sportivissimo luglio agosto

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la rivista dllo sport

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il 21 dicembre 2005 n.1124

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Il 7 gennaio muore improvvisamente in Germania l’azzurra Simona Senoner; il giorno dopo, gli azzurri scendono in pista con il lutto al braccio nel gigante di Adelboden. Nello stesso giorno, Marco Fontana, un ragazzo di 14 anni dello sci club Tonezza, dopo aver aiutato il proprio club nell’organizzare la gara di gimkana, sciando con gli amici, va a sbattere contro un sasso e perde la vita; il giorno dopo, la gara circoscrizionale per le categorie ragazzi e allievi, a cui Marco era iscritto,

viene annullata. Si poteva, forse era meglio gareggiare, come gli Azzurri, con il lutto al braccio e così onorarne la memoria? No. Gli Azzurri non hanno scelto di scendere in pista, sono stati costretti dall’impersonale logica dello sport professionistico che non si ferma di fronte alla morte di nessuno. Il loro non è un esempio; è una costrizione che origina da un mondo fatto di contratti e vincoli, di clausole e penali, di scartoffie e denaro, dove più delle persone valgono le loro firme. Viceversa, il Comitato Fisi di Vicenza e lo sci club organiz-zatore della gara e tutti i club della Circoscrizione si sono comportati come se fossero una famiglia. Se un lutto colpisce una famiglia, a quella famiglia cambia il futuro. Niente è più come prima e ci vuole del tempo perché si possa ricominciare di nuovo, con nuovi proget-ti, con nuove sfide, con un ritrovato entusiasmo. Questo tempo è il tempo del lutto. Non gareggiando, ci si è comportati come una famiglia a cui improvvisamente era saltato il futuro e si è dovuta fermare. Così si condivide il dolore. Così si è dato prova che Marco era davvero uno di noi, della nostra Circoscrizione, della nostra famiglia sciistica. La fascia al braccio è un simbolo troppo debole come lo è il minuto di raccoglimento, l’uno e l’altro subito annullati e resi stridenti da tutto quello che la gara è e che la gara comporta: adrena-lina e discesa; malumori e classifica, gioia e premiazioni, opinioni e chiacchiere, strette di mano e incontri. Fermarsi è stato diverso. E’ stato giusto. Ma lo sport professionistico non può permettersi di considerarsi una famiglia. Ci sono le dirette tv, le logiche commerciali, infinite altre diavolerie per le quali la morte di un’azzurra non è la morte di una di loro, di un familiare, ma è “solo” la morte di un’atleta. Dallo slittino di Kumaritashvili (febbraio scorso, Vancouver) alla moto di Tomizawa (luglio scorso, Misano) allo sci di Simona nessuna morte di un atleta ferma lo spettacolo; nemmeno lo contraddice: un atleta morto è solo un altro vinto della gara in corso. Così non è stato per noi. Marco era un ragazzo che condivideva i valori della nostra “famiglia sciistica” secondo cui lo sci è vita e le nostre gare sono il modo per esprimere la nostra vitalità, per cui quando maledettamente arriva il contrario di ciò, salta tutto e ci si ferma.

Fermarsiera giusto

di Luigi Borgo

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La prima edizione della Coppa Scarnusso si tenne a Recoaro Mil-le nell’inverno del 1952, quando lo sci recoarese aveva già avuto importanti successi in ambito sia nazionale sia internazionale. Il più importante di questi fu certamente la partecipazione di Gino Soldà alle Olimpiadi Invernali di Lake Placid nel 1932, ma anche altre furono le affermazioni di rilievo degli sciatori recoaresi in quegli anni. Lo sci si era diffuso con una certa celerità sulle alpi vicentine. Già nel 1904 l’ingegnere scle-dense Giovanni Letter praticava con alcuni amici lo sci di fondo al Pian delle Fugazze e nel 1910 ad Asiago si ospitò la prima edizione della Coppa Militare del Veneto, la quale, già nell’anno successi-vo, fu aperta anche ai civili. Si trattava, tuttavia, ancora di sci di fondo, perché lo sci alpino, quello di discesa, cominciò a diffondersi sulle nostre montagne solo con la fine della Grande Guerra (1915-1918) quando nei forti abbando-nati dagli austriaci in ritirata dal sud Tirolo si trovarono gli sci che il colonnello Georg Bilgeri aveva prodotto nella sua fabbrica a Sali-sburgo, dotati di attacchi speciali che fissavano il tallone allo sci. Tra i primi recoaresi a conoscere questi nuovi attrezzi, fu proba-bilmente Aldo Soldà, fratello maggiore di Gino e guida alpina, che in una delle sue trasferte fuori dalla valle ebbe l’occasione di vedere gli sci con gli attacchi da discesa e scoprire come essi per-mettevano una nuova e più effica-ce tecnica nell’affrontare i difficili pendii alpini. Una foto degli anni Venti ritrae un gruppo di giovani sciatori recoaresi ai Pralonghi. Tra essi è riconoscibile Gino Soldà, il quale presterà servizio militare nel 1928 come sciatore scelto e negli anni Trenta sarà tra i primi maestri di sci italiani. Anche il terzo fratello Soldà, Italo, fu un eccellente sciatore. Maestro di sci nel 1943, fu il primo sciatore ita-liano a compiere il salto mortale con gli sci e a lui si devono due importanti pubblicazioni di tecni-ca sciistica, Lo sci moderno e Lo sci agonistico. Lo sci recoarese, quindi, esprimeva negli anni an-tecedenti la Seconda guerra mon-diale personalità di primo livello che contribuirono a far conoscere

il grande sci ai giovani del paese, ad appas-sionarli e a motivarli, tanto che, nel 1946, vi fu un importante sviluppo sportivo della conca di Recoaro Mille con l’installazione delle slittovie del Senebele e del Tunche, progettate e realizzate dai fratelli recoaresi Dario e Leo Pozza. La presenza di un impianto di risalita nel primissimo Dopoguerra fece fare un salto di livel-lo agli sciatori recoaresi i cui frutti si videro proprio nell’inverno del 1952, quando a Bardonecchia due giovani recoaresi conquistarono il titolo tricolore nei campionati italiani del CSI: Luciano Cadi-netti s’impose nella categoria seniores e Eros D’Ambros nella categoria juniores mentre Manlio Soldà si piazzò al quinto posto nella categoria “i campanili alpini”, riservata ai ragazzi sotto i 14 anni, categoria che dominò già l’anno succes-sivo, 1953, vincendo sia il titolo nel gigante che nello slalom. Lo sci recoarese dei primi anni Cinquanta si collocava ai vertici dello sci italiano: oltre a Luciano Cadinetti, a Eros D’Ambros e a Manlio Soldà, si erano distinti Livio e Danilo Storti, Italo Ceola, Nerino Griffani, soprannominato il “Sailer” del Bondone per aver vinto tre gare su tre nel corso della stessa manifestazione, Mario Trevi-san, anche lui selezionato, con Griffani, nella squadra giovanile italiana e tanti giovani ottimi sciatori, come Vittorino Trevisan, Paolino Dal Lago, Nico Randon, Sergio Pozza. Quando nel ’52 nasce la Coppa Scarnusso, lo sci a Recoaro non è un semplice diverti-mento domenicale ma una vera e propria passione sportiva, vissuta ai livelli agonistici più alti.

Lo sci recoarese primadella Coppa Scarnusso

Recoaro, Gino Soldà con alcuni amici

ai Pralonghi nei primi anni Venti

Enrico Cornale in azione sulla pista del Senebele

nella seconda edizione della Coppa Scarnusso

Il gruppo Valligiano

vincitore dell’edizione del 1953

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Deciso che doveva essere una sfida su chi fosse più bravo sugli sci tra Piasaroti e Valligiani, si cercò un premio, un simbolo per lo più, da dare al gruppo vincitore. Ci sarebbe voluta una coppa vera e propria, ma non erano anni, quelli, in cui era facile trovare i soldi per acquistare un trofeo, così pensarono di costruirne uno in legno. Si cercò una radice di faggio che sarebbe servita da stelo e una vecchia scodella di legno che avrebbe fatto da coppa. Il tutto, poi, sarebbe stato arricchito da un “ragno” in ferro battuto, appositamente realizzato, che avrebbe fatto da corona al trofeo. E così fu fatto: trovata una bella radice, attaccata la scodella e il ferro, mancava solo il nome. “Dopo varie ipotesi”, racconta Vito Bisson, “si decise di chiamarla ispirandosi al nome del luogo in cui fu trovata la radice di faggio, Scarnusso, una piccola zona poco conosciuta nella valle del Richelere”. Il nome “Coppa Scarnusso” suonava bene e così fu deciso di chiamare la sfida sciistica tra i coristi del maestro De Toni.

Il nome“Coppa Scarnusso”

Nel 1949 sotto le direttive del maestro Gianni De Toni di Valdagno, si era istituito a Recoaro un coro alpino denominato Stella Alpina con l’intento di educare i giovani al canto. A frequentare le lezioni del maestro erano i giovani residenti del centro e di alcune vie limitrofe. S’incon-travano la sera, dopo il lavoro, in un edificio che oggi non esiste più e che sorgeva nei pressi dell’attuale oratorio San Giorgio. Durante le prove, più spesso dopo la fine delle prove, quando il maestro De Toni ripartiva per Valdagno, tra i giovani si animavano discussioni su chi avesse cantato meglio. Accadeva, allora, che qualcuno sostenesse l’amico nel suo giudizio e che costui fosse un residente della stessa via. “Fu così”, come ricorda Nico Randon in una testimonianza del 1991, “il mi son mejo de ti divenne nojaltri semo mejo de vojaltri, tanto che una certa sera decidemmo di confrontarci anche sugli sci”. Era il 1952 e due erano le squadre che si sfidavano, i Cittadini, poi Piasaroti, residenti nel centro del paese, e i Valligiani che abitavano poco fuori.

sciUna grande festa corale sugli sci a Recoaro

La Coppa Scarnusso

di Luigi Borgoin collaborazione con Damiano Piccoli e Massimiliano Dal Lago

La prima edizione della Scarnus-so, molto probabilmente, non ha avuto tra i suoi partecipanti gli sciatori più forti del paese. La sfida fu ancora tutta all’interno dei frequentatori del coro. Furo-no circa una ventina i concor-renti, divisi in due sole squadre, Piasaroti e Valligiani. Vinsero questi ultimi: primo fu Vittorino Trevisan, secondo Paolino Dal lago e terzo Nico Randon. Ma più che la classifica individuale valse l’aver surclassato la squa-dra rivale. Per mesi i Valligiani schernirono i compagni di coro del gruppo dei Piasaroti, sconfitti sugli sci. Nell’edizione dell’anno successivo, infatti, si organiz-zò un corteo, a capo del quale c’era la squadra vincitrice con il proprio gonfalone e a seguire la squadra che aveva perso. I Valligiani indossavano i vestiti tipici dei boscaioli con i calzoni alla zuava di fustagno, camicia grossa e fazzoletto al collo, men-tre i Piasaroti avevano abiti alla moda, calzoni neri da sci elasti-cizzati infilati negli scarponi e maglione nero in tinta. Il corteo partì dal ponte sull’Agno in via Lelia e arrivò al piazzale Duca d’Aosta, dove i partecipanti pre-sero l’allora nuova seggiovia. Molti cittadini di Recoaro assi-

Le primetre edizioni:1952, 1953, 1954

stettero alla manifestazione. L’edizione del ’53 confermò la supremazia dei Valligiani sui Piasaroti, vinse ancora Vittorino Trevisan, secondo fu Paolino Dal Lago e terzo Adone Garbin.Dopo la sfilata del 1953, la Coppa Scarnusso non fu più solo una sfida tra coristi sciatori ma coinvolse tutto il paese. Nel ’54 le squadre da due divennero tre: i Piasaroti, che si erano dati un nuovo nome, Infiammabili, data la presenza dell’unica pompa di benzina nel centro del paese, nome che evocava la vocazione verso la modernità e il progresso del gruppo del centro; mentre i Valligiani, forse perché troppo nume-rosi, si erano divisi in due squadre: il gruppo della Val Rikelere, in omaggio del luogo in cui era stata trovata la radice che aveva dato il nome alla Coppa, e il gruppo dell’alta Val Binkele. Non si sa chi sia stato il vincitore di questa edizione, così come non si sa il motivo per cui per ben 24 anni, dal ’54 al ’78, si smise di disputare la sfida.

Sfilata con in testa il gruppo dei Valligiani vincitori dell’edizione del ‘53

Piasaroti e Valligiani nell’edizione del ‘54

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Nel 1978 l’assessore allo Sport, Costantino Faccio, si attivò per riorganizzare l’antica sfida e con la collaborazione dello Sci Club Recoaro, guidato da Oscar Garbin, e con la Scuola di Sci, diretta da Bruno D’Ambros, riaccese la sfida. L’intenzione era di fare “un palio invernale” tra tutte le contrade di Recoaro. Vi furono degli incontri con i vari capi zona e si divise il territorio comunale in 11 zone: Val Freda, Val Calda, Merendaore, Rovegliana, Peserico, Bonomini, Fongara, Piasaroti, Matimota, Recoaro Alta e Recoaro Bassa. La gara era aperta a tutti i residenti e anche agli ex residenti, purché dimostrassero di aver avuto domicilio per un certo periodo nel comune. La gara si tenne in Piasea e vide il dominio dei Piasaroti. Nel 1980, una squadra di Recoaro partecipò a una competizione internazionale sul modello dei “Giochi senza frontiera” ma in un contesto invernale. Si chiamava “Giochi sotto l’albero” ed era trasmessa in diretta dalle reti Rai. L’edizione del 1980 si disputò a Torgon in Svizzera e una tra le tante sfide fu quella di gareggiare su doghe di botti utilizzate come sci. La sfida fu apprezzata e si pensò d’inserirla a seguito della gara di gigante, ma dopo alcune edizioni emerse la difficoltà di regolamentare la fattura delle doghe e si abbandonò il progetto a favore di una sfida con i caretteristici “nace”, gli slittoni utilizzati per il trasporto della legna e del fieno sulla neve, come aveva proposto l’allora capo zona dei Bonomini, Dalle Rive. Inoltre fu arricchita da una gara di fondo a staffetta con tre componenti (un giovane, un adulto e una donna). Con il nuovo regolamento che dava un punto a ogni partecipante dopo la decima posizione, nell’edizione del 1985 e del 1987 si raggiunse un altissimo numero d’iscritti: 469 nel 1985 e addirittura 575 nel 1987, che segna il record storico di partecipanti. Poi, la mancanza di neve non permise per alcuni anni la realizzazione della gara.

La prima coppa con la radice degli Scarnussi, la scodella di legno e il “ragno” in ferro battuto era andata perduta dopo l’edizione del 1954 per cui, nella ripresa del 1978, si decise che ogni gruppo dovesse mettere in palio un cesto di prodotti alimentari: salami, sopresse, formaggio, salsicce, conigli, vino e quant’altro. Al gruppo vin-citore, poi, spettava di diritto scegliere il cesto più ricco. Ma questo criterio animò delle discussioni per cui il comitato dei capi gruppo decise di fare cesti uguali per tutti e di commissionare all’archi-tetto Giorgio Guasina una nuova Coppa Scarnusso.

I premi

Più che una gara di sci, la Coppa Scarnusso è ed è sempre stata una sfida tra la gente di Recoaro nel nome del proprio luogo di origine o di residenza. Ogni recoarese, infatti, è orgoglioso di appartenere alla propria contrada, alla propria via, trovandovi in questa appartenenza le sue origini, il senso più profondo del proprio carattere e del proprio stile di vita, sentito diverso e migliore da quello dei residenti di tutte le altre zone. La Coppa Scarnusso, quindi, non ha mai messo in risalto lo sciatore più bravo, ma qual era il gruppo più forte, più coeso e vincente del paese. Questo senso di appartenenza ha origini antiche, quando gli abitanti delle varie zone condividevano tradizioni, saperi, mestieri e l’essere vicini e affini era un modo per sentirsi comunità e proteggersi l’un l’altro. La Chiamata di Marzo con la sfilata nel centro del paese delle varie contrade che esibiscono le loro antiche identità ci rivela quanto fosse importante e sentito, nel passato, essere parte di una determinata zona. Tuttavia, nel 1952, quando si tenne la prima edizione della Coppa, i tempi e i costumi erano cambiati e tutto questo era già solo folklore. L’unità di contrada, in un contesto di per sé piccolo come Recoaro, aveva perso i valori positivi di un tempo e c’era il rischio che essa andasse ad alimentare un campanilismo gretto, espressione di una mentalità chiusa, dove l’agonismo verso i residenti delle altre zone sarebbe potuto diventare antagonismo, dominato da sentimenti di gelosia e di invidia. Per evitare questo, fin da subito, tutti i partecipanti alla Coppa Scarnusso adottarono uno spirito di allegra goliardia tra scherzi e simpatiche prese in giro fra i componenti delle varie zone. E così, ieri come oggi, la Cop-pa Scarnusso è una grande festa corale di tutta la comunità recoarese, unita nella passione per la montagna e per lo sci. Fin dalle prime edizioni, pertanto, nei mesi successivi alla sfida, il gruppo vincitore prendeva in giro con battute e scherzi simpatici il gruppo che aveva perso. “Olio da lume/ petrolio da canfin/ Sci Club Infiammabili”

Lo spiritodella Coppa Scarnusso

La ripresa della sfida

nel 1978 e le riuscite

edizioni del 1985 e 1987

dicevano i Valligiani dopo la vittoria del ’53 ai Piasaroti. E nell’edizione del 1984, il gruppo Matimota, pur non vincendo, si congratulava con il gruppo della Val Fredda per aver vinto ma soprattutto si compiaceva di aver battuto i Piasaroti:“Plaudiamo alla vostra prima meritata vittoria nella Coppa Scarnusso che valo-rizza le capacità atletiche dei nostri atleti giunti secondi e sopisce le vergognose velleità dei Piasaroti relegati al terzo posto”.

Firmato MatimotaE in un anno in cui per mancanza di neve non si disputò la Coppa, i Matimota riten-nero di attribuirsela a tavolino e di relegare il gruppo dei Piasaroti all’ultimo posto.

Bruno D’Ambros, direttore della scuola di sci, e Anto-

nello Tomasi alla partenza della gara con le doghe

I Bonomini

I Matimota

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La Giunta Comunale riunita in forma straordinaria, vista l’im-possibilità di effettuare la Coppa Scarnusso delibera con l’appor-to tecnico di: Messner, Pietrogiovanna, Tomba, Thoeni, De Zolt, Oscar Garbin, l’assegnazione a “tavolino” della Coppa. Con una facile analisi delle forze in campo la Coppa viene assegnata ai Matimota. Un po’ più difficile l’analisi per le altre posizioni tranne per l’ ultimo posto che è andato ai Piasaroti.

Firmato Il Sindaco

Uno fra i tanti episodi goliardici che hanno segnato la storia della Coppa Scarnusso fu quello del sabotaggio degli sci ad uno dei più forti concorrenti dei Piasaroti. Proprio nel momento in cui stava per partire con tutta la foga che anima ogni start, lo sciatore Piasaroto si ritrovò senza sci, avendo qualcuno scaricato a zero le molle degli attacchi.

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osta e zona soprastante, FONGARA.

MATIMOTA:Via Agno, Via Cavour, Via Marconi. Via Zanella, Via

Bella Venezia, Via Giara, Via Campogrosso, , Via Al-

pino, Via Griffani, Via Volpato, Via Ragazzi del 99,

Via Maglio, Via Sartore, ViaTecchie, Loc. Laite.

PIASAROTI:Via Asilo, P.zza e Via Vittorio Veneto, Via Giraffa, Via

Margherita, Via Lelia, P.zza Dolomiti, Via Vittorio

Emanuele, Via Roma, P.le Roma, Via Btg.Romeo, Via

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ne Julia, Cappellazzi, Canova, Sandri, Montagna

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NEUSTADT A.D.DONAU:

Neustadt a.d. Donau.

Dopo gara in Piasea

Manca la foto dei Piasarotti, vincitori dell’

edizione del 1980, poiché la

Gazzetta dello Sport non ha

concesso i dirit-ti di riproduzio-

ne, ritenendo che si tratti del documento più importante del-

la storia della Coppa.

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Sul III° tIro della

“CaSCata dI GlaCIer”

Io, CrIStIan e Stefano all’uSCIta della “CaSCata dI GlaCIer”

LA VALLEDEI SOGNIDI CRISTALLOdi Lorenzo Sgrevafoto di L. Sgreva, Cristian Nardon e Ornella Boschieri

Valle d’Aosta. Il tempo è sempre la chiave di tutto.Anche quest’anno, dopo mesi di lavoro a tempi serrati è arriva-to il momento di prendere un po’ di fiato e lasciare che le sca-late sognate si realizzino. Come gli anni precedenti la meta è la Valle d’Aosta, in visita ad un amico, Cristian, che da sei anni vive lì con la sua giovane famiglia - Sabrina e la piccola Alys - e che più che generosamente ci accoglie, pronto per qualche scalata con gli amici valdagnesi. Quest’anno ci saranno anche Stefano e Ornella e arriveranno anche Devid, Giulia, Giulio e Giorgia per andare a sciare e per il cenone dell’ultimo dell’anno.Il primo giorno andiamo a Glacier, 1549 m, al termine della pic-cola Valle di Ollomont, talmente sovrastata dal Grand Combin che solo da lontano lo si può ammirare in tutti i suoi 4314 metri, mentre da sotto il panorama è dominato dalle cime minori che crescono alle sue pendici. La scelta cade sulla bella “Cascata di Glacier”, che non presenta pericoli oggettivi e grandi difficoltà, e che per metà avevo già percorso due anni fa con Devid. La scelta si dimostrerà poi ottima per “togliere la ruggine” con la prima arrampicata su ghiaccio della stagione.Con l’anno nuovo, dopo un giorno di scialpinismo, passo una bellissima giornata di esplorazione a piedi con Alepù - il mio cane – nella stupenda e per me ancora sconosciuta “Valnon-tey”, una delle valli che si diramano sopra la famosa Cogne, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso; in realtà il paradiso dei ‘ghiacciatori’!

8montagna

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Sul III° tIro della

“CaSCata dI GlaCIer”

Io, CrIStIan e Stefano all’uSCIta della “CaSCata dI GlaCIer”

LA VALLEDEI SOGNIDI CRISTALLOdi Lorenzo Sgrevafoto di L. Sgreva, Cristian Nardon e Ornella Boschieri

Valle d’Aosta. Il tempo è sempre la chiave di tutto.Anche quest’anno, dopo mesi di lavoro a tempi serrati è arriva-to il momento di prendere un po’ di fiato e lasciare che le sca-late sognate si realizzino. Come gli anni precedenti la meta è la Valle d’Aosta, in visita ad un amico, Cristian, che da sei anni vive lì con la sua giovane famiglia - Sabrina e la piccola Alys - e che più che generosamente ci accoglie, pronto per qualche scalata con gli amici valdagnesi. Quest’anno ci saranno anche Stefano e Ornella e arriveranno anche Devid, Giulia, Giulio e Giorgia per andare a sciare e per il cenone dell’ultimo dell’anno.Il primo giorno andiamo a Glacier, 1549 m, al termine della pic-cola Valle di Ollomont, talmente sovrastata dal Grand Combin che solo da lontano lo si può ammirare in tutti i suoi 4314 metri, mentre da sotto il panorama è dominato dalle cime minori che crescono alle sue pendici. La scelta cade sulla bella “Cascata di Glacier”, che non presenta pericoli oggettivi e grandi difficoltà, e che per metà avevo già percorso due anni fa con Devid. La scelta si dimostrerà poi ottima per “togliere la ruggine” con la prima arrampicata su ghiaccio della stagione.Con l’anno nuovo, dopo un giorno di scialpinismo, passo una bellissima giornata di esplorazione a piedi con Alepù - il mio cane – nella stupenda e per me ancora sconosciuta “Valnon-tey”, una delle valli che si diramano sopra la famosa Cogne, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso; in realtà il paradiso dei ‘ghiacciatori’! SCorCIo Sulla “Valnontey”

In alto SVetta la parete nord

della “roCCIa VIVa” 3650 m

“CaSCata del lauSon”

aVVICInamento alla

“CaSCata dI roVenaud”

Armato di macchina foto-grafica, binocoli e guida de-gli itinerari mi inoltro nella valle per i sentieri paralleli alle piste da fondo e dopo 3-4 ore girovangando tra boschi e ruscelli il bottino è di una decina di cascate, possibili nuove salite, da pro-vare nelle prossime giornate o alle prossime vacanze. Il giorno successivo mi ag-grego a una cordata di ra-gazzi valdostani, Giotto e Marco, amici di amici, e ci rechiamo in Valsavaranche, poco prima di Pont, nel cuo-re del Parco Nazionale del Gran Paradiso, l’obbiettivo è la “Cascata di Rovenaud”. Un bell’itinerario con due grandi risalti e una facile uscita, che ci impegna per circa un paio d’ore, in un ambiente grandioso, cir-condati da camosci che di tanto in tanto fanno capo-lino tra i boschi a lato del-la cascata, e circoscritto da una panorama mozzafiato su canaloni e pareti alte più di mille metri.Ormai le giornate passa-te a scalare e girovagare si fanno sentire sulle ossa ma la fame di ghiaccio non è ancora sazia e per il giorno della Befana io e Cristian andiamo a fare un’altra ca-scata. Dato che, come pre-visto, al mattino nevica un po’, decidiamo di scendere in “bassa valle” dove il tem-po in genere è migliore, quando le perturbazioni ar-rivano dalla Francia.Scesi in direzione Torino-Milano fino al paese di Chanpdepraz, cominciamo a risalire in macchina per la strada arrocata sui fianchi della montagna fino al ca-polinea, il paese di Avic… e che sorpresa!..

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marCo Sul II° tIro della “CaSCata dI roVenaud”

Siamo all’interno del Parco Naturale del Monte Avic, c’e un pallido sole ma la gior-nata è buona, dal parcheggio alle spalle del paesetto vediamo subito la nostra meta, il grandissimo flusso ghiacciato de-nominato “Il castello incantato”. La casca-ta si adagia dolcemente sul lato opposto della valle rompendosi tra varie terrazze ornate di abeti, in svariati muretti vertica-li, la sua morfologia indica chiaramente che le difficoltà non sono obbligatorie e che la fantasia può sbizzarrirsi nella linea di salita da scegliere. Naturalmente non siamo gli unici a voler approfittare di tutto ciò, e in breve tempo, mentre prepariamo il materiale, al parcheggio arrivano anche altri arrampicatori… Insomma anche se la cascata poco dopo risulta essere affollata, riusciamo a partire fra i primi, e nonostan-te un pò troppo vociare ci assicuriamo un’altra bellissima salita in ambiente da favola, dominato dal secco profilo della becca del Monte d’Avic.Ed eccoci ormai alla fine della nostra fa-vola, il tempo e le vacanze passano velo-ci, ma quest’immersione nella natura più bella e selvaggia, così lontana da casa ma così familiare, non potrà essere velo-cemente dimenticata. Il ritorno è sempre un momento particolare, la sensazione di staccarsi da questi luoghi dove l’alpinista si sente parte delle stupende montagne è sempre nostalgica; qualsiasi sia la forma delle esperienze compiute, dalla salita più estrema alla passeggiata più semplice, i nostri sogni continuano ad alimentarsi; e dentro di noi cerchiamo già la prossima occasione per ritornare, coscienti del fat-to che ogni anno, pur girando, scrutando e conoscendo nuove valli, nuove scalate, quando si ritorna il tempo ha confuso i ri-cordi e si re-inizia l’avventura, con lo stes-so stupore e la stessa felicità.... come canta De Gregori: “alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggioda ricominciare ... ”

GIotto Sul I° tIro della “CaSCata dI roVenaud”

Sul II° tIro de “Il CaStello InCantato”

Sul IV° tIro de “Il CaStello InCantato”

monte aVIC

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taekwondo

taekwondodi Gianni Garbin

Sabato 22 gennaio un’assemblea costi-tutiva ha fondato una nuova Federazione Nazionale denomi-nata: A.S.D. I.T.F.

ITALIA-MO#422, riconosciuta dalla International Taekwon-Do Federation.Dopo 4 ore di assemblea sono stati eletti: Presidente Master Pierpaolo Lecca 7° Dan e con sorpresa vicepresidente Il Mae-stro Giovanni Bortolotto 5° Dan, segretario il M° Alberto Onano 5°dan e tesoriere Ist. Gianbatti-sta Mulas. Il sabato pomeriggio nella palestra dell’istituto com-prensivo di Recoaro ha visto im-pegnati in uno stage condotto dal Master Pierpaolo Lecca una 70 di atleti provenienti dalla Sardegna, Lombardia, Veneto, molti i bam-bini di Recoaro Terme e di Valli del Pasubio, e in termine di sera-ta l’esame di passaggio di grado di cintura nera 1° Dan di Dilet-ta Bortolotto e 2° Dan di Marco Busellato, brillantemente supera-to da entrambi e portando lustro allo Sporting Club Recoaro. La domenica mattina si sono con-clusi i lavori con l’aggiornamen-

to tecnico con le cinture nere e i maestri da 4°,5° e 6° Dan. Web Site: www.taekwondo-italia.it “Seguendo i 5 principi del Fon-datore General Choi Hong Hi, le parole e gli insegnamenti del figlio Gran Master Choi Jung Hwa,” dice il neo vicepresidente ,il Maestro Giovanni Bortolotto, “abbiamo l’ambizione di of-frire il Taekwon-Do ITF come life style, come scelta di vita, e attraverso il duro allenamento e lo studio della filosofia di questa superba arte marziale, contribu-ire in modo utile a migliorare l’individuo e, attraverso di esso, la nostra stessa società, sempre più frenetica e in fuga dai valo-ri della tradizione, della cultura, della natura”.L’alto livello tecnico agonistico dei Maestri fondatori di questo gruppo, unito al loro grande en-tusiasmo, è tutto volto alla for-mazione dei giovani praticanti, che attraverso questa affascinan-te arte orientale sono aiutati a crescere nel rispetto di se stessi e degli altri con i valori della te-nacia, dell’impegno, della lealtà.

I Fondatori:Master Pierpaolo Lecca VII Dan

Master Pierpaolo Lecca VII Dan

Maestro Juanito Arsol VI Dan

Maestro Alberto Onano V Dan

Maestro Giovanni Bortolotto V Dan

Maestro Stefano Bulla IV Dan

Maestro Luciano Cau IV Dan

Maestro Antonio Farris IV Dan

Istruttore Roberto Guerra I Dan

Ass.te IstruttoreDanilo Placido I Dan

IstruttoreGiam Battista Mulas

Dino Coghe

Si è tenuto a Recoaro Terme uno stage nazionale di Taekwon-Do tradizionale

I.T.F. International Taekwon-Do Federation. L’evento ha visto la partecipazione

di Maestri di livello internazionale.

Quando si legge il significato delle parole TaeKwon-Do si capisce che il “DO” significa ARTE, ma come il Gran Ma-ster Choi Jung Hwa ha spiega-to anche nell’ultimo seminario, il “DO” racchiude l’essenza del Tae Kwon-Do, perché per “arte” qui s’intende propriamen-te “disciplina” e questa significa “costanza, impegno, dedizione, cura dell’IO, attraverso un al-lenamento serio e un continuo combattimento con quell’av-versario tenace e imprevedibile che è rappresentato da noi stessi, ovvero da quella nostra innata pigrizia a cercare il nostro mi-glioramento fisico, mentale, ca-ratteriale“.“Attraverso la pratica assidua”, continua il Maestro Bortolotto, “raggiungiamo l’importantissi-mo obiettivo di migliorarci come persone e non c’è traguardo più alto e nobile di questo. Da qui nasce l’ispirazione della frase del nostro logo-immagine ITF-ITA-LIA TAEKWON-DO…. WAY OF LIFE, sì, il Taekwon do è pro-prio UNA SCELTA DI VITA”.

11

marCo Sul II° tIro della “CaSCata dI roVenaud”

Siamo all’interno del Parco Naturale del Monte Avic, c’e un pallido sole ma la gior-nata è buona, dal parcheggio alle spalle del paesetto vediamo subito la nostra meta, il grandissimo flusso ghiacciato de-nominato “Il castello incantato”. La casca-ta si adagia dolcemente sul lato opposto della valle rompendosi tra varie terrazze ornate di abeti, in svariati muretti vertica-li, la sua morfologia indica chiaramente che le difficoltà non sono obbligatorie e che la fantasia può sbizzarrirsi nella linea di salita da scegliere. Naturalmente non siamo gli unici a voler approfittare di tutto ciò, e in breve tempo, mentre prepariamo il materiale, al parcheggio arrivano anche altri arrampicatori… Insomma anche se la cascata poco dopo risulta essere affollata, riusciamo a partire fra i primi, e nonostan-te un pò troppo vociare ci assicuriamo un’altra bellissima salita in ambiente da favola, dominato dal secco profilo della becca del Monte d’Avic.Ed eccoci ormai alla fine della nostra fa-vola, il tempo e le vacanze passano velo-ci, ma quest’immersione nella natura più bella e selvaggia, così lontana da casa ma così familiare, non potrà essere velo-cemente dimenticata. Il ritorno è sempre un momento particolare, la sensazione di staccarsi da questi luoghi dove l’alpinista si sente parte delle stupende montagne è sempre nostalgica; qualsiasi sia la forma delle esperienze compiute, dalla salita più estrema alla passeggiata più semplice, i nostri sogni continuano ad alimentarsi; e dentro di noi cerchiamo già la prossima occasione per ritornare, coscienti del fat-to che ogni anno, pur girando, scrutando e conoscendo nuove valli, nuove scalate, quando si ritorna il tempo ha confuso i ri-cordi e si re-inizia l’avventura, con lo stes-so stupore e la stessa felicità.... come canta De Gregori: “alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggioda ricominciare ... ”

GIotto Sul I° tIro della “CaSCata dI roVenaud”

Sul II° tIro de “Il CaStello InCantato”

Sul IV° tIro de “Il CaStello InCantato”

monte aVIC

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I PRINCIPI DEL TAEKWON-DOLa filosofia del Taekwon-Do ha come fondamento l’etica, la morale, le norme spirituali attraverso le quali gli uomini possano convivere armoniosamente insieme.CORTESIA (YU UIL) Lo studente deve cercare di mettere in pratica i seguenti elementi di cortesia per costruire un carattere nobile:- Promuovere lo spirito di concezioni mutue.- Vergognarsi dei suoi vizi, rifiutando quegli degli altri.- Comportarsi educatamente.- Promuovere il senso di giustizia e umanità.- Distinguere l’istruttore dallo studente, il maggiore dal minore.- Rispettare i beni altrui.- Agire con giustizia e con sincerità.INTEGRITÀ (YOM CHI)Bisogna distinguere il corretto dallo sbagliato, e avere la consapevolezza quando qualcosa è sbagliata di sentirsi colpevoli. Di seguito sono elencati alcuni esempi di mancanza di integrità.- Il maestro che disprezza se stesso e

l’arte, insegnando tecniche sbagliate ai suoi allievi per una mancanza di conoscenza o di volontà.- L’istruttore che nasconde le sue tecniche sbagliate con la palestra lussuosa e falsi apprezzamenti ai suoi allievi.- Lo studente che ottiene un grado solo con scopo egocentrico e per sentirsi più potente.- L’istruttore che insegna e promuove l’arte solo ai fini materiali.- L’istruttore o lo studente, le quali azioni sono diverse dalle sue parole.- Lo studente che si vergogna di chiedere aiuto ai suoi minori in grado.PERSEVERANZA (IN NAE)Un antico detto dice: “la pazienza porta alla virtù e al merito”. Per raggiungere un obiettivo come può essere un’alta graduazione o il perfezionamento tecnico bisogna perseverare costantemente. Uno dei più importanti segreti per convertirsi in un leader del Taekwon-Do è sovrapporsi ad ogni difficoltà con perseveranza. Confucio disse: “Chi è impaziente nelle piccole cose sbaglierà nei suoi scopi in situazione di grande importanza”.

AUTOCONTROLLO (GUK GI)Questo principio è molto importante sia dentro che fuori dal Do Jan. La perdita del controllo durante un combattimento può provocare un disastro. Seguendo Lao-Tzu “la persona più forte è quella che vince su se stesso più che sugli altri”.SPIRITO INDOMITO(BAEKJUL BOOL GOOL)“Qui giacciono i 300, che compirono il loro dovere”. Una semplice frase per uno dei più grandi atti di coraggio conosciuti nell’umanità. Di fronte alle ingenti forze militari di Serse, Leonida e i suoi 300 spartani nella battaglia delle Termopili dimostrarono al mondo il significato dello spirito indomito. Si manifesta quando una persona affronta un grosso problema utilizzando il suo coraggio e senza rinunciare ai suoi principi. Uno studente di Taekwon-Do deve essere sempre modesto e onesto. Confucio disse: “Non protestare davanti le ingiustizie è atto di codardia”. Come la storia ha dimostrato chi persegue i sogni, onestamente e vigorosamente con spirito indomito, non sbaglierà mai nel raggiungimento dei suoi obiettivi.

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Quando dici “Famila Wu-ber Schio” dici blasone e tradi-zione di un top team del basket

femminile europeo. Ma “Casa Famila” ha fondamenta ben salde nel territorio al quale è legato da un connubio pratica-mente inscindibile. E’ l’energia “verde” che nasce da un settore giovanile d’eccellenza, capace di numeri importanti ma soprat-tutto di veicolare valori e mes-saggi ad un intera generazione, e più, di giovani e giovanissi-mi sportivi. E’ il mondo della Kinder+Sport Schio. In questa stagione 2010/2011 sono 270 le promesse alle quali lo staff tecnico del settore giovanile si dedica quotidianamente: piùa della metà sono, 150, appartengono al mondo dei centri dei minibasket attivati tra Schio, Malo Marano, Thie-ne, Arsiero, Valdagno, Maro-stica. “Non dimentichiamo i progetti scuola - sottolinea il “capitano” dello staff tecnico del settore giovanile, Nicoletta Caselin (capitani si nasce pro-babilmente ndr) - progetti che ci permettono, con la collabo-razione delle ULSS e di alcuni partner, di unire il messaggio sportivo a quello di uno stile di vita corretto a partire da un’a-limentazione sana. Diciamo che cominciamo dalla base”. Dalla base al basket agonistico.

Le formazioni Kinder+Sport Schio presidiano tutte le cate-gorie: Under 13, Under 14, un-der 15, under 17, Under 19. E non sono rari i casi di derby tra Kinder+Sport Schio: “Capita - dice sorridendo la responsabile del settore giovanile scledense - la nostra linea è quella di man-dare in campo tutte le nostre giocatrici, ognuna in base alle capacità. Avendo molte iscritte allora abbiamo deciso di atti-vare delle squadre B: questa è un’età nella quale c’è bisogno di correre, giocare e fare espe-rienza”. Esperienza e doppia esperienza in qualche caso, come quella che vivono le giocatrici under 19 della Kinder+Sport Schio: campionato giovanile e cam-pionato nazionale di serie B d’Eccellenza con la maglia del Sarcedo Basket, guidate da Sandro Sinigaglia. Spiega Ni-coletta: “E’ un gruppo affiatato che può raggiungere traguardi importanti: per il campionato under 19 l’obiettivo sono le fi-nali nazionali e sarà un bel ban-co di prova. Con la serie B c’è una salvezza da conquistare ma soprattutto un confronto serrato contro avversarie decisamente più esperte. E’ un fattore di cre-scita importantissimo”.La sfera d’intesa e collabora-zione della Kinder+Sport Schio non si esaurisce però al solo vi-centino: “Abbiamo collabora-

zioni attive anche fuori dalla provin-cia - spiega “Nico” - per molte società di basket femminile giovanile siamo un punto di riferimento: dal “Futuro-sa Trieste” al “Brixia Basket” pas-sando per il “Buster Verona”. E’ una responsabilità certo, ma sono colla-borazioni molto proficue”.C’ è anche un capitolo azzurro che tocca da vicino la Kinder+Sport Schio. Della cerchia delle giova-nili della nazionale fanno parte in-fatti Martina Giacobbe, Giovanna Agyapong, Francesca Nichele, Ari-ele Zanella per l’under 18, ed Ele-onora Zanetti nell’under 16. Insom-ma, una piccola “Ital-Kinder+Sport” che riempie di orgoglio il corposo staff tecnico. La Kinder+Sport Schio si accinge al giro di boa per questa stagione, impegnativa più che mai: “Infatti - conferma l’ex bandiera del Fa-mila, adesso vessillo della palla-canestro giovane in rosa - tutte le nostre ragazze hanno davanti delle sfi-de difficili ma stimo-lanti. Siamo convinti che faranno bene e, soprattutto, che si divertiranno con questo sport bel-lissimo che, prima di ogni altra cosa, insegna a stare in-sieme e a lottare per una meta comune”.

di Enzo Casarotto

La KINDER+SPORT SCHIO

è il supervivaio del Famila Basket, ecco chi sono

13basket

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i mammiferi selvaticiConosciamo i mammiferi dei nostri boschi

I mammiferi sono animali ver-tebrati a sangue caldo, vivi-pari, caratterizzati dal fatto di possedere le mammelle (da cui deriva il nome di mam-mifero) e di avere un corpo

con pelle in genere provvista di peli (tranne che nei cetacei e nei sirenidi, che ne sono quasi privi). Gli arti (o zampe) che sostengono il corpo per la locomozione sono in al-cune specie adattati per consentire il movimento nell’acqua (balena, foca e delfino) oppure per la progressione nell’aria (i pipistrelli hanno gli arti anteriori trasformati in una specie di ala). I mammiferi hanno un insieme di peli che rivestono il corpo che prende il nome di pelliccia o man-tello. Si possono distinguere i peli di contorno costituenti la giarra, dai peli più corti e sottili che formano

la base della pelliccia o sottopelo (borra). I peli sono periodicamente mutati e possono variare di colore e di lunghezza a seconda dell’età dell’animale e della stagione.In questo ultimo caso si parla di di-morfismo di stagione, come nell’er-mellino e la lepre bianca, dove i peli assumono durante l’inverno una co-lorazione bianca.Altri peli modificati sono le setole che in certe specie sono trasformate in aculei (istrice e riccio).Tutti i mammiferi hanno le ghian-dole delle mammelle il cui numero è variabile in genere da un minimo di due a un massimo di otto paia ed esse sono presenti, seppur in forma meno accentuata, anche nei maschi. Il latte è il prodotto della secrezione dalle mammelle,

bano soprattutto o esclusivamente di sostanze di origine vegetale (è il caso degli erbivori come i lagomorfi e gli ungulati), altre sono insettivore e carnivore (predatori come la volpe e la donnola), alcune sono ittiofaghe (cioè si nutrono di pesci come la lontra e la foca). La riproduzione è un fenomeno ciclico e periodico re-golato dagli ormoni e si manifesta, normalmente, con richiami, corteg-giamenti e combattimenti. Il periodo della riproduzione nelle femmine si chiama “calore” e corrisponde al momento in cui possono essere fe-condate.

essenziale per il nutrimento dei pic-coli e la sua composizione varia no-tevolmente da specie a specie.La dentatura dei mammiferi riveste particolare interesse per la classifi-cazione e la determinazione dell’età.I sensi principali hanno vario svi-luppo nelle diverse categorie, l’udito raggiunge un’acuità elevatissima nella maggioranza delle specie; l’ol-fatto ha un’importanza prevalente nelle specie appartenenti all’ordi-ne degli insettivori; la vista riveste una secondaria importanza in al-cuni gruppi (talpidi) mentre nella maggior parte delle altre specie è fondamentale. L’alimentazione è molto variabile, certe specie si ci-

14caccia

di Dorino Stocchero

Page 15: sportivissimo luglio agosto

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15

Page 16: sportivissimo luglio agosto
Page 17: sportivissimo luglio agosto

Paola Negrini nuota dalle Incoronate a

Sipan, 420 miglia nell’azzurro più intenso a

contatto con i delfini

una sirenain Dalmazia

Paola Negrini, vicentina, è cam-pionessa provinciale e medaglia d’argento regionale all’ultimo trofeo Veneto nella categoria élite di rana sub. Gareggia con l’Associazione Sportiva Dilet-

tantistica Apnea Futura di Vicenza (http://www.apneafutura.com) che, sotto la guida del Presidente Alessandro Stella, si dedica ad attività agonistiche e promuove corsi d’immersione in apnea.La nostra campionessa si dedica anche alla specialità della monopinna e, per allenarsi ma nello stesso tempo divertirsi, ha scel-to di percorrere in agosto un itinerario in Dalmazia con un gommone, un “marlin boat 19” di circa 6 metri equipaggiato con motore a quattro tempi da 115 hp, al co-mando dello stesso Alessandro Stella.Il gommone è partito da Zara per tocca-re le isole Incoronate, Katina, Kornat, Smokvica, quindi Hvar, Korcula, Lasto-vo, Ston fino ad arrivare a Sipan. Ad ogni tappa, una seduta di allenamento nel blu con la monopinna effettuando traversate e osservazioni del fondale e della costa. In totale 420 miglia nautiche percorse in 14 giorni con 11 notti trascorse nel gom-mone attrezzato con un tendalino per il campeggio nautico.Nella parte finale dell’itinerario e nel rientro si è unito un secondo gommone vicentino guidato da Giovanni Zaltron, istruttore di Apnea Futura, con a bordo Andrea Baldracchi e le loro famiglie al completo.

Ma sentiamo Paola direttamente dal-la sua voce: “Quando da Zara siamo saliti sul nostro gommone, direzione Kornati un fremito profondo ha scosso tutto il mio corpo e sono stata percorsa dall’emozione di chi, dopo un anno di città, rincontra il mare e se stesso!La chiglia spezzava l’acqua e qualcosa si spezzava dentro di me fino a quando ho smesso di fare resistenza e mi sono abbandonata a quell’immensa distesa di cobalto nella quale mi sono persa in tutti i giorni di navigazione; come un mantra il blu entrava nel mio cuore assieme a un irresistibile desiderio di fondermi con esso, di infilare la mia coda di sirena e trasformarmi in una creatura marina.Da distante le vidi avvicinarsi incon-fondibili, dolci dune sinuose di bianca roccia screziata da erbette selvatiche e paglierine; sdraiate su di un letto azzurro cristallino e potente, ci aspet-tavano. Lanciammo l’ancora in un si-lenzioso isolotto frequentato soltanto da saraghi pizzuti, da qualche triglia solitaria e da una nuvola danzante di alici che mi diede il benvenuto quando mi tuffai sinuosa in quel fondale per restare poi sospesa a mezz’acqua tra quella miriade di argentee saette. Era-

di Antonio Rossoe Paola Negrini

foto ArchivioAssociazione Apnea Futura

Paola Magrini durante gli allenamenti

l’incontro con i delfini

l’itinerario realizzato in gommone

Panorama di Hvar

17apnea

Page 18: sportivissimo luglio agosto

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vamo alle isole Kornati. L’abbraccio della notte a Piskera mi preparò a dieci giorni di av-ventura e navigazione.La Dalmazia e il suo mare offrono una vastità di paesaggi e colori in continua evoluzione: dalle canute isole popolate solamente da qual-che audace fico aggrappato alla roccia, alle lussureggianti pinete più a sud, verso Brac, il cui pungente profumo ci avvisava per tempo della loro presenza; dalle imponenti massic-ciate di un grigio quieto e rilassante che ci scrutavano dalle coste di Peljesa, ai giardini di mare come sospesi delle baie di Lastovo; dai silenzi irreali delle notti fra i ridossi dell’isola di Korkula al turismo sfarzoso del-le strade di Hvar. Ma soprattutto, l’itinerario mi ha regalato tutte le sfumature dei fondali nei quali ho avuto la fortuna di immergermi; nei miei occhi dimora ancora il blu livido dei costoni di roccia che scomparivano ver-so il mare aperto, l’azzurro turchese delle piscine sabbiose, i verdi riflessi delle pla-cide acque del canale di Ston dove il mio ultimo tuffo di sirena ha concluso questo viaggio attraverso le meraviglie dalmate incontrando ciò che per tutto il viaggio, tu-multuoso, avvertivo nel mio animo: eccoli nuotare verso di noi...i delfini!”

Paola Magrini

durante gli allenamenti

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19escursionismo

Raggiunto in auto il passo di Santa Caterina, nei pressi di Castelvecchio, sopra la città di Valda-gno, l’inizio del sentiero “dei 7 roccoli” appare evidente. Esso si trova nei pressi di un piccolo spiazzo sulla sinistra, proprio quando la stra-da inizia a scendere verso la val del Chiampo.

Lungo il pianeggiante spigolo incontreremo un grande faggio secolare e la “Croce del galo” in ferro. Sbucheremo poi in una zona priva di vegetazione, chiamata “Terre”, dove anticamen-te si estraeva il carbone mentre, ora, viene usata come pista per fuoristrada sia a 2 che a 4 ruote. Dalle “terre” scenderemo a sinistra per imboccare una stradina bianca che ci porterà, tenendo sempre la sinistra, prima alla contrada Re e poi alla contrada Via. Da quest’ultima contrada un sentiero in forte salita ci porterà all’auto.

lo spigolodei 7 roccoli

Una passeggiata a bassa quotasullo spartiacque tra la vallatadell’Agno e del Chiampo di F. S.

Foto di Riccardo Corà

Sotto la Loggia del Capitaniato, giovedì 23 dicembre dell’anno in corso, si è consumata l’ultima fase di una sfida all’ultima goccia di sudore fra le squa-dre presenti, alcune delle quali finaliste della selezione settimanale. Sulle bici Sportenergy quattro squadre disposte a non concedere alcuno sconto alle av-versarie, per due ore hanno alternato i propri atleti disposti ognuno a vendere

cara la pelle, tirando fuori dai propri polpacci ogni recondita energia. La sfida vedeva i giovanissimi dell’Atletica Vicenza partire a razzo seguiti dal fortissimo club Nuoto Pin-nato e dalle due formazioni dei maturi atleti Granfondo Vicenza e dal time Non Vedenti. Ogni formazione adotta tempi di permanenza ai turni che ritiene idonei ai vari livelli di forma e allenamento dei singoli, per raggiungere il miglior risultato. La formazione in cui pure lo scrivente è impegnato, è formata per sette ottavi dai ciclisti dell’ ASD Calce-struzzi Mascotto, con l’appoggio di Bepi Busato a completare il gruppo staffetta. Nelle loro sgargianti divise ciclistiche e capitanati dal mitico Attilio Carta, il suddetto time punta sulla progressione e sul fondo superando i giovani e presidiando la seconda posizione alle spalle dei sorprendenti nuotatori; la sfida diventa incandescente nell’ultimo quarto d’ora, anche in virtù dei risicati distacchi fra le quattro formazioni. L’orgoglio degli studenti atleti impone un forsennato finale per paura di vedersi beffati dalle due formazioni dei maturi guerrieri, e in una girandola di cambi serratissima, strappano per sole 2 kilocalorie, il secon-do posto alla Sq. Granfondo Vicenza potendo salvare così l’onore derivante dalla indubbia loro freschezza atletica. Bravissimi i componenti il time Nuoto Pinnato, primi con 2297 Kcal prodotte, 2218 ai giovani di Atletica Vicentina per la seconda piazza, 2216 come detto alla formazione ciclistica con la quale ho piacevolmente tribolato; ottima anche la perfor-mance della formazione Bici Non Vedenti con 2184 kcal. Mi piace ricordare che lo sforzo profuso, come in tutti i giorni precedenti dalle tante formazioni in campo, ha portato fondi alla solidarietà, e nello specifico, va alla Città della Speranza il sostanzioso dono Natalizio che quest’ultima raccontata sfida, ha confezionato. Nella foto che accompagna la cronaca di questa bella sfida, appaiono i componenti del time Granfondo Vicenza, organizzata da Bortolozzo Renato, capitanati da Carta Attilio, si notano: Segato, Stefani, Pozzato, Santolin, Sanvido, Baldan e Busato. Ringrazio ViPress ed il suo Presidente Ancetti per la bellissima iniziativa, l’Amministrazione Comunale per la stupenda sede destinata alla manifestazione, Sportenergy per le attrezzature messe a disposizione assieme al grosso contributo donato, e tutti gli sportivi che sono scesi gioiosi in campo sostenendo la solidarietà, sfidandosi “ all’ul-tima caloria “ .

Curiosa e bizzarra sfida tra sportivi: 2 ore di spinning per vedere chi bruciava più calorie. 4 le squadre presenti, hanno vinto i nuotatori del fortissimo Club Nuoto Pinnato di Vicenza. di Mariano Stefani

… all’ultima caloria

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pattinaggio crescerecon i pattini

Conosciamo il P.G.S. MAGLIO e il suo impegno a far crescere i giovani nei valori dello sport

L’Assoc i az ione Sportiva P.G.S. d i l e t t an t i s t i c a MAGLIO è sorta a Maglio di Sopra nel 1987. Lo sco-

po principale dell’Associazione affiliata al P.G.S. (Polisortive Giovanili Salesiane) è quello di divulgare la pratica dello sport privilegiando i valori che lo sport può imprimere nella crescita morale dei ragazzi. La P.G.S. Maglio conta circa 100 atleti, suddivisi in due sezioni sportive: pattinaggio artistico a rotelle e pallavolo. L’Associazione è supportata dagli allenatori volontari P.G.S. che preparano i ragazzi, tra-smettendo loro la tecnica spor-tiva, senza mai dimenticare che lo sport è motivo di aggregazio-ne, confronto e condivisione. Educare con lo sport è in so-stanza uno dei cardini portanti dell’attività dell’Associazione P.G.S. e proprio per questo alla P.G.S, l’allenatore viene altresì definito “l’alleducatore”. L’Associazione offre la possi-bilità a tutti gli atleti, in base alle proprie personali capacità e competenze acquisite, di par-tecipare a gare a livello provin-ciale, regionale e nazionale. Un nutrito gruppo di genitori i quali si improvvisano di volta in volta in costumisti, sceneg-giatori, accompagnatori, tifosi ecc. segue da vicino tutta la sta-gione sportiva.Annualmente vengono orga-nizzati un saggio finale per la sezione pattinaggio artistico a rotelle ed un ritiro estivo al qua-le possono partecipare sia gli

atleti del-la sezione pattinag-gio che quelli del-la sezione pallavolo.Il percorso della sezio-ne pattinag-gio artistico si articola su 5 categorie corrisponden-ti a qualifiche di specializza-zione:Primi passi, E s o r d i e n t i , Giovanile, Ri-bes Xs ( gruppo spettacolo) e Ri-bes (gruppo spet-tacolo).Proseguendo la s o d d i s f a c e n t e stagione sportiva dello scorso anno, che si era conclusa con la gara A.I.C.S. Regionale a Costa-bissara, durante la quale numerose no-stre atlete avevano ottenuto ottimi risul-tati, la nuova stagione è cominciata con la gara A.I.C.S. a Thie-ne svoltasi il giorno 04 e 05.12.2010 e con la gara P.G.S a Padova del giorno 05.12.2010: qui diverse atlete hanno provato l’emozione di salire sul podio ed altre, la soddisfazione per gli ottimi piazzamenti.

Gara P.G.S. a Padova – 05/12/2010Categoria Esordienti Promo Sc. A

Stevanella Rebecca 2° class.Categoria Esordienti Promo Sc. B

Luna Denise 1° class.Gentilini Laura 2° postoPelà Benedetta 3° postoDal Lago Silvia 6° postoCategoria Allievi Promo Sc. B

Lora Elisabetta 8° postoNovella Angela 9° postoCategoria Cuccioli Giovanissimi Promo

Cailotto Matilde 4° postoZenere Sara 5° posto

Gara A.I.C.S. a Thiene – 04/12/2010Categoria Principianti Master

Cailotto Chiara 1° class.Dal Lago Annalisetta 4° postoCategoria Principianti Master Uno

Faccio Martina 8° postoCategoria Pulcini Master

Rossato Giulia 14° postoOrlando Luisa 17° postoBertoldi Sofia 18° postoCategoria Pulcini Master Uno

Baldrani Sofia 12° postoPaulini Martina 14° posto

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Page 21: sportivissimo luglio agosto

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Domenica 19 dicembre la piscina di Valdagno è stata teatro di una dimo-strazione di nuoto e tuffi dei bambini del Centro Avviamento allo Sport.

Una quarantina di piccoli atleti hanno animato la mattina di questa domenica prenatalizia. Hanno iniziato i nuotatori più piccoli con 25m dorso, poi man mano i più grandi con 25m stile libero, 25m rana e 25m far-falla, quindi di nuovo i piccini con 25m gambe stile libero. Poi è stata la volta dei tuffatori che han-no fatto vedere serie di tuffi dal trampo-lino di un metro sotto lo sguardo vigile del loro istruttore Nicola e dello speaker Michele. I più piccoli hanno svolto tuffi di diffe-rente difficoltà: dai pennelli alle cadu-te avanti e indietro, dai capofitti ai tuffi raggruppati. Il più grande del gruppo ha effettuato gli stessi tuffi ma dalla piatta-forma di 5 metri.A seguire sono entrate in acqua anche le istruttrici Giovanna, Martina, Mariarosa e Angela per 25m nuotati ognuna in uno stile diverso: farfalla, dorso, rana, crawl. Prima dei giochi finali nella palestra dell’ex DAM, dove si tenevano tra l’altro le dimostrazioni di tutte le attività a sec-co offerte da Le Piscine di Vicenza, c’è stato il tempo di una super staffetta a cui hanno preso parte tutti i bambini e anche le istruttrici.La mattinata è trascorsa in fretta, nello spirito di allegria e sportività che voglia-mo insegnare ai “nostri” bambini. Tutti, infatti, si sono impegnati al massimo e hanno dato il meglio di sé e non impor-ta chi è arrivato in fondo alla vasca per primo e chi un po’ dopo, chi è entrato in acqua senza sbavature e chi ha fatto un po’ di schizzi...sappiamo che tutti pos-sono migliorare, ma l’importante è farlo rispettando le regole e soprattutto diver-tendosi nel gruppo che si è formato a bordo vasca!Da gennaio inizieranno le gare del cir-cuito Propaganda dove i bambini incon-treranno i coetanei di altre piscine della provincia, ma il nostro spirito resterà sempre lo stesso: le medaglie le vince chi si impegna e da il massimo!

natale in piscina 21nuoto

di Martina Dogana

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sentieri

Siamo in Val Posina, e precisamente a Fusine, 456 m di altitu-dine, una chiesa, quattro case, un bar trattoria, un negozio con dentro di tutto, inclusa mercanzia che credevo oramai scompar-sa, donne per strada con bigodini in testa, sabato pomeriggio. Sopra Fusine incombe, modesto e poco conosciuto, il Monte Gamonda, 1006 m, un bastione gibboso in buona parte coperto

di vegetazione. Vista da sotto pare una peluria sopra un ammasso di roccia invalicabile, con un suo fascino per nulla appariscente. E’ tuttavia un monte con caratteristiche rupestri, evidenti soprattutto nella parte superiore, che ren-dono la camminata, quasi sempre sul versante di Fusine, piuttosto gradevole e interessante. Per salire sul monte si può accedere da contrada Zanchi, per sentiero 528, o da Fusine, frazione di Posina, parcheggiando davanti al ne-gozio o poco oltre in direzione Posina, lungo la strada sulla sinistra. Da qui, si prosegue a piedi lungo la strada provinciale e poco dopo si prende la ripida stradina a destra che sale tra le case di San Rocco, dove un cartello segnaletico indica il percorso. Questa è la variante 528 B, che poi si collega al sentiero che sale da Contrada Zanchi. La parte inferiore dell’itinerario mostra chiaramente ciò che resta di una zona un tempo strenuamente addomesticata: masiere e ter-razzamenti costruiti con fatica per strappare un po’ di suolo coltivabile alla ripida pendenza del monte. Oggi solo in qualche raro punto i terrazzamenti sono ancora liberi e prativi. Ovunque il bosco è cresciuto e giovani alberi – frassino, carpino nero, acero montano, qualche corniolo, faggio - ricoprono la struttura precedente, nascondendola in buona parte. Alcuni muretti sono crollati e ridotti ad ammassi di pietre scure, ma in prevalenza sono ancora in piedi, solide costruzioni che ancora resistono. Salendo più su le pendici si fanno ripide e si gode di un bosco giovane, leggero, che ancora lascia intravedere la valle sottostante, con Monte Cimone e la Priaforà di fronte. A tratti ripido e a tratti più dolce, man mano che si sale il sentiero guadagna scorci sulla valle, finendo per camminare sulle roccette della parte som-mitale, proprio sopra la bastionata che si vedeva dal basso. Alcune gallerie segnalano una presenza militare di rilievo minore, legata alle possibilità e funzioni di osserva-zione che il Monte Gamonda poteva offrire sui dintorni. Una bella vista su Fusine, Novegno, Cavallara e Monte Maio si ottiene da vari punti durante il percorso. Alla sommità si trova un capitello dedicato a San Leopoldo, nato in Dalmazia e morto a Padova nel 1942, frate che esercitò la propria opera tra Bassano, Thiene e Padova agli inizi del ‘900, raccogliendo in seguito molta devozione popolare, particolarmente dopo la beatificazione nel 1976 e la santificazione nel 1983. Dalla cima per scendere ci si sposta sul versante che guarda Laghi e da qui nel bosco ci si abbassa fino a Contrada Sella, m 703, dove si incontra la strada asfaltata. Proseguendo sempre sul sentiero per Fornasa e Tamazzolo ci si ricollega in località Rotonda alla strada provinciale 81 che riporta a Fusine, purtroppo su strada asfaltata per circa un chilometro e mezzo. Il sentiero richiede delle attenzioni nei tratti ripidi ed esposti della sommità e in discesa, perché può diventare particolarmente scivoloso. Esposto a sud, è caldo nel periodo estivo, ma om-breggiato, e molto gradevole nelle stagioni primaverile e autunnale. Il percorso prende in tutto circa tre ore, per un camminatore allenato, e può essere gestito in una mezza giornata per concludersi a Posina davanti ad un fumante piatto di gnocchi.

salitaal montegamonda

di Sabina Bollori

montagna sicuraPoter immergersi nella natura più incontami-

nata del paesaggio innevato invernale è qual-cosa di veramente unico. Poter assaporare in piena libertà quello che le nostre montagne ci offrono, la pace, il silenzio, la neve candida. Un paradiso terrestre tinto di bianco: queste

sono le nostre montagne. Ma per muoversi in alta quo-ta sono richieste una serie di conoscenze e competenze davvero importanti che ognuno di noi, esperto o meno, deve avere per non incorrere in spiacevoli situazioni che possano rovinare l’escursione della domenica. Occorre conoscere la montagna, se stessi e le proprie capacità, ma soprattutto avere gli strumenti per affrontare qual-siasi tipo di situazione di pericolo. Il C.A.I. di Valdagno fin dal lontano 1922, anno del-la sua nascita, rappresenta il punto di riferimento per tutti gli appassionati della montagna della vallata

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di Chiara Guiotto

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montagna sicura Straordinaria partecipazione ai corsi sulla sicurezza in montagna tenuti dagli istruttori del CAI di Valdagno

dell’Agno, e ogni anno tra le nu-merose attività organizza anche corsi e iniziative per sensibilizzare gli appassionati della montagna sui rischi che comporta se non la si impara a conoscere. Il pericolo valanghe è l’incubo peggiore e la formazione teorica e sul campo è fondamentale per chi d’inverno pratica alpinismo, sci alpinismo, ed escursioni con le ciaspole.Il C.A.I. quest’anno ha partecipato attivamente al progetto Montagna Amica, un’iniziativa di prevenzio-ne e sicurezza del Club Alpino Ita-liano, organizzando il 9° aggior-namento sulle tecniche di ricerca con A.R.T.V.A. Il corso, che si è

svolto durante il mese di gennaio attraverso lezioni teoriche e prati-che, è stato coordinato dall’Istrut-tore Regionale di Sci Alpinismo Arduo Besco che dirige questa attività formativa molto importan-te e che ripete dal 1991 ogni due anni. Addirittura 70 i partecipanti, un dato davvero interessante che dimostra il largo interessamento nei confronti di questo apparec-chio di ricerca da utilizzare in caso di valanga. Tra gli argomenti trattati la neve, le sue trasforma-zioni, la valutazione del pericolo valanghe e l’autosoccorso. Il cor-so diretto da Arduo Besco con il supporto di Luciano Bonetto era

rivolto ad alpinisti, sci alpinisti, telemarkers, snowboarders ed escursionisti. Ma un altro corso che ha affrontato argomenti come la sicurezza in montagna, l’at-trezzatura e il suo utilizzo, la va-lutazione dei pericoli e così via è quello di Scialpinismo Base SA1 arrivato quest’anno alla sua 36° edizione. Iniziato poco dopo l’e-pifania si conclude a fine febbra-io: lezioni teoriche affiancate da quelle pratiche realizzate con lo scopo di formare l’individuo dal punto di vista tecnico e non solo. Infatti attraverso lezioni specifi-che di orientamento, topografia, prevenzione degli incidenti da va-

langa, e altre ancora, lo scopo de-gli insegnanti è sempre quello di formare l’individuo a 360 gradi; “Sapersi orientare è fondamentale per poter frequentare la montagna in sicurezza -afferma il direttore della Scuola di Alpinismo Paolo Mantese- come pure sapere inter-pretare l’ambiente che ci circonda e sapersi muovere correttamente. E di certo insegnare i comporta-menti base in caso di valanga e le modalità di utilizzo dell’attrezza-tura è altrettanto indispensabile”. Direttore del corso nuovamente Arduo Besco.Ma di corsi al C.A.I. ce ne sono davvero tanti e in tutti i periodi

alpinismo

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dell’anno. “Ci tengo a citarne due davvero interessanti -dice il vice presidente della sezione, Giorgio Romio- Si tratta del corso di me-teorologia realizzato da Damiano Zanocco e quello di Topografia e Orientamento coordinato proprio da me. Da una parte acquisire la capacità di comprendere i feno-meni atmosferici e prevenirne le conseguenze, dall’altra saper interpretare l’ambiente che ci cir-conda in funzione delle diverse attività escursionistiche. Ci tengo a precisare -conclude Romio- che entrambi i corsi sono realizzati a livello provinciale”. La sezione di Valdagno vanta la presenza di ben 14 istruttori ti-tolati che abbracciano tutte le discipline, l’alpinismo, lo scial-pinismo, l’arrampicata libera e lo snowboard alpinismo. Anche per quest’ultima disciplina, direi ab-bastanza nuova, il C.A.I. ha orga-nizzato un corso di Snowboard-Alpinismo Base diretto da Nicola Bernardi le cui lezioni teoriche sono state svolte in concomitan-za con il corso di Scialpini-smo, mentre quelle pratiche in maniera indipendente. Tutti gli istruttori appar-tengono a loro volta alla Scuola di Monta-

gna che ha

sede proprio a Valdagno e che congiunge anche le sezioni di Recoaro ed Arzignano. Per ogni disciplina ogni anno vengono designati istruttori, accompa-gnatori e responsabili che danno sempre la loro più completa di-sponibilità per qualsiasi attività. Vanno ricordati i responsabi-li delle gite di Sci Alpinismo, Alessandro Pizzolato e Michele Filotto che molto fanno per or-ganizzare e gestire al meglio le gite fuori porta.Per chiudere il cerchio dei corsi organizzati ricordiamo anche il corso base di alpinismo e il cor-so di roccia e ghiaccio, entrambi realizzati durante il periodo esti-vo. Anche per chi non ama parti-colarmente lo sci ma preferisce andare a piedi, il C.A.I. forma anche i semplici escursionisti con ciaspole sensibilizzando an-che in questo caso gli individui al rispetto delle regole in monta-gna e alla conoscenza dei perico-li. Coordinatore Giorgio Romio che dallo scorso ottobre fa le veci dell’ex presidente Redento Peserico in attesa delle nuove elezioni previste il prossimo 5 marzo. Come ben sappiamo Pe-

serico diventato ufficialmente membro del Comitato Diretti-vo Regionale del Club Alpino Italiano del Veneto lo scorso ottobre, dopo due mandati ha lasciato la carica di presi-dente della sezione C.A.I. di Valdagno. Quali sono i progetti più

ambiziosi che il C.A.I. di Valdagno ha in can-

Che tu sia munito di cia-spole, oppure con gli sci d’alpinismo o semplice-mente a piedi lungo pendii innevati, le regole vanno sempre rispettate. Questi alcuni consigli per vivere la montagna in sicurezza:

- leggi il bollettino meteo-rologico i giorni precedenti l’escursione; se il pericolo di distacco valanghe è di grado 2 o 3, sii molto prudente. Se di grado 4 o 5 rinuncia all’uscita.- scegli un itinerario sicuro e adatto alle tue capacità. - avverti sempre qualcuno del percorso deciso, in particolare quando sei da solo. Se sei in compagnia valuta l’esperienza dei tuoi compagni.- prepara lo zaino in modo ad-eguato e porta sempre con te l’A.R.T.V.A., la pala e la sonda- valuta l’inclinazione del pen-dio con i bastoncini: se supera i 25°, il pendio è a rischio valanghe.- porta sempre con te la car-tina topografica e la bussola.- in caso di valanga hai 18 minuti per soccorrere efficace-mente chi è stato travolto, chiama il 118 e attiva la pro-cedura di autosoccorso.

tiere? “Quello senza dubbio più ambizioso e che richiederà di-verso tempo per essere portato e termine è certamente l’amplia-mento del rifugio Battisti alla Gazza -ha dichiarato Giorgio Romio- Sottolineo con piacere che il coordinatore dei lavori di ristrutturazione è Redento Pese-rico a cui va tutta la nostra stima. Il progetto, sostenuto anche gra-zie ad un aiuto generoso da parte della regione Veneto, è stato da sempre sostenuto dall’ex pre-sidente Peserico che, realizzata la necessità di un ampliamento delle strutture di fronte al flusso turistico in continuo aumento, si sta impegnando molto per non deludere le aspettative degli as-sidui frequentatori del rifugio.Per tutti coloro che volessero iscriversi al C.A.I. di Valdagno la sede si trova in Corso Italia 9/C. Tel. 0445/407201 www.cai-valdagno.itE’ davvero interessante sapere che il C.A.I. di Valdagno ha con-tato 1429 iscritti nel 2010 tra cui 181 sono ragazzi con età inferio-re ai 18 anni!!

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Il Centro di Arrampicata 7A è stato allestito in via Tomba, località Tomma-soni, in zona industriale a Valdagno. Si tratta di una sala boulder (moderna

attività sportiva di grande presa sui giovani) posizionata in una località scelta in quanto situata a pochi passi dall’ex inceneritore, futuro polo giovane di Valdagno per le manifestazioni culturali e sportive che qui verranno orga-nizzate. La stretta vicinanza con l’ex inceneritore, la visibilità e le dimensioni della sala, la destina-zione giovanile del boulder, sono tutti aspetti che hanno portato all’allestimento di una delle sale boulder più grandi e prestigiose del Veneto e tra le migliori d’I-talia.Congiuntamente alla palestra artificiale del Palazzetto, alla presenza di palestre naturali nel territorio valdagnese (Castelvec-chio, Bergamini, Rossati – da ripristinare), alla vicinanza con le famose Piccole Dolomiti, una sala boulder di questo tipo va a completare il cerchio, facendo di-ventare Valdagno una vera e pro-pria “capitale dell’arrampicata”.

BOULDERUna sala boulder indoor è un sa-lone dove, alle pareti, sono stati montati pannelli alti 3-4 metri, verticali o strapiombanti e dota-ti di appigli per arrampicare. Si arrampica senza imbrago, con vestiti comodi e leggeri e, ovvia-mente, con le scarpette d’arram-picata. Fondamentale è il magne-sio per aumentare e ottimizzare la presa sugli appigli. In caso di ca-duta ci sono soffici materassi ad attutire il colpo. La sala boulder è aperta tutto l’anno, con picchi di presenze nella stagione fredda e con un breve periodo di chiusura in estate. In sala boulder si entra pagando un biglietto di ingresso, spogliatoi e bagni con docce sono a disposizione degli utenti. Guide

il CENTRO DI ARRAMPICATA 7° di Valdagno è una delle sale boulder più grandi e meglio attrezzate d’Italia

Boulder passiondi Paolo Dani

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Alpine e Istrut-tori di Arrampi-

cata organizzano e gestiscono corsi,

programmi di alle-namento, eventi e ma-

nifestazioni sportive. Il boulder serve a man-

tenere l’allenamento, a svilupparlo e ad imparare

ad arrampicare, può essere praticato come sport fine a se

stesso, per migliorare la propria tecnica e superare i propri limiti

fisici e atletici, oppure come alle-namento e preparazione per l’ar-rampicata sportiva e l’alpinismo. Può essere praticato da chiunque, di qualsiasi età, praticamente senza rischi particolari, anche se il boulder è soprattutto uno sport giovane, non solo perché praticato soprattutto dai giovani,

ma anche perché fa sentire giovani ed è un’ottima maniera per fare gruppo e stare assieme. Il trend del boulder è in costante aumento in tutti i paesi europei, e anche in Italia si sta diffondendo sempre più in que-sti ultimi anni. A riprova di questo vi è il buon successo della piccola sala boulder da noi realizzata e gestita presso la palestra Moving Center, a Spagnago di Cornedo, la quale, pur avendo dimensioni limitate, continua ad essere frequentata da moltis-simi arrampicatori della nostra vallata.

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CENTRO DI ARRAMPICATA 7Avia Tomba, 7/A, Zona Industriale Valdagno (VI)

Info: Centro Sportivo Le Guide Tel. 0445 1742890 Cell. 338 1485705

[email protected] www.csleguide.it

www.salewa.it

L’aiuto e il supporto di tanti amicisono stati fondamentali per la realizzazione

del Centro di Arrampicata 7A.Grazie a tutti dalle Guide!

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400 MQARRAMPICABILI

ORARILun - Mer - Ven ore 15.00-23.00Mar - Gio ore 10.00-23.00Sab - Dom ore 10.00-20.00

Entrata Singola euro 8,00Entrata Singola Soci euro 7,00Entrata Singola Minori di 15 anni euro 5,00Entrata Singola per minori di 8 anniaccompagnati da genitore pagante

gratuita

Tessera 12 entrateRiservata ai soci – validità 3 mesi

euro 68,00

Tessera 12 entrate minori di 15 anniRiservata ai soci – validità 3 mesi

euro 48,00

Scheda accumulo punti: Ogni 5 entrate un ingresso omaggio,alla 60° entrata un premio in attrezzatura Riservata ai soci – scadenza anno solare

euro 2,00

PREZZI

CENTRO DI ARRAMPICATA 7Avia Tomba, 7/A, Zona Industriale Valdagno (VI)

Info: Centro Sportivo Le GuideTel. 0445 1742890 Cell. 338 1485705

[email protected]

CENTRODI ARRAMPICATA 7ALa superficie della palestra è di circa 400 mq, la maggior parte dei quali è stata adibita a sala boulder. La superficie ar-rampicabile si estende su circa 400 mq di pannelli e moduli a diversa inclinazione e alti mediamente 4 metri con 2000 pre-se. La palestra è completata da reception, docce e spoglia-toi e da un bar, rivolto ai soci dell’associazione sportiva che gestisce la sala boulder. Il Centro di Arrampicata 7A com-prende spazi ricreativi per bambini e ragazzi, un puntoinformativo con biblioteca e videoteca dedicate alla monta-gna, all’arrampicata, all’attività agonistica e amatoriale di queste discipline sportive. Nello spazio scoperto antistante la sala boulder vi è il progetto di montare una struttura semi-mobile per l’arrampicata, la cui altezza permette di utilizzare la salita con corda dall’alto.La sala boulder, caratterizzata e strutturata in tal modo, diventa un punto di notevole interesse per tutti gli appas-sionati della montagna e dell’arrampicata, permettendo di organizzare manifestazioni sportive e culturali, coinvolgendo gli enti pubblici locali e le altre associazioni attive sul nostro territorio nella promozione dell’arrampicata e dell’alpinismo. Il Centro Sportivo Le Guide, associazione che gestisce il Centro di Arrampicata 7A, è affiliata all’AICS e conta sulla colla-borazione professionale delle Guide Alpine, pertanto organizza corsi di arrampicata sportiva e alpinismo, eventi e manifestazioni.La realizzazione del Centro di Arrampicata 7A ha richiesto molto lavoro e impegno, ciononostante siamo molto fiduciosi in un progetto che, a nostro avviso, può diventare un fiore all’occhiello per Valdagno e la sua vallata.

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sempreal top

di Enzo Casarotto

Il progetto New Team nasce nell’e-state del 2010 da un’idea dell’impren-

ditore Nerio Dalla Vecchia. L’obiettivo di fondo è quello di

proporsi come risposta con-creta al bisogno di attività sportiva dilettantistica per i tanti giovani lavoratori o stu-denti della zona. La nuova società nasce dalle ceneri dello storico Siggi-Schio dal quale eredita gli impianti di gioco e l’ossatura base della nuova formazione, con ben 10 elementi prove-nienti dalla vecchia compa-gine. La guida tecnica della squadra è affidata al DS Mau-rizio Meneghetti ed all’esper-to allenatore Marangoni.La New Team ha cominciato nello scorso settembre la sua prima avventura, inserita nel girone B del campionato di terza categoria. I primi risul-tati sono stati incoraggianti e la squadra è tuttora in lotta per

accedere alla zona play-off.L’auspicio per il futuro è quello di riuscire a creare una struttura giovanile che ga-rantisca nel tempo un valido ricambio generazionale per la prima squadra ed un’oppor-tunità di formazione per i più piccoli.Come primo passo nella pros-sima primavera sarà avviata l’attività della categoria primi calci, indirizzata a bambini e bambine di età compresa tra i 6 e gli 8 anni.Nelle file della New Team militano Matteo e Giovan-ni Toniolo, un duo di fratelli calciatori che dopo quasi 10 anni a zonzo tra prima e ter-za categoria si sono ritrovati compagni nella formazione scledense.Al pari dei gemelli Filippini, i due prediligono il ruolo di laterale difensivo: Matteo, mancino naturale, viene so-litamente schierato come ter-zino sinistro mentre Giovanni è usualmente impiegato sulla corsia di destra.

Con questo articolo, Fabio Landi inizia la sua collaborazione con Sportivissimo

per raccontarci il grande e piccolo calcio della nostra provincia.

Se il calcio ci mancava, eccolo

una squadra tutta nuova

nuotocalcio

Anche la stagione 2010, vede nel-le Graduatorie FIN, la Famila Schio Nuoto presente in tutte

le attività agonistiche in cui si è cimentata: nuoto in vasca, nuo-to in acque libere e nuoto per salvamento. Nel nuoto in vasca i risultati ot-tenuti hanno permesso alla so-cietà scledense di confermarsi come presenza stabile nell’élite delle prime società natatorie in Italia piazzandosi nel Campio-nato Italiano a squadre al 54° posto assoluto (su 162 a punti ) con la squadra maschile e al 177° con quella femminile su 180 a punti, ribaltando i risulta-ti del 2009 dove a primeggiare era stata la squadra femminile. Un risultato di rilievo è stato ot-tenuto grazie all’ 84° posto su 398 squadre a punti nel “Tro-feo del Nuotatore”.Confermato anche a livello individuale, un posto d’eccel-lenza a livello nazionale con l’inserimento di 4 nostri atleti nelle graduatorie delle migliori 100 prestazioni stagionali as-solute nel calendario gare uffi-ciali FIN, che vedono: Matteo Greselin 47° nei 50 m, 54° nei 100 m, 53° nei 200 m e 81° nei 1500 m dello stile libero, 38° nei 50 m, 44° nei 100 m della specialità del dorso, Giovanni Mioni 73° nei 50 m, 57° nei 100 m e 94° nei 200 m della rana, Nicola Retis 42° nei 50 m, 50° nei 100 m e 71° nei 200

m a delfino e Marta Fontana 98ª nei 200 m a rana. Per quanto riguarda l’attività in acque libere (attività di mez-zofondo, fondo e granfondo), nella classifica nazionale per società “Agonisti”, la Famila Schio Nuoto si è piazzata al 46° posto tra le 65 società a punti in un bacino di diverse centinaia di società. Questi gli agonisti protagonisti: Jacopo Barbie-ri, Devyd Casara, Gianmaria Collicelli, Lorenzo e Roberto Decchino, Matteo Greselin ed Andrea Mantoan. La Famila in questa specialità è la prima società vicentina e 4ª del Vene-to alle spalle di Montebelluna, Venezia ed Adria.Non da meno sono stati i risul-tati ottenuti dai “Master” che nel mezzofondo hanno visto Riccardo Furiassi raccogliere il 5° posto tra gli M55 e Nicola Zenere il 20° tra gli M25 men-tre nella classifica del fondo Furiassi, ha colto il 21° posto tra gli M55. Risultati che nel complesso hanno permesso ad ASD Schio Nuoto (Società a cui fa capo l’attività Master) di qualificarsi come 115ª società su 261.Nel nuoto per salvamento, con la Famila l’esordio in questa specialità, le sole tre uscite sta-gionali di Gianmaria Collicelli e Roberto Decchino, hanno permesso alla Famila Schio Nuoto di inserirsi al 112° posto tra le 128 società a punti nella classifica nazionale.

Graduatorie FIN 2010, la FAMILA SCHIO NUOTO è una presenza

stabile tra l’élite

di Fabio Landi

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Si è disputato in lo-calità Pozza di Fassa (TN) il 27° Campio-nato Italiano di sci alpino e nordi-co per Vigili del Fuoco, ma-

nifestazione che ha visto anche lo svolgimento della seconda edi-zione del Campionato riservato allo snowboard. Le gare si sono aperte Giovedì 20 gennaio proprio con lo snow-board e sono proseguite nelle giornate successive di Venerdì 21 e Sabato 22 con le altre spe-cialità, slalom gigante, sci alpi-nismo e fondo. Impeccabile l’organizzazione che ha supportato la manifestazione, dimostrandosi all’altezza della situazione con tutte le piste pre-parate in modo ottimale. Nella località sciistica trentina, il Comando Provinciale di Vicenza era presente con 25 Atleti: Andrea Formentini, Carlo Scal-daferro, Mauro Fabris, Simone Volpato, Fabio Rebeschini, Mas-similiano Rossi, Mirco Stec-co, Daniele Carbini, Giulio Da Meda, Giuseppe Marchesini, Pa-olo Rela, Alberto Perin, Armando Battistin, Mauro Michelangeli, Renato Munaretto, Gianni Bis-son, Emanuele Busato, Stefano

Chemello, Luca Faccio, Diego Frigo, Matteo Formentini, Gian-carlo Giordan, Fabio Pretto, Giuseppe Corazzina e Maurizio Toniolo.I nostri portacolori si sono ben comportati e con Gianni Bisson hanno ottenuto la vittoria in sla-lom gigante (Cat. B).Dopo essere stato terzo alla fine della prima manche, ha saputo rimontare nella seconda fino ad aggiudicarsi il titolo per la terza volta.Si sono segnalati inoltre, Giancar-lo Giordan che è giunto 10° nella notturna di sci alpinismo (Cat. B) e Paolo Rela 11° nel fondo (Cat. B) mentre 15° è il piazzamento ottenuto da Giulio Da Meda nello snowboard (Cat. D).Alla fine della 3 giorni di gare, il Comando di Vicenza è risultato classificato al 14° posto.Un consuntivo più che lusinghie-ro se si esaminano i numeri della manifestazione che vedeva oltre 1.400 Atleti impegnati nelle varie specialità, provenienti da 82 Co-mandi di VV.F. di tutta Italia. La prossima edizione 2012 dei Campionati, si svolgerà nella perla delle Dolomiti, Cortina d’Ampezzo.

Ottima prestazione dei vigili del fuoco vicentini ai Campionati italianidi sci con Gianni Bisson chesi riconferma per la terzavolta vincitorenello slalomgigante.

Bissonfa tris

di Franco Decchino

sci

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che cosafa l’Isello?

L’Isello che vince ma non convince. Su que-sto argomento è gran dibattito e sta creando fronti opposti di opi-nione sia fra i suppor-

ter biancocelesti che fra gli addetti del settore. Chi insomma giustifica il rendimento alterno nell’arco di

una stessa partita e afferma che sep-pur alla lunga la squadra sa portare a casa il risultato pieno. Altri invece che pun-tano il dito sull’atteggiamento mentale di una parte della rosa che farebbe fin troppa fatica ad imporre il proprio gioco anche contro avversari di non eccelsa levatura.Va innanzitutto ricordato che fin dall’i-nizio della stagione la Isello Vernici è stata martoriata da una continua serie di infortuni. A partire dalla contempo-raneità di quelli che hanno interessato i due estremi Oviedo e Vallortigara, poi alla lunga e pesante assenza di Antezza, quindi i guai pure per Randon e ultima-mente anche quelli che hanno coinvol-to Travasino e Tataranni. Un girone di

andata con protagonisti seri problemi di

infermeria ancora non risolti completamente, ai quali si sono aggiunti gli impegni ravvicinatissimi fra anticipi e posticipi di campionato inframezzati dagli impegni in Europa. Con il risultato di non aver quasi mai avuto una settimana continua da dedicare agli allenamenti in condizioni di norma-lità. Nonostante tutti questi eventi negativi la Isel-lo Vernici in Campionato è salda sul podio, sotto di appena tre lunghezze rispetto alla coppia di te-sta CGC Viareggio-Sporting Lodi. E in Eurolega comanda il girone D con tre punti di vantaggio sul Porto.“Quanto ci è capitato di negativo e che ha condi-zionato il rendimento non deve essere comunque una scusante –ha riferito il tecnico Gaetano Ma-rozin-. Abbiamo trascorso una fase di difficoltà, a volte ho puntato i piedi mentre in altre ho pre-ferito sdrammatizzare. Un risultato, o una serie, in positivo possono valere come trampolino di lancio”.La brillantezza della manovra, la lucidità e pure la freddezza nel gestire un incontro possono arrivare soltanto dopo un periodo adeguato di normalità. Sulle qualità del collettivo, ben superiori a quelle della scorsa stagione non si può assolutamente di-scutere. E sarà determinante arrivare con la giusta mentalità proprio alla soglia decisiva della stagio-ne, quella dei play off.

Vince, è a un soffio dal primo posto ma non sembra la squadra dello scorso anno: niente paura, è solo un

momento che passerà di Giannino Danieli

31hockey

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il talento di Mike

33motociclismo

Michele Cervellin è una grande speranza del cross tricolore. A soli 15 anni vanta un palmares di tutto rispetto e la Federazione l’ha inserito in un team

speciale, chiamato “Talenti Azzurri”, che ha l’obiettivo di portare ai massimi livelli del cross mondiale i migliori crossisti italiani, e Michele è il numero uno tra questi, dopo che ha trionfato nel campionato italiano dello scorso anno. Nato a Valdagno nel 1996, Mi-chele inizia da subito a correre in moto, se-guendo le tracce di suo fratello Andrea, cros-sista di livello europeo e anche lui campione italiano nella scorsa stagione. Un risultato storico: per la prima volta due fratelli conqui-stano il massimo titolo nazionale nello stesso anno. Michele corre per il Moto club Recoaro e si allena prevalentemente nella pista dei Par-lati, dove, dice, ha la possibilità di esprimere al meglio le sue doti. “è una pista straordinaria perché ha tutto quello che serve per allenarsi bene: è veloce, ha salti, ha curve insidiose; ai Parlati s’impara a far correre la moto, a svi-luppare le capacità acrobatiche e, soprattutto, a diventare resistenti allo sforzo sia fisico che mentale: è una pista molto impegnativa sia per il corpo sia per la mente”. Michele frequenta l’Istituto Alberghiero Artusi della città termale e, quando non va a scuola, è sulla sua Honda 150 4t, gestita dal Team Martin. Nello scorso campionato ha vinto ben 7 gare. “Devo molto a mio fratello”, dice Michele, “da lui continuo a imparare molto, per me è uno stimolo averlo davanti”. Michele si riferisce alla maggiore età del fratello e alla sua maggiore esperien-za, ma anche all’ultima prova del Campionato Italiano, quando Andrea, di ritorno dal cam-pionato Europeo in cui si è classificato secon-do a un soffio dal vertice, è sceso in pista per conquistare il titolo tricolore nella classe 250. Michele aveva appena conquistato il suo tri-colore nella classe 150 e partecipava alla gara

delle 250, in previsione del salto di categoria che farà quest’anno, quando correrà su un Honda 250 t4, sempre del Team Martin, nel campionato europeo. Il ragazzo ha talento da vendere e anche nella sfida con i big si è mes-so in risalto: su 120 partecipanti, nella gara vinta dal fratello, è arrivato undicesimo asso-luto, terzo della under 21. E questo a 14 anni; quest’anno, con un anno in più, cosa saprà fare in scia del fratello? Dopo il titolo italiano, Michele ha partecipato, in Francia, al campionato mondiale juniores. Gara unica, da corrersi su moto a 2 tempi e non a 4 tempi come nel campionato italiano. Michele è primo nelle prove libere del sabato; primo nelle qualificazioni sempre del sabato; primo nel warm up della domenica; poi per problemi in partenza a causa della poca con-fidenza con la moto a 2 tempi che non usava da anni, limitata nella potenza (solo 85 di ci-lindrata) non è riuscito a vincere, sebbene suo sia stato il miglior tempo in gara e suo anche il giro più veloce nella seconda manche. Alla fine risulterà 6 assoluto, comunque primo de-gli italiani. Peccato perché, anche se con la sua prestazione l’Italia è riuscita a salire sul secon-do gradino del podio, conquistando la meda-glia d’argento, Michele aveva dimostrato di essere il più veloce e il più forte di tutti. Ma un campione fa tesoro delle sconfitte e Michele è un campione, saprà al più presto rifarsi.Proprio in questo periodo si sta allenando in Sardegna, dove il clima è più mite, con i compagni di team: il portoghese Goncalves e il russo Brobrishev che quest’anno puntano entrambi al titolo mondiale.Per lui è un’opportunità non da poco potersi allenare con piloti di questo calibro.Michele ci tiene a ringraziare la Martin Racing, il moto club Recoaro, la ditta Zuccato, il centro medico sportivo del Dott. Saccardo, la palestra Saint Tropez e Massimiliano Massignani che lo segue negli allenamenti e nelle gare.

Michele Cervellin ha trionfato nel campionato italiano classe 150 4t e da questa stagione correrà il campionato europeo classe 250 a soli 15 anni

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PROGRAMMA CICLISTICO 2011 Prima uscita: domenica 27 febbraio 2011 Ultima uscita: domenica 30 ottobre 2011

dal 17 al 21 marzo:Gita a Donoratico, Castagneto Carducci (Livorno)10 aprile:Granfondo Liotto - ValdagnoDomenica 100 kmCiclabile Peschiera - Mantova - Peschiera

Mercoledì 120 kmMontagnana - Chioggia - MontagnanaDomenica 120 kmGiro dei LaghiMercoledì 140 kmGiro del Lago di Gardadal 2 al 5 giugno:Gita in Istria

PRIMAVERA

Ciclo club Velomania Cornedo Vicentino compie

21 anni di attività: breve storia di miglia e miglia

di chilometri in sella della passione

34

in selladella passione

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PROGRAMMA CICLISTICO 2011 Prima uscita: domenica 27 febbraio 2011 Ultima uscita: domenica 30 ottobre 2011

I BREVETTI DEL GRAPPA (Rif.: Mario Fin)Vedi informazioni sul sito VelomaniaMercoledìGita a Malga BiancoiaDomenicaGiro del Passo di Vezzena

DomenicaGranfondo dell’Altopiano11° edizioneSabato - DomenicaGita al Passo GiauAGOSTO IN BICIProgramma da definire

ESTATE Cornedo - giro attorno al M.te Grappa - Cornedo 150 kmDomenicaGiro del ProseccoDomenicaGita al delta del Po

AUTUNNO

35ciclismo

in selladella passione

Quest’anno il ciclo club di Cornedo Vicen-tino compie 21 anni. Velomania è una co-stola del gruppo “Le Lumache” sorto 40 anni fa e formato da un nucleo storico di podi-sti ed uno più piccolo di ciclisti. Ad un certo

punto, fra gli amanti della due ruote, si è avvertita la ne-cessità di un distacco. Ecco allora sorgere, nel 1990, il gruppo “Velomania” per merito di Gianfranco Gri-golato (che ne è diventato, e che ne è tutt’ora, il pre-sidente) con la collaborazione di alcuni appassionati.«Il numero dei soci ha avuto in questi anni un crescita co-stante, – spiega Grigolato – Ce ne sono da Valdagno, Piana, Cornedo, Cereda, Castelgomberto. Insomma, abbiamo “co-lonizzato” tutta la vallata». Nel 2010, infatti, si sono uniti al gruppo anche i ciclisti del ciclo club di Brogliano. Anche grazie a quest’ultimi, è diventato, ad oggi,un gruppo di circa 90 persone con età che vanno dai 25 ai 76 anni! Il gruppo “Velomania” è impegnato su più fronti: uscite domenicali (in piazza a Cornedo c’è una bacheca con indicato, ogni domenica, un percorso – da quest’anno disponibile an-

che sulla pagina “Velomania” nel sito del Comune di Cornedo Vicentino), gite in trasferta, come ad esempio, quest’anno, la gita di 5 giorni in Toscana, la gita di 4 giorni in Istria, o il clas-sico giro del delta del Po a fine stagione. Oppure l’importante partecipazione di quasi tutti gli atleti alla “Granfondo Liotto” città di Valdagno 2011, che, come nel 2010, ha premesso al club Velomania di essere uno dei gruppi più numerosi a partecipare.

Per ulteriori informazioni le riunioni del club si tengono il secondo e l’ultimo mercoledì di ogni mese presso l’ex comu-ne di Cornedo Vic.no. Oppure basta recarsi in negozio Velo-mania a Spagnago di Cornedo Vicentino, via M.te Ortigara, 33.Infine si può scrivere [email protected] Internet: www.comune.cornedo-vicentino.vi.it/>“Associazioni”>“Velomania”.

SI RINGRAZIANO GLI SPONSOR:

Banca San Giorgio e Valle Agno

DiquigiovanniTermoimpianti Il Bagno

Euro-CartFondiaria SAI

Millenium Cucine

Zamperetti Legnami S.p.A.

Zarantonello Andrea& Nicola Movimento Terra

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Erano 40 anni che nell’Alto Vicentino non si organiz-zavano gare di ciclocross e il Ciclocross di Capo-danno – 1° Trofeo Angelo Vallortigara organizzato dal

V.C.Torrebelvicino Vallortigara Servizi Ambientali è stato un successo sia di pre-senze che di pubblico: lo spettacolo non è mancato in una giornata dalla tempera-tura rigida ma tutto sommato accettabile in quest’inverno caratterizzato da tempe-rature spesso polari. 143 partenti, nella gara di ciclocross della F.C.I. aperta agli Enti disputata a Torrebelvicino nella zona del campo sportivo in un circuito di 2,2 km. tecnico, molto veloce. In palio anche l’11^ prova del 31° Gran Premio Trivene-to Teleciclismo – Calcestruzzi Mosole. I più piccoli della categoria G6 inaugurano il percorso poi gli esordienti (40 al via) e via via tutte le categorie, dagli allievi agli élite. Tra gli allievi dopo Moreno Pelliz-zon, si sono guadagnati gli altri due posti del podio Marco Zanella e Alex Bonda-valli. Tra gli junior il vicentino di Tezze sul Brenta del Team Italia, Federico Zurlo (in stagione 14 vittorie su strada e 5 nel cross) ha sbaragliato il campo infiamman-do il pubblico grazie alla sua grinta e al suo modo di correre sempre in attacco. L’atleta del d.s. Marco Gemin che per la quinta volta si è laureato campione italia-no, nel finale ha tirato i remi in barca chiu-dendo con 25” di margine su Scappolon e Macor. Il clou della giornata è stata la gara degli élite e under 23 vinta tra gli élite dal padovano di Bastia di Rovolon Thomas Paccagnella (Work Service Brenta) che ha relegato al secondo posto il Forestale Alessandro Fontana e al 3° l’atleta di casa del V.C.Torre Diego Retis. Protagonista tra gli under 23 è stato invece Mirko Ta-bacchi (Arcobaleno) che in solitaria ha in-flitto ben 2’58” al suo compagno di team Igor Smarzaro con Alessandro Calderan ottimo terzo. Strada poi agli amatori per chiudere una giornata di ciclocross che ha messo in evidenza l’ottima organizza-zione del V.C.Torre Vallortigara del neo presidente Franco Lorenzi. A premiare, si sono alternate le Autorità locali: dall’As-sessore allo sport turritano Giovanni Dal Zotto al presidente ragionale FCI Bruno Capuzzo con Stefano Retis delegato per il cross, a far indossare ai neo campioni di Vicenza la maglia griffata Erregi-Keit. Concludiamo con un commento di Ste-fano Retis: “La soddisfazione deriva dal fatto di essere riusciti a portare il trofeo Triveneto di ciclocross qui in provincia e nell’Alto vicentino, un posto in cui ulti-mamente nel settore fuoristrada ci si sta dando da fare con la nascita delle scuole di ciclismo fuoristrada e con l’organiz-zazione di queste manifestazioni. Sta aumentando il numero dei ragazzini ma soprattutto sta crescendo in generale ciò che riguarda la disciplina perché il fuori-strada sarà lo sport del futuro. Il ciclismo su strada sta patendo perché la disciplina non consente più la sicurezza di un tem-po. Ho notato a livello giovanile che i ge-nitori preferiscono che i ragazzi corrano con le ruote grasse. Mi preme anche fare un complimento a questa organizzazione e al percorso che hanno allestito che non ha nulla da invidiare a gare più longeve e blasonate del circuito nazionale”.

Ciclocross show Federico Zurlo (Junior) e Thomas

Paccagnella (Elite) danno

spettacolo nel Trofeo

Vallortigara- Ciclocross

di Capodanno

di Enzo Casarotto ciclismo37

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Per descrivere la straordi-naria stagione di Fiorel-lo Sberze, così ricca di soddisfazioni e vittorie, è necessario partire dai titoli conquistati: 1° clas-

sificato nel Campionato italiano UISP epoca, categoria moto dal ‘75 al ’77; 1° classificato nel Trofeo delle Nazioni a Squadre over 35, categoria moto pre’ 72 e 2° classificato nel Campionato italia-no FMI epoca, categoria moto dal ‘74 al’ 76, risultato, quest’ultimo, dovuto all’impraticabilità della pista di Casti-glione del Lago (PG), che non ha reso possibile lo svolgersi della gara, quando il pilota sclendese era in forte recupe-ro ed era a un solo punto dal vincitore Callingani di Reggio Emilia. A giochi ancora apertissimi, sono state le condi-zioni meteo a non far centrare a Sberze un fantastico tris. Ma ottimi anche i risultati di squadra ot-tenuto da Sberze: al Trofeo delle Nazioni la over 35 composta da Fiorello Sberze, Ivano Ferrari, Massimo Veglia, Pietro Mazzucco, tutti su CZ 380 e la over 50 composta da Paolo Vellano, Pietro Mic-cheli, Enrico Bertone, Renzo De Santis ha portato all’Italia una storica vittoria.La gara disputatasi il 18 settembre 2010 a Gallarate, nella blasonata pista del “Ciglio-ne Malpensa”, ha visto la partecipazione di ben 14 Nazioni con 4 categorie suddivise per età del pilota.Non era mai accaduto che una squadra Ita-liana riuscisse a salire sul gradino più alto del podio in una delle più importanti mani-festazioni di cross d’epoca qual è il Trofeo delle Nazioni. In questa edizione l’Italia si è aggiudicata la vittoria in ben 2 categorie sulle 4 in program-ma; complimenti ancora a questi indomiti pi-loti anche perché le condizioni meteo erano veramente proibitive.

di EmanuelaVaccari

38moto d’epocasberze da record

Il 2010 è stato un anno da incorniciare per il pilota di motocross d’epoca Fiorello Sberze del Motoclub Trial Valleogra che centra due titoli italiani e con i colori azzurri conquista il Trofeo delle Nazioni

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39rallyi Road

Marshal

Il giorno 11 dicembre 2010 alla manifestazione “ACI PREMIA I CAMPIONI”, i Commissari Val-chiampo venivano insigniti con una targa di benemerito per la collaborazione e l’impegno dato

in tutti questi anni all’Automobile club Vicenza. Alla manifestazione, che si è svolta in un noto Hotel di Vicenza, erano presenti le autorità di Governo, come il Prefetto di Vicenza, dr. Melchiorre Fallica, il Questore di Vicenza Dirigente Superio-re, dr. Angelo SANNA, tutta la dirigenza Aci dal Presidente Nazionale, Enrico Gelpi per la provincia di Vicenza, il Direttore dr. Fausto Russo e il Presidente Cav. Romano Pigatoe con il suo vice Walter Bizzotto, noto ed esperto rallysta degli anni passati, il delegato provinciale per il settore spor-tivo CSAI, Lino Fantinato, e come ospite d’Onore e testimonianza vivente delle gare automobilistiche il Conte Giannino Mar-zotto, due volte vincitore della mitica com-petizione “Mille Miglia” negli anni ‘50.Presenti anche tutti i piloti che sono stati se-gnalati dalle varie Scuderia del Vicentino.Alla premiazione mancava un altro illu-stre testimone dell’automobilismo vicenti-no, Miky Biasion, due volte campione del mondo tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 che ha portato ai massimi livelli lo sport Vicentino e Nazionale in tutto il mondo. Dal 1990 nella nostra Valle del Chiampo c’è un club di Commissari di Percorso, volontari e appassionati di automobilismo che con le loro bandierine gialle e i loro gilè del medesimo colore garantiscono la sicurezze nella maggior parte dei circuiti e prove speciali di gare automobilistiche del Nord-Est e non.Costituito dall’attuale Presidente Franco Colognato nei primi anni Novanta s’ im-pegna “nell’arruolare nuove reclute” e, come diciamo noi, “smaliziare i giovani per la loro incolumità”, per collocarli in varie postazioni lungo le prova speciale.Per essere abilitati, i Commissari di per-corso (ufficiali di Gara) devono conoscere le regole generali dell’ordinamento spor-tivo automobilistico e le nozioni relative alle varie discipline: velocità pista, kar-

di Carlo Niedduting, rally, velocità salita, ecc…Devono essere esperti sull’uso delle ban-diere e dei cartelli di segnalazione, con-trollare che tutto funzioni, vigilare concor-renti e pubblico per la loro incolumità.Nei corsi di preparazione sulle vari disci-pline è prevista obbligatoriamente almeno una lezione con un medico per l’appren-dimento degli elementi basilari di pronto soccorso e primo intervento. Tornando al club, che ha all’attivo più di quaranta soci che si trovano una volta al mese per dibat-tere e organizzare nei minimi particolari le uscite a cui dovranno prestare servizio. Il signor Franco Colognato e tutto il team volevano ringraziare in modo particolare Luca Piazza, amico e sostenitore dei Com-missari Valchiampo, per l’ospitalità offer-ta, che permette di non gravare di ulteriori costi le casse l’associazione. Ma non per questo intendiamo approfittare della gene-rosità data e, quindi, cerchiamo di soffer-marci il minor tempo possibile.Valutiamo anche altre offerte che ci ven-gono fatte, magari dagli Enti locali e non, per far si che il gruppo possa allargarsi e aprire le porte ai propri simpatizzanti e avvicinare giovani e meno giovani alle riunioni, condividendo uno sport così affascinante. Nel nostro attivo abbiamo prestato servizio in circa 200 rally, sempre con tanta competenza e passione, come di-mostrano le tante attestazioni di stima che riceviamo. Eccone una del 11 agosto 2010 inviataci da un appassionato presente nel luogo. Vorrei ringraziare i commissari di gara delle postazioni n° 4- 5- 6- 7 che erano presenti al 1° Rally Ronde Città di Negrar per la loro simpatia e per la loro generosità dimostratasi durante tutta la notte. In particolar modo vorrei ringrazia-re il Commissario della postazione n°7 . Spero che il messaggio venga recepito dai diretti interessati. Un grande in bocca al lupo per le prossime gare e spero di rin-contrarvi ancora.Per informazioni contattare il Presidente Colognato Franco Info: [email protected]

Ovvero i Commissari di Percorso; quelli della Valchiampo sono stati Premiati dall’Automobile club Vicenza per il loro servizio in oltre 200 rally

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La passione per lo sci, Claudio Berti, ce l’ha da sempre. Da quando, cioè, veniva scorazzato su e giù da Reco-aro Mille da sua madre, la signora Bianca, anche lei appassionatissima dello sci e sempre vicina ai valori

dello sport e della montagna. E così prima con lei e poi da solo, Claudio ha girato mezzo mondo con gli sci ai piedi, vincendo gare importanti, arrivando a far parte del gruppo sportivo delle Fiamme Oro e diventare prima maestro di sci e poi allenatore fe-derale. Oggi, titolare dell’omonima ferramenta, ha affiancato alla passione per lo sci quelle per le auto sportive. Lo abbiamo incontrato per conoscere me-glio il Porsche Sci Club Italia, di cui è il presidente.

Claudio, auto e sci, un’unione fantastica…Il Porsche Sci Club Italia nasce 9 anni or sono pro-prio con l’obiettivo di unire queste due grandi pas-sione: quella per lo sci e quella per le auto sportive. Si è pensato di creare uno specifico circus bianco per possessori di autovetture del marchio Porsche con la passione per lo sci; un Criterium che prevede in media cinque tappe evento in altrettante località di sport invernali, in cui disputare una prova di sla-lom gigante su due manches ed una gara in auto su una pista, in genere, innevata. La somma dei punteg-gi acquisiti nelle due prove decreta la classifica più importante che è quella della combinata sci-auto. La somma dei cinque eventi e dei relativi risulta-ti individuali porterà, a fine stagione, alla finale e, quindi, all’assegnazione del Criterium categoria per categoria dello sci, dell’auto, ma soprattutto della combinata.

Una cosa complessa, un impegno che copre tutta la stagione…Sì, ci vuole una grande organizzazione. Lo Sci Club ha un suo organigramma: Presidente, Consiglio, Commissione Sportiva, Responsabile Tecnico sia per lo sci che per le auto: un gruppo di persone straordi-nario, il nostro, molto preparato ed efficiente. Basti pensare che il responsabile per lo sci è Peter Rung-galdier, vincitore della Coppa del Mondo di Super g nel 1995 e argento in discesa nei Mondiali di Saal-bach del 1991 oltre ad altri numerosi podi conquistati in Coppa del Mondo mentre, come responsabile per le auto, possiamo contare sulla super professionalità di Vitaliano Maccario, pilota ufficiale Porsche della “Porsche Sport Driving School”. Loro due firmano ri-spettivamente la gara di gigante e di auto, e il risultato è sempre eccezionale.

sempre in pista

Claudio Berti è il presidente del Porsche Sci Club Italia, auto

potenti e grande sci per coltivare una passione senza tempo

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sopra Giovanni Berti in azione;

sotto Claudio Berti

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Sfide ad alto livello…Cerchiamo di scegliere sempre il meglio, indirizzandoci verso stazioni invernali che abbiano impianti permanenti per le auto in modo da garantirci un grande divertimento in totale sicurezza; e altrettanto facciamo per le piste: abbiamo svolto le nostre gare su piste molto famose per aver ospitato importanti competizioni. Quest’anno, per esempio, abbiamo aperto con Courmayeur, successivamente siamo stati in Val d’Ultimo e lo scorso week end eravamo a Madonna di Campiglio, dove la prova di slalom gigante è stata disegnata da Peter Runggaldier sulla mi-tica 3-tre, teatro di uno degli slalom di Coppa del Mondo più famosi. La gara si è svolta di sera, con le luci ed è stata molto suggestiva. Prossimamente andremo a Sappada per poi concludere la stagione a Selva di Val Gardena.

Nei giorni di gara solo sci e auto?Tutt’altro, nei giorni degli eventi organizziamo anche altre attività, ognuna ispirata al luogo in cui ci troviamo, per esempio, nel prossimo week end offriremo la possibilità di effettuare un tour con le motoslitte tra i boschi della dura-ta di oltre due ore.

Sei mai riuscito a vincere il Criterium?Sì, per più anni sono riuscito a prendermi il ti-tolo ma quest’anno, a causa del mio impegno nella parte organizzativa, non riesco ad allenar-mi come dovrei e così sono fuori dai giochi per la conquista del Criterium.

Sciate solo d’inverno?Per lo sci proponiamo ai soci anche alcune uscite in ghiacciaio con Runghi verso ottobre/novem-bre e, per il settore auto, offriamo la possibilità di scendere in pista per una sessione di giri con la propria autovettura; inoltre organizziamo gite e visite a città in modo da coinvolgere nella vita del Club anche le nostre famiglie.

Corrono anche i tuoi figli?Sì, certo, Giovanni che ha 22 anni e Gianluca che ne ha 17 sono riusciti in più occasioni a distin-guersi nello sci, vincendo la loro categoria.

E con l’auto?Giovanni per ora mi fa da navigatore ed è meglio così: tanti cavalli e pochi anni non è un binomio che va tanto d’accordo.

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La fortissima atleta dell’U.S. Asiago, Stefania Carli, vince il gigante FIS J di Passo San Pellegrino, salendo

al 2° posto nelle liste Fis nazionali del suo anno

E la vittoria è arrivata, Stefania Carli, atle-ta dell’U.S.Asiago, e sportiva per dna - è nipote del mitico Rizzieri Rodeghie-

ro, olimpionico di fondo degli anni Cinquanta e fondatore del-la Rode Ski Wax – già al primo anno nella categoria Aspiranti ha ottenuto uno strepitoso pri-mo posto nel gigante Fis del 13 febbraio al Passo San Pellegrino. Era dall’inizio della stagione che Stefania si era messa in mostra, salendo più volte sul podio. “Me l’aspettavo”, dice il suo allenato-re, Alberto Bonomo, “la vittoria da un po’ era nell’aria; Stefania sta sciando bene, è in forma e ben motivata. La seguo fin dal-la categoria ragazzi e allievi, in queste cinque stagione ha sem-pre avuto un progress tecnico e mentale costante e questa è una gran cosa: ho piena fiducia nel-

le sue possibilità. L’obiettivo quest’anno era di avere i punti per entrare nel Comitato Veneto e di poter partecipare ai Cam-pionati Italiani Aspiranti ed è stato centrato: è al 2° posto nella classifica assoluta della Coppa Veneto e i punteggi Fis oggi la collocano al secondo posto an-che nelle graduatorie nazionali delle atlete del ’95 in Slalom Gi-gante e al quinto-sesto nelle altre specialità”.E così Stefania, dopo aver con-quistato il primo gruppo all’ulti-mo aggiornamento dei punteggi Fis, domenica 13 febbraio al Pas-so San Pellegrino, ha sfruttato al meglio il pettorale di partenza, il numero 1, e ha inflitto 1 secondo e 44 centesimi di distacco alla seconda piazzata, con la terza a 1,67. Nonostante la presenza di nebbia che non permetteva una perfetta visibilità del terreno, Stefania ha saputo adattarsi alle

Stefy gocondizioni avverse, riuscen-do ad attaccare ad ogni cur-va, senza mai sciare in difen-siva. Nella seconda manche, con condizioni meteorolo-giche migliori, ha sciato in sicurezza per non buttare al vento il risultato della prima prova.Partita per trentesima, ha fat-to segnare il secondo tempo di manche a 14 centesimi da Martina Candiago che da terza ha concluso al secondo posto davanti a Francesca Bonifacio.Stefania non ha vinto sola-mente la gara della categoria Aspiranti ma anche quella assoluta, dove vi erano atlete della categoria Giovani (nate nel 1991-92-93) onorando così le recenti convocazioni del CT del Comitato Veneto, Johnny Feltrin.

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Riprendo un vec-chio articolo sui “gladiato-ri dell’MMA” pubblicato su S p o r t i v i s s i -

mo del febbraio 2008, ormai sono passati 3 anni e sembra ieri, perché colgo così l’oc-casione di riproporvi sia un “vero e crudo” sport da com-battimento come è l’MMA (Mixed Martial Art) che un grande, anzi super Campione come Zelg Galesic e l’unico rappresentante italiano della sua Scuola di Arti Marziali, il Maestro Marco Vigolo.Il Maestro Marco Vigolo mi invita così a partecipare all’e-vento “unico” italiano che lui ed i suoi Istruttori hanno mes-so in piedi con pochi mezzi e tanta passione (come sempre agli “sport minori” non è dato nulla e tutto si regge sulla vo-lontà di pochi super appassio-nati). E’ così che molte volte capita anche di non trovare una palestra libera e di dover pagare tutto fino all’ultimo centesimo; va beh, anche se questa è poi confusa con la mia solita lamentela, sappia-mo che in Italia è così e se vo-gliamo “fare”, dobbiamo rim-boccarci le maniche e aprire il portafoglio.Mi trovo così nella palestra co-munale di Priabona domenica 23 gennaio alla mattina presto

con alcuni allievi del Maestro Vigolo a sistemare le ultime cose per l’arrivo del “mitico” Maestro Zelg Galesic.Si sente quel tipico mormorio di fondo, quasi come essere in chiesa, e tra gli atleti che arrivano numerosi e aspettano l’entrata del Maestro, c’è quel brivido che scorre nelle vene tra quelli che sanno di affron-tare una dura giornata di alle-namento e nello stesso tempo un “silenzioso ma tagliente giudizio” da parte di chi ha affrontato “guerrieri”, ring e pubblico di tutto il mondo do-minando moltissimi tornei; un

“Pelè” dell’MMA, del com-battimento, sì, sul ring, quindi con regole predefinite, ma che, in realtà, molto si avvicina a quello che potrebbe essere una ferocissima lotta, un po’ come è il “sanshou” per le Arti Mar-ziali Cinesi. Infatti, come vi ho già raccontato, nulla è più reale, come combattimento, di un incontro di MMA dove per essere degno di partecipare devi comunque essere in grado di affrontare l’avversario con tecniche che spaziano in tutte le Arti Marziali e di Combat-timento, perché le “cosiddette regole” sono proprio minimali.Ecco finalmente che il Grande Zelg entra nella palestra ac-colto da alcuni filmati di suoi combattimenti e dagli sguar-di orgogliosi dei suoi allievi. Beh, so cosa vuol dire vedere arrivare il Grande Maestro, colui che ammiri e vedi come l’inarrivabile.Lo accompagna il sempre atti-vo Maestro Marco Vigolo che lo rappresenta in Italia e che è il Responsabile Nazionale della Trojan Free Fighters, la Scuola fondata e diretta dal Maestro Zelg Galesic. Sono stupito anche io quando il Grande Combattente si ac-corge della mia presenza e si ricorda di me e di Sportivis-simo, tanto da abbracciarmi e

darmi immediatamente spazio per una lunga chiacchierata amichevole e tecnica. Il mio “compito” per Sportivissimo è fatto così semplicemen-te quando hai a che fare con “persone” prima di “campio-ni” e l’intervista scivola via velocemente per dare spazio, poi, alle lezioni. Il metodo sviluppato ed insegnato dal Maestro Zelg Galesic e dal Maestro Vigolo qui in Italia è molto cruento e approfondisce tecniche di cosiddetto “ground and pound” ossia di colpi in-ferti durante il combattimento a terra; si studiano ovviamente tutte le tecniche di combatti-mento con calci e pugni, tipici della Kickboxing, del Sanda, della Thaibox, del Taekwon-do, della stessa Box per poi af-frontare le tecniche di prese e leve del Judo e del Jujitsu ma, unico al mondo, questo meto-do sviluppa tecniche di colpi cruenti portati a terra e viene analizzato il combattimento nella sua totalità senza dare enfasi o indirizzare o predili-gere alcuno stile di Arte Mar-ziale in particolare.Dopo una pausa forzata di circa un anno, poiché il Ma-estro Zelg Galesic durante un combattimento a Tokio si è rotto un ginocchio che lo ha costretto ad interventi e cure

ZELG GALESICIL NOSTRO MASSIMO NERESINI HA INCONTRATO ZELGGALESIC,IL CAMPIONIS-SIMO DEL MIXEDMARTIAL ART

Ogni grande percorso inizia con un piccolo passo… allora inizia!

di Massimo Neresini

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45martial art

per sei mesi per poi iniziare al-lenamenti forzati per riprende-re la forma, oggi ha ripreso to-talmente sia la grinta di prima che la sua straordinaria poten-za. Così il prossimo 5 marzo terrà un incontro a Liverpool in Inghilterra e se tutto va bene la settimana successiva com-batterà ad Abu Dabi. Purtrop-po lo stesso Zelg mi dice che questa pausa forzata a 30 anni non ci voleva proprio perché stava dando il massimo. Ma siccome tutto non viene pro-prio per nuocere gli ha accon-sentito di concentrarsi nella apertura e nello sviluppo della sua Scuola per la formazione di combattenti e per dare la possibilità a chiunque di pas-sare delle vacanze in Croazia a Pola (per info chiedere diret-tamente al Maestro Vigolo) al mare in un centro da lui diretto nel quale si possono praticare le Arti Marziali e sviluppare tecniche di difesa personale e combattimento MMA.Il programma poi lo porterà in Giappone dove a fine mag-gio avrà un altro importante incontro sempre del circuito mondiale del MMA.Molte volte gli incontri si svol-gono in forma di stretti “tor-nei” in città quali Tokio, Seul ecc. dove ad eliminazione si arrivano a vincere anche gran-di somme (ovviamente solo i grandi campioni sono invitati a partecipare ed il rischio di

rotture o gravi incidenti è mol-to alto).Ci siamo soffermati un po’ ad analizzare il quesito che mi stimolava e che spero interes-si anche ai lettori “ma quanto conta in questi combattimenti la forza fisica e l’applicazione della tecnica?”Il Maestro Zelg Galesic si è dimostrato molto equilibrato con la sua risposta al quesito; lui mi dice: “io ho visto mol-ti incontri in cui la tecnica ha vinto sulla forza ma altrettanti in cui la forza ha dominato sul-la tecnica. Bisogna che ognuno trovi un bilanciamento tra la forza che può avere e l’espres-sione della sua tecnica; la cosa più importante è quindi trovare il giusto equilibrio tra le due.”Nel combattimento le “rego-le” sono veramente poche ed il combattimento diventa così libero; non puoi colpire agli occhi, alla gola e ai testicoli e non puoi mordere… tutto il resto è concesso. Il Maestro Zelg Galesic con-tinua “il nome stesso MMA (mix di Arti Marziali) ti dice cosa significa questo tipo di Arte, che agli occhi di un pro-fano sembra un mix di confu-sione come un combattimento per strada, ma se stai attento e conosci un po’ le Arti Marziali ne cogli le molteplici sfuma-ture. E’ importante avere un grande allenamento e un’ot-

timale conoscenza delle arti che si appilicano perché se qualcuno ti trova un “buco” (una tua carenza) sei finito… io sono molto bravo con i cal-ci ed i pugni provenendo dal Taekwondo e ho problemi nel combattimento a terra, pur essendo bravissimo, ed è per questo motivo che mi esercito e ho inventato un mio meto-do… così non esisterà mai il perfetto Atleta di MMA, anche lui avrà sempre un “buco”… ”.Zelg continua: “come ti ho detto, pur essendo molto bravo a terra, ho perso tre combatti-menti a terra, ma due di que-sti li ho persi a terra con due vincitori di oro olimpico di Judo e uno con un Campione Mondiale di Jujitsu… allora capisci che non posso pensa-re di competere nella lotta a terra con un oro olimpico del Judo, lo devo stendere prima e cercare di non portarlo dove lui è più forte di me… con ciò non significa che sono debole a terra ma semplicemente che ci sono quelli più forti di me a terra…” ma forse non per mol-to, aggiungo io!Qual è il tuo punto di forza: “direi oltre ai calci e pugni, il “great bound” cioè quando sono sopra a qualcuno il mio pugno esplosivo è veramente forte… un test ha dimostrato che il mio pugno da sopra por-

ta ad una pressione misurata di 920 Kg per cmq”.Certo non è uno sport per tutti ma hai mai trovato un allievo che possa seguire le tue impre-se (ricordo a chi non conosce bene il Maestro Zelg Galesic che è uno dei più grandi com-battenti di MMA al mondo): “per dire la verità ho trovato molti che fisicamente potreb-bero ma non ho ancora trovato qualcuno che ha la testa giusta per affrontare correttamente questa disciplina così incre-dibilmente impegnativa… ho avuto tanti allievi con grande agilità e forza che mi hanno stupito, ma ci vuole un “gran-de cuore di bestia” e non tutti lo hanno… è un lavoro diffici-lissimo e cruento ma io non lo cambierei con nessuno altro al mondo e così devi essere per affrontarlo!”Così lascio il Grande Maestro Zelg Galesic ed il Maestro Marco Vigolo con gli allievi assetati di condividere una stu-penda giornata con un Grande Guerriero, con un Gladiatore dei ring mondiali, auguran-dogli di tornare presto alla vittoria perché è anche un po’ italiano e chissà che proprio dalla Scuola Tojian Italiana del Maestro Vigolo non esca un fortissimo Campione.

Per info:Maestro Marco Vigolo DTR Shootboxe FIKBMSUnico esponente e responsabile tecnico Nazionale del Trojan Free Fighter’s (Z.Galesic MMA)presso Palestra Moving Center di Spagnago di Cornedo (VI).Cell.3358451834 - [email protected] - www.martialworld.net - www.shootboxeberica.it

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47boxingun stella biancoceleste

In Europa brilla la luce biancoceleste. Paolo Marangon si è laureato campione assoluto Wako tra i rivali del vecchio continente. E così il Fighter Team di Valdagno può annoverare tra i suoi successi anche quello prestigioso messo a segno, colpo dopo colpo, dal giovane atleta (residente a Cornedo, ma iscritto alla società valdagnese). Agli ultimi campionati europei che si sono disputati in Grecia, il successo è arrivato dopo lunghi allenamenti e una preparazione che ha portato Marangon a battersi addirittura in Thailandia. L’oro conquistato dal venticinquenne rappresenta un esempio di impegno, nello sport e nella vita, per tutti i compagni di squadra. Ma soprattutto è il trampolino di lancio, per nuovi risultati attesi da tutto il team che lo sostiene.

Grande gioia nel Fighter Team Valdagno, a partire dalla presidente Valeria Zordan, dal vicepresidente Antonello Moresi e dal maestro Fernando Santagiuliana, che gli sono stati vicino in ogni tappa, per arrivare preparato al traguardo. Il successo è arrivato nella categoria -79 kg agli europei Wako a cui fanno riferimento Semi conctact, Full contact Kick light e anche Musical forms.Sulla scia del risultato conseguito, in città si sono già formati i supporters: primi tra tutti i campioni in “erba”, cioè quelli che si allenano tutti i giorni per poter emulare il loro idolo con una disciplina sana, per la mente e per il fisico. Infatti, sono già numerosi i mini atleti del kick boxing che, alla scuola elementare di San Quirico, possono cimentarsi in questa disciplina (i corsi sono riservati ai bimbi da 6 a 14 anni). Ma le lezioni sul tatami sono aperte anche agli adulti, ed è proprio il campione Marangon a insegnare i segreti del mestiere alle giovani promesse dello sport.«Il nostro è un team affiatato - spiega il vicepresidente Moresi -. Insegniamo ai ragazzi come affrontare la disciplina sportiva, senza cattiveria ma con equilibrato agonismo. Questo sport ci permette di far crescere i ragazzi in un ambiente sano, con la possibilità di raggiungere traguardi inattesi come quello di Marangon, traino per tutta la squadra». Per informazioni ed iscrizioni: 347.2221034.

Paolo Maragon del Fighter Team di Valdagno si è laureato campione assoluto Wako, World Association of Kickboxing Organizations, negli ultimi campionati europei che si sono tenuti in Grecia

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48rugby

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VALTERMO

Iniziamo dicendo che sono nato a Valdagno e fin da piccolo sono stato “costretto” a giocare a cal-cio, d’altra parte di questi tempi sono pochi quelli che non ci gio-

cano, sembra più che altro una moda. Poi un giorno mio papà mi portò a vedere una partita di rugby di quello che fino a qualche anno fa era ancora il Valdagno Rugby. Quel giorno ho conosciuto il mio primo allenatore, il leggendario “Beppe Bau”, e una settimana dopo iniziavo i miei primi allenamenti. Eravamo i piccolini del-la nascente squadra di Valdagno. Ho giocato la mia prima partita al Tro-feo Topolino a Treviso anche se per quell’occasione mi sono trovato “in prestito” ad un’altra squadra che non aveva abbastanza giocatori per scen-dere in campo.Come sempre i primi anni sono quelli più duri, ma con qualche sforzo sono riuscito a farmi notare. Nella stagio-ne 2007-2008 sono stato convocato per allenarmi con la selezione del triveneto. Era una grande occasione poiché c’erano diversi osservatori di squadre importanti.Quando e dove nasce la tua passio-ne per il rugby?Come detto la mia passione è nata a Valdagno grazie a mio padre che

mi fece conoscere questo splendido sport. Fin da piccolo sono sempre stato di statura robusta e lui mi di-ceva che sembravo proprio ad un giocatore di rugby.Come sei entrato al Petrarca?Alla fine di un allenamento con la se-lezione del Triveneto a Silea mi si av-vicinò un allenatore del Petrarca chie-dendomi se volevo andare a Padova. Subito sono rimasto a bocca aperta, ma eccomi qua, da circa un anno e mezzo gioco con loro e mi sono tro-vato subito bene. Inizialmente è stata una decisione dura, avevo appena 14 anni e all’inizio ero piuttosto indeciso. A giugno poi ho deciso di buttarmi e provare quella strada.La mia passione per il rugby è sempre stata molta ed ora grazie a molti sfor-zi e lavoro sono arrivato ad uno dei più grandi club d’eccellenza in Italia.Quando hai iniziato avresti mai im-maginato di approdare nelle giova-nili del Petrarca?In verità da quando ho iniziato a gio-care tutti mi dicevano che ero bravo ed io ho sempre creduto di potercela fare. Ognuno di noi può arrivare dove vuole, bastano impegno, umiltà, tanto lavoro per migliorarsi e soprattutto non bisogna mai abbattersi.Immagino che i ritmi tra scuola e

allenamento siano piuttosto intensi. Qual’è la tua settimana tipo?La mia settimana tipo è molto impe-gnativa. Gli allenamento del lunedì e del giovedì sono considerati forse i meno pesanti, si tratta di sedute di preparazione fisica e di lavoro sul metodo di corsa. Di solito questi alle-namenti mi impegnano per poco più di due ore, mentre il resto dei giorni è molto più pesante. Tra palestra e al-lenamento in campo volano più di tre ore. Organizzare il tempo per studio e compiti vari è un problema. Penso che ognuno di noi, se ha un po’ di tempo libero preferirebbe usarlo per uscire con gli amici. Certo che poi serve studiare!Qual’è il tuo sogno nel cassetto oggi?Il mio sogno nel cassetto è arrivare ai massimi livelli del rugby e magari un domani diventare il più grande gioca-tore al mondo.Come vive questa esperienza la tua famiglia?La famiglia è sempre sotto pressione tra viaggi per venirmi a vedere, la preoccupazione perché sono via da casa o la paura che mi faccia male.Che rapporti hai con Valdagno e con il Rugby Alto Vicentino?Direi ottimi, mi piace pensare di poter essere un esempio per i più giovani,

mentre quelle volte che mi alleno con la seniores mi diverto a stare con i miei compaesani, anche con loro non si smette mai di imparare.Il rugby è la tua vita oppure pensi di ritagliare il giusto spazio per stu-dio e poi lavoro?Molti dicono che di rugby non si vive, questo dipende anche da quello che si vuole.Che rapporto hai con i tuoi compa-gni di squadra? E con gli amici con cui hai iniziato a giocare?Nei confronti dei ragazzi del Petrarca ho sempre avuto molto rispetto come loro lo hanno di me e sono conten-to di questo rapporto. Con i miei ex compagni poi ho sempre tenuto un bel rapporto e ci sentiamo e troviamo spesso.Se non sbaglio il prossimo anno po-tresti entrare all’Accademy federa-le e sei controllato dagli osservatori delle selezioni nazionali. Come sa-rebbe per te far parte della nazio-nale giovanile?Per me sarebbe un traguardo enorme, potrebbe anche essere l’occasione per andare a giocare all’estero.Come ti vedi tra 10 anni?Non pongo questa domanda e preferi-sco non trarre conclusioni perché non si sa mai cosa succederà in futuro.

un valdagnesealla corte

del PetrarcaMatteo Baruffato, quindicenne di Valdagno,

con una grande passione: il rugby. Ecco quello che ci ha raccontato della sua avventura padovana tra le fila della

formazione U16 del Petrarca Rugby.di Giulio Centomo

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VALTERMO

basketEsistono le realtà sportive maggiori, quelle più ricche, quelle note al grande pub-blico, quelle che, con le loro gesta e risultati sportivi, rie-scono a riempire i rotocalchi

sportivi e non e accanto a queste, esisto-no le realtà sportive cosiddette “minori”, che per lo più riescono a malapena a co-prire, con piccoli sponsor e contributi, i loro comunque gravosi costi di gestione. Realtà, queste, per le quali è già un mi-racolo riuscire a sopravvivere e che, ciò nonostante, riescono a raggiungere spes-so traguardi sportivi che vanno al di là del loro peso e potere. E’ l’universo delle piccole società sportive dilettantistiche che, per lo più, perseguono l’importan-tissima funzione sociale di avvio alla pra-tica sportiva dei più giovani, costituendo così un grande deterrente alle moltepli-ci devianze minorili. Tra queste realtà “minori” nella nostra provincia spicca l’U.S.R. ARCOBALENO di Carrè, a.s.d. operante in varie discipline e fra queste il basket femminile. Abbiamo incontrato colei che può considerarsi il vero “moto-re ed anima” del sodalizio, Liateresa Ze-nere, ex giocatrice di basket di A1 negli anni ’80 ed attuale insegnante di educa-zione fisica, con la quale approfondiamo la conoscenza della realtà Arcobaleno. - Come nasce l’idea della polisportiva Ar-cobaleno? “L’idea della Polisportiva Ar-cobaleno - esordisce Lia Zenere - è nata

dalla necessità di finanziare i progetti sportivi scolastici perché sono dell’idea che la scuola dovrebbe dare l’opportu-nità ai propri alunni di praticare attività sportiva gratuitamente, in quanto parte del programma scolastico. Per moltissimi anni, fin dal 1987/1988 qui tutti gli alun-ni hanno potuto praticare il minibasket e il basket senza oneri per le famiglie. Ciò ha permesso a moltissimi bambini/e di giocare a pallacanestro e per molti è stato uno sbocco anche per un futuro lavoro, com’è avvenuto per insegnanti ISEF e allenatori (oltre che giocatori di serie A, B e facenti parte delle squadre naziona-li) e fra questi Valeria De Pretto, Enrico Crosato, Alessandro Panni e tanti altri atleti che sono inseriti nelle rappresen-tative giovanili del settore nazionale. Si è poi ampliata l’offerta di attività spor-tive rivolte ai bambini e adulti per per-mettere a tutti di poter praticare l’attività motoria-sportiva”. - Quali sono i “nu-meri” dell’Arcobaleno? “L’anno scorso abbiamo superato i novecento iscritti fra le diverse discipline sportive: Minibasket e Basket, Hip-Hop, Ginnastica Artistica, Parkour, Pattinaggio Artistico, Ju-Jitsu, Kick-Boxing, Kraw-Maga, Katori Shinto Ryu, Ginnastica Mantenimento, Pilates, Step, Ginnastica Aerobica, Ginnastica Età Serena. Fra le attività giovanili la parte del leone la fanno il minibasket e il basket, con più di trecento iscritti nelle varie categorie”. - Quali sono le maggiori difficoltà nella gestione di una realtà qua-le l’Arcobaleno? “La poca disponibilità delle palestre, oltre naturalmente all’a-spetto economico. Sponsor e contributi

un Arcobaleno a canestrodiminuiscono ogni anno e

si deve far fronte con le risorse interne (con quote contenute) e con tanto volon-tariato. Devo ringraziare i moltissimi ge-nitori che si rendono sempre disponibili a collaborare. Per facilitare l’attività ab-biamo acquistato un pulmino e abbiamo realizzato un calendario societario, un’i-niziativa che sembra banale, ma che in realtà contribuisce ad aumentare nei ra-gazzi il senso di appartenenza al proprio gruppo”. - Quali sono i risultati sportivi raggiunti nel periodo più recente? “Mi piace tutto lo sport e ho cercato di inseri-re nelle attività dell’associazione svariate iniziative sportive, ma avendo giocato tanti anni a pallacanestro ho proposto e continuo a seguire principalmente lo sport che conoscevo maggiormente. Ri-tengo il minibasket e il basket uno sport veramente completo. Quanto agli ultimi risultati acquisiti, abbiamo vinto il tito-lo Regionale under 13 e 14, il titolo di vicecampionesse italiane nel Join The Game, vicecampionesse italiane nel Ba-sket3 e tutti i titoli regionali dei Giochi sportivi studenteschi con un gruppo di ragazze fantastiche tre delle quali han-no fatto parte della selezione regionale “Azzurrina”. Poi il titolo di campionesse regionali esordienti, e la partecipazione a tutte le finali regionali nelle categorie giovanili, per non dimenticare il 2^ posto Join the game regionale dell’anno scorso, nella categoria u.13 femminile. Abbiamo la fortuna di avere un parco allenatori invidiabile per preparazione, compe-tenza e passione e quindi anche se non sono prioritari i risultati contano”. – Da quest’anno ci sono alcune novità… “Pur-

troppo possiamo seguire solo l’attività giovanile, sia per la limitata disponibilità di palestre, sia per le esigue disponibilità finanziarie. Abbiamo partecipato per due anni al campionato femminile serie C ed è stata una ”salasso” non indifferente, dovevamo quindi trovare la possibilità di dare continuità alle ragazze e ai ra-gazzi, soprattutto considerando il livello raggiunto nell’attività giovanile e quindi abbiamo iniziato una collaborazione con società limitrofe che possono dare un fu-turo alle nostre atlete e quindi è iniziato con le società S. Marco Bassano e Gioba-sket Dueville il progetto “Pink Stars”. - Lei che opera sia a scuola che in palestra a contatto con centinaia di giovani, cosa si senti di dire ai chi legge queste righe? “A me lo sport ha dato tantissimo, mi ha insegnato soprattutto il rispetto delle re-gole, l’importanza di credere in se stessi e nella forza di volontà che permette di raggiungere risultati insperati. Ai giova-ni vorrei proprio trasmettere e far capire l’importanza della “passione” per quello che si fa, indipendentemente che sia sport o lavoro, far loro capire che se si vuole veramente raggiungere un risultato lo si può raggiungere, sempre nel rispetto di sé stessi e degli altri e soprattutto che non ci si deve mai scoraggiare perché c’è sempre una soluzione. E’ bellissimo po-ter “lavorare” divertendosi, facendo una cosa che piace e che dà soddisfazione. Per finire, ringrazio tutte quelle persone che mi hanno permesso da giovane di giocare a basket e cerco di ricambiare trasmettendo la passione a tanti altri, gio-vani e non”

Conosciamo la polisportiva Arcobaleno attiva a Carrè, Chiuppano e Zanè

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di Enzo Casarotto

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Potete scrivere al Senatore Alberto Filippiinviando le vostre e-mail a:

[email protected]

lettere

Le vostre lettere possono essere letteanche nel sito: albertofilippi.it

El balon?Caro Senatore,

perché non scrivete mai di calcio? Siete, forse, anche voi tra quegli sportivi che non amano il calcio perché piace a tutti e non sopportate che sia sempre in tv? Se il calcio è lo sport più amato e più trasmesso dalle televisioni, una ragione sicu-ramente ci sarà. Il calcio è uno sport bellissimo e anche nella nostra provincia ci sono squadre di buon livello con ottimi giocatori. Seguo con passione il vostro giornale e po’ mi di-spiace di non trovare mai il calcio.

Cordiali saluti, Umberto Lorin .

Caro Umberto,

il calcio, anche quello provinciale, ha tempi di cronaca velo-cissimi e contenuti infiniti. Un mensile come Sportivissimo non può seguire la notizia perché non ce la fa con i tempi, per-ché non ha spazi sufficienti. Però il calcio è il calcio, e ogget-tivamente qui da noi, in Italia, è lo sport che viene praticato ai livelli più alti, dato che nel nostro campionato militano molti dei migliori giocatori del mondo. Quando in una qualsiasi at-tività si vedono impegnati i numeri uno, la qualità dello spet-tacolo è sempre garantita. Io amo il calcio e apprezzo molto l’impegno, la professionalità e la passione con cui qui, dalle squadre di serie A a quelle di terza categoria fino alle squadre giovanili, viene praticato. Se ci sarà possibile, volentieri dedi-cheremo la nostra attenzione al “balon”.

Con simpatia, Alberto.

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