Sport euro
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LA RIVALITÀ TRA DIEGO SIMEONE E ZINEDINE ZIDANE
È COMINCIATA TANTI ANNI FA, IN ITALIA. E NOI LARACCONTIAMO TUTTA, GOL PER GOL, GARA PER GARA
IL BALLOFINALE
ANNO17.N
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A MILANO PER LA CHAMPIONS
Diego Simeone e Zinedine Zidane ai tempidelle sƂde italiane: questo scontro è delnovembre 2000, Juve-Lazio 1-1. Oggi si
ritrovano a San Siro per la Ƃnale di Champions.
Cholo& Zizou
:
“Ma non dovevamo
rivederci p
iù?”
gallery
ecco le due ruote usate al giro.sono top di gamma e costano. macambiando i componenti si risparmia
le bici dei campioni
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Start
cover StorY
Sommario
champions o promessi sposisempre invasione spagnola è
la faida dinamo kiev-shakhtarche lacera l’ucraina pre-euro 2016
e i pozzo comunicarono a iachinidi aver venduto l’udinese a zamparini
il mito della indy 500 che iniziò…con una carrozza a cavallo
ripartenzeinternational
l’agenda di gene
Solo in america
La foto dicopertina è di GianMattia d’Alberto.
allenano atletico e real, avversari oggi infinale di champions. la loro rivalità iniziò,da giocatori, in italia. ve la raccontiamo…
Simeone vS zidane
million dollar woman
monica abbott, campionessa usadel softball, ha firmato un contrattoa 6 zeri. nessuna donna c’era mai riuscita
sabato 28 maggio 2016n. 21 (785)
reportage
corridori. organizzatori. pubblico.scopriamo le anime della corsa rosa
un giro dentro al giro
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sommario
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S p o r t l i f e
pub heroes
N. 21
bellezza d’epocaclasse e passione sulle strade italiane
per la mille miglia storica. noi c’eravamo
intervista
intervista
ritratto
la storia
musica
sharapova. corsenotturne. tronchicome pesi. il nuovofenomeno deltennis si racconta
domani si corre la 500 miglia di indy. l’ultimovincitore spiega segreti, fascino e differenzacon i gp di f.1: «qui la velocità è da paura»
da idolo samp a “bischero” beccato conla coca. che dribbla ancora. nel suo bar
il 1° giugno compirebbe 90 annil’attrice che stregò il mondo.e joe dimaggio, re del baseball
blues, gospeled echi dei pink
floyd nel nuovocd dell’artista diorigini ugandesi
domiNicthiem
juaN pablo moNtoya
fraNcesco flachi
marilyN moNroe
michaelkiwaNuka
infographic
i due principali campionatiin monoposto a confronto
iNdy vs f.1
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DI LUIGI GARLANDO
R I PA R T EN Z E
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Piazza del Duomo a Milano si prepara ad accogliere i tifosi.
Bei tempi quando erano i tifosi mila-
nesi a invadereBarcellonaoMadrid
perrincorreree festeggiareunaCop-
padeiCampioni. Inquesteore sonogli spa-
gnoli a sciamare per le vie di Milano, a bi-
vaccare in piazza Duomo, a sventolare
bandiere, a cantare lapropria fedeprimadi
ammassarsi a SanSiro e giocarsi il proprio
nobilederbychevaleun’interaEuropa.Un
banchetto da ricchi.
Inter eMilan restano a guardare come po-
veracci col naso schiacciato contro la vetri-
na di una gastronomia. Nella tradizione
agiografica, SanSiro era il ragazzino con le
ceste di pani e pesci che il buon Gesù mol-
tiplicò per sfamare la folla. In assenza di
miracoli, servirebbero almeno ceste di sol-
di cinesi per consentire a rosso-
neri e nerazzurri di sognare
altre finali di Champions.
Nell’attesa, Milano è occupata
dagli spagnoli, come nel ’600,
quandoaMonzanonsiparlava
di Galliani, ma di unamonaca
e di uno sciagurato Egidio che
aveva la coscienza sporca, ma
non per gol sbagliati.
È la Milano manzoniana che
abbiamo studiato nei Promessi
Sposi.
Ricordate il cancelliereFerrer
chedà istruzioni a denti stret-
ti al suo cocchiere? “Adelante,
Pedro, con juicio”. Inque-
sta doppiezza c’è già il se-
medellaGrandeInter: avan-
ti,ma conprudenza. Catenaccio
e controgolpe, organizzato da un piccolo
ideologo galiziano che avrebbe disegnato
comete nel cielo di SanSiro e guidatoMila-
noallaconquistadelmondo:LuisitoSuarez.
Non guardiamo ai chiassosi spagnoli che
occhieggiano le commesse diMonteNapo-
leone come a nuovi invasori, ma come a
vecchi amici che qualcosa di buono in città
hanno portato. La cassoeula, addirittura.
Leggenda vuole che un soldato spagnolo,
innamoratodiunabellacuocacheprestava
servizioacasadinobilimilanesi, abbiasug-
gerito alla tipa la ricetta di un piatto a base
di verze emaiale, diventato cult
nella tradizione gastronomica
milanese. La ragazza fece un figu-
rone coi suoi padroni.
Anche il dialetto milanese deve molto alla
Spagna. SeZapata accennaundisimpegno
difensivopallaalpiede,un tifosomilanista
può sospirare: “Che stremizzi…”, cioè “Che
spavento…”, deposito del termine spagnolo
estremezo. Se Felipe Melo si fa cacciare per
rossodirettodopo20secondi, il tifoso inte-
rista può dedurre: “L’è locch…”, cioè “Èmat-
to…”, deposito del termine spagnolo loco.
Parlano come noi, mangiano come noi…
Convinciamoci, milanesi: in queste ore
abbiamo in casa dei buoni amici, non gli
antichi invasori.
Interisti, staserapalpitateper
ilmiticoe indimenticatoCholo
Simeone, che ha inzuppato di
sudore tante casacche neraz-
zurre.
Milanisti,seguiteconsimpatia
il Niño Torres, che ha lasciato
nella memoria poco più di un
gol a Empoli, ma che ha attra-
versatoconeleganzadimodi la
sua breve vita rossonera.
Certo, prestare il proprio glo-
rioso stadio alla gloria degli
altri fa venire l’orticaria.Ma in
fondo la peste del 1630 è stata
molto peggio.
Milano spagnolatra Champions e cassoeula
DIEGO SIMEONE
SAN SIRO
È FUTBOL PURO
PAOLO
SALMORAGO
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
DI PAOLO CONDÒ
I N T E RNAT I ONA L
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MATTHEW
ASHTON
© RIPRODUZIONE RISERVATA
All’Europeo, l’Ucrainaarriva divisa in due
LA STORICA RIVALITÀ TRA I BLOCCHI FORMATI DAI GIOCATORI DELLA DINAMO KIEV E DELLOSHAKHTAR DONETSK È SFOCIATA NELLA RISSA TRA STEPANENKO E YARMOLENKO, CHE ORA
SI RITROVERANNO IN NAZIONALE. IL C.T. FOMENKO SPERA ALMENO IN UNA TREGUA
N elle ultime 20 stagioni è successo
soltanto due volte che la Dinamo
Kiev e lo Shakhtar Donetsk non
abbiano chiuso la Prem’er Liha – il cam-
pionato ucraino – ai primi due posti (10
titoli ai primi, 9 ai secondi). Una diarchia
così radicata non può che implicare una
rivalità fortissima, accentuatanegli ultimi
anni dall’esilio cui è stato costretto lo
Shakhtar: la bellissima Donbass Arena,
sede di una semifinale europea soltanto
quattro anni fa, è stata danneggiata dai
bombardamenti, e in generale la zona di
Donetsk è finita sotto il controllo dei sepa-
ratisti filo-russi in un quadro di guerra
congelato. Mircea Lucescu e i suoi sono
emigrati nella capitale, e di lì si spostano a
Leopoliper lepartite “casalin-
ghe”: in questa situazione la
leadershipdelloShakhtar si è
incrinata a favoredellaDina-
moKiev, cheha appenavinto
il secondo campionato di fila.
Manell’ultimo scontrodiret-
to, per quanto ininfluente
essendo arrivato a titolo già
assegnato, è esplosa una ris-
sa che sta creando grossi
grattacapi al c.t. Mykhaylo
Fomenko, impegnato ad al-
lestire la squadra per Euro
2016. Nel racconto di Michael Yokhin per
espnfc.com, il casus belli è stato un gesto di
Taras Stepanenko dopo il 3-0 per lo
Shakhtar firmato da Eduardo. Il centro-
campista di Donetsk è andato sotto alla
curvadei tifosi dellaDinamobaciandopiù
volte lo stemmasulla propriamaglietta: di
ritornoverso il centrocampoè stato affron-
tato amuso duro da diversi avversari, fin-
chéAndriyYarmolenko l’ha steso conuno
sgambetto molto violento. Lì è esplosa la
rissa, sedata a stento dopo un paio di mi-
nuti di botte collettive: tre i cartellini rossi
comminati (Stepanenko, Yarmolenko e
Kucher, tutti nazionali), gravi soprattutto
alcune dichiarazioni del post-partita, tipo
quella del portiere veterano della Dinamo
Kiev,AlexandrShovkovskiy. «Stepanenko
dovrebbepensare alla sua incolumitàper-
sonale. Non vive più a Donetsk, adesso
abita aKiev, e penso che i tifosi dellaDina-
mopotrebberononperdonargli certi com-
portamenti».Nei giorni successiviYarmo-
lenko, che sarebbe pure il miglior
giocatore ucraino, ha pronunciato parole
contrite, anche senon troppopentite: «Non
avrei dovuto sgambettare Stepanenko, in
campo occorre saper resistere alle provo-
cazioni». In realtà la faida fra iduevaavan-
ti da tre anni, da un durissimo intervento
di Yarmolenko che Stepanenko provò ad
archiviare lo scorso autunno con un gesto
di distensione: lo scambio di magliette a
fine gara. Yarmo accettò ma poi, dirigen-
dosi verso la sua curva, get-
tò platealmente a terra la
maglia del rivale. E la ten-
sione crebbe fino alla rissa
di questomaggio.
Fomenkosi èdetto tranquil-
lo del fatto che il bene supe-
rioredellanazionalerisolve-
ràtutto,eiduegiocatori–pur
confermandosi distanti da
un rapporto accettabile –
hanno assicurato che la con-
vivenza in ritiro non sarà un
problema. Staremo a vedere.
Andriy Yarmolenko, 26 anni, attaccante della Dinamo Kiev.
UCRAINA
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
DI LANFRANCO VACCARI
SO LO I N AME R I C A
© RIPRODUZIONE RISERVATA© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ray Harroun (1879-1968) sulla pista di Indianapolis.
La prima Indy vistanello specchietto
IL VINCITORE DELLA DEBUTTANTE INDIANAPOLIS, NEL 1911, FU RAY HARROUN. ISPIRANDOSIA QUELLO VISTO SU UNA CARROZZA, MONTÒ PER LA PRIMA VOLTA UN RETROVISORE SOPRAIL VOLANTE. DOPO IL TRIONFO, PERÒ, AMMISE: «NON VEDEVO UN DANNATO ACCIDENTE»
Come tutti gli anni, un anonimo si-
gnore ha piantato una bandiera a
scacchiaccantoallapiccola lastradi
marmosulpratodelMemorialParkdiAn-
derson, Indiana.Maper laprimavoltanon
è stato un omaggio solitario. Alla vigilia
della 100ª edizione della corsa più famosa
del mondo, le tre righe di lettere di bronzo
(RayW.Harroun / 1879-1968 /Vincitore –
1ª Indy500– 1911) e la greca lungo il bordo
sonostate lucidate; l’erbaèstatacurata;una
coronad’alloro intrecciatadifiori bianchi è
stata deposta; e unagrande targa, di quelle
che in America contrassegnano i siti di in-
teresse storico, è stata scoperta.
Per quanto tardivo (il secolo dall’impresa è
ricorso nel 2011), si tratta di un riconosci-
mentodoveroso.RayHarrounhafattomol-
to di più che iscrivere il suo nome sull’albo
d’oro e lasciare la sua faccia scolpita sul
Borg-Warner Trophy.
Prima di diventare un pilota, aveva
lavorato come autista per William
Thorne, il presidente della Montgo-
meryWard,primasocietàdivendite
per corrispondenza e gigante della
grande distribuzione. Oltre che por-
tarlo in giro per Chicago, doveva
mantenere efficiente l’automobile.
Così scoprìun talentoche loavrebbe
condottoallaMarmon,quandoaca-
vallodel secolo l’aziendadi Indiana-
polis aggiunse le auto al suo core
business, i mulini amotore per cereali.
Harrounavevasviluppato laMarmonWasp
nel 1910,dominando la200Miglia corsaal
Motor Speedway appena dopo che la pista
erastata lastricata con3,2milionidimatto-
ni. Era una macchina rivoluzionaria. In
un’epoca in cui le autoda corsa eranobipo-
sto (ilmeccanico di bordo oltre al pilota), la
sua era una monoposto. Ciò migliorava
l’aerodinamica, esaltata dalla coda appun-
tita quando le gallerie del vento erano an-
cora di là da venire, la seconda ragione per
cui il modello era stato chiamata Vespa (la
prima erano i colori giallo e nero).
Imeccanicidibordosigiravanopervedere
se stava arrivando un’altramacchina e av-
vertivano il pilota per evitare incidenti.
Citandomotivi di sicurezza (ma soprattut-
toper l’umiliazionesubitaalla200miglia),
gli altri 39 concorrenti della prima Indy
500 chiesero la squalifica di Harroun. Lui
non si scompose e si ricordò di quello che
aveva visto quando lavorava per Thorne:
uno specchio attaccato all’estremità di un
palo su una carrozza a cavallo. Andò in cit-
tà, ne comprò uno di 7,6x20,3 cm, lomontò
suunsostegnoal centrodello scocca, sopra
al volante. Fu abbastanza per convincere
Ernie Moross, il direttore di corsa, che ve-
deva imovimenti alle sue spalle. Forse non
fu il primo specchietto retrovisore della
storia, come vuole la leggenda, ma certo ne
popolarizzò l’uso.
Martedì 30 maggio 1911, la pace car, una
Stoddard-Dayton, simise inmoto; lo starter
FredWagner sventolò la bandiera verde e
la corsa cominciò. Harroun non aveva la
macchina più veloce, ma teneva un passo
costante: i tecniciFirestonegli avevanodet-
toche lavelocità limiteperevitareunecces-
sivo consumo dei pneumatici era 75
mph(120km/h).Conduesosteaibox
persostituirli, contro lequattrodegli
avversari, tagliò il traguardo in
6h52’08”, allamedia di 74,59mph.
Molti anni dopo aDonaldDavidson,
lo storico ufficiale dell’Indianapolis
Motor Speedway, confessò che le vi-
brazioni provocate dai mattoni del
fondo erano tali da rendere lo spec-
chiettodel tutto inutile: «Nonriuscivo
avedereundannatoaccidente»,disse.
«Ma lo sapevo soltanto io».
FONTI: THE FIRST SUPER SPEEDWAY,USA TODAY, THE NEW YORK TIMES,
SILICONCOWBOY’S BLOG,MICHIGAN LIVE, WTHR.COM
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NUME R I E P E R SONE
DI MASSIMO PERRONE
GLI ANNI passati, oggi, dalla
proclamazione della Repubblica in
Nepal dopo 240 anni di monarchia.
Il 25 settembre 1768 il sovrano del
Gorkha, Prithvi Narayan Shah, si era
insediato come primo re del Nepal
moderno dopo aver unificato i reami
di Kathmandu, Patan e Bhaktapur.
Ridotti a figuremarginali per oltre un
secolo (1846-1951) durante il dominio
della famiglia Rana, 12 diversi reali di
quello Stato asiatico si sono comunque
succeduti fino al 28maggio 2008,
quando l’ultimo re è stato deposto.
GLI ANNI dell’ultimo re del Nepal,
Gyanendra, quando è stato esautorato
nel 2008. Dichiarato re ad appena 3
anni, nel 1950, restò in carica per 2mesi
fino al ritorno dall’esilio del nonno
Tribhuvan; poi succedette nel 2001
a suo nipote Dipendra che aveva
sterminato la famiglia a causa di un
litigio sulla donna che gli impedivano
di sposare. Il 29enneDipendra, ubriaco
e “fumato”, uccise padre,madre,
sorella, fratello e altri 5 parenti prima
di spararsi. Proclamato comunque re,
morì dopo 3 giorni di coma.
GLI ANNI del presidente Bidhya Devi
Bhandari, eletta il 29 ottobre 2015
da esponente del Partito Comunista
(UnificatoMarxista-Leninista). Sono 9
– escluse la brasiliana Dilma Rousseff,
per l’impeachment, e le regine – le donne
capi di Stato: le altre in Corea del Sud
(Park Geun-hye), Cile (Michelle
Bachelet), Croazia (Kolinda Grabar-
Kitarovic), Liberia (Ellen Johnson
Sirleaf), Lituania (Dalia Grybauskaite),
Malta (Marie Louise Coleiro Preca),
Marshall (Hilda Heine) eMauritius
(Ameenah Gurib).
I MORTI causati in Nepal dal sisma
del 25 aprile 2015; più altri 218 per
il terremoto del 12 maggio. Dopo
un anno, nonostante oltre 4miliardi
di dollari stanziati, ci sono ancora
3milioni di sfollati: più di un abitante
su 10, visto che nel 2011 (ultimo
censimento) ce n’erano 26,4milioni.
La superficie è di 147.181 kmq, metà
dell’Italia per un Paese stretto tra Cina
e India senza sbocco al mare. I gruppi
etnici o castali sono 125; si parlano
123 idiomi; si professano 10 religioni
(con un 81,3% di induisti).
GLI OTTOMILA – sui 14 al mondo –
in territorio nepalese: a partire dal più
alto (8.848m), l’Everest, che lì
chiamano Sagarmatha. Domani è
il 63° anniversario della conquista
del neozelandese EdmundHillary e
Tenzing Norgay: uno sherpa nepalese
come Tejbir Bura, premiato con l’oro
olimpico al merito nel 1924 insieme
agli altri componenti della spedizione
sull’Everest fallita nel 1922. Il Nepal,
ai Giochi, ha ottenuto solo un bronzo
(Seul 1988) con Bidhan Lama quando
il taekwondo era sport dimostrativo.
GLI ANNI dopo cui, a febbraio, il Nepal
ha rivinto l’oro nel calcio ai South
Asian Games battendo 2-1 l’India; gol
decisivo di Nawayug Shrestha, classe
’90, capocannoniere con 7 reti in 4
incontri. I precedenti 2 ori nel football
– il Nepal è 180° nel ranking Fifa –
erano arrivati nel 1984 e ’93.
Lemedaglie in questa edizione
dei Giochi sono state 60: 3 ori (gli altri
nel judo e nel wushu), 23 argenti, 34
bronzi. Il record in casa a Kathmandu
nel ’99: Nepal secondo (dietro l’India)
con 32 ori e 65medaglie.
8 60 54
8.857 8 23
Auguri al Nepal: ha 8 annie mille problemi
OGGI, 28 MAGGIO, LO STATO ASIATICO FESTEGGIA LA RECENTE PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA,
DOPO 240 ANNI DI MONARCHIA. HA UN PRESIDENTE DONNA (SONO 9 NEL MONDO) CHE DEVE FARE
I CONTI CON I DANNI DEL SISMA DEL 2015: CI SONO ANCORA 3MILIONI DI SFOLLATI
14
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DI GENE GNOCCHI
L’AGENDA DI GENE
G L I A P P U N TA M E N T I D A N O N P E R D E R E D E L L A P R O S S I M A S E T T I M A N A
Venerdì
Domenica
Lunedì Martedì
Mercoledì Giovedì
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Giugno
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22 23 24 25 26 27 28
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Maggio
Grande sfiga di IACHINI. Dopo aver firmato
per l’Udinese, gli comunicano che Pozzo
ha venduto il club friulano a Zamparini.
Al LANCIANO vengono restituiti 96 punti
e il club di Valentina Maio vince il campionato
di Serie A staccando la Juventus di 20
lunghezze.
Continua a Napoli il grande successo
della PIZZA HIGUAIN. È uguale alle
altre, ma ti battono lo scontrino
36 volte.
Il dottore della Nazionale, Castellacci, dopo
un’accurata visita a MARCHISIO, dichiara
che la mezzala juventina è incinta.
Prima mossa di mercato
di Berlusconi: ceduto
DUDÙ al canile
di Cesano Boscone.
Sono ormai 20 giorni che il SOSIA DI BENITEZ
gira per l’Inghilterra nella speranza di trovare
una che gliela dia.
Dopo che Klose, Toni, Di Natale e persino Bellini
hanno tirato il RIGORE nella partita d’addio,
il “rigore a fine carriera” entra nel contratto
dei calciatori. La società te lo fa tirare ma in
cambio trattiene una parte del Tfr.
Il Lancianoconquista
lo scudetto!
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
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START/CLASSIFICA
FINALE DA BRIVIDO, PAROLA DI DANBASKET NBA
IL 2 GIUGNO INIZIA LA SFIDA PER IL TITOLO. UNO CHE LE HA VISTE TUTTE HA SCELTO LE SERIE PIÙ INCREDIBILI
di Dan Peterson
MIAMI-SAN ANTONIO 4-3
2013Roba da infarto! San Antonio sbanca Miami ingara-1. Miami sbanca San Antonio in gara-4.Gregg Popovich, coach degli Spurs, non chiama ilfallo sul micidiale Ray Allen, che regala la vittoria ingara-6 con una tripla dall’angolo al supplementare.In gara-7 LeBron James domina con 37 punti.
MINNEAPOLIS-NEW YORK 4-3
1952Siamo nell’era prima del cronometro dei 24”.
Il più grande giocatore di sempre (fino ad allora),George Mikan (Minneapolis Lakers), è terrificante.
Ma i Knicks di coach Joe Lapchick giocano laserie della vita e arrivano a un passo dall’impresa.
PORTLAND-PHILA 4-21977
L’emozione qui sta nel fatto che Philadelphia èpartita 2-0, con Julius Erving in versione
marziana. Poi i Blazers, con Bill Walton (nellafoto) come centro e coach Jack Ramsay (nativo
di Phila!), fanno una rimonta prepotente e storica.
BOSTON-ST. LOUIS 4-31957La più drammatica serie finale di sempre.I St. Louis Hawks sbancano il Boston Garden.Poi, i Celtics sbancano il Kiel Auditorium.Campioni vs. Campioni: Cliff Hagan e Bob Pettitper St. Louis; Bill Russell (nella foto), Bob Cousy,Tom Heinsohn per Boston. Gara-7 al Garden:125-123 dopo due tempi supplementari.
HOUSTON-NEW YORK 4-3
1994Vecchio sistema 2-3-2, due in casa, tre fuori, duein casa. In gara-6, sopra 3-2, i Knicks hanno lapalla della vittoria e non chiudono il conto.Coach Pat Riley è la maschera della tristezza.
ROCHESTER-NEW YORK 4-3
1951Anche qui, stelle dalla Hall of Fame. Seriepazzesca. Rochester apre con tre vittorie, maNew York non molla, vince pure lei tre volte di filae porta la serie alla 7ª partita. È stata l’unica voltache una serie finale ha avuto questo andamento.In gara-7 vince Rochester, in casa, 79-75.
WASHINGTON-SEATTLE 4-3
1978Una battaglia fisica. Washington con l’armadio
Wes Unseld, la statua Elvin Hayes e Larry Wright,poi stella in Italia; i Sonics con Jack “Il Martello
Biondo” Sikma. Ultimi in classifica all’iniziodella stagione, fanno una rimonta pazzesca.
Vinceranno l’anno dopo.
BOSTON-LOS ANGELES 4-3
1984La mia prima finale da telecronista. Che
giocatori! Boston: Bird, McHale, Parish. Lakers:Kareem. L.A. vince a Boston, Boston vince a L.A.
Gara-7? “Pandemonio al Boston Garden!”.La serie più intensa che abbia mai visto.
BOSTON-LOS ANGELES 4-3
1966Una parata di stelle: coach Red Auerbach, BillRussell, John Havlicek, KC Jones, Sam Jones.Per i Lakers: Jerry West e Elgin Baylor. Quattrovittorie in trasferta, L.A. in gara-1 e 5, Bostonin gara-3 e 4. Una poesia di pallacanestro.
LOS ANGELES-BOSTON 4-3
2010I Lakers di Phil Jackson, con Kobe Bryant al top,
contro i Celtics di Doc Rivers e i suoi veteraniPierce, Garnett e Allen che quasi “rubano”il titolo. Gara-7, drammatica, finisce 83-79.
20
© RIPRODUZIONE RISERVATA
START/NEWS
NON CI POSSOCREDEREDI SEBASTIANO VERNAZZA
DICKRAPHAEL
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Una partita(politicamente)scorrettaNella bacheca della scuola Mediadi Greve in Chianti (Fi) è comparsoun annuncio, firmato dagli insegnantidell’istituto: “Quest’anno è statodeciso di non far coincidere l’ultimogiorno di scuola con la partita dicalcio: una vetrina per pochi. Siamo ivostri docenti e siamo chiamati atrasmettervi la forza del pensierocritico, il coraggio delle sceltedifficili, il valore dell’uguaglianza e ditutte le diversità a partire da quelladi genere. Non possiamo e nonvogliamo accettare di veder relegatele nostre più brillanti ragazze nelruolo di passive cheerleaders, nonvogliamo che alla fine valgano ancorauna volta e soltanto la prestanzafisica, l’abilità sportiva, l’egemoniaculturale del calcio. Almeno non ascuola. Quelle che dovrebberoessere esaltate alla conclusione di unpercorso di vita come la scuolamedia sono le menti eccelse fra voi,chi ha dimostrato rispetto esolidarietà per gli altri, chi ha lottatoper l’impegno e la responsabilità:sono ragazzi e ragazze, fighi e non,sportivi e imbranati. L’importanzache di anno in anno gli studenti e lestudentesse hanno dato a questapartita conclusiva è divenuta sempremaggiore, esagerata: maglie costose,selezioni umilianti e una sistematicaesclusione delle ragazze (nonché diquei ragazzi meno portati per ilcalcio) dal ruolo di protagonisti eprotagoniste. Se una festa di fineanno ci dovrà essere, che sia davveroun momento di coinvolgimento pertutti e tutte, non l’ennesimaoccasione di esclusione, prese ingiro, competizione sfrenata,arrabbiature e delusioni”. Un dubbioci coglie: non sarà che stiamoesagerando col politicamentecorretto?
MAMMA SCRIVECR7 NON ESULTAPOVERTÀ. ALCOLISMO. L’IDEA DELL’ABORTO. NELLA BIOGRAFIADI DOLORES, MADRE DI RONALDO. CHE NON HA TROPPO GRADITO…
La vita e la forza di una combattente. Così inizia
l’autobiografia Madre Coraje di Dolores Aveiro,
mammadiCristianoRonaldo.Figurabarometro
per il figlio, ha avuto una vita complicata: prima
l’orfanotrofio, poi la povertà e la dipendenza
dall’alcoldelpapàdiRonaldo,quindi la lotta con-
tro il cancro al seno e pure l’idea di abortire CR7.
Infine, il legame d’acciaio con il figlio campione
chea leihachiestodi crescereCristiano jr. Il libro,
scritto insiemeal giornalista eproduttoreporto-
ghese Paulo Sousa Costa, non ha probabilmente
scatenato l’entusiasmo del figliolo (era tra l’altro
assente alla “prima”, a Lisbona), ma questo non
gli ha impedito dimandare via Twitter l’invito a
leggere la biografia. N.S.
RONALDO’S A LONDRA
Cristiano Ronaldo, 31 anni, con mamma Dolores e il ƂglioCristiano Ronaldo jr,, che compirà 6 anni a giugno.IL LIBRO
CHI È L’ALTRO?ZORRO BOBAN È COMPETENTE COMMENTATORE TV E CONSULENTE
DEL NEOPRESIDENTE DELLA FIFA, GIANNI INFANTINO. RICONOSCETE ILRIVALE DEL PSG CON CUI DUELLÒ AI TEMPI DEL MILAN? GIRATE PAGINA…
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START/NEWS
Da calciatore, capelli lunghi, vi-
so da attore e sguardo fascino-
so, faceva impazzire i tifosi di
ambedue i sessi per le sue gio-
cate palla al piede sulla fascia.
Centrocampista o seconda pun-
ta, non segnavamolto, ma quan-
do imbroccava la porta non era-
no mai reti banali. Francese,
dopo gli esordi nel Tolone e 3
anni nel Psg, ha dato il suo me-
glio in Inghilterra, al Tottenham
soprattutto (nel ’99 venne elet-
tomiglior giocatore del campio-
nato), prima di concludere la
carriera nell’Everton.
Dopo di allora aveva seguito le
orme di tanti colleghi: ospitate
televisive, commenti e pareri ri-
chiestigli da più parti. Come tan-
ti colleghi, si è dedicato alla pas-
sione che ha contagiato tanti
calciatori ed ex: il golf. Chissà ora
se potrà continuare, dopo i 4
bypass che gli sono stati impian-
tati d’urgenza la settimana scor-
sa dopo il “malore”
(così recita la versione
ufficiale) che lo ha col-
tomentre aMandelieu,
tra la Provenza e la Co-
sta Azzurra, disputava
un torneo sul green
insieme ad altre perso-
nalità dello sport. Gi-
nola ha forse preteso
troppo dal suo fisico,
perché in mattinata – sotto a un
sole cocente, come da lui stesso
ammesso – aveva partecipato a
una partita di calcio assai tirata.
Il torneo di golf nel pomeriggio
lo ha buttato giù, letteralmente,
anche se medici e amici si sono
affrettati a smentire che si sia
trattato di un vero e proprio in-
farto. Resta il fatto che David è
stato operato d’urgenza. Un’altra
mazzata dopo il fallimento della
sua candidatura alla presidenza
della Fifa, lo scorso anno: il
crowdfunding che lo sosteneva
aveva raccolto solo 330mila euro.
DA CALCIATORE FACEVA IMPAZZIRE I TIFOSI PER LE SUE GIOCATE E I SUOI GOL E LE TIFOSE
PER L’ASPETTO. ORA PORTA 4 BYPASS DOPO ESSERSI SENTITO MALE SUL CAMPO DA GOLF
L’altro è… DAVID GINOLA
STELLE E STRISCE
La californiana Monica Abbott (qui con lamaglia della nazionale Usa, con cui ha vintol’argento ai Giochi di Pechino 2008), 30 anni.
LA PRIMA DONNADA UN MILIONE
DI DOLLARIÈ LA CAMPIONESSA DI SOFTBALLMONICA ABBOTT, MAI NESSUNA NEGLI
USA AVEVA FIRMATO UN CONTRATTO COSÌ ONEROSO CON UN CLUB
Un’atletadaunmilionedidollarinel soft-
ball femminile americano. Monica Ab-
bott, punta di diamante della National
ProFastpitchLeague,hafirmatouncon-
tratto a sei zeri con gli Houston’s Scrap
Yard Dawgs, è la prima a spuntare un
accordo del genere in uno sport di squa-
drastatunitense.Per l’argentoolimpicoa
Pechino 2008 con la sua nazionale, un
salariobaseda20miladollari annui con
bonus (almeno100spettatori allepartite
diHouston,medianazionaleèmille),fino
ad arrivare a 180mila dollari. Nella Npf
ci sonoroseda18giocatrici conunsalary
cap da 150 mila dollari. E poche atlete
guadagnanooltre20miladollari. Insom-
ma,uncontrattostoricoper il softballma
soprattutto per il movimento sportivo
femminile americano, come ha detto l’ex
fenomeno del tennis e fondatrice della
Women’s Sports Foundation Billie Jean
King. Certo, ci sono campionesse a stelle
e strisce che incassano più della Abbott,
da SerenaWilliams alla calciatrice Alex
Morgan, chearrivaancheacinquemilio-
nididollari annui,masoprattuttograzie
agli sponsor. Nicola Sellitti
AMERICA
ELAIN
ETHOMPSON
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START/NEWS
MATTIPER LO SPORT
DI GIANLUCA GASPARINI
IL BENE DEL GOLFDOMANI, ALL’ALBENZA, PURE KAREMBEU E BOGHOSSIAN PER IL SETTIMO
GREEN, GARA DI RACCOLTA FONDI PER LA CURA DEI TUMORI INFANTILI
L’appuntamento è per domani, 29mag-
gio, al Golf Club Bergamo L’Albenza,
uno dei percorsi più belli d’Italia, per la
prima edizione di “SettimoGreen”.Non
è una novità nel mondo del golf orga-
nizzare gare a scopo benefico, anzi, in
tutta Italia decine di lodevoli iniziative
si svolgono per aiutare chi ha bisogno,
ma se segnaliamo questa è perché sia-
modirettamente coinvolti. Con il patro-
cinio della Gazzetta dello Sport e di
SportWeek, la gara di domani è organiz-
zata per raccogliere fondi da destinare
all’Associazione Settimopiano Onlus,
nata dieci anni fa con lo scopodi aiutare
i bambini ospiti dell’Istituto Nazionale
dei tumori di Milano (che proprio al
settimopianodella sededi viaVenezian
ha il reparto di Pediatria oncologica).
Parteciperanno anche alcuni ex calcia-
tori, già aMilano per assistere alla fina-
le di Champions League del giorno pri-
ma, come Christian Karembeu e Alain
Boghossian. Non è casuale la presenza
dei francesi: la gara è inserita nel circui-
to Arte&Golf, reduce lunedì scorso da
un’escursione a Parigi sul campoAlba-
tros del Club Nationale (dove tra due
anni si svolgerà la Ryder Cup e, il pros-
simo giugno, si terrà l’Open di Francia)
per la sua undicesima tappa, in part-
nership con il Trofeo Gentlemen Sport
AM.Alla gara parigina era presente tra
gli altri CostantinoRocca, anche lui im-
pegnato per aiutare l’Associazione Set-
timopiano. Il due volte vincitore della
Ryder e punto di riferimento di tutto il
golf italiano, sarà il vero e proprio pa-
drone di casa dell’evento bergamasco.
SOLIDARIETÀ
Nuovi scenari:uomo controalligatore...
La voglia di avventura degli abitanti
degli States è sempre stata proverbiale,
dai pionieri del West in avanti. E non ci
riferiamo solo a conquiste epocali o
storiche. Qui, ad esempio, parliamo di
un’attività locale che si chiama “alligator
wrestling”: lotta con gli alligatori. Di
solito – come racconta il New York Times
– va in scena in Florida, con professionisti
allenati. Invece in uno sperduto paesino
del Colorado, Mosca, la possono
praticare tutti. Basta versare 100 dollari
e non fare tanto gli schizzinosi sui rischi
che si corrono. Non c’è assicurazione,
per capirsi... La San Luis Valley offre
poco: qualche centro spirituale, un
osservatorio per identificare gli Ufo
e un’attrazione denominata Colorado
Gators Reptile Park. Qui il massimo
dell’emozione è un corso di 3 ore in cui
chiunque può lottare con belve dai nomi
evocativi (e ironici…) tipo Pitbull, Darth
Gator e Sir Chomps-a-lot (Sir “mastica
molto”) a mani e piedi nudi. Si passa
dalla pozzanghera 1 con rettili più
piccoli, fino alla 3 in cui Big Bertha va
trattata con attenzione. Alcuni lo fanno
per adrenalina, altri addirittura per scopi
terapeutici. Non mancano critiche: per
gli animalisti gli alligatori preferiscono
stare soli ed essere lasciati in pace, per
altri è un gioco pericoloso. Il gestore
risponde che «dal 2000 abbiamo perso
un solo dito. E non era nemmeno perso,
l’ho estratto dalla bocca dell’alligatore
e l’ho spedito in ospedale».
IN COLORADO
A mani e piedi nudi per bloccare il rettile.
Golf Club Bergamol’Albenza
L’associazione persegue esclusivamentefinalità di solidarietà sociale e non ha finidi lucro. Svolge attività di assistenzasocio-sanitaria e psicologica ai bambinicolpiti da neoplasie dell’infanzia e alleloro famiglie, oltre a raccogliere fondi afavore di enti per la ricerca e la cura. Perinfo e donazioni: www.settimopiano.com.
SETTIMOPIANOONLUS
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STASERAA SANSIRO L’ATLETICOE IL REAL SI GIOCANOLACHAMPIONS.SULLE PANCHINE, DUE NOSTRE VECCHIE CONOSCENZE, CHE TANTEVOLTE HANNODUELLATODAGIOCATORI IN ITALIA. VI RACCONTIAMOLE LORO OTTO SFIDE, TRA CUI PIÙ D’UNA HA LASCIATO IL SEGNO…
di Nicola Cecere
ANCORADiego Simeone
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DENIS
DOYLE
A TUZinedine Zidane
Di italiano inquesta finalediChampions
non c’è solo il teatro, ma anche due fra i
protagonisti principali della sfida ma-
drilena: gli allenatori. Sì, ZinedineZida-
ne è franco-algerino e Diego Simeone
nasce inArgentina anche se il nome tra-
disce l’origine della famiglia, però en-
trambidevonoalnostro campionatouna
bella fetta della loro carriera di calciato-
ri. Il tecnico del Real ha pure iniziato la
sua nuova attività all’ombra di Carlo
Ancelottimentreilcalciopraticatodall’al-
lenatore dell’Atletico ha molti concetti
maturati quando un ventenne Simeone
lottavanelPisaper salvarsi e quandoun
piùmaturoSimeonedoveva lasciaream-
pie zonedi terreno libereper le sgroppa-
te del suo compagno interista Ronaldo.
E quindi sa come limitare questoRonal-
do portoghese.
Proprio Inter-Juventus inaugura, ai tem-
pi della lira, la serie di confronti fra i due
che siamo andati a rileggere per quanti
nonc’eranooperquanti si fosserodimen-
ticati. Zidane con la Juve e Simeone con
IntereLaziohannoalzatocoppenonsolo
nostrane e stasera l’Italia si spaccherà:
tanti juventinitiferannoperil lorovecchio
idolo, che fra l’altro si gioca la conferma
in panchina, e tanti interisti e laziali pal-
piteranno affinché l’Atletico riesca in
quell’impresa sfuggitagli due anni fa al-
l’ultimo minuto. Nell’attesa del match,
eccovi leotto sfide italiane fra inostridue
personaggi in cerca del trionfo.
ECCOCI QUA
Simeone e Zidanesi salutano prima del loroconfronto d’esordio daallenatori, Real-Atletico
del 27 febbraio. Vinse 1-0l’Atletico del Cholo.
COVER STORY/Italiani dentro
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Alla ripresadel torneo1997-98dopolapausanatalizia,un San Siro stracolmo fada cornice alla sfida fra leprime due in classifica.
L’InterdiGigi Simoni guida con30pun-ti, la Juve diMarcello Lippi insegue con29.Arbitra Braschi, serata rigida, terre-no leggermente scivoloso. È la primasfida fra Simeone e Zidane e viene pre-ceduta da una cerimonia che carica glispalti: la consegnadelPalloned’oro 1997conquistato da Ronaldo col Barcellona.Il fenomeno brasiliano è stato il fioreall’occhiello di una sontuosa campagnaacquisti morattiana e Simoni ne sfruttal’impressionante progressione racco-gliendo la squadra nella propria metàcampo in modo da creare a Ronie glispazi giusti per saltare gli avversari.
L’ASSIST DI RONIE
ProprioRonaldodecide lagaraal 2’ dellaripresa, superando di forza due bianco-neri sulla fasciadestraerifinendoconuncrossbassosulsecondopalodove l’accor-rente Djorkaeff deve solo depositare inrete da due passi. Lippi prova con i cam-bi: al 12’ via il difensore Iuliano e dentroDi Livio, via Zidane e dentro la puntaFonseca. Il fantasista francese era incap-pato nella classica giornata no, così do-cumentatadallepagelledellaGazzetta: “Ilritmo della partita lo soverchia”. E pure
il ritmo di Zanetti, che Simoni gli avevamessoaddosso, comesi evincedal giudi-zio relativoa colui chediventeràuna leg-genda interista: “Si dedica a Zidane sen-za scaldarsi, il francese non è in serata”.
QUASI GOL PER DIEGO
Il successodell’Inter èmeritato anche seDel Piero costringe Pagliuca (voto 7) aunmiracolo e Inzaghi realizza il gol delpari, cancellatoperòdaun toccodimano
ZIO, CHE ENTRATASimeone con Bergomi che entra duro su Del Piero a San Siro in Inter-Juve del 1998.
in fase di controllo palla. Pure Simeoneavrebbe potuto segnare con un tiro dallimite al 30’ che sfiora la traversa e chie-deun rigore (chenon c’è).Nel finale (88’)viene sostituito da Zé Elias e lascia sod-disfatto per la propria prestazione,senz’altrosufficiente, e lavittoriadisqua-dra. Con i tre punti presi alla rivale tori-nese, l’Inter va a più quattro e sogna lafuga scudetto. Ma la gara di ritorno leriserverà un bruttissimo risveglio.
COVER STORY/La sfida
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I FACCIA A FACCIA TRA SIMEONE E ZIDANE INIZIANONEL DERBY D’ITALIA: VINCE L’ARGENTINOCON LA SUA INTER CHE PARE LANCIATA VERSO LO SCUDETTO. IL FRANCESE NON È LUI
INTER - JUVENTUS 1-0
DOVE STA ZIZOU?AL CHOLO LA PRIMA
4 gennaio 1998
MARCATOREDjorkaeff (I) al 2’ s.t.
INTER (1-3-4-2)Pagliuca; Bergomi; West,
Galante, Sartor (Fresi dall’1’ s.t.,Colonnese dal 35’ s.t.); Moriero,Zanetti, Simeone, (Zé Elias dal
43’ s.t.), Cauet; Djorkaeff,Ronaldo. All.Simoni
JUVENTUS (3-4-1-2)Peruzzi; Birindelli, Ferrara,Montero; Torricelli, Conte
(Tacchinardi dal 23’ s.t.), Davids,Iuliano (Di Livio dal 12’ s.t.);Zidane (Fonseca dal 12’ s.t.);Inzaghi, Del Piero. All.Lippi
SIMEONECorre per tutto
il campo, cerca di dareuna mano agli
attaccanti, ma èspesso soverchiatodalla potenza fisica
di Davids.
ZIDANEUna delusione:comincia con qualchebuon tocco e poi siperde. Il ritmo dellapartita lo soverchia.
CAMPIONATO
VOTO GAZZA
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MARCO
MARIA
LUSSOSO
30
La madre di tutte le recenti po-
lemiche fra Inter e Juventusva
in scena il 26 aprile 1998,
quart’ultima di ritorno. C’è il
faccia a faccia a Torino, con le
due squadre divise da un solo punto:
bianconeri a 66, nerazzurri a 65. La vit-
toriavale già trepunti, dunqueèproprio
uno spareggio.Che la Juve cominciame-
glio, andando a segno con Del Piero cui
riesceun rasoterra daposizione angola-
tissima. Nell’occasione la retroguardia
interistahamoltoda farsi perdonare.Da
qui in avanti il derby d’Italia diventa
molto ruvido. La direzione è affidata a
PieroCeccarini, livornese, internaziona-
le giunto al passo d’addio per limiti di
età. Il calcio italiano non ne avvertirà la
mancanza perché la sua prestazione è
pessimaanzitutto sotto il profilodei car-
tellini. Davids e Torricelli, autori di in-
terventi durissimi, nonavrebberodovu-
to concludere il match, ma l’arbitro
tollera l’intollerabile. Fino a che al 25’
della ripresa il suo comportamento di-
viene incomprensibile. Succede che Ro-
naldo, in piena area, vienemesso giù da
Iuliano. Un tamponamento frontale fra
l’attaccante che si era fatto spazio allun-
gandosi il pallone e il difensore che gli
va a sbattere addosso senzapreoccupar-
si della sfera, forse tradito dal suo stesso
slancio, forse anticipato dal più veloce
avversario. Il danno procurato a Ronal-
A MUSO DUROLa furia di Simeone
nei confronti dell’arbitroCeccarini dopo il rigore
non fischiato su Ronaldo.
COVER STORY/La sfida
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È LA PARTITA CHE SEGNA UNO SPARTIACQUE NELLA RIVALITÀ TRA INTER E JUVE.QUELLA DEL FALLO DI IULIANO SU RONALDO, NON VISTO, CHE DECIDE IL CAMPIONATO
JUVENTUS - INTER 1-0
DA OGGI IL VELENOÈ DI RIGORE
26 aprile 1998
ZIDANEAlterna numeri
da virtuosoa incredibili errori
di misura econtrollo. Bilancio
non esaltante.
SIMEONEBloccatonelle percussioniche sono il suopane.
CAMPIONATO
VOTO GAZZA
do è evidente a tutti tranne che a chi de-
ve fischiare il rigore: Ceccarini, impas-
sibile, lascia proseguire il gioco.
ERRORE CAPITALEOra, anche il più tifoso fra i tifosi della
Juve ammetterà che la decisione di non
decidere sia statounerrore capitale. Per-
ché c’è statouno scontro fisico fra avver-
sari. Quindi delle due l’una: o l’arbitro
fischia il rigore o l’arbitro fischia il fallo
di sfondamento di Ronaldo, se vuole in-
terpretare l’impatto a favore del difen-
dente.Mauna cosa è certa, il gioco anda-
va fermato. Invece l’azione prosegue e
mentre quattro o cinque interisti inse-
guono Ceccarini protestando, mentre
l’allenatore Gigi Simoni entra in campo
di venti metri urlando allo scandalo, il
pallone giunge rapidamente fra i piedi
diZinedineZidane, sulla trequartiman-
cina, accanto alla linea laterale.
QUEL TOCCO DI ZIZOUIl francese osserva il posizionamento di
avversari e compagni poi riesce con toc-
co elegante ed efficace a servire in area
32
Del Piero, su cui va a sbattere il difenso-
reTariboWest.Del Piero cade e stavolta
Ceccarini fischia il rigore. Che c’è, esat-
tamente come c’era quello commesso da
Iuliano trenta secondi prima. Perché
entrambi idifensorihannoprocuratoun
danno agli attaccanti, in entrambi gli
episodi il pallone non era più nella di-
sponibilità di Iuliano e West, tagliati
fuori dagli abili tocchi in avanti di Ro-
naldo e Del Piero. Insomma, Ceccarini
in mezzo minuto è stato capace di pren-
dere decisioni opposte per lo stesso tipo
di episodio: una sciagura.
CHE FURIALa furia degli interisti è talmente incon-
trollabilechel’arbitrovienespintodall’in-
tera squadra fino a centrocampo.Anche
qui c’erano gli estremi per estrarre il
cartellino rosso sotto gli occhi di almeno
due giocatori ospiti, invece Ceccarini
incredibilmente si accontentadi cacciare
l’allenatore al quale poi aggiungerà il
vice. FinalmenteDel Piero può calciare,
ma anche lui non è tranquillo perché
contrariamente al solito rinuncia al toc-
co piazzato e spara una bomba centrale
che sbatte su Pagliuca. Il risultato quin-
di resta 1-0 e così finisce il confronto
poiché i nervi degli interisti sono saltati
(Zé Elias si fa cacciare per una gomitata
a Deschamps) e gli ultimi 20 minuti si
disputano in un’atmosfera allucinante.
LO SCONTROIuliano e Ronaldoa terra subito dopoil fallo non vistodall’arbitro al 25’ dellaripresa; trenta secondidopo, Ceccarinifischierà il rigorein un’analoga azionedi gioco stavoltanell’area interista (fallodi West su Del Piero).
Antonio Conte, capitano della Juve, si
presenta davanti alle telecamere della
Rai per dire che Ceccarini ha arbitrato
bene, Ronaldo parla di scandalo e di er-
rori colossali commessi pure in prece-
denzaasfavoredell’Inter: robamaivista.
Il presidenteMoratti, uscito dallo stadio
al momento del rigore accordato a Del
Piero «per non essere preso in giro fino
all’ultimo minuto», accusa gli arbitri di
essere «vittime di un complesso che li
porta a favorire la Juve»: la famosa sud-
ditanza psicologica.
Parla pure di una federazione troppo
debole per riuscire a governare in ma-
niera equa. Il 30 aprile il caso Ceccarini
approda in Parlamento dove si scatena
una rissa fra deputati di opposte fedi
calcistiche. A distanza di tempo, Cecca-
rini si giustificherà sostenendo di non
avervisto l’impatto fra IulianoeRonaldo
inquanto stava seguendo cosa combina-
vano qualche metro in là Zamorano e
Torricelli.
Ilmatch individuale fraZinedineZidane
e Diego Simeone, per la Gazzetta termina
in parità: per entrambi, prestazione ap-
penasufficientenell’ambitodiunaparti-
tagiocatapiùsuinervichesullegeometrie.
A fine stagioneZidanevincerà lo scudet-
to eSimeone laCoppaUefa, cheall’epoca
era più competitiva dell’attuale Europa
League. Insomma 1-1 e appuntamento
alla prossima.
MARCATOREDel Piero (J) al 21’ p.t.
JUVENTUS (3-4-1-2)Peruzzi; Torricelli, Iuliano,
Montero (Birindelli dal 13’ s.t.);Di Livio, Deschamps, Davids(Pecchia dal 39’ s.t.), Pessotto;Zidane; Inzaghi (Conte dal 17’
s.t.), Del Piero. All. Lippi
INTER (1-3-4-2)Pagliuca; Fresi; Colonnese, West,
Zanetti; Moriero (Zamoranodall’11’ s.t.), Winter (Zé Elias dal
21’ s.t.), Cauet, Simeone;Djorkaeff, Ronaldo. All. Simoni
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FERRARO
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Nelcampionato1998-99Inter
e Juve si ritrovanoassai in-
soddisfatte quando la sera
di sabato27 febbraiovanno
in campo a San Siro per la
sesta di ritorno. In testa al torneo c’è la
Lazio con 45 punti, nerazzurri in affan-
no a 34, bianconeri una lunghezza sotto.
Si lotta per i piazzamenti nelle coppe,
insomma. La Juve è stata affidata a Car-
lo Ancelotti, che ha pagato il periodo
sperimentale. L’Inter a fine novembre
aveva subìto lo scossone del cambio in
panchinaSimoni-Lucescu, però faticava
adigerire gli schemidel nuovo allenato-
re ed era costretta a fare spesso a meno
di Ronaldo, alle prese con fastidi al ten-
dine rotuleo e problemimuscolari.
SENZA RETI
Il periodo di difficoltà delle due big si
riflette nel derby d’Italia. Lucescu piaz-
zaSimeonesulcentrosinistra inunalinea
mediana a quattro accanto aCauet e con
Winter eZanetti esterni. Tre i difensori,
altrettanti gli attaccanti.Ancelottimette
Zidane alle spalle di Esnaider e Henry,
punte che non lo soddisfano e che il tec-
nicopoi sostituisce con Inzaghi eFonse-
ca.ProprioSuperpippoavrà lapiùghiot-
ta palla gol della Juve approfittando di
un passaggio sbagliato (!) del giovane
nerazzurroAndrea Pirlo, ma un freddo
Pagliuca la neutralizza.
Simeone ingaggia un duello più atletico
che tecnico con Deschamps e i due fini-
scono con l’annullarsi a vicenda.
BRAVO ZIZOU
Zidane invece si muove su un livello più
altoevienegiudicatofraipiùbravi.Anche
all’andata, risolta daDel Piero nel finale,
Zizou si era distinto per la pericolosità e
la bellezzadelle sue giocate (Simeone era
assente, al suo posto Paulo Sousa). I mi-
UNO CONTRO L’ALTROZidane prova il lancio col sinistro, a contrastarlo è proprio Simeone.
gliori in campo risultano però i due por-
tieri perché anche Peruzzi salva un gol
che sembrava fattouscendoavalangasu
Ventola. Male l’arbitro Tombolini. Non
vedeun rigoreperparte.Di lì a pocoMo-
ratti esoneraLucescue il campionatovin-
to dal Milan viene concluso male da
Hodgson che perde pure l’Europa nello
spareggio col Bologna. Anche la Juve è
fuoridall’Uefadopospareggio con l’Udi-
nese (0-0 al Friuli e 1-1 in casa).
COVER STORY/La sfida
6 6,5
SCIALBO PAREGGIO SENZA RETI A SAN SIRO, EFFETTO DI DUE SQUADRE IN DIFFICOLTÀ.NEL DUELLO TRA I DUE, STAVOLTA FA MEGLIO ZIDANE, CHE REGALA QUALCHE GIOCATA
INTER - JUVENTUS 0-0
STAVOLTA LE STELLESTANNO A GUARDARE
27 febbraio 1999
INTER (3-4-3)Pagliuca; Colonnese, Simic,Galante; J. Zanetti, Cauet,Simeone, Winter; Djorkaeff
(Pirlo 16’ s.t.), Zamorano (Ventola24’ s.t.), R. Baggio. All. Lucescu
JUVENTUS (4-3-1-2)Peruzzi; Birindelli, Ferrara, Tudor,Mirkovic (Di Livio 45’ s.t.); Conte,Deschamps, Davids; Zidane;
Esnaider (F. Inzaghi 15’ s.t.), Henry(Fonseca 30’ s.t.). All. Ancelotti
SIMEONEDigrigna i denti
a Deschamps, che nonè tipo da farsi
spaventare e glirisponde. Passano
la partita così.
ZIDANEGioca semplice e lo fabene. La notiziamigliore in vista dimercoledì (la Juveera impegnatain Champions).
CAMPIONATO
VOTO GAZZA
© RIPRODUZIONE RISERVATA STEFA
NO
RELL
ANDIN
I
34
La sera del 1° aprile 2000 la La-
zio di Diego Pablo Simeone fa
un brutto scherzo alla Juve di
Zinedine Zidane, che guida il
campionato con sei punti di
vantaggio proprio sui biancocelestima
perde in casa lo scontro diretto. Ed è
proprio il Cholo, a fine gara, a festeggia-
re sotto la curva romana con la mano
che indica il numero 3: il campionato è
riaperto e a decidere lo scontro diretto
è stato lui,DiegoPabloSimeone.Di testa,
su un cross dalla trequarti pennellato
da Veron, a metà ripresa: deviazione
precisa nell’angolino. A cercare di con-
trastarlo inmezzo all’area c’eraMonte-
ro, ma l’incursore era arrivato all’im-
patto con la palla senza angelo custode.
Che con ogni probabilità doveva essere
proprio Zizou...
CHI MARCA IL CHOLO?Detto che la Juve stava riorganizzando-
si poiché trenta secondi prima aveva
persoFerraraperdoppiogiallo, bisogna
osservare come fin lì Zidane era stato
marcato da Simeone tutte le volte in cui
agiva sul centro-destramentre quando
andava a sinistra trovava Almeyda. E
andando a sinistra il fuoriclasse fran-
cese in apertura di ripresa aveva sfio-
rato il gol piantando in dribblingCouto
e calciando forte e preciso dal limite un
pallone destinato a superare il portiere
Ballotta se non fosse intervenuto il pie-
done di Pancaro in extremis. Dunque
su quella punizione di Veron con rela-
tiva mischia in area è ragionevole pen-
sarecheSimeoneavessebruciatoproprio
Zidane.
IL SORPASSODi sicuro lo bruciò a fine campionato col
famoso sorpasso di Perugia che tolse
alla Juve, in modo non ortodosso, uno
IL COLPO SCUDETTOIl gol partita di Simeone in anticipo su Montero: sarà decisivo per lo scudetto della Lazio.
scudetto già cucito per darlo alla Lazio,
che all’ultima giornata era sotto di due
punti. Ma questa è un’altra storia(ccia).
Tornando al pesce d’aprile del Delle Al-
pi, Simeonenel finale respinse col corpo
una cannonata di Del Piero destinata in
gol.Colpareggio la Juve sarebbe rimasta
a più 6 chiudendo i giochi. Quindi nel
tricolore laziale, il secondo della storia
biancoceleste, il Cholo si è ritagliato uno
spazio importante.
COVER STORY/La sfida
6,5 7
A TORINO IL CHOLO SEGNA IL GOL DECISIVO CHE PORTA LA LAZIO A MENO TRE PUNTIDAI BIANCONERI. È IL SEGNALE CHE LA CORSA SCUDETTO HA CAMBIATO ROTTA
JUVENTUS - LAZIO 0-1
UNA TESTATA PESANTE(E NON È DI ZIDANE)
1 aprile 2000
MARCATORESimeone (L) al 21’ s.t.
JUVENTUS (3-4-1-2)Van der Sar; Ferrara, Montero, Iuliano;
Conte (Kovacevic dal 32’ s.t.),Tacchinardi (Zambrotta dall’8’ s.t.),
Davids, Pessotto (Birindelli dal 31’ s.t.);Zidane; F. Inzaghi, Del Piero.
All. Ancelotti
LAZIO (4-5-1)Ballotta; Negro, Couto, Mihajlovic,Pancaro; Conceição (Stankovic
dall’11’ s.t.), Almeyda, Veron, Simeone,Nedved (Lombardo dal 32’ s.t.);
S. Inzaghi. All. Eriksson
ZIDANEHa alternato cose
pregevoli con erroribanali. Un paio
di inviti a Inzaghi e aDel Piero sono stati
dei veri gioielli.Ha macinato gioco…
SIMEONEHa fatto giocare pocoTacchinardi. Ha avutoil guizzo e l’intuitodell’uomo gol. Nelfinale è stato tra i piùdecisi nell’arginarele avanzate della Juve.
CAMPIONATO
VOTO GAZZA
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SSANDRO
FALZ
ONE
36
LOCMANITALY
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Testato nella “Fossa
dell’isola di Montecristo”:
300 METRIdi profondità per una pressione
idrostatica di 3.028 kPa, come
se un uomo avesse sulla testa
una massa di 309 tonnellate.
N 42°20’00’’ E 010°22’00’’
Arcipelago Toscano
COVER STORY/La sfida
6 5,5
Sabato 11 novembre 2000 la
Juvevorrebbe tantonongioca-
re in casa la sfida con la Lazio,
molto importante ai fini del
campionato poiché le due for-
mazioni sono in lotta scudetto insieme
con la Roma (che vincerà il titolo con 2
punti sulla Juve e 6 sui cugini). Quella
sera il DelleAlpi, già gelido di suo, offre
ai bianconeri una contestazione genera-
le dalla quale si salva soloConte.AdAn-
celotti viene ribadito che “unmaialenon
puòallenare” e striscionivari colpiscono
tutti, da Moggi in giù fino a Del Piero e
allo stesso Zidane. Motivo di questa ri-
volta popolare, la freschissima elimina-
zione dalla Champions patita al merco-
ledì in quel di Atene a opera del
Panathinaikos. Vincendo 3-1 i bianco-
verdi rimontano ibianconeri che finisco-
no all’ultimo posto nel girone avendo
perso incasanel turnoprecedentecontro
l’Amburgo (1-3). Nemmeno la consola-
zione della CoppaUefa, quindi.
TUDOR TIRA SU
Ladelicatissima sfidadi campionato co-
mincia comunque inmodo incoraggian-
teper la JuveperchéTudorsvettadi testa
inmezzoall’areaanticipando il rimpian-
to ex Peruzzi: 1-0 al 22’. Solo che appena
7 minuti dopo un tiro dai 20 metri di
Salas, forte ma centrale, tocca terra da-
vanti aVanderSarebeffa il portiere, che
IN UN CLIMA DI CONTESTAZIONE VERSO I BIANCONERI, I DUE CAMPIONI FINISCONOPER ANNULLARSI A VICENDA. E A FINE CAMPIONATO, LA FESTA SARÀ TUTTA DELLA ROMA
JUVENTUS - LAZIO 1-1
BRUTTA ARIA A TORINONON VINCE NESSUNO
11 novembre 2000
MARCATORITudor (J) al 22’, Salas (L) al 30’ del p.t.
JUVENTUS (3-4-1-2)Van der Sar; Ferrara, Tudor, Iuliano
(Montero dal 12’ s.t.); Conte,Tacchinardi, Davids, Pessotto(Zambrotta dal 29’ s.t.); Zidane;Trezeguet (F. Inzaghi dal 14’ s.t.),
Del Piero. All. Ancelotti
LAZIO (4-4-2)Peruzzi; Pancaro, Nesta, Mihajlovic,Favalli; D. Baggio, Veron, Simeone(Lombardo dal 28’ s.t.), Nedved;
Crespo (S. Inzaghi dal 28’ s.t.), Salas(Ravanelli dal 43’ s.t.). All. Eriksson
ZIDANEHa giocato sottotono, ha toccatomolti palloni ma
non è venuto maida lui l’invitoilluminante
per le punte.
SIMEONECercava di seguireZidane quando questiportava su il pallone,ma in questo modoè completamentemancata la fase dirilancio della squadra.
pestive per respingere le conclusioni da
pochimetri diCrespo eNedved. Il tecni-
co ospite sottolinea come «avremmopo-
tuto vincerema il punto è comunque un
buon risultato», mentre l’allenatore di
casa, mogio mogio, prova a tirarsi su:
«Primo tempodominato, ingeneraleme-
glio noi. La mia squadra ha reagito, sa-
remo protagonisti in campionato sino
all’ultimo». Cosa vera, però all’ultimo a
far festa sarà la Roma.
CAMPIONATO
VOTO GAZZA
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UNO DIETRO L’ALTROUn’immagine consueta nei confronti tra i due: Zidane prova a far gioco, Simeone lo marca.
si era tuffatodall’altraparte...Apriti cie-
lo... Gli uomini di Ancelotti provano a
reagire e controllano leoperazioni anche
grazie ai tocchidiZizoumentreSimeone
rema inmezzoal camposposando il cau-
to atteggiamento generale.
VAN DER SAR SALVA Al tirar delle
somme, però, è proprio il fischiatissimo
portiere juventino (e dell’Olanda) a evi-
tareun’altramazzata condueuscite tem- MARCO
ROSI
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L’ultimo confronto italiano di
campionato fra gli attuali tec-
nicidiRealeAtleticoèdelmar-
zo 2001. E si risolve con un
trionfodellaLazioe... dellaRo-
ma, chestaguidando il torneocon6pun-
ti sui bianconeri ed è impegnata in tra-
sferta sul terreno della Reggina, dove
pareggerà. I tormentidella tifoseriabian-
coceleste riguardano appunto il destino
ingrato che limette dinanzi a una “tragi-
ca” prospettiva: una vittoria della Lazio
spianerebbe ai cugini la strada verso il
titolo.EsiccomelaLazioèpurecampione
in carica, si prospetta un passaggio di
testimonestorico.Chepoici saràdavvero
anchegrazieal trionfofirmatodaNedved
e Crespo, autori di una doppietta a testa.
QUANTI GOL
Il centravanti argentino era stato il col-
paccio estivodimercato laddove laRoma
aveva strappato alla Fiorentina Gabriel
Batistuta. Iduediederovitaaun’entusia-
smante giostra del gol, risoltasi col suc-
cesso di Crespo capocannoniere (26) e
quellodiBati (20reti) scudettato. Ilprimo
tempo del confronto fra Lazio e Juve è
equilibrato. Nedved rompe il ghiaccio al
22’ma la Juve giocabene e replica: Pippo
Inzaghi su cross da destra anticipa ma-
lauguratamente Zizoumeglio appostato
dietro di lui... E in contropiede la forma-
zionediDinoZoff(successorediEriksson)
raddoppiaa inizio ripresaconCrespo.La
squadraospitehaunareazioneveemente
e sfiora il gol con Zidane, che a portiere
battutomancadiunsoffio lospecchiocon
un non facile tiro al volo dal limite.
CAPOLAVORO
Lo stesso Zidane, poi, porta avanti il pal-
lone dalla trequarti sino ai sedici metri
dove lo allarga perDel Piero che control-
la in corsa e piazza nel sette un destro a
INSEPARABILITrattenuta reciproca tra Zidane e Simeone in Lazio-Juventus 4-1.
giro dei suoi. Gara riaperta. Ma la Juve
deve tentare la rimonta in dieci poiché
Collina ha mostrato il secondo giallo a
Davids per un evitabilissimo intervento
nel cerchiodi centrocampo.Diventaper-
ciò un giochino per Simeone e compagni
gestiree ripartire.Ancora incontropiede
Nedvedsi infila inareaerealizza il3-1che
nel finale Crespo fa diventare trionfo. E
Trezeguet, centravanti bianconero, si fa
cacciare per un gesto di nervosismo.
COVER STORY/La sfida
6,5 6
NELL’ULTIMA SFIDA DI CAMPIONATO SIMEONE-ZIDANE STRAVINCE LA LAZIO IN UN’ATMOSFERASURREALE. QUEL TRIONFO SPIANÒ INFATTI LA STRADA PER LO SCUDETTO ALLA ROMA
LAZIO - JUVENTUS 4-1
UN MATCH DOMINATOMALVOLENTIERI
18 marzo 2001
MARCATORINedved (L) 22’ p.t.; Crespo (L) 1’ e 36’,Del Piero (J) 14’, Nedved (L) 21’ s.t.
LAZIO (4-5-1)Peruzzi; Colonnese (Pesaresi 42’ p.t.),Nesta, Negro, Pancaro; Poborsky
(Castroman 36’ s.t.), D. Baggio, Veron(Stankovic 31’ s.t.), Simeone, Nedved;
Crespo. All. Zoff
JUVENTUS (4-3-1-2)Van der Sar; Birindelli, Tudor,
Montero, Pessotto; Conte (Zambrotta1’ s.t.), Tacchinardi (O’Neill 24’ s.t.),Davids; Zidane; Inzaghi (Trezeguet1’ s.t.), Del Piero. All. Ancelotti
SIMEONEAnche lui hagiocato diposizione
chiudendo i varchial centrocampo
avversario.
ZIDANEQualche spuntosolo nella ripresa,ma nel primotempo non èriuscito mai adaiutare la Juventus.
CAMPIONATO
VOTO GAZZA
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ALD
OLIVERANI
40
Nella stagione 1999-2000 il
duello fra la Juve e la Lazio
si estendeallaCoppa Italia.
Le due formazioni si ritro-
vano di fronte a metà gen-
naio per i quarti. Match di andata a To-
rino, serata fredda che paralizza la
squadradiSvenGoranEriksson, laqua-
le becca tre reti in 45’. Ad aprire la serie
bianconeraèZinedineZidane, che calcia
nell’angolo alla sinistradel portiereBal-
lotta, vice diMarchegiani, una punizio-
ne dal limite, posizione centrale. C’è la
complicità della barriera, il portiere for-
se parte con un attimo di ritardo, però il
tiro è indirizzatogiusto a fil di palo enon
sarebbe stato facile arrivarci anche se
Ballotta si fosse tuffatounattimoprima.
RIMONTA
Il gol disorienta gli ospiti che poi subi-
scono il raddoppio di un certo Antonio
Conte, lesto a infilarsi in area per chiu-
dere uno spunto diKovacevic, e sul fini-
re del tempo anche l’incursione aerea
dell’ariete Kovacevic. La Juve probabil-
mente si sente in semifinale, fatto sta che
comincia la ripresa con atteggiamento
cauto,mentreErikssongioca il tutto per
tutto ricorrendo alla panchina. Dentro
Nesta e Stankovic, fuori Mihajlovic e
Veron. Un fallo di mani (contestato) a
metà fra Brindelli e Montero origina il
rigorecolqualeRavanelli (fischiatissimo
ex) realizza la rete che dà un senso al
matchdi ritorno in calendario a fineme-
se. A 10’ dal termine ci pensa Roberto
Mancini, su contropiede, a rialzare no-
tevolmente le possibilità di qualificazio-
ne per i biancocelesti.
MEGLIO ZINEDINE
Diciamoun tempoa testa? Sì, può andar
bene. Giudizio che estendiamo ai nostri
due osservati speciali? Per la cronaca
CHE PERLASimeone salta in barriera, ma la palla gli passa a lato e si infila: è l’1-0 Juve firmato Zidane.
Zidane giocameglio di Simeone. Il fran-
cese èprotagonista assolutodel dominio
bianconero mentre l’argentino accusa
con i compagni di reparto l’assenza del
cursoreAlmeyda, la serataccia diVeron
(poi sostituito da un più dinamico
Stankovic) e in genere lo strapotere fisi-
co e tattico del centrocampo avversario.
Del resto Eriksson aveva lasciato a casa
8 titolari, dovendo gestire pure il cam-
pionato.
COVER STORY/La sfida
6,5 6
QUARTI D’ANDATA A TORINO TRA JUVE E LAZIO, VINCE LA JUVE ANCHE GRAZIE A UNAPUNIZIONE DI ZIDANE. MA I BIANCOCELESTI SEGNANO 2 GOL E IL RITORNO RESTA APERTO
JUVENTUS - LAZIO 3-2
PENNELLATA D’AUTORESULLA COPPA ITALIA...
13 gennaio 2000
MARCATORIZidane (J) al 12’, Conte (J) al 30’,
Kovacevic (J) al 43’ p.t.; Ravanelli (L)al 7’ (rig.), Mancini (L) al 35’ s.t.
JUVENTUS (3-4-1-2)Van der Sar; Mirkovic, Montero,Iuliano; Birindelli, Conte, Davids(Tacchinardi dal 39’ s.t.), Bachini
(Pessotto dal 23’ s.t.); Zidane; F. Inzaghi(Del Piero dal 32’ s.t.), Kovacevic.
All. Ancelotti
LAZIO (4-4-2)Ballotta; Gottardi, Negro, Mihajlovic(Nesta dal 1’ s.t.), Pancaro; Lombardo,Simeone, Veron (Stankovic dal 1’ s.t.),
Nedved; Mancini, Ravanelli(Marcolin dal 17’ s.t.). All. Eriksson
ZIDANEConferma di
attraversare un ottimomomento. Firma supunizione la prima
rete, poi offre deliziosiassist ai compagni.Cala nella ripresa.
SIMEONEMeno battaglierodi altre occasioni,ma comunqueprecisoe generosonel cuore delcentrocampo.
COPPA ITALIA
VOTO GAZZA
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NANDO
VESCUSIO
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©SALOMONSAS.tuttiidirittiSONOriServAti.
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ANADVENTUREfai di ogni corsa in città l’inizio di una nuova avventura.
evadi la routine, entra in contatto con l’ambiente urbano che ti circonda e riscopri la gioia di correre.
Nellasfidadiritornodeiquar-tidicoppaItalia,Simeonesiprende una bella rivincitasu Zidane. Sia a livello per-sonale, come vedremo, che
a livello di squadra considerato che laLazio superando 2-1 la Juve accede allasemifinale di un torneo che poi andrà avincere beffando in finale l’Inter di Ro-naldo, cheproprioall’andata, all’Olimpi-co, rientra in squadra dopo l’operazioneal tendine rotuleo ma si rompe di nuovolo stesso tendine alla prima azione in ve-locità.Dicevamodella rivincitadelCholosu Zizou, tradito da tutta la squadra. Èuna Juvepoco convinta quella che si pre-sentaall’Olimpicoo forseconcentratasulcampionato, dove sta accumulando unbuonmargine giusto sui biancocelesti.
ZIZOU SALTA IL CHOLOEppure,comeall’andata,nelprimotempogioca meglio la formazione di Ancelottiperchéacentrocampola lineabianconeraè più solida mentre in rifinitura Zidanesalta spesso e volentieri l’opposizione diSimeone, che lo aspetta davanti all’areainposizionedicentromedianometodista.Zidane inavviohaunaghiottaoccasioneda rete sventatadaBallotta e sulladevia-zionedelportiere lapallavaaBachinichecalciaaportavuotamaSimeonerespingecol corpoevitando il gol.Comeall’andatala Lazio si sveglia nella ripresa, col van-
taggiodinonaversubitogol:èBoksic (unodei molti ex in campo) a trovare lo spira-glio,determinandoun’immediatareazio-ne juventina che ha in Zidane un prota-gonistasicuro.Èlui infattichemandaDelPiero inpiena area liberodi calciare:Alenon sbaglia il diagonale e con l’1-1 a pas-sare insemifinalesarebbero ibianconeri.
LA RIVINCITA DI SIMEONEMaquièErikssonaotteneredai suoiuna
NON MI FERMATELa gioia incontenibile di Simeone dopo aver segnato il gol che vale la qualificazione della Lazio.
reazione veemente. Al termine di variassalti c’èunangolo calciato con l’abitua-lemaestriadalpiedemancinodiMihajlo-vic giusto in mezzo all’area piccola doveirrompe ilCholoSimeoneche facentroditesta nonostante Tacchinardi gli si fosseaggrappatoaddosso.Peròl’azionevincen-te ripropone la maliziosa domanda giàfatta in campionato: era proprio Tacchi-nardienonZizou, l’uomodestinatoacon-trollare Simeone in area di rigore?
COVER STORY/La sfida
6,5 7,5
ANCORA CON UNA CAPOCCIATA VINCENTE, IL CENTROCAMPISTA ARGENTINO REGALALA SEMIFINALE DI COPPA ALLA LAZIO, CHE POI VINCERÀ LA FINALE CONTRO L’INTER
LAZIO - JUVENTUS 2-1
... MA AL RITORNOÈ DIEGO A FARE FESTA
26 gennaio 2000
MARCATORIBoksic (L) al 9’, Del Piero (J) al 28’,
Simeone (L) al 35’ s.t.
LAZIO (4-5-1)Ballotta; Gottardi (Mihajlovic
dal 31’ s.t.), Nesta, Negro, Pancaro;Lombardo (Boksic dal 1’ s.t.),
Stankovic (Ravanelli dal 31’ s.t.),Simeone, Veron, Nedved; S. Inzaghi.
All. Eriksson
JUVENTUS (4-4-1-1)Van der Sar; Mirkovic, Tudor, Iuliano,Pessotto; Birindelli (Zambrotta dal 15’s.t.), Conte (Tacchinardi dal 24’ s.t.),Davids, Bachini (Del Piero dal 13’ s.t.);
Zidane; Kovacevic. All. Ancelotti
SIMEONEGara a due facce.
Dall’ingrato compitodi limitare Zidane,
riuscito solo inminima parte, al golqualificazione voluto
e cercato.
ZIDANEÈ in forma eccellente.Semina laziali perogni dove, dà a DelPiero la palla dell’1-1.Mezzo voto in menoper la grandeoccasione mancata.
COPPA ITALIA
VOTO GAZZA
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MARCO
ROSI
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REPORTAGE/Impressioni
VIAGGIO NEI TRE VOLTI DELLA CORSA ROSA CHE SI CHIUDEDOMANI A TORINO. QUELLI DEI CORRIDORI, SEMPRE INPRIMO PIANO. QUELLI CHE INVECE NON SI VEDONO MAI,PERCHÉ APPARTENGONO A CHI METTE IN PIEDI LAGIOSTRA. E QUELLI DI CHI STA SULLA STRADA A GUARDARE
Foto di Eloise Mavian e Francesco Rachello
DENTRO A
46
SU
PERLA
SALITA
Icorridori,impeg
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Giro,d
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Greipel.
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RO AL GIRO
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RepoRtage/Dentro al Giro
ma
quanto
èduRa
la
faticaStanche,sporche,concentrate,sorridenti,finalmenterilassate:sonolefaccedeicorridoriprimaedopolatappa.Sonopartitiin181,allafinearriverannoinmoltimeno.
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RepoRtage/Dentro al Giro
ilclic
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Sonoiguardonidelciclismo,quellich
esiappostanosulle
stradedimontagnadalla
notteprece
dente
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della
corsa,perguardare
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ndoipropribeniamini.
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RepoRtage/Dentro al Giro
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e)passionesenza
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emozionedell’attesa.Un’attesa
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RepoRtage/Dentro al Giro
ilgiRo
sia
mo
noiControllano.Ispezionano.Posizionano(lacartello
nistica).Sonole
decinediuominidella
Rcs,distribuitisu
25auto
della
direzione,9auto
perivip,92auto
dello
staff,28moto,24furgonievan.
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55
RepoRtage/Dentro al Giro
la
macchin
aoRganizzativa
Senza
diloro
nulla
avrebbesenso.Nulla,addirittura,esisterebbe.Sonoicronometristi,ilmedico,ico
mponentidella
giuria,le
hostess
egliaddettialle
transenne.
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© riproduzione riservata 57
qui è sempreuNA FesTA
reporTAge/Dentro al Giro
pArTYDoLomiTiCo
Itifosisiscatenanoalpassaggio
deico
rridorinella
14ªtappa(daAlpagoaCorvara),sabato
21maggio,la
più
dura
dituttoilGiro.
SCRIVEVA MONTANELLI CHE IL GIRO FA SEMBRARE
OGNI GIORNO COME SE FOSSE DOMENICA.
PER DARGLI RAGIONE BASTA SCENDERE IN STRADA
di Fabrizio Salvio
Al mattino il Giro inizia a
pedalare molto presto,
quando i corridorinonso-
no ancora scesi dal letto.
Mentre le strade sono de-
serte e intorno c’è silenzio, uomini in
tutaeguantonida faticamontanopalchi,
sistemano transenne, piazzano cartelli
e pannelli pubblicitari. Rappresentano
l’avanguardiadi quell’esercitovariegato
equasi invisibile compostodaattrezzisti,
operai,manutentori, e poi ancora crono-
metristi, motociclisti, fotografi, medico,
tutti gestiti a vario titolo dall’organizza-
zionedellaRcsSport–a suavolta forma-
ta da decine di persone – che rende pos-
sibile ogni giorno ilmiracolodella corsa.
Poco più avanti, col sole già altoma non
ancora caldo abbastanza, una specie di
circo itinerante sistema le tende – i cam-
per, nel suo caso – di solito nella piazza
principaledella città, opaese, da cuipar-
te la tappa. Lo chiamano la Carovana, e
lamaiuscola è dovuta e voluta, omaggio
al centinaio di persone che la compone:
un insieme di ragazzi, non soltanto ita-
liani, chehanno il compitoquotidianodi
divertire, rifocillare e catturare l’atten-
zione dei tifosi di ogni età che affollano
il ritrovo di partenza. Ogni giorno, il
Giroparte inun’atmosferadi festa, enon
suoni banale: i colori, lamusica, i giochi,
i gadget regalati dalla ventina e passa di
aziende sponsor della corsa, e dalla Gaz-
zetta stessa, rappresentano davvero per
molti un’attrazione irresistibile.
Molti si limitanoagironzolare incuriosi-
ti tra gli stand, nella speranza di trovare
uncorridoreasuavolta“catturato”dall’at-
mosfera giocosa che si respira intorno. E
sono molti i corridori che ogni mattina
fanno capolino nella Carovana, nei cui
pressi è strategicamentepiazzato il palco
per la firmadel foglio di partenza: il con-
tatto, non soltanto visivo, tifoso-atleta è
forse il massimo punto di forza del cicli-
smo, quel valore aggiunto che lo rende
diverso da quasi tutte le altre discipline
sportive, le più popolari almeno.
Dopo il via, la Carovana si sposta all’ar-
rivo: un classico serpentone colorato che
si muove lento e inconfondibile. Un rito
che si ripete dal 1933. All’arrivo è il mo-
mento delle hostess che premiano (e ba-
ciano) il vincitore di tappa e coloro che
vestonolevariemaglie.Amodoloro,que-
ste ragazze sono un’istituzione del Giro:
modelle, studentesse o semplicemente
giovani desiderose di fare un’esperienza
di vita. Scriveva IndroMontanelli che il
Giro ha la straordinaria capacità di far
sembrare ogni giorno come se fosse do-
menica: seguite la corsa per un giorno
solo, e gli darete ragione.© RIPRODuzIONE RISERVATA
58
di Giovanni Cortinovis
SE VOLETE FARVI UN GIRO…VI PRESENTIAMO UNA A UNA LE BICI USATE DAI CORRIDORI DELLE 22 SQUADRE NELLA CORSA ROSA.
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timane: sono le bici delle 22 squadre che domani arriveranno a
Torino sull’ultimo traguardo del Giro. Sembrano tutte uguali,
ma solo per chi non se ne intende. Ora possono essere vostre, se
siete disposti a investire un discreto gruzzolo. La totalità dei
costruttori realizza infatti delle versioni replica destinate al ci-
clistadella domenica: lamaggiorpartedi queste bici è realizzata
negli stessimateriali e con lamedesimacomponentisticadi quel-
le dei professionisti, cambiano solo i colori sociali. Qui ve le pro-
poniamo tutte e22, con l’indicazionedelprezzodi listino, alnetto
di sconti o di eventualimaggiorazioni.Naturalmente, acconten-
tandovi di componenti di minor pregio il prezzo è inferiore.
GAZPROM-RUSVELO z COLNAGODal Master discende il telaio in fibra di carbonio
della C60: gruppo e ruote Campagnolo,sella Selle Italia. € 12.350
TEAM GIANT-ALPECIN z GIANTLa Propel ha telaio e forcella in compositidi classe Advanced SL, gruppo Shimano,
cerchi Zipp, freni Giant. € 10.000
CANNONDALE PRO CYCLING TEAMCANNONDALE
La SuperSix EVO Hi-MOD ha la forcellain monoscocca completo, cambio Shimano,
manubrio FSA, sella Fizik. € 9.999
MOVISTAR TEAM z CANYONSulla Ultimate CF SLX la fanno da padrone
i componenti Campagnolo con ruote,freni e gruppo. Sella Fizik. € 6.699
LOTTO SOUDAL z RIDLEYPer migliorare l’aerodinamica la Noah SLha una forcella con le F-Splitfork. Freni
e cambio Sram Red. € 7.249
IAM CYCLING z SCOTTTelaio e forcella in fibra di carbonio HMXper la Foil che ha gruppo trasmissione
Shimano e sella Syncros. € 7.999
NIPPO-VINI FANTINI z DE ROSADallo studio congiunto con Pininfarina discendela SK Pininfarina: gruppo e ruote Campagnolo,
manubrio FSA. € 9.728
TINKOFF z SPECIALIZEDLa S-Works Tarmac ha telaio e forcella in fibra
di carbonio, freni e cambio Shimano,ruote Roval Rapide. € 8.490
TREK-SEGAFREDO z TREKSulla Madone brilla il telaio in carbonio OCLV 700
e la forcella con tubo asimmetrico.Ruote e sella Bontrager. € 13.000
BMC RACING TEAM z BMCGruppo e cerchi Shimano, sella Fizik,
pneumatici Continental e telaio di 790 gr.per la Teammachine SLR01. € 9.999
BARDIANI CSF z CIPOLLINIRealizzata con monoscocca in carbonio,la NK1K ha gruppo e ruote Campagnolo,manubrio FSA e sella Prologo. € 5.300
61
INTERVISTA/Rivelazioni
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l’austriaco è l’astro emergente del tennis, ha già battuto federere nadal e ora punta a uno slam. siamo andati a conoscerlo, parlando
anche col coach guenther bresnik, che ha plasmato il suo talento: «mancasoloqualche dettaglio, poi niente potrà fermarlo. a parte una donna…»
di Lorenzo Cazzaniga ~ foto di Simone Perolari
lA coSTRuzIoNEdI uN NumERo 1
Dominic Thiem
Un vecchio adagio suggeri-
rebbe di non rovinare mai
unabella storia con la veri-
tà.Labella storia,perquan-
to possa sembrare invero-
simile, è il legame tra Dominic Thiem,
austriaco, 23anni, prevedibile fenomeno
del tennis prossimo futuro (ha già bat-
tuto Federer eNadal), e SeppResnik, 62
anni, guru della preparazione atletica.
Resnik è un tizio che sostiene (con con-
vinzione) di nondormiredaanniperché
il suo corpo si è abituato a estenuanti
allenamenti notturni, che allungano la
sua giornata di lavoro. Ma soprattutto,
ha affermato di aver coinvolto in questa
sua folle routine anche il giovaneDomi-
nic, quando era da svezzare: «L’ho fatto
correre nella notte, in mezzo al buio dei
boschi, oppure lo svegliavo amezzanot-
te e lo costringevo a 45 minuti di addo-
minali, fin quando non gridava dal do-
lore. Ma io gli ripetevo: “Se ci riesce un
vecchiodi60anni, vuoi chenonci riesca
ungiovanottodi 20?”. Sono fierodiquel-
lo che è diventato». A supportare la sua
tesi, un articolo di un noto magazine
austriaco e delle foto emblematiche che
li ritraggonomentre corrono inunbosco
tenendo un tronco d’albero sulle spalle.
Dominic, è grazie a questo training
che appare così forte fisicamente e
mentalmente?
«Tutteballe», ci risponde con i suoimodi
timidimasicuri, «misonomessountron-
co d’albero in spalla solo quella volta,
perché il fotografo non voleva fare lo
shooting in unapalestra.Ho lavorato con
Resnik, ma non ha avuto chissà quale
influenza. Con o senza di lui, sarei arri-
vato comunque dove sono adesso».
Ma ci sarà pur qualcosa di vero in
quello che racconta.
«Una sola cosa: eravamo in Italia per
giocare un torneo Futures (a Este, pro-
vinciadiPadova;ndr). Giocaimalissimo
un punto e persi il secondo set. Lui si
lamentava chenonesprimevoabbastan-
za le mie emozioni in campo e quindi
spaccai la racchetta. Poi mi ricordai che
eraancheilsuocompleanno,gliela lanciai
in tribuna gridandogli Happy Birthday!
Ma tutto il resto, le corse di notte nei
boschi, le nuotate d’inverno inmezzo ai
fiumi… bah…».
coNTRo Il mITo
L’austriacoDominic Thiem,22 anni, numero15 del mondo.A destra nelmatch vinto controFederer (7-66-3) negli ottavidi finale degliInternazionalidi Romail 12 maggio.
claudio
pasquazi
65
INTERVISTA/Dominic Thiem
col coltello può anche pensare la tattica
migliore del mondo, ma sicuro che è lui
quello che muore. Nel tennis è uguale:
infatti, quandocomincia lavorareconun
ragazzino, ilcompitodelcoachèinsegnar-
gli dei buoni fondamentali, un program-
machevaavanti dagli 8 ai 16 anni: senza
quelli, non diventi un fuoriclasse. Sono
d’accordo conToniNadal quandodice di
essere stato più utile a Rafa quando era
unragazzinodiquantonon lo siaadesso.
Poi è importante il passaggio tra i pro,
quindi si lavora sui dettagli. Dominic è
come una casa con delle fondamenta so-
lide: ora bisogna arredarla con gusto per
renderlaperfetta.Quandosei forte tecni-
camente e preparato fisicamente, allora
anchelatuatesta funzionameglio. Ilpun-
to di svolta nella crescita di Dominic è
stato quando ho deciso di cambiargli il
rovescio da bimane a una mano sola. Ci
sono voluti quasi due anni, ma si vedeva
che con le duemani non sarebbemai di-
ventato un colpo efficace, mentre è uno
deimigliori del circuito».
Dominic annuisce. E allora gli chiedia-
mo se, con questo potenziale, si veda
già con in mano un trofeo dello Slam.
«Perorapensoametterci il centopercen-
to dime stesso.Ma ilmio obiettivo, per il
quale lavoro duro ogni giorno, è vincere
iMajor.Anchesenonsarà facile: tantimi
presentano come il futuro numero uno
delmondo,ma dove sta scritto?».
La conversazionediventaunapiacevole
tavolata quando siunisce ancheunaltro
predestinato, forse ancor più di Thiem,
il tedesco Alexander Zverev: «Tutti ci
dicono che vinceremo gli Slam, che sa-
remo i futuri numeriunodelmondo,ma
Ma allora chi deve ringraziare se ora
è considerato un potenziale numero
uno mondiale?
«I miei genitori, entrambi insegnanti di
tennis.Nonhonemmenodovutosceglie-
re: mi sono ritrovato sul campo in ma-
niera naturale. E non l’ho più lasciato. E
poi la loro intelligenzadi lasciarminelle
manidiuncoachcomeGuentherBresnik
(un passato con Boris Becker e altri otti-
mi giocatori; ndr) chemi segue da quan-
do avevo 11 anni. Devo a lui tutto ciò che
ho imparato su questo sport».
Uno sport che per Juan Carlos Fer-
rero, ex n.1 del mondo, si compone
per il 5% di tecnica, il 45% di fisico,
il 50% di psicologia: è d’accordo?
«Certamente è uno sport in cui la com-
ponente psicologica èmolto importante.
Quando hai fiducia in quello che stai
facendo, tutto sembra più facile e quelle
trecomponenti riesci amixarlealmeglio.
Che è il vero segreto per vincere».
Bresnik, chedurante l’intervista,alLawn
Tennis Club di Nizza, è sempre rimasto
accanto al suo pupillo, è parzialmente
d’accordo: «Per me l’aspetto più impor-
tanteè la tecnica.Se inunalotta,unuomo
ha una pistola e l’altro un coltello, quello
FORZA CINQUE
Thiem sul lungomare di nizza, dove si è svolta l’intervista. in carriera ha vinto5 tornei Atp, 2 quest’anno (Acapulco, Buenos Aires) e 3 nel 2015.
66
“Scommesse e doping nel tennissono problemi che non esistono.La Sharapova? È stata sfortunata
Dominic Thiem
non siamo gli unici a volerlo diventare e
la strada è lunga».
Ci pensaBresnik a chiarire la questione,
con un filo di paraculaggine: «Guarda
questo ragazzoqui a fianco, Zverev: vin-
cerà sicuramente degli Slam, non c’è
dubbio (e Zverev torna a sbuffare). L’ho
detto per Safin, per Kafelnikov… tanti
anni fa, al torneo di Vienna ho dato la
wild card a un ragazzino svizzero di 16
annidicendo che sarebbediventato il n.1
delmondo: tidevodirecomesichiamava?
AncheDominicpuòarrivareal top, come
Zverev.Soloduecosepotrebbero fermar-
li: un infortunio o una donna. Per gli
infortuni lavoriamo sulla prevenzione,
per le donne…diciamoche sannogestire
bene loro la situazione!».
Perché, Dominic, essere prestanti,
ricchi e famosi, aiuta con le ragazze...
«Sono fidanzato da oltre un anno, quin-
di non sono la persona giusta a cui chie-
dere. Però, diciamoche suppongodi sì!».
Cheeffetto lehanno fatto iprimimatch
contro Nadal, Djokovic, Federer?
«Al principiomi sentivo strano: 3-4 an-
ni fa li vedevo giocare in televisione e
all’improvviso me li ritrovavo davanti.
HobattutoNadal aBuenosAires eFede-
reraRoma,ancheseeraamezzoservizio.
Ma in altre occasioni ho sprecato troppe
chance. Giocare contro di loro aiuta ad
alzare il proprio livello. Dopotutto, se si
vuol vincere un grande torneo, bisogna
imparare a battere questi giocatori».
«Senza dover aspettare che si ritirino»,
intervieneBresnik. «Non credo succede-
rà nel 2016, ma giovani come Dominic o
ZverevpotrannovinceredegliSlammol-
to presto. Il divario si sta riducendo».
Dominic, è d’accordo?
«Certo, nessunoè imbattibile, nemmeno
Djokovic, anche se in certimomenti può
sembrare così. Personalmente ho fatto
GUARDA CHI C’è
A nizza, sullaPromenade desAnglais, Thiem siconcede ai giornalistie ai giovani fan, concui ha scambiatoanche qualche colpo(foto a sinistra).
67
© riproduzione riservata
bene già le prime volte che li ho incon-
trati e anche quando non ho vinto, co-
munque ti indicano dove sta l’asticella
per raggiungere il loro livello. Pian pia-
no, ci si può arrivare».
Una critica che le viene mossa è sul-
la strategia di gioco: talvolta pare
che voglia spaccare palla e avversario,
senza troppo pensare.
«Ilproblemaèchenel tennisodiernonon
c’è tanto tempo per pensare perché tutti
tirano fortissimo. Credo sia necessario
saper trovareunbuonequilibrio,manon
è sempre facile».
E Bresnik precisa: «Preferisco prima
costruiredei colpi sicuri, potenti, affida-
bili. Poi viene la strategia, che si impara
giocando tantimatch.Da ragazzino,Do-
minic tatticamenteeramoltoabileperché
non aveva sufficiente forza per farmale
all’avversario. Ora è diverso: nel tennis
modernovince chi tirapiù forte tenendo
di più la palla in campo: non c’è tanto
spazio per la fantasia».
Dominic, quando ha realizzato che
poteva diventare davvero un buon
professionista di tennis?
«Sono stato fortunato a nascere in una
regionedell’Austrianon tropposciistica,
perché da noi è lo sport principale! Fino
ai 12-13 anni ho preso tutto come un di-
vertimento, poi quando ho cominciato a
essere tra imigliori in Europa dellamia
età e ad arrivare in finale a RolandGar-
ros junior,mi è stato chiaro che la strada
era segnata».
Tanti si preoccupano di quel che ac-
cadrà quando Federer, Nadal eDjoko-
vic si ritireranno, come se il tennis
dovesse morire: cosa ne pensa?
«Macché, lo sport, il tennis è più grande
di qualsiasi fuoriclasse. In passato si
sono ritirati tanti campioni e ne sono
arrivati altri. Succederà anche questa
volta».
Invece i problemi che potrebbe ave-
re il tennis si chiamano scommesse
e doping, soprattutto dopo il caso
Sharapova.
«Mah, quello delle scommessemi è tan-
to sembrata una trovata dei media ma
alla fine cosa è venuto fuori di concreto?
Poco o nulla. E sono convinto che anche
il dopingnonsiaunproblemanelnostro
mondo. Perme la Sharapova è stata solo
sfortunata: ecco, forse si dovrebbe mi-
gliorare la comunicazione perché non
sempre è facile star dietro alle regole e
all’elencodelle sostanzeproibite, soprat-
tutto per chi pensa solo ad allenarsi e a
giocare bene».
A NOI DUE
Sopra, al LawnTennis Club di Nizza.
A destra, stringela mano al tedescoAlexander Zverev,
l’altro talentocandidato al ruolo
di numero uno.
INTERVISTA/Dominic Thiem
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LITE TRAIN
LA SCARPA DA MOUNTAIN TRAINING, LEGGERA.
La nuova Lite Train è stata sviluppata in collaborazione con il team MICHELIN® Technical
Soles per oljrire aderenza e prestazioni in una costruzione leggera ma robusta. La
tecnologia 3F Total System di SALEWA assicura una calzata precisa, mentre la speciale
mescola Outdoor Compound di MICHELIN®, abbinata al design aggressivo del battistrada,
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La tecnologia 3F Total System unisceflessibilità, supporto anatomico e unacalzata precisa della parte mediale delpiede.
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Prestazioni e grip in una costruzioneleggera ma robusta.
RITRATTO/Vita da ex
di Fabrizio Salvio ~ foto di Michele Borzoni
IO, Il bAR e un cOnTOTROppO sAlATO
Francesco Flachi
a Firenze era un ragazzo prodigio, a genova, Sponda SaMp, è Statoun idolo. poi la cocaina e la SqualiFica: «geStiSco un locale e non poSSo
neanche andare allo Stadio. invece chi Si è venduto le partite...»
«Signora, acquanatura-leogassata?Mamma,passami la lista deipanini.Voidueaspet-tate un attimo, ché
adesso si liberano due posti».FrancescoFlachipassa tra i tavolidel suolocale– il “Paninodi categoria”,nelquar-tiere di PonteRosso a Firenze, dove è na-to 41 anni fa – con la stessa elettrica agi-
lità con la quale ha dribblato i difensoriper 16anni, tanto èdurata la suacarrieradi calciatore professionista, dal 1993 al2009. Le 134 partite e i 42 gol in A, piùaltri 67 in B, gli hanno lasciato in ereditàun fisicoda ragazzino eunagloria impe-ritura tra la gente della sua città e nonsolo: «Da Genova, dove sono stato da dionellemiestagioniallaSampdoria,ancoraarrivanoognifinesettimanaasalutarmi».
Le due squalifiche per uso di cocaina, lasecondadellequali lohadi fatto costrettoalritiro,glihannoinveceprematuramen-te ingrigito i capelli e intinto gli occhinell’inchiostro scuro dell’amarezza.«Che effetto fapassaredall’essere riveri-to comecalciatore, al servire al tavolodeiperfetti sconosciuti? È proprio questo ilbello. E questo è stato il mio modo di vi-vere, da calciatore e no: sono sempre sta-
Il mIO mOndO
Francesco Flachi dietro al banconedel “panino di categoria”, il locale
di Firenze che gestisce coi genitori.
71
RITRATTO/Francesco Flachi
to inmezzo alla gente, di qualsiasi estra-
zione sociale. Nonmi sonomai nascosto
enonhomai fattodistinzioni. I problemi
se li facevano gli altri neimiei confronti,
immaginando che mi dessi delle arie o
fossi inavvicinabile: no,
iosonounapersonanor-
malecresciuta inmezzo
a gente normale. Stare
in mezzo a studenti e
pensionati mi mette al-
legria, anche se ogni
tanto mi fermo a ricor-
dareemipiombaaddos-
so un velo di tristezza e
di malinconia, al pen-
siero che avrei potuto
smettere più tardi ri-
spetto a quanto sono
stato costretto a fare.
Quando vedo giocare
certagente inA,midico:
Francesco, tu in mezzo
aquesti ci staresti anco-
ra adesso alla grande.
Maproprioallagrande».
«Sì, avrei smesso più
avanti, senon fosse suc-
cesso quello che è suc-
cesso. Sono stato un bi-
schero: lo pensavo
allora e lo penso oggi. Ma non bisogna
guardare troppo al passato, se no non si
riescemaia costruirequalcosa cheabbia
un futuro. Poi, dico sempre che l’impor-
tante è non ammazzare e non rubare: io
sono stato trattato comeun criminale, la
prima volta mi hanno dato 2 anni, la se-
conda 12,macon la cocainaho fattomale
soltanto ame stesso».
NEANCHE IN TRIBUNA
«Ho davanti ancora 6 anni di squalifica,
e la cosa più grave, considerando che
alla mia età non posso più avere velleità
come calciatore, è che allo stadio nonmi
fannoentrareneanchedaspettatore.Non
sonostatounostincodi santo,hosbaglia-
to, ma non poter vedere una partita dal
vivo perché il mio nome risulta tra gli
“indesiderati”, no, dopo 6 anni no. Non
posso avere un biglietto nominativo, mi
riconosconoemi fannoentrare in curva.
Hounascuolacalcio, allenounasquadra
diTerzaCategoria, ilBagniaRipoli, enon
possostare inpanchina.Sonoaimargini
del calcio, che è stata lamia vita per tan-
to tempo.Altri, chehannofattoporcherie
ben più gravi, comprando e vendendo
partite, sono stati puniti con mano più
leggera. Io non ho rubato, non ho mai
scommesso, anche se nel 2006mi squa-
lificaronoper2mesiperchéavrei chiesto
informazioni su una partita in una tele-
fonata di cui non c’era traccia nel rinvio
a giudizio. Non ho imbrogliato altri che
me stesso. Cosa è più grave, una squali-
fica per doping o per aver alterato il ri-
sultato di una gara? Spero che qualcuno
si passi unamano sulla coscienza».
«Se mi piacerebbe allenare sul serio? E
come faccioadirlo, senonpossoneanche
prendere il patentino. La squalifica mi
scade nel 2021: può darsi che per allora
mi sarà passata la voglia. Mi manca lo
spogliatoio, questo sì».
«Perché la cocaina?Non credete alle fre-
gnacce sulla coca che dà euforia, fa pas-
sare la stanchezza, aumenta la libido: a
me era appenanato il bambino, che vuoi
che facessi? Il perchénon lo sonemmeno
DAL VIOLA AL BLUCERCHIATO
Flachi firma una maglia della Fiorentina e, quisopra, con la Samp, con cui ha giocato per 8stagioni. Fu trovato positivo alla cocaina in
due occasioni, nel 2007 dopo Sampdoria-Inter(2 anni di squalifica) e nel 2009 dopo
Brescia-Modena (12 anni di sospensione).
Quando vedo giocare certagente in A, mi dico: Francesco,tu in mezzo a questi ci starestiancora alla grande.Ma proprio alla grande
Ò
FABIO
DIENA
72
in vendita nei migliori negozi:
Shop online: girostore.com
FOR
RITRATTO/Francesco Flachi
io. Il problema è che ho un carattere chenon ama le mezze misure: o faccio unacosa o non la faccio. E vado per istinto.In quelmomentovolevo farlo, sono statodebole, forse avevo un disagio interiore,ma non cerco alibi. Ho provato, ho sba-gliato. Ma non ho alterato le mie presta-zioni sportive, l’ho assunta solo per usopersonale.E inogni casononmicambie-rei con nessuno».
MA QUALI AMICI?
«Io sono una persona educata, uno cheha sempre offerto rispetto primaancoradi pretenderlo. Se parli coi miei ex com-pagni, dovunque sia stato non troverainessuno chepossadiremaledime comepersona. Perònel calcio è difficile trova-re amici veri: quello c’ha la moglie piùbella, e la tua ti chiede la stessa borsadella moglie di quell’altro, e quell’altroancora ha la macchina più figa…Anchefuoridal calcio,nelmomentodelbisognodi amici ne ho visti pochi. Prendevo 20-30 biglietti per volta, li portavo a cenafuori, quelli che dicevano di essere ami-
ci: sì, amici del calciatore… Io penso chegli amici stiano in famiglia.Sono lorochemi hanno riaperto la porta di casa».«È vero, una volta ho detto: “Sarebbestatomeglio essere normale”, perché ca-pita di non aver voglia di avere gli occhidi tutti puntati addosso.Ma ame la vitada calciatore èpiaciuta, forseperché l’hoaffrontata vivendo alla giornata. A Ge-nova, soprattutto. A Firenze ero troppogiovane, avevo intornograndi campionie non ho avuto tempo di crescere. Nascoqui e sono tifosodellaFiorentina: sogna-vo di indossare lamaglia viola per tuttala carriera, ma giocare con Batistuta,Edmundo,Olivera eradifficile.Diciamoche la Fiorentina è stata una moglie, a
Genova ho trovato l’amante più bella. Illegame con la città va oltre il calcio. Trame e la Samp c’è stato il rapporto che haTotti con la Roma.Ho smesso di giocarea 32 anni, con la Sampho segnato 112 goltra campionato e Coppa Italia: io pensoche Vialli l’avrei preso, a 132, eMancinice l’avevoa 172…Quando tornoaGenovaè come se non fosse passato un giorno,altro che 7 anni: cori, abbracci, non mifannomai pagare nei locali…Senon fos-se finita in modo così traumatico, sareirimasto a vivere lì. I miei figli sono natilì.Nonmimancavaniente. Benedettaha14anni eTommaso9: nonmihannomaifatto domande. Tanto ora c’è Internet, lamia storia la troveranno lì. Ame impor-ta fare il padre quando conta».«I gol piùbelli?Facile dire quelli in rove-sciata, ma per me sono stati tutti belliallo stessomodo.Però inrovesciatanehofatti 6, o forse 4, in un solo campionato:trovameneunocapacedi fare altrettantonel calciodi oggi.Enonchiedermi seorac’è qualcuno che mi somiglia, perché tirispondo così: speriamo di no».
NUMERO VIOLA
Flachi all’esterno del suo locale, sul murodel quale spicca la data di nascita
della Fiorentina scritta in lettere. Ha esorditoin A il 4 settembre ’94 in Fiorentina-Cagliari2-1. Ha giocato con Bari, Ancona, Samp,
Empoli e Brescia. In A conta 134 gare e 42 gol.
© rIproduzIonE rISErvAtA
74
hiphopwatches.it-servizioclienti800960040
intervista/L’ultimo re
macché F.1il cuore in golati viene a indy
76
domani il colombiano difende il successo nella 500 migliastatunitense: «la gente ricorda per sempre chi la vince: non avete ideadi quanto vadano forte le monoposto. ho trionfato anche a monaco
ma è più facile». e dei gp dice: «non mi mancano: troppa politica,ha distrutto i miei ideali. vettel? per me è più forte di hamilton»
di giovanni cortinovis
Juan Pablo Montoya
eroe dei due mondi
Juan pablo montoya, 40 anni, al volante della suapenske-chevrolet: in carriera ha vinto due voltela 500 miglia di indianapolis, nel 2000 e nel 2015.
Brian
Cleary
77
Din
tervista/L
’ultimore
omani vanno in scena insieme due tra le
garepiù famosenella storiadell’automo-
bilismo: il GP diMonaco e la 500Miglia
di Indianapolis. JuanPabloMontoya, co-
lombiano di 40 anni, è l’unico pilota in
attività adaver vinto entrambe.AMonte
Carlo nel 2003, sul catino dell’Indiana
nel2000e2015. In6annidiF.1, conWil-
liams e McLaren, ha impressionato per
risultati, personalità e talento.Resta tito-
lare della più alta velocitàmai raggiunta
daunaF.1 incircuito: 372,2km/h,aMon-
za nel 2005. L’anno scorso ha perso il
campionato IndyCar pur avendo totaliz-
zato gli stessi punti di Scott Dixon; nel
1999si eraaggiudicato il titoloallo stesso
modo, beffandoDarioFranchitti.Doma-
nia Indydifende lavittoriadiunannofa.
Conosce bene la sfida. «Il GP di Monaco
è speciale. Ma se guardi il passato puoi
capirecomeaffrontarlo. Indianapolisnon
riesci ametterla a fuoco, tanti arrivano e
pensano sia facile. Ma rischiano di cac-
ciarsi nei guai: dal vivo è un’altra cosa».
Che differenze ci sono tra le mono-
posto di Indycar e F.1?
«LeF.1 sul dritto sonopiùveloci, imotori
ibridigarantisconocavalli inpiù.Però in
curva sono più lente, hannomeno carico
aerodinamico».
E in termini di equilibrio?
«In Indy le auto sono simili, penso a fre-
ni e sospensioni. Anche i piccoli team
hannounachance. Sipossonoapportare
migliorie ma tutto avviene alla luce del
sole e bastauna fotoper copiare l’assetto
di chi si dimostrapiù competitivo.Equi,
se commetti un errore in qualifica, par-
ti dietro. InF.1 invecequandoseinell’au-
to più forte non ti devi preoccupare».
Nel 2003 è stato a un passo dal vin-
F.1 e traDizione
Montoya in F.1 ha vinto 7 GP (4 con la Williams,3 con la McLaren, sotto). In basso, bacia nel2015 il mattone del tracciato originale di Indy.
Chris
Graythen,damien
meyer
78
intervista/L’u
ltim
ore
cere il Mondiale di F.1. Rimpianti?
«No, lì per vincere devi avere l’auto mi-
gliore: non ne ho mai avuta una domi-
nante come laFerrari dell’epoca. La con-
quista del titolo non dipende da quanto
sei bravo ma dal trovarti nel momento
giusto sull’auto giusta».
Le manca la F.1?
«Per niente, c’è troppapolitica tra i team.
Da piccolo il mio sogno era correrci, ci
sono arrivato e ho vinto diverse gare,ma
la politica ha distrutto ilmio ideale».
In Indycar non c’è politica?
«Sì, ma non fra i team: i team pensano e
lavorano tutti per il bene comune».
Chi è più forte tra Vettel edHamilton?
«Per me Sebastian è più completo. L’ho
conosciuto da giovane e ha lavorato du-
ramente per arrivare a questo livello».
Della McLaren che cosa dice?
«Credoabbianosottostimato l’importan-
za del motore. Avevano il Mercedes e
sono passati all’Honda che nonha espe-
rienza con i propulsori ibridi. Nel lungo
termine potrebbe essere un’ottima scel-
ta, ma ora devono pazientare».
In Indy vince sempre il miglior pilota?
«No,anche inIndycarci sonoaltri fattori:
la velocitànonè l’unica a fare ladifferen-
za. Contano strategia, tempismonell’uso
Diretta tvsu Sky Sport 2
DOMANI➽ ALLE 18
La Indy 500 festeggia domani le100 candeline. L’ovale dell’Indianaha ospitato la prima edizione della500 Miglia nel 1911 ma nel 1917e 1918 e dal 1942 al 1945 la garanon si è corsa per le Guerremondiali. Neanche il Tourist Trophydell’Isola di Man, nato nel 1907, puòvantare tante edizioni. Per le 33monoposto al via (telai Dallara pertutte) quasi 3 ore di sfida intensa,come dimostrano le 20 monopostoalternatesi al comando in ciascunadelle ultime due edizioni. Campioneuscente è Montoya ma l’ultimo avincere 2 edizioni di fila è statoHelio Castroneves nel 2001-02. Tra ipiloti più attesi c’è il francese SimonPagenaud, vincitore degli ultimi 3GP del campionato ma finora mainei primi 5 a Indy. Partenza lanciataalle 18 ora italiana: diretta su SkySport 2, che trasmette un’ampiasintesi lunedì 30 dalle 20 alle 21.
CHe Festa
Ancora la 500 Miglia del 2015: soprala gioia del colombiano e della suasquadra, sotto l’arrivo con Juan Pabloche precede il compagno Will Power.
RobeRtLabeRge
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© riproduzione riservata
delpulsantepush-to-pass:danoipuoiusar-lounpaiodivolteagara.Noncome ilDrsin F.1 che puoi attivare ogni volta che seiameno di un secondo da chi ti precede».
In F.1 ci sono diversi piloti con la va-
ligia. E in Indycar?
«Inogni serie ci sonopilotipaganti: sfidochiunque a trovarne una senza. La dif-ferenza è che quello che si paga in F.1 èun terzodi quanto si spende in Indycar».
La F.1 perde tifosi, voi invece siete
in ripresa. Il segreto?
«Anche il nostro è uno sport, ma puntaamostrareunbuonospettacolo, chepiac-cia ai tifosi.Aogni gara c’è la sessionediautografi cui partecipano tutti i piloti.Nullavienenascosto al pubblico, chenelpaddockassisteai lavorisullemonopostoe guarda le gare da vicino».
intervista/L
’ultimore
In cosa può migliorare la Indycar?
«Le auto sono divertenti da guidare e ilpubblicoamaquestosport.Premessociò,amepiacerebbeaveremoltapiùpotenza».
Un giudizio sulla sua scorsa stagione?
«L’anno scorso è stato molto buono, èstatounpeccatonon riuscire a vincere ilcampionato».
Ha perso il titolo ma ha vinto la 500
Miglia di Indianapolis. Alla fine ci ha
guadagnato?
«La Indy 500èuna gara leggendaria: lagente ricorda chi l’ha vinta e non chi haconquistato il campionato. È pazzesco.
uomo di famiglia
Montoya è sposato con Connie e ha tre figli:Sebastian, Paulina e Manuela. Sotto, pit-stopcon la Penske: in Indycar per lui 15 successi eil titolo 1999. Vanta pure 2 vittorie in Nascar.
Chi vince a Indy è il re, il resto della sta-gione èmeno considerato».
PerchÈ Indianapolis è così speciale?
«Per la tradizione, la storia, il tracciato.Le gente non immagina quanto vadanoforte le auto a Indianapolis. Se la guardiin tv non capisci. La prima volta che so-no andato ai box e li ho visti passare hospalancato la mascella ed esclamato “Omio Dio”».
Quanto resterà in Indycar?
«Non saprei, mi diverto e non ci sonocompromessi. Qui i piloti più maturisono davanti perché l’esperienza è im-portante. Facciamo meno errori, siamopiùcostanti evinciamopiùspesso. InF.1allamia età sei già fuori dal girodaqual-che anno».
Lo scorso inverno ha provato una
Porsche LMP1 nei Prototipi. Pensa
di correre a Le Mans?
«Forse sì, forse no.Nonho fretta di deci-dere. È stata un’occasione per fare qual-cosa di divertente e l’ho presa come tale.Ma finché il teamPenske vuole tenermiio resto qui».
Ha corso in Indycar, Nascar e F.1. In
che cosa si differenziano i tifosi?
«Quelli Nascar sono perlopiù gente dicampagna.Chi segue la Indyama le autosportive, come le Bmw, le auto cool. Quel-li di F.1 sono i più competenti». C
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Indy vs F.1
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NEGLI USA VINCONO IN TANTI, I GP INVECE SONOPIÙ SELETTIVI. E QUANTE VOLATE OLTREOCEANO
di Giovanni Cortinovis
Piloti con
più vittorie
Piloti
con più pole
Autori di almeno
una pole
GP corsi
Vincitori di
almeno un GP
Piloti sul podio
almeno una volta
INFOGRAPHIC/In parallelo
Will Power16
Sebastian Vettel32
Scott Dixon14
Lewis Hamilton29
Ryan Hunter-Reay12
Nico Rosberg18
Will Power28
Lewis Hamilton34
Helio Castroneves12
Sebastian Vettel31
Dario Franchitti9
Nico Rosberg24
Scott Dixon31
Sebastian Vettel63
Will Power30
Lewis Hamilton54
Ryan Hunter-Reay25
Nico Rosberg40
Piloti
con più podi
8 2Piloti che hanno vinto un solo GP
5 2Campionati decisi all’ultima gara
6 3Piloti autori di una sola pole
4
Detroit 201530’’270 37’’776 Cina 2016
Kentucky 20110’’010 0’’616 Spagna 2016
2Vincitori del campionato
8 7Piloti sul podio una sola volta
4 32Distacchi in gara 1°-2° oltre 10’’
Max distacco 1°-2°
36 8Distacco in gara 1°-2° entro 1’’
Min distacco 1°-2°
10110
90
18
30
22
8
20
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Applicazione
Lasciare agire 2’sul cuoio capelluto,poi risciacquare.
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LA STORIA/La diva e lo sport
di Andrea Schianchi ~ foto di Philippe Halsman
MARILYN, IL PESODI UNA VITA
I 90 anni di un mito
MERCOLEDÌ SAREBBE STATO IL SUO COMPLEANNO.NOI LA RICORDIAMO RIPERCORRENDO LA STORIADEL TORMENTATO AMORE CON JOE DIMAGGIO,IL CAMPIONE DI BASEBALL CHE PROVÒ A SALVARLA.ANCHE ATTRAVERSO L’ATTIVITÀ FISICA
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GINNASTICA PER L’ANIMAMarilyn Monroe (1 giugno
1926-5 agosto 1962) posa perun servizio fotografico nel 1952.
Quando l’attrice era in pienacrisi depressiva, l’ex marito Joe
DiMaggio la convinse a faresedute di pesi e camminate
tutte le mattine. Ma non servì.
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N
lei e il baseball
LA STORIA/I 90 di Marilyn
murraygarrett
Novant’anni.Chenonsononulla,perchéi miti attraversano il tempo con la legge-rezza dell’acrobata, saltano da un’epocaall’altra e li ritrovi sempre uguali a sestessi, belli, sorridenti, felici, come se lavita non li avesse nemmeno sfiorati. No-vant’anni compie Marilyn Monroe, manon li dimostra. E dall’alto della sua etàci guarda e sorride delle rughe che si di-segnano sui nostri volti e dei segni che lospecchio cimostra enon c’è versodi can-cellarli. Lei non li ha, quei segni: la pelleè liscia come allora, levigata, perfetta co-mequelladelle statuediMichelangelo. Iltempo non la scalfisce, la protegge. Leferite, se ci sono (e ci sono), sono dentro,nell’anima.Ma questa è un’altra storia.Marilyn non è mai stata una donna disport.Disse:«Ognimattina,dopoessermilavata identi, averdeterso ilviso,misdra-ioaterradi fiancoal lettoecomincio imieiesercizi.Manonsopportochetuttoquestosia una costrizione, io amo la libertà. Evoglio essere libera». Lo sport, tuttavia,l’ha incontrato e amato. È il 1951 quandoJoe DiMaggio vede un poster dell’attricefotografata nel box di battuta assieme aungiocatoreche lui conoscebene.Lacon-
volte, violento. Lei, semplicemente, ac-cetta di finire tra le sue braccia, seguen-do l’interessato suggerimento dei pro-duttori di Hollywood che intuiscono lapossibilitàdi sfruttare ilnomediDiMag-gioper lanciare la bella biondadalle for-me esuberanti. Ma qui i sentimenti e leemozioni, come al cinematografo, nonsono che finzioni. Come i baci e le effu-sioni davanti ai flash dei fotografi.
SOTTOSOPRA
Un altro scattodi Marilynin versioneginnasta. l’attricefu trovata mortanella sua casadi brentwoodper una overdosedi barbiturici.
LA feSTA Da sinistra, Marilyn insieme ad atleti e attori all’Out of This World series, evento di baseball per celebrità dello sport e dello spettacolo.
tatta attraverso un amico, la invita a ce-na. Pianopiano, giorno dopo giorno (sa-rebbepiùcorrettodirenottedoponotte…)Joe, che al tempo è l’eroe d’America, il“Joltin’ Joe” poi cantato daSimon&Gar-funkel, s’invaghisce di quella che è an-cora una starlettina agli inizi della car-riera. I due si frequentano, si piacciono,s’innamorano.Meglio: Joe s’innamoradiMarilyn, di un amore possessivo e, a
88
2016
lei e il calcio
LA STORIA/I 90 di Marilyn
sam
shaw
© riproduzione riservata
Nel 1954 il matrimonio. Festa, lustrini,paillettes, lunadimiele inGiappone.Giàda quel primo viaggio, tuttavia, s’intrav-vedono le prime crepe. Marilyn abban-dona Joe nella stanza d’albergo e va inCoreaadallietareleseratedeisoldatiame-ricani: gliuominidiHollywoodvoglionospremere fin da subito il loro frutto. Trespettacoli che portano pubblicità e soldi,e lasciano un marito insoddisfatto e do-lente nel letto di un hotel di Tokyo. Joe,figlio di emigrati siciliani, vorrebbe unamoglieal suo fianco,vorrebbeunadonnache la sera lo aspetta a casa e gli preparaunaomelette. Ce la vedeteMarilynMon-roe ai fornelli? L’unione dura novemesi,poi il divorzio.Marilyn passa dal baseball alla cultura,sposa Arthur Miller, ma va male anchequesta storia. E poi arriva al potere, arri-va a John Fitzgerald Kennedy: «Happy
birthday,MrPresident!».Dentroquell’abitobianco che incanta l’America, però, c’èsoltantomalinconia.Malinconiaedolore.Un dolore profondo, lacerante. E a cerca-redi salvarladalleossessioni edaibarbi-turici chiescedall’ombra?Ancora lui, JoeDiMaggio. Il suo è un atto d’amore e, in-sieme, il gesto disperato di un uomo disport che prova a battere un avversarionettamentepiù forte di lui.Una sfida im-
possibile,ma che, proprioperché impos-sibile, bisogna affrontare.Joe tenta di rimettere in carreggiataMa-rilyn, quella che ha sempre consideratola sua donna, le impone ritmi di vita daatleta, ogni mattina la obbliga a unaseduta di esercizi con i pesi, la porta acamminare e in quelle lunghe passeg-giate ci sono tante parole, tanti silenzi,tanti ricordi. È come se volesse allenar-la alla vita. Quella vera, quella lontanadalle luci e dal clamore, quella che, for-se, lei nonhamai vissuto.Alla fine,però,Marilyn sceglie di salutare tutti e andar-sene per sempre. A Joe non resta che ac-compagnarla,dasolo,nell’ultimoviaggioesussurrarle:«Tiamo, tiamo, tiamo».Pervent’anni le farà recapitare sulla tombaunmazzo di rose bianche. Questa, per ilgrande campione, è stata la partita piùlunga e più bella di sempre.
dI punTA
Maggio 1957:Marilyn calciail pallone della
partita fra HapoelTel aviv e una
selezioneamericana.
a destra, salutail pubblico.
“Finalmente sto per rivedere MarilynJoe DiMaggio in punTo Di MorTe
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auto d’epoca uniche, un’italia meravigliosa da attraversare, il ricordo
di una grande corsa: tutto il fascino di una tappa vissuta da navigatore
111 120104 116
helmutberta
93
S p o r t l i f e
Il trucco sta tutto nel farsi suggestionare. Basta poco, in
fondo: le strade sono quelle, le auto le stesse e l’entusia-
smo del pubblico pure. Non è la popolarissima gara che
si disputò 24 volte tra il 1927 e il 1957,ma la ricorda e già
questoapre leporte a scenarida leggenda.Ho lettomolto
sullaMilleMiglia: impresedigrandipiloti, storie esaltanti e
altredrammatiche.Quell’avventuranonesistepiù.Ma tutti
glianni,amaggio,unarievocazionestoricaattraversa l’Italia
e mette in mostra, in una gara di regolarità d’epoca, oltre
400 splendide vetture. Quest’anno c’eravamo anche noi di
SW: ho disputato una tappa, su una LanciaAurelia B20GT
del 1953 della scuderia Santa Margherita, come navigatore
di Stefano Marzotto. Non un nome qualsiasi, parlando di
MilleMiglia. Lui, imprenditore di successo, è figlio e nipote
dipiloti straordinari: tutti equattro i fratelliMarzotto–eredi
delconteGaetano–nelDopoguerrafeceroscalporenellesfide
su strada e su pista. Il padre Vittorio vinse il Giro di Sicilia
del 1951 con una Ferrari 212 modificata e soprannominata
“carrettosiciliano”.LozioGiannino,cheerasolitogareggiare
indoppiopetto, conquistò leMilleMigliadel 1950edel 1953.
DavantiaFangio,5volteiridatoinF.1,percapirsi…Miètoccata
laprimafrazione,dalviadiBresciaaRimini.Un’avventura.
Pioggia quasi ininterrotta per l’intero percorso, app con
informazioni su tempo di gara e km subito azzerata e fuori
uso(giurodinonavertoccatoniente…), frizionesurriscaldata
per le code fuori Brescia, acceleratore che restava bloccato e
venivariportato inposizioneconunamanodalpilota...Non
ci siamofattimancareniente.Stefano,uomopassionale,non
si è risparmiato: gestire la meccanica di auto così vecchie è
complicato, comeloèpilotarealbuiocon i faridiuntempoin
D i G i A N L U C A G A S P A R i N i
M A N S T Y L E
in passerella
un’aston Martin Le Mans del 1933 primadel via a Brescia e la carovana a siena.in basso una Balilla del ‘32, passaggidi gara e sosta notturna a rimini.
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© riproduzione riservata
mezzoaguai e traffico.La faticaperportare laLancia intera
e funzionante a Rimini ha avuto il potere di aumentare il
fascino del viaggio. Fatto di pubblico, tanti bambini, ai lati
dellestrade.Diattraversamentidicentristoricimeravigliosi,
comequellodiFerrara, in festaper lagara.Divogliadi stare
insieme tra gli equipaggi. Nella sosta sull’argine di Po a
Occhiobello, primadelle prove di regolarità, eravamo tra la
Porsche di Jacky Ickx – grande pilota di F.1 e Prototipi negli
Anni60e70–elaMercedes“Alidigabbiano”diSusieWolff,
fino all’anno scorso terzopilotaWilliams.Due chiacchiere,
circondati da vetture straordinarie, mentre le nuvole per
unattimo lasciavano spazio al tramonto: c’è tutto, in questi
minuti magici, del piacere di unire la storia delle corse, la
bellezza di auto uniche, la meraviglia del nostro Paese e la
passione per i motori. Con stile e con classe.
Che passionedalla Lambdaalla Mercedes
SANTA MARGHERITA
È stato Gaetano Marzotto, nel 1935,a fondare l’attività diventata orail Gruppo vinicolo Santa Margherita.A gestirla, oggi, sono 4 suoi nipoti,i figli di Vittorio. Un anno fa, perfesteggiare gli 80 anni di attività,sono diventati Main Wine Sponsordella Mille Miglia. E per l’edizione2016 si sono presentati con unascuderia fatta di cinque vetture.Oltre alla Lancia Aurelia B20 guidatada Stefano Marzotto, erano in garala Lancia Lambda con al volante lanuova generazione di famiglia(Alessandro e Sebastiano Marzotto),un’altra Aurelia B20 guidata da LorisVazzoler, dt del Gruppo, un’AureliaB24 per l’ad Ettore Nicoletto e infinela Mercedes ìAli di gabbiano”pilotata dall’ex F.1 Ivan Capelli.Dal 1928 della Lambda al 1956 dellaMercedes: praticamente tutta la vitadi questa corsa unica.
in scuderia
due equipaggisanta Margherita:
sebastiano ealessandro
Marzotto (LanciaLambda) e più
sotto stefano sullasua aurelia B20.
awakenin
g,heLMutBerta
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S p o r t l i f e
m o d a
Calzature da runningin poliesterecon cucituretermosaldate,dettagli in carbonioe suola in gommaammortizzante consistema Infinity Wave,Mizuno e automobiliLamborghini (€ 330).
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Accessori dA vero pilotA, dAi cronogrAfi Alle scArpe
dA running, dAgli occhiAli dA sole Alle sneAkers. ecco che cosA
succede quAndo lA modA collAborA con importAnti brAnd
del mondo dell’Automobilismo
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h a c o l l a b o r a t o G i a n l u c a Z a p p o l i
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S P O R T L I F E
F A S H I O N L A B Y R I N T H
CHE COSA ACCADE SE SI UNISCE UN BRAND COME ADIDASA UN’IMPORTANTE INDUSTRIA TESSILE FRANCESE COMEPRELLE? UNA NUOVA ED ESCLUSIVA VERSIONE DELLESNEAKERS STAN SMITH REALIZZATA IN DUE VARIANTI
DI COLORE IN OMAGGIO AGLI OPEN DI FRANCIA AL ROLANDGARROS. DISPONIBILI SOLO IN SELEZIONATI STORE (150 EURO).
New look per le Stan Smith
«Èuna donna e un personaggio affascinante. Che stia fotogra-fando una persona o un oggetto, l’importanza che attribuisce
alle linee, alla luce e alla texture risulta evidente. E la rende attuale»,ha affermato Jonathan Anderson, direttore creativo di Loewe in oc-casione dell’edizione 2016 di PHotoEspaña, il forum internazionaledi Madrid. Lei èMoholy, pioniera della fotografia a cavallo delle dueguerremondiali, alla quale il marchio spagnolo dedica unamostra (cheinclude ritratti di amici e colleghi della Bauhaus e scatti di architetturapura), fino al 30 agosto nella boutique madrilena.
In mostra a Madrid
Un testimonial senzaparagoniperBiothermHomme, linea
leaderdiprodotti cosmeticiper lui.Del restoèstatoappena
nominato dalla rivista americanaPeople “l’uomo (vivente) più
sexydelmondo”. Si tratta diDavidBeckham (nella foto), icona
maschile ormaipiùestetica che sportiva.La collaborazione tra
la star inglese e il marchio di skincare prevede una collezione
di prodotti per la cura della pelle, detergenti compresi, che
verrà venduta nel 2017, anche se la campagna pubblicitaria
verrà lanciata il prossimo mese. Il primo prodotto a essere
associato al volto di David sarà il gel idratante Aquapower.
TESTIMONIAL DI BIOTHERM
Bellezzaalla BeckhamL’EX CALCIATORE INGLESE, L’UOMO PIÙ SEXYDEL MONDO SECONDO PEOPLE, È L’AMBASCIATOREDELLA NUOVA LINEA COSMETICA IN VENDITA NEL 2017
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fare il giro del mondo su una navicella alimentata a energiasolare? Non è fantascienza, bensì una sfida storica dal sa-
pore pionieristico iniziata nelmarzo 2015 daAbuDhabi. Per farscrivere il diario di bordo ai due piloti (nella foto l’astronautaBertrand Piccard) di questo “folle volo”,Caran d’Ache, azien-da svizzera leader nel settore degli strumenti di scrittura diqualità, ha creato un’edizione speciale che prende il nome dalprogetto: Solar Impulse. Si tratta di una penna con un mecca-nismo di alta precisione in grado di garantire oltre 600 paginedi scrittura e caratterizzata dai materiali high-tech utilizzati peril velivolo spaziale e dal logo color argento (costo: 80 euro).
Scrittura stellare
A CURA DI CARLO ORTENZI
HA COLLABORATO FABIO FINAZZI
What time is it?
On stage
DOPO LA GRANDEMURAGLIACINESE E IL COLOSSEODI ROMA, IL MARCHIO MIDO,LEGATO DA SEMPREALL’ARCHITETTURA, HACREATO UN SEGNATEMPOCOSTRUITO IN SOLI 500ESEMPLARI ISPIRATOALLA ELIZABETH TOWER,ALIAS IL BIG BEN.IL DESIGN, FIRMATO DASEBASTIEN PERRET, È STATOSCELTO ATTRAVERSO UNCONTEST ONLINE (AL QUALEHANNO PARTECIPATOOLTRE 100.000 PERSONE)E DA UNA GIURIA DI ESPERTI(COSTO: 1.760 EURO).
È PARTITO DA MIAMILO SCORSO 27 APRILE
(E TERMINERÀ A BARCELLONAIL 3 AGOSTO) IL FORMATIONWORLD TOUR DI BEYONCÉ.IL SUO LOOK SUL PALCOÈ FIRMATO DSQUARED2.
I GEMELLI DEAN E DAN CATENHANNO IDEATO PER LA
CANTANTE E PER LE SUE VENTIBALLERINE ABITI D’ISPIRAZIONEVITTORIANA RIVISTI IN CHIAVE
ROCK. LA POPSTAR SARÀA MILANO (UNICA TAPPAITALIANA) IL 18 LUGLIO.
NELLA FOTO, UN BOZZETTODEL COSTUME DI SCENA.
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Sei un Urban Commuter? Allora devi provare la nuova sneaker BlauerH.T.1.0 ispirata al mondo vintage della pallacanestro Anni 80, pensata
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anCora La punta di diaMante deLLa CoLLezione Converse.COME E PERCHÉ
per aduLti atLetiCi e “stiLosi”, Ma anCHe per baMbini CHe soGnano una CoLorata CasadeLLe baMboLe di desiGn. CoMe un MobiLe Moderno, La “KaLeidosCope House” è stata proGettata
da CeLebri arCHitetti e prodotta da bozart toYs neL 2012.
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C I N E M A
S P O R T L I F E
Dolci e affettuose parole di José Mou-
rinho aprono e chiudono Gascoigne,
tenero ritratto di un talento masochista,
capace di ridimensionare una carriera per
un’irrequietezza endemica, impossibile da
controllare.Con il suovolto, segnatodall’al-
col, l’ex laziale Paul Gascoigne si offre alla
documentarista britannica JanePreston in
unasortadi confessione laica, spalleggiato,
oltrechedall’allenatoreportoghese,daGary
Lineker (compagno in nazionale) eWayne
Rooney, capitanodell’Inghilterradi oggi. Il
film, approdato in Italia un anno dopo la
presentazione londinese, è stata una delle
liete sorprese del primo “Calcio Solidale
inFest”cheoggi,aCinecittà (ingresso libero
fino a esaurimento posti), conosce la sua
giornata conclusiva. Tra Socrates.Uno di noi
di Mimmo Calopresti (Sala Fellini, ore 16),
la proiezione su maxischermo della finale
di Champions, un incontro sui generis con
MatteoGarronee le consuetepremiazioni e
degustazioni, Franco Montini condurrà
l’evento “Aspettando Ovunque sei”: France-
TRA LE OPERE DELLA RASSEGNA DI CINECITTÀ, CHE SI CHIUDE OGGI, IL FILM-CONFESSIONE DELL’EX LAZIALE,DA ANNI ALLE PRESE CON GRAVI PROBLEMI DI ALCOLISMO. NEL MENÙ ANCHE SOCRATES. UNO DI NOI
DI ALDO FITTANTE
Paul Gascoigneche s’è bevuto la vita
Calcio Solidale inFest
VITA DI PAUL
Gascoigne (Gb2015; 87’) è un film
di Jane Preston.A destra, PaulGascoigne, 49anni. Giocò in
Italia, nella Lazio,dal ’92 al ’95.
Li hanno paragonati a BudSpencer e Terence Hill, maanche a Stanlio e Ollio e alle“armi letali” Mel Gibson eDanny Glover. Di certo, traRussell Crowe e Ryan Goslingc’è un’alchimia vincente. Li hamessi insieme il regista ShaneBlack (che degli Arma letale erasceneggiatore), per il poliziescofresco e avvincente The NiceGuys. Crowe e Gosling sono
due detective alle prese, loromalgrado, con il “caso delsecolo”, in una Los AngelesAnni 70 che oscilla tra starlettedel porno e multimilionari prontia uccidere. I nuovi buddy copssi muovono in questo paesaggiolibertino come due elefantiubriachi, dando vita a sipariettiesilaranti (su tutti quello in cuiGosling litiga con Crowe mentreè seduto su un gabinetto
pubblico). «La sceneggiaturanon si prende troppo sul serio…I personaggi sì ed è questo cheli rende ridicoli e porta ilpubblico a fare il tifo per loro»,dice Gosling. E Crowe: «È ilclassico esempio in cui dueuomini insieme ne fanno unointero, ma è anche una storianon convenzionale, che dàspazio in modo unico allohumour». Elisabetta Esposito
CROWE & GOSLING ESILARANTI BUDDY COPS
THE NICE GUYS
di Shane Blackcon R. Crowe, R. Goslinge K. Basinger (Usa/Gb2016, 116’; dall’1 giugno)
GIUDIZIO
✤✤✤✤✤
scoMontanari e PrimoReggiani racconte-
ranno in anteprima alcuni retroscena
dell’opera prima di Roberto Capucci (nelle
sale il prossimoautunnodistribuitadaM2
Pictures) incentrata sul viaggio verso la
Spagna–nel2008–di4amiciappassionati
dicalcio (il castècompletatodaRickyMem-
phis e Francesco Apolloni, quest’ultimo
pure in veste di sceneggiatore: tutti “ultrà”
della Roma anche nella vita), per assistere
allapartitadiChampions tra ilRealMa-
drid e laMagica. La manifestazione è
natacon l’ambizionedipromuo-
vere e diffondere esempi posi-
tivi emodelli trasferibili legati
al gioco più amato dagli ita-
liani (e non solo).
altre visioni
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m u s i c a
S p o r t l i f e
«Ho provato il razzismo sulla
mia pelle, Ho lottato contro
me stesso, orami accetto»,
dicemicHael kiwanuka
di raffaella oliva
«Canto l’odioperchéora mi amo»
che la rabbia e gli atteggiamenti
negativi di certe persone attorno
a te vincano. Ora sono felice di
camminare a testa alta».
La musica quando è arrivata?
«Ho iniziato a scrivere canzoni
abbastanza tardi, avevo 20 anni
e ho capito subito quanto mi pia-
cessero le sensazioni cheprovavo
mentre lo facevo.Cantare, sentire
come le parole si accompagnano
l’una con l’altra, crearemelodie e
testimi fa stare bene».
All’inizio aveva paura del pubblico.
«Sì, ero timido, temevo il giudiziodellagen-
te. Ma dopo tanti concerti ho scoperto che
mi piace».
Prima aveva studiato jazz…
«Chitarra jazz.Manonfacevaperme, imiei
modellieranocantautoricomeJoniMitchell,
BobDylan, Neil Young».
album volevo un suono d’impatto,
da sentire a volume alto, più orche-
strale, con un groove forte, quasi
epico», spiegaKiwanuka, attesodal
vivo aMilano il 13 novembre.
Perché il titolo Love & Hate?
«Perché il conflitto tra amore e odio
èciòcheci rendeumaniedetermina
ogni scelta. Purtropponella società
ci sono tante ragioni che possono
spingere una persona a optare per
l’odio anziché per l’amore».
Il singolo Black Man in a White
World parla di questo?
«Parla dellamia identità. Sono cresciuto in
un sobborgo di Londra dove ho incontrato
parecchiedifficoltànel relazionarmicongli
altri, hoprovato il razzismosullamiapelle.
Per tanto tempo ho lottato contro ciò che
sono, poi mi sono reso conto che essere in
pace consestessi è l’unicomodoperevitare
«Mentirei sedicessi chenonm’interes-
sa, èunriconoscimento importante,
ma c’è il rovescio dellamedaglia: le aspettati-
ve del pubblico. Più persone ascoltano la tua
musica, piùaumenta lapossibilità che aqual-
cuno non piaccia». Parlava così Michael Ki-
wanukadopo essere balzato in cimaalla lista
del “BBC Sound of 2012”, sondaggio condotto
ogni anno in Inghilterra tra critici ed esperti
pereleggere thenextbig thing, lanuovapromes-
sa del momento. Quattro anni dopo il
songwriter londinese è pronto a giocarsi una
nuova carta: questa settimana è uscito il suo
nuovo lavoro Love & Hate, registrato tra Los
Angeles e Londra e prodotto da Dean “Inflo”
JosiahedaBrian JosephBurton, aliasDanger
Mouse. Un disco riuscito, intenso, che vede
l’animo soul del 29enne di origini ugandesi
fondersi con sonorità blues-gospel, echi dei
PinkFloyd, tratteggiareungusto chepotreb-
be piacere ai fan di Paolo Nutini. «Per questo
il viaggio ipnotico
dei minor victoriesGran lavoro della superband che uniscemembri di Mogwai, Slowdive e Editors
Un album diretto,
immediato, fatto di
canzoni che suonano
classiche e moderne
insieme. Il singolo HoldOn ti fa ballare con le
braccia al cielo, ma non
manca il raccoglimento
con tracce quali BlackLines e Ain’t The FutureSo Bright. Non sarà un
capolavoro, ma l’ex
Verve non ha perso il
tocco.
La nuova superband –
composta da membri
di Mogwai, Slowdive
e Editors – ha inciso
un disco di certo non
estivo, ma che con
le sue atmosfere scure
e ipnotiche rappresenta
un viaggio davvero
bellissimo. Il 7 agosto i
Minor Victories saranno
in live all’Ypsigrock
Festival di Castelbuono
in Sicilia.
richard non ha
perso la verveModerno e classico nel nuovo discodell’ex leader dei Verve
songwriter michael kiwanuka, cantautore inglese. sarà a milano a novembre.
these people
rICHArdASCHCrOFTcooking vinyl
edel
giudizio
✤✤✤✤✤
minor
victories
MINOrVICTOrIES
pias
giudizio
✤✤✤✤✤
love & hate
MICHAELKIwANUKA
universal music
giudizio
✤✤✤✤✤
altri ascolti
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© riproduzione riservata
l i b r i
S p o r t l i f e
altre letture
il fighterd’italiadi GiannaGarbelli
edizioni rai eri
454 pagine, € 19
giudizio
✤✤✤✤✤
la storia, difficile sul ring
e fuori, di giancarlogarbelli,
raccontata dalla figlia
gianna: uno spaccatodi vita
privata e del dopoguerra
di daniele redaelli
Il grandecampione
senzacorona
non si assoggettava ai voleri di Frankie
Carbo edellamafia, la splendida storiad’a-
more con Mariuccia, l’amicizia con Gian-
carlo Fusco e Vito Liverani, il rapporto
specialeconGiovanniBorghie lasuaIgnis,
scuderia di campioni, fino alla pittura e
perfino alla prigione.
“La storia di Garbelli è quella del nostro
Dopoguerra. È il vero fighter”: da questa
frase diGianniBrera viene il titolo. IlWbc
pocoprimadellamorte a 81 anni, nel 2013,
gli assegna la cinturadi campionedelmon-
do ad honorem.Meritata.
na, la secondadei 6 figli diGiancarlo. L’au-
trice, combattente come il padre, è regista
e diplomata all’Actor’s Studio, ha studiato
pugilato andando in giro per il mondo a
vederematch, visitarepalestre, incontrare
campioni e scrittori del ring. Insomma, si
è preparata per raccogliere il racconto di
Giancarlo, vedendofiancoafianco ifilmati.
Dentro ci sono storiche sfide, da quella con
Duilio Loi al capolavoro con Laszlo Papp,
perun totaledi 99 incontri con 14 sconfitte,
mamai un ko. C’è anche l’avventura ame-
ricana, presto conclusa perché Giancarlo
Il libro è approdato tra i finalisti del Ban-carella Sport perché racconta una storia
intrigante, bella come un film del neorea-
lismo italiano.GiancarloGarbelli è stato il
piùgrandepugile senza corona.Nellaboxe
di oggi sarebbe campione del mondo, ma
nella sua epoca (1952-1963) uno con un ca-
rattere impermeabile ai compromessi era
difficile da guidare. Richiamava il grande
pubblico, accettavaogni rivale, anchequel-
li che altri sfuggivano. La borsa è all’altez-
za?Aldiavolo i titoli.Avevaunsottile “pec-
catooriginale”, chenelDopoguerrapesava:
suopadre, già campione italianodilettanti,
era una camicia nera. Nei giorni prima
della Liberazione, mentre apre la latteria
in Porta Romana, a Milano, con il 13enne
Giancarlo al fianco, un cecchino lo uccide.
Il libroparte daqui: unavita in salita.Non
c’è solo il ring, ma uno spaccato di storia
narrato conpassione e complicità daGian-
eroi dello SportDaniele Marchesini
il Mulino - 264 pagine, € 16
Non basta vincere per entrare nel cuore della gente.
Bisogna avere qualcosa di speciale. I prescelti da
Marchesini, dai campioni dell’atletica Owens e
Bikila al pugile Ali, posseggono quel quid che li ha
resi immortali, ma devono dire anche grazie alla
penna di chi ne ha cantato le gesta. L’autore
racconta anche la gioia del popolo brasiliano per
il calcio nell’era di Pelé, l’amore di argentini e
napoletani per Maradona e le loro squadre: gli eroi
dello sport a volte sono anche collettivi (lb).
Un graphic novel rappresenta il linguaggio forse più
capace oggi di fare breccia nell’immaginario dei
ragazzi, e in questo caso di far loro amare un
campione del passato come il dribblatore indefesso
brasiliano Garrincha che niente riuscì mai a fermare,
né la poliomielite di cui soffrì da bambino, né i
difensori avversari. L’unico che seppe bloccare la sua
corsa fu lo stesso Garrincha che da adulto commise
molti passi falsi, e anche per questo suo complicarsi
la vita fu amato da tutti, uomini e donne (lb).
garrincha, l’angelo…Antonio Ferrara
uovonero - 120 pagine, € 15
giudizio
✤✤✤✤✤
giudizio
✤✤✤✤✤
a milano
la sfida del1960 fra garbellie l’unghereselaszlo papp,passato “pro”dopo gli oriolimpici ‘48, ’52e ’56. l’italiano(a sin.) costrinseil rivale al pari.
114
S p o r t l i f e
M E G A M I X
The ProjeT - ImmersIve FITness
Per allenarsi nel futuroÈ la proposta innovativa targata reebok e
les Mills: tecnologie, fitness e creatività. Daprovare the trip, un corso cycling simulatoall’interno di un box. si scalano ghiacciai, si
sprinta in una città futurista, si corre inmezzo a colate di lava (www.reebok.it).
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Per eliMinare lo stressun programma divertente e adatto a tutti.
tre varianti su basi musicali pre-coreografate:onekor ngr, con lo step per bruciare calorie,
tonificare gambe e glutei; onekor move,per chi ama ballare; onekor skulpt, per chial bilanciere non rinuncia (www.onekor.it ).
c’ eraunavolta la radioa transistor:
piccola, leggera,tascabileealimen-
tata a pile, che a metà degli Anni 50 ha
rivoluzionato usi e costumi dell’intero
pianeta. Oggi, con l’avvento delle nuove
tecnologie, le trasmissioni digitali DAB/
DAB+ e le web radio presenti su Internet
permettonodiaccedereaundatabasepra-
ticamente infinito di emittenti, per tutti i
gusti e le esigenze; e per i nostalgici ci
sono modelli che nell’aspetto esteriore si
richiamano a quelli del passato. Oppure
una variante del Cubo di Rubik, lanciato
negli Anni 80, ora in formato hi-tech.
CARA VECCHIA (NUOVA) RADIOun‘anima digitale, che permette di accedere a tutte le emittenti
web, in un corpo vintage. e il “cubo” diventa radiosveglia
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dal 2 al 5 giugno lanota localitàbalneare si trasformanella
capitale del fitness: 13.000mq incuiscoprire lenuovemode in palestrae in fattodi (buona) alimentazione
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sapori
dalla moka alla french press,sempre più modi per prepararlo:
ecco come scegliere bene
UN CAffè?NO, mIllE
di sara porro
che cos’è che ci rendepersonemiglio-
ri, piùmotivate epresenti, e fa anche
benealla salute?Se avete risposto “l’amo-
re”, beh, è corretto, ma per la verità si
parlavadi caffè.Anzi, dei caffè! Lavarie-
tà è tanta, e trasformare il caffè in una
commodity, unamerce (come fosse sale da
cucina), non rende giustizia a un prodot-
to agricolo né ai torrefattori che lavorano
con sapienza e nemmeno al gusto.
Le basi: il caffè di qualità si acquista in
grani,oalmassimomacinato fresco.Nien-
te capsule!La tradizione italianaprevede
l’espresso al bar e in casa lamoka.Ormai
la napoletana è stata soppiantata: pecca-
to,perché lavoraa temperaturapiùbassa,
perciò non si rischia il retrogusto di bru-
ciato – semolti lo consideranoun aroma,
in realtà è un difetto.
Di recente, la “terza ondata”della cultura
del caffè in arrivo da Stati Uniti e Nord
Europa ha portato anche qui sistemi di
estrazione alternativi, come AeroPress,
FrenchPresseChemex:oggetti e tecniche
differenti, accomunati dal tempo lento di
preparazione – non per niente si chiama
“pausa caffè”, no?
Per chi volesse sperimentare miscele o
monorigine di qualità, qualche nome tra
quelli facilmente reperibili online: Gar-
delli SpecialtyCoffees,Microtorrefazione
di Gallarate (foto in alto), Torrefazione
Caffè Penazzi 1926, Lady Cafè di San Se-
condo Parmense. Infine, per essere am-
messi ai misteri di quest’arte, due desti-
nazioni che alla qualità uniscono uno
slancio da evangelisti: Taglio aMilano e
Orso Laboratorio Caffè a Torino.
di sabrina commis
si parte: dal 2 al 5 giugno torna Rimini
Wellness.Quattrogiorni all’insegnadi
fitness, alimentazione, attrezzistica e
divertimento.Rimini fiera e20kmdi costa
accolgono l’11ª edizione di questo evento
semprepiùinternazionale.Energyevolution
iltemacheprometteadrenalina,motivazione
e… scintille. È da Rimini Wellness che
partono tendenze e novità chenei prossimi
mesi ci faranno sudare, smaltire, bruciare
ciccia e calorie in palestra. Dove vederle e
testarle?Nell’areaWFunriservataalgrande
pubblico: fitness musicale, discipline
olistiche, yoga, pilates. Chi ama gli
allenamenti grintosi ha a disposizione
13.000metri quadrati riservati a sport da
combattimento,artimarzialieculturafisica
nellasezioneRiminiSteel.Perchipreferisce
il mondo acqua c’è la zona piscine: 350mq
di vasche, 1.200 metri cubi d’acqua e un
mare di proposte. L’areaWPro è la sezione
esposit ivo-sc ient i f ica dedicata a i
professionisti del settore. Medici, fisiatri,
terapisti animeranno seminari e dibattiti
sulle ultime tecniche per riabilitazione e
recuperomotorio.Ciboesanaalimentazione
occupano lasezione food, tutto ilpadiglione
B3 e l’intero spazio espositivo dell’Agorà.
Nutrizionisti e tecnologi alimentari
raccontanoilciboneivariaspetti,chefstellati
si esibiscono agli stand delle aziende
espositrici instraordinari showcookingda
vedere e... assaggiare. Come partecipare?
Per conoscere programma, orari, corsi e
stagebastacliccaresuwww.riminiwellness.
com o cercare su Twitter e Facebook.
117
S P O R T L I F E
M E G A M I X
eventi
Dici Gran Turismo e pensi alla storia del vi-
deogame.Sbalorditivoe innovativoquando
uscì nel 1998 con il primo capitolo per la
PlayStation 1, la serie di giochi automobili-
sticipiùvendutadisemprehaaccompagna-
tocamminoestoriadella consolediSony.A
oltre due anni dall’uscità di PlayStation 4,
tuttavia, unGtper la “nuova” console anco-
ra non c’era. Ora, con alle porte il lancio di
PlayStationVr (ilvisoreper larealtàvirtua-
le di Sony chedebutterà a ottobre)Kazuno-
riYamauchi, padreepadronedelbrand,ha
annunciato l’uscita del nuovo capitolo: Gt
Sport.Natoperessereuntitolo interlocutorio
della serie, come in passato lo era già stato
Prologue,GtSport èviavia cresciuto tantoda
potersi considerarea tuttigli effetti ilnuovo
GT7. Tanti gli spunti interessanti, tra cui la
licenzaFIAcherendeitorneidiGranTurismo
un vero campionato riconosciuto dalla Fe-
derazione internazionale auto, con la crea-
zionediunalicenzasportivadigitaledall’an-
cora incerta utilità pratica. Continua poi a
essere forte il legame del marchio con il
mondo dell’industria automobilistica: le
principali Case continueranno a realizzare
esclusiviprototipivirtuali adhocper il gio-
games
ANCHE LA PLAY 4
HA IL SUO GT
DI SILVIA GUERRIERO
È LA SECONDA FASEDEI REEBOKCROSSFIT GAMES CHE SI SVOLGE AMADRIDQUESTOWEEKEND: INGARAANCHEDUE ITALIANI PER IL “FITTESTON EARTH”
LA VIA PER LA CALIFORNIA
Pensate alle cose più faticose che, “pale-
strarmente” parlando, vi vengono inmen-
te. Fatto? Ecco, questo è il crossfit. Gli
esperti lo definiscono un programma di
rafforzamento e condizionamento fisico
pensato per aiutare le persone a conqui-
stare un benessere completo e generale, e
a quanto pare funziona davvero visto che
in pochi anni ha conquistato la bellezza di
oltre duemilioni di praticanti nel mondo.
Tale programma (creato dall’americano
GregGlassmannegli StatiUniti negliAn-
ni 70,ma diffusosi solo vent’anni più tar-
di) si concentra su una serie di movimen-
ti funzionali che cambiano costantemente,
eseguiti ad alta intensità per raggiungere
una prestanza fisica totale, e rendere le
persone pronte a ogni genere di sfida: gin-
nastica, pesi, arrampicata sulla corda,
vogate, piroette, squat, spaccate, bici, cor-
sa, nuoto, eccetera. Allenamenti brevi e
molto intensi. E soprattutto spettacoli,
anche da vedere: perciòReebok, nel 2010,
ha deciso di scommettere su questa disci-
plina “che mette alla prova la volontà dei
singoli individui spingendoli al limite,
capace di trasformarli fisicamente, men-
talmente e socialmente”, come ha sottoli-
neato l’azienda. E ha così dato vita ai Ree-
bok Crossf it Games, che in questa
edizione, iniziata a febbraio con la fase
Open, ha visto la partecipazione di
324.000atleti provenienti da tutto ilmon-
do. I primi 40 individual man e 40 indi-
vidual women e i primi 30 team si sono
classificati per la fase successiva, i Regio-
nals, che si svolgono questo weekend a
Madrid: tra i concorrenti in gara anche
due italiani, il 27enne Stefano Migliorini
(173 cm per 84 kg) e la 30enne Martina
Barbaro (162 cm per 57 kg). Chi supererà
questa fase andrà alla finale di Carson, in
California, in programma dal 19 al 24 lu-
glio, per cercare di aggiudicarsi l’ambito
titolo di “Fittest on Earth”. Che premia
l’atleta che meglio combina le abilità pro-
prie di chi fa crossfit: resistenza cardiore-
spiratoria, resistenza muscolare, forza,
flessibilità, potenza, velocità, coordina-
zione, agilità, equilibrio e precisione.
AL PROSSIMO TURNO
Martina Barbaro, italiana di 30 anni, si è qualificata per i Regionals dei Crossfit Games a Madrid.
118
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DI DAVIDE OLDANI
cucina popDI LORENZO CAZZANIGA
app
co. Facendo diventare di fatto il videogame
unasortadi finestrasul futurodell’automo-
bile. Dall’anteprima sono piaciuti molto
anche la ricchissima modalità di fotocrea-
zione,conoltre1.000fondaliutilizzabiliper
realizzare i propri scatti; la reintroduzione
dellepiste off-roade l’editordelle livreedel-
le macchine. Molto bella
anche lasceltadicollocare
la minimappa dinamica
della pista al centro della
strumentazione, utile per
evitare di spostare conti-
nuamente lo sguardo sul
monitor. Peccato però che
il gioco sembri unpo’ lon-
tano dai suoi principali
competitor. Con qualche
lacuna sia nel comparto
grafico sia sotto l’aspetto
simulativo. Che tuttavia
Sony potrebbe colmare prima dell’uscita.
Rimanepoi da verificare se la scelta di ren-
dere il gioco più alla portata di tutti non sia
una precisa strategia del marchio giappo-
nese, capaceultimamentedi trasformare in
oro ogni suo prodotto.
DI ANDREA ARCOBELLI
Y 4 FINALMENTE DISPONIBILE PER L’ULTIMACONSOLE DI SONY IL GIOCO DI AUTOPIÙ AMATO E VENDUTO DI SEMPRE
GT SPORTDal 16novembre inesclusiva perPlayStation 4
GIUDIZIO
✤✤✤✤✤
UNA RICETTA A BASE DI NASELLOPER UTILIZZARE ANCHE GLI SCARTI
DI ARANCE E CAROTE
CENTRIFUGARE
SENZA BUTTARE
VIA NULLA
S i sa che i centrifugati, rispetto ai
frullati,hannolosvantaggiodiesclu-
dere le fibre di frutta e verdura nella
bevanda finale.Ma sappiamoanche che
è possibile riutilizzare gli “scarti” della
centrifuga in molte ricette antispreco.
Nel piatto di oggi abbiniamo un centri-
fugato di arance e carote al nasello: un
pesce dalla carne bianca, delicata, piut-
tostomagraegradevole,oltrechealimen-
to facilmente digeribile e nutriente; non
a caso è consigliato nell’alimentazione
dei bambini o di chi ha necessità di nu-
trirsi inmodo leggero.
INGREDIENTI PER 4 PERSONEPER IL NASELLO:
y 4 tranci di nasello fresco da circa 90 gy 2 g di saley 2 g di olio extra vergine d’olivaPER IL CENTRIFUGATO:
y 200 g di carote pulitey 50 g di arance tagliate a vivoy 1 g di saley 1 g di zuccheroPER LA FINITURA:
y 50 g di pan grattato tostatoy la scorza delle arance che utilizziamoper il centrifugato
Cuocere i naselli a vapore, regolare disale e olio. Centrifugare le arance conle carote, regolare di sale e zucchero.Tostare il pan grattato in forno a 150 °Cper circa 8’, regolare di sale e scorza diarancia. Servire disponendo nei piatti ilnasello, poi il centrifugato e infine ilpangrattato con la scorza d’aranciagrattugiata.
NASELLO AL VAPORE,
CENTRIFUGATO E PANE
ALL’ARANCIA
Immaginatedi avereadisposizioneuna
quartofinalista di Wimbledon, 24 ore
algiorno, settegiorni susette, per impar-
tirvi lezioni personalizzate di tennis. Un
sogno? Non proprio, perché è ciò che si
ripromette lanuovaappper smartphone
creata daLauraGolarsa, n.39 delmondo
nel 1990, ora coach professionista. L’ap-
plicazionesidivide in5 fasi: il corsobase,
intermedio,avanzato, l’immancabilepre-
parazione atletica e la videoanalisi. Una
serie di lezioni video
per tutti i colpi e le si-
tuazioni di gioco più
importanti e frequenti
a seconda del vostro
livello di gioco (dal
drittoperilprincipian-
te a quello inside out e
inside in per l’agoni-
sta), con tanto di eser-
citazioni specificheda
applicare con i compa-
gni di allenamento. Consigli pratici e fa-
cili da comprendere, convideochevaria-
no dai 3 ai 5 minuti. Il primo è gratuito,
gli altri si pagano 6,99 euro ciascuno.Da
nonmancare le lezionisullapreparazione
atletica, oggi fondamentale: dalla parte
aerobica a quella anaerobica, dalla resi-
stenza alla forza esplosiva. In totale sono
una sessantina i video presenti nell’app.
In più, la chicca della videoanalisi: basta
riprendervi con uno smartphone o una
videocamera, inviare un video che non
ecceda i cinque minuti, e Laura Golarsa
ve lo rimanderà con tutti i commenti tec-
nici, l’analisi, le soluzioniegli eserciziper
migliorare. Certo, il servizio costa 59,99
euro, ma cosa non si farebbe per miglio-
rare quel rovescio slice che ogni domeni-
ca ci fa perdere la partita contro l’avver-
sario di turno?Ora la soluzione c’è.
IN CAMPO
CON LAURA
VOLETE MIGLIORARE IL VOSTROTENNIS? ADESSO SI PUÒ, CON UNACOACH D’ECCEZIONE: LA GOLARSA
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COACHING
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119
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DI CARLO CANZANO
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A U T O
S P O R T L I F E
Si può pensare di destinare parzial-
menteunweekendauna lungasosta
pressounaconcessionariad’auto,an-
che solo per curiosità, per la voglia di sco-
prire un oggetto capace di risvegliare emo-
zioni, seppure non in vista di un acquisto
imminente? Se la risposta è sì, quello di og-
gi e domani è ilweekend “giusto”.Quello in
cui l’Alfa Romeo Giulia diventa veramente
concreta:datoccare,scoprireentrandonell’a-
bitacolo, e provare, seppure per un breve
tragitto. Dopo un’attesa molto lunga (anzi,
troppo) ecco una sorta di Alfa Day con il
“porte aperte” per un ritorno di sostanza
dellaCasadelBiscione.Aparte– forse–un
nuovoannunciatocriteriodiaccoglienzadei
potenziali clienti, ecco cheAlfa si troverà.
GLI ESTERNI Bella? Il giudizio estetico è
sempre soggettivo. Sicuro la Giulia è più
intrigante dal vero che in foto. Conqualche
tratto – specie nel posteriore - che ricorda
modellidellaconcorrenza, senzaperderedi
personalità e armonia. Le diamoun 8.
GLIINTERNIMoltoaccoglienti, conspazio
decisamentebuonoper ipasseggeri, ottima
ergonomiaper ilguidatore, strumentazione
classica con elementi circolari, buona qua-
lità di insieme con uno stile “molto Alfa”
(voto8) equalcheaspetto sottotono, come la
regolazione dei sedili solo a scatto, le boc-
chette di aerazione, vani piccoli e un buon
sistema di Infotainment, da 7 pieno.
LADOTAZIONELodevole che quella ba-
seneidueallestimenti (tralasciamoqui idue
BusinessequelloQuadrifoglio) sia comple-
ta e non soggetta a una sorta di asta di op-
tional come accade per tante altre vetture
premium.Merita un 9.
ALFA ROMEO GIULIAFerem Lunga 4.643 mm, alta
1.436, larga 2.024, con un passodi 2.820, pesa da 1.374 kg
sino a 1.580 (la Quadrifoglio).Da € 35.500
120120
L’invito
di GiuliaPIÙ INTRIGANTE DAL VERO CHE IN FOTO, LA NUOVA VETTURA SI PUÒPROVARE IN QUESTO WEEKEND DI “PORTE APERTE”: È ACCOGLIENTE,HA UNA BUONA DOTAZIONE DI BASE E LA GUIDA È… UN PIACERE
ALFA ROMEO
I MOTORI Al momento un solo benzina
(il V6 della Quadrifoglio) e due 2.2 turbo-
diesel da 150 e 180 cv. La valutazione sul
numero delle opzioni disponibili è di poco
superiore alla sufficienza. Ma il giudizio
sulla qualità è assolutamente di ben altro
livello. Abbiamo provato il diesel da 180
cv. Molto fluido, una buona spinta, una
gradevole sonorità. Più che nell’abbina-
mento con il cambio manuale a 6 rapporti
(voto7) si fa apprezzare con la trasmissione
automatica (che costa solamente 2.500eu-
ro in più) a 8 marce (voto 9), specialmente
quandovengonocomandatedalleduegran-
di palette al volante.
LAGUIDATelaio leggeroe rigido, sospen-
sioni efficaci, sterzoda applausoperpreci-
sione e feeling che trasmette: un piacere
(voto 9) da vera Alfa.
120
STAFF
© copyright RCSMediaGroup s.p.a. divisione quotidiani - tutti i diritti sono riservati.Nessuna parte di questa rivista può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali.Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge.
ACCERTAMENTIDIFFUSIONE STAMPACERTIFICATO N. 7967
DEL 9.2.2015
121121
ERRATA CORRIGE
Le foto del servizio Moda dello SportWeeknumero 20 (uscito sabato 21 maggio) sono staterealizzate al Tennis Club Ambrosiano di Milano.
Il fiore all’occhiello di Giulia è un Quadrifoglio, cioè la versionetop con motore 2.9 V6 biturbo da 510 cv “nato” a Maranello.Un’auto strepitosa per contenuti e prestazioni che ha fatto daapripista al lancio della nuova Alfa. Non per tutti per costo (da€ 79.000) e prestazioni (vel. max 307 km/h e 0-100 km/h in 3”9),dal prossimo mese sarà disponibile anche con cambioautomatico. In poche settimane la gamma Giulia disporrà anchedi una versione benzina 2 litri da 200 cv e di un altro diesel 2.2da 210 cv. Più avanti arriveranno la 4x4 e una versione ibrida.
LA VERSIONE TOP
Made in MaranelloÈ LA QUADRIFOGLIO, UN’AUTO DAVVERO STREPITOSA
CON MOTORE 2.9 V6 BITURBO DA 510 CV
D I RE T TO DAMATTEO DORE
UFF I C IO CENTRALEFILIPPO CAROTA (art director), GIANLUCA GASPARINI (caposervizio),NICOLA OCCHIPINTI (vice caporedattore)
REDA Z IONEANDREA ARCOBELLI (vice caposervizio), FABIO MARINELLO (vice caposervizio),ANGELA BRINDISI, LUCA CASTALDINI, ALESSIA CRUCIANI, SILVIA GUERRIERO,
NAIMA MANCINI (photo editor), FABRIZIO SALVIO, MONIA URBAN
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ELEGANTE
Alcune immaginidella nuova Giulia,che al momentoè disponibile conmotori 2.2 dieselbiturbo da 150e 180 cv. In alto,l’abitacolo.
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irsi una storia da vera antagonista locale di Cantù e Varese.
Missione compiuta, tutto faceva pensare alla nascita di qual-
cosa di importante, di un gruppo capace di scrivere la storia
sportivadiunapiccola città gagliarda e attiva comeDesio,ma
quel che accadde la stagione successiva fu ben oltre l’imma-
ginabile. Per perdere 30 partite su 30 ci vuole comunque ta-
lento. Il fenomeno Desio montò lentamente, anche perché
nelle prime uscite della stagione arrivarono sconfitte quasi
prevedibili, punteggi accettabili e la sensazione che salvarsi
sarebbe stato difficile ma non impossibile. Poi lenta-
mente una sorta di ipnosi collettiva si impadronì
della società e della squadra, la prima in gravi
difficoltà e la seconda imprigionata dall’in-
cantesimo dei suoi zero punti, persa in
estatica contemplazione di quel numero
tondo. C’erano giocatori e uomini di va-
lore a Desio, c’era il fenomenale Mike
McGee, ex giocatore Nba e mangiapal-
loni comesenesonovisti pochi: daqual-
siasi posizione, in qualunque momento
della partita, che fosse intelligente e op-
portuno omeno lui tirava conbuonapace
del gioco di squadra. Fece 656 punti in 20
partite e poi se ne andò sbattendo la porta.
C’era PinoMotta, giocatore intelligente e di qua-
lità, ai tempi imprigionatonel piccolo gossipdella sua
relazione conAntonella Clerici. C’erano e drammaticamente
non ci sono più due ragazzi talentuosi come Lorenzo Alberti
eDenis Innocentin, che sene sonoandati troppogiovani e che
di quella squadra rappresentarono la speranza di un futuro
vincente, c’erano insomma uomini e ragazzi pieni di qualità
ma non bastò. Zero su trenta, che scritto così sembra più ac-
cettabile. Li vidi giocare al Palalido e amodo loro erano belli,
bellissimi, veri eroi da bancone.
Io li hovisti, io c’ero. Lamemoria selettiva fa strani scher-
zi e capita che uno si dimentichi di aver assistito a una
delle più colossali imprese al contrario di sempre, forse
rimossa per affetto o pudore. Eppure giocavano qui a
poche centinaia di metri da casa, in principio con tutte
le velleità di chi si affacciava allo sport dei grandi e voleva
lasciare il segno, poi lentamente e inesorabilmente con la ras-
segnazione e la fatica di quelli che non solo vorrebbero can-
cellarlo, il segno,maanche alla svelta. Si chiamava IrgeDesio
e l’anno precedente aveva fatto prendere un terribile
spavento ai cugini nobili dell’OlimpiaMilano. Si
chiamavaAuroraDesioadire ilveroequell’an-
no il suo sponsor era l’Irge, una marca di
pigiamicheusavacome claimpubblicitario
una frasesemplicemaassai significativa:
Irge pigiama, lo mette chi si ama. Biso-
gnava amarla davvero quella squadra,
avere ben impresso il concetto di sport
come gioco, di partecipazione e non di
competizione, altrimenti sarebbe stato
difficile seguire i ragazzi inblu e arancio
in giro per l’Italia. L’Irge Desio giocava a
basket, più o meno. Nel senso che la palla
c’era e c’eranopure i canestri, quello cheman-
cavaemancòper tutta la stagione 1989-90 fuuna
vittoria, anche una singola e minuscola vittoria a
dare senso a una stagione memorabile per il motivo più sba-
gliato. L’anno precedente la squadra di Desio era stata pro-
mossa dalla A2 al campionato più importante (quando anco-
ra il basket italiano sembrava poter avere un futuro decente
e non del tuttomarginale), e secondo il meccanismo dell’epo-
ca aveva avuto accesso diretto ai playoff per lo scudetto gio-
candosela contro la corazzataMilano, con l’arroganza di non
accettareuna sconfitta già scritta e la volontà ferocedi costru-
Quando la squadra “in pigiama”dormì per trenta partite
di Michele dalai
H e r o e s
Irge Desio
LOMETTE
CHI SI AMA
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NINO SCHURTER
Foto di : Nino Schurter