Spa Em Ann

download Spa Em Ann

of 10

Transcript of Spa Em Ann

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    1/10

    Dio Oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto

    Evento Internazionale promossodal Comitato per il Progetto Culturale della CEI

    Roma, 10/12 dicembre 2009

    PRIMA SESSIONE IL DIO DELLA FEDE E DELLA FILOSOFIA

    LA RAGIONEVOLEZZA DELLA FEDE IN DIO

    Robert SpaemannFilosofo e teologo,

    professore emerito di Filosofiapresso la Ludwig-Maximilians-Universitt di Monaco di Baviera

    I.

    Il mito della caverna di Platone appartiene alle metafore immortali che consentono di interpretare lasituazione delluomo. Semplificando al massimo essa si presenta cos: gli uomini si trovanoallinterno di una caverna priva di aperture. Sono incatenati e guardano verso una parete. Sullaparete appare un gioco di ombre, per cos dire un cinema su parete, proiettato da una fonte luminosainvisibile agli spettatori e posta alle loro spalle. Gli uomini non conoscono altra situazione chequesta. Essi non possono n vedersi lun laltro n vedere se stessi. Quel che accade nel film peressi lunica realt. In relazione a questa realt essi si agitano, fanno congetture, delineano teorie eavanzano prognosi. Senza dubbio si aggira la diceria che vi sia, fuori dalla caverna, qualcosa comeun mondo vero. Si anche sentito dire che qui la vita sia come una prigionia, che esista lapossibilit di una liberazione. Si sentito dire che alcuni sono giunti in questo vero mondo ma che iloro occhi sono stati abbagliati dalla luce del sole al punto da non riuscire a vedere nulla. Gliabitanti della caverna dunque recalcitrano con mani e piedi se qualcuno da fuori ritorna per liberarli.Con questo paragone, Platone ha voluto simbolizzare la relazione fra il mondo vero delle idee e lapura immagine di queste, il mondo materiale. Tuttavia noi possiamo, senza allontanarci troppodallintenzione di Platone, modificare un poco linterpretazione di questo paragone. Il sole inrealt per Platone lmmagine del bene sostanziale, del bene ultimo, in virt del quale tutto esiste eche motiva, alla fine, ogni sforzo degli esseri viventi. Gi i Padri della Chiesa hanno paragonato

    lidea del bene di Platone a Dio. Nella variazione che introduco noi stessi non siamo soltanto gliosservatori del film che si proietta sulla parete, ma attori che prendono parte al film. La nostra vita la luce degli uomini, come si dice nel Vangelo di Giovanni - deve se stessa in ogni istante ad unproiettore creativo e alla sua pellicola. Definisco creativo il proiettore per il fatto che esso proiettacose ed esseri viventi, che sono realmente animati e in una certa cornice addirittura liberi dimuoversi in un modo o nellaltro. In ogni caso, comunque essi si muovano, colui che ha prodotto ilfilm e il proiettore gi sempre un passo avanti. Esso dispone le azioni degli attori nel quadro diuna totalit, che egli determina, similmente allapparecchiatura per navigare, che alla fine porta ilconducente a destinazione, malgrado i suoi giri viziosi. La causa vera e propria di quanto accade,e cio il proiettore, naturalmente non affiora nel film stesso. Non appare nella concatenazionedelle cause interne al film ovvero nelle condizioni antecedenti. In realt si tratta della vera causa di

    tutta la concatenazione e di tutti i suoi elementi. La creazione non un evento nel quale noicimbatteremo un giorno studiando la storia del cosmo. Creazione definisce la relazione chesussiste fra lintero processo cosmico e la sua origine extracosmica, cio la volont divina. Che le

    1

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    2/10

    cose stiano in questo modo lo dice una antica diceria, la diceria intorno a Dio. singolare per chegli uomini non sono mai stati assorbiti nella realt interna al film, e cio nella sfera intramondana,fino al punto da dimenticare questa diceria. Il loro bisogno di comprendere non fu soddisfatto daci che essi vedevano. Ludwig Wittgenstein, il padre della filosofia analitica moderna, considerauna illusione della modernit quella per cui le leggi naturali ci spiegherebbero il mondo, mentre

    in realt descrivono soltanto regolarit strutturali. Queste regolarit non hanno nulla che siavincolante sul piano logico; esse non spiegano n se stesse n il mondo. Il fatto che si lascinoformulare matematicamente, per lo scienziato naturale, ad esempio Einstein, ha semprerappresentato un motivo di stupore e di rinvio ad una origine divina.Tuttavia proprio il progresso della scienza fa parte delle ragioni che rimuovono la diceria intorno aDio. Questo si connette da una parte alla rapida dilatazione della sfera del fattibile, che in noiproduce il sentimento ebbro e fantastico dellinfinit, dallaltra alla rapidit con cui il mutamentodelle nostre relazioni vitali cresce in modo esponenziale. In tal modo la nostra attenzione si fissasul problema delladeguamento a questa realt terrena in mutamento continuo tanto che noi non cipossiamo pi permettere la domanda circa il fondamento e il senso del tutto, dunque di ci che stafuori dalla caverna. Questo non ha propriamente nulla a che fare con le asserzioni concrete della

    scienza. Le scienze, fino ad ora, non hanno formulato un solo serio argomento contro la diceriaintorno a Dio, soltanto la cosiddetta visione scientifica del mondo, lo scientismo, dunque ci cheWittgenstein ha definito come superstizione della modernit, ha tentato di fare questo. La scienzamoderna ricerca di condizioni, non si domanda che cosa qualcosa e perch , ma quali sono lecondizioni del suo sorgere. Lessere, lessere-se stesso tuttavia lemancipazione dalle condizionidella sua genesi. E lincondizionato, dunque Dio,per definitionem non pu comparire allinterno diuna ricerca di condizioni intramondana, cos come non appare il proiettore nel film. Questo nonsignifica che il film prima o poi incominci a spiegare se stesso e a rendere superfluo il proiettore.Lalternativa non pu dunque suonare cos: spiegabilit scientifica del mondo o fede in Dio, masoltanto: rinuncia a comprendere il mondo, rassegnazione della ragione o fede in Dio.O Dio c oppure lautocomprensione delluomo in quanto essere di ragione, vale a dire in quantopersona, una illusione.

    Il razionalismo dellIlluminismo da lungo tempo si abbandonato alla fede nella impotenza dellaragione umana, alla fede nel fatto che noi non siamo ci che pensiamo di essere: esseri liberi,autodeterminati. La fede cristiana non ha mai considerato luomo tanto libero come ha fattolidealismo, ma nemmeno lo considera cos privo di libert come fa oggi invece lo scientismo.Ragione, ratio significa tanto ragione quanto fondamento. La visione scientifica del mondoconsidera il mondo e dunque anche se stessa come priva di un fondamento. La fede in Dio la fedein un fondamento del mondo, che non senza fondamento, dunque irrazionale, ma luce,

    trasparente a se stessa e cos suo proprio fondamento.

    II.

    Sono in tal modo giunto alla seconda parte di ci che vorrei discutere, e cio alla domanda: checosa crede colui che crede in Dio? Egli crede, io dico, in una fondamentale razionalit della realt.Egli crede che il bene sia pi fondamentale del male. Egli crede che ci che inferiore debbaessere compreso a partire da ci che superiore e non viceversa. Egli crede che il non sensopresupponga il senso e che il senso non sia una variante dellassenza di senso. Questo persignifica che, contrariamente a quanto afferma David Hume, secondo il quale We never advance

    one step beyond ourselves, colui che crede in Dio crede che nellincontro con gli altri noi abbiamoa che fare con la realt. Nel concetto di Dio noi pensiamo lunit di due predicati, che nel nostromondo esperienziale solo qualche volta e mai in modo necessario risultano connessi luno allaltro:

    2

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    3/10

    lunit dei predicati potente e buono, lidentit del potere assoluto e del bene assoluto, lunit diessere e senso. Questa unit non per noi una verit analitica. Essa non si comprende da se stessa,anche se Rousseau lo ha creduto. Egli pensava che tutto il male derivasse da debolezza e chelOnnipotente non potesse avere alcuna ragione per non esser buono. Qui non discuto di questo. Inogni caso noi dobbiamo dire che i predicati potente e buono non significano la stessa cosa, cos

    come non significano la stessa cosa le parole stella della sera e stella del mattino. Solosuccessivamente gli uomini hanno scoperto che le due parole hanno lo stesso riferimento, e ciosignificano la stessa stella, e cio Venere. Chi crede in Dio, crede che la potenza assoluta e il beneassoluto abbiano lo stesso riferimento: la santit di Dio. Gli gnostici dei primi secoli cristianinegavano questa identit. Essi attribuivano i due predicati a due divinit, una potenza cattiva, il

    Deus universi, dio e creatore di questo mondo, e un dio, che luce, che appare da lontanonelloscurit di questo mondo. La fede in un unico Dio la fede secondo la quale per questa luce,che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, vale laffermazione del Vangelo di Giovanni:Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di Lui.Chi crede in Dio, crede che questi due incondizionati siano identici: lincondizionato di ci che inquanto , lincondizionato della realt fattuale, e lincondizionato del bene. Incondizionato della

    realt fattuale: come tutte le cose stanno Dio. Dio come tutte le cose stanno si legge inWittgenstein. Contro ci che nel modo in cui non si d alcuna obiezione. Il destino guida i bendisposti, mentre trascina con s quanti gli si oppongono, cos recita una massima degli Stoici.Inschallah se Dio vuole, dicono i musulmani quando svelano un proposito. E la stessa cosaaveva raccomandato lApostolo Giacomo, molto tempo prima. Il fedele accoglie tutto ci cheaccade e che non in grado di modificare, dalle mani di Dio e senza accusare Dio. Giobbe accusaDio per le disgrazie piovute su di lui. I suoi amici lo vogliono convincere del fatto che Dio giustoe che Giobbe deve ricercare in se stesso la causa delle proprie disgrazie. Giobbe non comprendequesto e Dio rimprovera alla fine i suoi amici: la loro difesa di Dio meno devota del lamento diGiobbe. Delle intenzioni di Dio essi comprendono assai poco, esattamente come Giobbe. Dioallora riduce al silenzio Giobbe non quando egli si difende, ma dicendogli: Doveri tu quandioponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza..Il censore vorr ancoracontendere con lOnnipotente? ..Hai tu un braccio come quello di Dio e puoi tuonare con vocepari alla sua? Questo illumina Giobbe, il quale risponde: Ho esposto senza discernimento cosetroppo superiori a me, che io non comprendo.Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhiti vedono. Perci mi ricredo e ne provo pentimento sopra polvere e cenere. La sottomissioneincondizionata alla volont di Dio, che si rivela in ci che accade e in ci che noi non possiamomodificare, latteggiamento fondamentale di tutti coloro che credono in Dio.Ma che cosa significa sottomissione a ci che noi non possiamo in ogni caso modificare? Non forse pi dignitoso almeno rifiutarci di accettarlo? Ma a chi interessa questo, se Dio non esiste, se ildestino cieco e luniverso indifferente allaccettazione cos come al rifiuto o addirittura alla

    protesta? Quando Giobbe protesta davanti a Dio, questo accade perch egli pensa a Dio come ad unessere a cui appartiene il fatto di essere buono. Nella protesta si trova ancora il riconoscimento dicolui al quale noi rivolgiamo la protesta. Se noi lo considerassimo indifferente al dolore del mondo,non avrebbe alcun senso protestare. Per questo i Salmi chiedono a Dio la salvezza sempre peramore del tuo Nome. Lidea vi che sta dietro che Dio per cos dire responsabile di fronte a sestesso nel venire in aiuto al suo popolo. E quando Leon Bloy, il mendicante ingrato, scrive:Tout ce qui arrive est adorable, egli fa questo soltanto perch crede, contro ogni apparenza, chetutto ci che accade ha la sua origine in una volont infinitamente buona, vale a dire santa. importante sottolineare questo oggi, dove addirittura i sacerdoti, anzich invocare su di noi labenedizione del Dio onnipotente, parlano soltanto di Dio buono. Il discorso sulla bont di Dio, suDio che amore, smarrisce il suo punto sconvolgente, se passa sotto silenzio chi colui di cui si

    dice che Egli amore, se cio passa sotto silenzio che Egli la Potenza che guida la nostraesistenza e il mondo. Soltanto tale Potenza, infatti, pu salvarci dalla morte. Lidea di un amoreassoluto, infinito, resta un idea puramente regolativa, se in essa non viene pensata lunit di due

    3

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    4/10

    assolutezze, quella infinita del fattuale, del destino, e quella infinita del bene. Questultimo, il bene,non si rivela a noi, o comunque lo fa solo talvolta, in ci che accade, ma piuttosto nella vocesommessa, anche se inesorabile, della coscienza, la voce della ragione pratica, il cui giudizio spessosembra porci in contrasto con ci che di fatto accade. Nessuno al mondo pu costringerci achiamare bene il male e male il bene, anche se il giudizio della coscienza non affatto infallibile e

    anche se la coscienza, cos come la ragione, per giudicare in modo realmente razionale, ha bisognodi formazione ed eventualmente di correzione. Chi dunque crede che il bene e lessere, in ultimaistanza e fondamentalmente, siano la stessa cosa, chi crede certamente non contro ogni ragione, macontro lapparenza, crede nel Dio nascosto. Il fattuale non ci nascosto. Si trova davanti a tutti. Enemmeno il bene ci rimane nascosto. Ragione e coscienza ci consentono di conoscerlo. Ci che ci nascosto lunit di questi due assoluti, lunit di potenza e senso, di onnipotenza e amore. questa unit a rimanerci nascosta. Anche se resta ragionevole credere ad essa. La Croce sembraessere la sua confutazione, la Resurrezione la sua dimostrazione.Se io dico che ragionevole credere a questa unit, perch noi non possiamo pensare a nessuno diquesti due assoluti in modo conseguente fino alla fine senza pensare contemporaneamente ognivolta allaltro. La potenza assoluta, lessenza di ci che , non sarebbe questa essenza, non sarebbe

    lAssoluto, se non avesse di fronte a s sempre un occhio silenzioso, che inesorabilmente la orienta.Se il bene non appartenesse allessere, lessere non sarebbe tutto, non sarebbe cio la totalit.Locchio che inesorabilmente dirige e che allo stesso tempo inesorabilmente buono appartieneesso stesso allessere, altrimenti lessere non sarebbe tutto. Ma vale anche il contrario: se il benefosse impotenza, allora non sarebbe il bene tout court. Poich limpotenza del bene non bene. Lafede nella potenza del bene ci che ci consente di abbandonarci attivamente alla realt, senzadover temere che in un mondo assurdo anche ogni buona intenzione sia giudicata come unaassurdit. Del resto questo il punto centrale dello scritto di Fichte: ber den Grund unseresGlaubens an eine gttliche Weltregierung.Tommaso dAquino ha in mente questi due assoluti, che noi pensiamo nel concetto di Dio, quandoparla delle due volont di Dio, la volont di comando e la volont storica, dunque di ci che Diovuole che noi vogliamo e di ci che egli vuole che accada. La volont storica ci nascosta. Di ciche Dio vuole che accada, noi veniamo a conoscenza soltanto quando accaduto. Di ci che Eglivuole che noi vogliamo, noi questo lo sappiamo in ogni momento. Si tratta della moralit, e suquesto ci illuminano la ragione e la coscienza o anche i Dieci Comandamenti. Circa ci che Diovuole che accada, questo noi non lo sappiamo in anticipo e dunque non possiamo nemmeno cercaredi volerlo e di farlo. Possiamo unicamente sottometterci a tale volere. Dobbiamo ubbidire al voleredi Dio. Tommaso fa un esempio. Un uomo ha commesso un crimine. dovere del re dare la cacciaalluomo per infliggergli la pena che merita. Dovere della moglie di questo uomo aiutarloquando si nasconde. Da essi Dio esige lopposto, poich il re deve occuparsi del bene dello Stato ela moglie invece del bene della famiglia. L assoluta volont di Dio, la sola che si cura del bene

    delluniverso, si mostra alla fine nel fatto che quelluomo alla fine venga arrestato o meno. Il re e lamoglie devono accettare questo risultato umilmente come volont di Dio. Il re non pu uccidereAntigone, dal momento che essa adempie al suo dovere di sorella verso il fratello colpevole di altotradimento e gli d sepoltura. Antigone non pu divenire una terrorista, che impedisce al re direalizzare il suo dovere. Ci che Tommaso chiama volont assoluta di Dio, si realizza nella storiaattraverso la continua trasgressione della volont che si esprime nei suoi comandamenti. Oh felicecolpa di Adamo, canta la Chiesa ogni anno nella notte di Pasqua. Il Mefistofele di Goethe pensaallo stesso modo quando si definisce come parte di quella forza, che vuole sempre il male e creasempre il bene. Dio viene qui rappresentato come un pittore dalla creativit infinita, sul cui dipintoche si sviluppa progressivamente un malfattore getta continuamente schizzi di colore. II pittore,per, utilizza ciascuno di questi schizzi per trasformare di continuo il dipinto, allaggiungersi di

    ogni schizzo, in qualcosa di sempre pi perfetto. Alla fine si dir: il dipinto compiuto non sarebbequello che , senza gli sfregi del malfattore. Quello che si avrebbe sarebbe stato dunque un dipintodifferente. Non dobbiamo cedere alla tentazione, scrive Tommaso, di voler cospirare con la volont

    4

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    5/10

    assoluta di Dio. In questo senso Ges dice del tradimento di Giuda: Il Figlio delluomo deve essereconsegnato, ma guai alluomo per il quale Egli consegnato. Soltanto il marxismo ha superato ildualismo tra significato storico e morale e ha derivato lorientamento dellagire dal senso storicoche presume di aver compreso: A noi e cio i rivoluzionari esecutori del senso della storia - anoi tutto permesso, scrive una volta Lenin, il quale, in un altro passo, chiarisce anche come nel

    marxismo non vi sia nessuna grande etica. In tal modo Lenin ha fatto emergere una implicazionedecisiva dellateismo. Probabilmente egli aveva nellorecchio lespressione di Dostojewski: SeDio non c, tutto permesso.Ma quale ragione abbiamo per ammettere che Egli esiste? Noi sappiamo ci che intendiamo

    quando diciamo Dio: un Assoluto, che ha in s stesso il suo fondamento, perch Egli ci che hasenso per eccellenza, ci che basta a se stesso. La dottrina cristiana della Trinit traducecompiutamente questo concetto di Dio, quando essa lo pensa come amore onnipotente, e certo comeamore in se stesso, cosicch non occorre alcun mondo e alcun uomo per realizzare la sua essenza.Dio non mai solo. In questo caso infatti Egli sarebbe soltanto una parte della realt, meno dunquedi Dio e mondo insieme. La creazione del mondo sarebbe la rimozione di una mancanza e non illibero atto dellamore. Dio in se stesso amore, il che significa: Egli riflesso in se stesso, Egli ha

    in s una immagine adeguata di se stesso, ha il Logos come qualcosa di vivente che gli sta difronte, e la sua processione nel Logos, il Figlio, avviene in un donarsi, che di nuovo Dio stesso,il santo Pneuma o, come diciamo noi occidentali, nello Spirito Santo. I misteri del Cristianesimosono limprevisto adempimento di ci che nel concetto di Dio viene anticipato dalla ragione.

    III.

    Rimane tuttavia questa domanda: abbiamo un motivo per accettare che alla diceria intorno a Dio,dunque a ci che noi pensiamo quando diciamo Dio, corrisponda qualcosa nella realt? Noiabbiamo, come dice Kant, un ideale senza difetti di questo Essere supremo, un concetto chesuggella e incorona lintera esperienza umana. Tuttavia quale ragione abbiamo per credere che aquesto concetto, come dice di nuovo Kant, corrisponda una realt oggettiva? Quale ragioneabbiamo per credere che il nostro grazie per un mattino splendente o per un amore fortunato abbiaun destinatario e che i lamenti degli infelici non rimangano senza eco in un universo indifferente?Nessuno ha visto Dio, scrive lApostolo Giovanni. La domanda : lautore del film al quale noipartecipiamo, ha lasciato la sua firma pi o meno celatamente, cos da poter essere trovata, se lo sivuole?La facolt che ci consente di ricercare Dio la ragione. Non la ragione strumentale, che, come diceNietzsche, ci rende animali ingegnosi, ma la capacit con la quale luomo oltrepassa se stesso e ilproprio ambiente e pu porsi in relazione con una realt che lo trascende. La facolt, mediante laquale possiamo sapere che in quel punticino che in cielo si tira dietro una scia di condensazione,

    che non ha alcun significato nel nostro contesto vitale, siedono uomini per i quali al contrario siamonoi qui sotto a non giocare nessun ruolo. Credere che Dio esista, significa che Egli non una nostraidea, ma che noi siamo un sua idea. Significa dunque rovesciamento della prospettiva,conversione. Se Dio esiste, allora questa la cosa pi importante, pi importante del fatto che noisiamo.Esiste una grande storia dello sforzo degli uomini di puntellare la loro convinzione circa lesistenzadi Dio attraverso la ricerca razionale di tracce, per rafforzare e giustificare la loro certezza intuitivamediante motivi razionali. Paolo definisce ubbidienza ragionevole la fede che egli predica. Ilfatto che le prove dellesistenza di Dio siano tutte quante particolarmente controverse, dunque nondice molto. Se dalle dimostrazioni nella matematica dipendesse una decisione radicale circalorientamento della nostra vita, allora anche queste dimostrazioni sarebbero controverse. Le loro

    premesse logiche verrebbero messe in discussione. Anche le tradizionali prove dellesistenza diDio da Agostino a Cartesio, Leibniz ed Hegel hanno premesse che essi presuppongono comericonosciute. Tutte le dimostrazioni, cos scrive una volta Leibniz, sono in questo senso argumenta

    5

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    6/10

    ad hominem. Kant e Nietzsche hanno tuttavia contestato questo presupposto. Qual questopresupposto? Che cosa dobbiamo presupporre come riconosciuto per trovare convincenti leclassiche prove dellesistenza di Dio? Qui accenno soltanto alla prova dellesistenza di Dio che intutti i tempi stata la pi diffusa a livello popolare.Essa prende le mosse dallesistenza indubitabile di processi orientati ad un fine, dunque da quei

    processi che noi possiamo comprendere soltanto a partire da una conclusione, come ad esempio ilvolo degli uccelli verso Sud, che noi possiamo comprendere soltanto quando sappiamo che gliuccelli laggi trovano nutrimento. Gli uccelli tuttavia non sanno questo. Dunque, cos suona laconclusione, deve esserci una coscienza creatrice che sta alla base di questi processi. Mi soffermoper un momento su questo argomento, perch esso gioca un ruolo importante nel dibattito fra iteorici del cosiddeto Intelligent-design e i darwinisti circa linterpretazione dellevoluzione dellavita e delle forme del vivente.In primo luogo si deve dire che la visione evoluzionista dellUniverso favorisce la fede in Dio.Aristotele considera luniverso, insieme a tutte le forme naturali del vivente, come eterno. Certo Dio che mantiene questo universo in movimento, ma non che ha incominciato a farlo in un certotempo. Tommaso dAquino pensava, allopposto del suo contemporaneo Bonaventura, che mentre

    la creazione del mondo certamente dimostrabile, non lo invece il suo inizio temporale, del qualenoi siamo a conoscenza soltanto grazie alla Rivelazione.Essendo noi oggi a conoscenza di una storia della natura, la domanda circa lorigine si pone inmodo pi urgente di prima, perch essa ora assume la forma della domanda circa linizio. Doverpensare ad una origine improvvisa, senza fondamento di un mondo dal nulla contiene una pretesanei confronti della ragione, che pone in ombra ogni altra pretesa. Ma lo stesso vale per la pretesa dipensare ad una origine involontaria della vita, dellistinto, della interiorit e dellautocoscienzacome risultati di processi materiali, come risultati di mutazioni casuali e della selezione di ci che utile alla sopravvivenza. Tali processi non possono spiegare come si giunga ad una tendenza, chesperimentiamo in noi stessi e che dobbiamo almeno attribuire a tutti gli esseri viventi superiori.Come mai il dolore e il piacere, come mai la negativit in un mondo di pura fatticit? Parole comefolgorazione o emergenza nascondono soltanto il fatto che noi non abbiamo la pi pallida ideadi come una cosa come linteriorit possa scaturire da un mondo di puri oggetti. Il segno meno nellamatematica altrettanto positivo del segno pi. Tuttavia il suo significato differente; cio il saltoin una dimensione totalmente differente. Da pi per pi viene sempre e soltanto pi. Il meno non sipu mai costruire dal pi. Invece senzaltro il pi dal meno, perch meno per pi d come risultatomeno, esattamente come pi per meno. Con la vita emerge per qualcosa come un significato nelmondo. Con essa emerge qualcosa come il vero e il falso. Corpi puramente materiali non possonoavere a che fare conqualcosa come un errore. Ogni vivente invece lo pu.Questo non significa che la visione darwinistica dell evoluzione abbia in se stessa delle falle gi alsuo proprio livello, sebbene anche questo oggi appaia sempre pi verosimile. Significa soltanto che

    allinterno di questa teoria viene escluso in linea di principio qualcosa di nuovo. Semplicementenon viene percepito. Allo stesso modo, nellosservazione di processi vitali, il fisico non verificanessuna violazione delle leggi fisiche, ma, in linea di principio, non pu percepire ci che specifico del vivente, n il sorgere dellinteriorit.Vorrei chiarire ci che penso attraverso la seguente ulteriore analogia. noto che Bach nelle suecomposizioni ha attribuito occasionalmente allimmagine della nota un significato simbolico, adesempio un simbolismo della croce. Bach ha cifrato anche piccoli testi verbali nelle suecomposizioni. Il pi noto il tema della fuga: B-A-C-H. Meno noto un procedimento di cifraturaassai avanzato per il quale i valori delle note vengono trasformati in valori numerici e questi dinuovo in significati alfabetici. Recenti ricerche di storia della musica sono approdate a questo: visono pubblicazioni contemporanee che descrivono con precisione il procedimento di una tale

    cifratura, allora chiamato Gemartia e che devono molto alla Cabbala. Se noi analizziamo lesonate per violino in sol minore, in la bemolle e in do maggiore, ma soprattutto la sonata in solminore sulla base di questo metodo e delle sue regole di trasformazione, allora improvvisamente ci

    6

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    7/10

    si fa incontro questo testo dei Rosacroce: Ex Deo nascimur, in Christo morimur, per SpiritumSanctum reviviscimus (Da Dio nasciamo, in Cristo moriamo, attraverso lo Spirito Santoriviviamo). La sonata conosciuta e apprezzata da secoli. Essa pu essere analizzata e interpretatain modo puramente musicale, e questa interpretazione del tutto legittima. Tuttavia chi, guidatodalla diceria di Dio, si accosta ad essa con unaltra chiave di decodificazione, questi scopre

    improvvisamente il suddetto testo. Si tratta dunque chiaramente di un doppio codice che ci consentedi vedere una forza creatrice quasi divina di Bach. Lidea che questo testo cifrato emerga per cosdire come epifenomeno della composizione di un musicista, cos assurda che nessuno potrebbepensare di sostenere una tale tesi.Ma non meno assurda lidea che il mondo di significato e di senso, che emerge con la vita, possaessere inteso come epifenomeno di un processo governato da fattori che non abbiano nulla a chefare con questo mondo e che siano ciechi e indifferenti ad esso. Questa doppia codificazione evidente, e chiudere gli occhi di fronte a questo dualismo presuppone una decisione dogmatica,nella quale un apprezzato teorico della coscienza di orientamento materialista come Daniel Dennetsi riconosce apertamente. Dennet scrive che egli non si lascer mai convincere da un argomento cheprenda in considerazione una ipotesi non materialistica.

    Le obiezioni scientifiche contro linterpretazione standard della macro-evoluzione sono sempre pirilevanti e hanno raggiunto nel frattempo anche le pagine di santuari scientifici come Nature eScience. La loro debolezza strategica consiste unicamente nel fatto che esse non possonopresentare nessuna teoria migliore, vale a dire pi produttiva, secondo gli standard scientifici. E lastoria della scienza mostra che di regola le teorie vengono cacciate soltanto da teorie migliori, nonattraverso la pura individuazione dei loro punti deboli, e nemmeno da confutazioni. Il ricorso ad unproiettore divino fin da principio non viene accettato come spiegazione, perch implica il ricorsoa qualcosa di non osservabile e non ricostruibile.

    IV.

    Ritorniamo agli argomenti intorno allesistenza di Dio. Il primo grande colpo contro di essi fuportato da Kant con la sua tesi che la nostra ragione teoretica e i suoi strumenti costitutivi, lecategorie, sono adatti soltanto a ordinare la nostra esperienza. E in questo quadro anche lidea diDio ha una funzione sistematizzante. Tuttavia per la ragione teoretica vale anche la proposizione diHume: We never do one step beyond ourselves. La ragione non ci consente di dire qualcosa circala realt stessa e dunque neanche qualcosa intorno a Dio, nella misura in cui Egli sia qualcosa dipi di una idea. Soltanto la ragion pratica, soltanto lesperienza cosciente spinge, anzi ci obbliga adassumere lipotesi dellesistenza di un Essere, che riesca a tener insieme i due assoluti, quellodellessere e quello del bene, e garantisca che il corso del mondo non conduca la volont buonaallassurdo. Ho dovuto delimitare il sapere, per creare un posto per la fede, scrive Kant.

    Nietzsche per ad aver portato il colpo decisivo, quando ha posto in questione in linea di principioun presupposto accettato in tutte le dimostrazioni tradizionali delesistenza di Dio, il presuppostodella intelleggibilit del mondo. Il filosofo francese Michel Foucault ha formulato nel modo piconciso quello che per la prima volta aveva pensato Nietzsche: Non possiamo pensare che ilmondo ci offra un volto leggibile. Ci che Nietzsche poneva in questione in linea di principio, erala capacit di verit della ragione e in tal modo lidea di qualcosa come la verit in generale. Questaidea ha infatti secondo lui un presupposto teologico, il presupposto che Dio esiste. Soltanto se Dioesiste, si d qualcosa di diverso da immagini soggettive del mondo, qualcosa come cose in sdelle quali aveva parlato ancora Kant. Le cose sono come Dio le vede. Se non esiste uno sguardo diDio, non si d nessuna verit al di l delle nostre prospettive soggettive. Nietzsche parla della fededi Platone, che anche la fede dei cristiani, la fede che Dio sia la verit, e che la verit sia divina.

    Le prove dellesistenza di Dio dunque soffrono tutte di ci che i logici chiamano una petitioprincipii. Queste prove presuppongono esattamente ci che vogliono dimostrare: Dio. giustoquesto? Si e no.

    7

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    8/10

    Da un punto di vista teorico non lo . E vero che Tommaso dAquino, nelle sue cinque vie, nonpresuppone mai espressamente una qualsiasi tesi sulla struttura logica del mondo e sulla capacit diverit della ragione. La presuppone per tacitamente. Il fatto che questo presupposto alla fine abbiail suo fondamento in Dio per lui ontologicamente chiaro, ma questo non giunge ad unariflessione gnoseologica. Laddove si tratta della validit dei principi primi del nostro pensiero

    funzionale alla verit, egli argomenta semplicemente come Aristotele con la reductio ad absurdumdella posizione contraria. Colui che nega la capacit di verit della ragione, o che nega la validitdel principio di contraddizione, questi semplicemente non pu pi dire nulla. Anzi addirittura la tesiper cui non esiste la verit, se non altro presuppone che questa tesi sia vera. Diversamente noiapprodiamo allassurdo. Tuttavia qui Nietzsche solleva questa obiezione: chi ci dice che nonviviamo nellassurdo? Senza dubbio tutti noi ci aggrovigliamo in contraddizioni, ma cos ebasta. La disperazione della ragione verso se stessa non si pu articolare a sua voltain una formalogicamente consistente. Dobbiamo imparare a vivere senza verit. Una volta compiuta la suaopera, lIlluminismo costretto a sopprimere se stesso, dal momento che, cos scrive Nietzsche,anche noi illuministi, noi spiriti liberi del XIX secolo viviamo ancora della fede dei cristiani, lafede che era anche di Platone, secondo la quale Dio la verit, e la verit divina.

    Una volta che lIlluminismo ha soppresso se stesso, il risultato il nichilismo. Secondo la visionedi Nietzsche, per, questo libera lo spazio necessario per un nuovo mito. Ma naturalmente neanchequesto in fondo si pu dire, dal momento che in generale non si pu dire nulla di vero. La veraquestione soltanto con quale menzogna si viva meglio. E nota la storiella della scritta sul muro:Dio morto. Firmato: Nietzsche, sotto la quale qualcuno ha scritto: Nietzsche morto. Firmato:Dio.Ma qualcosa di Nietzsche rimane. Ci che rimane la lotta contro il banale nichilismo della societdel divertimento, la coscienza puntuale e disperata di che cosa significa che Dio non esiste. E ciche teoreticamente rimane la comprensione della relazione interna e indivisibile della fedenellesistenza di Dio con lidea della verit e della capacit di verit e pertanto con la personalitdelluomo. Queste due convinzioni si condizionano a vicenda. Una volta che apparsa lidea divivere nellassurdo, allora la reductio ad absurdum puramente gnoseologica non pi unaconfutazione. Non possiamo pi addurre prove circa lesistenza di Dio sul fondamento sicuro dellacapacit di verit delluomo, poich questo fondamento sicuro soltanto a partire dal presuppostodellesistenza di Dio. Noi possiamo avere contemporaneamente soltanto entrambe le cose. Nonsappiamo chi siamo prima di sapere chi Dio; tuttavia non possiamo sapere qualcosa di Dio, se nonvogliamo percepire quella traccia di Dio che noi stessi siamo, noi in quanto persone, in quantoesseri finiti, ma liberi e capaci di verit. Il neopragmatista americano Richard Rorty ha scritto, inperfetta sintonia con Nietzsche: Un fine superiore di ricerca nel nome della verit potrebbe aversisoltanto se vi fosse qualcosa come una giustificazione ultima .una giustificazione di fronte aDio.

    La traccia di Dio nel mondo, da cui oggi dobbiamo prendere le mosse, luomo, siamo noi stessi.Tuttavia questa traccia ha la peculiarit di coincidere con il suo scopritore, e dunque di non esistereindipendentemente da lui. Quando noi, vittime dello scientismo, non crediamo pi in noi stessi, chie che cosa siamo, quando ci lasciamo persuadere di essere soltanto macchine per la diffusione deinostri geni, quando consideriamo la nostra ragione soltanto come prodotto di un adattamentoevolutivo, che non ha nulla a che fare con la verit, e quando lautocontradditoriet di questaaffermazione non ci sgomenta, allora non possiamo attendere che qualcosa ci possa convinceredellesistenza di Dio. Come ho gi detto, infatti, questa traccia di Dio che siamo noi stessi non esistesenza che noi lo vogliamo, anche se grazie a Dio Dio esiste del tutto indipendentemente dalfatto che noi lo riconosciamo, che sappiamo di Lui o Lo ringraziamo. Ci che possiamo cancellare solo noi stessi.

    8

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    9/10

    Il concetto della somiglianza delluomo con Dio, spesso utilizzato solo come una metaforaedificante, assume oggi un preciso e inatteso significato. Somiglianza con Dio significa capacit diverit. Laddove lamore non altro che la verit realizzata. Lamore si pu definire come ildivenire reale dellaltro per me. Nessun concetto per il messaggio neotestamentario ha unsignificato cos centrale come il concetto di verit. Per questo sono nato e sono venuto al mondo:

    per rendere testimonianza alla verit, risponde Cristo alla domanda di Pilato se Egli sia un re.Questa risposta sta fino ad oggi accanto alla domanda di Pilato: Che cos la verit?La personalit delluomo sta e coincide con la sua capacit di verit. Questo viene oggi posto inquestione da biologi, teorici dellevoluzione e delle neuroscienze. Non posso entrare nelladiscussione che si sviluppata al riguardo. Vorrei soltanto dire che ogni visione puramentespiritualistica delluomo viene oggi inglobata dal naturalismo. Per il naturalismo tuttavia laconoscenza non ci che essa stessa considera di essere. La conoscenza non ci illumina su ci che, ma consiste in adattamenti allambiente finalizzati alla sopravvivenza. Tuttavia come possiamosapere questo, se non possiamo sapere nulla? Il fatto che luomo sia completamente natura, unessere naturale uscito fuori dalla vita subumana, pu non essere letale per lautocomprensionedelluomo solo a condizione che la natura, per parte sua, sia stata creata da Dio e la creazione

    delluomo corrisponda ad una intenzione divina. Per questo non necessario che il processoevolutivo, che io con Darwin preferisco definire come processo di discendenza, venga inteso comeprocesso teleologico, vale a dire che in esso il generatore del nuovo non sia il caso. Ci che ilcaso visto dal punto di vista della scienza naturale, pu essere intenzione divina tanto quanto ciche riconoscibile per noi come processo orientato verso un fine. Dio agisce tanto attraverso ilcaso quanto attraverso leggi naturali. Se i biologi parlano di folgorazione e di emergenza peresorcizzare con le parole linesplicabile, credere in Dio significa allora avere un nome per questairruzione del nuovo, un nome che, in fondo, non riduca il nuovo soltanto allantico, il nomecreazione. La capacit di verit si pu comprendere soltanto come creazione.Vorrei chiarire ci che penso, il fatto cio che la verit presuppone Dio, con un ultimo esempio, unadimostrazione di Dio che sia, per cos dire, Nietzsche-resistente, una dimostrazione di Dio a partiredalla grammatica, pi esattamente dal cosiddetto Futurum exactum (il futuro anteriore). Il Futurumexactum, il secondo futuro per noi necessariamente connesso al presente. Dire di qualcosa che adesso, equivale a dire nel futuro che quella cosa stata. In questo senso ogni verit eterna. Ilfatto che il 10 dicembre 2009 numerose persone siano riunite a Roma per una conferenza di RobertSpaemann su Razionalit e fede in Dio non vero solo oggi, ma vero per sempre. Se noi oggisiamo qui, noi domani saremo stati qui. Come passato, come essere stato del futuro presente, ilpresente rimane sempre reale, sempre passato reale. Tuttavia di che tipo questa realt? Si potrebbedire: come visibilit nelle tracce che essa lascia con la sua azione causale. Tuttavia queste tracce sidiradano sempre di pi. E restano tracce fintantoch ci che le ha lasciate, viene esso stessoricordato.

    Fintantoch il passato viene ricordato, non difficile rispondere alla domanda sul genere del suoessere. Ha la sua realt appunto nellessere ricordato. Tuttavia il ricordo prima o poi svanisce. Eprima o poi nessun uomo ci sar pi sulla terra. Alla fine perfino la terra scomparir. Poich alpassato appartiene sempre un presente, del quale il passato passato, dovremmo dunque dire checon il presente che ricordiamo scompare anche il passato, e il futuro anteriore perde il suosignificato. Tuttavia proprio questo che non possiamo pensare. La proposizione nel futuro pilontano non sar pi vero che noi questa sera eravamo riuniti qui insensata. Non si lasciapensare. Se noi un giorno non saremo pi stati, allora noi di fatto non siamo reali neanche adesso,cos come il Buddismo afferma in modo consequenziale. Se la realt presente un giorno non sarpi stata presente, allora essa non affatto reale. Chi elimina il futuro anteriore elimina il presente.Tuttavia, ancora una volta: di quale tipo questa realt del passato, leterno essere vera di ogni

    verit? Lunica risposta suona cos: siamo costretti a pensare una coscienza che custodisce tuttoci che accade, una coscienza assoluta. Nessuna parola pronunciata un giorno sar un giorno nonpronunciata, nessun dolore non sofferto, nessuna gioia non vissuta. Il passato pu diradare, ma non

    9

  • 8/3/2019 Spa Em Ann

    10/10

    si pu fare in modo che non sia stato. Se la realt esiste, allora il futuro anteriore inevitabile e conesso il postulato del Dio reale.Io temo, cos scrive Nietzsche, che non ci libereremo di Dio finch continuiamo a credere allagrammatica. Il problema che non possiamo fare a meno di credere alla grammatica. AncheNietzsche ha potuto scrivere quello che scrisse soltanto perch ha affidato alla grammatica ci che

    ha voluto dire.

    (traduzione di Leonardo Allodi)

    10