Spagine della domenica 16

12
della domenica 16 - 9 febbraio 2014 - anno 2 n. 0 Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri s p a g i n e Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri

description

Ecco le Spagine di domenica 9 febbraio...

Transcript of Spagine della domenica 16

della domenica 16 - 9 febbraio 2014 - anno2 n. 0

Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verrispag ine

Un om

aggioalla scrittura infinitadi F.S. D

òdaro e A.Verri

Lecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16

Diario politico

Stralciodi un’ intervista a Stefano Rodotà su L’Unità

Sta vincendo nel senso comune lateatralizzazione demagogica, comediceva Gramsci?

«C’è un degrado inaccettabile nelcostume e nel linguaggio. Ma è ilpunto d’arrivo di un percorso avviatoproprio dal picconatore Cossiga.Siamo abituati a derubricare certesparate della Lega a folklore. E dopoil razzismo di Calderoli contro laKyenge, Calderoli è ancora lì. Unfatto “normale”, perché è questo ilclima imperante della comunicazione,favorito anche dai nuovi media.Teatro è la parola giusta. Non ci sonopiù limiti all’happening e tutto divienelegittimo, nelle parole e nei compor-tamenti. Ma il vero corto circuito èquesto: è la classe politica che insultala politica in nome dell’antipolitica.O aggredisce qualcun altro, come nelcaso degli insulti ai giuristi...».

Si riferisce agli attacchi rivolti aicostituzionalisti che hanno criticatoil nuovo maggioritario in vota-zione?

«Sì: un esempio di intolleranza tra-sversale, da destra a sinistra. E invececerte obiezioni, sollevate da Violante,Ainis, Carlassare e dal sottoscritto,restano ragionevoli e fondate, e civorrebbe rispetto e senso della misurain un momento delicato come questo,specie sul tema elettorale».

Non le piace il risultato dell’in-contro al Nazareno?

«Quale risultato? La materia è an-cora lì ed è incandescente. E anche lasentenza n. 1 del 2014 è ancora lì.Che accade se quel “risultato” tornadavanti alla Corte Costituzionale chelo boccia in tutto o in parte?Attenzione, siamo in una repubblicaparlamentare dove il voto è libero,eguale e segreto. E la regola di nondisturbare il manovratore non vale».

di Gianni Ferraris

Il “carnevale”della demagogia

Il casaleggianesimo si buttaa corpo morto nel complot-tismo, non scordando diutilizzare metodi a dir pocodiscutibili. E’ dell’inizioestate scorsa la frase sibila-

ta da un senatore cinque stelle inuna conversazione fra amici: “pre-pariamoci, a ottobre l’Italia sarà indefault”. Non importa su quali basifosse fondata quell’affermazione(che Grillo stesso andava ripetendocome un mantra), quel che conta èfare scoop, imitare il portavoce diCasaleggio.

Ottobre è passato, ora ci saràun’altra data a prevedere un’altracatastrofe prossima ventura, finchèprima o poi arriverà qualcosa di si-mile e potranno finalmente dire “lodicevamo da anni noi...”, consiglie-rei una notiziona che farà faville:“ad agosto farà caldo!”

Che questi signori puntino allosfascio è nelle cose. La loro giustis-sima battaglia sul comportamentocriminogeno del governo che haaccorpato in unico decreto IMU eBanca d’Italia, senza consentire di-scussione alcuna, è stato vanificatoda quel che ne è seguito: finte occu-pazioni del Parlamento, botte e in-sulti dei più biechi a sfondo sessua-le da ogni parte.

Poi le parole mediaticamentebuttate nei social. Personalmentereputo Grillo un individuo indecen-te, politicamente parlando, però glirendo atto che studia, si informa edè di intelligenza vivace. Detto que-sto non poteva assolutamente nontenere conto che quella frase posta-ta nel suo blog “cosa fareste se cifosse la Boldrini sulla vostra auto?”avrebbe sollevato commenti trivia-li, criminogeni, mafiogeni, borghe-ziani. Soprattutto se non moderaticome avviene in ogni blog serio.Quindi l’ha fatto scientemente. Al-lo stesso modo la frase del numerotre del movimento (del quale misfugge il nome). Anche lui non po-teva non sapere cosa avrebbe pro-vocato dicendo “non preoccupartiboldrini, sei instuprabile” (a propo-sito, notate la similiarità con “culo-na inchiavabile?”, stessa filosofiache ha radici antiche, in politica"noi ce l'abbiamo duro" è ormai uncult). La frase è stata cancellata conrichiesta di scuse, però, come fanotare un esperto di social media,cancellare significa rilanciare ilconcetto che verrà immediatamen-te ripreso dai giornali tutti. La ge-nialità del movimento di Casaleg-gio sta proprio in questo utilizzodel web e nel rilancio che i giornalie l’informazione tutta fa di questeuscite.

E ancora cito l’altra uscita diRocco Casalino, deputato prove-niente dalla scuola quadri del Gran-de Fratello, che, attaccando DariaBignardi, non trova di meglio cheaccusarla di essere nuora di Adria-no Sofri. Personalmente se una per-sona di buon senso si permettereb-be mai di dire che l'eventuale gene-ro di Casalini è imbecille solo per il

suo grado di parentela con lui. Poivengono attaccati Fazio e tutti igiornalisti rei di non essere allinea-ti.

Anche qui le similitudini con ilfuorilegge di Arcore sono inquie-tanti: giornalisti comunisti ecc. Aquando l’attacco alla magistratura?

Questi comportamenti, come be-ne dice Rodotà, sono figli dell’ulti-mo ventennio, da quando la politicasi è strasformata da luogo di dibat-tito e discussione anche animata, inpiazza che cerca voti a qualunquecosto e prezzo, in disprezzo dell’al-tro, interruzioni, discussioni tron-cate, insulti. E’ ovvio vedere comeil movimento di Casaleggio cerchi ivoti come già fece la Lega, puntan-do sul nichilismo di una parte dielettori sfasciacarrozze, che cerchidi mobilitare la voglia di generaliz-zare piuttosto che quella di rico-struzione. “Roma Ladrona” “Sietetutti cadaveri” “La Kyenge è unorango” “Napolitano è un mortoche cammina” ecc. sono le frasi ri-correnti dei movimenti che voglio-no fare rumore. In tutto questo dob-biamo tuttavia ammettere che moltiparlamentari casaleggiani hannocapacità ed hanno dimostrato com-petenze inattese, pensavamo di ve-dere ragazzini allo sbaraglio, inve-ce molti di loro lavorano, studiano,si informano. Poi si vedono vanifi-care le loro battaglie di giorni interiin un’ora, e proprio dal loro kapòche mette in sencond’ordine perparlare di pancia (e che pancia), permobilitare le piazze senza riuscirci.Infatti stanno perdendo, secondo isondaggi, percentuali notevoli.

La scelta della Boldrini di utiliz-zare il bavaglio, è inqualificabile inuna democrazia che nega la parolaalle opposizioni e si trasforma inqualcosa di diverso dal “governo ditutti”, anche questa è stata messa insecondo piano proprio da questeuscite apparentemente prive di sen-so. E si è scelto di fare attaccare laBoldrini sul sesso e sul suo esseredonna, vanificando ancora una vol-ta la possibilità di forme di criticaconsone ad uno stato democratico erispettose delle persone e delle in-

dividualità. Non si può essere d’ac-cordo con chi incita con paroleoscene contro una donna, tutto ilresto passa in secondo piano. Que-sto lo sanno benissimo Grillo e chicon lui ha concordato la sua frasesulla Boldrini in auto, lo sanno e loperseguono caparbiamente.

Al momento i risultati più im-portanti ottenuti da questa sciagu-rata politica sono stati tre:

Impedire la formazione di un go-verno con Bersani ed agevolareLetta.

Contribuire a mandare il PD diRenzi fra le braccia di Berlusconi.

Favorire una legge elettoraledettata da Belusconi stesso.

Il tutto per voler sdegnosamenteevitare ogni e qualsiasi contatto.Neppure la lega era arrivata a tanto.

Ancora per citare, scrive CurzioMaltese: “Quando si bruciano i li-bri, come quello di Corrado Au-gias, quando si stilano liste di pro-scrizione dei giornalisti, quandos’incita a insulti sessisti nei con-fronti di una delle poche donne cheoccupa una carica pubblica impor-tante, Laura Boldrini, non si posso-no accampare alibi o giustificazio-ni. Il mezzo in questi casi è per in-tero il messaggio. E il messaggio,piaccia o non piaccia agli amici Da-rio Fo e a quelli de Il Fatto è uno so-lo chiaro, riconoscibile e in una pa-rola: fascista. È questo il primo tra-dimento, nei confronti di un eletto-rato che fascista non è per niente”.

Questo scenario, in concomitan-za con la sparizione di sinistre cre-dibili, essendo il PD scivolato ver-so il centro, evoca scenari tutti dadecifrare nel prossimo futuro, emette in secondo piano tutte leemergenze reali del paese. Non siparla più della FIAT che se ne vadall’Italia, non di Alitalia, non sidice più delle povertà e dello scem-pio della corruzione che questoParlamento non ha voluto penaliz-zare con la confisca dei beni ai cor-rotti. Non se ne dice perchè l’emer-genza è ora veramente di tenutadella democrazia.

Nel “casaleggianesimo” quello che conta è far notizia puntando sul nichilismo

pagine n° 2 e 3spagine

Renzi incalza Let-ta. Renzi, chi? Ilnuovo segretariodel Pd, che signi-fica Partito de-mocratico, ver-

sione riveduta e corretta dellaDc, che significa Democraziacristiana. E la componente di si-nistra? Non prendiamoci perfessi, non esiste più; ci sono al-cuni ex/post comunisti, ma co-me teste singole.

Abbiamo abbastanza anni –grazie a Dio! – per ricordarci lediatribe tra i due cavalli di razza,come erano chiamati AmintoreFanfani e Aldo Moro agli inizidegli anni Sessanta, che eranoanche gli inizi del centro-sini-stra. Anche allora uno era al go-verno e l’altro faceva il segreta-rio del partito, salvo un periodoin cui Fanfani fu una cosa, l’al-tra e l’altra.

Renzi, dunque, tiene sulle spi-ne Letta: o cambi passo o cam-biamo cavallo. Bleffa, perchénon conviene a nessuno né cam-biare passo né cambiare cavallo.Renzi al governo col Centro-de-stra di Alfano? Non è pensabile.Andare al voto? E con quale leg-ge? Letta passa al galoppo? Suuna strada dissestata finirebbeper rovesciare il carro.

Renzi si agita, non fa altro.Purtroppo nemmeno Letta simuove. Non mi va di galleggiare– dice – e intanto galleggia, co-me un sughero trasportato dallacorrente del fiume ma semprefermo sulla stessa acqua.

Cacciari dice che occorre sta-re attenti perché Napolitano po-trebbe perdere la pazienza e di-mettersi da Presidente della Re-pubblica. Allora sì – paventa ilfilosofo – sarebbe il disastro.Non siamo d’accordo. I filosofiche pensano e scrivono sono co-sa ben diversa dai filosofi chechiacchierano in un talk-show.Probabilmente Cacciari chescrive rimprovera parole fuori

posto al Cacciari che parla. SeNapolitano dovesse dimettersi oper una qualsiasi altra ragionenon dovesse esserci più – ai canidicendo! anzi, oggi neppure aicani – non succederebbe niente;anzi, potrebbe essere lo strattoneprovvidenziale per sbrogliare lamatassa di lacci e laccioli.

Ci sono in cantiere diverse ri-forme: la legge elettorale, il Se-nato, il titolo quinto della Costi-tuzione. Forse giungerà in portosolo la legge elettorale. E saràtanto. L’abolizione del Senatopare cosa troppo enorme per es-sere fatta così alla chetichella,sotto l’incalzare verboso di unbullo fiorentino. Senza offesa,ormai così è chiamato.

Quella che si vuol far passarecome riforma del Senato in veri-tà è l’abolizione del Senato. Chefanno presidenti di regione esindaci di città metropolitane inassemblea senza un soldo di in-dennità, senza un soldo da spen-dere?

Che funzione hanno se nonquella di vedersi per chiacchie-rare?

Probabilmente i nuovi senato-ri non andrebbero mai a perdertempo. Che – come diceva ilPoeta – a chi più sa più spiace.Una riforma sarebbe necessaria,ma solo relativa a certe funzioniche ora sono fotocopia della Ca-mera. Ma come ritagliare unospazio importante ad un Senatodiverso dall’attuale sarebbe undiscorso troppo impegnativo erichiederebbe tempo.

Quanto al titolo quinto dellaCostituzione, il percorso da fareè ancora più difficoltoso. Ri-guarda i rapporti tra lo Stato e leRegioni; riguarda le Provincie ei Comuni. Una materia, insom-ma, che si sa da dove cominciama non si riesce a vedere dovefinisce. Salvo che non si vogliafare tabula rasa. Dovrebbero es-sere abolite le Provincie. Do-vrebbero essere ridotti i Comu-

ni. Anche qui non si capisce per-ché stravolgere il mondo, forseper non giungere a nulla. Moltomeglio sarebbe un programmapiù modesto ma più fattibile, osostenibile, come è di moda di-re. Molto meglio tagliare le Re-gioni, che sono state il fallimen-to del Paese.

Siamo in piena bagarre, perfortuna senza accorgercene, pre-si come siamo dalla crisi econo-mica, finanziaria, occupaziona-le.

Gli ultimi tre giorni di genna-io sono stati davvero inusuali, secosì la vogliamo mettere, perquanto accaduto alla Camera.Un po’ tutti si sono accorti che lajena che era in loro ad un certopunto è emersa e si è fatta vede-re nelle forme più stupide eabiette. I grillini avevano ragio-ne a protestare contro un decretoche teneva in sé agganciate duecose assolutamente diverse,l’Imu e Bankitalia; ma il modocome hanno reagito alla ghi-gliottina parlamentare della Bol-drini è stato, sbagliato è dir po-co, semplicemente da palio pae-sano dove tutti si prendono a po-modori o ad arance. Certo è chela Boldrini ha avuto un succes-sone. Per una settimana è statain tutte le trasmissioni radio-te-levisive a raccontare le sue pe-ne. Un successo che ha fatto in-vidia a Grasso, il quale per com-penso, ha provocato i senatoriper la faccenda di costituire ilSenato parte civile contro lacompravendita di senatori diBerlusconi. Non gli è andatamolto bene. C’è stato un coro didissenso quasi generalizzato.Ma va bene lo stesso. A giorniinizia il carnevale. E di carneva-le ogni minchiata vale, tanto piùse viene dalla Camera o dal Se-nato.

Anche in questo l’uno è la co-pia dell’altra. Bicameralismoperfetto.Amen!

di Gigi Montonato

Ci sono in cantiere diverse riforme: la legge elettorale, il Senato, il titolo quinto della Costituzione.

Forse giungerà in porto solo la legge elettorale. E sarà tanto. L’abolizione del Senato

pare cosa troppo enorme per essere fatta così alla chetichella,

sotto l’incalzare verboso di un bullo fiorentino. Senza offesa, ormai così è chiamato... della demagogia

Lecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16

Accade in Italia

serta e altri monumenti e ci ac-corgiamo che così non è. La sto-ria è sempre la stessa: “mancanoi soldi”. L’Italia è, allo stato at-tuale, il paese che meno di ognialtro merita il patrimonio che de-tiene, per favore, qualcuno cicommissari.

Non è un caso che di tanto intanto a qualche neoliberistad’accatto venga in mente di con-segnare tutto ai privati, dallespiagge ai musei. Il quadro èdavvero avvilente, ed ora stagiungendo a compimento la ri-forma che la più sciagurata mini-

stra dell’Istruzione della storiarepubblicana (e anche del ven-tennio, pensando a Gentile), lasignora Gelmini, ha voluto farescopiazzando qua e là e peggio-rando tutto quello che ha copia-to. La sua porcata prevedeva in-fatti che dagli anni 2009 e 2010,oltre all’abolizione degli Istitutid’arte, anche quella delle disci-pline artistiche nei «nuovi» Liceiartistici, la cancellazione di«Storia dell’arte» dai bienni deiLicei classici e linguistici, dagliindirizzi Turismo e Grafica degliIstituti tecnici e dei professiona-li; zero ore per i geometri; can-cellazionedi «Disegno e Storiadell’arte» dai bienni dei Liceiscienze umane e linguistici;can-cellazione di «Disegno e Storiadell’arte» dal «nuovo» Liceosportivo; eliminazione del «Di-segno» nei trienni di questi ulti-mi «ambiti formativi». Insom-ma, un diplomato con indirizzoturistico potrà sapere tutto su ri-cevute fiscali e fatture, ma non sipermetta di parlare di arte, percarità. I turisti sono vacche damungere, altro che cultura.

***L’attuale ministra Carrozza e

il Ministro Bray hanno tentato inogni modo di bloccare questaporcata infamante, però la com-missione, proprio in questi gior-ni, ha detto che l’insegnamentodell’arte non è compatibile conle risorse.

L’ultimo sciagurato ventennioha condotto le cose con il princi-pio che non si deve insegnarenulla, le persone potrebbero poiimparare. La Mariastella è evi-dentemente figlia di questa filo-sofia (figlia o vittima?).

I ragazzi allevati con questasciagura non sapranno distingue-re fra una chiesa gotica ed unabarocca, non hanno il diritto disapere chi furono Giotto e Mi-chelangelo. Saranno informatis-simi invece sul bunga bunga esul grande fratello. I primi sonoappena sbarcati in parlamento egiocano a fare gli statisti. E qual-cuno va a finire che brucerà li-bri...

Fu Giovanni Gentilead inserire lo studiodell’arte e dellasua storia nell’ordi-nemanto scolastico.Da allora è stato

sempre un punto cardine dell’si-truzione. D’altra parte siamo inItalia, solo un pazzo può permet-tersi di dire che questa materia èinutile in quanto costosa.

Nel 2009 il rapporto Pricewa-terhouse Coopers diceva fra l’al-tro: “L’Italia possiede il più am-pio patrimonio culturale a livellomondiale con oltre 3.400 musei,circa 2.100 aree e parchi archeo-logici e 43 siti Unesco. Nono-stante questo dato di assolutoprimato a livello mondiale, ilRAC, un indice che analizza ilritorno economico degli assetculturali sui siti Unesco, mostracome gli Stati Uniti, con la metàdei siti rispetto all’Italia, hannoun ritorno commerciale pari a 16volte quello italiano. Il ritornodegli asset culturali della Franciae del Regno unito è tra 4 e 7 voltequello italiano”. affari italiani ar-ticolo completo

Quindi un’opportunità di la-voro altamente elevata. Ma nonsolo di denaro si tratta, infatti,come diceva Carl WilliamBrown: “E' un'assurdità sotto-porre l'educazione alle leggi del-l'economia, quando invece do-vrebbe essere l'economia ad es-sere sottoposta alle leggi del-l'educazione”.

Il problema vero è la crescitaetica, culturale, civica e moraleche la conoscenza dell’arte e delbello offrono. Si eleva la qualitàstessa della vita. Poter vederecon gli occhi della conoscenza èdiverso dal vedere con quellidell’ignoranza e della grettezza.Patrimoni immensi come quelliche esistono in Italia sono la car-ta d’identità della nostra nazio-ne, oltre che essere le città d’artemeta di turismo da ogni parte delmondo. Considerazioni banali,scontate, addirittura inutili a dir-si.

È proprio così? Vediamo cosasuccede a Pompei che cade apezzi, vediamo la Reggia di Ca- di Gianni Ferraris

pagina n° 4

Arte La sciagurata scuola “disegnata” da Mariastella Gelmini giunge a compimento

Ad illustrare un omaggio a Giorgio Vasari

senza storia

La delicataLecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16

Contemporanea

L’ecosistema Terraviene drammatica-mente e quotidiana-mente alterato dallanostra prepotentemano antropica.

L’equilibrio chimico - fisicodell’atmosfera e della Natura èvariabile, perturbabile, delicato,tanto che le azioni intrusivedell’homo tecnologicus genera-no di continuo scompensi, allu-vioni, tifoni.

Abbiamo purtroppo sporcatola Natura con una sciaguratacondotta, figlia d’un progressoportato allo stremo, all’esaspera-zione. Abbiamo modificato cli-mi, abbiamo mutato e umiliatostagioni. Abbiamo disseminatoper l’aere quantità insostenibilidi ossidi. Checché ne pensi qual-che “revisionista” delle politicheatmosferiche, la incidente muta-zione climatica non è mera in-venzione di scienziati catastrofi-sti. Checché ne pensi GiulianoFerrara e qualche altro redattorede “Il Foglio”, l’impazzimentometeorologico e il riscaldamentoglobale non sono una fandoniainventata da scienziati “mena-grami” al fine di seminare zizza-nia e divulgare notizie false. LaTerra è fuori dai gangheri eognuno di noi è responsabiled’un siffatto scempio. Ci chie-diamo: posono gli interventi an-tropici avere una determinanteinfluenza sensibile sulla vita de-gli ecosistemi? I chimici dell’at-mosfera sono concordi nel rite-nere, per l’innanzi, che i compo-sti del cloro sono capaci di ridur-re lo strato di ozono in tutto ilpianeta, con effetti gravi sullasalute dell’uomo, sulla vegeta-zione, sul clima. Un’influenzanociva viene esercitata dalle cre-scente emissione di gas a effettoserra, come l’anidride carbonicaed altri composti. L’aumentodell’effetto serra implica un in-cremento della temperatura me-dia del pianeta e fa salire il livel-lo dei mari.

Con il nostro comportamentoscriteriato abbiamo spostato etrasformato incisivamente gliequilibri. Per certi versi, viviamoin un mondo “postnaturale”. Loafferma, tra gli altri, il giornali-sta Bill Mckibben, in un suo li-bro scritto una ventina d’anni fa,“La fine della Natura”. L’autore

di Marcello Buttazzo

pagina n° 5 spagi ne

americano sostiene che una nuo-va “natura” sintetica e minaccio-sa abbia sostituito la natura checredevamo eterna. Mckibbenpropone una soluzione “umile”,“biocentrica”, che non pone alcentro dell’universo l’individuoe il suo tornaconto, ma si imponedi salvare il salvabile. La sua fi-losofia è “Natura contro cultu-ra”: contro la cultura dello spre-co, contro le complicanze consu-mistiche, contro gli artigli del-l’artificiale. Senza voler sposaretout court le istanze del manife-sto dell’altra ecologia, possiamoperò dire che, allo stato attuale,sia necessario un attento esame

di coscienza. Non si tratta, in-somma, di vagheggiare una Ter-ra vergine, incontaminata. Sa-rebbe anacronistico. Ma si trattadi tratteggiare quantomeno unavita più a misura d’uomo. Losconvolgente tifone che ha col-pito, qualche mese fa, le Filippi-ne, causando immensi lutti, mor-ti e devastazioni, è da addebitarein specie all’anima poco imma-colata dei potenti. Soprattutto,all’anima di chi da sempre si ri-fiuta di ratificare stringenti ac-cordi internazionali. Nel 2009, aCopenaghen, l’America in testanon aveva voluto siglarne unovincolante per tutti i Paesi. E già

Terra in precedenza, a Tokyo e a Riode Janeiro, s’era data latitante.Eppure la responsabilità moraled’un tale fallimento pesa premi-nentemente sugli Usa. Ben di-sposti alle infinite guerre umani-tarie, ad esportare la “democra-zia” con armi distruttive, conbombe “intelligenti”, semprepronti a impoverire di materieprime i Paesi a sud del mondo,assicurandosi mano d’opera abuon mercato. L’uso delle risor-se va disciplinato, regolamenta-to, non per manie francescane,ma per la salute mentale del pia-neta.

Madre Terra è ferita, scossa,violata, deturpata, fatta a pezzi.A Varsavia, di recente, a metànovembre scorso, s’è tenuta laconferenza preparatoria del ver-tice 2015 sul clima a Parigi, cheverosimilmente si concluderà,ancora una volta, se non si cam-bia registro, con un nulla di fatto.Intorno al tavolo delle trattativeda sempre naufraga la nostra at-tesa, la speranza. La grande poe-tessa polacca Wislawa Szymbor-ska, anni fa, scriveva: “Siamo fi-gli dell’epoca, l’epoca è politica.Tutte le tue, nostre, vostre fac-cende diurne, notturne, sono fac-cende politiche. Che ti piaccia ono, i tuoi geni hanno un passatopolitico, la tua pelle una sfuma-tura politica, i tuoi occhi unaspetto politico. Ciò di cui parliha una risonanza, ciò di cui taciha una valenza in un modo o nel-l’altro politica. Perfino per cam-pi, per boschi fai passi politici suuno sfondo politico. Anche lepoesie apolitiche sono politiche,e in alto brilla la luna, cosa nonpiù lunare. Essere o non essere,questo è il problema.

Quale problema, rispondi sultema. Problema politico. Nondevi essere neppure una creaturaumana per acquistare un signifi-cato politico. Basta che tu sia pe-trolio, mangime arricchito o ma-teriale riciclabile. O anche il ta-volo delle trattative, sulla cuiforma si è disputato per mesi: senegoziare sulla vita e la morteintorno a uno rotondo o quadra-to. Intanto la gente moriva, glianimali crepavano, le case bru-ciavano e i campi inselvatichiva-no come nelle epocheremote emeno politiche”.

Lecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16

Letture

una interiorità devota ai partico-lari, attenta a cogliere i minimidettagli, insieme ai momenti ri-velatori della coscienza.

La sua scrittura si presenta pia-na e regolare, niente effetti spe-ciali della lingua, non c’è manie-rismo e nemmeno sperimentali-smo. Genus tenue, dicevano i la-tini, ossia uno stile umile che nonricerca le vuote frasi ampollose oche non fa solo uno sterile eserci-zio di stile. I personaggi del librosono ben studiati, le loro psicolo-gie adeguatamente delineate ed ènotevole lo sforzo di Claudia dicreare un racconto storico chesia il più possibile coinvolgente.Uno sforzo, certamente premiatodal risultato finale di un intreccioben ordito, di un libro del tuttogodibile nelle brevi pagine dellasua trattazione. Letteratura salen-tina, dicevo prima, ma non sitratta di un “romanzo salentino”,ambientato com’è in una città ein un tempo lontani.

É una storia che parla di dolori,di inquietudini, di fughe e ritorni,con un linguaggio semplice eleggero. Sofia e Giacomo vedonoi loro destini intrecciarsi con

quello della guerra e della segre-gazione razziale e la fuga di Gia-como dall’abominio di un regi-me spietato, per salvare non solola propria vita ma anche quelladella sua amata, lo porta a com-piere un lungo giro per poi ritor-nare nello stesso posto da cui èpartito: quel ghetto ebraico diuna città senza nome che, dopoaverlo accolto e protetto come unabbraccio caldo di madre, gli sa-rà fatale. Più che mai attuale que-sta storia di Claudia Petracca, sesi pensa agli accadimenti politicidegli ultimi anni e a quelle onda-te di revisionismo storico con cuialcuni ideologi e “pseudo scien-ziati” europei hanno cercato dinegare l’evidenza dell’Olocaustoe dei campi di sterminio. Non sose per qualche motivo personaleo famigliare, per rabbia, o per ilbisogno di reagire ai negazioni-sti, ma Claudia Petracca con que-sto racconto ci ricorda quanto siaimportante conservare il doveredella memoria.

Al tema principale del narrato,che è la storia d’amore fra i duepersonaggi cardine, vi sono altretematiche di carattere sociale,

politico, antropologico, affronta-te dal libro. Vi è il tema del desti-no, che avvolge i protagonisti delracconto, e che è allegorizzato daquella foglia che si stacca dal ra-mo e vola, trepidando, prima ditoccar terra perché non vuole ca-dere nell’oblio; poi, quello dellaricerca, dell’assenza, che diventapresenza alla fine, anche sel’amore dei due fuggitivi ricon-giuntisi non avrà happy end. El’altro tema del libro, che è poi ilsuo messaggio di fondo, è quellodella convivenza pacifica, del ri-spetto delle diversità, del valoreunificante dell’amore che vuolesuperare qualsiasi segregazione,rompere qualsiasi barriera, lin-guistica, etnica, religiosa, chel’egoismo umano abbia potutoerigere. E’abbastanza chiaro perme che Claudia sia convinta pro-pugnatrice della funzione peda-gogica della letteratura, nel sensoche un’opera debba docere et de-lectare, secondo l’insegnamentodato da Quintiliano, ossia smuo-vere i sentimenti del lettore, farloanche riflettere attraverso la pia-cevolezza di una invenzione let-teraria.

Ma in ogni caso, se come af-ferma Antonio Prete “leggerenon è valutare ma fare esperienzadi una relazione, cogliere la sor-gente di un pensiero che nascedalla pagina e va a collocarsi alsuo margine, o nel cuore di altripensieri”, allora questi miei ap-punti di lettura non hanno nessu-na pretesa di dotta prefazione oesegesi critica ma solo di “consi-derazioni a margine” da parte diun lettore come tanti, che in que-sta sede hanno ospitalità solo peril vincolo di amicizia che mi legaall’autrice.

Le riflessioni di Claudia checompaiono fra le pagine trovanocontesto e pretesto negli accadi-menti che occorrono ai vari per-sonaggi. Gli stati d’animo de-scritti si dinamizzano nel contat-to con le situazioni e i fatti narra-ti.

La scrittura per l’autrice sem-bra che sia finzione nella qualespecchiarsi, e da questo spec-chio, i riverberi di ansie, gioie,sorprese e palpiti di altre vite nel-la quali ella ami o abbia amatoimmaginarsi. E così, nel cieloplumbeo di un pomeriggio sma-gato di ansie, di abbandono, di ri-luttanza, si stacca il pettirossotremante e infreddolito e quel vo-lo sulla cenere, da metafora dimorte, diventa messaggio di spe-ranza.

Étutto nel volo diquel pettirosso checompare sulla co-pertina del libro, ilsenso di questastoria semplice ep-

pure intensa, delicata ma soffer-ta, che ci regala la raffinata pen-na di Claudia Petracca. È am-bientata fra gli anni Trenta eQuaranta del Novecento, la storiache ci racconta questo breve ro-manzo, preceduto da una bellissi-ma poesia opera della stessa au-trice. Nello specifico, è la Secon-da Guerra Mondiale con glieventi ad essa connessi, a fare dasfondo a questa storia di senti-menti, forgiati al fuoco della sof-ferenza, levigati dall’assenza edalle difficoltà del vivere.

Ho conosciuto Claudia Petrac-ca con “Pietre”, il suo libro pre-cedente che mi aveva favorevol-mente impressionato. Ora la ri-scopro, narratrice attenta e scru-polosa, cimentarsi con una storiad’amore tormentata e ingarbu-gliata come la trama complessache si dipana lungo le pagine del-la fabula. Il sacrificio dei prota-gonisti, Sofia e Giacomo, immo-lati sull’altare della violenza edel fanatismo, è il sacrificio deitanti che hanno lasciato la vita acausa della repressione dittato-riale.

***Quella dei lager nazisti, enor-

me piaga aperta nel cuore del-l’Europa del XX Secolo, è unapagina dolorosissima della no-stra storia contemporanea, scrittacol sangue di migliaia e migliaiadi poveri testimoni innocenti chehanno dato, con il loro amaro tri-buto, un insegnamento a tuttinoi, uomini del Duemila.

L’esperienza dei campi di or-rore di Aushwitz, Dachau, Ra-vensbruck, Flossenburg, Mau-thausen, impressa nei muti voltidei deportati di ogni nazionalità,i quali, con il loro sguardo disconfitta e rassegnazione, ci col-piscono a fondo dalle fotografiein bianco e nero nei libri e nei do-cumentari televisivi, vuole essereun monito, perenne e universale,affinché ciò che è accaduto nondebba più ripetersi.

Claudia Petracca parla diretta-mente al cuore del lettore, conquesto libro che rientra perfetta-mente nel milieu della letteraturafemminile salentina che, in que-sti ultimi tempi, sta dando provecerto notevoli. Dalla sua narra-zione, come avevo già notato conil precedente romanzo, emerge

di Paolo Vincenti

pagina n° 6

LagerDa Lupo editore, Un volo sulla cenere, di Claudia Petracca

Ad illustrare una fotografia di Massimilano Spedicato da Auschwitz e la copertina del libro

WsWWufer

Lecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16

Musica

sione per la musica, il movimentosi propone come produttore e pro-motore di eventi culturali e produ-zioni musicali indipendenti, fruttodell'incontro e della sinergia che sicrea tra le qualità personali di ognisuo componente e partecipante; edè proprio sulla base della collabo-razione, sulla libera espressione,sull'amicizia e sulla voglia di crea-re valori, che RedGoldGreen fon-da la sua forza."

Quello che dirai è il tuo nuovosingolo preceduto da “Don’tstop”, entrambi accompagnatidai video. Come sono nati questituoi lavori discografici?

"Questi singoli come tutta lamia musica viene estrapolata damomenti pensieri situazioni dellamia vita stessa e dall'osservazionee la critica di ciò che mi capita in-torno, vicino o lontano, spesso usocome specchio anche in via gene-rale parlando per voce di tutti per-ché gioie e dolori come le necessi-tà, per ogni essere umano si asso-migliano e quando grido l'odio oquando esalto l'amore non cambiail mio approccio, il desiderio èquello di poter dare a me stesso e almondo un piccolo sogno di vitamigliore senza ambizioni ma contenacia, oppure descrivere per viadiretta o metaforica dei pensiericoncetti. Per quanto riguarda ilpercorso discografico i brani fanno

parte di un mio progetto disco chevedrà la luce in questo 2014 conuna storia unica che collega ognibrano metaforicamente rappresen-tata dal "giusto pirata" ovvero unpersonaggio inventato che attra-verserà tutte le fasi della vita di unuomo giusto che crede ancora ogginella speranza di un mondo mi-gliore, nei veri sentimenti, nellalotta per la libertà e come promo-zione di tutto il lavoro e di tutti i la-vori redgoldgreen siamo partitidall'uscita di due brani inseriti inun disco storico Hit Mania Danceche da quest'anno con la nostra cu-ra insieme a quella di TommasoPiotta ha inserito un 4 cd vicino atutti gli altri, dal nome Street Ur-ban, cd che ha l'aspirazione di farconoscere realtà nuove dalla peni-sola in chiave rap e reggae e suquesti singoli ho avuto il piaceredi poter realizzare i due video conla collaborazione e regia di MatteoMontagna e la sua Alternativeprod".

Sei soddisfatto della riuscita diquesti lavori o ti aspettavi un ri-scontro maggiore?

"Ma il riscontro per un artistanon basta mai e finge chi dice ilcontrario perché la musica stessaha una funzione di messaggio so-prattutto il reggae di certo in questidue brani ho avuto la voglia di tro-vare una comunicazione un po’ più

tradizionale per l'Italia perché cre-do che manchi questo aspettoghettizzando così la nostra musicacerto oggi giorno trovare canali didiffusione classici con i nuovimezzi è ancora più difficile e nonsempre hanno il risultato speratospero solo non siano troppo under-ground per il mainstream e troppomain per l'underground ma questoera l'intento poter comunicare dal-la base reggae rap a tutti oggi perfortuna inizia ad esserci un interes-se forte per ciò che viene dal no-stro Paese anche all'estero e ciòche non mi aspettavo ma speravoanche quando le liriche sono in Ita-liano, musica in libera diffusioneperché il cammino è solo all'ini-zio".

Quali sono i tuoi artisti di rife-rimento?

" Tutti! Cosa ascolto per farereggae? Mozart! E per fare Hi-pHop? Jacob Miller; unici artistiche non seguo sono chi ha una po-sizione data più dal contesto stori-co o di moda o che vende anche sené tecnicamente né qualitativa-mente hanno molto da dare...so-pratutto perché per me il filo con-duttore che c'è tra i più grandi è laloro unicità. Oggi invece ci sonomolte copie, anche se a volte per-fette, rimangono sempre copie epoi chiaramente non seguo chi lan-cia messaggi troppo distanti daimiei ideali e/o la mia personalemorale. Ma per darvi dei nomi for-se in assoluto nel mio genere sonoBob Marley, 2Pac, James Brown".

Cosa pensi della musica blackitaliana?

"Ma come in tutta la musica c'ètanto di buono e tanto di tremendoc'è musica che va giudicata benecome musica stessa ma che ha po-co da dire e musica che ha moltoda dire ma che non riesce ad avereuna buona qualità tecnica per esse-re diretto direi che c'è molto dibuono ma le cose migliori hannodifficoltà ad uscire perché in Italiac'è ancora poca cultura di genere ela massa non è molto educata al-l'ascolto tecnico storico, perchénel nostro bel Paese c'è ancora ilpensiero che l'arte sia sempre unHobby e non un lavoro e questa"ignoranza" porta a non poter de-terminare un giudizio vero da par-te dei più. Cosi arrivano cose almainstream che sarebbero spazza-tura in altri paesi ma la verità è chec'è e va sostenuta, artisti comeBrusco i Sud, Kaos one, BassiMaestro, Piotta, storici e moltissi-mi altri della new school non sonomeno di nessuno a livello mondia-le e se solo ci fosse più considera-zione e spesa, l'arte italiana comenell'800 saprebbe ancora oggi im-porsi nel mondo. Speriamo".

Grazie per la tua disponibili-tà. “Grazie a voi di Spagine per lospazio che mi dedicate”.

Red Gold Green èuna realtà romanache si occupa dimusica. Compostada produttori, auto-ri, bands, sound sy-

stem e soprattutto amici che condi-vidono la stessa passione: la musi-ca reggae e quella black. L’intentodel gruppo è la diffusione dei ritmiin levare e della black music su tut-to il territorio italiano organizzan-do eventi culturali e producendodiversi artisti.

Le due ultime produzioni ri-guardano due singoli accompagna-ti dal video. Si tratta di “Don’tStop” e di “Quello che dirai”del-l’artista romano WsW Wufer,componente attivo e fondatore del-la RedGoldGreen. La promozionedi entrambe le uscite discograficheè a cura di Music In Blackwww.musicinblack.org.

WsW Wufer ha un percorso mu-sicale che parte da molto lontano,iniziato con lo studio del pianofor-te. Dopo alcuni anni si è avvicinatoalla musica black della quale se neè subito innamorato. Attualmente èospite fisso di Tommaso “Piotta”Zanella nel suo programma di Ra-dio Città Futura a Roma.

L’artista ha rilasciato un’intervi-sta per Spagine.

Ciao WsW Wufer, da diversianni ti occupi di musica black,come è nata questa tua passione?

"La mia passione nasce da unmix di cose, per quanto riguarda l'-hiphop lo stile di vita le sonoritàche nascono dal funk dal soul giàmiei generi preferiti come bassista,il ritmo poi che non permette distare fermi si sposò da subito conla passione per il ballo e la breakdance è la disciplina che ho prati-cato per tanti anni. Nel reggae in-vece ho ritrovato la stessa spintaideale del primo rap voglia di so-gnare un’uscita dal ghetto, di mi-gliorare la situazione sociale pertutti, di combattere contro babilo-nia, e poi ci sento del misticismoche attraverso le vibez viene fuoriper vie naturali nel momento in cuisi ascolta l'up time, l’ hiphop è unacultura, il reggae uno stile di vita".

Sei fondatore ed attivista dellaRedGoldGreen, parlaci megliodi questa realtà.

" Il modo migliore è trascriverviil nostro manifesto:

REGGAE // RAGGA // BLACK// SOUL // RAP // WORLD MU-SIC... AND ALL THE MUSICTHAT COMES FROM THE HE-ART AND FROM THE DESIREFOR FREEDOM OF EXPRES-SION!

RedGoldGreen è un collettivo -movimento artistico composto daautori, produttori, interpreti, musi-cisti, bands, DJs, sound systems enon per ultimo amici, sostenitori ediffusori attivi della reggae &black music.

Condividendo l'amore e la pas-

pagina n° 7

L’artista romano, un ‘prodotto’ targato Red Gold Green

di Alessandra Margiotta

spagine

Lecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16

Laboratori Al Fondo Verri a cura di Milena Galeoto “Storie in scena”Il primo appuntamento, sabato 15 febbraio dalle 17 alle 19, in scena: La fuga diPulcinella e altre storie con un simpatico laboratorio per costruire insieme la ma-rionetta della nota maschera napoletana e conoscere le sue origini. Sabato 22 feb-braio dalle 17 alle 19, in scena: Tante storie per giocare con il laboratorio“T’illustro una storia” per conoscere da vicino l’arte di illustrare storie e i maggiori il-lustratori che hanno raffigurato i racconti del narratore più amato dai ragazzi, comeRaul Verdini, Bruno Munari, Emanuele Luzzati e Altan.

Quando parliamo di GianniRodari, ci giunge immedia-ta l’originalità e la melodiaracchiuse nelle sue parole,così dirette e illuminanti,che lasciano piacevolmen-

te sorpresi sia grandi che bambini. E’ GianniRodari che con leggerezza ed ironia riesce ascuoterci profondamente dal torpore quoti-diano, per lasciarci gustare anche i più minu-scoli dettagli della vita. Sono le sue fila-strocche e le sue appassionanti fiabe ad esse-re così attuali ed universali perché universalisono i valori di pace, uguaglianza, amore perla natura e i sacrosanti diritti dei bambini edei sognatori, che ci giungono nitidi attra-verso le curiose vicissitudini dei suoi perso-naggi. Qual è il valore della fiaba? “Nei bambinic’è il bisogno della fiaba, e questo può esse-re in contraddizione con la necessità da partedella società di educare uomini e donne effi-cienti, produttivi. Però anche limitati in uni-che direzioni. Noi dobbiamo educare uominicompleti, educare la loro immaginazione, laloro fantasia. E la fiaba è anche un modo peravviare loro a questa formazione”, sostene-va lo scrittore e pedagogista di Omegna. Gianni Rodari è il maestro che tutti noiavremmo voluto avere, in grado di formula-re una vera e propria Grammatica della Fan-tasia per inventare storie nuove, perché si sache è nell’arte di inventare nuove realtà chesi radica il cambiamento, che si attua lo slan-cio del divenire .

“… Un sasso gettato in uno stagno suscitaonde concentriche che si allargano sulla su-perficie, coinvolgendo nel loro moto, a di-stanze diverse, con diversi effetti, la ninfea ela canna, la barchetta di carta e il galleggian-te del pescatore. Altri movimenti invisibili sipropagano in profondità... Non diversa-mente una parola, gettata nella mente a caso,produce onde di superficie e di profondità,provoca una serie infinita di reazioni a cate-na, coinvolgendo nella sua caduta, suoni,immagini, analogie, ricordi, significati e so-gni. In un movimento che interessa l’espe-rienza e la memoria, la fantasia e l’incon-scio”. E’ scritto nella sua Grammatica dellaFantasia.

Come nasce il concetto di questa logicafantastica? “Era il 1938”, raccontava Rodariin una sua intervista alla fine degli anni ‘70,“che nei frammenti di Novalis trovai questariflessione: - se avessimo anche una Fanta-stica come una Logica, sarebbe scopertal’arte di inventare storie. - Pochi mesi dopo,avendo incontrato i surrealisti francesi, cre-detti di aver trovato nel loro modo di lavora-re, la Fantastica di cui andava in cerca Nova-

pagina n° 8

di Milena Galeoto

lis. La Grammatica della Fantasia, non rap-presenta né il tentativo di fondare una Fan-tastica in tutta regola, pronta per essere in-segnata e studiata nelle scuole come unageometria, né una teoria completa dell’im-maginazione, dell’invenzione per la qualeci vorrebbero ben altri muscoli e qualcunomeno ignorante di me. Non è nemmeno unsaggio, non so bene cosa sia, in effetti, vi siparla di alcuni modi d’inventare storie perbambini, di aiutare i bambini a inventarsida soli le loro storie. Io spero che possa es-sere utile a chi crede nella necessità chel’immaginazione abbia il suo posto nel-l’educazione, a chi ha fiducia nella creativi-tà infantile, a chissà quale valore di libera-zione possa avere la parola.Tutti gli usi della parola a tutti mi sembraun bel motto dal suono democratico, nonperché tutti siano artisti, ma perché nessunosia schiavo.”

E’ Gianni Rodari, uno dei più grandi poe-

ti e visionari del Novecento, lo scrittore im-pegnato nella Liberazione, la stessa chesenti immediata quando leggi le sue storie,cogliendo il lato piacevole della vita, che larivoluzione nasce dentro di te, quando im-pari a riportare i sogni alla luce con tutta laloro bellezza. Egli ha saputo dare tanto almondo dell’infanzia e della letteratura, li-berandola dall’obbligo di quel moralismoimposto dagli adulti, così distanti dal mon-do dei bambini, per restituire loro, invece,la possibilità di essere lettori attivi, parteci-pi, protagonisti delle storie che leggono oche inventano.

Il suo umorismo dell'assurdo, il giocodella dissacrazione dei luoghi comuni, glistravolgimenti del linguaggio altro non so-no, infatti, che l'invito a liberarci daglischemi, dai pregiudizi, dal conformismoper guardare più lontano.

Appuntazzi Gianluca Costantini con le note di stagione...

Lecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16 pagina n° 9 spagi ne

Lecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16

Arte

Oggi, domenica9 febbraio, trauna centrifugae un’altra, sidiscute di foto-grafia contem-

poranea e di paesaggio alla La-vanderia Jefferson per il quintoappuntamento di Washing bywatch, rassegna di videoarte ephoto screening promossadall’associazione DamageGo-od. Ospite dell’evento, Do-mingo Milella. L’appunta-mento è a Lecce in via EgidioReale alle 19.00.

***Domingo Milella, apre il ca-

lendario di appuntamenti pre-visti per febbraio. Artista classe1981, Milella vive e lavora traItalia e New York. Nel 2005consegue il BFA presso la Scho-ol of Visual Arts di New York,mentre due anni più tardi con-clude una residenza presso ilCentro Atlantico per le arti inFlorida. Tra i suoi mentori si ci-tano Stephen Shore, ThomasStruth e Massimo Vitali.

Ha esposto sia in mostre per-sonali e collettive negli StatiUniti e a livello internazionale.L’opera di Milella, spesso rea-lizzata su grandi formati foto-grafici, definisce nell’esteticaun nuovo concetto di “pittore-sco”, riferito a quei luoghi dellacivilizzazione urbana che entra-no in contrasto con la naturadel paesaggio circostante e per-mettono una riflessione più ef-ficace sulla relazione tra l’ele-mento umano e l’ambiente incui agisce.

Per Washing by watch l’arti-sta si focalizzerà su alcuni deisuoi lavori, frutto di lunghiviaggi che lo hanno portato nelSud dell’Italia sino l’America esulle tracce di ntiche civiltà delpassato. I soggetti di Milella so-no la città, i suoi confini, i segnidella presenza dell’uomo sullaterra. Il suo interesse risiedenella sovrapposizione tra civiltàe natura, nell’architettura inve-stigata come memoria indivi-duale e collettiva.

*** Prossimi appuntamenti in

calendario domenica 16 e 23febbraio, rispettivamente conMichele Cera e Daniele Guada-lupi.

A marzo, in programmazionevideo screening con Nico An-giuli e Sandro Mele.

In lavorazione, anche unevento speciale per la chiusuradella rassegna.

pagina n° 10

Washing by watchUn ciclo di videoart e photo screening a cura di DamageGood

alla LAVANDERIA JEFFERSON di Filippo e Andrea Cariglia

“Alla moderna”

Lecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16

L'arte di costruire la città

rispettive pareti di fondoproprio i cinque altari attri-buibili, come qui detto, aMauro Manieri.

Fra tutti, solo in uno almomento, il terzo a sinistraentrando nell'edificio e de-dicato al Rosario, è rilevabi-le una data (nel paliotto èinciso MDCCXXXV ovvero1735) che potrebbe essererelativa però anche alla rea-lizzazione degli altri altarinelle cappelle rimanenti.

Di fronte all'altare del Ro-sario è quello dedicato allaCirconcisione di Nostro Si-gnore. Il secondo a destra èdedicato a San Domenico, ilprimo entrando a destra at-tualmente è detto del Croci-fisso (il titolo di ogni altareè dettato dalle opere d'arteprincipali in essi oggi espo-ste oppure sulla base delleindicazioni forniteci in sededi sopralluogo); di fronte aquest'ultimo infine è quellodedicato a san Tommasod'Aquino.

Gli altari sono riccamentedecorati con statue pure co-lorate raffiguranti i princi-pali santi e sante dell'Ordi-ne Domenicano (e non solovisto che nel primo altare adestra si scorgono in altodue statue l'una di sanFrancesco di Paola, l'altrasant'Antonio di Padova) equelli che si fronteggianosono tra loro pressochéuguali nel rispetto dellasimmetria generale dellospazio sacro che li ospita.

***La chiesa è stata visitata

grazie alla cortese collabo-razione di: P. Maggiore, G.Scatigna Minghetti, Giusep-pe Rollo (Associazione Leo-ni di Messapia).

Mauro Manie-ri (Lecce,1687 –1744), fuscultore ea r c h i t e t t o

fra i più significativi dellaprima metà del Settecentoin Terra d'Otranto e CeglieMessapica.

Cosa unisce il primo conla seconda? L'architettura,si potrebbe dire, o megliocinque altari collocati all'in-terno di quella che un tem-po fu la chiesa locale deiDomenicani. L'attribuzionea Mauro Manieri avvieneper via stilistica facendocioè un confronto con altreopere notoriamente asse-gnate a questo importanteartista salentino.

Chi volesse farsi una ideasu Manieri basterebbe con-siderasse, studiasse, vedes-se il palazzo del Seminarioin Brindisi, la statua di San-ta Irene sulla porta princi-pale della omonima chiesaleccese oppure la facciataprincipale, con relative sta-tue, della cattedrale di Ta-ranto. Più ancora aiutereb-be vedere il palazzo Marresea Lecce e i primi due altari(l'uno a destra, l'altro a sini-stra) che si trovano entran-do nella leccese chiesa delCarmine dove allo stessoautore è stato, come noto,attribuito anche l'altaremaggiore.

Mauro Manieri, detto insintesi, fu uno dei maggioriinterpreti di quel modo dicostruire che alla sua epocafu definito “alla moderna”.

La chiesa domenicana diCeglie Messapica è a navataunica con tre profonde cap-pelle per lato. Una di esse,quella centrale sinistra, èsenza altare in quanto nellasua parete di fondo si aprel'accesso secondario all'edi-ficio dalla strada pubblica.Le cinque cappelle rima-nenti ospitano invece sulle

pagina n° 11

Architettura e scultura del SettecentoMauro Manieri e i Domenicani di Ceglie Messapica

di Fabio A. Grasso

spagine

Chiesa domenicana

di Ceglie Messapica

Gruppo scultorero ai piedi

del primo altare a sinistra

Be Peluche

pagina n° 12

Copertina

Lecce, 9 febbraio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 16 s pagineAzione di art mob a Villa Baldassarre

ad opera dei gruppi Viva Villa e A.No.Vi. (Arte No Violenza)

“L’arte contro la devastazione del territorio,per salvaguardarlo da ogni forma di violenza”

In un freddissimo gior-no di fine gennaio, aVilla Baldassarri, unapiccola località del Sa-lento nelle vicinanze diGuagnano, ha fatto la

sua comparsa una tenerissimainstallazione – trattasi di tanti,tantissimi peluches appesi allepareti della scuola elementare(l’edificio è ormai abbandona-to) – che ha suscitato le più di-sparate emozioni negli osser-vatori.

Di cosa si tratta? È “Be Pelu-che”, azione di art mob ad ope-ra dei gruppi Viva Villa eA.No.Vi. (Arte No Violenza).L’art mob, utilizza la tecnicadel flash mob attraverso l’arte.In passato, i gruppi in questio-ne hanno organizzato altrieventi a Cerano, contro l’inqui-namento dell’arcinota centra-le; sulla Statale Maglie-Otran-to, contro lo sventramento de-gli ulivi secolari; a Mesagne, inContrada Vasapulli, contro ilfotovoltaico selvaggio.

Dice Mina D’Elia, artista cheopera all’interno del movimen-to Arte No Violenza: «È l’artecontro la devastazione del ter-ritorio, per salvaguardarlo daogni forma di violenza».

C’è, nelle intenzioni degli ar-tisti, l’idea di annullare le di-stanze tra il centro e la perife-ria, donando a quest’ultimaun’attenzione che la riporti al-la vita.

Sarebbe, dunque, un primovero intervento in cui l’arteviene usata come uno stimola-tore del dialogo, per coinvolge-re tutta la comunità, per “fare”comunità.

In prima istanza, l’arte comebene comune. Purtroppo, co-me spesso accade, le istituzionirispondono in modo edulcora-to, quando non sono del tuttoassenti. In questo caso, gli arti-sti lamentano lontananza e si-lenzio.

Ma non c’è da scoraggiarsi:l’arte può e deve essere unostrumento di socializzazione,di condivisione e di lettura cri-tica della realtà, perfino di ab-battimento dei conflitti.

Aggiunge la D’Elia: «Usarela dolcezza e l’arte per renderepossibile la speranza, per com-battere il brutto che scaturiscedalla mancata salvaguardiadella terra; pensiamo, adesempio, alla cementificazio-ne, alla cancellazione del pae-saggio, all’inquinamento. Del-

le volte tutto appare tetro e dif-ficile, come difficile appare ilfuturo dei nostri ragazzi, chenon hanno più guide umane, esoffrono la cancellazione deisaperi, dei valori di condivisio-ne».

Ma non tutto è perduto, an-zi. È in atto una rivalutazionedelle zone di periferia, controquella che viene definita la “fi-losofia del margine”. Il fine ul-timo è creare un laboratoriourbano che veda coinvolto tut-to il paese. D’altronde, i primisegni positivi si sono già ri-scontrati: la cittadinanza ha ri-sposto a caldo con una passivacuriosità, per poi passare aporre attivamente delle do-mande.

A tal proposito la D’Elia: «Siè capito che dietro tutto il no-stro lavoro c’è un messaggio,non un gioco di ragazzini. Que-sta non è un’azione nostalgicama un “fare comunità”, rende-re cioè possibili le relazioni trapersone, relazioni che oggisembrano distrutte». L’artistaha poi aggiunto che l’azione ar-tistica in questione non rimar-rà un episodio isolato, ma sonogià in preparazione altri even-ti, sempre all’insegna della

partecipazione e della condivi-sione.

Questa “chiamata all’arte” –come la D’Elia ama chiamarla– ha già avuto come risultatoimmediato la creazione delgruppo Viva Villa, che non esi-steva e si è creato come direttaconseguenza dell’evento, diceancora la D’Elia: «Quasi unprimo frutto di un modo “di-verso” di fare arte, di sollecita-re la capacità creativa e il desi-derio di condivisione che altri-menti resterebbero inespressi.

Il gruppo è formato da ra-gazzi e ragazze che credono didovere cercare nuovi modi permodificare la realtà attraversola cultura e, da oggi in poi, con-tinueranno a farlo». E allora,con l’augurio che altre perso-ne, altre associazioni, altre co-munità accolgano lo spiritod’iniziativa di questi artisti eovunque – dunque anche nelnostro assonnato Salento – cisia un’idea dell’arte e della cul-tura condivisa e onnipresente,non rimane che dire: “VivaVil-la! Be Peluche!”.

L’installazione sarà visio-nabile fino al 25 Marzo 2014.

*glucaconte.blogspot.com

di Gianluca Conte