SPACE - TASIosa succederebbe se fossimo tutti più uniti, come una singola identità, senza barriere...

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OPENSPACE MAGAZINE 01 { ... ONE STAGE DIFFERENT CHANCES Il teatro non ha bisogno di un intermediario fra persona e persona. È una parte trasparente dell’universo, né sud, né nord, né oriente, né occidente. Brilla di luce propria, da tutte e quattro le direzioni, immediatamente comprensibile da chiunque, nemico o amico. Anatolij Vasiliev Messaggio per la giornata internazionale del teatro 2016 RE- TE TA- SI

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MAGAZINE

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ONE STAGEDIFFERENT CHANCESIl teatro non ha bisogno di un intermediario fra persona e persona. È una parte trasparente dell’universo,né sud, né nord, né oriente, né occidente. Brilla di luce propria, da tutte e quattrole direzioni, immediatamente comprensibileda chiunque, nemico o amico.

Anatolij Vasiliev Messaggio per la giornata internazionale del teatro 2016

RE- TE

TA- SI

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Editoriale

Collettivo Azimut

Famiglia Dimitri

Teatro dei Fauni

Compagnia Finzi Pasca

Teatro Pan

Teatro delle Radici

V XX ZWEETZ

Associazione Rete Tasi

020608101214161820

INDI

CE

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Promozione, conoscenza e divulgazione, sono queste le parole chiave sulle quali ruota OpenSpace Magazine, la rivista finalizzata alla divulgazione delle arti della

scena indipendente della Svizzera italiana.Lo scopo della rivista è quello di fornire uno spazio aperto e un palcoscenico di scambio tra il mondo teatrale e gli spettatori nel quale poter scoprire i retroscena inediti delle compagnie artistiche ticinesi. Il Magazine, nato da un progetto di Rete TASI (Rete Tea-tri Associati della Svizzera Italiana) permetterà al pubblico di avvicinarsi e di partecipare alla realtà teatrale dei membri dell’Associazione, e non solo. OpenSpace, creativa nella forma e innovativa nei conte-nuti, verrà distribuita semestralmente su larga scala nei luoghi pubblici di maggior interesse del nostro cantone, consentendo a tutti di conoscere e sostenere la scena teatrale ticinese.Valorizzare e sostenere l’arte come potente forma di comuni-cazione è un traguardo ambito e necessario per questa tema-tica. Un palcoscenico, diverse opportunità, un nuovo modo di leggere il teatro e di interagire con esso, scoprendo le sfaccet-tature che lo caratterizzano e le unicità che lo animano.

EDITO

RIAL

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Dietro le quinte del...

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Cosa succederebbe se fossimo tutti più uniti, come una singola identità, senza barriere territoriali, fisiche e mentali?

Cosa succederebbe se fossimo tutti un po’ più fieri di noi stessi? Delle nostre creazioni, dei nostri spettacoli?Le idee di Anahì Traversi vertono tutte intorno a queste domande: interrogativi che contengono già in sé la risposta.Nel nostro piccolo Ticino nascono grandi idee, crescono oppor-tunità, ma siamo orgogliosi di tutto questo? Valorizziamo que-sto senso d’appartenenza che ci fa dire «questo spettacolo è nostro! Siamo noi!» ? Negli ultimi anni si è creato un grande movimento artistico, con delle basi solide, la nascita di nuove compagnie ha arric-chito il nostro territorio.La difficoltà, spiega Anahì Traversi, è quella di uscire dal Ticino, di andare avanti, di trovare situazioni e opportunità per volgere lo sguardo altrove e fare un salto di qualità. Il confronto con nuove culture, nuove esperienze e nuove persone è una via interessante per le generazioni future per instaurare legami al di fuori dal nostro piccolo grande territorio e portare a casa altri mondi. La voglia e la potenzialità di creare e costruire sempre cose nuove non possono essere il sacrificio di uno e il beneficio di tutti. Non ci devono essere identità separate, siamo tutti una singola identità e la collaborazione è sempre la via migliore per dare vita a nuove realtà.

L’unione crea nuove realtà

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Un territorio con grandi ideee grandi potenzialità

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Come si può descrivere, in poche parole, lo stile di una famiglia che ha fatto la storia della scena clownesca? Trasparenza e semplicità.

Masha Dimitri racconta questo mondo poetico e intatto che viene messo in scena, non complicato e intellettuale, ma un mondo con il suo stile che va dritto all’anima e fa ridere il cuore.È un riso genuino quello della famiglia Dimitri. Compagnia teatrale e famiglia: il connubio perfetto per rimanere sé stessi, rafforzato dalla scelta di non utilizzare la parola sul palco per scaturire una risata, perché «la parola crea un personaggio diverso da quello che siamo». La forma più semplice di fare teatro è con poco materiale, comprensibile, seguire una logica infantile dove si riesce a toc-care anche l’adulto senza spiegazioni, con semplicità.La risata è una necessità di cui la gente avrà sempre bisogno. Ridere non ha età, è un benessere.Nessun copione, nessun ruolo, «siamo chi siamo», e questo essere è cucito addosso proprio perché loro sono una famiglia, un’unità, non perché recitano il ruolo della famiglia. Spettacoli sorprendenti, non si sa mai cosa può accadere, l’imprevedibile affascina e il ridere cristallino e contagioso di un bambino è il sottofondo che da vita e forza allo stile Dimitri.L’armonia di questi elementi, uniti all’umile pratica del riso, rendono la vita più leggera e regalano felicità, con il sogno di avere di più di quello che avevi prima, un arricchimento che fa bene all’anima.

L’umile risata senza età

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Un connubio perfettoFoto di Jean-Daniel von Lerber

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L’antica e umile pratica della tessitura è stata il fil rouge che ha permesso a Santuzza Oberholzer di crescere e maturare nella sua arte, intrecciando storie, colori e

relazioni per creare spettacoli.Le emozioni provate con il teatro di strada l’hanno avvicinata ancor più alla funzionalità principe dell’arte, di tutta l’arte, in particolare quella che nasce dal bisogno e dalla necessità dell’uomo di comunicare. Il teatro deve poter creare mondi che non si scontrino tra di loro, in una sorta di combattimento, lasciando in questo modo all’immaginazione e alla riflessione uno spazio dentro il quale lo spettatore si possa immergere. L’arte di fare teatro è un mestiere privilegiato poiché inte-ragisce, a livelli profondi, con il pubblico, attraverso una con-tinua comunicazione, creando una magia ogni volta nuova. In questo scenario la teatrante è una persona diversa sempre, così come lo spettatore, dunque non c’è staticità ma un continuo movimento tra le parti. La certezza morale e intellettuale che contraddistin-guono Santuzza passano anche attraverso la consapevolezza e la ricerca interiore dove le differenti discipline artistiche si nutrono a vicenda. La pratica dei burattini, di cui è una delle maggiori esponenti sul territorio, insieme all’essere attrice, autrice e regista, si esprime anche attraverso la scultura, la pittura e la recitazione. I differenti linguaggi artistici di San-tuzza Oberholzer risuonano attraverso una melodia omoge-nea, arricchendosi di espressività.«La via femminile con cui affronta la vita» si intreccia spesso nelle storie che mette in scena, dando risalto all’intensità del testo ma anche all’intuito. Da questa sua ricerca artistica scaturisce l’interesse di rac-contare vicende di donne mitiche o realmente vissute, coniu-gando la realtà e il potere del sogno all’immaginazione.

Tessere legami, cucire storie

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Il teatro crea mondi

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Un’avventura iniziata anni fa tutta d’un tratto quella della messa in scena della Cerimonia di Apertura delle Paralimpiadi Invernali di Sochi, in Russia.

Un viaggio speciale e un interesse particolare che ha portato Daniele Finzi Pasca e la sua compagna di vita Julie, affiancati da Hugo e da tutta la compagnia, nella creazione e nella messa in opera del progetto, facendo nascere qualcosa di sorpren-dente. Un mondo particolare dove in qualche modo lo spirito olimpico vive intatto, dove in fondo i medaglieri contano poco, dove le sfide tra nazioni diventano meno tese. Il mondo paralimpico è un misurarsi dell’uomo con sé stesso prima di misurarsi con gli altri e primeggiare sugli altri.È soprattutto una sfida con sé stessi, com’è bello pensare sia lo sport. Il fascino di questo mondo ha portato Daniele e Julie ad addentrarsi con cautela e costruire per gli atleti un’idea di «rompere il ghiaccio», metafora travestita come il pensiero di due famiglie che si incontrano, di un matrimonio che lenta-mente deve trovare il modo di conoscersi, oltre all’idea dell’o-limpiade invernale. Questo tema diventa emblematico con la realizzazione dell’enorme macchina scenica, una gigantesca nave che apre il ghiaccio, lo spacca per riunire, per rimettere insieme, per mischiare.L’energia palpabile scaturita da questa cerimonia che, frantu-mandosi, ha paradossalmente riunito culture, popoli, indivi-dui. Una lezione di vita che lascia il segno, un debito storico colmato da passione e rispetto, amore e fierezza, la stessa che a volte viene meno nel nostro territorio.«… è straordinaria la nostra terra, ci sono individualità che germinano, quello che è peccato è che siamo poco fieri, il suc-cesso di uno non è il successo di tutti».

Rompere per ricostruire

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Un mondo particolare, una sfida con sé stessi

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Ai piedi di un monastero in Tibet, meta che suscita pro-fonde emozioni al solo nominarla, è andata in scena una delle esperienze di vita più profonde e spirituali di

Vania Luraschi, veterana del teatro e donna di mondo.Un viaggio intrapreso con un gruppo di artisti e musicisti che si è rivelato molto più di un’avventura tra spettacoli teatrali. Nel cortile del monastero, sul tetto del mondo, dove si incontrano la cultura occidentale e orientale, i piccoli monaci, lasciati lì dalle famiglie per cibarsi e istruirsi, hanno fatto da cornice insieme ai monaci più anziani a quello che da lì a poco sarebbe diventata «una sensazione molto strana che rara-mente ho provato nella mia vita». Sulle note di Bach, suonate dai violini del gruppo di musici-sti, una giovane balla la danza dell’Euritmia; in quel momento, nel silenzio più assoluto e trasportato dalla melodia, lo sguardo di Vania scorge il formarsi di un arcobaleno circolare, non un semplice arco comune, ma un vero e proprio cerchio di colori. Si respira la spiritualità di quel luogo, così che la sensazione di elevarsi con la musica e con la mente, rivelano segni che hanno portato Vania alla consapevolezza dell’esistenza di una dimensione che va oltre la terra, un trasporto fisico e mentale che si eleva come se non si fosse mai sentita così vicina al cielo prima d’ora.Un’esperienza umana e culturale che lascia il segno, arricchi-sce l’anima e fa sorridere il cuore.

Al confine con il cielo

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Si respira la spiritualità di quel luogo

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Un ventaglio di luoghi e città dipingono il pavimento del salone della casa di Cristina Castrillo bambina. Cartine geografiche, atlanti e planisferi.

Dove sono questi posti? Forse in un’altra terra, in un altro dove, e perciò non è ancora tempo di passeggiare per questi luoghi. Il suo paese, la sua casa, la sua famiglia erano la sua terra, il suo mondo, in proporzione così grande per una bambina così piccola, con l’immensità ancora da scoprire. Nomi di posti difficili da comprendere, nomi che «mezzo secolo dopo sarebbero diventati significativi, determinanti, quotidiani». Una curiosità che abbraccia la matita di Cristina che non ha mai perso il suo stupore, quella stessa matita che abbozza sulle mappe percorsi, tragitti, desideri sotto forma di linee. Quanti colori ha l’universo? Cristina era affascinata dalle forme e dalle dimensioni di quelle mappe, attraverso le quali sembrava di voler comunicare qualcosa a sé stessa, senza accorgersi che quelle tracce sarebbero diventate luoghi della memoria, carichi di ricordi.I percorsi disegnati erano particolari, andavano da qualche parte ma non tornavano mai, come se il desiderio di scoprire il mondo fosse già radicato in lei fin da piccola. Ma in tutte queste forme, in tutti questi nomi, in tutti questi tragitti, dove è casa?«Il padre prende la mano della bambina e, aiutandola a pre-mere con forza, lascia un grosso punto sulla coda di un paese tanto lungo da voler quasi uscire dal contorno».

Tratto da «Tracce – le mappe di un mestiere» (2015)

Il mondo ai piedi, la vita in mano

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Tracce come luoghi della memoriaFoto di Martina Tritten

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Tastiera – Enter. Tastiera – Enter.Ha iniziato a digitare caratteri a caso sulla tastiera del computer Alan Alpenfelt per trovare un’identità alla

sua compagnia.Quale potrebbe essere il nome adatto? Non cercava qualcosa che avesse un significato, proprio perché la compagnia lavora su diversi fronti, non voleva dare il suo nome, dovevano essere i progetti a parlare, non il nome della compagnia.V XX ZWEETZ. Racchiude un po’ di Switzerland, con un tocco dolce – sweet. Dolce come la volontà e il bisogno di rendere le persone più sensibili, la necessità di parlare e raggiungere la gente nel modo più efficace e fruibile possibile. Questo desiderio traspare nei suoi lavori, sorretti da due mondi: musica e poesia.Musica e poesia sono grandi contenitori di ispirazione, ma senza una necessità interna rimangono vuoti, perciò la neces-sità interna di Alan è quella di raccontare i comportamenti degli esseri umani, l’uomo è al centro della sua ricerca ed è fonte di ispirazione nei suoi contrasti, debolezze, ipocrisie, incoerenze. La grande creatività ha portato la compagnia ad usufruire della multimedialità per comunicare nel migliore dei modi il messaggio dei progetti, multimedialità non considerata come novità, ma piuttosto «come l’idea stessa e la quantità di corag-gio presente in quell’idea ad avere l’impatto sulle persone, non è lo spettacolo di teatro la cosa principale, ma il contenuto che deve arrivare».Il teatro serve a rendere le persone, gli esseri umani più sensi-bili, in cui musica e suono sorreggono la poesia.

Quando il caso diventa creatività

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Musica e suono sorreggono la poesia

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Fondata nel 1987, l’associazione Rete TASI (Rete Tea-tri Associati della Svizzera Italiana) ha tra i suoi scopi principali il sostegno e la valorizzazione della cultura del

teatro indipendente nella su a multiformità di generi e di stili e raccoglie compagnie e singoli artisti attivi professionalmente nella Svizzera italiana. Promuove, inoltre, le arti della scena sia a livello svizzero che internazionale con una particolare attenzione alla salva-guardia della lingua italiana.Attualmente comprende una cinquantina di membri che si distinguono per la particolare attenzione rivolta a forme di spettacolo innovative nell’ambito del teatro, della danza, delle marionette e del teatro di figura. Rete TASI offre ai suoi membri delle attività su livello can-tonale, nazionale e internazionale e collabora con le associa-zioni teatrali più importanti della Svizzera. Per l’importanza della sua attività Rete TASI gode del sostegno dell’Ufficio Federale della Cultura e della Divisione della Cultura del Canton Ticino.

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Ticino terra di artisti

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RedazioneValentina Coda

GraficaSusanna Sofia Cozzi

StampaTipo-offset Aurora S.A.

RingraziamentiMargit HuberLaura CantùNicoletta BarazzoniDaphne Settimo

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Rete TASI (Teatri Associati della Svizzera Italiana)

C.P. 6506 – CH-6901 Lugano+41(0)78 806 70 60

[email protected]

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