SPARMI E RISPARMI 3 - Chi dorme... non vince il Concorso!

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FIABA DI MAURO NERI ILLUSTRAZIONI DI FULBER www.risparmiolandia.it Le avventure dI GELLINDO GHIANDEDORO SPARMI E... RISPARMI 3 Chi dorme... non vince il Concorso!

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Le avventure di GELLINDO GHIANDEDORO

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FIABA DI MAURO NERIILLUSTRAZIONI DI FULBER

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Le avventure dI GELLINDO GHIANDEDORO

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Chi dorme... nonvince il Concorso!

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Fu difficile, per Gellindo Ghiandedoro, accorgersi subito della nuova forma di risparmio strano, originale e bizzarro scelta dagli spaventapasseri del Villaggio per partecipare al Concorso “...Sparmi e riSparmi” in occasione della grande Festa di Risparmiolandia.

Dopo aver economizzato sulle parole (fiaba del 18 ottobre 2001), poi sulle riSa-te (25 ottobre 2010), quindi sui veStiti (1 novembre 2010) e infine sul cibo (8 no-vembre 2010), quale altra forma bislacca di risparmio avranno in mente gli spaurac-chi, adesso?

Gellindo ahimè lo scoprì troppo tardi, quando ormai i suoi amici di paglia cade-vano a terra tramortiti dalla stanchezza.

Stanchezza? Ma quale forma di rispar-mio avevano scelto, questa volta? Adesso ve lo racconto...

Quella mattina Gellindo stava scendendo verso il Villaggio per andar a fare colazio-ne alla cioccolateria di Casoletta, quando incrociò lo spaventapasseri Abbecedario e... – Buongiorno, Maestro, come va la vita stamattina?

Abbecedario si fermò, barcollò un po’ come se stesse per cadere, si girò a guar-dare lo scoiattolo e... – UUUaaaoooUUU! – sbadigliò senza mettersi una mano davan-ti alla bocca.

– Dormito poco, stanotte, eh?– Poco? Dormito nulla! Non ho chiuso

occhio...– Mal di testa? Oppure brutti pensieri

che non fanno prender sonno...– No no, niente di tutto questo – bia-

scicò Abbecedario appoggiandosi a un muretto. – Sono stato proprio io a decide-re di non dormire!

Quand’ebbe finito di parlare, il grosso

spauracchio... clink!... chiuse all’improv-viso gli occhi, le spalle gli cedettero e s’abbassarono, le gambe si piegarono e... patapUmf!... crollò a terra come un sacco di patate vuoto!

Gellindo fece per chinarsi a sostenerlo e a rimetterlo in piedi, quando in fondo alla via vide Tisana la Dolce e Chiomadoro che venivano avanti camminando in modo strano: procedevano lente e abbracciate, appoggiandosi l’una all’altra come se da sole non riuscissero a restare in piedi. Ondeggiavano di qua e di là, urtando ora il muretto ora le staccionate degli orti e dei campi...

– Ehi, voi due! – urlò lo scoiattolo preoccupato. – Ma siete sveglie, oppure camminate dormendo?

– Dor... dormire noi? – esclamò Tisana aprendo a fatica un occhio. – Ma nem-meno per sogno... UUUaaaoooUUU!... Noi siamo sveglissime...

– ...sveglissime... rrrooonnn-bzzz... rrrooonnn-bzzz... – ripeté russando Chiomadoro, i cui occhi erano chiusi come incollati.

– Ma come si fa a dormire in piedi? – strillò Gellindo, che non sapeva più se aiutare Abbecedario a rialzarsi, oppure se soccorrere le due spauracchie che stava-no avvicinandosi pericolosamente a una fontana piena d’acqua ghiacciata...

acqUa ghiacciata? Ecco quel che ci voleva...

Fu necessario spruzzare mezzo secchio d’acqua per svegliare maestro Abbece-dario ed altrettanto per riportare alla realtà le due sonnambule, ma alla fine lo scoiattolo riuscì a far sedere i tre amici spaventapasseri sulla panchina della piaz-za del Villaggio e provò a interrogarli per capire. – Si può sapere cosa vi è successo?

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Tisana, non dondolare la testa e non riad-dormentarti, ti prego! Guarda che vado a prendere dell’altra acqua, va bene? Su, rispondete alla mia domanda: perché siete così stanchi e addormentati?

Abbecedario aprì a fatica gli occhiet-ti, si stropicciò il volto per far andar via la stanchezza e cominciò a borbottare, biascicando le parole: – Ti ricordi... UUUaa-aoooUUU!... ti ricordi “...Sparmi e riSparmi”?

– Certo, il concorso che premia una forma di risparmio originale, strana, biz-zarra... Ma cosa c’entra con il sonno che non vi fa stare in piedi?

– C’entra eccome – trovò la forza di rispondere Chiomadoro, tirandosi i boc-coli dorati dei capelli per restare sveglia. – C’entra, perché abbiamo tutti deciso di partecipare al concorso... economizzando sul sonno!

Un vuoto improvviso in mezzo al pet-to, là dove batte il cuore, tolse il fiato al povero scoiattolo risparmioso. «Ma come ho fatto a non arrivarci da solo?» pensò il poveretto, lasciandosi andare anche lui seduto sulla panchina e tirando un lungo sospiro impotente.

– Be’, che fai? Dormi anche tu con gli occhi aperti! – disse di lì a un po’ Tisana la Dolce, non sentendo più parlare l’amico Gellindo.

– No no, io non dormo... io non faccio risparmi strani, originali e bizzarri... io non mi rovino la salute andandomene in giro senza dormire... da qUanto? Da quanto tempo non andate a dormire, voi tre?

Abbecedario aggrottò la fronte e cominciò a contare mentalmente... Una... Due... – tre notti! Sono tre notti che non chiudo occhio!

– Anch’io... – sussurrò Tisana la Dolce con le palpebre a mezz’asta.

– Tre... rrrooonnn-bzzz... tre notti pure io... – farfugliò nel sonno Chiomadoro, che s’era alla fine riaddormentata appoggian-do il capo sulla spalla dell’amica.

Gellindo non ebbe il tempo di aprir bocca per chiedere altre spiegazioni, che la porta della cioccolateria si aprì e, uno dopo l’altro uscirono in fila indiana altri spauracchi, uno messo peggio dell’altro!

Bellondina camminava come un auto-ma, con due brutte ombre nere di stan-chezza attorno agli occhi....

Fra’ Vesuvio veniva avanti con una cuf-fia in testa dalla quale usciva una musica sparata a mille...

E poi ecco Pagliafresca a braccetto con Lingualunga... e chiacchieravano i due, chiacchieravano e poi chiacchieravano per non sentir la stanchezza...

Casoletta s’era messa due stuzzicaden-ti sugli occhi per tener aperte le palpebre pesanti di sonno...

Quantobasta si schiaffeggiava le guan-ce per non addormentarsi lì in piedi, in fila con gli altri...

Passion di Fiaba beveva caffè forte da una thermos fumante...

L’unico che camminava sveglio e arzillo era il vecchio Empedocle che, in qualità di spauracchio anziano, già di per sé dormiva pochissimo ed era abituato alle lunghe veglie...

Gellindo li osservò uno a uno senza parole, scrollando la testa incredulo. Quando tutti furono usciti e si raduna-rono al centro della piazza, lo scoiattolo esplose con un urlo che risvegliò all’istan-te i dormienti: – ma vi vedete? lo vedete come Siete conciati? Lo sapete che tutti tutti tutti riderebbero di voi, se vi vedes-sero in questo stato? Bellondina, non vedi come sei diventata... brUtta? I tuoi capelli,

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Chiomadoro, hanno perso lucentezza, sembrano di stoppa o di paglia! Fra’ Vesu-vio, ma non lo sai che spararti musica nelle orecchie ti fa diventar sordo prima del tempo? Casoletta, togliti quegli stuzzica-denti dagli occhi, ché sono pericolosi! Puoi farti male...

Il fatto è che è difficile far ragionare chi non dorme da tre giorni e tre notti conse-cutive, perciò Gellindo Ghiandedoro andò avanti e indietro per mezza giornata, ma alla fine riuscì ad accompagnare tutti gli amici spauracchi alle rispettive case e a metterli a nanna sotto le coperte.

Dormirono due giorni e due notti di segui-to, gli spauracchi del Villaggio, con un con-certo fracassone di... rrrooonnn-bzzz... rrrooonnn-bzzz... che ahimè impedì allo scoiattolo risparmioso di prender sonno e di riposare! Proprio così, cari miei: per consentire a quegli sciocchi spaventapas-seri di recuperare energie, Gellindo non chiuse occhio per due notti una di seguito all’altra.

E quando, dopo due giorni e due notti, gli spauracchi uno dopo l’altro si sveglia-rono... si girarono dall’altra nei loro letti e continuarono a dormire e a russare alla grande, incuranti dei richiami del povero Gellindo.

– Maestro Abbecedario, sveglia dai! Sono due notti che dormi e che russi come un trombone!

– rrrooonnn-bzzz... rrrooonnn-bzzz... – fu l’unica risposta che venne dalla ScUo-la del Villaggio.

– Forza Bellondina, svegliati! Adesso le macchie nere attorno agli occhi sono sparite di sicuro...

– rrrooonnn-bzzz... rrrooonnn-bzzz...– Casoletta, apri gli occhi! Voglio una

tazza di camomilla... Non ce la faccio più a restar sveglio! Voglio dormireee!

– rrrooonnn-bzzz... rrrooonnn-bzzz...– Dindondolo, dammi una mano tu! Ti-

rati giù dal letto e attaccati alla fune della campana grande, che mi aiuti a svegliare tutti gli altri...

– rrrooonnn-bzzz... rrrooonnn-bzzz...Ma che gli era successo, ai suoi amici

spaventapasseri? Perché continuavano a dormire mal-

grado i suoi richiami? C’era qualcuno che poteva aiutarlo?Una lampadina si accese all’improvviso

mezzo metro sopra la testa dello scoiatto-lo. Gellindo smise di urlare e si stropicciò contento le mani, perché gli era venuto in mente che in effetti al Villaggio viveva uno spaventapasseri che in quel frangente poteva dargli una mano.

Chi è? Seguiamo Gellindo e lo scoprire-te anche noi.

tock tock!– Avanti – disse una voce da dentro.Gellindo aprì la porta, entrò e... – Ehilà,

Empedocle! Tu non dormi, vero?– Ah, noi vecchietti non abbiamo biso-

gno di molte ore di sonno...– I nostri amici là fuori, invece...– Be’, loro sono diversi, sono tutti più

giovani di me e quando abbiamo deciso di continuare a dormire, per loro è stato più semplice...

Lo scoiattolo aprì gli occhi di scatto e... – Come sarebbe a dire... “abbiamo deciso di continuare a dormire”?

– Ma sì, dai Gellindo: questa volta abbiamo capito da soli che non valeva la pena di risparmiare sul sonno e di restare sempre svegli e allora abbiamo deciso di partecipare al concorso “...Sparmi e riSpar-

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mi” economizzando sulle ore di veglia!– E cioè?– Sì, abbiamo deciso di dormire il più

possibile per risparmiare le energie che consumiamo quando siamo svegli!

Gellindo si sentì male, la testa cominciò a girargli vorticosa e una sensazione di vertigine lo fece quasi cadere a terra. – Ascolta, Empedocle: devi aiutarmi...

– A fare cosa?– A svegliare gli spauracchi!– Ma no, dobbiamo vincere il concor-

so...– Voi non vincerete nulla, se tu non mi

aiuti! Su, vieni!Gellindo ed Empedocle, di corsa il

primo e zoppicando il secondo, raggiunse-ro la chiesa di Dindondolo. – Tu attaccati alla fune della campana grande – ordinò lo scoiattolo, aprendo la porticina alla base del campanile, – e tira con quanta più forza puoi!

– E per quanto devo suonare la campa-na?

– Finché l’ultimo spaventapasseri non si sarà svegliato!

Quando tutti furono radunati in piazza, Gellindo s’impose di restar calmo e comin-ciò a parlare: – E va bene, amici, adesso l’ho capito: voi volete vincere il concorso di “...Sparmi e riSparmi”, lo volete sopra ogni cosa, non è vero?

– Sìììì! – risposero tutti in coro.

– E per farlo dovete scegliere una for-ma di risparmio che sia strana, originale e bizzarra?

– proprio coSì!– Già, però se decidete di economizza-

re sulle ore di veglia continuando a dor-mire senza mai svegliarvi, come farete a presentarvi alla Festa di Risparmiolandia, se sarete tutti addormentati? Ci mande-rete il solo Empedocle, l’unico che non riesce a dormire?

Gli spauracchi si guardarono l’un l’altro perplessi e smarriti. Gellindo non aveva tutti i torti...

– E allora cosa facciamo – esclamò a quel punto Lingualunga, – visto che la festa è fra sette giorni esatti?

Gellindo sorrise con fare furbetto e poi parlò: – Per quello che ho in mente di con-sigliarvi, sette giorni sono anche troppi!

– Vorresti dire che conosci una forma di risparmio strana, originale e bizzarra che potrebbe vincere il concorso “...Sparmi e riSparmi”? – domandò Bellondina.

– Ebbene sì – rispose lo scoiattolino loro amico. – E se fate un po’ di silenzio, ve lo spiegherò!

Volete sapere anche voi cos’ha in mente il buon Gellindo? E allora non perdetevi la prossima e ultima puntata di “...Sparmi e riSparmi”!

(continua

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La Grande Festadi Risparmiolandia

E finalmente arrivò il giorno della Grande Festa di Risparmiolandia!

In uno spiazzo erboso poco distante dalla discarica delle pantegane Ratto Robaccio e Lilli Spatoccia vennero innal-zati un palchetto per la Giuria, una grande tribuna per il pubblico e tante piccole casette di legno col tetto in paglia per ven-dere limonate, panini imbottiti, dolcetti e spiedini di frutta caramellata, zucchero a velo, pasticcini e caramelle.

La casetta più grande venne destinata alla Cassa Rurale del Villaggio degli Spa-ventapasseri, dove Còntolo e Gellindo Ghiandedoro cominciarono a lavorare fin dal primo mattino a distribuire regalini e foglietti che illustravano perché conviene depositare i soldini in luoghi sicuri e van-taggiosi come le Casse Rurali.

A metà mattina praticamente tutti gli abitanti della Valle di Risparmiolandia erano assiepati nel grande prato.

C’era chi rideva......chi chiacchierava del più e del meno,

mentre altri rispondevano chiacchierando del meno e del più...

...chi succhiava lecca lecca dolcissimi...

...chi faceva volare gli aquiloni alti nel cielo...

...chi sgranocchiava mele appena colte...

...chi piangeva e faceva i capricci...

...chi cantava in coro allegre marcette...

...chi dipingeva in un angolo...

...chi scattava fotografie...

...chi urlava per richiamare l’attenzione di un amico...

...chi abbracciava un conoscente che non vedeva da molto tempo...

...chi sospirava ricordando i bei tempi andati...

...chi continuava a guardare l’orologio aspettando l’arrivo della banda musicale...

E all’improvviso...zUm pai pai zUmmm... zUm pai pai

zUmmm...– Eccola! La banda sta arrivando!– Evviva... la Festa di Risparmiolandia

comincia adesso!– Dai, forza: correte, così prendiamo i

posti migliori...zUm pai pai zUmmm... zUm pai pai

zUmmm... Richiamata dal suono inconfon-dibile degli ottoni e dal rimbombo ritmico della grancassa e dei tamburi, la folla accorsa per la Festa di Risparmiolandia riempì in un batter d’occhio la grande tribuna, i bambini si sedettero sull’erba del prato e tutti si godettero felici un bel concertino di polke e mazurke.

Al termine...– ed ora – gracchiò l’altoparlante che

svettava proprio alle spalle della tribuna – venga avanti... la giUriaaa!

Erano gli spauracchi più anziani della Valle di Risparmiolandia: tre nonni spa-ventapasseri vestiti di nero, che vennero avanti zoppicanti e con la schiena curva: uno si chiamava montalbano, ed era uno spauracchio di monte; il secondo si chia-mava pèrSico, ed era uno spauracchio di lago; il terzo noi lo conosciamo bene, perché era il buon vecchio empedocle, che per l’occasione aveva tolto dall’armadio il suo vestito nero delle feste.

I tre giudici si sistemarono sul loro pal-chetto, si sedettero su tre comodissime

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poltrone e aprirono la busta che ciascuno stringeva in mano.

Il giudice Pèrsico si alzò dalla sua pol-troncina, s’avvicinò il microfono, inforcò un paio di occhiali dalle lenti spesse così e cominciò a leggere.

– Amici della Valle di Risparmiolandia, benvenuti alla grande Festa del Risparmio che ogni anno celebriamo qui, nel prato grande del Villaggio degli Spaventapasse-ri!

applaUSo.– Siamo orgogliosi della nostra tradi-

zione – continuò a leggere Pèrsico, – ed anche quest’anno intendiamo premiare la forma di risparmio più strana, più origina-le, più nuova. Sappiamo che gli spauracchi di monte, quelli di lago e quelli del Villag-gio si sono impegnati al massimo per vin-cere la gara, ma solo uno di loro riuscirà ad aggiudicarsi il trofeo di “...Sparmi e riSparmi”. Già fin d’ora, comunque, la Giuria intende dedicare a tutti i concorrenti il premio più importante e più bello: l’applauso di que-sto grande pubblico!

applaUSo ScroSciante!– E che ora si dia inizio al grande Con-

corso di “...Sparmi e riSparmi”! – concluse Pèrsico, che tornò a sedersi e fece un cenno al giudice-spauracchio che veniva dal monte.

– Si facciano avanti gli spaventapasseri di monte! – esclamò Montalbano parlan-do nel microfono.

Da destra entrarono una cinquantina di spauracchi vestiti da contadini, pastori, malgari e boscaioli, che trainavano un car-retto colmo di forme di formaggio. Giun-sero all’altezza del palchetto della Giuria e si fermarono. Uno di loro si fece avanti e...

– Il mio nome è Abetone e sono il responsabile del gruppo di spauracchi che

scendono dai monti.– Quale forma di risparmio strano,

originale e bizzarro avete inventato, quest’anno? – domandò il giudice Empe-docle.

– Abbiamo riflettuto a lungo, abbiamo discusso tra di noi e anche quasi litigato, ma alla fine abbiamo deciso all’unanimità di provare a risparmiare... il latte di malga!

– E cioè? – s’informò Pèrsico.– Cioè, i nostri malgari sono abituati

a mungere il latte delle loro mucche e a venderlo poi fresco in città: latte ottimo da bere, per colazioni sopraffine. Noi quest’anno abbiamo deciso di risparmiare metà del latte munto e di trasformarlo in tante forme di formaggio, che adesso sono qui su questo carretto, pronte per essere vendute al miglior offerente.

La Giuria rimase per un istante in silen-zio e poi Empedocle prese la parola: – Ot-tima idea, spauracchi di monte! La vostra è una forma di risparmio nuova, originale, ma soprattutto profumata e deliziosa! Però adesso capisco perché, giù in città, da un po’ di tempo tutti si lamentano del poco latte in circolazione...

Gli spauracchi di monte si guardarono stupiti e ammutoliti: «Che sciocchi! – pen-sarono. – Non c’è venuto in mente che la nostra forma di risparmio avrebbe potuto danneggiare qualcun’altro...»

– Comunque passiamo a un altro con-corrente! – disse Empedocle andando a sedersi al suo posto.

Si alzò allora il giudice Pèrsico e... – Vengano ora avanti gli spaventapasseri di lago!

Da sinistra irruppero sul prato una ses-santina di spauracchi vestiti da bagnanti e da marinaretti che tenevano ognuno in mano un cesto di vimini colmo di abiti

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multicolori. Giunti davanti alla gran-de tribuna del pubblico, rovesciarono sull’erba del prato i cesti pieni di maglie e maglioni, sciarpe e cappotti, pantaloni di lana e berretti pesanti che formarono una montagnola alta tre metri!

– Con quale forma di risparmio inten-dete partecipare al grande Concorso “...Sparmi e riSparmi”, voi spauracchi di lago? – chiese Montalbano.

Si fece avanti il marinaretto più alto del gruppo, che s’inchinò fin quasi a terra e... – Per poter vincere il trofeo di quest’anno, abbiamo pensato che ogni gruppo di spaventapasseri deve mettere in campo quel che è e quel che ha. Noi, che viviamo in riva a un grande lago, che d’estate lavoriamo indossando un paio di pantaloncini e una maglietta leggera, oppure che ce ne stiamo sdraiati sulla spiaggia con addosso soltanto un co-stume da bagno, cosa ce ne facciamo di tanti vestiti? Abbiamo allora deciso di risparmiare su sciarpe e camicie di lana, maglie e maglioni, guanti e colbacchi... che adesso sono qui, a disposizione di tutti quelli che ne hanno bisogno!

– Magistrale! – esclamò Montalba-no. – Ottima idea, amici che abitate sul lago... ma cosa succederà quando avrete freddo? Perché l’inverno arriva anche da voi, vero? Magari non avete mai visto cadere la neve, ma sapete benissimo che cosa siano la pioggia gelata e il vento umido e freddo... Come farete, se gli abiti di lana risparmiati li avrete regalati tutti?

Gli spauracchi di lago s’incupirono e chinarono la testa: «Che sciocchi siamo stati – si dissero i bagnanti e i marinaret-ti, – non abbiamo previsto che la nostra forma di risparmio avrebbe danneggiato

proprio noi!»– Lasciamo perdere – disse Empedo-

cle, che si alzò e... – Vengano avanti ades-so i terzi e ultimi concorrenti: gli spaurac-chi del Villaggio degli Spaventapasseri!

Guidati da Maestro Abbecedario, da dietro la tribuna entrarono correndo RossoVerdeGiallo, Casoletta, Bellondina, Chiomadoro, Casoletta, Tisana la Dolce, Lingualunga, Dindondolo, Passion di Fia-ba, Fra’ Vesuvio, Pasticcia... I trenta spa-ventapasseri non avevano ceste in mano e non trainavano alcun carretto: si dispo-sero in due semicerchi davanti al palchet-to dei giudici e alla tribuna del pubblico e Abbecedario cominciò a parlare.

– È stata una lunga e difficile ricerca, amici miei, perché se ci pensate non è facile individuare una forma di risparmio che sia strana, originale, nuova e bizzarra. Ma soprattutto che sia anche utile, bella e simpatica. Alla fine, dopo molti tentativi andati a vuoto... e non sto qui a raccon-tarvi quel che è successo l’ultimo mese al Villaggio degli Spaventapasseri... grazie all’aiuto di un vero amico – e il vecchio maestro lanciò un’occhiata piena di grati-tudine allo scoiattolo Gellindo Ghiande-doro – oggi siamo qui per presentarvi... le nostre tre... poeSie!

Un silenzio di tomba scese sul prato. Il pubblico ammutolì, i giudici si guardarono perplessi, i bambini quasi quasi si met-tevano a ridere... Fu Bellondina allora a prendere la parola:

– Maestro Abbecedario vuol dire che ognuno di noi, in questi ultimi giorni, ha risparmiato cinque parole...

– Cinque... parole? – esclamò il giudi-ce Moltalbano. – E che tipo di risparmio sarebbe?

– ...cinque parole per ognuno di noi,

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però parole importanti e piene di signifi-cati – proseguì Bellondina come se non avesse sentito l’interruzione, – che poi abbiamo usato per scrivere tre brevi poe-sie... Eccole a voi!

Casoletta fece cinque passi, si fermò davanti agli spauracchi di monte e recitò:

Poesia dedicata agli amici che vengono dalla montagna

È importante avere amici veri che abitano lassù in montagna:da dove viene il legno e l’acqua,

il dolce latte e il buon formaggio,i fiori più belli e le albe dorate

che allietano il borgo e le vallate.Molte grazie, spauracchi di monte:queste parole sono il nostro dono,

regalo d’amore e un grazie di cuore!

Dopo alcuni istanti di silenzio imbaraz-zato e sorpreso, gli spauracchi di monte furono i primi a esplodere in un grande applauso. Avevano capito che chi abita in montagna ha la responsabilità dell’acqua pulita che arriva in pianura, del latte fre-sco portato in città, della bellezza di una Natura incontaminata e preziosa!

Venne poi Fra’ Vesuvio, che andò a fermarsi davanti al gruppo di bagnanti e marinaretti, prese di tasca un foglietto, tossicchiò un poco e cominciò a leggere:

Poesia dedicata agli amici che vengono dal lago

Ho mille ricordi in fondo al cuore,ricordi di mare e profumi di sale.

Ho sempre negli occhi il golfo di Napolie l’ombra chiara del mio Vesuvio.

Ma quando mi prende la nostalgia

e sento la voglia di correre via,io scendo da voi, amici di lago,

mi siedo sui sassi della rivae mi par d’essere sulla sabbia di casa mia!

Be’, qui ai più teneri di cuore spunta-rono le lacrime agli occhi, i marinaretti tirarono su col naso e i bagnanti furono i primi a circondare il buon Vesuvio e a rin-graziarlo per la sua bella poesia.

Alla fine si fece avanti la piccola Oc-chialetta, la simpatica spaventapulcini che prese per mano Maestro Abbecedario, lo trascinò davanti al palchetto della Giuria e cominciò a declamare guardandolo negli occhi da sotto in su:

Poesia dedicata agli amici del mio villaggio

– Io questa non la conosco proprio... – sussurrò imbarazzato il maestro rivolto alla Giuria. – È una sorpresa anche per me, una sorpresa dei nostri spaventapul-cini...

Avrei potuto nascere in cima a una stella,oppure nel cuore dell’isola più bella,

oppure in una reggia d’argento e d’oro.Avrei potuto crescere in una città,oppure nelle sale d’un bel castello,

oppure nella villa d’un gran signore.Ma io ringrazio la mia fortuna

che m’ha fatta nascere nel posto più belloe crescere assieme a tanti amici:agli spauracchi del mio Villaggio!

Una cascata di applausi accolse le ultime parole della bella poesia recitata da Occhialetta, che venne sollevata dai suoi amichetti e portata in trionfo per tutto il prato.

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Ci volle del bello e del buono per ri-portare un po’ d’ordine, ma alla fine tutti zittirono e si misero pazienti in attesa di quel che avrebbe deciso la Giuria.

I tre giurati confabularono un po’ e poi Montalbano si alzò, s’avvicinò al microfo-no e...

– C’è ben poco da dire, amici miei – esordì l’anziano spauracchio, – se non una cosa soltanto: ogni volta che viene indetto il concorso “...Sparmi e riSparmi” abbiamo sempre paura che sia difficile ormai trova-re una forma di risparmio veramente nuo-va, originale e anche strana. Ma ogni anno c’è sempre qualcuno che ci meraviglia, che ci spiazza, che ci insegna qualcosa. Questa volta è stata la poesia dei nostri amici del Villaggio a conquistare il nostro cuore, è stata la loro bontà a inumidirci gli occhi, la loro semplicità a farci capire che il bello quasi sempre è anche piccolo, nascosto ma alla portata di ciascuno di noi. E allo-ra, cari amici spauracchi del Villaggio... il trofeo “...Sparmi e riSparmi” di quest’anno l’avete vinto... VOIII!

Urrà! evviva! grazie! che bellooo!Le urla di gioia si persero in alto, verso

un cielo azzurro e felice. A quel punto, però, le sorprese non

erano terminate, perché sapete che cosa accadde?

Accadde che da dietro al palchetto del-la Giuria venne fuori uno scoiattolone, un Gellindo Ghiandedoro enorme, altissimo, gigantesco... un pupazzone di peluche che stringeva in mano una coppa d’oro piena di cioccolatini.

– Ecco il vostro trofeo! – esclamò il Gellindone di stoffa, che si chinò e conse-gnò la coppa nelle mani di Occhialetta.

E scoppiò una grande festa, una festa gioiosa, chiassosa e allegra. E quando gli spauracchi del Villaggio finalmente sco-varono il vero Gellindo che se ne stava al chiuso della casetta della Cassa Rurale assieme a Còntolo, lo presero, se lo issa-rono sulle spalle e lo portarono in giro per il grande prato cantando allegri a squar-ciagola:

...ma io ringrazio la mia fortunaaache m’ha fatta nascere nel posto più bellooo

e crescere assieme tanti amiciii....agli spauracchi del mio Villaggiooo!agli spauracchi del mio Villaggiooo...

FINE

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