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73 atleticastudi 2009/4 SPECIALE 2 a CONVENTION NAZIONALE DEI TECNICI DI ATLETICA LEGGERA Ancona, 26-28 marzo 2010 RELAZIONI TECNICHE PER SPECIALITÀ SETTORE VELOCITÀ I 100mt – Analisi tecnica e didattica Filippo Di Mulo Fattori che determinano la prestazione sportiva Fattori che determinano la prestazione dello sprinter La prestazione sportiva è il risul- tato di numerosi fattori variamente collegati tra loro, parte dei quali possono essere influenzati dall’alle- natore, altri dipendono essenzial- mente dall’atleta che con il suo pa- trimonio genetico e la sua carica motivazionale condiziona positiva- mente o negativamente la presta- zione stessa. Ma l’atleta, da solo, non riuscirà a raggiungere presta- zioni di livello se l’allenatore non ri- esce, attraverso un processo didat- tico adeguato, a migliorare il livello delle abilità tecniche specifiche della singola specialità. La prestazione di uno sprinter nella gara dei 100 metri è condizio- nata da numerosi fattori strettamente legati tra loro, un micro-miglioramen- to in ciascuno di essi porta ad ma- cro-miglioramento della prestazione. 1. Tecnica di corsa e diversa interpretazione biomeccani- ca dalla partenza all’arrivo; 2. Capacità di estrinsecare di- verse espressioni di forza nei diversi momenti della gara; 3. Capacità dell’atleta di corre- re secondo il proprio model- lo ritmico; 4. Distribuzione dello sforzo e capacità di contrazione e decontrazione; 5. Giusto compromesso fra la frequenza e la lunghezza dei passi; 6. Resistenza specifica; INOLTRE: Osservando uno sprinter in azione, risulta evidente come la forza giochi un ruolo fon- damentale nella costruzione della prestazione. Pertanto, la forza va allenata seguendo una precisa strategia che partendo dalla cate- goria giovanile attraverso l’evolu- zione del carico e la variazione del- l’allenamento porta allo sviluppo di questa nelle sue diverse espressio- ni attraverso esercitazioni sempre più speciali e specifiche. Ma, nello stesso tempo, le ca- pacità di forza acquisite possono diventare anche inutili se l’atleta non possiede la tecnica corretta del gesto che caratterizza la pre- stazione dello sprinter: “partenza dai blocchi”, “accelerazione” e “corsa lanciata”. Abilità tecniche da ricercare e perseguire sin dalla categoria gio- vanile per poi continuare a curare nei particolari anche nell’atleta evo- luto se si vuole raggiungere presta- zioni d’elevato livello. Ecco che l’importanza della tec- nica diventa elemento indispensabi- le e deve essere sempre presente in tutti gli allenamenti partendo dalla corsa in souplesse utilizzata nel ri- scaldamento passando dalle anda- ture tecniche ed esercitazioni ritmi- che che concludono la parte gene- rale e specifica del riscaldamento e finendo con i veri e propri mezzi d’allenamento per lo sviluppo delle capacità specifiche dello sprinter (sprint; salite; traino; progressivi; prove con cintura; R.V.; R. L.; ecc.). La tecnica non è un elemento dell’allenamento ma parte integran- te dell’allenamento. Tutto ciò che facciamo è “TECNICA”. Analisi della gara dei 100mt partendo dalla: POSIZIONE SUI BLOCCHI PARTENZA ACCELERAZIONE CORSA LANCIATA Per esigenze organizzative, la mattina, sarà analizzata la corsa lanciata partendo dallo studio ana- litico del gesto di corsa con l’utiliz- zo delle andature tecniche specifi- che che si prestano benissimo allo scopo. Attraverso una progressione di- dattica si cercherà di evidenziare gli aspetti principali su cui bisogna sof- fermarsi per una corretta acquisizio- ne della tecnica di corsa lanciata. Definizione di andature Secondo la terminologia ginna- stica, le “andatur e” sono speciali esercizi di locomozione eseguiti in forma artificiosa a mezzo di movi- FORMAZIONE CONTINUA S/rubriche FORZA MAX. DINAMICA Partenza dai blocchi e i primi appoggi. FORZA ESPLOSIVA } FORZA ESPLOSIVA ELASTICA accelerazione. FORZA E. ELAST. REATTIVA fase lanciata

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73atleticastudi 2009/4

SPECIALE

2a CONVENTIONNAZIONALE DEI TECNICIDI ATLETICA LEGGERA

Ancona, 26-28 marzo 2010

RELAZIONI TECNICHEPER SPECIALITÀ

SETTORE VELOCITÀ

I 100mt – Analisi tecnicae didatticaFilippo Di Mulo

• Fattori che determinano laprestazione sportiva

• Fattori che determinano laprestazione dello sprinter

La prestazione sportiva è il risul-tato di numerosi fattori variamentecollegati tra loro, parte dei qualipossono essere influenzati dall’alle-natore, altri dipendono essenzial-mente dall’atleta che con il suo pa-trimonio genetico e la sua caricamotivazionale condiziona positiva-mente o negativamente la presta-zione stessa. Ma l’atleta, da solo,non riuscirà a raggiungere presta-zioni di livello se l’allenatore non ri-esce, attraverso un processo didat-tico adeguato, a migliorare il livellodelle abilità tecniche specifichedella singola specialità.

La prestazione di uno sprinternella gara dei 100 metri è condizio-nata da numerosi fattori strettamentelegati tra loro, un micro-miglioramen-

to in ciascuno di essi porta ad ma-cro-miglioramento della prestazione.

1. Tecnica di corsa e diversainterpretazione biomeccani-ca dalla partenza all’arrivo;

2. Capacità di estrinsecare di-verse espressioni di forza neidiversi momenti della gara;

3. Capacità dell’atleta di corre-re secondo il proprio model-lo ritmico;

4. Distribuzione dello sforzo ecapacità di contrazione edecontrazione;

5. Giusto compromesso fra lafrequenza e la lunghezza deipassi;

6. Resistenza specifica;INOLTRE: Osservando uno

sprinter in azione, risulta evidentecome la forza giochi un ruolo fon-damentale nella costruzione dellaprestazione. Pertanto, la forza vaallenata seguendo una precisastrategia che partendo dalla cate-goria giovanile attraverso l’evolu-zione del carico e la variazione del-l’allenamento porta allo sviluppo diquesta nelle sue diverse espressio-ni attraverso esercitazioni semprepiù speciali e specifiche.

Ma, nello stesso tempo, le ca-pacità di forza acquisite possonodiventare anche inutili se l’atletanon possiede la tecnica correttadel gesto che caratterizza la pre-stazione dello sprinter: “partenzadai blocchi”, “accelerazione” e“corsa lanciata”.

Abilità tecniche da ricercare eperseguire sin dalla categoria gio-

vanile per poi continuare a curarenei particolari anche nell’atleta evo-luto se si vuole raggiungere presta-zioni d’elevato livello.

Ecco che l’importanza della tec-nica diventa elemento indispensabi-le e deve essere sempre presentein tutti gli allenamenti partendo dallacorsa in souplesse utilizzata nel ri-scaldamento passando dalle anda-ture tecniche ed esercitazioni ritmi-che che concludono la parte gene-rale e specifica del riscaldamento efinendo con i veri e propri mezzid’allenamento per lo sviluppo dellecapacità specifiche dello sprinter(sprint; salite; traino; progressivi;prove con cintura; R.V.; R. L.; ecc.).

La tecnica non è un elementodell’allenamento ma parte integran-te dell’allenamento. Tutto ciò chefacciamo è “TECNICA”.

Analisi della gara dei 100mtpartendo dalla:

• POSIZIONE SUI BLOCCHI

• PARTENZA

• ACCELERAZIONE

• CORSA LANCIATA

Per esigenze organizzative, lamattina, sarà analizzata la corsalanciata partendo dallo studio ana-litico del gesto di corsa con l’utiliz-zo delle andature tecniche specifi-che che si prestano benissimo alloscopo.

Attraverso una progressione di-dattica si cercherà di evidenziare gliaspetti principali su cui bisogna sof-fermarsi per una corretta acquisizio-ne della tecnica di corsa lanciata.

Definizione di andature

Secondo la terminologia ginna-stica, le “andature” sono specialiesercizi di locomozione eseguiti informa artificiosa a mezzo di movi-

FORMAZIONE CONTINUAS/rubriche

FORZA MAX. DINAMICAPartenza dai blocchi e i primi appoggi.FORZA ESPLOSIVA }

FORZA ESPLOSIVA ELASTICA accelerazione.FORZA E. ELAST. REATTIVA fase lanciata

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menti ginnastici eseguiti dagli infe-riori, secondo un determinato temaa carattere prettamente analitico.

Le andature più caratteristichedella ginnastica formativa sono:quella sui talloni, sugli avampiedi,con flessione, con piegamento, inaffondo, a balzi, a slanci, tutte co-ordinate e combinate con movi-menti degli arti superiori oppurecon questi fissati.

Nelle specialità di corsa ed inparticolar modo nello sprint, le varieforme di andature tecniche assumo-no un ruolo fondamentale perché ri-chiamando il cinematismo di alcuniparticolari della corsa e ci permetto-no di poter intervenire, in modo anali-tico, sulla tecnica globale del gesto.

Inoltre, le andature sviluppanola coordinazione e le abilità specifi-che; aiutano l’apprendimento pervie endogene (sensazioni interne),ed esaltano l’espressione velocedella forza.

Le andature tecniche, ed alcu-ne in particolare, sono pertanto deiveri mezzi d’allenamento e posso-no essere utilizzate con diversiobiettivi e con diverse funzioni.

Obiettivi:• Riscaldamento dinamico• Sviluppo della frequenza• Sviluppo dell’ampiezza • Sviluppo dell’espressione

elastico-reattivo della forza• Sviluppo della forza veloce

ciclica

• Mezzo indiretto per preveni-re o correggere errori dellacorsa.

• Mezzo di controllo dell’alle-namento

Inizio parte pratica:

Concetto di rimbalzo

L’aspetto principale che l’atletadeve percepire nel momento in cuisi appresta ad apprendere il con-cetto della corsa veloce e’ l’ideadel rimbalzo del piede sul suolo.

Per apprendere questa sensa-zione si parte dalle esercitazioni acarattere analitico per poi cercaredi riportarle nel gesto globale dellacorsa.

1. andatura a ginocchia bloc-cate con rimbalzo accentua-to dei piedi sul terreno

2. esercizi vari con funicella: rim-balzi a ginocchia bloccate,

3. gambe tese avanti, (funicella)4. trottata successiva e alterna-

ta, (funicella)5. calciata sotto, (funicella)6. skip, (funicella)7. skip con passaggio alla cor-

sa (funicella).

Progressione didattica:

DEFINIZIONE DI SKIP: 1. SKIP, è l’esercizio principale

e più diffuso in atletica; ap-parentemente semplice ma,in effetti, molto difficile daeseguire, i particolari dapuntualizzare nell’eserciziosono: intervento deciso e co-ordinato degli arti inferiori,che porti l’arto flesso ben al-to almeno all’orizzontale el'arto che scende ben diste-so al ginocchio, già prima diprendere contatto col suolo.Il piede dell’arto libero deveessere a martello e posizio-nato sotto il ginocchio. Laschiena (zona lombare) posi-zionata a C in modo da an-nullare la lordosi naturale. L’i-

Fig. C

Fig. C-1

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dea deve essere quella dicercare il rimbalzo del piedesul terreno e non quella disollevare la coscia. L’eserci-zio si distingue in Skip brevee Skip lungo, le due modalitàsi differenziano per la lun-ghezza del passo e per larapidità di esecuzione; nelprimo l’azione è rapida e l’a-vanzamento è limitato a 30-40cm., nel secondo eserci-zio i passi raggiungono i130-140cm. ed il dinamismodi esecuzione è più basso.

Lo Skip Breve si utilizza per iseguenti obiettivi:

• Per potenziare i muscoli fles-sori delle cosce, si eseguecon cavigliere, su 30-40 toc-cate per arto. 3-4 serie rec. 3’

• Per migliorare la frequenza,25-30 toccate per arto, 3-4serie rec. 4’; 3 volte per setti-mana.

• Come test di controllo, 25toccate per arto, due o treprove, rec. ampio; cronome-trare il tempo e dividere per50 (i passi), e ricavare la fre-quenza che deve essereuguale alla frequenza rag-giunta nella corsa rapida.

Lo Skip Lungo si utilizza per iseguenti obiettivi:

• Per migliorare la forza resisten-te, 2 \ 3 serie fino a 150 tocca-te per arto, rec. 4’-5’; due trevolte a sett. può precedere unlavoro di pot. Aerob. Fraz. o unlavoro lattacido.

• Con l’ausilio di cinture (finoal 10% p.c.) per migliorare laforza elastico reattiva, 50-75toccate per arto.

Didattica - parte pratica:

• skip con pausa: • skip con progressiva riduzio-

ne della pausa:• skip errato:• skip ad occhi chiusi.

• skip lungo e breve.• corsa calciata dietro;• corsa calciata sotto:

Corsa calciata dietro e calciatasotto, le due esercitazioni si diffe-renziano per l’azione del piede:nella prima il piede sale alto dietro,con la punta verso il basso, e pren-de contatto con il terreno sotto ilbaricentro, il ginocchio rimane per-pendicolare al terreno; nella calcia-ta sotto il piede sale sotto il gluteoe prende contatto con il terrenosotto il baricentro; a differenza del-lo skip breve, dove l’avanzamentoè limitato, nelle due esercitazioni sideve avanzare velocemente; insie-me allo skip breve costituisconol’insieme di esercitazioni che co-adiuvano allo sviluppo della fre-quenza.

Progressione didattica: metodoanalitico >>>globale:

• progressione: calciata dietro>>> calciata sotto >>> skip;

• progressione: calciata dietro>>> calciata sotto >>> cor-sa normale

• calciata sotto >>> corsa nor-male

• video: corsa normale conover (lunghezza naturale –rapida – ampia)

• progressivo di corsa lanciata(partendo dalla souplesse)

• video rallentato della corsalanciata e commento in diret-ta. con definizione di corsa.

Didattica della corsa trottata:

2. Gambe Tese Avanti, eserci-zio semplice nella sua dina-mica ma utile allo sviluppodella forza elastico-reattivadel polpaccio; l’arto prendecontatto con il terreno con lazona metatarsale, il ginoc-chio rimane bloccato, l’ap-poggio cade leggermenteavanti rispetto al baricentroed il busto è perpendicolare.

L’esercizio è un propedeuti-co all’apprendimento dellacorsa trottata.

3. Corsa Trottata, dallo skip lun-go, variando il movimento diritorno a terra dell’arto flesso,si passa alla corsa trottata; ilmovimento di affondata-dis-tensione dell’arto flesso ver-so il basso, ha inizio da unrapido arretramento del gi-nocchio per opera dei mu-scoli ischi-crurali.

Didattica della corsa balzata: co-me propedeutico alla partenzadai blocchi.

1. Partendo da piccole spinteprogressivamente si spingesempre piu’ forte e si inclinasemre di piu’ il busto fino adallinearlo alla linea di spintadella gamba di propulsione.

4. Corsa Balzata, la corsa bal-zata, come dice la stessa pa-rola si contraddistingue daibalzi alternati, l ’azione siesplica con una successionedinamica e veloce di balzilunghi, dove il contatto a terradella gamba di propulsioneavviene con la parte metatar-sale, con la caviglia in fles-sione dorsale tesa e compat-ta per evitare il contato col ilterreno del tallone; la spinta ècompleta e finisce con l’artocompletamente disteso, il bu-sto inclinato avanti sulla stes-sa linea della gamba di spin-ta; la gamba libera avanzaflettendosi al ginocchio peroscillare fino a sfiorare il tron-co. Le braccia coadiuvanol’azione delle gambe conslanci alternati veloci e po-tenti in armonia con l’azionedegli arti inferiori; l’obiettivoprincipale è quello di realiz-zare il miglior compromessotra la lunghezza dei passi(38% circa in più di un passodi corsa normale) e il tempoimpiegato a percorrere la di-

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stanza che si è deciso di uti-lizzare. Dividendo la distanza(100mt) per il n° di balzi im-piegati si ottiene la lunghezzamedia dei balzi; dividendoquesta per il tempo rilevatoavremo l’indice di forza velo-ce ciclica.

Gli Errori più comuni:• strategie di correzione:• concetto di automatismo: • apprendimento:

o corsa con busto spostatoeccessivamente in avantie piedi che si perdonodietro:

o corsa con una accentua-ta lordosi lombare

o corsa troppo impegnatadal punto di vista musco-lare e volitivo:

SETTORE SALTI

La rincorsa e la preparazionedello stacco nel salto in altoAngelo Zamperin

Osservazioni, indicazioni e prin-cipi metodologici per lo sviluppodella tecnica della rincorsa e lapreparazione del salto

Tecnica del salto in alto

INTRODUZIONE

Il salto in alto con valicamentodorsale, denominato Fosbury flop,o sinteticamente flop, presenta ele-menti tecnici decisamente originali,sia rispetto agli stili precedenti cherispetto agli altri salti dell’atleticaleggera. In particolare la tecnica sicaratterizza e si evidenzia per unaparte curvilinea della rincorsa, lostacco col piede esterno rispetto airitti, il passaggio dorsale nella fasedi svincolo. Nell’evoluzione dellaspecialità, queste caratteristiche sierano già evidenziate in alcuni stilie interpretazioni personali di atleti

del passato. Il merito di Dick Fo-sbury è stato quello di assemblarlee dar vita al “flop” come oggi lo ve-diamo interpretato, seppure consfumature diverse, dalla totalità de-gli atleti/e.

Nel salto l’obiettivo da raggiun-gere è quello di superare l’asticellasenza abbatterla. Per ottenere que-sto risultato l’atleta deve sviluppareallo stacco una accelerazione taleda consentire al proprio corpo diraggiungere velocità verticali an-che superiori a 4.5 m/sec. Il datofondamentale è proprio quello diraggiungere picchi elevati dellacomponente verticale, mentre lacomponente orizzontale residuadella rincorsa e le varie rotazionisui tre piani del corpo (frontale, sa-gittale, trasversale) hanno lo scopodi ottenere il massimo dell’efficaciae dell’economia nel valicamento.Una caratteristica non trascurabiledel “flop”, oltre ad indubbi vantaggidi tipo biomeccanico, è quella del-la facilità nell’apprendimento deglielementi tecnici essenziali.

LA RINCORSA

A differenza degli altri salti, l’o-biettivo della rincorsa non è quellodi raggiungere elevati valori dellavelocità, ma quello di ottenere velo-cità ottimali in funzione della massi-ma efficacia dello stacco, in parti-colare nella sua componente verti-cale, in relazione alle caratteristi-che neuro muscolari dell’atleta. At-tualmente i dati rilevati nei miglioriatleti/e, attraverso analisi tridimen-sionali, indicano in 6.5-7.5 m/sec.per le donne e 7.0-8.0 m/sec. pergli uomini, la velocità nel momentoprecedente lo stacco. Per raggiun-gere questi risultati gli atleti utilizza-no una rincorsa di 7-10 passi, rara-mente 12, con eventualmente unpreavvio per le rincorse più corte.La lunghezza della rincorsa e la re-lativa velocità dipendono dalle ca-ratteristiche dell’atleta e dal suo li-vello di preparazione tecnico-con-dizionale. Rincorse troppo corte o

troppo lunghe non permettono diraggiungere condizioni ottimali perl’effettuazione di uno stacco effica-ce. La rincorsa è costituita da unaprima parte rettilinea e da una se-conda parte curvilinea di 4-6 passi.Il numero di passi in curva dipendedal raggio di curvatura usato e dal-la lunghezza dei passi di corsa inrelazione all’altezza dell’atleta. Siconsiglia l’uso dei 5 passi in curvain quanto iniziare la curva sul piedeesterno consente un miglior con-trollo e una maggior efficacia nellafluidità del passaggio dalla parterettilinea a quella curvilinea. Lapartenza può avvenire da fermi(consigliabile per i giovani e i prin-cipianti) o con un preavvio di alcunipassi, camminando o di corsa, avolte con particolari accentuazioniritmiche. Gli atleti di elevata qualifi-cazione eseguono la prima partedella rincorsa rettilinea con movi-menti ampi e decontratti, l’appog-gio avviene sulla parte anterioredel piede e la fase aerea del passoè predominante su quella di contat-to. Normalmente la direzione, inquesta fase rettilinea, è perpendi-colare al piano dei ritti, in alcuni at-leti si osserva uno scostamentodella partenza di 20-60 cm in fuori,rispetto al punto di inizio della cur-va, per poter meglio raccordare laparte rettilinea con quella curvili-nea. Il raccordo, nel passaggio allacorsa in curva, è uno dei momentipiù delicati del salto: la corsa di-venta progressiva, meno cadenza-ta, più frequente e più aderente alterreno. Il corpo dell’atleta si inclinasul piano frontale in relazione allasua velocità e al raggio di curvatu-ra abbassando il centro di massa(C.d.M.), il quale, si troverà nel suopunto più basso in corrispondenzadel passaggio sul penultimo ap-poggio. In questa fase si assistead una progressiva riduzione deitempi di volo e ad un graduale au-mento della frequenza senza ap-prezzabile riduzione dell’ampiezzadel passo. La frequenza massimala si registra nel compimento del-

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l’ultimo passo che risulta essere,normalmente, anche il più corto. Lamassima inclinazione sul pianofrontale la si registra nel terzultimoappoggio dopo il quale l’atleta ini-zia il raddrizzamento che si conclu-de allo stacco. Questa azione è uti-le, sia per facilitare l’accelerazioneverticale allo stacco, sia per crearei movimenti angolari per valicare esuperare l’asticella utilizzando lavelocità orizzontale residua dellarincorsa. Oltre al numero di passi ealla velocità ci sono altri due para-metri che caratterizzano e defini-scono la rincorsa: il raggio idealedi curvatura e l’angolo di interseca-zione della traiettoria di volo colpiano dei ritti. Il raggio di curvaturadella rincorsa idealmente lo si ipo-tizza costante, anche se in realtà laseconda parte della rincorsa non èuna curva ma una linea spezzata equindi non facilmente rapportabilea una parte di una circonferenza.Gli studi e le rilevazioni in gare in-ternazionali di J. Dapena negli anni‘91-‘97 delineano curve di 7-11 m.per gli uomini e 8-13 m. per le don-ne, inducendo così la costruzionedella curva della rincorsa utilizzan-do la correlazione velocità-raggiodi curva. Considerando le diversecaratteristiche uomo-donna, Dape-na consiglia l’uso di una costantediversa per i due sessi: r = V2/4,8per le donne e r = V2/6,8 per gli uo-mini. Questo giustifica il fatto chespesso si riscontrano raggi di cur-vatura maggiori nelle donne, anchese meno veloci degli uomini. La mi-nor inclinazione sul piano frontaledelle donne nella corsa in curva, ri-spetto agli uomini, è essenzialmen-te dovuta a livelli inferiori di forzadinamica e all’impossibilità, quindi,di raggiungere caricamenti mag-giori. L’angolo di intersecazionedella traiettoria di volo varia col va-riare del momento angolare di rad-drizzamento allo stacco e quindidell’inclinazione dell’atleta, dellasua velocità e del raggio di curva-tura. Maggiore sarà il raggio e mi-nore l’inclinazione laterale, maggio-

re sarà l’angolo di intersecazione eviceversa. Il tutto deve essere veri-ficato e analizzato in allenamentoattraverso prove e tentativi, varian-do i parametri, al fine di trovare lasoluzione migliore e più efficaceper l’atleta.

PREPARAZIONE DELLO STACCO

Nel passaggio sul penultimo ap-poggio, l’abbassamento del C.d.M.per effetto del caricamento, si ac-centua, componendosi all’abbassa-mento dovuto all’inclinazione latera-le verso il centro della curva. Que-ste azioni preparano l’atleta allostacco nelle migliori condizionimeccaniche. In questa fase moltoimportante del salto, si evidenzianoalcune differenze tra i vari atleti aseconda delle loro caratteristichenaturali e tecnico-condizionali. Alcu-ni atleti appoggiano il piede di tuttapianta, se non addirittura con il tallo-ne, negli ultimi passi, altri solo nelpenultimo appoggio: così facendo èpossibile ottenere un passaggiocorretto per realizzare un avanza-mento delle anche ed ottenere unperfetto allineamento del corpo allostacco. nella fase che precede lostacco il movimento degli arti liberigioca un ruolo importante agli effettidella efficacia del salto, sia dal pun-to di vista dell’intensità dell’impulso,sia per gli effetti tecnico-coordinati-vi. L’arto libero inferiore può essereoscillato o slanciato con una flessio-ne più o meno accentuata al ginoc-chio. Ma è soprattutto nell’uso degliarti superiori che si riscontrano lemaggiori differenze e varie soluzioninel campionario degli atleti di alto li-vello. Si osservano sostanzialmentetre modalità diverse nell’uso degliarti superiori:

1) oscillazione alternata dellebraccia con elevazione delbraccio simmetrico all’arto distacco

2) oscillazione alternata dellebraccia con elevazione delbraccio simmetrico all’arto li-bero

3) slancio sincrono delle brac-cia con tre varianti che si dif-ferenziano in base al mo-mento del pareggiamentodelle braccia rispetto agliappoggi dei piedi nella fasefinale del salto.

Una attenta analisi biomeccani-ca induce ad affermare che le azio-ni di tipo sincrono sono le più effi-caci, in quanto lo slancio di tutti tregli arti liberi, contemporaneamente,allo stacco, permette il massimo in-nalzamento del C.d.M. e la massi-ma accelerazione verticale dellemasse libere.

Così facendo, si riduce l’inerziadella massa del corpo che deveessere proiettata sopra l’asticella.In fase di presentazione, l’arto distacco, con una azione rapida, sa-rà disteso avanti rispetto al C.d.M.,in modo da sfruttare, nella fase diammortizzazione, sia gli effetti del-la percussione che l’effetto elasticodello stiramento.

OSSERVAZIONI SULLA RINCORSA

• FINALITÀSviluppare una velocità ottimale

per effettuare lo stacco con la mas-sima efficacia, in particolare nellasua componente verticale.

• CARATTERISTICHE STRUTTU-RALI E PARAMETRICHE- tipologia della partenza- lunghezza- n° dei passi (preavvio, rettili-

neo, curva)- raggio della curva (teorica)- angolo di incidenza - perpendicolarità o scosta-

mento, della parte rettilinearispetto al piano dei ritti

- angolo di intersecazione del-la traiettoria di volo

- angolo di inclinazione sulterzultimo appoggio

- lunghezza dei passi- tempi di contatto - tempi di volo- tipologia dell’appoggio dei

piedi

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- frequenza dei passi- velocità - ritmica

• RITMICA Il concetto di ritmica, nell’alto,

non può essere riconducibile e de-finibile con un parametro scalare ovettoriale, in quanto caratterizzatadall’interazione di più parametri in-teragenti tra loro:

- ampiezza - frequenza- tempo di contatto- tempo di volo- inclinazione sul piano frontale- rapporto tra la proiezione del

C.d.M. e l’appoggio sul ter-reno

Un’analisi cinematica della rin-corsa, utilizzando sequenze di im-magini rallentate, non permette dianalizzare lo sviluppo ritmico che èmolto influenzato, soprattutto, dagli“anticipi” e dalla riduzione dei tem-pi di volo nei passi speciali.

• VELOCITÀLa rincorsa dell’alto si differen-

zia in modo sostanziale da quelladegli altri tre salti (lungo, triplo,asta), che sono tra loro molto similinella struttura e nella finalità.

Le differenze più evidenti ri-guardano la struttura geometrica ei parametri cinematici.

E’ altresì importante distinguereuno degli obiettivi più importanti: lavelocità della rincorsa allo stacco.Negli altri tre salti il raggiungimentodi un alto valore della velocità dicorsa è una premessa fondamen-tale per ottenere un’elevata presta-zione, compatibilmente con la qua-lità e il livello di preparazione tecni-co-condizionale.

Nell’alto l’alta prestazione è cor-relata con la componente verticaledella velocità allo stacco (Vy) eprescinde, tenuto conto del livellodi preparazione, dalla velocità dirincorsa.

Il fatto che gli atleti di alto livellosiano più ”veloci” dei “giovani’ nonautorizza e non deve “spingere”

verso l’utilizzo di rincorse semprepiù lunghe e veloci.

L’obiettivo tecnico è quello dideterminare una velocità che siaefficace e ottimale per ottenereun giusto rapporto tra componen-te orizzontale (Vx) e verticale (Vy)di uscita allo stacco, con valoriz-zazione, ovviamente, della se-conda.

• TRAUMATISMIIl livello della velocità, indotto

dal grado di sviluppo tecnico-con-dizionale dell’atleta, è caratterizza-to da:

- livello di potenza dello stacco- stiffness strutturale- qualità della risposta reattiva

nell’attitudine specifica dellostacco

- livello delle soglie inibitricidella potenza reattiva

L’uso di alte velocità e le conse-guenti elevate decelerazioni allostacco, innescano forti stimoli ec-centrici che inducono pericolosedeformazioni dei tessuti molli e del-la struttura articolare dei piedi edella tibio-tarsica.

Pertanto un uso sconsiderato dialte velocità, nei giovani, è fonte ditraumatismi e microfratture che tro-vano conferme nelle statistiche del-la specialità.

In particolare sono fortementeesposti gli atleti che vengono defi-niti “giovani talenti”, a causa dellaloro propensione a sviluppare altipicchi di potenza reattiva, utilizzan-do l’energia cinetica della massa inmovimento, senza avere naturali di-fese e soglie inibitorie correlate allostimolo indotto.

PRINCIPI METODOLOGICI

È fondamentale, soprattutto nel-le categorie giovanili, dedicarsiprioritariamente alla costruzione eal consolidamento delle basi for-mative della prestazione, piuttostoche alla spasmodica ricerca dei ri-sultati che caratterizzano la presta-zione.

Spesso il processo tecnico-me-todologico è frenato e limitato nelsuo sviluppo da carenze di tipotecnico-addestrativo, evidenziatenelle categorie giovanili, lacunenon sempre colmabili nelle fasisuccessive e che comunque ritar-dano e condizionano notevolmenteil progredire dei risultati.

Al termine delle categorie giova-nili, dopo anni di addestramento, gliatleti dovrebbero aver acquisito al-cune fondamentali abilità, specifica-tamente legate e assimilabili al set-tore salti e in particolare alle caratte-ristiche tecniche del salto in alto.

Con riferimento alla rincorsa, gliatleti dovrebbero aver acquisito unsufficiente grado di abilità relative a:

- sviluppo del feedback po-sturale

- analisi della propriocettivitàcinematica

- propriocettività di stiffnessstrutturale

- tecnica posturale negli eser-cizi analitici e nelle andaturetecniche

- tecnica della corsa rettilineae della decontrazione

- tecnica della accelerazione- tecnica della variazione di

velocità - tecnica della corsa in curva- controllo degli arti liberi nella

corsa- variazioni dell’appoggio del

piede e adattamento nellacorsa

- sensibilità ritmica nella cor-sa-rincorsa

- controllo degli spazi e dei ri-ferimenti nella rincorsa

- capacità di r ispettare letraiettorie nella rincorsa

Nei periodi di preparazione, lacorsa, intesa come addestramentotecnico, deve essere presente intutti i cicli.

Il vantaggio, nell’alto, di non do-ver dedicare tempo e cura alla ac-quisizione di elevati livelli di veloci-tà massimale e di resistenza allavelocità, consente di dedicare più

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tempo agli elementi tecnici genera-li e specifici della corsa in curva.

In questo ambito, la rincorsa ele relative esercitazioni, devono es-sere oggetto di studio e sviluppatesin dai periodi fondamentali dellapreparazione.

La costruzione della rincorsa e ladeterminazione dei parametri richie-de un periodo di più anni, in quantosegue lo sviluppo auxologico e tec-nico-condizionale dell’atleta.

La scelta dei parametri fonda-mentali, le caratteristiche e la struttu-ra geometrica, deve tener conto di:

- caratteristiche biotipologichestrutturali

- qualità neuro-muscolari - grado di sviluppo tecnico- livello delle capacità condi-

zionali di base- capacità dell’atleta di intera-

gire con il feedback motorio

LA PARTENZA

• PREPARAZIONE- concentrazione sull’obiettivo- decontrazione (riduzione ed

eliminazione dei movimentisuperflui)

- rilassamento (evitare stimola-zioni inutili e stress)

• AVVIO - equilibrio e controllo dei mo-

vimenti- stabilità degli appoggi iniziali - efficacia e precisione degli

appoggi- fluidità- semplicità dei movimenti

• FINALITÀ E SVILUPPO DELLAPARTENZA CON PREAVVIO: Inizio della rincorsa in decontra-

zione, con dei passi predefiniti, ot-tenendo un avvio morbido e fluido,riducendo le tensioni iniziali e con-trollando l’assetto della corsa.

- passi predefiniti, n° e moda-lità

- decontrazione- fluidità- controllo dell’assetto di corsa

• PRECISIONELa partenza da fermi è preferi-

bile in quanto permette un maggiorcontrollo e precisione ed è quindiadatta ai giovani. La partenza con ipassi di preavvio facilita la decon-trazione ma può indurre ad errori diprecisione. Pertanto, se si scegliequesta variante, è fondamentale in-sistere nell’ottenere precisione e ri-spetto dei segni utilizzando oppor-tune esercitazioni.

Comunque non si può prescin-dere dalla precisione, in partenza,indipendentemente dal metodousato.

Parte rettilinea

E’ caratterizzata normalmenteda 4/6 passi, legati armoniosamen-te e ritmicamente al preavvio, sequesto è presente. L’obiettivo èquello di incrementare la velocità inmodo uniforme, senza squilibri rit-mici, per potere entrare nella partecurvilinea in modo fluido, assumen-do una posizione inclinata sul pia-no frontale, necessaria per crearele premesse della preparazionedello stacco.

Una certa ampiezza di movi-menti e una buona decontrazionecaratterizzano questa fase.

L’appoggio è normalmente diavampiede, anche se molti atleticurano la stabilità con un appoggiodi tutta pianta e altri accentuano la“rullata” con un leggero anticipodella parte posteriore del piede. E’consigliabile non avere forti accen-tuazioni ritmiche “balzate” anchese in questa parte la fase aerea èprevalente sull’appoggio.

E’ opportuno controllare che latraiettoria sia rettilinea e precisa, indirezione del punto di tangenza diinizio della parte curvilinea. Questodeve avvenire senza scostamentilaterali che modificherebbero il rac-cordo con la parte curvilinea.

- 3/6 passi integrati con i lpreavvio

- ampiezza e decontrazione

- incremento uniforme dellavelocità

- assenza di squilibri ritmici - raccordo fluido tangente alla

curva - assumere l’inclinazione con-

trollando l’allineamento delcorpo

Parte curvilinea

In pratica la traiettoria di questaparte della rincorsa non riproduceuna curva, ma una sequenza di li-nee spezzate, caratterizzata dalcontatto dei piedi.

Durante l’appoggio si produco-no delle spinte centripete, oltre aquelle per l’avanzamento, che in-ducono un’inclinazione sul pianofrontale, per mantenere l’equilibriodurante la corsa, funzionale allapreparazione dello stacco.

La scelta e la necessità di unarincorsa pseudo curvilinea è in re-lazione alla possibilità di ottenereeffetti percussivi, momenti angolarie anticipi, funzionali ad uno staccoe valicamento efficaci.

Il raccordo e la fase successivasono i momenti più delicati e im-portanti della rincorsa.

L’abbassamento del C.d.M., pereffetto dell’inclinazione sul pianofrontale, associata ad un’azione piùradente per poter meglio mantene-re l’inclinazione, caratterizzano rit-micamente questa fase della rin-corsa.

Lo stiffness del piede e della ti-bio-tarsica, l’allineamento dei seg-menti e la sensibilità propriocettivadelle posizioni sono necessari perben gestire lo sviluppo e la prepara-zione dello stacco. La rincorsa inprogressione è meno cadenzata,più frequente e radente al suolo. Sulterzultimo appoggio si registra lamassima inclinazione sul piano fron-tale e sul penultimo il massimo ab-bassamento associato ad un antici-po del contatto del piede più avan-zato rispetto ad C.d.M. Il tempo divolo dell’ultimo passo è di pochi

atleticastudi 2009/480

centesimi (3/6) e caratterizza la rit-mica della fase finale della rincorsa.

Questi parametri ed elementicaratterizzano i cosiddetti passispeciali della rincorsa.

- equilibrio delle forze e deimomenti in curva

- inclinazione sul piano frontale- mantenimento dell’allinea-

mento dei segmenti sul pia-no frontale

- azione radente e anticipatanegli ultimi passi

- scorrimento delle anche - presentazione dinamica e

“attiva” dell’arto di stacco

SETTORE MEZZOFONDO

L’importanza della tecnica nellediscipline di resistenza Pierino Endrizzi

La tecnica nello sport riveste unruolo importante e in atletica legge-ra è elemento fondamentale dellaprestazione. Nel mezzofondo e nel-le corse prolungate in generale, ri-ferendosi al modello tecnico ideale,va ricordato che esso può e deveessere soggetto a cambiamenti,accorgimenti, adattamenti riferiti al-l’atleta che si trova in quel momen-to ad effettuare i movimenti dellacorsa del corridore mezzofondistao prolungato. In altre parole lo stilepersonale può subire delle modifi-che per permettere una meccanicaed un rendimento funzionale mi-gliore, anche in correlazione con ladistanza di gara. L’importanza dellavoro tecnico nella formazioneglobale del corridore di enduranceè talmente evidente che, se non in-serito nel piano di lavoro in modomirato e sistematico, blocca l’e-spressione piena del potenziale at-letico o comprime il possibile “saltodi qualità”. L’eccessivo accentosull’aspetto metabolico con unaspecializzazione precoce, deprimele crescite future. Un mirato inter-vento e cura del particolare tecni-

co, attraverso l’utilizzo di esercizi diforza veloce, rapidità, coordinazio-ne e velocità avvantaggia il giova-ne nel suo percorso formativo.

La tecnica di corsa del mezzo-fondista è caratterizzata principal-mente da:

- elasticità e leggerezza, cioèdecontrazione articolare emuscolare

- avanzamento del bacino conuna verticalità nell’azione ade-guata alla velocità espressa.

- impostazione corretta del-l’appoggio del piede (flessi-bile e reattiva) e modulazio-ne dei tempi di contatto

- mantenimento di una buonafluidità nella corsa con limita-zione massima dei momentidi attr i to durante la fased’appoggio.

L’ economia della corsa e unadistribuzione corretta dell’energia(muscolare e organica) sono deter-minanti ai fini della prestazione.

Inoltre il rendimento della con-trazione muscolare (cioè il rapportotra forza applicata e forza sviluppa-ta) è influenzato da diversi fattori:quelli coinvolgenti la sfera nervosae psicomotoria (destrezza e coordi-nazione) e fattori inerenti alla strut-tura e alle proprietà tendineo/mu-scolari: estensibilità ed elasticitàmuscolare.

Tutto ciò comporta un diversogrado del padroneggiamento dellatecnica. (Vittori)

Rapporto fra aspetti fisiologici etecnica di corsa

Tra i fattori determinanti le pre-stazioni nelle discipline di resisten-za una grande importanza ha ilVO2max.

Nella figura 1, ricavata da unostudio condotto dall’equipe delProf. Miserocchi, con il settoremezzofondo e fondo della FIDAL,si può notare che anche elevati va-lori di VO2max non sono da soli suf-ficienti a garantire dell’eccellenzaprestativa. Infatti come si può evin-cere con chiarezza dai commentiinseriti nel grafico, comparando ivalori degli atleti testati, colpisce ilfatto che l’atleta con il VO2max piùelevato, spende di più rispetto aglialtri a parità di velocità, cioè ha uncosto energetico elevato, causatoda una tecnica approssimativa eciò di fatto riduce il suo potenzialeprestativo in gara.

Le riserve muscolari possonoessere salvaguardate da una buo-na organicità. Insegnare tecnica si-gnifica adoperarsi per facilitarel’apprendimento degli allievi, dedi-cando molto tempo alla sua pratica

Figura 1

81atleticastudi 2009/4

e alla realizzazione di sedute tecni-che dove l’accento è posto sullaquantità esecutiva delle esercita-zioni proposte. La qualità della va-lutazione tecnica risulta buona,quando si riescono ad abbinareparametri di confronto con propo-ste pratiche e operative. A secon-da dell’età bisogna darsi degliobiettivi da raggiungere.

ESEMPIO- Tecnica degli esercizi per la

corsa a carattere generale a fi-ne categoria allievi

- Tecnica degli esercizi per lacorsa a carattere speciale a fi-ne categoria junior

- Tecnica ottimale e personaliz-zata a 20 anni.

L’eccessivo numero di informa-zioni e richieste d’apprendimentoproposte dal coach, possono pro-vocare un disorientamento sia sulloscopo che sulla esecuzione delmovimento richiesto.

È opportuno quindi ridurre leinformazioni verbali e dare dellepause più ampie per la rielabora-zione. Si devono dare solo le infor-mazioni indispensabili, richiedendoall’atleta una partecipazione attivae molta curiosità. È bene che l’alle-natore parli al positivo (es: così ècorretto …), perché parlare in ne-gativo fissa solo l’errore in quantodeprime la possibilità di modifi-carsi. Anche la non conoscenzadetermina il rafforzamento dell’erro-re. La valutazione della tecnica fat-ta dal coach assieme all’atleta ri-sulta efficace se lo scambio fra mo-delli teorici/pratici ed i risultati del-l’osservazione sono costanti e si-stematici (meglio se quotidiani).

Nelle gare di mezzofondo velo-ce, la frequenza in condizioni di af-faticamento rimane pressoché sta-bile e le variazioni di velocità sonoquasi sempre determinate dal tem-po di contatto al suolo e dall’am-piezza della falcata. Per questomotivo è dunque utile che tutte leespressioni di forza veloce e velo-

cità relativa vengano praticate.E’importante quindi esercitarsi egareggiare anche nelle prove chevanno dai mt 60-100-200-400- oltrenaturalmente a tutte le distanze delmezzofondo.

Si è notato che proporre delleesercitazioni di ritmica della corsa(con accento sulla frequenza op-pure con accento sull’ampiezza delpasso) a ritmo gara, o ad un ritmoleggermente + veloce o + lento,produce una grande sensibilità epadronanza del gesto sportivo aduna intensità specifica.

Il lavoro tecnico sulla frequenzae l’ampiezza alle varie velocità (uni-to alle altre esercitazioni di reattivitàe di forza elastica), velocizza alla bi-sogna i tempi di contatto, permet-tendo un miglioramento del rendi-mento meccanico della corsa. Que-sto obiettivo si raggiunge con l’effet-tuazione di molteplici esercizi per latecnica di corsa (analitici e globali).

Anzitutto è importante che l’atle-ta abbia una raffinata percezionedel suo corpo dapprima in posizio-ne eretta poi con i segmenti dispo-sti staticamente a mo’ di corsa cor-retta, infine un altrettanto precisapercezione del peso corporeo neivari momenti di passaggio del bari-centro dalle fasi di ammortizzazio-

ne > sostegno > estensione e spin-ta: tutto produce un miglioramentodell’efficacia e della cosidetta corri-bilità.Il controllo della frequenza e del-l’ampiezza del passo sono para-metri fondamentali della corsa.L’optimum però passa attraversouna autonoma gestione di questevariabili, anche in relazione al me-dio ed alto impegno energetico-neuromuscolare e meccanico chele varie tattiche di gare impongono.

Ciò permette di realizzare la piùalta velocità media in rapporto alladistanza e di realizzare la più effi-cace frequenza in relazione alla ve-locità della competizione stessa.Una relativa stiffness (solidità ecompattezza) muscolo-tendineadegli arti inferiori si determina conuna ottimale frequenza dei passi enei finali di gara chi la possiede sa-rà avvantaggiato anche nelle vola-te. Queste caratteristiche sono tipi-che degli atleti addestrati alla cor-sa nelle forme più svariate (ampia,rapida, agile e decontratta). L’atletainoltre deve essere preparato adavere una riserva di potenza pereventuali variazioni di ritmo e velo-cità. A seconda delle caratteristi-che individuali, l’atleta può sprinta-re nei finali utilizzando:

Figura 2 - L’importanza dell’aspetto coordinativo: sono riassunti dei concetti di ba-se che vanno tenuti sempre vivi nel piano di lavoro del corridore di resi-stenza

atleticastudi 2009/482

Nella tabella (test di Bosco) chesegue sono riportati i tempi di con-tatto rilevati durante le attività tec-nico-territoriali (Dimaro 2007) cheparagonati con i risultati in gara ealle prove di corsa veloce eviden-ziano un alto indice di correlazioneper le distanze del mezzofondoveloce.

Si è verificato che spesso l’alle-natore non è presente anche alleesercitazioni più importanti, ciò co-stringe l’atleta a compiere delleazioni di autocontrollo come se fos-se sotto vigilanza o pseudo sorve-glianza. Si notano evidenti differen-ze tra l’atleta assistito e osservato e

quello lasciato spesso solo chesvolge azioni con tecnica approssi-mativa. È importante anche osser-vare come l’atleta riesca a trasferi-re nella competizione quello che èstato esercitato a fare in allena-mento.

Creare motivazione e dare si-gnificato alle esercitazioni per au-mentare il rendimento, cercando dinon essere eccessivamente ripetiti-vi, incrementando l’entusiasmo e ilcambiamento da degli ottimi mi-glioramenti.

OBIETTIVO TECNICO: raggiun-gere la completa padronanza delgesto in movimenti economici atti a

raggiungere il massimo risultato ingara. La limitazione tecnica impe-disce la trasferibilità del potenzialeorganico in prestazioni elevate.Grandi carichi di lavoro si possonoproporre ad atleti che svolgono unaddestramento più intenso e co-stante della tecnica:

ES: correre 25 km al giorno (cir-ca 15.000 passi) in condizioni disofferenza meccanica, articolare omuscolare non porta a risultati dieccellenza, bensì ad una sofferenzameccanica e ad automatismi tecniciscorretti, che sono il substrato perinsorgenza degli infortuni.

Dobbiamo partire dal giovane;chi possiede una buona coordina-zione, chi ha curato e incrementatoil patrimonio motorio avrà meno dif-ficoltà ad assimilare una correttatecnica.

Proponiamo come aiuto all’ope-ratore di campo una semplice gri-glia di valutazione come strumentooperativo del lavoro quotidiano.

Bibliografia

“L’Allenamento del giovane cor-ridore” Carlo Vittori

“La pratica dell’allenamento”-Carlo Vittori

“La preparazione fisica specia-le” Yurij Verchoshanskij

Appunti personali Alberto Madella

Figura 3 - Sono rappresentate in forma grafica le dinamichedell’utilizzo della forza nei versanti fondamentali delcorridore “corsa in ampiezza e corsa in frequenza”

Figura 4 - Si notano grandi differenze nel versante coordinati-vo e nei tempi di contatto dei vari atleti. Moltospesso ci troviamo con atleti incapaci ad utilizzarela forza forse perché poco addestrati alla tecnica dicorsa alle varie intensità

Figura 5 - Griglia

83atleticastudi 2009/4

L’utilizzo degli ostacoli nellaformazione tecnica del giovanemezzofondista siepistaSilvano Danzi

Ai recenti campionati del mondoallievi di Bressanone, sono rimastoparticolarmente colpito da un’atletasvedese che ha partecipato alla fi-nale della gara dei 2000 st giun-gendo 5° con il tempo di 6’30” 32(ricordo che il record italiano è di6’40”29 di Valeria Roffino). Questafinale è stata sicuramente una dellepiù belle della rassegna iridata inquanto a contenuti tecnici e agoni-stici e si è conclusa con il nuovo re-cord mondiale dell’etiope Kora-hubsh ITAA: 6’11”83!!!!! La ragazzasi chiama Lina Alainentalo ed è sta-ta la migliore dal punto di vista tec-nico nel passaggio delle barriere edella riviera. Una volta a casa, incu-riosito, ho cercato qualche informa-zione in più e mi sono sorpreso no-tevolmente trovando nella schedapersonale dell’atleta della IAAF(1)

un primato personale nel salto in al-to di ben 180 cm, fatto l’anno pre-cedente!!! Sinceramente ho dubita-to di questo dato e ho chiesto con-ferma attraverso Marco Sicari e uncontatto con la federazione svede-se: la ricerca ha ulteriormente ac-centuato la mia sorpresa. La ragaz-za è allenata dal padre che, purconcentrandosi sul mezzofondo, hasempre coltivato queste doti di ela-sticità tanto che a 16 anni Lina ave-va questi primati personali:800/2’08”, 1500/4’32”; 3000/10’15”;1500st/4’47” e sorpresona finale,nel 2007 era la miglior lanciatrice digiavellotto della Svezia con 45 metri… È lampante che per emergere inqueste specialità occorrono dotimuscolari elastiche/ esplosive parti-colari!!!! Ed è ugualmente chiaroche per saltare 1,80, lanciare il gia-vellotto e correre con grande effica-cia, c’è anche una base tecnicamolto valida data da conoscenza,struttura e cultura.

In Coppa Europa 2009 a Leira(Portogallo) io e Gianni Ghidini sia-mo rimasti sorpresi dal notare quan-ti lanciatori stranieri nel riscalda-mento effettuassero esercitazionianalitiche con gli ostacoli. Lo stessotecnico della nazionale italiana Giu-seppe Mannella mi ha dato un DVDdell’allenamento di Steve Backley(2)

in cui sono riportate diverse eserci-tazioni analoghe.

Per molti atleti mezzofondististranieri è abituale utilizzare eserci-tazioni tecniche. Abbiamo potutoseguirli direttamente durante gli sta-ges. Polacchi ed Inglesi, non solosiepisti, ma anche specialisti degli800 metri effettuano regolarmenteesercitazioni con gli ostacoli.

Purtroppo da noi non è così e, avolte, anche specialisti dei 3000 stlasciano la cura dell’aspetto tecnicoall’ultimo posto …

La storia dell’atletica europea emondiale è piena di esempi di gran-di siepisti, capaci di correre tutte ledistanze, che sono stati modelli perfacilità e tecnica di corsa. Due nomistorici: lo svedese Andrers Garde-rud (1’47”2/800; 3’36”73/1500;13’17’59/5000; primatista del mon-do siepi 72-76 con ultimo crono di8’08”02) e il polacco Bronislaw Mali-nowski (3’37”4/1500; 7’42”4/3000;13’17”69/5000; 8’09”11/3000st). SuYouTube(3) è possibile vedere la fi-nale dei campionati europei di Ro-ma ’74, tra gli altri in gara l’italianoFranco Fava che nell’occasione ot-tiene il primato italiano.

Perché con i giovani mezzofondisti

Sicuramente l’allenamento di ungiovane mezzofondista attraverso leesercitazioni con gli ostacoli è daclassificare come multilateralità ge-nerale e speciale; quindi non solol’utilizzo di mezzi e di stimoli di strut-turazione globale, ma anche la ri-cerca di elementi strettamente cor-relati con l’efficienza della corsa

stessa. Diventa di carattere specifi-co se riferito a siepisti. Perché gliostacoli per i mezzofondisti?Quali sono le caratteristiche mecca-niche e tecniche del lavoro con gliostacoli che possono influire positi-vamente nella crescita di un giova-ne mezzofondista?Y Corsa con le anche alte e

“dentro”, avanzanti.Y La presa di contatto della pri-

ma gamba dopo l’ostacolocon la discesa “sotto” del pie-de e distanza ravvicinata ri-spetto al baricentro dell’atleta.

Y Lavoro elastico dei piedi.Y La stiffness, cioè come defini-

sce Bosco(10) “la capacitàneuromuscolare di svilupparealtissimi valori di forza duran-te un ciclo di stiramento-ac-corciamento”.

Y Mobilità articolare, in modoparticolare delle anche.

Y Capacità coordinative gene-rali e spazio-temporali.

Y Capacità di ritmo e frequenzadi corsa.

Effetti benefici sull’azione di corsa diun mezzofondista:Y Minor costo energetico, stiff-

ness della corsa e azione piùeconomica.

Y Azione di corsa elastica e ba-sata su spinte, non su trazionie tensioni inutili.

Y Minor resistenze interne, mi-glior rapporto tra muscoliagonisti ed antagonisti equindi miglior resa dei livellidi forza.

Y Minor incidenza dei sovracca-richi e quindi minor infortuni.

Y Predisposizione alla gara del-le siepi.

Il rapporto forza, elasticità e stiff-ness è fondamentale e ricco di im-plicazioni metodologiche con giàesposto da Renato Manno ad Anco-na nel 2008(11). Queste caratteristi-che sono sicuramente allenabili an-che con altri mezzi e se pensiamo

atleticastudi 2009/484

ai corridori africani, sono caratteri-stiche innate e doti naturali degli at-leti degli altopiani veri dominatoridelle corse con le siepi. Noi purtrop-po non siamo geneticamente così!“Drills” con gli ostacoli devono es-sere uno dei mezzi più utilizzati allaricerca di miglior efficienze mecca-niche e tecniche.

Nei periodi di forte incrementodei carichi dell’allenamento di uncorridore, in direzione della quantitàe della intensità, sono un indispen-sabile richiamo ed ancoraggio perevitare che i troppi chilometri impo-veriscano l’azione meccanica e sia-no motivo di infortuni da stress.

In Italia non è sempre così evi-dente l’importanza del controllo tec-nico della corsa, specialmente inetà giovanile e di conseguenza, maforse ancor più, gli ostacoli non so-no un elemento della programma-zione di un giovane mezzofondista.

Questa mancanza è frutto di unaridotta attenzione alla cura del parti-colare e forse (purtroppo) anchedella paura e di una limitata culturadei tecnici stessi.

Basta controllare quanti tra i pri-mi 10 allievi, allieve, junior maschi ejunior femmine delle graduatorie ita-liani 2009 delle gare con le siepi,negli anni precedenti hanno gareg-giato anche su distanze con ostaco-li normali. Sono veramente pochi!!E’ da notare che sono di più tra gliatleti migliori, i primissimi nella cate-goria allievi, quelli che hanno mag-gior dimestichezza tecnica: segnoche la specialità un po’ si sta muo-vendo anche sul piano tecnico.

Se questo dato è comunque ri-

dotto per i siepisti che dovrebberoavere nelle gare giovanili con gliostacoli un momento formativo fon-damentale, probabilmente per tuttigli altri mezzofondisti la realtà è an-cor più lontana da quello che inquesto articolo voglio proporre.

In Italia il lavoro di costruzione digiovani mezzofondisti è condiziona-to da due enormi ed eguali errori:Y La precoce specializzazione

e le relative proposte di alle-namenti troppo spinti che avolte sono ancor più di unasemplice riduzione in percen-tuale di quello che vanno at-leti maturi. Si sbaglia nella di-rezione organica, ma ancordi più in quella tecnico-mec-canica e dello sviluppo dellaforza che risultano essere ca-renti o nulli.

Y Un lavoro che è estremamen-te multilaterale ma che ha po-co spazio per la corsa natu-rale e che ha poco di specia-le rispetto al mezzofondo. Iragazzi non si abituano a cor-rere, neanche ad affrontarementalmente la fatica e ven-gono tralasciati lavori organi-ci di formazione quali lunghi,progressioni, fartlek, diagona-li, le gare di resistenza …

Occorre arrivare a una propostamultilaterale speciale per i corridoridi resistenza, che abbia alla base lavarietà delle mezzi, ma che si svi-luppi anche in volumi adeguati eche non perda di vista l’azione dellacorsa stessa, supportata dai giustilivelli di forza per potersi esprimerecorrettamente dal punto di vista.

tecnico-meccanico. E’ in questa di-rezione che deve essere inserito illavoro con gli ostacoli con due va-lenze ben precise:Y Tecnico - coordinativa;Y condizionale, nelle direzioni

dei rapporti:1. forza-velocità;2. forza-resistenza.

Questo deve essere svolto dai13 ai 17 anni. Nella categoria cadet-ti/e l’accento deve essere posto sul-le esercitazioni a carattere tecnico-coordinativo e si deve concretizzarecon la capacità di correre un 80/100hs e un 300 hs.

Nella categoria allievi dovrà esse-re sviluppato maggiormente l’aspettoorganico, senza tralasciare il tecnico.Il passaggio ultimo di questo proces-so, deve essere una gara con le sie-pi e perché no, anche un 400 hs. Lastagione in pista degli allievi, con icampionati italiani in ottobre, permet-te una programmazione agonistica euna crescita tecnica veramente am-pia e che da possibilità ai tecnici discegliere percorsi formativi sotto tuttii punti di vista validi e completi.

Siepi per i cadetti?

Per forzare il lavoro tecnico congli ostacoli, io sono del parere cheoccorre rivedere la possibilità di in-serire una gara con le siepi per lacategoria cadetti/e.

Come da ricerca di Raul Leoni, inEuropa la distanza più corsa da ra-gazzi di 14-15 anni sono i 1500 siepiche sono nel programma dei cam-pionati di categoria in Belgio, Bulga-

Figura 1 - Reinaldo Nehemiah (USA) – 12”93 Zurigo

85atleticastudi 2009/4

ria, Repubblica Ceca, Estonia, Fin-landia, Ungheria, Lituania, Norvegia,Portogallo, Romania, Spagna e Sve-zia. Altre nazioni, tra cui Francia,Germania, Gran Bretagna, Olanda ePolonia, non contemplano la specia-lità a livello ufficiale, ma permettonodi gareggiare senza problemi con lacategoria superiore (allievi).

Questi tempi sono stati ottenutidal 1978 a 1993: non uno negli ulti-mi 17 anni!!! In quegli anni non eraprevista una gara di categoria equindi questi risultati sono stati fattiin competizioni con atleti della ca-tegoria superiore. È molto interes-

sante notare come in graduatoriasiano presenti atleti che hanno fat-to la storia del mezzofondo italiano,non solo delle siepi: Panetta, Lam-bruschini, Carosi, Mei.

La lista all time delle siepi in Ita-lia è invece la seguente:

In Italia era prevista la gara dei1200 siepi, con barriere da 91 cm esenza passaggio di riviere, è statacorsa fino alla stagione 1989, poi èstata tolta dal programma.Sempre l’amico Leoni mi ha fornitola graduatoria italiana dei 2000 stper atleti della categoria cadetti dicui riporto i migliori 10:

prestazione diversificandolo rispettoal regime dei 3000 st.

Penso sia opportuno ripensare lapossibilità di una gara con le siepiper le categorie cadetti, magari uti-lizzando l’altezza di 76 cm dellenuove barriere previste per le donnecon una distanza che dovrebbe es-sere almeno di 1500 metri per nonspostarsi in un sostegno energeticocon componente troppo lattacida,lontana da quello che sono i 3000 st.

Due sarebbero i vantaggi di unagara di siepi dedicata ai cadetti:

1. un approccio più graduale,meno traumatico e più facilealla gara delle siepi con bar-riere più basse;

2. la spinta metodologia che do-vrebbero avere i tecnici per l’u-tilizzo degli ostacoli in prepara-zione della gara delle siepi.

Differenze tra passaggio di ostaco-li e di siepi

Di seguito alcuni dati numerici e disequenze fotografiche di confronto.

Nel confronto tra le sequenze fo-tografiche, è da notare quanto puòessere evoluta la tecnica di passag-gio di una siepe

Le differenze tecniche del pas-saggio delle siepi che generalmen-te sono più rimarcate nella letteratu-ra sportiva sono:Y maggior numero di ostacoli;Y ostacoli diversi per altezza e

posizionamento più distante;Y struttura dell’ostacolo stesso:

rigido e non abbattibile;Y presenza delle riviere che ri-

chiedono un approccio com-pletamente diverso;

Y mancanza di un possibilemodello ritmico;

Y velocità di corsa minore etecnica di passaggio meno“violenta”;

Y contatto fisico con altri atleti; Y elevato stato di affaticamen-

te-organico muscolare nellesiepi.

2000 metri siepi

6:11.54 (1) Francesco Minerva 78 Montecatini 10-10-93

6:12.3m () Francesco Panetta 63 Ascoli Piceno 16-9-78

6:12.54 (4) Alessandro Lambruschini 65 Firenze 14-6-80

6:14.0a (1) Angelo Carosi 64 Ancona 29-9-79

6:16.53 (2) Massimiliano Giacomello 78 Montecatini 10-10-93

6:17.8m () Stefano Mei 63 La Spezia 10-5-78

6:22.61 (1) Daniele Zanard 77 Senigallia 11-10-92

6:22.8m (1) Francesco Napoli 76 Catania 14-7-91

6:22.9m () Roberto Luzietti 65 Roma 31-5-80

6:23.5m () Stefano Battilani 65 Bologna 21-6-80

3000 metri siepi

8:08.57 Francesco Panetta 63 1987

8:08.78 Alessandro Lambruschini 65 1993

8:11.85 Giuseppe Maffei 74 1999

8:12.5 Mariano Scartezzini 54 1980

8:14.02 Angelo Carosi 64 1994

Penso non ci sia nessun’altraspecialità in Italia che abbia una co-sì grossa corrispondenza di verticetra le graduatorie cadetti ed assolu-te; infatti ritroviamo ben 3 atleti su 5e occorre ricordare che lo stessoGiuseppe Maffei (terzo tempo disempre in Italia nei 3000st) ha parte-cipato alla finale nazionale cadettidei 1200 st di Caorle nel 1989. Si

può affermare che quello fatto dagiovani è stato estremamente prope-deutico e nello stesso tempo ha anti-cipato le attitudini degli atleti stessi.

Tra l’altro, in questo senso, è piùsignificativa la graduatoria dei 2000st che non degli stessi 1200 st chesono stati in programma in Italia.Una distanza troppo breve spostal’equilibrio organico di supporto alla

atleticastudi 2009/486

Vorrei soffermarmi anche su altritre elementi:Y nelle siepi è minore la veloci-

tà di entrata;Y l’attacco è più sotto e più vici-

no all’ostacolo;Y la parabola è più alta al pas-

saggio.Questi elementi che sono ancor

più evidenti per le riviere, comporta-no un maggior carico di ammortiz-zazione al contatto con il suolo do-po il passaggio, in modo particolarenei primi due appoggi di corsa e undiverso angolo di inversione del mo-vimento.

Come riportato nello studio diIain Hunter(5), fatto analizzando legare delle siepi in 5 anni di campio-nati americani, nel passaggio delleriviere c’è una perdita di velocità traentrata ed uscita che è pari al 20%,più precisamente del 18% per i ma-schi e 21% per le femmine. Per lostesso autore il rapporto tra la lun-

ghezza del prima passo di corsadopo il superamento della barrieracon l’ultimo precedente la barrierastessa, per le donne è pari al 77%,per i maschi 73%. Il dato minorenelle atlete è dovuta all’altezza mi-nore dell’ostacolo.

Se la tecnica non è buona, secioè è troppa la distanza tra puntodi contatto e baricentro dell’atleta,maggiore è la fase di rallentamentoe maggiori sono i sovraccarichi e letensioni muscolari per non cedere eper riprendere la giusta velocità el’assetto di corsa ideale. Gli angolidell’arto di contatto sono più accen-tuati, specialmente quello al ginoc-chio, i muscoli sono sottoposti aduna grande tensione eccentrica,maggiore rispetto a qualsiasi altropasso di corsa. Questo fase e que-sti tipi di sforzi devono essere atten-tamente analizzati dal tecnico perpoi trovare nell’allenamento le giu-ste proposte metodologiche.

Ambidestrismo

In un altro studio, sempre degliamericani Iain Unter e LaurenceBollschweiler(9), sono stati analizzatii passaggi dell’ostacolo di 15 atletimaschi. In particolare sono stati fil-mati gli ultimi 6 passi di corsa primadell’attacco. Il lavoro tende a valuta-re eventuali differenze nella ritmicadi corsa in entrata tra atleti che at-taccano solo con un arto rispetto aquelli ambidestri. Sono stati analiz-zati 14 passaggi di hs. I risultati di-mostrano che i siepisti che presen-tano una maggiore variazione neipassi di avvicinamento all’ostacolosono quelli che poi si trovano o trop-po sotto o sovrastimano la distanzadall’ostacolo stesso. Queste situa-zioni portano ad una diminuzione divelocità orizzontale o ad un aumen-to del costo metabolico, o ad en-trambi. Inoltre, i siepisti esperti co-minciano ad aggiustare la lunghez-za del passo nel momento in cui ini-ziano ad avvicinarsi agli ultimi 6 ap-poggi prima dello stacco verso ognibarriera. Coloro che usano la stessagamba di attacco in ogni salto com-piono variazioni decisamente mag-giori di ampiezza nel loro passo eciò significa avere una minor veloci-tà orizzontale con un costo metabo-lico molto superiore.

Se l’aspetto tecnico è importan-tissimo per un 110 hs o un 400 hsdove gli ostacoli sono “solo” 10, noinon possiamo ignorarlo dovendosuperare ben 35 tra barriere e rivie-

110 hs barriera siepi riviera siepi

Distanza 210-220(4) 160-180 maschi(5) 145-165 maschi(5)

attacco-ostacolo 125-160 femmine(5) 125-160 femmine(5)

Distanza 110-130(4) 270 maschi(5)

ostacolo-appoggio 245 femmine(5)

Rapporto della 2/3(4)

parabola

Differenza primo - 27% maschi(5)

passo dopo hs - 23% femmine(5)

e ultimo prima hs

Differenza velocità - 19-21%(5)

uscita-entrata

Dal sito “Steeplechase Technique”(5)

Penultime = passo di entrataTake off to barrier = attacco Barrier to landing = passaggioed atterraggioLanding step = passo di ripresaLanding = passaggio ostacolo

Figura 2 - Passaggo ostacolo delle siepi

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re in condizioni tecnico-agonistichee di affaticamento ancora peggiori.Partendo da questi dati, le sceltemetodologiche devono essere af-frontate da lontano nella crescita diun giovane mezzofondista (possibi-le siepista)!!!

Didattica

TECNICA

La didattica e la progressionedell’apprendimento tecnico deveessere fatta molto bene, come perogni giovane che fa atletica, e se-guire le fasi di:

1. passaggio globale con osta-coli bassi;

2. esercitazioni analitiche alpasso, poi con andature variee di corsa;

3. esercitazioni di dimestichez-za con gli ostacoli;

4. organizzazione delle eserci-tazioni in situazioni comples-se tese allo sviluppo dellatecnica (quindi da stanchi)e/o delle capacità organiche;

5. esercitazioni speciali per lesiepi;

6. esercitazioni speciali per le ri-viere.

Per tutto quanto riguarda le im-postazioni tecniche, gli approcci al-l’ostacolo e alle esercitazioni analiti-che, come già scritto, non ci devo-no essere differenze rispetto a qual-siasi altro giovane ed è facile trova-re articoli e proposte molto precise,basta consultare:Y (6) “Il manuale dell’istruttore”;

da pagine 49 – 60;Y (7) “Il manuale dell’allenatore

di atletica leggera”; pagine109 – 114.

Nel marzo 2006 al convegno diIvrea ho presentato una serie diesercitazioni tecniche con ostacoli,over e funicelle fatte da un mezzo-fondista cadetto; il titolo dell’inter-vento era molto simile a quelloodierno “Esercitazioni tecniche perun giovani mezzofondista”.

I 57 filmati di queste esercitazio-ni sono facilmente scaricabili nellapagina internet indicata (8): nellacartella “Esercizi tecnica per giova-ne mezzofondista”, ci sono 2 sotto-cartelle dedicate una ai lavori conostacoli e barriere delle siepi, l’altraai drills con over e funicelle e lorocombinazioni diverse.

In questo articolo cercherò dianalizzare meglio in punti 4 e 5 del-l’elenco sopra riportato che potreb-bero interessare maggiormente ungiovane mezzofondista.

Se dovessimo dare un obiettivo atutte queste esercitazioni, che è an-che l’indicazione, il compito più espli-cito da dare ai giovani, questo è sicu-ramente: CORRERE con FACILITA’.Tutto deve tendere a questo traguar-do e nello stesso tempo tutto deveessere svolto con questa modalità.

Gli elementi fondamentale di unottimo passaggio sono la massimavelocità orizzontale in entrata condifferenze minime rispetto ai tratti inpiano, accoppiata alla minima verti-cale nel momento del passaggio,per ottenere la minor decelerazionein uscita e la ripresa immediata del-la velocità di corsa ottimale.

Tecnicamente si traduce in:Y Entrata con una ritmica di

corsa che non subisce varia-zioni.

Y Spinta incisiva di secondagamba ed attacco di ginoc-chio.

Y Passaggio fluido delle barriere.Y Atterraggio ad anche alte.Y Ripresa immediata della cor-

sa senza dispersioni di velo-cità e di forza.

Il lavoro deve tendere ad un inter-vento elastico nell’approccio e nell’at-tacco, mentre deve esaltare la stiff-ness al momento del contatto di pri-ma gamba e di ripresa della corsa.

RITMICA

Per la particolarità della ritmicadelle gare di siepi, il percorso deveessere:Y Esercitazione di vario genere

che stimolino la coordinazio-

ne oculo-spaziale (pre-requi-sito fondamentale per la spe-cialità), tipo il saper correresu di un terreno pieno di og-getti o sconnesso e saper ge-stire bene ampiezza e fre-quenza per appoggiare beneil piede.

Y Passaggio globale di ostacoliin genere (potrebbero esserescatole di cartone, piccoli og-getti, over, …) ma comunquebassi che facilitano l’approc-cio e vadano nella direzionedella corribilità.

Y Rafforzamento dell’arto prefe-rito.

Y Esercitazioni con l’altro arto.Y Ritmiche preordinate 3/4/5/6

passi chiedendo esecuzioniin ampiezza e frequenza.

Y Ritmiche con ostacoli a di-stanza casuale e diversa traloro; solo in un secondo mo-mento variare anche l’altezzadegli ostacoli.

Y Ostacoli messi a distanza ca-suale e ritmiche su richiestadell’allenatore “il primo osta-colo devi attaccarlo con de-stra, poi sinistra, ancora sini-stra ...”.

Y Esercitazioni precedenti fattea contatto con altri atleti posti:a lato, davanti, dietro coperto.

Y Esercitazioni con le barriere ele riviere.

ERRORI E CORREZIONI

Errori più frequenti e relative cor-rezioni nel passaggio di ostacoli,dal “Manuale dell’istruttore”(6)

Y Arto di attacco tesoo Utilizzare esercitazioni nel-

le quali si puntualizza lasalita di ginocchio

Y Arto di attacco che viene por-tato lateralmente (esterno ointerno)o controllare la distanza di

attacco (troppo breve)Y Prima gamba che prende

contatto con il terreno nondistesao Esercitazioni analitiche di

atleticastudi 2009/488

ricerche del terreno eavanzamento delle anche

Y Spinta non completa di se-conda gambao Potenziare la muscolatura

interessata e proporreesercitazioni di staccocon e senza hs

Y Spinta troppo verso l’altoo Controllare azione di pri-

ma gamba ed utilizzare hsbassi

Y Attacco o troppo vicino otroppo lontano dalla barriereo Esercitazioni di coordina-

zione spazio-temporale.L’elemento più importante da

controllare è l’uscita dall’ostacolo.Non bisogna perdere velocità e sideve cercare di riprendere imme-diatamente il giusto assetto di corsacon il minimo dispendio energeticopossibile.

Bisogna cercare la corribilità del-l’esecuzione. Proprio per questo intutte le esercitazioni di passaggiocompleto devono essere osservaticon molta attenzione i 10 metri primadell’ostacolo e i 10 metri successiviper valutare se l’esecuzione è statasciolta e in piena facilità di corsa.Non ci si deve fermare solamente al-l’analisi del posizionamento degli artial momento del superamento; piùimportanti sono l’attacco e l’uscita.

I tecnici specialisti degli ostacoli,evidenziano che l’errore deve sem-pre essere ricercato a monte e per-tanto occorre intervenire (in ordine)sulla prima gamba ed in seguito sul-la seconda, poi sul busto e sullebraccia. La proposta correttiva va in-dirizzata sempre sull’errore principa-le cha va segnalato e puntualizzatocon l’allievo; tralasciare quindi gli er-rori accessori e meno importanti.

Alcune proposte metodologichespecifiche per giovani mezzofon-disti

Una volta acquisita una discretapadronanza tecnica del passaggiodi un ostacolo basso, il giovane de-

ve utilizzare questa abilità in situa-zioni motorie più complesse ed arti-colate rispetto alle esercitazioni sin-gole di apprendimento.

o Le più semplici e le più im-mediate sono la ripetizione informa continuativa di drill. Siinizia con 30” per arrivare an-che a 2’-3’.

o Passaggi centrali di ostacolibassi con andature varie trale barriere stesse.

o Analoghe proposte con l’inse-rimento anche di eser-citazioni con funicelle ed over.Esempio: dopo 5 hs passaticentralmente con due passiintermedi, 20 salti con la funi-cella, un allungo superando 2hs, ritorno di corsa blanda eripresa immediata dell’eserci-zio. Si può tranquillamente ar-rivare a blocchi di lavori conti-nuativi di 6’-7’ per cadetti eserie di 8’-10’ per gli allievi.

o Queste proposte hanno unagrandissima varietà e posso-no essere articolate in piùmodi fino ad arrivare ai circui-ti tradizionali, all’intermittenzaforza e ai circuiti modificati.Le ultime due metodiche ri-chiederebbero un’attenzioneparticolare. Qui voglio solo ri-cordare che sono proposteda fare ad atleti evoluti e cheabbiano già fatto una serie diesperienze propedeuticheprecedenti.

o L’organizzazione a staffetta dipercorsi e circuiti facilita l’ap-proccio e la corribilità degliostacoli.

o Blocchi di esercitazioni o disemplici passaggi (rettilineocon 6-7 hs “sparsi”) possonoessere inseriti anche durantele corse continue. Perché uti-lizzare i 40’-50’ di corsa di uncadetto solo per un unicoobiettivo (organico)? Se dopoi primi 20’, ai nostri atleti, sen-za fermarsi, proponiamo de-gli allunghi in rettilineo supe-rando hs, l’allenamento si ar-

richisce di elementi tecnici elo stimolo è più valido ancheorganicamente. Inoltre anchel’aspetto mentale è facilitato.Così può essere anche con leprogressioni, le stesse varia-zioni fino a creare allenamentisempre qualificati nei tratti dicorsa con richieste più speci-fiche per intensità.

o Esercizi a “shuttle”, navetta,60 metri con 5 ostacoli postisecondo gli intervalli dei 100hs per le femmine e dei 110hs per i maschi da correrecon 5 passi. Gli atleti corronoin andata e ritorno per alme-no 4-6 volte per serie (2-3); èpossibile mettere gli ostacoliin tutte e due i lati oppure va-riare la richiesta.

o Alternanza con stimoli di co-struzione organica. Ho scrittola parola stimoli non a caso,perché penso che con ragaz-zi giovani i grandi giochisportivi siano molto utili comeformazione di base. Diventamolto facile creare situazioniche si dipanano nel tempoper qualche decina di minutiin cui si alternano gioco edimmediatamente, con conti-nuità, passaggi di ostacoli.

o Cercando una maggiore cor-relazione con le siepi, le eser-citazioni con le barriere pos-sono essere effettuate dopola forza. Qualche allenatoreha enfatizzato questo rappor-to fino ad arrivare al passag-gio degli ostacoli in salita odopo prove di corsa in salita.

o L’ambiente naturale rappre-senta una valida “palestra na-turale” ricca di ostacoli da su-perare, oggetti da evitare,percorsi da correre in variomodo … E’ quello che gli at-leti africani hanno nella loroesperienza di ragazzi.

o Il passaggio conclusivo sonole prove con il superamentocon gli ostacoli. Per tuttoquanto fin qui esposto, un al-

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lievo, anche se non siepistadeve utilizzare gli ostacoli. Fa-re delle esercitazioni di disce-sa di prima anche immediata-mente prima di una ripetuta,serve a richiamare la giustafunzionalità dei piedi e di pre-sa di contatto con il terreno.

Agendo sui parametri delle varieesercitazione, variando i contenuti ele modalità esecutive è molto facilespostarsi da stimoli a base condi-zionale con esaltazione del rapportoforza-velocità piuttosto che forza-re-sistenza. Il lavoro con la tecnica ècompletamente diverso se l’atletacorre delle ripetute di 400 metri con5 hs recuperando 1’30”-2’00” piutto-sto che delle triplette sempre di 400con hs ma con recupero molto stret-to ed attivo, oppure un 1500 in cuigli ostacoli sono posti solo nell’ulti-mo terzo della prova. L’accento sisposta da un’esecuzione fatta inbuone condizione organiche e mu-scolari, a una che assomiglia moltoa quello che è l’ultimo mille dei 3000st. Tutto questo ha senso ed è effi-cace a patto che siano continua-mente richiamati e rispettati i princi-pi tecnici delle varie esecuzioni. Lacura del particolare è fondamentaleanche in questi momenti, anchequando si è stanchi!!!!

Quando e quante volte?

Un mezzofondista cadetto che siallena 3-4 volte la settimana, deveavere in programma due momenticon gli ostacoli: uno di tecnica “nor-male” e uno utilizzando gli ostacoliin situazioni organiche come sopraproposto. Un allievo deve sempre ecomunque avere almeno un mo-mento di sviluppo tecnico, solo congli ostacoli. Quando dico questonon deve essere intesa una sedutaidentica a quella di un ostacolistaveloce: bastano solamente 20’ dopoaver fatto una corsa tranquilla. Gliesercizi di mobilità delle anche e unpaio di esercizi di stiffness con glihs si possono tranquillamente fare

comunque e sempre anche nella fa-se di avviamento di un allenamentospecifico sui ritmi. Tutte le propostedi circuiti devono avere anche sti-moli di questo genere, come in fasedi programmazione devono essereprevisti dei cicli tecnici magari neiperiodi di scarico organico.

Per le donne?

Da un punto di vista tecnico, inassoluto, l’approccio alla disciplinapresenta minor problemi perché labarriera a 76 cm è di minor impatto,come i dati di Hunter (6) confermanonell’evidenziare una minor perdita inpercentuale della velocità di corsa(5) dovuta al rapporto statura atletaed ostacolo. Le donne hanno in piùuna maggior mobilità. Qualche diffi-coltà maggiore c’è nel passaggiodella riviera perché la velocità di en-trata è minore e perché nella ripresadopo la buca risentano di livelli diforza diversi. Consiglio anche eser-citazioni e passaggi completi conostacoli e barriere ad altezza supe-riori di quella di gara. Ho fatto re-centemente l’esperienza con un’al-lieva che da cadetta non aveva di-mestichezza neanche con un osta-colo di 60 cm in plastica. Dopo unpaziente lavoro è arrivata a fare gliesercizi analitici a 84 cm e a supe-rare le barriere delle siepi a 91 co-me per i maschi. Questo le ha fattosembrare la barriera di 76 cm moltopiù facile e “bassa” con effetti estre-mamente positivi nell’approccio enella corribilità della stessa.

Conclusioni

Per troppi allenatori questa pro-posta è una perdita di tempo: “Maquando facciamo correre questi ra-gazzi?”

La scommessa è che con intelli-genza, preparazione e con la pre-senza continua vicino ai nostri ra-gazzi, possiamo non perdere nulladi quello che serve ai corridori e

che, anzi, la nostra proposta è quel-la vincente perché permette di crea-re presupposti migliori e più ampisu cui creare un’eventuale presta-zione di vertice in età evoluta.

AUTORE

Silvano Danzi, tecnico speciali-sta mezzofondo.

Hanno (preziosamente) collabo-rato: Renzo Chemello, tecnico spe-cialista ostacoli - Giuseppe Man-nella, tecnico specialista ostacoli –Bruno Pinzin, tecnico specialistaostacoli – Luca Tizzani, tecnicospecialista mezzofondo.

BIBLIOGRAFIA

• (2) DVD “Basics training” l’al-lenamento di Steve Backleywww.totalbasicsport.com

• (4) Franco Merni, Silvio Rossi-ni, Simone Ciacci “Confrontotra passaggio completo edesercizi analitici negli ostacoliattraverso l’analisi cinemati-ca” - Atletica studi 1-2/2005 -

• (6) “Il manuale dell’istruttore” –atleticastudi 5/1994

• (7) “Il manuale dell’allenatoredi atletica leggera” - volume1 - Atletica studi 3/2001 -

• (9) Hunter Iain; LaurenceBollschweiler “Step variabi-lity while approaching hurd-les in the 3000m steeplecha-se” Medicine & Science inSports & Exercise, 2008http://journals.lww.com/acsm-msse/Fulltext/2008/05001/Step_Variability_while_Approa-ching_Hurdles_in_the.1627.aspx

• (10) Carmelo Bosco “La valu-tazione della forza con il testdi Bosco” – Società stampasportive - 1992

• (11) Renato Manno “Rapportotra forza, elasticità e stiffnessin età evolutiva” – Atletica stu-di 4/2008 – relazione allaConvention dei tecnici di atle-tica leggera, Ancona 2008

atleticastudi 2009/490

• Hunter Iain; Tyler Dwight“Analysis of steeplechase hurd-ling strides” Medicine & Scien-ce in Sports & Exercise, 2004http://journals.lww.com/acsm-msse/Fulltext/2004/05001/Analysis_of_Steeplechase_Hurdling_Strides.806.aspx

• Hunter Iain; Kathryn Ander-sen; Salley Koberlein “Gen-der differences in the 3000msteeplechase water jump”Medicine & Science inSports & Exercise, 2005http://journals.lww.com/acsm-ms-se/Fulltext/2005/05001/Gender_Differences_In_The_3000_Meter_Steeplecha-se.621.aspx

• Alfio Cazzetta“La tecnica del-la riviera nei 3000 siepi” – at-letica studi 4/2002 –

• Silvano Danzi “Particolaritàdel siepista e sviluppo polien-nale delle esercitazioni tecni-che tipiche della distanza” -2003 – corso allenatori spe-cialisti – http://www.fidal.it/fi-les/Danzi3000st.pdf

INTERNET

• (1) Scheda personale LinaAlainentalohttp://www.iaaf.org/athletes/biographies/co-untry=SWE/athcode=240753/index.html

• (3) Finale 3000 st maschilecampionati Europei Roma ’74http://www.youtube.com/watch?v=OXz_Ao--DhI

• (5) Hunter Iain, “SteeplechaseTechnique”, 2005, sito dedi-cato allo studio biomeccani-co delle gare con siepihttp://biomech.byu.edu/stee-plechase/index.html

• (8) Sito da cui scaricare i vi-deo del convegno di Ivreahttp://www.4shared.com/dir/32490842/8b96d3ac/Esercizi_tecnica_per_giovane_m.html

L'importanza della tecnica nel-lo sviluppo della velocità e del-l'efficacia del gesto sportivonelle prestazioni del mezzofon-dista veloceGianni Ghidini

Si prenderanno in esame le risul-tanze dei test, delle gare e dei piùsignificativi mezzi di allenamento di3 ottocentisti italiani: Benvenuti(Camp. Europeo ’94 e 5° alle Olim-piadi del 1992) e Andrea Longo(per 2 volte 5° ai mondiali 1999 e2003) (camp. Italiano 2002 e 2004)di 4 atleti Keniani: Bungei (Campio-ne Olimpico e P.B.1’42”34) Yiampoy(Bronzo ai Mondiali e P.B. 1’42”91),Timoty Kiptanui (4° alle Olimpiadi diAtene e P.B. 3’30”00 nei 1500 e1’44”56 negli 800;Gregory Koncel-lah Alias “Kamel”(campione delMondo e P.B.=1’42”79 e 3’31”86).

Partendo da queste convinzionifondamentali si è programmata lacrescita di Andrea Benvenuti, e as-sieme al coach Vladi Lego quella diFrancesco Roncalli. In maniera leg-germente diversa ma con gli stessiprincìpi coach Fabio Scapin ha pro-gettato la crescita sportiva di An-drea Longo.

1. “Nell’atleta giovane è di fon-damentale importanza l’a-spetto formativo, mentre perquello evoluto ci si preoccupafondamentalmente delle ca-pacità prestative. L’evoluzionedel giovane mezzofondistaveloce si snoderà con lo svi-luppo della resistenza gene-rale, della forza e della rapidi-tà nelle loro molteplici forme,della coordinazione generalee della corsa a vari ritmi.Nelcorso degli anni si focalizzeràsempre più l’attenzione anchesulla necessità di incrementa-re la resistenza specifica.”

2. “Influenzano in modo decisivola prestazione del corridorealcuni aspetti delle capacitàcoordinative ed in particolarele capacità di ritmizzazione edi controllo dinamico delle

spinte: infatti tanto più elevataè l’abilità di un atleta nelleesercitazioni che ampliano leesperienze attorno al gestosportivo, tanto più efficace èla trasformazione meccanicadella forza e perciò minore ilconsumo energetico.”

3. “La capacità di rapidità è de-terminata geneticamente dal-la quantità di fibre pallide omiste presenti nel muscoloscheletrico e dalla loro possi-bilità di mobilizzazione. An-che l’addestramento di que-sta capacità unito a quellocoordinativo migliora la pre-stazione rapida.”

4. “Nell’età della maturità sporti-va (dai 20 anni in poi) assie-me alle varie esercitazioni for-mative di endurance, di coor-dinazione, di rapidità e velo-cità si deve porre l’accentoanche sullo sviluppo dellaforza in tutte le forme utili perl’incremento della velocità,della tecnica alle varie veloci-tà di gara, della Velocità Ae-robica Massima e della resi-stenza specifica, con provepreparatorie e di sintesi. Tuttociò con la cura dei particolarie la efficace impostazionetecnica che si è acquisita ne-gli anni precedenti”

Breve analisi per temi e per svi-luppo cronologico del lavoro e deitest di Andrea Benvenuti coachGianni Ghidini

Benvenuti nel 1985 a 15 anni (ènato il 13 dicembre del ’69) aveva1’56”5 negli 800 e 50”7 nei 400,9”42 negli 80, 9’26” nei 3000; Neitest: 14,20 nel quintuplo – 28,62 neldecuplo- 8”64+ 18”40 nelle 40 e 80toccate di skip rapido.

Negli anni precedenti aveva so-prattutto curato l’aspetto coordinati-vo e di forza veloce, e incrementatosenza finalizzare troppo la potenzaaerobica: l’aspetto principale era la

91atleticastudi 2009/4

cura della tecnica di corsa, si privi-legiavano esercizi attorno al gestosportivo della corsa veloce, e nellacorsa pochi volumi e prove con am-pio recupero per favorire lo sviluppodell’aspetto tecnico e delle capacitàcoordinative.

Nel 1986 (16 anni)si approfondi-vano le esperienze nelle esercitazio-ni ritmiche della corsa veloce (fre-quenza e ampiezza), della forza, edello studio del ritmo per le varieprove che vanno dai 100mt ai 3000.Si portava a 1’52”1 + 49”4 + 9”21 ri-spettivamente negli 800-400-80 mtNei 3000: a 9’14”. E nei test: 14,78nel quintuplo- 30,24 nel decuplo-8”48+17”90 nelle 40 e 80 toccate diskip rapido.

Nel 1987 (17 anni) si è prosegui-to su questa falsariga ma una seriedi infortuni hanno limitato molto lasua crecita (1’51”77 indoor). Nei testha confermato i valori precedenti.

Nel 1988 (18 anni) si introduce-vano gradualmente:

- esercitazioni con leggere cin-ture (molleggi,1/3 di squat,divaricate e 1/2 squat/jump)

- prove veloci in salita dai 30agli 80 mt

- prove miste di Potenza Aero-bica Massima e capacità lat-tacida per es:1000+2x600+2x400)

- prove di sintesi e studio delritmo 500+300+200 (rara-mente e in occasioni impor-tanti) Risultati: Semifinalistaai Mondiali Juniores in Cana-da: e 1’49”6 negli 800 e3’48”5 nei 1500. Nei test:,31,04 nel decuplo, 9”05 negli80, 48”7 nei 400 e 16’06” nei5000; e 8”26+17”39 nelle40+80 toccate di skip rapido.

Nel 1989 (19 anni) si proseguivasulla stessa falsariga con questi ri-scontri: 48”2 nei 400, 1’48”83 negli800; nei test 31,66 nel decuplo,9”01 negli 80mt, 15’56” nei 5000,8”14+17”12 nelle 40+80 toccate diSkip Rapido,

Nel 1990 (20 anni) si sono intro-dotte esercitazioni con circuiti di for-

za speciale congiunti da tratti dicorsa a livello di soglia “i cosidetticircuiti modificati” e inoltre si sonoqualificate le prove vs la resistenzaspecifica (dai 400 ai 700mt) per mt2.800 totali. Risultati:400:48”0 +800: 4 crono tra 1’48”33 e 1’48”70;nei test: 11”12 e 8”97 nei100+80mt, nel decuplo alternato mt31,88; nei 5000:15’39”; nelle 40+80toccate di skip rapido: 8”04+16”86.

Nel 1991 (21 anni) si sono qua-lificate le prove di circuito modifi-cato e di Potenza Aerobica esten-siva (per esempio:5000 mt da 165a 185 battiti) --- potenziamento consovraccarico (1/2 squat, step, mol-leggi,es per glutei e bicipiti femo-rali-poche ripetizioni molto rapide -)--- sprint in salita e anche con cin-tura zavorrata fino a un totale mas-simo di 1.100 mt --- prove su di-stanze dai 400 ai 700 mt per un to-tale max di 3.600 e minimo di 1500mt.

Risultati: 1’46”76+3’43”8 nei1500. Nei test:8”96 e 11”08 nei mt.80 e 100 e decuplo alternato 32,40nelle 40+80+120 toccate di skip ra-pido: 7”96+16”55+25”88 e nei3000:8’42” e nei 5000:15’16”.

Nel 1992 (22 anni) si ha l’introdu-zione oltre le esercitazioni prece-dentemente eseguite di --- prove diforza resistente: 1/2squat, molleg-gi,step up,esercizi per glutei e bici-piti femorali per 20”>30”>40” per 3serie fino ad un massimo di 2’ totali.--- Sprint in salita o in piano con cin-tura zavorrata del 10% del P.C. finoad un massimo di mt. 1200 totali ---resistenza specifica = prove dai 400ai 700mt per un massimo di 4.200ed un minimo di 1.800 mt.

Risultati: 400=47”31---800=1’43”92-1000 = 2’15”76--- 1500 =3’41”60; 5° alle Olimpiadi di Barcel-lona e vittorie nel Grand Prix: Gol-den Gala, Oslo, Montecarlo, e la fi-nale del Grand Prix a Torino ’92.

Nei test: 80 mt=8”82, 100mt10”86, decuplo alternato = mt.33,66, nelle 40+80+120 toccate diskip rapido= 7”89+16”32+25”26.Nei 5000mt 14’48”.

Breve analisi per temi e per svi-luppo cronologico del lavoro e deitest di Andrea Longo Coach: FabioScapin

A 16 anni si allenava 3 volte lasettimana,risultati: 54”2 nei 400 e2’01”1 negli 800

– 1 allenamento dedicato allatecnica di corsa e alle anda-ture tecniche della corsa

– 1 dedicato a prove di sprint– 1 dedicato all’aerobia e insie-

me di potenziamento genera-le (“cura Fisica”)

A 17 anni nei test ed in garaconseguiva: 23”7 nei 200+51”1 nei400+1’57”9: 800 con 4 allenamentisettimanali:

– Uno dedicato alle andaturetecniche e all’aspetto coordi-nativo

– Uno dedicato alle varie formedi sprint

– Uno a delle prove miste dipotenza aerobica e capacitàlattacida

– Uno all’aerobia estensiva +po-tenziamento generalizzato.

A 18 anni nei test e in gara con-seguiva: 200=22”8+400=49”8+800=1’51”9 con 5 allenamenti setti-manali:

– 2 sedute di tecnica+andaturetecniche

– 1 di aerobia estensiva+po-tenziamento generalizzato

– 1 di potenziamento Specifico(inverno) o 1 di resist.alla ve-locità (primavera)

– 1 di pot. aerobica (inverno) o1 di prove miste v/s la resist.specifica (primavera)

A 19 anni conseguiva: 22”5 nei200+48”9 nei 400 + 1’48”87 negli800+3’51”1 nei 1500 con 6 allena-menti settimanali in inverno e 7 inprimavera:

– 2 dedicati alla tecnica ed alleandature tecniche

– 1 dedicato all’aerobia esten-siva+potenziamento genera-lizzato

– 1 al potenziam specifico in in-verno (anche con pesi) osprints in salita (primavera)

atleticastudi 2009/492

– 1 alle prove miste verso la re-sistenza specifica in pista

– 1 di potenza aerobica– 1 di resistenza alla velocità in

primavera A 20 anni conseguiva nei

400:49”5 + negli 800:1’48”85+ nei1500:3’48”87 con 6-7 Allenamentisettimanali:

– 2 di tecnica+ andature tecni-che della corsa

– 1 di aerobia estensiva + po-tenziamento generalizzato

– 1 di potenziameno specifico(inverno) o 1 di sprint in salita(in primavera)

– 1 prove miste di preparazio-ne alla resistenza specifica inpista

– 1 di potenza aerobica– 1 di resistenza alla velocità

(in primavera)A 21 anni consegue nei test:

22”5nei200 e in gara: 48”65 nei400+1’45”23 negli 800 con 9 allena-menti settimanali:

– 2 di tecnica ed andature tec-niche anche in forma resi-stente

– 1 di aerobia estensiva+po-tenziamento generalizzato

– 1 di potenziamento specifico(in inverno anche con pesi)

– 1 di potenza aerobica frazio-nata (inverno) o di pot. aero-bica mista (primavera)

– 1 di fondo medio,in varie for-me, in inverno## corto veloceo fartlek in primavera

– 1 di sprint in salita o traino(in-verno)

– 1 di sprint in pista (primavera)– 1 di capacità o potenza latta-

cida in primaveraA 22 anni consegue nei test: 22”1

nei 200 e in gara: 45”9 nei 400 (instaffetta da lanciato) + 1’44”40 negli800 con 9/10 allenamenti settimanali:

– 2 di tecnica o andature tecni-che della corsa anche in for-ma resistente

– 1 di aerobica + potenziamen-to generalizzato in inverno

– 1 di potenziamento con pesi(in inverno anche con sprint)

– 1 di potenza aerobica frazio-nata in inverno o mista in pri-mavera

– 1 sprint in salita o con traino– 1 di fondo medio in varie for-

me (inverno) – di corto veloceo fartlek (primavera)

– 1 di potenza o capacità latta-cida in primavera

– 1 di sprint in pista in primavera.A 23 anni conseguiva nei test*:

22”1*+ in gara: 46” (in staffetta)+1’43”86+3’45”19 nei 1500 con 10allenamenti settimanali

– 2 di tecnica+andarure tecni-che della corsa anche in for-ma resistente

– 1 di aerobia estensiva + po-tenziamento generalizzato

– 1 di potenziamento con pesi(in inverno anche con sprint)

– 1 di potenza aerobica frazio-nata (in inverno) mista in pri-mavera

– 1 di fondo medio in varie forme– 1 o 2 di lavoro intermittente– 1 di sprint in salita o con traino– 1 di sprint in pista in primaveraA 24 anni conseguiva nei test:

200=21”95 e nei 400=46”9 e in ga-ra + 800=1’43”93 con 11/12 allena-menti settimanali:

– 2 di tecnica o andature tecni-che anche in forma resistente

– 1 di aerobia estensiva + po-tenziamento generalizzato

– 1 di circuit training (in inverno)– 1 di potenziamento con pesi+

sprint in inverno– 1 di potenza aerobica frazio-

nata– 1 di fondo medio in varie forme– 1 o 2 di lavoro intermittente– 1 di sprint in salita o con traino– 1 di potenza o capacità latta-

cida in primavera– 1 di sprint in pista in primavera.A 25 anni consegue nei 200:

21”9+400=46”65+800= 1’43”74con 12-13 allenamenti settimanali:

– 2 di andature tecniche e tecni-ca (anche in forma resistente)

– 1 di aerobia estensiva + po-tenziam. Generalizzato

– 1 di circuit training in inverno

– 1 di potenziamento con so-vraccarico+ sprint (in inverno)

– 1 fondo medio in varie formein inverno di corto veloce ofartlek in primavera

– 1 o 2 di lavoro intermittente– 1 di interval training o fartlek– 1 di sprint in salita o con trai-

no in inverno– 1 lavoro intermittente– 1 di potenza aerobica mista

(prove con progressivo latta-to) in primavera

– 1 di potenza o capacità latta-cida

– 1 di sprint in pista in primavera

Breve analisi per temi e per svi-luppo cronologico del lavoro e deitest di Francesco Roncalli, coachVladi Lego in collaborazione conGianni Ghidini

Roncalli a 15 anni era un ragaz-zo esile con una buona agilità, ap-pena sufficienti doti di velocità, dis-crete capacità/potenza aerobica:nei test aveva questi riscontri:

10”2 negli 80 – 39”1 nei 300 -- 24,55 nel de-

cuplo da fermo e 8”85+18”70nelle 40+80 toccate di skiprapido e in gara: 600:1’26”5+1200:3’17”9+2000:6’13”

La strada come per Benvenutiera quella di privilegiare, accanto al-la costruzione organica, quella dellecapacità coordinative generali e perla corsa, della rapidità, della forzaveloce, della ritmica della corsa.

A 16 anni si approfondivano leesperienze nelle esercitazioni ritmi-che della corsa veloce (frequenza eampiezza), della forza, e dello stu-dio del ritmo per le varie prove chevanno dagli 80 ai 1500: miglioravaalcune caratteristiche di rapidità, diforza veloce e di endurance. Otte-nendo in gara: 800m 1'57"2 - 1500m4'01"9 e nei test: 9”9 negli 80 -- 52”8nei 400 --26,20 nel decuplo da fer-mo e 8”70+18”40 nelle 40+80 toc-cate di skip rapido.

A 17 anni incrementava soprat-

93atleticastudi 2009/4

tutto alcune caratterisiche di forzaveloce e la tecnica di corsa sul lan-ciato con questi riscontri in gara:800m 1'53"65 + 1500m 4'00"

E nei test 9”7 negli 80 / 27,40 neldecuplo da fermo / 51”2 nei 400 /8”55+18”05 nelle 40+80 toccate diskip rapido.

A 18 anni si introducevano gra-dualmente:

– esercitazioni con leggere cin-ture (molleggi, 1/3 di squat,divaricate e 1/2 squat/jump)

– prove veloci in salita dai 30agli 80 mt

– prove miste di Potenza Aero-bica Massima e capacità lat-tacida: 1000+2x600+2x400:migliorava la decontrazionealle varie velocità, lavoravasu diverse frequenze nellacorsa veloce, e otteneva: ingara 800m 1'50"82 / 1500m3'57"00

Nei test: 9”5 negli 80 / 49”9 nei400 / 8”46+17”90 nelle 40+80 toc-cate di skip rapido / 9’03” nei 3000 /28,35 nel decuplo da fermo.

A 19 anni aumentavano progres-sivamente i lavori di forza veloce,anche con brevi sprint in salita e lecapacità di destreggiarsi attorno alritmo gara nelle prove che avevanoun range da 13” a 14” nei 100 mt. Eotteneva negli 800m 1'49"2

Nei test: 9”4+11”6 negli80+100mt / 49”6 nei 400 /8”46+17”70 nelle 40+80 toccate diskip rapido / mt. 29,50 nel decuploalternato / 8’56” nei 3000

A 20 anni si sono introdotte eser-citazioni con circuiti di forza specia-le congiunti da tratti di corsa a livel-lo di soglia “ i cosiddetti circuiti mo-dificati” e confermava il trend di pro-gresso nelle prove veloci, migliora-va la potenza aerobica e le prove dirapidità e forza elastica: nella garadei mt 800 faceva 1'48"62.

Nei test: 9”2+11”4 negli80+100mt / 49”0 nei 400 /8”34+17”10 nelle 40+80 toccate diskip rapido / mt. 29,30 nel decuploalternato / 8’44” nei 3000

A 21 anni un serio infortunio limi-

tava il training e le gare: faceva ne-gli 800:1'50"24

A 22 anni oltre le esercitazioniprecedenti si l’introduzione di:

– prove di forza resistente: 1/2squat, molleggi, step up,esercizi per glutei e bicipitifemorali per 20”>30”>40” per3 serie fino ad un massimo di2’ totali.

– Sprint in salita o in piano concintura zavorrata del 10% delP.C. fino ad un massimo dimt. 1200 totali.

Migliorava ancora nelle proveveloci e di resistenza alla velocità,nella forza elastica e nell’efficaciameccanica della corsa, ottenevanelle gare: 800m 1'47"76 (vinceva icampionati italiani) e 1500mt: 3'48"0e nei test:

Nei test: 9”15+11”34 negli80+100mt / 48”55 nei 400 /8”07+16”48 nelle 40+80 toccate diskip rapido / mt. 30,40 nel decuploalternato / 8’38” nei 3000

A 23 anni proseguiva sulla falsa-riga dell’anno precedente: correvagli 800 mt. in 1'48"33 e arrivava 2° aicampionati italiani, anche i test con-fermavano le prestazioni ottenute a22 anni.

A 24 otteneva un netto migliora-mento nelle prove di velocità e di re-sistenza alla velocità, nelle prove diritmica della corsa e di resistenzaspecifica, d rapidità e forza elastica;correva gli 800 mt. in 1'46"71 e1’46”90; vinceva il titolo italiano.

Nei test: 9”04+11”12 negli80+100mt / 48”12 nei 400 /7”81+16”08 nelle 40+80 toccate diskip rapido / mt. 32,20 nel decuploalternato / 8’27” nei 3000

Breve analisi per temi e per svi-luppo cronologico del lavoro e deitest di Bungei, Yiampoy, Kamel e Timoty Kiptanui

Con l’arrivo a Bussolengo – Vero-na – (primavera del 99) di: WilfredBungei, William Yiampoy, BensonKoech e Peter Biwot ho scoperto che

le loro buone prestazioni non eranofrutto di una preparazione analoga al-la nostra. Bensì di una notevole po-tenza aerobica estensiva unita aduna formidabile capacità lattacida,frutto di personali e anche atavichecorse prolungate sugli gli altipiani fat-te per la sopravvivenza;ma anche diallenamenti molto dedicati all’aerobianelle sue molteplici espressioniestensive (Fartlek, lunghi progressivifino e oltre la soglia anaerobica, sem-plici lavori intervallati) e al gusto dellacorsa veloce-prolungata (anaerobi-ca) che molti ragazzi keniani esercita-no come gioco di supremazia.

Lo sviluppo della componenteforza era delegato ai vari modi dicorrere le salite e ad una vita in na-tura:salire sulle piante, lavorare fisi-camente e ai vari giochi d’infanzia,ai balzi e salti legati ai riti tribali (peresempio le danze Masai).

Tutti, a loro modo, non erano perniente abili nelle nostre esercitazionicoordinative, a digiuno di andaturetecniche della corsa e di esercitazio-ni speciali per lo sviluppo della rapi-dità ed avevano sviluppato delle for-me di resistenza specifica con pochimezzi non sempre graduali e perso-nalizzati. Nel decuplo alternato Bun-gei e Yiampoy non superavano i 25mt,nelle 40 toccate di skip rapidonon scendevano sotto i 9” 00 (deno-tavano disabitudine a queste prove),in compenso correvano rispettiva-mente i 400 in 47”8 e 47”5 gli 800 in1'47”5 e 1’46”8 e nel test sui 10”96 e10”88 e nei 3000=8’52” e 8’26”

Hanno ampliato il ventaglio delleesperienze motorie introducendoesercitazioni coordinative, di rapidi-tà, di forza a carico naturale, di rit-mica della corsa veloce (ampiezzae frequenza), di potenza aerobicamassima> verso la resistenza spe-ciale, di velocità lanciata, di studiodel ritmo gara.

Nelle prove velocità,di decuploalternato e rapidità erano diventati +abili e forti:

Yiampoy = negli 800 1’44”38 neitest: 27.40 nel decuplo alternato /nei 100:10”80 / 8’18” nei 3000 /

atleticastudi 2009/494

8”52+17”34 nelle 40+80 toccate diskip rapido.

Bungei a 19 anni: 1’45”10+10”89 nei 100 / 28.10 nel decuplo /nei3000: 8’41” e 8”57 / 17”70 nelle40+80 toccate di skip rapido.

Koech: 3’32”9 nei 1500, Biwot: 1’45”15 negli 800.Negli anni successivi si sono an-

cora ampliate le esperienze di ritmi-ca della corsa (con esercitazioni dicorsa ampia e /o frequente a diffe-renti velocità: cioè 11” >> 12”>>13”>>14” per 100 mt), con esercita-zioni di resistenza alla rapidità; diforza veloce e resistente anche concinture, di sprints in salita e in piano.

Queste esercitazioni hanno tro-vato il loro sbocco naturale nelleprove di velocità e resistenza allavelocità, di potenza e capacità latta-cida, di resistenza specifica, e dipotenza aerobica massima.

In seguito sono arrivati a correrenel 2001: Bungei a 21 anni =1’42”96 (2°ai ai mondiali di Edmon-ton) e nel 2002: 1’42”34: 5° presta-zione all time.

Progressivamente sono migliora-te tutte le prestazioni nei test: nei3000:8’28” (in un finale di un pro-gressivo di mt 4000 (3’10”+2’57”+2’49’+2’42” fatto nell’agosto del2002) / 10”65 nei 100mt / 21”34 nei200 / 45”07 nei 400 / nel decuplo dafermo: 32,24 / nelle 40+80+ 120toccate rapide skip: 7”95+ 16”40+25”80 (test fatti in uno stage a Da-vos nell’Agosto del 2003) ai primi disettembre vinceva con 1’42”52 gli800 del G.P. di Bruxelles, battendo ifinalisti dei mondiali di Parigi.

Yiampoy: si portava a 1’43”00 nel2001(4° ai mondiali di Edmonton e 3°a quelli di Helsinki 2005) e a 1’42”91nel 2002 e 3’34” nei 1500. Nei test:10”60 nei 100 / 45”48 nei 400 / 8’03”nei 3000 / 30,68 nel decuplo da fer-mo / nelle 40+80+120 toccate di Skiprapido: 7”85+16”30+25”45.

Nel 2002 Timoty Kiptanui aveva3’40”6 nei 1500 / 1’47’8 negli 800;nei test fatti nella primavera del2003: 11”5 nei 100 / 48”9 nei 400 /26,40 nel decuplo da fermo / 8’24”

nei 3000 e 8”96 / 18”70 nelle 40+80toccate di Skip rapido.

Gregory Koncellah (divenutopoi Jushuf Kamel col Barhein) ave-va nel 2002:1’47”6 negli 800 / neitest fatti nella primavera del 2003:11’5 nei 100 / 48”9 nei 400 / 27,80nel decuplo da fermo / 8’42” nei3000 progressivi + 8”84 / 18”90 nel-le 40 + 80 toccate di skip rapido.

Negli anni successivi avvalendo-mi dell’ esperienze fatte con Bungeie Yiampoy

– naturalmente con alcune dif-ferenze individuali nelle varieesercitazioni

– Kiptanui e Koncellah nel 2003e 2004 progredivano sino aportarsi:

– Timoty Kiptanui a 3’30”00 e4° nei 1500 alle Olimpiadi diAtene del 2004, e 1’44”56 ne-gli 800; nei test: 11”03 nei100 / 47”60 nei 400 / 8’04”nei 3000 / 29,76 nel decuploda fermo / 8”12+ 16”90+26”08 nelle 40+80+120 toc-cate di Skip.

Gregory Koncellah (Kamel):1’43”11 negli 800 e nei test: 10”92 nei100 + 46”95 nei 400 + 8’18” nei 3000progressivi + 31,80 nel decuplo dafermo e 8”04+16”60+25”48 nelle40+80+120 toccate di skip rapido.

Conclusioni

L’atleta europeo solitamente co-mincia una vera attività di trainingall’età di 11/12 anni: progressiva-mente deve andare a pescare nelsuo bagaglio motorio molte caratte-ristiche neuro-motorie che negli annidell’infanzia e della prima giovinez-za sovente sono sopite, non vengo-no esercitate.

Per cui l’avviamento alla praticasportiva prevede oltre la cura dellevarie capacità condizionali (forza,velocità, resistenza, mobilità/flessi-bilità…..) anche la cura della coordi-nazione semplice e poi complessa,della ritmica nei movimenti semplici,e via via più complessi, poi nella

corsa lenta, in quella veloce e an-che con ostacoli.

e’ questa la strada che i 3 atletiitaliani hanno seguito, dando pari di-gnita’ nella loro costruzione agliaspetti condizionali e tecnico/coordi-nativi, sin dall’ inizio della loro praticasportiva. All’apice della loro carrieraquelle esercitazioni tecniche e condi-zionali che nell’ età giovanile vengo-no eseguite in maniera semplice (co-me a seminare delle potenzialità inun terreno fertitile) vanno via via aperfezionarsi, ad accompagnere piùda vicino il gesto sportivo della lorogara, sino a diventare esercitazionitecnico/condizionali di studio del ge-sto, del ritmo o della velocità di gara:quindi il massimo della specificità.

In maniera diversa gli atleti afri-cani, vivendo in ambienti naturali,per vivere corrono veloci o a lungo,saltano i fossi, si arrampicano sullepiante, imparano a lavorare manual-mente (legno, argilla, i tessuti, icampi etc…) hanno cioè sviluppatonei millenni notevoli abilità condizio-nali e coordinative.

Tali abilità sono specifiche per lavita quotidiana, ma a volte risultanoancora troppo generiche per la cor-sa (specie quella con ostacoli oquella veloce).

Per cui anche loro necessitanodel training per primeggiare; ma nonsolo un training che ripeta accen-tuandole le modalità della vita pre-cedente, bensì uno che partendo daun’analisi delle qualità e delle lacunedi ognuno, ampli- arricchisca connuove metodiche ed esrcitazionispeciali il loro bagaglio motorio.

E’ questa la strada che i 4 atletikeniani citati hanno percorso, conl’introduzione di esercitazioni tecni-che, di forza veloce e di ritmica del-la corsa dai 20 anni in poi.

Ciò non significa che anche conloro non si possa cominciare da gio-vani tali esercitazioni, penso che neavrebbero un vantaggio, come di-mostrano le esperienze dei variCampus gestiti da bravi allenatorieuropei e ora anche africani in moltipaesi dell’Africa.

95atleticastudi 2009/4

Un’interessante esperienza aiCampionati Europei Juniores didecathlonRenzo Avogaro

Sono trascorsi molti anni dallamia prima esperienza internazionalecome allenatore del settore giovanile,infatti l’ultima volta che ho seguito undecathlon junior è stata una dellepiù esaltanti trasferte internazionali, imondiali Juniores di Sudbury, anno1988, dove oltre a seguire il saltatorecon l’asta Gianni Iapichino, l’alloraCT della giovanile Augusto D’Agosti-no mi chiese di seguire anche il de-catleta campano Luciano Asta e l’al-lora sedicenne eptatleta padovanaIfeoma Ozoese.

E’ d’allora che un decatleta italia-no non riesce a raggiungere il mini-mo di partecipazione ad una gara in-ternazionale giovanile di decathlonad eccezione del diciottenne romenoFranco Luigi Casiean che, a diciottoanni naturalizzato italiano, arriva a7037 pt. e partecipa ai mondiali diGrosseto 2004.

Nel 2009 due decatleti italiani han-no fatto il minimo (7000 pt.), prima aModena il lombardo Stefano Combi epoi a Grosseto l’emiliano Michele Cal-vi, che ha permesso a loro di parteci-pare ed al sottoscritto di assisterli co-me tecnico ai Campionati Europei Ju-niores di Novi Sad (Serbia).

In anni recenti il Centro Studi del-la Fidal ha pubblicato alcuni miei la-vori dove attraverso lo studio dellastatistica evidenzio, valuto e propon-go interventi tecnici e programmaticiper un razionale sviluppo della spe-cializzazione pluriennale delle provemultiple.

In questo articolo non ho intenzio-ne di fare paragoni con il passato macercare di studiare e valutare con l’e-sperienza di tanti anni vissuti suicampi sportivi (1) i risultati tecnici di

Breve relazione tecnica sulla clas-sifica del decathlon

Il vincitore il belga Thomas VanDer Plaetsen si è dimostrato il piùeclettico con risultati di ottimo valoretecnico nei salti (2,13m nell’alto),buoni i due lanci lineari (peso e gia-vellotto) ed anche se non molto rapi-do nei 100m (11”45) ben preparatoin tutte le altre corse ed in particolarecon gli ostacoli.

Lo svedese Peter Olson ha otte-nuto ottimi risultati nei due salti in ele-vazione (4,90m nell’asta), buoni intutte le corse ma decisamente moltocarente nel lancio del giavellotto.

Il tedesco Kai Kazmirek ottimonello sprint, particolarmente efficacenel giro di pista (47”11) ed in tutti e trei salti, buoni i lanci del disco e del gia-vellotto, scarso nel lancio del peso.

L’altro tedesco Maximilian Gildeottimo nei lanci e nei salti in lungo econ l’asta.

L’inglese Daniel Gardiner velocesenza e con ostacoli, buono nel saltoin lungo e nei due lanci del peso edisco.

L’italiano Michele Calvi settimodopo sette gare con PB nel salto inlungo, nei 400m, nei 110H e nel di-sco, purtroppo ha concluso all’undi-

cesimo posto in classifica finale per-ché non ha retto al caldo, alla faticaed alla tensione nelle tre gare finalidove ha totalizzato appena 1724 pt.

L’altro italiano Stefano Combi purmigliorando tre PB nel lungo con7.21m, nei 400m con 50”02 ed astacon 4.00m non ha potuto raggiunge-re il suo punteggio personale per ipostumi di una infiammazione al go-mito del braccio lanciante che ine-sorabilmente gli ha precluso buoni ri-sultati nei tre lanci.

La velocità sui 100m e le altre spe-cialità correlate

La capacità di correre veloci i100m ha senz’altro una positiva cor-relazione con il salto in lungo, i 400med i 110H, ma come vediamo stu-diando la tabella sopra riportata nonè sempre vero.

Il salto in lungo e gli ostacoli sonodecisamente condizionati dalla tec-nica esecutiva specifica.

La differenza tra il tempi di per-correnza dei 110H e dei 100m dà unidea abbastanza correlata sulla tec-nica di passaggio e sulle capacitàritmiche tra gli ostacoli, infatti un indi-ce ben al di sopra dei tre secondi(Pasiak, Kazmirek, Hedvikat) è un in-dice negativo, mentre un indice sottoi tre secondi evidenzia una buonatecnica (Van Der Plaesten ed Olson).

Un discorso a parte sono i400m,infatti senza dubbio una baseelevata di velocità sui 100m può in-fluenzare positivamente la gara dei400m ma non è categorico, assolutoperché intervengono specialmente alivello juniores altri fattori importanticome l’esperienza e di conseguenzala capacità di distribuzione dellosforzo e la capacità di resistenza mu-scolare che rappresenta un fattore li-mitante la prestazione del giro di pi-sta. Infatti tre decatleti, nonostantetempi sui 100m non esaltanti, hannoottenuto buoni risultati cronometricinei 400m. La correlazione positiva tra100m e 400m nella categoria juniornon è ancora generalmente consoli-

Nazione N°

BEL 1SWE 3GER 2GBR 3AUT 1CZE 3FIN 2

Nazione N°

ITA 2RUS 3FRA 2SVI 2POL 1ISL 1EST 2

(1) Dal primato nell’octathon di GianniStecchi nel 1975 ai primati nell’eptathlon edecathlon allievi di Gianni Iapichino nel1986 e dal 1995 ad oggi come responsa-bile del decathlon nazionale.

Tabella 1 - Partecipanti al decathlon pernazione

Novi Sad considerando particolar-mente i momenti e le specifiche si-tuazioni nelle quali si sono sviluppatie cercando di capire ed evidenziaregli aspetti tecnici e dinamici, agoni-stici e psicologici che hanno per-messo a questi giovani atleti di con-cludere brillantemente il decathlon.

data, infatti su 12 migliori tempi sui100m solo 7 hanno ottenuto buoni ri-sultati sui 400m con tempi inferiori a50”2 mentre gli altri 4 tempi di buonvalore tecnico sono stati ottenuti daatleti con tempi relativamente peg-giori sui 100m (da 11.45 a 11.72).

dizionali (asta, giavellotto e 1500m)c’è una modesta alternanza nelle po-sizioni di testa, mentre per i succes-sivi piazzamenti (dal 7° al 12° in clas-sifica) l’alternanza e le variazioni nel-le varie posizioni di classifica sonoben più evidenti, infatti

Pasiak da 10° posto in classificaprima dell’asta al 7°,6° al 7° in finale.

Taskinen da 14° posto in classificaprima dell’asta al 13°, 11° al 9° in finale.

Bryant da 15° posto in classificaprima dell’asta al 15°, 14° al 10° in fi-nale

Calvi da 7° posto in classifica pri-ma dell’asta al 11°, 10° al 11° in finale

Hedvirak da 9° posto in classificaprima dell’asta al 10°, 15° al 12° in fi-nale

Quest’ultima valutazione statisticaevidenzia e stimola a tenere in consi-derazione alcuni aspetti tecnici chenel momento critico (la fase finale)possono influenzare positivamente onegativamente altri aspetti comple-mentari importanti per concludere increscendo una specialità così com-plessa e faticosa come il decathlon:

- la certezza, la sicurezza, laconsapevolezza d’avere a dis-posizione un potenziale tecni-co e dinamico proprio nel mo-mento più critico, quello finaleche presenta un grande accu-mulo di fatica fisica e mentale

atleticastudi 2009/496

Gara Risultatofino a

100m 11”18Lungo 7.20mPeso 14.02mAlto 1.95m400m 49”67

Gara Risultatofino a

110H 14”63Disco 40.42mAsta 4.40mGiavellotto 54.32m1500m 4’44”58

Tabella 3 - Risultati tecnici valutati buoniper la categoria junior del de-cathlon

Decatleta 100m lungo 400m 110H Differenza 110H/100m

Olson 11.18 14.12 2”54Distelberg 10.88 7.38 49.34 14.18 3”30Hedvicak 10.90 48.09 14.60 3”70Gardiner 10.97 7.47 14.61 3”64Calvi 11.07 14.21 3”14Guest 11.12 7.33 49.25Gilde 11.28 7.45 14.83 3”65Pasiak 11.22 7.38 15.12 3”90Kazmirek 11.15 7.25 47.11 15.03 3”88Van Der Plaetsen 11.45 7.24 14.27 2”82Larusson 11.29 48.56 14.61 3”32

Tabella 4 - Correlazione tra sprint, salto in lungo, 400m e 110H

Decatleta Naz Punteggio Class. dopo Cl. dopo Cl. Dopo Cl. Punteggiofinale Finale 9 gare 8 gare 7 gare Ultime 3

VanDer Plaetsen BEL 7769 1 7115 1 6401 2 5670 1 2099Olson SWE 7734 2 7011 2 6529 1 5649 2 2085Kazmirek GER 7639 3 6997 3 6344 4 5613 4 2026Gilde GER 7552 4 6946 4 6220 5 5489 5 2063Gardiner GBR 7509 5 6887 5 6370 3 5668 2 1841Distelberger AUT 7396 6 6765 7 6220 5 5489 5 1907Pasiak CZE 7331 7 6771 6 6209 7 5390 10 1941Helcelet CZE 7286 8 6675 9 6092 9 5419 8 1867Tasckinen FIN 7254 9 6602 11 5919 13 5100 16 2154Bryant GBR 7193 10 6530 14 5726 16 5084 17 2109Calvi ITA 7179 11 6626 10 6072 11 5455 7 1724Hedvicak CZE 7178 12 6489 15 6081 10 5408 9 1770Rosenquist SWE 7174 13 6682 8 5958 12 5341 12 1833Guest GBR 7144 14 6579 13 6145 8 5385 11 1759Sviridov RUS 7069 15 6586 12 5885 14 5268 13 1801Fenrich FRA 7009 16 6121 22 5442 22 4740 23 2269Antille SVI 7001 17 6399 16 5882 15 5209 14 1792

Tabella 2 - Partecipanti al decathlon per nazione

Evidenziando, ripetendo quantodetto precedentemente, ossia perbuoni risultati sul giro di pista sononecessarie:

- una buona resistenza muscola-re (dinamica ed energetica)

- una buona distribuzione dellosforzo (esperienza e tattica).

Una proposta nuova da valutare at-tentamente

Dalla Tab.2 studiando l’andamen-to della classifica finale e delle clas-sifiche provvisorie quando mancanotre, due ed una gara si nota che tra iprimi sei piazzamenti, in base allespecifiche capacità tecniche e con-

97atleticastudi 2009/4

quando ci si avvicina alla con-clusione che definisce il pun-teggio, la classifica , il piazza-mento, il podio ed il vincitore.

A tal scopo mi domando in modosemplice, pratico come si può senti-re un decatleta che si avvicina allaconclusione della gara, quali posso-no essere i necessari stimoli chenonostante il momento di grande fati-ca gli permettono ancora di concen-trarsi e di seguire le ultime indicazio-ni dell’allenatore per effettuare gesticosì complessi, condizionati da innu-merevoli varianti come il salto conl’asta, il lancio del giavellotto ed infi-ne come riesce a raccogliere tutte leenergie rimaste per concludere laprova di corsa correndo con il massi-mo impegno.

Le capacità dinamiche, coordina-tive e tecniche necessarie si acquisi-scono attraverso un’esperienza plu-riennale d’allenamento mirato e lecompetizioni sono momenti d’ulterio-re possibilità di miglioramento in par-ticolare se l’approccio e la prepara-zione alla specifica gara è funzionale.

Il salto con l’asta

- Inizio del riscaldamento specia-le e specifico:alla quarta gara della giornataconclusiva il decatleta ha giàraggiunto un buon riscalda-mento generale, adesso ha bi-sogno di riportare alla mente imomenti salienti della tecnicaesecutiva di salto e contempo-raneamente preparare progres-sivamente le spalle e la schienaalla competizione. Allo scopoesegue alcuni esercizi tecnicicon rincorsa corta di 4/6 passiper la presentazione-stacco.

- Numero dei salti con rincorsacorta: 4-6 prove

- Numero di sospensioni con rin-corsa completa: 2 prove

- Numero di salti con rincorsacompleta e con superamentoasticella a misura media in ba-se al proprio PB : 1-2 prove

- Scelta della misura d’ingresso:

viene fatta in base al proprioPB, alle condizioni climatiche,alle prove precedentemente ef-fettuate, alle condizioni di stan-chezza psicofisica. Facciamo un esempio per unPB di 4.80m il decatleta gene-ralmente inizia a 4.20-4.40m (Tab. 5)

- Scelta dell’asta per la misurad’entrata: in base agli ultimi al-lenamenti ed alle prove effet-tuate in riscaldamento l’astad’ingresso non deve essere nétroppo morbida né troppo dura,ossia di durezza tale da porre iritti ad una distanza media in-torno ai 50cm.

- Scelta della progressione: saledi 20cm in 20cm così d’arrivarea saltare vicino al proprio PBdopo circa 5/8 prove tra buonee nulle.

- Cambio delle aste durante laprogressione: almeno tre aste,infatti dopo l’asta d’ingresso,già alla seconda ed alla terzamisura è meglio cambiare l’astaed infine usare l’asta più tonicaper le misure vicine al PB. Dinorma si cambia l’asta quandocon l’attrezzo precedente si èeffettuato il salto con i ritti di-stanti 80cm.

- Numero delle prove complessi-ve: se le prime tre misure sonosuperate alla prima prova, i salticomplessivi possono esserecirca 8, ma spesso nelle gare disalto con l’asta del decathlon ilnumero dei salti sono ben dipiù (anche 11/13) aumentandoinesorabilmente l’accumulo difatica per le gare successive.Esempio gara di alcuni decatle-ti ai recenti Mondiali di Berlino:

Il lancio del giavellotto

- Inizio del riscaldamento spe-ciale e specifico: nel lanciodel giavellotto minori sono lecomponenti tecniche condi-zionanti rispetto al salto conl’asta , pertanto la fase di ri-scaldamento è più semplicema pur sempre molto impor-tante non solo per la gara im-minente ma anche per ovviaread eventual i in for tuni a l laspalla ed al gomito che po-trebbero precludere gli allena-menti e le competizioni suc-cessive. Pertanto il decatletaeffettuerà un certo numero dieserci taz ioni d i s t retchingspeciale e specifico usando ilgiavel lotto per predisporre

particolarmente la spalla allancio più dinamico:

- Numero dei lanci con rincorsacorta: dopo lo stretching si effet-tuano un certo numero di lancicompleti con traiettoria tesa conun solo incrocio (sx-dx-sx): 6R

- Numero dei lanci con rincorsacompleta: dopo alcune provedella rincorsa completa, effet-tuare alcuni lanci con intensitàprogressiva ma non massimale:3R

- Impegno dinamico nelle tre pro-ve: se durante il riscaldamentospecifico tutto è andato bene, ilprimo lancio è importante comegli altri due per raggiungere ilPB, pertanto è importante sfrut-tare i tre lanci al massimo del-l’intensità.

Decatleta Risultato Misura inizio Numero salti

El Fassi 4.80m 4.20m 13Raja 4.80m 4.40m 09Nedwdick 4.80m 4.30m 11Kasyanov 4.80m 4.40m 11Behrenbruch 4.80m 4.20m 14

Tabella 5 - Decatleti che hanno superato i 4.80m ai Mondiali di Berlino

I 1500m

- Inizio del riscaldamento: unamezzoretta prima dell’orario dipartenza riprendere a correre inmodo continuo per 10 minuti aritmo da lento a progressivo,poi effettuare alcuni allunghi sui100m a ritmo di gara (18”50 percirca 4’40” o 18”00 per 4’30”).

- Conoscenza della distanza dapercorrere: gli allenamenti delperiodo di preparazione, le ga-re precedenti hanno certamen-te lasciato le giuste sensazionitali da conoscere l’impegno, ladistanza da percorrere e sape-re come si deve sviluppare il rit-mo di gara.

- Distribuzione dello sforzo: l’a-spetto evidenziato precedente-mente dà senza dubbio un’i-dea di come deve svilupparsila gara.

- Tattica non solo per cercare diprendere punti ai diretti avver-sari ma anche per prendere ilgiusto “treno” per un ritmo dicorsa adeguato e coerente conle proprie possibilità di resisten-za: in questo aspetto subentra ilcarattere, la personalità, la cer-tezza di poter osare qualcosadi più del proprio ritmo, masempre con accortezza, concoscienza delle proprie possibi-lità perché una distribuzionedissennata porterebbe inesora-bilmente ad un risultato cata-strofico. Importante ed in lineacon quanto detto fino ad ora

ed estremamente positivo deveessere appunto l’aspetto tattico,ossia la possibilità di correre i1500m in gruppo e mai isolati(c’è una bella differenza!).

In precedenza ho evidenziatopunti forti e punti deboli che fannoparte del bagaglio condizionale tec-nico di ciascun decatleta.

Pensando a quante possibilità cisono d’alternanza tra punti deboli epunti forti viene naturale pensare acome può sentirsi un decatleta chesa, è cosciente che nel finale dellagara ha punti deboli rispetto ad altriche invece hanno punti di forza.

Addirittura la consapevolezza diessere più forti nella seconda giorna-ta può addirittura aiutare psicologi-camente a lottare nella prima, adesempio nella gara conclusiva dei400m od a superare momenti d’in-certezza facilmente riscontrabili neigiovani atleti.

In Italia abbiamo avuto decatletidi buon livello ma alcuni erano mol-to forti nella prima giornata, esem-pio per tutti è quel William Frullaniche nei tempi migliori (2001/02) eraalla pari con i migliori del Mondo fi-no ai 110H compresi per poi naufra-gare nelle tecniche esecutive dellegare più complesse come il lanciodel disco,il salto con l’asta ed il lan-cio del giavellotto. Inoltre i risultatimodesti ed il progressivo aumentodello stress psicofisico dovuto allafatica, alle eventuali condizioni at-mosferiche non era supportato dauna convinzione tale da permetterglidi terminare la competizione lottan-

do almeno fino alla fine nei conclusi-vi 1500m.

ConclusioniQuesto breve lavoro non vuol es-

sere un’imposizione di programma-zione unilaterale prediligendo alcunegare (asta, giavellotto e 1500m) ri-spetto alle altre, non bisogna mai di-menticare che il decatleta di valore èun atleta che può eccellere in alcunegare raggiungendo valori tecnici taliche gli permettono anche di compe-tere con gli specialisti (lungo, ostaco-li, asta ) ma che deve comunquesempre cercare di migliorare le garecarenti secondo una strategia pro-grammatica pluriennale.

Anche gli ultimi Campionati Mon-diali di Berlino hanno evidenziatoche il vincitore, lo statunitense TreyHardee ed il secondo classificato ilgiovane cubano Leonel Suarez han-no raggiunto un grande equilibrio trai risultati ed i conseguenti punteggiin tutte le dieci gare del decathlon(Tab.6 e 7):

Il venticinquenne Hardee presen-ta relative carenze nel salto in alto enella gara conclusiva dei 1500m, maottime capacità tecnico-dinamichenel disco dove ha un PB di oltre 52m,nel salto con l’asta e nel lancio delgiavellotto.

Il ventiduenne Suarez presentauna sola relativa carenza nei 100mma raggiunge ben 2642 pt. nelle ulti-me tre gare con una punta di 75,19mnel lancio del giavellotto (PB oltre77m!).

atleticastudi 2009/498

100m lungo peso alto 400m 110H disco asta Giav. 1500m

10.45 7.83 15.33 1.99 48.13 13.86 48.08 5.20 68.00 4.48.91987 1017 810 794 903 993 830 972 859 625 8790 pt.

Tabella 6 - Risultati e punteggi del campione del mondo 2009 Trey Hardee 1984 USA

100m lungo peso alto 400m 110H disco asta Giav. 1500m

11.13 7.24 15.20 2.11 48.00 14.45 44.71 5.00 75.19 4.27.25832 871 802 906 909 917 761 910 969 763 8640 pt.

Tabella 7 - Risultati e punteggi del vice campione del mondo 2009 Leonel Suarez 1987 CUB