STAGIONE 2020-2021

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STAGIONE 2020-2021 Romantici trii TRIO MESSIAEN David Petrlik, violino Volodia Van Keulen, violoncello Philippe Hattat, pianoforte Palazzetto Bru Zane giovedì 11 febbraio, ore 21 Nell’ambito del Carnevale di Venezia 2021

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Romantici trii

TRIO MESSIAENDavid Petrlik, violinoVolodia Van Keulen, violoncelloPhilippe Hattat, pianoforte

Palazzetto Bru Zanegiovedì 11 febbraio, ore 21

Nell’ambito del Carnevale di Venezia

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Contributi musicologiciPalazzetto Bru Zane

TraduzioniArianna Ghilardotti (contenuti della stagione), Paolo Vettore

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Agli albori dell’Ottocento appare in Francia un’abbondante produzione di trii: si tratta spesso di opere scritte per fortepiano (o clavicembalo), violino (o flauto) e violoncello, con parti complesse per la tastiera, destinate a valorizzarne la tecnica esecutiva. Fino al 1815 il repertorio a uso privato, suonato da amatori, non conosce, o quasi, esecuzioni pubbliche: è costituito da opere di francesi di nascita o di adozione, come Pleyel, e da quelle di Haydn, Mozart e Beethoven. Il genere fiorisce in Germania sotto l’influsso di pianisti virtuosi e i trii di Schubert, Schumann e Mendelssohn costituiscono i modelli di riferimento per i compositori francesi. Onslow, che ne compone une decina, riceve così il soprannome di “Beethoven francese”. Si generalizza la forma in quattro movimenti, con parti pianistiche brillanti che non escludono un lirismo effusivo degli archi. Anche se molti rendono più o meno regolarmente omaggio al trio con pianoforte (come Chopin, David e Reber), sarà la fondazione della Société nationale de musique, nel 1871, a favorire una fioritura di composizioni strumentali: Saint-Saëns, Dubois, Widor, Castillon, quindi Fauré, Debussy, Ravel o, ancora, Roussel ne scriveranno a loro volta.

À l’orée du XIXe siècle apparaît en France une abondante production de trios : il s’agit souvent d’œuvres écrites pour pianoforte (ou clavecin), violon (ou flûte) et violoncelle, avec des parties exigeantes pour le clavier, destinées à mettre leur jeu en valeur. Jusqu’en 1815, le répertoire d’usage privé, joué par des amateurs, ne connaît guère d’exécutions publiques : il est constitué d’œuvres de Français de naissance ou d’adoption, tel Pleyel, et de celles de Haydn, Mozart et Beethoven. Le genre s’épanouit en Allemagne sous l’influence de pianistes virtuoses et les trios de Schubert, Schumann et Mendelssohn constituent des modèles par rapport auxquels se positionnent les compositeurs français. Onslow, qui en compose une dizaine, porte ainsi le surnom de « Beethoven français ». La forme en quatre mouvements se généralise, avec des parties pianistiques brillantes qui n’excluent pas un lyrisme démonstratif des cordes. Si beaucoup sacrifient plus ou moins ponctuellement au trio avec piano (tels Chopin, David et Reber), c’est la fondation de la Société nationale de musique, en 1871, qui suscite une floraison de compositions instrumentales : Saint-Saëns, Dubois, Widor, Castillon puis Fauré, Debussy, Ravel ou encore Roussel en écriront à leur tour.

Il trio con pianoforte in Francia nell’OttocentoLe trio avec piano en France au XIXe siècle

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Il programmaLe programme

Œuvre de jeunesse pour Chausson (1881, il a 26 ans) et œuvre de maturité pour Saint-Saëns (1892, il en a 57), ces deux trios avec piano témoignent de la vitalité et de la diversité des productions de chambre dans la France de la fin du XIXe siècle. Alors que le jeune homme s’inscrit dans la lignée de César Franck tout en respectant la forme canonique du trio en quatre mouvements, son aîné se plaît à rompre les codes pour mieux dérouter un public qui pensait tout savoir de lui, depuis son premier trio avec piano créé presque 30 ans plus tôt. Sa structure en cinq mouvements, ses jeux rythmiques surprenants et ses clins d’œil malicieux rappellent que l’académisme n’est pas une fatalité pour les compositeurs vieillissants.

Questi due trii con pianoforte – opera giovanile per Chausson, che nel 1881 ha 26 anni, e opera della maturità per Saint-Saëns, che nel 1892 ne ha 57 – attestano la vitalità e la diversità della produzione di musica da camera nella Francia di fine Ottocento. Mentre il giovane Chausson si iscrive nella linea di César Franck, pur rispettando la divisione canonica in quattro movimenti, Saint-Saëns si compiace di trasgredire i codici per sconcertare un pubblico che riteneva di sapere tutto di lui, a partire dal suo primo Trio con pianoforte, composto quasi trent’anni prima. La struttura in cinque movimenti, i sorprendenti giochi ritmici e certi maliziosi ammiccamenti ci ricordano che l’accademismo non è sempre ineluttabile nei compositori di una certa età.

Caricatura di Camille Saint-Saëns. © BnF

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Ernest ChaussonTrio pour violon, violoncelle et piano en sol mineur, op. 3 :I. Pas trop lent. Animé – II. Vite – III. Assez lent – IV. Animé

Camille Saint-SaënsTrio pour violon, violoncelle et piano no 2 en mi mineur, op. 92 :

I. Allegro non troppo – II. Allegretto – III. Andante con moto – IV. Grazioso, poco allegro – V. Allegro

Durata del concerto / Durée du concert : 1h10 ca. / 1h10 environ

Concerto trasmesso in streaming su bru-zane.com e disponibile di seguito su Bru Zane ReplayConcert retransmis en streaming sur bru-zane.com puis disponible sur Bru Zane Replay

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Le opereLes œuvres

Ernest ChaussonTrio per violino, violoncello e pianoforte in sol minore op. 3I. Pas trop lent. Animé – II. Vite – III. Assez lent – IV. Animé

Chausson compose questo Trio tra il luglio e il settembre del 1881, poco dopo il suo fallimento al concorso del prix de Rome. Un certo cromatismo strutturale, nonché la presenza di un tema ciclico nella partitura, rivelano l’influenza del suo maestro César Franck, ma l’ingegno personale di Chausson qui già s’impone. Pur essendo una sintesi assai promettente dell’abilità del giovane compositore, l’opera fu però accolta con una relativa indifferenza quando venne eseguita per la prima volta, l’8 aprile 1882 alla Société nationale de musique, con André Messager al pianoforte. Il primo movimento inizia Non troppo lento con un’oscillazione di arpeggi al pianoforte, una quasi-barcarola dalle armonie misteriose su cui si innesta un canto lamentoso. Dopo questa introduzione, un Animato tormentato sviluppa due temi con perizia e ispirazione. Il movimento successivo è introdotto da una pagina tutta in sospensione, che introduce il Presto, vivace e saltellante, costruito come uno scherzo, con una sezione centrale più calma che riprende i motivi dell’introduzione, i quali ricompaiono anche a conclusione del movimento. Il terzo movimento, Abbastanza lento, si basa principalmente su un tema già esposto nel primo Animato. L’atmosfera, molto franckiana, è soffusa di dolorosa malinconia, costellata da vari picchi di effusione, in particolare quando ricompare il tema ciclico, più appassionato che mai, sostenuto

Ernest ChaussonTrio pour violon, violoncelle et piano en sol mineur, op. 3I. Pas trop lent. Animé – II. Vite – III. Assez lent – IV. Animé

Chausson compose son Trio entre juillet et septembre 1881, peu après avoir échoué au concours du prix de Rome. Un chromatisme structurel, et la présence dans la partition d’un thème cyclique, révèlent l’influence de son maître César Franck, mais le génie personnel de Chausson s’impose déjà. Synthèse très prometteuse du savoir-faire d’un jeune compositeur, l’œuvre sera pourtant créée dans une relative indifférence, le 8 avril 1882 à la Société nationale de musique, avec André Messager au piano. Son premier mouvement débute Pas trop lent, sur un balancement d’arpèges au piano, quasi-barcarolle aux harmonies mystérieuses sur laquelle s’appuie un chant plaintif. Après cette introduction, un Animé tourmenté développe deux thèmes avec science et inspiration. Le mouvement suivant est introduit par une page toute en suspension. Elle laisse place au Vite, espiègle et bondissant, bâti comme un scherzo avec section centrale plus calme réutilisant les motifs d’introduction, ceux-ci réapparaissant également en conclusion du morceau. Le troisième mouvement, Assez lent, repose principalement sur un thème déjà énoncé dans le premier Animé. Très franckiste, l’atmosphère est teintée d’une mélancolie douloureuse, jalonnée de plusieurs sommets effusifs, notamment lorsque le thème cyclique reparaît, plus passionné que jamais, soutenu par de puissants accords du piano. Pour terminer, l’Animé conclusif

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da possenti accordi del pianoforte. Per concludere, l’Animato finale propone una sintesi di tutto il brano: dopo l’esposizione dei temi propriamente suoi, gai e danzanti, ricorda uno dopo l’altro quelli dei movimenti precedenti. Questo ribadisce l’unitarietà dell’opera, tanto più che sono proprio le prime pagine, sentite circa trenta minuti prima, a fare da conclusione.

Camille Saint-SaënsTrio per violino, violoncello e pianoforte no. 2 in mi minore op. 92I. Allegro non troppo – II. Allegretto – III. Andante con moto – IV. Grazioso, poco allegro – V. Allegro

Iniziato ad Algeri nel marzo 1892 e ultimato a Ginevra nel luglio successivo, il Trio no. 2 di Saint-Saëns fu eseguito per la prima volta alla Salle Érard il 7 dicembre da Isidore Philipp (pianoforte), Henri Berthelier (violino) e Jules Loëb (violoncello). Aveva dato parecchio filo da torcere al suo autore, il quale si dichiarava infastidito dagli impegni mondani che ne ostacolavano la composizione: «Quel che m’impedisce di comporre […], sono gli importuni, la gente che vuole continuamente invitarmi a pranzo o a cena; ho preso una decisione drastica, li ho mandati tutti a quel paese, ed eccomi di nuovo ripartito con il mio lavoro». La partitura adotta un taglio inconsueto, in cinque movimenti. I due Allegri, più lunghi, racchiudono l’Andante, che costituisce

propose une synthèse de l’ensemble : après l’énoncé de ses thèmes propres, enjoués et dansants, il rappelle tour à tour ceux des trois mouvements précédents. L’unité de l’œuvre s’en trouve confirmée, d’autant que ce sont les premières pages entendues quelques trente minutes plus tôt qui servent de conclusion.

Camille Saint-SaënsTrio pour violon, violoncelle et piano no 2 en mi mineur, op. 92I. Allegro non troppo – II. Allegretto – III. Andante con moto – IV. Grazioso, poco allegro – V. Allegro

Commencé à Alger en mars 1892 et achevé à Genève en juillet suivant, le Trio no 2 de Saint-Saëns est créé à la Salle Érard le 7 décembre par Isidore Philipp (piano), Henri Berthelier (violon) et Jules Loëb (violoncelle). Il avait donné du fil à retordre à son auteur, qui s’agaçait des mondanités entravant la composition : « Ce qui m’empêche de musiquer […], ce sont les importuns, les gens qui veulent continuellement m’avoir à déjeuner ou à dîner ; j’ai pris un parti violent, je les ai tous envoyés paître, et me revoilà lancé sur mon travail. » La partition adopte une coupe inhabituelle en cinq mouvements. Les deux Allegro, plus longs, enserrent l’Andante formant l’axe central, et deux intermèdes plus légers (Allegretto dans une étonnante mesure à cinq

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l’asse centrale, e due intermezzi più leggeri (Allegretto, in una sorprendente misura di cinque tempi, e Grazioso, poco allegro, a ritmo di valzer). Il primo movimento, «assai cupo nelle note e nel sentimento», come sottolinea Saint-Saëns, apre il Trio con un’espressione appassionata. Lo zoppicante chiacchiericcio dell’Allegretto è interrotto da due sciolti passaggi virtuosistici. Nell’Andante con moto, gli strumenti dialogano su un tema ossessivo. Il compositore Charles Lecocq così descrive il quarto movimento: «Il piccolo di casa mostra la punta del suo nasetto all’insù. Si vorrebbe mandarlo via, ma è così carino che lo si ascolta, accarezzandolo». Egli ammira soprattutto il rapsodico finale, «di fattura meravigliosa, e senza averne l’aria, giacché tutto si sviluppa con tale naturalezza che si direbbe un’improvvisazione». Saint-Saëns ringraziò poi l’amico per aver colto con tanto acume le sue autentiche intenzioni.

temps, Grazioso, poco allegro au rythme de valse). Le premier mouvement, « bien noir de notes et de sentiment » souligne Saint-Saëns, ouvre le Trio avec une expression passionnée. Le badinage claudiquant de l’Allegretto est interrompu par deux épisodes volubiles et virtuoses. Dans l’Andante con moto, les instruments dialoguent sur un motif obsédant. Le compositeur Charles Lecocq décrit le quatrième mouvement en ces termes : « L’enfant de la maison qui vient montrer le bout de son nez rose et retroussé. On voudrait le chasser, mais il est si gentil qu’on l’écoute en le caressant. » Il admire particulièrement le finale rhapsodique, « une merveille de facture, et sans en avoir l’air, car tout s’y déduit avec un tel naturel qu’on dirait une improvisation. » Saint-Saëns remerciera son ami d’avoir perçu ses intentions avec tant d’acuité.

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Ernest Chausson (1855-1899)Issu d’une famille aisée, Chausson bénéficia de l’instruction d’un précepteur qui, soucieux de lui offrir une solide culture générale, l’initia très tôt aux disciplines artistiques. C’est sans doute sous cette influence qu’il décida, quelques années plus tard, après avoir suivi des études juridiques couronnées par un doctorat en 1877, d’embrasser une carrière de compositeur. Entre 1879 et 1880, il fut inscrit au Conservatoire dans les classes de Massenet et de Franck. Mais c’est avec ce dernier seul qu’il poursuivit sa formation jusqu’en 1883. Très attentif aux courants les plus novateurs, il assista en 1882 à la création de Parsifal, et fut nommé en 1886 secrétaire de la Société nationale de musique. Dès lors, il ne cessa de fréquenter, jusqu’à sa tragique disparition dans un accident de vélo, la fine fleur du monde musical, notamment Duparc, Fauré et Debussy. Ultime démonstration de son esprit ouvert et curieux, son salon de la rue de Courcelles aura été l’un des lieux les plus courus de la capitale, fréquenté aussi bien par Mallarmé que Monet ou Puvis de Chavannes. Très exigeant, il est l’auteur d’une soixantaine d’ouvrages dont le style associe à la science de la construction et de l’écriture franckiste les couleurs si particulières de l’art wagnérien. Certaines de ses œuvres comptent parmi les plus représentatives de la musique française de la fin du siècle, tels le drame lyrique Le Roi Arthus, la Symphonie en si bémol, le poème symphonique Viviane, le Poème pour violon et orchestre ou ses nombreuses pièces vocales (dont la Chanson perpétuelle) et de musique de chambre.

Ernest Chausson (1855-1899)Nato in una famiglia facoltosa, Chausson poté giovarsi dell’istruzione di un precettore che, desideroso di offrirgli una solida cultura generale, lo iniziò molto presto alle discipline artistiche. Fu probabilmente sotto questo influsso che qualche anno dopo, una volta intrapresi studi giuridici coronati da un dottorato nel 1877, decise di abbracciare la carriera di compositore. Tra il 1879 e il 1880 fu iscritto al Conservatorio nelle classi di Massenet e di Franck, ma fu soltanto con quest’ultimo che proseguì la propria formazione fino al 1883. Molto attento alle correnti più innovatrici, assistette nel 1882 alla prima esecuzione del Parsifal, e nel 1886 fu nominato segretario della Société nationale de musique. Da quel momento in poi non cessò di frequentare, fino alla tragica scomparsa in un incidente di bicicletta, i maggiori esponenti del mondo musicale, in particolare Duparc, Fauré e Debussy. A estrema dimostrazione della sua mente aperta e curiosa, il suo salotto di rue de Courcelles sarà uno dei luoghi più ricercati della capitale, frequentato tanto da Mallarmé quanto da Monet o Puvis de Chavannes. Esigentissimo, Chausson è autore di una sessantina di composizioni, il cui stile unisce la sapienza di costruzione e di scrittura del suo maestro César Franck ai colori così particolari dell’arte wagneriana. Alcune sue opere figurano tra quelle più rappresentative della musica francese di fine Ottocento, come il dramma lirico Le Roi Arthus, la Sinfonia in si bemolle, il poema sinfonico Viviane, il Poème per violino e orchestra o i suoi numerosi lavori vocali (tra cui la Chanson perpétuelle) e cameristici.

I compositoriLes compositeurs

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Camille Saint-Saëns (1835-1921)Orphelin de père tout comme Charles Gounod, Saint-Saëns fut élevé par sa mère et sa grand-tante. C’est cette dernière qui l’initia au piano, avant de le confier à Stamaty puis à Maleden. Extraordinairement précoce, il fit sa première apparition en concert dès 1846. Deux ans plus tard, on le retrouve au Conservatoire dans les classes de Benoist (orgue) puis d’Halévy (composition). S’il échoua à deux reprises au concours de Rome, l’ensemble de sa carrière fut néanmoins ponctué d’une foule de récompenses, ainsi que de nominations à divers postes institutionnels, dont une élection à l’Académie en 1878. Virtuose, titulaire des orgues de la Madeleine (1857-1877), il impressionna ses contemporains. Compositeur fécond et cultivé, il œuvra à la réhabilitation des maîtres du passé, participant à des éditions de Gluck et de Rameau. Éclectique, il défendit aussi bien Wagner que Schumann. Pédagogue, il compta parmi ses élèves Gigout, Fauré ou Messager. Critique, il signa de nombreux articles témoignant d’un esprit fort et lucide, quoique très attaché aux principes de l’académisme. C’est ce même esprit, indépendant et volontaire, qui le poussa à fonder, en 1871, la Société nationale de musique, puis à en démissionner en 1886. Admiré pour ses œuvres orchestrales empreintes d’une rigueur toute classique dans un style non dénué d’audaces (cinq concertos pour piano, cinq symphonies dont la dernière avec orgue, quatre poèmes symphoniques, dont la célèbre Danse macabre), il connut une renommée internationale, notamment grâce à ses opéras Samson et Dalila (1877) et Henry VIII (1883).

Camille Saint-Saëns (1835-1921)Orfano di padre proprio come Charles Gounod, Saint-Saëns fu cresciuto dalla madre e dalla prozia. Fu quest’ultima a iniziarlo al pianoforte, prima di affidarlo a Stamaty e poi a Maleden. Straordinariamente precoce, fece la sua prima apparizione in concerto già nel 1846. Due anni dopo lo ritroviamo al Conservatorio nelle classi di Benoist (organo) e poi di Halévy (composizione). Anche se fallì due volte al concorso per il prix de Rome, il complesso della sua carriera fu costellato da un’infinità di riconoscimenti e di nomine a vari incarichi ufficiali, tra cui un’elezione all’Académie des beaux-arts nel 1878. Virtuoso, titolare degli organi della Madeleine (1857-1877), impressionò i suoi contemporanei. Compositore colto e fecondo, si adoperò per la riabilitazione dei maestri del passato partecipando a edizioni di Gluck e di Rameau. Eclettico, difese tanto Wagner quanto Schumann. Come didatta ebbe tra i suoi allievi Gigout, Fauré o Messager. Come critico firmò numerosi articoli che attestano uno spirito lucido e acuto, anche se molto legato ai principi dell’accademismo. Fu questo stesso spirito, indipendente e volitivo, a indurlo a fondare nel 1871 la Société nationale de musique, e quindi a rassegnare le dimissioni nel 1886. Ammirato per le sue opere orchestrali, pervase di un rigore assolutamente classico in uno stile non privo di audacia (cinque concerti per pianoforte, tre sinfonie, l’ultima delle quali con organo, quattro poemi sinfonici, tra cui la celebre Danse macabre), conobbe un successo internazionale grazie in particolare alle opere Samson et Dalila (1877) e Henry VIII (1883).

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Gli interpretiLes interprètes

TRIO MESSIAENDavid Petrlik, violinoVolodia Van Keulen, violoncelloPhilippe Hattat, pianoforte

Il Trio Messiaen è nato dall’incontro di tre giovani solisti, tutti diplomati al CNSMD parigino e vincitori di concorsi internazionali come quelli di violino Jascha Heifetz e “Prix Rodolfo Lipizer”, quello pianistico di Orléans e quello della Società Umanitaria di Milano. Il Trio si è imposto alla scena internazionale vincendo il primo premio e cinque premi speciali al Concorso internazionale di Musica da camera di Lione. Si esibisce ai Festival della Roque-d’Anthéron, di Deauville, di Póvoa de Varzim, alle Folles Journées di Nantes e di Tokyo, ed è ospite della trasmissione Plaisir du Quatuor condotta da Stéphane Goldet per France Musique. Nella scorsa stagione, in particolare, il Trio si è esibito al Festival Radio France Occitanie Montpellier e al Festival international de musique Besançon Franche-Comté, nell’ambito di Musiques en été a Ginevra, dei Grands Concerts a Lione e del Septembre Musical de l’Orne, ma anche alla Philharmonie de Paris e all’Auditorium du Louvre. Con il clarinettista Raphaël Sévère, affronta il repertorio da quartetto in “formation Messiaen”, di cui il famoso Quatuor pour la fin du temps di Olivier Messiaen è l’esempio più importante. Questo brano, insieme ai Court Studies from the Tempest di Thomas Adès, è stato inciso dal Trio per l’etichetta Mirare in un CD che ha ottenuto il Diapason d’Or, lo Choc di “Classica” e la chiave di “ResMusica”, ed è stato selezionato da France Musique e da “Le Monde”. Il Trio Messiaen è in residenza presso la Fondation Singer-Polignac.

TRIO MESSIAENDavid Petrlik, violonVolodia Van Keulen, violoncellePhilippe Hattat, piano

Le Trio Messiaen naît de la rencontre entre trois jeunes solistes, diplômés du CNSMDP et lauréats de plusieurs concours (Concours international de violon Jascha Heifetz, Concours international de piano d’Orléans, Concours international de violon « Prix Rodolfo Lipizer », Concours international Società Umanitaria de Milan). Le Trio Messiaen fait ses débuts en remportant le Premier Prix à l’unanimité du Concours international de musique de chambre de Lyon, ainsi que cinq prix spéciaux. Il se produit entre autres aux festivals de la Roque-d’Anthéron, de Deauville, de Póvoa de Varzim, aux Folles Journées de Nantes et Tokyo, et est l’invité de France Musique pour l’émission « Plaisir du Quatuor » animée par Stéphane Goldet. La saison passée, le Trio Messiaen est notamment l’invité du Festival Radio France Occitanie Montpellier, du Festival international de musique Besançon Franche-Comté, du Festival Musiques en été à Genève, des Grands Concerts à Lyon, du Septembre Musical de l’Orne, mais également de la Philharmonie de Paris et de l’Auditorium du Louvre. Complices depuis leurs débuts avec le clarinettiste Raphaël Sévère, les musiciens du Trio abordent ensemble le répertoire du quatuor en « formation Messiaen », dont le célèbre Quatuor pour la fin du temps d’Olivier Messiaen est l’œuvre maîtresse. Cette œuvre, associée aux Court Studies from the Tempest de Thomas Adès, a fait l’objet d’un enregistrement (Mirare) qui a reçu un « Diapason d’Or », un « Choc » Classica, une « clef » ResMusica, et a été sélectionné par France Musique et Le Monde. Le Trio Messiaen est en résidence à la Fondation Singer-Polignac.

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Pubblicazioni su Camille Saint-SaënsPublications autour de Camille Saint-Saëns

CD CON LIBRO LIBRI

Camille Saint-Saëns Le Timbre d’argent (1864)LES SIÈCLES ACCENTUSFrançois-Xavier Roth direzione Collana “Opéra français” volume 25BRU ZANE – 2020

Camille Saint-Saëns Proserpine (1887)MÜNCHNERRUNDFUNKORCHESTERFLEMISH RADIO CHOIRUlf Schirmer direzione Collana “Opéra français” volume 15BRU ZANE – 2017

Camille Saint-Saëns Les Barbares (1901)ORCHESTRE SYMPHONIQUEET CHŒUR LYRIQUESAINT-ÉTIENNE LOIRELaurent Campellonedirezione Collana “Opéra français” volume 8BRU ZANE – 2014

Libro pubblicato in francese e in italianoCamille Saint-SaënsVisionario, artigiano,sperimentatore di Giuseppe Clericetti Edizione in italiano:ZECCHINI EDITOREcon il sostegno delPALAZZETTO BRU ZANE2020Edizione in francese:ISOTTA CONTI EDIZIONIcon il sostegno delPALAZZETTO BRU ZANEUscita primavera 2021

Libro in italianoCamille Saint-Saëns:il Re degli spiriti musicalidi Giuseppe Clericetti ZECCHINI EDITOREcon il sostegno delPALAZZETTO BRU ZANE2016

NOVITÀ NOVITÀ

CD Camille Saint-Saëns Integrale delle opereper violoncelloLuigi Piovano violoncelloORCHESTRA DEL TEATRO MARRUCINOPiero Bellugi direzioneNazzareno Carusie Luisa Prayer pianoforteELOQUENTIA con il sostegno delPALAZZETTO BRU ZANE – 2011