Spinello - lettere.uniroma1.it · All’inizio del XVII secolo, ... rivendette a Carlo II non...

17
LO SPINELLO A cura di Alice de Martini 1

Transcript of Spinello - lettere.uniroma1.it · All’inizio del XVII secolo, ... rivendette a Carlo II non...

LO SPINELLO A cura di Alice de Martini

�1

ASPETTI GEMMOLOGICI

Lo Spinello è un alluminato di magnesio, la sua formula chimica è: MgAl2O4.

Si può definire come il “cugino” del Rubino (varietà rossa del minerale corindone), perché entrambi sono degli ossidi di alluminio e devono il loro colore rosso all’elemento Cromo, che è presente nella loro struttura come impurità. Inoltre ambedue provengono dagli stessi giacimenti.

Ma ci sono grosse differenze con il rubino: lo spinello non è una pietra birifrangente, per cui non mostra pleocroismo. Invece, è una pietra isotropa, quindi mono-rifrangente, e per questo motivo è capace di mostrare una grande brillantezza, ed un colore uniforme e molto intenso.

Un altro aspetto che lo differenzia dal rubino è la sua forma grezza: lo spinello cristallizza nel sistema cubico, e la forma con cui si presenta comunemente in natura è l’ottaedro, proprio come il Diamante (fig. 1).

�2

Fig. 1 - L’ottaedro (poliedro con otto facce triangolari) è la classica forma assunta in natura dallo spinello.

Lo spinello è presente in natura in un’ampia varietà di colori, passando dal trasparente (molto raro) al rosa, al viola, al verde, fino al rosso e blu, che sono i colori maggiormente apprezzati e pregiati (fig. 2).

Inoltre, similmente al corindone, lo spinello può presentare, anche se molto raramente, il fenomeno ottico dell’Asterismo, in cui inclusioni aghiformi riflettono tre raggi di luce che si intersecano e creano il cosiddetto ‘effetto stellato ‘ (fig. 3).

�3

Fig. 2 - L’arcobaleno di colori dello spinello.

Fig. 3 - Raro esemplare di spinello stellato di colore viola.

La sua durezza nella Scala di Mohs equivale ad 8, quindi al di sotto del corindone. Ma tutto sommato è considerata una pietra con una buona durevolezza, dimostrata anche dal più disparato uso che se ne fa in gioielleria.

Le inclusioni caratteristiche di questa pietra sono dei tipici cristalli di forma ottaedrica, dai contorni ben delineati e disposti in fila (fig 4).

Infine, lo spinello raramente subisce trattamento termico per migliorare il suo colore, perché potrebbe danneggiare la sua struttura. Sin dalla prima metà del Novecento lo spinello sintetico è presente sul mercato, anche se la varietà di colore rosso è molto rara, mentre quella di colore blu è ampiamente utilizzata.

�4

Fig. 4 - Microscopici cristalli ottaedrici all’interno di uno spinello rosso.

LUOGHI DI ESTRAZIONE

Spinelli e rubini condividono gli stessi luoghi di estrazione. Birmania, Sri Lanka, Cambogia, Vietnam, Tanzania e Brasile sono paesi in cui queste due pietre preziose si ritrovano in rocce calcaree. Di seguito un elenco dei principali giacimenti dello spinello.

Tajikistan

Se è vero che dove c’è un rubino c’è uno spinello, non si può sempre dire il contrario. Come nel caso della storica miniera di Kuh-i-Lal, dove non c'è presenza del corindone (fig 5).

Kuh-i-Lal è anche conosciuta come la miniera del Badakhshan: una regione a cavallo tra Tajikistan ed Afghanistan, in cui furono estratti i cosiddetti “rubini balasci”: grandi spinelli di un bel rosso infuocato, che entrarono a far parte dei tesori di diverse casate reali.

Scoperte nel settimo secolo d.C. grazie ad un terremoto, queste miniere sono state per secoli la prima risorsa mondiale di spinelli di grossa caratura. I famosi Rubino del Principe Nero e il Rubino Timur provengono da questa regione.

�5

Fig. 5 - La miniera di Kuh-i-Lah si trova in una regione del Tajikistan al confine con l’Afghanistan.

Le miniere sono state sotto il controllo dell’Impero Russo per lungo tempo. Con l’instaurarsi dell’Unione Sovietica l’interesse per i gioielli venne meno, e l’esatta posizione geografica del Badakhshan rimase un mistero per l’Occidente.

Quando crollò l’impero dei Soviet e finì la guerra civile nella neo repubblica del Tajikistan, l’estrazione dello spinello riprese vita.

Ad oggi coesistono miniere antiche, la cui funzione è ormai solo storica, e giacimenti moderni, produttivi, la cui attività rimane però un segreto di stato.

Birmania

In Birmania, almeno dal VI secolo d.C. si estraggono pietre preziose di ogni sorta, ma il paese è conosciuto soprattutto come il “paradiso dei rubini”. Uno dei principali siti di estrazione è la valle di Mogok: un altipiano a 1200 metri sul livello del mare, costellato di cave e miniere.

�6

Fig. 6 - Visione aerea della famosa Valle di Mogok, in Birmania, in cui si vede anche l’omonimo lago.

Lungo la gran parte del ventesimo secolo, l’interesse per lo spinello è stato minimo, tanto che gli spinelli rossi erano considerati un sottoprodotto dell’estrazione dei rubini, e per questo venduti ad un prezzo molto più competitivo.

Nella valle di Mogok si trovano spinelli rossi che presentano le più disparate saturazioni di colore: da un pallido rosa ad un bel rosso arancio, passando per un violaceo, fino al rosso più puro (fig. 7).

Data la scarsa attenzione verso lo spinello, per molto tempo l’unico parametro per giudicarne la qualità è stato che assomigliasse il più possibile ad un rubino, e fosse perciò rosso intenso. Questo tipo di spinelli erano amati dai reali delle corti d’Europa, ed ancora oggi nei mercati europei tradizionali come quello di Ginevra.

Gli spinelli di Mogok di eccezionale finezza e caratura sono estremamente rari, ma questa regione è attualmente la più importante risorsa di spinelli rossi di piccola-media grandezza. Nelle zone di estrazione di altri paesi, la maggior parte degli spinelli trovati tendono ad essere rosati.

�7

Fig. 7 - Bellissimo spinello birmano con una tonalità di rosso che ricorda il ‘sangue di piccione’ attribuito al rubino più pregiato. Brillantezza e trasparenza però, superano di gran lunga la media rispetto ai rubini dello stesso colore.

Vietnam

In Vietnam, vicino al distretto di Luc Yen, l’estrazione di rubini e spinelli su vasta scala è cominciata dopo il 1990. Gli spinelli qui vengono trovati associati a rocce carsiche tra i campi di riso. La maggior parte delle gemme estratte sono rosa, mentre spinelli rossi sono eccezionalmente rari. Molto apprezzati quelli di colore blu (fig. 8).

Tanzania

In questo paese gli spinelli si cominciarono ad estrarre dagli inizi degli anni 80 nella provincia di Morogoro. Intorno al 2007 alcuni agricoltori trovarono nella regione di Mahenge uno spinello di 52 kg di un bel rosa vivace. Da quel momento lo spinello Mahenge è diventato una tra le gemme più apprezzate che si trovano sul mercato (fig. 9). In questa regione sono stati anche trovati spinelli rossi particolarmente trasparenti, grandi dai 10 ai 50 carati, alcuni dei quali sono stati oggetto di meraviglia alla famosa fiera di Basilea del 2008.

Sri Lanka

Il paese è uno dei più antichi depositi di spinelli, tra varie altre pietre preziose. Le gemme in questa isola però, hanno sempre un sottotono grigio, che rende il loro colore meno inteso, mentre il colore rosso è estremamente raro (fig. 10). Del resto il paese è noto per gli zaffiri e non per i rubini, che sono molto rari.

�8

Fig. 8 - Spinello blu del Vietnam. Tra gli spinelli di questo colore, i più rari e pregiati sono quelli in cui la tonalità è causata dalla presenza dell’elemento Cobalto.

Fig. 9 - Spinello Mahenge della Tanzania. Il suo colore caratteristico è un rosa molto vivido, quasi fluorescente, che tende al fucsia.

Fig. 10 - Spinello color Lavanda dello Sri lanka. Il tono non è mai del tutto s a t u r o , m a r i m a n e percepibile un sottotono grigio.

PROBLEMI D’IDENTITà

I greci chiamavano tutte le gemme rosse ántrax e i romani carbunculus, due termini che significano entrambi tizzone ardente. La parola rubino invece, compare nel Medioevo alla metà dell’XI secolo, prima col latino rubinus: che richiama il colore rubeus = rosso, e poi in italiano. Il primo che lo usa, nel sonetto XI, è il poeta Giacomo da Lentini, attivo tra il 1233 e il 1250.

Perciò lo spinello ed il rubino (ma pure i granati di colore rosso, anch’essi d’uso comune all’epoca) per lungo tempo hanno condiviso lo stesso nome, in quanto non si era ancora in grado di distinguerli scientificamente gli uni dagli altri. Nei suoi lapidari, Marbodo di Rennes (XI secolo) separa tre diversi tipi di carbunculus, in base a tre diversi toni di rosso - aranciato, rosato, e puro, che possono corrispondere rispettivamente a granato, spinello e rubino.

Fu Marco Polo nella sua famosa opera ‘Il Milione’ ad usare per primo il termine balasci: gemme rosse provenienti dalla regione montuosa del Balasciam, ovvero il Badakhshan, giacimento storico degli spinelli! La questione, non del tutto risolta, è quindi cercare di capire da quanto tempo e precisamente quando si è capito che lo spinello fosse una pietra diversa dal rubino.

L’origine del temine spinello è incerta: probabilmente deriva da spina, con allusione alla forma dei cristalli, e in Italia se ne attestò l’uso sin dal XVI secolo. L’Accademia di Scienze di Francia nel 1762 accettò il termine Spinelle per indicare la pietra.

Intorno al XVIII secolo, sotto l’egida dell’Illuminismo, la mineralogia fece notevoli passi in avanti e venne deciso, in base a nuove e più rigorose norme di classificazione, di attribuire la parola rubino solo alla varietà rossa del corindone. Ed è da questo momento in poi che lo spinello perde la sua importanza di pietra preziosa al pari del rubino, diventando solo un suo surrogato, un sosia a poco prezzo. E dire che eccezionali spinelli rossi fanno parte di importanti gioielli reali, ad indicare quanto per secoli la pietra è stata apprezzata!

�9

SPINELLI FAMOSI

Di seguito una panoramica degli spinelli conosciuti in tutto il mondo perché incorporati in importanti gioielli di corte. Molto spesso a queste pietre si è dato l’appellativo di Rubini, in quanto non si sapeva o non si voleva far sapere la reale identità dello spinello.

Il Rubino del Principe Nero

La sua storia comincia ancora prima del 1366 quando questa pietra scarlatta di 170 carati, quasi sicuramente proveniente dal Badakshan, era proprietà di Abu Said, emiro di Granada. Questi fu ucciso da Pietro I di Castiglia detto “il Crudele” che s’impossessò della pietra.

L’anno seguente Pietro si scontrò con il fratellastro Enrico di Trastamara e per sconfiggerlo si alleò con Edoardo, principe di Galles. Come ricompensa per i servizi resi, Pietro a malincuore cedette al principe inglese il suo rubino balascio che, da quel momento e per i secoli a venire, assunse lo stesso tenebroso appellativo di Principe Nero del nuovo proprietario, dovuto al colore dell’armatura indossata in battaglia. Arrivata in Inghilterra, la grande pietra entrò di buon diritto a far parte dei gioielli della corona di Sua Maestà Britannica.

All’inizio del XVII secolo, Giacomo I Stuart fece incastonare la pietra nella corona inglese. Ma i guai non erano finiti. Nel 1649 Oliver Cromwell proclamò la Repubblica, e dispose l’alienazione del tesoro della corona con scarsissimo ritorno economico. Il rubino fu comprato da un gioielliere che prontamente lo rivendette a Carlo II non appena la monarchia fu restaurata nel 1660.

�10

Fig. 11 - Particolare della Corona Inglese in cui è visibile il Rubino del Principe nero sopra al famoso diamante Cullinan II.

Sembra incredibile, eppure nel 1837 non si era ancora capito che il Black Prince’s fosse in realtà uno spinello. Quell’anno, in occasione dell’incoronazione della regina Vittoria, fu realizzata una nuova Imperial State Crown, ma fu solo per l’incoronazione di Giorgio VI , che salì al trono nel 1936, che la corona assunse il suo assetto definitivo datole dal gioielliere di corte Garrard, quando questa pietra carica di storia e di gloria fu montata insieme ad un’altra che era stata trovata pochi anni prima in una lontana miniera dell’Africa del Sud: il maestoso diamante Cullinan II di 317 carati (fig. 11).

La splendida State Crown è tuttora indossata nelle cerimonie ufficiali da Elisabetta II: essa è ornata con 2.868 diamanti, 273 perle, 17 zaffiri, 11 smeraldi, 4 rubini, 1 spinello, pesa 910 grammi e, quando non è in uso, è custodita nella Torre di Londra.

Il Rubino Timur

Altro importante spinello dalla storia intricata presente nel tesoro reale inglese. Il suo peso è di ben 352 carati ed è il terzo più grande al mondo.

Trae il suo nome da un personaggio che sconfina nella leggenda, Timur Lenk, il khan dei Tartari conosciuto in Occidente come Tamerlano, che riuscì a conquistare un grandissimo territorio, che si estendeva dalla Mongolia al Mediterraneo e dall’India alla Russia.

�11

Fig. 12 - Rubino Timur. Le sei iscrizioni incise in lingua persiana presenti sulla pietra indicano i nomi di alcuni dei precedenti proprietari.

Nel 1365 Tamerlano ricostruì e portò al massimo splendore Samarcanda, la mitica città dove era nato, e ne fece la pulsante capitale del suo regno, distante solo dieci giorni di viaggio dalle miniere del Badakshan. Nel 1398 invase l’India, saccheggiò la città di Delhi e si portò via un immenso bottino compreso lo spinello Timur, che chiamò “Tributo del Mondo”.

Alla sua morte la pietra cambiò spesso di proprietà, accompagnando gran parte della storia politica e militare dell’Oriente, fino a che capitò nelle mani di Ranjit Singh, chiamato Leone del Punjab.

Quando il Punjab fu annesso alla corona britannica nel 1849, l’ingente tesoro del guerriero fu interamente trasferito in Inghilterra e messo a disposizione della regina Vittoria. Fra queste gemme vi era anche il famoso diamante Koh-i-noor (che significa Montagna di Luce) di cui la coppia reale inglese andava particolarmente fiera, tanto che fu deciso di esibirlo con il Timur Ruby al Crystal Palace di Londra nel 1851 in occasione della prima Esposizione Universale della storia.

In quello stesso anno finalmente si scoprì che sia il Timur sia il Principe Nero non erano rubini bensì degli splendidi spinelli rossi. Nel 1853 Garrard montò il Timur insieme con altre tre grandi spinelli, anch’essi provenienti dal tesoro del Punjab, in un corta collana di gusto orientale tempestata di diamanti e con la possibilità di indossare solo la grande pietra centrale (fig 12).

Oggi il Timur non fa propriamente parte dei gioielli della corona inglese, bensì è nella collezione privata di Elisabetta II che a volte ama indossarlo montato da solo su una spilla.

Lo spinello Samarian

Si tratta dello spinello più grande al mondo, dal peso di 500 carati (equivalenti a 100 grammi). Anche se allo stato semi grezzo, il suo straordinario volume lo pone fra le pietre preziose più grandi del mondo in senso assoluto.

Questo spinello trae il suo nome dalla Samaria, una regione dell’antica Palestina i cui abitanti si chiamavano Samaritani. Una storia racconta che questa pietra adornava il collo del mitico vitello d’oro creato dagli Ebrei durante il loro lungo viaggio dall’Egitto verso la Terra Promessa.

La storia di questa pietra è legata alla figura di Nadir Shah, re persiano che intraprese una campagna di conquista dell’India nel 1738. Dopo aver invaso

�12

Delhi ed Agra, le capitali dell’impero Moghul, il sovrano persiano ritornò in patria con un seguito di “settecento elefanti, diecimila cammelli e diecimila cavalli” caricati con casse stracolme di tesori e gioie, fra i quali vi erano il rubino Timur e il diamante Koh-i-noor, come è narrato nei resoconti dell’epoca.

Un’altra ipotesi ritiene che il Samarian sia entrato nel tesoro persiano direttamente dalle miniere del Badakshan dopo l’assassinio di Nadir Shah nel 1747.

Lo spinello di Caterina II

Caterina II è certamente un personaggio fra i più affascinanti della storia: dotata di una visione politica universale e di una gran gioia di vivere, riuscì a restare sul trono quale incontrastata imperatrice di Russia per trentaquattro anni, meritando l’appellativo di “Grande”.

Nata in Germania con il nome di Sofia d’Anhalt, la zarina Elisabetta la chiamò giovanissima a San Pietroburgo per darla in moglie al suo inetto nipote che sarebbe divenuto Pietro III. Sofia prese il nome di Caterina, si convertì alla religione ortodossa, studiò il russo e, soprattutto, apprese come sopravvivere alle congiure della corte.

Le nozze furono celebrate nel 1745 ma Pietro ignorava la giovane moglie preferendo giocare con i suoi soldatini di piombo e gozzovigliare in compagnia di una torma di cortigiane. Caterina ebbe così tutto il tempo di coltivare le arti, le lettere e l’amicizia degli uomini che l’avrebbero condotta al potere.

�13

Fig. 13 - Lo spinello Samarian fa parte del Tesoro dei Gioielli Nazionali dell’Iran.

Nel 1762 Pietro III salì al trono ed appena sei mesi più tardi il principe Orlov guidò un complotto che lo eliminò per lasciare via libera all’incoronazione di Caterina che aveva da poco compiuto trentatré anni. Per quest’occasione ella ordinò all’orafo di corte Jérémie Pauzié una delle corone imperiali più spettacolari esistenti al mondo, realizzata con cinquemila diamanti, contornata sui lati da una doppia fila di perle bianchissime e sormontata da un maestoso spinello di 414 carati (fig. 14).

�14

Fig. 14 - La corona imperiale russa sormontata da un bellissimo spinello rosso, oggi è visitabile al museo del Cremlino a Mosca.

Molte oscure e confuse leggende ruotano intorno a questa pietra, tutte incentrate su Chun Li, forse un mercenario cinese condannato ai lavori forzati nelle miniere del Badakshan. Dopo aver trovato il grande spinello grezzo, Chun Li sarebbe riuscito a fuggire e in qualche modo l’avrebbe fatto pervenire al suo imperatore. Per certo si sa solo che la pietra fu acquistata a caro prezzo nel 1676 all’imperatore cinese Kangxi dall’ambasciatore russo in Cina Nikolai Spafari Milescu per ordine dello zar Alessio Mihailovic, e che, per discendenza, pervenne alla Grande Caterina.

La collezione dei Gioielli della Corona Russa era custodita in un’area del Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo conosciuta come la Stanza dei Diamanti: i vari membri della dinastia Romanov che ascesero al trono dopo Pietro il Grande fecero a gara per riempirla con pezzi di splendida fattura e valore inestimabile.

In previsione dello scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1915, il tesoro degli zar fu trasportato per motivi di sicurezza nei sotterranei del Cremlino di Mosca. Nell’ottobre 1917 ci fu la Rivoluzione ed il massacro di tutta la famiglia Romanov. Il tesoro rimase nascosto fino al 1926, quando il governo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche decise di venderne segretamente una gran parte all’estero al fine di raccogliere fondi per strutturare l’industria sovietica militare.   Della maggior parte degli oggetti venduti non se ne sa più niente, mentre i pezzi storicamente più importanti che si salvarono (la corona di Caterina II, lo scettro con il celeberrimo diamante Orlov, l’orbe realizzato dall’orafo Eckart con uno zaffiro di quarantasette carati e poche altre insegne regali) rimasero sempre chiusi e sigillati nel Cremlino. Dal 1991 questi gioielli sono in esposizione permanente e possono finalmente essere ammirati da chiunque .

�15

Gli spinelli di Sofia Branicka

Caterina II di Russia probabilmente ebbe una figlia illegittima con il suo amante Sergei Saltykov: Alessandra von Engelhardt, la quale sposò il conte polacco Francesco Saverio Branicki. Dal matrimonio nacque un figlio maschio, Ladislao, che sposò Rosa Potocka, ricca nobildonna polacca. Da questa unione, nacque la principessa Sofia Caterina Branicka.

La principessa, pur essendo di origine polacca, e vantando una discendenza imperiale, nel 1841 sposò un nobile italiano, il principe Livio III Odescalchi. Nel 1861 il marito le cedette la proprietà del ducato di Bracciano: grazie alla cospicua dote nuziale portata dalla contessa, infatti, fu possibile riacquistarlo dai Torlonia.

Della principessa Sofia Caterina Branicka Odescalchi si conserva un interessante ritratto (fig. 15) di autore ignoto e non finito nella parte inferiore, mentre è completamente sviluppata la parte del volto e delle spalle. Si ritiene che possa essere stato eseguito all’epoca del matrimonio della nobildonna con Livio III. Nel dipinto la principessa indossa dei bellissimi gioielli: un diadema con nove perle sferiche, e una maestosa collana con grandi spinelli ovali contornati di brillanti, in tenue gradazione ed alternati a perle sferiche. Sotto ciascuno spinello pende una perla semi-barocca a goccia. La parure è completata da un ornamento da petto, chiamato dèvant de corsage, composto di cinque spinelli circolari, contornati di brillanti. Questo elemento sottostante la collana serve a chiudere una mantellina di pizzo il cui bordo interno è impreziosito da circa venti spinelli ovali tagliati a cabochon.

Non è facile stabilire con certezza se questi gioielli abbiano una provenienza diretta dall’imperatrice Caterina II, poiché non sono stati trovati documenti al riguardo.

Di questi magnifici gioielli al giorno d’oggi non vi è traccia, ma dal quadro è stato possibile farne una stima e risalire al loro valore economico attuale.

�16

�17

Fig. 15 - Ritratto della principessa Sofia Branicka Odescalchi, raffigurante il dèvant de corsage tempestato di spinelli, perle, e diamanti.