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SPECIALE: “FUTURO IN CORSO”

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SPECIALE: “FUTURO IN CORSO”Il futuro è in corso non solo nella nostra rete, ma anche in tanti altri settori. Grafene per avere schermi più sottili della vernice, sensori per minimizzare i consumi degli elettrodomestici di casa e ripararli prima ancora che si guastino,… Quello che questi e altri “futuri” hanno in comune è il bisogno di infrastrutture flessibili e pervasive, proprio come quelle che stiamo costruendo.

Roberto Saracco

Spedizione in A.P. -45% - art.2 20B Legge 662/96 - Filiale di RomaISSN 2038-1921

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SERVIZIINFORMATICA

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EDITORIALE

Q uesto numero del Notiziario Tecnico offre una sintesi ragionata su alcuni temi che sono stati oggetto di studio e discussione nel corso della convention dell’area Technology di Telecom Italia.L’edizione 2011 “Futuro in corso” ha valorizzato il contributo dei

vari Gruppi di Lavoro, a cui hanno aderito numerose professionalità spe-cialistiche diffuse in tutto il contesto organizzativo aziendale per meglio delineare il nuovo piano Telecom Italia.In quest’ottica le tematiche affrontate vanno dall’innovazione dei servizi, per cui si è spiegato come il business della connettività si vada sempre più trasformando in una “utility” e come al contempo si stiano aprendo altri e nuovi spazi di business, che fanno leva sul trinomio connettività, aware-ness e dati; al riguardo, quindi, il digital media, l’energy management, il machine-to-machine, il m-payment, l’e-health e l’unified communication & collaboration rappresentano scenari su cui è opportuno investire. Un approfondimento a parte è stato dedicato al fenomeno “Nuvola” e a come, grazie al Cloud, sia possibile scalare la capacità informatica in fun-zione dell’andamento di uno specifico business. All’innovazione delle in-frastrutture di rete invece sono dedicati altri tre articoli: il primo incentra-to sull’analisi dei principali abilitatori tecnologici nelle varie aree di rete e di servizio; il secondo riferito all’evoluzione della rete di trasporto nazio-nale e alle scelte operative necessarie per superarne l’obsolescenza; il terzo, in cui si dettaglia come la velocità in accesso sia condizione necessaria per garantire una buona esperienza di navigazione, il che equivale a “una buo-na qualità di servizio”, percepita tale dal cliente. Sempre nella logica del “trittico” i contributi sull’innovazione del mondo IT; in questa sezione, un articolo è dedicato all’importanza delle architetture SOA, di cui se ne elen-cano i benefici, come la riduzione della complessità e la standardizzazione dei servizi; un altro, alla qualità ed efficienza nei processi di esercizio IT, di cui si individuano anche alcune iniziative di miglioramento e un terzo, alla qualità e time to market nei processi di sviluppo IT, a riprova del fatto che l’insieme delle procedure informatiche rappresenta a pieno titolo “l’anima digitale” di un’azienda.

Buona Lettura!

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LA PAROLA A...

PAG. 4Michela Billotti

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LA VELOCITÀ IN ACCESSO

PAG. 8Patrizia Bondi, Ivano Collotta, Clelia Lorenza Ghibaudo

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LE NUOVE ARCHITETTURE DI RETE

PAG. 20Massimo Albani, Roberto Clemente, Guido Mossotto

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TUTTI I BIT PASSANO PER IL TRASPORTO

PAG. 28Giuseppe Ferraris, Stefano Mariani, Pasquale Mercadante

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I TREND TECNOLOGICI

PAG. 38Paolo Gianola, Gianni Luca Guglielmi, Paolo Solina

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ORK

VERSO NUOVE OPPORTUNITÀ PER LE TELECOMUNICAZIONI

PAG. 50Roberto Saracco

SERV

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NUOVI USI DELLA RETE E NUOVI BUSINESS

PAG. 56Enrico Maria Bagnasco, Pierpaolo Marchese

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IZI

NUVOLA ITALIANA 2.0

PAG. 64Federico Francesco Cocchi, Carlo Filangieri, Andrea Livatino

SERV

IZI

LE ARCHITETTURE IT

PAG. 74Amedeo Persi, Luca Franco Varvello

INFO

RMAT

ICA

QUALITÀ ED EFFICIENZA NEI PROCESSI DI ESERCIZIO IT

PAG. 84Roberto Ferretti, Michelangelo Fossa, Silvana Mercanti

INFO

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ICA

QUALITÀ E TIME TO MARKETNEI PROCESSI DI SVILUPPO

PAG. 92Marco Daccò, Marco Iacomussi, Gaetano Rossi

INFO

RMAT

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LA PAROLA A...

Michela Billotti

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SPECIALE

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Quattro chiacchiere con Oscar Cicchetti, responsabile Stra-tegy, e Roberto Opilio, responsabile Technology sulle nuo-ve sfide hi-tech per Telecom Italia, che più in dettaglio sono trattate nei singoli articoli di questo Speciale.

La convention Technology “Futuro in corso” 2011 ripercorre metodo-logicamente quanto già avviato l’anno scorso con “Il Nostro futuro”, da cui aveva preso il via il progetto Dream nel mobile, il ridisegno del piano NGN, l’unificazione dei siste-mi di Network Surveillance e le in-novazioni nei processi di assistenza tecnica ai Clienti tutt’oggi in atto; da questo nuovo momento di con-fronto aziendale cosa è emerso?

Oscar Cicchetti: Anche quest’anno il risultato della convention è stato molto importante in termini di indi-viduazione di azioni specifiche per la definizione e ottimizzazione del piano Telecom Italia e per ribadire quel sen-so di “squadra unita” fondamentale per raggiungere con successo l’obiettivo comune, quale è il garantire sempre a Telecom Italia un ruolo da protagoni-sta nel contesto ICT. Se vogliamo però sintetizzare le pecu-liarità distintive di “Futuro in corso”, possiamo riassumerle in: valorizza-zione della dimensione territoriale, nel senso che i vari obiettivi aziendali sono stati declinati anche a livello lo-cale, tenendo conto delle specifiche diversità regionali e delle singole situa-

zioni tecnologiche, impiantistiche e di mercato; il tutto per meglio individua-re azioni migliorative ad hoc sulle sin-gole aree geografiche del nostro Paese. Nel corso dei lavori è emersa anche la necessità di ridefinire le architetture di rete e di Information Technology, nel senso che dopo aver meglio decli-nato la nostra idea di infrastruttura e di intelligenza di rete a tendere, non-ché le prospettive di trasformazione legate alla fibra e alle nuove soluzioni per la rete mobile, abbiamo disegnato la nuova architettura complessiva dei nodi, delle interconnessioni e delle in-telligenze con particolare attenzione al mondo dell’IT, su cui possiamo anco-ra intervenire molto per migliorarne i processi e la qualità. In tema di rete poi quest’anno abbia-mo voluto richiamare l’attenzione sul-le tematiche della velocità in accesso e della qualità dei servizi, elementi basi-lari, su cui si declineranno i vari piani di evoluzione della nostra rete fissa e mobile. E per finire abbiamo parlato di Cloud Computing, tematica core più che at-tuale, di cui le varie proposte “Nuvola Italiana” sono solo il punto di partenza per le nuove soluzioni di comunicazio-ne per il mondo business e consumer targate Telecom Italia.

Roberto Opilio: A questa sintesi concettuale di quanto emerso dalla nostra convention, vorrei aggiungere l’indiscussa importanza della qualità percepita lato cliente, che deve essere considerata sempre più come inscindi-bile dalla qualità tecnica, che di per sé non è sufficiente a garantire il successo di un dato servizio; e questo è un dato di cui dobbiamo tenere conto in tutte le azioni di definizione del piano Tele-com Italia. I nostri clienti, il soddisfacimento del-le loro necessità devono essere l’obiet-tivo principe di tutti i nostri interventi sia nel campo human based, in cui è fondamentale fare le azioni giuste in modo produttivo, sia nel campo più technology Based, in cui è opportuno scegliere quelle soluzioni che possono essere gestite a costi più bassi. È quindi chiaro che Qualità ed Effi-cienza sono sfide a cui Telecom Italia non può sottrarsi; in questo scenario, quindi, i vari Gruppi di Lavoro hanno giustamente proposto soluzioni tecno-logiche che servono per garantire all’A-zienda il giusto vantaggio competitivo, rispetto a OLO e OTT. Se quindi è certo che nel contesto italiano attueremo quelle scelte tec-nologiche e di gestione finalizzate alla salvaguardia del nostro ruolo da operatore “leader” e non “follower”, è altresì inevitabile che come Techno-logy, nella sua anima Open Access, dovremo anche operare in modo da assicurare una parità di trattamento a tutti i nostri competitor. Siamo quindi per nostra stessa natura antitetici: da

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un lato abbiamo messo a piano azioni spinte per assicurarci un buon vantag-gio competitivo, dall’altro, nel rispetto delle normative dell’Authority, siamo consapevoli di dover agire “super par-tes”, per far sì che tutti coloro che scel-gono la nostra infrastruttura di rete ab-biamo le stesse possibilità di servizio e di utilities.

Spesso si sente parlare di Lean Ope-rator, che in qualità di bit carrier deve consolidare il proprio business tradizionale, operando un forte contenimento dei costi e anche uno snellimento organizzativo; dall’al-tro si professa il ruolo di Smart Operator, che in maniera disrup-tive deve entrare in nuovi modelli di business, operando anche scelte “creative”. Secondo voi questo è un ruolo dicotomico o sinergico?

Roberto Opilio: Credo che sia chia-ro che Lean per Telecom Italia non sia sinonimo di tagli incondizionati; l’outsourcing può in alcuni casi esse-re una soluzione vincente, ma solo se circoscritta ad attività specifiche e non utilizzata come un “modus operandi” da far calare in tutto il tessuto azien-dale. Sono infatti certo che per molte no-stre attività sia strategica l’attività di insourcing, che però non deve essere vista come accentramento decisionale; anzi la nostra conoscenza specifica dei singoli territori è un tale patrimonio che aumenta di valore, se, anche in ot-tica di efficienza, si procede ad un de-centramento decisionale sul territorio. Sono quindi fermamente convinto che per Telecom Italia sia essenziale sal-vaguardare e rafforzare sempre più il suo ruolo industriale, specie per quan-to riguarda le nostre infrastrutture di rete, la cui gestione non deve essere delegata a terzi, neppure localmente. È altresì vero però che in questo con-

testo sempre più competitivo, in cui c’è una forte pressione sui ricavi nel breve periodo, dobbiamo saper trovare fonti aggiuntive di revenue, ma, tengo a pre-cisare, non alternative al nostro settore tradizionale di ricavi; per far ciò, però, non possiamo snaturarci. Siamo degli operatori, mestiere che sappiamo svolgere al meglio…basta solo non dimenticarcelo! Personal-mente confido anche molto sul valore che un centro di eccellenza, quale Te-lecom Italia Lab, possa fornire all’A-zienda, nell’introdurla gradatamente verso soluzioni innovative magari più “smart”.

Oscar Cicchetti: Direi che strategica-mente dobbiamo essere Lean e Smart al contempo. Gran parte dei nostri ricavi futuri verrà dall’accesso fisso e mobile e quindi dobbiamo essere ca-paci di trasformare il nostro tradizio-nale business della voce, in business dell’accesso e di fornire accessi con prestazioni, prezzi, livelli di servizio competitivi in tutti i mercati in cui operiamo. Per far questo dobbiamo capitalizzare l’enorme bagaglio di co-noscenze, di esperienze e di storia, in modo da scegliere dalle tecnologie il meglio: reti 0-Touch, software per-vasivo, sistemi IT che semplificano le operazioni, il rightsourcing delle atti-vità . L’efficienza e la soddisfazione del cliente deve diventare la nostra “osses-sione quotidiana”. Ma dobbiamo anche saper cambiare gradatamente e ade-guatamente pelle, perché l’economia della rete cresce. Nel 2008 il business connesso alla rete nel mondo è stato di 2.000 miliardi di dollari e di questi solo 400 miliardi sono accesso e connettivi-tà. L’intelligenza si sposta sempre più ai bordi della rete; tutto ciò apre a ter-zi nuove fonti di ricavi e la possibilità di entrare a erodere le nostre revenue tradizionali. Per intercettare nuovi valori e nuovi ricavi dobbiamo quindi puntare sui nostri asset distintivi, che sono la prossimità, cioè la vicinanza al

cliente e agli impianti, e la conoscenza profonda del cliente stesso. Ieri, quan-do un utente telefonico si collegava ad una nostra centrale, conoscevamo il suo numero. Oggi, quando un nostro cliente accede alle nostre reti, abbiamo un intero data base a disposizione. La sfida è quella di trasformare tutti que-sti dati in informazioni e attivare gli ecosistemi tipici del mondo internet, per trasformare queste informazioni in servizi. In poche parole: i servizi Over the Top devono diventare servizi Over the Net.

Per concludere una domanda lam-po: ma il mercato va soddisfatto o stimolato?

Oscar Cicchetti e Roberto Opilio: Per il nostro ruolo attuale dobbiamo saper offrire al mercato delle soluzioni “just in time” mirate; anticipare trop-po la domanda spesso non è sinonimo di creazione di vantaggio competitivo, ma, a volte, causa di distruzione di va-lore potenziale. Precorrere troppo i tempi non è mai stato vantaggioso, né per chi è uno smart, né per chi è un lean operator. Crediamo che ciò che conti davvero sia l’entusiasmo di sperimentare l’inno-vazione insieme al mercato, coinvol-gendolo, e la capacità di testare solu-zioni nuove, anche “creative”, avendo sempre la consapevolezza che magari alcune delle strade intraprese si rileve-ranno sbagliate, ma proprio per questo occorre percorrerne molte, e ancor più spesso occorre saper ripercorrerne al-cune tracciate da altri, con quel pizzico di inventiva però che le può trasforma-re in successo: questa è la nuova regola della casa di Telecom Italia ■

[email protected]

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SPECIALE

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Michela BillottiGiornalista, direttore responsabile del Notiziario Tecnico di Telecom Italia, è passata dal mondo delle lettere classiche, in cui si è laureata nel 1993, al settore delle telecomunicazioni. Da oltre quindici anni in Telecom Italia ha dapprima collaborato all’organizzazione di eventi nazionali e internazionali, poi gestito i rapporti con i media interessati all’evoluzione dell’ICT; ora cura i vari aspetti della comunicazione scientifica. Ѐ autrice di articoli e di libri sull’evoluzione del mondo delle telecomunicazioni scritti per un pubblico di “non addetti ai lavori”.

AcronimiOLO: Other Licensed OperatorOTT: Over The Top

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LA VELOCITÀ IN ACCESSO

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SERVIZIINFORMATICA

La velocità in accesso, intesa come velocità di trasferimento di dati durante una connessione internet, è uno dei temi centrali del mondo delle telecomunicazioni sia fisse sia mobili di oggi. Basta digitare il tema su un qualsiasi motore di ricerca online per rendersi conto di quanto sia importante per i clienti di servizi broadband; numerosissimi sono ormai gli ap-

plicativi che misurano la velocità di connessione, fanno test, propongono statistiche e confronti di velocità raggiungibili con operatori diversi o in paesi diversi. Questo articolo cerca di fare chiarezza sul tema, evidenziando come la velocità in accesso sia con-dizione necessaria per avere una buona esperienza di navigazione ed illustrando come ci siano in rete diversi aspetti che possono costituire dei colli di bottiglia per la navigazione. L’articolo inoltre descrive brevemente quali possano essere le azioni che un operatore di tele-comunicazioni può fare per migliorare la velocità di accesso sia su rete fissa sia su rete mobile, tenendo presente che si è arrivati ad un punto per cui per avere un vero salto prestazionale, all’al-tezza di quelli avuti in passato, sarà ben presto necessario affrontare una discontinuità infrastrut-turale con elevati investimenti economici e lunghi tempi di realizzazione. Il salto prestazionale in rete di accesso, che si avrà a valle degli investimenti infrastrutturali, sarà tale da richiedere lo sviluppo di funzionalità che permettano di controllare in modo efficiente l’aumento di prestazio-ni sia per evitare di intasare il resto dalla rete, sia per dare il giusto valore ai servizi di rete forniti.

Nel corso dell’ultimo decennio vi è stata una forte evoluzione tecnologi-ca nel mondo delle telecomunicazio-ni che ha profondamente cambiato le abitudini e le esigenze di connettività dei clienti. In questi anni gli operatori di telecomunicazioni sia fissi sia mo-bili hanno assecondato queste nuove esigenze, introducendo in rete le in-novazioni tecnologiche che si sono rese man mano disponibili; lo scena-rio competitivo che si è venuto quindi a creare tra i vari operatori, sia incum-bent sia alternativi, ha indotto una progressiva offerta di profili e tariffe sempre più performanti e convenienti

La velocità della rete di accesso fissa e mobile1 per il consumatore. Tale fenomeno è

rappresentato in Figura 1, dove si può vedere come alla disponibilità di solu-zioni tecnologiche in grado di garanti-re maggiori velocità abbia immediata-mente fatto seguito un’analoga offerta commerciale.Un secondo aspetto da evidenziare, rappresentato in Figura 1, è che si è prossimi ad un punto di discontinuità sia per la rete fissa sia per quella mo-bile: il dispiegamento delle nuove tec-nologie in accesso non potrà più essere effettuato aggiornando solo gli appara-ti in centrale e in casa cliente, ma sarà necessario lo sviluppo di nuove infra-strutture e questo comporterà inevita-bilmente ingenti investimenti e lunghi tempi di dispiegamento.

Non va inoltre dimenticato che nella catena tecnologica necessaria ad offri-re servizi end-to-end, e di conseguenza per la custom experience percepita dal cliente, la rete di accesso non è l’unico punto in cui possono evidenziarsi dei colli di bottiglia nello smaltimento del traffico. Le elevate prestazioni abilitate dalle nuove architetture della rete d’ac-cesso in fibra ottica (FTTC o FTTH) dovranno quindi richiedere un nuovo dimensionamento delle reti a monte della porzione propriamente detta “di accesso” (segmenti di backhauling, rete metro, rete core, controllo e au-tenticazione) per evitare che si creino situazioni critiche. L’elevato impatto economico ed infra-strutturale comporta, per un operatore

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che decida di investire, la necessità di orientare oculatamente le priorità di intervento verso le zone a maggior red-ditività e allo stesso tempo di calibrare le offerte commerciali, in modo tale da valorizzare al meglio le nuove tecnolo-gie in corso di dispiegamento.

Necessari:■ Backhaulin in Fibra ottica/ponte radio■ Nuove frequenze per sfruttare tutte le potenzialità

LTE

HSDPA 42M

HSDPA 7,2M

HSDPA 14,4M

HSDPA 21M

EDGEUMTSGSM

1995 2004 2007 2010 2012 2013

Data introduzione

Rete di accesso mobile e offerte Mobile Broadband

1Mbps

20Mbps

40Mbps

60Mbps

80Mbps

100Mbps

1998 2000 2006 2008 2011 2012 2018

Data introduzione

Rete di accesso fissa e offerte Broadband

Dial Up

ADSL1

ADSL2+

FTTC

FTTH100Mbps

80Mbps

20Mbps

640kbps56kbps

Nuovi apparatiin casa e

in centrale

NecessitaFibra Ottica

Velo

cità

dow

nstre

am p

er li

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7Mbps Velo

cità

dow

nstre

am p

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Figura 1 - Evoluzione delle offerte fisse e mobile in relazione alla disponibilità tecnologica

Cosa fanno gli altri2Le evoluzioni per la rete fissa all’estero2.1

La necessità della rete di accesso fissa di evolvere verso la fibra ottica è ormai universalmente riconosciuta ed affer-mata in Italia e all’estero; tuttavia il di-spiegamento reale di una rete NGAN (Next Generation Access Network) continua ad avvenire molto gradual-mente, soprattutto in Europa, tanto che la percentuale di accessi in fibra di tipo FTTH/B è di quasi 14% nel mondo e di appena 4% in Europa. Per contro, la parte predominante della rete di ac-cesso fissa è ancora rappresentata dagli accessi su rame di tipo xDSL, che risul-tano essere il 63% nel panorama mon-diale e oltre il 75% in quello Europeo.

La Figura 2 evidenzia1, secondo quan-to affermato in un recente rapporto OVUM sul Market Share dei fornitori [1], come gli investimenti degli ope-ratori relativi ad apparati per la rete in rame (43% del totale) siano quasi equivalenti a quelli relativi agli appa-rati per la rete in fibra (45%) e siano ancora in crescita (DSL+35%); in forte crescita risultano essere anche gli inve-stimenti sul segmento FTTx (+49%).

+49%3Q10 vs 3Q09 +35%

3Q10 vs 3Q09

+18%3Q10 vs 3Q09

VDSL+100%

3Q10 vs 3Q09

SHDSL+20%

3Q10 vs 3Q09

ADSL+23%

3Q10 vs 3Q09

Rete viaCavo

(CMTS)12%

Rete in fibra (FTTx)45% Rete in rame

(xDSL)43%

74%

23%

3%

Figura 2 - Ricavi dei fornitori di apparati: ripartizione sui segmenti e andamento

1 La figura 2 riporta i trend del mercato mondiale degli apparati di rete di accesso fissa del 3Q2010 e ne evidenzia la crescita rispetto al trimestre 3Q2009 secondo i dati del citato rapporto OVUM

Da notare nella Figura 2 soprattutto la forte crescita della vendita di apparati in tecnologia VDSL2 sempre più uti-lizzata sia come soluzioni da centrale (adottata da alcuni operatori Europei come Deutsche Telekom, KPN e Te-lenor), sia come soluzioni da armadio (FTTC), che prevedono la fibra fino al Cabinet (utilizzati in Europa ad esem-pio da France Telecom, Deutsche Te-lekom, Swisscom e British Telecom).

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SERVIZIINFORMATICA

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Molti sono infatti gli operatori Europei che stanno adottando una soluzione di tipo FTTC/VDSL2, come evidenziato nella Figura 3.La soluzione di tipo FTTH/B è inve-ce particolarmente adottata in Asia (Giappone, South Korea, Hong Kong) ed è la soluzione su cui recentemente si sta investendo nell’Europa dell’Est (Russia, Lituania, Lettonia, Slovenia, Estonia …). Interessante notare anche come la maggior parte degli operatori che sviluppano un’architettura FTTH stiano adottando una soluzione tec-nologica di tipo PON: secondo il già citato studio OVUM [1] il 95% dei ri-cavi dei fornitori di apparati nell’ulti-mo anno sono stati per apparati di tipo PON (con una crescita del 46% rispet-to all’anno precedente) e solo il 5% per apparati di tipo Punto-Punto (con una decrescita del 17% rispetto all’anno precedente).

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50

0

PercentualeUnitàImmobiliariPassed

Operatori

SwisscomAustria T.Belgacom

DTTDCBT

KPNTelefonica

FTPortugal AT&T

Vimpelcom(Russia) China T.

Verizon NTT

Prevalenza di FTTCin Europa

Prevalenza di FTTH/Bin Asia e Est Europa

FTTH/FTTBFTTC

Figura 3 - Percentuali di Unità Immobiliari dichiarate passed dai vari operatori

Le evoluzioni per la rete mobile all’estero2.2

Come noto la richiesta di sempre mag-gior banda non coinvolge solamente la rete fissa, ma sta diventando un fattore sempre più importante per la rete mo-bile. Per questo motivo, gli operatori

mobili stanno in questi anni investen-do molto in nuove tecnologie che con-sentano di soddisfare i requisiti della clientela, prime tra tutti la tecnologia HSPA, che ha ormai raggiunto un livel-lo di diffusione notevole. Analizzando le linee a larga banda nel mondo2 si nota infatti come la tecnologia mag-giormente utilizzata sia l’HSPA (52% del totale linee), seguita a ruota da UMTS (40% del totale linee). Le linee in tecnologia CDMA EV-DO Rev.A, principalmente adottata in Asia e USA (Verizon Wireless), rappresentano in-vece l’8% del totale. La tecnologia LTE (Long Term Evolution), è in fase di av-vio o a piano per la quasi totalità degli operatori e la sua diffusione attuale rispecchia la fase iniziale di sviluppo (0,04% del totale linee). Più in dettaglio la tecnologia HSPA+, altresì nota come HSPA evolution, è particolarmente adottata a livello Eu-ropeo, ma estesa anche nel resto mon-do. In particolare in Europa: i sistemi a 21 Mbps sono adottati

da Telecom Italia, France Telecom, Deutsche Telekom, Vodafone Group e Telefonica Group (in totale 79 ope-ratori nel mondo);

i sistemi a 42 Mbps sono adottati da France Telecom, Vodafone Group e Telefonica Group (13 operatori nel

2 Elaborazione dati dall’Infocentre di GSM Association, Marzo 2011

mondo). Anche Telecom Italia lo ha inserito a piano;

i sistemi a 28.8 Mbps sono adottati da Vodafone Group (11 operatori nel mondo);

i sistemi a 84 Mbps non sono ancora adottati ma sono previsti a piano da France Telecom e Vodafone Group e Telefonica Group (5 operatori nel mondo).

La tecnologia LTE a Marzo 2011 era stata commercialmente lanciata da 13 operatori nel mondo (tra cui Vodafo-ne, Verizon ed NTT), ma era prevista a piano da circa 180 operatori nel mon-do, tra cui Telecom Italia (ad oggi sono 20 le reti lanciate e 209 gli operatori che hanno inserito a piano LTE). Ad oggi inoltre iniziano ad essere disponi-bili sul mercato un numero significati-vo di terminali LTE.

Le principali caratteristiche delle offerte fisse e mobili all’estero2.3

In situazioni di forte crescita delle po-tenzialità tecnologiche, un operatore deve calibrare accuratamente le offerte allo scopo di mantenere il giusto valore per le innovazioni offerte dalle tecno-logie introdotte in rete.Per quanto riguarda le offerte di rete fissa, dall’analisi dei quattro maggiori operatori europei emergono due ap-procci distinti per la differenziazione del portafoglio di offerta Broadband: Telefonica e Deutsche Telekom (DT)

differenziano le offerte principal-mente sulla base della velocità mas-sima raggiungibile in modo analogo a Telecom Italia;

British Telecom (BT) e France Tele-com (FT) tendono a semplificare al massimo i livelli di velocità di of-ferta, proponendo al cliente una, al massimo due, velocità di riferimento e preferendo una differenziazione sulla base dei servizi (approccio FT) o sulla base dei volumi mensili di traffico (approccio BT).

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A titolo di esempio, British Telecom ha a portafoglio solo la velocità massima di 20 Mbps3 su rame e di 40 Mbps4 su fibra, e per ognuna propone tre pac-chetti differenziati sulla base dei vo-lumi mensili: con 10GB/mese inclusi a 13 £/mese, con 40GB/mese inclusi a 18 £/mese o senza limiti di traffico a 28 £/mese. A riprova del fatto che per BT la velocità massima offerta non è l’unico valore monetizzabile, le stesse tipologie di pacchetto a 20M o a 40M hanno lo stesso prezzo. Quest’esempio non è tuttavia un caso isolato: in generale le offerte caratte-rizzate da un volume mensile definito (CAP), sono in aumento anche nella rete fissa; in Belgio ad esempio sono adottate da tutti gli operatori presenti mentre in USA AT&T ha recentemente introdotto un CAP mensile su tutte le offerte. La presenza di un tetto massi-mo di traffico ha infatti due vantaggi per l’operatore: in primo luogo consen-te di proteggere la rete dall’esplosione di traffici di tipo Peer-to-peer o file sharing e contemporaneamente può essere utilizzato come leva competiti-va sul prezzo per aggredire il mercato di massa. La tendenza a differenziare le offerte non solo sulla base della velocità, ma anche sulla base di altri elementi è già da tempo emersa nel settore mobile. Nelle offerte mobili è infatti ormai af-fermata, sia a livello internazionale che

nazionale, una differenziazione del-le offerte su CAP mensili di volume o tempo e su elementi di qualità, primo fra tutti il trattamento prioritario dei profili pregiati del traffico sulla tratta radio in caso di congestione. Anche in Italia, queste potenzialità sono parti-colarmente sfruttate dai nostri com-petitor (come dimostra la Tabella 1) e in particolare da Vodafone ad esempio con il brand di “Vodafone Broadband Plus”, con cui l’operatore garantisce ad alcuni profili di tipo business la massi-ma velocità di navigazione consentita dalla rete in caso di congestione e la sostituzione gratuita dell’Internet Key all’ultima versione disponibile.Questa differenziazione delle offerte è ad oggi resa possibile dall’utilizzo da parte di molti operatori di funzionalità di controllo della rete di tipo “Intelli-gent Pipe”, vediamo meglio come.

Elementi per differenziare la Qualità …sia Consumer che Business

Italia EsteroVodafone Wind 3 Italia Alcuni esempi…

CAP sulla velocità massima TDC DenmarkVodafone (NL)

CAP su volume

osu tempo

Presenza di offerta unlimited

Oltre soglia

Tariffazione aggiuntiva Verizon Wireless

Velocità limitata

Blocco selettivo di applicazioni T-Mobile

(UK, NL, DE,CZ, HR)

Offerte differenziate su base applicazione T-Mobile (UK)

Movistar Colombia

Priorità Radio in caso di congestione

Tabella 1 - Elementi di differenziazione della Qualità per clienti Business e Consumer

Funzionalità di controllo della rete: Intelligent Pipe3

Le tecnologie che si stanno adottando nel segmento di accesso sia per la rete fissa, sia per la rete mobile consenti-ranno velocità di accesso sempre cre-scenti. Contestualmente aumenterà il traffico da smaltire in rete a causa delle nuove applicazioni, della diffusione di terminali sempre più evoluti e dalla di-sponibilità di contenuti nella rete.

In tale scenario, diventa importante introdurre in rete concetti di “Intelli-gent Pipe”, che da un lato prevengono fenomeni di congestione e di canniba-lizzazione delle risorse di rete da parte di alcune applicazioni a discapito di altre, e quindi consentono di garantire una Customer Experience equa a tutti gli utenti della rete, dall’altra abilitano nuovi paradigmi di offerte differen-ziate, basati su concetti di banda “on demand”/a volume o sul connubio ban-da ed applicazioni (es. profilo con FTP prioritario per backup remotizzato).Per realizzare la cosiddetta “Intelligent Pipe” servono due componenti essen-ziali: gli strumenti messi a disposizio-ne dalla rete (attuatori) e le nuove fun-zioni nello strato di controllo della rete (attivatori).Partendo dagli aspetti di rete fissa, gli strumenti sono messi a disposizione dagli apparati BNAS (Broadband Net-work Access Server) e DPI (Deep Packet Inspection), che consentono di fare una “ispezione intelligente” del traffico di rete e del cliente e una classificazio-ne delle applicazioni end-to-end. Gli stessi consentono all’operatore di agire sulla banda, sulla qualità del servizio e sulle applicazioni, applicando policy di Bandwidth Control e di Traffic Ma-nagement. In tal modo è possibile: trattare con priorità differenziate

sia il traffico e le applicazioni, sia i clienti; le policy sono infatti applica-

3 20 Mbps downstream / 1 Mbps upstream4 40 Mbps downstream / 2 Mbps upstream (10 Mbps upstream per l’offerta unlimited)

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bili per singolo protocollo o insieme di protocolli, per singolo cliente o gruppi di clienti, per singola applica-zione o gruppo di applicazioni, op-pure per la totalità del traffico;

associare bande differenziate su base cliente o applicazione;

limitare, bloccare, redirigere, specifiche applicazioni e/o clienti al superamento di condizioni predefi-nite;

rimarcare il traffico per classi-ficarlo opportunamente al fine di permettere, in situazioni di conge-stione, uno scarto selettivo delle ca-tegorie di traffico considerate dall’o-peratore meno pregiate;

effettuare degli upgrade di ban-da su richiesta (Bandwidth on De-mand), anche solo per specifici pro-tocolli (ad es. FTP per download).

Gli elementi di rete sono quindi in gra-do di applicare un insieme variegato di policy differenziate per il traffico; queste possono inoltre essere appli-cate sia sul traffico upstream, sia sul traffico downstream che hanno carat-teristiche intrinseche diverse (ad es. il traffico downstream richiede tipi-camente molto più banda del traffico upstream).Al fine della Customer Experience e alla qualità percepita dal cliente finale è da evidenziare che gli elementi di rete di tipo BNAS e DPI consentono l’ap-plicazione di servizi/policy sulle con-nessioni utenti “on-fly”, ovvero senza creare nessun tipo di disservizio per il cliente finale; nel caso di Bandwidth on Demand, ad esempio, l’incremento di banda viene effettuato senza abbat-tere la sessione in corso, quindi senza incidere sulla continuità del servizio al cliente. Queste funzioni, essendo realizzate dagli apparati di rete, possono in ge-nerale essere configurate solamente in modo statico. Per consentirne un utilizzo dinamico e per combinarle tra loro e con altre informazioni, occor-re introdurre in rete un elemento di

controllo, chiamato Policy Manager, il quale consente l’attivazione dinamica delle policy configurate preventiva-mente sugli elementi di rete. In sostanza, il Policy Manager met-te a disposizione un insieme di stru-menti per confezionare delle regole di concatenazione e attivazione delle policy, consentendo di conseguenza il controllo dinamico delle funzioni “intelligenti” della rete. Queste regole possono rispondere ad esigenze che nascono direttamente all’interno della rete (ad es. prevenzione della conge-stione), oppure possono contribuire alla realizzazione di offerte di servizi. In funzione dell’esigenza, queste pos-sono quindi essere basate su informa-zioni di tipo “statico”, quale il profilo del cliente (ad es. i servizi sottoscritti, la classe del cliente), o su informazio-ni di tipo “dinamico”, quali lo stato del cliente, il tipo servizio utilizzato in un certo momento, il tipo di terminale e la tipologia della rete utilizzata. Ad esempio nella rete fissa, al fine di prevenire fenomeni di congestione dei collegamenti tra i sistemi di acces-so e la rete core, è possibile limitare in modo selettivo il traffico di alcune applicazioni specifiche (ad es. Peer to peer) per dare spazio ad altre appli-cazioni caratterizzate da una minore richiesta di banda (ad es. browsing o email), che altrimenti verrebbero pe-nalizzate dalle prime. Questo permet-te alla totalità dei clienti un utilizzo soddisfacente della rete. Grazie, in-fatti, alle funzionalità presenti in rete su piattaforma DPI è possibile non penalizzare il traffico di uno specifico cliente. ma distribuire la limitazione di banda sull’insieme dei clienti con-temporaneamente attivi in rete che utilizzano determinate applicazioni. Questa potenzialità viene tipicamente chiamata Fair Usage Policy.Un altro esempio di valorizzazione di queste funzionalità è la definizione di offerte con un CAP a volume, frequen-temente utilizzato dagli operatori mo-

bili e il cui utilizzo inizia a diffondersi anche nel contesto della rete fissa. In questo caso, nell’offerta il cliente ac-quista un volume di traffico mensile predefinito. Al superamento di tale volume, il cliente può acquistare altri “blocchi di traffico” oppure la sua ve-locità viene limitata dalla rete fino alla scadenza del periodo o alla ricarica successiva. Il cliente quindi può anco-ra utilizzare i servizi anche dopo il su-peramento della soglia, con un esborso aggiuntivo oppure con prestazioni li-mitate, ma senza ulteriore aggravio di costi.

Evoluzione della rete fissa4Come si è detto, la Customer Experien-ce di un cliente broadband dipende da molti fattori e da molte componenti della rete. La porzione di accesso tut-tavia è certamente quella che determi-na il limite superiore alle prestazioni e all’esperienza del cliente. In questo senso quindi, la tecnologia trasmissi-va utilizzata dal DSLAM e dal modem del cliente è determinante, così come sono molto importanti le funzionalità di monitoraggio e gestione delle linee disponibili sul DSLAM. È noto, infatti, che la tecnologia ADSL di prima gene-razione offre velocità inferiori rispetto a quelle raggiungibili con l’ADSL2+ e offre anche minori funzionalità di mo-nitoring dei parametri della linea e di protezione contro il rumore impulsivo. Questo fa sì che, statisticamente, le li-nee collegate in ADSL presentino una velocità di aggancio inferiore a quelle collegate in ADSL2+ e contemporane-amente tassi di instabilità superiori. Inoltre le schede di linea con interfacce ADSL sono presenti solo sui DSLAM ATM che, essendo stati dispiegati in rete in tempi precedenti ai DSLAM IP, consentono prestazioni inferiori.Nell’ottica di migliorare la velocità e la qualità della rete sarà quindi necessario

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nei prossimi anni provvedere gradual-mente alla migrazione della cliente-la oggi servita da DSLAM ATM verso DSLAM IP con schede di linea ADSL2+.L’evoluzione della rete di accesso, come già affermato, è giunta ad un punto di forte discontinuità, dove il salto di prestazioni e di offerta richie-de il dispiegamento di fibra ottica in rete di accesso. Questo intervento non potrà raggiungere in tempi brevi tutti i clienti sul territorio, pertanto è opportuno considerare, in parallelo allo sviluppo della nuova rete NGAN, anche interventi di ottimizzazione sulla rete di accesso in rame. Questo è importante sia per un miglioramen-to delle performance e della Customer Experience anche dei clienti che non verranno raggiunti a breve dalla rete NGAN, sia per sostenere delle offerte a velocità inferiori a quelle possibili su fibra che potrebbero ancora avere una fascia di mercato interessata.Le azioni che potrebbero portare un miglioramento della velocità e della qualità dei servizi offerti sull’attuale rete di accesso in rame sono classifica-bili secondo tre tipologie di interven-to: azioni sulle tecnologie trasmissive, azioni sui processi ed azioni di tipo in-frastrutturale.Relativamente alla prima area di inter-vento, le leve tecnologiche per portare vantaggi importanti riguardano sostan-zialmente la tecnologia dei DSLAM e delle schede di linea. Gli ATM DSLAM, ormai in End of Sale, sono macchine più vecchie e su cui da tempo i vendor non fanno sviluppi, mentre gli IP DSLAM, più recenti, sono più evoluti in termini di funzionalità di controllo, monitorag-gio e protezione delle linee e montano esclusivamente schede di linea ADSL2+. Sugli IP DSLAM (almeno su quelli più recenti) è anche possibile introdurre in rete le nuove funzionalità5 che permet-teranno di migliorare significativamente la capacità di protezione delle linee con-tro il rumore impulsivo, migliorandone quindi qualità e stabilità, senza penaliz-

zare la velocità del livello fisico. Inoltre sulle schede più nuove sono disponibili funzionalità di bonding6 che permetto-no di affasciare la capacità di due o più linee ADSL2/2+, ottenendo un link con velocità superiore a quella ottenibile con una sola coppia (indicativamente la somma delle capacità delle singole cop-pie). In entrambi i casi le funzionalità dovranno essere implementate sia lato DSLAM sia lato CPE.Le leve di processo su cui si potrebbe agire riguardano i processi di gestio-ne dei profili configurati sulle linee e il miglioramento delle valutazioni di prequalifica per l’analisi di vendibilità, in modo da poter “modellare” i profili in funzione delle esigenze specifiche di ogni linea e minimizzare gli errori di va-lutazione in vendibilità. Entrambi que-sti interventi sono possibili solo sugli IP DSLAM, grazie alle migliori funziona-lità di monitoraggio e alla disponibilità della tecnologia ADSL2+. L’implementazione degli interven-ti sui processi ha quindi forte sinergia con quella degli interventi di tipo più tecnologico e i benefici risultanti sa-ranno concentrati sulle linee attestate ai DSLAM IP. Va da sé dunque che la migrazione delle linee oggi su DSLAM ATM verso DSLAM IP porterà ad un’ul-teriore diffusione sia numerica sia terri-toriale, dei benefici descritti.Infine, focalizzandosi sulle leve di tipo infrastrutturale, l’azione passa attra-verso un dispiegamento della fibra e di apparati in rete mediante la soluzione FTTC (Fiber to the Cabinet) che molti operatori Europei stanno già portando avanti.

5 Definite nello standard ITU-T G998.4 “Improved Impulse Noise Protection (INP) for DSL Transceivers”6 Secondo lo standard ITU-T G998.1 “ATM-based multi-pair bonding”

Evoluzione tecnologica per la rete mobile5

Lo standard 3GPP ha introdotto l’evo-luzione dell’HSPA nelle Release 7 e 8, specificando molte funzionalità che permettono di migliorare le prestazio-ni in termini di maggiori throughput, minori latenze e maggiore capacità di cella. La Release 8 dello standard 3GPP ha introdotto la funzionalità di Dual-Car-rier HSDPA (noto anche come Dual-Cell HSDPA o DC-HSDPA), cioè la pos-sibilità di trasmettere solo nella tratta downlink su due portanti da 5 MHz adiacenti (si veda Figura 4). Quindi i terminali Dual Carrier, avendo la pos-sibilità di ricevere dati contemporane-amente su due portanti adiacenti (con un’ampiezza di banda complessiva di 10 MHz), possono raggiungere throu-ghput di livello fisico doppi rispet-to a quelli raggiungibili da terminali

5.1 Dual Carrier

tecnologie di successo per la telefonia mobile e per accessi dati a basso data rate. Nel medio termine, LTE si affer-merà pienamente come una tecnologia broadband mobile, in grado di fornire diversi tipi di servizi caratterizzati da alti data rate, mentre oggi e nel futuro prossimo, la tecnologia più utilizzata per offrire il Mobile Broadband è HSPA (High Speed Packet Access), che inclu-de sia HSDPA (High Speed Downlink Packet Access) sia HSUPA (High Speed Uplink Packet Access). HSPA è una funzionalità evolutiva dei sistemi UMTS per l’accesso alla banda larga mobile, che consente ad un operatore di contenere i costi. Essendo un’evo-luzione delle reti UMTS, rende infatti possibile il riutilizzo delle infrastrut-ture esistenti, sia per quanto riguarda gli apparati, sia per quanto riguarda i siti per le stazioni radio; inoltre la mi-grazione verso prestazioni sempre più alte e verso nuovi servizi è facilitata dal supporto di terminali e servizi legacy.

Il Mobile Broadband sta contribuendo alla continua diffusione dell’accesso a Internet e alla fruizione di nuovi servizi su device mobile. Le tecnologie GSM/GPRS/EDGE sono state e sono tuttora

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Molti operatori Europei si stanno orien-tando, perlomeno in una prima fase, verso soluzioni FTTC ossia Fiber to the Cabinet. Questa soluzione prevede di di-spiegare la fibra ottica solo nel segmento di rete primaria (da Centrale a Cabinet) e di riutilizzare l’esistente rete di distri-buzione in rame per le tratte secondarie, come rappresentato in Figura A. L’utilizzo di tecniche trasmissive VDSL2 nella tratta di rete secondaria consente, viste le brevi distanze da coprire nella tratta in rame, velocità di aggancio di tutto rispetto (ad es. fino a 60/30 Mbps Downstream/Upstream), anche se infe-riori a quelle ottenibili con una soluzione completamente in fibra ottica FTTH.La soluzione FTTC è tuttavia di estremo interesse, in quanto non richiede di re-alizzare scavi in rete secondaria e non ha impatti nella rete di edificio e presso le unità abitative dei clienti. Anche per quanto riguarda il Cabinet, tale architet-tura può essere efficacemente declinata

Migrazione verso la fibra ottica: la soluzione Fiber To The Cabinet?in una variante “light” che prevede tipica-mente l’adozione di un sopralzo da collo-care a livello di armadio riparti linea. Una peculiarità della soluzione FTTC “light” (ossia sviluppata mediante sopral-zo) è l’adozione di apparati attivi in gra-do di offrire alcune decine di interfacce VDSL (allo stato attuale della tecnologia sono 48, ma l’evoluzione degli apparati consentirà in un futuro di aumentare tale potenzialità).Tale dimensionamento consente di otte-nere una buona penetrazione di servizi Ultra BroadBand e al contempo consen-te la realizzazione di un impianto a basso impatto urbano: infatti non viene occupa-to altro suolo pubblico, non necessita di soluzioni di raffreddamento onerose e rumorose e consente l’adozione di solu-zioni di tele alimentazione da Centrale.Le caratteristiche appena descritte con-sentono quindi la realizzazione di una rete BroadBand con costi e tempi no-tevolmente inferiori rispetto a una so-

luzione FTTH e soprattutto permette di raggiungere una copertura capillare sul territorio in tempi brevi.L’introduzione dell’architettura FTTC Overlay (ossia dispiegata in sovrappo-sizione e in regime di coesistenza con l’attuale rete) può essere quindi vista come una soluzione ponte verso una più performante architettura FTTH: all’ap-prossimarsi della saturazione delle risor-se al Cabinet, sarà possibile realizzare le infrastrutture in fibra ottica dal Cabinet verso gli edifici che hanno raccolto una maggiore adesione del servizio Ultrabro-adband con l’obiettivo di migrare seletti-vamente i clienti. Si può così sviluppare una strategia di sviluppo di rete “Demand Driven” che consente di valorizzare al massimo gli investimenti.

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Figura A: Soluzione Fiber To The Cabinet con sopralzo

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ricevere contemporaneamente dati; in questo caso si parla di Multi-Carrier HSDPA. Per migliorare la percezione dell’uten-te che fruirà di servizi mobili a ban-da larga, oltre al miglioramento delle prestazioni in downlink, è opportuno aumentare anche le prestazioni della tratta uplink. Infatti, ci si attende che il volume di dati trasmessi in uplink aumenti a causa dei feedback di se-gnalazione (ad es. TCP) richiesti dai traffici downlink molto sostenuti e an-che a causa di nuove applicazioni che richiedono un traffico più simmetrico fra downlink e uplink. La release 9 del 3GPP prevede quindi di introdurre il Dual Carrier HSUPA, che permetterà a un terminale di trasmettere su due portanti da 5 MHz adiacenti, raggiun-gendo bit rate di 23 Mbps in uplink.

Figura 4 - Evoluzione delle tecnologie mobili da HSDPA a HSDPA+

Device5.2Quando si introducono nuove fun-zionalità agli standard esistenti, è di vitale importanza che queste produ-cano il minor impatto possibile in termini di costi. Questo è particolar-mente vero per gli apparati soggetti a una produzione su larga scala, come i terminali mobili, rendendo quindi probabile un’elevata domanda di ter-minali multi-mode, che supportino sia HSPA sia LTE. Infatti, soprattutto

nelle prime fasi di dispiegamento, la copertura di LTE potrebbe non coin-cidere con la copertura nazionale di HSPA; quindi sarebbe fondamentale per un terminale che non si trovi nel-la copertura LTE, poter continuare a funzionare sotto la copertura HSPA. Le efficienze generate dalle sinergie fra i terminali LTE e i terminali Multi-carrier HSPA potrebbero far abbassa-re il costo dei terminali multi-mode. Un ulteriore aspetto fondamentale per un operatore mobile è il presidio delle prestazioni dei terminali mobili, che variano sensibilmente a seconda della qualità del ricevitore/chipset. Quest’ultima è quindi un elemen-to chiave non solo per le prestazioni d’utente, ma anche per le prestazioni della rete, che degradano apprezza-bilmente se si impiegano terminali caratterizzati da ricevitori di bassa qualità, con conseguente disottimiz-zazione degli investimenti. Infatti, un ricevitore di bassa qualità richie-de maggiori risorse radio per riceve-re una certa quantità di dati, che non potendo essere utilizzate per servire altri utenti, comportano una minore capacità di rete e/o a minori presta-zioni.Siccome il Dual Carrier non è un si-stema completamente nuovo, bensì una funzionalità nuova del sistema HSDPA esistente, i terminali non presentano complessità aggiuntive legate al design o tecnologiche rispet-

HSDPA, che usano una portante sin-gola (con un’ampiezza di banda di 5 MHz), in qualsiasi posizione della cel-la. Utilizzando modulazioni ad elevata cardinalità (64 QAM), il Dual Carrier è in grado di raggiungere nella tratta downlink fino a 42 Mbps, ossia il dop-pio dei 21 Mbps raggiungibili su una portante singola.Il Dual Carrier impatta principalmente nell’implementazione dello scheduler delle risorse radio, che deve essere in grado di programmare i dati da tra-smettere ad un utente, a partire dalle risorse radio di due portanti diverse. Studi e analisi fatte dal 3GPP mostra-no che tale schedulazione congiunta su due portanti radio dovrebbe portare benefici soprattutto in condizioni di basso carico; all’aumentare del carico di cella, il guadagno della schedula-zione congiunta fra le due portanti do-vrebbe diminuire.La release 8 dello standard 3GPP pre-vede che le due portanti aggregate del Dual Carrier siano adiacenti. La release 9 dello standard prevede che le portanti aggregate possano essere non adiacenti e possano appartenere addirittura a due bande diverse (ad esempio, potrebbe essere possibile aggregare una portante della banda a 2100 MHz e una portante nella banda a 900 MHz); in questo caso si parla di Dual-Band Dual Carrier. La release 10 amplia ulteriormente fino a 4 il nume-ro di portanti su cui un terminale può

5 MHz5 MHz

5 MHz

5 MHz 10 MHz

HSDPA 14 Mbps1 portante (5 MHz)15 QAM15 codici

HSDPA+ 21 Mbps1 portante (5 MHz)64 QAM15 codici

HSDPA+ 42 Mbps2 portanti (10 MHz)64 QAM15 codici per portante

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to al single carrier. Studi e analisi del 3GPP dimostrano che la complessità dei terminali Dual Carrier HSDPA sarebbe simile a quella dei termina-li HSDPA MIMO a portante singola (presenti oggi sul mercato). Anche per il Dual Carrier ci si aspetta che i diversi chipset che saranno presenti sul mercato avranno prestazioni mol-to differenziate.LTE per contro è un sistema mobile completamente nuovo. Da questo punto di vista, occorre porre partico-lare attenzione alla tecnologia e alla progettazione dei terminali LTE. Lo standard LTE prevede diverse catego-rie di terminali; i primi terminali LTE non appartengono ancora alla catego-ria più performante. Lo standard LTE prevede molte opzioni per le tecni-che Multi-antenna (MIMO) di banda base: i terminali, in coerenza con la rete, che implementeranno le tecni-che MIMO più sofisticate saranno in grado di garantire le migliori presta-zioni. Inoltre, anche per i termina-li LTE, la qualità del demodulatore spaziale, cioè del ricevitore/chipset, condiziona fortemente le prestazioni raggiungibili. Infine, soprattutto per i terminali con form factor ridotti, è importante la modalità realizzativa hardware legata all’implementazione delle tecniche multiantenna. Infat-ti, in spazi molto stretti (si pensi ad esempio ad un’Internet Key o a uno smartphone) occorre alloggiare al-

Backhauling5.3L’evoluzione della rete mobile porterà throughput crescenti e di conseguen-za nuovi requisiti sullo sviluppo del backhauling, ossia sulla tratta di col-legamento tra gli apparati di antenna (NodeB) e gli apparati in centrale, af-finchè la connettività non costituisca un collo di bottiglia.Gli attuali “mix” di backhauling basati su collegamenti in rame a 2 Mps, bon-ding, fibra e ponte radio si modifiche-ranno a vantaggio delle tecniche in gra-do di garantire più capacità. L’impiego di soluzioni su rame diventerà quindi sempre più ridotto al crescere della capacità dei siti, a vantaggio di fibra e ponte radio. Considerando ad esem-pio che per LTE serviranno backhau-ling di almeno 100Mbps Download e 50Mbps Upload, risulta evidente che il deployment di reti Ultra-Broadband mobili richiederà necessariamente portanti con maggiori prestazioni in termini sia di capacità sia di rapporto fra capacità e distanza dalla centrale.Inoltre, l’introduzione del Dual Car-rier rappresenta, dal punto di vista del backhauling, una fase di transizione,

Node BOPM

Metro Metro di Raccolta

Node B

Sede di attestazionedel Nodo B (SL)

Sede RemoteFeeder

Sede Feeder Sede Metro

Aggregatore Rete ditrasporto

Rete ditrasporto

Feeder

WDM WDMRNC

Figura 5 - Backhauling in fibra ottica

con accelerazioni in funzione dei di-versi scenari di sviluppo prevedibii (scenari a traffico “inerziali” o scenari più pervasivi).La Figura 5 illustra infine l’architettura del backhauling in fibra di un NodeB: la raccolta del traffico dei NodeB con if Iub full Eth avviene in fibra fino alla sede dell’area di centrale di riferimento (sede Stadio di Linea di attestazione), dove il collegamento può essere con-centrato su aggregatori Ethernet (o su DSLAM). Il flusso viene poi trasporta-to verso l’RNC dalla rete backbone di trasporto.Dal punto di vista del deployment, la logica di evoluzione del backhauling potrà essere guidata dai seguenti cri-teri, con l’obiettivo di rendere gli inter-venti future proof e limitare la numero-sità interventi ripetuti sullo stesso sito: siti con backhauling già in fibra o

ponte radio: da considerarsi “ready” dal punto di vista della capacità;

siti posizionati in aree NGAN: previ-sto sviluppo backhauling in fibra;

siti con backhauling in bonding: ve-rifica della “tenuta” a traffico, in caso negativo upgrade a fibra o ponte ra-dio;

tutte gli altri siti: scelta della soluzio-ne di backhauling più economica.

Occorre infine sottolineare che l’in-troduzione più ampia di siti in fibra predisponga la rete all’introduzione di tecniche innovative quali il ROF (Ra-dio Over Fiber) geografico.

meno due antenne e occorre garanti-re che i segnali radio da esse ricevute siano per quanto possibile non corre-lati.

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Il cliente di servizi broadband è abi-tuato a veder aumentare, ad intervalli periodici e in modo inarrestabile, la velocità di connessione della propria linea di casa o da terminale mobile. Se guardiamo al passato possiamo vede-re come questi aumenti abbiano sem-pre portato allo svilupparsi di nuovi servizi che sfruttavano tutta la banda disponibile, al punto che è impossibi-le capire se sia nata prima l’esigenza di banda innescata da un servizio o la tecnologia di rete che consentiva di offrirla!Fino ad oggi tali aumenti prestazio-nali si sono raggiunti con investi-menti che riguardavano solo l’aggior-namento delle terminazioni (Access Gateway o terminali mobili) e degli apparati di rete. Anche nell’immedia-to futuro sarà possibile procedere in questa modalità, ma appare oramai evidente che ben presto, per avere un vero salto prestazionale, sarà neces-sario sviluppare nuove infrastrutture e costruire una rete di accesso in fi-bra ottica, la cosiddetta NGAN (Next Generation Access Network). Questo passaggio è tutt’altro che semplice: gli investimenti richiesti sono ingenti, i tempi di sviluppo lunghi, le sfide tec-nologiche molteplici e su più fronti. Questa nuova rete, oltre a consenti-re offerte a bande sempre più elevate sulla rete fissa, potrà essere utilizzata per il backhauling della rete radio-mobile che, grazie all’inserimento di

nuove tecnologie (quali LTE e Dual Carrier HSPA), comporterà una note-vole richiesta di banda in accesso. Lo sviluppo della NGAN è quindi in-dispensabile per mantenere il livello di rinnovamento dei servizi di tele-comunicazioni, sia fissi sia mobili, a livello di quello che il nostro Sistema Paese ha vissuto in questi anni.In molte parti del Mondo (Giappo-ne, Cina, USA, ecc.) gli sviluppi della nuova rete di accesso sono già partiti e procedono a ritmi consistenti, anche se in parallelo procedono a gran ritmo gli investimenti sulla rete tradiziona-le. Pare dunque questo il modo più opportuno di procedere: investire sul-la rete tradizionale per ottenere quan-to più possibile, ma in parallelo avvia-re gli investimenti per la nuova rete, in modo tale da avere una buona base pronta quando l’unico modo per avere un salto prestazionale sarà passare su nuove infrastrutture, perché da quelle attuali si sarà già ottenuto il massimo.In questo contesto, sarà importante aver predisposto in rete meccanismi di controllo in ottica Intelligent Pipe, che ci consentano di gestire e di valo-rizzare opportunamente il grande au-mento di prestazioni che si avrà in ac-cesso. Questi meccanismi da un lato consentono di prevenire fenomeni di congestione e di garantire una Custo-mer Experience equa a tutti i clienti e dall’altro abilitano un portafoglio di offerte differenziate che permettono di mettere a valore l’investimento re-alizzato ■

Acronimi3GPP: Third Generation Partnership

ProjectADSL: Asymmetric digital

subscriber lineATM: Asynchronous Transfer ModeBNAS: Broadband Network Access

ServerCDMA EV-DO Rev.A: Code division multiple access

- Evolution-Data OptimizedCPE: Customer Premises NetworkDC-HSDPA: Dual-Cell HSDPADPI: Deep packet inspection,DSL: Digital subscriber lineDSLAM: Digital Subscriber Line

Access MultiplexerFTTB: Fiber To The BuildingFTTC: Fiber To The CabinetFTTH: Fiber To The HomeGbE: Gigabit EthernetGGSN: Gateway GPRS Support NodeGPON: Gigabit capable Passive

Optical NetworkGPRS: General Packet Radio ServiceGSM: Global System for Mobile

CommunicationsHSPA: High Speed Packet AccessHSDPA: High Speed Downlink Packet

AccessHSUPA: High Speed Uplink Packet

AccessIP: nternet ProtocolLTE: 3GPP Long Term EvolutionMIMO: Multiple-input and multiple-

outputNGAN: Next Generation Access

NetworkOLO: Other Licensed OperatorOLT: Optical Line Termination ONT: Optical Network TerminationONU: Optical Network UnitOPM: Optical Packet MetroPON: Passive Optical NetworkQAM: Quadrature amplitude

modulationRNC: Radio Network ControllerROE: Ripartitore Ottico di EdificioROF: Radio Over Fiber

Conclusioni

Tale tecnica è basata sul collegamento in fibra ottica dedicata di antenne con un’unità centrale per il trattamento del segnale in banda base, collocata in sedi Telecom. I siti realizzati con il ROF sa-ranno di fatto semplificati, in quanto costituiti dalla sola componente di antenna e dagli elementi per il tratta-mento del segnale a radio frequenza.

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Clelia Lorenza GhibaudoLaureata in Ingegneria Elettronica è dal 1994 in Telecom Italia. Inizialmente coinvolta su protocolli di segnalazione, ha ricoperto ruoli di responsabile di progetto per realizzazione della rete di segnalazione e in seguito per l’implementazione in rete del servizio di Number Portability. Poi si è occupata di servizi verso gli altri operatori (OLO). Dal 2009 è coinvolta nell’attività di innovazione della rete di accesso, con particolare riferimento alla definizione della rete ottica di nuova generazione NGAN. Recentemente è passata ad operare nell’ambito della funzione Strategy, Next Generation Access Network & Partnership.

Ivano CollottaIngegnere elettronico in Azienda dal 2001, si occupa inizialmente di interfacce radio CDMA e partecipa alla progettazione e allo sviluppo di modem UMTS. Dal 2006 si occupa di sperimentazioni e trial tecnologici di sistemi radiomobili (WiMAX, HSPA, LTE). Dal 2008 nell’area Wireless Access Innovation di TILAB coordina le attività relative alla valutazione delle prestazioni di livello fisico e alla evoluzione dei ricevitori avanzati dei sistemi HSPA+ e LTE. Partecipa a Fora internazionali (NGMN, LSTI). È autore di pubblicazioni e brevetti nel campo della gestione delle risorse radio e algoritmi di signal processing.

Patrizia Bondi Matematica con Master in Telecomunicazioni al Politecnico di Torino, è dal 1994 in Azienda, inizialmente come ricercatrice su aspetti di qualificazione per apparati di commutazione. Con la liberalizzazione nelle telecomunicazioni in Italia, ha incominciato ad occuparsi di Numerazione e aspetti tecnici della Regolamentazione, tema su cui ha lavorato ricoprendo ruoli di crescente responsabilità fino al 2003. Dopo una breve parentesi sul tema dei terminali convergenti fissi e mobili, ha ricoperto il ruolo di responsabile in TILAB del gruppo di Innovazione dei terminali e della Home Network; poi è stata responsabile del settore che si occupa dell’innovazione degli apparati e delle infrastrutture della rete di accesso fissa in rame e fibra. Attualmente è responsabile Wireless Access Innovation in TILAB.

SHDSL: Single-Pair High-speed Digital Subscriber Line

UI: Unità ImmobiliareVDSL: Very high speed Digital

Subscriber Line UMTS: Universal Mobile

Telecommunications SystemWDM: Wavelength Division

Multiplexing

Bibliografia

[1] “Market Share:3Q10 FTTx, DSL and CMTS”, Kamalini Ganguly, OVUM 02/2011

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LE NUOVE ARCHITETTURE DI RETE

Massimo Albani, Roberto Clemente, Guido Mossotto

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SERVIZIINFORMATICA

Il continuo evolvere dei servizi e la pressione sulle tariffe impongono di pensare al disegno di una rete più semplice ed efficiente, in grado di servire esigenze sempre più complesse in modo flessibile, dinamico e adattabile.Per raggiungere un obiettivo di tale portata è necessario intraprendere un percorso evoluti-

vo che porti alla riduzione della complessità della rete, sia minimizzando il numero di apparati attivi ivi presenti (de-boxing), sia riducendo al minimo il numero di livelli su cui ci si basa per l’erogazione dei servizi (de-layering). La conseguenza diretta della semplificazione, oltre a un aumento della qualità percepita dai no-stri clienti, si concretizzerà in un abbattimento dei costi di gestione per l’Operatore.

Il paradigma della realizzazione di una rete più semplice per garantire esigen-ze sempre più complesse si basa su tre punti cardine, che hanno a fattor co-mune l’evoluzione della tecnologia:a) l’evoluzione della rete d’accesso,

con utilizzo massivo della fibra su tutto tale layer (FFTCab, FTTB, FTTH), in modo da raggiungere sia le singole unità immobiliari, sia i siti radio della rete mobile, garantendo la qualità del backhau-ling (BH) mobile a supporto dello sviluppo dell’ UMB (Ultra Mobile Broadband). Le nuove tecnologie FTTx destinate ad affacciarsi sul mercato negli anni a venire saranno in grado di garantire la trasmissio-ne per distanze sempre maggiori, nell’ordine delle decine/centinaia di chilometri;

b) la rete di trasporto e aggregazione, con utilizzo di tecnologie ROADM anche in rete regionale, permet-terà di spostare l’attuale confine tra trasporto / aggregazione e ag-

Perché una nuova architettura di rete1 gregazione / servizio, rendendo la rete più flessibile e più facilmente adattabile alle mutande esigenze di servizio;

c) la revisione dei PoP della rete OPB, dove l’evoluzione dell’Edge indotta dal cospicuo dispiega-mento della fibra, consentirà di consolidare - e quindi semplifica-re - funzionalità oggi espletate sui PoP da una pluralità di differenti piattaforme e apparati, abilitando inoltre la realizzazione di architet-ture più affidabili.

Vediamo meglio nel dettaglio questi punti.

La nuova rete di accesso2L’attuale rete di accesso di Telecom Ita-lia è costituita da circa 10 mila centrali terminali, chiamate SL (Stadi di Linea), da cui partono i cavi di distribuzione - principalmente in rame - che arrivano fino alla sede del cliente. Gli importanti programmi avviati da TI nell’arco degli ultimi anni per il passaggio da rame a fi-

bra in accesso (NGAN) permetteranno il dispiegamento di un’infrastruttura di cavi in fibra, partendo dalle principali aree metropolitane e procedendo con una diffusione progressiva nei centri minori. Durante tale processo di con-versione, le nuove tecnologie NG-PON permetteranno il futuro accorpamento degli attuali SL in un numero ridotto di centrali, denominate LT-CO (Long Term Central Office). Sarà infatti possibile trasportare su una singola fibra il traffico gene-rato da centinaia di clienti per di-stanze dell’ordine di 50-100 km, abilitando un significativo prolunga-mento della rete di accesso e riducen-do di conseguenza il numero delle cen-trali, dove installare gli apparati OLT (Optical Line Termination) dedicati alla raccolta ed elaborazione del traffi-co dei clienti finali. Nel lungo termine, le centrali LT-CO che continueranno a essere sede di apparati attivi saranno ridotte a circa 1800, ovvero un quinto del numero at-tuale. Tale riduzione consentirà di abi-litare significativi vantaggi in termini di costi di esercizio e manutenzione, sia

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perché l’impiego della fibra comporta un minor tasso di guastabilità rispetto al rame, sia perché viene ridotto il nu-mero di sedi con elettronica attiva da esercire. In aggiunta, la riduzione del numero di centrali con elettronica atti-va permetterà di attuare il progressivo svuotamento delle centrali non LT-CO da ogni tipo di apparato elettronico esi-stente e dal permutatore della rete in rame, garantendo un notevole rispar-mio di spazi e conseguentemente dei costi di locazione nel caso di centrali in sedi non di proprietà sociale.Le centrali LT-CO destinate a essere mantenute nel lungo termine sono oggi prevalentemente rappresenta-te da SL o SGU con caratteristiche di “hub” di fibra, cioè da centrali tipica-mente di grandi dimensioni (per nu-mero di clienti raccolti), con più di 2 direttrici di portanti in fibra già esi-stenti. La loro sostituzione esclusiva-mente con cavi e giunti in fibra ottica sarebbe di conseguenza impossibile.Gli LT-CO su cui saranno accorpate le rimanenti centrali, proprio per la loro caratteristica di costituire degli “hub” di fibra, sono ovviamente più diffuse nelle aree metropolitane. Di conse-

Figura 1 - Distribuzione degli LT-CO (pallini rossi) in Torino e provincia

guenza nelle aree di provincia e più periferiche, il numero di LT-CO sarà più ridotto rispetto alle aree metro-politane, con un maggiore effetto di accorpamento degli attuali SL. Come esempio di tale distribuzione si veda la Figura 1, dove è evidente la differenza tra l’elevato numero di LT-CO nell’area metropolitana di Torino e quello più ridotto nell’area delle valli olimpiche.

La riorganizzazione delle centrali a seguito del processo di accorpamento comporta la definizione di macro-aree di centrale con una distribuzione più uniforme dell’utenza, che si attesta a un valore medio di circa 13.000 Unità Immobiliari. La distribuzione delle di-stanze tra le centrali da accorpare e le sedi LT-CO è tale per cui solamente nel 8% dei casi si superano i 40 km, e nel 40% dei casi tale distanza è addirittura inferiore a 10 km. L’architettura della rete di accesso di lungo termine (Figura 2) è riferita a due differenti segmenti di rete: il primo, che si estende dalla sede del

cliente fino alla sede dell’attuale cen-trale di competenza (SL);

il secondo, detto prolungamento di accesso, che unisce la sede SL che viene by-passata (nel caso sia una sede da abbandonare nel lungo ter-mine) con la sede LT-CO.

L’architettura di rete differisce a se-conda che si consideri il segmento re-sidenziale/SOHO o che si analizzi il segmento dei clienti Top/Enterprise o dei siti di antenne di rete mobile. Per alcune tipologie di clienti è previ-sta una soluzione FTTH di tipo punto-multipunto: da un unico punto (OLT),

Clienti residenziali e small business

Sedeby-passata

Sedeby-passata

Prolungamentodell’accesso

Splitteredificio

Splitterprimario

ONT

OTB

OTB

ODF

OLT

ODF

OLT

Rete primaria e prolungamento dell’accesso in doppia via con diverificazione di percorso due/tre livelli al variare dello splitter ratio totale

Accesso basato su architettura P-P- in dark fiber da sede cliente a sede by-passata- in dark fiber o con multiplazione su canali ottici NG-PON da sede by-passata a LT-CO

Figura 2 - Architettura della rete di accesso

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tramite splitter ottici passivi, viene ricevuto e inviato il traffico verso più punti, costituiti dagli apparati nel-le sedi clienti. In funzione del fattore totale di splitting impiegabile in rete, sono possibili alternative architetturali con 2 o 3 livelli di splitting. Al cresce-re di tale fattore, può infatti risultare conveniente introdurre un ulteriore livello di splitting (ad esempio a livello di sede by-passata, come riportato ad esempio nella Figura 2), allo scopo di ottimizzare il fattore di riempimento del numero di clienti per singola inter-faccia NG-PON.L’architettura a tendere prevede un doppio cammino con percorso diver-sificato sia nel tratto splitter primario/ sede by-passata, che nel segmento di prolungamento dell’accesso.Per altri clienti invece si prevede un’ar-chitettura di accesso punto-punto, cioè basata su collegamento dedicato tra il punto dove si trova lo OLT e il punto dove si trova l’apparato. Il colle-gamento viene realizzato in fibra nuda dedicata nella tratta sede cliente / sede by-passata (ex SL) e in fibra nuda, o eventualmente mediante multipla-zione su canali ottici di tipo NG-PON (come ad esempio nel caso riportato in Figura 2), nella tratta sede by-passata (ex-SL) / sede LT-CO. Per tali clienti è possibile proporre la duplicazione e diversificazione delle vie, utilizzando coppie di splitter di-versi per prima e seconda via (vedi Fi-gura 2).Le tecnologie su cui si baseranno le ar-chitetture descritte sono: la XG-PON, disponibile dal 2012,

che permetterà di coprire distanze dell’ordine dei 20 km (il doppio ri-spetto al limite della tecnologia PON attuale) con un fattore di splitting 1:64;

la NG-PON, disponibile dal 2015, che permetterà di raggiungere di-stanze almeno dell’ordine dei 50 km con fattori di splitting 1:64 o supe-riori.

La rete di aggregazione3La crescente domanda di banda verso i PoP di backbone dettata dai nuovi servizi, insieme con gli effetti imposti dalla nuova architettura del livello di accesso, basata su un numero ridotto di LT-CO, rendono necessario ride-finire anche l’architettura a tendere della rete di aggregazione, cioè del segmento di rete con estensione me-tro-regionale che collega le sedi con Access Node (AN) al backbone. Le sedi LT-CO con AN sono suddivise in due insiemi: sedi LT-CO situate in aree metro-

politane ad alta magliatura in fibra, dalle quali è possibile raggiungere i PoP con una sola tratta trasmissiva;

sedi LT-CO in aree provinciali/regio-nali, con distanze maggiori dai PoP e con grado di magliatura più limitata, per le quali sono richieste almeno due tratte trasmissive per raggiunge-re i PoP.

L’architettura target della rete di ag-gregazione è riportata in Figura 3 ed è contraddistinta da due caratteristiche principali: è composta da tre livelli gerarchici

di sedi con funzione di aggregazione L2 (MPLS);

garantisce la doppia attestazione di ciascuna sede LT-CO ad apparati di servizio di livello 3 (IP) situati in sedi PoP differenti (dual homing di sede IP-Edge), in modo da garantire un elevato livello di affidabilità.

I livelli di concentrazione presentano la seguente struttura gerarchica: il primo livello di aggregazione MPLS

viene effettuato nelle sedi PoP, dove sono impiegati Aggregation Node (AgN) costituiti da switch MPLS ad alta scalabilità per la raccolta di tutte le interfacce 10GbE provenienti da-gli AN dell’area afferente al PoP;

il secondo livello di aggregazione è svolto da AgN situati in sedi metro denominate “metro-hub”, le quali hanno la caratteristica di trovarsi – dal punto di vista del tracciato dei cavi in fibra - in una posizione di transito per il traffico diretto verso i PoP e generato dagli AN delle sedi LT-CO regionali. Le sedi “metro-hub” risultano quindi topologica-mente le più idonee per svolgere la funzione di aggregazione;

il terzo livello di aggregazione vie-ne svolto dagli AN delle sedi LT-CO.

AN

AN

ON

ONON

OLO AgN

ON

OLO

AN

AN

ON

ON

OLO AgN

AN AN

ON

AN AN

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ON

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ONAN AN

ON

AN

ON

SN SN

AgN

ON

OLO

SN SN

AgN1820

PoP1

LIVELLO 1 Aggregazione dei PoP: su apparato ad alta scalabilità per la raccolta di tutte le interfacce 10GE dell’area

LIVELLO 2 Eventuale aggregazione intermedia negli LT-CO “Metro-Hub” per il consolidamentodel BH di più LT-CO “Regionali”

LIVELLO 3 Aggregazione locale nei LT-CO: per il consolidamento del traffico di tutti gli OLT del LT-CO

PoP2

~360

~1470

LT-CO in areead alta

magliaturain FO

PoP raggiunticon una tratta

trasmissiva

LT-CO“Metro”

di cui ~120 LT-CO“Metro Hub”

SN

AN

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AgN

Service Node (BRAS, PE, ...)Aggregation Node MPLSOptical NodeAccess Node

Topologia adanelli/maglia

Topologiaad anelli

Sede metro Sede metro

Sede regionale Sede regionaleSede regionale

AN

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Sede regionale Sede regionaleSede regionale

Sede regionaleLT-CO

“Regionali”

Raggiungonoi PoP cinalmeno

due trattetrasmissive

Figura 3 - Architettura della rete di aggregazione

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Infatti, oltre a essere equipaggiati con interfacce d’utente di tipo GbE e NG-PON, gli AN sviluppano anche la funzionalità di switch MPLS, che permette di consolidare il traffico locale di tutti gli AN e consente di evitare l’ulteriore inserimento in rete di apparati dedicati solo alla concen-trazione del traffico .

Le sedi dei tre livelli di aggregazione sono collegate tra loro tramite una rete di trasporto di livello “1” basata su ON (Optical Node) di tipo ROADM WDM, con topologia tipicamente ad anello nel segmento regionale (dove il livello di magliatura in fibra è più contenu-to) e con topologia a maglia nel seg-mento metropolitano (dove il livello di magliatura in fibra è più ricco). In base all’evoluzione tecnologica, le fun-zionalità di ROADM e di switch MPLS potranno essere integrate all’interno di uno stesso apparato, con significativi vantaggi in termini di semplificazione degli aspetti di gestione. L’architettura a tendere della rete di aggregazione prevede che i nodi di servizio di livello IP siano concentrati a livello di sede di PoP.

Quale evoluzione nel segmento di backbone?4

Per garantire elevate prestazioni e alta affidabilità, l’architettura e struttura della rete backbone subirà significa-tive variazioni, riguardanti principal-mente: la modalità di attestazione della rete

metro-regionale ai PoP della rete na-zionale;

la numerosità e dislocazione dei PoP;

l’architettura interna del PoP.La razionalizzazione della molteplicità di reti attualmente dispiegate nel seg-mento metro-regionale verso una sola rete metro-regionale “universale”, in grado cioè di trasportare tutti i servi-zi, offre da un lato vantaggi in termi-

ni di ridotti investimenti, di facilità di gestione e limitata operatività, mentre dall’altro aumenta la rischiosità dei guasti di rete. Particolarmente critiche in tal senso sono le sedi PoP della rete nazionale OPB, dove vengono concentrati tutti i servizi voce e dati, mobili e fissi. Un guasto in tali sedi, se non opportuna-mente protetto, rischia di isolare com-pletamente la clientela dislocata in un’ampia porzione di territorio. L’architettura TO-BE della rete prevede quindi la protezione dell’attestazione dei servizi ai PoP tramite “dual homing” geografico su due sedi PoP diverse. In tal modo viene garantita la continuità dell’erogazione del servizio non solo in presenza di guasti degli apparati delle sedi PoP, ma anche in caso di guasto catastrofico di un PoP (Figura 4). Tale architettura prevede all’interno di ciascun PoP OPB la presenza di due Core Router (“doubling”).La modifica nell’architettura di at-testazione ai PoP OPB da “single” a “dual homing” determina anche una revisione del numero e della disloca-zione delle sedi PoP. Infatti la semplice associazione delle attuali 32 sedi PoP in 16 “coppie PoP” non garantisce una soluzione economica ottimizzata per la copertura del territorio. Inoltre la maggiore concentrazione degli LT-CO nelle grandi aree metropolitane sug-gerisce la realizzazione di coppie PoP metropolitane nelle più grandi città. La soluzione di riferimento prevede quindi la realizzazione di 17 coppie

PoP, per un totale di 34 PoP. In alcu-ni casi sarà possibile “accoppiare” PoP esistenti, come ad esempio per le cop-pie di PoP di Milano e di Roma, oppure nel caso di PoP singoli in città contigue e ben collegate fra loro. In altri casi bisognerà invece realizzare nuovi PoP, in modo da garantire un se-condo PoP per aree che ne sono prive. In tali casi la seconda sede PoP potrà essere eventualmente scelta in coin-cidenza con le sedi di Core Network mobile, in modo da massimizzare le possibili sinergie fra le due reti. Infine, in alcuni territori dove sono ef-fettivamente già presenti due sedi PoP e in cui una delle due si trova in posi-zione non ottimizzata rispetto alla di-slocazione degli LT-CO, sono possibili due soluzioni: il “congelamento” del PoP periferico,

con contestuale apertura di un se-condo PoP in area metropolitana;

il mantenimento del PoP periferico esistente.

L’evoluzione tecnologica già in essere per gli apparati di IP-Edge e di Core Network permetterà inoltre una note-vole semplificazione dell’architettura interna al PoP, in ottica di de-boxing, le cui principali direttrici di intervento saranno: il consolidamento di apparati IP-Ed-

ge in pochi apparati di taglia elevata; l’integrazione, sugli stessi apparati

di IP-Edge, di funzionalità che ad oggi richiedono apparati dedicati;

la riduzione - e in prospettiva elimi-nazione - degli switch di front-end

OLT OPB

PoP 1

PoP 2

Metro-Regional Network

BRAS/PE Core Route

Figura 4 - Architettura dual homing di attestazione ai PoP OPB

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con contestuale diretta attestazione degli apparati di IP-Edge sui Core Router, che saranno dotati di inter-facce ad elevata capacità.

I Lean Data Center5A questo punto una domanda è d’ob-bligo: a fronte di un così ampio di-spiegamento di fibra ottica, è ancora sensato mantenere gli attuali punti di erogazione dei servizi IT, cioè i DC (Data Center), nella loro connotazione e posizione attuale?L’analisi effettuata ha permesso di stabilire che il modello attuale di ar-chitettura concentrata sui DC tradi-zionali, chiamati d’ora in poi per con-venzione HDC (Heavy Data Center), è più che appropriato per i Servizi di Tipo IaaS (Infrastructure-as-a-Servi-ce) attualmente erogati.Si stanno però aggressivamente affac-ciando sul mercato alcuni nuovi servi-zi Cloud (business continuity, hybrid cloud, servizi multimediali), che sem-brano invece più adatti a un’architettu-ra di tipo distribuita. Tali servizi sono infatti caratterizzati da RTT (Round Trip Time o latenza) ridotto e da uso intensivo della banda trasmissiva.L’attuale posizionamento degli HDC e il dispiegamento geografico dei PoP OPB fanno sì che clienti dislocati in diverse regioni sperimentino diversi valori di latenza nel collegamento tra il punto di erogazione e di fruizione del servizio. Ciò è dovuto al fatto che i fotoni componenti il segnale lumi-noso, pur propagandosi nella fibra a velocità prossime a quella della luce nel vuoto (3 x 108 m/s), impiegano un certo tempo a percorrere lunghe distanze (circa 1 ms ogni 300 Km, se-condo la nota formula Tempo=Spazio/Velocità), a cui si devono aggiungere i tempi di attraversamento degli appa-rati attivi di rete. Poiché il throughput percepito da un cliente finale è inver-

samente proporzionale alla latenza e alla radice quadrata della percentua-le di pacchetti persi rispetto a quelli trasmessi correttamente PL (Packet Loss), ne deriva che in caso di tratte lunghe o con PL elevato, il cliente per-cepisca un degrado delle prestazioni della rete. Alcuni servizi particolar-mente “time sensitive” potrebbero quindi incepparsi.Ne deriva che l’attivazione di alcune strutture IT particolarmente snelle LDC (Lean Data Center) direttamen-te nei PoP, permetterebbe di ottenere due benefici immediati: una drastica riduzione e omogeneiz-

zazione della latenza; un sensibile risparmio sui costi di

trasporto, in quanto non verrebbe più impegnata la rete OPB per il col-legamento cliente – LDC.

Per analizzare la convenienza di attiva-re o meno alcuni LDC nei PoP si sono quindi messi a confronto i costi di se-tup di un LDC con i risparmi sul tra-sporto OPB. Per fare ciò, dal momento che il throughput necessario per ero-gare un servizio di business continui-ty è funzione sia della dimensione del DB (Data Base), sia della sua percen-tuale di movimentazione giornaliera, sono state considerate due tipologie di clienti:a) clienti di tipo “commercio”, con DB

mediamente piccoli (0,5 TB), ma movimentazione giornaliera inten-sa (15%);

b) clienti di tipo “industria” , con DB di maggiori dimensioni (1,0 TB), ma movimentazione giornaliera li-mitata (5%).

Data la dimensione del DB e la percen-tuale di movimentazione giornaliera, è possibile calcolare sia il throughput necessario, sia il numero di “core”, uti-lizzando informazioni pubblicamente disponibili.Il risultato è riportato nelle Tabelle 1 e 2.Poiché un LDC nasce con una configu-razione base di 170 core e 30 TB di sto-rage, si vede facilmente che lo stesso satura con una cinquantina di clienti di tipo commercio e con la metà circa di clienti di tipo industria.Poiché sono stati stimati i costi di se-tup di un LDC e sono noti i costi di trasporto su OPB, si possono costruire curve di confronto tra i costi di setup di uno LDC e i risparmi indotti su OPB dal mancato trasporto, con questi ri-sultati: in caso di clienti “commercio” la con-

venienza economica si raggiunge già con una quindicina di clienti;

in caso di clienti “industria” la conve-nienza economica netta si raggiunge con un numero di clienti superiore.

Il risultato è sensato: infatti, dal mo-mento che i clienti “industria” hanno DB di maggiori dimensioni rispetto ai clienti “commercio” (1,0 TB medio vs. 0,5 TB), utilizzano più «core» e quin-di saturano prima lo LDC. Avendo inoltre solo il 5% di movimentazione giornaliera del DB, usano meno ban-da, rendendo meno conveniente il confronto tra costi di setup e costo del trasporto.In conclusione, l’analisi dimostra che: là dove esistono HDC è bene che

questi – qualora già non lo siano –

Cliente DB (TB) Movimentazione (%) Troughput (Mbps)Commercio 0,5 15 23

Industria 1,0 5 15

Cliente DB (TB) # core necessari Capacità LDC (clienti)Commercio 0,5 3,5 <48

Industria 1,0 7,0 <24

Tabella 2 - Numero di “core” necessari

Tabella 1 - Throughput necessario

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vengano aperti all’erogazione di ser-vizi IaaS verso il mercato, in quanto risultano la piattaforma più conve-niente per la loro fornitura;

nelle regioni dove invece tali infra-strutture non esistono, è bene ana-lizzare business plan di dettaglio che, in funzione della potenziale clientela, permettano di definire la convenienza economica per il setup di un LDC in funzione dei parametri indicati.

Semplificazione architettura e affidabilità 6

L’evoluzione architetturale e tecnolo-gica sul segmento di accesso permet-terà non solo di ridurre il numero di centrali nel lungo termine, ma abili-terà anche una significativa riduzione degli spazi occupati dagli apparati. L’impiego della fibra in accesso e delle tecnologie NG-PON consentono infat-ti, nel caso di soluzioni con fattore di splitting 1:64, di dedicare al massimo una fibra ogni 45-50 clienti, anziché un doppino per cliente come avviene per l’attuale rete in rame. Il fattore di condivisione ovviamente cresce all’au-mentare del corrispondente fattore di splitting, consentendo una sostanziosa riduzione degli spazi occupati. Nel caso riportato in Figura 5 è stata esaminata in dettaglio una centrale a cui sono attestati 20.000 clienti, dove si passa da uno spazio occupato dal permutatore in rame nell’ordine dei 100 mq, a uno spazio richiesto dal per-mutatore in fibra ODF (Optical Distri-bution Frame) dell’ordine dei 5-6 mq.Per quanto inoltre riguarda gli appa-rati di accesso, la forte evoluzione tec-nologica dei componenti elettro-ottici consente di aumentare - con una scala notevolmente superiore rispetto agli apparati tradizionali (Switch PSTN e DSLAM) - la densità di porte per sche-da e il numero di clienti gestiti dalle in-terfacce NG-PON installate sulle OLT,

abilitando un ulteriore parametro di riduzione del fattore di occupazione degli spazi. Per una centrale da 20.000 clienti, come riportato ancora in Figura 5, è stato calcolato il fattore di consoli-damento del numero di telai: in prati-ca si passerà da oltre 100 telai attuali a meno di 5 nella situazione TO-BE. La nuova architettura fornisce inoltre il risultato di migliorare l’affidabilità end-to-end (e2e) dei servizi erogati, so-prattutto in virtù della realizzazione di un’unica rete per il trasporto dei diversi servizi (delayering), della riduzione dei «single point of failure» (dual homing) e della complessiva minore guastabilità della catena impiantistica (fibra ottica in accesso e de-boxing nei segmenti di aggregazione e backbone). Dal valore attuale di affidabilità, che oscilla tra 99,9% (Three Nine) e 99,99% (Four Nine), si passa a un valore e2e sempre superiore ai Four Nine.

La domanda che ora sorge spontanea, quasi a voler parafrasare la frase di A. Einstein ”fate le cose nel modo più semplice possibile, ma senza sempli-

Conclusioni

ficare”, è la seguente: ma sarà possi-bile fare qualcosa di concreto oppure tutto questo esercizio è destinato a ri-manere prettamente teorico?La risposta è che si deve interveni-re ora secondo queste modalità: per il segmento di accesso è opportuno prevedere un deployment della rete NGAN con OLT installate nelle sole centrali che diventeranno LT-CO, in modo da evitare di introdurre nuo-va elettronica nelle sedi candidate al progressivo svuotamento, oltre che procedere con la sperimentazione della tecnologia XG-PON, in modo da porre le basi per la realizzazione del prolungamento dell’accesso da sede d’utente a sede OLT .Per il segmento di aggregazione si prevede sia la realizzazione della doppia attestazione di ciascuna sede LT-CO ad apparati di servizio di livel-lo 3 (BRAS) situati in sedi PoP diffe-renti (dual homing di sede IP-Edge), in modo da aumentare l’affidabilità della rete, sia un upgrade tecnologico degli AgN nelle sedi PoP mediante ap-parati di nuova generazione, in modo da garantire una maggiore scalabilità in termini di interfacce 10 GbE per la raccolta del traffico proveniente dagli AN. Sono anche in previsione

Figura 5 - De-boxing in centrale: AS-IS vs TO-BE

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NETWORK

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[email protected]@telecomitalia.it

[email protected]

AcronimiAgN: Aggregation Node AN: Access NodeBRAS: Broadband Remote Access

ServerDSLAM: Digital Subscriber Loop

Access Multiplexer DPI: Deep Packet Inspection FTTB: Fiber To The Building FTTCab: Fiber To The CabFTTH: Fiber To The HomeGPON: Gigabit Passive Optical

NetworkLT-CO: Long Term Central OfficeNGAN: Next Generation Access

NetworkNG-PON: Next Generation – Passive

Optical NetworkODF: Optical Distribution FrameOLT: Optical Line TerminationOPB: Optical Packet BackbonePE: Provider EdgePoP: Point of PresencePSTN: Public Switched Telephone

NetworkROADM: Reconfigurable Optical

Add-Drop MultiplexerSGU: Stadio di Gruppo UrbanoSL: Stadio di LineaUMB: Ultra Mobile BroadBandWDM: Wavelength Division

MultiplexingXG-PON: 10 Gbit/s Passive Optical

Network

sperimentazioni delle funzionalità MPLS nel tratto di rete OLT / apparati Edge IP oltre che delle funzionalità di aggregazione negli OLT.Sui PoP nazionali invece si prevede di avviare il dual homing a livello di Edge IP, di consolidare il PoP (de-bo-xing) oltre che di sperimentare l’ero-gazione dei servizi IaaS da LDC ■

GuidoMossottoIngegnere elettronico è in Azienda dal 1991 dove si è interessato inizialmente di impianti di commutazione, sviluppando moduli SW di Network Analysis e successivamente di reti di accesso a larga banda, partecipando a vari progetti internazionali. Da diversi anni segue le attività di pianificazione di rete e svolge valutazioni tecnico economiche di progetti innovativi, che richiedono una vista integrata su più piattaforme di rete. Attualmente opera nella funzione Network Planning, dove si occupa dell’evoluzione architetturale e della pianificazione delle reti di accesso e metro-regionali.

RobertoClementeLaureato in Ingegneria Elettronica lavora in Telecom Italia dal 1995. Inizialmente coinvolto nel settore della ricerca, ha contribuito a diversi progetti internazionali EC e Eurescom riguardanti l’evoluzione delle reti trasmissive, i meccanismi di protezione dei servizi, le interdipendenze fra infrastrutture critiche nazionali. Dal 2007 opera nel settore della pianificazione tecnica dove attualmente si occupa di evoluzione delle reti di trasporto metro-regionali e backbone e di analisi affidabilistiche di reti e servizi. È membro dello Steering Committee della conferenza DRCN (Design of Reliable Communication Networks).

MassimoAlbani Laureato in Ingegneria Nucleare, dopo significative esperienze in qualità di Telecommunication Manager in Hewlett Packard, Pirelli e in qualità di CIO di PRADA, approda in Telecom Italia nel 2002 e realizza alcuni progetti di ambito aziendale: Tiberius, GRIFFON, Rete di Gruppo e il middleware di integrazione Wireline “e-Foundation”. Nel 2006 entra a far parte dell’organizzazione di IT Governance, dove sviluppa le architetture di Next Generation Data Center, il Framework SOA e del Cloud Computing, supportando la realizzazione dei corrispondenti progetti realizzati dal team di Infrastrutture Informatiche.Nel 2009 assume la responsabilità delle Architetture di Rete e delle Piattaforme IT; recentemente è responsabile delle Metro/Regional & Core Networks in ambito Wireline Network Planning.

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TUTTI I BIT PASSANO PER IL TRASPORTO

Giuseppe Ferraris, Stefano Mariani, Pasquale Mercadante

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NETWORK

SERVIZIINFORMATICA

Le reti di Trasporto sono, e sempre saranno, le fondamenta dei servizi di TLC; tutti i bit – “fissi e mobili” - passano per il Trasporto. È quindi imprescindibile un’evoluzione continua della rete di Trasporto, con la missione di “accelerare la Semplificazione e il Rinnovamento”, e così ovviare alla stratificazione storica delle reti nazionali e regionali.

Nell’articolo si tratta l’evoluzione tecnologica del Trasporto, le tattiche operative per superare l’obsolescenza della rete e i benefici indotti nei processi di Sviluppo e Gestione della rete.Quali le reti di Trasporto?■: OPB (Optical Packet Backbone), Backbone IP/MPLS carrier-class in continua evoluzione a par-

tire dalla vecchia Interbusiness e fino alla prossima OPB3;■: kaλeidon, nuova rete fotonica flessibile, magliata, a lunga gittata con i nodi ROADM che per-

mettono instradamento e protezione delle “lambda”;■: l’OTN, matrici elettriche su kaλeidon per un’efficiente aggregazione di flussi eterogenei;■: WDM Metro–Regionale, rete ottica quasi “camaleontica”, da quasi rete nazionale stile kaλeidon

a quasi rete di accesso;■: PTN (Packet Transport Network), il “matrimonio del secolo” tra trame Ethernet e trame SDH

per servizi innovativi e legacy.

Da OPB a OPB3, come sta cambiando la rete per il nuovo decennio1

L’Optical Packet Backbone rappresen-ta il punto di riferimento sia a livello di cambio tecnologico verso piattafor-me di classe superiore (da gigarouter a terarouter) che per il cambio filosofico che impone anche per la rete IP, richia-mando l’affidabilità e la esercibilità di tipo carrier-class.Dal 2005, poi sono iniziate a pieno re-gime le attività di ingegnerizzazione della nuova rete con un programma triennale denominato OPB2.OPB2 in pratica si proponeva di intro-durre i nuovi paradigmi per il backbo-ne per le sezioni più importanti di rete: l’inner core e l’outer core principale. A questo programma imponente sta se-

guendo dal 2008 la naturale estensione a tutto il resto della rete (20 PoP di outer core secondari), denominato OPB2+.

Figura 1 - Il Trasporto: le fondamenta dei nostri servizi

OPB3, la crescita sostenibile1.1Il nuovo decennio è iniziato con la con-sapevolezza che la rete OPB, seguendo i cospicui aumenti di traffico traspor-tato, stava crescendo con velocità e dimensioni tali che nuovi paradigmi andavano adottati per assicurare uno sviluppo organico per gli anni a seguire. Perciò a partire dal 2010 sono sta-te gettate le basi per una rivoluzione “dolce” della rete, articolata su tre assi paradigmatici principali: la robustez-za, la semplicità, la differenziazione.

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In sintesi:: robustezza, cioè rafforzare ulte-

riormente le parti più interne della rete, focalizzata di nuovo sui servizi premium, spingendo il concetto di qualità “carrier-grade” ad un nuovo estremo;

: semplicità, cioè ridurre numeri e complessità topologica di rete per vincere gli effetti di congestione an-che in caso di grossi disastri;

: differenziazione, cioè separare com-pletamente il traffico best effort da quello a priorità dei servizi più pregiati. Lo snodo fondamentale in questo senso è un’architettura so-vrapposta denominata di “IP Offlo-ading”.

1995-2000IBS

2001-2004OPB

2005-2007OPB2

2008-2012OPB2+

OPB3da IBS a OPB3

Figura 2 - Da IBS a OPB3

L’evoluzione per la rete di Trasporto a lunga distanza2

L’evoluzione a breve/medio termine, la nuova Rete Fotonica kaλeidon2.1

Ad inizio 2011 è partita la realizza-zione della nuova piattaforma di tra-sporto nazionale di TI: la nuova rete “kaλeidon”, una rete completamente fotonica in grado di trasportare 80 ca-

nali ottici a 40 Gbit/s con meccanismi di protezione e restoration a livello fo-tonico.Con la rete kaλeidon vengono intro-dotte in Telecom Italia le principali innovazioni tecnologiche riguardanti il trasporto di lunga distanza e la re-alizzazione di backbone nazionali. In particolare i due elementi evolutivi di-stintivi sono l’aumento della velocità di linea da 80 canali @ 10Gbit/s a 80 canali @ 40Gbit/s, con possibilità di evoluzione al 100Gbit/s e l’introduzio-ne del concetto di flessibilità della rete a livello fotonico, tramite i nodi RO-ADM Multidegree ed il Control Plane.Fino ad oggi i sistemi DWDM nazio-nali (sistemi LH, Long Haul) sono stati realizzati in modalità punto – punto, in configurazione tipica OLT (termi-nale di linea) nei nodi di terminazio-ne del sistema, OLA (amplificatore di linea) nei nodi intermedi ai soli fini di amplificazione ottica del segnale, e FOADM (OADM fisso) eventualmente presente nei nodi intermedi del siste-ma, in cui è necessario effettuare l’add and drop di un sottoinsieme determi-nato e fisso di canali ottici.La nuova rete prevede invece un’ar-chitettura a maglia, in cui i nodi del-

la maglia sono equipaggiati con nodi Multidegree ROADM, ovvero apparati riconfigurabili da remoto in grado di realizzare lo switch ed il rerouting di canali ottici su un numero di direzioni variabile (fino ad un massimo di nove) ed in grado di abilitare l’introduzione di meccanismi di “intelligenza” (Piani di controllo, come ad oggi utilizzati nelle reti IP e SDH), che consentono di implementare meccanismi di prote-zione e restoration a livello ottico. Con kaλeidon si introduce per la prima volta in TI a livello Fotonico il concetto di “Rete”, fino ad oggi tipico delle ap-plicazioni SDH e IP.L’elemento chiave dei nodi ROADM Multidegree è costituito dalla matrice ottica1 denominata WSS (Wavelength Selective Switch), che è l’elemento in grado di effettuare lo switch selettivo delle lunghezze d’onda e di reinstra-darle in base ai comandi ricevuti.L’architettura dei nodi è di tipo di-stribuito; per ciascuna delle direzioni afferenti al nodo (incluse le direzioni destinate ad utilizzo come catena di add-drop locale) è prevista l’installa-zione di una matrice WSS dedicata (su un telaio dedicato a quella direzione stessa); tutte le matrici WSS sono in-terconnesse tra di loro tramite cablag-gi ottici. Da un punto di vista gestio-nale, l’insieme dei telai e delle matrici WSS afferenti ad un nodo è visto come un unico NE Network Element.Un’architettura di questo tipo, in cui un canale ottico afferente ad un nodo può essere instradato da remoto in maniera automatica su una qualsiasi delle altre direzioni si definisce “direc-tionless”.L’altro elemento di novità rispetto alla soluzione DWDM tradizionale è costi-tuito dagli elementi di multiplazione e demultiplazione sintonizzabili in lunghezza d’onda (MUX/DEMUX Tu-nabili), ovvero da filtri che a differen-za di quelli comunemente usati (de-finiti fissi) sono in grado di scegliere la lunghezza d’onda. L’architettura di

1: La tecnologia con cui sono implementati i moduli WSS è tipicamente di tipo MEMS (Micro Electro Mechanical Systems basati su specchi) o LC (Liquid Crystal)

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Fibra verso Nord

Fibra verso Est

Il piano di controllo inviacomandi a ciascun WSSaprendo o chiudento le porte delle singole lunghezze d’onda

Fibra verso Ovest

WSS

WSS

WSS

Splitter

Figura 3 - Schema di funzionamento di un nodo ROADM (è rappresentato un verso di trasmissione)

un nodo che oltre alle caratteristiche prima descritte è anche equipaggiato (per la sola sezione di add-drop) con filtri tunabili si definisce “directionless e colorless”.In una rete delle dimensioni di quella italiana basata su ROADM Multide-gree, la maggior parte delle relazioni di traffico tra una qualsiasi coppia di nodi è realizzata da una coppia di tran-sponder installati nei due end point del servizio: l’attraversamento dei nodi ROADM intermedi, eventualmente presenti lungo il percorso, è effettuato tramite opportuni switch delle matrici ottiche attraversate, senza la necessità di installare ulteriori transponder: si evita quindi la rigenerazione back to back necessaria quando si transita da un sistema punto-punto ad un altro sistema punto-punto. La rigenerazio-ne del segnale ottico è eventualmente necessaria solo per superare eventuali limiti fisici di collegamenti particolar-mente lunghi o numero di nodi attra-versati troppo elevato.In sintesi le caratteristiche principali del nuovo backbone kaλeidon (in figu-ra la topologia target della rete) sono:: 44 nodi ROADM Multidegree (fino a

9 degree) in tecnologia WSS;: 70 sistemi DWDM ULH (per un to-

tale di 12000 km f.o.) equipaggiati con 80 canali @ 40Gbit/s

: Ready for il 100G;: Possibilità di implementare vari

schemi di resilience.

Figura 4 - Topologia di kaλeidon

Da un punto di vista del Cliente, la nuova rete permetterà di ottenere pre-stazioni ancora migliori rispetto alle attuali in termini di:: ulteriore riduzione dei tempi di la-

tenza dei servizi;: possibilità di una maggiore varietà

di schemi di protezione applicabili ai flussi a livello fotonico;

: possibilità di richiedere circuiti con capacità pari a 40Gbit/s e, in un se-condo step, a 100Gbit/s.

L’evoluzione a medio/lungo termine, l’introduzione dell’OTN2.2

La rete kaλeidon è per sua natura una rete nata per il trasporto efficiente del traffico ad alta velocità (>10G); è evi-dente quindi come sia necessario pia-nificare uno step evolutivo successivo per il backbone, che preveda l’introdu-zione di un layer “elettrico”, dedicato al

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grooming ed alla gestione del traffico a velocità inferiori (VC4 nativo e conca-tenato e tutti i segnali “VC4 like” con velocità minore del 10Gbit/s).Tale layer, che da un punto di vista lo-gico può essere visto come l’evoluzione dell’attuale rete Phoenix, verrà realiz-zato con l’adozione della tecnologia OTN (Optical Transport Network).Fondamentalmente quindi allo stra-to di trasporto fotonico, dotato dei meccanismi di protezione ottica ed ottimizzato per flussi a 10/40 Gbit/s, verrà integrato uno strato elettrico (matrici OTN) in grado di implemen-tare in modo flessibile la multipla-zione dei flussi a velocità più bassa di 10 Gbit/s (Figura 5).

Path set up from A to B

Kaλeidon - Electronic switching (ODU*)

Kaλeidon - Photonic switching (canale ottico)

client Lineside

ROADM

OTNMatrix

OTULineCard

OTULineCard

ROADM

A Z

Matrice OTN

Figura 5 - Il piano fotonico e il piano elettrico

* ODU Optical Data Unit, struttura digitale su cui si “caricano” in modo trasparente i segnali cliente. ODU di gerarchia bassa possono condividere lo stesso canale ottico di gerarchia più elevata.

L’implementazione sarà possibile tra-mite matrici OTN integrabili diretta-mente nei nodi kaλeidon.Ciascun nodo kaλeidon sarà quindi equipaggiato con una matrice OTN ed il networking OTN sarà fatto su esi-genze “sub lambda” (STM-16 e GbE) con aggregazione e grooming inter-media per usare al meglio la capacità trasmissiva dei canali ottici; in questo modo si aumenta inoltre l’efficienza spettrale dei canali ottici.I vantaggi derivanti dall’introduzione dell’OTN sono i seguenti:: migliore efficienza spettrale: riempi-

mento ottimo dei canali ottici a 40G (e in futuro a 100G) e conseguente mi-nore numero di canali ottici in rete;

: migliore scalabilità di rete: ridotta probabilità di saturazione dei nodi critici;

: possibilità di abilitare la restoration anche a livello elettrico con vantaggi sulla velocità di intervento dei mec-canismi di protezione.

Per flussi sublambda rispetto all’uso dei muxponder: pianificazione sem-plificata, migliore gestibilità, fast pro-visioning.L’OTN permette infine di gestire i ser-vizi end to end anche su piattaforme ottiche di fornitori diversi e sarà esten-dibile anche alle piattaforme WDM re-gionali per avere una gestione end-to-end del singolo flusso ottico.

La strategia per le reti regionali e metropolitane 3

In questa sezione di rete il trasporto si troverà nei prossimi anni a dover gesti-re un traffico in prevalenza a pacchetto di tipo Ethernet ed allo stesso tempo e per un periodo non facilmente pre-vedibile, dovrà continuare a garantire l’offerta attuale di servizi legacy TDM e di servizi SAN. Le richieste di servi-zi sincroni su rete SDH sono previste in calo, ma rappresenteranno ancora a lungo termine una quota consistente di mercato, mentre per i servizi SAN non si prevede alcuna riduzione. Ormai tutti i principali fornitori di ap-parati di trasporto SDH e WDM hanno reso disponibili nei loro listini linee di prodotto che realizzano il paradigma di integrazione in un solo sistema delle funzionalità di trasporto e di switching e forwarding del traffico di livello 2. L’elaborazione dei pacchetti è affidato al nuovo strato di rete, fisicamente rea-lizzato con matrici di switching elettri-che definite “universali” o “agnostiche” che oggi possono coesistere con quelle tradizionali SDH: le matrici universali dovranno a tendere permettere di so-stituire completamente le matrici in grado di processare solo entità logiche

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come i VC4 e garantire la possibilità di gestire indifferentemente e contempo-raneamente strutture logiche di tipo pacchetto oltre a VC4 e ODU-n G.709. Le interfacce cliente dei nodi, solita-mente ottiche, possono essere confi-gurate per accettare una grande varietà di protocolli, da quelli sincroni a quelli asincroni Ethernet, ATM e SAN, e tutte le velocità di cifra (da qualche Mbit/s sino a decine di Gbit/s); la trasmissio-ne avviene su fibra ottica e le interfacce aggregate di linea sono quelle definite nella OTN, ossia strutture di trama de-finite nella Raccomandazione ITU-T G.709, sulle quali la matrice provve-de a multiplare il traffico di pacchetti a valle delle operazioni di switching e forwarding. L’adozione dei dispositivi WSS (Wavelenght Selective Switch) e ROADM (Reconfigurable Optical Add Drop Multiplexer) permette la realiz-zazione di reti con topologie a maglia che ben si adattano alle esigenze di connessione del mondo dati.

E/FE

SHDSL

BUSINESSE/FE

DSLAM IP

PoP OPM

xWD

M

Traffico non su OPM

Sede bacino raccolta

STM-n1/10 GbE

FE

FE

ATM

2Mb

2Mb

2Mb

2Mb

Mini/DSLAM IP

2MbCDN/ATM

GbE

GbE

GbE

GbE

GbE

FEGbE

GbE

GbE

GbE

PT

PT

PT

PT

PT

MobileATM

Figura 6 - Raccolta di traffico via PTN

La crescita ed evoluzione dei servizi Ethernet: Packet Transport Network3.1

La tecnologia Packet Transport Net-work rappresenta la soluzione tecno-logica per la costituzione della rete di trasporto metro/regionale per la raccolta diretta di diverse tipologie di traffico, quali DSLAM IP, Node B ATM/Ethernet, Circuiti legacy (fino al 155 Mb/s) e Clientela business/OLO con accessi CDN, ATM, Ethernet (E/FE).I principali vantaggi che l’utilizzo del-la tecnologia PTN permetterà di otte-nere sono i seguenti:Ottimizzazione di rete per il trasporto di traffico a pacchetto. In tal senso, il trasporto del traffico a pacchetto avrà prestazioni analoghe a quelle ottenute con la tecnologia SDH, ma senza le li-mitazioni che tale tecnologia impone in termini di banda prefissata, con la possibilità di costruire “circuiti a pac-chetto” a banda flessibile a granularità

molto fine, con meccanismi di gestio-ne efficiente dell’extra-traffico tramite multiplazione statistica e con adegua-te politiche di QoS e con la possibilità di offrire flussi con banda garantita.Forte affidabilità della rete. I meccani-smi di protezione implementati dagli apparati PTN sono del tutto equiva-lenti a quelli di apparati SDH, garan-tendo medesimi risultati in termini di affidabilità e protezione del traffico della rete.Possibilità di continuare a gestire traf-fico TDM. Gli apparati PTN consento-no di continuare trasportare traffico a circuito con elevati requisiti di qualità (circuiti privati E1, E3, STM-1). Esi-stono inoltre tecnologie che consento-no un adeguato trasporto della sincro-nizzazione anche su interfacce di linea a pacchetto (Synchronous Ethnernet e IEEE 1588).Continuità con tecnologie, processi e metodologie di gestione tipiche delle reti di trasporto. La tecnologia PTN offre strumenti di gestione (element e network manager) del tutto analoghi a quelli attualmente utilizzati per la rete di trasporto. I meccanismi di OAM della tecnologia PTN sono stati defi-niti al fine di rendere la rete di nuova generazione del tutto simile alle reti di trasporto.Efficientamento nel dimensionamento della rete. La capacità di aggregare il traffico Ethernet negli Stadi di Linea prima di andare verso le sedi OPM permetterà di dimensionare la rete in maniera più precisa, evitando sovradi-mensionamenti o sprechi in termini di risorse anche nelle zone più perife-riche.Da un punto di vista del Cliente, la nuova rete tecnologia garantirà i se-guenti vantaggi: disponibilità di interfacce a circuito

ed a pacchetto equipaggiate su un unico apparato installato presso sede cliente;

possibilità di garantire elevati livelli di affidabilità e meccanismi di pro-

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tezione per servizi a pacchetto ana-loghi a quelli utilizzati per le reti a circuito;

maggiore flessibilità negli upgrade di impianto e di banda al crescere delle esigenze del cliente, con la pos-sibilità di offrire servizi di connet-tività Ethernet a banda modulare e con ridotte esigenze di upgrade HW di apparato.

I cambiamenti possibili4Con il passare del tempo, l’evoluzione tecnologica ha consentito di realizza-re nuove reti in grado di trasportare quantità di traffico sempre maggiori in modo sempre più efficiente, ma le vec-chie reti sono rimaste in esercizio per-ché il ribaltamento dei flussi trasmissi-vi da una rete all’altra è un’operazione lunga e costosa.Se si considera, ad esempio, la Rete di Trasporto Nazionale, cioè il backbone trasmissivo, sono attualmente in eser-cizio una serie di reti realizzate in epo-che diverse:: La rete dei RED 4/4, detta anche SGF

dal nome del suo sistema di gestio-ne, è la prima rete SDH realizzata in Italia agli inizi degli anni ’90 ed è costituita da una maglia di cross-connect collegati da sistemi di linea punto-punto.

: La rete Arianna, realizzata a partire dal 1999, è costituita da un insieme di anelli SDH interconnessi.

: La rete Phoenix, realizzata a partire dal 2005, è una rete SDH maglia-ta dotata di un piano di controllo ASON per il reinstradamento dei flussi in seguito ai guasti.

Arianna e Phoenix sfruttano una serie di sistemi DWDM punto-punto per ri-durre i costi legati alla trasmissione di lunga distanza. Anche questi sistemi sono stati installati in epoche diverse e possono essere suddivisi in tre genera-zioni distinte.

Figura 7 - Il gioco del 15

Questa situazione così articolata ha una significativa complessità dal punto di vista operativo; per questo motivo, si ritiene utile sfruttare l’introduzione della nuova rete kaλeidon per sempli-ficare la RTN spegnendo i sistemi più vecchi.La rete kaλeidon è stata progettata fin dall’inizio per consentire una sempli-ce dismissione dei sistemi DWDM di prima e seconda generazione e per tra-sportare quelle dorsali di Arianna che, non appoggiandosi su sistemi DWDM, sono realizzate con lunghe catene di rigeneratori.Introducendo ora anche funzionalità OTN, si rende kaλeidon adatta anche a gestire flussi con velocità compresa fra 1 Gbit/s e 10 Gbit/s, aprendo la possi-bilità ad alcune semplificazioni anche su Phoenix. È quindi stato elaborato un piano di riordino complessivo delle diverse reti che compongono la RTN con l’obiettivo di spegnere definitiva-mente SGF.Questo piano è stato chiamato “gioco del 15” perché si basa su un insieme di spostamenti di flussi da una rete all’al-tra che ricorda questo gioco.Si spostano su kaλeidon i flussi a velo-cità compresa fra 1 Gbit/s e 10 Gbit/s che oggi sono trasportati su Phoenix, unicamente perché richiedono una protezione contro i guasti, e si utilizza-

no le risorse liberate per ospitare flussi a 155Mbit/s provenienti da Arianna e SGF secondo lo schema di Figura 7.Al termine di questo piano, la rete SGF sarà vuota e potrà essere dimessa.La situazione è diversa sulla rete re-gionale. Anche qui coesistono sistemi trasmissivi installati in epoche diverse, ma non siamo in presenza di una rete unitaria, bensì di tante “isole” costitu-ite da singoli anelli o sistemi punto-punto.La scelta di sostituire la tecnologia SDH nelle nuove installazioni con la tecnologia PTN, che offre un trasporto ottimizzato di ethernet, ma garantisce anche un trasporto nativo dei flussi legacy TDM ci consente di sostituire in modo semplice sistemi PDH e SDH obsoleti.Analogamente, nelle zone in cui vi sia scarsità di fibra e siano presenti siste-mi WDM di vecchia generazione, l’in-stallazione di un sistema metro WDM di nuova generazione è l’occasione per dismettere i sistemi obsoleti.

Evolvere per semplificare5È opportuno rimarcare i benefici ap-portabili dalle nuove tecnologie di Tra-sporto ai processi di operations.

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RTN: creation e maintenanceLa rete kaλeidon con la configurazio-ne da remoto dei trasponder e la loro attivazione da sistema di gestione, con addendum opportuni (bacino “dinami-co” o pre-installazione di transponder) consente di contrarre i tempi di attiva-zione e2e di un canale ottico. Con le stesse funzionalità potrebbero anche essere internalizzate completamente le attività di installazione e collaudo dei Transponder.La funzionalità di reinstradamento da remoto di kaλeidon consente di ese-guire movimentazioni di canali ottici da sistema di gestione, riducendo sia gli effort operativi e sia i tempi di in-terruzione o degrado per i clienti, su-perando il modus operandi attuale, in cui l’unica possibilità è di eseguire i reinstradamenti in manuale in caso di fault o degrado.Integrando la nuova rete nel sistema di gestione qualità si potranno eseguire attività preventiva e di conseguenza interventi in proattività.In conclusione, mediante: la protezione dei servizi trasportati; l’attivazione e il reinstradamento da

remoto; la prevenzione proattiva attraverso

campagne di misure.

Kaλeidon può essere gestita alla stregua della rete SDH, seppure con capacità trasmissiva enormemente superiore.Se kaλeidon è la rete per il trasporto dei canali ottici ad alta velocità (>10G), la rete OTN è la soluzione per il trasporto dei servizi trasmissivi a velocità inferio-ri; l’OTN, se opportunamente integra-ta anche con le piattaforme regionali, introduce, oltre ai vantaggi descritti inizialmente, efficienza operativa nelle fasi di pianificazione e provisioning dei servizi di trasporto end-to-end.

La Manageability su OPBLa mission: “crediamo che l’unica possi-bilità per un Service Provider di fronteg-giare la complessità dell’attuale scenario sia quella di evolvere verso un paradig-ma di Rete “True IP Carrier Class”: ciò rappresenta l’ultimo sforzo necessario a completare il percorso che ha condotto le reti IP a dimenticare il proprio passato “Internet” per essere delle vere e proprie reti di servizio e contenuti”.Il concetto di Carrier Class e di Mana-geability è quindi un approccio “cul-turale”, non una singola prestazione o singolo prodotto che si sta portando avanti come filosofia in Telecom Italia.Un frame work di esempio è il tema di EMMA, (Enhanced Man Machine Ap-

Il concetto di Carrier Class è un approccio “culturale”,non una singola prestazione o un singolo prodotto

Servizi Carrier Class

Reti Carrier Class

Piattaforme Carrier Class

Hardware Software ProcessiMan

agea

bilit

y

... n

Figura 8 - Il frame work della Manageability

plication), che si pone come livello di controllo intermedio tra i sistemi che attuano e gestiscono i servizi sulla rete e i comandi da lanciare direttamente sui nodi OPB.EMMA consente: di acquisire una vista integrata dei

parametri/indicatori dei Network Element;

di validare le configurazioni dei nodi attraverso il confronto con dei templa-te o con quelle di Network Element;

di confrontare anche la topologia della rete in campo con quella prece-dente.

Nella medesima direzione va il poten-ziamento del sistema STM-Visual, che rende agevole eseguire trend analysis sulle lambda e manutenzione pre-ventiva, limitando anche il ricorso ai report manuali su STM-Traffic per le analisi per singolo parametro e per singolo apparato.

PTN, Creation e MaintenanceNella rete regionale il confine tra rete dati e rete di trasporto sta diventando sempre più labile e di conseguenza la segmentazione dei relativi processi. Nella rete PTN infatti la stessa macchi-na può essere vista sia come prolunga-mento della rete OPM sia come anello della rete regionale.Nella PTN, la gestione integrata (Tras-porto+Dati) – oltre all’ottimizzazione dell’utilizzo della banda e alla flessibi-lità nell’utilizzo delle porte - comporta: attivazione e provisioning con lo stes-

so sistema utilizzato per la rete SDH, evitando di aggiungere un nuovo si-stema di Network Management;

disponibilità di tool di O&M da si-stema di gestione unificato per la componente a pacchetto;

monitoring direttamente del servi-zio, avvicinando la misura delle pre-stazioni al percepito Cliente;

semplificazione delle operations, evitando il passaggio di attività tra personale con competenza D e com-petenza T.

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Le nuove frontiere del trasporto ve-dono il consolidamento della realtà di kaλeidon con le la possibilità di tra-sportare capacità fino al 100Gbs, ma con prestazioni che supportano nuove modalità operative, rendendo la rete ottica gestibile come una rete SDH.L’evoluzione della rete nazionale sarà completata dall’OTN, estendibile an-che alle reti regionali, che garantirà migliore efficienza spettrale e mecca-nismi di protezione più rapidi.Come tutti i bit passano per il Traspor-to, tutto l’IP passa per OPB, che sta evolvendo con OPB3 verso il “true IP Carrier Class”, in modo da essere una rete sempre più robusta, semplice e con differenziazione sui servizi tra-sportati.Sul segmento di rete trasporto metro/regionale, la tecnologia Packet Tran-sport Network rappresenta la soluzio-ne tecnologica che avendo caratteri-stiche integrate di rete di trasporto e rete dati, potrà eseguire il grooming di tradizionali servizi legacy e di quelli di nuova generazione con caratteristiche di affidabilità e gestibilità analoghe a quelle tradizionali.Con tali scenari tecnologici si può me-glio gestire l’obsolescenza delle reti

Conclusioni

[email protected]@telecomitalia.it

[email protected]

AcronimiASON: Automatic Switched Optical

NetworkATM: Asynchronous Transfer

ModeCDN: Circuito Diretto NumericoCWDM: Coarse Wavelength Division

MultiplexingDEMUX: DemultiplexerDSLAM: Digital Subscriber Loop

Access MultiplexerDWDM: Dense Wavelength Division

MultiplexingDXC: Digital Cross-ConnectEMMA: Enhanced Man Machine

ApplicationFE: Fast EthernetFOADM:Fixed Optical Add-Drop

MultiplexerGbE: Gigabit EthernetHW: HardwareIP: Internet ProtocolKPI: Key Performance IndicatorKPO: Key Performance ObjectiveLC: Liquid CrystalLH: Long HaulMEMS: Micro Electro Mechanical

SysytemsMPLS: Multi-Protocol Label SwitchMUX: MultiplexerNE: Network ElementNM: Network ManagerOADM: Optical Add-Drop

MultiplexerOAM: Operation Administration

and MaintenanceODU: Optical Data UnitOLA: Optical Line AmplifierOLO: Other Licensed OperatorOLT: Optical Line TerminalOPB: Optical Packet BackboneOPM: Optical Packet MetroOSI: Open Systems

InterconnectionOSNCP: Optical Sub-Network

Connection ProtectionOTN: Optical Transport NetworkPDH: Plesyochronous Digital

NetworkPoP: Point of Presence

Figura 9 - PTN, il matrimonio del secolo?

di Trasporto ed è possibile ipotizzare il superamento di alcune tecnologie, contribuendo anche alla semplifica-zione operativa. Se aggiungiamo opportuni mix di ade-guamenti sistemistici e nuove modali-tà processive, allora la semplificazione e ottimizzazione delle operatività di-venta piena, contribuendo alla ridu-zione degli specialismi per la gestione delle rete e all’aumento dell’efficienza delle funzioni di operations ■

Gli autori ringraziano Valentina Brizi, Nicola Iorio, Federico Morabito, Piergiorgio Pagnan, Paolo Semenzato, Antonio Soldati e Alberto Maria Langellotti per il contributo alla realizza-zione dell'articolo.

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PasqualeMercadanteIngegnere, in Telecom Italia dal 1996, dopo una breve esperienza in esercizio commutazione, passa in ambito trasmissioni, seguendo le tematiche di inserimento in rete dei sistemi DWDM, e successivamente, per diventare responsabile del Centro Backbone Trasmissivo, presidiando l’esercizio della rete di Trasporto Nazionale. Dal 2004 opera in ambito Provisioning Center Management, di cui è responsabile dal 2008, assicurando le attività di provisioning per la realizzazione e attivazione di circuiti trasmissivi infrastrutturali di Telecom Italia.

Stefano MarianiIngegnere elettronico, è entrato in Azienda nel 1985 ha partecipato alla messa in esercizio del servizio pilota ISDN. Nel corso della sua carriera ha ricoperto varie posizioni di responsabilità sulle Architetture per le reti delle partecipate all’estero, sulla Rete Dati di DATACOM, Nodi di Accesso, Terminali.Attualmente è responsabile della funzione che cura l’Engineering della rete di trasporto sia lunga distanza che metro e della rete di core IP (OPB Optical Packet Backbone), di cui assicura anche lo sviluppo.Ha partecipato alle attività di standardizzazione in ITU-T ed ETSI su vari temi, ricoprendo anche cariche di responsabilità e coordinamento.

Giuseppe Ferraris Ingegnere elettronico, è entrato in Azienda nel 1989 come ricercatore nel campo delle reti di trasporto.Ha partecipato alle attività di standardizzazione in ITU-T ed ETSI e a diversi progetti di ricerca finanziati dalla Comunità Europea, riguardanti le reti ottiche, occupando varie posizioni di responsabilità.Ha proseguito la sua attività nel campo della gestione dei progetti di ricerca e poi del testing.Attualmente è responsabile del settore che si occupa dell’innovazione della rete di trasporto.

PRC: Protection and Restoration Combined

PTN: Packet Transport NetworkQoS: Quality of ServiceRED: Ripartitore Elettronico

DigitaleROADM:Reconfigurable Optical

Add-Drop MultiplexerRTN: Rete di Trasporto NazionaleSAN: Storage Area NetworkSBR: dynamic restoration Source

Based RoutingSDH: Synchronous Digital

HierarchySGF: Sistema di Gestione FlussiSG-SDH: Sistema di Gestione SDHSSQ: Sotto-Sistema QualitàSTM: Synchronous Transport

ModuleTDM: Time Division MultiplexingULH: Ultra Lung HaulVC: Virtual ContainerVLAN: Virtual Local Area NetworkVoIP: Voice over IPVPN: Virtual Private NetworkWDM: Wavelength Division

MultiplexingWSS: Wavelength Selective Switch

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I TREND TECNOLOGICI

Paolo Gianola, Gianni Luca Guglielmi, Paolo Solina

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La forte crescita del traffico dati nelle reti di telecomunicazione attuali pone importanti sfide per gli operatori che saranno chiamati nei prossimi anni a forti investimenti per potenziare le attuali infrastrutture. Nel presente articolo sono analizzati, al fine di comprenderne meglio il valore strategico, i principali abilitatori tecnologici nelle varie aree di rete e di servizio che

giocheranno un ruolo chiave nell’evoluzione delle reti di telecomunicazione dei prossimi anni.

Introduzione1Partendo da un’analisi sui vincoli rego-latori e sugli enti di standard, nel pre-sente articolo sono analizzati i princi-pali abilitatori per ogni segmento di rete, che permetteranno all’operatore di rispondere alle crescenti esigenze di banda e all’evoluzione dei nuovi servizi. Per ciascun abilitatore sono identificate le opportunità, le minac-ce e gli eventuali cambi di paradigmi legati all’adozione o meno di tale abi-litatore. Particolare enfasi è stata posta sulla tematica dell’evoluzione del FBB (Fixed Broadband) e del MBB (Mobi-le Broadband) ed in particolare sugli impatti derivanti dall’introduzione della tecnologia LTE, analizzando le innovazioni delle interfacce radio, del-le architetture e del dimensionamento del backhauling. È stato inoltre appro-fondito l’ecosistema device e servizi in un contesto di insieme che tiene conto dei vari player, come le altre Telco e gli OTT (Over The Top). Infine sono sta-ti svolti approfondimenti relativi alle milestone tecnologiche relative al tra-sporto e all’intelligenza di rete in ottica evolutiva. Per esigenze editoriali si è scelto di evidenziare solo alcuni de-gli abilitatori più rappresentativi, che

però mostrano come segmenti tecno-logici che apparentemente sembrano separati verticalmente in realtà in ot-tica prospettica evolveranno secondo principi che li porterà ad integrarsi sempre di più allo scopo di migliorare il livello di servizio offerto al cliente.

Verso la “Cloud RAN”2È comunemente diffusa l’opinione tra i maggiori produttori di tecnologie ra-dio e tra gli operatori delle telecomu-nicazioni mobili che le attuali RANs (Radio Access Networks) dovranno evolvere secondo nuovi paradigmi ar-chitetturali volti a maggiore flessibilità ed efficienza per reggere la competi-zione nel futuro mondo del mobile in-ternet. In un contesto altamente com-petitivo si dovranno garantire livelli di qualità della connessione radio che ri-chiederanno ingenti investimenti sulle infrastrutture di rete e sulle tecnologie di accesso wireless. Gli investimenti potranno risultare vantaggiosi, se la RAN potrà essere gestita con flessibi-lità, introducendo quegli abilitatori di riconfigurabilità in grado di garantire efficienza sulle risorse disponibili e sui costi operativi.

Gli investimenti nella ricerca di solu-zioni tecnologiche ed architetturali che consentano un dispiegamento con costi per bit sempre più contenuti sa-ranno fondamentali per assicurare a tutti i fruitori dei servizi a larga banda mobile velocità di connessione sempre più elevate, come quelle consentite dalle tecniche previste dagli standard attuali e in fase di sviluppo (LTE e LTE-Advanced).In particolare è stato dimostrato che per avere elevate qualità del canale ra-dio e velocità di connessione prossime ai picchi previsti dai livelli protocollari dell’accesso UBB (Ultra Broad-Band), le antenne devono “avvicinarsi” ai clienti. Le reti tradizionali costituite da siti macro-cellulari, con antenne posizionate sopra i tetti delle abita-zioni, devono integrarsi con livelli di copertura di dimensioni ridotte, quali quelli garantiti da siti micro-cellulari situati a livello strada in zone al coper-to ad alta affluenza (Pico celle per co-perture indoor e Femto celle per coper-ture private business o domestiche). Inoltre è opportuno che le antenne diventino “intelligenti” per avvicinar-si “elettromagneticamente” ai clienti, confinando dinamicamente l’energia, “inseguendo” i clienti in mobilità e ri-ducendo l’interferenza attraverso tec-

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niche di Digital Signal Processing (e.g. BeamForming).In questo contesto sta emergendo una nuova concezione di rete di accesso mobile, denominata Cloud RAN (o C-RAN). La C-RAN (Figura 1) è una rete eterogenea (macro, micro, pico indo-or) di punti di accesso connessi in fi-bra tramite tecniche di remotizzazione della banda base che consente una ri-duzione dei consumi energetici e degli spazi occupati nei siti di antenna.Gli abilitatori tecnologici della Cloud RAN sono: la diffusione della fibra in accesso

ottenibile grazie alla sinergia con i piani di sviluppo NGAN;

la disponibilità di Stazioni Radio Base distribuite, riconfigurabili (in tecnologia SDR (Software Defined Radio) e con funzionalità basate sul CR (Cognitive Radio) [1]) e ad alta efficienza energetica;

PO

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ON

PO

NP

ON

GbE

GbE

GbE

OLT/MSAN

CU CU

AAS

MU/MIMO

Armadio+ uRRU

Armadio+ uRRU

Relay Node

femto

ADSLUn

NEMSON NetworkManagement

ReconfigurationEntityOPM

SDR/CR

RAT1

RAT1 RAT2

RAT2

CoMP

Figura 1 - Evoluzione della rete di accesso mobile: verso la Cloud RAN

le tecniche avanzate di signal pro-cessing per incrementare l’efficien-za spettrale come il BeamForming, il MU-MIMO (Multi User Multiple Input Multiple Output) e la trasmis-sione e ricezione coordinata CoMP (Coordinated Multi-Point);

le funzionalità evolute di network management come il SON (Self Or-ganizing Network).

La C-RAN eterogenea e riconfigurabile potrà quindi mantenere profittevole il business degli operatori mobili nella competizione sulle applicazioni mobi-le internet e sulla qualità, anche grazie all’introduzione delle tecniche di si-gnal processing avanzate e di network management e nuovi elementi di rete di seguito brevemente descritti: il Beam-Forming permetterà di

concentrare la potenza del segnale utile verso il cliente, diminuendo l’interferenza verso i clienti serviti

dalle altre stazioni, grazie all’utiliz-zo di schiere di antenna opportuna-mente pilotate dal segnale trasmesso (reconfigurable beam, adaptive an-tennas);

con il MU-MIMO si potranno tra-smettere i bit simultaneamente ver-so due o più clienti sulle medesime risorse fisiche della stessa cella, au-mentando la capacità del sistema;

grazie al CoMP sarà possibile coor-dinare più punti trasmissivi separa-ti per servire uno stesso insieme di clienti, in questo modo si aumente-ranno le prestazioni dei clienti posi-zionati a bordo cella uniformandone la qualità radio a quella dei clienti disposti a centro cella;

un dispiegamento mirato di Relay-Nodes agevolerà una continuità di copertura sui layer micro/pico/femto anche dove non ci sia disponi-bilità immediata di fibra;

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l’SDR consente già oggi, seppur in maniera limitata, di introdurre in rete nodi multi-standard e multi-banda, riconfigurabili via SW. La disponibi-lità futura di nodi multi-RAT (Radio Access Technology) riconfigurabili con funzionalità adattative e cogniti-ve consentirà all’operatore una gestio-ne dinamica ed efficiente delle risorse

La regolamentazione (nazionale ed in-ternazionale) e gli standard tecnologici giocano un ruolo di rilievo nel guidare l’innovazione tecnologica.Gli aspetti di regolamentazione che maggiormente impatteranno i trend tecnologici nei prossimi anni sono: spettro radio per regolarne l’uso, as-

sicurando la coesistenza tra i sistemi radio e definendo quali tecnologie possano utilizzarne una data porzio-ne (es. “refarming” da GSM ad UMTS e/o LTE). In questo processo rientra-no anche le regole per l’assegnazione delle licenze d’uso delle frequenze:

tutela del cliente e rete NGN core per garantire un adeguato livello di qualità del servizio ed evitare al con-tempo fenomeni di “bill shock” (tetti per le tariffe) e la “net neutrality”;

rete NGA per regolare la posizione di dominanza di Telecom nei confronti degli altri operatori, definire i diritti di accesso alle infrastrutture ed alla fibra come supporto fisico (dark fibre) e l’e-stensione degli obblighi di unbundling per la rete in rame alla fibra;

Digital Agenda per definire gli obiettivi per una società digitale entro il 2020.

Gli standard permettono la riduzione dei prezzi grazie alla maggiore con-correnza tra vendor e alle economie di scala, garantendo allo stesso tempo l’interoperabilità tra apparati di fornitori diversi ed integrazione a livello di infra-strutture. I principali aspetti su cui stan-

Standard e regolamentazione nel processo di innovazioneno lavorando i diversi enti di standar-dizzazione sono brevemente illustrati nel seguito: Rete mobile e convergente – la Re-

lease 8 (dic. 2008) del 3GPP defini-sce il sistema LTE/EPS, basato su di una nuova rete core completamente IP con velocità di 100 Mbps e laten-za ridottissima. La release introduce anche Common IMS, gestione au-tomatica della rete LTE, femto cel-le, aggregazione di portanti HSPA e funzionalità atte a garantire il servizio voce anche in assenza di controllo IMS (CS Fallback). La Release 9 (dic. 2009) introduce alcune ottimizzazio-ni per LTE/EPS mentre la Release 10 (mar. 2011) introduce l’interfaccia radio LTE-advanced (con velocità di centinaia di Mbps e pienamente compatibile con LTE), oltre a nuove prestazioni di rete per un maggiore controllo del traffico IP broadband (es. Deep Packet Inspection e IP flow mobility). La Release 11 (fine 2012) apporterà ottimizzazioni degli accessi radio HSPA ed LTE, soluzioni di rete per M2M ed innovazioni architetturali per convergenza fisso-mobile.

Rete fissa – L’obiettivo è di incremen-tare la velocità di accesso a casa del cliente (rete in rame ed in fibra) e le prestazioni della rete di trasporto (fino a 100 Gbps), garantendo al contem-po la gestione di qualità di servizio differenziate a seconda del cliente

per evitare che il ruolo dell’operatore telco sia quello di semplice fornitore di connettività di rete. L’attività riguarda anche l’ambiente domestico: home gateway, come interfaccia tra mondo telco e mondo entertainment; solu-zioni per servizi media, quali IPTV; servizi evoluti di controllo e gestione dell’ambiente domestico.

Applicazioni e servizi – L’obiettivo è definire soluzioni interoperabili ed innovative per evitare o limitare che i fornitori di servizi Over The Top rele-ghino l’operatore (in particolare quello mobile) a mero fornitore di connetti-vità. I lavori riguardano la definizione di abilitatori di servizio modulari (Rich Communication Suite per la personal communication, servizi di localizza-zione, Augmented Reality,…), Stan-dardWeb (W3C), servizi machine-to-machine, componenti per il cloud computing e le soluzioni di gestione per il mondo OSS/BSS. A metà 2010 è stato creato il consorzio WAC con lo scopo di definire e dispiegare un Application Store centralizzato, a cui gli operatori possono agganciare il proprio e offrire agli sviluppatori una piattaforma comune. Le API indivi-duate da WAC sono quelle pubblicate da GSMA e specificate da OMA.

[email protected]

radio nel proprio spettro ed investi-menti relativi (anche prima dell’av-vento del “full” Cloud RAN) [1];

le tecniche abilitate dal SON vedran-no l’introduzione di funzionalità di auto-configurazione e di ottimizza-zione dei parametri radio all’inter-no dei nodi di rete e di O&M. L’in-tegrazione tra le architetture ibride

composte dalle reti “legacy” (GSM/UMTS) e dalle reti con SON “nativo” (LTE/LTE-Advanced), potrà essere garantita da applicazioni di Plan-ning e Optimization opportuna-mente realizzate a livello di Network Management, permettendo anche di mantenere i relativi processi sotto il controllo dell’operatore [2].

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Figura 2 - La scelta architetturale maggiormente diffusa nel mondo è punto-multipunto

1 Per maggiori dettagli sulla GPON si veda il numero di aprile 2001 del Notiziario Tecnico, pagg. 8–17.2 Per maggiori dettagli sul backbone fotonico Kaleidon si veda l’articolo precedente in questo Notiziario Tecnico: “Tutti i bit passano per il trasporto”

pagg. 28-37.

Considerando queste premesse, Tele-com Italia ritiene che la strategia per l’introduzione in rete delle tecnologie ottiche evolutive debba rispettare i se-guenti criteri: valorizzazione degli investimenti; progressiva introduzione delle tec-

nologie evolute lato centrale e lato cliente.

È bene sottolineare che l’evoluzione della rete di accesso ottica debba con-sentire non solo la fornitura di servizi ad alta velocità verso l’utenza fissa, ma essere anche sinergica con l’evoluzione dei servizi di rete mobile, per la qua-le dovrà offrire adeguate soluzioni di backhauling. Tale esigenza viene oggi soddisfatta raggiungendo i siti delle stazioni ra-dio base secondo una topologia pun-to-punto dagli attuali stadi di linea. In alternativa, esiste la possibilità di adottare soluzioni punto-multipunto attuali (GPON, XG-PON1) e/o di nuo-va generazione (NG-PON2); infatti l’evoluzione delle tecnologie radiomo-bili verso IMT-Advanced ed i relativi

requisiti influenzeranno fortemente l’evoluzione della rete di accesso fisso.” Agganciando queste parte al testo pre-cedente mediante l’inserimento di un punto e virgola al posto del punto inse-rito nella versione precedente.

Trasporto ottico e reti IP verso il cloud computing4

Rete di trasporto ottico4.1

Backbone fotonico Kaleidon a 100 Gbit/s4.1.1

Il nuovo backbone fotonico Kaleidon2 di Telecom Italia (Figura 4), basato sulla tecnologia WSON, permetterà di soddisfare nei prossimi anni l’aumento di banda nel backbone a costi conte-nuti e con funzionalità innovative. La rete consente, infatti, di configurare in modo automatico i percorsi dei ca-nali ottici mediante l’azione del piano di controllo sui nodi ROADM. Il costo dei circuiti trasportati da Kaleidon è notevolmente inferiore a quello delle tecnologie precedenti (DWDM pun-to-punto), e di conseguenza aumenta la competitività di Telecom Italia nel mercato del trasporto nazionale ad al-tissima capacità.

Supercanale a 1 Tbit/s4.1.2Nell’ambito della trasmissione DWDM ad altissima capacità la ricerca si sta orientando verso lo sviluppo di canali ottici con bit rate fino a 1 Tbit/s. Que-sta nuova tecnologia di trasmissione dovrebbe sostenere l’aumento di ban-da delle reti di trasporto in scenari di lungo periodo caratterizzati da un ele-vatissimo tasso di crescita del traffico (> 50%/anno).

Trend di evoluzione della rete di accesso fissa3

Lo sviluppo di nuovi servizi sempre più “band consuming” sta guidando l’evoluzione delle tecnologie da im-piegare in rete di accesso verso una progressiva introduzione in rete di tecnologie ottiche. Tale orientamento, condiviso dalla totalità degli operatori a livello mondiale, comporterà ingenti investimenti infrastrutturali per il di-spiegamento della rete in fibra ottica. Gli investimenti dovranno essere ov-viamente valorizzati per un lungo pe-riodo di tempo: questa esigenza dovrà pertanto essere tenuta in conto nella definizione delle future tecnologie ot-tiche.La soluzione di riferimento oggi mag-giormente adottata a livello mondiale (vedi Figura 2) è basata su uno svilup-po di rete secondo un’architettura di tipo punto-multipunto; su tale rete la soluzione tecnica oggi maggiormente vantaggiosa è basata sulla tecnologia GPON1.

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Figura 3 - Il nuovo backbone fotonico Kaleidon

Uno degli obiettivi fondamentali connessi al Supercanale a 1 Tbit/s è l’aumento di efficienza spettrale del-la trasmissione. Si punta ad accresce-re l’efficienza spettrale dagli attuali 2 bit/s/Hz dei sistemi a 100 Gbit/s fino a 6 bit/s/Hz mediante l’aumento del symbol rate di trasmissione, l’impiego di formati di modulazione con elevato numero di bit per simbolo e l’impiego di diverse portanti ottiche fittamente raggruppate.Con l’introduzione in rete di super-canali a 1 Tbit/s il costo del trasporto potrà subire un’ulteriore riduzione a patto che la gittata dei sistemi sia para-

Reti dati e funzionalità di servizio4.2Nodi IP/MPLS con interfacce 100 Gb/s4.2.1

Il progresso delle tecnologie e degli standard di riferimento ha portato alla disponibilità commerciale di una nuova generazione di nodi IP/MPLS con capacità aggregate molto elevate, dell’ordine di varie decine di Tb/s.

Le architetture di questi nodi sono caratterizzate anche dalla significati-va crescita della capacità per slot, che consente loro di ospitare le nuove in-terfacce a velocità di linea 100 Gb/s, fino ad oggi non supportate dagli ap-parati IP/MPLS presenti sul mercato, riducendo anche i costi a parità di ca-pacità.Infine, il sostanziale allineamento con la parallela crescita delle velocità tra-smissive sulle reti ottiche di trasporto abilita lo sviluppo sinergico delle infra-strutture di rete, al fine di sostenere la continua crescita del traffico registrata sulle reti dati.

gonabile almeno a quella degli attuali sistemi a 100 Gbit/s (~1000 km).

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Evoluzione verso paradigmi di information-centric networking4.2.2

In una prospettiva di medio-lungo periodo, sta riscuotendo sempre mag-giore interesse la proposta di adottare un modello information-centric per realizzare il livello di networking della rete Internet3. La rete, attraverso meccanismi di “rou-ting-by-name”, è in grado di instradare la richiesta del cliente, utilizzando di-rettamente il nome del dato, verso una qualsiasi copia disponibile.La tecnica di instradamento basata sul nome, unitamente all’integrazione di cache nei nodi, rende la rete partico-larmente adatta alla distribuzione ef-ficiente dei contenuti. Le funzioni di caching ed il routing-by-name, infatti, abilitano la rete a svolgere in modo na-tivo funzioni di content delivery, sen-za il ricorso a piattaforme esterne (es. CDN) di tipo overlay.Se la prerogativa saliente del paradig-ma information-centric è quella di rendere lo scambio e la disseminazione dei contenuti digitali particolarmente semplice ed efficiente, esso consen-te anche di incrementare la sicurezza delle informazioni, grazie ai meccani-smi di self-certification dei dati.

3 Il paradigma information-centric prevede di utilizzare i nomi dei dati in luogo dei tradizionali indirizzi IP e si basa sui seguenti principi: i dati sono richiesti alla rete per nome, utilizzando qualunque mezzo di comunicazione disponibile (es. IPv4, IPv6, Ethernet, broadcast, ecc.); ogni dato è firmato e sicuro, self-certifying, ossia fornito di tutte le informazioni necessarie a verificarne l’integrità e l’associazione valida con il

suo nome.

IPv64.2.33 Febbraio 2011 sarà ricordato come il giorno in cui gli indirizzi IPv4 pub-blici si sono esauriti. Per soddisfare le richieste dei provider, il RIPE NCC, il gestore europeo, sta già attingendo alle proprie riserve. Si è quindi ormai pros-simi all’esaurimento definitivo degli indirizzi disponibili per Internet: l’u-nica soluzione strutturale a disposizio-ne degli operatori è il dispiegamento di IPv6 (Figura 4), preceduto dall’uso di indirizzi IPv4 privati, dispiegando un NAT centralizzato nella rete dell’ope-ratore, dimensionato per gestire il traf-

fico di un gran numero di utenti finali CGN (Carrier Grade NAT). Nonostante IPv6 comporti l’aggior-namento di gran parte della rete e dei servizi in campo, esso rappresenta un’opportunità importante. Con IPv6, infatti, si conterranno gli investimen-ti e i costi di esercizio dovuti ai CGN, poiché una quota sempre più ampia di traffico potrà essere instradata su IPv6 senza attraversare il CGN. Non vi sarà nessun ostacolo a nuove applicazio-ni e/o servizi basati sulla trasparenza end-to-end di Internet, ad esempio quelle applicazioni in cui un termi-nale mobile funziona da server e deve perciò essere raggiungibile in ogni momento. I clienti infine avranno una migliore esperienza d’uso: la presenza di NAT sul cammino di instradamento impatta negativamente la durata delle batterie dei terminali mobili e può di-minuire le prestazioni di alcune appli-cazioni peer-to-peer. Anche i fornitori di contenuti non spe-rimenteranno problemi: per garantire l’interlavoro con i servizi IPv4, all’u-

PDPcontext

Rete IPv6

IPv6

IPv6

IPv4

IPv4TrasportoIPv4 su IPv6

Retedual-stackTerminale

IPv6 capable

TerminaleIPv6 capable

IPv4 onlynode/server

IPv4 onlynode/server

IPv6 capablenode/server

IPv6 capablenode/server

TerminaleIPv4 only

GGSNCGN

BRASAG

Figura 4 - Modalità di dispiegamento di IPv6 in rete fisso/mobile

tenza IPv6-capable sarà offerta con-nettività IPv4 e IPv6.

Il controllo nella Cloud4.3Nel campo del controllo di rete fisso/mobile vi è un trend evidente: la sepa-razione fra la funzione di forwarding dei dati e il controllo del loro instrada-mento. Questo concetto è già oggi realtà nelle reti mobili attuali e future (LTE/EPC). Recentemente, sta emergendo un framework interessante, che sfrutta questo principio: OpenFlow, un proto-collo che serve a manipolare la forwar-ding table degli switch L2/L3. La logica per instanziare le regole di forwarding è contenuta in un OpenFlow Controller, aperto e programmabile; lo switch riceve le regole e le usa per smistare i pacchetti. L’idea base è quella di aprire la rete alla possibilità di implementare nuovi mec-canismi di controllo del traffico. Si può pensare di utilizzare questo paradigma per implementare funzio-

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nalità specifiche di rete mobile (e.g. mobility management, policy mana-gement), concentrandole tutte in un Controller, specificato, gestito e perso-nalizzato dall’operatore e realizzando il piano di forwarding su hardware ge-neral purpose (meno potente e quindi più numeroso dei nodi attuali).Un passo successivo è quello di imple-mentare il Controller mediante Cloud Computing (Figura 5): esso cioè sarà un processo software, istanziato in un’infrastruttura di virtualizzazione altamente affidabile. I possibili benefit includono risparmi sugli apparati di forwarding, maggio-re flessibilità, maggiore robustezza e disponibilità della rete e la possibilità di introdurre rapidamente nuove logi-che di servizio in rete, agendo solo sul Controller. L’operatore può idealmen-te diventare “padrone” delle logiche di controllo della propria rete.

Cloud(Data Center)

Controller(SW process)

Legay router

Forwarding(L2/L3 switches)

Figura 5 - Il controllo di rete si sposta nella Cloud

Device, applicazioni e servizi5Il mondo dei device, applicazioni e servizi è un’arena in cui si confrontano

Device5.1Nel campo dei device assisteremo nei prossimi anni, con la diffusione della rete 4G, all’introduzione di veri e pro-pri “edge servers”, dispositivi sempre connessi con capacità di computazio-ne e storage molto elevati che porte-ranno l’intelligenza della rete ancora più verso la periferia e abiliteranno nuovi modelli di servizio e di business.Già oggi però la produzione di com-ponenti “low cost” porta allo sviluppo di smartphone nella fascia sotto i 200 euro e a tendere anche sotto i 100 euro,

grazie anche alla diffusione sempre più estesa del sistema operativo Android, che da un lato non presenta costi di licenza e dall’altro porta integrati con sè una suite di servizi riconosciuta uni-versalmente, quelli di Google, di sicu-ro valore per i costruttori di terminali.Questo accentramento dei servizi in-torno allo smartphone fa sì che que-sto, inteso sia come hardware sia come sistema operativo, sia il fulcro attorno a cui si stanno affermando alcuni eco-sistemi di servizi dominati dagli stessi produttori (Apple, Google, Microsoft).In questa logica la crescita delle ven-dite di Smartphone trascinerà anche la crescita del mercato delle Applicazioni Mobili (Figura 6) e dei Servizi, offren-do un potenziale di crescita anche agli Operatori nell’accrescere l’ARPU dei propri clienti (dati+VAS).Sarà una battaglia difficile perché ap-plicazioni e contenuti, gaming, pub-blicità e social networking sono i campi in cui gli OTT hanno già il pre-dominio, mentre a rischio sono servizi e asset dell’operatore come le comuni-cazioni voce e video, la customer iden-tity e l’home environment.I Telco, in ogni caso, con la costituzio-ne del WAC e di altre iniziative, inten-dono partecipare attivamente a questa corsa, unendo le loro forze per poter contrastare insieme la forza di questi grandi player. Anche perchè alcune fe-ature, centrali per un insieme di futuri servizi (come NFC e mobile payment) dipendono fortemente dal ruolo e dal-la velocità che i Telco terranno sullo sviluppo di OS e smartphone.

attori di industry diverse, dalla Consu-mer Electronics ai grandi player OTT agli operatori. È caratterizzato da di-namiche molto rapide, in cui spesso le idee nascono da piccole realtà, spesso localizzate in distretti industriali ben definiti, con modelli di business anche molto lontani da quelli tipici di un tel-co operator.Sono molti i trend in essere o anche solo ipotizzabili per il futuro, breve-mente sintetizzati nel seguito.

La casa digitale5.2Anche la casa è oggetto di una forte digitalizzazione dei servizi, a partire dalla diffusione dei televisori connessi, fino alla domotica o alle reti di sensori per il controllo dei consumi energetici. La proliferazione di questi servizi offre

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Una nuova generazione di social net-work localizzate (es: Foursquare e Shopkick) si diffonde con l’obiettivo di incentivare i clienti ad entrare (fare il check-in) nei negozi fisici. All’ingres-so, i punti vendita più evoluti offrono al cliente connettività e la possibilità di registrarsi ad un server (es: Aruba) in grado di identificarlo, fornire al com-messo suggerimenti sui suoi interessi e gestire i pagamenti. Lo smartphone del cliente può scaricare le mobile app del negozio in grado di fornire informazioni sui prodotti e giochi a tema.Non solo. Sui nuovi smartphone arriva-no tecnologie come WiFi Direct (WiFi Alliance) o Mobile Hotspot (es: Android ed iPhone), che abilitano la creazione di reti ad-hoc e la condivisione degli ac-cessi ad internet (wireless tethering). In futuro, reti tipo FON e FlashlinQ amplie-ranno le possibilità anche di copertura. Oltre ai negozi, se ne avvantaggeranno anche le reti sociali fisiche, composte da vicini di casa, amici o frequentato-ri dello stesso circolo, entro le quali si sviluppano molte delle comunicazioni che ora si rivolgono alla rete WAN.OEM come Apple (AirPlay) e RIM (BlackBerry Bridge) hanno rapidamen-te sfruttato queste opportunità per for-nire esperienze di utilizzo differenzianti

Ad Hoc Networks all’interno di un proprio eco-sistema ed Apple ha già definito un insieme di API per permettere agli sviluppatori di ag-giungere valore con nuove applicazio-ni. Eco-sistemi aperti possono nascere da iniziative cross-platform come Al-lJoyn (Qualcomm) che permette lo svi-luppo di applicazioni basate su reti ad-hoc, abilitando nuovi scenari di utilizzo.La rete WWAN in questi contesti è per-cepita come una risorsa necessaria, ma costosa da utilizzare come backup: una forma di traffic offloading auto-ge-stito dal cliente.Siamo di fronte ad una dimensione del tutto nuova e gli operatori per giocare un ruolo devono agire con la velocità degli attori citati, tenendo presente al-cuni fattori competitivi importanti: Il mobile payment diventa progressi-

vamente parte di un ecosistema loca-le, in cui i punti vendita devono atti-rare clienti nel negozio, riconoscerli, fornire loro informazioni e promozioni personalizzate, gestire i programmi di fidelizzazione e di post-vendita. Il di-segno di un’offerta integrata permette di acquisire in questo ambito un ruolo di orchestrator.

Le social network localizzate si pro-pongono come owner del cliente e della sua identità, considerando il

check-in al negozio fisico come un’e-stensione del concetto di visita di un sito web. L’operatore può opporre i propri servizi di Identity Management ancorati alla SIM.

Le reti ad-hoc sono un’alternativa nell’interazione tra gruppi di perso-ne tanto più appetibile quanto più è percepito come costoso dal cliente l’accesso alla rete WAN. Ѐ importante che i device abbiano connection ma-nager evoluti e coerenti con le strate-gie aziendali sul traffic-offload.

Mobile App e widget, sviluppati con la possibilità di accedere a dati e connessioni locali sono un importan-te mezzo per semplificare la vita del cliente verso i nuovi servizi.

L’utilizzo di molteplici connessioni ed il GPS sono due ingredienti impor-tanti, ma hanno un impatto forte sulla batteria. Il cliente si troverà a dover gestire dei compromessi tra questa “total immersion” in ambiente locale, la connettività WAN e le varie funzioni dello smartphone.

Soluzioni aperte, infine, permettono al cliente di usufruire di funzionalità evo-lute senza essere intrappolato in eco-sistemi proprietari comodi ma costosi.

[email protected]

innanzitutto un ruolo potenziale di or-chestrazione e gestione remota di que-sti servizi a chi, come Telecom Italia, ha una forte presenza nelle case, dove oltre a portare connettività è già pre-sente con un Access Gateway che può essere il fulcro attorno a cui far cresce-re l’intelligenza che governa almeno parte di questi nuovi servizi.

Particolare attenzione va posta alla dif-fusione rapida dei televisori connessi. La loro presenza permette nuovi modelli di fruizione dei contenuti video di qualità via via crescente grazie all’evoluzione del-la rete fissa descritta prima e di cui la TV connessa rappresenta la naturale valo-rizzazione in ottica nuovi servizi. Infatti, non appena superata la massa critica di

televisori connessi, Internet potrebbe di-ventare una sorgente sempre più adegua-ta di contenuti, attraverso le sue capacità di includere dinamicamente informazio-ni o contenuti provenienti da più fonti (mash-up) con una rapidità impressio-nante e di renderlo personale e centrato sugli interessi del fruitore (a riprova l’of-ferta Cubovision di Telecom Italia).

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2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Mobile Application Stores Revenue (Billions of US Dollars)

Source: IHS Screen Digest Research, May 2011

Figura 6 - Previsioni di crescita del mercato mobile application

Customer Identity5.3Si è già detto come i grandi player OTT portino nelle mani del cliente un eco-sistema di servizi, facendo leva su un forte controllo dei device e dei sistemi operativi che sono il veicolo per porta-re questi servizi ovunque, fino all’ag-gregazione di grandi community di sviluppatori.Sotteso a tutto ciò, quello che avviene è che l’identità del cliente presso l’OTT acquisisce una centralità sempre più forte e sempre più trasversale fino a creare fenomeni di attrazione (come Facebook). In questo campo sicuramente gli ope-ratori, unendo le loro forze, unifor-mando le modalità di accesso, e facen-do leva sul controllo end to end della qualità percepita dal cliente, possono avere una loro offerta di identity ma-nagement, portando inoltre in dote un’identita’ riconosciuta come la più sicura, quale quella garantita dalla SIM, caratteristica fondamentale per servizi come il mobile payment.

Nel presente articolo è stata affrontata la descrizione di importanti abilitatori tecnologici chiave nella futura evolu-zione delle reti di telecomunicazione al fine di far fronte alla crescente ri-chiesta di traffico dati.In particolare sul fronte dell’accesso fisso si è visto come l’evoluzione dell’ar-chitettura e della tecnologia della rete in fibra consentirà prestazioni sempre maggiori abilitando servizi broadband per i clienti in ambienti fissi e mobili.Infatti anche il MBB capace di abilitare servizi a bit rate sempre più elevato e con migliore qualità del servizio po-trà beneficiare dell’evoluzione della rete in fibra guidandone i requisiti in termini di banda e latenza offerte. In una prima fase il backhauling a larga banda assicurato principalmente dalla fibra e dal ponte radio consentirà alla rete di accesso mobile HSPA+ prima e LTE poi di estendere a tutte le condi-zioni d’uso il servizio broadband TI. A medio e lungo termine, come evi-

Conclusioni

denziato nel testo, il paradigma della cloud RAN permetterà alla rete radio di sfruttare al meglio la pervasività del-la rete NGAN impiegando nuove tec-niche trasmissive molto efficienti nel caso di architetture in fibra pervasive. Questo consentirà di aumentare ancor di più la qualità del servizio offerta al cliente rendendo la rete capace di in-seguire in modo flessibile le esigenze dei clienti in termini di banda richie-sta, mobilità e condizioni di fruizione su diversi device.Anche il trasporto e il piano del con-trollo di rete evolve in tal senso e sem-pre di più la conoscenza delle caratte-ristiche del servizio trasportato verrà utilizzata per migliorare la qualità end to end.In pratica questo trend permea l’evo-luzione degli abilitatori nei differenti filoni tecnologici. Infatti l’ecosistema del servizi NGN sarà strettamente correlato ai device sempre più conver-genti a prescindere dal fatto che il bro-adband sia trasportato dalla rete fissa o mobile ma purché sia pervasivo ovvero ne consenta la fruizione in varie con-dizioni, a casa, in mobilità, in ufficio; da questo punto di vista il device può essere il PC, lo smartphone, il tablet, il televisore purché la customer identity e la percezione cliente possa essere ge-stita in modo seamless.In sintesi in ottica evolutiva le tecnolo-gie di accesso di controllo e di traspor-to saranno sempre più compenetrate dal punto di vista architetturale e del-la tecnologia IP nell’ottica di abilitare una qualità di rete end to end in ogni condizione di fruizione e in modo che l’ecosistema di servizi e device NGN possa beneficiare degli abilitatori di rete citati ■

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Acronimi3GPP: Third Generation

Partnership ProjectAPI: Application Programming

InterfaceARPU: Average Revenue Per UserBSS: Billing Support SystemCDN: Content Delivery NetworkCGN: Carrier Grade NATCoMP: Coordinated Multi PointCR: Cognitive RadioCS: Circuit SwitchedC-RAN: Cloud RANEPS: Evolved Packet SystemGPON: Gigabit PONGSM: Global System for Mobile

communicationsHSPA: High Speed Packet AccessIMS: IP Multimedia SubsystemIP: Internet ProtocolLTE: Long Term EvolutionM2M: Machine To MachineMIMO: Multiple Input Multiple

OutputMPLS: Multi Protocol Label

SwitchingMU-MIMO: Multi User MIMONAT: Network Adress TranslationNGA: Next Generation AccessNGN: Next Generation NetworkingNG-PON: Next Generation PONNFC: Near Field CommunicationO&M: Operation and MaintenanceOEM: Original Equipment

ManufacturerOMA: Open Mobile AllianceOS: Operating SystemOSS: Operation Support SystemOTT: Over The TopPON: Passive Optical NetworkRAN: Radio Access NetworkRIPE NCC: Réseaux IP Européens

Network Coordination Centre

ROADM: Reconfigurable Optical Add-Drop Multiplexer

SDR: Software Defined RadioSIM: Subscriber Identity ModuleSON: Self Organizing Network

BibliografiaUBB: Ultra Broad BandUMTS: Universal Mobile

Telecommunications SystemXG-PON1: 10 Gigabit PONVAS: Value Added ServiceWAC: Wholesale Applications

CommunityWAN: Wide Area NetworkWSON: Wavelength Switched

Optical NetworkWWAN: Wireless Wide Area Network

[1] E. Buracchini, P. Goria, A. Trogolo, “Sof-tware Defined Radio e Cognitive Radio: un nuovo paradigma per le comunicazioni wireless?”, NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA Anno 17 n. 3 - Dicem-bre 2008.

[2] S. Dionisi, “Operational Efficiency”, Technology Evolution – True Mobile Broadband Ahead, MWC 2010, Febbraio 2010.

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PaoloSolinaHa iniziato la sua attività in Telecom Italia nel 1974, come progettista hardware. Ha contribuito allo sviluppo dei primi sistemi ATM-PON nel progetto Europeo BAF (Broadband Access Facilities), e al primo prototipo di SuperPON nel progetto PLANET (Photonic Local Access NETwork). Dal 1996 è membro del gruppo internazionale FSAN (Full Service Access Network), dove ha ricoperto diversi ruoli: Editor della Raccomandazione ITU-T G.984.2, che definisce il livello fisico dei sistemi GPON, Co-Chair dell’Interoperability Task Group e, dal giugno 2009, Chairman dell’intero gruppo. Dal 2002 in Telecom Italia è responsabile, come Project Manager, di attività correlate alle tecnologie ottiche emergenti per la Rete di Accesso.

Gianni Luca GuglielmiIngegnere Elettronico, è in Telecom Italia dal 1994. Nei primi anni ha lavorato in un team misto con psicologi ed ergonomi alla ideazione e prototipazione di servizi fondata sullo User Centred Design.Dal 2001 si è occupato come project manager della progettazione e messa in campo di piattaforme eapplicazioni per servizi VAS in ambito mobile e convergente, dal primo MMSC A2P di TIM, a Interactim, alla TurboCall, fino ad applicazioni per le diverse piattaforme mobili come Virgilio, Corriere, Cubovision, biblet.Nel 2007 ha conseguito la certificazione PMP® del Project Management Institute.Oggi è responsabile del gruppo Mobile Applications & Services in Innovazione & Industry Relations.

PaoloGianola Ingegnere elettronico, in Azienda dal 1992 dove si è inizialmente occupato della progettazione e della qualificazione di antenne e di sistemi radio, partecipando anche a diversi progetti europei patrocinati dall’ESA (European Space Agency), è stato dal 1997 al 2002 responsabile delle attività di qualificazione tecnica dei sistemi radianti per le reti GSM/UMTS. Ha ricoperto il ruolo di responsabile anche per la progettazione elettromagnetica dei siti di antenna, oltre che essere stato l’ideatore e il responsabile dello sviluppo di soluzioni Radio Over Fibre e Reconfigurable Antennas. Attualmente coordina le attività di ricerca e sviluppo sui sistemi innovativi di antenna e sulle tecniche avanzate di livello fisico per i sistemi mobili di nuova generazione. Gestisce anche lo sviluppo degli applicativi per le verifiche di conformità dei siti di antenna in relazione ai limiti di esposizione ai campi elettromagnetici. Inoltre partecipa alle attività di specifica sull’efficienza energetica delle stazioni base e delle future reti di accesso mobili.

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VERSO NUOVE OPPORTUNITÀ PER LE TELECOMUNICAZIONIRoberto Saracco

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L'attenzione generale, oggi, è sulla transizione da rame a fibra e da 3G a LTE nel wireless. En-trambe sono evoluzioni “lineari” del sistema di telecomunicazioni degli ultimi 20 anni, un sistema che ha messo insieme varie forme di comunicazione di informazioni spesso definite multimediali. Alcuni tendono a considerare queste evoluzioni come una discontinuità: l’au-

mento di capacità dell’infrastruttura, in effetti, è significativo: due ordini di grandezza. Dal mio punto di vista, tuttavia, tendo a considerare questa evoluzione come lineare, anche perché negli ultimi quindici anni abbiamo già avuto una crescita di capacità di due ordini di grandezza; un’evo-luzione che, al massimo, accentua la differenza tra offerta e domanda e deprime gli introiti degli Operatori. Al riguardo, e come caso limite, basta guardare ad Hong Kong dove esiste il servizio a 100 Mbps, simmetrico, offerto a 10 euro al mese e dove il passaggio a 1 Gbps, simmetrico, a par-tire da aprile 2011, offerto a 20 euro al mese non ha generato particolare interesse, essendo i 100 Mbps giudicati adeguati dalla stragrande maggioranza degli utilizzatori.In questo articolo intendo condividere alcune riflessioni che sono state fatte al Future Centre e che sono state oggetto di discussione anche all’IEEE Technology Time Machine, un evento orga-nizzato per discutere le telecomunicazioni oltre questa decade. Interessante notare che tra i tanti punti affrontati in quella sede, non ve ne fosse uno relativo alla banda. Questo è considerato un punto consolidato in un’ottica 2020.

Introduzione1Se da un lato il business della connetti-vità si va trasformando in una “utility”, con tempistiche diverse in varie parti del mondo, dall’altro si stanno apren-do nuovi spazi di business che fanno leva sul trinomio connettività, aware-ness e dati. A questi tre pilastri cor-risponde il mondo delle Telco (molti attori frammentati e geograficamente localizzati), del Consumer Electronics (pochi attori con footprint mondiale o almeno multinazionale) e di Goo-gle (preso come principale rappresen-tante, ma esiste una pletora di altri da big come Facebook, a emergenti come Pachube).

Il business deriva dalla capacità di sfruttare le potenzialità che questo “mix” offre.

Dal 2% al 10%: un business in crescita2Il sistema telecomunicazioni oggi rap-presenta un 2-3% (medio) del PIL nei paesi sviluppati (40 Mld vs 1600 Mld in Italia). Nei prossimi anni, grazie ad una reingegnerizzazione dei processi di business, dall’agricoltura al trasporto, dall’education alla sanità, dall’energia all’ambiente, le telecomunicazioni do-vrebbero portare un’efficienza stimata dalla Sloan School of Economics1 in un 5-6%, grazie allo sfruttamento dei

dati resi disponibili dalla Information Society ed ulteriori punti percentuali sarebbero possibili dal decremento dei costi tecnologici nei diversi settori. Questo significa che il sistema di te-lecomunicazioni avrà a disposizione un mercato cinque volte maggiore di quello attuale.Non è un mercato, però, a cui possono accedere solo quelli che oggi sono gli attori delle telecomunicazioni. Infatti, man mano che le telecomunicazioni diventano pervasive, si sfumano i con-fini tra ciò che significa essere un attore nel settore delle telecomunicazioni in quanto possessore di una infrastrut-tura di connettività ed essere attore in quanto gestore di connettività. Anche il modo che abbiamo di definire OTT

1 http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1819486

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(Over The Top) chi utilizza le nostre infrastrutture per offrire servizi con connettività embedded (da Skype, a Amazon-Kindle, a Pachube) è indica-tivo della polarizzazione della nostra prospettiva. I cosiddetti OTT non si considerano affatto tali. Secondo loro sono dei semplici fruitori dell’infra-struttura di telecomunicazioni, così come lo è chi solleva la cornetta. Ci sentiamo forse OTT quando facciamo una telefonata o quando accediamo al sito di un giornale o quando facciamo un fax? Perché mai dovremmo esserlo se vi accediamo tramite una Apps che fa riferimento ad un sito specifico, piut-tosto che ad informazioni sul Cloud? La buona notizia, quindi, è che il vo-lume di business legato alle comunica-zioni si moltiplicherà in questa deca-de; quella cattiva è che questo business è potenzialmente aggredibile da una varietà di attori che non avranno, per la maggior parte, significative barriere di ingresso.Sperare nella sopravvivenza di barriere regolatorie potrebbe essere contropro-ducente nel momento in cui queste verranno abolite. Si ricordi la sentenza del 1956, in cui AT&T perse la causa contro Hush-a-phone, un sistema che si attaccava sulla cornetta (un vero e proprio OTT), per aumentare la pri-vacy di una conversazione e che AT&T considerava illegale in quanto sfrutta-va la propria infrastruttura senza gene-rare alcun introito per lei.Inoltre, ritengo che la visione OTT sia semplicistica, specie in una prospet-tiva futura. Come chiameremo quelle aziende e servizi, che sfrutteranno ser-vizi oggi forniti dai cosiddetti OTT? OOTT? E poi aumenteremo il nume-ro delle “O”?! Non sarebbe neppure corretto, visto che stiamo assistendo all’emergere di ragnatele, in cui un ser-vizio utilizza, spesso in modo dinami-camente variabile, diverse componenti derivanti da altri servizi preesistenti. Pensiamo a Twitter: tipicamente un OTT, che potrebbe essere utilizzato

come infrastruttura di comunicazione per il mondo delle Internet of Things, creando un meccanismo di segnalazio-ne, ma anche di archiviazione e quindi una banca dati su cui potrebbe basarsi un Pachube bis.Questo nuovo mondo è quello degli ecosistemi e in questo mondo diven-ta difficile identificare gerarchie. Le food chain che osserviamo in natura sono gerarchiche solo in prima ap-prossimazione. Quanto più entriamo nel dettaglio, tanti più attori appaiono moltiplicando le relazioni e di fatto an-nullando la visione gerarchica. Questo è il motivo per cui i biologi hanno diffi-coltà a prevedere l’impatto di cambia-menti locali sul contesto complessivo.L’Internet of Things rappresenta, in prospettiva, un settore di estremo in-teresse dal punto di vista concettuale proprio per la numerosità degli attori e relazioni coinvolte, non solo quindi per essere un salto tra le telecomunica-zioni di oggi e quelle di domani.

Figura 1 - La pubblicità di Hush-a-phone

Internet of Things2Oggi abbiamo probabilmente intorno ai 15 miliardi di punti di utilizzazione di comunicazioni, 6 miliardi di televi-sori, 5 miliardi di telefonini, 3 miliardi di telefoni (mal contati e comprenden-ti anche le derivazioni interne) e 1 mi-liardo di sensori (incluse le CCTV).In questa decade non dovremmo avere un significativo incremento di televi-sori, telefonini e telefoni, ma assistere piuttosto ad un enorme incremento di sensori. Cisco stima 50 miliardi di sen-

sori al 2015, HP arriva a 1.000 miliardi al 2020. Sono numeri enormi, che, an-che se affetti da un errore di un ordine di grandezza, porterebbero comunque ad una prevalenza di punti di comuni-cazione utilizzati da “cose” piuttosto che da persone.Ciascuno di questi punti sarà identifi-cato da un indirizzo IP, cosa possibile con il passaggio a IPv6. Che poi la co-municazione tra questi oggetti, a livel-lo locale, si basi su IP è perlomeno in-certo. Il protocollo IP è relativamente dispendioso in termini energetici, per cui è probabile l’adozione di altri siste-mi di segnalazione e trasporto.Questo insieme di “cose connesse” è chiamato IoT (Internet of Things) e ipotizza un mondo in cui le cose si scambiano dati per portare ad ambien-ti in grado di avere una consapevolezza (awareness) della loro composizione e delle funzionalità disponibili.In questi ambienti, ad esempio, la tem-peratura verrebbe regolata sulla base delle necessità locali. Una medicina che deve essere conservata a 10 gradi porta il sistema di condizionamento a garantire, in quel punto, quella data temperatura. Una persona che soffre di asma, e che quindi ha problemi a temperature elevate, entrando in un ambiente, automaticamente troverà il condizionamento regolato sulla tem-peratura più opportuna (l’identità di ciascuno di noi sarà rilevabile elettro-nicamente attraverso varie tecnologie2 e da questa l’ambiente potrà accedere alle caratteristiche collegate). Ovviamente, l’IoT ha bisogno di un sistema di connettività pervasivo, in generale a basso consumo energetico e

2 Google ha già pronto, ma non attivo per problemi sulla privacy, un sistema di riconoscimento delle facce. Lo stesso lo troviamo su iPhoto di Apple e, annunciato in maggio 2011 anche in Facebook). Non è quindi indispensabile ipotizzare una tag RFID come sistema di identificazione…

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senza “fili”. Quindi di reti locali wire-less. Queste hanno un consumo ener-getico, che aumenta molto rapidamen-te al crescere della distanza. Dato che l’elaborazione ha un costo energetico molto inferiore conviene avere delle reti ambientali, in cui ogni elemento comunica con quelli più vicini e questi fanno da transito per comunicazioni sempre più distanti fino ad arrivare ad un punto di connessione con una rete fissa, in cui i consumi sono molto in-feriori a quelli di una rete wireless. Il transito porta all’introduzione di ritar-di, ma in genere per l’IoT questo non è un problema. Il vantaggio di questo si-stema di comunicazione (detto anche ad “hop”) risiede nella sua capacità di riconfigurazione dinamica e nell’estre-ma robustezza. Il punto dolente è nella maggiore complessità dei circuiti del singolo nodo (oggetto, sensore), ma visto la discesa dei costi ,questo fattore in pratica scompare in un orizzonte a 5 anni.Inoltre la comunicazione locale tra le IoT da un lato porta ad aggregazioni spontanee, che caratterizzano un am-biente, e dall’altro sposta il livello di interazione per la rete dalla termina-zione all’ambiente stesso. Chi sarà ad adattare e ad interpretare i flussi infor-mativi? La rete che conosce la struttura e le caratteristiche dell’ambiente colle-gato o sarà l’ambiente stesso? Dal pun-to di vista tecnico ci sono pro e contro in entrambe le soluzioni, ma come accade quando esistono alternative tecnologiche sono le forze del mercato che determineranno la scelta.Dal punto di vista del mercato abbia-mo una varietà di attori, chi popola l’ambiente a partire dal bordo, chi lo popola in termini di servizi e quindi a partire dalla rete (contenuti, appli-cazioni) e chi lo vive e che in qualche modo si fa carico dei costi. Visto che gli attori sono diversi e ciascuno ha una propria logica, avremo che chi parte dai bordi adotterà soluzioni che diffe-renziano il prodotto, mentre chi parte

dalla rete cercherà soluzioni che siano sufficientemente flessibili da adattarsi a qualunque prodotto.In questo contesto non vedo bene soluzioni basate su gateway imposti da terzi. Vedo invece la possibilità di creare dei gateway software, probabil-mente nel cloud, che facciano azioni di intermediazione. E questo mi porta al punto successivo.

Internet with Things3Se non vi è dubbio che le IoT, special-mente i sensori, moltiplicheranno il numero di entità connesse alla rete, credo che una crescita significativa sarà rappresentata da oggetti più com-plessi che saranno collegati alla rete e utilizzeranno questo collegamento non solo per dialogare con altri oggetti (o computer), ma soprattutto per dia-logare con noi. In un prossimo futuro collegandoci ad Internet secondo Sergey Brin potremo cercare le nostre chiavi ed ottenere una risposta, in quanto Internet non con-terrà solo servizi e informazioni ma anche “cose”: per questo si può parlare

di Internet con le cose, IwT (Internet with Things).Se dal punto di vista quantitativo l’IoT sovrasta l’IwT, dal punto di vista del business generato l’IwT pare molto più promettente.Nell’IwT cambiano le catene del valo-re; un prodotto dal momento in cui è concepito (Nikon D300) porta alla cre-azione di una sua immagine virtuale presente nel web. Nel momento in cui viene venduta un’istanza di quel pro-dotto (una macchina fotografica D300 con un ben preciso numero di serie), viene creato nel web la corrispondente istanza, associabile tramite un mecca-nismo di opt-in all’acquirente. A questo punto si è creato un legame, attraverso Internet con la macchina fotografica (direttamente o indiretta-mente) che consente al produttore di restare agganciato all’utilizzatore e a terzi di sviluppare add on che si aggan-ciano all’istanza virtuale presente nel web e, tramite questa, all’istanza reale nelle mani dell’utilizzatore.Si è venuto così a creare quel mecca-nismo ipotizzato precedentemente di intermediazione tramite la rete (e dal punto di vista realizzativo, tramite il cloud). Questo meccanismo, se diffu-

Figura 2 - Nikon D300

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so, nel tempo porta alla creazione di un mondo virtuale che garantisce a tutto il sistema economico transazioni a bassissimo costo (basta raggiungere l’istanza virtuale, per erogare un ser-vizio sull’istanza reale; il tutto a costi tipici di internet).Questo meccanismo innesca un ciclo virtuoso in cui i prodotti aumentano nel tempo il loro valore grazie ad un mash up di servizi, che sfrutta cicli di produzione e distribuzione a basso co-sto.Quegli ambienti, di cui parlavo prima per le IoT, si trovano a corrispondere ad altrettanti ambienti virtuali gestibi-li a livello del cloud e completamente disintermediati dalle politiche spe-cifiche dei singoli costruttori. Unico requisito la “messa in rete” della copia virtuale e il suo collegamento (con le modalità scelte dal singolo costrutto-re) con l’istanza reale.

Vmax

Vmin

π(Vmin)

π(Vmax)

π(Vi+1)

π(Vi)

π(Vj)

Vi+1

ViVj

evi

u

Oggetto Reale Clone nel CloudRappresentazione

in Rete

Figura 3 - La Rete come elemento di intermediazione

ConclusioniRealizzare uno schema di questo tipo in un contesto basato su catene di va-lore comporta estenuanti trattative per arrivare a standard condivisi (o meglio, adottati). Oggi, però, siamo sempre più

in un contesto in cui le catene di valo-re si trovano immerse in ecosistemi e questa creazione del mondo virtuale per le IwT avviene proprio in questo spazio. Quello che occorre è qualcuno che prenda l’iniziativa e cominci a co-struire il framework, aggregando man mano alcuni costruttori convinti che l’apertura del prodotto (cioè la messa a disposizione di API) non costituisca una perdita di controllo, ma un siste-ma per aumentare il valore percepito.Un Operatore di Telecomunicazioni potrebbe farsi promotore di questo nuovo modo di vedere il sistema pro-duttivo, distributivo e di rapporto con i clienti. Le telecomunicazioni proseguirebbe-ro sulla strada che le porta a diventare embedded, ma lo farebbero da prota-goniste, guidando gran parte del siste-ma economico. Ed è proprio in questo, che ritengo vi sia uno spazio di busi-ness enorme per la Nuvola, una nuvola che diventa motore per produzione, distribuzione, aggregazione e gestione di prodotti servizi e ambienti ■

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AcronimiAPI: Application Programming

InterfaceCCTV: Closed Circuit TelevisionIoT: Internet of ThingsIwT: Internet with ThingsLTE: Long Term EvolutionOTT: Over The TopOOTT: Over Over The Top

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Roberto SaraccoDiplomato in informatica e laureato in matematica con un perfezionamento in fisica delle particelle elementari. Nei quasi quarant'anni in Telecom Italia ha partecipato a molti progetti di ricerca in commutazione, reti dati, gestione della rete, occupando varie posizioni di responsabilità.Negli ultimi dieci anni i suoi interessi si sono spostati verso gli aspetti economici dell’innovazione.Attualmente è responsabile per Future Centre di Telecom Italia, dove guida gruppi di ricerca sulle implicazioni economiche dei nuovi ecosistemi e scenari di business.È senior member dell’IEEE, tra i direttori della Communication Society, coChair del Communications Future Program del MIT, nonché autore di numerose pubblicazioni in Italia e all’estero.

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NUOVI USI DELLA RETE E NUOVI BUSINESS

Enrico Maria Bagnasco, Pierpaolo Marchese

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Fare il punto sui servizi più innovativi e individuare quei pro-getti più rilevanti in cui si intravedono interessanti prospetti-ve di ricavo e su cui valga la pena focalizzare tempo, attenzione e risorse economiche; questo l’obiettivo sfidante dell’articolo.

Motivazioni per Nuovi Servizi e modelli adottati1

Partiamo provocatoriamente dalla fine: lo studio conferma un mercato interes-sante basato su nuovi usi della rete e su nuovi business.Le componenti principali sono l’in-gresso selettivo in settori contigui al nostro e la difesa del core business da concorrenti sia tipici come gli altri Tel-co, che disomogenei come gli OTT.

CRESCITA RICAVI DIFESA CORE BUSINESS

Ingresso selettivo in settori contigui ma:

● marginalità minore del legacy

● altri player ben posizionati

● leader di mercato autonomi

● logiche di mercato poco favorevoli

■ Telco vs OTT● aggressione OTT toglie valore

e reddittività

■ Telco vs Telco● i nuovi servizi impattano sulla

market share legacy

Figura 1 - Il Contesto di Riferimento per Nuovi usi della Rete

Lo studio si è basato sul modello del business “su due fronti” (two_sided_business model), secondo cui allo stre-am tipico dei ricavi B2C verso i clienti finali si possa aggiungere uno stream di ricavi B2B aggiuntivi. I ricavi B2B trattano elementi di connettività gesti-ta, capabilities di servizio e dati aggre-gati venduti a Fornitori di Servizi terzi.Siamo partiti con una raccolta ampia, che ha aggregato sia progetti in avvio che temi nuovi, tutti da sviluppare;

poi tramite un processo di selezione e di aggregazione abbiamo individuato nove aree di Business su cui focalizzare gli approfondimenti sia di mercato che tecnici.Per ognuna di queste aree abbiamo approfondito la dimensione del mer-cato indirizzabile e indirizzato, l’ana-lisi SWOT del posizionamento TI e un piano triennale di evoluzione dei ser-vizi e corrispondenti rilasci sulle piat-taforme applicative.

Sanità

M2MPlatform

DigitalMedia

Infomobilità

M-payment

Intelligent Home

Advertising &Profiling

EnergyManagementSmart CitiesUCCConsumerBusiness

Figura 2 - Nuovi Servizi: le aree prioritarie

Aree di Business: mercato, posizionamento TI e analisi SWOT2

La stima sul triennio del mercato in-dirizzabile Italia, cioè del valore com-plessivo del business, porta ad un valore importante di 14 Miliardi€. Si evidenziano i 6 e i 3 Miliardi€ di Di-gital Media e Sanità digitale, oltre ai 1.4/1.6 Miliardi€ di Advertising e Energy Management.

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La stima sul triennio del mercato indi-rizzato da Telecom Italia, cioè del va-lore dei potenziali ricavi, confrontato alla dimensione del mercato indiriz-zabile e al “costo del non fare” mette in evidenza i sei temi più rilevanti. Su questi vediamo alcuni approfondi-menti.

7000

5000

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M-payment (*)

Adv & Profiling

Infomobilità

Sanità

Energy Mng

M2M

UCC

Intell Home (*)

Digital Media

Figura 3 - L’addressable Market per nuovi servizi (2011-2013)

High

Medium

Low

“Costo del non fare”

Intelligent Home

Infomobilità Adv & Profiling

UCCM2M

Digital Media

M-payment

Energy Mng

Sanità2.0

AddressableMarket2011-13Addressed

Market2011-13

50 M€ 500 M€ >1000 M€

>200 Mln€>100 Mln€>50 Mln€

Figura 4 - Costo del non fare e Addressable Markets

Digital Media.2.1L’offerta che si intende perseguire per il Digital Media nel prossimo triennio

comprende la vendita di applicazioni digitali, libri elettronici, dispositivi e servizi legati al brand Cubo Vision e la vendita di giochi on line. I ricavi po-tenziali su tale offerta prevedono inol-tre ricavi aggiuntivi, rispetto ai piani correnti che sono relativi ai servizi CDN verso broadcaster ed erogatori di contenuti; Le opportunità che spingono Telecom Italia a perseguire tali offerte sono es-senzialmente quelle di: sviluppare valore dal mercato VAS

creando business su mercati adia-centi alle TLC, cercando di creare

una user experience distintiva ed omogenea;

cercare di contrastare le iniziative degli OTT per evitare soluzioni che escluderebbero completamente l’o-peratore.

Inoltre sulla parte CDN (mercato B2B) il posizionamento con una propria offerta, garantisce nuove revenues a fronte di costi infrastrutturali, che an-drebbero comunque sostenuti anche per esigenze interne. I driver primari restano i contenuti ed i servizi consu-mer associati a Cubovision e alla sua pervasività sui prodotti della CE.

Energy Management2.2L’Energy Management vede come driver primari le offerte di gestione energetica verso la Pubblica Ammi-nistrazione locale e le aziende, e le proposte di Metering anche verso il consumer. A tal proposito le soluzioni stanno evolvendo verso tre filoni: Progetti per Pubbliche Amministra-

zioni Locali medio-piccole basati su Smart Town, una soluzione che consente di gestire da remoto l’illu-minazione pubblica, monitorando eventuali guasti, programmando l’accensione e lo spegnimento dei lampioni, riducendo il flusso lumi-noso di ogni lampada;

Offerte TIGREEN per imprese, ba-sate sul monitoraggio e la reporti-stica di dati sui parametri energetici (energia, temperatura, umidità, ir-raggiamento);

Soluzioni di Metering per Terze Parti ed Utility, basate su un’architettura riutilizzabile e compatibile con una molteplicità di servizi (gas, acqua, energia elettrica,…).

Le motivazioni e le opportunità che spingono verso il mercato dell’Energy Management e delle Smart Cities sono: forte indirizzo dei Governi e dell’U-

nione Europea nel favorire servizi

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SERVIZIINFORMATICA

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di Risparmio Energetico, Servizi di e-inclusion ed e-government trami-te progetti finanziati e partnership Pubblico/Privato;

nuovi contesti normativi (es. Delibe-ra per Telelettura contatori Gas) che agevolano nuovi mercati e bundle con servizi di connettività;

la disponibilità dell’offerta Nuvola Italiana, di Asset di Rete Mobile e Fissa che costituiscono nel comples-so un’infrastruttura di erogazione servizi per la Città digitale;

lo sviluppo del futuro mercato delle Smart Grids (es. Electric Vehicles), che costituisce un passaggio impor-tante per l’evoluzione verso le Smart Cities.

Figura 5 - Da Energy Management a Digital Town: le opportunità del Green ICT

Sanità Digitale2.3Sulla Sanità digitale, per lo sviluppo della Telemedicina assistita e dell’in-tegrazione Ospedale-Territorio si ipo-tizza un elevato Addressable Market, guidato dagli interventi delle Ammi-nistrazioni per il contenimento costi tramite l’ICT. Si prevede che l’Azienda possa avere ri-cavi aggiuntivi derivanti da uno scena-rio di diffusione più spinta della teleas-sistenza, dei device medicali connessi, dell’integrazione in rete di farmacie e strutture wellness. I principali driver di posizionamento di Telecom Italia in ambito Sanità si basano su:

sviluppo di Nuvola Italiana per Cloud Sanitario;

controllo diretto in DC di specifiche piattaforme;

nuovi modelli di erogazione servizi sanitari .

A tale proposito le soluzioni Telecom Italia stanno evolvendo verso le se-guenti aree di intervento/mercato:

Prestazioni di Telesanità e TeleassistenzaDa Dicembre 2010 è stato lanciato su Regione Piemonte il Servizio di mo-nitoraggio a distanza dei parametri biometrici di pazienti con patologie croniche. Si prevede di evolvere tale servizio includendo soluzioni di TV

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based, video consultazione e di Voice Response. E’ un primo esempio di Te-lemedicina a distanza che prevede an-che una progressiva integrazione nei processi sanitari di gestione del ciclo del farmaco, gestione dei dati sanitari (Fascicolo Sanitari e Cartella Clinica), informatizzazione ed inserimento in rete dei Medici di Base.

Sanità 2.0 Una direttrice di sviluppo che abilita una progressiva diffusione di modelli di Bu-siness B2C e B2B2C. Al riguardo i temi:Prevenzione e benessere WellnessCoach: monitoraggio dello

stato di salute; Wellness@School: monitoraggio del

benessere/stato di salute dei ragazzi nelle scuole;

Soluzioni B2C basate su M2M, ac-quistate in farmacia per il controllo di alcuni parametri in autonomia.

Inclusione SocialeTelecom Italia ha già sviluppato su piattaforma Smart Inclusion,soluzioni atte all’integrazione di servizi di Tele-didattica, Intrattenimento (Internet, Canali TV, Portali etc) ed e-Health, per pazienti lungodegenti. Queste so-luzioni possono costituire un primo esempio di servizi di inclusione sociale ed assistenza abilitata dall’ICT, da in-tegrare con soluzioni di Digital Media, Intelligent Home, Smart School per persone fragili o diversamente abili.

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ori

ambi

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Tele

assi

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OperatoreCentro Servizi

Ospedale

Scuola

Casa

Palestra

Medicispecialisti/Infermieri

Medicidi famiglia/Infermieri

Famigliari/Care given/

Pazienti

Allenatori/Cittadini

TVAccess/gateway

Computer/Tablet PC

Mobile phonePDA

Smarthphone

Alunni/Insegnanti

E-HealthDeviceEnabler

E-HealthServicesEnabler

Figura 6 - L’evoluzione della Sanità Digitale da B2B a B2B2C

Machine-to-Machine2.4Per il M2M (Machine To Machine) si prevedono scenari con elevata diffu-sione di SIM embedded nella Consu-mer Electronics ed integrazione appli-cativa con servizi verticali.

Il M2M mostra anche una forte valen-za strategica, poiché i maggiori Telco Operator si stanno orientando verso offerte M2M con Business Unit e piat-taforme dedicate (Vodafone, Telefoni-ca, Orange) in grado di stimolare traf-fico e VAS. L’evoluzione dell’offerta vede Tele-com Italia orientata a ricoprire il ruolo di Solution Provider di applicazioni M2M basate su soluzioni verticali in differenti contesti applicativi: Metering: la nuova regolamenta-

zione UE prevede che a partire dal 2012, il Metering del Gas automa-tizzato sarà obbligatorio. Si potrà quindi procedere al dispiegamento di una rete TLC di “prossimità” Wi-reless Sensors Network la cui strut-tura prevede la connessione tra i contatori, i ripetitori e i concentra-tori con tecnologia ZigBee. Il M2M ha quindi un ruolo chiave in quanto

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SERVIZIINFORMATICA

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tramite una SIM M2M il concentra-tore potrà trasmettere i dati al centro servizi.

M-Health: le applicazioni M2M aprono una serie di opportunità per numerosi servizi che vanno dalla te-leassistenza con integrazioni della sensoristica fisica, ad applicazioni in ambito wellness che si posso avvale-re di Body Sensors Network; ma an-che di servizi per il geofencing, ossia il monitoraggio da remoto, tramite sistemi di localizzazione di pazienti affetti da Alzheimer. Inoltre nume-rose applicazioni di telemonitorag-gio di parametri fisiologici basate su device M2M, permetteranno al pa-ziente di tenere costantemente sot-to controllo i propri parametri vitali senza la necessità di recarsi presso una struttura medica.

Automotive: il guidatore avrà a di-sposizione, anche tramite la comu-nicazione vehicle-to-vehicle servizi su limitazioni di accesso, presenza di ZTL, segnalazione di eventi che interferiscono con il normale flusso

Util

ity

Aut

omot

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Sani

“External” Integration

Parters Apps

“Internal” Integration

M2M Platform M2M Cloud Services

Network ServicesBSS Services

Figura 7 - M2M Platform come soluzione trasversale a varie soluzioni verticali

di traffico (fiere, incidenti, lavori in corso), la possibilità di pagare pe-daggi e parcheggi, la telediagnosi del veicolo in caso di guasto servizi di sicurezza come la chiamata di emer-genza, l’e-call e l’antirapina, compre-sa la localizzazione dell’autovettura in caso di furto.

Connected devices: il contesto B2C dei dispositivi embedded (tablet, e-reader, appliances, camera) è quello previsto con i più altri tassi di cresci-ta nei prossimi anni e si avvarrà di soluzioni con connettività embed-ded, trasparente per l’utilizzatore finale che pagherà il servizio.

M-Payment2.5Il M-Payment è un’area su cui si di-stinguono i seguenti filoni: acquisto di beni e servizi tramite cre-

dito residuo, sfruttando una piatta-forma “intermedia” cross operatore tra clienti e merchant;

mpay che prevede l’offerta a clienti TIM di un conto di pagamento asso-ciato al cellulare/SIM che permetta di effettuare trasferimento di denaro e pagare qualunque bene e servizio;

pagamento effettuato con tecnologie di prossimità grazie alla tecnologia NFC “SIM Based”.

Le motivazioni ed opportunità che spingono TI a posizionarsi su tale mer-cato sono essenzialmente legate al fatto che l’Azienda possa giocare un ruolo chiave nella virtualizzazione e digita-lizzazione dei pagamenti via cellulare grazie alla base clienti disponibile, alla rete di vendita e al presidio tecnologico.

Unified Communication & Collaboration2.6La UCC (Unified Communication & Collaboration) è l’area che si posi-ziona come elemento di continuità ed evoluzione degli attuali servizi di voce e messaging. Allo scopo di preservare valore sui servizi di fonia, si prevede

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ConclusioniEsiste un mercato basato sui nuovi usi della rete e nuovi business, i cui drivers sono sia i ricavi aggiuntivi che la difesa del core-business.Le evoluzioni sulle piattaforme ap-plicative sono di media complessità, mentre sono valutate più critiche la costruzione degli ecosistemi e partner-ship e le modalità di go_to_market. In tutti i casi la dimensione tecnica dovrà essere complementata da forme di co-marketing ed adeguato training delle strutture di vendita. Lo studio effettuato ha individuato uno spazio per Telecom Italia tanto più interessante quanto più sarà possibile

[email protected]@telecomitalia.it

AcronimiB2B: Business To BusinessB2C: Business To ConsumerB2B2C: Business To Business To

ConsumerCDN: Content Delivery NetworksCE: Consumer ElectronicsM2M: Machine to MachineOTT: Over The TOPSIM: Subscriber Identity ModuleVAS: Value Added ServicesWSN: Wireless Sensors Network

un’integrazione di tali servizi verso so-luzioni di Collaboration & Media.In particolare si prevedono i seguenti tre filoni di evoluzione: servizi avanzati di Conferencing &

Collaboration Audio,Video e Web ; soluzioni di Backup SMS/MMS/

Multimedia; soluzioni di Virtual IP-PBX per pic-

cole e grandi imprese.

integrare nativamente le nuove pre-stazioni di servizio con gli asset tipici del gestore di rete: gestione della con-nettività fisso/mobile, identity mana-gement, billing, disponibilità di Data Centre e punti di accesso distribuiti territorialmente. In tali aree la pro-gressiva evoluzione delle tecnologie (IpV6, WSN, CDN, M2M,Connected TV, Cloud) può costituire un elemento di discontinuità nei modelli di Busi-ness in grado di tradursi in nuove op-portunità per Telecom Italia ■

Gli autori ringraziano Claudia Amari, Claudia Maccario e Tiziana Greco per il contributo alla realizzazione dell'articolo.

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SERVIZI

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Pierpaolo Marchese Laureato In Ingegneria Elettronica è entrato in Azienda nel 1985. Da allora ha collaborato a svariati progetti di rete fissa e mobile di Telecom Italia in ambito nazionale ed internazionale, con ruoli sia di coordinamento tecnico che gestionale. Da Settembre 2009 è responsabiledella funzione Service Platforms &Tecnology Evolution di Telecom Italia Lab.

Enrico MariaBagnasco Laureato in Scienze dell’Informazione, è entrato in Azienda nel 1988. Ha coordinato progetti di ricerca e sviluppo per TI e TIM e presieduto gruppi di standardizzazione internazionale in ETSI, ITU, TMForum e ETNO. In Telecom Italia ha avuto diverse responsabilità gestionali nelle aree del Network Management/OSS, della Core Network fissa e mobile e delle Service Platforms. Attualmente è il responsabile Wireline Network di Telecom Italia Lab.

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NUVOLA ITALIANA 2.0

Federico Francesco Cocchi, Carlo Filangieri, Andrea Livatino

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SERVIZIINFORMATICA

Possiamo definire in modo semplice il Cloud Computing come l’utilizzo dell’informatica sen-za averne il possesso, accedendo tramite la rete a capacità di calcolo e storage nel caso di IaaS (Infrastructure as a Service), oppure ad una piattaforma di sviluppo, una di collaborations o un DB nel caso di PaaS (Platform as a Service) ed infine a un qualunque applicativo, dall’of-

fice automation all’ERP, nel caso di Software as a Service.Da questa modalità di fruizione di risorse informatiche come se fossero un servizio, il cliente si aspetta alcuni benefici come quello di non sostenere investimenti iniziali, ridurre i tempi di attivazione, pagare solo quello che effettivamente utilizza e poter scalare la capacità in funzione dell’andamento del proprio business.Nel caso IaaS la risorsa di calcolo, storicamente concepita come un elemento fisico concreto, one-roso e decisamente poco flessibile, quindi si è evoluta trasformandosi in un servizio. Questo pas-so è stato possibile grazie all’affermarsi delle tecnologie di virtualizzazione inizialmente intro-dotte e utilizzate soltanto per incrementare il livello di utilizzo di CPU e RAM.Telecom Italia, con il progetto Next Generation Data Center, ha sviluppato già dal 2008 un proprio cloud interno, nato per consolidare gli ambienti HW obsoleti e per accelerare l’erogazione di ri-sorse di calcolo per i nuovi applicativi.Partendo da questa esperienza e dalle competenze sviluppate internamente, è stata sviluppata già a fine 2009 la prima offerta Cloud IaaS orientata al mercato Business (Ospit@ Virtuale) e, nella prima metà del 2010, l’offerta per i clienti Top ed Enterprise (Hosting Evoluto1).

1 AlriguardosirimandaalNotiziarioTecnico,aprile2011,pagg.80-105

Il Mercato dei Servizi Cloud1Il Mercato dei Servizi Cloud è in forte ascesa su scala mondiale con dei tassi di crescita tipici di molte delle prin-cipali innovazioni tecnologiche nel mondo dell’ICT (es: radiomobile, bro-adband,…).I grafici in Figura 1 mostrano l’anda-mento stimato dagli analisti in merito allo sviluppo e alla diffusione di talemercatoneiprossimianni.Il mercato dei servizi Cloud nell’Europa Occidentale crescerà più rapidamente, conunCAGR’10-’14del34,6%rispettoal25,8%dellacrescitasuscalaglobale

(WW).Questoaspettoinduceglianali-sti a ritenere fondamentale il ruolo che avrà la disponibilità di soluzioni Cloud per il mercato europeo, dove si avrà la principalepresenzadelladomanda.Dai grafici si ricava ancheunapredo-minanza della domanda di servizi di tipo Infrastrutturale, con particolare focalizzazione anche in questo caso sul mercatoeuropeo.Larelativasemplicitàdi utilizzo unita alla crescente pressione sui budget IT delle aziende tenderanno a spingere i CIO ad adottare sempre più tali soluzioni in sostituzione dell’acqui-sto e gestione in proprio dell’infrastrut-tura.Leprevisioniinmeritoaltassodicrescita italiano, più o meno ottimisti-

che in funzione degli analisti, descri-vono una situazione in linea con quelle dei principali paesi europei. Tali pre-visioni potrebbero essere fortemente influenzatealrialzodallastrategiadeiprincipaliproviderqualiTelecomItalia.Laconclusionechesenetraeevidenziala presenza di un fattore di crescita in ambito ICT a fronte delle previsioni di riduzionedeitradizionaliserviziIT.

Scenario Competitivo IaaS su scala mondiale2

Lapossibilitàdioffriresoluzioni IaaSriguarda aziende il cui business prin-

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cipale può non coincidere con l’infor-mation technology, ma che, facendo leva sulle caratteristiche e potenzialità della propria infrastruttura, elaborano unnuovomodellodibusiness.Il mercato maturo degli Infrastructure Managed Services, dominato dai grandi Data Center outsourcers e Web Hosting players, è stato investito dal fenomeno dell’industrializzazione dei servizi IT.Questa rivoluzione ha trasformato ilmercato, introducendo i modelli di provisioningdelle infrastruttureflessi-biliesubase“payasyougo”.In particolare il Cloud IaaS ha ulterior-mente accelerato la trasformazione di questo mercato, ampliando i “casi d’u-so” dei clienti IT verso le soluzioni di outsourcing.Lapossibilitàpericlientidi dotarsi di capacità computazionale a basso costo per il solo tempo di cui ne hanno realmente bisogno ha convinto molti di questi a familiarizzare con l’e-sperienzadell’outsourcing.LemodalitàdierogazionedelleofferteIaaS sono molteplici:

2010

Forecast Mercato Mondiale ed Europeo(valori in Mln €)

Previsione di distribuzione del Mercato Italiano(valori in Mln €)

Previsione di crescita del Mercato Italiano

15’947

IaaS

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SaaS

IaaS

PaaS

SaaS

43% 51%

9%

40%

23,9%10%

47%

3’809

Mercato WW Mercato WE

201439’883

IaaS

PaaS

SaaS

IaaS

PaaS

SaaS

47% 53%

15%

32%

31,4%16%

37%

12’516

Mercato WW Mercato WE

SIRMIIDCGartnerYankee

321,0

222,1

591,4565,3

426,0

280,2

194,2166,3

216,6271,1

329,0

413,6

356,9302,2252,8

441,6

700

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2010 2011 2012 2013

500

400

300

200

100

0

IaaS

PaaS

SaaS

IaaS

PaaSmercato TOP-ENT

mercato SME

CAGR‘10-’13

CAGR‘10-’13

SaaS

16

2010

21,4

2,6

19

2011

28,4

3,5

22

2012

36,6

4,3

25

2013

45,7

28,9%

26%

16%

5,2

142,5

2010

61,49

163,2

2011

76,1

12

180,2

2012

98,8

15

199,2

2013

119,528,3%

24,9%

11,8%

19

Figura 1 - Sviluppo e diffusione mercato Cloud

self managed IaaS: replacement sempliceelow-costdellatradiziona-le infrastruttura IT gestita in autono-mia da parte del cliente;

lightly managed IaaS:soluzioniself-managed gestite dal provider nell’o-peratività del servizio;

complex managed: hosting con solu-zioni di full outsourcing dell’infra-struttura.

Questa evoluzione ha modificato ve-locemente lo scenario competitivo con nuovi entranti da mercati adiacenti (quali telco providers, system integra-tors, pure cloud vendors) ed acquisizio-nimirateadampliarel’offertaconsolu-zionicloud(es.VerizonconTerremark).Sebbene il Cloud IaaS sia ancora un mercato in fase di sviluppo, ci si aspet-ta nel medio termine una piena con-vergenza con il tradizionale mercato di hosting,risultandoneallafineunasuanaturaleevoluzione.Amazon e Google sono stati i precur-sori, prima con soluzioni di Private Cloud Computing e successivamente

come provider di servizi in ottica Pu-blicCloud.Attualmente IBMeAma-zon sembrano i player maggiormente conosciuti e utilizzati a livello mon-diale. Recentemente anche la nuovaoffertadiMicrosofthasuscitatomoltointeresse.Si stannodiffondendo formedi part-nership tra operatori diversi dell’eco-sisterma Cloud al fine di sfruttare almassimo le opportunità offerte. Adesempio Oracle ha una partnership con Amazon per offrire in modalitàSaaS i propri applicativi e Microsoft of-fre i Microsoft Online Services tramite iDataCentersdiHP.Si possono distinguere i seguenti di-versi tipi di player: Telco: l’erogazione di servizi cloud co-

stituisce un’opportunità per mettere a frutto le grandi infrastrutture infor-matiche, di cui dispongono e la capa-cità di erogare banda; hanno inoltre il vantaggio di poter offrire al cliente unagestioneintegrataIT+TLC.

Operatori di Hosting tradizionale: la

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SERVIZIINFORMATICA

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Figura 2 - Scenario competitivo mondiale con focus su quello italiano

riconversione al cloud è una strate-gia quasi obbligata per questi opera-tori al fine di contenere l’erosione di ricavichealtrimentirischierebbero.

Visionari del cloud: sono i player,quali Google ed Amazon, che trac-ciano la rotta su scala mondiale con infrastrutture cloud native a basso costo. Benché orientati nella faseiniziale ad un mercato tipicamente consumer, stanno progressivamente coprendoanchelaclientelaBusinessconofferteadhoc.

FornitoridiHWeSW:laforniturainmodalitàas-a-servicedeipropripro-dotti è una leva importante per man-tenereilmercatodeigrandiclienti.

System Integrator: hanno già in por-tafoglio la gestione IT di molti gran-di clienti, la proposizione di passag-gio al Cloud è spesso una leva per proporre l’ottimizzazione dei costi digestione.

In generale esistono delle linee guida riconosciute per l’erogazione dei ser-vizi in Cloud, ma non c’è ancora una consolidata convergenza in merito al modello di business e all’interopera-bilità tra le diverse soluzioni o compo-nentierogatedaivarifornitoriCloud.I

principali provider stanno quindi cer-candodiaffermareilpropriomodello,sfruttando il livello di posizionamento che hanno ottenuto sul mercato, per condizionare le evoluzioni e le possibi-listandardizzazioni.

Lo scenario IaaS in Italia2.1È stato analizzato il mercato dei forni-tori di servizi IaaS da parte di società italiane o aziende straniere con DC in Italia in base alle principali caratteri-stiche Cloud: Dynamic profiles, Payperuse,Selfprovisioning.Taliaziende2 hanno competenze IT e legami conso-lidati con il mercato italiano, oltre che personale locale che può interagire con i clienti in lingua italiana dando cosìmaggiorefiduciarispettoaprovi-der stranieri per gli aspetti di security eprivacy.InfinespessoiDataCenterssonodiproprietàegestitiinItalia.Le loro offerte riguardano soprattut-to Server virtuali condivisi o dedicati (modelloVPS–Virtual Private Server, con o senza gestione), la cui applica-zione principale è relativa all’hosting

di siti web ed email server, mentre sembrano poco adatte allo Storage as a Service o ad ospitare applicativi azien-daliditipomissioncritical.InFigura2una sintesi dello scenario competitivo italiano.Inquestocontesto leofferteTelecomItalia coprono invece in modo comple-to il ventaglio di esigenze del mercato delle infrastrutture con un posiziona-mentointerminidiprezzoperl’offertaentry level decisamente competitivo (Figura3).Tragliobiettivi2011-2013c’èilman-tenimento/incremento del divario competitivo senza intaccare la margi-nalità del servizio, lavorando sull’ot-timizzazionedeicostiindustriali.

Posizionamento e Obiettivi dell’offerta di Telecom Italia3

Gliobiettivial2013diTelecomItaliasul mercato del Cloud sono decisa-mente sfidanti, ma basati sulla con-sapevolezza che l’esperienza matura-ta nello sviluppo della propria Cloud Interna, la capacità di consolidare ambienti tradizionali verso il cloud e le potenzialità date dall’essere un provider di connettività e servizi IT la pongono in una condizione di favore rispettoaiprincipalicompetitor.Lastrategiaprevede: essere il primo provider Infra-

strutturale in Italia attraverso i 7grandiDataCenter, 4Centri Servi-zi, PoP all’estero e la capacità nativa di erogare e gestire il servizio E2E(IT+TLC);

creare la piattaforma Cloud di ri-ferimento per i clienti Italiani, an-che multinazionali, con una quota di mercato cloud che crescerà dal 2%del2010adalmenoil40%del2013;

crescere nella creazione di valo-re attraverso un continuo migliora-mento della profittabilità;

essere il protagonista dell’IT So-stenibile in Italia attraverso la

2 SeewebeAreaCloudchehannomodellidioffertapiùviciniaimodellidelCloudComputing,soprattuttoperlapresenzadiunportalediselfprovi-sioningincuigestirelepropriemacchinevirtualirichiedendo,ondemandri-configurazioneonuovemacchinevirtuali.

AlmavivaTSFharealizzatounnuovoDC(mono-vendor)sucuioffrireservizidi“HYPERCEDasaService”ondemanddicomputing(basatisux86),storage,connettivitàLANeSAN,back-up.

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Profilo entry level di Ospit@ Virtuale

(1 vCore, 2GB RAM,250GB HD)

Offerte analoghe dei concorrenti

Min Med Max

88€73€/mese 170€ 282€

Figura 3 - Le offerte di Telecom Italia

contribuzione alla riduzione dell’e-missioni di CO2dainformatica(160tonnellate di C02 in meno emesse ogni 100 server migrati su NuvolaItaliana).

Le metodologie di riferimento sonomirate ad aggredire i vari layer infra-strutturalidell’offerta.In ambitoTLC&Network Services èprevista ad esempio l’evoluzione dei servizi di Sicurezza gestita in logica Cloud, oltre che il consolidamento dell’offerta di Network ManagementperleMedieImprese.Per il layer IaaS è prevista invece l’evo-luzionedelleoffertediCloudStorageaggiungendoArchivingeBackupe lefunzionalitàdiRemoteFolder.Sul PaaS oltre all’evoluzione delle Of-ferte di IT Device Management si pre-vede anche l’introduzione di strumen-tidicollaborationintegraticonilVoIP.Maprocediamopergradi.

L’offerta IaaS di Telecom Italia3.1In ambito IaaS l’offerta Telecom Ita-lia presenta due diverse soluzioni con caratteristiche peculiari utilizzabili in altrettanticontesticliente.Laprima,Ospit@Virtuale,èunatipicaoffertaCloud“ascaffale”perlaqualelecaratteristiche e il modello di business sonostrutturatiedefiniti.Il ”lato forte” è dato dal fatto che i clien-ti hanno disponibilità delle risorse in tempi brevi e possono amministrare i loro server per mezzo di una console di selfmanagement.Latecnologiasibasa

suserverditipologiax86,consistemaoperativo scelto dal cliente (Windows, Linux,…), mentrenonsonoprevisteforti personalizzazioni considerato il target di clientela a cui si rivolge (PMI e i clienti minori della fascia Enterpri-se). L’offerta è paragonabile, seppuradattata alle esigenze tipiche del mer-catoitaliano,all’offertadiAmazonEla-sticCloud.La seconda, Hosting Evoluto, moltoflessibile e facile da adattare alle esi-genze del cliente, è orientata alla clien-tela TOP. È possibile erogare verso iclienti varie tipologie di sistemi opera-tivi,sutecnologiediverse,siax86cheUnix,anchesupiattaformanonvirtua-lizzata.Sipossonoprevederearchitet-turemulti-tierconlapossibilitàdipre-vedere per il cliente l’inserimento sulla piattaforma cloud di componenti tra-dizionalierogateinhostingohousing.Entrambeleofferteprevedonounaro-admapevolutivachevedenel2011unanno fondamentale per completare il modellodierogazione.SuOspit@Virtuale saràfinalizzato ilself provisioning ed il self managment da console di tutte le componenti tec-niche e sarà introdotta la modalità di commercializzazioneinpayperuse.Su Hosting Evoluto saranno introdotti dei prototipi architetturali completi, il cui delivery avverrà in modalità au-tomatica, sarà annessa all’offerta unaconsole di self management e sarà in-trodotto il modello di commercializza-zioneinpayperuse.Parallelamente saranno introdotte ar-chitetture volte all’implementazione delle Private Cloud, ossia infrastrutture

Focus sul piano di evoluzione di Ospit@ Virtuale3.2

L’obiettivo di evoluzione prevede diampliare la possibilità di sottoscrizio-ne del servizio tramite web sul sito di Impresa Sempliceattraverso l’e-Com-merce e la possibilità per il cliente di gestire in Self Provisioning da console le variazioni della propria consistenza tecnica.Perraggiungerequestoscopoverrà integrato il sito Impresa Sempli-ce con il CRMB e saranno introdottinuovi metodi di pagamento tramite Cartadicredito,PayPal,AlicePay.Per aumentare l’appeal dell’offertaOspit@Virtuale, sono in fasedipro-posizione anche server virtuali “vesti-ti”siainterminidisoftwarepre-instal-lato e licenziato che di servizi erogati daipartnerTelecomItalia.IservizideiPartner diventano così una parte fon-damentaledell’offertadiTIedell’evo-luzione dell’offerta di Cloud Compu-tingversoilmercato.

Roadmap di espansione internazionale4Con il supporto delle consociate este-re, è prevista anche l’espansione del servizio di cloud computing su base internazionale.In Turchia sarà commercializzato il servizio Hosting Evoluto nel 2011impiegando il DC di MED, consociata TurcadiTelecomItaliaSparkle.In Argentina, ma anche in Brasile, èin corso un trasferimento di know-how per lo sviluppo sul posto di servi-zi Cloud analoghi a quelli disponibili in Italia in modo da servire al meglio aziendemultinazionali.

auto consistenti basate su pool di risorse da assegnare ai clienti attraverso le quali questi potranno realizzare le loro cloud private.Infineèstataannessaall’offertalasoluzionediVirtualDesktop.

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Evoluzione dell’infrastruttura5Lecapacitàtecnologichedell’infrastrut-tura NGDC (Next Generation Data Cen-ter) come erogatore di servizi Cloud, si basano su infrastruttura multi-piatta-forma,condivisaestandardizzata.Le infrastrutture NGDC offrono aipropri Clienti risorse computaziona-li, spazi di memorizzazione e reti di comunicazione,sucuieffettuareilri-lascio di applicazioni informatiche a supportodelleproprieesigenze.L’offertaèpresentataall’internodiunCatalogo Servizi attraverso il quale il Cliente esprime una domanda di am-bienti, aggregando i servizi elementari offerti(serviceelement)inconformitàa regole, policy interne alla propria or-ganizzazione.IlCatalogoServizièsta-to sviluppato per consentire di indiriz-zare il più elevato numero di esigenze architetturali, mantenendo tuttavia un elevato livello di standardizzazione, grazieall’impiegodiunnumerofinitoenonmodificabilediServiceElement.L’astrazione dal livello infrastruttu-rale consentito dalla virtualizzazione abilita l’automazione dei processi. Inparticolare attraverso funzionalità di VirtualProvisioningsonostatedisac-coppiate le fasi di Activation e Crea-tion. L’allestimento fisico delle farmviene eseguito in modo periodico su base capacity delle risorse ed in modo totalmente indipendente dal delivery o dalprofilodiserviziodeisingoliclien-ti.Ladisponibilitàdicapacitàcompu-tazionale già predisposta consente il delivery veloce (minuti) delle risorse richieste sulla piattaforma cloud. Sitratta indefinitivadi semplici opera-zionidiconfigurazionecheavvengonoinmodoautomatico.Altro vantaggio dell’astrazione del ca-talogo servizi consiste nella possibilità di adottare un modello open multi-vendor senza che siano previsti ade-guamenti di processi e strumenti di gestione al variare delle componenti

hardware. La piattaforma degli stru-mentiNGDCètotalmenteopen.L’attuale modello aperto Multi-Ven-dor abilitàiseguentibenefici:• Flessibilità: i requisiti tecnici sono

fatti per svincolare la tecnologia del-leServerFarmadunospecificoVen-dor, consentendo un forte riutilizzo delle componenti tra ambienti per l’IT interna e per il cloud;

• Riduzione dei costi industriali: il modello open consente l’acquisizio-ne progressiva tramite gara ai mi-glioriprezzidimercato.

• Innovazione tecnologica: le novità tecnologiche vengono introdotte im-mediatamente negli ambienti di svi-luppo e non mission critical, per poi estendersi al resto dell’infrastruttura (es:deduplica,autotiering,…).

• Riduzione dei costi di manutenzio-ne HW: per le server farm dotate di meccanismi di rilocabilità nativi, non ènecessariorichiedereSLAcontempidi ripristino stringenti per il failure di componenti HW, ma è sufficiente il serviziostandardprevistoingaranzia.

• Capacità di integrazione: la capa-citàdi integrazionediTI-SSCvienemessa a disposizione dei clienti che desiderano spostare verso il cloud i propriambientiapplicativi.

Inoltre la strategia evolutiva in ambi-to Server Farm Unix si focalizza in particolare sulle attività di Capacity Management e Capacity Optimization delle server farm del Mercato Esterno con conseguente abbattimento del co-sto industriale derivante dal migliore sfruttamento delle risorse oggetto di offertaaiTopClient.Ed ancora l’evoluzione delle infrastrut-ture Storage e Backup è mirata alla tra-sformazione del modello di erogazione del servizio da una logica di allocazione statica,guidatadallatecnologia(es.En-terprise&EasysulloStorage),adun’al-locazione più dinamica ed efficiente.Per consentire il contenimento dei co-sti,ottimizzarelospazioedoffrirenuo-vefeaturediservizio.

Evoluzione degli strumenti di gestione ed erogazione del Cloud6

Gli strumenti di gestione ed erogazio-ne del Cloud di Telecom si basano sul modellodiCloudFoundationadattatoalle esigenze peculiari dei servizi svi-luppatiedincorsodisviluppo.Nella Figura 4 la Cloud Foundationsecondo Telecom Italia evidenzia ogni singola componente di gestione ed erogazionedelCloud.Nelcorsodel2011sarannointrodottele funzioni abilitanti al completo self provisioning e al self assurance, non-ché il servicecapacitymanagementei moduli software da integrare con la catena di billing aziendale per l’elabo-razionedelpagamentoaconsumo.Saranno anche sviluppati gli attuato-ri infrastrutturali per la gestione delle componenti tecnologiche in modalità self(VPN,bilanciatori,FW).Poi sarà completata la roadmap sugli strumenti che prevede la predisposi-zionediuncloudportalunificatoperl’erogazione dei servizi Cloud verso tutte le fasce di clienti, saranno intro-dotte le funzionalità volte alla com-mercializzazione dei servizi di Secu-rityasa Service,arrivando infinealladefinizionediuncatalogostandardiz-zatodituttiiServiziCloud.

La sicurezza nel Cloud di Telecom Italia7L’aspetto della sicurezza del dato inambito Cloud è estremamente impor-tante e sentito dai potenziali clienti che si apprestano ad avvicinarsi a que-sta nuova modalità di erogazione dei serviziIT.Una ricerca elaborata da Gartner te-stimonia come tre su cinque dei fat-tori inibitori per la scelta di soluzioni ‘Cloud’ siano direttamente correlati alla compliance e alla security (viola-zione della privacy/confidenzialità,perdita dei dati, violazione di leggi/

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CloudSecurity

SupportSystemsEnd User IT Manager & Administration

Business PartnerResellerApplication Provider/Developer

DataNetworkSecurity

DataPrivacy

Certification&

Compliance

Auditing&

Accounting

Authentication&

Authorization

CRM

Payment&

Accounting

TroubleTicket

Manager

Unified Cloud Portal

CloudDeveloment

ServiceDesign

ServiceCreation

ServiceActivation

ServiceCatalog

TemplateRepository

Cloud ServiceMonitoring &Management

ServiceOperation

Policy &Service

SLA Mgmt

QoSManagement

InstanceRepository

PolicyRepository

Cloud ServiceMonitoring &Management

Service &Data Mgmt

UtilizationMonitoring

Iaas & NaaSComponents

Networking

Server/Hosting services

Storage

PaaSComponents

DBMS

DirectoryServices

ApplicationServers

DevelopmentEnvironment

SaaSComponents

TIApplications

PartnerApplications

PartnerApplication

Management

Server SAN/TAN Network

Virtualization layer

Physical resources

Figura 4 - Le “regole della casa” Cloud

regolamenti validi nel mercato di rife-rimento).L’Italiadaquestopuntodivistacosti-tuisce un banco di prova emblematico in ragione dell’estrema attenzione del legislatore rispetto alla natura del trat-tamento, a cui viene sottoposto il dato diproprietàdelcliente.Taleattenzio-ne viene confermata, per esempio, dal Garante delle Privacy che prevede nel suo piano ispettivo di inserire il Cloud Compunting, adottato sia da soggetti privati che pubblici, fra le principali areedianalisinel2011.Gli aspetti che sollecitano le preoc-cupazioni in ambito security sono: la condivisione delle risorse, la maggior esposizione agli attacchi dall’esterno e la dipendenza dalla disponibilità della rete per l’accesso ai servizi e l’impossi-bilità di conoscere a priori la colloca-zionefisicadeldatotrattato.Per mitigare questi potenziali elementi di vulnerabilità dell’architettura cloud

occorre quindi predisporre tutta una serie di azioni necessarie a proteggere adeguatamente, nel tempo, il servizio e allo stesso tempo rendere evidenti e documentabili anche nei confronti dei Clientiilivellidisicurezzaconseguiti.Telecom Italia possiede numerosi ele-menti distintivi che consentono di mitigare le preoccupazioni dei clien-ti, facendo percepire loro il valore che possonoricavaredall’affidarsiadinfra-strutture e processi che il cliente dif-ficilmente potrebbe eguagliare senzaprevedereenormiinvestimenti.Quale fattore qualificante del livellodei processi di gestione che caratte-rizzanol’offerta“NuvolaItaliana”ven-gono di seguito riassunte le principali certificazionidiTelecomItalia: Certificazione UNI EN ISO 9001:2008 (ISO 9001:2008) per leattività di Progettazione, Sviluppo e Attivazione di componenti infra-strutturali per l’erogazione di servizi

di Cloud Computing (modalità IaaS “infrastructure as a service” prima società italiana a conseguire tale li-vello di certificazione tramite la con-sociataSSC).

CertificazioneISO27001periservizidi delivery, operation e sicurezza fisi-cadeiDatacenterdiTelecomItalia.

Applicazione dell’Information Secu-rity Management System per la strut-tura IT Service Management, relati-vamente ai “Processi di Delivery ed Esercizio per l’erogazione delle solu-zionidiHousing&Hostingospitatepresso i Data Center di Telecom Ita-lia”, in conformità ai requisiti espressi dalloStandardISO/IEC27001.

Applicazione dell’Information Se-curity Management System per la struttura IT Service Management, relativamente ai “Servizi di PdLManagement, LAN Managemente System Management nell’ambito della gestione del servizio di condu-

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zione dei sistemi per il mercato e per le Pubbliche Amministrazioni”, in conformità ai requisiti espressi dallo StandardISO/IEC27001.

È stato quindi definito un piano in tre fasi per mantenere ai massimi livelli la sicurezza di “Nuvola Italiana” ba-sandosi su interventi tecnologici e di processo.Gli interventi tecnologici a loro volta sono stati catalogati nei tre ambiti:A. Misurepreventive (protezionepe-

rimetrale, irrobustimento degli elementi);

B. Misuredimonitoraggio;C. Misurereattive.Nell’ambito processivo/procedurale è statodefinitodi realizzare ilPianodiSicurezza dei servizi infrastrutturali che fanno parte del portafoglio d’of-ferta di Nuvola Italiana. Il Piano diSicurezza è un documento di analisi di dettaglio dove vengono analizzati i rischi, le minacce che interessano il servizioe lerelativecontromisure.Faparte del documento una Gap Analysis che determina, al momento della rea-lizzazione,qualesiailrischioeffettivoassociato all’oggetto dell’analisi. Par-tendo dal Piano di Sicurezza verranno realizzatedelleattivitàdiverificape-riodica (security assessment) da parte del SOC (Security Operation Center) atte a verificare l’applicazione dellecontromisure previste e la presenza di ulterioriareedimiglioramento.Nell’ambito tecnologico, le fasi proget-tualiattualmentedefiniteed incorsodi realizzazione sono le seguenti:A. Fase iniziale. Sono state definite

le protezioni perimetrali (firewal-ling), le configurazioni per l’irro-bustimentodelleserver farmUnixe Windows (hardening), la gestio-ne delle credenziali di accesso degli amministratori dell’infrastruttura e il logging degli stessi per garantire la corretta “accountability” delle operatività, la protezione dell’in-tero Datacenter da attacchi di tipo DDOS (Distributed Denial of Servi-

ce); il tutto in sinergia con la piatta-formachesalvaguardailbackboneIPdiTelecomItalia.

B. Fase di medio termine. Tale faseprovvederà, oltre al completamento della copertura degli apparati IDS (Intrusion Detection System) e del-la DDOS per i singoli Clienti, anche la scelta e una prima introduzione delle cosiddette Software Applian-ce, ovvero di dispositivi di sicurezza software e non più hardware adatte agli ambienti virtualizzati, che pos-sono essere istanziate in maniera flessibile in base alle necessità ed in gradodisvolgere le funzionidiFi-rewall, Antivirus, Intrusion Preven-tioneVPNconcentrator.

A partire dalla fase di ‘medio termine’ si inserisce ilprocessodiRiskMana-gement, in modo da garantire la mag-giora efficacia nel tempo del profilodi protezione del servizio e dell’infra-struttura.È opportuno sottolineare come molti degli elementi tecnologici che sono in corso di dispiegamento, oltre a svolge-re il loro compito di protezione di Nu-vola Italiana, abilitino alla creazione di veri e propri servizi di sicurezza gestita e non, che andranno ad arricchire l’of-

Plan

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Check

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IDS/IPS

Hardening

Prot. Backup

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Gestione account

Hardening

Firewall

NuvolaItaliana

Figura 5 - Modello di intervento per la sicurezza su Nuvola Italiana

ferta di hosting contribuendo anche alla differenziazione della propostarispettoaicompetitor.Fraquestisonosicuramente da citare gli IPS (Intru-sion Detection System), la DDOS pro-tectioneleSoftwareAppliance.Indefinitiva,lasicurezzadiNuvolaIta-lianaavvienemedianteunframeworkintegrato tecnologico e processivo che può essere rappresentato nella seguen-teFigura5:ogni fasecompleta l’altraed è soggetta a revisione continua de-gli obiettivi di protezione, mediante un processo costante di revisione con-tinuo basato sull’analisi del rischio e sull’opportunità di realizzare nuovi servizipericlientidiTelecomItalia.

I processi di delivery e assistenza tecnica8

Considerando che la decisione di spo-starsi verso il cloud è spesso fonte di discussione nelle aziende clienti, oc-corre dimostrare che i processi di deli-very e assistenza garantiti dal provider siano effettivamente impeccabili. Ilprincipale scoglio che occorre superare infatti è costituito dall’idea consolidata negli IT manager che la perdita di con-

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Il Cloud Computing è ormai una realtà e costituisce la modalità di erogazione di servizi IT più promettente, per via della facilità attraverso la quale i clien-ti possono adattare le loro esigenze alladisponibilitàdirisorse.Leanalisidi mercato confermano la presenza di una crescente domanda da parte della clientela a livello mondiale e regionale con maggiore incidenza per i servizi IaaS.I provider di Cloud Computing non sono solo i fornitori di soluzioni IT, ma ovviamente le Telco, avvantaggiate dalla disponibilità dell’infrastruttura di rete e dai propri grandi data cen-ter, nonché i grossi player di servizi

Conclusioni

[email protected]@sscenter.it

[email protected]

I costi industriali9È stata prevista una strategia di ridu-zione dei costi industriali dei servizi cloudconladuplicefinalitàdimante-nereimarginidiprofittoemigliorarela competitività su un mercato molto vario ed aggressivo sia su scala nazio-nalecheinternazionale.L’approcciometodologicoadottatosièarticolato in cinque step:1. Individuazione degli elementi

atomici di offerta: ciascuna of-ferta deriva dalla composizione di elementi atomici i cui costi con-corrono alla definizione del costo industrialedell’offertastessa.

2. Analisi dei costi As Is: i costi di ciascun elemento di offerta sono stati analizzati, scomposti in ma-cro aree (Progettazione Delivery e

trollo sulle infrastrutture si traduca di-rettamente nell’impossibilità di agire autonomamente ed in modo efficaceper la risoluzione degli eventuali pro-blemidiesercizio.Lacapacitàel’organizzazionedelmo-dello di gestione ed assistenza di Te-lecom Italia ha sempre costituito un carattere distintivo per le proposizioni nel mercato IT tradizionale che l’A-ziendahasviluppato.Pertanto per migliorare il processo di assistenza con l’obiettivo di trasferire al cliente la percezione di un legame diretto e partecipe con il processo di assistenza, sarà introdotta su Ospit@Virtualelamodalitàdisegnalazionedeiguastiviaselfticketingconl’incremen-to del numero di comunicazioni via email inviate in automatico al cliente per dargli evidenza dei passaggi di stato perlelavorazionicheglicompetono.In ambito assistenza su Hosting Evolu-to si prevede invece di introdurre stru-menti di SAN alerting e capacity mana-gementnonchéprocedurediPatchingeChangeManagementTracking.

Gestione , HW, SW, Rete, Consumi (Spazio, Energia, Manutenzione) per individuare le aree a maggior impatto sulla definizione del costo complessivo dell’offerta

3. Individuazione delle direttrici di intervento: individuate le aree maggiormente critiche sono state impostate le opportune azioni di contenimento.

4. Quantificazione dei saving ot-tenibili e definizione costi To Be: per ciascuno degli interventi ipotizzato si è quantificato, sulla base delle esperienze fino ad oggi maturate, il saving potenzialmente ottenibile e lo si è scomposto nelle macro aree di analisi al fine di map-pareinuovicosti.

5. Implementazione degli inter-venti individuati: sulla base dei saving ottenibili e dei costi neces-sari per l’attuazione, è stata asse-gnata una priorità agli interventi ipotizzati ed è stato presentato un pianodiattuazione.

Gli interventi citati traguardano un orizzonte temporale dispiegato tra il 2011edil2012.

Internet su scala globale che stanno trainando l’innovazione sfruttando la capacità di proposizione commerciale on-line, elemento fondamentale pertaliservizi.TelecomItalia,attraversol’offertaNu-vola Italiana, si propone di aggredire questo mercato fornendo delle solu-zioniadifferentecomplessitàeprezzo,ma con l’obiettivo di diventare il pro-viderdiriferimentosubasenazionale.LeoffertecommercialiinambitoIaaSevolveranno nel corso del 2011 finoalla copertura totale dei criteri di ero-gazionedeiservizi inCloud.Sarannodisponibili tutte le funzionalità di self provisioning e management e si potrà usufruire del servizio in modalità pay peruse.In ambito internazionale Telecom Ita-lia si propone, con l’ausilio delle con-sociate estere, di esportare il modello Nuvola Italiana, garantendo a clienti multinazionali una copertura su diver-sicontinenti.Per indirizzare l’argomento della sicu-rezza nel Cloud, che costituisce uno dei principali punti di attenzione per i clienti, Telecom Italia, partendo delle numerosecertificazionidicuidisponenel campo, ha impostato una metodo-logia volta a mantenere i livelli di sicu-rezza e protezione ai massimi livelli ■

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SERVIZI

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Andrea Livatino Laureato in Ingegneria Elettronica nel 1996 arriva nel Gruppo Telecom, per occuparsi del rifacimento delle infrastrutture network dei Data Center di TIM. Parallelamente concorre alla progettazione ed alla realizzazione del backbone dati di TIM. In Azienda segue il replatforming hardware del Prepagato e nel 2008 concorre allo sviluppo e all’implementazione del progetto Next Generation Data Center sulla base del quale è stato sviluppato il modello Cloud di Telecom.Attualmente assume la responsabilità tecnica dell’ingegnerizzazione del servizio Ospit@ Virtuale e collabora per quella di Hosting Evoluto.

Carlo Filangieri Laureato in Ingegneria Elettronica, dopo un’esperienza in altra azienda, inizia la carriera in Telecom Italia nel 1993, ricoprendo diversi incarichi sul territorio e, dal 1999, in Direzione Generale prima come responsabile del delivery dei servizi Broadband e, successivamente, con responsabilità su delivery e assistenza tecnica della rete di accesso (Open Access). Nel 2008 prende in carico la gestione delle Infrastrutture Informatiche di Telecom Italia, nell’ambito delle quali vengono avviati i progetti Next Generation Data Center, Virtual Desktop e Cloud Computing (dove viene conseguita la prima certificazione in Italia sui servizi Cloud). Da maggio 2011 diviene responsabile del Network Operations Management.

Federico Francesco Cocchi Laureato in Ingegneria Elettronica nel 1999 entra in SARITEL per contribuire al lancio della piattaforma UNITIM.Nel 2003 è in IT Telecom per seguire i progetti di consolidamento Data Center.Dal 2006 in Telecom Italia si occupa dell’engineering dei Data Center e della gestione del Budget .Attualmente in SSC è responsabile della Funzione Data Center Engineering e Mercato.

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LE ARCHITETTURE IT

Amedeo Persi, Luca Franco Varvello

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SERVIZIINFORMATICA

L' architettura IT è una disciplina chiave per la costruzione di servizi e soluzioni informa-tiche efficaci nel soddisfare i requisiti attuali ed evolutivi di una organizzazione. Tra i principali orientamenti nelle architetture applicative emerge il ruolo della SOA (Service Oriented Architecture), la cui adozione apporta benefici quali l’agilità, cioè la disponibilità

di sistemi e porzioni di sistemi che possono di fatto evolversi in modo indipendente, la riduzio-ne della complessità dovuta alle minori ridondanze e dipendenze tra sistemi e la standardizza-zione dei servizi che diventano quindi riutilizzabili. Telecom Italia ha intrapreso da tempo un percorso di adozione della SOA, paradigma che si in-tende ora portare a piena maturità attraverso l’implementazione di una Roadmap architetturale.

Trend di Mercato in ambito Telco1Il trend evolutivo delle tecnologie nel contesto Telco riflette la generale tra-sformazione del portafoglio di offerta che, superata la vecchia connotazione orientata ai servizi voce e dati tradi-zionali, si arricchisce di componenti media, entertainment ed ICT fino a tra-sformare di fatto gli Operatori in player del mercato di "infocommunications".

CRM & BILLING

▪ Fixed-Mobile Convergence▪ Customer Experience Management▪ Integrated policy and charging

Solution▪ Real-time customer offer engines▪ Producr/Service Catalogue▪ Convergent Charging (pre-post) ▪ Supplier Partner Relationship

Management

BI

▪ Customer InformationManagement (CustomerBehavior Analytics, Social Network Analytics)

▪ Telecom analytics▪ Master Data

Management

CHANNELS

▪ Media Discovery andRecommendation Engines

▪ Mobile ConsumerApplication platforms

▪ ConvergentCommunicationsAdvertising Platforms

▪ Convergenza dei Canali(Sales/Care, Human/Not-Human)

OSS/Network

▪ Fixed-Mobile Convergence▪ Mobile Subscriber Data

Management▪ Mobile Deep Packet inspection▪ On-device Customer Monitoring▪ Integrated Network and

Enterprise ResourceManagement

Business Domain

Figura 1 - Trend di Mercato in ambito Telecommunication

Tra le tecnologie che meritano atten-zione ci sono quelle mirate a suppor-tare la convergenza (voce e dati; fisso e mobile, prepagato e post pagato), la conoscenza del cliente, la multicana-lità e il miglioramento della customer experience.Nel corso degli ultimi anni gli Opera-tori hanno dato forte enfasi alle prati-che di cost management; in prospet-tiva la sfida resta quella di operare in un contesto di spesa complessiva con-

trollata, ma allineando le scelte tec-nologiche rispetto all'evoluzione del fatturato e alla sua continua variazione nella composizione. Questo orienta-mento si coniuga quindi con lo sforzo di rendere disponibili nuovi servizi di comunicazione - quali mobile data e IP video - da veicolare al meglio verso target specifici di clientela. Tra le iniziative che caratterizzano il trend di mercato in ambito IT, e che quindi si collocano trasversalmente ri-

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Governace

ApplicationDevelopment &

Maintenance

Infrastructure& Operations

▪ Project Portfolio Management▪ Application Overhaul▪ Influenza delle Roadmap dei Vendor tecnologici▪ Allineamento Processi di Business cross-country e attenuazioni di sinergie/riutilizzo tra consociate del Gruppo*

▪ Massimizzazione utilizzo COST▪ Consolidamento Vendor Tecnologici▪ Modello di multi sourcing domain based▪ Business Process Management Suite▪ SOA in BSS/OSS

▪ Data Center Consolidation▪ Cloud Computing (public e internal)▪ Office IT Environment Standardization (Workplace)

Figura 2 - Trend IT in ambito Telco

Le sfide dell’Information Technology2In un contesto technology-intensive l’IT (Information Technology) si confi-gura sempre più come un formidabile partner strategico del business per la generazione di revenue, il migliora-mento del time to market e il persegui-

Do More Faster At Lower Cost

Figura 3 - Gli imperativi dell’Information Technology

L’Application Architecture e l’evoluzione architetturale3

L’“Application Architecture” è una disci-plina chiave per la costruzione di servi-zi e soluzioni informatiche efficaci per soddisfare i requisiti attuali ed evolutivi dell’organizzazione. Il principio base è che le nuove soluzioni applicative siano valutate, disegnate e realizzate in modo da coesistere ed integrarsi con quelle già esistenti e allo stesso tempo rispettando i driver e i vincoli tecnici e di business.

spetto ai domini business, si possono individuare tre principali filoni che ab-bracciano l’intero ciclo di produzione del servizio: Governance, con enfasi sulla gestio-

ne integrata del portafoglio progetti, la gestione della relazione con i for-nitori e il perseguimento delle siner-gie cross-unit e cross-country;

Application Development&Mainte- nance, dove i temi più rilevanti ri-guardano la razionalizzazione del portafoglio applicativo, l’utilizzo di COTS (components off-the-shelf) verticalizzati e di soluzioni integrate di Business Process Management ol-tre che l’adozione della SOA;

Infrastructure&Operations in cui, al filone ormai consolidato della stan-dardizzazione, del consolidamento e della virtualizzazione, si uniscono iniziative ormai in fase di delivery per la realizzazione di soluzioni di public-private cloud.

mento dell’efficienza operativa (cost saving).Per cogliere questa opportunità gli imperativi dell’IT ai quali ricondurre strutturalmente le logiche operative diventano: la razionalizzazione nell’uso delle

risorse, ovvero la capacità di pro-gettare e realizzare volumi crescenti di servizi in condizioni di maggiore flessibilità e produttività;

la tempestività, che riguarda il con-tributo nell’accorciare i tempi di ri-sposta verso il mercato ottenuti ad esempio sfruttando soluzioni mo-dulari, open APIs (Application Pro-gramming Interfaces), SOA (Service Oriented Architecture) e BPM (Busi-ness Process Management);

l’economicità, cioè l’orientamento alla riduzione dei costi di produzio-ne, introducendo logiche di indu-strializzazione del servizio, che in-cludono il riuso, la virtualizzazione, l’outsourcing delle componenti di

processo non differenzianti, l’open source e più in generale il persegui-mento di economie di scala.

Il raggiungimento di questi obiettivi richiede l’attivazione di programmi di ampio respiro che toccano diver-si aspetti strategici e organizzativi dell’IT; tra questi la disciplina archi-tetturale si connota sicuramente come una delle leve significative.

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IT

Silos and CentralizedTempo

2000 2010‘90

Distributer and“Spaghetti” Integrated

“Hub Spoke”Integrated

Target State

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Pospaid

Prepaid

Interconnection

DWH

CRM

EAI

EAI

▪ Architetture Monolitiche(es. Mainframe)

▪ Linee guida non formalizzate▪ Competenze Tecniche

specifiche per applicazione

▪ Architetture distribuite▪ Linee guida formalizzate▪ Competenze Tecniche

specifiche per applicazione▪ Integrazione tra i dati

▪ Specializzazione applicazioniper processo supportato

▪ Standard di gestrione(Cobit, ITIL, CMMI)

▪ Competenze di processo

▪ “Alway on”, Self Caring,Self provisioning

▪ Orchestrazione di funzioniper l’erogazione dei servizi

▪ Competenze di processo▪ Elevati standard architetturali

Figura 4 - Principali wave architetturali

La SOA4La SOA è un approccio architetturale di tipo business-centric che riformula le metodologie di disegno, le tecnolo-gie di sviluppo e l’approccio stesso con

L’Application Architecture è volta inoltre a guidare l’evoluzione del por-tfolio delle applicazioni software, fa-cendo leva sulle best practice interne/di mercato e sugli asset aziendali esi-stenti. Un approccio sistematico alla sua adozione permette di presidiare adeguatamente il raggiungimento del livello di business value apportato dalle piattaforme informatiche, mini-mizzando il rischio dei progetti di tra-sformazione e mantenendo ottimali i costi di gestione e di evoluzione. Le osservazioni di mercato indicano che è molto difficile, se non impossi-bile, realizzare efficacemente applica-zioni IT, o un portafoglio di applica-zioni, senza un quadro architetturale che regoli i pattern, le pratiche e i mo-delli di riferimento secondo un dise-gno unitario. L’evoluzione della tecnologia e del-le pratiche in ambito architetturale ha progressivamente reso disponibili modelli operativi e strumenti sempre più maturi.

L’orientamento attuale nelle architet-ture recepisce le logiche dalla SOA con l’abilitazione di criteri di autonomia dell’utente nel provisioning delle di-verse funzionalità/servizi esposti dalle applicazioni. Tra le caratteristiche di questa wave architetturale troviamo i concetti di: always on/on line com-pany, self caring, self provisioning, il riuso e l’orchestrazione di funzioni per l’erogazione dei servizi. Le com-petenze tecniche si associano in modo stabile e paritetico con le competenze di processo, mentre gli standard ope-rativi e architetturali raggiungono un livello elevato di maturità e di effettiva adozione.

cui vengono trattati e gestiti i requisi-ti di business, di fatto trasformando il modo in cui le soluzioni IT sono pro-gettate e realizzate. La SOA infatti definisce, a partire dai processi di business, come le funziona-lità, implementate nei sistemi, possa-no essere rese disponibili e consumate “as a service” per costruire soluzioni composite o interi processi end-to-end. Permette quindi di realizzare le appli-cazioni, combinando servizi sostanzial-mente indipendenti, che interoperano secondo protocolli definiti e in modo apparentemente svincolato dalla piat-taforma e dalle tecnologie utilizzate. Ne consegue che nell'ambito di un'ar-chitettura SOA è possibile modificare la combinazione dei servizi utilizza-ti da un processo, oppure modificare più rapidamente il processo stesso per rispondere alle rinnovate esigenze di business. La SOA è strettamente legata alla cre-azione di applicazioni modulari e si differenzia dai diversi approcci alla

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modularità grazie a tre principi fonda-mentali:1) Service Orientation è il princi-

pio guida della SOA, consente di ridurre la ridondanza tra i siste-mi e nei sistemi (rimozione delle componenti di processo replicate all’interno degli ambiti applicati-vi) e rende più semplice l’accesso alle funzionalità dall’esterno in ciò migliorando l’usabilità e il business value. Prevede l’implementazione di ogni capability discreta di un si-stema come asset IT condivisibile (e.g. un servizio) che viene quindi reso disponibile attraverso un’in-terfaccia ad ogni applicazione che lo richieda.

2) Separation of content mira a semplificare lo sviluppo del sof-tware già in fase di progettazione, quando le funzionalità vengono scomposte in capability discrete differenziando i vari aspetti del sistema software in modo che gli stessi possano essere sviluppati e mantenuti in modo indipendente e autonomo (modularità).

3) Loose coupling consente la ridu-zione delle dipendenze tra le varie componenti dei sistemi (disac-coppiamento) e rende esplicite le dipendenze residue in modo da fa-vorire la manutenibilità delle appli-cazioni e la riduzione dell’impatto indiretto di ogni eventuale change.

Il software diviene quindi un prodotto “riusabile”, che offre servizi enterpri-se-level, disponibili in rete attraverso standard aperti. Per fare un esempio di servizio si pensi al task di “verifica del codice fiscale di un cliente” che è una componente di diversi processi eseguita abitualmente dagli utenti col supporto dei sistemi IT; in ottica SOA può essere implementato come un ser-vizio all’interno di un software e reso poi disponibile per tutte le altre appli-cazioni. La centralità che acquista il processo di business, come detto, arriva a trasfor-

mare completamente l’approccio alla realizzazione delle soluzioni IT. Nelle metodologie tradizionali di svi-luppo, i processi di business definiti nei requisiti vengono tradotti in logica tecnica per essere implementati nelle applicazioni e in questo modo tendono quindi a “perdere visibilità”. Le logiche di processo sono realizzate per mezzo di linee di codice di programmazione, tabelle, interfacce, tutte componenti interne alle applicazioni e strettamen-te legate alle specifiche tecnologie di volta in volta adottate. I processi originali diventano impliciti, nelle loro implementazioni IT, ovvero non più direttamente riconoscibili con una conseguente serie di svantaggi: i processi sono modificabili con

difficoltà in quanto ogni modifica richiede l’identificazione delle par-ti del codice da variare e l’analisi di impatto di tali variazioni;

i processi sono difficilmente traccia-bili durante la loro esecuzione e non è possibile fornire dati di business in tempo reale sulle effettive perfor-mance delle operazioni in corso;

è complesso identificare le funziona-lità riusabili in più processi e metter-le a fattor comune.

L’impiego di una soluzione di BPM/SOA permette di mantenere espliciti i processi end-to-end, anche quando questi sono cross-dominio in modo da permettere: più semplicità nelle variazione dei

processi; facile tracciabilità dei processi e di-

retto reperimento dei KPI di busi-ness associati;

possibilità di riuso delle logiche di business e quindi migliore time-to-market e minori costi delle nuove soluzioni.

In questa logica i principali benefici apportati dalla SOA sono sostanzial-mente riconducibili all’agilità, cioè la possibilità per un’organizzazione di modificare rapidamente i propri pro-cessi attraverso sistemi e porzioni di

sistemi che possono di fatto evolversi in modo indipendente, alla riduzione della complessità (minori ridondanze e dipendenze tra sistemi) e alla stan-dardizzazione dei servizi (che diventa-no quindi riusabili). Telecom Italia ha intrapreso da tempo un percorso strutturato di adozione del paradigma SOA che si intende ora portare a piena maturità attraverso al-cuni step principali: a partire dalla revi-sione dei processi di sviluppo software supportata da un repository condiviso di processi, servizi e funzionalità di business fino alla piena definizione di servizi di business altamente riusabili da esporre e combinare all’interno delle piattaforme di erogazione dei servizi.

Ambiti e Roadmap architetturale5

La TAM e gli ambiti applicativi5.1

Il ruolo delle architetture applicative nell’organizzazione IT, oltre a garantire l’innovazione mediante l’adoption dei nuovi framework architetturali (quali la SOA) deve anche definire, pianifica-re e presidiare le dinamiche evolutive nei vari ambiti applicativi attraverso la definizione di Roadmap di medio-lungo periodo, che tengano conto delle esigenze di tipo tattico (esempio Ser-vice Creation) e strategico (programmi di trasformazione). Vediamone alcuni.

La TAM (Telecom Application Map) è il framework di riferimento per l’In-dustry Telco definita nell’ambito del TM Forum. Rappresenta il dizionario applicativo comune e sintetizza la vista logica standardizzata delle applicazio-ni che supportano i diversi processi di business sull’intero spettro OSS/BSS in modo indipendente dalle specifiche piattaforme.

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NETWORK

SERVIZIINFORMATICA

78 79

Market/Sales Domain

Product Management Domain

Customer Management Domain

Service Management Domain

Inte

grat

ion

Infr

asct

ruct

ure:

Bus

Tec

hnol

ogy/

Mid

dlew

are/

Bus

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Bus

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ent

Resource Management & Operations Domain

Supplier/Partner Domain

Enterprise Domain

Operation Support&Readiness Fullfilment Assurance Billing

CompaignManagement

ProductStrategy/Proposition

CustomerInformation

Management

ServiceSpecificationManagement

ResourceLifecycle

ManagementResource

TestManagement

ResourceOrder

Management

ResourcePerformanceManagement

FaultManagement

PartnerManagement

RAManagement

HRManagement

FinancialManagement

AssetManagement

SecurityManagement

KnowledgeManagement

FraudManagement

AdministrativeManagement

SupplyChain

Management

Resource Process Management (Workflow/Integration)

Resource Invetory Management

Resource Domain Management

VoucherManagement

Billing DataMediation

Real-TimeBilling

Mediation

ServiceInventory

Management

ServiceTest

Management

ServiceOrder

Management

Service LevelAgreement

ManagementServiceProblem

Management

ServicePerformanceManagement

Service QualityMonitoring &

Impact Analysis

CustomerOrder

Management

Customer Quality ofService & SLAManagement

Customer Problem

Management

ReceivablesManagement

Bill Format/Render

Product/ServiceRating

BillingInquiry

Dispute &Adjiustment

BillingAccount

ManagementCollection

ManagementBill

CalculationOnline

Charging

Customer Self Management

Customer Contact Management Retention & Loyalty

Customer Service Representative Toolbox

TransactionI DocumentProduction

CaseManagement

Product/ServiceCatalog Management

Product LifecycleManagement

Product PerformanceManagement

Compensation &Results

Channel Sales Management

Mass Market SalesManagement

Corporate SalesManagement

SalesPortalsSales Aids

Regulatory &Compliance

Management

Market/Sales Domain

Product Management Domain

Customer Management Domain

Service Management Domain

Resource Management & Operations Domain

Supplier/Partner Domain

Enterprise Domain

Operation Support&Readiness Fullfilment Assurance Billing

CompaignManagement

ProductStrategy/Proposition

CustomerInformation

Management

ServiceSpecificationManagement

ResourceLifecycle

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TestManagement

ResourceOrder

Management

ResourcePerformanceManagement

FaultManagement

PartnerManagement

RAManagement

HRManagement

FinancialManagement

AssetManagement

SecurityManagement

KnowledgeManagement

FraudManagement

AdministrativeManagement

SupplyChain

Management

Resource Process Management (Workflow/Integration)

Resource Invetory Management

Resource Domain Management

VoucherManagement

Billing DataMediation

Real-TimeBilling

Mediation

ServiceInventory

Management

ServiceTest

Management

ServiceOrder

Management

Service LevelAgreement

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Management

ServicePerformanceManagement

Service QualityMonitoring &

Impact Analysis

CustomerOrder

Management

Customer Quality ofService & SLAManagement

Customer Problem

Management

ReceivablesManagement

Bill Format/Render

Product/ServiceRating

BillingInquiry

Dispute &Adjiustment

BillingAccount

ManagementCollection

ManagementBill

CalculationOnline

Charging

Customer Self Management

Customer Contact Management Retention & Loyalty

Customer Service Representative Toolbox

TransactionI DocumentProduction

CaseManagement

Product/ServiceCatalog Management

Product LifecycleManagement

Product PerformanceManagement

Compensation &Results

Channel Sales Management

Mass Market SalesManagement

Corporate SalesManagement

SalesPortalsSales Aids

Regulatory &Compliance

Management

BSS Affair, Top Clients, Public SectorBSS Consumer

OSS

Wholesale & Roaming

Enterprise TS BI Fraud & Revenue

Figura 5 - Mappatura degli Ambiti applicativi in logica TAM

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NETW

ORK

SERV

IZI

INFO

RMAT

ICA

80 81

Il Framework TAM è stato utilizzato come base per segmentare gli ambiti applicativi di Telecom Italia al fine di sviluppare l’analisi e le valutazioni del-la Roadmap Architetturale che risulta quindi articolata su un set di aree fun-zionali specifiche: BSS Consumer BSS Affari OSS Business Intelligence Enterprise Fraud & Revenue Assurance Wholesale & Roaming MVNO Technical Security (out of scope).

Roadmap5.2Il percorso per la definizione della Ro-admap è stato disegnato a partire dalla revisione delle architetture applicative BSS/BI/OSS/ERP e considerando la relazione tra applicazioni e dati, l’evo-luzione del Middleware, delle architet-ture SOA e Web Services.La Roadmap architetturale identifi-ca quindi nuove iniziative IT mirate

BSS Consumer5.3Il perimetro BSS di Telecom Italia comprende le aree di processo delle catene sell to delivery e usage to cash (Figura 6).Per i BSS Consumer le principali tema-tiche che l’IT si prepara a supportare sono: Espansione del Business Customer Experience Efficienza e qualità.

SELL TO DELIVERY

USAGE TO CASH

Middleware

Service Delivery CRM & SALES

UsageCollection Rating Billing Credito

Figura 6 - Prinicipali processi BSS

BSS Affari

OSS

Business Intelligence

5.4

5.5

5.6Per il perimetro BSS Affari le principali tematiche che l’IT si prepara a suppor-tare sono: BSS Business: Gestione dell’offerta

Convergente; Multi-canalità; Mo-dello di riferimento Cliente Centri-

Il perimetro OSS espone driver evolu-tivi strettamente correlati con i percor-si di trasformazione della Rete, ovvero Home Networking, nuove Tecnologie di accesso rete fissa (GPON/FTTx) e rete mobile (HSPA+, LTE, Femtocells) e gli adeguamenti tecnologici in ambi-to Distribution & Backbone Network.

Le linee evolutive in ambito Business Intelligence recepite nella Roadmap fanno leva sulle tecnologie e le solu-

co; Fattura Unica; Nuovo modello operativo del credito Business.

BSS TOP e Public Sector: Sempli-ficazione e centralizzazione della Configurazione delle offerte Fisso, Mobile e ICT; Gestione centralizza-ta della documentazione; Potenzia-mento del SelfService e Delivery via Web.

a superare strutturalmente le princi-pali criticità operative ancora presenti (stratificazione architetturale e costi di operations/sviluppo, gestione delle nuove offerte). Vediamole brevemente.

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NETWORK

SERVIZIINFORMATICA

80 81

zioni applicative che arricchiscono le capability di customer analitics con la finalità di: potenziare il profiling del cliente; abilitare analisi sempre più efficaci

delle relazioni e dei comportamenti a supporto dei modelli di Churn;

rafforzare la capacità di contatto cross-canale per azioni di retention e upselling.

REPORTING OPERATIVO CUSTOMER ANALYTICS

Operational Data StoreAnalisi Traffico Analisi Cliente

Analisi Vendite Campagne

Primari

MEDIATION CRM BILLING SAP CREDITO WEB

ETL

Figura 7 - Sistemi Business Intelligence

Sistemi Enterprise

Altri ambiti

5.7

5.8

Nell’area Enterprise gli obiettivi di ser-vizio che la Roadmap evolutiva mira a realizzare sono sostanzialmente ricon-ducibili al miglioramento della qualità e dell’efficienza e prevedono il decom-missioning di tecnologie obsolete, la razionalizzazione degli applicativi e l’adozione di architetture "light”.

Tra i principali obiettivi che la Ro-admap recepisce sugli altri ambiti de-finiti emergono: Sistemi Antifrode: adeguamento dei

processi alle evoluzioni tecnologiche

La crescente complessità delle solu-zioni distribuite, la forte penetrazione della SOA e l’emergere del Cloud Com-puting rendono l’architettura appli-cativa una competenza core per ogni organizzazione IT di medie-grandi dimensioni.Nel contesto delle Telco, in particola-re, la stratificazione di applicazioni e servizi prodottasi nel tempo richie-de un ruolo chiaro delle Architetture IT, al fine di governare la vista end to end assicurando la coerenza e la consistenza delle scelte applicative e

Conclusioni

perseguendo la riduzione della com-plessità. Più in generale, l’adozione di una ro-busta disciplina sull’architettura ap-plicativa contribuisce ad incrementare la qualità delle applicazioni, l’agilità e l’efficienza attraverso lo sviluppo, l’u-tilizzo e il riuso di efficaci strategie di disegno e ingegneria del software ■

[email protected]@telecomitalia.it

TLC e alle offerte di service creation; BSS Wholesale: consolidamento e

razionalizzazione dei sistemi con rafforzamento delle logiche di con-vergenza per processo e tecnologia anche utilizzando degli asset pro-prietari (SCTR);

MVNO: La maggiore flessibilità nel-la gestione di nuove Partnership in un mercato sempre più competitivo attraverso soluzioni architetturali replicabili e modulari che possano facilmente riconfigurarsi sulle diver-se iniziative.

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82 83

NETW

ORK

SERV

IZI

INFO

RMAT

ICA

82 83

AcronimiBI: Business IntelligenceBPM: Business Process

ManagementBSS: Business Support SystemsCMMI: Capability Maturity Model

Integration COBIT: Control Objectives for

Information and related Technology

COTS: Components Off-The-Shelf ERP: Entrpriese Resource PlanningFTTx: Fiber to the xGdL: Gruppo di LavoroGPON: Gigabit Passive Optical

NetworkHSPA: High Speed Packet Access ITIL: Information Technology

Infrastructure LibraryOPB: Optical Packet BackboneOSS: Operation Support SystemsPTN: Public Telephone NetworkSOA: Service Oriented

ArchitectureTAM: Telecom Application MapEAI: Enterprise Application

Architecture

BibliografiaHype Cycle for Communications Service

Provider Operations, Gartner 2010.SOA Overview and Guide to SOA Research,

Gartner 2010.TM forum applications framework (TAM).Enterprise Architecture A to Z di Daniel

Minoli - Auerbach 2008.Service Oriented Architecture di Thomas

Erl - Prentice Hall 2006.SOA Design Patterns di Thomas Erl - Prentice

Hall 2008.SOA: Principles of Service Design di Thomas

Erl - Prentice Hall 2007.SOA governance: Achieving and Sustaining

Business and IT Agility di W.A. Brown - IBM press 2008.

Implementing SOA: Total Architecture in Practice di Paul C. Brown - Addison-Wesley Professional – 2008.

ICT Manager’s handbook – Holtsnider & Jaffe – Morgan Kaufmann - 2007.

CIO magazine website.ETIS website. Oracle website. IBM website. Microsoft website.

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INFORMATICA

82 8382 83

Luca Franco Varvello Ingegnere Elettronico ha partecipato agli start-up di Omnitel (Vodafone Italia), Bouygues Telecom in Francia e di Maxitel in Brasile. Dal 1999 al 2001 è stato IT Deputy Manager in Mobilkom Austria e dal 2001 al 2004 è stato responsabile dello Sviluppo dei Sistemi BSS di TIM Brasil. Da Agosto 2004 è stato per 6 anni CIO di Telecom Personal in Argentina. Da Luglio 2010 è responsabile di IT Governance in Telecom Italia.

Amedeo Persi Ingegnere Elettronico, è nel Gruppo Telecom dal 1996. Inizialmente si è dedicato agli sviluppi della piattaforma di gestione del servizio prepagato. Dal 2001 ha assunto la responsabilità dei collaudi prima in TIM, poi in Telecom Italia. Nel biennio 2008-2009 ha assunto la responsabilità del Competence Center della Software Factory, occupandosi di attività di ottimizzazione del software life-cycle. Attualmente è responsabile di Application Architecture.

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QUALITÀ ED EFFICIENZA NEI PROCESSI DI ESERCIZIO ITRoberto Ferretti, Michelangelo Fossa, Silvana Mercanti

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INFO

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ICA

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NETWORK

SERVIZIINFORMATICA

La scelta di affrontare i temi relativi all’evoluzione dei processi IT comporta in primis il fatto di rendersi conto di come nell’operatività di tutti i giorni si corra spesso il rischio di intro-durre innovazioni che, pur costituendo innegabili passi avanti, non risultano sempre coe-renti con i bisogni più urgenti del cliente. In questo articolo si individuano diverse iniziati-

ve di miglioramento che, a fronte di investimenti ‘contenuti’, promettono ritorni in termini di efficienza (riduzione dei costi) ed efficacia (aumento della qualità) significativi. Vediamo come.

L’erogazione quotidiana dei servizi IT, durante la quale si coordinano, ese-guono e monitorano i processi che permettono di fornire e gestire servizi agli utenti e ai clienti Telecom Italia, è il campo di analisi.Qualche numero può esser utile per dare l’idea delle dimensioni in gioco: decine di milioni di fatture al bimestre sono prodotte sui sistemi di SELL TO CASH RETAIL; centinaia di migliaia di transazioni al giorno sono effettuate sui sistemi di SELLTO CASH WHOLE-SALE; decine di migliaia di documenti contabili gestiti sui sistemi SAP; più di un milione di work request al mese sono tracciate sui sistemi BSS.Lo stesso Amministratore Delegato di Shared Service Center S.r.l., Stefano Gigli, commenta “un migliaio di ap-plicazioni del Gruppo gestite, 12 data center dislocati lungo tutto lo Stiva-le, per una superficie complessiva di 34mila metri quadrati con 33mila ser-ver equivalenti, numeri che fanno di SSC una delle maggiori realtà italiane nel settore ICT”.Un’altra fondamentale caratteristica della gestione operativa di SSC s.r.l. è

Introduzione1 la capillare e qualificata presenza sul territorio (Figura 1).

Trento

Trento

Padova

Padova

Milano

Milano

Torino

TorinoSede fornitore

BolognaBologna

FirenzeFirenze

Roma

RomaNapoli

Messina

Messina

Distribuzione per processoProcesso %Application Operation 27,42Change, Configuration & Release 29,91Data Quality Management 20,26Help Desk 5,43System Operation 16,97Totale 100

Distribuzione geografica

Application OperationChange, Conf. & Rel.Data Quality ManagementHelp DeskSystem Operation

Palermo

Palermo

Cagliari

Cagliari

Bari

Sede

FoggiaFoggia

0,1

6,3

4,5

4,44,7

4,1

0,2

60,1

0,2

0,2

0,5

%Bari 8,4

0,4

Totaledistribuito su 13 città

100

Figura 1 - La localizzazione delle persone che ogni giorno svolgono attività di esercizio

I processi dell’esercizio IT 2L’analisi effettuata è stata anche l’oc-casione per studiare i vari modelli di riferimento per la gestione dei servizi IT (IT service management) disponibi-li, siano essi classificati come modelli, framework, best-practice o standard internazionali. In particolare, il frame

work preso come riferimento è stato ITIL (Information Technology Infra-structure Library), che è una raccolta di procedure consigliate che si pro-pongono di risolvere le problematiche comuni alla maggior parte delle orga-nizzazioni IT.Nata agli inizi degli anni ’80, è oggi il modello più utilizzato nel mondo per la gestione dei servizi IT. Essa fornisce un’ampia e consistente raccolta di best practices che coprono tutti gli aspetti dell’IT Service Management. La sua evoluzione conta sul supporto di una

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ORK

SERV

IZI

INFO

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ICA

86 87

rete organizzata di utenti attiva in tut-to il mondo.Sebbene sia stato sviluppato negli anni ottanta, ITIL non è stato largamen-te adottato fino alla metà degli anni novanta. Questa più larga adozione e conoscenza ha condotto all’emissione di standard a supporto, incluso ISO/IEC 20000 (precedentemente British Standard BS 15000), uno standard internazionale che ricopre molti degli elementi di ITIL per la gestione dei servizi IT, rispetto al quale SSC è stata certificata, tra le prime quattro azien-de in Italia, fin dal 2009.Tale attestato si affianca alla certifica-zione di qualità riferita ai processi di “Progettazione, sviluppo, attivazione e gestione di componenti infrastrut-turali per l’erogazione di servizi di Cloud Computing (modalità IaaS - Infrastructure as a service)”, ai Servizi di desktop virtuale erogati in modali-tà DaaS (Desktop as a Service) e alla certificazione di sicurezza ISO27001 riconosciuta per le infrastrutture dei Data Center del gruppo Telecom Ita-lia che rendono disponibili questi ser-vizi.Telecom Italia e SSC sono le prime aziende italiane, e tra le prime dieci al mondo, ad aver ottenuto anche la cer-tificazione come “Customer Center Of Expertise” di livello Advanced rilascia-ta da SAP. Tale livello di certificazione è il risultato di una rigorosa valutazio-ne dei processi aziendali che sono ri-sultati conformi agli elevati standard di qualità definiti da SAP.Queste attestazioni testimoniano che gli enti certificatori hanno potuto veri-ficare sul campo che i processi imple-mentati permettono alle strutture di esercizio di TI e SSC di agire con tem-pestività per prevenire che eventuali problemi possano creare disservizio ai clienti o, nel caso peggiore, per mini-mizzare il disservizio stesso.Utilizzando ITIL nella sua versione 3 è possibile descrivere i principali macro processi dell’Esercizio IT di Telecom

Italia, scomponendoli in processi ele-mentari.Il Change, Configuration & Relea-se Management si occupa di gestire i cambiamenti dell’infrastruttura e del-le applicazioni, di fornire un modello logico della configurazione dell’infra-struttura e di assicurare che, in caso d’implementazioni hardware o sof-tware significative che tutti gli aspet-ti di un rilascio vengano considerati per minimizzare l’impatto di possibili incidenti. Ad esempio, senza questo processo, sarebbe impensabile poter mettere in linea le modifiche ai siste-mi che permettono ai nostri dealer la commercializzazione dei nuovi servizi ed offerte della rete mobile ed ai nostri colleghi del customer care l’assistenza ai clienti su queste nuove offerte e sui nuovi prodotti. Le Application e le System Opera-tions si occupano di Event Manage-ment, per identificare gli eventi che occorrono sui sistemi, capirne il senso e determinare l’azione di risposta più ap-propriata, di Incident Management per gestire in modo tempestivo gli inci-denti con impatti massivi, di Problem Management per individuare e rimuo-vere le cause alla radice dei malfunzio-namenti, di Access Management per fornire agli utenti i diritti per usare i servizi in sicurezza e di Operations Management per eseguire le attività ripetitive giornaliere e di breve termine richieste per erogare i servizi IT. Un esempio di Event Management lo descrive meglio di molte parole: cosa succede se il sistema SAP o se l’accesso ai Portali di Gruppo rallentano? Prima ancora che gli utenti si accorgano del problema, entra in azione il gruppo di Gestione Applicazioni che determina l’azione più appropriata per segnalare e gestire l’evento.Che significa Incident Management? Immaginiamo che avvenga un guasto HW su un server o su un sistema di dischi. Prima che il guasto determini una perdita di dati o un disservizio per

il cliente, la Control Room intercetta l’allarme, sposta l’erogazione del ser-vizio su altre infrastrutturale e, con il supporto del Data Center, esegue l’in-tervento di manutenzione hardware. Se le circostanze lo richiedono, i dati vengono recuperati da una delle mi-gliaia di backup che vengono eseguiti tutti i giorni.All’Incident Management concorre anche l’Help Desk che accoglie i re-clami dei clienti su malfunzionamenti dei servizi e risolve il problema il più velocemente possibile. L’Help Desk si occupa anche di Request Fullfill-ment Management ovvero di gestire le richieste di servizio dei clienti per informazioni sui nuovi servizi, sui cambiamento di standard o per un nuovo accesso ad un servizio IT.Pensate ad un commesso di un nego-zio sociale o di un dealer, con il cliente davanti, che non riesce ad attivare una nuova offerta oppure all’operatore del customer care, con il cliente al telefo-no, che non riesce a fornire il supporto richiesto: ebbene l’Help Desk risolve in tempo reale il problema del nostro collega o del nostro partner per per-mettergli di finalizzare il suo servizio.A cosa serve l’Operations Manage-ment? Senza i gruppi che gestiscono le schedulazioni ed il controllo delle esecuzioni dei job sui sistemi sarebbe impensabile, ad esempio, garantire i calendari di fatturazione e gestire i flussi dei ricavi.Ma tutto questo non basta e nel nor-male servizio IT è necessario anche il Supporto alla Post Produzione che si occupa di Application Manage-ment cioè di supportare le applicazio-ni sw associate ai processi di business dell’Azienda, implementando work-around e quick-hits in esercizio per garantire i volumi e tempi di attraver-samento attesi per gli ordini di lavo-ro, per i cartellini delle chiamate, per le fatture, per le richieste di ricarica e via dicendo. Inoltre la Post produzio-ne si occupa anche di Data Quality

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NETWORK

SERVIZIINFORMATICA

86 87

Management ovvero di controllare la qualità del dato e bonificare/rialli-neare le informazioni di consistenza, anagrafica, tecniche, etc. a seguito del-la risoluzione delle anomalie software ed, infine, di Problem Management ovvero identificare le anomalie sof-tware aprendo le relative SM (Schede di Manutenzione), seguirne le bug fix e le verifiche post rilascio.

Gli indicatori analizzati3Una macchina così complessa come quella dell’IT di Telecom Italia neces-sita di un sofisticato sistema di con-trollo. Vengono così quotidianamente rilevati centinaia di indicatori che as-semblano migliaia di misure tecniche rilevate sul campo oltre ai risultati del-le survey quotidiane somministrate ai clienti dell’IT.Vengono quindi sintetizzati i princi-pali KPI (Key Performance Indicator) che misurano l’efficienza e l’efficacia del processo con indicatori di qualità erogata, di qualità percepita e di pro-duttività.Un tipico indicatore di qualità erogata è la disponibilità – Availability - di un sistema che rappresenta, in ambito in-formatico, la quantità di tempo che il suddetto sistema è rimasto disponibile rispetto al tempo totale della finestra di erogazione del servizio.La Figura 2 rappresenta l’andamento della disponibilità delle applicazioni Telecom Italia sia nel suo complesso, sia estrapolando le applicazioni con un impatto critico per il business (Mis-sion Critical). Il tutto è calcolato in modalità end to end per i vari sistemi gestiti e include il down time (ovvero l’intervallo di tempo in cui un sistema non è operativo) dovuto ad eventua-li problemi applicativi, di sistema, di rete o di impianti tecnologici.Come si può evincere dalla Figura 2, nel corso degli ultimi anni vi è stato un

20112008 2009 2010

100,00

Disponibilità Totale Applicazioni

99,95 99,98 99,97

Disponibilità Mission Critical

99,90

99,80

99,70

99,60

99,50

99,40

99,30

%

Figura 2 - Availability delle applicazioni Telecom Italia

significativo progresso dovuto sia alle azioni specifiche di miglioramento sui processi e sulle competenze e sia alla creazione di un unico polo d’esercizio dei sistemi per il mobile e per il fisso, per i BSS e per gli OSS che ha permesso di valorizzare le best practices ed adot-tarle in tutti i contesti.Un altro importante indicatore di effi-cacia è quello di produttività dell’eser-cizio IT. Questo indicatore è costruito come rapporto pesato tra attività svol-te e risorse impiegate misurate in FTE (Full Time Equivalent). Tra le attività considerate nel calcolo troviamo: le applicazioni gestite, i ser-ver logici gestiti, i delivery realizzati, i ticket e le lavorazioni massive gestite dalle varie strutture che si occupano di esercizio (Help Desk, Gestione Ap-

plicazioni, Post Production Support, Control Room e Technical Support), le configurazioni applicative effettuate, le installazioni di sistema operativo, di database, di middleware, di packages sw e patching di sicurezza effettuati.Anche nel caso della produttività si notano (Figura 3) i sensibili migliora-menti indotti da una politica di atten-zione ai costi che ha significativamente ridotto le esternalizzazioni e valoriz-zato l’internalizzazione delle attività, recuperando know-how su importanti porzioni di processo e su tecnologie di riferimento.Gli indicatori di disponibilità e di pro-duttività sono strumenti potentissimi di controllo, ma rischiano di essere incompleti se non sono associati alla vista utente. Sono stati perciò creati gli

20112008 2009 2010

+27% +9% +14%Targhet

+6%

Figura 3 - Andamento della produttività dell’esercizio IT calcolata in termini percentuali

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IZI

INFO

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ICA

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indicatori di qualità percepita che sono calcolati rilevando la soddisfazione del cliente, sui principali sistemi, median-te la somministrazione e compilazione di questionari quotidiani (Figura 4).L’andamento degli indicatori di qualità percepita dimostra come gli sforzi nel miglioramento organizzativo, nell’in-ternalizzazione delle attività, nella cura del cliente siano stati riconosciuti ed apprezzati dal cliente stesso.Va anche sottolineato come la modali-tà di rilevazione con survey quotidiane permetta di avere tempestivi riscontri e di attivare rapidamente le misure più adatte a recuperare eventuali malfun-zionamenti o disservizi che abbiano creato insoddisfazione.

20112009 2010

Consumer

Fisso

86%92%

94%

Business

100

95

90

85

80

75

%

20112008 (I° sem.) 2008 (II° sem.) 20102009

Mobile

61%

96% 97% 98%

85%

76%

100

90

80

70

60

%

Figura 4 - Andamento degli indicatori di qualità percepita dal cliente

La ricerca del Miglioramento continuo4Per continuare a migliorare è stata uti-lizzata la metodologia LEAN, basata su approccio ‘dal basso’ cioè sull’ascolto degli utilizzatori finali delle applica-

zioni e degli ‘addetti ai lavori’. In sin-tesi i cardini dell’approccio lean sono: un processo è “lean” quando gli spre-

chi sono eliminati e si è attivato un piano di miglioramento continuo;

un’attività è considerata “spreco” quando il risultato della stessa non è percepito (e riconosciuto) dal cliente come attività a valore aggiunto.

Importante, in un approccio LEAN, ragionare in termini di processi; non soltanto identificando i processi cri-tici, ma definendo, per ciascuno di questi, la mappatura delle attività e individuando quelle che non generano valore. In quest’ottica sono stati iden-tificati cinque ambiti di analisi: Disallineamenti, Monitoraggi e

Quadrature In questo ambito sono state analiz-

zate azioni volte a minimizzare il ri-schio di non corretto funzionamento delle applicazioni dovuto a disalline-amenti dei dati presenti all’interno dei data base dei sistemi di gestione. Le applicazioni hanno monitoraggi puntuali atti a prevenire gli errori

applicativi e di sistema ma queste metodologie risultano inefficaci nei casi in cui si realizza una perdita di informazioni negli snodi delle cate-ne informative.

Miglioramento del Collaudo L’attuale processo di collaudo è mol-

to articolato perché coinvolge più sistemi e diverse modalità di prova. Finora l’attenzione è stata prevalen-temente rivolta alla rilevazione di problemi relativi a nuove funziona-lità. In quest’ambito si è focalizzato invece come potenziare i test di non regressione mirando alla prevenzio-ne di problemi su funzionalità già in esercizio.

Tool a Supporto dell’Esercizio L’attuale gestione delle operations

IT, sebbene altamente automatizzata per i monitoraggi e controlli, preve-de, tuttavia, ancora l’esecuzione di una parte rilevante di attività in mo-dalità manuale. In questo contesto si è voluto analizzare l’adozione di stru-menti di supporto alle operatività di esercizio come, ad esempio, l’ado-zione del Work Force Management che mediante un’assegnazione auto-matica dei compiti su base skill del tecnico migliora il servizio ai clienti e ottimizza i tempi di delivery.

Self Service e Riduzione Inbound L’ottica di miglioramento dei servizi

di HELP DESK è spesso orientata al solo incremento di efficienza ridu-cendo tempi di risposta e aumen-tando la percentuale di “One Call Solution”. In questo caso si è voluto analizzare anche come ridurre signi-ficativamente l’inbound rendendo autonomo il cliente nella gestione di alcuni servizi ordinari e nel ricavare informazioni necessarie alla lavo-razione in autonomia delle proprie pratiche.

Ottimizzazione dei Processi L’ultimo ambito di analisi ha riguar-

dato il miglioramento dei processi con focus specifico sul processo di Delivery delle infrastrutture. In que-

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SERVIZIINFORMATICA

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sto delicato processo, la necessità dell’intervento di specialisti apparte-nenti a settori aziendali diversi può indurre tempi di attraversamento più lunghi o addirittura rilavorazio-ni. Si è quindi posta una particolare attenzione sulle azioni di migliora-mento orientate a conseguire una maggiore qualità funzionale ed effi-cienza prestazionale.

In questi ambiti è stato quindi definito un insieme di varie proposte di miglio-ramento concrete e misurabili, da cui sono state selezionate le migliori in termini di aumento della qualità e di efficienza attraverso: la valutazione tecnica ed economica

delle soluzioni proposte; l’identificazione dei benefici deri-

vanti dalle proposte sia per le strut-ture di esercizio che per le linee cliente.

Benefici

Self service

Collaudo

Processi

Tool

Quadrature

Cos

ti

Figura 5 - Risultati dell’analisi LEAN

Le azioni di miglioramento5Monit’Ora e Labora...5.1

La proposta ‘Monit’Ora et Labora’ è stata scelta come rappresentativa nell’ambito dell’analisi relativa a Di-sallineamenti, Monitoraggi e Quadra-

ture. Il suo obiettivo è implementare un controllo e monitoraggio E2E rela-tivamente al processo di “Attivazione/Variazione/Migrazioni” delle lavora-zioni (ordini) sulla catena di delivery (CRMR, CRMB, CRMA, CRMW) con evidenza dello stato di lavorazione. Il sistema di monitoraggio proposto consente di applicare opportuni fil-tri a seconda delle specifiche esigen-ze dell’utente (es. gli ordini senza logistica giacenti in catena da più di 24 ore).

Evitiamo l’involuzione5.2La proposta ‘Evitiamo l’involuzione’ è stata scelta come rappresentativa nell’ambito dell’analisi relativa al Mi-glioramento del Collaudo. Il suo obiet-tivo è quello di migliorare la qualità dei rilasci software attraverso una maggio-re rappresentatività degli ambienti di collaudo e l’uso di check list più com-plete di “no regression test”.

WFM - Ottimizziamo le risorse5.3La proposta ‘WFM – Ottimizziamo le risorse’ è stata scelta come rappresen-

tativa nell’ambito dell’analisi relati-va ai tool a supporto dell’esercizio. Il suo obiettivo è abilitare l’utilizzo del Work Force Management sulle risorse del Back-Office IT per automatizzare e rendere più veloce la gestione delle eccezioni di lavorazione lungo la cate-na di delivery dati. La proposta potrà successivamente essere estesa anche alla catena di delivery fonia.L’obiettivo della proposta è l’evolu-zione del sistema WFM verso l’as-segnazione automatica delle WR (Work Request) generate in tempo reale a fronte di scarti sui sistemi di delivery. Tali WR, dopo un’analisi di primo livello, saranno inoltrate in funzione della tipologia di malfun-zionamento, selezionando gli asse-gnatari in base agli skill necessari per la risoluzione.

Meno ti sento… meglio ti ascolto… prima ti incontro! 5.4

La proposta ‘Meno ti sento… meglio ti ascolto… prima ti incontro!’ è stata scelta come rappresentativa nell’am-bito dell’analisi relativa al Self Service e Riduzione Inbound. Il suo obiettivo è quello di migliorare i servizi di Help Desk applicativo e sulle postazioni dando un supporto snello e flessibile ai clienti nell’espletamento delle attività finalizzate al business.

Delivery LEANeare5.5La proposta ‘Delivery LEANeare’ è sta-ta scelta come rappresentativa nell’am-bito dell’analisi relativa all’Ottimizza-zione dei Processi. Il suo obiettivo è la razionalizzazione del processo E2E di delivery infrastrutturale che coinvol-ge varie funzioni aziendali. Il percor-so verso i delivery standard e “pronta consegna” consentirà il miglioramento del time to market e dell’efficienza.

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Il serrato e costruttivo dialogo con le linee cliente, l’adozione rigorosa della metodologia Lean, l’identificazione delle attività a valore e non a valore hanno permesso di identificare azioni di miglioramento a basso investimen-to economico, ma di sicura ed efficace resa in termini di qualità erogata e per-cepita ed in termini di riduzione dei costi.Il processo di delivery infrastrutturale sarà più snello e veloce mentre quello applicativo beneficerà di collaudi ag-giuntivi di non regressione. Le attività di esercizio saranno svolte in una mo-dalità più efficace grazie ad un’asse-gnazione più mirata dei task. Le linee di business avranno a disposizione un monitoraggio puntuale sugli ordini di lavoro lungo tutta la catena e web ser-vices che limiteranno la necessità di ricorrere all’Help Desk dei sistemi in-formativi ■

Conclusioni

[email protected]@sscenter.it

[email protected]

AcronimiBSS: Business Support SystemsBug fix: Correzioni degli errori

software (bug)CRMA: Customer Relationship

Management - AffariCRMB: Customer Relationship

Management - BusinessCRMR: Customer Relationship

Management - ResidenzialiCRMW: Customer Relationship

Management - WholesaleFTE: Full Time EquivalentIT: Information TechnologyKPI: Key Performance IndicatorNGDC: Next generation Data centerOL: Ordinativi di LavoroOSS: Operation Support SystemsWFM: Work Force ManagementWork Request:

Entità atomica del WFM indicante una richiesta di lavoro

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INFORMATICA

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Silvana Mercanti Informatica, in Azienda dal 1991 dove si è inizialmente occupata di progetti software, per poi seguire l’analisi dei processi e l’implementazione di standard internazionali, pro certificazione ISO 9001, CMMI-DEV, ISO/IEC 20000. Al momento responsabile del Quality Lab Competence in SSC. È autrice di diversi articoli e ha partecipato a convegni nazionali e internazionali intervenendo sia su metodologie tecniche e organizzative dei sistemi ERP, sia su framework dei servizi IT. In ambito AICQ e itSMF contribuisce alla revisione degli standard ISO sui servizi IT.

Michelangelo FossaIngegnere elettronico entra in SARITEL S.p.A. nel 1992 e fino al 1996 realizza servizi IT on-line. Nel 1997 lavora in Michigan (U.S.A.) nel service desk di CNC (ISP acquisito da Telecom Italia). In Saritel è responsabile dal 1998 al 2000 dello Sviluppo dei Servizi Internet e dal 2000 al 2003 dell’esercizio dei sistemi OSS. Dal 2004 al 2010 è responsabile delle Operations dei Data Center del Centro Sud di Telecom Italia. Attualmente è responsabile dell’Integration Management per IT Service Operation in S.S.C. srl.

Roberto Ferretti Ingegnere elettronico entra nel Gruppo nel 1991. Dopo una prima esperienza in Rete nazionale, dal 1998 al 2002 contribuisce allo start-up delle partecipate spagnole (Retevision) dapprima come responsabile Impianti di commutazione e poi come responsabile Operation&Maintenance della rete di tlc, televisiva e satellitare spagnola. Nel 2002 rientra in Italia come responsabile Field Assurance del Piemonte e Valle d’Aosta. Dal 2003 segue l’Information Technology del Gruppo, dapprima come responsabile sistemi Trouble&Job Management, poi come responsabile Application Management OSS, infine come responsabile Service Operations di T&O.IT. Attualmente è responsabile delle IT Service Operations in S.S.C. srl.

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QUALITÀ E TIME TO MARKET NEI PROCESSI DI SVILUPPOMarco Daccò, Marco Iacomussi, Gaetano Rossi

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La realizzazione del software è un’attività complessa articolata in più fasi, in cui fin dagli al-bori dell’informatica, si è cercato di definire appropriati modelli di sviluppo per ingegne-rizzarne la produzione. Tuttavia l’Ingegneria del software si differenzia perché il software è un prodotto molto malleabile ed anche human intensive, cioè che richiede un considerevole

impiego di risorse umane e una forte interdipendenza e sincronismo nelle loro attività, giacché la sua produzione implica soprattutto attività di progettazione e di implementazione sull’ intero perimetro delle procedure informatiche di una azienda. La procedura informatica cattura e modella un processo aziendale e l’insieme di queste procedu-re rappresenta a pieno titolo “l’anima digitale” dell’azienda stessa. In questo articolo si propongono interventi migliorativi nelle aree IT provando a coniugare almeglio due aspetti molto spesso antitetici: tempo di produzione e qualità del prodotto.

L’insieme degli applicativi software e delle risorse hardware utilizzati in Telecom Italia per il supporto ai pro-cessi di business ed alle operations (nel seguito Piattaforma IT) è im-ponente: oltre 800 sistemi software, 90.000 CPU, 7.000 Terabyte di storage e 12.000 Terabyte di backup, un centi-naio di firewall. Questi numeri fanno dell’IT di Telecom Italia la più grande realtà informatica italiana. Una piat-taforma IT di tali dimensioni, se da un lato garantisce di poter rispondere alle richieste di mercato sia dal punto di vista commerciale sia tecnico, d’al-tra parte è caratterizzata da momenti “d’inerzia”, che sono sconosciuti agli operatori “green field”, i quali possono contare sulla “agilità” processiva tipica dei “newcomers”. Inoltre gli impatti della manutenzione evolutiva sono minori per un operatore green field e

La Piattaforma Informatica di Telecom Italia1 le difficoltà di introduzione di un nuo-

vo sistema sono confrontabili – per un green field – alle problematiche in-contrate da un incumbent per una più semplice manutenzione evolutiva. Si osservi che le variabili legate all’in-serimento di nuove funzionalità IT si traducono essenzialmente in due ele-menti misurabili: tempi e costi di im-plementazione. L’incumbent, rispetto all’operatore green field, si trova stret-to nella tagliola dei tempi e dei costi, perché da un lato deve essere pronto negli stessi tempi del green field e d’al-tra parte la complessità della sua Piat-taforma si traduce in maggiori costi di implementazione. In questa sede affronteremo le insidie del continuo ridursi del tempo dispo-nibile per lo sviluppo del software e ci interesseremo degli impatti di tale fe-nomeno sulla qualità del software. La Piattaforma IT riceve sollecitazioni evolutive da differenti input: miglio-ramento dei processi esistenti, intro-

duzione di nuove offerte, richieste del presidio regolatorio, correzioni di ano-malie, upgrade tecnologici. Chiamia-mo Prodotto Software l’oggetto che l’IT deve realizzare per rispondere alla ri-chiesta evolutiva. Il fattore tempo è de-terminante per la qualità del Prodot-to, ma tipicamente i contenuti che si chiedono al Prodotto sono esuberanti rispetto ai tempi concessi alle singole fasi del ciclo di sviluppo: perché si vuo-le anticipare l’uscita di un prodotto o perché si deve rispettare una scadenza regolatoria oppure si pongono strin-genti obiettivi di produttività.

Il technical debt1.1La strada tipicamente seguita per pro-durre in tempi rapidi è quella che va verso la rischiosa riduzione della quali-tà del prodotto. Dare poca importanza alla qualità del prodotto, preferendo ve-

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locizzare lo sviluppo (quick and dirty), equivale - secondo Ward Cunningham (cfr. 1) - ad accumulare un debito tec-nico. Un piccolo debito può accelerare lo sviluppo per periodi non troppo lun-ghi, ma deve essere saldato con una ri-scrittura o con il re factoring del codice.Compresa la stretta relazione tra la qualità dei prodotti sviluppati e il tem-po speso per la produzione, la sfida che ci vedrà impegnati nel prossimo futuro consisterà nel coniugare la qualità desi-derata ad un time to market sempre più stringente. Le direzioni lungo le quali muoversi sono sostanzialmente due: interventi strutturali sulle architet-

ture IT: ad esempio, evoluzione della Piattaforma in ottica SOA, centraliz-zazione in strumenti di BPM della logica applicativa per aumentare la configurabilità, evoluzione delle in-tegrazioni via middleware …;

interventi sulle fasi di sviluppo del software.

La produzione del software2Le fasi principali nella produzione di un’applicazione informatica possono essere a grandi linee rappresentate da:analisi dei requisiti e definizione

delle specifiche tecnico/funzionali;disegno tecnico e sviluppo del sof-

tware;collaudo; esercizio.E’ importante considerare che, una volta in esercizio, il software è sogget-to alle evoluzioni dettate dalle nuove esigenze del cliente, ma anche alle correzioni che si rendono necessarie a fronte di anomalie di funzionamento.

tutto importante osservare che esisto-no due tipologie di progetti software: progetti di medio-lungo periodo,

che supportano le evoluzioni di tipo «infrastrutturale» (modello “Project Based”);

progetti di breve periodo, che garan-tiscono una risposta rapida alle mos-se dei concorrenti (modello “Service Creation”).

La gestione del modello Project Based è assimilabile ad un cantiere indu-striale: noto ciò che si vuole produrre (i requisiti), si definiscono le risor-se necessarie e infine si formalizza il piano di realizzazione (i rilasci). E’ un modello che tipicamente si applica alla realizzazione di un nuovo appli-cativo software o all’evoluzione tecno-logica e/o architetturale di un sistema esistente. Viceversa, nel modello Service Cre-ation sono predefiniti i tempi di pro-duzione (quando rilasciare) e le risorse disponibili (capacità produttiva allo-cata per i rilasci calendarizzati), la va-riabile è cosa produrre (nel tempo pre-definito e con le risorse preassegnate). E’ il modello che tipicamente si adotta per far evolvere l’intera Piattaforma IT (non un solo sistema) in ragione di una particolare esigenza che spesso non si chiude su un solo sistema software.Il processo basato sul modello Servi-ce Creation è sicuramente più critico di quello Project Based; qualche dato numerico può fornire l’ordine di gran-dezza della complessità: in un anno si prendono in considerazione più di 9000 requisiti utente, di cui poco più della metà vengono mandati in pro-duzione; un singolo requisito coin-volge mediamente dai 5 ai 40 sistemi software a seconda della sua comples-sità. Si pensi alle conseguenze che possono esserci in un piano che deve necessariamente coordinare svilup-pi su moltissimi sistemi per garantire l’erogazione di un servizio definito, in conseguenza del ritardo di conse-gna anche solo di un singolo sistema!

Oppure si considerino gli impatti di richieste concorrenti su un solo siste-ma. Si può affermare che il modello Service Creation è caratterizzato da un forte accoppiamento (coupling), perché nella Piattaforma IT esistono sistemi “centro stella” interessati con-temporaneamente da più “richieste di servizio” e perché tipicamente ciascu-na esigenza può essere riscontrata solo con sviluppi su un numero elevato di differenti sistemi.Alla luce di quanto detto, è facile com-prendere che i concetti di debito tec-nico e le difficoltà di conciliare qualità e time to market sono, nel caso della Service Creation, di gran lunga più significativi che nel modello Project Based. Pertanto nel seguito ci si rife-rirà essenzialmente al modello Service Creation. I rilasci del software, a qualsiasi siste-ma siano riferiti, sono raggruppati in KIT che seguono una ben definita ti-meline: a titolo di esempio, sono pre-visti 6 rilasci all’anno per kit “major release”, nell’area dei sistemi di sup-porto al fisso. La vita di ciascun Kit è sostanzialmente coincidente con il ci-clo di vita del software ed è riassunta nella Figura 1. La fase di analisi si differenzia nella componente di raccolta dei requisiti e in quella di definizione dei contenu-ti del Kit. Si individuano poi le fasi di sviluppo del software e infine di collau-do. Le attività interne a ciascuna fase sono espletate da specifiche strutture aziendali. Nella Figura 1 si evidenzia che la com-posizione della Piattaforma, alla relea-se N, è data dalla Piattaforma alla Rele-ase N-1 cui si aggiungono le evoluzioni (regolatorio, mercato, business) e le modifiche indotte dalle correzioni di anomalie (bugfix), che si susseguono con cadenza pressoché settimanale.Il tempo che va dalla definizione dei requisiti al rilascio in esercizio, per un Kit di major release afferente alla linea fissa è di circa 5 mesi; di cui poco meno

Il contesto Telecom Italia2.1Contestualizzando la teoria nella pras-si dell’IT di Telecom Italia, è innanzi-

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di un mese è dedicato alla fase di svi-luppo (codifica).Questo modello di sviluppo, sebbene largamente utilizzato nel mondo IT e abbondantemente studiato e “norma-to” dall’ingegneria del software, pro-prio in conseguenza della necessità di sviluppare in tempi sempre più rapidi sta portando al costante aumento del debito tecnico. La timeline per lo svi-luppo di una release è pressoché co-stante, mentre cresce la richiesta di sviluppi da realizzare nel kit, per la pressione indotta dall’esigenze di rapi-do time to market. Per il controllo / eliminazione del de-bito tecnico in letteratura si suggeri-scono due approcci: fermare la fase di sviluppo di nuove

funzionalità per risolvere un techni-cal debt; l’inserimento di nuove mo-difiche al software potrà riprendere solo quando il refactoring del codice e i nuovi test introdotti renderanno il prodotto soddisfacente;

riprogettare e reimplementare il si-stema, realizzare cioè un refactoring con un ciclo più lungo (della durata di mesi o anni piuttosto che di giorni).

Rel N1

evoluzioni

business

regolatorio

mercato

Bug Fix

Tempo

Definizione Kit

Configurazioni

■ Shaping Tecnico■ Stime■ Composizione release

■ Inrefacce■ Specifiche funzionali■ Sviluppo

■ Interno■ Utente

Realizzazione CollaudoD

efin

izio

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equi

siti

Rel

. N

Figura 1 - Timeline di produzione di un Kit “Service Creation”

E’ evidente che il contesto in cui opera Telecom Italia non permette di segui-re nessuno dei due approcci suggeriti, perché non si possono fermare gli svi-luppi legati a nuovi prodotti e perché anche la seconda soluzione cura gli ef-fetti e non le cause del debito.Nel seguito dell’articolo si descriveran-no alcune iniziative che hanno l’obiet-tivo di migliorare la qualità e il time to market nei processi di sviluppo sof-tware; in particolare una delle iniziati-ve si propone di introdurre nuovi Key Performance Indicators per misurare i benefici apportati. Tra i nuovi indica-tori si potrebbe pensare di introdurre la misura del debito tecnico, proce-dendo con la valutazione del debito accumulato nel corso degli ultimi 12 mesi per poi confrontarla con analoga misura sul prossimo anno, utilizzando a tale scopo la [1] nella sua forma sem-plificata, che tiene in conto soltanto il costo delle bugfix. E’ importante sotto-lineare che il costo di una bugfix deve essere inteso come somma dei costi rilevabili in ciascuna fase del ciclo di vita, partendo dall’analisi del proble-ma per finire al collaudo.

Modello Colocation2.2Si è già osservato che le strategie di ri-duzione del debito suggerite in lettera-tura, basate essenzialmente sul refac-toring del codice, non sono applicabili al contesto Telecom Italia, sia perché ipotizzano, riduttivamente, che il de-bito sia generato solo nella fase di rea-lizzazione, sia perché introducono un rallentamento negli sviluppi che va in direzione contraria alle spinte del time to market. E’ necessario perciò adot-tare una strategia che miri agli aspetti strutturali del problema: il tempo e la qualità.L’approccio che seguiremo prende spunto dall’analisi della curva (quali-tativa) tempo-qualita-debito. Il debito diminuisce se – a parità di tem-po – miglioriamo la qualità: questo ap-proccio è valido se ipotizziamo che esi-stono margini di miglioramento della qualità, che probabilmente vanno ricer-cati in fattori organizzativi e processivi, prima che tecnologici. La maggior parte degli interventi proposti tendono a ren-dere più efficienti i processi esistenti,

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Qualunque tentativo di contenimento del debito non può prescindere da una preliminare misura del debito stesso, che permetterà di valutare gli effetti del-le iniziative adottate. Un interessante lavoro di Gartner (cfr .2) propone un metodo per monetizzare il debito tecni-co di un’applicazione software, basato sul conteggio delle violazioni alle best practices di codifica, relativamente agli aspetti di sicurezza, affidabilità e ma-nutenibilità. E’ disponibile sul mercato anche un prodotto software che ana-lizza automaticamente l’applicazione di cui si vuole misurare l’entità del debito tecnico. Tuttavia è nostra opinione che questa tipologia di misura e di mone-tizzazione fornisca, nel caso specifico della Piattaforma IT di Telecom Italia e specificatamente nel caso della Service Creation, indicazioni poco significative.

Misura e monetizzazione del debito tecnicoInfatti se da un lato è condivisibile il criterio di monetizzazione, quando rife-rito ad uno specifico sistema (modello Project Based), esso risulta difficilmente applicabile ad un contesto nel quale il debito non è associabile esclusivamen-te alla fase di realizzazione del software. E’ infatti evidente che ciascuna fase del ciclo di vita, nel modello Service Creation, è soggetta ai vincoli di tempo dettati dalla timeline e perciò ciascuna fase, al crescere del numero di requisiti da soddisfare, viene affrontata secondo un principio quick and dirty: i requisiti possono essere raccolti frettolosamen-te e sommariamente, i contenuti del Kit possono essere definiti senza la dovuta accuratezza, lo sviluppo può procedere senza particolare attenzione e con limi-tate verifiche, in collaudo si possono ef-fettuare un numero ridotto di test. Perciò

nel modello Service Creation la mone-tizzazione del debito tecnico associato al codice software – per quanto impor-tante – è riduttiva e poco significativa. Occorre, invece, considerare l’intero ciclo di vita, per individuare le specifiche cause del debito, definire un criterio di misura e proporre opportune azioni di contenimento.Il peso del debito tecnico va ad erode-re la capacità produttiva, a spese della quantità di nuovi prodotti che si posso-no realizzare nel tempo prefissato. Si osservi che – in prima approssimazio-ne – possiamo definire il debito come lo scostamento dalla “piena qualità” atte-sa per un prodotto, che si raggiunge al tendere all’infinito del tempo di sviluppo (Figura A) . L’insidia principale deriva dal fatto che il debito “contratto” in una release non

Capacitàproduttiva Qualità

piena

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Qualitàerogata nel tempo T

DebitoNuovi Prodotti

Debito (interessi)

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Qualitàerogata nel tempo T

Debito

Figura A: Debito tecnico, capacità produttiva e relazione con tempo e qualità

con l’obiettivo di migliorare la qualità, partendo dall’analisi della situazione as-is e introducendo fattori correttivi che – intervenendo su processi esistenti – hanno tendenzialmente un basso co-sto di implementazione. Il debito diminuisce se – a parità di qualità erogata – aumentiamo il tem-po dedicato alle varie fasi del ciclo di vita. E’ evidente che – non potendo modificare il tempo T end-to-end -

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Figura 2 - Curve tempo / qualità

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venga saldato nella release successiva, nella quale perciò il debito complessivo è la somma del residuo e del nuovo de-bito generato. Per comprendere gli ef-fetti del fenomeno, fissiamo la capacità produttiva (Cp), il debito (Dg) generato in una release e la capacità di restitu-zione (Ds) del debito in una release. Per semplicità supponiamo fisse que-ste quantità. E’ facile dimostrare che il debito DN accumulato alla release N, partendo da un’ ipotetica release 1 a debito iniziale nullo, vale: DN = N Dg – Ds (N-1) = N (Dg-Ds) + Ds. Alla release N = (Cp – Ds)/(Dg-Ds), il debito accu-mulato diventa pari alla capacità pro-duttiva. Qualche esempio. Cp=100gg, Ds=10gg, Dg=20gg. Dopo 9 release il debito è pari alla capacità produttiva. Se abbassiamo la qualità (Dg=30), bastano 4 release per saturare la capacità pro-duttiva. Dato che Ds è fisso, si conclude che l’accumulazione del debito tecnico tende all’infinito.E’ importante osservare che il debito accumulato nelle fasi “a monte” del pro-cesso produttivo si propaga nelle fasi a valle. Una specifica funzionale scritta con approssimazione introduce un debi-to nella fase di analisi: occorrerà, prima o poi, fare i conti con la specifica scritta male, emergerà un’anomalia di design e sarà necessario erodere parte della ca-pacità produttiva della fase di analisi per

la scrittura della specifica correttiva. Tut-tavia, se anche il software sviluppato a fronte della prima specifica fosse perfet-to e realizzato “a debito zero”, saremo comunque costretti a spendere parte della capacità produttiva di sviluppo per rimediare all’errore di analisi.A partire dalla considerazione prece-dente, si può affermare che il debito tecnico (o gli interessi connessi al de-bito) in un modello Service Creation si accumula nel periodo T ed è proporzio-nale al peso delle bugfix e al numero di richieste di evoluzione su requisiti rilasciati nelle release immediatamen-te precedenti, dietro le quali spesso si celano le “approssimazioni successive” con le quali si realizza un determinato requisito:

Debito_medio[T] = (K*Nmedio_bugfix +

H*Ricircolo_su_evol_recenti)[1]

Il numero medio di rilasci di bugfix deve intendersi riferito alle bugfix su funzio-nalità comunque sviluppate nel periodo di riferimento, per distinguerle dagli in-terventi imputabili a problemi architettu-rali o funzionali dei sistemi software. Sia Nmedio_bugfix sia Ricircolo_su_evol_recenti sono numeri puri, senza dimen- [email protected]

sioni, pertanto le dimensioni del debito saranno definite dalle dimensioni asse-gnate alle costanti K e H, che andran-no necessariamente scelte omogenee. Se, ad esempio, K ed H si esprimono in “euro/rilascio”, il debito sarà misurato in euro. La [1] rappresenta un modo semplificato ma efficace per calcolare il peso del de-bito. Si tenga conto che – a rigore – K ed H non sono quantità costanti, ma dipen-dono dal “peso” della bugifx o del rila-scio evolutivo. Tuttavia, quanto più am-pio è l’intervallo di osservazione T, tanto più la variabilità di K e H viene assorbita nella media degli interventi e aumenta l’affidabilità della misura. Si potrebbe scegliere per T un valore compreso tra 6 mesi ed un anno: sufficientemente lungo da consentire di mediare sul peso degli interventi, sufficientemente breve per consentire di avviare efficaci e rapi-de azioni correttive.E’ inoltre ipotizzabile un’ulteriore sem-plificazione della [1], andando a misu-rare il debito tecnico in termini di spesa sostenuta per le bugfix effettuate nel periodo T, trascurando – in prima ap-prossimazione – le evoluzioni dovute alle “approssimazioni successive” nella definizione dei requisiti.

dobbiamo ricercare l’ottimizzazione nella distribuzione dei tempi delle sin-gole fasi, tenendo conto dell’impatto sulla qualità nelle fasi eventualmente “ridotte”. In tal senso si propone una specifica iniziativa (“Produrre su mi-sura”, si veda più avanti nell’articolo) che introduce il concetto di tailoring negli sviluppi, per assegnare più tempo ai requisiti più critici, detraendolo ai requisiti meno strategici.

Migliorare la qualità e il time to market: le proposte3

Per le caratteristiche industriali del processo di produzione del software e in particolare per le peculiarità del modello Service Creation (tempi, vo-lumi e accoppiamento), risulta strate-gico - per massimizzare la qualità del servizio e il time to market - puntare a un modello di forte automazione in

tutte le sue componenti e processi de-dicati (Figura 4) in base alle tipologia di prestazioni da erogare (complessità realizzativa/priorità di business).Si propongono quindi alcune inizia-tive di miglioramento che sono state classificate per fase del ciclo di vita dei prodotti IT e per impatti su processi e sistemi a supporto. La Figura 5 sinte-tizza le iniziative raggruppandole per area e per impatto mentre la Figura 6

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associa le iniziative alle fasi del ciclo di vita e agli impatti sui processi e sui si-stemi a supporto.

Raccolta delle esigienze del Cliente e stesura del documentodi requisiti, con le successive attività di analisi e validazionedei requisiti fino alla definizione del documento di ShapingTecnico e la composizione delle release con prima stima

Design e sviluppo della soluzione,esecusione dei test di sistema(system test)

Produzione e la validazione del documento dispecifiche funzioni, verifica delle stime di progettoe consuntivazione delle attività di analisi

Esecusione del collaudo integrato e delcollaudo utente e gestione dei rilasci inproduzione

Programmazione Analisi Sviluppo Collaudo

Figura 3

Totale Interventi (10)

Fase di Analisi (1)

Fase di Collaudo (3)

11%5% 5%

47%

33%

67%

50%50%50%

17%

17%

17%

33%

33%

17%

16%

50%50%

32%

Fase di Programmazione (2)

Modifiche di processoEstensione dei tool di supporto esistentiIntroduzione di nuovi tool di supporto

Estenzione dei sistemi IT esistentiPotenziamento dell’infrastruttura tecnologica

Fase di Sviluppo (3)

Cross (1)

Figura 4 - Suddivisione - per fase del ciclo di vita - delle iniziative di miglioramento

Fase Ciclo Proposta Modifiche del processo

Estensionetool IT

Introduzionetool IT

Estensionesistemi IT

Potenzainfrastrutturata

ProgrammazioneBasi solide per piani robusti

Prima classe su misura

Analisi Requisiti in piattaForma

Sviluppo

Offriamo ordine

Team building per un Team as a building

Ricominciamo a fare “la storia“: evolviamo il modello di offerta

Collaudo

Lucidiamo l’officina

Mettiamo il tubo al test

In pista con il Cliente

Cross Misure in qualità per qualità su misura

Figura 5 - Impatti delle iniziative di miglioramento

Basi solide per piani robusti3.1L’iniziativa si propone di ridurre il margine d’incertezza insito nel mo-dello Service Creation (cfr. § 2.1), av-vicinandolo, per quanto possibile, alle caratteristiche del più lineare modello Project Based. E’ necessario anticipare le stime sugli sviluppi, così da rendere più efficace la pianificazione dal parte del commit-tente e più efficiente l’ingaggio delle fabbriche. La capacità produttiva del-le fabbriche è praticamente costante nel tempo, mentre le richieste della Service Creation creano picchi di ca-rico: l’idea è di definire una sorta di masterplan delle iniziative di maggior peso (che tuttavia non possono essere considerate Project Based), allocando-le opportunamente nel tempo (le “basi solide”), così da avere un’idea chiara della residua capacità produttiva in ogni Kit, per saturarla al meglio con le richieste impulsive della Service Crea-tion (i Piani robusti).Per garantire l’efficacia della proposta è opportuno il coinvolgimento precoce

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NETWORK

SERVIZIINFORMATICA

98 99

di tutte le strutture IT fin dalla fase di concept degli sviluppi.

Requisiti in piattaForma3.2Per evitare o ridurre che nel processo di lavorazione dei circa 5.000 requisiti utente/anno ci si limiti allo scambio di email con attachement MMS, il che introduce rallentamenti sul processo di consultazione e accesso allo storico delle informazioni, si propone l’intro-duzione di una piattaforma di gestione documentale integrata e di collabo-ration che consenta di archiviare in modo centralizzato i documenti, oltre che avere un accesso profilato al dato in base alla tipologia di documento.

Prima classe su misura3.3Oggi esistono modalità diverse e di-versi momenti temporali in cui viene comunicata a IT l’importanza di busi-ness delle circa 5.000 prestazioni ge-stite ogni anno. Attualmente l’infor-mazione è disponibile solo a ridosso dell‘avvio della fase di collaudo (ul-timo mese del ciclo produttivo), non consentendo di gestire l’item in ma-niera differenziata già dalle fasi prece-denti del ciclo. Si propone di introdurre una nuova procedura operativa che a seconda del momento in cui l’informazione di pri-orità di business venga resa disponibi-le, permetta di avere un trattamento “premium”. L’informazione deve es-sere tracciata sui sistemi aziendali di supporto al processo produttivo, in modo da raggiungere istantaneamen-te le oltre 4.000 persone che lavorano nella produzione SW. Tale procedura consente di implementare processi premium da associare alle prestazio-ni strategiche e, più in generale, di implementare una gestione del flusso

processivo secondo le logiche del tailo-ring, al fine di massimizzare la qualità.

Offriamo ordine

Potenziamo gli ambienti di collaudo e delle aree di test

Team building per un Team as a building

Evolviamo il modello di offerta

3.4

3.73.5

3.6

Si ribadisce l’essenzialità di un unico punto in cui venga descritto in modo completo, aggiornato e facilmente consultabile il portafoglio delle varie offerte commerciali aziendali in termi-ni di tipologia offerte, periodo di vali-dità, caratteristiche.

La fase di collaudo del SW è particolar-mente rilevante per i miglioramenti sia della Qualità (capacità di individuare il maggior numero dei difetti prima della messa in produzione), che del Time To Delivery (è l’ultima fase di un ciclo complesso ed in quanto tale non ha margine per recuperare i ritardi).Sul fronte dell’aumento dell’efficacia del collaudo (capacità di individua-zione dei difetti SW) si propone di stendere gli ambienti HW/SW tra loro integrati per la verifica delle catene applicative sia per le attività evolutive che per quelle di manutenzione corret-tiva (bugfix)e di dotare tali ambienti di data base (con dati opportunamente trattati secondo le procedure previste dal Regolatore) il più possibile rappre-sentativi della complessità e variabilità degli ambienti di produzione.Sul fronte sia dell’efficacia, che dell’ef-ficienza si opta per: estendere l’approccio di Continous

Integration (automazione dei test di non regressione) avviato in ambito del Test di Sistema alle fasi di Col-laudo Funzionale ed Integrato;

dotarsi di uno strumento per l’auto-mazione dell’esecuzione delle cate-

Si propone di rivedere le regole di at-tribuzione delle attività di sviluppo, con l’obiettivo di costruire un Team IT solido, stabile e affidabile. Sulla base della strategicità, delle priorità e del peso degli sviluppi, si definirà l’al-locazione (interna o in outsourcing) delle attività afferenti alle diverse fasi del ciclo produttivo,, con particolare riferimento alla fase di realizzazione dove si terrà conto prevalentemente delle conoscenze che sono caratteristi-che dell’ambiente IT di Telecom Italia. rispetto a quelle che sono più general purpose (es. conoscenza linguaggi di programmazione) e pertanto di più semplice reperimento sul mercato.. L’iniziativa, operando sinergicamente con altre proposte (Basi solide, Prima Classe) contribuirà al complessivo ef-ficientamento dell’IT e al conseguente miglioramento della qualità dei pro-dotti IT.

La dinamicità del mercato impone di avere a disposizione un processo di de-livery di nuove offerte/servizi snello ed efficace, nonché la continua manuten-

zione dei sistemi in ottica di massima parametrizzazione, riutilizzo e affi-dabilità delle componenti applicative progettate. La declinazione dei nuovi servizi/offerte sui vari sistemi (CRM, Billing, ...), che avviene tipicamente mediante la proliferazione di diversi tool di configurazione, è spesso causa di inefficienze.Per fronteggiare questi problemi si propone di evolvere i sistemi a suppor-to dell’evoluzione del modello di offer-ta, oltre che di adottare un tool di con-figurazione unico sui diversi sistemi, come ad esempio XCS (eXpert Confi-guration System) già attivo in Azienda.

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NETW

ORK

SERV

IZI

INFO

RMAT

ICA

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ne di test propedeutiche (ovvero dei test che devono essere eseguiti ne-cessariamente prima di tutti gli altri in quanto consentono la predisposi-zione dei data set necessari).

In pista con il Cliente: migliorare il Collaudo Utente

Multimeter: Misure di Qualità per Qualità su Misura

3.8

3.9

Le attività di collaudo utente sono di fondamentale importanza per la qua-lità del prodotto finale IT; tali attività oggi non seguono sempre un processo standardizzato, per questo si propone ad esempio di implementare nei tool di supporto IT funzionalità ad hoc per supportare la gestione delle pianifica-zioni e l’esecuzione dei Collaudi Uten-te e creare relativa reportistica di avan-zamento lavori.

La misura di un fenomeno è utile se contribuisce al suo miglioramento, quindi se supporta la creazione di va-lore. Una misura crea valore se è ogget-tiva, quindi condivisa e comprensibile a chi, analizzandola, deve indirizzare azioni correttive o di miglioramento, e per ultimo fruibile, quindi disponibile nei tempi e nelle modalità opportune. Pertanto è opportuno definire dei Key Performance Indicator condivisi tra IT e le sue linee committenti in Azienda per abilitare ad esempio un reporting che sia “multicanale” e “multidimen-sionale” (per multicanalità si intende la disponibilità delle misure su stru-menti e per multidimensionalità si intende la possibilità di aggregare/di-saggregare le misure in funzione delle esigenze specifiche del report).

La produzione del software è un pro-cesso human intensive e quindi poco automatizzabile; perciò i metodi di ingegnerizzazione – per quanto l’inge-gneria del software sia in continua evo-luzione – non sono sufficienti a defini-re un contesto di sviluppo totalmente deterministico, al contrario di quanto solitamente avviene negli altri settori industriali. Le conseguenze di questa caratteristica specifica del software si amplificano allorquando il merca-to chiede una produzione sempre più rapida e a costi sempre più contenuti: la qualità dei prodotti può diminuire e questa diminuzione di qualità si paga in termini di anomalie, continue revi-sioni dei prodotti e perdita d’immagi-ne verso i clienti. Lo sviluppo “quick and dirty” equivale a tutti gli effetti all’accumulo di un debito tecnico, che può essere monetizzato ed espresso in euro. Il debito tecnico è insidioso, perché si autoalimenta (debito gene-ra debito) e perché riduce la capacità produttiva efficace. Anche la piatta-forma IT di Telecom Italia non sfugge a questa dura realtà, in special modo per quella vasta categoria di sviluppi (Service Creation) che sono realizza-ti per rispondere in tempi rapidi alle spinte evolutive. Siamo però certi che esistano margini di ottimizzazione dei processi produttivi che potrebbero in-crementare la qualità e contribuire alla riduzione del debito tecnico ■

Conclusioni

[email protected]@telecomitalia.it

[email protected]

AcronimiBPM: Business Process ManagementBSS: Business Support SystemsFP: Function pointsDMO: Domestic Market OperationsKPI: Key Performance IndicatorKPO: Key Performance ObjectiveMOI: Mano d’opera d’impresaPDO: Profilo d’offertaSOA: Service Oriented Architecture

Bibliografia

[1] Ward Cunningham, “The WyCash Portfo-lio Management System”; http://c2.com/doc/oopsla92.html.

[2] Gartner white papers, “How to Monetize Application Technical Debt”.

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INFORMATICA

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Gaetano RossiLaureato in Biologia Molecolare entra in So.Ge.I. nel 1989 per occuparsi di produzione SW anche in ambito TLC. Nel 1991 entra in Telesoft dove ha la responsabilità di un laboratorio di produzione SW presso la filiale di Mosca per poi assumere la responsabilità di progetti di rinnovamento della piattaforma IT, tra cui WFM, Designer e A-TOM.Nel 2005 prende in carico la responsabilità della sede di Napoli della SW Factory OSS di Telecom Italia. Da Maggio 2010 dirige il Polo di Napoli della SW&Testing Factory di SSC, dove risiedono le attività di sviluppo per ambiti rilevanti della piattaforma IT di Telecom Italia.

Marco IacomussiLaureato in Economia e Commercio nel 1995 entra in Telecom Italia. Dal 1996 al 1999 partecipa, per la componente IT, a diverse iniziative Internazionali di merge & acquisition da parte di TIM, supportando le fasi di start-up delle iniziative e nel 1998 è responsabile della start-up di Amena in Spagna per il lancio del servizio Prepaid. Nel Maggio 1999 diventa responsabile dello sviluppo dei sistemi OSS nell’ambito dell’IT di Wind Telecomunicazioni. Nel 2000 rientra in TIM per assumere la responsabilità della domanda e sviluppo dei sistemi BSS di TIM. Oggi è responsabile della Qualità e Processi IT della funzione IT di Telecom.

Marco Daccò Ingegnere gestionale, vanta una esperienza di oltre 15 anni nel settore ICT per la industry delle Telecomunicazioni. A metà anni novanta ha partecipato allo start up della prima joint venture tra Telecom Italia e Bell Atlantic (oggi Verizon) per la realizzazione dell’ attuale polo ICT di Trento. Fino al 2000 ha seguito progetti informatici per la divisione statunitense, occupandosi di Service Activation xDSL e Servizi Near Video On Demand.Attualmente è responsabile della programmazione tecnica della domanda informatica del Mercato Domestico all’interno della divisione di Information Technology.