SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di...

23
cronache ipogee pagine di informazione speleologica per il Friuli Venezia Giulia - n. 6/204 cronache ipogee SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in grotta con gli speleologi Diversamente Speleo. Verso l'emozione della grotta. Soci dell'Unione Speleologica Pordenonese a Diversamente Speleo. Sapresti immaginare un luogo che sfida le barriere architettoniche, che le supera e che le sconfigge? “Diversamente Speleo” l’ha fatto. Ha trasformato una difficoltà in un sogno grazie alla collabora- zione delle associazioni speleologiche italiane che si sono prese l’impegno di rendere accessibili le grotte naturali anche a persone diversamente abili. Come? È bastata una barella attrezzata, la volontà giusta, l’aiuto di persone che per passione hanno sfidato buio, umido e difficoltà naturali e il gioco è fatto. Una piena dimostrazione che anche il luogo più angusto può essere reso accessibile (se lo si vuole) e dare un grande schiaffo morale a tutti gli impedimenti che ancora persistono in superficie. Il progetto, che ha visto fra i “pionieri” l’Unione Speleologica Porde- nonese CAI (nel 1994 con l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla di Pordenone alla grotta slovena di Planina) è già arrivata alla terza edizione e, per tutta l’estate 2014, si estenderà in diverse regioni della penisola italiana per accompagnare le persone diversamente abili nelle cavità naturali e sperimentare così un nuovo percorso all’insegna delle bellezze ”nasco- ste” che ci regala la natura. Al recente appuntamento di “Diversamente Speleo Umbria 2014” magnificamente organiz- zato dagli speleologi umbri alla Cascata delle Marmore, insie- me ad appassionati del mondo delle grotte provenienti da tutta l’Italia, erano presenti anche alcuni componenti dell’Unione Speleologica Pordenonese CAI di Pordenone motivati non solo dalla volotà di partecipare al significativo momento di solida- rietà e di amicizia ma anche per studiare ed “esportare” l’evento nelle grotte del pordenonese.

Transcript of SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di...

Page 1: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee �

pagine di informazione speleologica per il Friuli Venezia Giulia - n. 6/20�4

cronache ipogee

SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURADiversamente abil i in grotta

con gli speleologi

Diversamente Speleo. Verso l'emozione della grotta.

Soci dell'Unione Speleologica Pordenonese a Diversamente Speleo.

Sapresti immaginare un luogo che sfida le barriere architettoniche, che le supera e che le sconfigge?

“Diversamente Speleo” l’ha fatto.Ha trasformato una difficoltà in un sogno grazie alla collabora-zione delle associazioni speleologiche italiane che si sono prese l’impegno di rendere accessibili le grotte naturali anche a persone diversamente abili.Come?È bastata una barella attrezzata, la volontà giusta, l’aiuto di persone che per passione hanno sfidato buio, umido e difficoltà naturali e il gioco è fatto.Una piena dimostrazione che anche il luogo più angusto può essere reso accessibile (se lo si vuole) e dare un grande schiaffo morale a tutti gli impedimenti che ancora persistono in superficie.Il progetto, che ha visto fra i “pionieri” l’Unione Speleologica Porde-nonese CAI (nel 1994 con l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla di Pordenone alla grotta slovena di Planina) è già arrivata alla terza edizione e, per tutta l’estate 2014, si estenderà in diverse regioni della penisola italiana per accompagnare le persone diversamente abili nelle cavità naturali e sperimentare così un nuovo percorso all’insegna delle bellezze ”nasco-ste” che ci regala la natura.Al recente appuntamento di “Diversamente Speleo Umbria 2014” magnificamente organiz-zato dagli speleologi umbri alla Cascata delle Marmore, insie-me ad appassionati del mondo delle grotte provenienti da tutta l’Italia, erano presenti anche alcuni componenti dell’Unione Speleologica Pordenonese CAI di Pordenone motivati non solo dalla volotà di partecipare al significativo momento di solida-rietà e di amicizia ma anche per studiare ed “esportare” l’evento nelle grotte del pordenonese.

Page 2: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee2

giugno 20�4...STAGE DELL'UNIONESPELOLOGICAPORDENONESE - CAISUL RILIEVO IPOGEO

Da sempre, nell'Unione Speleologica Pordenonese CAI, l'esplorazione del mondo delle grotte e la conoscenza delle loro morfologie si intersecano e si fondono animando lo spirito delle molteplici attività perseguite dai suoi componenti.Il "rilievo" (ossia, la rappresentazione topografica di una cavità), è certa-mente una delle operazioni più im-portanti che lo speleologo deve saper compiere.Conoscere lo sviluppo di una grotta non è solo importante come fattore documentativo e statistico ma permette una precisa programmazione della sua esplorazione e del suo studio.Per approfondire tale preparazione speleologica, l'Unione Speleologica Pordenonese e la Scuola di Speleolo-gia CAI Pordenone, hanno organizzato a Campone (Provincia di Pordenone) uno stage teorico-pratico dedicato interamente all'esecuzione del rilievo ipogeo e che ha visto i partecipanti impegnati nella grotta "La Foos" per l'acquisizione dei dati sul campo.Dati che poi hanno successivamente elaborato graficamente producendo il risultato finale del rilievo topografico.

Giorgio Fornasier

Opicina, Sala della Banca ZKD. Presentazione della mostra da parte del presidente dal CAT, Lino Monaco. (Sergio Dolce)

CARSO SOTTERRANEO:AVVENTURAE CONOSCENZAOPICINA

Venerdì 30 maggio 2014 è stato l'ultimo giorno utile per visitare la mostra sto-rico-didattica sulla speleologia allestita dal Gruppo Grotte del CAT presso la sala della Banca KBK di Opicina e inaugurata il 20 maggio u.s.Molto soddisfacente il numero dei vi-sitatori e quello delle persone che si sono informate sulle attività del CAT.Anche l'escursione guidata alla Grotta Azzurra ha avuto un adeguato numero di persone che si sono sinceramente entusiasmate per la bellezza e la storia delle nostre grotte.La manifestazione rientrava nell'ambito delle iniziative ufficiali della "Festa di Primavera a Opicina" organizzata dal Consorzio Insieme a Opicina dalla sua presidente sig.ra Nadia Bellina che qui ringraziamo per averci coinvolti.Le visite guidate alla mostra e le nove conferenze a tema sono state rese possibili grazie alla disponibilità dei nostri soci che si sono alternati sia in sala che sul palco.Questi i dati desunti dal libro delle firme (inferiori alle visite effettive) dei soci che hanno collaborato all'iniziativa:Persone in visita: 234Soci coinvolti: 17

Franco GherlizzaLezione pratica di rilievo ipogeo nella Grotta La Foos.

Alcuni dei partecipanti allo stage dell'USP di rilievo ipogeo.

ImPORTANTE SCOPERTA PALEONTOLOGICA IN PIAN DEL CANSIGLIOReperti di un orso probabilmente di 3000 anni fa.

Importante scoperta per l’ecologia del Cansiglio: trovate dagli speleologi dell’Unione Speleologica Pordenonese CAI molte ossa di vertebrati dell’Olocene in una nuova grotta in Pian Rosada fra cui un orso bruno quasi completo.La notizia del ritrovamento è stata resa nota dagli autori, speleologi por-denonesi Luigi Pomponi e Andrea Fersuoch, dopo che il Prof. Benedetto Sala, paleontologo dell’Università di Ferrara, uno dei massimi esperti italiani nello studio di vertebrati, ha analizzato le ossa ritrovate alla base di un pozzo presente all’interno della cavità, profondo 7 metri occupato in parte da massi di frana, in cui si trovavano numerosi reperti ossei quasi fossili inquadrabili forse nell’età del Bronzo (circa 3000 anni a.C).Non è ancora chiaro come abbiano fatto decine di animali ad ammassarsi in un punto verticale della grotta privo di ampie aperture..Si ipotizza che probabilmente l’attuale china detritica, che occupa parte dell’accesso, occluda un antico passaggio rivelatosi trappola mortale per gli animali che vi si inoltravano.Questo ritrovamento, trattandosi del secondo esemplare di orso trovato in Cansiglio, (il primo risalente a 40 anni fa) viene considerato dagli esperti assai importante per lo studio e la conoscenza dell'ecologia del territorio.I reperti, dopo una dettagliata ricerca scientifica, verranno donati dall’Unione Speleologica Pordenonese CAI al locale Museo Naturalistico del Corpo Forestale dello Stato.

Page 3: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee �

Arrivo a Teheran alle 3.30 del mattino, il tempo che le femminucce si siste-mino il velo e i maschietti capiscano che qui ci si deve comportare bene, recuperati i bagagli dal moto perpe-tuo del nastro, caricati sul furgone del Water Research Center e via noi verso il centro dell’Iran alla volta di Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo….Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte nel ghiaccio sull’altopiano di Koohrang, catena dei Monti Zagros nella parte che circonda la città di Shar-Kord a circa 100 km da Isfahan (Iran centro-occidentale) poi una serie di disguidi tra cui i per-messi revocati da un funzionario un po’ troppo capriccioso ci hanno fatto optare per un’altra soluzione.Già al nostro arrivo a Shar-Kord ab-biamo intuito che il nostro programma avrebbe subito delle variazioni però eravamo ben disposti e mentalmente aperti a “quasi tutto” in particolare dopo aver ingurgitato un’abbondante e squisita colazione.L’arrivo di poliziotti e funzionari vari presso quello che doveva essere solamente un posto di attesa per qualche ora e che invece si rivelerà la nostra accogliente guest-house per due giorni, ha consolidato i nostri so-spetti: a Koohrang non si va, almeno per il momento.Ma per la legge della compensazio-ne non c’è un male se non c’è un bene: abbiamo conosciuto gli speleo di Shar-Kord, un gruppetto di amici scatenati che ci hanno preso sotto la loro “custodia” non mollandoci più. Insomma tra scarabocchi sulla carta, gesti, farsi, inglese, triestino (tanto), italiano (poco) siamo riusciti a capire che, dietro suggerimento del direttore del dipartimento del Water Research

Center, all’indomani saremmo andati in una grotta della quale dovevamo fare il rilievo e che era una tra le più grandi risorgive della zona, importante per la risorsa idrica, Sarab Cave e a noi bastava questo.Ed è così che ebbe inizio la nostra avventura in Iran, sempre sui Monti Zagros ma su altri altopiani quelli di Chale Gorg (casa del lupo).Giorno dopo giorno entravamo nello “spirito iraniano”. Gli speleo iraniani sono stati di una ospitalità devastante come il loro entusiasmo nel raccontare le loro avventure e nel farci conoscere la loro terra, zone con potenziali carsici e panorami mozzafiato.Una ricchezza d’acqua incredibile con sorgenti, cascate, laghetti, polle insomma un parco giochi per chi si occupa di idrologia.L’altra grotta che siamo andati a ve-dere l’avevano appena scoperta due giorni prima e abbiamo continuato l’esplorazione assieme a loro, la grotta chiamata Cole Jicon.

L’ingresso si apre a quota 2500 m in un ambiente montano severo addol-cito da rilievi ondulati e ben levigati, pareti alpinisticamente vergini e cime inviolate.La grotta si presenta subito con una serie di belle verticali fino a –200 m circa, qui ci sono varie possibilità di prosecuzione sia sul fondo che lungo i pozzi segnalate ai nostri amici…In zona sono stati già individuati altri ingressi grazie anche alle segnalazioni dei nomadi ma bastava allargare di poco lo sguardo per capire che la natura offre un carsismo di montagna notevole e ben sviluppato che parte dai 2500-3000 m per incontrare le prime acque di base duemila metri più sotto.Contemporaneamente alle visite e ai rilievi ci siamo occupati della cam-pionatura della acque sia all’interno delle grotte attive sia delle sorgenti esterne per iniziare a capire piano piano come circola l’acqua in quella vastità di roccia.

IRANITA 2014

Ingresso della Sarab Cave. (Massimo Razzuoli)

Sarab Cave. (Massimo Razzuoli)

Ingresso della Cole Jicon. (Massimo Razzuoli)

Su richiesta della autorità di Shar-Kord e di alcuni componenti del Soccorso Alpino Iraniano, una giornata è stata dedicata alle esercitazioni di autosoc-corso e di soccorso di un infortunato con utilizzo di una specie di barella chiamata “basket” abbiamo capito dopo il perché…Le dimostrazioni si sono svolte in una cava ed è stato un bel momento di condivisione e scambio di idee così da far nascere la voglia nei colleghi iraniani di approfondire gli argomenti mediante stage mirati, molto mirati magari in Italia.Un’altra escursione in grotta l’abbiamo fatta verso la via del ritorno, in una zona totalmente diversa, desertica, vicino a Isfahan, la grotta di Kalahroud. Un complesso carsico estremamente complicato dove una galleria di 200

In viaggio verso Koohrang. (Clarissa Brun)

Page 4: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee4

metri fa da vena principale ad una se-rie di capillari contorti che si diramano in tutte le direzioni e che portano lo sviluppo a 4500 metri.Siamo stati accompagnati dai ricer-catori del dipartimento di geologia dell’Università di Isfahan, due sedi-mentologi che ci hanno illustrato molto dettagliatamente le loro ricerche che stanno svolgendo all’interno della cavità per capire la speleogenesi e le loro perplessità riguardo agli arrivi d’acqua in profondità.Vista la complessità e la bellezza della grotta si parla già di una collaborazione per lo studio di queste acque e per la tutela dell’ambiente sotterraneo.Abbandonate le fresche alture dei monti Zagros ci siamo gettati nel de-serto più deserto verso la magnifica Yazd, dove ci attendeva il direttore dell’International Center on Qanats & Historic Hydraulic Structures, centro voluto e coordinato dall’UNESCO che si occupa dello studio e della tutela dei qanats, strutture idrauliche di captazio-ne e canalizzazione delle acque note già ai tempi dei persiani.A Teheran poi abbiamo preso parte all’incontro ufficiale al Geological Sur-vey dedicato proprio alla speleologia e all’importanza dello speleologo come scienziato ed esploratore, abbiamo illustrato le nostre attività e i nostri progetti futuri in Iran nel campo della speleologia e dell’idrogeologia.Con l’occasione abbiamo consegnato

al direttore della struttura il gagliar-detto con l’effige della città di Trieste e un libro illustrato sulla nostra città, omaggio del Comune di Trieste.Un incontro nella sede dell’I.R. Iran Mountaineering & Sport Climbing Federation, l’equivalente del nostro CAI, ci ha fatto capire quanta voglia di esplorare il loro territorio che hanno gli iraniani proponendoci già alcuni campi in zone totalmente diverse da quelle che avevamo visto.Insomma che dire, la spedizione in Iran si è conclusa nei migliori dei modi, con tante promesse, abbracci, ricordi e la nostalgia dell’assolata antica Persia.Quindici giorni intensi che ci hanno permesso di conoscere meglio un popolo spesso mal compreso, le sue tradizioni, la cultura e un territorio incredibilmente vasto e sempre di-verso.È stata una pre-spedizione per son-dare il terreno, per vedere se effet-tivamente merita impegnarsi di più a livello esplorativo e di ricerca, per vedere se è possibile instaurare una collaborazione e iniziare qualcosa di bello portando avanti un progetto comune, assieme agli iraniani.

Il gruppo di speleologi iraniani e italiani in partenza per la Cole Jicon. (Franco Gherlizza)

Foto ricordo prima dell'esercitazione congiunta di soccorso speleologico. (Franco Gherlizza)

Bhè qualcosa di bello è già iniziato, la voglia di ritornare è tanta e il lavoro anche troppo….ma dove andiamo, di nuovo sui Zagros oppure al nord?Si vedrà: Inshallah!

PS: alla fine ce l’abbiamo fatta ad an-dare a Koohrang: paesaggi da sogno ma le famigerate grotte di ghiaccio altro non erano che i fronti dei nevai mangiati dall’acqua e dal caldo, quindi grazie al funzionario che ci ha rievo-cato i permessi!

Partecipanti:Alberti Paolo (Papo), Brun Clarissa, Cernivani Alessandro, De Santis Ste-fano, Fanesi Paola, Gherlizza Franco, Razzuoli Massimo.

Si ringraziano profondamente:Ahmad Afrasiabian, Meysan Neja-tdehkordi, Saeed Mohamadi, Majid Fatoolahi (oltre che la mamma e la sorella), Mehdi Heidari (driver), Shirin Bahadorinia, Neda e Sophie e tutti gli altri che ci hanno ospitati, coccolati e sopportati.

Patrocini:Comune di Trieste, Provincia di Trieste, Regione Friuli Venezia Giulia.

Clarissa Brun (capo-spedizione) con accanto il dott. Ahmad Afrasiabian, consegna il gagliardetto e il libro di Trieste al direttore del Geological Survey che ha partecipato all'incontro in rappresentanza del Ministero dell'Energia e dell'Ambiente iraniano. (Massimo Razzuoli)

Teheran. Incontro ufficiale al Geological Survey. (Massimo Razzuoli)

Page 5: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee �

CLUb ALPINISTICO TRIESTINO - GRUPPO GROTTE

UN ANNO DI ATTIVITÀ SPELEO-DIDATTICA CON LE SCUOLE E I CENTRI ESTIVIANNO SCOLASTICO 2013-2014

Con l'escursione didattica di venerdì 30 giugno 2014, alla Kleine Berlin, possiamo dichiarare concluso l'impegno assunto dai soci del CAT per quanto riguarda alcuni progetti didattici che sono stati concordati assieme al Comune di Trieste, al Comune di Muggia e al Consorzio Insieme a Opicina per l'anno scolastico 2013-2014.I progetti erano tutti rivolti a far conoscere il mondo sotterraneo (sia naturale che artificiale) ai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado, ai giovani dei ricreatori, dei centri estivi e di tutte le altre attività giovanili in genere.Riportiamo, in modo esaustivo, l'attività svolta dai nostri soci nel periodo di tempo sopra indicato, ringraziandoli per il notevole impegno assunto e per la professionalità con la quale hanno svolto questo non facile incarico.

05 giugno 2013 - mercoledì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (30+1) 17 luglio 2013 - mercoledì Ricreatorio Cobolli (Trieste) Kleine Berlin (19+1)23 luglio 2013 - martedì Ricreatorio Pitteri (Trieste) Kleine Berlin (26+1)6 agosto 2013 - martedì Ricreatorio Fonda-Savio (Trieste) Kleine Berlin (25+1)22 agosto 2013 - giovedì Centri Estivi della Croce Rossa Italiana Grotta Azzurra (23+8)29 agosto 2013 - giovedì Ricreatorio Ricceri (Trieste) Kleine Berlin (20+1)13 settembre 2013 - venerdì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (50+1)27 settembre 2013 - venerdì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (16+1)28 settembre 2013 - sabato Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (31+1)11 ottobre 2013 - venerdì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (17+1)09 novembre 2013 - sabato Insegnanti di Geografia della Slovenia Kleine Berlin (27+1)22 novembre 2013 - venerdì Istituti Superiori di Pordenone Auditorium di Pordenone (202+8)29 novembre 2013 - venerdì Scuola Media Caprin (Trieste) Grotta di Crogole (12+2)05 dicembre 2013 - giovedì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (25+1)05 febbraio 2014 - mercoledì Scuola Media di Muggia (Trieste) Grotta Bac (30+3)18 febbraio 2014 - martedì Scuola Media di Muggia (Trieste) Grotta Bac (32+3)27 febbraio 2014 - giovedì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (29+1)28 febbraio 2014 - venerdì Scuola serale (Trieste) Kleine Berlin (29+1)03 marzo 2014 - lunedì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (15+1)05 marzo 2014 - mercoledì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (18+1)09 marzo 2014 - domenica Università della Terza Età (Pordenone) Kleine Berlin (45+7)10 marzo 2014 - lunedì Scuola Media di Muggia (Trieste) Lezione in classe (67+6)10 marzo 2014 - lunedì Scuola Media Divisione Julia (Trieste) Kleine Berlin (25+2)11 marzo 2014 - martedì Scuola Media Divisione Julia (Trieste) Kleine Berlin (22+2)15 marzo 2014 - sabato Scuola Elementare di Muggia (Trieste) Lezione in classe (48+5)16 marzo 2014 - domenica Università della Terza Età (Pordenone) Kleine Berlin (45+7)20 marzo 2014 - giovedì Scuola Media di Matera Kleine Berlin (45+4)24 marzo 2014 - lunedì Scuola S. Agostino (Varese) Kleine Berlin (49+3)25 marzo 2014 - martedì Scuola Rossetti (Trieste) Lezione in classe (21+1)26 marzo 2014 - mercoledì Scuola Media Manfredini (Varese) Kleine Berlin (46+3)26 marzo 2014 - mercoledì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (25+1)27 marzo 2014 - giovedì Istituto Prof. Turist. Alberghiero di Trieste Kleine Berlin (14+1)

Page 6: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee6

27 marzo 2014 - giovedì Scuola di Domodossola (Verbania) Kleine Berlin (46+2)27 marzo 2014 - giovedì Scuola Media di Napoli Kleine Berlin (75+5)10 aprile 2014 - giovedì Istituto Ad formandum (Trieste) Kleine Berlin (27+1)11 aprile 2014 - venerdì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (17+1)15 aprile 2014 - martedì Istituto Civezzano (Pesaro) Kleine Berlin (20+1)16 aprile 2014 - mercoledì Scuola Rossetti (Trieste) Grotta Bac (35+5) 21 aprile 2014 - lunedì Scuole Medie (Trento) Kleine Berlin (32+2)24 aprile 2014 - giovedì Istituto comprensivo Roli (Trieste) Kleine Berlin (17+1)28 aprile 2014 - lunedì Scuola Maria Ausiliatrice (Pavia) Kleine Berlin (24+2)29 aprile 2014 - martedì Scuola Madia Caprin (Trieste) Grotta Azzurra e Cosmini (37+3)29 aprile 2014 - martedì Ist. Compr. Porretta Terme (Bologna) Kleine Berlin (24+2)07 maggio 2014 - mercoledì Scuola Media Sauro di Muggia (Trieste) Fontanon di Goriuda e Tonante (32+3) 07 maggio 2014 - mercoledì Ist. Compr. Bellona di Colorno (Parma) Kleine Berlin (40+3) 08 maggio 2014 - giovedì Scuola Elementare Mauro (Trieste) Grotta Bac (42+5)09 maggio 2014 - venerdì Scuola Media Sauro di Muggia (Trieste) Grotta dell’Acqua (40+5)12 maggio 2014 - lunedì Scuola Media Sauro di Muggia (Trieste) Grotte di Villanova e Osoppo (47+3) 13 maggio 2014 - martedì Ist. Compr. Berni (Fogliano-Redipuglia) Kleine Berlin (68+3) 13 maggio 2014 - martedì Liceo Ulivi (Parma) Kleine Berlin (50+3) 14 maggio 2014 - mercoledì Scuola Media Fonda-Savio (Trieste) Grotta Bac (16+2)14 maggio 2014 - mercoledì Scuola Media Levstik di Prosecco (Trieste) Kleine Berlin (25+1)16 maggio 2013 - venerdì Scuola Media Sauro di Muggia (Trieste) Visogliano / Lindner (38+3)17 maggio 2014 - sabato Gruppo Scout (Cagliari e Padova) Kleine Berlin (20+2)19 maggio 2014 - lunedì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (24+1)22 maggio 2014 - giovedì Scuola Manin di Susegana (Treviso) Kleine Berlin (18+1)22 maggio 2014 - giovedì Scuola F. Bevk di Opicina (Trieste) Sala della Banca ZKB (50+3)22 maggio 2014 - giovedì Scuola Elementare di Trebiciano (Trieste) Sala della Banca ZKB (6+1)23 maggio 2014 - giovedì Scuola materna A. Cok di Opicina (Trieste) Sala della Banca ZKB (49+5)25 maggio 2014 - domenica Gruppo misto Scuole di Opicina (Trieste) Grotta Azzurra (24+1)30 maggio 2014 - venerdì Scuola Media Luigi Einaudi (Venezia) Kleine Berlin (43+2) 06 giugno 2014 - venerdì Scuola slovena (Capodistria - Slovenia) Kleine Berlin (21+1)30 giugno 2014 - lunedì Cooperativa 2001 di Muggia (Trieste) Kleine Berlin (13+5)

0.063 incontri: (7 in aula + 13 in grotta + 43 in Kleine berlin)0.040 istituti didattici coinvolti (2148 alunni + 156 insegnanti) per un totale di 2304 utenti.

Da parte nostra abbiamo coinvolto 31 volontari del Gruppo Grotte per le visite didattiche alla Kleine Berlin, per il progetto speleo-didattico nelle scuole “Orizzonti Ipogei” (in collaborazione con il Comune di Trieste), per l'attività ambientale “Ambientiamoci” e per la mostra didattica "Un anno da pipistrello" (compresi nel progetto didattico sostenuto dal Comune di Muggia) e per l'iniziativa "Carso sotterraneo: avventura e conoscenza" con mostre storico-didattiche e visite guidate in occasione della "Festa di primavera" organizzata dal Consorzio Insieme a Opicina (Trieste).Hanno dato la loro disponibilità i seguenti soci e amici del CAT: Bertoncin Paolo, Blaschich Manuela, Bottin Guido, Bressan Maurizio, Brun Clarissa, Buonanno Alberto, Buonanno Giovanni, Carboni Mario, Dolce Sergio, Gherlizza Fran-co, Giurgevich Ernesto, Gleria Franco, Godina Giacomo, Gobessi Massimo, Gubertini Alessandro, Jurincich Ferruccio, Jurišević Erika, Leonardelli Dean, Milella Serena, Mircovich Lucio, Monaco Lino, Nacinovi Mario, Podgornik Ferruccio, Radacich Maurizio, Razzuoli Massimo, Russo Luciano, Tommasini Moreno, Trevisan Luca, Varcounig Tiziana, Vianello Sergio, Zamola Serena.

Page 7: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee �

luglio 20�4...8° CAmPO SCUOLA DI SPELEOLOGIA RISERVATO A RAGAZZI/E

DAI 12 AI 18 ANNI.DAL 15 AL 20 LUGLIO 2013 A CARAmANICO TERmE (PESCARA).

Anche per l'anno 2014 il Club Alpinistico Triestino è stato invitato al Campo Scuola di Speleologia organizzato da Daniele Berardi a Caramanico Terme che quest'anno presenta l'ottava edizione di questo meritevole evento.Il programma è molto ricco e c’è da prevedere un sicuro successo anche per questa edizione.A questa edizione il Gruppo Grotte del Club Alpinistico Triestino parteciperà pro-babilmente con due speleologi: Alessandro De Santis e Franco Gherlizza.Dal Friuli Venezia Giulia ci sarà anche Elisabetta Miniussi della Società di Studi Carsici “A.F. Lindner” di Ronchi dei Legionari (Gorizia).Dal mese di dicembre 2013, Franco Gherlizza è stato nominato Socio onora-rio e Membro onorario dell'Associazione Geonaturalistica GAIA (Montesilvano - Pescara) che è la Società organizzatrice dei Campi Scuola di Speleologia in Abruzzo.

Caramanico Terme, Pescara (Abruzzo). Due immagini del 7° Campo Scuola di Speleologia, nella palestra di roccia. (Franco Gherlizza)

Venerdì 4 luglio, ore 21.30presso l'Auditorium della Provincia di Treviso,

via Cal di Breda 116 Treviso

Nell'ambito della manifestazione RetEventi della Provincia di Treviso,il Gruppo Grotte Treviso e La Venta, presentano:

"Dalle grotte alle stelle: il Progetto CAVES"

Astronauti di diverse agenzie spaziali (ESA, NASA, JAXA, Ruscosmos, CSA)si impegnano nel corso di addestramento in una grotta in Sardegna.

L'esplorazione speleologica si rivela come un avvincente “analogo” delle missioninello spazio e la spedizione si trasforma in una simulazione di addestramento per creare protocolli per gli astronauti che in un futuro andranno alla ricerca di nuove forme di vita

in altri pianeti.

Ospiti: - Paolo Nespoli (primo astronauta italiano a soggiornare nello spazio per una missione di

lunga durata).- Loredana Bessone (lavora per l'Agenzia Spaziale Europea dedicandosi all’addestramento

di astronauti in condizioni estreme e alla creazione di analoghi spaziali).- Francesco Sauro (socio del Gruppo Speleologico Padovano e dell’associazione La Venta

e membro del CNSAS).

Vi aspettiamo!

Per raggiungere l'auditorium, dal parcheggio, passato il cancello,proseguite per il viale pedonale seguendo le indicazioni per l'auditorium.Qui trovate tutte le indicazioni per raggiungere la sede della Provincia

http://www.provincia.treviso.it/Engine/RAServePG.php/P/498610010305/T/Parco-dello-Storga

Tutte le info su http://www.gruppogrottetreviso.com/

Page 8: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee�

CINEmA DEI FAbbRI - mARTEDI 1 LUGLIO ORE 18.15 - 21.30 - mERCOLEDI 2 LUGLIO ORE 18.15 - 21.30INGRESSO UNICO 4€

Page 9: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee �

Page 10: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee�0

Città di San Daniele del Friuli

Comune di Ragogna

Provincia di Pordenone

Provincia di Udine Provincie di Udin

Provincia di Gorizia Provincie di Gurize Pokrajina Gorica

Comune di Resia Rośajanskë Kumün

col contributo ed il Patrocinio di: col Patrocinio di:

in partnership con: SentieriNatura - Associazione Culturale F. "Zenobi" Gruppo Archeo-naturalistico Reunia - Lega Nazionale di Trieste Pro Loco Fogliano Redipuglia - Pro Loco Ragogna - Club UNESCO Udine Associazione Mazziniana Italiana Sezione Friulana "L. Bolis" - Gaspari Editore Associazione Nazionale Amici della Scuola di Artiglieria - Saisera Edizioni Idea 45 Società Cooperativa Sociale - Aviani&Aviani Editore; Associazione Culturale Clio; Associazione Toscani in Friuli Venezia Giulia.

SABATO 05 LUGLIO 2014 - ORE 18:00

MUSEO DELLA GRANDE GUERRA DI RAGOGNA (via Roma, n.23)

le SS.VV. sono invitate alla presentazione del nuovo libro di Marco Pascoli:

LA BATTAGLIA DIMENTICATA DELLA VAL RESIA

PROGRAMMA:

Saluto del Sindaco di Ragogna ALMA CONCIL

Introduzione del Sindaco di Resia SERGIO CHINESE

Intervento e proiezione immagini a cura dell'autore MARCO PASCOLI

Dibattito e momento conviviale

PROGRAMMA INTERVENTI

GRUPPO STORICO FRIULI COLLINARE MUSEO DELLA GRANDE GUERRA

RAGOGNA

Comune di Forgaria nel Friuli

Comune di Pinzano al Tagliamento

info: tel. 0432 954078 - cel. 348 0134637 - [email protected] www.grandeguerra-ragogna.it - www.graffitidiguerra.it;

grafica: dr. Marco Pascoli; grazie a: dr. Francesco Ciani

Page 11: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee ��

ESCURSIONE STORICA SUI LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA (1915 - 1918) IN VAL RESIA

Domenica 6 luglio 2014

MONTE POSÀR

27 - 28 ottobre 1917, Battaglia della Val Resia, offensiva austro-tedesca "di Caporetto". Presso Monte Posàr, le truppe imperiali della "Edelweiss" sfiorarono la vittoria strategica e l'accerchiamento dell'intero "Settore Fella" italiano. Non ce la fecero. Sul campo di battaglia, ne rileggiamo il perché. PARTENZA: ore 9:00 a.m Ponte sul Torrente Raccolana - Raccolana, Comune di Chiusaforte (UD) Coordinate GPS: 46°24'14"N - 13°19'01"E - Il punto di partenza di trova lungo la strada che da Chiusaforte sale a Sella Nevea, appena oltrepassato il primo ponte sul Torrente Raccolana, alla partenza del sentiero CAI n.632. Parcheggio qualche centinaio di metri prima (nel paese di Raccolana) e circa 300 metri dopo il ponte. ITINERARIO: Ponte sul Raccolana - sentiero CAI n.632 - sentiero CAI n.638 - Stavoli di Sella Sagata - Postazioni contraeree italiane - Campo di battaglia Stavoli Scia - Campo di battaglia Monte Posàr - sentiero CAI n.631 - rientro al punto di partenza - visita al graffito del 9° Bersaglieri presso Raccolana. DIFFICOLTÀ: escursione alpina priva di difficoltà, necessita un certo allenamento; dislivello totale: 700 m. circa; necessari abbigliamento e calzature da trekking; portare seco il pranzo al sacco e adeguato quantitativo di acqua potabile. TEMPO DI PERCORRENZA: ore 7:00 circa, soste tematiche e pranzo al sacco inclusi. ACCOMPAGNATORE STORICO: dr. Marco Pascoli (esperto siti Grande Guerra ex L.R. FVG 11/2013). INGRESSO LIBERO A SELLA SAGATA, POSSIBILITÁ DI CONSUMAZIONE RANCIO E BEVANDE PRESSO IL CHIOSCO ALLESTITO NELL'AMBITO DELLA FESTA DEL GRUPPO ALPINI VAL RESIA. IN CASO DI PREVISTO MALTEMPO, L'ESCURSIONE SARÀ RIMANDATA AD ALTRA DATA

INFO: cel. 347 3059719 - mail. [email protected] SI DECLINA OGNI RESPONSABILITÀ PER EVENTUALI SINISTRI OCCORSI DURANTE LA GITA

COMUNE DI RESIA ROŚAJANSKË KUMÜN

ECOMUSEO VAL RESIA

GRUPPO STORICO FRIULI COLLINARE MUSEO GRANDE GUERRA RAGOGNA

GRANDE GUERRA FVG

Page 12: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee�2

Page 13: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee ��

Page 14: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee�4

Page 15: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee ��

Timavo, mito della speleologia triestina tra filosofia di vita e ricerca: paradigmi da sciogliere

di Rino Semeraro

Ho pensato – in tutta onestà – che, ogni tanto, un articolo così non possa far male. E lo spunto è sorto dalla lettura

dell’ultimo numero di “Progressione” che, a beneficio di molti, appena recentemente è stato messo in rete. Come la rivista ci ha abituati: una lunga serie di articoli e tutti interessanti, una miniera di notizie, e anche di visioni di quella che è, oggi, la speleologia. Sgombero subito il campo da quelle che potrebbero essere false interpretazioni del mio pensiero: “Progressione” – almeno per me – è la più bella rivista speleologica, di club, italiana, stando una spanna sopra le altre; e ciò non è stato raggiunto in cinque minuti bensì attraverso il costante impegno – anche, non dimentichiamolo, economico – di, ormai, diverse “generazioni” di speleologi della Commissione Grotte succedutesi nella dirigenza e nell’editoria, consapevoli che i risultati del lavoro prodotto una domenica dopo l’altra, una spedizione dopo l’altra, dovessero poi trovare spazio su una rivista dedicata e proprietaria (con un occhio all’esterno). Il quadro descritto, non può che essere ascritto (oltre a considerare quel concetto di “tradizione” che non si può sempre pedantemente sminuire da febbricitanti sindromi di modernità a tutti i costi, senza per questo lasciarsi andare a discorsi emozionali) a un lavoro di consolidamento del gruppo nei decenni, operando innanzitutto nel comparto economico oltre che ovviamente nella speleologia sul campo, in maniera efficace, come pure nella dedizione a settori affatto marginali, come per esempio archivi e biblioteche, che sono pietre angolari per consentire a un gruppo di progredire, potenziarsi, mantenere (e si sa quanto difficile sia!) un determinato standard (e qui non si parla neanche di standard minimo). Nello specifico, poi, va da sé che tutto ciò non sia facile; parliamo perciò di una rivista che è patrimonio in primo luogo dell’editore, e questo debba andarne fiero, poi della speleologia triestina tutta che, pur composita e variegata forse in troppi gruppi, quando riesce a esprimersi con intelligenza e coerenza non può che difendere le cose buone che sono prodotte al proprio interno.

Oggi, nella speleologia – triestina, restringendo il campo – si palesano contraddizioni piuttosto vivaci, derivate dai più disparati punti di vista, dal singolo al gruppuscolo, sugli obiettivi della nostra disciplina, che, nel dibattito interno, sono (o meglio, diverrebbero, giacché così si tentano di sdoganare i possibili lati negativi) ricchezza intellettuale, democrazia e sua glorificazione. Un tempo, quando nei gruppi grotte il linguaggio era meno forbito, si diceva che con queste parole ci si “lavava la bocca”; io penso che oggi, un certo tipo di educazione (non appiattita su retaggi pedestri) sia un valore aggiunto e sopraggiunto, ma che talvolta sfoci più che in educazione nel perbenismo. Contraddizioni o “concetti”? Bisogna vedere. Senza, poi, scomodare la democrazia (esercizio che comporta sacrifici e non chiacchiere) c’è anche da valutare se, più semplicemente, una parte di queste contraddizioni possa essere definita confusione.

Mi chiedo, a questo punto, se c’è qualche speleologo che pensa che l’attività possa essere, fattualmente, svincolata totalmente (o quasi) da qualsivoglia tipo di organizzazione, anche gerarchica (parola che, se non compresa nella sua razionalità, a qualcuno mette immotivatamente i brividi), perseguendo così il massimo individualismo, credendo cioè che un gruppo grotte possa essere un’entità che pone a disposizione materiali e benefici, senza richiedere un minimo di coerenza verso programmi e progetti coordinati. Forse, nel Paese di Bengodi che fu spacciato a quel credulone di Calandrino (dove si legavano le vigne con le salsicce) ciò sarebbe possibile, ma siamo nella pura fantasia, neanche utopia. Mentre, con i finanziamenti sempre più risicati a favore della speleologia e i problemi economici contingenti, divenuti sofferenza per la nostra società civile e che penalizzano in particolare i giovani (come giustamente c’è chi ha evidenziato negli articoli), un gruppo grotte può solo trovare nella pianificazione e nella razionale distribuzione delle energie e delle risorse la chiave per ottenere risultati. Del resto, spedizioni, campagne, approccio alle ricerche, editoria, etc., costa. Come, in qualche modo, costa mettere insieme le persone che possono dare un contributo sostanziale (in termini esplorativi e scientifici) a un progetto mirato che abbia una certa ambizione. Cose che non si trovano sempre dietro l’angolo. Significa forse che gli speleologi dovrebbero, similmente a quanto succedeva ai tempi in cui io ho cominciato andare in grotta, essere “impiegati” esclusivamente in attività programmate dagli ingessati “direttivi” di una volta? Affatto. Oggi, fortunatamente le cose sono cambiate: è la società civile stessa (e con essa la speleologia) a essersi evoluta attraverso modelli maggiormente estesi di liberalismo. Sempre fortunatamente, nei nostri gruppi grotte, oggi, si può ampiamente scegliere cosa fare, e attivarsi per realizzarlo. Farlo bene, poi, dipende parecchio da noi. L’esigenza di dover supportare e sostenere progetti più ambiziosi che andar la domenica in grotta a farsi un po’ di corda, comporta una pianificazione, cioè un’oculata distribuzione di risorse ed energie. In questo senso, come si legge negli articoli, le recenti spedizioni a Sciacca (è un esempio come tanti!) dimostrano l’efficienza di un’oculata programmazione. Anche nelle nostre microcomunità, dunque, necessita ci sia chi debba poter decidere per gli altri (esercizio che può apparire fastidioso), quando questo serve o è richiesto nell’interesse della speleologia, cioè far pendere la bilancia da una parte invece che dall’altra, destinare risorse e allocarle di qua invece che di là. Un’alternativa è, di nuovo, la confusione.

La “speleologia di miniera”, com’è stata scherzosamente definita negli articoli, comporta anch’essa un’organizzazione ed è indispensabile per affrontare uno dei maggiori problemi scientifici (l’esplorativo è implicito) del Carso: il Timavo ipogeo, dove sta, dove passa, com’è fatto, e così via. Un tipo di speleologia non denigrabile, perché, dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la rilevante contrazione del raggio d’azione degli speleologi italiani sull’areale del Carso, si può dire che la stragrande maggioranza delle grotte importanti (limitiamoci alle dimensioni, senza approfondire, poiché ci sono grotte minuscole che contengono “tesori” scientifici) sia stata scoperta, cioè entrata nella coscienza e sapere dell’uomo, proprio grazie agli scavi. È incontrovertibile. Apro una parentesi, dopo il secondo

Page 16: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee�6

conflitto e sino alla fine degli anni Cinquanta, il Carso (triestino, italiano) non contava grotte chilometriche su cui poter indagare più estesamente di quanto fino a quel momento si era fatto. Soltanto grazie alle squadre scavi (ne feci parte anch’io) si giunse a ciò, aprendo le danze con la Fessura del Vento nel 1964 (cui partecipai, ma dove fortunatamente si scavò poco), per passare poi alle altre grandi scoperte, come la Lindner, la Savi, la Martina, la Skilan, mettiamoci l’Impossibile (ma qui ci pensò l’impresa di costruzioni con il tunnel), e la Lazzaro Jerko (apoteosi della “speleologia da miniera”!) dove il Timavo fu raggiunto. Del resto, per restare sul Timavo, gli speleologi sloveni, dalla Grotta di Kanjaduce all’Abisso della Stršinkna dolina, come son giunti sul Timavo, se non eseguendo scavi colossali? Tutte, poi, le importanti scoperte sul Carso fatte dagli sloveni sono venute con gli scavi, eccezion fatta per quella grandissima del Timavo all’Abisso dei Serpenti con i chilometri di gallerie in zona epifreatica. Qui ci pensò, nei primi anni Settanta (scorso secolo, ormai così si dice) un volonteroso ma sfortunato “San Giusto” che trovò il passaggio (libero), lo comunicò ai colleghi e vicini dell’allora repubblica socialista, e si trovò esautorato a percorrerlo senza neanche supporre perché (poi lo apprese sulle pagine del Primorski Dnevnik)… diciamo che erano altri tempi. Oggi, sul Carso si scava, e tale pratica è ben vitale (non ho detto “arzilla”, poiché molto spesso non è una questione di età dei partecipanti), anzi, sul piatto ci sono cose importanti e allettanti da affrontare, quindi per il futuro ci sarà pane per i denti. L’interesse, poi, non sembra affievolirsi. Da quel che vedo (giacché il tipo di speleologia che io seguo è diversa), in attualità ci sono due grossi interrogativi – per la “questione Timavo”, s’intende – l’esito degli scavi alla 87 VG in zona Fernetti, pane per gli amici della Commissione Grotte e quello alla Luftlöch in zona di Trebiciano, pane invece per gli amici dell’Adriatica dove opera una squadra più giovane. Ambedue le grotte, porterebbero al Timavo. Confesso – non me ne vogliano gli amici della Commissione – in questa “gara” (anche se dalla mia ottica gara non è) io tifo per la Luftlöch, giacché mi piacerebbe veder premiato l’impegno di Marco Restaino. Che ho in gran simpatia. Poche volte ho visto un entusiasmo così sincero, non solo per il “suo” buco a ridosso dell’ex discarica di Trebiciano (adesso, ho letto, ci sarebbe da affrontare un sifoncino pensile) ma per la speleologia intera, così come generalmente viene vista dalla stragrande maggioranza degli speleologi triestini. Me lo ricordo Marchetto, così giovane, quando (ormai parecchi anni fa) passava nei miei laboratori di geochimica, portando la sua “voglia di speleologia”, così intensa e pura che, guardandolo, rivedevo me da ragazzo. Non me ne vogliano, ripeto, gli amici della Commissione, ma vedo la Luftlöch a un palmo (magari sarà più difficile del previsto) dal successo… e vorrei annusarlo presto, mentre sull’87 VG c’è tanta fatica da mettere in conto e l’incertezza sembra maggiore. A questi ultimi non posso che fare gli auguri, sperando sinceramente che trovino sempre qualche entusiasta che li affianchi e che ripetano l’exploit della Lazzaro Jerko (se lo meritano!).

Dal mio punto di vista, accalorarsi se le cosiddette risorse umane debbano, o no, andare di qua invece che di là, scavare sul Carso o andare sul Canin, e così via, è un esercizio inutile, tanto, chi sceglie è maggiorenne, libero di farlo, e sicuramente ci ragiona sopra, mentre non credo ci siano, sulla questione, dipendenze psicologiche o coercizioni di sorta perché, solo pensarlo, fa ridere. La speleologia è come un vestito, specie oggi, si può indossarla prêt-à-porter, casual o da cerimonia, importa solo indossarla bene. Personalmente, è un problema che non mi sono mai posto. Perché, nella mia vita, ho avuto la fortuna, e i mezzi, sia per scavare sia per fare gli abissi di montagna, ma soprattutto di studiare il carsismo ipogeo, a lungo e a fondo, dalla geomorfologia alla geochimica e dall’idrogeologia alla mineralogia (poiché questo è stato il motivo trainante della mia speleologia), che mi ha appagato. Beninteso, ognuno segue la specializzazione che vuole, e, un bravo esploratore che si dedica agli aspetti tecnici con perizia è sicuramente meglio che uno speleologo che fa ricerca in modo approssimativo. E viceversa. Non è però questo il punto, è che queste cose, scontate, debbano essere oggetto di polemica accesa.

Visto dall’esterno, sembra quasi si voglia fare, sulla rivista, e a tutti i costi, un’ostensione di democrazia. Ostensione che però, “al resto del mondo” – usando spiritosamente un termine calcistico – importa nulla, tanto più che di dibattiti interni si tratta (qualcuno potrà dire: “di che t’impicci?”, ma è pubblico e lo faccio in modo costruttivo). Questioni, da quel che si apprende, sorti da frasi, forse senza pensare buttate là, e magari senza voler ostacolare nessuno. Non credo ad atteggiamenti che, in qualche modo, abbiano – inizialmente – voluto offendere qualcuno, certo è che nell’evoluzione della querelle con le parole si è andati un po’ troppo in avanti. E siccome trattasi di parole scritte, che tutti possono leggere, probabilmente ci sarebbe bisogno di un’autocritica (privata, non pubblica perché al lettore esterno interessa nulla), non solo da parte degli estensori ma soprattutto da coloro i quali hanno l’onere gestionale della rivista, poiché da un canto, gli articolisti, nelle esternazioni non dovrebbero trascendere nell’offensivo o ritenuto tale, da un’altro, coloro che si sono assunti le responsabilità editoriali ed etiche consequenziali, sappiano che all’occorrenza si deve dire anche di no, e no significa non pubblicare. Stando ciò nell’ordine naturale delle cose. Non si tratta di aver paura che qualcuno gridi “ si è censurato!”, che altri strillino “qui si attenta al pluralismo e alla libertà!”. Perché si tratta semplicemente di buon senso e assunzione di responsabilità e dei ruoli. Si è fatto notare negli articoli, molto correttamente, che mai, sotto una passata direzione della rivista, mai, pur pubblicando anche scritti densi d’idiozie, questa è sfociata in insulti o diffamazioni. Meglio sarebbe stato – credo – che questa strada non fosse stata abbandonata. D’altronde, chi l’ha scritto, ha asserito una sacrosanta verità, giacché in passato un tanto è successo, ormai un passato piuttosto lontano, e ciò non ha fatto onore né a chi è stato estensore di articoli offensivi e tanto meno a chi la rivista, da responsabile, dirigeva. Comunque, acqua passata. Buon senso e responsabilità – dunque – che dovrebbero sempre prevalere, poiché è certamente più facile dire, “ognuno si esprima come vuole, il dibattito e aperto, poi saranno gli altri a giudicare…”, e così via, pilateggiando; mentre più difficile è, se serve, pur a malincuore dire di no perché così facendo qualcuno bisogna scontentare. Io, lettore, non ho apprezzato i giri di parole sui nani, gli aliti vinosi, gli indottrinamenti e il vissuto, cioè una sequenza dall’acrimonia al cinismo che mi ha rattristato (come vecchio speleologo triestino). E non solo me, tant’è vero che ho ricevuto, nel tempo, parecchie telefonate e mail, e non solo da Trieste, che mi chiedevano un

Page 17: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee ��

parere. Cosa, poi, piuttosto strana giacchè io, nella speleologia, conto come il due di picche e sono fuori, totalmente, dalla bagarre. Non sta a me, a ogni modo, esprimere pareri, specie su fatti che ho appreso solo come lettore, per cui, nei limiti dell’educazione di chi si è trovato a dover rispondere (qualcosa bisogna pur dire), sostanzialmente la mia fronte ha fatto solo qualche piega.

Insomma, ruota tutto, e ancora una volta, sul misterioso Timavo: mito della speleologia triestina, tra filosofia di vita e, passando per l’esplorazione, ricerca scientifica. Sì, perché per molti di noi, la scoperta di un nuovo pezzo di Timavo ipogeo è come un “-1000” sul Canin. Anzi, di più. Beh, so che è opinabile, ma ognuno – concediamolo – ha il proprio metro, però non vedo nella fattispecie come questo, sul Timavo, sia molto differente da quello campione conservato a Parigi. Solo chi ha nel sangue “il Timavo”, può capire l’entusiasmo che esso suscita, la sofferenza della sua ricerca, anche attraverso lo scavo, che può prolungarsi per anni, che diventa una filosofia di vita, una sfida, una méta, che può trasformarsi in una nemesi quando il Timavo ipogeo rimane imprigionato tra strettoie e frane insuperabili, insensibile agli sforzi profusi. Succede, è da mettere in conto. Un Timavo ipogeo che, per i più, nell’ambiente speleologico è però – attenzione! – svincolato dalla ricerca scientifica vera e propria. Il Timavo, sempre per i più, è solo trovarlo, toccarlo, lambirne le acque con gli stivali, ed essere già pronti, nello spirito, ad accettare che inevitabilmente da una parte ci sarà un sifone di entrata e da un’altra uno di uscita, e ogni metro di percorso libero aumenta la vittoria. Certo – comunque sia – una grandissima soddisfazione. Speriamo, in quest’ottica, che alla Luftlöch, che sembra la più vicina al nuovo obiettivo, questa soddisfazione sia concessa. Speriamo pure che, sempre nella Luftlöch, una volta trovato il Timavo (sarà una caverna o una galleria?), si faccia poi qualche cosina in più di quanto, come ricerca e nel dopo-scoperta, è stato fatto alla Lazzaro. Sforzi del genere (da parte degli esploratori) meritano destini più alti. Inevitabilmente, bisogna mettere in conto che allo scavatore (pur sostenuto da alte motivazioni speleologiche), una volta raggiunto l’agognato obiettivo (grande per la speleologia) per lui diventa capitolo chiuso. Vero è anche che, oggi, pochi fanno ricerca sulla materia, e i più preferiscono affidarsi ad analisi di campioni e dati ricavati da strumenti che infangarsi e far fatica fisica sottostando al sacrificio che gli studi prolungati in grotta costano. Prevale, poi, nello speleologo che scava, il contrappeso “io ho fatto il mio, gli altri diano il loro”, che, a rigor di logica, non è condannabile (vista poi l’importanza incontrovertibile del risultato raggiunto). Sul piano dell’interesse comune, però, è una logica un po’ traballante, poiché in ogni organizzazione sociale, da un gruppo a un’istituzione, ci sono responsabili e dirigenti che possono suggerire, raccomandare, indicare, sostenere, favorire, promuovere, decidere, pianificare, d’incrementare la conoscenza, specie quando si tratta di scoperte di alto valore naturalistico e scientifico come – per carsismo ipogeo – proprio quelle dei casi in oggetto.

Si parla, sulla rivista, di Timavo in più occasioni: uno dei fili conduttori della nostra speleologia. Si parla di scavi, di possibili agognate scoperte tra stanchezza ed entusiasmo giovanile, tra strettoie e ostruzioni che ti erodono gli anni, e allo stesso tempo di speranze che nel buio, laggiù, illuminano più della luce porti sul casco. Si parla di bellissime sintesi sul Timavo, quella sui traccianti artificiali e naturali nell’idrogeologia del Carso, di un mio vecchio amico (fatica letteraria e scientifica che io, distrattamente questa volta, non ho recensito e me ne rammarico), si parla della rielaborazione degli studi sull’idrodinamica del Carso, con la consapevolezza che dopo tanti anni e con ampi dati un lavoro di riorganizzazione dei numeri e miglioramento dell’interpretazione sarebbe stato utile. Timavo, dunque, ovunque si guardi, sempre il nostro antico e misterioso Timavo.

Scendendo un po’ di più nello specifico, sul Timavo, e parallelamente sull’idrogeologia del bacino del Timavo, ci sono diverse sintesi, più o meno recenti, tra quelle di autori che hanno puntato più sui soli aspetti scientifici (vedi BALLARIN et al., 2000/a, 2000/b; CUCCHI et al., 2000; CUCCHI & ZINI, 2002) e quelle di chi ha puntato invece sull’esposizione estesa della materia trovando un felice connubio tra dato scientifico e storico (vedi GALLI, 1999, 2000/a, 2000/b, 2012/a, 2012/b). L’argomento, per lo meno agli specialisti e cultori, è noto, per cui mi terrò ben lontano da ripercorrerlo. Voglio solo riportare ciò che feci chiaramente intendere in un mio recente articolo sul Timeus (vedi SEMERARO, 2012/a), a proposito di uno dei problemi di base: “…Resta da dire che, se sull’idrogeologia del bacino del Timavo si sono susseguite, in un secolo, ricerche sempre più moderne che hanno effettivamente chiarito molti interrogativi, tanto che oggi disponiamo di un ponderoso corredo di dati idrologici e chimico-fisici e di conoscenze piuttosto avanzate, altrettanto non si può dire per il Timavo sotterraneo sensu strictu. Sul Timavo ipogeo – rimarchiamolo un’ultima volta – non molto di più si conosce dal tempo degli esperimenti del Timeus. Pochissimo si sa del suo percorso: sei punti noti, mentre Timeus e Boegan ne conoscevano due (Trebiciano e ai Serpenti dove era supposto). Pochissimo si sa della conformazione delle gallerie (anche se si tende a immaginarle simili a quelle della Kačna jama/Abisso dei Serpenti, areate o sommerse, esplorate dai sub); nulla, nel modo più assoluto, nelle zone più nord-occidentali del Carso, dove dovrebbero cominciare a svilupparsi nei calcari molto carsificabili; nulla, sempre nel modo più assoluto, su dove corrano e come si presentano in quell’area nord-occidentale dove si presume siano completamente annegate (e come reagisce il Timavo in quell’area… fiume come corrente nell’acqua di fondo o distinta canalizzazione?)…”. È, dunque, “un mondo” intero tuttora da scoprire e capire, e per far ciò non è sottovalutabile la visione dello speleologo puro, tanto più, da quanto vedo, che la stragrande maggioranza delle indagini recenti sono sì importanti, ma a senso unico. Nell’idrogeologia carsica – del Carso, intendo – forse per pigrizia nello studiare e confrontarsi con le più recenti ricerche sulla materia nel mondo (dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Svizzera agli emergenti paesi dell’ex, ormai, Est-europeo, e così via), spesso si procede preferendo rimanere ancorati, senza originalità, su concetti che oltre ai certamente giusti e consolidati ma riduttivi stilemi dei “dreni dominanti” e dei “dreni secondari”, assunti quasi a dogmi, non vanno, scordando che dai tempi di MANGIN (1974), BAKALOWICZ (1979) e BÖGLI (1980), iniziatori di questi concetti, son passati trentacinque anni (…passano in fretta), pur essendo stati – questi

Page 18: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee��

signori – dei veri “mostri sacri” nell’idrogeologia carsica. La grande sfida, oggi (da un po’ tempo, direi, nell’ambiente internazionale avanzato degli studi carsici), è concepire un sistema integrato di conoscenze per giungere alla saldatura tra la circolazione delle acque e la speleogenesi, giacché questo, l’origine e lo sviluppo dell’acquifero carsico, è il nocciolo della questione, e se si va in tale direzione, concettualmente, si migliora la comprensione stessa del sistema idrogeologico. Sfida affascinante, specie sul Carso, dove un Timavo ipogeo è pronto, sempre là, con la sua esistenza, la sua allogenicità, a scombinare le carte. Son concetti che, personalmente, ho cercato di introdurre nella mente dello speleologo, essendo stati il comune denominatore di una serie di miei articoli di divulgazione scientifica e d’opinione che, partendo idealmente dalla “Hydrographie des Karstes” del Lehmann degli anni Trenta (trattato da cui nasce, a mio avviso, pur nella terminologia dell’epoca, il vero concetto di acquifero carsico), arrivano a “cosa” sono gli acquiferi carsici, come “vederli” e modernamente interpretarli (SEMERARO, 2012/b, 2013/a, 2013/b, 2014/a, 2014/b). Se ne sarà accorto qualcuno? Spero, anzi, penso di sì, perché gli speleologi della nostra regione, dai riscontri personali che ho avuto (giacché mi scrivono), sono più interessati di quanto si voglia far apparire. Ed è proprio l’analisi su cosa hanno fatto gli altri studiosi in ambito internazionale, in carsi anche molto lontani da noi, che, contribuendo efficacemente alla formazione scientifica e valicando il “domestico”, può far scaturire nuove idee, filoni di ricerca innovativi, su come approcciare la conoscenza del Timavo. In questo senso, direi, che la ricerca idrogeologica schiude all’interpretazione del carsismo ipogeo (poi, ci vogliono menti aperte e che non abbiano paura di pubblicare anche le cosiddette “ipotesi”, un esempio per tutti: Walter Maucci insegna). Procedere cioè verso la scoperta “intellettuale” (qui non si parla della scoperta della grotta nuova), poiché non solo la ricerca va, ovviamente, a giustificare e spiegare a posteriori ciò che è stato scoperto (come si legge negli articoli), ma, inversamente, ciò che è stato scoperto diventa epistemologico quando l’analisi precognitiva aveva prodotto l’ipotesi quale strumento scientifico. Per converso, ipotesi fatte male, come quella sull’Impossibile che d’“impossibile” ha assolutamente nulla, con un complesso ipogeo di circa un chilometro già noto posto a 500 metri di distanza, nelle medesime condizioni geologico-strutturali e a quote compatibili – fortunatamente studiato, a suo tempo, proprio nell’ambito della Commissione Grotte (SEMERARO, 1994) –, non insegnano invece niente. La scoperta di qualche altro pezzo del Timavo ipogeo, o comunque di cavità che raggiungano la piezometrica (pur nelle difficoltà esplorative dell’epifreatico del Carso nella zona italiana, e perciò limitanti), non è per nulla banale, giacché – come dissi – ben poco si conosce della rete idrica, Timavo annesso, e conseguentemente qualsiasi dato suppletivo è prezioso proprio per comprendere il “sistema” oltre che più a fondo il comportamento dell’acquifero. La stessa eterogeneità del reticolo, evidenziata nei frequenti elementi discreti riscontrati nelle serie fisico-chimiche e idrodinamiche acquisite, essendo indici della disomogeneità negli ambiti del “réseau de fentes” e del “réseau de conduits” (stimati quantitativamente in modo approssimativo attraverso i tentativi con le curve di esaurimento, o di recessione), all’interno di volumi geologicamente creduti omogenei, può essere interpretata in modo più attendibile proprio con la visione diretta di com’è, effettivamente, strutturata tale rete profonda (e qui contano gli esempi, i casi che si conoscono). Solo la scoperta esplorativa – va da se – può venire incontro al problema. In parallelo, c’è da considerare lo sviluppo della concezione stessa del sistema che – come dicevo in precedenza – spesso viaggia assieme alla formulazione d’ipotesi (se lo studioso non ha la tremarella di esporsi) e al ragionamento sulla mutabilità di chiavi interpretative rintracciabili nei lavori altrui che possono essere illuminanti; oggi poi, Internet e la diffusa informazione aiutano in modo straordinario. Tale verità non è mutata dai primordi della speleologia moderna. Un esempio classico: durante la famosa escursione di studio sulle Alpi Dinariche organizzata da Albrecht Penck nel 1899 (DAVIS, 1901), non è forse vero che l’incontro tra il giovane studente Alfred Grund e il maturo professore americano William Morrison Davis aprì a visioni sull’idrologia carsica e la speleogenesi che oggi possiamo definire storiche? La teoria geomorfologica dei due cicli, di Davis, non influenzò forse le nuove concezioni non solo di Grund pure di Jovan Cvijić sull’evoluzione del carsismo, mentre, allo stesso tempo, le idee del Grund sull’“acqua di fondo” nei carsi (e tutti avevano letto Edouard Alfred Martel che negava l’esistenza di una falda idrica nei calcari) non influenzarono invece Davis che trent’anni più tardi espose la sua teoria speleogenetica sul carsismo freatico?

Ben vengano – dunque – iniziative per consentire di accedere a nuovi punti del Timavo ipogeo. Consci, però, che tali risultati sono raggiungibili solo attraverso “squadre-scavi”, e molto motivate. Ripeto, iniziative come gli scavi nell’87 VG da parte della Commissione Grotte, nella Luftlöch da parte dell’Adriatica, o tentativi alla Volpe (quando i risentimenti tra le fazioni si placheranno... fra i gruppi triestini è storia vecchia!), oppure quella di coordinarsi per un fine comune nella ricerca sul Timavo ipogeo (finalmente transfrontaliera, anche se ci sono già begli esempi recenti come al Davorjevo), come ultimamente si legge, tra Jamarsko društvo Sežana, Jamarsko društvo Gregor Žiberna Divača, Jamarski odsek Slovenskega planinskega društva Trst e Società Adriatica di Speleologia Trieste, mediante la collaborazione mirata alle grotte soffianti collegate con le acque profonde del Carso, siano benvenute.

Speriamo – giacché siamo nel campo delle belle speranze – che nostri “minatori” approdino a nuovi risultati, con vecchi e giovani assieme, anche se a questi ultimi suggerisco (fin che hanno l’età giusta, cogliendo un richiamo non del tutto peregrino negli articoli) di non tralasciare le esperienze nei carsismi alpini, negli abissi profondi (non è un “cerchiobottismo”, è sensato). A parte la bellezza e l’estetica dell’esplorazione che lasciano il segno, lo speleologo entra “pesantemente” nel mondo delle gigantesche zone vadose e degli epifreatici estesamente esplorabili; un mondo, visto dal vivo, che è assai utile conoscere (non dico indispensabile, ma quasi) per chiunque, me lo auguro, voglia – magari dopo un paio di anni di grotta a ruota libera – approfondire la speleologia, e perché no, proprio nel carsismo e l’idrogeologia carsica. Sicuramente con queste esperienze avrà – lo dico perché è acclarato – una marcia in più di quelli che di grotte ne hanno viste pochine e giocoforza hanno masticato cose degli altri. Così, in questa direzione, ci sarà materiale per valorizzare le nostre riviste speleologiche. E in particolare penso, forzandomi di rimanere in ambito

Page 19: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee ��

locale, più che a “Progressione” alla bellissima “Atti e Memorie”. Poiché se la prima, pur svettando, come indirizzo, è allineata con alcune decine (…non ho mai fatto il conto, non vorrei “dare i numeri”) di riviste italiane consorelle (ogni buon gruppo grotte, che si rispetti, pubblica la propria rivista esplorativo-divulgativa), la seconda, sempre tra i gruppi e così com’è impostata, è sola, com’era Fausto Coppi nelle tappe di montagna, nel panorama speleologico italiano. Eh sì, perché non si può fare il confronto con “Le Grotte d’Italia”, che è una rivista scientifica accademica e neanche con “International Journal of Speleology”, editore italiano, con la stessa matrice. Qui parliamo di una rivista scientifica di club, che, grazie al cielo, la Commissione Grotte riesce a mantenere, differenziandosi ed elevandosi rispetto tutti gli altri gruppi speleologici italiani. Parliamo, inoltre, di oltre mezzo secolo di presenza continua nell’editoria con una cinquantina di numeri. Certamente, andrebbe un po’ sostenuta, per farla stare al passo in questo mondo sempre più specializzato e irreggimentato che la sta penalizzando. Perché? Un ricercatore che vuol far carriera, quando deve pubblicare cerca la rivista o gli atti congressuali che gli diano crediti. E, nello specifico, non ci si può riferire che al “Frascati Manual: Proposed Standard Practice for Surveys on Research and Experimental Development”, più semplicemente detto “Manuale di Frascati”, da cui discendono, in sostanziale coerenza con i presupposti enunciati, i quattro criteri che devono essere simultaneamente soddisfatti affinché una pubblicazione possa definirsi “accademica” individuati dall’Accademia Norvegese di Scienze e Lettere (“Norske Videnskaps-Academy”). Che sono: a) i risultati presentati hanno caratteri di originalità; b) i risultati sono presentati in una forma atta alla verifica e/o al riuso in attività di ricerca; c) la lingua utilizzata e la distribuzione sono tali da rendere la pubblicazione accessibile alla maggior parte dei ricercatori potenzialmente interessati; d) la sede editoriale (rivista, collana, monografia, sito web) assicura sistematicamente l’esistenza di una peer review esterna. Prassi, fatta propria dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università, della Ricerca (italiano), nel documento “Criteri identificanti il carattere scientifico delle pubblicazioni e degli altri prodotti della ricerca”, per cui una pubblicazione è scientifica se soddisfa tutti i seguenti requisiti: a) essere un’esposizione argomentata e sistematica dei risultati originali o delle rielaborazioni originali di un lavoro di ricerca; b) essere dotata di riferimenti a fonti bibliografiche e/o documentali; c) riportare i risultati in una forma atta alla verifica e/o al riutilizzo in altre attività di ricerca; d) essere stata sottoposta a una procedura formalizzata ex ante e resa pubblica di revisione. Inoltre, una pubblicazione scientifica deve avere anche una congrua diffusione che la renda idonea a essere sottoposta al vaglio della comunità scientifica. A tal fine deve inoltre: e) essere presente nelle biblioteche universitarie italiane e/o nelle principali biblioteche universitarie internazionali, oppure essere pubblicamente accessibile per mezzo d’infrastrutture elettroniche digitali; f) essere scritta in una lingua veicolare per la comunità scientifica di riferimento che la renda fruibile per la maggior parte dei ricercatori potenzialmente interessati. Tali sono le situazioni cosiddette “contingenti”, ma, collocando la questione in una prospettiva temporale più ampia (con’è stato fatto da parecchi specialisti), si può immaginare che nel medio periodo l’evoluzione delle modalità di comunicazione, anche scientifica, associata allo sviluppo di Internet e dell’editoria elettronica, soprattutto nelle moderne forme di interazione collettiva (social network e simili), porterà a meccanismi valutativi, al momento ancora in embrione (per quanto?) nel campo della ricerca ma già efficaci. È l’idea del “controllo aperto” lanciata da “Nature” (una delle due maggiori e più diffuse riviste scientifiche nel mondo), consistente nell’“esporre” i manoscritti per un certo periodo su Internet, con la possibilità di essere commentati da tutti i lettori interessati, prima che il comitato editoriale decida di “pubblicarli” (probabilmente solo in forma elettronica), anche sulla base dei giudizi che sono stati espressi. Nonché, raffinamenti di quella forma di controllo ex post che è data dalle citazioni, se si supererà l’attuale meccanismo centralizzato (fondato quasi esclusivamente su basi di dati proprietarie) in favore di un’analisi a tutto campo mediante motori di ricerca, che permetterebbe facilmente di estendere questo tipo di valutazione, soprattutto se le forme di pubblicazione, come prevedibile, andranno generalizzandosi, auspicabilmente con modalità open access. Insomma, tutto ciò per dire, semplificando, che innanzitutto alle nostre riviste speleologiche – parliamo di quelle scientifiche – richiedono comitati scientifici, oltre che editoriali, nutriti e variegati formati da esperti qualificati o riconosciuti tali, ed elencati, con veri referee per i lavori, per cui la proprietà si svincola dalla responsabilità di decidere “cosa” pubblicare. Se non si fa questo, iniziale, miglioramento, ben pochi passi in avanti si potranno fare. Ricordo a tal proposito che, “nel mio piccolo” – come si dice, quando fondai “Ipogea” (che non pubblica più) la primissima cosa di cui mi preoccupai fu di formare un comitato scientifico, partecipato da quasi tutti i maggiori studiosi della materia della nostra regione, che, in piena autonomia, avrebbe deciso (e così fu) sui lavori che venivano presentati senza condizionamenti di sorta. Se l’attività editoriale fosse proseguita, la mia idea era di formare un comitato scientifico con esperti in campo nazionale e internazionale affinché i lavori pubblicati avessero un migliore riconoscimento. Purtroppo, io fallii, giacché, obiettivamente il gruppo editore, il “San Giusto”, pur avendo con entusiasmo appoggiato e avviato l’iniziativa, nella difficile situazione in cui versano le associazioni speleologiche, sostenerla e consolidarla comportava oneri troppo gravosi e poi una continuità nella redazione che malauguratamente non c’è stata. “Atti e Memorie”, gran parte dei requisiti citati già possiede, avendo tutte le carte per fare balzi in avanti, pur considerando che il contenimento (anche se molte volte è stato intelligentemente sforato) ai lavori prodotti nell’entourage della Commissione è un fardello pesante da sostenere; d’altronde, questo è il limite oggettivo di qualsiasi rivista che non abbia un progetto editoriale totalmente aperto a papers posti in offerta, o “di mercato”. Sono, ovviamente, scelte ponderate nel loro pro e contro, chissà quante volte valutate. Personalmente, negli ultimi anni delle mie ricerche ho pubblicato quasi esclusivamente su riviste internazionali e congressi a livello internazionale e quasi sempre in lingua inglese, proprio perché ero conscio delle realtà esposte. Fiducioso, avendo così fatto, che le mie ultime ricerche sul carsismo e l’idrogeologia del Musi, sui tracciamenti nelle sue grotte, sulla mineralogia dei depositi di cavità del Canin, sulla chimica delle acque di percolazione del Carso e sul tracciamento della zona vadosa dell’Abisso di Trebiciano e della Val Rosandra, abbiano

Page 20: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee20

contribuito, almeno, a far ricordare a un pubblico più vasto che la speleologia triestina ha sempre delle cose da dire (fortunatamente, poi, non ci sono solo io, anzi). Ricerche – mai dimenticare! – che non si sarebbero potute realizzare se alcuni gruppi speleologici triestini non avessero dato la loro disinteressata e preziosa collaborazione (certo su mio pungolo, ma è anche vero che hanno responsabilmente accettato in modo virtuoso). Purtroppo, bisogna realisticamente rendersi conto che una parte delle pubblicazioni speleologiche è frustrata dal non rientrare, o di accedervi con difficoltà, nelle cosiddette librerie scientifiche – aspetto sviscerato già da WALCOTT (1990) proprio per le Geoscienze e sempre attuale – tanto che, per questa che potremmo chiamare una “insana distorsione del sistema”, una massa di dati importanti e preziosi conosce un ingiusto oblio. Si potrà obiettare che il valore di un lavoro scientifico è quello intrinseco, indipendentemente su quale rivista esca: verissimo, anzi giustissimo (se vivessimo in una società “giusta”), ma i conti con quella “distorsione”, che in certi ambienti tende a star occultata, bisogna pur farli, specie quando qualcuno “pro domo sua” la esibisce e rivela l’agnizione, è a poco serve sapere che solitamente trattasi di bravissimi carrieristi ma scientificamente mezze tacche, giacché quelli scientificamente bravi per davvero non hanno bisogno di nascondersi dietro un dito e si comportano diversamente. E così, la riflessione è volata pure sull’editoria, ma c’è qualcosa di meno importante, a parte il “fare e non il dire” (come si legge negli articoli, ma siamo a citazioni alla Monsieur de La Palice), di diffondere ai target di riferimento nel modo più consono i risultati di quanto si è esplorato e si è studiato? Paradigmi da sciogliere! S’intreccia, nel nostro andare nella speleologia, un discorso che dal Timavo, passando per l’esplorazione e in essa quella “di miniera”, trova nella ricerca il suo ultimo fine. Sino a giungere alla questione della diffusione della conoscenza che, se da una parte è giusto che l’associazione vada a valorizzare quanto è riuscita realizzare attraverso la propria rivista, da un’altra deve necessariamente collocarsi – limitiamoci qui ai risultati scientifici – all’interno di un quadro editoriale che garantisca crediti e accessibilità, se possibile, internazionali.

Rimanendo con i piedi per terra, si tratta di sfide per il futuro che la speleologia – in particolare quella triestina che volente o nolente deve confrontarsi con una tradizione – in qualche modo deve porre nei propri questionari. Non esistono ricette precise (almeno nella mia ormai lunga esperienza nella speleologia non le ho trovate). Non aiuta la litigiosità che, come onde di ritorno, periodicamente sconquassa la speleologia triestina, vedi la faziosità emersa – come si è appreso – durante l’ultima assemblea della federazione regionale. No, non aiuta, specie nei momenti difficili o di transizione, perché se alcuni dei nostri gruppi cittadini sono fortunatamente vivi e vegeti e fanno una buona attività, altri invece, sempre nello stesso ambito locale, appaiono incamminarsi lungo il viale del tramonto. Non saprei neanche dire se ciò sia un bene o un male, poiché se da una parte così si coagulano più facilmente forze attive, che tendono a restringersi, da un’altra si perdono patrimoni con oltre sessant’anni di storia. Resta un’attuale dicotomia. Lungo una via, troviamo la Commissione Grotte che può, effettivamente, a lungo termine rimanere portatrice dei maggiori interessi e consolidarsi come trainante per il futuro (e non saranno d’impedimento certo quattro polemiche banali), assumendo, più che una posizione, un ruolo di riconosciuto riferimento (che ha già, ma in un’ottica a più lunga focale potrebbe essere diverso, e gli auguro sia), soprattutto propositivo. Lungo un’altra via, alcuni gruppi triestini “secondi” (per raggrupparli tout court escludendo la citata Commissione Grotte li chiamerò, appunto, “secondi”) dopo una pluridecennale attività, nella difficoltà della fase socio-economica che stiamo vivendo (che si prevede molto lunga) e di contrazione della speleologia, potrebbero trovarsi di fronte a ostacoli che li costringerebbe a subire (o avviare) una selezione, specie in una città, come Trieste, dove il “sistema speleologia” è stato pensato e adattato un secolo fa e forse, almeno per alcuni aspetti, potrebbe aver fatto il suo tempo. Per realizzare una speleologia moderna, con progetti di una certa ambizione (quel che conta!), indipendentemente dal numero di uscite che vengono fatte e dai corsi e dalle manifestazioni che sempre più frequentemente si tengono (per essere presenti nella società civile e attrarre futuri militanti), occorrono mezzi e risorse (materiali come intellettuali) che non si trovano – come già ricordai – dietro l’angolo. Se i secondi (parliamo dei gruppi) riusciranno, come mi auguro, consolidarsi e superare le difficoltà oggettive, la speleologia di casa nostra perverrebbe a una stabilizzazione (non scontata a priori), per così dire “storica”, che forse dai più è sottovalutata (dai giovani, poi, minimizzata) mentre per alcuni (soprattutto per chi vive la speleologia triestina fuori dal coro e la ama nella sua interezza) è fonte di apprensione. Del resto, sempre i secondi, quelli assestatisi – cioè che hanno resistito al tempo, pur con periodici alti e bassi – mettono oggi in campo, per fare un esempio solo nel settore delle strutture stabili, un insieme di realtà, da quelle museali e scientifiche in esercizio, come lo Speleovivarium e la Kleine Berlin, all’aula didattica sul Quaternario della Grotta Nera e l’impianto dell’Abisso di Trebiciano, che sono assai rilevanti. Discorso a parte, sull’altro fronte, per la Grotta Gigante gestita dalla Commissione Grotte che è un impianto turistico, nello specifico, d’interesse nazionale (lasciando stare tempi più remoti, è dal dopoguerra che si sono impegnati ininterrottamente con abnegazione, per cui raccogliere i frutti non può dar adito – come talvolta ho percepito nell’ambiente speleologico triestino – a invidia mentre sarebbe da riconoscere il valore di quell’impegno). Non paliamo poi delle spedizioni, in giro per il mondo, che le fanno un po’ tutti. Si trova perciò, a Trieste, un’expo veramente importante per la speleologia, malgrado essa sia a due marce e affetta talvolta da discrasia. Mi son chiesto, molte volte, con tali potenziali – che si può chiedere di più? – perché non si possa far volare la speleologia triestina più alta; ma la risposta non occorre darla, si sa; mi son chiesto, spesso, come mai i gruppi “secondi” non cerchino una forma di fusione, che so, inizialmente consortile, per superare le sfide del tempo, ma la risposta anche in questo caso, si sa. E poi, chi li mette d’accordo? Meglio invece cinque-sei presidenti, altrettanti vicepresidenti, una trentina, se basta, di consiglieri, e chi più ne ha ne metta, per un’attività che non è poi praticata da molti e che avrebbe viceversa un grande bisogno, in taluni settori sensibili, proprio dell’unione delle risorse umane e materiali, come di quelle finanziarie, immobiliari, intellettuali e progettuali, e delle poche specializzazioni che oggi sono sparse. Tutto ciò a beneficio di chi? Della speleologia, e di chi altro mai! Tornando a noi, il rischio maggiore secondo me non è tanto quello che, in futuro,

Page 21: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee 2�

Edouard Alfred Martel al Gaping Gill (incisione), prima di tutto esploratore e poi scienziato. Sarà nel suo Nouveau traité des eaux souterraines del 1921, poderoso summa delle ricerche di un’intera vita (MARTEL, 1921), dove esporrà, con veemenza, le sue idee contrarie ad Alfred Grund (difeso dal gruppo detto della Scuola di Vienna) che pretendeva, ingenuamente all’epoca, esclusivamente l’esistenza di una Karstwasser poiché «…le calcaire se comporte comme une brèche très grossière, ou un conglomérat à blocs de diamètre gigantesque… », opponendo la sua idea sulla «absence de nappes d’eau dans les calcaires». Per far ciò citerà, anche, un « mediatore » come il Boegan e dedicherà un lungo paragrafo alle acque del nostro Carso e sul Timavo. Molte delle idee del Martel sono state ripescate, anche se – ovviamente – la Grundwasser (specializzazione della Karstwasser), modernamente totalmente rivista, è oggi una delle componenti dell’acquifero carsico.

ci sia un minore afflusso di “nuove leve” nei gruppi (la speleologia, a parte quella del periodo “gitaiolo” di molti decenni or sono, non ha mai avuto i numeri di altre attività del tempo libero); anche se ormai è appurato che crescono gli iniziati avanti negli anni e diminuiscono quelli più giovani (fenomeno che, a lungo termine, potrebbe rivelarsi critico). Cresce poi il rischio che vedrebbe i gruppi rinunciare, progressivamente, ad attività come la ricerca. Negli articoli si pone l’accento sul fatto come, una volta, un po’ tutti gli speleologi triestini leggessero le riviste che regolarmente arrivavano in sede e masticassero di scienza (vero, e non certo disprezzabile). Cambio di “abitudini” che, per il gruppo grotte, costituisce un rischio concreto, giacché contraendosi sul solo interesse esplorativo ritenuto sempre di più ritagliato per la sua struttura e i suoi compiti, sostanzialmente esso si autolimiterebbe. Precisando che finalizzare alla ricerca, oggi (rispetto un tempo) significa più che altro un forte e convinto sostegno alla medesima (sappiamo tutti che servono istituzioni, laboratori, specialisti, finanziamenti, etc.). Abdicare, sarebbe comunque un’involuzione. Anche in questo caso bisogna però restare con i piedi per terra. Banale dire che i gruppi grotte non sono istituti di ricerca, perciò sorvoliamo. Non banale però precisare che, nella speleologia, una grandissima massa di dati scientifici, da quelli intesi come “geografia del sottosuolo” a quelli più avanzati derivati da determinazioni fisiche etc., è acquisita da speleologi non professionisti. Termine (assolutamente improprio, anzi un po’ spurio) che uso semplicemente per distinguere speleologi che per professione non sono ricercatori, o con un’occupazione lavorativa scientifica, in altre parole speleologi rientranti nella sfera cosiddetta amatoriale. Sempre banale, poi, dire che alcuni di questi possiedono, comunque, grandissime competenze scientifiche, giacché la storia della speleologia e la realtà lo dimostrano. Non è però questo il punto. Quanto ammettere che la stragrande maggioranza degli speleologi, iscritti ai gruppi, va in grotta senza finalità scientifiche, ma che la stessa (lasciamo stare la prefissazione) maggioranza è però tecnicamente e culturalmente formata per procedere all’acquisizione di ottimi dati di base, soprattutto nella “geografia del sottosuolo”, dai rilevamenti topografici alle osservazioni morfologiche, etc., i quali poi, spessissimo, sono suscettibili di elaborazione (o rielaborazione) da parte di coloro i quali (ricercatori, etc.) dello studio specifico delle grotte si occupano. È la natura stessa della speleologia (non dissimile però dai casi dell’entomologia, micologia, ornitologia,

delle informazioni su comete e asteroidi, etc.), com’è stato posto in evidenza da molti studiosi che hanno affrontato seriamente la questione. Si tratta di dati talora, a parole, disprezzati in sede accademica che però, nello stesso ambito (parliamo esattamente di speleologia), sono invece pesantemente utilizzati, come lo dimostrano impersonali inchieste sull’argomento (FLOREA et al., 2007; CHAVEZ, 2010) fatte proprio da ricercatori nel campo delle Scienze della Terra. Sul rapporto tra esplorazione e scienza, nella speleologia, i numeri parlano chiaro. Non possiedo dati statistici sulla situazione locale o quella italiana, però, vista la realtà della globalizzazione, ne ho sugli speleologi degli Stati Uniti, la cui speleologia credo di conoscere sufficientemente. I sondaggi tra i membri della National Speleological Society (NSS) illuminano sui ruoli (cit. FLOREA & VACHER, 2011). Durante la Convention del 1979 un questionario ha indicato come solo il 2,8% degli intervistati abbia iniziato a fare speleologia per fini scientifici. Un quarto di secolo dopo, un altro questionario predisposto dalla NSS ha indicato come il 14,9% dei membri ha dichiarato di essere ricercatori professionisti, e sempre nel 2005 un’inchiesta sull’occupazione degli associati ha rivelato che il 13% è di tipo scientifico con il 6% nelle Scienze della Terra o nel management in grotta. Ripeto, non ho un dato locale, ma penso che da noi, a Trieste, queste percentuali possano addirittura essere inferiori, da cui deriverebbe l’interesse preminentemente tecnico-esplorativo espresso dai nostri gruppi grotte, come del resto è (ma è scoprire l’acqua calda). Nonostante tutto, è incredibile come i nostri gruppi grotte (anche per una tradizione che, seppur affievolitasi, non muore) riescano esprimere ricerca scientifica (e di buon livello), proprio perché – come ho già detto – ciò rientra nella natura stessa della speleologia. Se così è – ed è così pur nelle difficoltà oggettive dell’attuale fase – una tale propensione va valorizzata, entrando nei compiti e le responsabilità di coloro i quali sono chiamati a dirigere i gruppi.

Ovunque si guardi, in Europa o in America, si è visto che le più belle ricerche sul carsismo profondo sono state fatte da gente che negli abissi ci è andata davvero e ha toccato con mano le grandi erosioni dei pozzi in cascata e le pareti incavate delle gallerie basali, dove le acque scorrono perennemente (perdonatemi, mi sono lasciato andare un po’ alla poesia). Impossibile – e ciò è incontestabile – non essere prima buoni esploratori e poi dedicarsi alla scienza se si vuole andare verso una certa speleologia di punta. Sì, di punta. Altrimenti raggiungere vertici simili a quelli di speleologi come Richard Maire, per citarne uno moderno, e pubblicare ricerche tra le più straordinarie e approfondite come le sue “Le haute montagne calcaires” (MAIRE, 1990), sui grandi carsismi ipogei di mezzo mondo, o per restare orgogliosamente a Trieste, oltre trent’anni prima uno come Walter Maucci con studi che sono andati dall’“ipotesi dell’erosione inversa” al Gouffre Berger

Page 22: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee22

allora record del mondo (MAUCCI, 1952, 1958), no – ripeto – non è proprio possibile. È l’immagine ideale ancor più lontana nel tempo, che vorrei lasciare dopo tanto scrivere, di Edouard Alfred Martel nella sua prima discesa del Gaping Gill, famoso inghiottitoio nell’Yorkshire, del 1895. L’uomo, in quella perfetta fusione tra esplorazione e scienza che gli aveva fornito una prospettiva più ampia tra i suoi contemporanei, consapevole di aver determinato con la propria opera il vero diffondersi della speleologia nei paesi al di fuori del centro dell’Europa, ispirando la gente a verificare i problemi delle grotte nelle loro terre. Come scrisse Trevor Shaw “…non ci può esser dubbio sui legami tra Martel e la speleologia degli altri paesi, delle sue 26 campagne annuali 19 si sono svolte in paesi fuori dalla Francia…” (SHAW, 1992). Immagine che dopo 120 anni ancora ci ispira, in quel concetto di speleologia che oggi chiamiamo globale – partendo dall’esplorazione e portando alla ricerca per giungere alla diffusione della conoscenza – e che, forse non bene come avrei voluto, ho inteso, o quantomeno tentato, di trasmettere in queste righe.

Note bibliografiche

BAKALOWICZ M., 1979. Contribution de la géochimie des eaux à la connaissance de l’aquifère karstique et de la karstification .

Doctorat ès Sciences naturelles, Thesis, P. et M. Curie Paris-6, Paris, 269 pp. BALLARIN L., D’AMELIO L., KROKOS A., SERRA F. & SEMERARO R., 2000/a. Trieste Karst aquifer: review of hydrogeology and

geochemistry. COST Action 621 “Groundwater management of coastal karstic aquifers”, 7th Management Committee Meeting, Karst Research Institute, Postojna 23-25 March 2000, Guide-Booklet for the excursion, 20 pp.

BALLARIN L., D’AMELIO L., FORTI FU., GENTILLI V., PISELLI S., RAPONI A., SEMERARO R. & VANON R., 2000/b. The karstic aquifer in the region of the “Carso”: review of hydrogeology and geochemistry. Ipogea, 3, 13-32.

BÖGLI A., 1980. Karst hydrology and physical speleology. New York, Springer-Verlag, 284 pp. CHAVEZ T.C., 2010. Grey literature in karst research: the evolution of the Karst Information Portal (KIP). In Grey Literature in

Library and Information Studies, edited by Dominic J. Farace and Joachim Schöpfel, 181-198, Berlin and New York. CUCCHI F., FORTI P., MARINETTI E. & ZINI L., 2000. Recent developments in knowledge of the hydrogeology of the Classical Karst.

Acta carsologica, 29/1, 55-78. CUCCHI F., & ZINI L., 2002. Underground Timavo river monitoring (Classical Karst). Acta carsologica, 31/1, 6, 75-84. DAVIS W.M., 1901. An Excursion in Bosnia, Hercegovina and Dalmatia. Geological Soc. of America Bull., 3, 21-50. FLOREA L.J., FRATESI S.E. & CHAVEZ T., 2007. The reflection of karst in the online mirror: a survey within scientific databases,

1960–2005. Journal of Cave and Karst Studies 69, 229–236. FLOREA L.J. & VACHER H.L., 2011. Communication and “Forestructures” at the geological intersection of caves and subsurface

water flow: hermeneutics and parochialism. Earth Science History, 30, 1, 85-105. GALLI M., 1999. Timavo. Esplorazioni e studi. Suppl. n. 23 di Atti e Mem. Comm. Grotte “E. Boegan”, 195 pp. GALLI M., 2000/a. La ricerca del Timavo sotterraneo. Ed. Museo Civico di Storia Naturale, Trieste 2000, 175 pagine. GALLI M., 2000/b. Il Timavo, una sintesi idrogeologica, “In Alto”, s.e. IV, vol. LXXXII, A. CXVIII-2000: 55-90. GALLI M., 2012/a. L’idrologia sotterranea del Carso. Alpi Giulie, 106/2, 143 pp. GALLI M., 2012/b. I traccianti nelle ricerche sul Timavo. EUT Edizioni Università di Trieste, 253 pp. MAIRE R., 1990. Le haute montagne calcaire. Karst. Cavités. Remplissages Quaternaire. Paléoclimats. Karstologia, Mémoires 3-

1990: 731 pp. MANGIN A., 1974. Contribution à l’étude hydrodynamique des aquifères karstiques. Annales de Spéléologie, 29 (3): 283–332; 29 (4):

495–601; 30 (1):21–124. MARTEL E.-A., 1921. Nouveau traité des eaux souterraines. Librairie Octave Doin, Gaston Doin Èditeur, Paris, 838 pp. MAUCCI W., 1952. L’ipotesi dell'erosione inversa come contributo allo studio della speleogenesi . Boll. Società Adriatica

Scienze Naturali, 46: 1-60. MAUCCI W., 1958. Il Gouffre Berger, presso Grenoble, record del mondo (relazione sulla spedizione internazionale 1956) .

Atti 8° Congr. Naz. Spel., Como 1956, Rassegna Speleologica Italiana, mem. 4a, to. 1: 78-84. SEMERARO R., 1994. Il carsismo sotterraneo rinvenuto nella cava Italcementi sopra Chiusa sul Carso Triestino sud-orientale: analisi

geomorfologica e ipotesi evolutiva. Ipogea, 1: 133-184. SEMERARO R., 2012/a. Guido Timeus, pioniere triestino delle indagini con traccianti, nei cent’anni dagli eventi della prova sulla

continuità tra la Reka e il Timavo inferiore, fra il passato e il presente pensiero sul Timavo sotterraneo nel problema nell’idrogeologia del Carso. “Studi e Ricerche” Soc. Studi Carsici A.F. Lindner, n. un. 2011, v. 7, pp. 73-87, Ronchi dei Legionari (GO).

SEMERARO R., 2012/b. Otto Lehmann e la “Hydrographie des Karstes”: mezzo secolo di dibattito fra tesi e dogmi sulla speleogenesi degli acquiferi carsici. “Cronache ipogee”, rivista online, giugno 2012, n. 6: 9-16.

SEMERARO R., 2013/a. Carsismo nella visione planetaria, per meglio concepire la speleologia nella dimensione locale. “Cronache ipogee”, rivista online, luglio 2013, n. 7: 14-17.

SEMERARO R., 2013/b. Acquiferi carsici: la lunga strada verso la conoscenza. “Cronache ipogee”, rivista online, agosto 2013, n. 8: 18-22.

SEMERARO R., 2014/a. Inghiottitoi. “Cronache ipogee”, rivista online, gennaio 2014, n. 1: 15-18. SEMERARO R., 2014/b. I freatisti carsici americani nel periodo tra le due guerre mondiali, anticipatori nello sviluppo concettuale di

acquifero carsico. “Cronache ipogee”, rivista online, marzo 2014, n. 3: 17-20. SHAW T.R., 1992. History of Cave Science: The Exploration and Study of Limestone Caves, to 1900. The Sydney Speleological

Society, Sydney, 338 pp. WALCOTT R., 1990. Guidebook problems from the librarian’s point of view, Frontiers in Geoscience Information. Proceedings of the

Twenty-Fourth Meeting of the Geoscience Information Society, edited by B. Mary and M. B. Ansari, 185-192. Virginia USA, Alexandria.

Page 23: SPELEOLOGIA, NON SOLO AVVENTURA Diversamente abili in ... · Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo…. Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte

cronache ipogee 2�

La talpaNocciola

LA TALPA NOCCIOLA (di Susanna Martinuzzi) 12 pagine plastificate con disegni e filastrocche, per far cono-scere le grotte ai bambini delle scuole materne e delle prime elementari.Info: 348 5164550 - [email protected].

info point...

Chi desidera pubblicare la pro-pria notizia o articolo sul pros-simo numero delle "Cronache Ipogee" è pregato di spedire lo scritto a: [email protected] notizie dovranno pervenire alla redazione entro la fine del mese in file formato word, le foto in formato .jpeg (risoluzione 300 dpi) indicando, possibilmente, l'autore della foto.Chi desidera vedere tutti i nu-meri precedenti può consultarli, o scaricarli, direttamente dal nostro sito:Cronacheipogee.jimdo.com.Buona lettura e, grazie.

La Redazione

un abisso di occasioni...?Sito internet: www.cronacheipogee.jimdo.com Indirizzo di posta elettronica: [email protected]

vendo...cerco...CERCO "SPELEOCOLLEZIONISTI" DI FRANCObOLLI SULLE GROTTE E SUI PIPISTRELLI.

Per scambio materiale e informazioni:Gianpaolo Fornasiere-mail: [email protected]. 335 6058868.

CERCO CARTOLINE POSTALIO ANNULLI FILATELICIDELLE GROTTE TURISTIChEDEL CARSO CLASSICO(ITALIA E SLOVENIA).

Per eventuali scambi e informazioni:Maurizio Radaciche-mail: [email protected]. 339 2539712.

CERCO AmICI SPELEOCOLLEZIONI-STI PER SCAmbI / ACqUISTI / VEN-DITE DI TUTTO qUANTO TRATTA L'ARGOmENTO "GROTTA" (STAm-PE, CARTOLINE, FRANCObOLLI, mONETE, DISTINTIVI.....ECC.).Isabella Abbona - tel. 040 306770 - [email protected].

VENDO 1 RIVISTA DEL CAIANNO 1940, 280 PAGINE.

All'interno un articolo storico dal titolo "Vestigia storiche in Val Rosandra".Paolo: 347 3181900 (Talpe del Carso)

MITSUBISHI Pajero Passo lungo 7 posti - anno 2003.Motore TD 3200c.c DiD 140 hp.Cambio manuale 5 marce controllo elettronico della trazione.Selettore trazione super select.Passaggio dal 2x al 4x4 fino a 100 km/h.Opzioni: 2x, 4x4, 4x4 con differenziale centrale bloccato 4x4 ridotte e diffe-renziale centrale bloccato.Clima bizona 7 sedili.Ha fatto pochissimo fuoristrada.Ha alcuni difetti di carrozzeria.Paolo [email protected]

funziona così...

Questa rubrica vi viene offerta in forma gratuita e la durata dell'esposizione dei messaggi pervenuti sarà garantita per tre mesi.Passato questo lasso di tempo, se non viene rinnovata la richie-sta, il messaggio verrà rimosso.Chiediamo la cortesia di segna-lare alla redazione le eventuali contrattazioni, andate a buon fine in tempi inferiori a quelli tri-mestrali, evitandoci così di pro-muovere quegli articoli che sono già stati evasi dalle parti.Grazie.

La Redazione

Muli de grota

Franco Gherlizza

mULI DE GROTA (Franco Gherlizza)248 pagine con storie di grotta e di montagna dal 1951 al 1984 (20,00 €).Info: 348 5164550 - [email protected].