Sotto osservazione Le reazioni Tra i nomi compaiono Oscar ...350mila International business...
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8 Il Sole 24 OreMartedì 5 Aprile 2016 - N. 93
Panama Papers IL QUADRO ITALIANO
Sotto osservazione
Tra i nomi compaiono Oscar Rovelli e il pilota Jarno Trulliche afferma di avere la residenza fiscale all’estero
Le reazioni
Nell’elenco anche il presidente di Alitalia Montezemoloche smentisce di avere società off-shore panamensi
Il fisco a caccia degli 800 italiani nelle listeL’agenzia delle Entrate avvia le procedure per ottenere la documentazione sui «nostri» contribuenti
Marco BellinazzoAngelo MincuzziMILANO
pL’agenzia delle Entrate vuole indagare sui “Panamapapers” e si appresta ad avvia-re le procedure per ottenere ladocumentazione dei circa800 contribuenti italiani coin-volti. E così anche l’Italia, co-me hanno fatto altri paesi, siappresta ad accendere un ri-flettore sugli 11 milioni di file trafugati alla società pana-mense Mossack Fonseca.
Secondo le notizie diffusedal settimanale L’Espresso,che aderisce all’International consortium of investigative journalists, nell’elenco degli italiani che hanno avuto rap-porti con la Mossack Fonsecafigurerebbe il presidente diAlitalia, Luca Cordero di Mon-tezemolo, che però smentiscedi possedere interessi a Pana-ma. «Né Montezemolo, né lasua famiglia possiedono alcu-na società offshore», hannosottolineato ieri fonti vicineall’ex presidente di Confindu-stria. Montezemolo, secondo idocumenti analizzati dal-l’Espresso, sarebbe collegato alla società Lenville Overseas,di cui sarebbe stato procurato-re. Nei primi mesi del 2007,quando era al vertice di Ferrarie Fiat, Montezemolo avrebbericevuto la delega per operaresu un conto alla Bim Suisse, fi-liale svizzera della Banca In-termobiliare.
Da una visura effettuata nelregistro delle imprese di Pa-nama, la Lenville Overseas S.A. risulta registrata il 20 gen-naio 2006 presso il notaio Be-nigno Vergara Càrdenas daEdison Ernesto Teano, avvo-cato della Mossack Fonseca.Azionisti della compagnia, che ha un capitale sociale di10mila dollari, risultano le so-cietà panamensi Enders Inc eRockal Inc. Il nome di Monte-zemolo non figura negli atticostitutivi, anche se è normaleche a Panama compaiano soloi cosiddetti “agenti residenti”.
Nei documenti trapelati sa-rebbero citate anche due gran-di banche italiane: Unicredit eUbi. La prima avrebbe avuto relazioni con Mossack Fonse-ca per la gestione di circa 80società offshore mentre altre40 società sembrebbero lega-te a Ubi. «Lo studio legaleMossack Fonseca non risulta essere un consulente dell’uffi-cio fiscale della capogruppo, equesto anche in base a una spe-
cifica ricerca condotta con ri-ferimento agli ultimi anni», haaffermato in una nota Unicre-dit, mente Ubi ha precisato che «non ha società controlla-te in Paesi quali quelli citati e nemmeno i nominativi indica-ti sono direttamente ricondu-cibili a Ubi. È però possibile che siano state gestite delle operazioni dalla banca perconto di propri clienti».
Nelle carte dell’Espressocompare anche il nome dell’ex pilota di Formula 1, Jarno Trul-li, che ieri ha affermato di non avere la residenza fiscale in Ita-lia, e di Oscar Rovelli, uno deglieredi di Nino Rovelli. Nei do-cumenti viene citato anche Giuseppe Donaldo Nicosia, la-titante dal 2014 perché al centrodi un’inchiesta della procura diMilano. Nicosia era socio di Marcello Dell’Utri nella socie-tà spagnola Tomé Advertising.
Panama sarà un paradiso fi-scale ancora per qualche anno. Il Governo dello Stato centroa-mericano qualche mese fa si èformalmente impegnato adaderire al sistema multilatera-
le di scambio delle informazio-ni denominato Crs (Common Reporting Standard) ma non ha ancora precisato le tempi-stiche di adesione. Questo nuo-vo sistema promosso dal G20 edall’Ocse per contrastare l’evasione fiscale internazio-nale prevede, a partire dal 2017,l’invio automatico tra le ammi-nistrazioni fiscali delle infor-mazioni relative ai sottoscrit-tori non residenti di prodotti fi-nanziari presso gli intermedia-ri (istituti bancari, società fiduciarie, Sgr, assicurazioni vita e Sim) dei paesi firmatari. Si pensava che Panama potesseaderire dal 2018 ma questo ter-mine potrebbe allungarsi, ameno che lo scandalo di questeore non induca le autorità pa-namensi ad accelerare.
La rete dei controlli anti-evasione promossa dagli Usa con il modello bilaterale Fatca (Foreign Account Tax Com-pliance Act), del resto, è sem-pre più estesa. Il Multilateral Competent Authority Agree-ment (Mcaa) è stato sottoscrit-to, fino a marzo 2016, da 100 pa-esi. Delle principali piazze fi-nanziare offshore la quasi tota-lità ha aderito o manifestato l’intenzione di aderire. Tra queste le Isole Cayman, Lie-chtestein, Guernsey, Isle of Man e Jersey. Rispetto ai 100 paesi aderenti sono 41 quelli in cui il sistema sarà operativo dal2018 come la Svizzera, Singa-pore, gli Emirati, Hong Kong, ilPrincipato di Monaco e la Cina.
Il perimetro è quindi in con-tinua evoluzione sotto la pres-sione del G20. Le alternative, specie per chi non ha aderito inItalia alla voluntary, si concen-trano su paesi sempre meno evoluti finanziariamente e ca-ratterizzati da una bassa stabi-lità socio politica, aumentandorischi e costi. Tra le mete anco-ra “appetibili” (ma fino alla finedel 2017, data da cui scatteràl’obbligo di registrazione deidati da inviare poi per la prima volta nel 2018) ci sono alcuni paesi del Golfo Persico, come Dubai e Quatar.
Ci sono poi alcuni “paradisi”fiscali che resistono e che pur avendo dichiarato interesse per il Crs non hanno ancora formalizzato la data di adesio-ne. A parte Panama, nell’elen-co dei paesi recalcitranti alla piena trasparenza fiscale, figu-rano il regno del Bahrein oltre aNauru e Vanuatu, isole del-l’Oceano Pacifico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA PAROLACHIAVE
«Crs»
7Il Common Reporting Standard (Crs) è il nuovo standard globale promosso dal G20 e dall'Ocse per lo scambio di informazioni al fine di contrastare l'evasione fiscale internazionale. Il Crs prevede, a partire dal 2017, lo scambio automatico su base annuale delle informazioni finanziarie sensibili relative ai sottoscrittori non residenti di prodotti finanziari presso gli intermediari (istituti bancari, società fiduciarie, Sgr, assicurazioni vita e Sim) dei paesi firmatari. L'accordo multilaterale (Multilateral Competent Authority Agreement) è stato già sottoscritto da 96 Paesi
IL «CRS» MULTILATERALETra il 2017 e il 2018partirà fra 96 Paesi lo scambio automatico delle informazioni finanziarie
I 100 paesi inclusi nel sistema multilaterale per lo scambio delle informazioni finanziarie
Fonte: Ocse
Albania
Andorra
Antigua e Barbuda
Aruba
Australia
Austria
Bahamas
Belize
Brasile
Brunei
Canada
Cile
Cina
Cook Islands
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Qatar
Russia
Saint Kitts and Nevis
Samoa
Saint Lucia
S. Vincent e Grenadine
Arabia Saudita
Singapore
Sint Maarten
Svizzera
Turchia
Emirati Arabi Uniti
Uruguay
Costa Rica
Ghana
Grenada
Hong Kong (Cina)
Indonesia
Israele
Giappone
Kuwait
Marshall Islands
Macao (Cina)
Malesia
Mauritius
Monaco
Nuova Zelanda
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Isola di Man
Italia
Jersey
Corea del Sud
Lettonia
Liechtenstein
Lituania
Lussemburgo
Malta
Messico
Montserrat
Paesi Bassi
Niue
Norvegia
Polonia
Portogallo
Romania
San Marino
Seychelles
Slovacchia
Slovenia
Sudafrica
Spagna
Svezia
Trinidad and Tobago
Turks e Caicos
Regno Unito
Anguilla
Argentina
Barbados
Belgio
Bermuda
British Virgin Islands
Bulgaria
Cayman
Colombia
Croazia
Curaçao
Cipro
Repubblica Ceca
Danimarca
Dominica
Estonia
Isole Faroe
Finlandia
Francia
Germania
Gibilterra
Grecia
Groenlandia
Guernsey
Ungheria
Islanda
India
Irlanda
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55I PAESI IN CUI LO SCAMBIO DEI DATIPARTIRÀ DAL 2017 4
PAESI CHE HANNO DICHIARATO DI VOLER ADERIREAL CRS MA NON HANNO INDICATO UNA DATA
41I PAESI IN CUI LO SCAMBIO DEI DATIPARTIRÀ DAL 2018
BahrainVanuatu
4
Panama 3
1
Nauru2
La mappa dei «paradisi»
La terra del segreto. Al terzo posto dopo Hong Kong e Isole vergini britanniche
Nel piccolo Stato del canaleregistrate 350mila società
Opacità, ma soprattutto se-gretezza. È la chiave cheha sancito negli ultimi
anni il successo di Panama tra i paradisi fiscali internazionali. Il paese del Canale resta un “buco nero”. «Un grande buco nero, una delle giurisdizioni più se-grete al mondo», chiarisce Alex Cobham, direttore delle ricer-che del Tax Justice Network, l’organizzazione indipendente fondata da John Christensen cheelabora il Financial Secrecy In-dex, una classifica dei paradisi fi-scali mondiali.
Panama, al 13mo posto nella li-sta, è diventata in questi anni la “Hong Kong dell’America lati-na”, la “sin city”, il crocevia del riciclaggio dei soldi dei narco-trafficanti colombiani e ve-nezuelani, il punto di approdo dievasori fiscali e politici corrotti. Del resto, il Fondo monetario In-ternazionale in un report del 2014 aveva già lanciato l'allarme sulla vulnerabilità di Panama «al riciclaggio».
I dati sulla crescita vertigino-sa delle società registrate nel pa-ese spiegano meglio di ogni altracosa il ruolo che Panama ha as-sunto nel mondo dell'offshore.
Nel registro del commercio di Panama sono registrate più di 350mila International business companies (Ibc), società che of-frono sicuri vantaggi in termini di flessibilità e riservatezza ma soprattutto fiscali. Quelle 350mila scatole vuote rappre-sentano la concentrazione più elevata al mondo di Ibc dopo Hong Kong e dopo le Isole vergi-
ni britanniche. Creare una socie-tà a Panama è un’operazione semplicissima. La spesa è di cir-ca 1.200 dollari, ai quali vanno ag-giunti 300 dollari per coprire le tasse governative e altre poche centinaia per pagare i professio-nisti che siederanno nel consi-glio di amministrazione e funge-ranno da schermi dietro i quali siceleranno i reali proprietari. Ma il fattore più attrattivo è che le
azioni della società possono es-sere al portatore. Il proprietario,cioé, è chi di volta in volta possie-de fisicamente i titoli. Le azioni, insomma, sono come una ban-conota: cambiano proprietario aseconda di quale tasca li contie-ne. È logico che in presenza di unsistema del genere, Panama sia diventata il perfetto paradiso per riciclatori di ogni sorta. Nel report del 2014 il Fondo moneta-rio internazionale sottolineava come nel Registro pubblico di Panama mancassero le informa-zioni sulla proprietà e sul con-trollo delle società, che sono no-te solo ai cosiddetti “agenti resi-denti”, cioé ai professionisti del-le law firm come Mossack Fonseca. Ecco perché i “Panamapapers” sono così importanti.
Neppure di fronte a una ri-chiesta di rogatoria gli evasori ri-schiano davvero. La legge pana-mense concede 70 giorni agli in-quirenti per portare avanti inve-stigazioni preliminari prima chei magistrati siano obbligati ad av-visare gli indagati dell’esistenza di un’inchiesta a loro carico. Ma a quel punto l’inchiesta sfuma.
An.Mi.© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL QUADRO Per creare una societàservono meno di 2mila dollariLe azioni possono essere al portatore
ANALISI
BenedettoSantacroce
Informazioniutilizzabiliper i controllifiscali
Il caso “Panama Papers” ripropone la questione dell’utilizzabilità fiscale delle
informazioni in qualche modo “trafugate”. Premettendo che le informazioni attualmente a disposizione non consentono una ricostruzione dei fatti e ancor più del contenuto effettivo dei dati “trafugati”, è chiaro che la questione dell’utilizzabilità e delle conseguenze amministrative e penali hanno una diretta rilevanza per tutti i contribuenti interessati a condizione che le operazioni siano state realizzate in dispregio delle regole di comunicazione e dichiarazione previste dalla legge 167/1990.
Per valutare l’utilizzabilità fiscale dell’informazione acquisita è molto utile leggere i fatti alla luce della giurisprudenza di legittimità che si è occupata negli ultimi anni delle liste Falciani e Vaduz. La Cassazione si è occupata di queste liste con due ordinanze, la 8605 e la 8606 del 28 aprile 2015, e con la sentenza 16950 del 19 agosto 2015. In queste pronunce la Cassazione, equiparando l’informazione acquisita a un indizio e attribuendole il valore di presunzione semplice, ha affermato che «l’amministrazione finanziaria può, in linea di principio, avvalersi di qualsiasi elemento con valore indiziario, anche unico, ad esclusione di quelli la cui inutilizzabilità discenda dal fatto di essere stati acquisiti in violazione di diritti fondamentali di rango costituzionale». La stessa Corte ha chiarito che «spetta al giudice di merito valutare se i dati in questione siano attendibili, anche attraverso il riscontro delle contestazioni mosse nei confronti del contribuente». Da questi principi deriva che per poter utilizzare le informazioni è necessario in primo luogo dimostrare che queste non ledono i diritti fondamentali di rango costituzionale quali l’inviolabilità della libertà personale o del domicilio. È necessario, dunque, verificare attraverso un bilanciamento dei diritti in gioco costituzionalmente garantiti quale sia il diritto prevalente. Tornando al caso “Panama Papers”, in via di principio, sarebbe sostenibile considerare che i dati trafugati essendo relativi ad affari o a società costituite da soggetti residenti in Italia non siano tutelati da diritti di rango costituzionale prevalenti al principio di capacità contributiva. È vero che (ma questo lo potremo sapere solo entrando nel dettaglio) tale tutela potrebbe essere rappresentata dal fatto che le informazioni acquisite erano coperte da un incarico professionale di difesa personale del contribuente. Ovviamente, come specificano le pronunce della Cassazione e come poi ripreso dalla giurisprudenza di merito, non basta che il dato sia giuridicamente utilizzabile per essere posto a base di una rettifica, ma è necessario che il fisco provi l’attendibilità del dato e dimostri che la presunzione è fornita degli elementi di precisione e gravità che possono essere posti a base di una rettifica. Inoltre, è necessario chequesta attendibilità sia dimostrata dopo aver esperito un contraddittorio preventivo. In altri termini, l’informazione per essere utilizzabile, oltre a dover essere circostanziata, deve essere suffragata da altri elementi che mutino la presunzione semplice in presunzione grave, precisa e concordante e non deve essere stata fornita dal contribuente in contraddittorio alcuna prova contraria.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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8Il Sole 24 Ore
Martedì 5 Aprile 2016 - N. 93
Panama Papers IL QUADRO ITALIANO
Sotto osservazione
Tra i nomi compaiono Oscar Rovelli e il pilota Jarno Trulliche afferma di avere la residenza fiscale all’estero
Le reazioni
Nell’elenco anche il presidente di Alitalia Montezemoloche smentisce di avere società off-shore panamensi
Il fisco a caccia degli 800 italiani nelle listeL’agenzia delle Entrate avvia le procedure per ottenere la documentazione sui «nostri» contribuenti
Marco BellinazzoAngelo MincuzziMILANO
pL’agenzia delle Entrate vuole indagare sui “Panamapapers” e si appresta ad avvia-re le procedure per ottenere ladocumentazione dei circa800 contribuenti italiani coin-volti. E così anche l’Italia, co-me hanno fatto altri paesi, siappresta ad accendere un ri-flettore sugli 11 milioni di file trafugati alla società pana-mense Mossack Fonseca.
Secondo le notizie diffusedal settimanale L’Espresso,che aderisce all’International consortium of investigative journalists, nell’elenco degli italiani che hanno avuto rap-porti con la Mossack Fonsecafigurerebbe il presidente diAlitalia, Luca Cordero di Mon-tezemolo, che però smentiscedi possedere interessi a Pana-ma. «Né Montezemolo, né lasua famiglia possiedono alcu-na società offshore», hannosottolineato ieri fonti vicineall’ex presidente di Confindu-stria. Montezemolo, secondo idocumenti analizzati dal-l’Espresso, sarebbe collegato alla società Lenville Overseas,di cui sarebbe stato procurato-re. Nei primi mesi del 2007,quando era al vertice di Ferrarie Fiat, Montezemolo avrebbericevuto la delega per operaresu un conto alla Bim Suisse, fi-liale svizzera della Banca In-termobiliare.
Da una visura effettuata nelregistro delle imprese di Pa-nama, la Lenville Overseas S.A. risulta registrata il 20 gen-naio 2006 presso il notaio Be-nigno Vergara Càrdenas daEdison Ernesto Teano, avvo-cato della Mossack Fonseca.Azionisti della compagnia, che ha un capitale sociale di10mila dollari, risultano le so-cietà panamensi Enders Inc eRockal Inc. Il nome di Monte-zemolo non figura negli atticostitutivi, anche se è normaleche a Panama compaiano soloi cosiddetti “agenti residenti”.
Nei documenti trapelati sa-rebbero citate anche due gran-di banche italiane: Unicredit eUbi. La prima avrebbe avuto relazioni con Mossack Fonse-ca per la gestione di circa 80società offshore mentre altre40 società sembrebbero lega-te a Ubi. «Lo studio legaleMossack Fonseca non risulta essere un consulente dell’uffi-cio fiscale della capogruppo, equesto anche in base a una spe-
cifica ricerca condotta con ri-ferimento agli ultimi anni», haaffermato in una nota Unicre-dit, mente Ubi ha precisato che «non ha società controlla-te in Paesi quali quelli citati e nemmeno i nominativi indica-ti sono direttamente ricondu-cibili a Ubi. È però possibile che siano state gestite delle operazioni dalla banca perconto di propri clienti».
Nelle carte dell’Espressocompare anche il nome dell’ex pilota di Formula 1, Jarno Trul-li, che ieri ha affermato di non avere la residenza fiscale in Ita-lia, e di Oscar Rovelli, uno deglieredi di Nino Rovelli. Nei do-cumenti viene citato anche Giuseppe Donaldo Nicosia, la-titante dal 2014 perché al centrodi un’inchiesta della procura diMilano. Nicosia era socio di Marcello Dell’Utri nella socie-tà spagnola Tomé Advertising.
Panama sarà un paradiso fi-scale ancora per qualche anno. Il Governo dello Stato centroa-mericano qualche mese fa si èformalmente impegnato adaderire al sistema multilatera-
le di scambio delle informazio-ni denominato Crs (Common Reporting Standard) ma non ha ancora precisato le tempi-stiche di adesione. Questo nuo-vo sistema promosso dal G20 edall’Ocse per contrastare l’evasione fiscale internazio-nale prevede, a partire dal 2017,l’invio automatico tra le ammi-nistrazioni fiscali delle infor-mazioni relative ai sottoscrit-tori non residenti di prodotti fi-nanziari presso gli intermedia-ri (istituti bancari, società fiduciarie, Sgr, assicurazioni vita e Sim) dei paesi firmatari. Si pensava che Panama potesseaderire dal 2018 ma questo ter-mine potrebbe allungarsi, ameno che lo scandalo di questeore non induca le autorità pa-namensi ad accelerare.
La rete dei controlli anti-evasione promossa dagli Usa con il modello bilaterale Fatca (Foreign Account Tax Com-pliance Act), del resto, è sem-pre più estesa. Il Multilateral Competent Authority Agree-ment (Mcaa) è stato sottoscrit-to, fino a marzo 2016, da 100 pa-esi. Delle principali piazze fi-nanziare offshore la quasi tota-lità ha aderito o manifestato l’intenzione di aderire. Tra queste le Isole Cayman, Lie-chtestein, Guernsey, Isle of Man e Jersey. Rispetto ai 100 paesi aderenti sono 41 quelli in cui il sistema sarà operativo dal2018 come la Svizzera, Singa-pore, gli Emirati, Hong Kong, ilPrincipato di Monaco e la Cina.
Il perimetro è quindi in con-tinua evoluzione sotto la pres-sione del G20. Le alternative, specie per chi non ha aderito inItalia alla voluntary, si concen-trano su paesi sempre meno evoluti finanziariamente e ca-ratterizzati da una bassa stabi-lità socio politica, aumentandorischi e costi. Tra le mete anco-ra “appetibili” (ma fino alla finedel 2017, data da cui scatteràl’obbligo di registrazione deidati da inviare poi per la prima volta nel 2018) ci sono alcuni paesi del Golfo Persico, come Dubai e Quatar.
Ci sono poi alcuni “paradisi”fiscali che resistono e che pur avendo dichiarato interesse per il Crs non hanno ancora formalizzato la data di adesio-ne. A parte Panama, nell’elen-co dei paesi recalcitranti alla piena trasparenza fiscale, figu-rano il regno del Bahrein oltre aNauru e Vanuatu, isole del-l’Oceano Pacifico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA PAROLACHIAVE
«Crs»
7Il Common Reporting Standard (Crs) è il nuovo standard globale promosso dal G20 e dall'Ocse per lo scambio di informazioni al fine di contrastare l'evasione fiscale internazionale. Il Crs prevede, a partire dal 2017, lo scambio automatico su base annuale delle informazioni finanziarie sensibili relative ai sottoscrittori non residenti di prodotti finanziari presso gli intermediari (istituti bancari, società fiduciarie, Sgr, assicurazioni vita e Sim) dei paesi firmatari. L'accordo multilaterale (Multilateral Competent Authority Agreement) è stato già sottoscritto da 96 Paesi
IL «CRS» MULTILATERALETra il 2017 e il 2018partirà fra 96 Paesi lo scambio automatico delle informazioni finanziarie
I 100 paesi inclusi nel sistema multilaterale per lo scambio delle informazioni finanziarie
Fonte: Ocse
Albania
Andorra
Antigua e Barbuda
Aruba
Australia
Austria
Bahamas
Belize
Brasile
Brunei
Canada
Cile
Cina
Cook Islands
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Qatar
Russia
Saint Kitts and Nevis
Samoa
Saint Lucia
S. Vincent e Grenadine
Arabia Saudita
Singapore
Sint Maarten
Svizzera
Turchia
Emirati Arabi Uniti
Uruguay
Costa Rica
Ghana
Grenada
Hong Kong (Cina)
Indonesia
Israele
Giappone
Kuwait
Marshall Islands
Macao (Cina)
Malesia
Mauritius
Monaco
Nuova Zelanda
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Isola di Man
Italia
Jersey
Corea del Sud
Lettonia
Liechtenstein
Lituania
Lussemburgo
Malta
Messico
Montserrat
Paesi Bassi
Niue
Norvegia
Polonia
Portogallo
Romania
San Marino
Seychelles
Slovacchia
Slovenia
Sudafrica
Spagna
Svezia
Trinidad and Tobago
Turks e Caicos
Regno Unito
Anguilla
Argentina
Barbados
Belgio
Bermuda
British Virgin Islands
Bulgaria
Cayman
Colombia
Croazia
Curaçao
Cipro
Repubblica Ceca
Danimarca
Dominica
Estonia
Isole Faroe
Finlandia
Francia
Germania
Gibilterra
Grecia
Groenlandia
Guernsey
Ungheria
Islanda
India
Irlanda
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55I PAESI IN CUI LO SCAMBIO DEI DATIPARTIRÀ DAL 2017 4
PAESI CHE HANNO DICHIARATO DI VOLER ADERIREAL CRS MA NON HANNO INDICATO UNA DATA
41I PAESI IN CUI LO SCAMBIO DEI DATIPARTIRÀ DAL 2018
BahrainVanuatu
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Panama 3
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NauruNauruNauruNauru2
La mappa dei «paradisi»
La terra del segreto. Al terzo posto dopo Hong Kong e Isole vergini britanniche
Nel piccolo Stato del canaleregistrate 350mila società
Opacità, ma soprattutto se-gretezza. È la chiave chepacità, ma soprattutto se-pacità, ma soprattutto se-
ha sancito negli ultimianni il successo di Panama tra i paradisi fiscali internazionali. Il paese del Canale resta un “buco nero”. «Un grande buco nero, una delle giurisdizioni più se-grete al mondo», chiarisce Alex Cobham, direttore delle ricer-che del Tax Justice Network, l’organizzazione indipendente fondata da John Christensen cheelabora il Financial Secrecy In-dex, una classifica dei paradisi fi-scali mondiali.
Panama, al 13mo posto nella li-sta, è diventata in questi anni la “Hong Kong dell’America lati-na”, la “sin city”, il crocevia del riciclaggio dei soldi dei narco-trafficanti colombiani e ve-nezuelani, il punto di approdo dievasori fiscali e politici corrotti. Del resto, il Fondo monetario In-ternazionale in un report del 2014 aveva già lanciato l'allarme sulla vulnerabilità di Panama «al riciclaggio».
I dati sulla crescita vertigino-sa delle società registrate nel pa-ese spiegano meglio di ogni altracosa il ruolo che Panama ha as-sunto nel mondo dell'offshore.
Nel registro del commercio di Panama sono registrate più di 350mila International business companies (Ibc), società che of-frono sicuri vantaggi in termini di flessibilità e riservatezza ma soprattutto fiscali. Quelle 350mila scatole vuote rappre-sentano la concentrazione più elevata al mondo di Ibc dopo Hong Kong e dopo le Isole vergi-
ni britanniche. Creare una socie-tà a Panama è un’operazione semplicissima. La spesa è di cir-ca 1.200 dollari, ai quali vanno ag-giunti 300 dollari per coprire le tasse governative e altre poche centinaia per pagare i professio-nisti che siederanno nel consi-glio di amministrazione e funge-ranno da schermi dietro i quali siceleranno i reali proprietari. Ma il fattore più attrattivo è che le
azioni della società possono es-sere al portatore. Il proprietario,cioé, è chi di volta in volta possie-de fisicamente i titoli. Le azioni, insomma, sono come una ban-conota: cambiano proprietario aseconda di quale tasca li contie-ne. È logico che in presenza di unseconda di quale tasca li contie-seconda di quale tasca li contie-
sistema del genere, Panama sia diventata il perfetto paradiso per riciclatori di ogni sorta. Nel report del 2014 il Fondo moneta-rio internazionale sottolineava come nel Registro pubblico di Panama mancassero le informa-zioni sulla proprietà e sul con-trollo delle società, che sono no-te solo ai cosiddetti “agenti resi-denti”, cioé ai professionisti del-le law firm come Mossack Fonseca. Ecco perché i “Panamapapers” sono così importanti.
Neppure di fronte a una ri-chiesta di rogatoria gli evasori ri-schiano davvero. La legge pana-mense concede 70 giorni agli in-quirenti per portare avanti inve-stigazioni preliminari prima chei magistrati siano obbligati ad av-visare gli indagati dell’esistenza di un’inchiesta a loro carico. Ma a quel punto l’inchiesta sfuma.
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IL QUADRO Per creare una societàservono meno di 2mila dollariLe azioni possono essere al portatore
ANALISI
BenedettoSantacroce
Informazioniutilizzabiliper i controllifiscali
Il caso “Panama Papers” ripropone la questione dell’utilizzabilità fiscale delle
informazioni in qualche modo “trafugate”. Premettendo che le informazioni attualmente a disposizione non consentono una ricostruzione dei fatti e ancor più del contenuto effettivo dei dati “trafugati”, è chiaro che la questione dell’utilizzabilità e delle conseguenze amministrative e penali hanno una diretta rilevanza per tutti i contribuenti interessati a condizione che le operazioni siano state realizzate in dispregio delle regole di comunicazione e dichiarazione previste dalla legge 167/1990.
Per valutare l’utilizzabilità fiscale dell’informazione acquisita è molto utile leggere i fatti alla luce della giurisprudenza di legittimità che si è occupata negli ultimi anni delle liste Falciani e Vaduz. La Cassazione si è occupata di queste liste con due ordinanze, la 8605 e la 8606 del 28 aprile 2015, e con la sentenza 16950 del 19 agosto 2015. In queste pronunce la Cassazione, equiparando l’informazione acquisita a un indizio e attribuendole il valore di presunzione semplice, ha affermato che «l’amministrazione finanziaria può, in linea di principio, avvalersi di qualsiasi elemento con valore indiziario, anche unico, ad esclusione di quelli la cui inutilizzabilità discenda dal fatto di essere stati acquisiti in violazione di diritti fondamentali di rango costituzionale». La stessa Corte ha chiarito che «spetta al giudice di merito valutare se i dati in questione siano attendibili, anche attraverso il riscontro delle contestazioni mosse nei confronti del contribuente». Da questi principi deriva che per poter utilizzare le informazioni è necessario in primo luogo dimostrare che queste non ledono i diritti fondamentali di rango costituzionale quali l’inviolabilità della libertà personale o del domicilio. È necessario, dunque, verificare attraverso un bilanciamento dei diritti in gioco costituzionalmente garantiti quale sia il diritto prevalente. Tornando al caso “Panama Papers”, in via di principio, sarebbe sostenibile considerare che i dati trafugati essendo relativi ad affari o a società costituite da soggetti residenti in Italia non siano tutelati da diritti di rango costituzionale prevalenti al principio di capacità contributiva. È vero che prevalenti al principio di prevalenti al principio di
(ma questo lo potremo sapere solo entrando nel dettaglio) tale tutela potrebbe essere rappresentata dal fatto che le informazioni acquisite erano coperte da un incarico professionale di difesa personale del contribuente. Ovviamente, come specificano le pronunce della Cassazione e come poi ripreso dalla giurisprudenza di merito, non basta che il dato sia giuridicamente utilizzabile per essere posto a base di una rettifica, ma è necessario che il fisco provi l’attendibilità del dato e dimostri che la presunzione è fornita degli elementi di precisione e gravità che possono essere posti a base di una rettifica. Inoltre, è necessario chequesta attendibilità sia dimostrata dopo aver esperito un contraddittorio preventivo. In altri termini, l’informazione per essere utilizzabile, oltre a dover essere circostanziata, deve essere suffragata da altri elementi che mutino la presunzione semplice in presunzione grave, precisa e concordante e non deve essere stata fornita dal contribuente in contraddittorio alcuna prova contraria.
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