Sostenibilità & Architettura
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INDICE
1. Architettura ed Ecologia
2. Il nuovo ruolo dell’Architettura
3. La Bioarchitettura come risposta
4. Sostenibilità architettonica tra LOW-TECH e HIGH-TECH
5. Conclusioni
Bibliografia
Abstract 01// Corso Teoria dell’Architettura //
Architettura & Sostenibilità //
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1. ARCHITETTURA ED ECOLOGICA
Lo sviluppo di molte culture urbane, con le proprie popolazioni e costruzioni, ha spesso comportato
la rottura dell’equilibrio con l’ambiente, soprattutto per l’abuso delle risorse locali causandone il
consequenziale esaurimento.
Da tutto quello che si è detto si evince perciò, che il progresso è stato sino ad oggi inversamente
proporzionale all’equilibrio ambientale, perché si è sempre ragionato secondo una logica lineare di
produzioneconsumoesaurimento e non secondo una logica più sostenibile, quella circolare di
produzioneconsumoripristino o riciclo, in cui si cerca di ristabilire gli equilibri sconvolti.
Al giorno d’oggi la questione ambientale è ormai un’emergenza improrogabile, perché
l’aumento dei consumi energetici, l’accelerazione dei livelli di inquinamento, i processi di
esaurimento delle riserve energetiche sono ad un livello tale da preoccupare la globalità e non
possono essere più ignorati. Tutto questo ha reso l’orientamento alla sostenibilità non più un
semplice sentire comune, ma una scelta di campo definitiva e strategica per conciliare benessere
e tutela dell’ambiente futuri.
Questa situazione critica, che si spera abbia raggiunto l’apice ad oggi in quanto ancora
recuperabile, ha preso il via in seguito alla prima rivoluzione industriale, alla sua conseguente
urbanizzazione sfrenata e all’impiego spropositato di combustibili fossili nella produzione.
La prima crisi internazionale che ha spostato l’attenzione sulla “questione ecologica” è, purtroppo,
derivata da una crisi economica e non dalla consapevole focalizzazione sul problema.
Nel 1973, al seguito della Guerra dello Yom Kippur (conflitto Arabo-Israeliano), ma soprattutto
all’embargo petrolifero derivatone contro gli USA e gli altri paesi sostenitori di Israele, sono state
avviate le prime ricerche sulle fonti alternative al petrolio per il rifornimento di energia delle
abitazioni (privilegiando quella solare) e sull’efficienza energetica.
Successivamente furono riconosciuti come estremamente nocivi i clorofluorocarburi (CFC)
principale minaccia dello strato di ozono ed a seguito del protocollo di Montréal (1987/1989),
l’ONU vietò l’impiego di queste sostanze (utilizzati in refrigerazione e climatizzazione). In Europa,
con il trattato di Maastricht (1992) furono gettate importanti basi per politiche di sostenibilità:
ambiente, salute, uso equilibrato delle risorse, impatto controllato su scala globale. Questi primi
assi portarono alla formulazione del principio di precauzione e di risarcimento per danno
ambientale, che dovrebbero essere applicati alla e dalla Comunità.
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In questo stesso anno venne pubblicato il rapporto della Commissione Brundtland dell’ONU in cui
compare per la prima volta il nuovo termine “sviluppo sostenibile”, con cui si intende la riduzione al
minimo dell’impiego di risorse non rinnovabili.
Nel 1997 con il Protocollo di Kyoto, si è data una maggiore rilevanza alla questione ecologica e
sono state introdotte pratiche normative in questa direzione con l’obiettivo di ridurre dell’8% la
produzione dei gas serra rispetto ai livelli degli anni Novanta. È stato sottoscritto da più di 160
paesi in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici (UNFCCC). Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica
anche da parte della Russia.
La crisi energetica che da qui a pochi anni investirà le zone più sviluppate del pianeta costituisce la
premessa fondamentale per l’incentivazione e la sperimentazione di nuove alternative energetiche
efficienti e virtuose. In un contesto caratterizzato da una profonda necessità di rinnovamento del
nostro modo di concepire e di gestire la realtà, (per cui) l’architettura diventa uno dei linguaggi più
autorevoli per porre rimedio al disequilibrio ecologico dando forma ad un nuovo andamento in
grado di conciliare il rispetto della natura e la ricerca di nuovi gusti estetici e valori spaziali.
Di fronte all’esaurimento delle risorse e alla crisi energetica, si sta affermando una rinnovata
cultura dell’abitare e del costruire che può essere interpretata come l’effetto non tanto di una scelta
personale, quanto di una riflessione critica condivisa sull’importanza dell’ambiente e del benessere
collettivo. L’emergenza ambientale, infatti, non è più una prospettiva, ma un problema effettivo da
risolvere che richiede la collaborazione di tutte le parti sociali, dagli enti pubblici alle imprese, fino
ai privati cittadini, e che si appella alla sperimentazione di politiche e strategie alternative.
Seguendo il modello della sostenibilità oggi è possibile effettuare dei riscontri e valutare dei risultati
efficienti, negli esperimenti di alcune comunità, nei saggi architettonici di alcuni architetti e nelle
sperimentazioni su diversa scala: di edifici sostenibili, di eco-quartieri e di città sostenibili.
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2. IL NUOVO RUOLO DELL’ARCHITETTURA
Coscienti della situazione economica odierna, dell’apertura di nuovi mercati e della diffusione di
problematiche ecologiche, il termine “sviluppo sostenibile” non si interpreta più come il solo
miglioramento ambientale, ma come una nuova concezione, che comprende ogni tipo di attività,
consumi e comportamenti all’interno del sistema produttivo.
“Lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che
soddisfa i bisogni del presente senza
compromettere la possibilità delle
generazioni future di soddisfare i propri
bisogni ”.
Per la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse il ruolo dell’architettura è fondamentale.
Per tale situazione l’intensa attività di ricerca e sperimentazione progettuale sviluppatasi in campo
architettonico per ristabilire gli equilibri alterati, assume sempre più importanti valenze socio -
culturale.
L’architettura ha una grande influenza sulle condizioni dell’abitare, del vivere, non deve essere
autoreferenziale o incentrata sulla genialità del singolo (sulla sua firma intesa come brand
commerciabile). La precedente tendenza a stupire, i grandi progetti architettonici con forme
seducenti e strabilianti, forme stupefacenti e fantastiche, forme portate all’estremo, oggi si
scontrano fortemente con la “nuova tendenza verde” più rispettosa dell’ambiente e dell’abitante.
Si è affermata una nuova consapevolezza, per cui i modelli architettonici influenzano sempre più la
vita delle persone. Gli edifici e la loro conformazione impattano sul modo di percepire lo spazio e
sul modo in cui gli individui lo vivono ed in parte condizionano il loro modo di relazionarsi con gli
altri e con la natura.
Adesso si cerca di adottare una maggiore sensibilità nei confronti della destinazione ed del
contesto che deve accogliere le nuove strutture.
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Di fronte alle forme eccezionali concepite sino ad oggi, tutto sembra essere possibile, ma non per
questo tutto dovrebbe essere realizzato.
Le scelte progettuali compiono trasformazioni delle nostre città, per cui sarebbe giusto studiarne i
possibili impatti e considerare un numero maggiore di alternative al fine di compiere la scelta più
adatta al contesto interessato.
Si è sempre più coscienti che l’edificio è un “organismo vivente” che alla nascita richiede un
grande impiego di risorse umane, ambientali e tecniche, che nel contempo esso sviluppa emissioni
dannose; nel corso della sua vita continua a consumare energia e risorse; alla sua morte, per la
sua dismissione o per il suo recupero, sono impiegate ulteriori risorse energetiche e vi è una
perdita di materiali.
Essendo l’edificio un “organismo” ENERGIVORO la sua progettazione deve essere
intelligentemente pensata affinché si sviluppi il miglior rapporto consumo-prestazione.
Il mutamento tecnico nel corso del tempo ha interessato ed influenzato molto l’attività
architettonica. Inconsapevolmente si sono verificati problemi di carattere ambientale e sociale,
riscontrabili in ogni fase del processo costruttivo (dall’estrazione delle materie prime a quelle di
costruzione e uso), con un conseguente consumo eccessivo, sia per quantità sia per la velocità, di
molte risorse naturali.
Per fornire una soluzione a questi problemi si è cercato di adottare nuovi concetti, strumenti e
metodologie in architettura, per realizzare una maggiore efficienza nell’impiego di risorse.
Un approccio innovativo basato sulla ricerca continua di una reale sostenibilità nell’ambiente
costruito. Una formula valida è l’essere più sensibili alle caratteristiche del luogo d’intervento e dei
materiali impiegati, alle esigenze energetiche, alla gestione e all’utilizzo dell’acqua, alla qualità
degli ambienti interni.
L’edificio deve essere in grado di soddisfare i propri bisogni energetici e di acqua con risorse
rinnovabili captate direttamente dal sito.
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3. LA BIOARCHITETTURA COME RISPOSTA
La risposta a questa richiesta di consapevolezza nei confronti dell’ambiente in cui viviamo e che
dovrà fornire ancora risorse in futuro, è la Bioarchitettura.
La bioarchitettura è rispettosa dei principi della sostenibilità, ha l'obiettivo di instaurare un rapporto
equilibrato tra l'ambiente ed il costruito, soddisfacendo i bisogni delle attuali generazioni senza
compromettere, con il consumo indiscriminato delle risorse, quello delle generazioni future.
La bioedilizia è nata in seguito alla grande crisi energetica che nel 1973 ha coinvolto tutto il mondo,
perciò molti studiosi hanno iniziato ad interessarsi alle fonti alternative al petrolio per il rifornimento
di energia alle abitazioni, privilegiando quella solare. Come fenomeno collettivo è iniziato nelle
aree con maggior inquinamento industriale, come la Ruhr in Germania.
Alcuni dei principi che fanno capo alla bioarchitettura sono:
“la creazione di luoghi significativi per aiutare l’uomo ad abitare”, come sosteneva
l’architetto e teorico norvegese Christian Norberg-Schulz, nel pieno rispetto del genius loci
(lo spirito del sito);
l’utilizzo di materiali e tecniche ecocompatibili, preferibilmente appartenenti alla cultura
materiale locale.
privilegiare la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell’uomo;
salvaguardare l'ecosistema;
impiegare le risorse naturali (acqua, vegetazione, clima);
non causare emissioni dannose (fumi, gas, acque di scarico, rifiuti);
concepire edifici flessibili e riadattabili nel tempo con interventi di ampliamento o
cambiamento di destinazione d'uso;
prevedere un diffuso impiego di fonti energetiche rinnovabili;
Gli architetti di questa nuova eco-scuola, negli anni, fecero significativi passi avanti sperimentando
e dando importanza all’ombreggiamento, all’isolamento termico, alla ventilazione, alla
deumidificazione, alla protezione da precipitazioni atmosferiche, e più attenzione all’illuminazione
naturale e a quella derivante da fonte solare. Il sapiente impiego delle risorse naturali hanno dato
vita a caratteristiche abitative di tipo “reattivo”, in grado, cioè, di adattarsi all’ambiente esterno e ai
cambiamenti climatici, e ad una forte sperimentazione di materiali da costruzione “poveri” o non
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tradizionalmente impiegati in questo settore: la pietra, il legno, il gesso, la calce e, al posto di
vernici, colle, smalti e pitture di derivazione chimica, altri completamente naturali.
Il processo progettuale comincia considerando attentamente l’esposizione della facciata
d’ingresso, preferibilmente rivolta a Sud per usufruire al massimo della luce e del calore del sole:
anche gli altri ambienti vengono situati in aree idonee, scelte secondo una giusta combinazione di
luce ed ombra.
Affinché tali principi possano integrarsi tra loro è necessaria una progettazione che si avvalga del
contributo di numerosi specialisti. Contemporaneamente allo sviluppo della bioarchitettura si sono
definite delle nuove figure specialistiche nei vari settori tecnici ed ambientali, garantendo nel
processo costruttivo la qualità dei controlli e la correttezza dei risultati.
L'industria delle costruzioni ha un forte impatto ambientale a causa dell'altissimo consumo
energetico, delle sue emissioni nell'atmosfera, dell'inarrestabile consumo del territorio e del diffuso
utilizzo di materiali di origine petrolchimica che determinano gravi problemi di inquinamento
durante tutto il loro ciclo di vita;difatti per comprendere e poter contenere le emissioni sono
necessari numerosi controlli da parte dei tecnici specialisti.
Fine primario della bioarchitettura è dare all'edilizia un nuovo indirizzo rivolto al rispetto delle
esigenze dell'abitante e dell'ambiente.
4. SOSTENIBILITÀ ARCHITETTONICA TRA LOW-TECH E HIGH-TECH
Nel settore dell’edilizia ecosostenibile si possono distinguere due indirizzi architettonici. Uno segue
le regole dell’orientamento solare e della semplicità costruttiva, impiegando tecniche tradizionali; il
secondo adotta in maniera innovativa i sistemi esistenti e sperimenta nuove tecnologie per favorire
l’efficienza energetica.
I pionieri del low-tech
Fin dagli anni Settanta, in risposta alle inquietudini suscitate dalla prima crisi petrolifera, qualche
pioniere idealista propose delle alternative ecologiche, soprattutto nei settori delle abitazioni e delle
piccole strutture educative e culturali. Sull’onda del movimento di contestazione del maggio ’68,
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alcuni architetti contestando la rigidità e la freddezza delle costruzioni moderniste incoraggiarono
gli utenti a partecipare al progetto, e perfino alla realizzazione, di edifici più conviviali.
Questa filosofia antiautoritaria ha ispirato la realizzazione delle case popolari di Joachim Eble in
Germania; il progetto immobiliare “Tinngarden” del gruppo Vandkunsten, vicino a Copenaghen; le
realizzazioni di Lucien Kroll, in Belgio; le scuole e la “casa dei ragazzi” in autocostruzione di Peter
Hübner nei dintorni di Stoccarda. Il legno, materiale caldo, leggero e facile da lavorare era
presente nella maggior parte di questi progetti.
Lucien Kroll, Dormitori per studenti, Università di Louvain, Bruxelles 1970 – 1976.
Lucien Kroll si è impegnato sui temi della partecipazione, del recupero urbano e della sostenibilità
ambientale, antiaccademico per antonomasia, anti-star nell’epoca delle archistar, guru
dell’ecologia concreta e dell’architettura a misura d’uomo. L’architettura di Kroll si modella sullo
spirito dei luoghi e su chi li abita, non è mai gerarchica e organizzata rigidamente, si sviluppa in
strutture irregolari, organiche, sospese e quasi incompiute, in costante evoluzione, non ripetitive,
privilegiando il processo creativo continuo.
Nel decennio seguente, molti architetti hanno lavorato con altri materiali naturali. Il norvegese
Sverre Fehn e i francesi Jourda e Perraudin hanno realizzato costruzioni in terra. Alcuni progettisti
hanno sviluppato edifici con facciate e tetti “vegetalizzati”.
Il profeta del low-tech, o per meglio dire del “no-tech”, è tuttavia Paolo Soleri (Torino 1919), allievo
di Frank Lloyd Wright, iniziò a sperimentare ad Arcosanti, una nuova forma di architettura
ecologica. Arcosanti è un complesso, per 500 abitanti, costruito sul pendio meridionale di un
piccolo canyon (nel deserto di Sonora, in Arizona, USA) che si sviluppa non in senso orizzontale,
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ma per stratificazioni, in modo da ottimizzare gli spostamenti, la protezione dell'ambiente, il
risparmio energetico. Dall'unione delle parole "Architettura" e "Ecologia", che sono alla base della
sua filosofia, nasce l'Arcologia: sistema urbano tridimensionale, che si contrappone alle grandi
metropoli e alle loro periferie degradate, per risolvere senza sprechi le relazioni temporali, spaziali
e i problemi energetici. Uno degli aspetti di maggior interesse per questa città è infatti proprio
quello della qualità della vita, sia dal punto di vista architettonico che sociale. La forma dei vari
edifici è strettamente connessa a quella urbana, tanto da rendere difficile la distinzione fra l'una e
l'altra. Soleri immaginava la città come un unico organismo simile a un alveare, in grado di
concentrare la distribuzione delle risorse e preservare la terra.
In questa città utopica, diventata realtà, Soleri ha realizzato una forma insediativa basata non solo
su considerazioni relative all'uso dell'energia, allo sfruttamento del territorio, all'ottimizzazione del
tempo, ma anche su una consapevolezza dell'abitare e del creare spazi urbani che si è costruita
nei millenni ma che qui viene proiettata verso il futuro. Dall'organizzazione degli spazi alle relazioni
sociali, Arcosanti rappresenta un'esperienza emblematica di tutto ciò che è l'abitare.
Le stelle dell’high-tech
L’architettura high-tech è simboleggiata i complessi per uffici e dalle grandi spettacolari costruzioni
in metallo e vetro dei protagonisti dell’architettura internazionale. Molti di questi progettisti, come
Norman Foster, Renzo Piano, Richard Rogers, Thomas Herzog, Françoise-Helene Jourda e Gilles
Perraudin hanno dato vita all’associazione “Read” per riflettere sull’utilizzo delle energie rinnovabili
in architettura. Ufficialmente riconosciuta nel 1993, dopo la Conferenza internazionale di Firenze
sull’energia solare nell’architettura e nell’urbanistica, questa associazione ha ricevuto il sostegno
della Comunità Europea.
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I simboli dell’“eco-tech” , ovvero l’impiego di soluzioni altamente tecnologiche nel settore
ecosostenibile, sono la torre della Commerzbank (fig.1) a Francoforte sul Meno e la cupola del
Parlamento tedesco (fig.2) a Berlino nel rinnovato Reichstag, entrambi progetti di Norman Foster.
Fig.1 Fig.2
L’architettura internazionalizzata, che si vuole ecologica grazie all’impiego della tecnologia e
dell’informatica, non è tuttavia sempre convincente, in particolare rispetto al comfort termico in
estate e ai consumi di energia in inverno. Queste realizzazioni molto pubblicizzate hanno
comunque il merito di aver avuto un effetto trascinante: molte innovazioni applicate per la prima
volta in questi progetti, come la facciata vetrata a doppio involucro, sono state poi utilizzate in
progetti più modesti dove si sono rivelati molto efficaci.
Tra i due estremi del low-tech e dell’high-tech esiste una terza via, in cui si abbinano in maniera
intelligente i materiali e le tecniche della tradizione con prodotti industriali innovativi.
Si può anche ragionare sull’impiego di materiali locali grezzi che permetto un elevato risparmio
energetico secondo modelli ispirati direttamente alle costruzioni tradizionali e neo-regionaliste.
Si pensi alla tecnica adobe che viene usata da molti secoli. L'adobe tradizionale è un materiale di
costruzione sostenibile realizzato con la terra e la paglia locale. Per le costruzioni in adobe
tradizionali il suolo umido e la paglia sminuzzata vengono versati in delle forme singole o
raggruppate. Una volte estratte dalla forma il mattone deve rimanere integro altrimenti la mistura
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va riproporzionata nelle dosi. Una volta che i mattoni hanno raggiunto un certo livello di secchezza
ed hanno resistito alla crepatura, vengono lasciati asciugare completamente. In alcuni casi si
sceglie di aggiungere degli stabilizzanti che servono per aumentare il volume globale, la resistenza
e la durezza del mattone. I mattoni in seguito vengono impilati utilizzando il fango come calcina tra
essi. I muri più massicci tendono a mantener il fresco d'estate e il caldo d'inverno, ma, come per il
pisè, l'adobe non è un ottimo isolante. Nelle regioni più fredde si inserisce, esternamente o
internamente uno strato isolante. In altri casi è sufficiente creare un intercapedine di 4-5 cm tra il
muro interno e quello esterno. Per sostenere tetti piani, per le finestre e le porte si utilizzano assi di
legno. Tutt'intorno ai muri viene poi spalmato uno strato di fango, che rifinisce le pareti come lo
stucco. Nel metodo moderno di costruzione adobe, le pareti sono rinforzate con aste di ferro.
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5. CONCLUSIONI
Il processo di diffusione e di infiltrazione di questa nuova sensibilità nel pensiero corrente è
testimoniato dall’uso sempre più ricorrente di termini come verde, ecologico, sostenibile.
Queste parole esprimono i valori attorno a cui si stanno sviluppando le nuove ricerche
dell’architettura e dell’urbanistica contemporanea, di nuovi rimedi per la città contemporanea, e
nuovi principi organizzativi per le nuove espansioni urbane, di fronte al continuo aggravarsi delle
condizioni ambientali globali.
Il concetto di “sostenibilità”, con tutte le sue accezioni alle diverse scale, esprime una buona idea,
ha una valenza culturale, sociale, politica, economica e ambientale.
Il tema della sostenibilità oggi non può più essere ignorato, come non possono essere ignorati i
cambiamenti climatici, che stanno stravolgendo le nostre vite ed il nostro territorio.
Le teorie sulla sostenibilità in architettura sono in continuo aggiornamento e sono innumerevoli gli
esempi applicativi. Ad oggi ,spesso, vengono riconosciute strutture moderne definite eco-mostri
(un edificio o un complesso di edifici considerati gravemente incompatibili con l'ambiente naturale
circostante) e diffondendo maggiormente il principio culturale della sostenibilità si potrà migliorare
la partecipazione della popolazione ed evitare futuri errori, perché saranno gli utenti a denigrare
quei “professionisti” che si spacciano per sostenibili.
BIBLIOGRAFIA
Bianca Bottero (a cura di), Progettare e costruire nella complessità. Lezioni di Bioarchitettura, Liguori, Napoli, 1994
Lloyd Jones, Atlante di Bioarchitettura, Utet, Torino, 1998 Gauzin-Muller D., Architettura sostenibile, Edizioni Ambiente, Milano 2007 Uwe Wienke, Manuale di bioedilizia, DEI, Tipografia del Genio Civile, 2008 Franco La Cecla, Contro l’architettura, Bollati Boringhieri, Torino, 2008 Renzo Piano, Renzo Cassigoli, La responsabilità dell’architetto conversazioni con Renzo Cassigoli,
Passigli Editore, Firenze, 2010
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