la Mediana (Valeggio-Abano), da de-cenni già presente (tratteggiata) su tutte lecarte stradali e mai iniziata; ora è pensata(PTP) limitata al collegamento trasversaledella media pianura veronese (Valeggio-No-garole Rocca-Trevenzuolo-Isola della Scala-Bovolone-Roverchiara-Cologna Veneta);

• la Nuova 500 (Montecchio-Lonigo-Cologna Veneta-Legnago) come nerbodell'urbanizzazione lineare secondaria alpiede occidentale dei Berici, attestata aidue corridoi primari padano-superiore epadano-inferiore;

c) tronchi di collegamento fra le stradeappena dette e i caselli autostradali:

• completamento della superstrada SS450 da Cavalcaselle al nuovo casello di Pe-schiera/Castelnuovo sulla A4,

• nuovo tronco Affi-Domegliara a col-legamento fra le stazioni autostradale eferroviaria;

come attrattore di funzioni e strutture, oal contrario come rivelatore di spazi apertie di emergenze significative. Poiché anchela fruizione e l'immagine della nuova cittàsono legate al movimento, e il paesaggiostesso è formato da luoghi che scorrono,che vengono attraversati in velocità.

Assunto questo punto di vista, non fameraviglia che il settore sia in forte arre-trato rispetto alla diffusione sul territoriodelle altre funzioni e spesso in alcuni pun-ti vada completamente in tilt. Opere chenegli anni Settanta ci sembravano faraoni-che come il passante di Mestre, oggi nonsono che strozzature. La superstrada 450Affi-Cavalcaselle che negli anni Settantaci sembrava uno spreco inutile (bastavatenere l'autostrada del Brennero a ovest enon a est del QE), oggi è essenziale permuoversi nel bassolago, ammesso che aAffi e a Cavalcaselle si passi.

I freni che il settore ha recentemente su-bito, a causa di speculazioni improprie co-me a causa di preoccupazioni per l'am-biente, devono evidentemente essere al-lentati, certo con attenzione ai veri obiet-tivi e alla compatibilità: ancora no a stradeinutili, tanto più se dirompenti (ricordia-mo la Affi-Pai?).

In realtà basta tirar fuori dai cassetti iprogetti già elaborati dai vari enti prepostie fare una selezione degli interventi infunzione della riorganizzazioneurbano/territoriale sopra accennata; quan-to alle priorità, dato il ritardo tutto è dive-nuto in qualche modo urgente. Gli obiet-tivi strategici (anche a integrazione delloschema sulla città diffusa) e le relativeopere potrebbero essere i seguenti:

A• Creazione di nuovi corridoi infra-strutturali lungo dorsali storicamente con-solidate e a completamento di esistenti:

a) di primo livello (con autostrada, fer-rovia e centri intermodali) nel Veneto:

• la Pedemontana da Vicenza a Udine,ovvia la necessità e l'urgenza;

• la Padana inferiore (Cremona-Manto-va-Legnago-Monselice-Chioggia), semprepensata solo come potenziamento dell'a-sta esistente, SS 10, in realtà utile ancheper alleggerire il corridoio padano supe-riore, con la A4 a tre corsie già spesso indifficoltà;

• la Pi-Ru-Bi, un tempo temuta con-corrente della A22 del Brennero, ora dariconsiderare proprio come biforcazionedella A22 essendo sconsigliabile su que-sta, sia in termini di impatto che di flus-so, la terza corsia; va ristudiato l'impattoin Valsugana e il collegamento con la A22a Trento;

• la Nuova Romea da Mestre a Ravenna(poi a Cesena e a Rimini), cateto mancan-

Verona da carta militare austriaca▼

Page 8: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 21architetti verona - n° 5920

Il Veneto un è un territorio che si carat-terizza per un sistema sociale ed economi-co da capitalismo maturo; basta vedere inumeri e il racconto degli imprenditorileader che è cresciuto mettendo al lavoronel fare impresa e nel fare società locale lapropria memoria di territorio. Nel raccon-to dei tanti imprenditori appare chiaro chesenza l’intreccio dolce tra sistema agricoloe il vivere la campagna ricca, a cui corri-sponde, sempre come dice Braudel, ancheuna città ricca, o la piccola proprietà agri-cola diffusa e il fare impresa, non ci sareb-be stato capitalismo molecolare a Verona ea Vicenza e che tra il vivere la sfida dellamontagna e il mettersi sotto sforzo per fareimpresa, come nel bellunese, c’è un rap-porto forte e storico.

Tale evoluzione è dipesa in modo signifi-cativo dall’alleanza con quattro soggetti so-ciali strategici: la famiglia, l’imprenditore, ilsindaco imprenditore, e il tessuto di rap-presentanza degli interessi.

• La famiglia è stata ed è in parte ancorail luogo della capitalizzazione primaria,tant’è che in tutto questo territorio l’in-treccio tra impresa e famiglia è quello cheha permesso la capitalizzazione dell’im-presa e ha messo al lavoro la famiglia perfare impresa.

• L’imprenditore nasce nel racconto so-ciale come imprenditore “mediocre”, in-tendendosi con questo termine affatto altroda un giudizio di valore negativo, lo sforzodi migliaia di soggetti nel passare ed evol-versi da microimprese familiari, artigiane epiccole ad una dimensione media ed eccel-lente che oggi compete nel mondo o inseri-ta nella rete della subfornitura globale o fa-cendo investimenti diretti all’estero.

• Il sindaco imprenditore, non di se stes-so, ma della comunità economica locale, èstato un attore fondamentale nell’accom-pagnare l’evoluzione dalla mediocrità allamaturità del sistema. Era il punto di riferi-mento, attraverso il piano regolatore, delprimo passo di emancipazione dalla me-diocrità dell’impresa: quello dal sottoscalaall’area artigiana o all’area industriale at-trezzata dal comune. I paesi che da agricolisono diventati industriali, attrezzando ser-

vizi per le imprese, lo sono diventati grazieai tanti sindaci imprenditori che hannopermesso il formarsi di nuclei di imprese arete che sono state alla base dell’evoluzioneverso i distretti industriali.

• Le rappresentanze degli interessi, dallaColdiretti alla Confartigianato sino all’APIe alla Confindustria, oltre alla famiglia, so-no stati i protagonisti e i diffusori di quelsapere contestuale per fare impresa che vadalla tenuta dei libri contabili sino all’inno-vazione di prodotti e di processi da applica-re all’evoluzione del ciclo produttivo.

• Infine, ultima ma non ultima, la Bancalocale, con la figura carismatica del diretto-re che tutto conosceva del paese e della co-munità locale. Si tratta di un attore strate-gico nell’accompagnare il risparmio dellefamiglie, il travaso di questo nel fare impre-sa, la sua crescita localizzativa nelle aree at-trezzate attraverso i mutui e nel suo fare te-soreria per l’ente locale e nella sua capacitàdi dialogare con i Consorzi fidi realizzati

aldobonomi

la memoria del territorio venetodi fronte alla modernizzazione

• nuovo tronco da Oppeano a Belfiore acollegamento fra la Transpolesana e laPorcilana e da questa a Soave (A4); even-tuale prosecuzione da Oppeano per Bovo-lone e Nogara;

• potenziamento della SP 16 Morenicada Bussolengo a Villafranca con interpo-sto il casello di Sommacampagna.

B• Revisione e potenziamento della retestradale esistente con priorità ai correttiviche facilitino l'accesso ai grandi corridoidelle comunicazioni evitando gli aggregatiresidenziali:

oltre ad alcune strade che hanno anchequesta funzione e sono già state elencateai punti precedenti, si possono aggiungerei seguenti progetti:

• diramazione della Tangenziale Ovestsotto Bussolengo verso la SP 17 Verona-Lago e verso il nodo di Piovezzano;

• completamento della TangenzialeOvest fino a Fumane;

• dorsali delle vallate lessiniche ed altriancora previsti dai singoli piani regolatorilocali, che andrebbero coordinati in unPTP operante ed efficace, e qualcuno ma-gari anche eliminato.

C • Ferrovie:• la TAV va probabilmente reimpostata,

ma certamente non abbandonata; le ulti-me proposte di tracciato, per lo più legatecon l'autostrada A4, potevano essere accet-tabili, una volta risolto il problema deltratto sostanzialmente urbano di VeronaSud e quello della stazione (se collegatacon l'aeroporto e a navetta con Verona eMantova attraverso la linea di Villafranca);

• va organizzata una rete ferroviariametropolitana, utilizzando le linee esi-stenti e pochi tratti di collegamento: perVerona sono disponibili ben sei linee chepotrebbero già servire tutto il territorio:VR-Domegliara, VR-Peschiera, VR-Mantova, VR-Nogara, VR-Legnago, VR-S.Bonifacio: il Piano dei Trasporti dellaprovincia aveva formulato un programmainteressante prevedendo parcheggi scam-biatori ecc.

• la tramvia, articolata in almeno due li-nee incrociate alla stazione della ferroviametropolitana, completa il sistema.

La rete viabilistica, in particolare nellacittà diffusa, diviene fondamentale ele-mento generatore della forma urbana equindi possiamo guardare alla formazionedel nuovo organismo urbano/territorialeanche con questo cannocchiale. Dividen-do il territorio veronese in quadranti conorigine la città, si osserva che:

1. Per i quadranti a est è fondamentale

la presenza del corridoio pedemontanoest-ovest costituito dal fascio delle grandiinfrastrutture, che ha drenato e drenatutti i movimenti in discesa dalle vallatelessiniche e in risalita dalla bassa pianura.Ciò determina il formarsi di una conur-bazione lineare basata sulla costellazionedei centri tangenti (S. Martino B.A., La-vagno, Colognola ai Colli, Caldiero,Soave, S Bonifacio, Monteforte d'Alpo-ne) e attestata ai due caposaldi di Veronaa ovest e dell'agglomerato (da unificare econsolidare) di Soave-S.Bonifacio-Mon-teforte a est.

1a• Quadrante NE: dalla città linearepedemontana si dipartono a pettine spineche penetrano nelle vallate lessiniche e sicollegano in alto nel sistema delle stradepanoramiche sostenendo anche i centridella montagna;

1b• Quadrante SE limitato all'Adige:dalla città lineare si distaccano due dor-sali minori che convergono a Legnago,una a partire da SoaBoniMonte, l'altraadagiata sulla linea pedemontana deiBerici. (Montecchio, Lonigo, Cologna,Legnago).

2• Quadrante NO: è il più fortementeinnervato dagli assi viari in entrambe ledirezioni (est-ovest e nord-sud) a comin-ciare dall'incrocio delle due autostrade; indirezione est-ovest si ha poi la SP 13 Val-policella, la SS 12 che a Domegliara viraa nord in Valdadige, la SP 17 Verona-La-go, la SS 11 e la nuova 11 prevista; in di-rezione nord-sud la Gardesana, la super-strada seconda Gardesana, la Napoleoni-ca (dalla Valdadige alla valle del Mincioattraverso i colli morenici), la Morenicada Bossolengo a Villafranca, la Tangen-ziale ovest e altri tracciati minori. Questofitto reticolo determina una griglia inse-diativa a maglie strette e tuttavia differen-ziata in almeno tre tipologie: lineare sulledirettrici Valpolicella e Gardesana, conpenetrazioni nell'entroterra collinare inentrambi i casi, significativamente tese fi-no a centri montani come Caprino e S.Zeno di Montagna; a griglia basata sullepreesistenze rurali nell'alveo dell'Adige esui colli morenici; per centri gerarchizzatinella parte pianeggiante, tendenti però aproiettare le nuove aggregazioni produtti-ve e commerciali sulla SS 11, che vienecosì a costituire una linearità di tipo mo-noculturale.

3• Quadrante SO: media e bassa pianu-ra dal Mincio all'Adige: griglia a grandimaglie in via di stabilizzazione sui centriconsolidati tradizionali ma sempre menogerarchizzati, in un territorio reso semprepiù omogeneo dalle previste infrastrutturetrasversali.

Aldo Bonomifondatore e animatore delconsorzio A.A.STER (Asso-ciazione Agenti Sviluppo Ter-ritorio); ha realizzato nume-rose ricerche sulle problemati-che del territorio, dello svi-luppo e delle forme di convi-venza; tra le sue opere più re-centi “Il Trionfo della molti-tudine” (Bollati Boringhieri),“Il capitalismo molecolare”(Einaudi), “Il distretto delpiacere” (Bollati Boringhieri),con Giuseppe De Rita “Ma-nifesto per lo sviluppo locale”(Bollati Boringhieri), “La co-munità maledetta” (Edizionidi Comunità).

Schema dello sviluppo urbanodi Treviso al 1975

Page 9: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 23

dall’associazione imprenditoriale. Di questa grande memoria messa al lavo-

ro gli attori locali sono pieni di orgoglioquasi a rivendicare un modello di sviluppoe di società che è cresciuta nella coesione enella continuità.

L’orgoglio territoriale ha una sua ragiond’essere, tant’è che permette di individuarequattro fasi di crescita e di evoluzione delrapporto banca-territorio nella transizionedolce del sistema locale dalla mediocrità al-la maturità:

• La fase del localismo, caratterizzata dal-la centralità della famiglia, che nel lavoroagricolo o industriale inizia una fase di ac-cumulazione primaria e innerva il locale diembrioni di attività di impresa.

• La fase dello sviluppo locale, in cui ol-tre alla famiglia crescono le imprese in rap-porto soprattutto con la dimensione co-munale. I paesi da agricoli si fanno lenta-mente industriali.

• La fase dei distretti produttivi corri-sponde alla maturità del sistema famigliae delle imprese micro che crescono proli-ferando sul territorio e dando vita a di-stretti produttivi sovracomunali, impresein rete di cui è punteggiato tutto il terri-torio Veneto.

• La fase dei sistemi produttivi locali èquella attuale di maturità.

In tempi del produrre per competere, diglobalizzazione, l’impresa se rimane me-diocre è destinata a scomparire. Non bastapiù l’intreccio tra famiglia e impresa. Ilsindaco imprenditore ha fatto tutto ciòche poteva, ora emerge pesante la dimen-sione sovraprovinciale e regionale per in-terconnettere servizi come la logistica. Leassociazioni di rappresentanza locali nonbastano più, così come non basta più la

banca con le sue reti di servizi finanziari:minime, corte, e a medio raggio.

Buona parte del territorio veneto va oggidelineandosi in diverse geocomunità terri-toriali in rapporto con i flussi globali.

Basta analizzare i dati sull’export e sugliIDE in entrata e in uscita da questi territoriper comprendere che ormai non siamo piùsolo in presenza di un sistema produttivodiffuso ma di una geocomunità teritorialeche va dal locale al globale. Una geocomu-nità territoriale si caratterizza non più soloper la solidità delle famiglie, delle impresefamiliari delle istituzioni locali o delle rap-presentanze, ma dai numeri e dalla soliditàdelle sue autonomie funzionali dalla soli-dità di quelle reti che accompagnano nelprodurre per commercializzare ove necessi-tano banche europee e globali, aereoporti,autostrade, università e centri di ricerca eistituzioni in grado di dialogare con l’Euro-pa. E una geocomunità si caratterizza per lasolidità delle sue imprese medie, le famosemultinazionali tascabili che fanno mollapartendo dal locale e rimbalzando nel glo-bale per delocalizzare, commercializzare efare investimenti di rete all’estero. Poi que-ste imprese tornano nel locale ove manten-gono le loro funzioni strategiche di ricercae innovazione di prodotto, di marketing, difinanza. Una geocomunità è rappresentataanche da rappresentanze degli interessi ingrado di andare oltre i servizi primari pergli associati e di produrre servizi avanzaticome quelli necessari per delocalizzarsi inRomania. La geocomunità produttiva glo-bale, ad esempio, che si dispiega sull’asseVerona-Vicenza-Belluno si interroga oggiattraverso i suoi attori più esposti e coscien-ti del vento della globalizzazione sulla con-sistenza delle sue reti finanziarie, di logisti-

architetti verona - n° 5922

molla o manager di medie imprese leaderche producono e commercializzano global-mente stando sui flussi degli IDE. Dirigo-no le imprese ove è stato risolto il nododella eredità imprenditoriale e, a differenzadei localisti, hanno una cultura sincreticatra il dentro e il fuori le mura dell’impresa.Sono alleati dei pochi dirigenti di autono-mie funzionali per la logistica e di quel ter-ziario della net economy e di università cheaccompagnano il territorio, che sviluppanoreti e saperi globali. Sono una élite, unaneoborghesia in formazione che non ha ilsuo potere solo nel possesso dei mezzi diproduzione e nel radicamento territorialema anche in saperi, competenze e culturadi reti lunghe adeguate ai tempi. Il loromotto è “non conta se il cervello è a Vero-na, Vicenza, Treviso o a Milano o altrove,l’importante è che ci sia e che funzioni e siain grado di andare per il mondo”.

ca, di saperi e competenze in grado dimettersi in mezzo tra i flussi globali e il si-stema produttivo e sociale locale. A frontedi questi processi di modernizzazione sipossono individuare tre tipologie di attoriterritoriali:

o i localisti o i localisti metodologicio i glocalistiI localisti sono imprenditori artigiani di

piccole imprese, sindaci, a volte anche Pre-sidenti di Camere di Commercio e spessorappresentanti di associazioni e di ConsorziFidi che rivendicano come unico DNA delNord Est e del suo fare impresa la dimen-sione del radicamento territoriale eletta atondino di ferro della propria identità e delproprio successo.

Navigano a vista localmente, l’impresa èancora intrecciata con la famiglia e non èraro il caso di famiglie ricche e impreseopache e sottocapitalizzate. Sono spessoimprenditori che definiamo trivella, incontrapposizione alle molle, nel loro conti-nuare a scavare la dimensione di territorio,di ambiente, di forza lavoro locale o immi-grata per reggere nella transizione.

Hanno ancora il Comune o al massimoil distretto come unico punto di riferimen-to e l’associazione imprenditoriale comeunico fornitore di servizi e spesso comemediatore con il sistema bancario attraver-so i Consorzi Fidi.

I localisti metodologici. Sono imprendi-tori o attori istituzionali di rappresentanzache sono andati oltre il navigare a vista nel-la prossimità territoriale. Sono attori terri-toriali evoluti che seguono storicamentetutte le tappe del sistema territoriale, dallocalismo allo sviluppo locale, sino alla fasedei distretti e del sistema produttivo locale.Hanno incorporato nel loro fare impresa ladimensione locale come metodo e comecultura evolutiva di cui fare tesoro. Hannocultura di territori in rete con altri terrritoricontigui come il sistema Nord Est o lonta-ni come la Romania ove delocalizzare e ri-produrre dal basso il modello che ha fun-zionato. Tendono a riprodurre anche a Ti-mishoara filiere produttive che tendono aldistretto. Ritengono però che questo sia unmodello compiuto in grado di reggere an-che nella fase del produrre per competere,della globalizzazione, purchè riesca a man-tenere sul territorio ove si è evoluta la co-munità originaria le leve di controllo e co-mando. Anche le associazioni di rappresen-tanza più consolidate come quelle degli ar-tigiani vicentini o le confindustrie localihanno come grande cultura di riferimentoquella del localismo metodologico.

I glocalisti. Sono in questo territorio unaavanguardia composta da imprenditoriTreviso da carta militare austriaca▼

In alto: Vicenza da carta militareaustriacaIn basso: Schema dello sviluppourbano di Vicenza al 1975

Page 10: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 25architetti verona - n° 5924

romeotofano

percorso disciplinare della pianifica-zione territoriale della regione veneto

Romeo Tofanodirigente Unità ComplessaPianificazione e SviluppoTerritoriale della RegioneVeneto

Per l’ “officina regionale di via Longhe-na” è giunto il tempo di “tirar di conto”:di interrogarsi sul percorso disciplinarecompiuto relativamente alla pianificazio-ne territoriale di area vasta, anche perché -molto spesso - i gesti e i segni, in questotempo di sperimentazione, possono prece-dere i ragionamenti compiuti.

Evidentemente, per chi è in sala mac-chine, questa riflessione assume il valore

di una testimonianza, utile agli altri permeglio valutare, più che di mostrarsi ele-mento diretto di giudizio sulla bontà edefficacia del disegno pianificatorio come èvenuto a costruirsi nel Veneto.

Il momento fondativo di questa costru-zione coincide con la legge regionale9/86, con la quale il Veneto, in solitudinee quasi osteggiato dalle nomenclature mi-nisteriali ed accademiche, ha scelto di riu-nire in un unico atto pianificatorio le te-matiche afferenti il disegno ordinatoredella città con quelle relative al valore pae-sistico e ambientale dei luoghi e degli spa-zi larghi.

A questa scelta fondamentale di campo,di natura prevalentemente disciplinare, hafatto seguito una linea di conduzione po-litica, da parte della Giunta e del Consi-glio regionali, con la quale, di fatto, veni-va ricusato il facile slogan, allora di moda,“delegare è bello” a favore di un’idea digoverno che si faceva carico di una re-sponsabilità ineludibile della Regione nelguidare il processo pianificatorio per co-struire una società più aperta, basata suuno sviluppo sostenibile e durevole e sullaconsapevolezza che il fattore territorio èda considerarsi un bene finito e non ri-producibile.

Questo concetto di “nuova responsabi-lità” - che comunque allora andava ad ur-tare una generale tendenza al disimpegnodelle istituzioni, disimpegno generato dacontesti di delegittimazione da parte dellasocietà civile - si è manifestato attraversouna corsa “a fare piani”, prevalentementeterritoriali in quanto, dando questi “for-ma al già formato”, potevano essere me-glio compresi dalle diverse comunità re-gionali e servivano nel contempo a fare re-te e a contrastare lo sfarinamento sociale.

E’ stato tra il ‘95 e il ‘97 che si è capitocome il piano poteva essere una risorsa ol-tre che una necessità, che la nuova missio-ne della Regione stava più nel disegnarescenari e fare progetti che nella funzionedi mero controllo di atti e documenti.

Possedere la cultura del progetto, anchese da parte comunque di settori minorita-ri della amministrazione, ha significato

acquisire il senso del rischio e della com-petizione e comprendere che non bastaproporre delle scelte ma bisogna anche di-fenderle sul mercato della globalizzazionee che più si riesce a fare squadra più si è ingrado di difenderle in maniera efficace.

Tale modo di operare ha aperto un con-tenzioso, all’interno della struttura tecnicaregionale, tra i “passisti” e i “fantasisti”;contrapposizione per lo più tenuta sottotraccia dagli amministratori ma che haportato a forme di strabismo gestionale, aseparatezze decisionali alla lunga non piùsopportabili.

Il passaggio dal controllo al progettonella gestione del territorio, processo ini-ziato con il PTRC, ha altresì evidenziatocome la Regione si giochi oggi il suo pri-mato - in una realtà non più statica e ge-rarchicamente predefinita come la prece-dente - sapendo stringere alleanze, facen-do rete con i soggetti istituzionali, tra-smettendo conoscenze e avendo la capa-cità di guidare i nuovi processi innovativi.

Terminata la fase del dirigismo iniziale,conclusa con l’approvazione del Piano diArea della Laguna e dell’Area Veneziana(P.A.L.A.V.) - attraverso il quale la Regio-ne ha trovato legittimazione avendo di-mostrato sul campo di essere in grado digestire operazioni complesse - si è datocorso con la “chiusura” del Piano di Areadel Delta del Po, alla “amministrazionecondivisa” della progettazione urbanisti-ca. Co-pianificazione e concertazione so-no i concetti chiave attorno a cui è venu-ta definendosi la politica urbanistica diquesta fase.

La principale innovazione della “ammi-nistrazione condivisa” è che questa nongenera un centro o un singolo primato,ma una rete di rapporti portatori di risor-se e capacità diverse; ogni contraente - indefinitiva - partecipa al progetto per sualibera scelta, perchè ne trae vantaggi, ha lapossibilità di interagire con altri, si sentecoinvolto in una coalizione decisionale,dà un senso forte a quello che fa quotidia-namente, ha più facilità nello stipulare egarantire alleanze con la società civile.Grazie a questo procedimento nessun en-te locale coinvolto si è mai dissociato dalprocesso pianificatorio.

Con questa linea di conduzione politicada parte dell’Assessorato regionale, da unlato vengono esaltate le dinamicità pre-senti nel tessuto civile delle autonomie lo-cali che si trovano ad essere coinvolte di-rettamente e pariteticamente nelle scelte,e dall’altro si supera definitivamente losterile ruolo gerarchico - istituzionale del-la Regione che nel passato, anche prossi-mo, ha compromesso e appiattito le diver-

se autonomie e responsabilità.A questo proposito il Piano di Area del

Delta del Po rappresenta il primo stru-mento territoriale al quale si è messo ma-no per costruire un quadro d’insieme piùarmonico e coerente della pianificazionevigente di scala comunale e per formulare,inoltre, schemi ed indirizzi per un riordi-no formale dei “materassi edilizi urbani”senza qualità.

Con questo piano, al di là degli aspettistrettamente disciplinari, viene ricono-sciuta al governo della Regione, pur in ac-cordo con gli enti locali interessati, la pos-sibilità di intervenire secondo uno schemache si può definire “a geometria variabile”sui fatti e le singole problematiche presen-ti sul territorio, dando vita in questo mo-do ad una interpretazione “biunivoca” delconcetto di sussidiarietà e al superamentodel sistema “a cascata” nella costruzionedei piani.

Simile risultato, riproposto anche neipiani successivi, è stato reso possibile dal-

Belluno, Variante Generaleal P.R.G. (1996)

In alto: Padova da carta militareaustriacaIn basso: Schema dello sviluppourbano di Padova al 1975

Page 11: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 27architetti verona - n° 5926

l’aumento di responsabilità dei diversisoggetti coinvolti nel processo formativodei piani ma anche dal riaffermarsi di unastima reciproca; gli enti locali hannosmesso di vedere la Regione, e i suoi fun-zionari, come controparte, arrivando achiedere che tale collaborazione conti-nuasse nella fase di adeguamento dei pianiregolatori comunali allo strumento terri-toriale sovraordinato.

Relativamente a questa problematica ilrisultato più significativo da menzionare èstato il riordino coordinato del “corridoioafferente la SS. 309 Romea” da parte deiComuni di Rosolina, Porto Viro, Tagliodi Po e Ariano Polesine.

In generale si rileva come una serie diconcause, alcune fortuite ed irripetibili,hanno consentito il generarsi di questastagione fortunata per la pianificazioneterritoriale, la quale, in quanto disciplina“generalista”, ha potuto svilupparsi dopoil ‘94 per la caduta di veto da parte dei di-

versi municipalismi dipartimentali regio-nali, alle prese, in quegli anni, con uncambio generazionale in un contesto nonsemplice, anche in presenza di una leggeurbanistica regionale (L.R. 61/85), chedando spazio alla pianificazione di areavasta, senza peraltro ingessarla in schemi,norme e procedure di dettaglio, ne ha aiu-tato sicuramente lo sviluppo.

Sviluppo questo reso possibile anchedalla presenza di un gruppo di quadriprofessionali interni ai ruoli della Regione- cresciuti attorno al P.T.R.C. e ai successi-vi piani di area - i quali, pur ridotti all’es-senziale per disattenzioni e insofferenzeburocratiche, erano motivati e potevanocontare su una cultura del “fare” utile perdribblare gli ostacoli quotidiani e le resi-stenze di apparato.

Il tracciato disciplinare relativo allaprogettazione urbanistica di livello regio-nale, partito nel 1991, con l’approvazionedel P.T.R.C., si è via via affinato e ha con-sentito di sviluppare una propria specifi-cità, pervenendo alla identificazione diun modello veneto di linguaggio per lascrittura degli atti relativi alla pianifica-zione territoriale.

Le caratteristiche sono, a mio vedere,così riassumibili:

• la descrizione del paesaggio aperto per“documenti” superando in questo modo,la logica accademica del “monumento”;

• il superamento dello “zoning” in favo-re di “emozioni” in grado di dare senso aidiversi fattori che compongono la città;

• la necessità di indicare dei “progettistrategici”, indispensabili per facilitare larealizzazione del Piano;

• l’obbligo di recuperare la “forma ar-chitettonica” nel distributivo funzionaledel disegno pianificatorio;

• la necessità di formulare la normativadi piano in modo tale da permettere unutilizzo flessibile e ragionato;

• l’opportunità di indicare, a corredodel piano, le pratiche di buona governabi-lità (practice benchmarking).

Credo, comunque, per concludere, cheattualmente la parte più interessante del-la ricerca portata avanti dalla “officina”sia quella riassumibile nello slogan “sapergestire il piano oltre l’ordinario”, inten-dendo con questo affermare che la piani-ficazione territoriale è uno strumento perfar rete, per certificare e assegnare fun-zioni, per comunicare con gli altri, percostruire iniziative di marketing, per cat-turare attenzioni.

Del resto l’urbanistica classica, comel’abbiamo conosciuta, è morta; bisognaurgentemente reimpostare la disciplinaperchè il futuro torni ad essere di moda.

1° “piano”architetture contemporanee del territorio veronese

“Architetti Verona” ritiene importante parlare, attraverso la rivi-sta, di “noi”, ovviamente come architetti, e ha pensato di coniuga-re ciò con l’esigenza di parlare di architettura nel nostro territorio.

Dai racconti dei “vecchi redattori” è emerso che già negliscorsi anni lunghi e accesi dibatti su come affrontare il temadell’architettura contemporanea veronese erano stati al centrodegli incontri di redazione. Ora, presa la decisione di svolgerequesto argomento, per dare uno stimolo all’iniziativa e nel con-tempo impegnarsi, sul n° 57 della rivista è apparso l’annunciodel varo della nuova rubrica.

La rubrica 1° piano “annunciata” nel numero 57 e relativa al-le architetture contemporanee veronesi è stata pensata, valuta-ta, discussa dalla redazione che è giunta alla decisione di realiz-zarla pubblicando le opere dei colleghi.

Per realizzare questo la Redazione chiede la Vostra collabora-zione attraverso l’invio dei lavori. L’intenzione è quella di rac-cogliere quanto pervenuto per tema e, di volta in volta, inseri-re, a seconda degli spazi disponibili, gli esempi di interventirealizzati sul territorio, traendoli dai lavori che ci verranno in-viati. Ovviamente, soprattutto se l’iniziativa avrà l’auspicatosuccesso, non sarà possibile pubblicare tutti i progetti che ciperverranno, per evidenti limiti materiali. La scelta che saràoperata non avrà alcun carattere di giudizio di preferenza stili-stica ed architettonica per i progetti che verranno effettivamen-te pubblicati, ma sarà basata solo sulla considerazione della loroidoneità a rappresentare un esempio significativo di un temaparticolare.

In attesa dei vostri progetti, la Redazione intende comunqueiniziare la trattazione dell’argomento nel prossimo numero at-traverso opere che hanno suscitato l’interesse dei componentidella Redazione, ovviamente dopo avere contattato il progetti-

sta e avuto il suo consenso. In ogni caso, anche per i lavori trasmessi verranno sempre

contattati i progettisti prima della pubblicazione.Vi chiediamo la cortesia di trasmettere la documentazione

possibilmente in forma di fascicolo in formato A4 o A3 com-posto da:

• riproduzione su carta di schizzi di studio del progetto;• riproduzione su carta degli elaborati grafici fondamentali;• riproduzione su carta in b/n o a colori di fotografie dell’o-

pera realizzata;• relazione descrittiva del progetto (max 2000 battute);• scheda del progetto indicante nome e cognome del/dei

progettista/i, eventuali collaboratori e consulenti (i dati perso-nali verranno trattati in conformità alla legge sulla Privacy);

• (facoltativo) la biografica del progettista/i (max 1000 battute).

Il fascicolo deve essere indirizzato a:

Redazione Architetti Verona c/o Ordine degli A.P.P.C. della Provincia di Verona

via Oberdan, 3 - 37121 Verona

La documentazione che invierete ha un fine esclusivamenteconoscitivo dell’opera realizzata e, in ogni caso, il materialenon verrà restituito ma sarà archiviato a cura della Redazione.

Gli autori dei progetti e/o delle opere realizzate selezionateper la pubblicazione saranno contattati direttamente dalla re-dazione di Architetti Verona per predisporre il materiale foto-grafico e i file necessari per la pubblicazione.

RingraziandoVi per la collaborazione rimaniamo in attesadei Vs. documenti.

Adria, Cavarzere, Creae l’isola di Ariano inPolesine in una mappadel ‘700

Rovigo, 1864, disegno a penna concolorazione ad acquerello,proiezione zenitale eseguita daitecnici del Genio Militare Austriaco

Page 12: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 5928 architetti verona - n° 59 29

• l’apparato normativo strutturale, rappre-sentato dalle invariabili territoriali (vincoli etutele), dagli indirizzi di sviluppo e dalle scel-te strategiche per l’assetto urbanistico, desti-nate a condizionare le modalità delle politi-che territoriali di medio e lungo termine;

• la disciplina operativa, riguardante lescelte, gli obiettivi e i contenuti operativiattuabili.

Il disegno di legge, come già ampiamen-te descritto nell’articolo contenuto nel n.57 della rivista, ipotizza una diversa artico-lazione dei temi territoriali tradizional-mente assegnati al Piano Regolatore Gene-rale mediante la ripartizione dei contenutidel nuovo Piano Urbanistico Comunaleall’interno di due specifici strumenti: ilPiano Strutturale Comunale/intercomu-nale e il Piano Operativo Comunale la cuivalidità è prevista appunto per un periododi cinque anni.

Tale fase si è ritenuto che necessiti diuna preventiva verifica dei contenuti disci-plinari in modo da testare la validità delleipotesi formulate ed apportare le eventualimodifiche al testo normativo che si doves-sero rendere necessarie. Lo strumento deli-neato dalla nuova LUR introduce sostan-ziali elementi innovativi, ipotizzando unadiversa articolazione dei temi territorialitradizionalmente assegnati al Piano Rego-latore Generale che necessitano di unaconferma, al fine di avviare la stesura dellenecessarie “istruzioni tecniche” quali attidi indirizzo e coordinamento della nuovaLegge Urbanistica Regionale.

In considerazione del nuovo quadro di-sciplinare sopra descritto, che trova riferi-mento nella bozza del nuovo testo di leg-ge, si intende sperimentare la nuova impo-stazione metodologica delineata, verifican-do i contenuti disciplinari del nuovo stru-mento, nel rispetto delle diverse identitàterritoriali che caratterizzano il complesso“modello veneto”.

Si è ritenuto pertanto opportuno avviarele verifiche metodologiche di cui sopra ap-plicando la sperimentazione a realtà cheidentifichino sistemi insediativo-ambien-tali e socio-culturali rappresentativi dellediverse problematiche territoriali e che in-

Negli ultimi anni si è registrato un pro-cesso di revisione sostanziale delle leggi ur-banistiche in diverse regioni italiane, infor-mato ad una nuova coscienza delle risorseterritoriali, ad una maggiore partecipazio-ne dei cittadini al governo del territorio,alla necessità di una più efficace coopera-zione tra i diversi livelli e soggetti istituzio-nali e ad una concreta programmazionedegli interventi.

Tali Leggi Regionali si pongono pertan-to lo scopo di attuare il governo del terri-torio secondo i seguenti principi:

• “sostenibilità ambientale”: la qualitàambientale è assunta come riferimento eobiettivo primario del governo del territo-rio, in modo da regolare il consumo dellerisorse naturali a disposizione, assicuran-done la ricostituzione;

• “sussidiarietà”: principio per il quale so-no attribuiti i compiti e le funzioni ammini-strative, all’autorità territorialmente e funzio-nalmente più vicina ai cittadini interessati;

• “cooperazione - concertazione”: princi-pio necessario a garantire alla pianificazio-ne percorsi decisionali più semplici, rap-presentativi e coerenti con l’insieme dellescelte territoriali, di specifica competenzadi ciascun livello e soggetto istituzionale;

• “efficacia”: forme e modalità che favo-riscano la fattibilità e la gestione delle pre-visioni pianificatorie;

• “perequazione”: principio attraverso ilquale perseguire l'equa distribuzione, tra iproprietari degli immobili interessati dagliinterventi previsti dal piano, dei diritti edi-ficatori riconosciuti dalla pianificazioneurbanistica e degli oneri derivanti dallarealizzazione delle dotazioni territoriali.

La dichiarazione d’incostituzionalitàdella reiterazione dei vincoli urbanisticidopo la scadenza quinquennale, sancitadalla sentenza della Corte Costituzionalen. 179 del 1999, ha costituito un’ulteriorefondamentale incentivo alla predisposizio-ne di un disegno di legge, quale quello del-la Regione del Veneto, il cui processo direvisione ha interessato la struttura ed icontenuti del Piano Regolatore Generale,come previsti dalla Legge 1150/42, diver-sificando tra loro:

a cura distefaniaemiliani

la sperimentazione pianificatoriadella regione veneto

qualità urbana;• In tale sede si procederà ad una prima

verifica del quadro conoscitivo attraverso:• la ricognizione dei dati e delle analisi

disponibili;• l'accesso a fonti per ulteriori dati da

acquisire;• la disponibilità di mezzi e professionalità;la proposta progettuale e la fase conclu-

siva finalizzata alla stesura del progetto diPiano Strutturale di concerto con le am-ministrazioni interessate.

A seguito delle consultazioni effettuatecon le amministrazioni locali e delle ri-chieste pervenute, sono state selezionate lerealtà territoriali riportate nella tabella sot-tostante cui condurre i singoli progetti diPiano Strutturale, in sintonia con gliobiettivi sopraespressi.

sieme completano il quadro territorialecomplessivo del Veneto.

In tal modo è possibile testare la validitàdelle ipotesi formulate per apportare even-tuali modifiche al testo normativo ed avviarela stesura delle necessarie “istruzioni tecni-che” quali atti di indirizzo e coordinamentodella nuova Legge Urbanistica Regionale.

Il quadro organizzativo del lavoro dellasperimentazione ha previsto l’individua-zione di diverse unità operative: il gruppodi coordinamento con il compito di predi-sporre un "Piano di Lavoro e di Coordina-mento Generale", gli atti preparatori e gliindirizzi metodologici preliminari, nonchéil documento conclusivo sugli esiti dellasperimentazione e l'implementazione sulWEB regionale; è composto da personaleregionale della Direzione Urbanistica checura la gestione e l'organizzazionedegli incontri con i diversi gruppi diprogettazione, quale momento di ve-rifica sullo stato di avanzamento deilavori e di scambio tecnico discipli-nare.

I gruppi di progettazione con ilcompito di coordinare i rapporti conle singole amministrazioni locali edavviare la progettazione dei piani ur-banistici in forma concertata, verifi-cando gli indirizzi metodologici pre-liminari e definendo i contenuti e glielaborati del Piano Strutturale. IGruppi di Progettazione sono com-posti da personale regionale dellaDirezione Urbanistica ed affiancatida strutture tecniche comunali inca-ricate dalle rispettive amministrazio-ni, ovvero da altri tecnici allo scopodesignati.

L’attività di sperimentazione è sta-ta suddivisa in tre fasi:

fase operativa, che consiste nelladefinizione di un documento pro-grammatico, d'intesa con i comuniinteressati, per la definizione di taliobiettivi prevedendo anche le moda-lità di acquisizione delle informazio-ni necessarie e le opportune elabora-zioni;

acquisizione del quadro conosciti-vo consolidato al fine di individuarei seguenti elementi:

• le principali invariabili territoria-li di natura geomorfologica, idrauli-ca, paesaggistico-ambientale e stori-co-insediativa;

• le principali emergenze ambien-tali, insediative ed infrastrutturali;

• gli ambiti che abbisognano di in-terventi finalizzati alla riduzione del-le condizioni di rischio per gli inse-diamenti e di miglioramento della

Prog. Strumento Comuni Prov. Descrizione

1 Piano Strutturale Miane TV La Vallata (Valsana)Intercomunale Follina Area pedemontana con relazioni di tipo

Cison di Valmarino metropolitano a struttura diffusaRevine Lago comprendente l'ambito dei comuniTarzo dell’alta valle del Soligo, omogeneo per

caratteristiche storiche e geomorfologiche.Inclusa in parte in P. di A. in fasedi redazione.

2 Piano Strutturale Falcade BL FalcadeComunale Area appartenente al sistema turistico

montano, con connotazioni naturalistichee paesaggistiche di rilievo.Inclusa in parte in P. di A. in fasedi redazione.

3 Piano Strutturale Bassano del Grappa VI BassanoComunale Area appartenente al sistema pedemontano,

con connotazioni naturalistiche epaesaggistiche di rilievo.Inclusa in parte in P. di A. vigente (PAMAG)

4 Piano Strutturale Roveré veronese VR LessiniaIntercomunale Velo veronese Area appartenente al sistema collinare con

San Mauro di Saline andamento demografico negativo e inposizione di marginalità economico-urbana.Inclusa in parte nel Piano Ambientale delParco della Lessinia.

5 Piano Strutturale Spinea VE SpineaComunale Area appartenente al sistema metropolitano,

cintura urbana in espansione con importantecorridoio infrastrutturale e relazionale.Inclusa in P. di A. vigente (PALAV)

6 Piano Strutturale Rubano PD RubanoComunale Area di immediata periferia del capoluogo

provinciale caratterizzata da forteaccelerazione demografica e dadinamiche di decentramento

7 Piano Strutturale Porto Viro RO Porto ViroComunale Area compresa all'interno del sistema del

Delta del Po con connotazioninaturalistiche e paesaggistiche di rilievo.Inclusa in P. di A. vigente (DELTA PO)nonché nel Parco del Delta del Po.

Il gruppo di progettazioneche ha redatto lo strumentourbanistico è composto da:

Coordinatore del Piano:Mauro Grison,Regione del Veneto.

Collaboratori principali:Lucia Scuderi,Regione del Veneto;Loris Dall’Antonia,Regione del Veneto.

Staff di progettazione:Antonio Buggin,progettista esterno;Fernando Tommasello,progettista esterno;Chiara Mlfitano,progettista esterno;Maria Teresa Agnetti,Comune di Roverè.

Gabriele Gambinotti,Stage IUAV;Pietro GiovanniniStage IUAV;Nicolò Nigri,Stage IUAV

Page 13: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 31architetti verona - n° 5930

SPERIMENTAZIONE LESSINIALa Lessinia date le sue caratteristiche di

“area appartenente al sistema collinare conandamento demografico negativo e in po-sizione di marginalità economico-urbana”rappresenta un’area idonea alla sperimen-tazione del nuovo strumento previsto daldisegno di legge regionale denominatoPiano Strutturale Intercomunale.

Il Piano Strutturale Intercomunale(PSIC) è, infatti, lo strumento di pianifi-cazione urbanistica che interessa ambiti in-tercomunali omogenei per caratteristicheinsediativo-strutturali, geomorfologiche,storico-culturali o ambientali, o comuniche per dimensione o ruolo territoriale in-cidono sostanzialmente sulle previsionistrutturali dei comuni circostanti.

Il PSIC ha gli stessi contenuti e producegli stessi effetti del Piano Strutturale Co-munale rispetto al quale inoltre coordina:le scelte strategiche di rilevanza sovraco-munale, in funzione delle specifiche voca-zioni territoriali con particolare attenzioneall’assetto produttivo e infrastrutturale eduna disciplina unitaria per ambiti interco-munali omogenei per caratteristiche, geo-morfologiche, ambientali e paesaggistiche.

PERCORSO METODOLOGICOI riferimenti base dai quali si è sviluppata

la ricerca analitica finalizzata al raggiungi-mento degli obiettivi prestabiliti, sono statigli strumenti di pianificazione vigente.

Si è quindi provveduto ad acquisire tuttii dati analitici disponibili presso le banchedati regionali e non, utili al fine del rag-giungimento degli obiettivi preposti.

Attraverso i dati conoscitivi si è cercatodi dare rilevanza agli aspetti ambientali estorico culturali del territorio, che hannopoi trovato una loro definizione nelle tavo-le di progetto.

IL PROGETTO DEL P.S.I.C.Il progetto si articola su due rappresenta-

zioni grafiche e un testo normativo che di-sciplina i contenuti grafici.

La prima tavola di progetto rappresentaquelle che anche la nuova L.U.R. defini-sce come “INVARIANTI”, in altre paroletutti quegli elementi caratterizzanti il ter-ritorio per i quali le normative danno in-dicazioni tese principalmente alla conser-vazione delle stesse.

La seconda tavola di progetto rappresentale “AZIONI” possibili sul territorio, mentrele norme danno le indicazioni di come sidovrà realizzare lo “sviluppo”.

Le azioni sono disciplinate in modo taleda rendere il P.S.I.C. il più possibile im-mediatamente operativo. Sono stati quindiindividuati in attuazione diretta del

Page 14: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 33architetti verona - n° 5932

P.S.I.C. i “P.S.S.C.” (Progetto di SviluppoStrategico Comunale) che nel caso specifi-co sono i seguenti:

• Polo Sportivo Interdisciplinare “Concadei Parpari”;

• Parco Termale “Purghestal”;• Centro Ippico “Azzarino”.Tali interventi mirano ad innescare uno

sviluppo del settore turistico, individuando-li quali attività economiche sostenibili sulterritorio, determinando di conseguenza unaumento dei posti di lavoro e quindi unamaggiore richiesta di residenzialità capacedi invertire il trend demografico dei tre co-muni. Per quanto riguarda il problema de-gli allevamenti, che determinano un fattoredi degrado del territorio si è proposto la lo-ro individuazione come P.R.A. (Progetti diRiconversione Ambientale), in questo mo-do, è data la possibilità di una loro riconver-sione tramite un credito volumetrico darealizzarsi principalmente all’interno degliambiti per la localizzazione della espansionedei centri abitati.

Tale credito volumetrico va comunque adaggiungersi alla volumetria definita dal fab-bisogno per il S.T. (Sistema Territoriale),nel quale sono ubicati, a condizione che siprovveda nel contempo alla ricomposizioneambientale delle aree rurali attualmente oc-cupate dagli allevamenti, se questi sono ubi-cati al di fuori degli ambiti nei quali va ri-collocato il credito volumetrico.

Gli ambiti per la localizzazione dell’e-spansione dei centri abitati all’interno deiquali vanno collocate le quantità volumetri-che definite dal fabbisogno, per il periododi validità del P.S.I.C. sono stati puntual-mente individuati sul territorio all'internodi ogni S.T.

All’interno di tali ambiti, i P.O.C. indivi-duano le Z.T.O. da destinare alla espansio-ne. In alternativa, è data la possibilità ai co-muni di affidare lo sviluppo a “Progetti Pla-nivolumetrici di Espansione” e non soltan-to mediante la classica zonizzazione.

I soggetti privati proponenti tali "P.P.E."partecipano ad un bando pubblico di asse-gnazione dei volumi proponendo, sulla ba-se di criteri definiti dal comune, uno svilup-po controllato qualitativamente a livelloedilizio delle conurbazioni esistenti.

Particolare attenzione è stata posta an-che al tema dei Centri Storici che nel casospecifico rivestono una notevole importan-za e costituiscono una risorsa per tutto ilterritorio, contrassegnato da un notevolenumero di contrade.

La proposta del P.S.I.C. consiste nell’in-quadrare ogni unità edilizia in una delleseguenti categorie di intervento 1) Re-stauro; 2) Ristrutturazione; 3) Demolizio-

ne, rinviando al P.O.C. la definizione deiGradi Protezione nel rispetto delle Catego-rie di intervento.

Si garantisce in questo modo, il rispettodegli elementi edilizi di maggiore pregio,senza tuttavia appesantire il P.S.I.C. di inda-gini puntuali proprie del livello operativo egarantendo comunque, attraverso direttivee indirizzi un buon grado di flessibilità nelladefinizione degli interventi edilizi ammessi.

La sintesi del concetto su cui si basa que-sto P.S.I.C. è quindi quello di salvaguardaree valorizzare le valenze storico ambientaliesistenti e proporre uno sviluppo delle fun-zioni antropiche non più sulla base di stepsuccessivi basati su una rigida zonizzazionemonotematica, ma il più possibile attraver-so dei progetti di parti urbane che medianteforme compiute tendono a garantire unamaggiore qualità delle conurbazioni.

In questo modo il P.S.I.C. diventa, dopoil P.T.R.C., per molti aspetti, l’ultimo livellodi pianificazione pubblica, riservando alP.O.C. una maggiore definizione soltantodi alcuni aspetti e tematismi, ad implemen-tazione dei contenuti del P.S.I.C.

Con il P.S.I.C. della Lessinia non si haquindi una rigida separazione dei livelli 1)Strutturale, 2) Operativo, 3) Attuativo, main diversi casi si ipotizza un “Trascinamen-to” verso l’alto del livello inferiore, che sullabase di indirizzi e direttive assume le carat-teristiche del livello superiore compattandole fasi successive di progettazione urbanisti-ca; viene pertanto riservato al Progetto Pla-nivolumetrico ed Edilizio un ruolo deter-minante per lo sviluppo delle previsioni ur-banistiche, superando il vecchio concetto dizoning degli anni ’60.

I concetti sui quali è stato elaborato que-sto P.S.I.C. hanno peraltro comportato lanecessità di proporre alcune modifiche altesto della nuova L.U.R. in discussione,senza le quali il modello di progettazioneproposto non risulta completamente realiz-zabile, soprattutto per quanto riguarda leproposte della “Progettazione Strategica”.L’approccio strategico, come descritto daPiroddi (1999) è necessariamente interatti-vo, cioè fondato sulla risoluzione delle ver-tenze, dei conflitti, delle concorrenzialità;selettivo, cioè fondato sulle scelte più im-portanti e prioritarie; temporalizzato, cioèfondato sulla previsione di una successionedi eventi certificabili o assai probabili. Ilpiano strategico dovrebbe quindi conteneregià in sé gli elementi necessari all’attuazionediretta degli interventi considerati prioritari(…). Associare al piano strategico un ri-stretto pacchetto di progetti prioritari per iquali esistono già le condizioni di fattibilitàè un modo per rendere immediatamenteoperative alcune scelte strategiche (…).

Page 15: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 35architetti verona - n° 5934

Page 16: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 59 37architetti verona - n° 5936

L’intuizione che l’attività motoriae l’alimentazione costituiscono ele-menti fondamentali per il manteni-mento della salute risale all’anticamedicina greca.

Ippocrate nel “il regime” ricordavache “Non si può mantenersi in salutebasandosi soltanto sul tipo di ali-mentazione, ma a questa bisogna af-fiancare anche degli esercizi fisici”.

Questo tipo di impostazione hapoi accompagnato la medicina nelcorso dei secoli dando vita adun’abbondante (e spesso pedante)produzione di consigli sugli stili divita da seguire.

La novità di questi ultimi anninon consiste, quindi, nell’aver indi-viduato questo nesso, ma nell’averlodocumentato con ricerche sul cam-po e nell’aver individuato i mecca-nismi biochimici attraverso i qualil’attività motoria esercita i suoi ef-fetti favorevoli.

Sorprendente (ed entusiasmante)è, inoltre, l’entità dell’effetto pro-tettivo che un regime continuativodi attività motoria riesce ad eserci-tare nei confronti delle maggioricausa di morte nel nostro Paese (enei paesi occidentali) e cioè le ma-lattie del sistema circolatorio34,1%, l’infarto del miocardio: il5,31% ed il diabete 2,63% (dati ri-feriti all’anno 2000).

Un secondo aspetto importante èdato dall’evidenza che è possibile(anche se non facile) indurre la po-polazione a modificare consolidatistili di vita a favore di stili di vitapiù idonei a prevenire la comparsa ol’aggravamento di questo tipo di pa-tologie cronico-degenerative.

Il volume Clinical Evidence, editoperiodicamente dal British MedicalJournal, ha recentemente esaminatola produzione scientifica disponibileed ha concluso che “ la pratica diattività fisica riduce il rischio di in-cidenti cardiaci mortali e non. Nella

popolazione fisicamente attiva - chepratica attività fisica moderata tuttii giorni o quasi - si evidenzia unariduzione del 30-50% del rischiorelativo di malattie coronariche ri-spetto alla popolazione sedentaria, aparità di altri fattori di rischio”.

Ciò che colpisce in questa conclu-sione è, appunto, l’entità della ridu-zione del Rischio Relativo in rela-zione alla maggior causa di mortenel nostro Paese.

Un’ulteriore evidenza di granderilievo è emersa da uno studio pro-spettico condotto dal 1980 al 1994su 5.125 donne affette da diabete.

I rischi relativi per eventi cardio-vascolari sono risultati positiva-mente associati alle ore settimanalidi attività fisica fornendo così unelemento di prova di forte soliditàall’ipotesi causale.

Rischio relativo Durata dell’attività fisica

1.0 per meno di un’ora0,93 fra 1 e 1,9 ore0,82 fra 2 e 3,9 ore0,54 fra 4 e 6,9 ore0,52 oltre 7 ore

In altri termini, le donne diabeticheche hanno dedicato almeno 4 ore set-timanali all’attività fisica moderata ovigorosa hanno dimostrato di avereuna riduzione di patologia cardiova-scolare totale del 40% circa. La stessariduzione è stata osservata per le co-ronaropatie e gli ictus cerebrali.

Nel 1998\1999 abbiamo condottouno studio su un gruppo di pazientiaffetti da diabete di tipo 2 , residentinella ULSS n.20 di Verona.

Caratteristica di questo intervento,che è poi stato continuato negli annisuccessivi, è stato quello di portare igruppi di pazienti diabetici a parteci-pare ad un programma di attività mo-

massimovalsecchi

stili di vita e prevenzione

Massimo Valsecchidirettore del Dipartimento diPrevenzione dell’ULSS n. 20

toria attivato per la popolazione an-ziana in generale con una precisa de-finizione del livello di intensità dellosforzo fisico da sopportare (due sedu-te settimanali per sei mesi).

I risultati ottenuti hanno dimostra-to che questo tipo di attività consentedi ridurre le unità di insulina che ipazienti dovevano assumere senzapraticare attività fisica. L’attività fisi-ca, in altri termini, si è dimostrata ef-ficace quanto il farmaco di elezioneper questa patologia.

Il New England ha pubblicato, nelfebbraio 2002, una revisione dedicataa valutare l’efficacia degli interventivolti a combattere l’obesità ed il so-vrappeso, noti fattori di rischio car-diovascolari.

I dati evidenziano che:• Adulti obesi possono perdere 0,5

chili per settimana riducendo l’appor-to calorico giornaliero di 500\1000calorie al di sotto di quello che limantiene nel loro peso abituale.

• Aggiungendo alla dieta l’attivitàmotoria il vantaggio è minimo per laperdita di peso ma importante per ilmantenimento nel tempo della perdi-ta di peso acquisita con la dieta.

• Soggetti che combinano la dieta,con l’esercizio fisico e con trattamen-to comportamentale possono perderedal 5 al 10 % del loro peso entro unintervallo di tempo che varia dai 4 aisei mesi.

Nel numero del 25 febbraio del2002 dell’Arch Intern Med è compar-so un editoriale che ricorda che “iltrattamento dell’ipertensione non èsinonimo di terapia farmacologica.Approcci non farmacologici quali ladieta e un modesto esercizio fisicopossono essere molto efficaci nel ri-durre la pressione in pazienti che col-laborino, presentando rischi ridotti onessun rischio e costi irrisori”.

Se i risultati di una modifica deglistili di vita sono tanto positivi (e co-me abbiamo visto lo sono) perchémai è così difficile metterli in atto inun programma complessivo di pre-venzione su larga scala?

In realtà introdurre modifiche per-manenti negli stili di vita nei pazientiè notoriamente un’impresa difficile.

Si tratta di un compito arduo chedeve essere affrontato e gestito condeterminazione dal medico di fami-glia, ma che deve vedere anche op-portunità organizzate, all’aperto enelle palestre, di corsi di attività

motoria.Un progetto complessivo di queste

dimensioni esce dallo specifico ambi-to sanitario e richiede un forte coin-volgimento delle comunità locali perottenere supporto culturale, organiz-zativo e logistico.

Un’indagine condotta nel 2001 haevidenziato che il singolo elementopredittivo più importante per defini-re uno stile di vita attivo, in un deter-minato ambito, è l’ambiente sociale.

I soggetti che avvertono un bassosupporto sociale da parte del loro am-biente (famiglia, amici, scuola e postodi lavoro) si sono dimostrati sedentariin misura pari a più del doppio ri-spetto ai soggetti inseriti in un am-biente ad alto supporto sociale.

Alcune realtà comunali della nostrazona hanno iniziato a recepire questotipo di orientamento e si dispongonoa tenere conto nelle loro scelte urba-nistiche della necessità di favorire lacreazione di spazi e strutture destina-te all’attività motoria, quali percorsiprotetti all’interno delle aree verdi alivello di quartiere, ma anche a livellocomunale e sovracomunale.

Un ruolo rilevante va assegnato, inquesto tipo di attività, alle associa-zioni di cittadini e/o di pazienti (ades. le associazioni dei pazienti diabe-tici ed, in particolare, le associazioniche raccolgono gli anziani) che van-no stimolate ad assumere diretta-mente l’organizzazione di iniziativeper attività tagliate specificamentesulle loro esigenze e supportate dauna progettazione complessiva dibuon livello tecnico.

Uno degli aspetti più interessanti diquesto tipo di attività è che favorisco-no la crescita del “capitale sociale”(definizione dell’OMS) vale a dire diquel contesto di relazioni umane checostituiscono il contesto fondamenta-le non solo di attività di prevenzionema, più in generale, di tutte le atti-vità di tipo sociale che costituisconol’ossatura del nostro vivere civile.

Il fatto che si siano dimostrati effi-caci anche tipi di attività fisica di en-tità e di complessità modeste (20/30minuti di camminata veloce al gior-no) apre l’opportunità di individuaree valorizzare a livello di quartieri cit-tadini percorsi protetti dal trafficoche possono contribuire a valorizzareparti della città (penso ad esempioall’ imponente circuito delle mura)finora poco conosciute ed utilizzatedai cittadini.

Page 17: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

In occasione delle rassegne Biennale di Architettura di Venezia, Abitare il Tempo e Fiera Inter-nazionale del Marmo di Verona, presso Marco Polo Glass Gallery a Venezia e il centro esposi-zioni Numerouno Design Center a Verona, si tiene un’esposizione di vasi firmati da importantidesigners internazionali.I vasi sono prodotti nei due materiali nobili che hanno fatto la storia di Venezia e del Veneto, ilmarmo e il vetro di Murano e prodotti da maestri artigiani veneti. Una mostra di oggetti in coppia che esalta le qualità dei due materiali che diverranno oggettodi culto per queste due arti, testimonianza delle capacità artigiane del Veneto.I vasi in marmo sono prodotti da: Stone Italiana, Marmi Bavaria, Decormarmi, La Quadrifo-glio, Marmi Santa Caterina, Montolli Marmi, Laboratorio del Marmo, Marmi Badia, MarmiBagnoli, Vaselli Marmi Siena, Bottega del Palladio.I vasi in vetro sono prodotti da Marco Polo Glass Gallery.19 settembre - 20 ottobre 2002 presso Numerouno Design CenterVia dei Mutilati 8, Verona - Tel. 045.800.82.88

Curatori della mostra:Roberto Bianconi e Andrea Pagnes

cronache di design a verona

Page 18: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

architetti verona - n° 5944

Mai come nella nostra epoca i confinitra le diverse arti, tra le diverse metodolo-gie espressive sono stati così labili, attenua-ti da nuove esigenze linguistiche che sem-pre più tendono verso una comunicazioneglobalizzata, ostile a qualsiasi rigida defini-zione semantica.

Ma spesso non si immagina che, ad esem-pio, il dibattito sulla distinzione di due tra leArti maggiori, la Pittura e la Scultura, fossegià vivo nel Cinquecento, e che una tra le piùinteressanti opere del Rinascimento, la “Ve-nere e Cupido” dipinta da Pontormo su dise-gno di Michelangelo, venisse categorizzatacome un “dipinto estremamente scultoreo”,in grado di far innamorare gli uomini “comeavviene alla Venere di Prassitele”.

Proprio il dissolvimento visivo di categorieestetiche, la composizione estremamente ar-tificiosa volta a mettere in risalto la muscola-tura insolitamente rilevata di una Venere“mascula”, hanno fatto sì che quest’opera(ora conservata all’Accademia di Firenze) ve-nisse per lungo tempo avvertita come osticaalla comune sensibilità percettiva, rimanessesconosciuta al grande pubblico ed ignoratadagli studiosi.

Oggi, invece, è possibile approfondire latematica del nudo femminile nell’opera delBuonarroti accostando per la prima volta

questo quadro, impreziosito dal recente re-stauro, con alcuni suoi studi sulla dea dell’a-more, da raffrontare ad altre tipologie di fi-gure muliebri, dalla “Leda” del Rosso Fioren-tino alla “Notte” del Ghirlandaio, dallasplendida “Venere e Cupido” di Tiziano alla“Leda” dello stesso Michelangelo.

Quest’ultimo, incaricato insieme al Bron-zino ed al Pontormo dal ricco mercante ebanchiere fiorentino Bartolomeo Bettini didecorare la “camera” della sua residenza citta-dina, (per la quale era prevista al centro la“Venere e Cupido”, attorniata da lunette raf-figuranti i maggiori poeti toscani che canta-rono d’amore), volle dare una risposta com-plessa, interpretativamente enigmatica, alladocile e melodiosa Venere veneziana.

Quando, infatti, Bettini gli richiese un car-tone di “Venere ignuda con un Cupido chela bacia” con l’intento di farne eseguire alPontormo il dipinto, volle chiaramente riu-nire per un’opera che lo avrebbe elevato alrango di prestigioso committente il più gran-de disegnatore ed il maggior “colorista” di Fi-renze, promovendo una solida collaborazioneartistica che traeva linfa vitale dalle piùprofonde origini toscane.

Inoltre, nella decisione di coniare un inu-suale modello di bellezza con la rappresenta-zione di un’articolata muscolatura attinta

dall’arte antica, con abbondanti dettagli rea-listici e con la stilizzazione di pose intrecciate,Michelangelo intendeva mostrare la “corret-ta” rappresentazione di nudo femminile di-steso, senza immaginare che questa divenissel’opera maggiormente copiata nella storiadell’arte cinquecentesca, nè che segnasse, con“l’artificio ben equilibrato” e la “supremaziadella forma”, l’esplicito precedente alla nasci-ta della Maniera toscana.

Certo, Michelangelo poteva aver visto leimmagini di Venere e Cupido dipinte daGiorgione, Palma il Vecchio e Lotto duranteil soggiorno a Venezia nell’autunno del 1529,ma volle tradurre l’erotismo e la sensualitàdei modelli settentrionali nel linguaggio acu-to e complesso in uso presso i Medici, coniu-gandolo alla necessità di questa particolarecommissione, una “camera” che avrebbe do-vuto esprimere in un prezioso programmadecorativo il carattere, la virtù e l’orgoglio ci-vico d’una famiglia che, difettando di no-biltà, cercava un pubblico riconoscimentonel fiero linguaggio dell’arte.

“Venere e Amore. Michelangelo e lanuova bellezza ideale”, Tribuna del David,Galleria dell’Accademia, Firenze.. Orario:Martedì-Domenica 8.15-18.50, Lunedì chiu-so. Tel. 055 2654321. Fino al 3 novembre.

Venere e Amore

a cura di elena granuzzo

Mostraa cura di mariano dal forno

biblioteca

Eugenio TurriIl paesaggio come teatro

Saggi Marsilio

Determinante per chiunque voglia stu-diare le componenti del paesaggio è la lettu-ra di questo testo, che si innesta come ele-mento di approfondimento nel dibattito enelle tematiche affrontate in questi ultiminumeri della nostra rivista.

Non è semplice sintetizzare l’ampiezzadei temi trattati, che nel sottotitolo “Dalterritorio vissuto al territorio rappresenta-to“ trovano i cardini della loro genesi. L’im-portanza dell’introduzione strutturata perparti è orientata verso una lettura sistemati-ca, che si approfondisce nei contenuti deicapitoli successivi.

Il paesaggio non è altro che la rappresen-tazione dell’uomo e del suo agire, che neltempo si è trasformato da “azione” singolarea collettiva. La perdita dei suoi valori è lega-ta all’abbandono dei rapporti con il passatoe del bello, intesi come perfetta sincronia trauomo (conoscenza- azione) e natura.

Il paesaggio è teatro, elemento mediatore,immagine dell’uomo e della sua vita. Attra-verso di esso, si leggono azioni creative au-tonome e conoscenze collettive dell’essereumano che diventano le “referenze” visive

del suo essere legato in duplice funzione.“Attore” (stare dentro il paesaggio), intesocome trasformatore della natura, dell’am-biente e “Spettatore recitante” (starne fuori)alla ricerca di ruoli, di ”misure” per nuoviscenari di costruzioni territoriali. La mag-gior armonia tra l’operato dell’uomo e leforme naturali si ottengono quando il risul-tato è di tipo visivo, cioè funzione della suaazione di spettatore, come testimonianzadella sua identità etnica e culturale.

Tutte le azioni territoriali fatte dall’uomopassano attraverso l’elemento mediatore cheè il paesaggio, comunicazione tra il sistemasociale- percettivo- culturale e il sistema ter-ritoriale con i suoi modelli funzionali. E’ at-traverso il percorso vitale della società chel’operato dei geografi, non disgiunto dallealtre componenti culturali, opera nella let-tura del paesaggio, attraverso la riconduzio-ne guidata di una metodologia che ricercanella percezione del paesaggio una sua se-miotica. Eugenio Turri, introduce nelle sueriflessioni, la nozione di iconema, unità ele-mentare- segno primario della percezionevisiva, componente basilare per comprende-re l’insieme organico del “tutto ”, incarna-zione del genius loci di un territorio.

Il paesaggio è fatto dall’insieme di icone-mi e dalle sue combinazioni che organizza-no lo spazio in un suo ordine e lo identifi-cano nel territorio. In riferimento a tuttociò le politiche di pianificazione non posso-no riconoscere questi “segni”, l’importanzache assumono in un contesto ben precisoessendo un linguaggio sociale, un codiceche permette la comprensione e l’identifi-cazione di una società- teatro e le sue rap-presentazioni. L’iconema per qualsiasi ope-ratore del territorio è l’elemento chiarifica-tore, luce, orientamento nel percorso cheincarna la profondità vera di un ambiente,le sue cariche simboliche, le sue identitàculturali, la dimensione del tempo e dellastoria. Nel paesaggio agrario il coltivato-re… annusava…le sue scelte coltivativenelle diverse aree minime (corema), in ar-monia con il territorio e in sintonia conl’ambiente. La giusta fusione del corema iniconemi genera perfette armonie spaziali,grafico visive, dando vita ad una musicadove la fonologia corrisponde alla topolo-gia. Nel corso dei secoli le “arti” espresse

nel paesaggio troveranno la loro sublima-zione in un sempre più esaltante rapportotra paesaggio- teatro in funzione dell’uomoe della sua recitazione. Ignorare questiaspetti ha a volte determinato la non leggi-bilità del paesaggio e il disordine tipico del-le società più avanzate. L’autore si pone do-mande determinanti e altrettante soluzionilegate alla metafora del paesaggio- teatro,ad una politica di tutela del territorio, allabuona coscienza dei cittadini, al correttoagire di enti, amministrazioni locali, regio-nali o statali, ma soprattutto identifica co-me determinanti le voci della cultura e del-la tradizione locale. Una risorsa quest’ulti-ma fondamentale perché “cuore del territo-rio” (genius loci).

Il vivere umano, agire, nel suo avventu-rarsi nel tempo, è legato al rispetto del pas-sato, fa parte di ogni società, della memoriaindividuale e collettiva. Crescono così tuttiquei legami, fortemente sentiti, che lo ac-compagnano nelle azioni e nei ricordi, loidentificano interprete e spettatore sul terri-torio. E’ sul territorio che l’uomo trova leindicazioni per l’agire ed edifica segni antro-pici, che ne permettono la leggibilità nellesue forme più semplici o complesse.

Per lo studio di queste componenti, note-vole è la bibliografia nelle sue indicazioni edestesa nella conoscenza dei vari settori deltema trattato.

Uno degli aspetti più importanti di que-sto saggio lo si trova in una delle ultimeparti dell’introduzione, chiaramente espres-so dall’autore che in conclusione riporto.“…Il presente libro, oltre alla ricerca dinuove linee teoriche nell’ormai lungo di-battito sul paesaggio, vuole offrirsi un po’come guida a questi cultori del paesaggiosia come incoraggiamento al loro impegno,sia come utile riferimento per diffonderequella “educazione a vedere”, a vedere percapire (cioè capire il funzionamento del-l’organismo territoriale sotteso al paesaggioe riconoscere i valori simbolico- culturaliche vi si connettono) che rappresenta unatto fisiologico fondamentale per ogni so-cietà al fine di stabilire un rapporto positi-vo con i territori in cui vive, valorizzandonele potenzialità in quanto spazio di vita, edifendendolo anche nei suoi valori simboli-ci in quanto specchio di sé.”

architetti verona - n° 59 45

Page 19: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

BOLOGNA

“SAIE 2000”Ente Fiera di BolognaVia della Fiera, 20Dal 16 al 20 ottobre - Orari: 9-18tel. 051-6375111

BERGAMO“Gabriele Basilico e Salvo”- Paesaggio contemporaneo.Dialoghi fra fotografia e pittura.Galleria dArte ModernaVia S.Tomaso, 53Fino al 17 novembreOrari 10-19 - chiuso lunedìTel. 035-399529

CAGLIARI

“Andy Warhol”L’opera graficaCentro Culturale d’Arte e CulturaExmàVia S.Lucifero, 72Fino al 27 ottobreOrari 10/14 - 17/24 - Chiuso lun.Tel. 070-666399

FERRARA

“Sargent e l’Italia”- Per la prima volta in Italia unaretrospettiva sul pittore dell’ultimoottocento.Palazzo dei DiamantiCorso Ercole I d’EsteFino al 06 gennaioTutti i giorni 9-19Tel. 0532-209988

MANTOVA

“Gonzaga. La celeste galleria”Palazzo Te e Palazzo DucaleFino al 08 dicembre.Palazzo Te 9-19Palazzo Ducale 8.45-18.45Chiusi entrambi lunedìTel. 0376-382150

MILANO

“Pierre-August Renoir e la lucedell’impressionismo”- Una fra le più complete mostrefatte in Italia sull’artista.Fondazione Mazzotta

Foro Bonaparte 50Fino al 24 novembreOrari 10-19.30 - Chiuso lunedìTel. 02-878197

MODENA

“Tutte le donne del mondo”Le donne viste attraverso gli scattidi Nobuyoshi Araki.Palazzina dei GiardiniCorso CanalgrandeFino al 06 gennaioOrari 10/13 - 15/18 - Chiuso lun.Tel. 059-206883

PADOVA

“Picasso. 1961-1972”Palazzo ZabarellaVia San Francesco 27Fino al 12 gennaioOrari 9.30-19.30 chiuso lunedìTel. 049-2010023

PRATO

“Mimmo Paladino”Esposti dipinti e sculture realizzatedal ’70 ad oggi.Museo PecciViale della Repubblica, 277Fino al 06 gennaioOrari 10/13.30 - 14.30-19Chiuso domenicaTel. 055-2347273

ROMA

“Max Eenst e i suoi amicisurrealisti”Museo del Corso - Via del Corso, 320Fino al 03 novembreOrari 10-20 chiuso lunedìTel. 06-6786209

“Rembrandt - un pittoreincisore”Scuderie Papali - Via XXIV Maggio,16Fino al 06 gennaioDa domenica-giovrdì 10-20Da venerdì-sabato 10-23Tel. 06-39967500

RIMINI

“Il Trecento Adriatico. PaoloVeneziano e la pittura tra Orientee Occidente”Castel Sismondo - Piazza MalatestaFino al 29 dicembreOrari 9-19 - Chiuso lunedìTel. 0541787681

SIENA

“Robert Capa”Santa Maria della ScalaPiazza Duomo, 2Fino al 12 gennaioTutti i giorni 10-18Tel. 0577-224811

TORINO

“Da Rousseau a Ligabue. Naïf ?”- In mostra oltre cento opere delcelebre pittore.Palazzo BricherasioVia Lagrange, 20Fino al 24 novembre.Mart.- merc.- dom. 9.30-19.30Gio.- ven.- sab. 9.30-22.30Tel. 011-5711811

“Gabriele Basilico”“Giovanni Battista Quadrone”Galleria Civica d’Arte Moderna eContemporaneaVia Magenta, 31Fino al 20 ottobreOrari 10-19 - chiuso lunedìTel. 011-4429518

“Exit. Nuove geografie dellacreatività italiana”Centro per l’Arte ContemporaneaVia Modane 16Fino al 06 gennaioOrari 11-19 - chiuso lunedìtel. 011-19831600

TRENTO

“Cai Guo-Quiang - EtherealFlowers”- Dipinti, disegni e filmati sulleperformance pirotecnichedell’artistaGalleria Civica d’ArteContemporanea - Via Belenzani, 46Fino al 24 novembreOrari 10-18 - chiuso lunedìTel. 0461-985511

TREVISO

“L’Impressionismo e l’Età di VanGogh”Casa dei Carraresi Via Palestro, 33/35Dal 9 novembre al 30 marzoLun./gio. 9-20ven./dom. 9-22tel. 0438-21306

VENEZIA

“La Biennale di architettura”Giardini di Castello - ArsenaleFino al 03 novembreTutti i giorni 10-18tel. 041-5218846

“I Faraoni”Palazzo GrassiSan Samuele, 3231Fino al 25 marzoTutti i giorni 9-19Tel. 199-139139

VERONA

“Lucio Fontana”Palazzo Forti - Corso S.AnastasiaDal 25 ottobre al 9 marzoOrari 9.30-19 - chiuso lunedìTel. 045-8001903

VICENZA

“Steven Holl”Basilica PalladianaFino al 01 dicembreOrari 10-19 - chiuso lunedìTel. 0444-322196

a cura di morena alberghini

calendarioOTTOBRE - NOVEMBRE 2002

Page 20: Stampa ARCH 59 - vr.archiworld.it · Eugenio Turri • Daniela Zumiani Redazione: Morena Alberghini • Marco ... Prima di copertina: Zeno Guarienti - Studio 12 Impaginazione: Zeno

59

Edit

oria

le •

Alc

uni d

ati s

ul V

enet

o •

Spaz

io lo

cale

e s

pazi

o gl

obal

e•

La m

emor

ia d

el t

erri

tori

o ve

neto

di f

ront

e al

la m

oder

nizz

azio

ne •

Perc

orso

dis

cipl

inar

e de

lla p

iani

fica

zion

e te

rrit

oria

le d

ella

Reg

ione

Ven

eto

• 1°

“Pia

no”

• La

sper

imen

tazi

one

pian

ifica

toria

del

la R

egio

ne V

enet

o •

Stili

di v

ita e

pre

venz

ione

•Cr

aonc

he d

i des

ign

a V

eron

a •

Bibl

iote

ca•

Mos

tra:

Ven

ere

e A

mor

e •

Cale

ndar

io