Speciale Pasqua 2013

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Perdiodico di Informazione del Comune di Caltanissetta

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Il Consiglio comunale

Presidente: Calogero ZUMMO (Partito Democratico) Popolo della LibertàGianluca NICOSIA, Rino BELLAVIA, Sergio AVERNA, Michele ALÙ, Oscar AIELLO (capogruppo), Ilario FALZONEPopolari per l’Italia di domaniCalogero RINALDI, Giuseppe TERRITO, Giorgio MIDDIONE (capogruppo)Democrazia CristianaDavide CAMPISI (capogruppo)Diversi InsiemeGianluca BRUZZANITI (capogruppo)

Movimento per l’AutonomiaCalogero ADORNETTO (capogruppo)Udc - Partito della NazioneRiccardo RIZZA, Ugo LO VALVO (capogruppo), Felice DIERNAPartito Democratico Angelo SCALIA (capogruppo), Sergio SPECIALE, Leyla MONTAGNINO, Silvano LICARIGruppo mistoAdriana RICOTTA, Sergio IACONA, Vito MARGHERITA, Alfredo FIACCABRINO (Italia dei Valori), Ritalba MAZZÈ (Il Megafono) Michelangelo LOVETERE, Lorenzo TRICOLI, Giuseppe CIGNA, Massimiliano TURCO, Antonio FAVATA (capogruppo)

Il SindacoMichele Campisi

La Giunta comunaleCarlo GIARRATANOGaetano ANGILELLASalvatore CALAFATOGiuseppe FIRRONEAndrea MILAZZOLaura ZURLI

CALTANISSETTA COMUNEPeriodico del Comune di CaltanissettaAnno XVII n. 59 - Marzo 2013

DirettoreMichele CampisiSindaco di Caltanissetta

Direttore responsabileLino [email protected]

Autorizzazione Tribunale di Caltanissetta n. 156 del 16/12/1996

StampaTipolitografia Paruzzo, Caltanissetta

ImpaginazioneMaria Dell’Utri

Som

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speciale Settimana

Santa2013

Gli amministratori di Palazzo del Carmine

www.settimanasantacaltanissetta.it

2 Michele Campisi - sindaco: «Patrimonio di tradizioni da custodire e tramandare» 3 Laura Zurli - assessore: «Settimana Santa, testimonianza viva del passaggio di Cristo sulla terra» 4 Sac. Andrea Muscarella: «Gesù salvatore dell’uomo, modello da seguire nella quotidianità» 6 Domenica delle Palme Il Cristo benedicente in processione tra i nisseni 9 Lunedì Santo Le sacre rappresentazioni, ricostruzione fedele della passione di Cristo 11 Il Comitato di Coordinamento della Settimana Santa 12 Mercoledì Santo La Real Maestranza “scorta” il Santissimo Sacramento 14 «Real Maestranza icona della città» 15 Roberto Di Dio, Capitano della Real Maestranza 2013 16 Le “Varicedde”: piccoli gruppi ma di grande richiamo 18 Giovedì Santo Le “Vare”: custodi del mistero della passione e della morte di Gesù 25 Venerdì Santo La devozione dei nisseni per il Signore della Città 28 Domenica di Pasqua La Real Maestranza rende omaggio al Vescovo Russotto 28 Settimana Santa 2013: un nuovo spirito e tante novità! 30 Caltanissetta, una città ricca di storia, tradizioni e cultura 31 L’associazione Agin impegnata a custodire l’identità nissena

Hanno collaborato:Progetto QR Cultura, Associazione “Agin”

Foto:Giuseppe Arena, Walter Lo Cascio, Lillo Miccichè, Giovanni Sciandra, Caltanissetta Story

SettimanaSanta

speciale

59PERIODICO DEL COMUNE DI CALTANISSETTA - ANNO XVII - N. 2

Comune di Caltanissetta

ProvinCia regionale

di Caltanissetta

regione siCilia

unione euroPea

assessorato regionale

turismo sPort e sPettaColo

Pro loCo di Caltanissetta

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Caltanissetta Comune

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«Patrimonio di tradizionida custodire e tramandare»Anche se il momento econo-

mico che il nostro Paese sta attraversando non è dei migliori - ancora privo di una linea-gui-da che sappia indicare la strada dell’agognato rilancio e con gli Enti locali (e tra questi il nostro Comune) che devono amministra-re le città facendo leva, sempre di più, sulle proprie risorse finanzia-rie - noi nisseni abbiamo un punto di riferimento che ci può permet-tere di trascorrere serenamente la Pasqua e ricavare dal sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo gli in-segnamenti che ci danno la forza di continuare a sperare in un futu-ro migliore. Per noi, infatti, la Set-timana Santa è un segno di spe-ranza perché ci dà la possibilità di riflettere su ciò che hanno fatto i nostri antenati, per lo più lavora-tori dello zolfo e della terra: tanti sacrifici per riuscire a realizzare i meravigliosi Gruppi Sacri che oggi sono l’orgoglio di Caltanis-setta. Quei loro sacrifici hanno re-galato alle generazioni future – a noi oggi – un patrimonio che tutti ci invidiano e che noi abbiamo il dovere di custodire.Conosciamo tutti i riti della no-stra Settimana Santa, eppure ogni anno siamo coinvolti in questa “festa” che ha profondi signifi-

cati religiosi ma che ci consente di riscoprire valori morali im-portanti, legati al presente. Dopo avere ricordato che quest’anno per la prima volta, l’Ultima Cena sarà rappresentata in una location inedita, ovvero il parco archeolo-gico “Palmintelli” (segno concre-to che la nostra attenzione non è concentrata soltanto sul centro storico), ed avere sottolineato la

suggestione delle processioni che ben conosciamo (del Gesù Naza-reno, della Real Maestranza, delle “Varicedde”, delle “Vare”, del Si-gnore della città) mi piace sottoli-neare il significato della consegna delle chiavi della città al Capitano della Real Maestranza. È lui, da mercoledì alla domenica di Pa-squa, che assume simbolicamente il “comando” della città. Sarò or-goglioso di affidare questo compi-to ad un artigiano che il lavoro lo cerca e lo svolge nella sua città, che fatica ogni giorno per sostene-re la propria famiglia, che investe su sé stesso: un esempio che tutti, soprattutto i giovani, dovrebbero seguire per contribuire al rilancio di Caltanissetta.Anche se, come detto, viviamo momenti difficili, l’Amministra-zione comunale non ha voluto mancare al suo dovere di orga-nizzare la Settimana Santa, sob-barcandosi quasi l’intero costo dell’evento. Ai nisseni, la Setti-mana Santa non deve mancare. Ma invito tutti a fare tesoro de-gli insegnamenti che la Passione di Cristo ci dà sino alla sua Re-surrezione: la vita che sconfigge la morte. Per tutti noi, ciò deve significare che la speranza ha sempre il sopravvento sul pes-simismo. Dobbiamo insomma stringere i denti e superare questo momento di crisi, senza lamentar-ci ma provando ad essere sempre propositivi e a guardare al futuro con fiducia. Nella fase di organizzazione del-la Settimana Santa di quest’anno ho avuto modo di incontrare molti giovani che si sono dichiarati di-sponibili a dare il loro contributo senza nulla chiedere in cambio. Mi riferisco ai giovani del “Progetto QR Cultura” e dell’associazione “Agin” che hanno collaborato anche alla realizzazione di questo “Speciale”: ragazzi fantastici che si impegneranno anche duran-te la Settimana Santa, gestendo un Infopoint, ovvero un punto di informazione per tutti coloro che volessero acquisire informazione sui riti che vanno dalla Domeni-ca delle Palme alla Domenica di

Pasqua. Tutto questo a costo zero per il Comune, da parte di chi cre-de nella rinascita di Caltanissetta e si adopera affinché ciò accada prima possibile. Prendiamo esem-pio da loro e affidiamoci ai valori dell’onestà e della correttezza per sconfiggere gli eventi negativi che ci stanno affliggendo ormai da troppo tempo. Nei giorni delle varie processioni, mi auguro di vedere molti nonni che spiegano a loro nipotini il si-gnificato di ciò che vedranno. Ciò consentirà ancora e sempre di tra-mandare le antiche tradizioni alle generazioni future. Ogni uomo è come una biblioteca, è custode dei tanti insegnamenti ricevuti, ed ha quindi il dovere di trasmettere il proprio sapere ai propri eredi. Soltanto così le tradizioni posso-no affondare le loro radici sempre di più e resistere nel tempo. Concludo, rivolgendo un caloroso augurio di serena Pasqua a tutti i miei concittadini. Con il loro so-stegno, voglio continuare a lotta-re affinché il rilancio della nostra città sia rapido, reale e proficuo. E spero altresì che l’eco della Set-timana Santa nissena arrivi anche al nuovo Pontefice, sperando che Papa Francesco possa magari in-curiosirsi al punto di decidere di venirci a trovare, come fece nel 1993 Papa Giovanni Paolo II. Saremmo davvero felici di acco-glierlo e ricevere da lui la santa Benedizione.

Michele Campisisindaco di Caltanissetta

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La mia esperienza di neo-asses-sore negli atti di Giunta ed

amministrativi che sono stati di preludio ai festeggiamenti della Settimana Santa, mi hanno vista spettatrice e protagonista, insieme al sindaco Campisi, alla dirigente del settore Cultura Angela Polizzi e allo staff delle responsabili organizzative Patrizia Falzone e Giuditta Costanzo, nonché di tutti i dipendenti (Andrea Vitalizio, Matilde Castronovo, Mario Mag-giordomo, Daniela Villa, Vera Tuzzolino, Vittoria Scavuzzo), all’interno di un fervido lavoro preparatorio al fine di realizzare la Settimana Santa.La Giunta ha piena consapevolez-za che la “Settimana Santa” è forse il momento più importante della tradizione devozionale per la città e per i cittadini di Calta-nissetta, oltre ad essere un impor-tante appuntamento di richiamo turistico anche oltr’Alpe.Il sindaco si è impegnato perso-nalmente per la realizzazione del variegato calendario delle cele-brazioni pasquali nel rispetto del-la ritualità e della successione di eventi. A tal proposito, nella con-ferenza dei servizi che si è tenuta con tutte le componenti coinvolte nella complessa manifestazione pasquale, sono stati presi accordi e reciproci impegni per la sua organizzazione e i relativi costi. Come lo scorso anno, il Comune curerà i seguenti aspetti, assu-mendosene anche i relativi costi:• allestimento e addobbo floreale

dei gruppi sacri, compreso la Vara del “Gesù Nazareno” nonché il simulacro del “Signore della Città” ;

• illuminazione dei gruppi sacri;• giochi pirotecnici;• costi relativi all’allestimento

floreale e di illuminazione;• bande musicali del Giovedì

Santo (compreso il Sinedrio), Gesù Nazareno; Real Mae-stranza; Venerdì Santo per il Signore della Città;

• rapporti e adempimenti Siae; • costi relativi alla sicurezza (Cri,

servizio d’ordine Protezione Civile, Pantere Verdi, Protezio-ne Civile; Agin - Servizio d’or-dine gratuito);

• compartecipazione ai costi del-le sacre rappresentazioni che verranno messe in scena, dall’Associazione A.Te.Pa, cui si aggiungono i costi Siae e costi per attivazione punti luce Enel;

• compartecipazione ai costi per “Le Vare in Cattedrale”;

• pubblicità delle attività e delle manifestazioni della Settimana Santa (pubblicazione di un nu-mero monografico del giornale “Caltanissetta Comune”; un book fotografico, link sul sito istituzionale);

• compartecipazione ai costi del-le diverse attività programmate dall’associazione della Real Maestranza e in particolare ai giochi pirotecnici de “Il sabati-no del Capitano”

• comunicazione eventi compre-sa diretta televisiva in occasio-ne delle manifestazioni previste nei giorni di mercoledì, giovedì e venerdì, in modo che anche le categorie deboli e disagiate, fra cui ammalati, diversamente abili e anziani, possano seguire i riti della Settimana Santa.

Si è quindi stabilito che l'orga-nizzazione generale sarà affida-ta, all’associazione turistica Pro Loco di Caltanissetta, in conside-razione delle ormai comprovate capacità tecnico-organizzative di-mostrata negli anni scorsi. Di certo siamo anche coscienti

che il momento economico-con-giunturale del Paese non è tra i più favorevoli e che già il legislatore ha imposto un notevole conteni-mento della spesa, considerando, nello specifico, la cultura non più come una funzione fondamentale. Ciò nonostante, questa manifesta-zione è stata sostenuta da tutte le forze in campo e che lavorano in sinergia attorno alla Giunta comu-nale, al fine di continuare a pro-muovere eventi all’insegna della testimonianza di memorie folklo-ristiche e popolari, atti a perpetua-re quanto di spirituale e mistico è insito nella tradizione religiosa della cittadinanza nissena. Infat-ti, la Settimana Santa rimane nel simbolico immaginario di tutta la popolazione, sia giovane che adulta, una testimonianza viva

del passaggio di Cristo sulla terra e del patto di una nuova Alleanza suggellato tra Dio e gli uomini.All’interno delle nostre diverse generazioni nissene che si succe-dono e si avvicendano, essa assu-me un forte significato di vincolo che ci lega al tempo, al territorio, a noi stessi come cittadini cristiani e a noi stessi come uomini, uni-ti in un dolore universale prima della certezza della Resurrezione.Sono molto grata alla cittadinan-za, alla Curia, al Comune, al mio sindaco e alla mia Giunta di poter vivere in comunanza di sentimen-ti e di affetti spirituali questa Set-timana molto molto particolare!

Laura Zurliassessore alla Cultura

«Settimana Santa, testimonianza viva del passaggio di Cristo sulla terra»

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Durante la Settimana San-ta, la città di Caltanisset-

ta ogni anno si riveste di una bellezza insolita che proviene dal profondo dei riti sacri che vengono celebrati e vissuti nel-la liturgia. In questa settimana, la Settimana delle settimane, la città ritrova la sua identità vera al momento giusto per rivivere il mistero centrale della nostra salvezza: la passione, la mor-te e la risurrezione del Signore Gesù. A distanza di secoli la cit-tà rivive la passione del Signore con questi riti e processioni uni-che al mondo che il tempo non ha potuto distruggere. Di questa settimana sono sta-te date letture varie, storiche, antropologiche, folkloristiche, tradizionali, ma ciò che può va-lere veramente per la Settimana Santa è il recupero della sua di-mensione religiosa. Lasciando ogni fredda analisi, solo la let-tura interiore delle celebrazioni nissene può aiutarci dunque ad

ascoltare la voce dei secoli e a coglierne il significato e il mes-saggio per comprendere la vera natura del dramma sacro vissuto nella Settimana Santa nissena che esprime anche la passione e la sofferenza della gente, ma oc-correrà mettere da parte tutto ciò che abbia parvenza di secolariz-zazione: non si tratta di parteci-pare a “sfilate” entro un insolito

mercato di vivande, talvolta da-vanti a chiese, tra olezzi e varie. Tra le processioni più vere è quella di Gesù Nazareno su una meravigliosa barca di fiori con cui i contadini, che vollero fortemente questa processione, ci ricordano il loro duro lavoro nei campi. Poi il commovente e imponente corteo delle più anti-che corporazioni artigiane della città fa rivivere con orgoglio un

momento significativo della sua storia; ma anche qui il personag-gio principale non deve essere il Capitano, ma il Santissimo Sa-cramento e la sua grandezza, il Signore Gesù, al cui servizio si pone pure lui. Il Santissimo Sa-cramento, che il Vescovo porta nell’ostensorio, sotto il baldac-chino, è il segno del Re che passa; è il centro di quei colori e suoni, tutto si muove per Lui e per la sua presenza misteriosa che ridà senso alla vista di questi uomini, richiamati dall’anoni-mato della quotidianità, raccolti dall’insegna della loro arte per ritrovare il senso della signoria e della dignità dell’uomo. Allo-ra l’aggettivo “Reale” tributato alla Maestranza avrà significato se posto al servizio della regalità di Cristo. Il camminare uniti di questi uomini non è una rievo-cazione di fantasmi, ma un sen-tirsi corpo, un sentirsi partecipi

gli uni della vita degli altri, non anonimi massificati. Il Giovedì Santo, per la proces-sione delle vare, non si dovrà dimenticare che si tratta di sce-ne evangeliche che ritraggono la passione di Gesù e della Via Crucis. Non a caso il gruppo iniziale è quello della Cena, nel-la sera in cui si ricorda l’istitu-zione dell’Eucaristia, che invita tutti a mangiare l’agnello della

nuova Pasqua. La Cena è già un invito alla Pasqua. In Gesù che porta la croce e cade ci sono i cristiani che camminano e cado-no, la sofferenza e il dolore del mondo. L’incontro sulla via del Calvario di Gesù con la Veroni-ca, di cui non c’è traccia nella narrazione evangelica, che gli porge il lino per detergergli il volto, ricorda ad ogni cristiano che porta in sé l’immagine del Cristo e che può lenire le soffe-renze dei fratelli. Poi la Sacra Urna anticipa la risurrezione, come ricorda l’angelo in volo, annunziando che la morte di Cristo non è la sua fine, è un se-gno che dà significato alla mor-te dei cristiani con la certezza della fede nella vita del mondo che verrà. Non è una tomba che imprigiona il corpo del Crocifis-so, ma lo scrigno che custodisce il più piccolo di tutti i semi che si prepara a fiorire. A chiudere,

«Gesù salvatore dell’uomo modello da seguire nella quotidianità»

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l’Addolorata è la madre che ama e geme come tutte le mamme, ma è soprattutto la madre che ci appartiene e che ha offerto per tutti ai piedi della croce il figlio. Quelli che si ostinano a stare sotto la croce sono talora fragili e spaventati, sono talora insidiati dal sospetto di essere anacronistici, sconfitti, e tuttavia continuano a rite-nere false le insinuazioni del male, che li dichiara irrilevanti, insignificanti e impotenti e continuano a stare là, sotto la croce, perché operi in loro la vera vita che Gesù può donare. Irrilevanti, insi-gnificanti, impotenti: per questo siamo qui, per contemplare lo “spetta-colo” della crocifissione e morte e sepoltura di Gesù in una moltitudi-ne di coloro che nessuno può contare, i discepoli di Gesù, la festa quanti non contano nulla nella vita degli affari, nelle pagine dei giornali, al tavolino del bar, alla scrivania de-gli uffici. Anche “l’even-to” della crocifissione si è compiuto senza lasciar traccia nella cronaca di quel tempo, deve essere stato ritenuto irrilevante, insignificante, impotente. An-che ai discepoli di oggi, tutti noi, giunge l’invito della Chiesa a stare presso la croce di Gesù.

E questo perché sotto la croce riceviamo la parola che rende si-gnificativa la loro vita in vista della missio-ne di portare a tutti la bellezza e la gioia del-la nostra fede.Ma la Madre e il Di-scepolo e tutti i di-scepoli si ostinano a stare presso la croce di Gesù, perché sono persuasi che Gesù è l’unico a dare signi-ficato alla vita e alla storia dell’umanità, a Lui rivolgono lo sguardo per contem-plare la sua gloria, la potenza, la bellezza, il fondamento della loro speranza. Questo è il

messaggio che dobbiamo saper raccogliere dalle vare. Ma il fra-stuono stordente di una società secolarizzata con la sua superfi-cialità a molti non fa più perce-pire questo visibile e misterioso parlare, dimenticando l’interio-re significato di ciò che la fede degli antenati ha trasmesso,

rendendo il tutto una rumorosa sagra. Proviamo invece ad indi-viduare tra la folla i bimbi che porgono un bacio a Gesù, le mamme che indicano la Mam-

ma di Gesù ai loro bambini, la gente che fa un segno di croce e prega. Si svolge, infine, il Venerdì Santo la processione del Signo-re della Città e non del Cristo Nero, denominazione pubblici-taria turistica per definire l’an-tichissimo e miracoloso Croci-fisso in cui siamo perdonati e salvati. Il colore del Crocifisso prodotto dai ceri accesi è il co-lore dell’amore e della preghiera di tanti secoli, ma a Caltanisset-ta Gesù è stato sempre il Signo-re della città. Proclamare Gesù Signore significa proclamare la nostra libertà, perché in lui ogni schiavitù cade, e solo se dipen-diamo da lui torniamo a essere signori delle cose e capaci di amore. Gesù salvatore dell’uo-mo è anche il modello da segui-re nella propria quotidianità. In questo giorno proviamo a risco-prire l’accorrere straordinario dei fedeli alla processione pe-nitenziale per le vie illuminate nella sera dalle fiammelle dei ceri, il religioso silenzio con cui il popolo nisseno dialoga con il suo Signore e accompagna il

lento e silenzioso itine-rario, le orientaleggianti e addolorate “ladate” dei fogliamari. È il Signo-re che non intimorisce i suoi sudditi, ma è pronto a cogliere i loro desideri e i loro dolori. Solo tor-nando al suo Signore, la città può ritrovare il suo passato e le sue vere radici, ma anche la spe-ranza ritrovata e l’attesa. Quanti si ostinano a stare presso la croce di Gesù che, innalzato attira tut-ti a sé e cambia la storia del mondo, ricevono la grazia di essere un segno nella storia, nella certezza che diventeranno un cuor solo e un’anima sola se volgeranno lo sguardo a colui che è stato trafit-to, se si metteranno alla scuola del crocifisso, se imiteranno il Signore che è in mezzo ai suoi come

colui che serve, perché l’umiltà della fede è il segreto della co-munione.sacerdote Andrea Muscarella

Cancelliere vescovile

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24 marzo

DomenicadellePalme Intorno al 1600 al Collegio di Sant’Agata si formarono ben 4

congregazioni: Sant’Ignazio, Purificazione di Maria Santissi-ma, San Luigi, e la Congregazione della Santa Vergine Bambina detta del popolo, la quale darà in seguito origine alla processio-ne. Queste congregazioni, oltre ai compiti di assistenza cristia-na, dovevano mantenere vivo il culto verso il loro santo protet-tore che si svolgeva l’8 settembre. Nonostante la confraternita fosse stata sciolta nel 1866, mantenne inalterata la tradizione di effettuare la processione fino al principio della seconda guerra mondiale perché si perse la statua della Vergine. Altre manife-stazioni religiose della confraternita si svolgevano nel periodo della Quaresima come quella chiamata volgarmente del Mistero che era una rappresentazione della Passione e morte di Gesù Cristo già in uso dal 1800 e quella del Giovedì Santo dove la congregazione portava in processione il simulacro della Secon-da caduta detta anche “a vara di li congriganti di lu Collegio”. Infine l’ultima tradizione era l’ora di adorazione che si svolgeva dal pomeriggio della Domenica delle Palme fino alla mattina del Mercoledì Santo. Molte congregazioni e confraternite anda-vano alla Chiesa Madre per adorare Gesù. Iniziavano la dome-nica pomeriggio le confraternite e le congregazioni, il lunedi era il turno delle compagnie, il martedi le corporazioni religiose e le verginelle, il mercoledi il clero e alla fine anche la Real Mae-stranza. I confratelli della SS. Bambina andavano dal Collegio verso la Cattedrale, potando a spalle un’urna di fiori chiamata “lu sepulcru di li sciuri”, su cui era deposto il corpo di Cristo, a conclusione dela manifestazione ai fedeli venivano rimesse le proprie colpe e il Vescovo dava loro la benedizione. Nel 1866, dopo la soppressione degli ordini religiosi di Vittorio Emanuele secondo, allla congregazione della SS. Bambina non fu più per-messo di entrare in chiesa e quindi si optò per trasportare il sepolcro di fiori per le vie della città. Nel 1869 il barone Vin-cenzo Difiglia di Granara fece notare che era ingiusto far vede-re Gesù morto proprio il giorno in cui gloriosamente entrava a Gerusalemme. Cosi si decise di trasportare per le vie della città una statua del Cristo Benedicente e come statua venne riutiliz-zata una statua utilizzata dalla congregazione nei 4 venerdi del mese di Marzo. Nel 1870 la statua venne acconciata e venne posta su un trono di fiori, venne introdotta l’effige di Gesù Nazareno e la processione cambiò e assunse gli aspetti della moderna processione. Nel 1899 la processione non si effettuò la Domenica delle Palme per l’incessante e insistente pioggia ma si effettuò il Lunedi santo, tale circostanza si ripeté nel 1907 e nel 1909. In quegli anni si formò un comitato che sostituì la congregazione nell’organizzazione della processione e fu for-mato dalle famiglie: Giordano, Miraglia, Giammusso, Cortese, Falduzza, Antinoro e Costa.. Il comitato nel 1953 fece cambiare la bandiera: lo sfondo era blu e al centro c’era uno stemma riportante l’abbreviazione GN e nel 1954 fu fatto cambiare il mantello e la veste. Nel 1963 alla statua del Nazareno successe un incidente: mente la processione sfilava in prossimità del Banco di Sicilia essa urtò un filo molto basso e la statua venne lesionata, dunque la statua fu restaurata da Salvatore Capizzi. Altri restauri furono eseguiti nel 1998 da Giacomo Sorrentino e nel 2007 dalla ditta Emma Restauri di San Cataldo. Nel 1989 venne fondata l’Associazione Gesù Nazareno che si occupa tuttora dell’organizzazione della processione e della sua sponso-rizzazione.

Alessandro Maria BarrafrancaStorico

Gesù Nazareno

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La fase finale dei preparativi per la

processione di Gesù Na-zareno ha inizio il venerdì antecedente la Domenica delle Palme, quando l’in-telaiatura a forma di barca sulla quale sarà collocato il simulacro del Cristo Benedicente viene trasfe-rita dal piano seminterrato della Chiesa di San Pio, in via Napoleone Colaianni al cortile della Biblioteca

Scarabelli in corso Umberto dove avverrà tutto l’allestimen-to; l’ubicazione non è casuale, poiché è proprio in quel corti-le che insiste la Cappella della SS. Bambina, da cui prendeva il nome l’originaria congregazio-ne. Il sabato mattina, quindi, i devoti dell’Associazione (di cui è presidente Luciano Giordano e vicepresidente Salvatore Giam-musso) procedono alla vestizio-ne del Cristo con la tunica e il mantello utilizzati per la proces-sione, e ripongono la scultura sulla barca.

A questo punto si parte per la campagna nissena dove nei giorni precedenti sono stati adocchiati i fiori di campo che verranno utilizzati per l’ad-dobbo della base della barca, il cosiddetto “firlizzu”. Antica-mente tutta la barca era addob-bata con fiori campo, ma con il passare degli anni, si è preferito un addobbo con fiori da viva-io, lasciando solo un segnale dell’antica tradizione. In genere, tutta la mattinata trascorre per la raccolta dei fiori, dei ramoscelli di ulivo e delle palme utilizzate per la copertura della barca e per l’addobbo del bastione di Corso

Umberto da dove avrà inizio la processione.

Nel pomeriggio, i preparati-vi proseguono nel cortile della Biblioteca: con un abile e pa-ziente lavoro vengono incasto-nati centinaia di ramoscelli di alloro nella struttura della barca, in modo da creare uno sfondo verde ai colorati fiori che sa-ranno collocati nella giornata di Domenica; alla fine del Sabato la barca ha preso forma.

La Domenica mattina si riprende di buon ora con l’ad-dobbo floreale; per prima cosa si procede alla legatura dei fiori sui bordi superiori, quindi sulla ghiglia; si realizza, poi, sempre in opera, un pannello di garofani rossi su cui vengono incastonati dei garofani bianchi a formare la scritta WGN (Viva Gesù Naza-

reno); le operazioni proseguono con la collocazione di diverse centinaia margheritoni di vario colore sul fondo di alloro.

Alla fine della mattinata lo spettacolo è veramente sugge-stivo: una barca variopinta che sprigiona odori di varie fra-granze e su di essa il Nazareno, viso roseo, mano destra alzata in segno di benedizione e occhi lanciati in uno sguardo verso l’orizzonte.

Ventuno colpi di mortaio, intorno a mezzogiorno, danno l’annuncio alla città che l’alle-stimento del Nazareno è stato ultimato.

Al tramonto la processione che partendo, da Corso Umber-

24 marzo

Domenicadelle

Palme

Il Cristo benedicentein processione tra i nisseni

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to (bastione della Biblioteca), prosegue per via Redentore, Via Maddalena Calafato, Viale Con-te Testasecca, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Garibaldi e Corso Umberto sino alla Chiesa di Sant’Agata (Collegio).

Le novità degli ultimi anniDa cinque anni è iniziata

l’esposizione presso la Chiesa del Collegio, nei quindici gior-ni che precedono la Domenica delle Palme; esposizione che si apre con la celebrazione della Santa Messa e l’esecuzione di un concerto in onore di Gesù Nazareno, che quest’anno, ap-punto, è arrivato alla quinta edi-zione. L’esposizione continua dopo la Domenica delle Palme, nella sagrestia della Chiesa di S. Agata, dove Gesù Nazareno è collocato all’interno di una teca di protezione in vetro.

Per il secondo anno conse-cutivo Gesù Nazareno è diven-tato itinerante; a partire dalla prima domenica di Quaresima, infatti, è stato esposto in tre chiese cittadine periferiche (San Pietro, Santa Barbara e San Bia-gio), con l’intento di estendere anche fuori dal centro storico la conoscenza e la devozione verso Gesù Nazareno.

Altra importante novità, già dall’anno scorso, il ritorno del trasporto a spalla, abbandona-to nel 1964. Quella che l’anno scorso poteva apparire un’azio-ne isolata, durante l’anno si è consolidata e si è costituito uf-

ficialmente il “Gruppo devoti portatori Gesù Nazareno”, che si occuperà stabilmente del tra-sporto a spalla.

L’ultima novità di quest’an-no è l’esposizione di Gesù Na-zareno, nella Chiesa del Colle-gio, anche dopo la processione della Domenica delle Palme, sino al giorno di Pasqua.

L’associazione Gesù Naza-reno, negli anni si è arricchita di tanti giovani; alcuni sono di-scendenti delle vecchie famiglie a cui si deve la nascita della pro-cessione di Gesù Nazareno, ma molti altri sono giovani, e meno giovani, che si sono avvicinati per segno di pura devozione.

24 marzo

DomenicadellePalme

Strofa in sicilianoLu jornu dì li parmi, nostru Signuri,Tuttu lu munnu si misi a girariGirannu paiseddi e boschi oscuri La liggi santa jiva a pridicari.-Unni và, Figghiu miu di tantu amuri?All’ortu di Gilussemmi, miu Favuri.-Figghiu cchi cci và a fari? –Vaju a muriri,pacenzia aviti di li mè duluri!

Strofa in italianoIl giorno delle Palme, nostro Signorepercorse tutto il mondo, girando paesini e boschi oscuriper predicare la legge santa.“Dove vai figlio mio di tanto amore?”“All’orto di Getsemani , mio conforto.”“Figlio, che ci vai a fare?” “Vado a morire,compatite i miei dolori.”

la “ladata” dei fogliamaridedicata a Gesù nazareno

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25 marzo

LunedìSanto

Strofa in sicilianoLu jornu dì li parmi, nostru Signuri,Tuttu lu munnu si misi a girariGirannu paiseddi e boschi oscuri La liggi santa jiva a pridicari.-Unni và, Figghiu miu di tantu amuri?All’ortu di Gilussemmi, miu Favuri.-Figghiu cchi cci và a fari? –Vaju a muriri,pacenzia aviti di li mè duluri!

Strofa in italianoIl giorno delle Palme, nostro Signorepercorse tutto il mondo, girando paesini e boschi oscuriper predicare la legge santa.“Dove vai figlio mio di tanto amore?”“All’orto di Getsemani , mio conforto.”“Figlio, che ci vai a fare?” “Vado a morire,compatite i miei dolori.”

Quest’anno l’Associa-zione A.Te.Pa. porterà

in scena un lavoro completa-mente nuovo. La direzione ar-tistica, curata interamente dalla stessa associazione, punta a coinvolgere il pubblico nisseno con un testo inedito, tratto prin-cipalmente dai quattro Vangeli, e la cui esecuzione si distanzia completamente dalla tradizione precedente, che vedeva gli at-tori coinvolti utilizzare il play-back. Infatti la vera novità di quest’anno è il live: tutti gli at-tori reciteranno dal vivo e l’A.Te.Pa., tra tutte le compagnie che portano in scena gli ultimi giorni della vita di Gesù della provincia nissena, è pioniera.

Siamo inoltre sicuri che questa novità riceverà grande favore dal pubblico.

Altro elemento innovati-vo è il coinvolgimento degli spettatori in brevi momenti di raccoglimento prima dell’ini-zio di ogni rappresentazio-ne. L’A.Te.Pa. ha accolto con gioia l’invito del nostro Vesco-vo, S.E. Mons. Mario Russot-to, a favorire questi momenti di riflessione anche durante le manifestazioni della Settimana Santa come occasione per pre-gare per la città e i suoi citta-dini.

Il nostro progetto del 2013: è: “Passione di nostro Signore Gesù Cristo”.

La storia delle sacre rappresentazioni della Passione di Cristo nella città di Caltanissetta, vive fasi alterne di luci ed ombra.

Le prime notizie sulla loro nascita nel nostro territorio risalgono addirittura al lontano 1780. Durante i quattro venerdì del periodo quaresimale venivano rappresentati alcuni momenti della Passio-ne di Cristo, detti Misteri, dai fedeli appartenenti alla Confrater-nita della SS. Bambina, conosciuta anche come Confraternita del Popolo. Location di queste brevi rappresentazioni era l’ex Colle-gio dei Gesuiti e i testi recitati erano tratti da un dramma sacro in tre atti pubblicato nel 1750 dal cavaliere palermitano Filippo Orioles, “Il riscatto di Adamo nella morte di Gesù Cristo”. Dopo questa prima fase di grande favore del pubblico tale tradizione torna ad essere dimenticata per quasi un secolo per poi riapparire intorno al 1840 quando fu rappresentata una Passione Di Cristo, in un teatro appositamente costruito nell’Oratorio di San Dome-nico, sotto la direzione artistica di Francesco Acuto e don Calo-gero Restivo. Tra le scene rappresentate vi era il “Consiglio di Caiphas” e la “Presa nell’orto” mentre quella della Crocifissione non era portata in scena, per il timore reverenziale degli attori di non essere degni di un tale compito. Gli abiti di tutti gli attori ricalcavano perfettamente le vesti dei personaggi dipinti in una grande tela, ormai scomparsa, esistente nella Chiesa di Santa Ma-ria degli Angeli. Da questo momento in poi la tradizione delle sacre rappresentazioni ricade nell’oblio e notizie certe della loro ripresa si hanno soltanto a partire dal 1957, quando grazie a don Vincenzo Scuderi il “Martorio” fu rappresentato nell’ampio cor-tile dell’oratorio salesiano, utilizzando il testo in prosa dell’Orio-les. La scena della Crocifissione veniva raffigurata attraverso la statua snodabile del Cristo, custodita tutt’ora nella Chiesa del Sacro Cuore. Da quel momento in poi la rappresentazione iniziò ad essere comunemente chiamata “a Scinnenza”, dal dialetto sici-liano “scinniri” cioè scendere, ovvero la deposizione dalla croce del corpo di Cristo. A partire dal 1972 e per circa trent’anni, la Compagnia teatrale dei “Discepoli” diretta da Aldo Riggi, porta in scena l’antica rappresentazione il Sabato Santo sulla scalinata Agostino Lo Piano. Dal 2000 al 2012 l’A.Te.Pa. “Associazione Teatro della Parola” sotto la direzione artistica di Sergio Forzato ne salvaguardia la tradizione e al contempo vi apporta sempre elementi di innovazione. Infatti, viene completamente abbando-nato il testo in prosa, e la compagnia comincia ad adottare un nuovo copione, scritto dallo stesso direttore artistico, Sergio For-zato, che di anno in anno si va arricchendo di scene nuove, di forte sapore storico e al contempo spettacolare, che raccontano degli ultimi momenti della vita di Gesù, dall’Ultima Cena, al Pre-torio di Pilato, dalla Corte di Erode, al Pentimento di Giuda e alla Resurrezione. Quella, che per tutti i cittadini nisseni è nota come “a Scinnenza”, è in realtà il racconto degli ultimi giorni della Vita di Cristo: un susseguirsi di tre giornate (il lunedi, il martedì e la domenica di Pasqua) che vedono l’intera associazione impegnata in un lavoro frenetico di allestimento e recitazione. Basti pensare che il corteo del martedì santo coinvolge più di cinquanta persone tra attori e figuranti.

Le sacre rappresentazioni

Ricostruzione fedele della passione di Cristo

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Gesù, accompagnato dai suoi Discepoli e da una folla festante arriva a Gerusalemme. In una scenografia, che riprodu-ce fedelmente la camera in cui Gesù si apprestò a consumare l’ultima cena di Pasqua della sua vita terrena, gli attori rivivo-no i momenti e i simboli di un Seder ebraico. I bambini, cante-ranno una Haggadah di Pasqua, mentre Giuda in un avvincente monologo spiega le ragioni del suo tradimento.

Gesù è portato da Pilato du-rante un corteo che si snoda per le strade del centro storico. At-tori e figuranti, una biga romana e cavalieri a cavallo, raggiungo-no la gradinata S. Pellico dove sarà rappresentato il Pretorio. Da sempre, il momento della flagellazione di Gesù suscita molta commozione mentre la restituzione del denaro ai Sa-cerdoti da parte di Giuda, e il rinnegamento di Pietro ci fanno comprendere e vivere in prima persona la sofferenza di Gesù nell’essere abbandonato dagli amici e da tutti coloro di cui si

fidava.Gesù con la pesante croce

si avvia al luogo della crocifis-sione. Durante il suo percorso incontrerà le pie donne, la Ma-dre, il Cireneo. Sulla gradinata A.Lopiano invece, la scena del-

la crocifis-sione, la sua deposizione e la pietà del-la Madonna rappresenta-no il momen-to più triste del dramma. Il mon-do è ormai avvolto dalle tenebre e solo la luce della Resurrezione potrà portare nuova speranza all’umanità.

Il mondo è a lutto, l’intera città piange la morte di Cristo che viene deposto nel suo se-

polcro. Giuda, ormai lontano da ogni piccola speranza di re-denzione si toglie la vita. Ma la sfolgorante luce della Resur-rezione già si prepara e a breve le donne, la Maddalena e Maria vedranno il proprio Maestro ri-sorto in carne ed ossa. La vita ha veramente sconfitto la morte.

Ingresso a Gerusalemme e Ultima cena

Il corteo romano e il Pretorio

Il Corteo del Cristo morto e la Resurrezione

La Via Crucis e la Scinnenza

Gesù: Fabrizio DellutriMaria: amalia bilarDoMaddalena: oFelia la PlacaGiovanni: Salvatore riggiPilato: Piero caràGiuda: ivan benzaCireneo: Davio vaccaroClaudia Procula: ilaria teStaquaDraAncelle di Claudia Procula: aniSia buttaci, eliSabetta cammarataPietro: anDrea brunoCaifa: Piero buttaci

Zera: giuSePPe riggiGiuseppe d’Arimatea: giuSePPe triPoliNicodemo: giuSePPe FarinellaLongino: FiliPPo catriniQuintilio: michele lombarDoDonne di Gerusalemme: gabriella Paciolla, criStina corbo, JeSSica lo monaco, iolanDa orlanDo, carmela laurellaBartolomeo: marco cocciaDiFerroVeronica: loreDana bellavia

il cast

Testi e direzione artistica a cura dell’Associazio Teatro della Parola (un ringraziamento particolare a Giuseppe Riggi, Concetta Cataldo e Piero Carà).

26 marzo

Lunedìe MartedìSanto

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L’associazione ha scelto di proporre alla cittadinanza una nuova location per la rappre-sentazione dell’Ultima cena, proponendo alla cittadinanza uno spettacolo interamente live. Scegliendo il Parco Archeologi-co Palmintelli come luogo del-la rappresentazione si è voluto mettere un nuovo accento sul coinvolgimento dell’intera città ai riti pasquali. Infatti, come è noto, tutte le manifestazioni han-no luogo al Centro Storico e le zone della città un po’ più margi-nali non sono quasi mai toccate dall’itinerario di processioni o manifestazioni varie. Quest’an-no invece, proprio queste zone saranno rese protagoniste con il lungo corteo dell’entrata trion-fante di Gesù a Gerusalemme. Gli attori, oltre ad indossare le vesti tipiche dell’epoca intone-

ranno canti tratti dalla tradizione ebraica della Pesach (la Pasqua), le Haggadah, canti compilativi

che i bambini e i giovanetti ebrei imparano sin da piccoli durante la solenne celebrazione della Pe-sach. “L’ingresso a Gerusalem-me” terminerà nel Parco Arche-ologico Palmintelli dove verrà rappresentata “L’Ultima Cena” che la Direzione Artistica, a cura dell’Associazione A.Te.Pa., ha allestito con diversi “fermo im-magine”, in modo da coinvolgere lo spettatore rendendolo parteci-pe in prima persona del rito della Pasqua ebraica. Si ringraziano i signori Mario Maggiordomo, il fotografo F. Napolitano, la Real Maestranza e l’Associazione Giovedì Santo per le foto.

Carmela Bonannodirigente responsabile

del Parco archeologico di Sabucina e Capodarso

e delle aree archeologiche di Caltanissetta e Comuni limitrofi

Novità sulla location 26 marzo

Lunedìe Martedì

SantoLunedì 25 marzo• ore 19:00 “Ingresso a Ge-

rusalemme”: partenza dalla Parrocchia di San Pietro e arrivo al Parco Archeologico Palmintelli, in viale Trieste. Momento di raccoglimento a cura di padre Tumminelli, parroco della parrocchia San Pietro;

• ore 20:00 “Ultima Cena”, sa-cra rappresentazione

martedì 26 marzo• ore 19:15 “Corteo della

Biga”: partenza dalla sede dell’Associazione, in Via Be-rengario Gaetani e arrivo alla scalinata Silvio Pellico, in via Cavour

• ore 20:15 “Pretorio” e “Corte di Erode”, rappresentazione. Momento di raccoglimento a cura di padre Vicente Geno-va, vice-rettore del Seminario Vescovile di Caltanissetta

• ore 21:30 “Via Crucis”: par-tenza dalla scalinata Silvio Pellico, in Via Cavour e ar-rivo alla scalinata Agostino Lopiano, in Piazza Luigi Ca-puana

• ore 22:15 “Crocifissione” e “a Scinnenza”, sacra rappresen-tazione

Gli appuntamentidelle

sacre rappresentazioni

Diocesi di CaltanissettaComune di Caltanissetta

Provincia Regionale di CaltanissettaSoprintendenza Beni Culturali di Caltanissetta

Camera di Commercio di Caltanissetta

Regione Siciliana Assessorato Regionale

Turismo, Sport e Spettacolo Servizio Turistico Regionale

di Caltanissetta

Associazione Gesù NazarenoAssociazione A. Te. Pa.

Teatro della ParolaAssociazione

“Real Maestranza Città di Caltanissetta”Associazione Capitani della Real Maestranza

“Aian”Associazione

Piccoli Gruppi SacriAssociazione Giovedì Santo

Grandi Gruppi SacriAssociazione Devoti

Portatori Fogliamari del SS.mo Crocifisso Signore della Città

Pro Loco di Caltanissetta Associazione Giovanile Identità Nissena “Agin”

Progetto QR Cultura

settimana santa 2013il Comitato di Coordinamento

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27 marzo

MercoledìSanto

Le tradizioni della Settimana Santa a Caltanissetta costituiscono un patrimonio di storia, di religiosità, di tradizioni popolari e di arte, che è necessario conoscere e tutelare. Per comprenderne il

senso e penetrarne lo spirito è essenziale riscoprire le origini e le trasformazioni storiche di tutta una serie di azioni corali che non sono rievocazioni storiche o cortei in costume, ma che coinvolgono vera-mente tutta la città, come la processione della Real Maestranza, che si svolge il Mercoledì Santo e che ha un forte richiamo turistico. Le origini di questa manifestazione affondano nel Rinascimento: a metà del Cinquecento, infatti, per timore di una imminente invasione turca, il viceré Vega aveva istituito le milizie urbane su tutto il territorio siciliano. Così, nel 1554, si costituì a Caltanissetta un piccolo eserci-to di un centinaio di persone appartenenti al ceto degli artigiani che doveva provvedere da sé alla propria armatura, formando la cosiddet-ta milizia di pedi, la fanteria. Così si formò la maestranza nissena, sellai, conciatori, ferraioli e quartarari , divisi in piccheri e arcabuge-ri, a seconda se erano armati di picche o di archibugi, che continua-vano a vivere nella propria casa e ad attendere tranquillamente al proprio mestiere, ma che, ad un particolare suono della campana, dovevano prendere le armi e correre all’adunata. A capo di questo piccolo esercito vi era un capitano d’armi, assistito dai suoi sottuffi-ciali, chiamati trombetta e tamburo. I turchi però non giunsero mai a Caltanissetta e il piccolo esercito nisseno a poco a poco si trasformò: perse il significato difensivo per cui era stato creato e divenne un picchetto d’onore, invitato a schierarsi ogni qual volta vi era qualche occasione ufficiale e principalmente per la festa del patrono, San Michele, e per le solenni Quarantore. In questa seconda ricorrenza, dalla sera del lunedì precedente la Pasqua sino al mercoledì mattina, per quaranta ore consecutive, l’Ostia Consacrata rimaneva esposta alla venerazione dei fedeli nella Chiesa Madre. Poi a mezzogiorno il parroco usciva sul sagrato con l’Ostensorio, benediceva la cittadinan-za assiepata sulla piazza principale e riponeva il Santissimo nel Tabernacolo. In quella occasione la milizia urbana, la Maestranza appunto, schierata davanti al portone della chiesa, rendeva l’onore delle armi e sparava a salve con gli archibugi. Con il passare degli anni, vennero eletti come capitani non più i nobili, ma i maestri d’ar-te più noti e saggi che avevano responsabilità e privilegi per la dura-ta del loro mandato. Nel 1806 il re Ferdinando di Borbone, in visita a Caltanissetta, diede alla Maestranza il titolo di Reale, per rendere omaggio alla maestosità della sfilata. La tradizione cinque-seicente-sca si è consolidata e rafforzata nel tempo e la processione del Mer-coledì Santo ne conserva ancora il senso. Un esercito di artigiani, (solo uomini naturalmente, perché le donne, anche se artigiane, non potevano far parte dell’esercito) vestiti rigorosamente di nero, schie-rati sotto le proprie insegne, guidati dal capitano in feluca e marsina e dallo scudiero, dall’alabardiere, e dai consoli delle dieci categorie artigiane, lentamente si avviano verso la Cattedrale con le bandiere abbrunate. Il capitano della Maestranza, eletto ogni anno dai compo-nenti di una delle dieci categorie, indossa calze e guanti neri, porta un crocifisso velato in segno di penitenza. Quando il corteo giunge in Cattedrale vengono tolti i segni di lutto e la Maestranza esce con le bandiere al vento insieme al Vescovo che porta l’Eucaristia in proces-sione solenne. È la sintesi della Settimana Santa che la cristianità è chiamata a vivere: dalla Morte alla Resurrezione; dal lutto alla gioia; dalla Passione alla Gloria.

Rosanna Zaffuto RovelloStorica

La Real Maestranza è l’istitu-zione più antica della città

di Caltanissetta. Nasce nel 1551 come milizia cittadina, costituita da artigiani e guidata da un Ca-pitano d’Arme, appartenente al ceto nobile. Nel 1848 gli artigia-ni vennero privati di armi e ban-diere perché si riteneva potessero essere usati nelle rivolte borbo-niche. Le armi furono sostituite dai ceri e le bandiere militari da bandiere con fondo bianco sulle quali venne riprodotta l’effige del Santo Protettore di ogni cate-goria artigiana che componeva la maestosa Real Maestranza. Oggi le categorie sono dieci, nell’ordi-ne: barbieri acconciatori, pittori- decoratori, muratori, marmisti, falegnami ed ebanisti, carpentieri e ferraioli, calzolai pellettieri e tappezzieri, fabbri, panificatori e idraulici. Ognuna di queste a tur-no elegge il Capitano che conser-va alcuni privilegi molto impor-tanti: indossare la fascia tricolore con l’emblema della Repubblica Italiana, viene nominato Cava-liere al merito della Repubblica Italiana, riceve dal 1982 dal Sin-daco le chiavi della città, indossa la spada, una marsina del ‘700, e conduce in processione il Vene-rabile Cristo in Croce. Nel passa-to aveva il privilegio di liberare un prigioniero con pena lieve, negli ultimi anni per ricordare tale particolarità, non essendo fattibile l’effettiva liberazione di un detenuto da un punto di vista legale, il Capitano ospita all’in-terno della sua categoria, durante tutti i percorsi processionali, due ragazzi dell’Istituto di accoglien-za minorile di Caltanissetta. Il 6 febbraio del 2000, i responsabili

La Real Maestranza

La Real Maestranza “scorta” il Santissimo Sacramento

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MercoledìSanto

delle categorie di artigiani della Real Maestranza hanno unito le loro forze per costituire un’as-sociazione, a tutela di un così grande patrimonio da tramanda-re alle generazioni future.L’Associazione Real Maestran-za oltre ad essere presente in tutte le manifestazioni della Settimana Santa svolge attivi-tà socio-culturali durante tutto l’anno. L’obiettivo che si prefigge è quello di salvaguardare non solo il patrimonio culturale e religio-so, ma anche l’artigianato loca-le. In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, che attanaglia anche l’artigianato e che costringe tanti dei nostri valenti “Maestri” a chiudere la tanto amata bottega, da tanto si lavora per creare un luogo nel quale gli stessi potrebbero essere maestri di un’arte quasi persa, così si potrebbe dare ai nostri giovani un futuro più ro-seo affinché possano guardare al domani con fiducia. I Maestri d’Arte della Real Maestran-

za sono da sempre entusiasti nell’insegnare il loro mestiere, e grazie al Sindaco Dott. Michele Campisi, potrà nascere a Cal-tanissetta una Università delle Arti e dei Mestieri, una parti-colare Università per coloro che vogliono imparare la nostra umile arte .Da sempre gli artigiani della Real Maestranza si impegna-no nel sociale, infatti, lo scorso anno alcuni maestri, incoraggia-ti della direttrice dell’Istituto di accoglienza minorile, la Dott.ssa Nuccia Micciché, hanno potuto dare un’idea ai ragazzi lì ospitati del loro mestiere, con l’utilizzo degli attrezzi da lavoro e di materiale didattico.Il Capitano con le Cariche Capi-tanali accompagnati dai rappre-sentanti di Categoria, dall’As-sociazione Real Maestranza e dall’associazione Capitani il Giovedì Santo fanno visita ai giovani e al personale dell’Isti-tuto di accoglienza per minori, e agli ipovedenti dell’Unione Ita-liana Ciechi; mentre il Venerdì

Santo fanno visita ai dirigenti, agli operatori sanitari, al per-sonale e ai degenti del Presidio Ospedaliero Sant’Elia, e agli ospiti di “Casa Famiglia Roset-ta”.Anche il Sabato Santo vi è una visita, molto importante da un punto di vista storico, ai detenu-ti, alla Polizia Penitenziaria e al personale della Casa Circonda-riale. In tale occasione il diret-tore del Carcere, Dott. Angelo Belfiore, consegna la chiave al Capitano e dopo la cerimonia la delegazione entra all’interno della Cappella per un momento di preghiera.Ogni anno una delegazione del-la Real Maestranza con in testa il Capitano visita alcune scuo-le elementari per spiegare ai bambini la figura principale del Capitano e anche come si svol-gono le cerimonie, e soprattutto il significato storico, religioso e culturale di queste. Quest’anno i bambini che sfilano abitual-mente tra le file della Real Ma-estranza apriranno la processio-ne dell’Intronizzazione del SS. Crocifisso, che viene portato dalla Chiesa di San Giovanni fino alla Cappella dei Gesuiti, presso la Biblioteca Scarabelli; il giorno dopo verrà consegnato al Capitano dall’Assistente spi-

Don Michele Quattrocchi consegna il Crocifissoal Capitano della Real Maestranza 2012 Gioacchino Ricotta

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rituale dell’Associazione Real Maestranza, Don Michele Quat-trocchi, e portato in processione in atto penitenziale rivolto verso la Maestranza. Il coinvolgimento dei bambini è molto importante perché già fin dalla tenera età siano a cono-scenza delle loro radici storiche, siano consapevoli e partecipi delle tradizioni che i loro avi hanno portato avanti per mol-ti anni con grande devozione e spirito di sacrificio. Altra iniziativa della Real Mae-stranza è il progetto “Barbiton-sore” organizzato nel periodo di Natale del 2011, su iniziativa del Capitano Gioacchino Ricotta, che coadiuvato dalla categoria barbieri e dall’Agin, ha potuto tagliare gratis i capelli ai ragazzi del quartiere Provvidenza.L’inziativa è stata riporosta anche nel 2012 così come nel 2013: durante la Settimana San-ta la categoria barbieri della Real Maestranza taglierà gratis i capelli anche ai giovani del quartiere Saccara.

Gaetano Villanuccipresidente Real Maestranza

Salvatore Tumminellimaestro cerimoniere

Real Maestranza

Consiglio direttivoConsole generale (presidente) Gaetano VillanucciVicepresidente Maurizio ArcadipaneVicepresidente Calogero CastelliSegretario amministrativo Agesilao FioccoTesoriere Sebastiano GarziaConsigliere - presidente di categoria Salvatore FioccoConsigliere - presidente di categoria Giuseppe Giordano Consigliere - presidente di categoria Angelo MossutoConsigliere - presidente di categoria Michele PalmeriConsigliere - presidente di categoria Gioacchino RicottaConsigliere - presidente di categoria Giuseppe TruscelliConsigliere - presidente di categoria Giuseppe Tumminelli

CerimonieriGran cerimoniere Gerlando Gianni TaibiMaestro cerimoniere Salvatore TumminelliResponsabile di corteo Giovanni Lodico Responsabile di corteo Giuseppe Fiocco

L’Associazione Real Maestranza

27 marzo

MercoledìSanto

Parlando della Maestranza, non si può non ricordare il primo Gran Cerimoniere Giuseppe Or-toleva, sempre in testa alla sua “Real Maestran-za” che ha tenuto per mano per 55 anni, come un padre accompagna un figlio nelle tappe più importanti della propria vita. Instancabile orga-nizzatore del tradizio-nale corteo delle dieci categorie artigiane, du-rante la Settimana Santa nissena il comm. Ortoleva si è sempre distinto per la grande passione

evidenziata nell’organizzazione dei riti pasquali. Per lui la Real Maestranza era

qualcosa di irrinuncia-bile. Puntuale la sua presenza nel momento della consegna del-le chiavi, da parte del Sindaco al Capitano di turno, era lui a dare il via all’applauso del pubblico, erano sue le prime battute che sot-tolineavano l’evento:

“Evviva la Real Maestranza, evviva il Capitano della Real Maestranza, evviva il Sindaco,

evviva Caltanissetta...”. Con Ortoleva se né andato un pezzo importante di storia del-la Real Maestranza e della no-stra città, ma ci ha lasciato una importante eredità e tutti noi abbiamo il dovere di portare avanti quanto ci ha insegnato, l’amore per questa tradizione storico-religiosa e l’orgoglio nel senso di appartenenza con semplicità e senza inutili prota-gonismi un esempio dell’essere e non dell’apparire, una conti-nua testimonianza di operosità e di onestà nel lavoro. Noi tutti, vogliamo far tesoro del nostro patrimonio storico e culturale, forti di una tradizione che si tra-manda nel tempo, ma sopratutto vogliamo lasciare alla gente il ricordo di una tradizione ricca di contenuti che privilegiano i significati cristiani.

«Real Maestranzaicona della città»

Giuseppe Ortoleva

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27 marzo

MercoledìSanto

Oggi la Maestranza resta il sim-bolo più forte della Città di Cal-tanissetta, la sua icona più pre-stigiosa, l’identità della nostra città si riconosce in essa perché rappresenta il momento di sin-tesi tra il sentimento religioso e il lavoro. La Settimana Santa a Caltanissetta non è una festa folkloristica, bensì una mani-festazione che attraverso la me-moria di riti, processioni e sacre rappresentazioni, ci riporta ad apprezzare i valori rinnovati e ri-nati che testimoniano un diverso rapporto sociale. La partecipa-zione popolare, che proviene dal profondo dell’animo umano, na-sce dal bisogno di rendere sem-pre più salda la comunità cristia-na lungo un cammino devozio-nale di fede e di speranza. La passione, la morte e la resurre-zione di Cristo, simbolicamente

raffigurate in straordinarie opere d´arte processionali, annunciano il bisogno di ri-nascita di una realtà umana e sociale non sempre di fa-cile attuazio-ne, in una so-cietà sempre più vittima di un dilagante ateismo; di-venta sempre più importante curare, salvaguardare e promuo-vere le manifestazioni che esal-tano il mistero cristiano della Settimana Santa coinvolgendo tutta la comunità che vive in quei momenti una catechesi evangeli-

ca artisticamente rappresentata con decoro e compostezza misti-ca ricca di pathos e devozione.

Gerlando Gianni TaibiGran Cerimoniere

della Real Maestranza

roberto di dio, capitano della Real Maestranza 2013, della Categoria Pittori e Decoratori, è nato a Caltanissetta il 9 luglio 1964. Terzo di quattro figli maschi (Giuseppe, Salvatore, Roberto e Fa-brizio) del maestro d’arte Umberto Di Dio e Maria Franco (Giuseppe è impiegato, Salvatore è sottoufficiale dell’Arma dei Carabiniere, Fabrizio è Architetto. Sin dall’età di 11 anni Roberto Di Dio segue il padre, pittore fuori dalle ore di studio, lavoro che farà a tempo pieno dopo aver termi-nato la scuola dell’obbligo. All’età di 18 anni svolge il servizio di leva nell’Arma dei Carabinieri, come carabiniere ausiliario. Pur essendone fermamente convinto, rinuncia al servizio permanente per aiutare il padre che si era appena infortunato sul lavoro. Estende la sua attività lavorati-va oltre i confini regionali, arrivando nel nord del Paese e in Germania. È sposato con Paola Corvo ed ha due figli, Umberto (che studia presso l’istituto tecnico industriale “Sebastiano Mottura”) e Alessandra (che fre-quenta la terza elementare presso l’istituto “Gianni Rodari”). Entra a far parte della Real Maestranza nella categoria di appartenenza nel 1996, di cui oggi è vicepresidente. Nel 2000 ricopre la carica di Portabandiera e successivamente nel 2003 la carica di Alfiere Maggiore. Nel 2013 viene eletto Capitano della Real Maestranza, coronando un sogno tanto inse-guito dal padre. Convinto sostenitore della necessità di valorizzare il no-stro patrimonio culturale e le nostre tradizioni, che vanno salvaguardate, protette e trasmesse alle future generazioni. Il suo capitanato rispecchierà la sua filosofia di vita, che pone al centro le tradizioni, la cultura, la so-brietà e i valori cristiani.

Gerlando Gianni Taibbi, Gioacchino Ricotta,Gaetano Villanucci

Pittori e Decoratori (santo protettore San Luca)

Muratori (santo protettore San Vincenzo Ferreri)

Marmisti (santo protettore San Pietro)

Falegnami ed Ebanisti(santo protettore San Giuseppe)

Carpentieri e Ferraioli(con la protezione della Madonna di Loreto)

Calzolai, Pellettieri e Tappezzieri(santi protettori Crispino e Crispiniano)

Fabbri(santo protettore Sant’Adriano di Nicodemia)

Panificatori (santo protettore San Michele Arcangelo)

Idraulici(santo protettore Sant’Egidio)

Barbieri(santi protettori Cosma e Damiano)

I “CetI” della

Real MaestRanza

Roberto Di Dio (Capitano), Gianluigi Bingo (scudiero), Antonio Matina (alfiere maggiore), Michele Lombardo (portabandiera), Salvatore Scarantino (alabardiere)

Roberto Di Dio coronail sogno inseguito dal padre

Il Capitano

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Il Mercoledì Santo a Cal-tanissetta è il giorno della Settimana Santa con ben

due processioni diverse tra loro: la Real Maestranza la mattina e la processione delle Varicedde la sera, ma con un elemento in comune: il sorriso dei bambini. Infatti, forse perché il Mercoledì Santo coincide con l’inizio delle vacanze pasquali per le scuole, le strade del centro storico si animano di bambini curiosi di vedere la Real Maestranza con a capo il suo Capitano. La sera, sono le Varicedde a catalizzare l’attenzione dei bambini. E fu-rono proprio dei fanciulli, a fine 800 a buttare le basi per quella che poi negli anni 20 del seco-lo successivo sarebbe diventata la processione delle Varicedde. Era il febbraio del 1992 quan-do i proprietari dei piccoli si-mulacri, spinti dalla voglia di migliorare la manifestazione, ci riunimmo in associazione dan-do vita all’Associazione Piccoli Gruppi Sacri. Sono passati ben diciannove anni e siamo alla vigilia del ventennale. Ricor-

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MercoledìSanto

Le “Varicedde”

nel corso della centenaria storia della processione, tra le celebrazioni della Settimana Santa che si svolgono a Cal-

tanissetta, ricordiamo la processione delle “Varicedde” che sfilano il Mercoledì Santo. La suddetta manifestazione prende vita alla fine dell’800 quando alcuni ragazzi che erano riuniti in “società” iniziarono un corteo formato da piccoli simulacri realizzati interamente in creta e trasportati in corteo su vassoi (metodo utilizzato inizialmente e poi cambiato con il trasporto a spalla con illuminazione a gas d’acetilene). Questi simulacri rappresentavano in forma ridotta le imponenti vare che sfila-vano il giovedì e rappresentavano la Via Crucis. In entrambe le sere “Vare” e “Varicedde” percorrevano le vie della città. La differenza tra le due sere stava nella “spartenza” (ovvero la riu-nione di tutte le vare alla fine del giro cittadino con conseguente prosecuzione ognuno verso il luogo di stazionamento) infatti, le “Varicedde” avevano l’adunata allo slargo Fatebenefratelli per poi spostarsi alla volta di piazza Garibaldi. Col passare del tempo la processione ha subito un declino tale da portare alla sua scomparsa definitiva per poi essere riportata in vita dal cav. Giovanni Lodico il quale venne nominato rappresentante nel 1923, scelto tra i proprietari dei simulacri. Egli infatti decise di far costruire un nuovo gruppo quello della “Pietà” allo scultore Giuseppe Emma di San Cataldo detto “U Zannu” che in dialetto siciliano vuol dire il vagabondo, cercando così di spingere an-che altri concittadini a sposare la causa. Quest’opera di convin-cimento fece si che nello stesso anno furono commissionati altri 2 gruppi allo stesso artista, si tratta del “Cireneo” e del “Croci-fisso” rispettivamente ordinati dal signor Di Giovanni Lucio e dal signor Marchese Salvatore. Fu cosi che intorno alla fine de-gli anni trenta la manifestazione assunse una maggior popolarità tale da divenire un evento importante seguito da molti nisseni. Durante la guerra la processione non ebbe luogo, e fu ripresa alla fine dell’ostilità con toni molto bassi viste le ristrettezze economiche che attanagliavano la città. Intorno agli anni cin-quanta si conobbe un momento di grande fermento per quanto riguarda l’organizzazione della manifestazione, infatti molti dei simulacri presenti tutt’oggi in processione furono commissiona-ti e costruiti durante questi anni dal Capizzi, a curare l’organiz-zazione fu il signor Giacomo Averna che detenne tale impegno fino ai primi anni sessanta, finchè non cedette tale incombenza al cav. Umberto Grillo, la cui figura risultò importante in quanto primo referente nei confronti dell’azienda Provinciale del Turi-smo. Questi anni furono relativamente tranquilli incentrati sulla continuità. L’ultimo responsabile prima della creazione dell’as-sociazione “Piccoli gruppi” fu Francesco Paolillo. Nel 1994 ap-punto avvenne la creazione dell’Associazione “Piccoli Gruppi Sacri” con lo scopo di migliorare sempre più l’organizzazione della processione rendendola allo stesso tempo più solenne e attrattiva, venne nominato presidente il signor Nicola Spena che tuttora detiene la carica.

Luca Paolillostorico

Piccoli Gruppima di grande richiamo

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do il 2000, l’anno del Giubileo quando fu emesso dalle Poste Italiane un francobollo comme-morativo raffigurante una delle Varicedde. Da presidente pro-vai un’emozione indescrivibile. Ed ancora la mostra realizzata all’interno del cortile di Palazzo del Carmine, che ogni anno dal giovedì Santo al lunedì di pa-squetta ospita le Varicedde. Una

data importante per noi associati è stata il 29 marzo dello scorso anno, quando su nostra inizia-tiva e grazie all’interessamento

27 marzo

MercoledìSanto

del Sindaco Mi-chele Campisi, piazzetta Girgen-ti, antistante via Palermo, è stata intitolata a Sal-vatore Capizzi lo scultore nisseno autore della mag-gior parte delle Varicedde. Tanto si è fat-to, ma tanto si dovrà fare per

cercare di preservare e mante-nere viva la manifestazione con la stessa passione che animava quei bambini che a modo loro s’inventarono la processione del mercoledì sera. Ed allora

investiamo energie positive su di loro. Abbiamo portato le Va-ricedde nelle scuole elementari, uno spettacolo le facce dei bam-bini. E proprio per questo mo-tivo che l’associazione chiede alle famiglie, alle scuole, alle parrocchie di portare avanti una forte azione pedagogica nei

confronti degli adolescenti per garantire giuste riflessioni sulla Passione di Cristo, ma anche per rafforzare un giusto attaccamen-to alle tradizioni della Settimana Santa. Cari nonni nisseni, por-tate i vostri nipotini in Piazza Garibaldi la sera del mercoledì santo e mentre raccontate loro la Passione di Cristo attraverso le Varicedde, godetevi la serenità e la gioia dei loro visi. Con la mia nipotina provo queste emozioni e credo sia la ricetta giusta per

garantire il futuro dell’intera Settimana Santa.

Nicola Spenapresidente associazione “Piccoli Gruppi Sacri”

Il vescovo mons. Mario Russotto, il sindaco Michele Campisi, il presidente dell’associazione “Piccoli Gruppi Sacri” Nicola Spena

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28 marzo

GiovedìSanto

Le “Vare”

Il Giovedì Santo ha inizio la processione delle Vare, autentiche opere d’arte, enormi gruppi statuari che sembrano custodire il

mistero della passione e della morte di Gesù Cristo. Lo storico nisseno Michele Alesso attribuisce l’origine della processione del Giovedì Santo alla Confraternita di San Filippo Neri fusa, dopo la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti avvenuta nel 1767, insieme a quella dei Civili o Galantuomini, la quale portava lungo le vie della città cinque gruppi sacri ciascuno dei quali composto da statue di cartapesta. Abolita intorno al 1801, la processione venne riproposta nel 1840 grazie all’iniziativa di Giuseppe Alesso, anch’egli mem-bro della Congregazione di San Filippo Neri. Incoraggiato dal lusinghiero successo ottenuto dalla prima edizione, realizzava con grandi statue in cartapesta quindici Gruppi. Per sostenere le spe-se necessarie al mantenimento della processione, ciascun gruppo venne assegnato ai diversi ceti della città. La processione si svilup-pò sempre di più. Solo a metà degli anni Sessanta dell’Ottocento conobbe un declino derivato soprattutto dalla mancanza di mez-zi economici. Più tardi, nel 1881, un terribile disastro occorso in una delle miniere di zolfo della zona, la Gessolungo, diede nuovo impulso alla processione. I minatori sopravvissuti decisero infatti di partecipare alla processione con una propria “vara”. Dopo aver tentato con un gruppo raffigurante la Veronica, decisero di commis-sionarne uno nuovo e affidarono l’opera a due artisti napoletani, Francesco e Vincenzo Biangardi, che la completarono per la pro-cessione del 1883. Dopo questo primo lavoro i Biangardi curarono la costruzione di tutti gli altri “Gruppi”, per l’eccellente maestria dimostrata ed anche perché i vecchi gruppi erano ormai deteriorati e poco apprezzabili dal punto di vista artistico. Le Vare sono in tutto sedici e gli abili artisti hanno saputo plasmare in esse non solo delle sculture devozionali, ma una vera e propria storia ricca di personaggi, minuziosi particolari e simbologie. Tra tutti spicca sicuramente il Gruppo raffigurante La Deposizione: ispirato a quel-lo più noto di Rubens, si può considerare per abilità di esecuzione, il vero capolavoro del talento dei Biangardi. In esso il movimen-to dei personaggi, in senso ascensionale, fa da contrasto a quello delicatamente discendente del corpo di Cristo. La processione si protrae per tutta la notte, accompagnata dalle musiche delle nume-rose bande e dai giochi pirotecnici, sino a ritornare di nuovo nella centrale piazza Garibaldi, da dove il sacro corteo era precedente-mente partito.

Testo di Puzzle Comunicazioni

Quali sono le motivazioni che alimentano l’impegno

e la dedizione di quanti sosten-gono il peso organizzativo (ed economico) dei sedici impo-nenti gruppi statuari che la sera del Giovedì Santo sfilano nelle strade del centro storico, richia-mando una folla immensa? È questo il contesto in cui si svi-luppa il forte senso di apparte-nenza e di devozione di intere famiglie, gruppi, o associazioni di Caltanissetta che ogni anno partecipano alla processione del Giovedì Santo con le Vare.La “Cattura”, per esempio, appartiene all’omonima asso-ciazione costituita nel 1999 dai discendenti dei fratelli Biagio e Calogero Giunta che tornarono in possesso della Vara (realiz-zata nel 1884 su commissione della “comunità ortolani”) eser-citando il diritto di prelazione inserito nel 1987 nell’atto di cessione al gruppo della co-munità Falegnami ed Ebani-sti. Dell’associazione “Gruppo Sacro La Cattura” hanno parte soltanto i discendenti di Bia-gio e Calogero Giunta; in atto gli associati sono più di 30 e presidente è Salvatore Giunta (figlio di Calogero). “Per gran parte degli associati - fa sapere la famiglia Giunta - la Vara rap-presenta il legame tra famiglia e territorio amplificando quel senso di appartenenza alle pro-prie radici che già è tipico nella gente del sud”. Tutti gli associa-ti sono legati alla Vara da ricordi di momenti e di persone: “I più

Custodi del mistero della passione e della morte di Gesù

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GiovedìSanto

anziani ricordano che da pic-coli andavano in giro per gli orti a raccogliere contributi, i cinquantenni di avere dormito sugli autocarri negli anni in cui le Vare venivano traspor-tate sui veicoli a motore, men-tre per i più giovani le Vare rappresentano il ricordo del nonno, dello zio o del proprio caro che non c’è più”. Inol-tre la famiglia Giunta spiega: “L’aspetto religioso è l’ele-mento che ha dato e continua a dare la forza di impegnarsi per migliorare e tramandare alle future generazioni valori e patrimonio che riteniamo appartengano a tutti i nisse-ni. Proprio la tradizione e la fede hanno fatto sì che la no-stra famiglia da parecchi anni abbia ripreso a partecipare, nel periodo della Quaresima, al quarto “sabatino” dedicato alla Madonna del Carmelo”.Proprietari della “Flagella-zione” sono i fratelli Caloge-ro e Ferdinando Cervellione. La Vara (unico gruppo non completamente realizzato dai Biangardi perché completa-

to dai loro discepoli) fu commissionata alla fine dell’800 dai minatori della miniera Gessolungo. Tra essi c’erano anche Giusep-pe Cervellione e il figlio Ferdinando. Quest’ultimo, già prima della chiusura della miniera, mosso da forte sentimento di devo-zione e dalla mancanza di minatori disposti a dedi-carsi al gruppo statuario, cominciò ad occuparsi personalmente della Vara. Quando la miniera Gesso-lungo cessò la propria atti-vità, Ferdinando Cervellio-ne fu affiancato dal fratello Calogero nel perpetrare con devozione e sacrificio la tradizione di sostenere la “Flagellazione”. I due fra-telli, assieme ai figli ed ai nipoti, continuano ancora oggi ad essere protagonisti del Giovedì Santo, “tra-mandando - spiegano - ai nostri familiari ed a quanti

Cena

Numero personaggi: 13Committenza e ceto di appartenenza originari: panettieri e fornai (questi ultimi dopo che si staccarono dal ceto dei mugnai nel 1885)Gestione attuale: panificatoriAutore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1885Misure: mt. 5,00x3,00x2,00 (h)Descrizione: il gruppo è la riproduzione plastica del Cenacolo di Leonardo da Vinci: il Cristo è seduto tra i dodici Apostoli, disposti su sgabelli attorno a un tavolo riuniti in tre gruppi: il Cristo, al centro, ha alla sua destra l’apo-stolo Giovanni a cui Pietro parla all’orecchio. All’estremità sinistra è seduto Giuda.

Numero personaggi: 2Committenza e ceto di appartenenza originari: pastai e mugnai com-presi i panificatori che, nel 1885, formarono un ceto a parte con il gruppo della “Cena”Gestione attuale: pastai e mugnaiAutore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1884Misure: mt. 2,00x1,80x3,00 (h)Descrizione: il Cristo si trova nell’Orto del Getsemani ed è inginocchia-to: con lo sguardo rivolto al cielo, prega il Padre; tra i rami di ulivo un angelo tiene in mano il calice della passione.

orazione nell’orto (“U signori all’ortu”)

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ci sono vicini i sentimenti di fede e di tradizione che carat-terizzano la processione del Giovedì Santo”.La “Condanna” oggi ap-partiene alla categoria dei tipografi di cui è presidente Michele Alloro. Il gruppo fu commissionato nel marzo del 1902 dai minatori della mi-niera Trabonella gestita dal barone Morillo e la sua realiz-zazione costò 4.300 lire. “Sin da piccolo - ricorda Michele Alloro - seguivo la processio-ne delle Vare, in particolare quella della “Condanna” con Pilato che si lava le mani che faceva capo alla categoria dei tipografi. Il significato spiri-tuale dell’appartenenza a que-sto gruppo sacro per noi e per le nuove generazioni è legato alla sofferenza di Gesù, divi-namente rassegnato ad atten-dere l’iniqua condanna, offer-ta per la salvezza dell’uomo che ancora una volta si rifiuta di riconoscere il suo Dio. Il nostro impegno e il nostro contributo a tramandare ai posteri questa processione in

memoria perenne è stimola-to dalla fede in Gesù e nella grandezza del suo sacrificio consumato per il genere uma-no”.La “Veronica” di cui quest’anno ricorre il 130° an-niversario della costruzione, è sostenuta dall’associazione laicale “Lega San Michele Arcangelo”, nata nel 1754 come confraternita ma la cui attività venne sospesa nel 1820 per le leggi anticlerica-li. Fu rifondata con l’attua-le denominazione nel 1887 dal vescovo mons. Giovanni Guttadauro. “Il nostro legame con la “Veronica” - ricorda Michele Salerno, vicepresi-dente dell’associazione - risa-le al 24 febbraio 1963 quan-do l’associazione acquistò la Var”. Con la stessa passione degli zolfatari che la detene-vano, ci siamo presi cura del-la “Vera-Icona” (Veronica) e con la stessa passione e fede

28 marzo

GiovedìSanto

sinedrio

Numero personaggi: 9Committenza e ceto di appartenenza originari: lavoratori della miniera TestaseccaGestione attuale: MunicipioAutore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1886Misure: mt. 3,70x3,20x4,00 (h)Descrizione: il gruppo statuario è la trasposizione plastica del quadro “Il Consiglio di Caiphas” che esisteva nella chiesa Santa Maria degli Angeli; Caifa ha sul petto l’Efod, l’insegna del sommo sacerdote. Attorno a lui, i rappresentanti del Sinedrio tengono in una mano una pergamena sulla qua-le è scritta la sentenza; accanto a Gesù c’è un soldato armato di lancia.

Cattura

Numero personaggi: 4Committenza e ceto di appartenenza originari: ortolaniGestione attuale: eredi famiglia GiuntaAutore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1884Misure: mt. 2,40x1,60x2,60 (h)Descrizione: Giuda accompagna i soldati del Pretorio all’Orto di Getse-mani dove il Cristo prega e viene catturato; Gesù sta di fronte a Giuda che porta la lanterna; un componente del Sinedrio si appresta a gettare addosso la corda a Gesù per catturarlo.

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21ogni anno ci prodighiamo nella processione del Giovedì Santo. Per i soci dell’associazione, anda-re in processione è un’occasione per testimoniare la fede, l’appartenenza a Cristo, con grande onore e senza vergogna. Vuole essere di esempio anche per le nuove generazioni che spesso sono restie a dichiarare la propria fede. La Settimana Santa è attualissima se vissuta nel vero spirito cristia-

no. Il nostro impegno è quello di continuare con fede la tradi-zione che ci è stata trasmessa, per far sì che la Settimana Santa non venga mai dimenticata o abbandonata”. Il gruppo del “Crocifisso” fu commissionato nel 1888 dalla categoria dei macellai a Fran-cesco Biangardi (costo 1.300 lire) ed ancora oggi continua ad essere sostenuto dalla stessa categoria di commercianti. A curare la parte organizzativa per portare la Vara in processione è Angelo Timo: “Appartengo ad una antica famiglia di macel-lai – dice - e ci tengo a portare avanti la tradizione e l’amore per il gruppo sacro a cui mi le-gano tanti ricordi che risalgono alla mia fanciullezza. La fede in Cristo mi spinge a continuare la

tradizione, trasmettendola ai miei figli. Assieme ad altri componenti della categoria provvediamo con spirito di sacrificio e di profondo amore per il Giovedì Santo a portare il “Crocifisso” in proces-sione ogni anno”.

28 marzo

GiovedìSanto

Numero personaggi: 5Committenza e ceto di appartenenza originari: lavoratori miniera GessolungoGestione attuale: famiglia CervellioneAutore: cominciata dai Biangardi nel 1888 e ultimata dai discepoli nel 1909Anno di costruzione: 1888-1909Misure: mt. 2,75x1,95x2,80 (h)Descrizione: Gesù è legato ad una colonna mentre viene flagellato da due soldati; un giudeo è intento a preparare la corona di spine.

Flagellazione (“U signori a culonna”)

Numero personaggi: 7Committenza e ceto di appartenenza originari: pizzicagnoli e fruttivendoliGestione attuale: ortofrutticoliAutore: Francesco BiangardiAnno di costruzione: 1892Misure: mt. 2,60x,75x3,50 (h)Descrizione: Gesù viene vestito da “re” ed è mostra-to dalla terrazza del Pretorio al popolo che attende; Pilato esclama “Ecce Homo”; un personaggio, preso dalla forte rabbia, si morde la mano divorato dall’odio verso un Uomo (Gesù) che non conosce.

ecce Homo

Numero personaggi: 8Committenza e ceto di appartenenza originari: lavoratori della miniera TrabonellaGestione attuale: tipografiAutore: Francesco BiangardiAnno di costruzione: 1902Misure: mt. 3,70x2,40x3,500 (h)Descrizione: Pilato, seduto sul trono, si lava le mani: di fronte a lui è Gesù tra due soldati romani, accanto un centurione che indica con la mano la strada del Calvario; un membro del Tribunale sta per leggere la sentenza con la quale Gesù viene condannato alla crocefissione; la sentenza è redatta da un personaggio che ha un atteggiamento di pietà e commiserazione verso il Signore.

Condanna

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Della Vara della “Sacra Urna” si occupa l’asso-ciazione “Devoti Sacra Urna 1983 - Congregazio-ne San Filippo Neri”. Il gruppo sacro fu realizzato nel 1892, commissionato dal Clero e da privati, e

costò 4.000 lire. Oggi, oltre agli assistenti spirituali don Angelo Gallo e don Giuseppe Catarinicchia, fanno parte dell’associazione Francesco Russo (presidente), Vincenzo Amico, Giuseppe Cura-tolo, Salvatore Russo, Giuseppe Marchiolo, Igor Campo, Vincenzo Falzone, Francesco Maiorana, Pasquale Maiorana, Igino Macro, Giuseppe Di

Rosa, Vincenzo Castiglione, Giuseppe Amico, Ra-oul Maiorana, Angelo Fedina, Luigi Di Prima, Mi-chele Profeta, Gaetano Giambusso, Mattir Russo e Calogero Falzone. “Oggi come negli anni passati - affermano i componenti dell’associazione, molti

dei quali sono legati alla processione dai loro ricor-di di fanciullezza - la Settimana Santa diventa per noi un impegno di solidarietà verso i più bisognosi, con iniziative in tutte le parrocchie della città. Sia-mo ispirati da ciò che rappresenta la nostra Vara, ovvero la morte e la resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo”.

28 marzo

GiovedìSanto

Veronica

Numero personaggi: 4Committenza e ceto di appartenenza origi-nari: lavoratori miniera Gessolungo (come ringraziamento dei superstiti scampati alla sciagura del 12 novembre 1881 in cui periro-no 66 minatori)Gestione attuale: Lega Sacra “San Michele”Autore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1883Misure: mt. 2,50x1,50x2,20 (h)Descrizione: il gruppo statuario rappresenta l’incontro tra Gesù e Veronica che gli asciuga il volto macchiato di sangue; il Signore, con lo sguardo, si compiace del gesto della donna e la benedice; dietro c’è un soldato romano con atteg-giamenti rozzi e rabbiosi pronto a colpire Gesù.

Numero personaggi: 3Committenza e ceto di appartenenza originari: congregati di Santa LuciaGestione attuale: marmistiAutore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1886Misure: mt. 2,50x1,90x2,80 (h)Descrizione: Gesù cade sotto il peso della croce; un soldato lo costringe ad alzarsi, mentre un altro personaggio con molto disprezzo lo aiuta a regge-re la croce soltanto per andare avanti nella strada che porta al Calvario.

Prima caduta

Numero personaggi: 3Committenza e ceto di appartenenza originari: gessaiGestione attuale: famiglia CannarozzoAutore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1886Misure: mt. 2,85x1,95x3,00 (h)Descrizione: Simone di Cirene (detto il Cireneo) viene obbligato ad aiutare Gesù a portare la cro-ce; Gesù, rappresentato stanco e sofferente, volge al Cireneo lo sguardo benedicente.

Cireneo

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Le origini della “Addolorata” risalgono al 1896, quando fu commissionata a Francesco Biangar-di dai ceti dei vinai e dei carrettieri, che conti-nuarono a gestire la Vara sino al 1940. Dopo la Guerra, rimasero poche persone ad occuparsene (per i vinai le famiglie Cortese, Sanguinè, Rid-dena e pochi altri, per i carrettieri Nicola Fedi-na, Luigi Dell’Utri, Filippo Cancemi, Domenico Albicocco, Francesco Anzalone e qualche altro).

Intorno agli anni 60 della gestione dell’Addolorata cominciò ad occuparsi la categoria degli autotra-sportatori che continua a farlo ancora oggi grazie

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GiovedìSanto

Numero personaggi: 4Committenza e ceto di appartenenza originari: macellaiGestione attuale: macellaiAutore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1888Misure: mt. 2,00x1,50x4,40 (h)Descrizione: nel gruppo statuario risalta la figura del Cristo sulla croce con il capo reclinato sul petto; ai piedi della croce vi sono Maria straziata dal dolore, Maria Maddalena che abbraccia la croce con profonda venerazione, e Giovanni.

Crocifissione

Numero personaggi: 9Committenza e ceto di appartenenza originari: lavoratori della miniera TumminelliGestione attuale: sindacato Tessuti e Abbigliamento della ConfcommercioAutore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1885Misure: mt. 3,00x2,60x4,20 (h)Descrizione: il gruppo statuario è la trasposizione tri-dimensionale del quadro di Rubens custodito nella Cattedrale di Anversa: i personaggi sulle scale hanno i volti esasperati; Cristo, ormai schiodato, è affidato alle cure amorevoli di Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, che in bilico sulle scale, lo sorreggono per scenderlo dalla croce; Maria, distrutta dal dolore, assiste alla straziante scena; al suo fianco Maria di Cleofe e Maria Maddalena che, prostrata, accarezza con profonda Fede i piedi del Signore.

deposizione (“scinnenza”)

Pietà

Numero personaggi: 4Committenza e ceto di apparte-nenza originari: ceto dei “burgisi”Gestione attuale: banca di Credito Cooperativo “San Michele”Autore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1888Misure: mt. 2,50x1,85x3,70 (h)Descrizione: Gesù, deposto dalla croce, viene adagiato sulle ginoc-chia della Madre; a sinistra vi è Giovanni, mentre Maria Maddalena, con profonda devozione, prende fra le sue mani quelle del Signore.

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24all’impegno di Angelo Fedina, Pasquale Evola, Arcangelo Polizzi, Michele Melfa, Michele Tum-minelli, Maurizio Lo Piano, Giuseppe Lamendola. Michele Livecchi, Giuseppe Lo Piano, Salvatore Siracusa, Giuseppe Polizzi, Nicola Fedina e Seba-stiano Vullo. “La fede nella Madonna - dice Ange-

lo Fedina - ci è stata trasmessa dai nostri antenati. Questo legame religioso ci sprona a tramandare ai nostri figli, ma anche all’intera città, la tradizione della processione della Settimana Santa”.

traslazione (“Cunnuciuta a lu santu sepulcru”)

Numero personaggi: 6Committenza e ceto di appartenenza originari: associazione della Candelora - MurifabbriGestione attuale: unione muratoriAutore: Scuola napoletana (Fittipaldi)Anno di costruzione: 1853Misure: mt. 2,60x1,60x2,20 (h)Descrizione: il gruppo statuario è ispirato al quadro di Polidoro da Caravaggio (Napoli) e allo stesso Caravaggio (Santa Maria in Vallicella, Roma): tutti i personaggi rappresentati sono straziati dal dolore; Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo tengono sospeso il corpo del Signore avvolto nella Sindone, mentre le Pie Donne stanno loro attorno; la Madonna ha gli occhi rivolti verso il cielo; Marta e Maria Madda-lena mostrano lo sguardo di chi ha subito un trau-ma; il motivo più commovente di questo gruppo statuario è certamente il braccio penzolante del Cristo, che sembra vibrare ancora di vita.

Numero personaggi: 2Committenza e ceto di appartenenza originari: Clero e civiliGestione attuale: Congregazione dei Cavalieri San Filippo Neri (1690-1983)Autore: Francesco e Vincenzo BiangardiAnno di costruzione: 1882Misure: mt. 1,80x2,50x3,50 (h)Descrizione: il Cristo morto e collocato dentro un’urna è ispirato al Cristo custodito nella cappella San Severo di Napoli, opera dello scultore Sammartino: è intagliata e ricoperta do oro zecchino; l’urna - poggiata su quattro zampe di leone - è sormontata da un Angelo, che tiene un nastro bianco con la scritta “Erit sepulcrum eius gloriosum”; ai lati dell’urna quattro puttini, portanti gli strumenti principali adoperati per la crocefissione.

sacra Urna

Numero personaggi: 1Committenza e ceto di appartenenza originari: sensali, vinai, carrettieriGestione attuale: unione autotrasportatoriAutore: Francesco BiangardiAnno di costruzione: 1896Misure: mt. 1,50x1,50x2,00(h)Descrizione: la Madonna è raffigurata con il volto stanco ed è segnata da una profonda solitudine, è avvolta in un manto di velluto nero con bordature e rose in oro: tiene tra le mani un fazzoletto in stoffa con ricami tradizionali, mentre sul petto un pugnale le trafigge il cuore; ai piedi della statua è sistemato un cuscinetto di velluto nero con piccole bordature in oro per collocare denaro e oggetti devozionali in oro. La statua originale del Biangar-di si è distrutta in un incendio del 1905; soltanto il viso è quello originario, il resto è stato integrato nel 1973: il vestito della Madonna è di raso viola con piccole bordature in oro.

addolorata (“l’addulurata”)

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GiovedìSanto

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La devozione dei nisseni per il Signore della Città

signore della Città

durante l’anno, nelle ore in cui la porta maestosa del santuario è chiusa, si vedono spesso devoti inginocchiati nella gradina-

ta d’accesso che pregano intensamente, quasi come se vedessero il crocifisso, e qualcuno che piangendo lo loda per la grazia ricevuta. E’ antichissima tradizione che nei venerdì di Quaresima si pratichi la “via Crucis”, in tutte le chiese e, in particolar modo, nel Santuario del Signore della Città, dove si espone solennemente la reliquia della Santa Croce e i devoti si riuniscono per ascoltare la parola di Dio. Durante il rito ad un tratto il silenzio e interrotto da un nutrito grup-po di laudanti: “E GRIDAMU “TUTTI” domanda uno, “VlVA LA MISIRICORDIA DI DIU” rispondono gli altri, due voci, insomma: l’una calda e grave che pesa sulla terra, l’altra acuta ed alta che di colpo afferra l’ultima nota della prima voce per risalire dalla terra al cielo fino a Lui L’Altissimo, il Salvatore. Nel medesimo momento i fedeli sfilano per baciare la sacra reliquia, il S.S. Sacramento, e tutto si conclude con la “ladata” davanti la porta principale del Santuario che viene chiusa dopo la benedizione del sacerdote. Il ritrovamento del Santo Crocifisso non è un fatto leggendario ma reale la cui testi-monianza si tramanda di padre in figlio tra gli abitanti di Caltanisset-ta. Il piccolo Crocifisso è stato, infatti, ritrovato in una grotta, tanto tempo fa, tra due candele, delle quali il fumo é stato ritenuto respon-sabile dell’annerimento del corpo di Gesù, da alcuni “fogliamari”. In antichità i fogliamari erano coloro che raccoglievano le verdure selvatiche per poi venderle e mantenere con i soldi ricavati le loro famiglie che a quel tempo erano molto numerose. La particolarità della loro raccolta era, tuttavia, il fatto che essa avveniva accompa-gnata da una sentita ladata al Signore. Ancora oggi, per tradizione, i fogliamari, durante il periodo quaresimale, si recano nelle campagne per raccogliere ciò che la natura regala loro e ladano in siciliano stret-to la Passione di Cristo. Unico punto di riferimento del ritrovamento del Crocifisso da parte dei fogliamari è il largo Scribani, oggi situato all’incrocio tra via Roma e viale Amedeo e che anticamente era un luogo disabitato ed in lieve pendio che ben presto comincio ad essere dissestato dai torrenti. E’ proprio qui che nella processione del ve-nerdì Santo i “fogliamari” fanno con il crocifisso una breve sosta di devozione. Il ritrovamento del Simulacro di Gesù Crocifisso in una grotta non desti meraviglia poiché, da molti fatti, sembra quasi che Gesù, abbia avuto una predilezione per questo luogo è nato, infatti, in una grotta a Betlemme, ha insegnato ai discepoli la preghiera del “Padre Nostro” nella grotta degli “insegnamenti” del monte Oliveto ed, infine è stato sepolto in una grotta chiamata oggi Santo Sepolcro. Oggi, l’annerito Crocifisso ligneo, viene gelosamente custodito nel Santissimo Santuario del Signore della Città. Santuario che, dall’af-fermazione di alcuni storici nisseni quali Giovanni Mule Bertolo e Giovanni Falduzza, si pensa abbia avuto origine tra il 1300 e il 1340 e cioè nel medesimo arco di tempo in cui é stato ritrovato il Crocifisso. In preparazione alla solenne processione che si svolge il Venerdì San-to, alcuni giorni prima, in particolar modo il martedì Santo, alcuni de-voti, riunitisi davanti al portone d’ingresso del Santuario, prelevano da un locale adiacente a quest’ultimo il fercolo d’orato, su cui verrà successivamente posto il S.S. Crocifisso. Il venerdì Santo è un giorno della Settimana Santa molto sentito per la città di Caltanissetta, poi-ché interamente dedicato alla devozione per il Cristo Nero. Gia dal mattino tutta la popolazione si riunisce nel santuario in un silenzio mistico, pieno di fede e di amore un silenzio composto.

(testi tratti dal dvd “Il Cristo Nero” di Michele Bellomo e Danilo Miraglia, realizzato da Aurelab Digital Studio)

29 marzo

VemerdìSanto

Il Cristo nero è sicuramente il simulacro più antico di Cal-

tanissetta, protettore principale della città fino al 1625, anno in cui il titolo venne attribuito a San Michele Arcangelo per avere salvato il capoluogo nis-seno dalla peste. Ma l’immutato sentimento di profonda venera-zione da parte di tutti i nisseni, di generazione in generazione, proclama, ancora oggi, questo crocifisso “Signore della Città”.La tradizione plurisecolare di questo Crocifisso, molto diffu-sa tra il popolo di Caltanissetta, vuole che il piccolo e annerito Crocifisso è stato trovato in una grotta corrispondente oggi alla via Roma, da alcuni “Foglia-mari”, cioè raccoglitori di erbe amare, spontanee, commesti-bili, per venderle, guadagnare e mantenere decorosamente la famiglia. L’affettuosa tradizio-ne esprime un avvenimento che gli anni possono abbellire, per esempio con due candele accese che con i fumi emessi causaro-no l’annerimento dello stesso, tanto da essere oggi conosciu-to come Cristo Nero. Certo è, che la Caltanissetta medioevale aveva nei suoi dintorni grotte di pietra arenaria, come quelle di Sabucina e di Sant’Anna. Il Crocifisso è di stile bizantino, alto appena 85 centimetri e la soave immagine ha il capo re-clinato sulla spalla destra in at-teggiamento di totale e dolce ab-bandono nel sonno della morte. Ha un perizoma annodato a sini-stra, le gambe arcuate e i piedi trafitti dal terzo chiodo, elemen-ti che confermano ancora di più

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l’appartenenza all’epoca Bizan-tina. E’ posteriore al 1300, seco-lo in cui Caltanissetta, da borgo, viene eletta a città. Era il 1340.Il piccolo Crocifisso annerito, posto su un tronco dorato, do-mina: e posto sotto una grande e maestosa corona anch’essa

dorata che si eleva, sorretta da quattro colonne ritorte decorate con foglie d’acanto e sormon-tata da un’altra piccola corona raccordata con essa mediante

quattro grandi volute che ripe-tono i movimenti delle colon-ne; a loro volta, dalla piccola corona dorata, si dipartono al-tre quattro piccole volute che con grazia sorreggono l’apice una croce dorata su un globo. Il fercolo, detto in Sicilia Vara, fù commissionato da Padre Ange-lico Lipani nel 1876 all’artista Gaetano Chiaramonte da Enna per la somma di lire £ 1.236 e restaurato, dietro appello ai nis-seni dal Rettore Giuseppe Sor-ce, attuale Rettore del Santuario, al decoratore Domenico Grasso di Catania per lire £ 1.000.000.Il Venerdì Santo è un giorno davvero emozionante in cui tutti si inchinano all’unico “Re”. Un forte profumo di incenso si libe-ra nell’aria in segno di purifica-zione, mentre i laudanti intona-no frasi dal dialetto più arcaico. Il fercolo, maestoso e dominan-te, spicca con il suo colore oro in quell’avvolgente buio della sera e, portato a spalla dai “Fo-gliamari” durante il percorso che si snoda per le più antiche vie della Città. Particolarità del-la processione è il canto delle “lamintanze” (da “lamintarsi” lamento del popolo per la pas-sione di Cristo) o “ladata” (dal latino “laudare”, “ladari” presso il popolo). Si tratta di brani di autentica poesia religiosa, nar-ranti la passione e morte di Cri-sto in siciliano stretto e latino. Il

canto è un dialogo a due voci: la prima e la seconda, conclude il coro. È l’avvenimento cittadino di gran lunga più importante e più sentito di tutta la comunità: Real Maestranza al completo,

il Vescovo, tutto il Clero comprese le varie con-

gregazioni religiose tra cui Gli Amici del Signore, e l’Ammi-

nistrazione Comunale aprono la via all’unico “Signore della Città”. Molti fedeli sono a pie-di scalzi e la presenza attonita di una grande folla gremita di gente fa sentire un silenzio così assordante e così profondo da commuovere sino al pianto. Nella strada di ritorno, anche i piccoli si cimentano nella lada-ta, contribuendo cosi al ricam-bio generazionale. Non appena il Crocifisso giunge in prossimi-tà del Santuario, tutte le cariche e i componenti delle varie ca-tegorie si schierano in entram-bi i lati della via Signore della Città, attendendo il passaggio del fercolo per porvi l’ultimo saluto prima d’essere rimesso a posto. Anche il Vescovo, affac-ciatosi dall’ormai famoso bal-cone dell’Istituto, pronuncia un coinciso discorso all’aperto su una delle sette espressioni dette da Gesù sulla Croce, esortando evangelicamente a rinnovarsi seguendo il Salvatore, il Si-gnore della Città, nel cui nome benedice tutti i partecipanti. Il Crocifisso viene quindi riposto in chiesa, mentre si ode l’ultima strofa della ladata “e ladamuci a lu santu sacramentu: viva la mi-sericordia di Diu”.

Michele Calogero Bellomoresponsabile associazione

Fogliamari e Devoti del SS Croci-fisso del Signore della Città

29 marzo

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Nel 1990 i devoti foglia-mari si sono costituiti

in associazione dando vita all’associazione Devoti Por-tatori Fogliamari Del SS.mo Crocifisso del Signore del-la Città, il cui responsabile attuale è Michele Bellomo. L’associazione è composta da un comitato organizzativo i cui membri sono Antonio Bellomo e Angelo Bellomo (responsabili del gruppo lau-danti), da Calogero Diforti (capo coro e capo vara), da Antonio Fasciana (responsa-bile incensisti) e da Giuseppe Scandurra e Giuseppe Diforti. (l'anziano del gruppo).

l’associazione

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29 marzo

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Giuda si fece pagare dai Giudeitranta denari della loro monetae teneva consiglio con la superbia,operava il tradimento che doveva compiere.Giuda disse: "Lasciate fare a me,che darò Gesù in vostro potere.Essi sono solo quattro in sua compagniaMa voi dovete prendere quello che bacerò"

Quando appare la mattina del Venerdì Santo,la Santa madre si mette in cammino.La incontra san Giovanni per la via,le dice: "Dove andate Madre mia?""vado cercando Gesù Nazareno,me l'hanno rubato e non so chi è stato.""Andate allora a casa di Pilatodove lo troverete chiuso e incatenato."

Gesù era legato e camminava,se ne andava sul monte Calvario.Addosso portava una pesante croceteneva tutto il mondo sul suo colloe ciascuno di coloro che lo tiravano,per vedere chi gli dava più colpi:che spintoni...! La croce pesava:ad ogni due passi, cadeva tre volte.

Mentre Cristo era in croce, giunse MariaCon Marta, Maddalena e san Giovanni."Io che sono tua madre sono venuta qui a vederti,poichè ti hanno messo in croce questi tiranni.Pigliate una scala per far scendere mio figlio,in modo che io gli baci le sacre carni!Come posso non piangere, amici miei,che ho perduto il figlio di trentatre anni."

Lo hanno messo giù dalla croce e lo hanno postoin braccio a Maria dolorosalei lo piange: "Dolce figlio, amatoconforto della mamma, o vita mia!O giglio di gloria, stendardo adorato,quando ti tenevo sulle lie braccia!Ora ti vedo tutto martoriatoMorto, senza privilegi, in un luogo straniero."

"Sono stato per trentatre anni nel mondosenza avere un'ora di conforto."Abbiamo saputo che era certa la sua santa mortequando faceva l'orazione all'orto degli olivi:perchè l'aria si coprì di nero,e i Giudei lo hanno preso ingiustamente.Ora lo vedo con il fianco squarciatocoronato di spine e morto in croce.

Lodiamo il Santo Sacramento:Viva la Misericordia di Dio!Viva tutti noi in compagnia!

Giuda si nni pagàu di la Judìa,Di la munita so trenta denari;E cu la perba cunsigghiu tinìa,Uprava u tradimintu ch'avìa a fari;Giuda cci dissi: Lassati fari a mia,Ca a Gesuzzu 'mputiri v'aju a dari;Iddi su' quattru di la cumpagnìaMa a cu' vasu jiu v'at'a pigghiari.

Aggiurna lu santu Venniri matinuLa santa matri si misi 'ncaminu.la scontra san Giuvanni ppi la viaCci dici: Unni jiti, matri mia?- vaiu circannu a Gesù Nazzarenu.Mi l'arrubbaru e nun sacciu cu fu.- va, iti ni casi di PilatuCca lu truvati 'nchiusu e n'catenatu!

Gesuzzu era ligatu e camunava,A lu munti Carvaniu si nni jia:'Ncoddu 'na cruci pisanti purtava,Tuttu lu munnu 'n coddu lu tinìa:E 'gnadunu di chiddi ca cci trava,Ppi vidiri cu' cchiu corpu facìa:Chi rimuttuna!... La cruci gravava!A ogni du' passi, tri vòti cadìa.

Cristu sinnu a la cruci, Marì vinniCcu Marta, Maddalena e San Giuvanni;Ca jiu la mamma, a vidiriti vinniCa 'n cruci t'hannu misu chissi tranniPigghia ssa scala ca me' Figghiu scinniQuannu cci vasu li sagrati carni.Comun un vogghiu chianciri, amici digni,Ca un figghiu persi di trentatrianni?

Lu scisiru d'a cruci e l'hannu datu'Mbrazza a l'addulurata di Maria,Idda lu chianci, Figghiu durci, amatuCunfortu di la mamma, o vita mia!Gigghiu di gloria, stinnardu aduratuQuannu 'n capu a li vrazza ti tinìa;Ora ti viju tuttu sfracillatuMortu, senza favuri, a la stranìa.

Trentatrianni ppi lu munnu stetti,E senza aviri un'ura di confortu;La santa morti la sapimu certu,Quannu facìa arazioni all'ortu.L'airu di nìuru si fici cupertuCa li judìa vi pigghiaru a tortu;Ora vi vjiu ccu ssu latu apertuCurunatu di spini, 'n cruci mortu.

Ladamuci a lu Santu Sacramentu:Viva la Misericordia di Diu!E viva tutti nuantri ‘n’cumpagnia!

Il silenzio della sera del venerdì Santo, a Caltanissetta, è spezzato da un coro di

voci che appare e scompare come una lama di luce che illumina solo a tratti l'oscurità profonda. Sono voci maschili acute e gravi che si rincorrono, si alternano, si uniscono e si spezzano. Più che un canto, è un grido ed insieme un lamento: è la voce del popolo che canta la passione di Cristo e lo strazio della Vergine Maria, ma è anche un pianto cora-le per la vita, la storia, la sofferenza di ogni uomo. I fogliamari intonano la Ladata, un canto monodico a voci alternate, seguendo a piedi scalzi il Cristo nero, Signore della città. I versi della Ladata sono in dialetto siciliano e le parole sono state, a volte, storpiate dalla lunga trasmissione orale, dalla scarsa cono-scenza del latino o di parole dotte, ma proprio per questo hanno un fascino tutto proprio.

(traduzioni a cura di Rosanna Zaffuto Rovello)

Lo scorso anno, in prossimità del-la Settimana Santa, si è pensato di

voler riprendere una vecchia tradizione che sembrava essere perduta nel tempo. Un’usanza che i Fogliamari per tutto il periodo Quaresimale si tramandavano di padre in figlio, infatti usavano far visita alle edicolette votive più antiche della città (figureddi), onorandole con la “ladata”, manifestazioni religiose di preghiera che si protrassero nel tempo ma che purtrop-po sparirono. Lo scopo è proprio quello di voler recuperare queste tradizioni, di voler ricordare ai propri genitori cosa accadeva in quegl’anni ma soprattutto far conosce-re la storia e le proprie radici alle nuove generazioni. Anche quest’anno, sull’onda del successo dello scorso ano, il 22 marzo si è svolta la seconda edizione di que-sta manifestazione recuperata, in ricordo anche di tutti quei Fogliamari che non ci sono più. I Fogliamari si sono alternernati con la “ladate”, momenti di preghiera e con canti proposti dalla Congregazione dalle Suore Francesca del Signore della Città, e la popolazione ha seguito compo-stamente pregando e accendendo ceri offerti per l’occasione dall’as-sociazione “Agin”.

le ladate dei “fogliamari”

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La Settimana Santa Nissena è un grande evento da sempre

riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo, l’evento più importan-te e rappresentativo della città di Caltanissetta, il momento più sen-tito dalla cittadinanza nissena che ogni anno, con rinnovata emo-zione e dedizione, si raccoglie nel Centro Storico della città per rivivere i riti di fede, tradizione e folklore di un tempo e ancor oggi attuali.Storia, Arte, Passione e Devozio-ne, Tradizione, Silenzio, Senti-mento e Partecipazione: la Setti-mana Santa è questo e tanto altro ancora! Voci di un tempo, emo-zioni di sempre!Quest’anno la Settimana Santa si apre all’insegna di un rinnovato spirito di coinvolgimento di tutti quegli attori che ogni anno ani-mano da protagonisti questo gran-de evento: Associazione Gesù Nazareno, Associazione Real Maestranza, Associazione Pic-coli Gruppi Sacri, Associazione Giovedì Santo, Associazione Fo-gliamari e Devoti SS. Crocifisso “Signore della Città” e A.Te.Pa. QR Cultura, progetto patrocina-to dal Comune di Caltanissetta, e AGIN, Associazione Giovanile per l’Identità Nissena, saranno in prima linea nel promuovere e valorizzare questo emozionante evento mediante tante e origina-li iniziative volte proprio a dar ancor più spazio e voce ai Pro-tagonisti della Settimana Santa Nissena e a coinvolgere ancor più attivamente e consapevolmente la cittadinanza e in particolar modo le nuove generazioni.Nuovi materiali e supporti in-formativi, originali occasioni di incontro, confronto e approfon-dimento, innovativi canali di co-municazione e divulgazione, un Infopoint Diffuso interamente de-dicato alla Settimana Santa: ecco le principali novità di quest’anno.

Il Progetto QR Cultura anche quest’anno in prima lineaAnche quest’anno il Progetto QR Cultura darà il proprio contribu-to alla Settimana Santa Nissena; l’innovazione intelligente che promuove la Tradizione, lo spiri-to HI-TECH al servizio dell’Arte e della Storia, una piattaforma sociale sempre al servizio e a sup-porto di chi quotidianamente si spende per la crescita e la valoriz-zazione del territorio.Tanti e nuovi approfondimenti affidati ad esperti e professionisti,

31 marzo

Domenicadi Pasqua

domenica 31 marzo• ore 19:00 “La Via Dolorosa”:

partenza dalla sede dell’As-sociazione, in Via Berengario Gaetani e arrivo alla scalinata Agostino Lopiano, in piazza Capuana. Momento di racco-glimento a cura di mons. Ga-etano Canalella, parroco della Cattedrale di Caltanissetta.

• ore 20:00 “La Disperazione di Giuda” e “La Resurrezio-ne”, rappresentazione.

L’ultimo rito della Real Mae-stranza si celebra la dome-

nica di Pasqua, quando si reca in corteo davanti al palazzo ve-scovile, dove il Vescovo accom-pagnato dal Gran Cerimoniere viene accolto da tutti i Consoli (Presidenti) delle maestranze per

essere scor-tato, assieme al Capitano in carica, fino alla Chiesa C a t t e d r a l e , dove celebre-rà la messa pasquale. Alla fine della fun-

zione religiosa, il Capitano ri-consegna le chiavi della città al Sindaco.Attraverso la suggestione di questi riti, la Real Maestranza si avvia verso il mezzo millennio di storia. A conclusione va detto che, dopo il 1625, la Maestranza scortava il santo patrono della città San Michele; l’uso decadde agli inizi del ‘900, grazie al con-senso dell’attuale Vescovo S. E. Mons. Mario Russotto, la Real Maestranza è tornata in corteo per scortare il santo patrono del-la città di Caltanissetta San Mi-chele Arcangelo in processione l’8 maggio 2010.

La Real Maestranzarende omaggio al Vescovo Russotto

la sacra rappresentazione

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la settimana santa 2013:un nuovo spirito, tante novità!un nuovo ambito dedicato all’Even-to e ai suoi protagonisti, spettacola-ri ed esclusivi contenuti testuali e multimediali certificati, meticolose geolocalizzazioni, itinerari e per-corsi turistici... tutto a portata di QR! Punta QR CULTURA e vivi l’emozione!

Infopoint Diffuso: un polo informativo intorno a TE!Un micro-universo al servizio della cittadinanza e dei tanti turisti, pro-venienti da tutto il mondo, che ogni anno partecipano con sorprendente curiosità e interesse alla Settimana Santa Nissena.Spirito di accoglienza e di coinvol-gimento, energia ed entusiasmo, informazioni di servizio e appro-fondimenti culturali, una incante-vole scenografia affidata ai grandi protagonisti dell’evento che hanno accolto l’invito ad esporre i simboli emblematici delle proprie realtà as-sociative.Personale qualificato e multilingua, cortesia e disponibilità, supporti e materiali multimediali per vivere e seguire a 360° tutti i momenti di questa esclusiva Settimana.Anche gli operatori locali del Turi-smo saranno al servizio dell’utenza per indirizzare e consigliare, per guidare il turista e il cittadino nel-la riscoperta del territorio e delle sue maggiori attrazioni artistiche e culturali. E non finisce qui … l’IN-FOPOINT è diffuso! Oltre alla cel-lula centrale di questo innovativo Infopoint con sede nel Palazzo Co-munale, sono tanti gli snodi infor-mativi coinvolti nel servizio e dislo-cati sul territorio: numerosi esercizi commerciali della città hanno infat-ti abbracciato l’iniziativa aderendo al progetto QRCultura, mettendosi a disposizione per la diffusione dei materiali informativi inerenti alla Settimana Santa 2013.Scopri nella mappa come raggiun-gere l’INFOPOINT, ricerca gli esercizi che espon-gono la locandina “Infopoint Dif-fuso” e scopri la Cartolina Elettro-nica della Settima-na Santa 2013!

… per condivide-re, anche con chi è lontano, l’emo-zione!La cittadinanza è invitata a parte-

cipare all’iniziativa “Ricordi de … La Settimana Santa”, un innovativo libro interattivo in cui sarà possi-bile lasciare un ricordo, una frase, un’immagine o una fotografia che parli dell’evento.All’utenza sarà inoltre sommini-strato un questionario utile a son-

dare la perce-zione su questo grande evento, la soddisfazione relativa ai servi-zi dell’Infopoint e gli eventuali sugger imen t i per l’organizza-zione del prossi-mo anno.Visita l’Infopoint e partecipa anche TU!

“... e c'è anche una sorpresa!Cosa aspetti? Punta QR Cultura!”

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L’Associazione turistica Pro Loco di Caltanissetta, in occa-

sione della Settimana Santa 2013, ha individuato quattro distinti itine-rari per dar modo alla cittadinanza ed ai tanti turisti di conoscere più approfonditamente l’arte, la storia, la tradizione e la cultura della città.

Itinerario “La Grande Piazza”

Nel centro della piazza Garibaldi, che anticamente si chiamava Piazza Ferdinandea, si ergeva una statua dedicata a Ferdi-nando di Borbone. Dopo l’impresa garibaldina e l’Unità d’Italia, la piazza rimase vuota per diversi

decenni e nel suo centro fu posto un lampione. Lo scultore nisseno Michele Tripisciano, che viveva a Roma, ma che aveva conservato un profondo legame con la sua terra natale, progettò nel 1890 una fonta-na al cui centro vi doveva essere un gruppo scultoreo con il Trito-ne e cavallo marino.Di fronte alla Fontana del Tritone si trova la chiesa di San Sebastiano, chiesa che esisteva già nel Cinque-cento quale sede di una confraterni-ta di cui facevano parte i macellai. Accanto alla chiesa di san Sebastia-no esistevano infatti diverse botte-ghe di macellerie. Ma quando tra la fine del 500 e gli inizi del Seicento la piazza grande divenne il nuovo centro urbano della città, i Moncada ordinarono la chiusura e lo sposta-mento delle macellerie nella attuale via Palermo. La chiesa di San Seba-stiano versava però in precarie con-dizioni statiche e per questo nel 1664 venne demolita per essere ricostruita sullo stesso luogo. La ricostruzione iniziò nel 1673 e ven-ne ultimata intorno al 1726.Di fronte la chiesa di San Sebastia-no, si erge maestosa la Cattedrale.

La nuova Chiesa Madre, costruita a metà Cinquecento per rispondere alle nuove esigenze urbanistiche, prese il nome di Santa Maria la Nova per distinguersi dalla prece-dente Chiesa Madre, Santa Maria la Vetere. Già negli ultimi anni del secolo la grande chiesa era funzio-nante anche se la data ufficiale della fine della costruzione è il 1620. Nel 1844 Caltanissetta divenne sede vescovile e la Chiesa Madre ebbe il titolo di Cattedrale. La facciata, rifatta nel corso dell’Ottocento, pre-senta due piani sovrapposti: il pri-mo piano è caratterizzato dalla pre-senza del monumentale portale d’ingresso; il secondo livello inve-ce è caratterizzato dalla presenza di un corpo centrale sovrastato da un timpano, con un grande finestrone che da luce agli affreschi interni, e due campanili laterali. Una parte della facciata e della volta interna distrutte dai bombardamenti ameri-cani del 1943, vennero rifatte subito dopo la guerra e in quel periodo vennero costruiti il transetto e la cupola. La costruzione è a impianto basilicale a tre navate, divise da possenti pilastri, con una imponente copertura a volta . Tutta la volta è stata affrescata ne 1720 da Gugliel-mo Borremans, pittore fiammingo operante a Caltanissetta nel Sette-cento, con la tecnica del trompe d’oeil. Nella grande piazza, si affaccia anche il Palazzo del Carmine. Nel 1371 Guglielmo Peralta, allora Signore di Caltanissetta, e sua moglie Eleonora, fondarono a Cal-tanissetta un convento per i Carme-litani, fuori dalle mura della città in un pianoro chiamato piano degli ulivi. Annesso al convento vi era la chiesa dell’Annunciata detta anche chiesa del Carmine. La trasforma-zione urbanistica voluta dai Monca-da nell’arco del XVI secolo, fece si che chiesa e convento dei carmeli-tani si trovassero non più fuori dalle mura, ma addirittura sulla piazza grande della città. Nel 1866 quando venne decisa dal nuovo Stato Italia-no la soppressione degli ordini reli-giosi, l’autorità municipale decise di utilizzare il convento come palazzo di città. In un primo momento la chiesa dell’Annunciata divenne cappella del Municipio, ma circa 20 anni dopo venne inglobata nel nuovo prospetto che si affaccia-

va da un lato sulla piazza Garibaldi e dall’altro sul corso Umberto.Nel cuore della città si erge solenne e maestoso il Palazzo Moncada, un edificio chiaramente incomple-to, anche se agibile nella parte già esistente. La progettazione del nuo-vo palazzo si deve forse a Carlo d’Aprile, famoso architetto del senato palermitano, ma i lavori furono seguiti da un cappuccino, fra Pietro da Genova. La prima pietra venne posta nella primavera del 1651. Il progetto prevedeva l’abbat-timento della precedente residenza dei Moncada e la sua sostituzione con la nuova costruzione che aveva dimensioni molto più estese. A que-sto scopo venne, infatti, demolito un intero isolato di casette al posto del quale venne edificato il lato posteriore del palazzo nuovo. Solo dopo aver finito questa prima parte dei lavori sarebbe stata costruita la parte anteriore, con un largo fronte sulla “strada grande”. In tutta l’ala edificata vennero effettuati i lavori di intaglio: furono scolpiti i menso-loni in pietra che dovevano sorreg-gere la lunghissima balconata che circondava il piano nobile, con figure antropomorfe e zoomorfe, e tutte le cornici delle finestre e delle porte esterne ed interne. Il Palazzo Moncada ospita, al suo interno, l’incantevole Museo Tripisciano. Lo scultore nisseno, vissuto nella seconda metà dell’Ottocento, aveva disposto nel suo testamento che tutte le opere esistenti nel suo stu-dio divenissero patrimonio di Cal-tanissetta. Infatti pur essendo anda-to via dalla sua città natale a soli 15 anni per andare a studiare a Roma, aveva sempre mantenuto contatti vivi ed affettuosi con la città e con i nisseni. Il patrimonio di opere d’ar-te nate dallo scalpello di Tripiscia-no, raccolto e gelosamente conser-vato per tutti questi anni, trova a quasi un secolo dalla morte dell’ar-tista una definitiva e degna colloca-zione nelle sale del restaurato Palazzo Moncada.

Una città ricca di storia, tradizioni e cultura

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Sul corso Umberto I si erge il Palazzo Sillitti-Bordonaro che è stato costruito nel 1858 dall’archi-tetto gelese Giuseppe Di Bartolo (1815-1865) autore di gran parte del rinnovamento architettonico della città nella metà dell’ ‘800. La famiglia dei Sillitti-Bordonaro era una delle più in vista nella città ottocentesca tanto che Antonino Sillitti Bordonaro fu il primo sinda-co eletto dopo l’unità d’Italia. Poco più avanti, corso Umberto viene chiuso dall’ampia scalinata della chiesa di Sant’Agata, splen-dido esempio di Seicento siciliano. La costruzione della chiesa e del collegio dei gesuiti rappresenta una tappa fondamentale della trasfor-mazione urbanistica della città avvenuta nel 500. Infatti la chiesa di Sant’Agata costituisce il fondale architettonico dello “stradone del collegio” che era il salotto delle principali feste cittadine e delle ricche dimore dei notabili locali. I gesuiti vennero chiamati a Caltanis-setta da donna Luisa Moncada e da suo figlio Francesco II per innalza-re la qualità dell’istruzione che veniva data ai figli dei borghesi. La prima pietra venne posta nel 1588,

ma la costruzione avvenne nel giro di diversi anni ed i gesuiti inizial-mente cominciarono il loro inse-gnamento presso la chiesetta di san Rocco che si trovava nell’angolo della piazza difronte all’attuale municipio.

Itinerario “In periferia”Su un’altura che sovrasta la città a circa 700 m di altezza sul livello del mare è stato eretto nel 1900 il monumento al Redentore. Il comitato romano per le celebrazioni del Giubileo di quell’anno a seguito dell’intenzione del Papa Leone XIII di dedicare

tutto il secolo XX a Gesù Cri-sto Reden-tore del m o n d o , aveva pro-mosso la costruzione di 19 monu-menti al Redentore in altrettan-

te alture d’Italia, uno per ogni seco-lo trascorso dalla nascita di Cristo. Le spese e la cura dei singoli monu-menti erano affidate alle comunità locali, che avrebbero provveduto secondo le proprie disponibilità e secondo il proprio gusto artistico. Per la Sicilia, tra le comunità che si erano offerte a realizzare il proget-to, venne prescelta Caltanissetta, per la sua centralità nell’isola e per le sue disponibilità finanziarie: era infatti un periodo di grande flori-dezza economica della città, dive-nuta in quegli anni capitale mondia-le dello zolfo. Con le somme rac-colte tra i siciliani, con il contributo soprattutto delle famiglie più abbienti di Caltanissetta, venne chiamato da Palermo l’arch. Erne-sto Basile per la costruzione del basamento e venne ordinata a Roma dalla ditta Rosa e Zanazio la fusione in bronzo della statua del Redentore alta 7 metri. Nell’estate del 1900 il piedistallo contenente una piccola cappella era pronto e la grande statua giunse in treno sino a Caltanissetta, per essere trasportata poi su un carro trainato dai buoi sulla vetta di monte San Giuliano.A pochi chilometri dal centro abita-

L’Associazione Giovanile per l’Identità Nissena (“Agin”) nasce nel 2011 a se-

guito della necessità sentita da un gruppo di giovani di riscoprire l’Identità nissena, le radici della città di Caltanissetta, delle tradizioni popolari, folcklo-ristiche e religiose del capoluogo. A questo si affianca un’opera di assistenza in uno dei quartieri più “disagia-ti” del centro storico, “la Provvidenza”, dove l’associa-zione ha fissato la propria sede. Scopo dell’associazione è lo svolgimento di attività nel settore di beneficenza, assistenza familiare, sociale; in particolare orienta la propria attività ad assistenza sociale e socio sanitaria, bene-ficenza, istruzione, formazione, ricerca scientifica, tutela e valo-rizzazione dell’ambiente, tutela, promozione e valorizzazione delle cose d’interesse artistico e storico, promozione della cultura e dell’arte, tutela dei diritti civili.Nel breve arco di tempo che passa dalla fondazione ad oggi, l’Agin non ha ancora potuto spaziare nelle varie finalità, ma si è impegnata in attività soprat-tutto a favore dei bambini e ragazzi della Provvidenza, come nelle due edizioni dell’attività denominata “Bar-bintonsore” in collaborazione con la categoria dei Bar-bieri della Real Maestranza che, guidata dal Capitano Gioacchino Ricotta, ha provveduto al taglio dei capelli gratuito. Proprio dal quartiere Provvidenza, da due anni

l’Agin collabora con la Real Maestranza in occasione del Sabatino dedicato alla Madonna della Provvidenza, protettrice del sodalizio che riunisce le dieci categorie artigianali che sfilano il Mercoledì Santo con il SS. Sa-cramento e che partono dalla chiesa del quartiere per recarsi in Cattedrale.Ma l’attenzione della giovane associazione si è rivol-

ta anche all’artigianato, con l’organizzazione di una “Fiera dei talenti”, durante la quale sono state esposte opere artistiche e d’artigianato nella caratteristica “piaz-zetta Girgenti”, oggi largo Salvatore Capizzi, a due pas-si da Piazza Garibaldi.Pur non essendo ufficialmente annoverata tra le asso-ciazioni che si occupano in prima persona della Setti-mana Santa nissena, fin dalla costituzione si è messa a disposizione per collaborare ad alcune attività connesse all’organizzazione dei riti che caratterizzano una delle

Settimane Sante più imponenti dell’Europa, come l’organizza-zione dei “Fogliamari alla Strata ‘a foglia”.Pochi mesi dopo la costituzione, in collaborazione con le associa-zioni che curano i riti religioni della Settimana Santa, l’Agin ha realizzato un sito internet “www.settimanasantacaltanissetta.it” sempre aggiornato e che dà la possibilità in tutto il mondo di se-guire le tradizioni nissene sui riti pasquali. Presente anche sui so-

cial network, quali Facebook, dove cura la pagina “Riti Settimana Santa Caltanissetta (Sicily)”; a questa pagina sono collegati anche una serie di gruppi tematici, sempre su Facebook, aggiornati in tempo reale con notizie ed eventi.

«impegnati a custodire l’identità nissena»

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to, un’antichissima chiesetta risa-lente alla civiltà arabo normanna è dedicata allo Spirito Santo. In que-sto luogo, nel X secolo, gli arabi avevano costruito un casale fortifi-cato, massiccia costruzione rettan-golare difesa da una torre d’angolo, per la sorveglianza e la difesa del ricco terreno agricolo circostante.All’interno dell’itinerario “In peri-feria” sono previste anche le visite al Museo Archeologico ed al Museo Mineralogico.

Itinerario “Tra vicoli e viali”Tra i vicoli ed i via-li dell’antica Calta-nissetta, si trova la chiesa di San Domenico. Non si conosce la data cer-ta della fondazione della chiesa e dell’annesso conven-to dei domenicani, ma la sua costru-zione si può far risalire alla metà del 1400, in quanto già nel 1480 i Moncada prescelsero questo edifi-cio di culto come sede della propria sepoltura. Per lungo tempo la chie-sa di San Domenico, ebbe un ruolo privilegiato all’interno della città, e lo slargo antistante, allora più ampio, ne costituiva la piazza prin-cipale. Alla fine del quartiere “Angeli” si trova, oggi in restauro, la chiesa Santa Maria degli Angeli. Voluta

dal re Federico II di Svevia nel 1225, la Chiesa Madre intitolata alla Madonna era a pochi passi dal castello di Pietrarossa, dove era insediata una guarnigione militare. La chiesa era gestita da un regio cappellano, un’autorità religiosa che rappresentava il re e che aveva il diritto di riscuotere un terzo delle decime. Quando vi fu collocato il quadro quattrocentesco che rappre-senta la Vergine in trono circondata

Emanuele: il Palazzo Testasecca. Ignazio Testasecca (laureato in leg-ge, proprietario di terre e miniere

che aveva ereditato dai Curcuruto, suoi zii materni proprietari di ben 11 solfare nel territorio) aveva fatto una brillante carriera istituzionale: prima eletto nel Consiglio comuna-le, poi in quello provinciale, infine deputato in Parlamento come rap-presentante del cattolicesimo libe-rale. Ebbe il titolo di conte per aver elargito, promosso e fondato l’ospi-zio di beneficenza destinato ad accogliere i poveri e diseredati, che da lui prese il nome.Passeggiando in centro, troviamo anche l’imponente Palazzo Benin-tende. Alcune antiche costruzioni, poste sulla via dei Fondachi, di proprietà dei baroni Beninten-de sono state riqualificate intorno alla metà dell’Ottocento dall’archi-tetto gelese Giuseppe Di Bartolo (1815-1865) autore di gran parte del rinnovamento architettonico della città nella metà dell’800. La grande facciata in stile neoclassico è stata in parte danneggiata da schegge di granata nella seconda guerra mondiale, ma si presenta ancora elegante e ben rifinita. Il piano terra e l’ammezzato sono inclusi in un basamento di pietra di Sabucina, con forme molto sempli-ci. Il piano nobile presenta le aper-ture alternate a nicchie scandite da lesene e mezze colonne con i capi-telli ionici. Il secondo piano invece presenta le aperture separate da motivi decorativi in pietra scolpita, le lesene e le colonne sono sormon-tate da capitelli corinzi.All’interno dell’Itinerario “Tra vicoli e viali” sono previste anche le visite al: Teatro Margherita, l’antico mercato storico Strata ‘a foglia, la villa Cordova.Per informazioni e prenotazioni delle visite guidate ai quattro itinerari previsti in occasio-ne della Settimana Santa, telefonare all’Associazione turistica Pro Loco di Caltanissetta (0934 585890).

Testi a cura di Rosanna Zaffuto Rovello

dagli Angeli, la chiesa prese il nome di Santa Maria degli Angeli. Con l’ingrandimento della città, alla fine del ‘500, la Chiesa Madre di Caltanissetta venne trasferita in un nuovo edificio di culto chiamata Santa Maria la Nova e l’antica chie-sa federiciana ebbe il nome di Santa Maria la Vetere.In viale Regina Margherita, si trova il Palazzo provinciale. Nel primo ventennio del 1800, Caltanissetta era divenuta città “capovalle” e sede dell’Intendenza e Prefettura. Ma solo dopo l’unità d’Italia si avvertì il bisogno di costruire un Palazzo del Governo che rappre-sentasse la monarchia italiana, ma che fosse anche simbolo della città che proprio in quegli anni era ricca e fiorente per la massiccia produ-zione ed esportazione di zolfo. Si pensò allora di trasformare lo stra-done dei cappuccini, che portava verso la campagna, in un Boulevard su cui insediare gli edifici pubblici della città. Venne per questo abbat-tuto un rione di casupole e spianata la cosiddetta “collina del Tondo”. Il largo viale venne intitolato alla Regina Margherita, l’orto dei Cap-puccini divenne un giardino pub-blico e si chiamò Villa Isabella, il convento dei cappuccini divenne ospedale e fu intitolato a Vittorio Emanuele II. All’interno dell’Itinerario “Tra Vicoli e Viali” sono previste anche le visite al Museo Diocesano, villa Amedeo, Monumento ai Caduti e belvedere.

Itinerario “Passeggiando in centro”

In un lungo tratto dell’attuale corso Vittorio Emanuele (subito dopo la sede della Camera di Commercio) sorge il Palazzo Barile,

palazzo settecentesco che era di proprietà dei baroni Barile dei Mar-si, una delle famiglie più in vista della città tra il XVIII ed il XIX secolo.Su una preesistente costruzione appartenente alla famiglia Curcuru-to, il conte Ignazio Testasecca alla fine dell’Ottocento fece rimoderna-re l’elegante palazzo sito allo sboc-co di via Palermo sul corso Vittorio

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