Speciale Benedetto XVI

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Speciale Benedetto XVI ad Arezzo

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2 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

Lo sceneggiatore del filmPremio Oscar di Benigni rac-conta la suaArezzo: una città«ricca di storia, di arte e disecolare saggezza». La visi-ta del Papa, spiega, è una lu-ce in un momento di crisi

«Quando l’ho scoperta eraappena morta mia madre, epensavo che qui distillasserol’amaro Averna. Poi...». Ilgiornalista scrittore rivelacomesi sia incrociatocol San-tuario: viaggio a sorpresa.

«ALaVernaper la primavol-ta ci sono venuto in pantalonicorti e fazzolettone: il lega-me da allora è tanto profon-do che ho chiamatomio figlioFrancesco»racconta il sinda-co di Firenze

«IlmioprimoPapa lo vidi nel-la Tv in bianco e nero, dallacucina arrivava il profumo diarrosto».Lo scrittore raccon-ta come lagente incroci i pon-tefici con imomenti della suavita quotidiana

«Ricordo i comunisti di quan-do ero ragazzo: durante lasettimana il pugno chiuso, ladomenica la comunione inparrocchia». E racconta ledue anime di una regione,tra riverenze e irriverenze.

di ALBERTO PIERINI

NEL SUO STEMMA ha unaconchiglia, il simbolo dei pellegri-ni. E da pellegrino alle 9 atterra adArezzo, sorvolando la zona est del-la città e sbucando allo Stadio, subi-to dietro la curva nord. Per qual-che minuto guarderà il mondo daun oblò, e da quell’oblò potrà am-mirare il fiume di pellegrini in filaper raggiungere il Prato. Prima diatterrare nel cerchio di centrocam-po, sul prato verde dove crescononon le speranze ma le umiliazionidel calcio amaranto: e sciogliere,solo sbucandodalla scaletta dell’eli-

cottero, le campanedi un’intera cit-tà. Che è lì, in attesa del Papa.Lo aspetta dovemeno di vent’annifa l’elicottero di Giovanni Paolo IIera decollato, tra gli applausi e le di-ta puntate dei bambini. Oggi queibambini sono cresciuti, sono fattiuomini: e forse chiedono a Bene-detto XVI di rivivere le emozionidi allora. In una città quasi sorpre-sa dei riflettori vaticani. GiovanniPaolo II viaggiava ilmondo, in lun-go e in largo: e di Arezzo aveva fat-to la sua settima tappa in Toscana,prima di «correrne» altrettante ne-gli anni successivi. Papa Ratzingerno, le sue uscite lasciano il segno

ma sono più centellinate.E in Toscana si affaccia per la pri-ma volta da quella fumata biancadel 2005. E per il «debutto» puntasu Arezzo.Convinto dall’invito dell’Arcive-scovo Riccardo Fontana, che nonha mai smesso di crederci, e rin-francato da quello dei francescaniper La Verna. Il Papa si arrampicasull’albero dei mille anni. I milleanni diCamaldoli, lì doveBenedet-to XVI stavolta non salirà, ma cheha incontrato neimesi scorsi, nellabasilica romana di San Gregorio alCelio: salendo scalini impegnativi,ripidi ed ecumenici, di fiancoall’Arcivescovo di CanterburyRowanWilliams e al nuovo priorecamaldolese Alessandro Barban.

I MILLE ANNI di Sansepolcro,fondata da due pellegrini di ritor-no dalla Terra Santa, Egidio e Ar-cano, le cui reliquie (raccontano laleggenda e la fede) «volarono sopraun albero e non ne vollero saperedi scendere». Sansepolcro un Papalo aspetta da 500 anni: conGiovan-ni Paolo II si era preparata due vol-te, ma rimanendo sempre a boccaasciutta. Ora arriva il suo momen-to: anzi un’ora, ritagliata tra il rien-tro in Vaticano e La Verna.«San Francesco stigmatizzato del-la Verna, il mondo ha nostalgia dite» aveva scrittoWojtyla nella pre-ghiera forse più bella del suo ponti-ficato. E quella nostalgia deve avercolpito anche papa Ratzinger, chelassù c’era stato da studente e poida cardinale, studioso di quel San

Bonaventura sul quale aveva cen-trato la tesi.E così, tra nostalgia e occasioni,Arezzio si ritrova tra le città italia-ne più visitate dagli ultimi Papi:tre volte, tre volte in meno divent’anni. E sempre non per con-gressi eucaristici o eventi ecclesia-li: ma in visita apostolica, tra lecampane sciolte a festa, come inquesta domenica di maggio.Arriva il Papa di un piccolo paesetedesco ai confini con l’Austria.Ma al suo fianco ha un aretino diquelli doc: Domenico Giani, a ca-

po della sua sicurezza, molto ama-to in città. Da piccolo dicono «gio-casse» a fare il prete, poi ha cambia-

to idea:ma si è ritagliato unpercor-so che lo ha trasformato nell’uomodei Papi. E non è escluso che sullascelta di Arezzo si nasconda anche

un riconoscimento di Ratzinger achi lo protegge, un minuto dopol’altro, ormai da sette anni. Setteanni e un giorno, quello che passe-rà qui, ospite di un Vescovo entu-siasta, di una chiesa in fermentoper poterlo seguire. E di una cittàlaica: qui rappresentata ai massimilivelli, dal sindaco al presidentedellaRegione al presidente del con-siglio Mario Monti. Che sarà lì, infondo alla scaletta dell’elicottero.Tra le campane sciolte, per acco-gliere quel papa pellegrino conuna conchiglia nello stemma.

Il Papa visita Arezzo per la «prima» inIl Millenario di Camaldoli e Sansepolcro decisivo per scegliere la meta del suo debutto

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I PRECEDENTI

Dal primo invitodel Vescovo Fontanaalla risposta cordiale

«Sì, sarò con voi»

ERA MAGGIO anche allora,

vent’anni fa. Era già un Papa stanco

Giovanni Paolo II, provato da un

lungo pontificato, da una pallottola, dalla

malattia che faceva capolino. Ma si tuffò ad

Arezzo con l’entusiasmo di un ragazzino eArezzo rispose compatta, per una giornatache fu indimenticabile. Sono cambiate lecose, da vent’anni a questa parte. Arezzonon è più la stessa, l’Italia non è più lastessa. La crisi ha piegato la città che a volterischia di annodarsi su se stessa, vedi lepolemiche francamente risibili sui costi dasopportare per l’arrivo di Benedetto. Ma lostesso ci aspettiamo che la nostra terra, inquesta domenica 13 maggio 2012, sia in

grado di scrollarsi di dosso ogni esitazione pervivere alla grande un momento speciale.Speciale per tutti: per i religiosi e per i laici,per i credenti e per i non credenti, per glianziani e per i bambini, tutti a celebrarel’arrivo del capo spirituale di un miliardo dipersone; un capo stanco e affaticato, come loera Giovanni Paolo II, ma sicuramentecapace di dare un motivo di speranza a chidi speranza ha tanto bisogno. E il bello diquesto giornata è che Benedetto XVI non si

fermerà soltanto ad Arezzo. Salirà sul montedi San Francesco, sarà nella città di Piero dicui ricorre, quest’anno, il millenario.Migliaia e migliaia di fedeli potrannodunque vederlo e ascoltare la sua parola dipace e di fratellanza, una parola importantea prescindere dalle fedi religiose e dalle ideepolitiche. Un augurio a tutti quanti: sappiateapprofittare di un giorno da segnare con lacrocetta sul calendario. Un giorno che non sidimentica.

MARCOVICHI

«LE DUE ANIME TOSCANE»

MATTEORENZI

«IO, SCOUTALAVERNA»LUCAGOLDONI

«ILMIOMONTESANTO»VINCENZOCERAMI

«QUI LAVITA E’ BELLA»

ANDREAVITALI

«PAPI INBIANCOENERO»

IL RITORNO

Benedetto XVIporta dopo 500anni un Papaa Sansepolcro

UNAGIORNATAPARTICOLAREDAVIVERECONL’ ENTUSIASMORISERVATOAGIOVANNI PAOLO II

LA GIORNATA RACCONTATA DA FIRME E PERSONAGGI DI PRESTIGIO

I L C O M M E N T O

L’ABBRACCIO

Un Papa ad Arezzodopo le due visite diGiovanni Paolo II

di SERGIOROSSI

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3SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

di SALVATORE MANNINO

IL PIÙ LAICO DEI cattolici e ilpiù cattolico dei laici. Eccolo Ma-rio Monti, eccolo il presidente delconsiglio chiamato a svolgere ilruolo dell’interlocutore di PapaRatzinger in questa visita che hagià il sapore dello straordinario:c’è sempre un rappresentante delgoverno quando il Pontefice simuove in giro per l’Italia,ma ci vo-leva il capo del governo per il pri-mo viaggio inToscana diBenedet-toXVI. Si troveran-nodi fronte sul pal-co del Prato il Papaminuto, in apparen-za fragile, che die-troun aspettogenti-le nasconde un ca-rattere di ferro, el’economista chia-mato nell’emergenza a svolgere ilruolo che lui stesso aveva disegna-to qualche mese prima in un arti-colo: quello del «Podestà stranie-ro», il solo capace di risanare unpa-ese ripiegato su se stesso, refratta-rio alle cure perchè profondamen-te sfiduciato sul suo futuro, sullasua capacità di continuare a essereuna nazione, ai di là degli egoismi,al di là dei particolarismi.A prima vista, non potrebbero es-serci due personaggi più diversi.PapaRatzinger cresciutonella pro-vincia cattolica bavarese fino a di-ventare Arcivescovo di Monaco edi là spiccare il volo verso la CuriaVaticana, nel ruolo tutto particola-re del teologo di Giovanni PaoloII, del Guardiano della Fede aitempi della secolarizzazione. Ma-rioMonti il tecnocrate, il professo-re bocconiano cheha saputo trasfe-rire la teoria economica nella prati-ca di commissario dell’UnioneEu-ropea e poi di capo del governochiamatonon solo a far uscire l’Ita-lia dall’emergenza, quasi dal bara-tro, ma anche a colmare il buco di

una politica mai così svuotata, maicosì sfiduciata nel sentire comunedella gente. Eppure c’è un trattocomune fra i due protagonisti del-la giornata di oggi ed è quello dellafede. Vissuta in pubblico dal Pon-tefice, come è ovvio che sia per ilcapo della Chiesa Cattolica. Prati-cata in privato, con una discrezio-ne insolita per un uomo di gover-no italiano, dal presidente del con-siglio. Non bisogna dimenticaremai che uno dei primi atti delMonti non ancora ufficialmente

capo del governo,appena arrivato aRoma per riceverel’incaricodal presi-dente della repub-blica, fu di andareaMessa con la mo-glie in una chiesadel centro della ca-

pitale, la domenica dopo il sabatodrammatico dell’addio di Berlu-sconi, fra lazzi e schiamazzi.

UN RICHIAMO implicito a unatradizione di cui Monti si senteevidentemente partecipe, quellaoperosa del cattolicesimo ambro-siano, lombardo in genere. Ma at-tenzione: Monti non ha mai fattodichiarazioni pubbliche di fede.Definirlo politico cattolico sareb-be un errore, lui è piuttosto un lai-co che va alla Messa per una suareligiosità personale chemai ha in-fluenzato la sua impronta politicae le sue scelte di studioso dell’eco-nomia. Sarebbe vano ricercare nelpresidente tracce di solidarismo odella dottrina sociale della Chiesa.Da questo punto di vista è un eco-nomista di salde convinzioni libe-rali. Si direbbe che per lui valga latradizione giolittiana: la Chiesa elo Stato sono due parallele chenon si incontrano mai.Per SuperMario è anche l’occasio-nedi un bagno di folla, di un piace-

vole diversivo dalla convulsa sce-na politica romana. Che sta pro-vando a logorare anche lui, il tecni-co venuto da fuori. Fra tasse e tagliche non riescono ancora a diventa-re rilancio, il presidente del consi-glio, partito con consensi da re-cord, sembra aver perso un po’ disintonia con gli umori profondidel paese. La giornata col Papapuò restituirgli vigore. In fondo, enonostante tutto, il premier e Be-nedetto XVI sono insieme al presi-dente Napolitano i tre uomini piùapprezzati dagli italiani.

NON È LA PRIMA volta cheMonti viene ad Arezzo, c’era giàstato nel 2007 per ricevere il Pre-mio Europa organizzato dal circo-

lo Verso l’Europa di Donato Palar-chi. E nella Sala dei Grandi, davan-ti agli affreschi di Adolfo Ce Caro-lis, aveva forse avuto modo di intu-ire quanto questa città e questaprovincia siano orgogliose dei lo-ro personaggi eccellenti, che se-condo il detto famoso di Carducci,basterebbero da soli a fare la gloriad’Italia. Ecco, quello spirito il pre-mier è chiamato a rappresentarlodinanzi al Pontefice. Gli aretinigli chiedono questo, di far sentirela loro voce: non siamo indegni diricevere un Papa per la terza voltain vent’anni. L’Arezzo ghibellinadel medioevo e quella anticlericaledi fine ottocento sono morte da unpezzo. Ma l’orgoglio dei botoli rin-ghiosi, bè quello è rimasto.

Toscana: vent’anni dopo Wojtylanella regione. La città tra le poche visitate dai due ultimi pontefici

IL PERSONAGGIO

Una fede privatache non ha maiinterferito con

l’attività pubblica

L’ALTRO PROTAGONISTA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO AD AREZZO NEL SUO MOMENTO PIU’ DIFFICILE

Viene ad accoglierlo Monti, il più cattolico dei laiciA Messa prima di accettare l’incarico di premier

Il 13MAGGIO 2012 sarà una data cherimarrà nella storia di Arezzo. E’ laprima volta che registriamo la

contemporanea presenza del Pontefice e delPresidente del Consiglio. La decisione diMarioMonti di essere lui, a nome dello Statoitaliano, a ricevere Benedetto XVI ad Arezzoconferma il grande valore di questa visita.Un evento spirituale e un momento diriflessione per tutti.

Soprattutto per coloro che avranno la volontàdi alzare la testa dagli affanni e dalle ansiequotidiane per ascoltare la parola di PapaBenedetto XVI. Da una situazionedrammatica come quella che l’Italia el’Europa stanno vivendo non si esce soltantocon fredde strategie economiche e politiche.Nei momenti più difficili della storia, sonostati soprattutto gli ideali e le motivazionemorali ed etiche a spingere le donne e gliuomini a progettare e realizzare situazioninuove e più avanzate.Sono convinto che credenti e laici ascolterannocon pari rispetto le parole che Benedetto XVIvorrà pronunciare in quello che tutti noi

consideriamo il cuore storico della nostra cittàe cioè il Prato e quindi la FortezzaMedicea.Ognuno ne trarrà poi, nella sua mente e nelsuo cuore, le conseguenze. Sarà comunqueforte per tutti il richiamo a riprendere ilcammino sulla strada dei valori. Non sololibertà e democrazia ma anche solidarietà,moralità ed etica sono valori universali econdivisi.Arezzo è onorata di accogliere PapaBenedetto XVI ed orgogliosa che a riceverlo cisia proprio il Presidente del Consiglio MarioMonti. Sarà una grande giornata capace diunire la nostra comunità e la nostra città almondo.

L ’ E D I T O R I A L E

BENVENUTONELLA TERRA

DIPIERO

C’E’UN ABITO

bianco attor-no al quale il

mondo si inchina. Anche ilmondo che in quell’abito nondovrebbe riconoscersi. C’éuna mano che quando si ten-de induce all’inchino, al ri-spetto. C’è una figura chemuove le masse, a Nord aSud, ovunque, che scalda glianimi.C’è solo il Papa diRo-ma che ha attraversato i secolie attraversa i continenti conun carisma che l’evolversi deitempi non ha mutato.Quell’abito bianco, quellama-no, quella figura oggi sono tranoi. Benvenuto ad Arezzo,Papa Benedetto. Benvenutoa Sansepolcro, culla dell’arte,terra natia dellamagica lumi-nosità di Piero. Benvenuto aLa Verna, in questa terrafrancescana di monaci e di fe-de, di monasteri consacrati al-la preghiera e alla cultura.Giovanni Paolo II venne duevolte nel 1993. Stesso itinera-rio, doppia data. Oggi, inve-ce, abbiamoSuaSantità tuttoper noi in un giorno particola-re. Per tutti. Per chi ha fede, eper chi non crede. Perchè i va-lori di cui è portatore sono va-lori universali, laici e religio-si.Non era facile venire dopo ungrande Papa. Non era facilevestire quell’abito, affacciarsia quella finestra, riempire icuori. Papa Ratzinger lo hafatto a piccoli passi. Uomo distudio, uomo di cultura, manon uomo di transizione. Loabbiamo capito giorno dopogiorno che il Papa tedesconon era tra noi per riempireun vuoto, per traghettare ver-so il futuro. Lo abbiamo capi-to quando si è fatto scoprirenon solo per la dottrina, maanche per l’umanità, l’intui-zione, la vicinanza ai giova-ni, la perfetta adesione a unmondo che cambia. Per que-sto ci aspettiamo molto dallasua visita, sicuri di non esseredelusi. Ci aspettiamo, comesempre, parole importanti, in-dicazioni profonde in un mo-mento in cui le certezze vacil-lano, le vite ondeggiano, glistili di vita cambiano.Benvenuto Santità. La Na-zione, con la sua tradizione digrande giornale liberale, sache la fede nutre gli animi del-le persone, e integra la lucedel sapere. Per questo il nostrogiornale è qui, accanto allasua gente, ai lettori di sempre,e a questo Ospite straordina-rio. Per un giorno straordina-rio per la città e la provincia.Per chi crede oggi, e per chiforse crederà un po’ di più do-mani.

di GABRIELECANE’

I L S A L U T O D E L S I N D A C O

UNEVENTO STORICO PERRICOMINCIARE AD ALZARE LA TESTA

di GIUSEPPEFANFANI

IL GIORNO DEI BIG Anche il Presidente del Consiglio Mario Montiha deciso di essere presente alla visita apostolica del Papa ad Arezzo

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5SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

Bagno di folla lungo due percorsiAtterra e riparte dallo stadio: andata lungo il Corso, ritorno da S.Francescodi SALVATORE MANNINO

ATTERRERÀ NEL LUOGO dacui il suo predecessore GiovanniPaolo II era ripartito in volo per ilVaticano, dopo il momento più

scenografico della sua visita, laMessa celebrata fra decine di mi-gliaia di persone in delirio allo sta-dio. Il vecchio Comunale ora «Cit-tà di Arezzo», appunto, una sortadi simbolodella staffetta ventenna-le fra Benedetto XVI e KarolWojtyla, il pontefice che aveva vo-luto l’allora cardinale Ratzinger alsuo fiancoIl Papa arriverà presto, almeno peruna domenica, alle nove di matti-na.Maper lui il viaggio sarà già co-minciato da un’ora, perchè la par-tenza dalla Città del Vaticano è fis-sata alle otto in punto. A riceverlo,sul prato dello stadio, il parterredelle autorità.Quelle laiche, guida-te dal presidente del consiglioMonti, e quelle ecclesiastiche, colVescovo Riccardo Fontana e ilNunzio Apostolico in Italia (l’am-basciatore della Santa Sede) Mon-signor Adriano Bernardini. Ma ilcodazzo dei vip sarà ben più am-pio: ci saranno anche, col sindacoGiuseppe Fanfani e il presidentedella Provincia Roberto Vasai,

l’ambasciatore italiano presso laSanta Sede, Francesco Maria Gre-co, il presidente della Regione En-rico Rossi e il prefetto Saverio Or-dine.

IN PAPA-MOBILE, la vettura avetri che ormai tutti conoscono, iltrasferimento al Prato, lungo unpercorso blindatissimo e (è facileimmaginarlo) gremito di folla: viaGiotto, via Crispi, via Roma, ilCorso (con gran parte dei negoziaperti) che saranno chiusi al traffi-co fin dalla notte prima, in qual-

che caso dal giorno prima. Primadell’arrivo, la deviazione per Piaz-za Grande, dove nel ’93 PapaWojtyla ricevè il saluto ufficialedel sindaco Valdo Vannucci.Stavolta, invece, Fanfani aspetteràal Prato un Santo Padre che saliràda via dei Pileati e piazza dellaMa-dona del Conforto. Toccherà ap-punto al Nipotissimo il compitodi porgere il benvenuto, unica au-torità civile a parlare, compresoMonti. Poi sarà la volta dell’Arci-vescovoFontana. Per laMessa, ce-lebrata dal grande palco allestitoin settimane di lavoro, sono attese

almeno 30 mila persone, ma po-trebbero essere anche 50 mila. Be-nedetto XVI si rivolgerà ai fedeliper l’omelia intorno alle 10. Sarà ilmomento più atteso, quello nelquale la ritualità e il cerimoniale ri-

gido potrebbero cedere il passo alrichiamo morale, all’esortazionereligiosa, all’incitamento civile.

DOPO LA MESSA il trasferi-mento in auto nella cattedralechiusa al pubblico e rinnovata perl’occasione.Papa Ratzinger si rac-coglierà in preghiera dinanzi all’al-tare maggiore e nella cappella del-la Madonna del Conforto, dinanziall’immagine sacra più cara al sen-timento popolare degli aretini. Aseguire lo spostamento nel Palaz-zo Vescovile per il pranzo cui par-teciperanno 45 persone. Nel salo-ne affrescato daTeofiloTorri ci sa-ranno tutti i vescovi della Tosca-na. Una breve sosta di riposo e alle16,30 il Pontefice riattraverseràtutta la città: via Cesalpino, stavol-ta, piazza San Francesco, via Gui-do Monaco, ancora via Roma, viaCrispi e via Giotto. Fino all’elicot-teropronto dentro lo stadio a pren-dere il volo per la Verna. Gli areti-ni salutano il Papa, ma il viaggioin terra d’Arezzo continua.

RISCOPRIRCIGRAZIEALPAPA

L ’ A R C I V E S C O V O

«P IETRO viene atrovare Donato»,come mille volteabbiamo ripetuto

dopo la straordinaria notiziadell’arrivo del Santo Padre.C’è un entusiasmo checommuove. Tutte le parrocchie,anche le più piccole, hannorisposto. I fedeli, anche daipaesi più lontani dal centrodella Diocesi, si riuniranno sulPrato dietro il Duomo attornoal Papa.In ogni comunità i parrocihanno invitato i fedeli alsacramento dellariconciliazione. Specialipreghiere abbiamo chiesto allemonache di clausura, agliammalati, ai bambini.Sappiamo che a volte tocca allaChiesa, con la sobrietà chealterna i momenti forti allaferialità quotidiana, di sceglieretalvolta la visibilità, perché ipiccoli possano sperimentare lanozione di popolo di Dio incammino; i poveri possanosentirsi confortati dall’impegnodei fratelli.Ragionare su Pietro non è maisuperfluo, in questa societàsecolarizzata vi è chi non sa cheil Papa è il suo successore.Ragionare di San Donato èstata una bella occasione, unasfida per avviare un dibattitosulla nostra identità collettiva.È facile per me ricordare cheGregorio Magno già nel VIsecolo diceva «San Donato,ossia Arezzo». Il Medio Evo èfinito, ma 257 Chiese nelmondo venerano con noi ilsecondo vescovo di questaChiesa.Lo pregano, lo invocano,cercano di seguirne l’esempio disantità, vengono a visitarne lespoglie mortali. «Donatus» èanche il participio passato delverbo donare: un programma divita, un’identità collettiva. Quila misericordia è storia cristianavissuta.E’ una città dove perfino laMadonna faceva ponti – è ilnome antico del nostro ospedale-, dove risuonano i nomi diAliotti, Thevenin, Severi,Fossombroni, Fraternita.Arezzo fu in antico in grandirelazioni con il resto d’Europa.62mila persone nate altrovehanno ricevuto un’inclusionesociale decente tra noi, v’è unacostante che ci fa non esser maisecondi, quando si ragiona diumanità. Il popolo di SanDonato, parla e giudica conlibertà, ma non è meno amantedella coerenza e dellaconcretezza, di quanto lo siadell’esprimersi libero e senzatimori.La venuta del Papa èun’occasione per guardarsi allospecchio, per interrogarci sucome siamo e su cosa possiamofare per diventare meglio. È unappuntamento anche questo conla storia. Grazie PapaBenedetto di venire a trovarci:tutto questo e molto altro sonofrutti di gran pregio che il 13maggio porta a questa antica ebellissima Chiesa diocesana.

di RICCARDOFONTANA

LAMATTINAVia Giotto, via Roma e viaCrispi per arrivare in piazzaGrande. Da lì al Prato

UNO SGUARDO dalla finestra. Non la sua solita finestra,quella con vista su piazza San Pietro, dall’altra parte delTevere. Ma quella del palazzo vescovile, da cui il Tevere nonsi vede ma in compenso si ammira una delle grandi piazzetoscane che uniscono il potere laico a quello religioso: ilComune e la Cattedrale. Da lì nel pomeriggio Benedetto XVIsi affaccerà, alle 15.30 per godere la festa. La festa dellaGiostra, tra i colori dei quartieri, le bandiere che volteggiano,gli squilli delle chiarine. Sbandieratori e musici, uno deisimboli della città, uniti stavolta non dalla Giostra madall’omaggio al Papa.Un’ultima immagine di Arezzo: forse perfino un saluto almicrofono, se vorrà tutto è stato preparato per consentirgli difarlo. Poi scenderà dalle scale e con la papamobile riprenderàla via dello Stadio. Lì dove duecento bambini delle elementarilo saluteranno davvero: agitando la mano e puntando il ditoverso l’alto,un po’ come avevano fatto vent’anni prima i lorogenitori o i loro nonni, che ora li tengono per mano.

PROGRAMMA IL PAPA SI AFFACCERA’ IN FINESTRA

Saluto di bandiere e chiarine

IL POMERIGGIODiscesa fino a S.FrancescoPoi, sempre in Papa-mobileritorno per via Guido Monaco

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6 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

In occasione di Medoliva, fiera sull’extravergine di qualità

del Mediterraneo, la Provincia e la Camera di Commercio di

Arezzo organizzano attività di divulgazione e conoscenza del

prodotto olio e delle eccellenze enogastronomiche del terri-

torio, in collaborazione con Arezzo, Fiere e Congressi, il Con-

sorzio Stra.Vi.Sa., la Federazione Italiana Cuochi di Arezzo e

la delegazione aretina dell’Associazione Italiana Sommelier.

Per conoscere l’olio fino in fondo e per gustarlo appieno non

c’è testimone migliore degli chef, che lo conoscono e lo sanno

valorizzare nei loro piatti. Ecco come nasce il cooking-show

di Medoliva, uno spettacolo divertente e coinvolgente che ha

come protagonisti gli oli di qualità del Mediterraneo e che vede i

cuochi esprimersi in duetti spettacolari nel palco di una delle più

importanti fiere del settore. E, novità di questa terza edizione,

concorsi a tema olio per gli studenti degli istituti alberghieri

della Toscana e per gli “under 35” non professionisti.

Venerdì 18 maggio, ore 15.00 – 18.30: “Giovan-oil”,

una sfida ai fornelli tra otto giovani che presenteranno un

ricetta eseguita al momento davanti a una giuria composta

da cuochi professionisti, sommelier, giornalisti di settore

ed esperti di gastronomia. Protagonista l’olio del Club

Medoliva, che raggruppa le migliori produzioni olearie del

Mediterraneo, selezionate da un gruppo di esperti panellisti

coordinati da Marco Oreggia. A premiare i giovani Andrea

Lucatello, conduttore del programma “Non c’è duo senza

te” su Radio Capital.

Sabato 19 maggio, ore 11.00 – 13.30 e 15.30 – 17.30:

“Olio toscano e futuri chef”, concorso regionale. Ai fornelli,

dieci studenti degli istituti alberghieri toscani che li vedrà

confrontarsi con rinomati chef e giornalisti di settore presen-

ti in giuria. A condurre la gara il cuoco Francesco Berardinelli.

Domenica 20 maggio, ore 11.00 – 13.30 e 15.30 –

18.30: a crudo, nelle basi e nei condimenti sono solo alcuni

usi degli oli che verranno presentati anche nella sfida tra i

cuochi professionisti, in programma nell’ultimo giorno di

fiera. La mattina gli chef locali, che presenteranno le loro ri-

cette interpretando i prodotti del territorio aretino e i piatti

delle loro cucine in abbinamento con gli oli del Club Medoliva

2012. Ci saranno Shady Hasbun, Leonardo De Candia ed

Emiliano Rossi. Il pomeriggio, i cuochi nazionali, per un viag-

gio dal nord al sud nei sapori di tre artisti della ristorazione

italiana: Filippo La Mantia ed Enrico Bartolini insieme agli

amici Simone Fracassi e Franco Cazzamalli; performance

imperdibile anche quella di Francesco Berardinelli che si esi-

birà insieme allo chef Ludovico Ciaccio. A condire il tutto con

un pizzico di ironia ci penserà poi il giornalista gastronomico,

sommelier, autore e conduttore radiotelevisivo Leonardo

Romanelli.

Benvenuto ad Arezzo Santità

La visita di papa Benedetto XVI

Non so se avrà il tempo e

l’opportunità di leggere

questo mio breve saluto,

ma voglio immaginare

che questo accada e allora comin-

cio porgendogli il caloroso saluto

dell’intera comunità provinciale, ol-

tre al mio personale e di tutti coloro

che hanno atteso con affetto ed inte-

resse la Sua visita in occasione di que-

sta festa della Diocesi aretina, con la

sua storia millenaria.

Una comunità, quella aretina, che

accolse con straordinario affetto il Bea-

to Giovanni Paolo II, nel 1993. Di quel-

la giornata conservo un signi�cativo ri-

cordo del mio incontro con il Ponte�ce,

in qualità di sindaco di uno dei 39 co-

muni di questa provincia. Oggi questa

stessa comunità gioisce di fronte alla

nuova occasione che le è offerta. La no-

stra gente, Santità, è fatta di uomini e

di donne che da sempre hanno saputo

e sanno riconoscere il valore pubblico

della religiosità. Arezzo, come Lei ben

sa, è terra di grandi tradizioni cattoli-

che, che ospita alcuni dei più grandi

luoghi della spiritualità in Italia e nel

mondo, basti ricordare il Santuario

della Verna, che Lei potrà visitare; o la

millenaria storia di Camaldoli.

Ma la nostra è anche una comunità

che sa essere laica e rispettosa di tutte

le religiosità. Una gente che in questi

anni così dif�cili, di profonde e talvol-

ta laceranti trasformazioni della nostra

società, di crisi economica e profonde

incertezze sul nostro futuro, ha saputo

interpretare al meglio la grande cultura

della solidarietà che anima da sempre

questa parte dell’Italia. Parlo della ca-

pacità di accogliere e integrare chi ha

scelto di venire a lavorare in terra di

Arezzo, magari per sfuggire a guerre e

fame; per cercare una possibilità di so-

pravvivere, di costruirsi una possibilità

di vita, di dare un futuro e una speran-

za ai propri �gli.

Questa è una terra di volontariato

sociale, nella quale operano centinaia

di associazioni nei più diversi settori

della solidarietà e della mutualità. Mi-

gliaia di cittadini che hanno dato vita

nel tempo ad una rete ampia e capillare

di collaborazione tra le istituzioni, le

organizzazioni sociali laiche e cattoli-

che, che rappresentano la solida spina

dorsale della società locale.

La Sua graditissima visita giunge

in un momento nel quale tutti, ognu-

no per la propria parte, siamo impe-

gnati ad affrontare un momento di

dif�coltà e a dare il nostro piccolo o

grande contributo per garantire un

futuro a questo Paese e soprattutto

alle giovani generazioni. Del resto, da

sempre, in questa terra, le istituzioni

civili e religiose sono impegnate a

ricercare, attraverso il dialogo, le so-

luzioni più rispettose dei diritti e dei

doveri degli individui, nonché quelle

più ef�caci per dare risposte alla do-

manda sempre crescente di aiuto e di

accoglienza.

Sono certo che ad Arezzo troverà

l’entusiasmo dei suoi cittadini e dei

pellegrini, insieme, perché la Sua vi-

sita rappresenta un premio per una

terra fertile e laboriosa che ha sapu-

to dare all’umanità �gli illustri come

Piero della Francesca, Michelangelo,

Masaccio, Petrarca, Vasari, Guido

Monaco, Mecenate e molti altri; ma

che, soprattutto, ha saputo dare uo-

mini e donne anonimi, che hanno

scelto l’impegno civile, il lavoro in

strada, la vicinanza con i più biso-

gnosi, per dare il proprio piccolo con-

tributo alla società umana.

Roberto Vasai

Presidente della Provincia di Arezzo

Medoliva: cooking-show protagonistaPer conoscere l’olio fino in fondo e gustarlo appieno

non c’è testimone migliore degli chef: lo conoscono e lo sanno valorizzare nei piatti

13maggio2012

Page 7: Speciale Benedetto XVI

7SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

«E’ IL CAPOLUOGO DEGLI AFFRESCHI DI PIERO

E DEL CROCIFISSO DI CIMABUE, ALLA VERNA LA

FIGURA DI FRANCESCO, IL SANTO PIU’ UMANO»

LA VISITA pastorale diBenedetto XVI ad Arez-zo è un evento storico

che coinvolge non solo la cit-tà. Ha una valenza vasta, ric-ca di significati e di simboliin un momento difficile pertutto il nostro paese. Èun se-gnodi vitalità, altamentene-cessario nel clima sconforta-to in cui si trova l’Italia, op-pressa dall’immobilità e dal-la paura del futuro. La crisinon deve paralizzarci, e iso-larci. Bisogna fare ognisforzo per riprendere ilcammino con nuovi emeno effimeri valori.L’incontro del Papa conuna città come Arezzo,unadelle piùbelle d’Euro-pa, ricca di storia, di artee di secolare saggezza,accende la luce su unbisogno impellenteche riguarda tutti:l’abbraccio tra lo zodi-aco di riferimentospirituale dellaChiesa e la vocazio-ne laboriosa diuna popolazioneche costruisce, lai-

camente, giornodopo giorno, da sem-

pre, tra mille sacrifici quotidiani, lasua coesione sociale e la tranquillitàdel vivere, sempre più minacciatedall’incertezza e della precarietà. La vi-sita al Santuario di La Vernariaccenderà nei cuori la figura di Fran-cesco, forse, tra tutti, il santo più uma-no e panteista, che sapeva scorgere latrascendenza anche nei sassi e neglianimali, oltre che nella creaturalità de-gli uomini. Soffermarsi per unmomen-to nel luogo in cui il poverello ricevet-te le stigmate, ci offre una prospettiva,antica ma anche attuale, con cui guar-dare il mondo che cambia. Arezzo tut-ta, e i suoi meravigliosi dintorni, doveanche la casa più umile è segnata dalladignità, ci raccontano di generazioni egenerazioni di cittadinimiti e instanca-bili nella costruzione di una comunitàoperosa e diligente. Attraversare Arez-zo a piedi è una festa per gli occhi, per-ché gli aretini hanno avuto padri digrande valore e vivacità, con un pro-fondo senso della bellezza. La cittàconcentra, nel suo raccolto territorio,un numero straordinario di tesori e diPalazzi sontuosi, dalDuomo, con il se-polcro di Papa Gregorio X e l’affrescodellaMaddalena di Piero della France-sca, alla basilica di san Francesco, conl’affresco “La leggenda della Vera Cro-ce”, sempre di Piero. Dal croce-fisso ligneo diCimabue al-la casa diFrancescoPe-trarca, alle LoggedelVasari…La li-sta dellemeravi-glie è lunga, al-la loro ombrala città è cre-sciuta,nel ri-

spetto di beni testamentari che narra-no la lunga, tormentata e gloriosa vi-cenda della città. Benedetto XVI simuoverà nella patria di Guittone, ilprimo grande poeta civile italiano, fu-stigatore dei cattivi potenti, uomo in-sieme di politica e di chiesa. Arezzoconserva ancora oggi la stessa anima,l’impegno sociale e la fedeltà ai princi-pi del cristianesimo. La custodisce nelsilenzio delle case e delle coscienze, inun’epoca che tutto cancella attraversomitologie illusorie e malinteso sensodel bene e del bello. La visita del Papa,nel difficile contesto in cui viviamo, sa-rà anche un indice puntato contro tut-to ciò che conduce all’oblio, e, implici-tamente, contro i malanni della corru-zione e delle ingiustizie che segnanoluttuosamente il paese. Arezzo è il sim-bolo della civiltà che deve vincere. Lodicono la sua storia, i suoi monumen-ti, le sue testimonianze, le sue bellezze.Mai, come in questi giorni, è necessa-rio trovare speranze nel nostro illustrepassato, nell’esempio degli antichi pa-dri che sono riusciti, con sapienza e pa-zienza, a superare momenti ben piùcomplicati e angosciosi del nostro.Una luce celeste può riaccendere un or-goglio che le pastoie della crisi econo-

mica e sociale implacabil-mente e lentamen-

te smorzano.

di SALVATORE MANNINO

COMESIFAAD accostare unPa-pa a unPiccoloDiavolo? A un irrive-rente toscanaccio che agli esordi dellacarriera non aveva disdegnato neppu-re i toni della provincia che sacramen-ta all’osteria o alla Casa del Popolo?Eppure nel cuore della sua visita adArezzo Benedetto XVI ricalcherà inmolti luoghi le orme di Roberto Beni-gni, le scene della «Vita è bella», ilfilm più famoso e poetico che abbiamai avuto per teatro questa città e dicui Vincenzo Cerami, che sopra esaltala civiltà aretina, fu lo sceneggiatore.Chissà se un cardinale, quale era Jose-ph Ratzinger quando nel 1997 uscìnelle sale questo capolavoro campionediOscar, va al cinema.Chissà, insom-ma, se nel suo tragitto avrà l’impressio-ne di ripercorrere strade già viste, di ri-

scoprire luoghi già noti. Sia pure, e sol-tanto, nel magico mondo che ai tempidella «Vita è bella» era ancora di cellu-loide.

CHISSÀ,DUNQUE, se inPiazzaGrande, il primo dei set utilizzati daRobertaccio che incontrerà nel suocammino, penserà che quello non è sol-tanto lo scenario straordinario dal qua-le l’ultimoPapa venuto qui,GiovanniPaolo II, salutò gli aretini, ma anchela piazza in cui Benigni-Orefice, Ni-colettaBraschi-Principessa e il piccoloGiosuè piombano in bici a tutta veloci-tà dalla discesa vertiginosa dellaPiag-gia di San Martino. A due passi c’èBorgunto, dove è ancora visibile, sullavetrina di una bottega, l’insegna dellaLibreria Orefice, quella del padreebreo che non voleva far sapere al fi-

glioletto come fosse perseguitato dalleleggi naziste e fasciste.Un temadelica-to, quello della Shoah, per un tedesco,sia pure un Pontefice, un tema che èvita vissuta per unPapa la cui gioven-tù si dipanò nella Germania diHitler,

esperienza da cui prima il cardinaleRatzinger e poi Benedetto XVI, perfi-no con commozione, hannomille voltepreso le distanze.Il Prato, invece, il parco in cui il San-to Padre celebrerà la Messa, nel filmdiBenigni non c’è. Il filo della «Vita è

b e l l a » ,Sua Santitàlo ritroveràpiù tardi, sullascalinata del Duomo.Da lì nel film parte il tap-peto rosso cheRoberto magicamentedistende per la sua Principessa cui staper proclamare amore. Il teatro delladichiarazione, l’androne esterno delPalazzo della Provincia, è pochi me-tri più in là, appena oltre via Ricasoli.Benedetto XVI lo sfiorerà al mattino,quando visiterà la cattedrale, potràguardarlo a pranzo, se si affaccerà dauno dei finestroni della sala affrescatada Teofilo Torri in Palazzo Vescoviledove si svolgerà la colazione, lo affian-cherà al pomeriggio, quando scenderàper via Cesalpino verso piazza SanFrancesco.

E LÌTRO-

VERÀ unaltro dei topos

del film daOscar, ilCaffè dei Costanti in cui

si svolge un’altra delle scene madri:quella di Orefice e Giosuè che trovanola scritta «Vietato l’ingresso agli ebrei eai cani». Il tema della persecuzioneche torna, dell’innocenza turbata e vio-lata. Poi il Papa uscirà dalla città an-tica e da quello che fu il set. Scendendoper via Guido Monaco e lasciandosialle spalle, in lontananza, le scene del-laBadia, della scuola allestita alle ele-mentari di Porta Buia e dentro la Ca-serma Italia. Finisce il film, non fini-sce ancora la visita. Perchè il protago-nista stavolta non è di celluloide, è unPapa in carne ed ossa che va in mon-dovisione tv.

di VINCENZOCERAMI

PapaBenedettopellegrinoinuna terragioiellod’Europa

Qui è la civiltà che vince

UNA CITTA’ IN UN FILM

Qui e a destra due dellescene del capolavoro daOscar

E’ STATO LO SCENEGGIATORE DEL FILM CAMPIONE AGLI OSCAR

LOSCRITTOREDIBENIGNI

Il Pontefice riscopre nel suo tragittolamagica città della «Vita è bella»

SUL SET 15 ANNI DOPO

Lapapamobile attraverseràla piazza della corsa in bicie la S.Francesco dei Costanti

Page 8: Speciale Benedetto XVI

8 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

Ricevere la comunione direttamentedal Papa: un’esperienza che in pochipossono raccontare. Pochi ai quali siuniranno trenta persone, quelle chesaranno scelte per mettersi in codadavanti a Benedetto XVI.

LACOMUNIONE30 persone in coda da Benedetto

La richiesta del Movimento ApostolicoCiechi è stata accolta con entusiasmodalla Diocesi e dal cerimoniere delPapa: in braille declamerà la primalettura, mentre sarà il coro a intonaredirettamente il salmo

LELETTUREBIBLICHEUn cieco leggerà la prima in braille

UNAPAROLADISPERANZA

L ’ I N T E R V E N T O

di ALBERTO PIERINI

LAVORANO DA MESI per ve-derlo spuntare dietro quella cur-va. La curva di piazzetta Madon-na del Conforto, l’ultimo confinetra la città laica e la città della fe-de.Tra la città congli occhi punta-ti e la basilica a cielo aperto: la «ba-silica» del Prato, lo scenario fortis-simamente voluto dal Vescovoper l’abbraccio liturgico con il Pa-pa. La Messa. Diecimila personea sedere, almeno ventimila in pie-di, un palco costruito a ridossodella terrazza del Casentino.Eun altare dominato dal Crocifis-so di Margaritone e dalla Madon-na dellaMisericordia di Vasari: ilprimo scolpito da un autore omo-nimo e poi dipinto dal maestrodel Trecento, l’altra realizzata suseta rossa.A raccontare nella basi-lica a cielo aperto un pezzetto del-le tante basiliche «indoor» areti-ne. E a raccontarlo insieme aimo-menti forti di questa liturgia.Concelebrata, insieme al Papa,dal Vescovo Riccardo Fontana,dal cardinalemetropolita Giusep-pe Betori e da Gualtiero Bassetti,oggi a Perugiama fino a pochi an-ni fa con le finestre su quel Prato.Davanti centinaia di sacerdoti:tutti i sacerdoti aretini, tutti conla stessa veste, nuova di zecca echepoi conserveranno gelosamen-te nei loro armadi. Di fianco il co-

ro: 120 cantanti, da settimane pro-vano e riprovano ogni passaggio,nella chiesa di San Donato. Apri-ranno la Messa con un canto gre-goriano in omaggio a Guidod’Arezzo, poi due canti di Coradi-ni: chiudendo con il «Bianca Re-gina Fulgida», l’inno della cittàdella fede.Più i giovani, sul lato opposto,quello che dà le spalle alla Catte-drale: oltre mille, seduti in terra,a veglia dalla sera prima. Il Papache arriva, attraversa la folla,

ascolta i saluti del sindaco e delVescovo: poi si ritira nella «sacre-stia», anche quella a cielo aperto,dietro il palco.

PER RIUSCIRNE in processio-ne e raggiungere l’altare. Ne scen-derà solo almomento della comu-nione, per distribuire le ostie atrenta tra uomini, donne, bambi-ni emozionati solo all’idea. Ostieconsacrate la mattina, intorno al-le 6: migliaia di particole, poi cu-stodite nei tabernacoli sistematinegli angoli strategici del Prato. Il-

luminati dalle telecamere Rai:una diretta infinita, in coda allaquale ci sarà il «Regina Caeli» inmondovisione. L’angolo di dialo-go tra il Papa e ilmondo, stile An-gelus, preghiera il cui ideatore,guarda un po’, è proprio aretino.Un fiume di immagini e di emo-zioni, nella cittadella della fede edei volontari: perché saranno acentinaia in tutti gli angoli, a di-stribuire acqua, a guidare le perso-ne al loro posto, ad aiutare chi è indifficoltà. Jeans, scarpette, polo ocamicia blu l’abbigliamento consi-gliato, per stare comodi e prepa-rarsi a lavorare sodo. Mentresull’altare scorrerà la liturgia.Le letture. Con la prima affidataad un cieco, un segno potente.Col salmo intonato dal coro, in ac-cordo con un solista. Ed il Vange-lo, cantato da Federico Daveri,uno dei diaconi di servizio allaMessa: con lui anche Marco Me-nichincheri, Umberto Valiani eRodolfo ValorosoMassai.Mentre in otto porteranno i doniall’altare. Otto, con i soli segni eu-caristici: non fronzoli, non lance,non ricami. Ma la fede concreta,aretina, quella che passa le genera-zioni e che una volta all’anno stra-ripa: per la Madonna del Confor-to, in Duomo. Lì dove la fede tor-nerà presto. E lì dove il Papa si af-faccerà, lasciandosi alle spalle lafolla del Prato.

ACCOGLIENDO ilSanto Padre in questaregione, i Vescovi e leChiese di Toscana gli

esprimono profonda gratitudineper il suo servizio al Vangelo econvinta adesione al camminoecclesiale che egli propone, incui si sentono totalmente coin-volti e protagonisti. Averlo tranoi è non solo un dono alla dio-cesi di Arezzo-Cortona-Sanse-polcro, ma una grazia che raf-forza l’esperienza di fede di tut-te le diocesi della Toscana. Èun atto con cui il Pastore dellaChiesa universale viene incon-tro alla condizioni e alle attesedi fede dei cattolici toscani, perrafforzarne la consapevolezzanel credere, per esprimere comu-nitariamente la lode liturgica,per ribadire le ragioni di una te-stimonianza al Vangelo comegrazia offerta a tutti gli uominie le donne della nostra regione:credenti e non credenti. Ma ilPapa viene a portare una paro-la di speranza, soprattutto inun momento come quello attua-le dove la fatica che accompa-gna sempre la vita delle personeè aggravata da una crisi socialeed economica e dalla difficoltàad affrontare le domande ulti-me di senso della vita. Noi glioffriamo la nostra storia religio-sa e civile così che attraversan-do i nostri borghi e città potrà co-gliere le radici di fede che nehanno costituito la civiltà. Sonoconsiderazioni che, per noi fio-rentini, acquistano uno specialespessore per la tappa che il Pa-pa farà al santuario della Ver-na, territorio che gode della spe-ciale protezione di Firenze. Edè anche qui che lo attendiamonella preghiera colmi di gratitu-dine per tutto quello che in que-sta giornata donerà a noi e a tut-ti i Toscani.

* Arcivescovo di Firenze

SUL TETTO DELLA CITTA’E’ stato il Vescovo a volerelo scenario del centroLamarcia dalle parrocchie

di GIUSEPPEBETORI *

L’EVENTO IL MOMENTO CLOU DELLA GIORNATA IN CITTA’ DEL PONTEFICE

Appuntamento per 30 milasul colle del Vaticano aretinoIl Prato si trasforma in una chiesa a cielo aperto

Page 9: Speciale Benedetto XVI

9SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

TRA I PROTAGONISTI

Intorno al Papa ci saranno tutti i Vescovi dellaToscana, compresi quelli emeriti le cui condizioni disalute lo consentano: e un Vescovo «umbro».Gualtiero Bassetti, che arriva da Perugia ma toscanolo è di origine e aretino di adozione: invitato daRiccardo Fontana concelebrerà la Messa solenne.

BASSETTI TRA I CONCELEBRANTITorna da Perugia invitato da Riccardo Fontana

Il coro dei duecento

Labandadel ritmo

Donie intenzioni

UN TEMPO ERA SOLO un avvalla-mento, un vuoto fra i due colli che rappre-sentavano in qualchemodo il potere laicoe quello ecclesiastico: da un lato il colle diSanDonato con laFortezza e prima anco-ra il Palazzo del Popolo distrutto da Cosi-mo I, dall’altro il colle di San Pietro conla chiesa omonima e poi l’imponenteCat-tedrale gotica. A voler guardare ai simbo-li, sembra quasi che il Papa sul palco delPrato rappresenti un ponte lanciato fra idue poteri che per secoli si sono contesi, osi sono divisi, il dominio sulla città.In realtà, il Prato come lo conosciamoadesso, nasce al principio dell’800, ad ope-ra dei francesi dell’impero napoleonico.E’ appunto allora che si pensa, e si mettemano, a colmare e livellare un avallamen-to che già si era parziamente riempito,per inerzia, nel corso dei secoli. Non restache completare l’opera e disegnare unpar-co neoclassico che è un po’ il segno deitempi: al centro l’ovale con la croce, benvisibile nelle immagini d’epoca.

NELL’AREZZO NAPOLEONICA,ma anche in quella della Restaurazionegranducale, il Prato diventerà ben prestoil luogo di ritrovodella buona società, ari-stocratica e pure borghese. Nobili e bene-stanti arrivano per il passeggio su carroz-ze che destano la curiosità del popolino,

permirare ed esseremirati dalle classi in-feriori che difficilmente hanno altre occa-sioni di svago. Nel parco si fanno ancheconcerti, fuochi d’artificio, corse di caval-li, persino (nel 1813) una Caccia al Torocon i cani, specie di corrida casalinga, co-me la definisce il Tafi. La Giostra delleQuattro Stagione, sorta di lontana antesi-gnana del Saracinomoderno, apre la stra-da alle Corse in Tondo dei cavalli, che sifacevano sull’ovale e che continuerannofino agli anni ’30 del ’900.

NEL 1904 IL PRATO è uno dei centridelle celebrazioni petrarchesche, si dispu-ta persino una Giostra del Saracino, siapure in forma diversa da quella attuale esenza quartieri. Si iniziano anche i lavoriper il monumento al Poeta (progetto diAlessandro Lazzerini) che si protrannoper decenni. L’inaugurazione solo nel1928, alla presenza di Re Vittorio Ema-nuele III, e fra le polemiche di molti pre-stigiosi intellettuali che contestano ilgruppo marmoreo ancor oggi fulcro delpolmone verde. Che ha perso il monopo-lio dei parchi (adesso ce ne sono di piùgrandi e più agevoli da raggiungere) mache resta un orgoglio cittadino. Non perniente è lì che, dopo un Re, arriva ancheun Papa.

Salvatore Mannino

LA STORIA FINO ALL’800 SOLO UN AVVALLAMENTO

Il parco nato con NapoleoneAnche un Re per Petrarca

SOVRANO

AL PRATO

L’inaugurazio-ne delmonumentoa Petrarcacon ReVittorioEmanuele(1928)

Lorenzo Donati ha unito lemigliori voci di Arezzo: e leha amalgamate in un coroche animerà la Messa. Tra ibrani due di Coradini

Le percussioni di Dio: eccoloil gruppo nato a Foiano estudiato per riempire eanimare le quasi due ore cheprecederanno la Messa

Quattordici fedeli siavvicineranno al Papa. Ottoper l’offertorio e la consegnadei doni, altri sei per leintenzioni di preghiera

INSIEME

L’ArcivescovoRiccardoFontanainsieme a PapaBenedettoXVI, che haaccolto il suoinvito per unavisitaapostolicanella diocesi

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10 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

Page 11: Speciale Benedetto XVI

11SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

di ALBERTO PIERINI

AD ACCOGLIERLO, dietro il conodi luce del Prato, nella penombra dora-ta della Cattedrale gotica, ci sarà un ca-nonico di 85 anni, don Pietro Bernini,di due mesi più giovane del Papa e chea giugno festeggerà le nozze di diaman-te con il sacerdozio. A salutarlo, men-tre forse sarà ancora in ginocchio da-vanti allaMadonna del Conforto, ci sa-ranno due ragazzini di 13 anni, dallavoce più grande di loro: Giada Santuc-ci eMatteoTavini.Nelmezzo quel Pa-pa venuto da un paesino tedesco (maquasi austriaco) di 2400 abitanti, si re-galerà nella penombra un sorso di fedearetina.Per mano al vescovo Fontana ma an-che a don Alvaro Bardelli, il parroco

chedi quella chiesa conosce tutte le pie-ghe. Le tre navate, i pilastri che sem-brano arrampicarsi in cielo come ilnuovo albero della vita di GiulianoVangi, le cinque campate con le volte acrociera. E, in un incastro di numeriprimi, le sette vetrate delMarcillat.Maanche l’opera unica (benedetti numeriprimi...), di Piero, quella Maddalenache dal ’400 si sporge come volesse af-facciarsi da un arco, lo sguardo verso ilbasso come un peccatore pentito.Il Papa guarderà ed ascolterà: la descri-zione e insieme la catechesi di quelleopere, così come dieci anni fa avevaascoltato insieme al fratello Georg ilracconto della Leggenda di Piero, aSan Francesco. Insieme l’ultimo turi-sta del Duomo ma anche il primo a ri-percorrere unpercorso ritrovato: il sen-tiero di SanDonato. Riaperto dai lavo-ri conclusi poche settimane fa. I restau-ratori hanno appena lasciato l’Arca.

Per giorni i loro volti sbucavanodai do-dici pilastrini che culminano in gugliee pinnacoli gotici, tra i varchi diun’opera che è di marmo ma ha i rica-mi del tombolo. Alle spalle c’è l’urnacon le reliquie di San Donato: e dopoil Papa tanti pellegrini potranno entra-re in Cattedrale, passare dalla navatadestra, sfilare intorno al monumento euscire dalla parte opposta.Non senza aver lanciato uno sguardoal nuovo presbiterio, inaugurato di fre-sco. Il tentativo coraggioso di giustap-porre un’operamoderna alla cattedralestorica. E di far riparlare le sculture diVangi come una volta gli affreschi par-lavano alla gente. L’altare riportato lìdove la luce delle vetrate si incrocia amezzogiorno. Con la colomba ad an-nunciare la fine del diluvio universalee, chissà, della crisi.E il Gesù angelo della pace che dallacroce, come il pellicano delle Stim-mate, dona se stesso ai figli. Di la-to l’ambone, il monumento al se-polcro vuoto, dal quale filtranola Parola e l’albero della vita. Infondo, lì dove le sette vetrate an-cora fanno arrivare la luce, laCappella della Madonna delConforto, il «sancta sancto-rum» della fede aretina: un’im-magine povera, poverissima, masotto la quale un altro papa vienead inginocchiarsi. E a pregare.Mentre quei due ragazzi di 13 anni,Matteo e Giada, intonano «Virginebella che di sol sei vestita», la laude diFrancesco Petrarca.Dueminuti e qualche secondo, non dipiù. Giada compie 13 anni cantandoma invece di spegnere le candeline pro-va ad «accendere» un Papa. Intorno leCarmelitane Scalze, alle quali lo stessoPapa ha concesso la deroga di usciredalla clausura per venire a incontrarlo.E i canonici della Cattedrale, guidatidal preposto, donPietroBernini. Acco-glierà il Papa con un aspersorio, l’invi-to a benedire attraverso loro un’interachiesa. Seguirà il coetaneo con lo sguar-do mentre dalle «segrete» del Duomosi sposterà verso il palazzo vescovile.

TESORIDIFEDEEDIARTE

Quello sguardo sulla CattedraleIl Papa riapre il percorso di S.Donato: poi la Madonna del Conforto

ILSENSODIUNAVISITA

LA STORIA GREGORIO X E’ SEPOLTO IN DUOMO

Terra di cinque ponteficiQui il primo «conclave»

I L C O M M E N T O

PASSI OLTRE LA CLAUSURA

di DORY d’ANZEO

NON HA DATO i natali a nes-sun papaArezzo capoluogomanelterritorio diocesano sono ben cin-que i cardinali poi saliti al sogliodi Pietro. Il primo di questi fuSanLeone primo, papa tra il 440 e il461, proprio colui che fermò l’inva-sione di Attila, e per questo detto«Magno», il quale era probabilmen-te di Anghiari.Ancora Anghiari è con buona pro-babilità il luogo in cui è nato sanGiovanni I, papa tra il 523 e il 526mentreLeone V, regnante nel 903per poco più di un mese, era natovicino Castelfocognano, a Faitino.Giulio III, benché nato a Roma,eradella famigliaDelMonte, origi-naria diMonte San Savino e fu pa-pa per cinque anni tra il 1550 e il1555. Montepulciano, che a queltempo faceva parte della diocesi diArezzo, ha dato i natali a Marcel-lo II, succeduto a Giulio III nel1555, il suo pontificato però durò

meno di un mese. Per lui, Pierlui-gi da Palestrina compose la MissaPapae Marcelli.

SONO DUE, INVECE, i papiper i quali Arezzo ha rappresenta-to l’ultima dimora terrena. Morìqui, infatti, nel 1057 Vittore IImentre il 10 gennaio 1276 lasciòquesto mondo Gregorio X, certa-

mente il Papa che ad Arezzo ha la-sciato tracce più evidenti della suapresenza. Non solo perché i suoiresti sono sepolti nel Duomo, maanche perché morendo lasciò unasommaconsiderevole che servì a fi-nanziare i lavori in cattedrale, finoad allora una chiesamodesta che ilvescovoGuglielmino degliUberti-ni definiva «indecens ac deformi».Lamorte di GregorioX adArezzofece sì anche che la città ospitassequello che assomiglia al primo con-clava della storia, anche se ufficial-mente il primato appartiene a Vi-terbo. Conclave che fu brevissimo.Ci volle soltanto un giorno infatti,tra il 20 il 21 gennaio, per eleggere

papa Pietro di Tarantasia, che uscìdal palazzo vescovile come Inno-cenzo V.

QUANTO ALLE VISITE deipapi in città, ne sono documentateundici, la prima delle quali risaleal 1009 e fu da parte di GiovanniXVIII, arrivato per consacrare lacattedrale del Pionta a Santo Stefa-no e SantaMaria.Vittore II, già ri-cordato, venne nel 1057 mentreAlessandro II visitò l’abbazia diCapolona eArezzo nel 1064. Poi vifurono, naturalmente, GregorioX che era ad Arezzo dalla fine didicembre e Innocenzo V, che ri-mase qui una settimana dopo lasua elezione. Per due giorni, nel1515, Arezzo ospitò Leone X. Eradi ritorno daParigi, dove aveva ap-pena incornato Napoleone, PioVII che nel 1805 si fermò adArez-zo e celebrò la messa in cattedrale,nell’altare della cappella della Ma-donna del Conforto, non ancoraterminata.

«LA MAGGIOR

parte delle visitedel Papa non

servono a niente. Fanno soloimprecare la gente per tutti idisagi che creano» mi disseoltre vent’anni fa un exvescovo di Arezzo, orasepolto in cattedrale.Un’esagerazione, certo, unaprovocazione in uno stilequasi evangelico, testo in cuile provocazioni sono uno deitopos più caratteristici eprofetici. Erano gli anni incui ogni domenica Wojtylaandava in giro per l’Italia eper il mondo. «Vedi, il puntoè la fede. Mi chiedo: questevisite fanno crescere lafede?». Ecco, la fede. «Nonhanno un valore in sé. Sonoun’opportunità, il problema èche bisogna sfruttarla. Se norestano solo le foto ricordo peril vescovo, il sindaco e gliassessori». Perché un papache viene ad Arezzo non ècome un papa che va a Cubacome ha fatto a marzo, o inAfrica lo scorso anno. Arezzosta un’ora di treno da Romadove Benedetto XVI siaffaccia tutte le domeniche.Chi vuole vederlo può farloquando desidera.Di diverso stavolta c’èun’«opportunità» per ungruppo di persone, lacomunità cristiana aretina,di confrontarsi in quantoChiesa locale con il capodella Chiesa universale, diriaffermare un legame e diinterrogarsi sul senso diun’appartenenza. Che poi èil motivo per il quale il Papafa questi viaggi, vicini olontani che siano, in luoghi acui è legato o in altri (comeprobabilmente Arezzo) chenon conosceva: riaffermare atutti che, come disse l’annoscorso al giornalista PeterSeewald nel bellissimo libroLuce del mondo, «siamo unacomunità di persone che vivenella fede, il nostro compito èviverla esemplarmente eannunciarla».Sperando che quandotransita per le strade aretineil fine teologo Ratzinger nonbutti gli occhi sui manifesticon lo slogan scelto per lavisita («Pietro viene aincontrare Donato») sichieda chi è mai questoDonato (non un suopredecessore) e non si sentain colpa di non essersi portatodietro il mazzo di carte perun tressettino.

LECARMELITANEHANNOAVUTO

UNADEROGAPERUSCIREDAL

MONASTEROA INCONTRARE ILPAPA

IL FILM Dall’alto l’internodella Cattedrale: in primopiano una nuova sculturadi Vangi e sullo sfondo laMaddalena di Piero. Soprala Madonna del Conforto.A fianco Matteo e Giada:canteranno per il Papa

LA DONAZIONE

Dal Santo Padre che ha latomba in cattedralei primi soldi per costruirla

di PIERFRANCESCODE ROBERTIS

COMPIE 13 ANNI CANTANDO

GiadaeMatteo intonerannodasoli un’ode davanti al PonteficePer lei è anche il compleanno

Page 12: Speciale Benedetto XVI

12 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

Page 13: Speciale Benedetto XVI

13SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

L’amicouscitoCardinaleeritrovatoPapa

di SILVIA BARDI

SEICAPIDISTATO sono passati in vi-sita ufficiale adArezzo dagli anni sessan-ta ad oggi. Chilometri di «tappeti rossi»srotolati dentro e fuori le mura per even-ti veramente speciali. Tra i più assiduiCarlo Azeglio Ciampi e Francois Mitter-rand nella «sua» Cortona. Il più amato eacclamato Sandro Pertini, al quale venneanche dedicata un’edizione speciale del-la Giostra del Saracino, la terza dell’anno1984. Il più ufficiale il principe diGiorda-nia Talal El Hassan in città nel maggio2009 accompagnato dallamoglie Sarvathinvitato daRondine per la stesura del do-cumentodi pace sulCaucaso. Il più lonta-no nella memoria Antonio Segni nel1962, il primo anno del suo brevissimomandato. E poi Oscar Luigi Scalfaro nelfebbraio del 1995 per inaugurare la radio-terapia oncologica e porre la prima pietradel nuovo centro oncologico al San Do-nato di Arezzo, su invito del Calcit.

Già il Calcit gioca un ruolo importantein queste visite presidenziali. Indelebilenellamemoria la città in festa con tantis-simi bambini protagonisti quando Perti-ni nelmaggio del 1984 venne a inaugura-re il primo centro oncologico al «vec-chio» ospedale. Il presidente partigianotornerà quattro mesi dopo, a settembre,per decorare il Gonfalone della Provin-cia con la medaglia d’oro al valor milita-re per la sua attività partigiana e per assi-stere inPiazzaGrande all’edizione straor-dinaria della Giostra (vinta da S.Andrea)organizzata in suo onore.

SULLE SUE ORME tornerà Ciampinell’ottobre 2004 per rendere omaggioadArezzomedaglia d’oro per laResisten-za e visitare la casa del Petrarca: è questala sua quarta e ultima visita. La primavolta era stato a Pieve S.Stefano nel no-vembre del 2000 per il primo anniversa-rio dellamorte di Fanfani, poi nell’apriledel 2001 per inaugurare la fine del restau-

ro al Crocifisso del Cimabue e visitare gliaffreschi di Piero, e due anni dopo, melmarzo 2003, per i funerali in Duomo delpoliziotto Emanuele Petri ucciso dalleBrigate Rosse. Una presenza istituziona-lema soprattutto umana, straziante l’im-magine della moglie di Petri aggrappataal suo braccio.Particolare invece la presenza del presi-dente dellaRepubblica FranceseFranco-is Mitterrand e di sua moglie Danielle aCortona, città gemellata dal 1962 conChateau Chinon, cittadina di cuiMitter-rand è stato due volte sindaco. Tantissi-me le sue visite nella città etrusca allaquale era legato da profondi vincoli diamicizia. La prima volta nell’agosto1974 per il gemellaggio, nel 1979 per in-contrareBettinoCraxi, nell’85 per visita-re la mostra sugli Etruschi, poi nell’ago-sto del 1987. Una curiosità: nel 1997quandoCortona gli intitolò i giardini delParterre alla cerimonia c’era GiorgioNa-politano, allora ministro degli interni. Ilsettimo?

di ALBERTO PIERINI

«VEDE QUESTA panca? Quic’era seduto il Papa». Padre GiulioRenzi cominciava così il raccontodella sua catechesi più incredibile.Lui, l’uomodegli affreschi di Piero,il conoscitore profondo di ogni per-sonaggio dipinto nel ciclo di SanFrancesco: e davanti il cardinalechedi lì a pochi anni sarebbe diven-tato Papa. Joseph Ratzinger. «Erainsieme a due persone vestite di ne-ro come lui». Uno era il fratello Ge-org, l’altro il suo segretario di allo-ra,monsignor JosefClemens. Sedu-ti, su quella panca della basilica, apendere dalle sue labbra.Seduto il cardinale Ratzinger, co-me pochi anni prima nel refettoriodel convento della Verna. Lui, ap-poggiato a quella spalliera di legno,mentre parla rilassato con i frati,nel settembre del 1988. «Si ricordaancora di quella notte alla Verna?».Uno di quei frati da allora ha cam-biato non pelle ma ruolo»: ora è ve-scovo, vescovo di Montepulciano.«La prima volta che l’ho incontratocomePapa gli ho richiesto di quellanotte: e lui se la ricordava benissi-mo». Il sì sulle labbra,ma soprattut-to quella luce negli occhi di chi nonpuò dimenticare. Probabilmente lastessa che il Papa ricercherà a LaVerna, nella visita che ha voluto atutti i costi. La suaArezzo simuovetra questi due poli.«Vede, il Cristo di Piero ha un peri-zoma intorno ai fianchi: e una leg-genda dice fosse il dono della ma-dre al figlio che sta per essere croci-fisso».Lo sguardodiRatzinger, nel-

la penombra della basilica di SanFrancesco, corre al particolare e sob-balza. «E’ vero, ed è una leggendaverosimile: quale madre lascerebbeil figlio nudo sulla croce?».

UNSOBBALZO, che padreRenziricordava con gusto, nelle ore dellafumata bianca. E un aneddoto cheaffonda le sue radici nella tradizio-ne di San Bonaventura: che poi è ilpersonaggio per il quale era salito aLa Verna pochi anni prima. Un fi-lo, un filo rosso sembra percorrere isentieri aretini del futuro Papa. Unfilo rosso che La Verna da alloranon hamai dimenticato.All’annuncio dell’elezione le cam-pane del Santuario furono scioltesubito: e padre Fiorenzo Locatelli,

il guardiano di quei giorni primache la morte lo privasse di un nuo-vo incontro con il Papa nella suaLaVerna, nel suonarle aveva ben pre-senti quelle immagini. I capelli giàargentati di Ratzinger, lo sguardoacuto, specie durante l’omelia nellaBasilica. L’omelia delle Stimmate.«Ho riletto quelle parole— raccon-ta da Montepulciano padre Cetolo-ni— proprio in questi giorni: e mihanno folgorato». Fotocopie che

passanodimano inmano, tra le cel-le della Verna, affidate ora ad unguardiano giovane, fra’ MassimoGrassi, dal ciuffo perniente argenta-to. «La salita di San Francesco almonte della Verna è l’immaginedell’itinerario del cammino cristia-no».

LO DICEVA oltre vent’anni fa,conquell’accento giàdolcemente te-desco. E dopo oltre vent’anni ecco-lo di nuovo alla Verna, come si sen-tisse più vicino alla vetta di quelcammino. «In quei due giorni di-ventò frate tra i frati: unodi noi, dalrefettorio alle celle, faceva la nostravita, seguiva i nostri orari, in puntadi piedi». Prima di lasciarsela allespalle. La conosceva, la conosceva

bene fin da prima, fin da quandoera studente.Non conosceva invecegli affreschi di Piero o almeno nonnei dettagli che padre Renzi gliavrebbe raccontato nella penombradi un’altra San Francesco, quellaaretina. «Gli affreschi eranoun trat-tato di teologia spiegato ai poveri eal popolo».Padre Renzi forse sapeva, forse nodi avere davanti uno dei più granditeologi viventi. Di certo non sapevache sarebbe diventato Papa. Peròforse se lo sentiva. «Vada avanti co-sì — gli disse uscendo — è la piùgrande catechesi su un’opera d’arteche abbiamai ascoltato».Una carez-za. E padreGiulio avrebbe scopertosolo qualche anno dopo che quellaera la carezza del Papa.

«E’ la più bella catechesi da un’opera d’arte che io abbiamaiascoltato» disse a padre Giulio Renzi, davanti alla Leggenda di SanFrancesco. Insieme a lui in quell’occasione il fratello Georg

I GRANDI IN VISITA IL PRIMOE’ STATO SEGNI, L’ULTIMOCIAMPI PERCIMABUEE I FUNERALI DI PETRI. DUECAPI DELLOSTATOPER IL CALCIT

DALLAVISITA IN INCOGNITO AGLI AFFRESCHI DI PIEROALLEGIORNATEDELLAVERNATRATEOLOGIA ESORRISI INREFETTORIO

IL RATZINGER ARETINO

Sei presidenti della repubblica: e per Pertini una Giostra speciale

E’ il 1988: Ratzinger a fianco con Rodolfo Cetoloni e a destra con John Vaughn

NEL 1984 Sandro Pertini alla Giostra con Fanfani

Uno sguardo dall’elicottero.Quello di un Papa che tramille inviti punta il dito suArezzo. Quello di un uomoche nella sua vita Arezzo hagià imparato ad amarla.

MONSIGNOR CETOLONI«Diventò frate tra i frati»racconta l’attualeVescovo diMontepulciano

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14 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

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15SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

di FEDERICO D’ASCOLI

UNA CITTÀ blindata per SuaSantità.L’arrivodel Papa rivoluzio-na la circolazione e la sosta in città.Tante lemodifiche e i divieti. Eccol’elenco di quello che cambierà.Partiamo dalla circolazione condue fasi operative. La prima dalle14 della vigilia fino alle 20 della do-menica con il divieto di transito intutte le strade a monte di via Gari-baldi, esclusa la stessa via. La circo-lazione in viale Giotto oggi non sa-rà riaperta al termine del mercatosettimanale. La strada rimarràquindi chiusa fino a domenica alle20: saranno possibili gli attraversa-menti sia nella rotatoria che in viaSignorelli. Sempre dalle 14 di saba-to fino alle 20 di domenica verràtransennata anche l’area antistantelo stadio.La seconda fase inizia alle2 della notte tra oggi e domani e vaavanti fino alle 20 di domani: il di-vieto si estende a tutte le strade den-tro lemura e a quelle di questo elen-co: viale SimoneMartini, vialeRaf-faello Sanzio (tra viale Giotto e viaCimabue), vialeBenedetto daMaia-no (tra viale Mecenate a viale Giot-to), viale Signorelli (tratto compre-so tra via Lorenzetti e via XXVAprile). Ci saranno anche alcunemodifiche per facilitare i residenti:il tratto di via Margaritone tra viaCrispi e via Niccolò Aretino diven-ta strada senza uscita: i veicoli pos-sono percorrerla nelle due direzio-ni uscendo su via Michelangelo. Iltratto di viaMargaritone compresotra via Crispi e via Pietro Aretino eil tratto di via Pietro Aretino com-preso tra via Margaritone e via As-sab diventano senza uscita: i veico-li possono percorrerla utilizzandoper l’uscita via PietroAretino indi-

rezione di via Nencetti. Il tratto in-feriore di corso Italia diventa senzauscita. I veicoli possono percorrer-la in entrambi i sensi utilizzandoper l’uscita via Niccolò Aretino eviale Michelangelo. Il tratto di viaGaribaldi compreso tra piazza delPopolo e via San Lorentino divie-ne senza uscita. I veicoli possonopercorrerla in entrambi i sensi uti-

lizzandoper l’uscita via SanLoren-tino.

CAPITOLO SOSTA. Il divieto,con rimozione deimezzi, scatta dal-le 14 della vigilia alle 20 della dome-nica nelle seguenti zone. Zona sta-dio comunale: piazzale Lorentini,viale Gramsci, viale Giotto (com-presi i controviali), via DivisioneGaribaldi, viale Simone Martini,viale Raffaello Sanzio (compreso ilcontroviale). Zona via Crispi-viaPetrarca-piazza della Repubbli-ca: viaCrispi, viaAssab, viaMarga-ritone (tra via dell’Anfiteatro e viaPietro Aretino), via Guadagnoli

(tratto tra civico 43 e via Macallè),viaRoma, viaGuidoMonaco, piaz-za Guido Monaco, piazza della Re-pubblica, piazza Poggio del Sole,via Petrarca. Zona corso Italia-viaMadonna del Prato-via Cesalpi-no: corso Italia (tra via Roma e viadei Pileati), via de’ Cenci, via de’Mannini, piazza San Michele, viaOberdan, via de’ Redi, via Mazzini(tra via dell’Agania e corso Italia),via di Beccheria, via Madonna delPrato (tra via Roma e via di SanFrancesco), via di Tolletta, via diSan Francesco, piazza San France-sco, via Cesalpino, via Bicchieraia,via degli Albergotti, vicolo dellaDea, via Montetini.

Zona via Cavour-Porta Buia e viaGaribaldi: via Garibaldi (trattocompreso tra piazza del Popolo epiazza Sant’Agostino), via San Lo-rentino, via PortaBuia, piazzaFan-fani, via Isidoro del Lungo, via Ca-vour, via del Saracino, piaggia delMurello. Zona piazza Grande-viadei Pileati: via Seteria, piazzaGrande, via Borgunto, via Pescaia,piaggia San Martino, via Vasari,via dei Pileati, piazza del Commis-sario, piazza Madonna del Confor-to, via dell’Orto. Zona via Buozzi-via dei Palagi-via della Fontanel-la: viale Buozzi, via de’ Palagi, viaPellicceria, piaggia San Lorenzo,viaFontanella.Zona San Clemen-te-via Ricasoli: via San Clemente,via San Domenico, piazza San Do-menico, via Padre Caprara, viaMa-donnaLaura, piazzaDietro leCam-pane, via Sassoverde, piazza Lan-ducci, piazza delMurello, via Rica-soli, piazza dellaLibertà, piazza delDuomo.

CI SONO ANCHE aree di par-cheggio in via Pietri, via Tarlati ele due aree di sosta al servizio delcimitero urbano. via Rossellino,Centro Affari e palasport delle Ca-selle e parcheggio antistante VillaSeveri. Tre navette faranno la spo-la verso il centro, con fermateall’autostazione e al Baldaccio. Lanumero 1 andrà dall’Obi all’Iper-coop all’autostazione e quindi alBaldaccio.La navetta 2 andrà dal-la Lebole al Centro Affari e quin-di ancora autostazione e Baldac-cio.La numero 3 simuoverà dallamultisala fino a Baldaccio e auto-stazione. E ovviamente alla rove-scia in serata nella quale si uniràuna quarta navetta per riportare ipellegrini alle Caselle.

ILTRAFFICOBLINDATO

di GAIA PAPI

TELECAMERE ACCESE suArezzo. Le immagini e la paroladel Papa viaggeranno tra le fre-quenze delle televisioni locali, na-zionali e internazionali. Una cal-ca di giornalisti si riverserà nellestrade così come raramente è capi-tato di vedere in passato. La Rai èla regina della mattina. Quasi treore di diretta, partenza qualcheminuto primadelle 10, con le tele-camere puntate sulla Messa delPrato. In coda, tra l’orazione fina-le e la benedizione lamondovisio-ne del «Regina Coeli», intorno amezzogiornio, come se SanPietrofosse al Prato. SaràFabio Zavatta-ro il telecronista ufficiale: al suofianco una voce aretina nelle vesti

di commentatore, è quella diFranco Vaccari, il presidente diRondine Cittadella della Pace.

OLTRE alla televisione pubblicaci saranno i grandi networkpriva-ti. Mediaset farà continui collega-menti suTgCome servizi per i te-legiornali. Sky coprirà come al so-lito la giornata con dirette conti-nue, come fa per ogni viaggio delPapa, La 7 coprirà l’evento in tut-ti i suoi telegiornali. E dalla visita

alla Cattedrale in poi staffetta trale telecamereRai e quelle del Cen-tro Televisivo Vaticano: presentianche alla liturgia straordinaria,poi continueranno a riversare im-magini a getto continuo, fino allapartenza da Sansepolcro. Le tele-visioni aretine non saranno dameno. Tele San Domenico, Arez-zo Tv e Teletruria daranno vitaad una vera e propria maratona.Una no stop di quasi 12 ore, dalle9, quando Benedetto XVI poseràil suo piede in terra aretina, finoalle 20.15, alla partenza dell’elicot-tero da Palazzolo. Grazie alle ri-prese del centro televisivo vatica-no le telecamere locali getterannoun occhio in tutti i passaggidell’evento. Che andrà a ritmocontinuo sul canale 28 del digita-le, sulle frequenze di Tv2000.

Divieti, strade chiuse e parcheggiCome muoversi nel bunker del PapaParte alta del centro storico off-limits dalla vigilia. Navette per i fedeli

LAFASEDUE LA«SPOLA»DALLEDUEALLEVENTI

DIVIETODI TRANSITO IN TUTTO

ILCENTROE INALTRESTRADE

NAVETTE SENZA SOSTA

TRA I PARCHEGGI E IL CENTRO

CONQUATTROPERCORSI

LA VISITA IN TV INSIEME AI CANALI PUBBLICI (FRANCO VACCARI COMMENTERÀ LA DIRETTA) IN FORZE I NETWORK: DA SKY A MEDIASET A LA 7

Tre ore di diretta Rai, poi venti minuti in mondovisioneMARATONA DELLE LOCALITele San Domenico, ArezzoTv e Teletruria seguirannola giornata dalle 9 alle 20.15

NIENTE AUTODalle 14 del sabato divietodi transito a monte di viaGaribaldi e in viale Giotto

COPERTURA MEDIATICA La visita di Papa Benedetto XVIad Arezzo sarà seguita dallemaggiori emittenti televisive nazionali

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16 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

In piazza Grande subì lasferzata di GiovanniPaolo: politici, siateonesti. Anche lui deboledopo Tangentopoli

Oggi c’è un sindacoforte della rielezione diun anno fa: nipote delFanfani che governòl’Italia ma non Arezzo

UNARIVOLUZIONE ANCHE IN POLITICA

LEVISITEDEIDUEPAPIL’ORO INRIBASSODOPO ILCULMINEDELCICLOESPANSIVO, NONCI SONOPIU’GRANDIFABBRICHECOMELALEBOLE

IL VIAGGIODEL ’93Vannucci, il sindaco laico

IL VIAGGIODEL2012Fanfani, cattolico al potere

LE DUE AREZZO

In alto una veduta dall’alto dellacittà: nelle altre immagini alcunimomenti della visita del 1993 diGiovanni Paolo II. Qui sotto ilpassaggio indimenticabile inPiazza Grande

di SALVATORE MANNINO

SONO PASSATI «solo» vent’an-ni, appena una generazione, nien-te o quasi per i tempi della storia.Eppure sembra che ci sia unmon-dodimezzo fra questa visita di Pa-pa Ratzinger e quella del suo pre-decessoreGiovanniPaolo II, il pri-mo pontefice a venire ad Arezzoin epoca moderna. Due volte a di-stanza di tre mesi. Il 23 maggio1993 in città e a Cortona, il.. set-tembre alla Verna e a Camaldoli.Erano tempi amari anche allora:Tangentopoli in pieno terremoto,il sistemapolitico della primapoli-tica in rapida dissoluzione, le ma-fie all’offensiva. Falcone eBorselli-no erano stati assassinati da appe-na un anno, in estate sarebbero ar-rivati i grandi attentati diCosaNo-stra: agli Uffizi, a Roma eMilano.L’economia soffriva ancora dellagrande crisi che aveva portato la li-ra sull’orlo del collasso e che nelsettembre precedente avevano vi-sto il presidente del consiglioGiu-lianoAmato, «aretino» d’adozioneed eletto ad Arezzo, annunciaredalla Mostra Orafa del Centro Af-fari la sua cura di lacrime e san-gue, la manovra da 100 mila mi-liardi (in lire, è ovvio).Eppure era un’altra Arezzo, unacittà e una provincia ancora teatrodi un ciclo, economico e produtti-vo, espansivo che durava dall’im-mediato dopoguerra ed era diven-tato boom dal 1960 in avanti. Glianni ’70 furono anni tetri per il pa-ese, non per l’Italia di provinciadel Piccolo è bello caro al Censisdi De Rita. Arezzo di quell’Italiaera una delle capitali. Era l’Etàdell’Oro, nel senso letterale del ter-mine, nel senso che il metallo pre-

zioso trainava la crescita del Pilcon la forza di una locomotiva.Era l’epoca dei metalmezzadri, icontadini inurbati per diventareoperai e poi imprenditori, in unasorta di ascensore sociale che pare-va inarrestabile. Erano anche itempi in cui l’Istituto Tagliacarnee le classifiche del Sole 24Ore cer-tificavano la presenza stabile diquesta provincia fra le prime die-ci, al massimo le prime quindicicapitali del benessere. Qui si vive-va bene e si produceva bene, nono-stante la congiuntura negativa,l’inflazione, la spesa pubblica fuo-ri controllo e il resto. Oro, ma nonsolo oro: c’era ancora la Lebole,sia pure nella parabola discenden-te, c’era, sia pure (incrisi), laTextu-ra, l’azienda della famigliaLebole-dopo l’uscita dalla casa madre.

CHE DIFFERENZA con la cittàche visita adesso un altro Papa.Piegata dalla recessione nonostan-te resti la secondo economiamani-

fatturiera della Toscana, sofferen-te nel lavoro nonostante la disoc-cupazione siameno pesante che al-trove, lordata dalle nuove povertàche colpiscono fin dentro il cetomedio nonostante con l’export e ilcoraggio gli imprenditori cerchi-no di resistere all’onda avversa. Laparabola è forse laUnoAerre, il co-losso dell’oro. Che nel 1993 appar-teneva ancora ai Gori e agli Zuc-chi e celebrava i fasti di una espan-sione che sembrava senza fine: fi-no amille dipendenti nello stabili-mentodi viaFiorentina primadel-la lunga discesa, della fuoruscitadei fondatori, della liquidazione edella rinascita che solo adesso co-mincia a diventare palpabile sottol’egida del nuovo padrone, SergioSquarcialupi, il vero uomo d’orodell’economia di questo 2012 delnostro scontento, col colosso oratrasferitosi a San Zeno e con l’al-tro gigante Chimet.Di fronte ai segnimeno che carate-rizzano quasi ogni settore , Papa

Ratzinger si asterrà forse dal ri-chiamo forte chenel 1993 si permi-se Karol Wojtyla: «Meno profittie più attenzione all’uomo», invocòallora il Papa daPiazza Grande.Magari ce ne fossero oggi di profit-ti da distribuire e da investire.

PARE PASSATA un’eternità an-che per la politica. «Siate onesti»,gridòquel 23maggioGiovanni Pa-olo II in quello che fu il suo mes-saggio più significativo, ripreso datutta la stampa in pienaTangento-poli. Ad ascoltarlo un sindaco, ilsocialista Valdo Vannucci, che ful’ultimo della prima repubblica,l’ultimo scelto dai partiti e noneletto direttamente dagli aretini,anche se in quelle giornate Van-nucci era un uomo drammatica-mente solo, con le forze politichein piena dissoluzione. Oggi gover-na un sindaco forte, Fanfani il Ni-potissimo, rieletto un anno fasull’onda dei grandi numeri. E’ uncattolico (non il primo nell’era delvoto diretto), è soprattuttol’erede politico di Fanfaniil grande, l’Amintore cheda democristiano governòl’Italia ma non riuscì mai agovernare Arezzo. Nel ’93Fanfani il giovane eraall’opposizione, insieme al-la sua Dc. Oggi guida unacoalizione di centrosini-stra, con gli eredi di quelliche videro sempre nellozio un nemico. Un sinda-co cattoliconella città eter-namente ghibellina che ri-ceve il capo della ChiesaCattolica: c’è segno piùevidente di quanto siacambiata Arezzo invent’anni?

I vent’anni chehannocambiatoArezzoIn crisi la città ricca sferzatadaWojtylaIl pontefice polacco trovò una provincia opulenta, oggi pesa la recessione

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17SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

I DISCORSI

Nel discorso in PiazzaGrande parla di «delicatacongiuntura economicaanche per questa città».Ma è niente rispetto allasituazione che trovastavolta il suo successore

Subito dopo l’incontro coni giovani Giovanni Paolo IIsi gode la folla paurosa inpiazza San Francesco.«Oggi non siamo adArezzo, questa è piazzaSan Pietro»

KAROLWOJTYLA INPIAZZAGRANDE LAFESTAFINALEALLOSTADIO

UNMURODI GENTEASPETTAWOJTYLASULMATTONATO:QUI LAPAPAMOBILESI RITROVACIRCONDATADAOGNI LATO

L’ULTIMOMOMENTOE’ ANCHE ILPIU’ SOLENNEDIETRO L’ALTARE L’IMMAGINE DELLAMADONNADELCONFORTOPORTATAFUORI DALDUOMO

L’EMOZIONENELLACORTONAALTA

Segnali d’allarme

L’ARRIVO IN CITTA’ ERASTATOPRECEDUTODALLA TAPPADI SANTAMARGHERITAEDALLA PREGHIERA INFINITA NEL SANTUARIO

«S.Pietroèqui»

«GIOVANNI, GIOVANNI? No,io dico Giovani». L’uomo era così.Capace di cogliere un grido tra lafolla e rovesciarlo come un calzinoper farsela sua. Capace di confidarenel segreto delle Stimmate la no-stalgia per Francesco e capace aSan Francesco di buttare via i fo-gli del discorso e procedere abraccio. «Il testo lo leggerete do-mani sull’Osservatore Roma-no»: e di fianco, con lo sguardodi chi si affaccia sull’orlo di unfiume sconosciuto, un altro Gio-vanni, D’Ascenzi. Il Vescovo

che si alzava ognimattina al-le 4 e se necessario chia-mava a quell’ora i suoicollaboratori.Giovan-ni Paolo II aveva ac-colto il suo invito.Lo aveva accoltodue volte: perchéil 23 maggio eraandato a Corto-na e ad Arezzo.E poi il 17 set-tembre sareb-be tornato aLa Verna.«Inquesta cit-

tà tutto ci parladi Dio: la natura,lemontagne, i bo-schi». A Cortonasi affaccia emozio-nato davanti all’al-tare di Santa Mar-gherita, la santa mo-derna: compagna diun nobile senza averlosposato, «vedova» peramore quando glielo uc-cidono, poi la scelta reli-giosa. Lo sguardo di Gio-

vanni Paolo II buca la collina diCortona, primadella calata dell’eli-cottero suArezzo. Primadi perder-si nella folla di Piazza Grande.Unmuro di gente, che circonda lapapamobile, i cui vetri dolcementedeformanti rimandano il profilodelle pietre e delle mura antiche.La salita alla terrazza, il saluto delsindaco. «Oggi qui come altrove siregistra una delicata congiuntura

economica»: 2012?No, 1993ma lostesso appello. «Prima viene l’uo-mo,maideve essere piegato alle esi-genze della produzione». Ad ascol-tarlo Amintore Fanfani, lo zio delFanfani che stavolta saluterà il Pa-pa, dal microfono del Prato.

«ESSERE CRISTIANInonè faci-le, bisogna andare controcorrente,la fede non è più una scelta sconta-ta, ma una scelta nella quale inve-stire se stessi». Giovanni Paolo IIgrida «Giovani, Giovani» a chi gri-da «Giovanni». San Francesco èuna polveriera, sia pur della fede.Anna Gilardoni e Massimo Mu-gnai hanno il compito di parlare alPapa dal microfono. Una ragazzasaluta, si emoziona. «Non sappia-mo cosa significhi essere liberi—risponde Wojtyla — se pensia-mo che sia fare ciò che ci pare sia-mo stupidi». No, nel discorso uffi-ciale quel passaggio non c’era: la

folla dei giovani lo capisce e lo salu-ta con un boato. «Fissiamo tutti losguardo sul Crocifisso che dominaquesta Basilica»: migliaia di occhiruotano verso il Cristo che vela gliaffreschi di Piero.

«OGNUNO DI VOI è un proget-to, un progetto di Dio». I fogli so-no ormai in terra, la visita si pla-sma intorno alla gente, alle case, aitetti: il cerimoniale viene sostitui-to da un botta e risposta a distanza,semi, che la gente raccoglie e ri-manda al Papa.«Oggi questa non è Arezzo: è Piaz-za San Pietro». Gli anziani si uni-scono ai giovani nel saluto a Gio-vanni: fino all’ultimo sguardo,all’elicottero che si alza e diventapiccolo piccolo sul cielo dello Sta-dio.Lì dove stavolta sta per riatter-rare. Come volesse mantenere unimpegno preso vent’anni fa.

Alberto Pierini

ABBRACCIO A SORPRESAAnnaGilardoni eMassimoMugnai parlano tra i ragazziIl futuro beato li stringe a sè

«Giovani, siate liberimanon stupidi»Butta i fogli: e inizia il bagnodi folla

Ilmaggio ’93 diGiovanni Paolo II: l’apice della visita è a SanFrancesco

LA PICCOLA SAN PIETRO Ecco Giovanni Paolo II dividersi tra lemani protese per salutarlo proprio davanti a piazza San Francesco

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18 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

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19SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

UNA FRATTURACOMPOSTA

Siamounpopolopienodi con-traddizioni, pronti a insorge-re con i forconi per poi anda-reamessa ladomenica,abe-stemmiare per una partita acarte e poi farci benedire lacasa prima di Pasqua. Comesi conciliano queste due ani-me?

«A quanto pare si conciliano benis-simo. Ricordo i comunisti dei tem-pi in cui ero ragazzo, che dal lune-dì al venerdì agitavano il pugno ela domenica andavano a fare la co-munione,magari di nascosto... sen-za sapere che anche i suoi “compa-gni” facevano la stessa cosa. Que-sti diversi momenti vengono vissu-ti come separati, senza preoccupar-si di legarli insieme con la coeren-za. E forse c’entrano anche l’abitu-dine, il formalismo, il conformi-smo... addirittura la superstizione,un’eredità pagana mai rimossa du-rante i secoli».Se dovesse scrivere una sto-ria ambientata in Vaticano osui temi della fede, che gene-re sceglierebbe?

«Sicuramente il gotico».Lastoria ci havisto sempredi-visi tra guelfi e ghibellini mapoi alla fine il potere «spiri-tuale» è sempre sembrato

più saldodi quello «tempora-le».Una lezioneper tutti i poli-tici?

«Dipendeda come si vuole guarda-re la Storia. A mio avviso il poteretemporale ha sempre vinto. I Papilo hanno sempre voluto, lo hannoadoperato e se lo sono tenuto stret-to, e anzi a volte hanno fatto scorre-re fiumi di sangue per accrescerlo,arrivando a trasformare la religio-ne in uno strumento prettamentepolitico e di conquista. (Una curio-sità: da ragazzino, sfogliando alcu-ni documenti araldici sul mio co-

gnome, lessi che a metà del Tre-cento, Vico de’ Vichi, principe diViterbo, approfittando del fattoche il Papa si era trasferito ad Avi-gnone, invase le sue terre e fu sco-municato. Un esempio di uso delpotere religioso per questioni ma-teriali). Senza contare che ancheadesso il Vaticano ha una banca, fainvestimenti e si occupa di finanza- non sempre pulita, come sappia-mo bene - al pari di una Multina-zionale».Anche la chiesa dunque hapiùanime, quella dei fasti del

Vaticano e quella più poveradeglieremiedegliordini fran-cescani. Una contraddizionepure questa?

«È la contraddizione più grande, aben guardare. Quando alcuni mo-naci hanno tentato di riformaregli ordini monastici o addiritturala Chiesa nella sua interezza, o so-no stati spazzati via o hanno dovu-to inchinarsi al potere del Papa. Enell’Italia di oggi i sacerdoti checercano di non tradire il messag-gio di Cristo si muovono con diffi-coltà all’interno delle rigide regolevaticane, le quali assai spesso han-no poco a che fare con il Vangelo...che personalmente, pur non essen-do credente, considero un libromagnifico, un fondamentodell’Etica non necessariamente le-gato alla religione. Ma purtroppo èstato usato dagli uomini nel modopeggiore, come è successo con al-tre religioni o con Marx».SevenisseadArezzoperassi-stere alla giornata del Papa,inquale luogovorrebbeasso-lutamente essere?

«A Camaldoli, per vedere se il Pa-pa preferirà calpestare quel magi-co luogo di “eremitaggio comuni-tario”, fondato mille anni fa daSan Romualdo, con le sue preziosescarpe o con dei poveri sandali».

I L P U N T O

L’UMBRIA è misti-ca, laToscana laica eirriverente, Arezzoun po’ l’una e un po’

l’altra. Terra ghibellina eppuresegnata da una traccia profon-da di spiritualità, città anticleri-cale (un tempo) eppure rifugiodi scrittori cattolici (vedi Gio-vanni Papini), provincia «ros-sa» per eccellenza eppure basedalla quale partì una classe diri-gente cattolica (democristiana)di straordinaria levatura nazio-nale.Chi negli anni ’30 ha restaura-to il PalazzoComunale dinan-zi al quale passerà il Papa loha disegnato coimerli ghibellinidi un Comune medioevale go-vernato dai Vescovi-Conti (iGuglielmino degli Ubertini e iTarlati) che mai chinarono latesta dinanzi al potere tempora-le dei Papi. Loro stavano dallaparte dell’Imperatore, che eraun po’ la potenza «laica»dell’epoca.Ecco, è nel segno di questa con-traddizione che Arezzo si è evo-luta nel corso dei secoli. Da unlato una vena duratura di av-versione al clericalismo, soprat-tutto in una parte delle classi di-rigenti, dall’altro la fede profon-da, a volte il fanatismo, diun’altra parte dell’aristocraziae del popolo minuto. Non di-mentichiamo mai che questa èanche la terra del Viva Maria,dell’insorgenza, nel nome dellaSanta Fede, del 1799, qualun-que sia il giudizio che se ne vuo-le dare.Il cattolicesimo che simuove sul-la punta dei forconi fa uno stra-no contrasto colmessaggio origi-nario (oggi diremmo della nonviolenza) di SanFrancesco, in-carnato nei santuari della Ver-na e delle Celle, fra i più cariall’Ordine dopo Assisi, e conquello di SanRomualdo, che simaterializzanel bastione diCa-maldoli o nella solitudinedell’eremo.Ma questo è il passato lontano.Se l’800 è stato, anche adArez-zo, il secolo della contrapposi-zione forte fra laici e cattolici, seil ’900 è stato quello della com-petizione fra le due «religioni»di massa, la comunista e la cat-tolica (e uomini come Fanfanio Bucciarelli Ducci, potentissi-mi aRoma, nella loro città nonhanno mai governato) ormai ildiscrimine della fede non è piùun confine della politica, solodelle coscienze. Può capitaredunque che due cattolici dichia-rati comePaoloRicci eGiusep-pe Fanfani facciano i sindaci acapo di coalizioni di centrosini-stra.Da questo punto di vista al-meno,Arezzo èuna terra pacifi-cata.Aparte qualche nota di co-lore, c’è una città intera prontaad accogliere Papa Ratzingercome una guida spirituale cui sideve perlomeno rispetto.

di SALVATOREMANNINO

ALLA TAVOLA del Papa si mangeràaretino: il menu ormai è noto e andràdal brodo ristretto di pollo valdarneseal risotto con zafferrano, zucca fioren-tina e menta, dal pezzo di chianinacon gli asparagi alle fragole e al«gattò». Si mangerà aretino ma si par-lerà anche parecchio aretino. Perchéè una tavola ricca di Vescovi e di Car-dinali e alcuni vengono proprio daqui. Aretino, non nel senso strettoma in quello pastorale, è naturalmen-teRiccardo Fontana, vescovo di ma-re prestato al profondo entroterra to-scana.Aretino doc è Franco Agostinelli,

che guida da tanti anni la Diocesi diGrosseto: parroco in piazza Giotto, poi

vicario del Vescovo D’Ascenzi, fino alla no-mina più solenne, che lo ha portato a gui-dare le sorti cristiane della Maremma.

Come aretino èRodolfoCetoloni, Vescovodi Montepulciano e Pienza: nato a Bucine,per anni guardiano della Verna e poi pro-vinciale francescano, oggi anche uomo chesi divide tra la sua Diocesi e la Terra Santa.E cos’è se non aretino Italo Castellani, Ar-civescovo di Lucca: cortonese e vicario adArezzo prima di essere nominato a Faenzaper poi approdare a Lucca.E ci sono dubbi che sia aretino GualtieroBassetti (nella foto insieme a Fontana),Arcivescovo di Perugia e per dieci anni allaguida della nostra diocesi? No. Così comesui Vescovi emeriti:LucianoGiovannetti,Giacomo Babini.Fino a Giovanni D’Ascenzi. Non ci saràintorno a quel tavolo, perché la malattia egli anni non risparmiano nessuno. Però nel1993 accanto a Giovanni Paolo II c’era lui:e non c’è nessuno, neanche la malattia o glianni, che possa cancellare quelle foto.

LA VISITA DAL MENU AI COMMENSALI FAMILIARI IN EPISCOPIO

A tavola con i Vescovi aretini

di SILVIA BARDI

UN’INTERAPROVINCIA èmobilitataper l’arrivo del Papa ad Arezzo. La Verna eSansepolcro. Un evento che, come eraimmaginabile, ha spaccato tra favorevoli econtrari, però tutti ne parlano e di sicurotutti vorranno esserci. Ne parliamo conMarco Vichi, scrittore, giornalista,sceneggiatore, docente di Narrazioni,penna fiorentina che ama scrivere diToscana e spiare dentro l’anima dei suoipersonaggi, il «padre» del commissarioBordelli, per intendersi.

Che cosa «smuove» nella gente toscana unavvenimento di questa portata?«L’Italia, anche quella laica o addiritturaquella mangiapreti, non può fare a meno disentire (o subire?) la presenza del Vaticano.Come ci racconta Luca Scarlini nel suo belsaggio “Un paese in ginocchio” (Guanda,2011), dove si afferma che “la storia d’Italiaè legata in modo inestricabile a quella dellaChiesa di Roma. No: la storia della Chiesaè a tutti gli effetti la storia d’Italia, visto chein sostanza alla sua ingombrante presenzasi deve la peculiarissima, e spesso non

felice, situazione nelle vicende e perfinonella geografia del Belpaese [...]Ilcattolicesimo è infatti il Dna italiano, piùdi ogni altra cosa, più del bel panorama edella pizza...” Detto ciò, va da sé che unevento del genere attiri sia i seguaci sia gli“avversari”, che insomma la faccenda nonlasci indifferenti. Comunque la si metta, ilPapa in Italia è un’attrazione. Siamo ancheabituati (per via del Concordato) a sentirneparlare in tutti i notiziari, a differenza dellealtre nazione europee, dove del Papa siparla sì e no in televisione una voltaall’anno».

Marco Vichi: «Maledetti toscaniA pugno chiuso, poi si confessano»Lo scrittore racconta le contraddizioni di una terra dalle due anime

MARCO

VICHI

Scrittore esceneggiato-re fiorentino,premioScerbanencoper «Morte aFirenze»

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SCENEDIUNAPRIMAVERALONTANA INCAMPAGNA

Nella casa delle vecchiezie si sentiva il richiamodel rosmarino in cucina,un quadro che dava unsenso di pace quasideamicisiano. Il televisoreriprese a funzionare

Non ci verrà mai, è troppopiccolo, ma io restoattaccato aquell’immagine cheveniva da lontano perrecitare in direttal’Angelus domenicale

Le allodole siincrociavano in volo con illoro canto, dalla finestraentrava in casal’atmosfera tranquilla diunmaggio luminoso el’odore del fieno tagliato

«FACEVO ANCORA LE ELEMENTARI E MI VENNE

L’ISPIRAZIONE: SU UN PERSONAGGIO COSI’

SI POTEVA ANCHE SCRIVERE UN PENSIERINO»

Almiopaese Il cielo sereno Lastufaa legna

di ANDREAVITALI

NON HO MAI VISTO ilPapa dal vivo, il mio è unpaese troppo piccolo per-

ché possa anche solo fantasticaresu una sua visita ma, absit iniuriaverbis, preferisco così perché nonvoglio cancellare dallamemoria ilricordo della prima volta che nevidi la figura grazie a un vetustoapparecchio televisivo in bianco enero a casa dellemie zie di campa-gna. Sono abbastanza certo chequello sia stato il primo e ultimotelevisore che abbia abitato la cu-cina, dotata di stufa a legna e cami-no, di quella casa. Oggetto, il tele-visore, che perlopiù veniva tenu-to coperto da un telo cosa che noncredogli facesse piacere più di tan-to poiché di quella sua esclusionedalla maggior parte degli eventidomestici si vendicava maligna-mente.Quando infatti il telo veni-va rimosso dandogli la possibilitàdimostrare lemeraviglie delmon-do, spesso e volentieri forniva im-magini offuscate da una coltre dischizofrenici pallini grigi e neri,oppure si baloccava con improvvi-se scariche elettriche cui,per qual-cheminuto, seguiva un buio tem-poralesco: in questo secondo casola voce del telecronista o annun-ciatore che fosse resisteva, renden-do ancora più straziante l’attesadel ritorno all’immagine vera epropria.

A VOLTE, CON studiata cattive-ria, il televisore illudeva per unpoco i presenti fornendo immagi-ni chiare e non disturbate da al-cun fenomeno. Però, quando an-dava confermandosi l’idea chel’elettrodomestico avesse final-mentemesso la testa a posto, l’im-magine cominciava a ruotare insenso antiorario, obbligando gli

spettatori a obbligatori esercizi dipiegamento laterale del capo permantenereuna visione corretta, fi-no a che l’immagine non raggiun-geva la posizione delle “ ore diciot-to “, per la qual cosa, onde vederecorrettamente, bisognava metter-si a capo in giù o girare il televiso-re. A tanto non si arrivò mai. Fucosì che vidi per la prima volta ilPapa, in occasione di un Angelusdomenicale. Rispetto al mezzo-giorno si era spostato di quaranta-cinque gradi e al momento dellabenedizione aveva quasi raggiun-

to la posizione “ ore ventuno “.Ero un ragazzo delle elemen-

tari allora e, comeda ordi-ne ricevuto da una dellezie,mi ero alzato in pie-di, quasi sull’attenti,perché quello, nono-stante gli scherzi delmalvagio televisore,era il Papa.Con una precisio-ne che solo certiricordi lascianoimpressi per l’in-tera vita so cheera un maggio lu-minoso e dalla por-ta finestra della cu-cina aperta sul resto

del mondo entravanoil canto delle allodole che

incrociavano i loro voli sullo sfon-do di un cielo perfetto e il profu-mo di un fieno appena tagliato

che al sole esalava le sue più inti-me essenze. Non solo.

DALLA STUFA A LEGNA, do-ve rosolava con tranquillità il clas-sico arrostino domenicale, salivail fascinoso richiamo del rosmari-no, a completare un deamicisianoquadro di pace e felicità cui parte-cipò anche lo stravagante televiso-re, bloccando la sua corsa verso ilbasso e dando così mo-do al Papa di benedire ifedeli, quelli che affolla-vano la piazza e quelliche, comeme, come tan-ti, lo seguivano da casa.Ero un ragazzo delle ele-mentari allora dove spes-so si usava allenare i di-scenti all’uso della lin-gua italiana con l’eserci-zio dei pensierini. Quel-la domenica pensai che”Papa “, scritta natural-mente in bella grafia,era una parola che pote-va valere da sola un pen-sierino. Non lo dissi anessuno allora, un po’perchémi parve un pen-siero azzardato, un po’perché non avrei sapu-to, seme l’avessero chie-sto, spiegare meglio lamia intuizione.Nemme-no adesso sarei in gradodi farlo ma so per certoche è così.

DA LUI SCORCI STRAORDINARI DI VITA IN PROVINCIA

«La prima volta che ho visto il PapaEra in bianco e nero e la tv faceva le bizze»Le zie mi fecero mettere in piedi per rispetto, dalla cucina veniva odore di arrosto...

FLASH DALLA MEMORIA

Al centro Giovanni XXIII passain una selva di mani protese persalutarlo, in un impatto cheallora era ancora più intenso.Sotto Paolo VI saluta la folla:non erano ancora i tempi dellapapamobile

QUALCUNO il Papa lo vedrà solo suima-xischermi. Eppure da settimane lavora pan-cia in terra perché tutto giri comeun orolo-gio. Ma si sa, il regno di Dio è grande eognunodeve trovare il suo posto. I volonta-ri di certo nonnehanno trovato uno facilis-simo. Perché se la folla carica la svegliaall’alba di una domenica, loro le manichese le sono tirate su da tempo. Saranno centi-naia: anzxi, per l’esattezza 350. Parecchi ne-anche li noterete.Dai parcheggi, per indica-re la direzione giusta, ai sei info-point daiquali i pellegrini dovranno passare (Porta

Buia, Stazione, Madonna del Prato, PortaTrento e Trieste, Piazza della Badia eSant’Agostino), a meno che non arrivinoin elicottero come il Papa.Dall’area del Pra-to, divisa in zone come gli stadi, ognunacon un responsabile e vari volontari di rife-rimento. E poi in tutti gli angoli strategicidi questo micidiale «alveare» vaticano.Che è partito in anticipo. Prove, incontri,faccia a faccia. E poi l’allestimento della pa-vimentazione studiata al Prato per tutelareil verde di un parco fresco di restauro. E an-cora la fase di sistemazione delle sedie. Fi-

no alla giornata decisiva, al Papa-day. Il re-sponsabile del servizio ha consigliato perfi-no l’abbigliamento: jeans, scarpette, ma-glietta polo o t-shirt o camicia, meglio seblu e senza scritte, tanto per amalgamare icolori e rendersi visibili a colpo d’occhio.Unico modo di sentirsi il cellulare: e cosìbatterie in carica dalla sera prima, vietatosbagliare quando il Papa passa una volta so-la. Ma cellulari da silenziare e da usare conl’auricolare, per evitare di disturbare i fede-li. Abbassa il tuo telefonino per favore, vo-glio sentire il Papa: no, di proteste così non

senedevono sentire. E occhio anche al tem-po: nessuno se ne dimentica, è l’unico verospauracchio di una giornata di festa.Ma nel caso l’indicazione è vestirsi a stratie armarsi di cappuccio o poncho. Nel casocontrario uno dei compiti principali saràquello di distribuire bottigliette d’acqua al-la folla, specie durante l’attesa. Poi parte ilPapa e tutti a casa? Calma. Prima, bisognarimettere a posto. Lunedì, martedì, merco-ledì: ehi, ma possibile che esista anche undopoPapa?

Alpi

LE «TRUPPE» DEL PAPA DA SETTIMANE AL LAVORO 350 TRA SCOUT, GIOVANI, PENSIONATI: DALLE «HOSTESS» AI LAVORI DI FATICA

Jeans, camicia blu e scarpe comode: i volontari del 13 maggio

L’AUTOREFAMOSO

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IL GUARDIANO ALLA PORTAFRA’MASSIMODASOLOAPRIRA’

ALL’OSPITE IL «CANCELLO»

CHEE’ A FIANCODELLABASILICA

In processione nella foresta della fede fino alRatzinger sul tetto della spiritualità: incontro in Basilica, poi la secolare marcia

RITORNOALAVERNA

di ALBERTO PIERINI

FARANNO INSIEME una fotosul Quadrante. Lì, nel piazzale dellaVerna, sulla stessa terrazza dovemi-lioni di pellegrini si fotografano: oforse provano amettere a fuoco la lo-ro fede. Si faranno una foto insie-me: il Papa al centro e i frati minoriintorno, alle 18.30, pochiminuti pri-ma di risentire il fruscio dell’elicot-tero, giù, 60 metri sotto, alla Beccia.L’elicottero che alle 17.15 avrà ada-giato dolcemente Benedetto XVI, aridosso del paese di Chiusi. Il terzoPapa a salire alla Verna. Il primo erastato Leone X, nel 1515. Il secondoe ultimo Giovanni Paolo II, quel 17settembre del 1993.Bucando con il pastorale la nebbiadelle Stimmate, costretto ad atterra-re a Chitignano, per la gioia di quelpaese che apre la strada delle millecurve verso il monte santo. «SanFrancesco stigmatizzato della Ver-na, il mondo ha nostalgia di te». E laVerna hanostalgia di lui, di quel Pa-pa che già mostrava i primi segnidella malattia: ma che alle Stimma-te, in ginocchio, aveva compostol’ode più bella del suo pontificato.Da allora ogni giorno, in codaall’Ora Nona, i frati quella preghie-ra la recitano, la recitano davvero.Stavolta no, perché si affideranno al-la preghiera del suo successore: e in-sieme dell’amico ritrovato.Non è unmistero che Ratzinger vo-lesse con tutte le sue forze, per quan-to poche, ritornare a La Verna. E ri-

tornare lì dove era stato studente, lìdove aveva raccontato SanBonaven-tura. «Frate tra i frati» diceva sem-pre padre Fiorenzo Locatelli, ilguardiano scomparso da qualche an-no. Torna davvero.Accolto alla Beccia dal sindaco diChiusi Umberto Betti, nipotedell’unico Cardinale davanti al qua-le il Papa si sia alzato di scatto persollevarlo. E da un parroco, padreAndrea Fabbrini, naturalmente fra-te minore. Poi il passaggio in papa-mobile, tra la gente assiepata per unsaluto. E l’arrivo al Santuario.

ACCOLTO ALLAporta della Pie-

tà dal Guardiano, come in certe lito-grafie di una volta: sarà fra’ Massi-mo Grassi ad andargli incontro. Su-bito dietro di lui, davanti alla Basili-ca con il gonfalone, ci sarà MatteoRenzi, il leader dei rottamatori masoprattutto il sindaco della città cheda secoli protegge La Verna, Firen-ze. All’ingresso il Generale dei fratiminori Josè Rodriguez Carballo e ilprovinciale Paolo Fantaccini. E inattesa i ministri generali Marco Ta-sca dei conventuali, Mauro Johri

dei Cappuccini e MichaelHiggins del Terz’Ordi-ne.Sarà Carballo a fareil discorsodi salu-to in Basilica,tra le robbia-ne dellaNati-vità edell’Annun-ciazione. Sa-rà il Papa arisponder-gli, primadi guidarelaProcessio-ne, aiutatodalla pedanadi legno realiz-zata daGiovanniBetti. La proces-sione che da secoli sisnoda nei 75 metri delcorridoio delle Stimmate.Da secoli, ogni giorno, dopol’ora nona. Con i passi accompagna-ti dal «Crucis Christi Mons Alver-nae», il canto delle Stimmate, i chio-di che trafiggono la carne mentre lavetta delmonte è divorata dal fuoco.Lentamente, mentre lungo le paretiscorre il film di Francesco: 21 qua-dri che ne illustrano la vita, interrot-ti solo dal varco che porta al letto dipietra, l’angolo più amato dai turi-sti. Un passo dietro l’altro, fino allaCappella costruita sul punto in origi-ne di sole frasche e fango, sull’orlodella rupe. Da lì Giovanni Paolo IIsi era affacciato, piegato dal vento

ma richiamato dalla folla che 60me-tri più sotto aveva aspettato quelmo-mento per vederlo da lontano.Lì Benedetto XVI, accompagnatoanche in questo caso da DomenicoGiani, aretino e terziario francesca-no, si inginocchierà. Seguendo laReliquia del Sangue di San France-sco, in una teca di bronzo. Conserva-ta in Basilica, a fianco del saio: lanagrigia, filata a mano, un metro e 25centimetri di altezza, senza mani-che, con il cappuccio staccatodall’abito.Non si sa seBenedetto abbia compo-sto anche lui una preghiera: di certola sua omelia del 1988 in queste oreè passata di mano in mano, di cellain cella. In silenzio, con lo stesso fru-scio che scandisce la processionedell’OraNona.O il fruscio di una fo-to, per un album e per la storia, scat-tata sul Quadrante, insieme all’ami-co ritrovato.

di SERGIO ROSSI

E’ IL SINDACO più gettonato, incarnail rinnovamento e guida la nuova leva de-gli amministratori. SaràMatteo Renzi adaccogliere il Papa alla Verna.

Quale sentimento prova, da cattoli-co e da amministratore?

«Incontrare il Papa è sempre un grandeonore e una forte emozioneper un cattoli-co. La Verna è storicamente protettoratodi Firenze, e da tradizione il sindaco inoccasione delle visite papali va ad acco-glierlo insieme al collega di Chiusi. Lasperanza è che il Pontefice venga a Firen-ze, nel 2015, quando si svolgerà qui unevento eucaristico significativo, il quintoconvegno ecclesiale nazionale organizza-to dalla Cei su richiesta del cardinaleGiu-seppe Betori e della Curia fiorentina».

Quali precedenti esperienze ha avu-toconBenedettoXVI?Comeconside-ra questo Papa, guida spirituale inun teribilemomentoeconomicoe so-

ciale?«Ricordo in particolare l’udienza che Be-nedetto concesse all’Anci, guidata allorada Sergio Chiamparino, nel marzo 2011,alla quale anch’io hopartecipato; e la crea-zione a cardinale di monsignor GiuseppeBetori, qualche mese fa, quando andai inVaticano. Quanto al momento che vivia-mo, è davvero difficile: nella società si dif-fonde la preoccupazione per il futuro, inmolti casi è vero e proprio sconforto, finoai gesti estremi che le cronache ci riporta-no quasi ogni giorno. In questo quadro,anche le parole del Pontefice possono tra-smettere più forza e fiducia. So bene chepoi spetta agli amministratori mettere inatto sforzi concreti per migliorare la vitadi tutti. Trovo bello e significativo cheBe-nedettoXVI, in occasione di questa visitain Toscana, abbia chiesto come regalouna grande donazione a chi si trova in dif-ficoltà economiche».

Quali lezioni sarebbe necessariotrarre da giornate come quella che

NELBOSCODIFRA’DAVID

C O N T R O L U C E

OMBRE e luci sirincorrono nelbosco di Fra’David. E’ uno dei

punti più impervi dellaforesta. Lo costeggi su unadelle ultime curve dellasalita, quando già siintravede la zona dellaMelosa, quando l’asfaltosta per cedere il passoall’acciottolato finale.Piante secolari, rocce chenon sposteresti neanchecon un gruppo di centoamici, frasche chesembrano non nasconderealcun segreto. Vita, vitavera, dalle radici profonde,quasi quanto la montagna.Ma come la vita veraspesso imprevedibile ericca di pericoli. Fra’David era un ragazzo divent’anni, innamorato diFrancesco come dellanatura, girava solo in bicie a piedi. Quel bosco ha ilsuo nome perché in unaserata di trent’anni fa unodi quei dirupi se lo èportato via. C’è il puntodove pregava, c’è il massosolido dove si rifugiava.Fra’ David, se la vita nonavesse scelto altrimenti,domenica sarebbe lassù,tra le pieghe di quellastessa montagna che lo hainghiottito ma che di certo,per chi crede, lui amaancora. Lassù peraspettare il Papa. Perchéun Papa torna a LaVerna. E’ la seconda voltain meno di vent’anni, c’erastato un solo precedente intutti i secoli prima.L’ordine che all’inizioaveva spaccato la chiesa,con il tempo si ètrasformato in un esempiodi radicalità cristiana: eora è un faro, al qualerisalire. Meglio se lungo itornanti dei tre chilometriche separano laprovinciale dalla porta delSantuario. Tre chilometritra l’asfalto e la pietra. Trechilometri tra la vita ditutti i giorni e la speranza(che per qualcuno èutopia) cristiana. Lì, aimargini del bosco di fra’David. Dove ombre e lucisi rincorrono.

Betti: «Minuti fondamentali per il paese»

IL PERSONAGGIO IL SINDACO DI FIRENZE ACCOGLIERA’ IL PONTEFICE DAVANTI ALLA PORTA DELLA BASILICA

«Io, Matteo Renzi, scout sul monte santo: e a mio

di ALBERTOPIERINI

L’OMELIA LETTA E RILETTAE’ quella cheRatzinger avevapronunciatonel 1988: passada giorni di cella in cella

«Per noi è comunque unmomento importante, che sottolinea unavolta per tutte il legame profondo tra il paese e il Santuario dellaVerna e valorizza tutto il territorio». Il sindaco di Chiusi UmbertoBetti sarà all’arrivo dell’elicottero alla Beccia. Il dono al Papa saràun quadro di Giusy Ridolfi. Lungo le strade, tutte chiuse dalle 15, èattesa tanta gente: ore per salutare pochi secondi il Pontefice

EMOZIONATOMatteo Renzi, sindaco di FirenzeAccoglierà il Papa davanti alla basilica della Verna

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25SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

IL GENERALE CON IL SAIO

JOSE’ RODRIGUEZCARBALLOE’ ILMINISTRODEI FRATIMINORISUOL’UNICODISCORSOALPAPA

GIOVANNIPAOLO II SBUCANELPIAZZALEDELQUADRANTE:E’ IL 17 SETTEMBREDEL 1993

PRECEDENTE NELLA NEBBIA

In processione nella foresta della fede fino al

LA VERNA sembraun’immensa pietracaduta dal cielo. Sitratta in effetti di un

masso erratico arenato suqueste alture, come l’arca diNoè sul monte Ararat. Ilblocco di basalto, tagliato apicco da tutti i lati, culminain un pianoro ricco di pini edi faggi giganti a cui s’acce-de da un antico sentiero. Se-duto sulle pietre del montePenna, nello splendoredell’aurora e del tramonto,Francesco poteva scorgerela maggior parte delle con-trade nelle quali aveva getta-to il seme del Vangelo.Il fascino della Verna consi-ste tutt’oggi nel manteneredesto il senso sacrale del pel-legrinaggio, anche se non co-sì intenso comedoveva appa-rire ai viaggiatori dell’Otto-cento, alcuni dei quali cihanno lasciato pagine indi-menticabili su questo luogo.La Verna è il più impressio-nante dei vari romitori fran-cescani nei quali si possonosperimentare i segni tangibi-li del culto arcaico della na-tura. E’ qui che uomini co-me Francesco fecero la pro-fonda conoscenza dei miste-ri della natura, delle sue leg-gi eterne ed inflessibili, del-le sue lusinghe e delle tenta-

zioni, unanatura che investi-rono di un afflato religiosoin quanto manifestazionedel divino.

LA GROTTA votiva dellagrande madre, con tutta lasua carica simbolica e ritua-le, rivive nella topografia deiromitori medievali, negliscogli, nelle fessure, negli an-fratti nei quali usavano «car-cerarsi» (si pensi all’eremodelle Carceri) i seguaci diFrancesco.

E ALLA VERNA questatopografia sacrale include la

«grotta di San Francesco», ilSasso Spicco ed altri vertigi-nosi varchi per un mondoche non sembra appartenereal nostro mondo. Sono ap-punto questi i luoghi chegrandi ammiratori di Fran-cesco, come il calvinistaPaul Sabatier e JohannJohergensen, sentirono co-me manifestazione di santi-tà espressa nello scenario diuna natura tellurica e primi-genia.«Qui regna il volto terribiledella natura», scriveva sullasoglia dell’Ottocento lo scoz-zese Forsyth, «precipizi co-ronati a sommo da boschi

annosi, neri d’incubo, fendi-ture nella roccia dove la cu-riosità rabbrividisce alla so-la idea di sporgersi, cavernespiritate cui le croci conferi-scono rinnovata santità», fin-ché «lunghe scale scolpitenel vivo sasso riportano allaluce del giorno».Quanto è rimasto oggi diquesto straordinario spetta-colo naturale che incantòBartolomeodellaGatta (Mu-seo di Castiglion Fiorenti-no), Jacopo Ligozzi e Raffa-ello Schiaminossi che gli de-dicarono una guida con unaserie di incisioni, Jacob Phi-lip Hackert (Museo di Es-sen)? L’istituzione conven-tuale ha trasformato questegrotte, queste soglie e questivarchi in altrettante stazionidi un pellegrinaggio che sisnoda oggi attraverso unper-corso interno. Esso consen-te di «carcerarsi» nel ventredella grande madre soltantonella finzione rituale, né po-trebbe essere diversamente.

MA RESTA PUR sempreil Sasso Spicco con il suo in-combente macigno, metafo-ra del mondo sconvolto almomento dellamorte diCri-sto. E’ qui, in questa luce pe-rennemente verde, nello stil-licidiodi questa clessidrana-turale, in questa vibrante so-litudine che credenti e noncredenti avvertono il fasci-no stupefacente di un luogovissuto fino allo spasimodall’uomo che seppe elevar-si alla dimensione di «alterChristus».

luogo delle Stimmatepreghiera verso la cappella del mistero

Arezzo, Sansepolcro e LaVerna si ap-prestano a vivere?

«E’ una grande occasione per tutti, laici ecattolici. Troppo spesso nella vita quotidia-na la frenesia prevale sulla riflessione; inqueste giornate abbiamo la possibilità difermarci ad ascoltare e a riflettere sulle ri-

sposte che siamo chiamati a dare sui temidell’economia, della giustizia, dei rapportisociali. Riscopriamo il senso di comunità,nel senso latino di communitas, un forte le-game solidale tra esseri umani».

Che tipodi rapportohacon ilmontediFrancesco?

«Di San Francescomi è sempre piaciuta la

capacità di rischiare, di abbandonare tuttele certezze per tentare nuove strade, predi-cando cose scomode per la Chiesa del tem-po: un ideale di semplicità, di essenzialitàche è poi molto vicino alla spiritualitàscout che ha contraddistinto lamia forma-zione. Sulle strade della Verna ho cammi-nato tante volte con lo zaino da scout e hoincontrato persone che hanno consacratola loro vita e che sono entusiaste, appassio-nate, felici. Proprio su quei sentieri, io emia moglie abbiamo deciso di chiamarenostro figlio con il nome di Francesco».

Cosa rappresenta La Verna per Firen-ze e per la Toscana in genere?

«E’ un luogo di grande spiritualità, da sem-premeta ricercata e apprezzata non solo dachi viene a pregare ma anche da chi cercaun angolo di pace e di armonia, indipen-dentemente dal credo religioso».

Porterà un regalo di Firenze al Papa?«Com’è tradizione, abbiamo preparato unamedaglia in argento con il sigillo della pa-ce».

L’ALTRA PELLE

Una raffigurazioneantica del Sasso Spicco:la roccia che sovrasta lacroce e insieme i frati,raccontando il rapportoviscerale che esiste trala natura del monte diFrancesco e la fedefrancescana

Nel santuario francescanodove la natura si fa pietra

Uno spettacolo che ha affascinato scrittori ed artisti

di ATTILIOBRILLI

Seguite la visita sulnostro sito internet:domenica con una serie dilanci a getto continuosull’evento. Basta digitarewww.lanazione.it/arezzo

LA GRANDE PIITTURA

Da Jacopo Ligozzia Bartolomeo dellaGatta: i pennelli mistici

CON IL GONFALONE DELLA CITTA’. «UNA GRANDE EMOZIONE»

figlio ho dato nome Francesco»

LA LEZIONE

«Daquesta visita dobbiamo trarreunmessaggio di speranza. VorreiBenedetto nel 2015 a Firenze»

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26 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

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27SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

Il caffelatte

LaGrotta

L’ULTIMA VISITA DI UN PAPA ALL’EREMOE’ STATA IL 17 SETTEMBRE

DEL 1993: ALLORA ERA STATO IL PRIOREGENERALE EMANUELE

BARGELLINI AD ACCOGLIERLODOPO LA PARTENZA DALLA VERNA

«Alla Verna fra attrazionee voglia di fuga»

Un’altra pagina del diariodello scrittore: «Mi

emoziona di più questafiaba di bosco, che pare

disegnata da Dorè,questa nebbia appesaagli abeti, questi dirupi

da primo giorno delmondo»

«La terza sera provo unasensazione forte e

improvvisa: la voglia diandar via, lontano da

questi antichi silenzi, daquesti pensieri. Ho voglia

di vedere un filmqualsiasi, di sentire il

chiasso di un dancing, diveder ragazze su una

spiaggia. E lo confesso almio amico portinaio...»

Il desiderio

IL GRANDEGIORNALISTAALSANTUARIO CONUNAMICODOPOUNLUTTO FAMILIARE: CREDEVO FOSSEQUELLODELL’AMAROAVERNA

Il BoscodiDorè

«Alle 7 ci ritroviamo inrefettorio con quel

sapore tipico che è diquesti luoghi. Alle 5 e

mezzomi aveva svegliatoPadre Alfonso. Al freddo

e al buio attraversointerminabili e lugubri

corridoi divisi dacentinaia di porte»

«Visito la Grotta di SanFrancesco, il precipizio incui fu spinto dal diavolo,la roccia delle stigmate.Ma sono ancora lontano

psicologicamente daquesti prodigi di fede»

I MONTI DELLA FEDE

PRIMADELLA VISITAL’INCONTROTRA IMONACI E IL PONTEFICE. «FONDAMENTALE IL VOSTRORUOLONELLASTORIADELLACHIESA»

LA MIA IGNORANZA inluoghi e pratiche del culto èsempre stata abissale.Crede-

vo che La Verna avesse l’apostrofoe che l’amaro Averna lo distillasse-ro proprio quei frati lì: lo confessaiall’amico con cui stavo viaggiandoverso l’eremo. L’idea di questa bre-ve avventura lontana dal mondoera stata sua. Aveva indovinato ilmio stato d’animo ancora storditodalla morte di mia madre. Ecco al-cuni momenti dal mio diario. (…)Mi chiedevo se avrei provato l’emo-zione di un pianeta diverso o la de-lusione di quando, ragazzo, andaiinun santuario per sciogliere unvo-

to e trovai preti scatenati nel traffi-co di bigiotteria sacra e lameccanicità delle loro preghiere incoro mi sembrava il motore di uncamion che saliva cambiando lemarce. (…)

LA VERNA È UNA sterminatacorte medioevale, portoni, cortili,portici, cascate di tegole. Non c’èanima viva (solo dopo avremmo sa-puto che questo convento con oltreduecento celle era abitato da dician-nove francescani superstiti). Il pri-moche conosco èAlfonso, frate por-tinaio, anziano, rotondo, col basco,le bretelle e un grappolo di grossechiavi alla cintola. Dice messa alle6, da solo, da quarant’anni. Nel1943 cuoceva il pane nel fornoquat-trovolte al giornoperché in conven-to si erano rifugiati 3000 civili. Ungiorno un colonnello della Wehr-macht era entrato mentre un fratestava ripassando Haendel all’orga-no. Si avvicinò e gli disse in un lati-no di sopravvivenza: “Si sonarequoque pro me, ego tibi dabo quodvis”. L’organista sapeva che c’eranodueostaggi destinati ai lager e barat-tò la loro liberazione con un adagiodi Vivaldi (…). Alle 5,30 frate Al-fonso bussa, fa freddo, mi vesto con

sotto il pigiama, attraverso intermi-nabili e lugubri corridoi, centinaiadi piccole porte di rovere condietronessuno. Scendo in una cripta, ilfrancescano indossa i paramenti sul-le bretelle. Fa tutto lui, io non so ri-spondere: quando avevo dieci annie servivo messa rispondevo in lati-no, e sceglievo sempre il lato delmessale, perché ero atterritodall’idea di inciampare e romperetutto se mi fosse toccato il lato delleampolle (…)

Alle 7 caffellatte in refettorio (per-ché è così inconfondibile quello deirefettori?) Visito la grotta di SanFrancesco, il precipizio in cui fuspinto dal diavolo, la roccia dellestigmate.Ma sono ancora psicologi-camente lontano da questi prodigidi fede. Mi emoziona di più questafiaba di bosco che pare disegnata daDorè, questanebbia appesa agli abe-ti, questi dirupi da primo giorno

del mondo. (…) Ho in mente unpensiero appena letto: Dio è nasco-sto, sconosciuto come la personache incontriamo: cerchiamo di sco-prirla ma spesso non ci riusciamo.Vorrei parlarne con frate Alfonso :forse la fede è un sottile spiraglioche un’anima semplice ti schiude.E invece è già mezzogiorno e i frativogliono che desiniamo assieme,sperduti nello sterminato refettoriocon seggiole e fratine per duecento.Credevo fosse d’obbligo il silenzio einvece i frati tifano e si sfottono perle squadre del cuore. Commettia-mo in allegria tanti peccati di gola.(…)

LATERZA SERA provo una sen-sazione forte e improvvisa: la vo-glia di andar via, lontano da questiantichi silenzi, da questi pensieri.Hovoglia di vedere un film qualsia-si, di sentire il chiasso di un dan-cing, di veder ragazze su una spiag-gia. E lo confesso al mio amico por-tinaio. Forse, mi dice quietamente,lei ha fatto un tuffo troppo profon-do, troppe emozioni sconosciute,forse deve smaltirle. Non è stranoche se ne voglia andare. Forse nonsarà neppure strano se, tra un meseo fra un anno, una sera si ritroveràqui.

di LUCAGOLDONI

Camaldoli rinnova l’invito al Pontefice per la fine del millenario

IL SANTUARIO

Un’immagine inbianco e nero

della Verna:ricorda quella

scoperta da LucaGoldoni in questasua esperienza in

uno dei luoghisacri del

francescanesimo

IL FRATE PORTINAIODurante la guerra scambiòla vita di due ostaggicon un adagio di Vivaldi

Luca Goldoni è un grandegiornalista, inviato anchedel nostro giornale. Capitòalla Verna in unmomentoparticolare. Ecco il suoracconto per i lettori

«PROSEGUITE con slanciorinnovato nel vostro cammino».Giovanni Paolo II aveva conclu-so così l’abbraccio con Camaldo-li, quel 17 settembre del 1993.Un invito nella fede ma con il sa-pore asciutto della pacca sullespalle, particolarmente efficacenel mondo dei boschi. Il prioregenerale che gli aveva aperto ilcancello dell’eremo, don Ema-nuele Bargellini, il suo camminoda allora lo ha proseguito in Bra-sile, sull’altra sponda dell’ordinecamaldolese. E ora a guidare lacomunità è don Alessandro Bar-

ban (nella foto), un fine biblistae insieme un uomo concreto.Il Papa arriva ad Arezzo spintodal millenario di Camaldoli ma aCamaldoli non riuscirà a salire.Però Camaldoli non si arrende eintanto, in punta di piedi, ha fat-to ripartire l’invito. Il millenariosi chiude nel 2013 e quale occa-sione migliore per riaprire quelportone nel bosco? Nessuna.Un invito finora espresso in mo-do informale, più o meno nel to-no con il quale Giovanni Paolo liaveva salutati nel crepuscolo diquel 17 settembre. Enel tonodel-lo straordinario incontro dell’11

marzo: allora era stato il Papa asalire non al cancello nel boscoma a San Gregorio al Celio, la ba-silica camaldolese di Roma.Asa-lire gli scalini ripidi di quellachiesa, fianco a fianco con padreBarban e con Rowan Williams, ilprimate della chiesa anglicana.Ben sapendo il Papa che il cari-sma di Camaldoli affonda le sueradici nell’ecumenismo e che unincontro come quello poteva va-lere mille portoni.Specie se unito al messaggio chegli aveva mandato. «Ogni fasedella vostra lunga storia ha cono-sciuto testimoni fedeli delVange-

lo, non solo nel silenzio o nellavita comune condivisa ma anchenel servizio umile e generoso». Epoi il ricordo del dibattito che siscatenava nelle foresterie al’epo-ca dell’umanesimo fiorentino,giù giù fino al Codice di Camal-doli. Con i laici convocati da unfuturo Papa, il cardinal Montini,a ricostruire le ragioni e la cultu-ra del dialogo. Un filone che Ca-maldoli, con le altre religioni ocon la cultura contemporanea,non ha mai perso. E che da quelportone nella foresta si dirama.Con slancio naturalmente.

Alberto Pierini

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28 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

TRALEPIEGHEDELLAVISITAAPOSTOLICA

AtterraggioL’arrivo dell’elicottero èprevisto per le 19nell’aviosuperficie diPalazzolo: sarà accolto dalsindaco Daniela Frullani

L’ingressoLa papamobile entrerà daPorta Romana, per poiimmergersi nei vicoli enelle strade interne delcentro storico

In CattedralePapa accolto dal parrocodon Alberto Gallorini e daisei canonici. Poi all’internola preghiera davanti alVolto Santo

L’incontroIl Papa raggiungerà a piedipiazza Torre di Berta:parlerà dal palco subitodopo il saluto del sindaco.Poi il ritorno a Palazzolo

È stato l’ultimo Papache ha visitato il centro

biturgense all’iniziodel sedicesimo secolo.

È stato luia commissionare

il Giudizio Universaledella Cappella Sistina

a MichelangeloBuonarroti

L’afflusso previsto èstraordinario. E per

questo i maxischermisaranno addiritturaquattro: uno a PortaFiorentina, uno in

piazza San Francesco,uno ai Giardini di Piero

e l’ultima in piazzaTorre di Berta

di FEDERICO D’ASCOLI

— SANSEPOLCRO —

L’ULTIMA volta di un ponteficefu quasi 500 anni fa. Ma di sicuroad attenderlo non c’erano le 10mi-la persone previste per la visita diPapa Benedetto XVI. Tanto chein giro per il centro ci saranno benquattromaxischermi per consenti-re a tutti, o quasi, di vedere imovi-menti di Sua Santità tra le stradedel Borgo. Cinque secoli fa ad at-traversare le antiche strade di San-sepolcro con lamitra papale fuCle-mente VII de’ Medici. Figlio ille-gittimodiGiulianode’Medici, fra-tello di Lorenzo il Magnifico, as-sassinato in Duomo nel corso del-la celeberrima congiura dei Pazzi.ClementeVII nonmancò di esseremecenate d’artisti e scienziati, fracui ancheMichelangeloBuonarro-ti e Pietro Aretino, continuandoad abbellire il Vaticano.Fu proprio Clemente, infatti, checommissionò al tiberino Miche-langelo, l’enorme affresco del Giu-dizio Universale. Ora è la volta diJoseph Ratzinger, papa BenedettoXVI. «Un umile lavoratore nellavigna di Dio», così, con la forzadella semplicità, si presentò almondo sette anni fa quando fueletto in conclave.Il programma della serata delpontefice tedesco è intenso: al-le 19 l’arrivo all’aviosuperfi-cie Palazzolo, il percorso delSanto Padre verso il centrotoccherà via Tiberina Sud,via Anconetana, piazzaGramsci, via XX Settem-bre, via Piero della France-sca, via della Fonte, piazzaGaribaldi e via Matteotti.Alle 19.15 l’ingresso delPa-pa inDuomo, in quella chesarà una visita privata, e al-le 19.30 il saluto in piazzaTorre diBerta. Ratzinger sa-rà sul palco posto dove di soli-

to viene posizionato il corniolodel Palio della Balestra, al suo fian-co solo il sindaco Daniela Frulla-ni,mentre gli altri resteranno tuttiin piedi. Alle 20 l’uscita di Ratzin-ger da via Matteotti, via Beato Ra-nieri, via Montefeltro, via Tiberi-na Sud e ritorno a Palazzolo.

La città biturgense si è fatta bellaper la visita del Papa: trecentostendardi per un centro storico infesta in occasione del Millenariodella Città e del suo Duomo.Le bandiere e i gonfaloni sarannoesposti dalle finestre dei palazzidella città e rimarranno per tutto ilperiodo dei festeggiamenti dedica-ti al Millenario della città.

LASERATADI SANSEPOLCRO NELLAPIAZZADELPALIO CI SARA’ ILMOMENTO PIU’ ATTESO: IL DISCORSOPRONUNCIATODABENEDETTO XVI

L’abbraccio dei 10 mila inNel Rinascimento l’ultimo Pontefice in visita: si

di FABIO PATTI

VALENTINA Lodovi-ni, attrice del momento,la ragazza della porta ac-canto che da Sansepol-cro si afferma nel cine-ma, a teatro e in Tv. Dadiversi anni vive fuori daquesta città dove non ènata ma quasi.«Al tempo, ci dice, io so-no di Sansepolcro, è lamia città, mi sento bitur-gense al 101 per cento,questi luoghi sono stati esaranno per sempre lamia vita ».

Arriva Papa Bene-detto XVI, un eventoatteso 500 anni daquesta terra..

«Amo alla follia Sanse-polcro e sono felice perquanto sta accadendo: è

una splendida città d’ar-te e l’arte ci ricongiungea Dio, per cui è un mo-mento entusiasmante».

La città festeggia isuoi mille anni, cheimmaginehaidique-sta terra bagnatadal Tevere?

«E’ accogliente e gentile,un luogo dove vorresti vi-vere; qui sono le mie ra-dici e senza Sansepolcro,senza tornare quando illavoro me lo permette,non sarei più io. Qui c’ètutto quello che cerco eche riesco a trovare nellatranquillità di una terrafantastica».

C’èunpiatto chepre-

pareresti o consiglie-resti per l’arrivo delPapa?

«Che qui si mangi bene èfuor di dubbio. Un piat-to per il Papa?Presto det-to, la panzanella, quellafatta nella mia città èquella vera. Inutile cheda altre parti ce la voglia-no copiare».

Teatro, cinema, unDavid di Donatello:qual è il tuo sognosul lavoro?

«I sogni sono tanti, nonbisogna mai smettere disognare, anche se i mo-menti sono difficili an-che per il cinema. Stan-no provando ad uccider-lo, spero riprenda il suoruolo e continui ad esse-re un’arte».

Cinema, teatroo tele-visione? Hai prefe-renze?

«No, amo questo generedi arte che è la mia vita».

Ma anche il calcio tiappassiona, ognitanto vieni al Buito-ni...

« Sì, mi piace e sono con-tenta che il Sansepolcrosi sia salvato».

E la tua squadra delcuore?

«La Juve e il Sansepol-cro».

Il giorno dopo il Pa-pasarà il tuocomple-anno, come di tantipersonaggi: qualepreferisci?

«Houna grande ammira-zione per Cate Blanchet,un’attrice fantastica ».

Un augurio per latua città?

«Che continui ad esserebella, elegante, generosa,viva e ricca di cultura, co-me lo è sempre stata».

IL PERCORSO

ILPERSONAGGIO L’ATTRICE

Valentina Lodovini:felice per la mia cittàche ritrova un Papa

IL FASCINO DEI VICOLI

Uno degli inimitabili scorci delBorgo: anche in alcune viestrette passerà la papamobile

GRANDE

SCHERMO

ValentinaLodovini,biturgensed’adozione parladel suo rapportocon Sansepolcro

LA CITTA’ TRASFORMATALa regina del Rinascimentoaddobbata con bandieree vessilli nelle vie principali

IL LUOGO«Splendido centrod’arte che ci portapiù vicini a Dio»

Il precedenteClementeVII

ImaxischermiQuattro in campo

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29SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

IL BRIVIDODELVOLTOSANTO DUEMILAPOSTI SOTTO ILPALCO

Una città che sarà così abbellitaper celebrare l’anniversario e acco-gliere vestita a festa la visita di SuaSantità. A realizzare i vessilli e lebandiere sarà, in collaborazionecon l’amministrazione comunale,l’Associazione Rinascimento nelBorgo che da tempo provvede aicostumi per centinaia di figurantie personaggi per l’appuntamentodell’ormai tradizionale mercato diSant’Egidio.Le stoffe occorrenti all’impresa cisono. Si tratta di quasi 700 metriquadrati di tele con i colori bianco

e nero del comune di Sansepolcroe di quelli dei rioni biturgensi.Oltre a queste verranno realizzateanche bandiere gialle e bianche inomaggio ai colori del Vaticano.Centinaia di metri di nastri servi-rannopoi per il sostegnodei vessil-li e quasi un chilometro di filo perle cuciture.Un grande progetto di addobbodella città che si estenderà per tut-te le vie principali, da tempo spera-to, e che stamettendo al lavoro tan-ti volontari, soprattutto donne,che dovranno materialmente rea-

lizzare le decorazioni, alcune dellequali sarannoveri e propri stendar-di con il taglio a punta fissati ai da-vanzali mentre altri saranno ret-tangolari a formadi bandiera fissa-ti ai supporti che si trovano nellefacciate dei palazzi.Quale contributo alle spese di rea-lizzazione sono stati concessi dalcomunedi Sansepolcro all’associa-zione Rinascimento nel Borgo2500 euro. Gli addobbi resterannodi proprietà comunale e sarannocustoditi nei locali dell’associazio-ne.

IL GIGANTESCO CROCIFISSO LIGNEO DOMINA

LACONCATTEDRALE: LI’ IL PAPARESTERA’

INPREGHIERAPERQUALCHEMINUTO

E’ LACAPIENZASTIMATAPERQUELLOCHE

E’ ILCLOUDELL’INCONTRO:TUTTIGLI ALTRI

SARANNOCOSTRETTI ARIMANEREADISTANZA

I REGALI PERL’ATTESOOSPITE

FORSE AI TEMPI di Clemente VII Medici,ultimo pontefice, 500 anni fa a far visita alla cit-tà di Sansepolcro, non ci sarebbero stati proble-mi per il traffico, ma l’arrivo di Papa BenedettoXVI, domenica 13maggio, cambierà, sotto que-sto aspetto, la giornata dei concittadini di Pierodella Francesca. Vediamo quindi cosa accadrà aSansepolcro.Divieto assoluto di transito e sostain tutte le strade del centro storico, entro lemu-ra cittadine e lungo l’intero percorso del SantoPadre, da Via Tiberina Sud, Via Anconetana,PortaRomana,ViaXXSettembre, viaPierodel-la Francesca, Via della Fonte, Piazza Garibaldi

e ViaMatteotti e ritorno verso via Beato Ranie-ri, via Montefeltro e Via Tiberina Sud, dalle 14alle 20.

I DIVIETI DI SOSTA inizieranno dalle 8 delmattino, mentre saranno, dalla stessa ora, chiu-se tutte le strade e gli accessi al centro storico. E’vietata la sosta in Piazza della Repubblica chesarà il punto di arrivo dei bus navetta, dalle 9sino al termine della visita del Pontefice. Saràvietato parcheggiare lungo via Senese aretina ein Via dei Lorena, mentre sarà proibito l’acces-so inViaScarpetti, daViaBartolomeodellaGat-

ta, per intenderci per chi arriverà da Arezzo o

Anghiari, a partire dalle 14. I residenti nel cen-

tro storico, privi di garage, dovranno parcheg-

giare le auto lungo le mura a partire dal pome-

riggio di sabato 12 maggio e non oltre le ore 12

di domenica. Chi risiede entro le mura urbane

non potrà uscire o rientrare nei propri garage

dalle 14,00 alle 20,30 di domenica 13Maggio. I

bus turistici potranno sostare nei parcheggi di

Via Saragat, nei pressi del Palazzetto dello

Sport e degli altri impianti sportivi.

Fabio Patti

LO STEMMA IN ARGENTO SBALZATO A FUOCO

EUNARIPRODUZIONEDELMANOSCRITTO

DI LUCAPACIOLI INDUECOPIE ALMONDO

ILMONDOCIGUARDA

piazza Berta: cinque secoli di attesaprevede un’affluenza record con ore di anticipo. Il programma

LA MAPPA DELLE CHIUSURE STRADA PER STRADA, ECCO COME MUOVERSI DURANTE LA VISITA

Traffico e parcheggi: guida al centro proibito

MILLE ANNI dellanostra storia vivrannocon la visita del Santo

Padre uno dei momenti piùintensi e coinvolgenti. Migliaiadi persone avranno gli occhipuntati su Sansepolcro, sui suoitesori, sulla sua gente estraordinarie bellezze. Mille vociracconteranno della città natagrazie al sogno di due pellegrinidi ritorno dalla Terra Santa,parleranno di Piero dellaFrancesca, il maestro della lucedel Rinascimento che qui è natoe ha compiuto una delle piùgrandi opere della storia dell’artedi tutti i tempi, la«Resurrezione» celebrata in tuttoil mondo.Parleranno di Luca Pacioli edel suo straordinario compendiodi matematica, architettura,teologia e filosofia delRinascimento «De divinaproporzione» che doneremo alSanto Padre, insieme allostemma della Città riprodotto inargento, in una preziosariproduzione.Vorrei però che questo momentocosì importante per Sansepolcrofosse anche l’occasione perpresentare al grande pubblico il

presente di questo territorio.La Valtiberina è infatti unaterra tra le piùincontaminate dellaToscana, ed è ancora oggifuori dagli itinerari turisticidi massa, scontando unostorico isolamentoinfrastrutturale.Forse grazie a questo, seppurpenalizzando le imprese echi vi abita, conserva alcunidegli sfondi naturalistici piùsuggestivi e un centro storicocon caratteristiche uniche chesi aggiungono aglistraordinari tesori artistici.

Ma Sansepolcro è anche la terradegli artigiani che portanoavanti i settori tradizionali delterritorio ed insieme a loro moltevivaci attività commerciali. Quiinoltre sono nate e si sonosviluppate prestigiose aziende,che diffondono in tutto mondo ilmarchio del Made in Italy maanche del Made in Sansepolcro.Infine le eccellenzegastronomiche frutto dell’acquae della terra del Tevere chenasce a pochi chilometri da qui.Una meritata ribaltainternazionale per il millesimocompleanno del Borgo e pertutta la Valtiberina.* sindaco di Sansepolcro

di DANIELAFRULLANI *

L ’ I N T E R V E N T O

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30 SPECIALEPAPA MAGGIO 2012

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31SPECIALEPAPAMAGGIO 2012

LA NAZIONE

Direttore responsabile:Gabriele CanèVicedirettori:

Mauro Avellini Marcello ManciniREDAZIONE AREZZO

Responsabile: Sergio Rossivia Petrarca, 15 - Tel. 0575292.311 fax. 0575 [email protected]

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LA REDAZIONE

QUANTEDIVISIONIHABENEDETTOXVI? ECCO ILQUADRO

«ILMIONONE’ UN LAVOROMAUNADONAZIONETOTALE: NON ESISTONOPIU’ IL GIORNO E LANOTTEMASOLO LA PRIORITA’ DI GARANTIRE UN SERVIZIO»

Lanciano una coperta sui significatispirituali di questa visita: la macchinadella sicurezza e dell’emergenzaimpegnata ai massimi livelli davantialla sua vera «prova del fuoco»

MisterObama

CINQUANT’ANNI, da tredicia Roma, da sette direttoredei servizi di sicurezza eprotezione civile delVaticano, comandante delCorpo della GendarmeriaPontificia, due secoli distoria. Questo è DomenicoGiani, aretino doc.

UNO SCUDO sulla visita del Papa. E’ quelloorganizzato meticolosamente da una macchi-na della sicurezza che mai come stavolta sfog-gia anche guizzi tecnologici. Un esempio? I vi-gili del fuoco, che dalla sala operativa avranno

in tgempo reale la posizione di tutti i loro uo-mini, in modo da guidarli come con un radarda chi è in difficoltà. 350 uomini di servizio: èl’esercito messo in campo dal questore FeliceAddonizio. Poliziotti, carabinieri, guardia di fi-nanza, forestali e vigili del fuoco.

GRAN PARTE degli organici locali delle for-ze dell’ordine, ma con rinforzi che arrivano daFirenze, da Roma e dalla scuola di polizia diSenigallia. Cui va aggiunta naturalmente la si-curezza vaticana, comandata dall’aretino Do-menico Giani. Chuso tutto lo spazio aereo dal-

le 8 alle 10 della domenica, su Arezzo, Sanse-polcro e La Verna. Forze dell’ordine schieratelungo tutto il percorso ma con il grosso degliuomini (150) concentrato al Prato per la Mes-sa. Ci saranno anche sei tiratori scelti appostatisui tetti, a terra gli artificieri con dispositivi an-ti-esplosivo.E non è da meno la macchina dell’emergenzasanitaria: duecento operatori, mezzi e volonta-ri dappertutto, pattuglie a piedi dotate di defi-brillatore nello zainetto, puntimedici di emer-genza sia al Prato che a Sansepolcro. Per dormi-re sonni tranquilli. Soprattutto la notte dopo.

PROTAGONISTA SEGRETO

Duecentouomini

A contatto con tutti igrandi della terra, daObama in giù: il book diDomenico Giani è pienodi prestigiose fotografiescattate durante i viaggidel Papa

LEFORZE

Domenico Giani è a capodi circa duecento uominifra vigili del fuoco,gendarmi e personale dialtri servizi. Passa da luitutto il sistema disicurezza in Vaticano

I GRANDI

L’Interpol

POLIZIA

Uno«scudo»garantitoda oltre350uomini

Sotto la guida di Giani, ilVaticano ha aderitoall’Interpol, comunità diPolizia all’interno dellaquale avvengonocontinui scambi diinformazioni

L’ARETINO CHE CONTA IN VATICANODOMENICO GIANI COMANDANTEDELLA SICUREZZA SI RACCONTA, «COMINCIO’ TUTTO ALLA VERNA...»

SICUREZZAUNAMACCHINAMETICOLOSADIETROLAVISITA. E L’EMERGENZASANITARIANONE’DAMENO

di SERGIO ROSSI

LA STORIA dell’angelo custodedel Papa nasce nella Guardia diFinanza, si sviluppanella comuni-tà del Sacro Cuore, prende formadiciannove anni fa quando Gio-vanni Paolo II sale sul monte diFrancesco.

Domenico Giani, la Verna èstato il suo trampolino?

«Come diceva Giorgio La Pira.Lo fu per lui, lo è stata per il mioservizio in Vaticano».

Comeandarono le cose?«Lavoravo in Guardia di Finanzama ero legato, anche attraverso lacomunità del Sacro Cuore, allaspiritualità francescana. Conosce-vo i frati, loro conoscevano me».

E uno più uno fa due...«Mi chiesero di curare l’organizza-zione logistica della visita e in

quell’occasione conobbi quelloche più tardi sarebbe stato il miocapo, il commendator Cibin».

Lei lavorò talmente bene cheCibin lo chiamò subito...

«Non proprio subito, e al di là dicome svolsi il lavoro, lui fu colpi-to dalla persona, dalla mia appar-tenenza alla chiesa, dalla disponi-bilità, dalmio impegnonel volon-tariato visto che collaboravo an-che con la Misericordia».

Ed eccoci a Roma...«Un caso quasi unico; servire ilVaticano già da vicecomandante,non dopo una carriera interna».

C’è il suozampinonella visitadi Benedetto XVI?

«La firma è tutta dell’arcivescovoFontana, personadi grandepresti-gio, stimatissima in Vaticano. IlSanto Padre sa naturalmente cheio vengo da Arezzo e cerco di se-guire la spiritualità francescana».

Il suo è un lavoro difficile?«Non è un lavoro».

Cos’altro?«E’ un servizio alla chiesa, al Pa-pa, è una donazione totale. Quinon c’è notte e non c’è giorno,non c’è festa che tenga, è una re-sponsabilità diretta con il Papa».

Cosa implica questo?«Significa rapportarsi con ilmon-do intero. Non soltanto sicurezza

del Papa e delVaticano,ma anchecontatti a livello internazionale».

In tanti se lo sognerebbero...«Immagino, è unamissione di ec-cezionale prestigio in cui soprat-tutto ho apprezzato l’umiltà delPapa, la sua vicinanza agli ultimi,ai poveri, ai sofferenti, alle donnee ai bambini. Un’esperienza toc-cante sotto il profilo personale, iopiccolo cireneo che aiuta il gran-de cireneo che porta la crocedell’umanità».

Chi è per lei il Papa?«E’ la più alta guida spirituale nelmondo, rappresenta lo Stato più

piccoloma che ha due miliardi dicristiani».

Lei è sposato?«Con due figli, Luca di 22 anni eLaura di 16».

Com’è possibile conciliare lafamiglia con l’impegno estre-mo?

«Mia moglie condivide gli stessivalori e ideali, è docente dellaPontificia Università Lateranen-se. I ragazzi mi vedono poco macomprendono la missione, sannoche è una testimonianza svolta co-me servizio e non come potere».

Tornamai adArezzo?«Purtroppo ci riesco poco, qual-che ora ogni tanto.MaArezzo è lamia città ed è la città deimiei figliche si sentono aretini a tutti gli ef-fetti pur vivendo a Roma».

Comeprepara i viaggidelPa-pa?

«Non mi limito ad accompagnar-lo. Ogni volta la visita va prepara-ta, prima in ufficio, poi con i viag-gi per incontrare i capi della Poli-zia e dei servizi segreti, tutto vie-ne visto nei minimi particolari».

Grazie per l’intervista a unpersonaggio così importan-te...

«Guardi che io sono e rimarròsempre Domenico. E quantoall’importanzadel ruolo, è la Prov-videnza che mi ci ha portato».

Mission possible: così guardo le spalle al Papa

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