Speciale 40 anni regione Emilia Romagna

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9 LUNEDÌ 12 LUGLIO 2010 Speciale 40 REGIONE, DOMANI L’ANNIVERSARIO SEDUTA SOLENNE NELLA VECCHIA SEDEDIPALAZZO MALVEZZI Ieri e oggi. Il 13 luglio 1970 nella sala di Palazzo Malvezzi, a Bologna, prestata dalla Provincia si teneva il primo consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Nella foto d’epoca il consigliere Sergio Cavina parla durante la seduta inaugurale. Oggi, in viale Aldo Moro, la sede è nelle torri di Kenzo

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Speciale de il Resto del Carlino dedicato al

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9LUNEDÌ 12 LUGLIO 2010

Speciale 40

REGIONE, DOMANI L’ANNIVERSARIOSEDUTA SOLENNE NELLA VECCHIA

SEDE DI PALAZZO MALVEZZI

Ieri e oggi.Il 13 luglio 1970 nella sala

di Palazzo Malvezzi,a Bologna, prestata dalla

Provincia si teneva ilprimo consiglio regionale

dell’Emilia Romagna.Nella foto d’epoca

il consigliere SergioCavina parla durantela seduta inaugurale.

Oggi, in viale Aldo Moro,la sede è nelletorri di Kenzo

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10 LUNEDÌ 12 LUGLIO 2010

Dal 5/6/1996al 3/3/1999

Dal 3/3/1999

Dal 21/5/1976al 6/1/1978

Dal 6/1/1978al 29/4/1987

Dal 23/7/1970al 21/5/1976

Dal 29/4/1987al18/7/1990

Dal 18/7/1990al6/7/1993

Dal 6/7/1993al 5/6/1996

I PRESIDENTIDELLA GIUNTA

EMILIA ROMAGNA,

ANTONIOLA FORGIA

VASCOERRANI

40

— BOLOGNA —

QUARANT’ANNI FA, il 13 luglio 1970, siriuniva a palazzo Malvezzi, in via Zamboni 13,nella sala del consiglio provinciale diBologna, il primo consiglio regionale. Percelebrare l’anniversario domani alle 10 èconvocata in seduta solenne l’assemblealegislativa, che si riunirà in quella storica sala,ra sede della Provincia. Alla cerimonia sonoinvitati gli ex presidenti della Regione e gli exconsiglieri di otto legislature. Tra gli invitati,

il cardinale Carlo Caffarra.

APRIRA’ la seduta straordinaria il presidentedell’assemblea, Matteo Richetti. A seguirel’intervento di Guido Fanti — primopresidente, fino al ’76 —, quelli dei presidentidei gruppi assembleari e le conclusioni delpresidente della Regione, Vasco Errani. Altermine Richetti ed Errani presenteranno allastampa il sito web predisposto in occasionedei 40 anni.

SERGIOCAVINA

LANFRANCOTURCI

GUIDOFANTI

LUCIANOGUERZONI

ENRICOBOSELLI

PIER LUIGIBERSANI

anni di Regione

NASCONO in sordina, con visibi-lità limitata, poteri incerti, struttu-re e risorse minime; poi con gli an-ni consolidano il loro ruolo istitu-zionale, rafforzano i loro poteri, in-crementano mezzi finanziari e stru-menti di governo. Cresce di conse-guenza il peso politico e la presasull’opinione pubblica, sino ad arri-vare alla crisi di rapporti con lo Sta-to centrale che in questi giorni tie-ne banco su tutti i media.La parabola delle Regioni italiane ècomplessa e tutt’altro che stabilizza-ta.Già la loro nascita è stata problema-tica. Il nostro Paese, tradizional-mente, ha visto il proprio assettoistituzionale imperniato sullo Statocentrale da un lato, sulle autonomiedei Comuni dall’altro. Lo Stato uni-tario è frutto di una costruzione fati-cosa ma ormai acquisita, i Comuni(e in parte, ma assai meno, le Pro-vince) sono da secoli il livello di go-verno che i cittadini individuanocome più vicino ai loro bisogni, an-che per ragioni storiche.Le Regioni, invece, sono previste eregolate dalla Costituzione del1948, ma non sempre si può direche rispondano a realtà territorialisociali, economiche o culturali omo-genee preesistenti alla loro creazio-ne ‘istituzionale’: i padri costituen-ti le hanno individuate come livellodi governo intermedio tra lo Stato ei comuni, distinguendo anche tradi esse due categorie dotate di diver-si poteri e compiti. Le regioni a sta-tuto speciale (per ragioni territoria-li o socio-etnico-linguistiche) aveva-no necessità di una autonomia am-plissima sul piano dei poteri e dellefinanze, ed effettivamente risponde-vano a realtà già esistenti anche nel-la percezione dei cittadini: Sicilia,

Sardegna, Alto Adige-Trentino,Valle d’Aosta, Friuli. E non a casoqueste regioni iniziano ad operarecon tempi abbastanza rapidi in at-tuazione della Costituzione.Ma le regioni ordinarie, con compi-ti e risorse più limitati, talora corri-spondevano a realtà non omogeneeo prive comunque di una tradizio-ne storica, culturale, o territoriale ri-conosciuta: e per più di venti annirestano solo sulla carta. Unicamen-te agli inizi degli anni ‘70 avviano,lentamente e faticosamente, il lorocammino. Con mezzi limitati, sediprovvisori, personale in gran partecomandato da altri enti o precario,scarsa chiarezza sui compiti e suirapporti con gli altri livelli di gover-

no del Paese. E soprattutto nel gene-rale disinteresse dei cittadini, che aqueste nuove realtà guardavanocon perplessità talora, e spesso conpoche notizie e informazioni.

VIA VIA la situazione cambia; so-no attribuite in concreto funzioni erisorse trasferite dallo Stato, e nasceun personale politico e amministra-tivo regionale più attrezzato, chetra l’altro tende a trasformare la am-

ministrazione regionale da livellolegislativo e di indirizzo a strumen-to anche di dirette relazioni con cit-tadini e imprese; tutto questodeter-mina una crescita di peso e unamaggiore conoscenza e percezionedel ruolo delle regioni.Questa crescita è diventata negli ul-timi anni impetuosa a causa di duefattori. Anzitutto il fenomeno poli-tico della Lega ha portato il temadel rapporto tra Stato e autonomieal centro del dibattito politico, pri-ma con la secessione poi con il fede-ralismo; e poi la nuova legge eletto-rale con elezione diretta dei Presi-denti delle regioni ha creato la figu-ra dei Governatori, termine chenon esiste nelle leggi italiane ma

di ANGELOPIAZZA

COMPLEANNO TRAVAGLIATO

Unanascita insordina,Grazie all’elezione diretta dei governatori e al federalismo

LEGGE BASSANINIRappresenta una svoltaper l’imponente trasferimentodi compiti dallo Stato

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11LUNEDÌ 12 LUGLIO 2010

I PRESIDENTIDELL’ASSEMBLEA

E’ stato il primo a gestire ilavori del parlamentoregionale. Nella secondalegislatura è restato altimone fino al 25/3/77

Dal marzo del ‘77 èrimasto in carica fino alluglio del 1980 quando ipresidenti furono Cavinae Lanfranco Turci

E’ rimasto in carica daldal 21/7/1980 al18/11/1983 nel cuoredella gestione delpresidente Turci

E’ tra i presidenti delconsiglio regionale più‘longevi’. Ha svoltol’importante compitodal 18/11/83 al 25/6/90

E’ succeduto Piepoli nelgiugno del ‘90 rimanendoal timone fino al 13/1/92.Un periodo di svoltaper il centrosinistra

Ha guidato il consiglioregionale dal 13/1/1992al 29/5/1995, nel cuoredella quinta legislaturadi Boselli e Bersani

Durante la sua guida, dal1995 al 2000 si sonosucceduti ben trepresidenti: Bersani,La Forgia e Vasco Errani

Dopo tre anni dipresidenza della Regioneha guidato dal 2000 al2005 anche il consigliodell’Emilia Romagna

E’ subentrata a La Forgiadopo le elezioni del 2005ed è rimasta fino alloscorso maggio quandoErrani è stato rieletto

E’ l’attuale presidentedel consiglio regionaleE’ in carica soltanto dapochi mesi che si sono giàrivelati infuocati

NATALINO GUERRA

OTTORINO BARTOLINI

GIOVANNI PIEPOLI

LUCIANO GUERZONI

FEDERICO CASTELLUCCI

CELESTINA CERUTI

ANTONIO LA FORGIA

MONICA DONINI

MATTEO RICHETTI

SILVANO ARMAROLI

EMILIA ROMAGNA, 40

IL portale, ricco di immagini e video, metteinsieme fatti, dati, statistiche e nomi perscoprire, anche nei dettagli, il lavoro e l’operadi uomini e donne, amministratori emacchina organizzativa, che con l’avvento,nel 1970, di questa istituzione hanno datovolto e sostanza, mandato dopo mandato, a unterritorio che è considerato all’avanguardia inEuropa.

IN questo sito si possono trovare vicende eleggi, regolamenti, il succedersi dei presidenti

con biografie e testimonianze audio e video. Eancora ragioni e obiettivi degli Statuti, lecornici istituzionali delle attività dellaRegione, poi la nascita dello stemma e delgonfalone dell’Emilia-Romagna.

COMPLETANO il quadro le tabelle con irisultati elettorali regionali dal 1970 ad oggi,affluenza alle urne, voti validi alle liste,percentuali e ripartizione definitiva dei seggidelle nove legislature.

anni di Regione

che ben rappresenta il nuovo ruolodi presidenti espressione diretta deicittadini, con poteri amplissimi an-che a danno delle assemblee legisla-tive regionali, ed evocativo di figu-re già più note, come i Governatoridegli Stati Uniti.In questa scia, a metà degli anni no-vanta con le riforme amministrati-ve delle leggi Bassanini si attua unimponente trasferimento di nuovicompiti dallo Stato alle Regioni (eanche agli altri enti locali) a Costitu-zione invariata; poi la allora mag-gioranza di centro sinistra addirit-tura modifica la Costituzione inver-tendo il principio dei rapporti conlo Stato e facendo del sistema delleautonomie locali il perno del model-

lo istituzionale. Per inseguire politi-camente la Lega si fecero però cosìerrori gravissimi, come l’attribuirealle regioni materie che richiedonola visione unitaria dello Statonell’interesse di tutto il Paese (sipensi all’energia o alle grandi infra-strutture). Conseguenza ovvia: ri-tardi, inefficienze, contenzioso infi-nito tra Stato e regioni davanti allaCorte costituzionale.

SE QUINDI a quel punto le regio-ni e i loro presidenti hanno poteri epeso politico forti e consolidati, ini-zia anche un ragionamento criticosui vantaggi reali per i cittadini e leimprese di un modello istituzionaleche appare non equilibrato e incom-piuto. Il ruolo politico sempre piùdeterminante della Lega porta ne-cessariamente ad aumentare la pres-sione per un federalismo in cui mol-ti individuano l’avvio di processi disecessione o comunque di disgrega-zione. E la riforma costituzionalesbagliata e forzata varata nel 2001 faritenere a molti che i danni possanosuperare i vantaggi.Ma soprattutto resta irrisolto il ve-ro nodo, quello della autonomia fi-

nanziaria: il modello vede ampi po-teri anche di spesa delle autonomieregionali (e locali) ma i cordoni del-la borsa finanziaria restano al cen-tro: chi decide – e spende – non hail potere e il dovere di reperire le ri-sorse, definite e riscosse prevalente-mente dallo Stato che poi provvedea redistribuirle. Chiaramente unacontraddizione, che deresponsabi-lizza i Governatori ma nello stessotempo li mette in difficoltà e li limi-ta nel loro ruolo di Governo. Si arri-va così inevitabilmente al conflittodi questi giorni: la manovra finan-ziaria pesa per tutti, il Governo limi-ta le risorse disponibili, le regioniprotestano anche con argomenti as-surdi e impraticabili come la restitu-zione delle deleghe.Una crisi che evidenzia però comela iniziativa stia ancora fortementein capo allo Stato centrale per tuttoquanto riguarda le risorse finanzia-rie, senza le quali gli enormi poteridei governatori sono monchi e in-compiuti. E del resto il federalismofiscale, che dovrebbe mettere rime-dio a questa contraddizione, tarda avedere la luce, temendo molti che ilsuo impatto suo conti pubblici sa-rebbe devastante e che le regionipiù deboli ne uscirebbero ancor piùpenalizzate. Altri negano i proble-mi, ma fatto sta che nessuno ancoraconosce la realtà vera dei conti.La parabola istituzionale delle re-gioni quindi non si è ancora assesta-ta, e questi enti, ormai conosciuti eaccettati, sono ancora in una sortadi limbo incompiuto. La vicendapolitica, le riforme e la evoluzionedei rapporti segneranno il loro de-stino: o si creano veri soggetti auto-nomi o si conserva una ambiguità,che può renderle irrilevanti o inuti-li, ovvero può accelerare un proces-so di secessione con le regioni delnord o più forti che abbandonanole altre alla loro sorte.C’è ancora il tempo per affrontare ilproblema, ma la crisi grave di que-sti tempi conferma che questo tem-po non è certo infinito.Angelo Piazza*Nominato il 10/5/2010

maoraèprotagonistail ruolo della Regione è cresciuto. Una parabola non stabilizzata

QUESTIONE DI SOLDII cordoni della borsarestano nelle mani di Romacon immancabili conflitti

LUGLIO 1970 Il titolo del Carlinocon reconto della prima

seduta del consiglio regionale

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12 LUNEDÌ 12 LUGLIO 2010

EMILIA ROMAGNA, 40 anni di Regione

di RITA BARTOLOMEI

—BOLOGNA —

IL MODELLO è cosa sua. GuidoFanti (foto), 85 anni, il sindaco del’68 bolognese, è stato il primo pre-sidente dell’Emilia Romagna, cheha guidato fino al ’76. Nel luglio diquarant’anni fa, appena rieletto inComune dopo il primo mandato,lasciò il posto a Renato Zangheri.Visto da un osservatore: «Il siste-ma locale decise di investire il suopersonaggio più rappresentativoper costruire la Regione». Defini-to in tanti modi. Padre nobile del-la sinistra, voce critica, riformistamai iscritto al Pd ma orientato suVendola. E’ stato parlamentare ita-liano e poi europeo. Dirigente delPci, nel comitato centrale e nelladirezione. Tra le foto celebri: luiche, alto e magro, osserva compia-

ciuto il plastico del Fiera district ac-canto a un giovanissimo KenzoTange, l’architetto delle torri re-gionali. Quell’immagine dà il sen-so di un’epoca. Per didascalia si po-trebbe prendere «la febbre del fa-re», che è anche il titolo di un do-cumentario appena realizzato dal-la Cineteca bolognese sulla storiapolitica della città. Le date sonoinesorabili: dal ’45 all’80. E’ in que-gli anni che si crea il modello dellepiccole e medie imprese e degli asi-li nido, studiato dagli osservatoridi mezzo mondo. E dopo?

OGGI l’ex presidente è un attivis-simo organizzatore. Dal suobell’appartamento nel cuore dellacittà universitaria, sgrida il Pd —«l’autosufficienza non esistevanemmeno quando il Pci aveva121mila iscritti» —, lancia appellialla città e stronca i sindaci, ormaiex. Dopo la rotta di Bologna e lavittoria di Giorgio Guazzaloca, nel’99, il successore di Dozza si miseall’opera per la riconquista. Parolad’ordine: partecipazione. La fecesua Sergio Cofferati, «il candida-to». Il primo a deluderlo. «Unoche non ha capito — l’ha sistema-to una volta —. Noi gli avevamopreparato un programma. Ha det-to sì, sì, poi non ha più fatto niente.Gli ho parlato. Poi un giorno gliho detto che non era capace di fareil sindaco».

NON perdonò mai al Cinese diaver snobbato il suo «progetto perBologna» del ’63, la risposta al «li-bro bianco» di Dossetti. «Qui den-tro c’è la città di oggi — ha dichia-rato Fanti —. Ovvio che le cose so-no cambiate. Ma resta valido il me-todo. Questa è stata la proposta del-la giunta comunista e socialista alconsiglio comunale, che l’ha ap-

provata. Ciascuno manteneva lapropria appartenenza ma sul pia-no politico si era creata una condi-visione». Dialogo sul fare.

IL PRIMO presidente della Regio-ne è stato poi lapidario su FlavioDelbono, il sindaco breve, travol-to dall’inchiesta sugli anni da vicein Regione. Lui che tiene sullascrivania la foto di Berlinguer, nelsalotto affollato di ricordi si è infu-riato: «Delbono e chi l’ha voluto,una rovina per la città. Non dove-va accettare, sapeva com’era mes-so». Per farlo arrabbiare, bisognachiedergli del prossimo candidato

sindaco. Allora l’ex presidente per-de la pazienza e sbuffa, come il pro-fessore alle prese con lo studentezuccone: «Basta polemiche sui no-mi, bisogna parlare di program-mi!». Il sospetto è che non ci sianocandidati. Il carattere c’è tutto.«Diamo un’immagine irresponsa-bile», fulminò quattro anni fa Sal-vatore Caronna, allora segretariodei Ds. Erano i tempi della minac-ciata rottura con Rifondazione.Che poi si consumò.

MA l’uomo non si rassegna. E siprepara a una nuova mobilitazio-ne per le comunali dell’anno pros-simo. Sul suo sito rilancia un pro-gramma mai attuato, risultato diun lavoro che mette insieme espe-rienze diverse, dai sindacalisti aipolitici agli urbanisti. Al primopunto c’è la città metropolitana. Ilvecchio leone ci riprova.

«NON È certo un buon comple-anno per le Regioni italiane, èun momento molto difficile» di-ce. Ha guidato la Regione Emi-lia Romagna per tre anni (dal‘90 al ‘93) Enrico Boselli.Presidente giovanissimo (salì incattedra a 33 anni), il socialistafu subito... nella storia: era il pri-mo non comunista a guidare laregione rossa. «Ma di questo par-liamo poi — ci ferma — adessoc’è altro che urge su questo com-pleanno».

Intende lo scontro Gover-no-Regioni sulla mano-vra?

«In quarant’anni di alti e bassi,non c’è ma stato un momento co-sì duro. Finalmente è sul piattoil problema vero».

Il federalismo?«E’ la questione d’origine: se farnascere in Italia un vero federali-smo o mantenere le Regioni co-sì, come maxi-municipi. Solo inItalia c’è questa strana applica-zione dell’idea federale, per cui èlo Stato che fa il prelievo, lo di-stribuisce alle Regioni che han-no il compito di spendere. Unmeccanismo che crea irresponsa-bilità ed è il contrario della tra-sparenza. Quello che serve è uneffettivo federalismo fiscale. LeRegioni prelevino e poi impie-ghino le risorse con aderenza al-le loro realtà. Basta con questaidea giacobina ed egualitaria percui ci debbano essere ovunque

gli stessi servizi. Serve articola-zione e flessibilità, le Regionifanno scelte e vengono giudica-te».

Torniamo al 1990, comemai toccò a lei, socialista?

«Allora non c’era l’elezione diret-ta. Divenni presidente di unagiunta con Pci, Psi, Psdi e Pri.La svolta era nei fatti: per la pri-ma volta il Pci andò sotto al 50%e si varò una coalizione che, de-vo dire, funzionava benenell’equilibrio collaborazione/competizione e grazie a unaGiunta di qualità».

Ci fu battaglia sulla sani-tà...

«Lo Stato passò alle Regioni lagestione del sistema sanitario,d’improvviso quella voce diven-tò (come oggi) oltre il 70% del bi-lancio. Con scontri e divisionitrasversali operarono un tagliodel 10%, capimmo subito che laspesa sarebbe andata rapidamen-te fuori controllo. Facemmo be-ne a tagliare, se le condizioni fi-nanziarie in Emilia Romagnanon sono disperate come altro-ve, è anche grazie a quel taglio eai sacrifici conseguenti».

Oggi la polemica è sui costidella macchina regionale

«E’ la stagione del rigore ma nonserve la demagogia spicciola.L’Emilia Romagna è fra le regio-ni virtuose mi pare stia affron-tando con serietà il problema».

Ettore Tazzioli

ANNI ‘90Enrico Bosellidivenne presidentedella giuntaperché, per laprima volta, il Pciscese sotto al 50%aprendo la stradaa un governodi coalizione

L’uomo che combattevadialogando con gli avversariGuido Fanti, primo presidente, con la febbre del fare

NUMERO UNOE’ ancora combattivoe si sta preparandoalle prossime comunali

ENRICO BOSELLI, UNICO SOCIALISTA AL TIMONE

«Facemmo dei taglisalvando le casse»

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13LUNEDÌ 12 LUGLIO 2010

CHI E’

Cattolico, sposato con 3figli, vive a Spezzanodi Fiorano (Mo)E’ giornalista pubblicistaed è stato vicepresidenteregionale dell’Ucsi

E’ stato segretarioprovinciale dellaMargherita a ModenaPoi eletto in Regioneè stato membrodell’ufficio di presidenza

EMILIA ROMAGNA,

di ETTORE TAZZIOLI

— BOLOGNA —

Richetti, domani come presi-dente dell’Assemblea apriràla celebrazione dei qua-rant’anni della Regione. Leidi anni ne ha 36, salta all’oc-chio...

«Sì, non ero nato quando nascevala Regione. Mi piacerebbe che que-sto dato legato all’età ci sollecitas-se, ponesse un problema di meritoalla politica: come le nuove genera-zioni possano avvicinarsi all’impe-gno, nella società e nelle istituzio-ni».

Quandosi è insediatohacita-to Vasco Rossi: «Guardala infaccia la realtà, è meno du-ra».Si riferivaancheaigiova-ni e alla loro assenza?

«Le rispondo così. Domani avròdi fianco Guido Fanti, il primo

presidente della Regione, che haqualche anno più di me. Ne sonoonorato, ma mi preme sottolinea-re un aspetto simbolico: c’è un ele-mento centrale che fa parte dellastoria dell’Emilia Romagna, que-sta capacità di dialogo fra le genera-zioni, che ha consentito passaggidi competenze, di mestieri, di sape-ri. Ma da una generazione all’altraè passata anche l’attenzione, tipicadi queste terre, al bene comune, al-la socialità, all’impegno. E’ una ca-pacità che non si deve interrompe-re o sfilacciare, altrimenti vengo-no meno le condizioni perché i gio-

vani di oggi possano essere prota-gonisti del futuro. E’ un impegnosu cui spendere le migliori ener-gie, per una rinnovata disponibili-tà a un patto fra le generazioni».

E’ da apprezzare la sobrietàdell’approccio, ma quella didomani resta unacelebrazio-neecoi tempi checorronoser-ve ben altro.

«Se intende nel rapporto fra la gen-te e le istituzioni ha ragione. Ma èuna celebrazione con grande misu-ra, che torna nella sala dove la Re-gione mosse i primi passi, nellastessa data. Che ciò non basti è cer-to e nessuno pensa ad un’occasio-ne autoreferenziale. Per questo, do-po l’estate, vorrei impegnare l’As-semblea su un percorso che prepa-ri un momento pubblico di con-fronto, aperto a tutti, sull’appro-priatezza della nostra azione legi-slativa».

Ci spieghi«Serietà e rigore presuppongonoverifiche. Siamo un parlamentoche produce leggi: è nostro obbli-go verificare se ciò che stiamo pro-ducendo è all’altezza delle sfideche la crisi e le trasformazioni inatto nelle nostre città ci pongono.A maggior ragione oggi, di frontea problemi crescenti, vogliamo sa-pere se le norme che variamo sonoefficaci, che ricadute concrete han-no sulla vita delle persone».

Lei sa bene che alla politica sichiede di costare meno, siachi parla di ‘casta’, sia chi in-voca sobrietà e misura

«La sfida del rigore e della respon-sabilità questa assemblea l’ha giàaccettata. Ma il problema va vistorovesciato, ciò che conta è avereuna politica che serve, che è utilealle persone, che risolve i proble-mi. La credibilità parte da qui: ave-

re una politica che vale. Per ciòche non vale, l’ho detto quando misono insediato, anche un euro ètroppo».

L’attenzione sui costi e i veri opresunti privilegi, è acuitadalla crisi, dalledifficoltàeco-nomicheper famigliee impre-se

«Per questo ci vuole una politicache serve, fuori dalla bagarre, dallacontrapposizione preconcetta, dal-le polemiche che minano la capaci-tà di dare rispste. Ecco, questo ser-ve, lasciare la polemiche sterili e fa-re della Regione un cantiere di ri-sposte. Farò di tutto perchè gli oc-chi dell’assemblea stiano puntatisu ciò che accadein questi mesi:cassintegrati,imprese ingrave difficol-tà, giovaniche inviano

curriculum a cui nessuno dà più ri-sposta, famiglie che faticano a sbar-care il lunario».

Difficile dare risposte, con unquadro di risorse calanti

«Quello che sta avvenendo è gra-ve. Per la prima volta la dialetticafra Governo e Regioni rischia di di-ventare conflitto. Se il quadro saràconfermato, c’è il rischio concretodi non riuscire più a mettere incampo le azioni necessarie. Biso-gna andare avanti, verso quel fede-ralismo che non è patrimonio diuna parte. Il federalismo è nel dnadegli emiliano romagnoli. Qui glienti locali si chiamano autonomielocali, c’è da sempre la spinta ad as-sumersi responsabilità e capacitàreale di gestione. E’ maturo, serveil passo ulteriore: la conquista diquel federalismo che significacompartecipazione fiscale, possibi-lità di trattenere e governare unaparte delle risorse da destinare alterritorio. Ce la possiamo fare. E’la sfida del futuro, l’inizio di una

nuova stagione, quella del sensodel dovere e della responsabi-lità».

Cosa intende?«Ho iniziato a 29 anni ilmio impegno politico fa-cendo il segretario provin-ciale della Margherita aModena. Nella sede c’erauna targa con una fraseche ora, sempre più spes-so, mi torna in mente. E’di Aldo Moro e dice:‘Questo Paese non si sal-verà e la stagione dei dirit-ti si rivelerà effimera, senon nascerà un nuovo sen-so del dovere e della re-sponsabilità’. Ecco, siamotutti a questo punto: c’è lapolitica e c’è ognuno dinoi».

L’elezione

La carriera

L’identikit

40

Matteo Richetti

anni di Regione

Matteo Richetti è statoeletto all’unanimitàpresidentedell’Assemblealegislativa nelle primaseduta della legislatura

«Un compleanno sobrio in tempo di crisiL’impegno è per una politica utile alla gente»

Il presidente Richetti: «L’assemblea diventi un cantiere di risposte ai cittadini»

RESPONSABILITA’ E RIGORE«Una cerimonia semplicePiù vicini alla società, serveun nuovo patto con i giovani»

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14 LUNEDÌ 12 LUGLIO 2010

EMILIA ROMAGNA,

LE PRIME elezioni regionali sisvolgono il 7 giugno 1970 e il 23luglio del 1970 il consiglio eleggeil primo presidente della giuntadella Regione Emilia Romagna egli assessori. Il presidente dellagiunta regionale è Guido Fanti(Pci).

LA PRIMA GIUNTA

E’ composta da Ione Bartoli (Pci),assessore ai Servizi Sociali; Ger-mano Bulgarelli (Pci), assessorealla Sanità;Fausto Bocchi (Pci),assessore all’Assetto del territorioe Problemi dell’edilizia; WalterCeccaroni (Pci), assessore al Turi-smo; Giuseppe Ferrari (Pci), as-sessore agli Affari istituzionali;Mauro La Forgia (Psiup), assesso-re all’Igiene pubblica; Angelo Pe-scarini (Pci), assessore all’Istruzio-ne e Cultura; Emilio Alfonso Se-veri (Pci), assessore all’Agricoltu-ra e Foreste; Dante Stefani (Pci),assessore al Bilancio e Personale;Radames Stefanini (Pci), assesso-re all’Industria, Commercio e Ar-tigianato.Nella seduta consiliare del 13 lu-glio 1970 il presidente Guido Fan-ti delinea una prima ripartizionedi deleghe tra gli assessori, relati-va alla fase costituente. Il 9 marzo1972 si dimette l’assessore alla Sa-nità Germano Bulgarelli. Vienesostituito da Lanfranco Turci(Pci). La fase costituente viene su-perata a partire dal 1 aprile 1972.Il 12 luglio 1972 il Consiglio eleg-ge Giovanni Romagnoli assesso-re ai Lavori pubblici.La nuova e definitiva Giunta re-gionale con le relative deleghe ècosì composta: Fausto Bocchi(Pci), assessore all’Assetto territo-riale, Trasporti, Edilizia; Ione

Bartoli (Pci), assessore ai ServiziSociali; Walter Ceccaroni (Pci),assessore al Turismo e Commer-cio; Giuseppe Ferrari (Pci), asses-sore agli Affari istituzionali e lega-li, Rapporti col Consiglio; MauroLa Forgia (Psiup), assessoreall’Igiene e Tutela dell’ambiente;Angelo Pescarini (Pci), assessoreall’Istruzione e Cultura; Giovan-ni Romagnoli (Pci), assessore ai -Lavori pubblici; Emilio AlfonsoSeveri (Pci), assessore all’Agricol-tura e Foreste; Dante Stefani(Pci), assessore al Bilancio e Affa-ri generali; Radames Stefanini(Pci), assessore all’Industria e Ar-tigianato; Lanfranco Turci (Pci),

assessore alla Sanità.

IL PRIMO CONSIGLIO

I consiglieri regionali eletti nellaprima legislatura sono ArmaroliSilvano (Psi), Artelli Riccardo(Pli), Barbacini Francesco (Dc),Barberi Ferruccio (Pci), BarbieriMario (Dc) sostituisce Barbacinidal 05.02.1975, Bartoli Ione (Pci),Bellettini Athos (Pci) sostituisceSantorelli dal 07.12.1971, BianchiGiovannino (Dc), Bini Secondo(Pri), Bocchi Fausto (Pci), Boioc-chi Gian Carlo (Pci), BondavalliParide (Dc), Bulgarelli Germano(Pci), Campos Venuti Giuseppe(Pci), Cavina Sergio (Pci), Cecca-

roni Walter (Pci), Ceredi Giorgio(Pci), Covati Agostino (Dc), Deb-bi Emilio (Pci), Di Matteo Gian-donato (Pli) sostituisce Artelli dal12.09.1973, Fanti Guido (Pci), Fe-licori Fernando (Dc), Ferrari Giu-seppe (Pci), Gabusi Gino (Psdi),Galletti Gianfranco (Dc), Gorrie-ri Ermanno (Dc), Gualandi Enri-co (Pci), Gualtieri Libero (Pri),Guarelli Giancarlo (Psdi), GuerraNatalino (Dc), La Forgia Mauro(Psiup poi Pci), Leroy Mario(Pci) sostituisce Gualandi dal07.12.1971, Lombardi Veniero(Pci), Magnanini Giannetto (Pci),Martinuzzi Edmondo (Msi), Me-landri Leonardo (Dc), Menabue

Osanna (Pci), Menziani Enrico(Dc), Panieri Antonio (Pci), Pe-scarini Angelo (Pci), PunginelliRomano (Pci), Righi Giuseppe(Psi), Romagnoli Giovanni (Pci)sostituisce Bulgarelli dal09.03.1972, Rubbi Emilio (Dc),Santini Renzo (Psi), SantorelliLuisa (Pci), Scapinelli Lorenzo(Psdi), Severi Emilio Alfonso(Pci), Spezia Giovanni (Dc), Stefa-ni Dante (Pci), Stefanini Rada-mes (Pci), Turci Lanfranco (Pci),Usberti Giampaolo (Dc), VecchiAdamo (Psiup poi Pci), ZanardiGuido (Dc). Presidente del Con-siglio regionale Silvano Armaroli(Psi).

40 anni di Regione

— BOLOGNA —

«Ben lontana l’idea di fare i ficcana-so; ci limitiamo ad offrire le nostreconsulenze. Che, lo ricordo, sonoassolutamente gratis».Di solito gli ‘ex’ quando si fanno vi-vi è per questioni di soldi, ma Lam-berto Cotti fa parte e presiede unacategoria particolare: stiamo par-lando dell’Associazione ex consi-glieri regionali. Istituita con legge38 del 4 luglio 1996, riunisce circaun centinaio di veterani (presiden-te onorario è Guido Fanti, il primopresidente dell’Emilia Romagna),ha tra le sue finalità, oltre la tuteladegli associati, anche quello di pro-muovere e valorizzare l’attività am-

ministrativa. E Cotti, politico dilungo corso (ha militato nel Psi poiè approdato al Pd, è stato presiden-te della Provincia di Bologna e, dal

1995 al 2005 sui banchi dell’assem-blea legislativa), nutre idee moltochiare in proposito, soprattutto diquesti tempi che si fa un gran parla-re di costi della politica.

Che cosa ha in mente?«Intanto chiariamo: l’associazione

ex consiglieri si autofinanzia con icontributi e non ha alcun colore po-litico ma riunisce personalità di va-ria provenienza».

Come pensate di rendervi uti-li?

«Negli ultimi anni abbiamo orga-nizzato numerosi seminari, un mo-do per non perdere le esperienze ac-quisite».

E ora?«E’ stata fatta una proposta al presi-dente dell’assemblea, Matteo Ri-chetti. Si faccia un elenco di chi èdisponibile, tra consiglieri e asses-sori, e noi siamo pronti a fornireconsulenze gratuite».

Alessandro Goldoni

IN CAMPOLambertoCotti èpresidentedell’Associa-zione degli exconsiglieriregionali cheriunisce uncentinaio diveterani

IL SODALIZIO ISTITUITO PER LEGGE ORGANIZZA INCONTRI E SEMINARI. IL PRESIDENTE LAMBERTO COTTI LANCIA UNA PROPOSTA

L’Associazione degli ex: «Offriamo consulenze gratuite»

IpionieridigiuntaeconsiglioGuido Fanti al vertice del governo, Silvano Armaroli presiede l’assemblea

AL LAVOROIl gruppo ha l’obiettivodi promuovere e valorizzarel’attività amministrativa

Il presidente del Consiglio regionale Silvano Armaroli nel suo intervento alla seduta di insediamento a Palazzo Malvezzi, il 13 luglio 1970

Page 7: Speciale 40 anni regione Emilia Romagna

15LUNEDÌ 12 LUGLIO 2010

OSPITINel tondo, la visita

del Capo dello StatoFrancesco Cossiga

(1988); sotto,Luciano Guerzoni

con il campionemondiale Loris

Capirossi (1990)

EMILIA ROMAGNA, 40Scatti storici

ANNIVERSARIOSotto, nel 1988, sedutasolenne per i 40 annidella Costituzione,alla presenza di Nilde Iotti,presidente della Camera

anni di Regione

DEBUTTOA destra, lariunionedella primagiuntaregionale.Era il 1970,Guido Fantifu il primopresidente

SORRISISopra, VascoErrani eGabriele Canè.Si sfidarononel 2000; asinistra, nel1990, LucianoGuerzoni e iltenore LucianoPavarotti

INCONTRIA sinistra, il presidente

Lanfranco Turci e membridel governo cubano(1985)

SPORTA destra,

la squadradei consiglieri

nella partitadi beneficenza

contro i dipendentiregionali (1986) PASSATO E PRESENTE

Sotto, Pierluigi Bersani e Celestina Cerutisalutano Alberto Tomba (1996); nel tondo, una

seduta di oggi

STRETTADI MANO

A destra,Vasco Errani

con il presidentedella Repubblica

Oscar LuigiScalfaro (1999)

Page 8: Speciale 40 anni regione Emilia Romagna

16 LUNEDÌ 12 LUGLIO 2010

di ALESSANDRO GOLDONI

—BOLOGNA—

«QUELLO in Regione era un lavoro a tem-po pieno. Si iniziava il lunedì pomeriggio e sifiniva il venerdì sera. Assenteismo? Una pa-rola sconosciuta allora».Carlo Giovanardi (foto), modenese, 60 anni,senatore del Pdl e attuale sottosegretario allapresidenza del consiglio, era un trentennebattagliero democristiano, quando nel 1980fu eletto consigliere regionale. Rimase suibanchi dell’assemblea legislativa per dodicianni, svolgendo l’attività di capogruppo Dc edi presidente di commissione (attività pro-duttive).

Dunque,unostakanovistadellapoliti-ca?

«Sì, ma non solo io. Il lunedì c’era la commis-sione; il martedì, la riunione con il gruppoper esaminare fino all’ultima riga gli ordinidel giorno del consiglio e poi, durante la setti-mana, le udienze conoscitive e i sopralluoghiin giro per tutta l’Emilia Romagna a toccareda vicino i problemi».

E l’agonepolitico?Cosaricordadique-gli anni con il Pci, forte di maggioran-ze bulgare?

«Una lotta continua a tutto campo sia nel me-rito dei provvedimenti che sulle posizioni po-litiche. Parliamo di Pci ancora legato all’Urssintento a ritagliarsi sempre più libertà dal go-verno centrale: loro provavano a conquistarespazi e noi Dc cercavamo di toglierglieli».

Alleati con il governocontro iprimi va-giti di autonomia locale?

«Assolutamente sì. E per fortuna che allorale nomine delle casse di risparmio erano fattea Roma se no l’opera di contenimento sareb-be stata ancor più difficile. Comunque poitutto è andato nella direzione voluta dalla si-nistra con la legge Bassanini, il vero secessio-nista..»

Se la sente Bossi...«Ma è proprio così: E’ stato il governo di cen-trosinistra a modificare la Costituzione rico-noscendo una super potestà legislativa alle re-gioni. Più scardinamento di così: ogni regio-ne ha la sua legge elettorale, si tende a sconfi-nare in campi come la bioetica o la fami-glia, materie di competenza dello stato, etra governo e regioni nascono continui con-flitti di attribuzione. Serve una revisione e

penso che l’introduzione del federalismo fi-scale servirà a riguardare tutto l’ordinamen-to. Certo l’Emilia Romagna di quel tempoera un’altra cosa anche come confronto politi-co..»

Cioè?«Opposizione chiara anche aspra ma un di-battito politico alto. Ricordo Giorgio Ceredi,assessore all’Agricoltura, comunista tuttod’un pezzo, di grande spessore: se avevi ragio-ne te la dava. Se non poteva dartela, per ordi-ni di partito, te lo anticipava. E poi DecimoTriossi, assessore all’urbanistica: nell’81quando venne fuori una storia di mazzette especulazione edilizia a Modena prese subitoposizione “Compagni, guai a voi, così non sifa”».

E con i suoi avversari interni? La Dc diquegli anni era la balena Bianca dellemille correnti...

«Io ero al centro, Pierluigi Castagnetti, segre-tario regionale, nell’area sinistra. Ma abbia-mo convissuto lealmente fino a quando lestrade si sono divise».

I temi dominanti in Regione oggi sonoi costi della politica: sembrano tuttid’accordoadestraeasinistranel rive-dere i vitalizi...

«Facile: andiamoa vedere oggiquanti consi-glieri hannomollato lo stu-dio di avvocatoo sono in aspet-tativa. Una volta,ribadisco, se veni-vi eletto consiglie-re, timbravi il car-tellino tutti igiorni».

di RITA BARTOLOMEI

— BOLOGNA —

E LO STIPENDIO COM’ERA?«Lo stipendio? Veramente io non non homai visto la busta paga. Anzi, è più correttochiamarla indennità. La consegnavo al parti-to. Come tutti gli altri. E il partito mi paga-va. Quanto? Come un operaio metalmecca-nico, la cifra non me la ricordo. E non avevol’auto blu, mi spostavo con la mia».Tipi d’altri tempi. Tipi come Spartaco Bran-dalesi (foto), 83 anni, consigliere regionaledel Pci nella terza legislatura, dall’80 all’85.Prima, per quindici anni, è stato assessore alBilancio e poi vicepresidente dellaProvincia. Vive a Castel San Pie-tro, nell’Imolese.Nelle risposte, al telefono, sipresenta come un gentiluo-mo tutto d’un pezzo. Non sivanta mai di nulla, spiega.Pudore — e riservatezza —da Pci. A 14 anni lavoravain fabbrica. A 17 ha preso laprima tessera. Ha seguito isuoi anche nell’avventura delPd. E’ la colonna dell’associazioneex consiglieri regionali. Sì, esiste e fun-ziona un po’ come un sindacato.

Lei porta un nome rivoluzionario.«E’ quello che pensò il funzionario fascistadi Berra, nel Ferrarese, il paese della mam-ma. Non va bene, le disse. E mi ha registratocome Antonio. Ma quando mi chiamano co-sì, neanche mi giro».

Spartaco, il gladiatore del Pci? Ha fat-tomoltebattaglie in consiglio regiona-le?

«Battaglie? No, non è la parola giusta. Si di-scuteva, ognuno manteneva la propria posi-zione ma c’era sempre rispetto. Un modoumano di parlare. Ci univa la voglia di co-struire qualcosa di nuovo».

Dall’altra parte, tra i democristiani,c’era Giovanardi.

«Avevamo posizioni diverse. Come oggi. Di-scussioni decise ma sempre civili. Alla fineandavamo sempre a prendere un caffè».

Risse come in Parlamento?«Mai. Cose di quel genere da noi non le homai viste».

I consiglieri regionali oggi, una casta?«Ma quale casta! Sono tutte persone che de-dicano la loro intelligenza e il loro tempoall’interesse generale! Quelli dell’Emilia Ro-magna hanno il 65 per cento del reddito diun parlamentare. E’ la quota più bassa di tut-ta Italia. Anche se non mi pare giusto cheun parlamentare nostro prenda più di tuttigli altri».

Ripensando al suo mandato: di cosa èpiù orgoglioso?

«Dell’aver fatto tutto il mio dovere. Di averportato il mio contributo di militante

e amministratore. Giro nei Comu-ni qui attorno, la gente mi rico-

nosce e mi saluta. Questa è lacosa che mi gratifica moltissi-mo».

Pensa di aver lavoratodi più per la comunità oper il partito?

«Per la comunità e per il parti-to. Il Pci si confondeva... aveva

molta sintonia con la gente».

E oggi?«Oggi è un momento difficile».

Oggi la Regione è vicina alla gente?«Errani sta lavorando molto per questo, an-che a livello nazionale. Con altri governato-ri, come si dice, porta avanti la trattativa conil governo, che purtroppo non ci sente. Masenza quei finanziamenti richiesti dalle Re-gioni, c’è il rischio di tagliare i servizi».

Che tipo di società ha costruito la Re-gione?

«Un tipo di società sempre più democraticae solidale. Che tiene conto dei meno abbien-ti e del tessuto economico di piccole e medieimprese. Certo, non si può creare un’isola fe-lice. Anche qui pesa il danno economico del-la crisi che il governo ha sempre cercato dinegare».

Scusi Spartaco, lei quante missioniall’estero ha fatto?

«Missioni all’estero? Neanche una!».

EMILIA ROMAGNA,TIPI D’ALTRI TEMPI, SPARTACO BRANDALESI

Il ‘gladiatore’ comunista:«Avversari sempre, risse mai»

40IL SENATORE PDL CARLO GIOVANARDI ERA CONSIGLIERE DELLA DC

«Che battaglie con il Pci...L’assenteismo? Non esisteva»

anni di Regione