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Sostenibilità: fattore di competitività per le aziende
meccanotessili
D’Appolonia S.p.A. – Innovation and Research Division
giugno 2013

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INDICE
ABBREVIAZIONI E ACRONIMI
1 IL CONCETTO DI SOSTENIBILITÀ E LE SFIDE PER L’EUROPA 4
2 L’ANALISI DEL CICLO VITA DI UN PRODOTTO 9
3 LA SOSTENIBILITÀ FATTORE DI INNOVAZIONE E COMPETITIVITÀ 14
3.1 LA VISION DELLE AZIENDE SOSTENIBILI 18
3.1.1 Da vincolo ad opportunità 19
3.1.2 Sostenibilità incorporata 20
3.1.3 Plasmare gli ambienti di Business 21
3.2 ALCUNI CASI DI SUCCESSO 21
4 LE AZIONI INTRAPRESE DA ACIMIT E I CASI DI SUCCESSO NEL MECCANOTESSILE 25
4.1 LA GREEN LABEL ACIMIT 25
4.1.1 Il Ruolo della Green Label 25
4.1.2 L’approccio metodologico della Green Label 26
4.2 INDAGINE PRESSO GLI ADERENTI AL PROGETTO SUSTAINABLE TECHNOLOGIES 27
4.3 CASI DI SUCCESSO NEL MECCANOTESSILE 34
5 CONCLUSIONI 40
5.1 L’APPROCCIO SOSTENIBILE ED I VANTAGGI 40
5.2 SVILUPPI FUTURI DELLA GREEN LABEL 43
RIFERIMENTI A1
APPENDICE: PRINCIPALI STANDARD RICONOSCIUTI A LIVELLO INTERNAZIONALE A2
N.B. la sintesi del presente documento è inclusa nell’Osservatorio 2013 con il titolo ”Focus: Sostenibilità: fattore di competitività per le aziende meccanotessili”

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ABBREVIAZIONI E ACRONIMI
AP Acidificazione
CFP Carbon Footprint
DCB Diclorobenzene
DfE Design for Environmental
EPD Environmental Product Declaration
ETP Eco-tossicità
GWP Riscaldamento globale
HTP Tossicità per l’uomo
LCA Life Cycle Assessment
LCC Life Cycle Costing
LCI Life Cycle Inventory
NP Eutrofizzazione
NPV Net Present Value
ODP Ozono presente nella stratosfera
ROI Return of investment
PBT Pay Back time
POCP Ozono nella troposfera

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1 IL CONCETTO DI SOSTENIBILITÀ E LE SFIDE PER L’EUROPA
La sostenibilità è una delle tematiche chiave che caratterizzeranno il prossimo futuro, non solo industriale.
Secondo la classica, ancora valida, definizione dell’ONU, lo sviluppo diventa sostenibile quando risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie 1. Affinché la crescita
odierna non metta in pericolo le possibilità di crescita delle future generazioni, lo sviluppo sostenibile deve fondarsi su quattro pilastri: economico, sociale,
ambientale e istituzionale.
Fig. 1: I pilastri dello sviluppo sostenibile
Fonte: elaborazione D’Appolonia
La sostenibilità economica può essere identificata come la capacità di generare
ricchezza e lavoro per il sostentamento locale e globale; la sostenibilità sociale è invece la necessità di favorire la condizione umana di benessere, attraverso la
sicurezza, la tutela della salute e l’istruzione; la sostenibilità ambientale mira a
mantenere la qualità del patrimonio naturale e si pone contro il depauperamento delle risorse, attraverso un loro uso efficiente e responsabile; infine, la
sostenibilità istituzionale coinvolge la sfera politica e decisionale, affinché lo scenario garantisca le condizioni favorevoli allo sviluppo, quali la stabilità, la
democrazia, la partecipazione e la giustizia.
1 Rapporto Brundtland, Our Common Future, 1987

5
Viste le innumerevoli interconnessioni e sinergie, per assicurare realmente uno
sviluppo sostenibile è necessario che tutti e quattro i pilastri si rafforzino contemporaneamente e favoriscano così l’emergere di nuovi driver. La sfida è
chiaramente aperta a diversi livelli, sia locale che globale, e coinvolge player provenienti dal mondo politico ed istituzionale, dal mondo dell’economia e
dall’industria.
L’Unione Europea, all’interno della EU Sustainable Development Strategy (2009)2 e successive revisioni, identifica sette tendenze attualmente non sostenibili per
cui urge un'azione. Il primo obiettivo è sicuramente promuovere le azioni mirate all’efficienza energetica, al recupero energetico, allo sfruttamento delle energie
rinnovabili ed all’uso intelligente, riciclo e recupero delle risorse prime, onde limitare i cambiamenti climatici e contrastarne gli effetti, come da impegni presi
nei confronti del protocollo di Kyoto3.
Il trasporto, inteso sia come sistemi di mobilità che come infrastrutture, è un altro punto chiave della strategia europea, che promuove le logistiche alternative
alla gomma e l’utilizzo di veicoli meno inquinanti e più efficienti dal punto di vista energetico.
Obiettivi cruciali della UE sono inoltre la promozione di nuovi modelli di
produzione e di consumo, e la gestione sostenibile delle risorse naturali, attraverso la diffusione delle innovazioni ambientali e delle tecnologie ecologiche
e mediante lo sviluppo dell'informazione e la corretta etichettatura di macchine, prodotti e servizi.
La strategia per la salute pubblica passa attraverso la tracciabilità, la sicurezza e la qualità degli alimenti, che devono essere garantite a tutti i livelli della catena
alimentare, ma anche attraverso i sistemi di abbattimento (o eliminazione) di
sostanze chimiche ed inquinanti provenient i dalle attività umane.
Infine, sebbene non come ordine di importanza, troviamo lo sviluppo economico e
sociale contro la lunga crisi che sta colpendo l’Europa e le misure per promuovere l’invecchiamento attivo, in un ormai chiaro scenario di continuo inve cchiamento
demografico.
Nel dicembre 20124, l’Europa ha ribadito i propri impegni per un futuro maggiormente sostenibile, proponendo il nuovo programma, l’Environment Action Programme, che delineerà le policy ambientali fino al 2020 e permetterà alle industrie ed alla società europea di trasformarsi e migliorarsi secondo i modelli
della Green Economy.
2 Brussels, 24/07/2009, COM(2009) 400 final 3 Decisione 2002/358/CE del Consiglio, del 25 aprile 2002 4 Living well, within the limits of the planet’ - Speech by Janez Potočnik, European Commissioner for
Environment, at the High level IEEP conference on the future of EU environmental policy (Brussels, 4 December 2012)

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L’industria tessile e meccanotessile, al pari di tutti gli altri settori industriali e
commerciali, si troverà ad affrontare nel breve periodo queste stesse tematiche: esse però non devono essere viste come un semplice aggravio di costi e di carico
di lavoro, bensì come un driver di sviluppo ed una linea di investimento la cui ricaduta economica e di immagine impatta tutta la filiera produttiva.
Interventi energetici . Da qui al 2050 le tecnologie e le pratiche di efficienza
energetica, l’utilizzo di fonti r innovabili e le tecnologie per il recupero energetico sono il tramite per diminuire i consumi energetici ed i relativi livelli di anidride
carbonica, ma allo stesso tempo permettono di abbassare i costi energetici, sia della produzione che dei servizi. Le tecnologie oggi disponibili per l’efficienza
energetica delle industrie non solo ottimizzano i consumi, ma garantiscono anche una maggiore produttività degli impianti attraverso l’uso di moderne soluzioni di
monitoraggio e controllo, prodotti di automazione e robotica, strumentazione e
prodotti che lavorano a bassa tensione, convertitori di frequenza e driver efficienti per la gestione di motori. In molti casi, anche senza il sostegno di
finanziamenti o contributi pubblici, un investimento effettuato in que sta direzione si ripaga da solo in un tempo che può anche essere breve e, conseguentemente,
concorre ad abbattere i costi fissi di produzione. Alcuni dati provenienti da casi
studio5 confermano la redditività degli interventi di efficienza energetica: si s tima ad esempio, che i motori ad alta efficienza installati da ABB abbiano fatto
risparmiare all’industria 220 milioni MWh di elettricità in un anno, l’equivalente dei consumi elettrici di 54 milioni di famiglie europee. Tra questi casi di successo,
una fabbrica di trasformatori in Germania che utilizza oggi il 40% di energia in meno rispetto agli standard passati, facendo risparmiare circa 140.000 dollari
l’anno, grazie all’applicazione di interruttori intelligenti, inverter e trasformatori
ad elevata efficienza ed uno stabilimento italiano di stampaggio ad iniezione della plastica che, dopo un audit energetico ha installato un nuovo sistema di controllo
degli azionamenti, riducendo i consumi di elettricità di 442 MWh l’anno, con un risparmio economico di 80.000 dollari.
All’interno della filiera tessile, l’industria meccanotessile si trova in una posizione
di vantaggio, tale da poter sia investire in interventi mirati all’efficienza energetica per diminuire i propri costi, sia rendere il proprio prodotto
energeticamente più efficiente e, con il supporto di una simulazione di return of investment (ROI), dimostrare in maniera oggettiva ai propri clienti quanto a loro
volta possano abbattere le spese energetiche.
Il trasporto green. La logistica spesso incide in maniera gravosa sui tempi e soprattutto sui costi del processo produttivo, ma non solo. In particolare, si stima
che l’incidenza del costo logistico sul fatturato delle aziende dell’Europa Occidentale sia pari a circa il 9% 6. Se si considera il carico ambientale, in termini
di CO2 equivalente, la logistica delle materie prime in ingresso così come il trasporto dei prodotti in uscita gravano per una percentuale complessiva intorno
al 10-12% (dato molto variabile in base al settore o bene prodotto).
5 ABB e Polimi, I vantaggi dell’efficienza energetica. Fare di più, riducendo i costi e le emissioni, 2011 6 G. Vignati, Manuale di logistica, Hoepli, 2002

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È chiaro che, nel momento in cui vi fossero determinate specifiche tecniche che
solo un fornitore (o pochi) riescano a garantire, il ragionamento sulla logistica rischia di passare in secondo piano. Tuttavia, laddove non vi siano requisiti
particolari o richieste molto customizzate, una revisione dei fornitori (approccio LCA – Life Cycle Assessment, ed LCC – Life Cycle Costing) tesa ad ottimizzare la
logistica ha dimostrato in più di un caso di riuscire a garantire qualche punto di
percentuale in meno in termini sia di impatto ambientale che di costi, senza andare a discapito della qualità.
Nuovi modelli di produzione e di consumo. Alcuni megatrend che trasformeranno la società negli anni a venire influiranno in primis i modelli di
consumo e, di conseguenza, anche i modelli di produzione e business. Uno dei megatrend riconosciuti è la decrescente importanza della proprietà a vantaggio,
ad esempio, di modelli in cui la tecnologia abilitante viene fornita in comodato
d’uso ed i margini sono garantiti dal servizio ad essa correlata.
Lo sviluppo incalzante di macchine, sempre più performanti e sostenibili, fa sì che
la velocità di obsolescenza aumenti allo stesso ritmo; il fornitore di tecnologie può cogliere l’opportunità di legarsi al cliente come Sustainability manager, ovvero come figura esterna che si propone di monitorare le migliorie apportabili
al parco macchine o agli impianti dell’azienda cliente, calcolando e proponendo il piano di ritorno dell’investimento ed eventualmente accettando minori margin i
sugli interventi tecnici che verranno proposti, a fronte di un più fidelizzato e continuativo rapporto.
Gestione sostenibile delle risorse naturali. Oltre al vantaggio di risparmiare sui costi legati alle materie prime e di processo, già di per sé interessante, le
tecnologie che permettono una gestione intelligente delle risorse possono avere
un ulteriore impatto positivo. La crescente attenzione che tracciabilità ed etichettatura stanno assumendo, a livello europeo e non solo, deve essere vista
come un driver da sfruttare: le certificazioni, le dichiarazioni ambientali spontanee ed in particolare le azioni di labelling collettive sono monitorate,
promosse e spesso supportate dall’Europa o altre istituzioni. Questo a vantaggio
di una maggiore trasparenza nei confronti del mercato che riceverà i prodotti e per esplicitare la sfida contro se stessi nella rincorsa a prodotti sempre più
sostenibili, che molti produttori europei stanno intraprendendo.
Le tematiche sociali. La recente crisi, l’aumento dell’età media della
popolazione e, quindi, anche dei lavoratori, la maggiore attenzione verso i
pericoli alla salute pubblica sono ulteriori tematiche che l’industria deve considerare per intraprendere uno sviluppo sostenibile e, soprattutto , trarne
vantaggio. La crisi finanziaria ed economica ha mutato molte abitudini, di conseguenza l’industria deve farsi propositiva per fornire prodotti, o tecnologie
abilitanti, che rispondano ai nuovi bisogni. Il ricambio generazionale nel lavoro ancora stenta ad avvenire, a causa dell’aumento progressivo dell’età
pensionabile, alla crescita della disoccupazione giovanile, ed alla diffusa necessità
di tagli: questo ha dirette conseguenze sulla distribuzione della ricchezza e, allo stesso tempo, deve fare anche riflettere le aziende sulle strategie di investimento
nel personale, per creare una nuova generazione di lavoratori formata, specializzata e soprattutto, affinché non venga disperso il prezioso know-how
delle generazioni precedenti.

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Nei prossimi paragrafi si entrerà nel dettaglio, per capire quali sono gli strumenti
tecnici con cui affrontare un percorso di sviluppo sostenibile, quali l’Analisi del Ciclo Vita (LCA), che valuta l’impatto di un prodotto dalla produzione al fine vita,
e la metodologia LCC - Life Cycle Costing, che permette la valutazione e stima dei costi in termini monetari, lungo tutte le fasi della vita utile. Verranno inoltre
proposti alcuni modelli con cui l’industria può approcciare la sostenibilità, ove
saranno inclusi i vantaggi, i riferimenti normativi ed alcune esperienze industriali, come casi applicativi di successo.
Infine, prima di trarre le conclusioni, saranno presentate le iniziative promosse da ACIMIT nell’ambito del progetto Sustainable Technology, le esperienze delle
aziende associate che per prime hanno appoggiato la Green Label e attivamente contribuito a crearla ed i primi feedback provenienti dal mercato, sull’utilità della
targa e su come essa viene ad oggi percepita.

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2 L’ANALISI DEL CICLO VITA DI UN PRODOTTO
Una delle definizioni più efficaci dell’Analisi del Ciclo Vita (LCA) è quella fornita dal SETAC (Society of Environmental Toxicology And Chemistry) che così
la inquadra: la valutazione del ciclo di vita - LCA - è il processo per identificare i carichi ambientali associati ad un prodotto, processo o attività, identificando e
quantificando energia e materiali utilizzati ed emissioni rilasciate nell'ambiente,
per valutarne l'impatto e per identificare e valutare le opportunità di miglioramento. La valutazione comprende l'intero ciclo di vita del prodotto,
processo o attività, passando dall’estrazione e trasformazione delle materie prime, fabbricazione del prodotto, trasporto e distribuzione, utilizzo, riuso,
stoccaggio, riciclaggio, fino alla dismissione. Secondo la serie normativa ISO
14040:2006, che garantisce la validità e il riconoscimento a livello globale di questa analisi, la LCA può essere definita come calcolo e valutazione dei flussi in
ingresso ed uscita da un sistema prodotto lungo la sua vita e degli impatti ambientali potenziali.
L’analisi LCA è in sostanza una tecnica quantitativa che, in funzione degli input (materie prime e risorse) e degli output (prodotti e rifiuti), riesce a valutare gli
effetti ambientali di un ciclo produttivo e ad evidenziare i punti critici, s u cui si
dovranno concentrare gli interventi di miglioramento per raggiungere l’obiettivo della salvaguardia ambientale.
Fig. 2: Possibili confini di sistema secondo la metodologia LCA 7
Fonte: elaborazione D’Appolonia
Esperienze di questo tipo in Italia sono ancora in una fase iniziale, ma sono già
stati svolti studi che utilizzano questa metodologia per la comparazione di diverse opzioni tecnologiche, per la valutazione di scenari di gestione dei rifiuti ed anche
per la valutazione specifica di possibilità di riciclaggio finalizzate soprattutto all’individuazione di un tasso ottimale di riciclo.
7 ILCD Handbook: General guide for Life Cycle Assessment - Detailed guidance by DG-JRC-IES, 2010
Estrazione materie prime
Produzione semilavorati
Assemblaggio Distribuzione Fine vita
Azienda A Azienda B Azienda C
Cradle to Grave
Cradle to Gate

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La LCA si compone di quattro fasi fondamentali, esplicate nella norma ISO 14044
del 2006:
1. definizione degli obiettivi e del campo di applicazione;
2. compilazione dell’inventario o bilancio ambientale nel quale sono indicati gli ingressi (materiali, energia, risorse naturali) e le uscite (prodotti ed
emissioni) rilevanti del sistema (Life Cycle Inventory-Inventario di Ciclo Vita);
3. valutazione degli impatti ambientali diretti ed indiretti associata agli input e output (Life Cycle Impact Assessment);
4. interpretazione dei risultati delle due fasi precedenti e analisi dei possibili miglioramenti.
Fig. 3: Interazione fra le fasi di uno studio LCA
Fonte: elaborazione D’Appolonia
La definizione di ambito ed obiettivo di uno studio LCA è un passaggio cruciale, in quanto è la fase in cui vengono prese le decisioni più importanti. Innanzitutto si
definisce l’obiettivo ed i destinatari dello studio e, se necessario, si sottolinea quale sia il ruolo della LCA all’atto di prendere una decisione ed, eventualmente,
se questa indagine sia collegata o meno ad altre (ad esempio: di carattere
economico, tecnologico o sociale).
Inoltre si devono definire i confini del sistema, dal punto di vista delle fasi del
processo oggetto dell’analisi, dei confini geografici e spaziali. I confini del sistema costituiscono l’interfaccia con l’ambiente e con gli altri sistemi di
prodotti; essi definiscono anche quali procedure vadano incluse e quali escluse dall’indagine. Per quanto riguarda l’acquisizione dei dati, è necessario
determinarne la scala, il tipo (specifico, medio) e la qualità.
Infine nella prima fase dell’analisi occorre definire l’unità funzionale, cioè l’unità di riferimento alla quale tutti i dati in input e output saranno riferiti, utile
per successive comparazioni relative a processi/prodotti alternativi o a implementazioni del processo/prodotto stesso oggetto dell’analisi. La scelta
permette infatti di semplificare l’elaborazione dei dati e la comprensione
dell’impianto.
Definizione obiettivi
Compilazione bilancio ambientale
Valutazione impatti
Interpretazione dei risultati e
identificazione possibili
miglioramenti

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Nella LCI si individuano tutti i flussi di materiali in ingresso, energia, prodotti e
rifiuti, partendo dai confini di sistema precedentemente definiti. Inizialmente le strutture del processo complessivo sono modellate, in modo tale da avere un
supporto per assemblare tutti i dati. Tali flussi poi sono calcolati sulla base delle entrate e delle uscite di ciascun processo parziale, in relazione ai confini del
sistema. Successivamente, connettendo tra loro i vari passaggi analizzati, si
mette in evidenza la rete di connessioni che intercorrono tra i moduli e l’ambiente: in questo modo i bilanci di massa e di energia sono evidenti e
costituiscono l’inventario vero e proprio del sistema complessivo. In questa fase l’utilizzo di specifici software di supporto e di database dedicati (già largamente
accettati dalla comunità di esperti LCA) permette di velocizzare le procedure.
Fig. 4: Schema di Life Cycle Inventory
I processi inventariati servono per la fase di valutazione degli impatti. Le
categorie di impatto descrivono i potenziali effetti sull’uomo e sull’ambiente; tra le altre cose, esse differiscono in relazione alla loro collocazione spaziale (effetti
globali, regionali e locali); se ne citano alcune a titolo di esempio:
riscaldamento globale (GWP), espresso in kg CO2 equivalenti;
riduzione dell’ozono presente nella stratosfera (ODP) espressa in kg R11
equivalenti;
formazione fotochimica dell’ozono nella troposfera (POCP) espressa in kg
Etene equivalenti;
eutrofizzazione (NP) espressa in kg PO4(2-) equivalenti;
acidificazione (AP) espressa in kg SO2(-) equivalenti;
tossicità per l’uomo (HTP) espressa in kg DCB (diclorobenzene) equivalenti;
eco-tossicità (ETP) espressa in kg DCB (diclorobenzene) equivalenti.
Acquisizione delle
materie prime
Lavorazione delle
materieProduzione
Fase d’uso e/o
consumo
Fine vita (discarica,
recupero, riciclo, incenerimento)
Energia Energia Energia Energia Energia
Rifiuti Rifiuti Rifiuti RifiutiRi-uso
Riciclo del prodotto

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L’obiettivo della quarta e ultima fase del la metodologia LCA è l’analisi dei risultati
ottenuti (LCI interpretation), nonché i significati che assumono e la valutazione delle restrizioni che pongono. I risultati ottenuti, basati sull’analisi dell’inventario
e sulla stima dell’impatto ambientale, devono essere determinati e verificati in merito alla loro completezza, sensibilità e consistenza. Le assunzioni fatte nella
fase di definizione dell’obiettivo e dell’ambito dell’analisi devono essere
richiamate in questo passaggio: solo sulla base di quest i presupposti, infatti, è possibile trarre delle conclusioni e fornire delle raccomandazioni.
L’analisi LCA è eseguita secondo uno schema iterativo che ripercorre le prime tre fasi finchè non si ottengono adeguati livelli di accuratezza, completezza e
precisione.
Oggi la metodologia LCA è considerata uno strumento di gestione ambientale per
l’analisi delle performance e la realizzazione della politica ambientale delle
aziende. Infatti, per la definizione delle strategie di impresa finalizzate al miglioramento continuo delle prestazioni ambientali, è indispensabile conoscere in
modo oggettivo gli effetti ambientali causati da un prodotto, durante le fasi di produzione e utilizzo, e la loro quantificazione rispetto a possibili alternative.
Sia il regolamento EMAS, sia le norme ISO della serie 14000 indicano la LCA come
lo strumento più idoneo per individuare e valutare gli impatti ambientali; le norme delle serie ISO 14020, relative alla certificazione di prodotto (EPD –
Environmental Product Declaration) e Ecolabel, in particolare definiscono la LCA come l’unico strumento in grado di garantire la veridicità dei marchi e delle
dichiarazioni ambientali di prodotto.
La LCA può essere quindi impiegata in molteplici campi, ad esempio nella
progettazione di nuovi prodotti o l’innovazione di quelli pre-esistenti in un’ottica
ambientale. O ancora può essere impiegata a supporto di un sistema di gestione ambientale, tenendo sotto controllo le emissioni, i consumi di risorse e gli effetti
connessi. Può essere inoltre uti lizzata per assegnare i parametri di qualità ambientale che devono essere rispettati dall’unità produttiva affinché l’impresa
nel suo complesso raggiunga i propri obiettivi di carattere ambientale. La LCA è
anche uno strumento indispensabile nelle decision i d’investimento in quanto fornisce le informazioni utili all’analista ambientale su quelle che dovranno essere
le aree di intervento o i processi produttivi da modificare. Un’analisi a tutto campo della vita del prodotto può infine permettere di raggiunge re maggiori
livelli di ottimizzazione nell’acquisizione di materie prime e in particolare nel loro
razionale utilizzo.
D’altro lato però questo tipo di analisi non è perfetta e, infatti, presenta alcuni
limiti:
nella scelta delle fonti dei dati e nell’individuazione dei confini del sistema ci si
affida all’operatore che ha un suo modo di operare diverso dagli altri;
non è possibile considerare validi i modelli di valutazione adottati per qualsiasi
tipo di impatto;
spesso i dati raccolti sono insufficienti, imprecisi o, nel peggiore dei casi, non
sono proprio presenti.

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Parallelamente alla metodologia LCA, si colloca la metodologia LCC - Life Cycle Costing, che permette la valutazione e stima dei costi in termini monetari, lungo tutte le fasi della vita utile dell’opera, ossia costruzione, gestione, manutenzione
ed eventuale demolizione/recupero finale.
L’obiettivo dell’analisi dei costi è quello di minimizzare i costi opportunamente
attualizzati, ottimizzando le risorse, riducendo gli sprechi, associati ad ogni fase
del ciclo di vita, garantendo in tal modo benefici economici sia al proprietario/gestore che agli utilizzatori finali.
Per svolgere un’analisi LCC è necessario stimare in anticipo il momento in cui si verifica un evento che dà origine ad un costo. Solitamente nella LCA, questi
accadimenti sono la costruzione, il costo dei materiali, del personale, dell’energia necessari al funzionamento dell’impianto, la manutenzione ordinaria e
straordinaria. Un sistema LCC, per essere affidabile, deve consent ire di
prevedere, tramite un modello probabilistico, quando la struttura, o parti di essa, si deteriora fino ad uno stato che richiede un intervento e quale tasso di sconto
utilizzare per ogni intervento.
In questo modo tramite la metodologia LCC si ottimizzano, dal punto di vista
monetario, la progettazione di strutture in modo da ottenere migliori risultati in
termini di durata, performance e sostenibilità dell’opera, grazie ad un adeguato dimensionamento, ai minori sprechi, al risparmio energetico e al contenimento
della produzione di rifiuti.
A differenza dei sistemi tradizional i di calcolo dei costi, in cui si stimano solo i
costi monetari diretti per la costruzione e la manutenzione, la LCC permette di estendere l’analisi del progetto a tutta la vita utile dell’opera, evidenziando in tal
modo la reale economicità dell’investimento.
Infine, l’approccio Life Cycle (LCA +LCC), come si è visto, oltre a considerare gli aspetti ambientali e monetari permette anche di considerare gli aspetti sociali ,
solitamente poco tenuti in conto, ma che stanno acquisendo crescente importanza come conseguenza del mutato clima internazionale che influenza le politiche per
ambiente, conservazione dell’energia, sostenibilità e questioni sociali.

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3 LA SOSTENIBILITÀ FATTORE DI INNOVAZIONE E COMPETITIVITÀ
La conferenza Innovation for resources efficiency in the European textile and Clothing Industry, tenutasi a Bruxelles il 22 Novembre 2012 ha evidenziato quali
saranno le sfide future per l’industria tessile europea:
difficoltà ad investire in soluzioni per l’efficienza, di fronte alla volatilità dei
prezzi delle risorse e cambiamenti non prevedibili sia dei mercati che delle
politiche;
la mancanza di competenza all’interno delle aziende, specialmente PMI, per
ottimizzare i processi esistenti per una perfetta combinazione di produttività,
qualità e efficienza di risorse;
un approccio globale per l’ottimizzazione delle risorse lungo tutta la filiera di
approvvigionamento delle materie prime fino ai prodotti finiti, piuttosto che
l’ottimizzazione di un singolo processo;
una mancanza di soluzioni tecnologiche innovative necessarie all’industria
europea per accorciare i tempi di fornitura e di produzione, oltre a migliorare la flessibilità;
scarsa capacità di investimento su larga scala in nuove tecnologie, limitata
capacità dell’industria di implementare alcune tecnologie potenzialmente innovative;
la necessità di definire criteri di sostenibilità comunemente accettati e relativi
strumenti di gestione e di comunicazione, per poter e ffettivamente distinguere
le reali soluzioni sostenibili dal mero greenwashing8.
Le imprese tessili italiane ed in generale quelle europee possono affrontare le
criticità sopra esposte con approcci diversi (passivo, attivo e pro-attivo) legati alle loro peculiarità, al contesto e alla cultura del paese dove sono localizzate.
Un approccio passivo alla sostenibilità consente di rispondere alle sollecitazioni esterne (driver) che richiedono di rispondere ai requisiti di leggi e direttive
ambientali, nazionali ed europee, relative alle emissioni (gassose, solide e
liquide), ai consumi di energia (sia nella produzione che nell’utilizzo) e di smaltimento e riuso/riciclo. L’azienda, quindi, subisce l’azione esterna e risponde
a queste sollecitazioni, adeguando i propri processi alla normativa.
In questo modo gli adeguamenti ambientali e l’approccio alla sostenibilità
vengono percepiti come un obbligo ed un costo, non come un’opportunità.
Ogni miglioramento ambientale di sostenibilità richiede risorse umane e finanziarie, che possono incidere sul prezzo finale del prodotto. Questi
miglioramenti ambientali resi obbligatori dai requisiti di legge e dalle direttive, se sono slegati tra loro e non integrati con il resto della produzione, possono essere
onerosi e, per l’azienda, sono costi di adeguamento ambientale e non possibilità
di risparmio di risorse, energia e quindi di costi.
8 Neologismo inglese utilizzato per descrivere le pratiche apparentemente ambientali di una società o dei
benefici ambientali di un prodotto o servizio

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I vantaggi di immagine, con l’approccio passivo, sono scarsi o percepiti dal
pubblico come interventi ambientali necessari, adeguamenti imposti dall’esterno (leggi e direttive), quindi non forniscono nessun vantaggio competitivo di
immagine rispetto ad altri competitor che riescono a fare percepire al consumatore finale tutto lo sforzo dell’azienda a migliorare gli impatti ambientali.
Fig. 5: Fasi di un prodotto
Fonte: elaborazione D’Appolonia
E’ possibile superare la visione passiva e decidere di passare a un approccio attivo.
La stessa commissione europea nel documento Factories of the Future PPP, Strategic Multi-annual Roadmap individua che lo sviluppo di tecnologie ad alto
valore aggiunto dovrebbe considerare la produzione sostenibile (Sustainable manufacturing) come una dei quattro domini strategici. Gli altri domini riguardano la manifattura intelligente abilitata dall’ICT, produz ione ad alte
prestazioni, sfruttamento di nuovi materiali attraverso la produzione .
Per la produzione sostenibile occorre attuare un approccio a breve termine e un
approccio a medio-lungo termine.
Per l’approccio a breve termine occorre muoversi verso un nuovo modello di fabbrica ecologica, in grado di ottimizzare l’utilizzo dei flussi di energia, ridurre
gli impatti ambientali e aumentare l’efficienza delle risorse, mentre per l’approccio a medio-lungo termine, la produzione di prodotti verdi, richiede
l’applicazione di una strategia preventiva rivolta a processi e prodotti, per incrementare l’efficienza globale di conservazione delle risorse, verso
l’eliminazione di emissioni e trattamento di rifiuti puntuali e da riciclo.
Gli approcci proposti (modello di eco-fabbrica e produzione verde) dovrebbero fornire i mezzi per progettare e produrre prodotti sostenibili con drastica
riduzione delle risorse e sviluppare processi avanzati di manifattura basati sulle risorse rinnovabili e, se possibile, sulla sicurezza e sulla ergonomicità per
operatori e utilizzatori.
Produzione Prodotto Scarto
Fase di produzione Fase di utilizzo Fase di fine-vita

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Il nuovo modello di eco-fabbrica, utilizzando tecnologie per l'efficienza delle
risorse e la produzione più pulita, permette di ottenere grandi risparmi nel consumo di energia attraverso il monitoraggio delle condizioni di processo e le
risorse utilizzate nella produzione, la sostituzione e l'aggiornamento delle attrezzature, la configurazione dei sistemi in base alle esigenze di differenti
lavorazioni.
Gli obiettivi principali da perseguire sono i seguenti:
alta efficienza nei processi di produzione ed emissioni vicino allo zero ;
ricerca di alternative ai processi ad alta intensità energetica basate su sistemi
di produzione e manifattura avanzati ;
migliore uso delle risorse rinnovabili a livello di fabbrica;
produzione con utilizzo di materiali eco-neutri;
metodologie e strumenti per la manutenzione sostenibile degli impianti di
produzione;
riutilizzo innovativo di attrezzature e progettazione integrata del lay-out di
fabbrica;
metodologie di supporto alle decisioni per la progettazione di sistemi di
produzione basati su approcci integrat i di prodotto-processo e analisi del rischio tecnico/economico.
Nell’approccio attivo, che parte da un’analisi della situazione attuale, è possibile
utilizzare lo strumento della LCI, dove si inventariano i flussi di materie prime, prodotti intermedi e finali, i flussi di energia (termica ed elettrica) e si procede a
misurare i flussi in continuo.
In questo modo è possibile individuare le unità di processo a più elevato consumo
di materiali ed energia.
Tutte le unità aziendali sono coinvolte e rese partecipi a questa azione di
conoscenza interna dei processi e di tensione a migliorare.
Il driver di questo processo di miglioramento si sposta all’interno all’azienda, che può cominciare a fare percepire all’esterno i l suo impegno.
Il monitoraggio continuo dei flussi consente anche di iniziare a progettare miglioramenti di risparmio energetico e conseguenti miglioramenti sui costi di
produzione che si possono riflettere sui costi finali, generando un miglioramento
della produttività.
Ma è possibile andare oltre, assumere un approccio pro-attivo, superando la
LCI e andando a studiare gli impatti ambientali del ciclo -vita del prodotto (LCA), che inevitabilmente coinvolgono sia la manifattura sia la fase di utilizzo e la fase
di fine-vita (End-of-Life).
Con la LCA è possibile individuare i punti critici (hot spot) del ciclo vita del prodotto, valutandoli dal punto di vista degli impatti ambientali. E’ possibile

17
procedere a una classifica (ranking) degli impatti piu’ importanti , anche per dare
priorità agli interventi di miglioramento ambientale.
L’esecuzione della LCA prevede la raccolta di dati e la costruzione di un modello,
considerando i vari passaggi della produzione, l’approvvigionamento delle materie prime, il trasporto dei prodotti alla distribuzione o al cliente finale, lo
smaltimento/separazione/riutilizzo dei componenti dei prodotti.
E’ possibile associare alla LCA anche una LCC per valutare gli impatti economici del prodotto, considerando i costi di produzione (includendo costi di inves timento
CAPEX e costi operativi OPEX), costi di esercizio e di smaltimento ed eventuali costi/benefici per migliorie ambientali, anche utilizzando strumenti di uso comune
come il Net Present Value9 (NPV) e il Pay Back time10 (PBT).
LCA si può utilizzare come base di partenza per DfE (Design for Environmental) e
EPD (Environmental Product Declaration).
DfE è utilizzata per la progettazione di miglioramenti di processo: si individuano i possibili scenari di soluzioni per la riduzione degli impatti significati, si scelgono
le soluzioni tecnologiche e si stimano gli impatti ambientali ed economici delle soluzioni individuate.
EPD è una certificazione di tipo III, prevista dagli standard int ernazionali (ISO
14025), dove un ente notificato certifica gli impatti ambientali del prodotto. EPD può essere usato come strumento di marketing efficace, perché viene percepito
dal pubblico come un’azione pro-attiva dell’azienda rispetto alle tematiche ambientali.
Una riduzione di impatto ambientale è possibile se è accompagnata da una riduzione dei materiali impiegati, una riduzione dell’energia e un riutilizzo di
materiale. Tutto questo si riflette inevitabilmente sui costi di produzione del
bene, abbassandoli, e aumentando la produttività.
Infine la direttiva europea 2009/125/CE (ErP) prevede l’adozione di accordi
volontari tra aziende ed autorità governative
9 Metodologia tramite cui si definisce il valore attuale (in italiano abbreviato VAN – Valore Attuale Netto) di una
serie attesa di flussi di cassa non solo sommandoli contabilmente, ma attualizzandoli sulla base del tasso di rendimento (costo opportunità dei mezzi propri).
10 Calcolo del numero di anni necessario per compensare l'investimento attraverso flussi positivi. In pratica è la prima scadenza in cui si verifica un'inversione di segno nei saldi di cassa.

18
Fig. 6: I diversi approcci all’opportunità ambientale
Fonte: elaborazione D’Appolonia
In generale, le aziende e le organizzazioni che sono riuscite a ripagare economicamente il loro sforzo ambientale hanno seguito almeno tre direttrici
differenti11:
avere una visione di lungo periodo, investendo in operazioni di sostenibilità
con costi iniziali più elevati, ma che conducono a drastiche riduzioni dei costi e
rese più alte;
definire un approccio a piccoli passi: si comincia con piccoli cambiamenti dei
processi che generano sostanzialmente risparmi dei costi che sono utilizzati per finanziare tecnologie avanzate che rendano le produzioni più efficienti;
distribuire gli sforzi di sostenibi lità alle attività di fornitori e clienti, nel
processo di definizione di nuovi modelli di business che i concorrenti trovano difficile da emulare.
Nel successivo paragrafo, si vedrà in dettaglio quali sono le azioni che deve promuovere e sostenere un’azienda sostenibile e la vision che deve fare propria.
3.1 LA VISION DELLE AZIENDE SOSTENIBILI
I vincoli imposti (o auto-imposti) per lo sviluppo sostenibile dell’azienda sono
superabili grazie all’innovazione.
11 Boston Consulting Group, Making sustainability Profitable, March 2013
Accordi volontari per il miglioramento ambientale (Dir. 2009/125/CE, ErP)
Design for Environmental (DfE)
Environmental Product Declaration (EPD)
Analisi LCC
Analisi LCA
Miglioramento dell'efficienza energetica (LCI)
Adeguamento ambientale Approccio passivo
Approccio attivo
Approccio pro-attivo 1
Approccio pro-attivo 2
Approccio pro-attivo 3
Approccio pro-attivo 4

19
Le nuove tecnologie per l’efficienza energetica, ad esempio, sono decisamente un
punto chiave nel programma di sviluppo sostenibile dell’industria. Esse aiutano a limitare l’impatto dei sistemi produttivi, aumentandone allo stesso tempo la
produttività e l’efficienza.
La sostenibilità non si limita tuttav ia all’adozione di tecnologie efficienti; nei casi
di successo si nota che le aziende tendono ad associare la sostenibilità al proprio
marchio e ad integrare una coscienza energetica ed ambientale nella propria cultura aziendale. In ottica collaborativa e nella visione della sostenibilità lungo
tutta la filiera o catena del valore, inoltre, le aziende sostenibili si fanno promotrici di nuove proposte, iniziative ed autoregolamentazioni con e verso il
proprio network di business.
In breve, sono tre le caratteristiche che accomunano le aziende sostenibili,
ovvero:
trasformano i vincoli in opportunità, attraverso le tecnologie e l'innovazione;
incorporano la sostenibilità nella loro cultura aziendale;
plasmano attivamente i loro ambienti di business.
3.1.1 Da vincolo ad opportunità
Le aziende sostenibili trasformano i vincoli in opportunità attraverso
l'innovazione. Il loro approccio consiste nell’adattamento pragmatico delle tecnologie e dei meccanismi esistenti evitando costose ricerche di nuove
tecnologie per rendere i prodotti attuali più economici, più disponibili o più adatti
a processi di produzione locale. Ad esempio, possono identificare i metodi di produzione alternativi per portare i propri prodotti sul mercato più velocemente.
Per innovare in modo efficace, le aziende sostenibili focalizzano l'attenzione su questi punti chiave:
cercano di contrastare la mancanza di risorse . Una possibile risposta ad
una carenza attuale o futura di un particolare risorsa è quella di trovare modi per ridurne la quantità utilizzata. Questo approccio, oltre a migliorare
l’efficienza del processo, aumenta anche la longevità del business in quanto
verrebbe preservata una risorsa critica. Le aziende riconoscono che l’ottimizzazione dell’uso di materie prime non deve riguardare solamente le
loro attività, ma questo concetto può e deve essere applicato ai fornitori e ai clienti;
educano i propri clienti. Un nuovo prodotto o servizio, non importa quanto
bene concepito, non può avere successo se i potenziali consumatori non sono
convinti dei suoi benefici. La mancanza di conoscenza e una consapevolezza limitata di argomenti legati allo sviluppo sostenibile da parte dei clienti
costituiscono barriere che obbligano i campioni sostenibili a lavorare in maniera strutturata per aggirarle, spesso in modo creativo;
forniscono ai propri clienti sistemi di finanziamento adeguati. Spesso
un importante vincolo è la mancanza di liquidità cui attingere per realizzare gli investimenti di capitale necessari, anche quando sono attesi dei ritorni positivi
nel lungo periodo. In molti casi si è notato come l’evoluzione del business

20
model di alcuni fornitori di tecnologia stia cambiando, per soddisfare questa
esigenza. Per esempio, attraverso modalità di pagamento dilazionate e legate ad una percentuale dell’effettivo risparmio complessivo ottenuto, l’azienda
cliente percepisce in maniera diretta il vantaggio economico apportato dalle tecnologie acquisite, superando i vincoli legati alla liquidità. Laddove possibile
ed economicamente sostenibile, questo modello di business può essere
sfruttato dalle aziende meccanotessili sia per acquisire nuove tecnologie mirate all’efficientamento dei propri processi, sia per proporsi in maniera innovativa ai
propri clienti.
3.1.2 Sostenibilità incorporata
Le aziende sostenibili incorporano il concetto di sostenibilità nella propria cultura aziendale. Sono consapevoli che per garantire un impatto profondo e duraturo, si
richiede impegno costante da parte di tutta l'organizzazione e non solo da parte
del top management e della proprietà. Le migliori intenzioni possono passare in secondo piano, o semplicemente non essere rispettate, se attuate da un gruppo
scettico o indifferente. Al contrario, un personale impegnato e proattivo può essere una fonte costante di nuove idee per prodotti, servizi, meccanismi interni
ed altro ancora.
Queste aziende mettono in atto i meccanismi che fanno della sostenibilità una parte integrante del loro tessuto imprenditoriale. In particolare:
definiscono una visione di sostenibilità audace. Tali aziende si
distinguono per i modi in cui definiscono aspirazioni e obiettivi chiari per la sostenibilità, e per come li usano per stimolare l'intera organizzazione. Il loro
obiettivo è creare una visione in grado di ispirare il proprio personale e i soggetti esterni (e.g. clienti, fornitori);
integrano la sostenibilità nelle operations12. Allo stesso tempo, i leader
pragmatici di business riconoscono che raramente la sola visione aziendale è
sufficiente per produrre i risultati desiderati. A tal proposito è necessario perciò sviluppare incentivi e metodi di valutazione adeguati che non tengano
solo conto delle performance economiche ma anche dei risultati prodotti dal singolo dipendente o da unità di business in termini di sostenibilità ambientale
e sociale;
coinvolgono la forza lavoro nel campo della sostenibilità. Oltre a
definire una visione audace e integrare la sostenibilità nelle attività di tutti i giorni, è necessario coinvolgere pienamente i dipendenti. Per ottenere ciò i
campioni sostenibili organizzano sessioni di formazione per propri dipendenti mirate ad identificare le future sfide socio-ambientali e i modi per trasformarle
in opportunità di business per l’azienda. Il coinvolgimento dei dipendenti può essere inoltre ottenuto attraverso premi/incentivi con l’obiettivo di spingere il
personale a suggerire idee in grado di migliorare l’azienda in termini di
sostenibilità.
12 Attraverso il termine operations ci si riferisce a tutte quelle attività necessarie per produrre un bene o servizio.
In questo senso, oltre alla produzione risultano coinvolte, ad esempio, anche le attività legate alla logistica, alla progettazione e alla ricerca & sviluppo.

21
3.1.3 Plasmare gli ambienti di business
Le aziende sostenibili condividono attivamente la propria visione aziendale. Esse riconoscono che il massimo impatto non può essere raggiunto esclusivamente
rimanendo entro i confini delle proprie organizzazioni. Capiscono che è necessario coinvolgere tutti gli stakeholders: concorrenti, fornitori, clienti e altri soggetti
interessati. Si impegnano attivamente con queste entità per raggiungere i risultati
che immaginano per se stessi. In particolare:
influiscono (in anticipo) le policies e gli standard. Le aziende che
operano in regimi normativi deboli hanno la possibilità, e probabilmente
l'obbligo, di definire gli standard a cui l'industria dovrebbe aspirare. Per fare ciò, è fondamentale il dialogo diretto con gli organismi governativi, o le
associazioni e gli organismi di categoria;
cercano partner per raggiungere gli obiettivi comuni. Le partnership e le
sinergie con organizzazioni che condividono obiettivi simili possono
potenzialmente generare un impatto molto maggiore rispetto ad un approccio
indipendente;
rafforzano la consapevolezza dell'importanza dell’essere sostenibili. I
clienti sono i primi, tra i principali soggetti interessati, che dovrebbero essere
coinvolti nella visione sostenibile per massimizzare l'impatto delle iniziative di sostenibilità. Educando i clienti su questioni come l'inquinamento,
l'esaurimento di acqua o i l cambiamento climatico, le aziende possono
spingere l'industria a migliorare le pratiche di sostenibilità e i governi a migliorare standard e normative.
3.2 ALCUNI CASI DI SUCCESSO
Di seguito sono stati raccolti solo alcuni esempi di successo recenti, di aziende italiane ed europee, a dimostrazione di come la sostenibilità possa essere
realmente intesa come driver di sviluppo. Le informazioni di seguito riassunte sono pubbliche e disponibili sui portali delle aziende.

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Grosskraftwerk Mannheim AG (GKM),
Germania
Produzione di energia
www.gkm.de/
Azioni intraprese Risultato
GKM ha installato due azionamenti in media tensione e un trasformatore a
secco Resibloc di ABB per controllare due
pompe di alimentazione delle caldaie, all’interno di una centrale a carbone da
1675 MW nello stabilimento di Mannheim, in Germania
L’azienda sostiene la formazione di alto
livello, investe proattivamente nelle
strutture educative di Mannheim, e collabora con team di studenti e
neolaureati nella ricerca ed innovazione
Il consumo energetico delle pompe è stato ridotto del 25%
l’azienda ha incrementato i ricavi di
800.000 dollari l’anno
L’investimento ha portato a una
riduzione delle emissioni di CO2 pari a 10.200 tonnellate annue
Italpresse-Gauss, Capriano del Colle
(Brescia), Italia
Produzione di presse, macchine
utensili, sistemi robotici e linee di assemblaggio
www.italpresse.it
Azioni intraprese Risultato
Integrazione avanzata di due motori in
classe di efficienza IE2, e di un inverter
funzionante in DTC (Direct Torque
Control) per il controllo delle pompe idrauliche di una macchina modello
TF1350
Grazie al nuovo sistema, la pompa
della macchina non funziona più a
regime costante, ma varia la velocità
assecondando le effettive richieste di portata e pressione relative a ogni
singola fase di funzionamento
il risparmio energetico è quantificabile
in 0,40 kWh su un ciclo macchina di 70
secondi, corrispondente a una
diminuzione dei consumi del 36%
ArcelorMittal, Francia
Estrazione mineraria e produzione di
acciaio
www.arcelormittal.com
Azioni intraprese Risultato
L’azienda ha investito in uno studio per
la valutazione dell’efficienza energetica, condotto sull’acciaieria ha individuato 53
criticità precedentemente non note e le relative soluzioni di miglioramento
L’azienda collabora con enti governativi
nelle zone di estrazione, per favorire
l’occupazione locale e lo sviluppo di
I successivi investimenti di risoluzione
criticità hanno consentito di realizzare un risparmio annuo pari a circa 13,9
milioni di dollari, di cui 8,3 milioni sul consumo di gas e 6 milioni
sull’elettricità
L’azienda ha legato il proprio brand al
concetto di sostenibilità

23
infrastrutture
L’azienda partecipa ad iniziative di
rimboschimento e anti-desertificazione
Barilla SpA, Parma, Italia & Worldwide Produzione di generi alimentari.
www.barillagroup.it/corporate/it/home/nostro-business-sostenibile/strategia-business-
sostenibile
Azioni intraprese Risultato
L’azienda si è data 3 indirizzi strategici,
che vengono rivisti in piani di attuazione
triennali:
Costruire conoscenza: contribuire a risolvere i problemi legati al cibo e
alla nutrizione
Gestire l’azienda migliorando
costantemente i prodotti in ottica di sostenibilità totale (sociale,
economica, ambientale)
Costruire relazioni e contribuire allo sviluppo del territorio con tutte le
competenze sui componenti maturate nel tempo
Barilla investe affinchè il brand sia
legato ad un messaggio di sostenibilità
ABB, stabilimento di Vittuone, Milano,
Italia
Produzione di tecnologie per
l’efficienza energetica, e robotica
http://www02.abb.com/db/db0003/db002698.nsf/0/c1fc15b0f19eca78c1257b240056103c/$f
ile/Case+note_Vittuone_HVAC.pdf
Azioni intraprese Risultato
ABB sviluppa una gamma completa di
tecnologie per l’efficienza energetica nel
manufacturing, tra cui controlli, software dedicato, strumentazione, prodotti in
bassa tensione, azionamenti, motori,
robot e turbocompressori
ABB stessa promuove azioni di
efficientamento dei propri stabilimenti: lo
stabilimento di Vittuone è stato oggetto di un intervento di ammodernamento del
sistema di climatizzazione, che riguarda oltre il 70% dell’impiantistica esistente e
copre i 50.000 m2 dell’edificio dove sono
situate le linee produttive, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.
Sono state installate 30 unità di
L’intervento di ammodernamento ha
permesso di ottenere risparmi di 1077
MWh nel 2011 e di 2647 MWh nel 2012
ABB, oltre all’alta qualità di prodotto e
servizio, impronta la propria strategia
di comunicazione sulla sostenibilità dell’azienda e sulle tecnologie che
l’azienda sviluppa per l’efficienza energetica
La stessa App sviluppata per
l’efficienza energetica fa parte di una strategia di comunicazione, per
incrementare la percezione di un
marchio sostenibile
L’azienda rientra tra le top in tutte le

24
ABB, stabilimento di Vittuone, Milano,
Italia
Produzione di tecnologie per
l’efficienza energetica, e robotica
http://www02.abb.com/db/db0003/db002698.nsf/0/c1fc15b0f19eca78c1257b240056103c/$f
ile/Case+note_Vittuone_HVAC.pdf
climatizzazione fornite da Fast, società del gruppo Riello, integrate dai nuovi
convertitori di frequenza ABB ACH550, un
inverter appositamente progettato per gli impianti HVAC
ABB ha inoltre sviluppato Energy
Calculator App, un’applicazione che consente di calcolare il risparmio
energetico nei sistemi motorizzati, selezionando il tipo di industria e profilo
operativo, tensione, potenza del motore,
ore di lavoro e costo dell’elettricità per iniziare il calcolo. La App stima il
risparmio conseguibile in termini monetari di CO2 ed energia
classifiche di sostenibilità dei brand mondiali
Iveco, Stabilimento produttivo di
Brescia, Italia
Produzione veicoli pesanti
www.iveco.com
Azioni intraprese Risultato
A partire da un’impiantistica datata ma
ancora perfettamente funzionale e
funzionante, l’azienda ha valutato
l’installazione di inverter di ultima generazione nei circuiti di aria, acqua e
altri fluidi, dotati di motori sovradimensionati e di parzializzazioni
che generavano sprechi e stress eccessivi
sui componenti
Complessivamente la riduzione dei
consumi ottenuta è superiore ai 760
MWh/anno inizialmente stimati
Pirelli, stabilimento di Settimo
Torinese, Italia
Produzione di pneumatici
Azioni intraprese Risultato
L’azienda ha investito in uno studio per
la revisione di tutti i gruppi mescolatori,
integrando le linee con motori di nuova generazione ed inverter
I consumi energetici sono diminuiti di
circa il 16%, ovvero oltre 1.080.000
kWh/anno, pari a 202 tep/anno, con minori emissioni di CO2 per 465
tonnellate/anno
Il tempo di ritorno dell’investimento è
risultato di circa sei anni

25
4 LE AZIONI INTRAPRESE DA ACIMIT E I CASI DI SUCCESSO NEL MECCANOTESSILE
4.1 LA GREEN LABEL ACIMIT
La Green Label promossa da ACIMIT gioca un ruolo fondamentale nell’approccio
allo sviluppo sostenibile dell’industria meccanotessile italiana. Un primo grande merito è sicuramente l’aver mostrato alcuni potenti strumenti di valutazione e di
supporto alla progettazione di prodotto, come l’Analisi del Ciclo Vita, ed aver supportato diverse attività di formazione su di essi. Inoltre, grazie al suo
intrinseco significato, la targa sprona chi partecipa all’iniziativa a migliorare le
proprie performance ambientali, non solo tecniche, per dimostrare anno dopo anno il proprio impegno sostenibile. La targa è stata creata seguendo le linee
guida e la logica con cui si sviluppano alcune iniziative europee, come l’EPD e l’Ecodesign, al fine di trasmettere un segnale chiaro, forte e collettivo di come
l’industria meccanotessile italiana si stia impegnando nel promuovere uno sviluppo sostenibile.
4.1.1 Il ruolo della Green Label
Il progetto Sustainable Technologies raggruppa tutti i produttori di macchine tessili italiani sensibili sul tema della sostenibilità. Attraverso il progetto Green Label, le aziende coinvolte hanno potuto innanzitutto beneficiare di un percorso di formazione, finalizzato a presentare l’approccio Life Cycle Thinking come
motore per lo sviluppo. Le aziende sono maggiormente consapevoli del significato
di sostenibilità e conoscono i principali strumenti di LCA per valutare le prestazioni ambientali dei loro prodotti. La Green Label, inoltre, ha sviluppato per
le aziende un semplice tool (Green Label tool) che permette loro di calcolare l’impatto ambientale dei propri prodotti. Al termine di questa fase, l'azienda ha
un termine di riferimento su tali prestazioni, che si impegna a migliorare negli anni, in una sfida contro se stessa. Lo sviluppo sostenibile dei propri prodotti,
testimoniato dai valori di Carbon Footprint, relativi ad anni/versioni precedenti
riportati sulla Green Label, contribuirà a sua volta ad aumentare la sostenibilità dell'industria tessile.
La nuova generazione di macchinari dovrà infatti essere caratterizzata da elevata flessibilità, ottimi rendimenti in modo da garantire:
un impatto ambientale ridotto;
un intelligente consumo di energia e risorse;
una migliore sostenibilità per tutto il ciclo vita.
Basata sugli standard della serie ISO 14040, la Green Label riassume i parametri
caratteristici di macchine tessili, in termini di consumo energetico e di impatto ambientale e, in particolare, fornisce il valore dell'impronta di CO2 (Carbon Footprint), calcolato sulla base di un processo di riferimento e di condizioni al contorno tipiche definiti dal produttore della macchina.

26
4.1.2 L’approccio metodologico della Green Label
Nel progetto Green Label, l’approccio LCA è stato utilizzato per la valutazione del Carbon Footprint (CFP) come misura dell’impatto che il settore meccanotessile ha
sull’ambiente e, in particolare, sui cambiamenti climatici. Il CFP di un prodotto è dato dalla somma di due componenti: l’impronta primaria e l’impronta
secondaria13:
l’impronta primaria è la misura diretta delle emissioni di CO 2, dalla
combustione di combustibili fossili, inclusi i consumi interni di energia;
l’impronta secondaria è la misura indiretta delle emissioni di CO2 causate da un
prodotto, legate alla sua fase di produzione, trasporto ed eventuale
dismissione.
L’impronta primaria può essere utilizzata come parametro dell’ecoefficienza dei
macchinari tessili, durante la loro vita utile. Nel calcolo non è richies to il coinvolgimento dei fornitori o di terze parti, essendo basato solo su dati tecnici
relativi alla fase di funzionamento.
Per realizzare la Green Label, ACIMIT, ha creato un gruppo di lavoro, nel quale sono state coinvolte le aziende meccanotessili associate e all’interno del quale si
sono definite le linee guida per la realizzazione dello strumento di calcolo dell’impatto ambientale e della relativa modalità di comunicazione:
1. si è svolta un’indagine tecnico-commerciale, e la successiva raccolta e
valutazione dei dati;
2. è stato definito il layout della Green Label;
3. si sono identificate due aziende meccanotessili apripista (membri ACIMIT) con le quali realizzare i progetti piloti;
4. è stata applicata la metodologia LCA ai macchinari delle aziende apripist a;
5. si è infine creato lo strumento informatico per il calcolo del CFP e per la
realizzazione della Green Label, il cui processo di calcolo è stato validato
dall’ente di certificazione RINA (Registro Italiano Navale), disponibile per tutti gli associati ACIMIT, previa accettazione di un memorandum di intesa.
Ad aprile 2013 è stato lanciato da D’Appolonia e ACIMIT un nuovo sito internet dedicato all’iniziativa (www.sustainabletechnologies.it) all’interno del quale sono
riportate le principali informazioni riguardanti la Targa Verde ed è possibile, a
valle della sottoscrizione del memorandum di intesa con ACIMIT, accedere al tool di generazione della Targa Verde tramite credenziali di accesso dedicate.
13 International Organization for Standardization, ISO14064:2006 Greenhouse gases (Part 1,2,3)

27
4.2 INDAGINE PRESSO GLI ADERENTI AL PROGETTO “SUSTAINABLE
TECHNOLOGIES”
D’Appolonia, in collaborazione con ACIMIT, ha preparato e distribuito alle aziende
aderenti al progetto Sustainable Technologies un questionario allo scopo di raccogliere i primi feedback sulla Green Label.
Fig. 7: Settore di riferimento delle aziende intervistate
Fonte: indagine ACIMIT/D’Appolonia
Al questionario hanno risposto 28 aziende sulle 34 appartenenti al progetto, la maggior parte (64%), operante nel settore del finissaggio. Di seguito viene
riportata l’analisi completa delle risposte ricevute.
Gli argomenti affrontati sono cinque:
1. i motivi che hanno spinto le aziende ad aderi re al progetto Sustainable Technologies;
2. il processo di creazione della Targa Verde (Green Label Tool);
3. i canali utilizzati dalle aziende per comunicare la Targa Verde;
4. i feedback dei clienti;
5. le azioni dei competitor – commenti.
Altre macchine
4%
Filatura 21%
Tessitura 4%
Maglieria 7%
Nobilitazione 64%

28
I motivi che hanno spinto le aziende ad aderire al progetto Sustainable
Technologies
Dal grafico risulta evidente come le aziende abbiano deciso di aderire al progetto principalmente per motivi commerciali. La Targa Verde viene infatti vista dalle aziende
come uno strumento di marketing da utilizzare, da un lato, per attrarre quei clienti che percepiscono la targa e il progetto in generale come un valore aggiunto e dall’altro, per
contrastare i principali competitor che stanno applicando politiche di sostenibilità
ambientale. Interessante notare come solo una minoranza delle aziende abbia deciso di aderire al progetto per emulare altre associate ACIMIT; questo conferma che le aziende
vedono nella Targa Verde uno strumento per migliorare il proprio business.
Fig. 8: Quali sono i motivi che vi hanno spinto ad aderire al progetto “Sustainable Technologies” e creare la Targa Verde? (% risposte)
Fonte: indagine ACIMIT/D’Appolonia N.B. possibilità di risposte multiple
0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35%
Altro
Senso etico
Azione di marketing
Altre aziende ACIMIT lo fanno
La maggior parte dei miei principali competitor sista muovendo verso un approccio sostenibile
I clienti lo percepiscono come valore aggiunto

29
Il processo di creazione della Targa Verde (Green Label Tool)
Le risposte hanno evidenziato come per la stragrande maggioranza delle aziende (93%) il tool sviluppato da D’Appolonia sia di facile utilizzo. Alla stesso tempo, una parte di
esse (32%) evidenzia come il processo di generazione di una targa necessiti di assistenza suggerendo alcune possibili soluzioni per migliorare il tool da questo punto di
vista. A tal proposito occorre sottolineare come sia disponibile un servizio di helpdesk contattabile tramite il seguente indirizzo e-mail: [email protected] in
grado di fornire supporto tecnico alle aziende aderenti al progetto Sustainable Technologies.
Fig. 9: Come giudicate il processo di creazione di una Targa Verde?
(Green Label Tool)
Fonte: indagine ACIMIT/D’Appolonia
Canali utilizzati dalle aziende per comunicare la Targa Verde
Dalle risposte ottenute si evince come le aziende non si servano di un canale preferenziale per comunicare la/le targhe verdi prodotte, ma utilizzino per lo più tutti i
loro strumenti a disposizione. Il canale meno utilizzato dalle aziende aderenti al progetti risulta essere, ad oggi, l’invio della targa tramite newsletter o e -mail dedicate.
Complicato 7%
Semplice e veloce 61%
Semplice, ma
necessita di assistenza
32%

30
Fig. 10: Come comunicate la Targa Verde al mercato/cliente di riferimento?
(% risposte)
Fonte: indagine ACIMIT/D’Appolonia N.B. possibilità di risposte multiple
I feedback dei clienti
I dati raccolti all’interno del questionario indicano che solo il 4% delle aziende
intervistate ha riscontrato una completa mancanza di interesse del cliente verso la Targa Verde. I paesi/aree geografiche che si sono dimostrati maggiormente interessati
alla Targa Verde ACIMIT sono Europa e area Asiatica (Cina ed altri), seguiti da America
Latina, India e USA.
Le domande più ricorrenti poste dai clienti hanno riguardato la certificazione del processo di rilascio della Targa Verde (Cosa indica? Chi è l’ente certificatore?), che
viene comunque apprezzata da un cliente su tre, e l’utilizzo della targa come strumento decisionale per l’acquisto di un macchinario/impianto (Rispetto ai competitor qual è la percentuale di risparmio energetico? Posso confrontare i dati della targa con quelli di un competitor?).
Di seguito sono riportati i principali spunti di interesse riguardanti la Targa Verde selezionati dalle aziende aderenti al progetto sulla base di feedback ricevuti dai propri
clienti:
0% 5% 10% 15% 20% 25% 30%
Altro
Apposizione sulla macchina
Esposizione fiera del settore
In allegato a brochure commerciale
In allegato alla documentazione tecnica
Invio al cliente tramite posta elettronica(e.g. newsletter)

31
I grandi gruppi industriali, direttamente o indirettamente spinti dai loro clienti, hanno
intrapreso da tempo una rivoluzione sostenibile e sono quindi interessati a tecnologie
a basso impatto ambientale. La Targa Verde evidenzia l’impegno delle aziende in tal senso;
Le aziende meno strutturate sono interessate all’argomento , ma non percepiscono
ancora il valore aggiunto della Targa Verde in quanto puntano ad avere un beneficio chiaro e immediato;
All’estero la Targa Verde viene in alcuni casi utilizzata dai clienti per:
avere vantaggi economici (e.g. facilitazione nell’ottenere finanziamenti dalle banche, autorizzazioni ad importare/acquistare macchinari che applicano
tecnologie green);
esaudire la richiesta dei governi (e.g. Cina), di fare investimenti su tecnologie che permettono, ad esempio, risparmio di acqua, prodotti chimici ed energia termica;
aderire a loro volta a etichette verdi da applicare sui prodotti da loro fabbricati e venduti.
Fig. 11: Il cliente si è dimostrato interessato alla Targa Verde?
Fonte: indagine ACIMIT/D’Appolonia
Poco 50%
Sì 43%
No 7%

32
Fig. 12: Il fatto di aver certificato il processo di rilascio della Targa Verde
è stato apprezzato dalla clientela?
Fonte: indagine ACIMIT/D’Appolonia N.B. la risposta NO ha avuto zero preferenze
Fig. 13: Quali sono i paesi/aree geografiche nei quali i clienti sono apparsi maggiormente interessati alla Targa Verde?
Fonte: indagine ACIMIT/D’Appolonia N.B. possibilità di risposte multiple
Non ho avuto feedback in
merito 68%
Sì 32%
0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35%
Nessun feedback
Altri
USA
India
America Latina
Cina
Paesi asiatici (extra Cina e India)
Europa

33
Il questionario ha inoltre permesso di identificare i principali driver di acquisto di una
tecnologia sostenibile, ovvero:
vantaggi economici derivanti da un migliore utilizzo delle risorse durante la fase di
utilizzo di una macchina/impianto (e.g. energia, acqua, prodotti chimici);
obblighi normativi imposti dai governi che impongono il rispetto di determinati
requisiti ambientali.
Fig. 14: Quali sono i motivi che i clienti adducono per l’acquisto di una tecnologia sostenibile?
Fonte: indagine ACIMIT/D’Appolonia N.B. possibilità di risposte multiple
Le azioni dei competitor - commenti
Delle 28 aziende intervistate, solamente tre ritengono che la Targa Verde ed il progetto
Sustainable Technologies promosso da ACIMIT siano in competizione con iniziative promosse da competitor stranieri.
0% 10% 20% 30% 40% 50%
Altro
Esigenze etiche
Richiesta del mercato
Vantaggi economici
Obblighi normativi

34
4.3 CASI DI SUCCESSO NEL MECCANOTESSILE
Durante lo studio sono state contattate telefonicamente cinque aziende associate ad ACIMIT che hanno aderito al progetto Sustainable Technologies fin dall’inizio e
che sono state oggetto degli primi audit da parte di Rina nell'ambito della certificazione del processo di rilascio della Targa Verde. Le aziende contattate
sono:
Flainox S.r.l.;
Itema S.p.A.;
Reggiani Macchine S.p.A.;
Santoni S.p.A.;
Tonello S.r.l.

35
Nome azienda: Flainox Srl Settore Industriale: Macchine ed impianti di tintoria e finissaggio
Sito web: http://www.flainox-it.com
L’azienda ha iniziato ad investire sul tema della sostenibilità nel 2009, ottimizzando tutti i processi aziendali, dalla fornitura di materie prime e semilavorati, alle fasi di produzione
vere e proprie di una determinata macchina/impianto. Questo impegno ha portato
l’azienda, con il supporto di una società di consulenza esterna, a calcolare l’impatto ambientale di un proprio prodotto (NRP/Universal) tenendo conto dell’intero ciclo di vita
dello stesso (e.g. estrazione delle materie prime, fornitura semilavorati, produzione, fase di utilizzo da parte del c liente, dismissione). L’azienda ha sviluppato un blog dedicato
interamente al tema della ecosostenibilità, ricevendo riscontri positivi specialmente da
clienti/aziende provenienti da Far East, USA e India.
L’azienda ha inoltre collaborato attivamente nella definizione della Targa Verde all’interno del progetto co-finanziato dalla Commissione Europea denominato Nu-Wave14, svolgendo il
ruolo di front-runner che ha portato alla realizzazione della prima Targa Verde ACIMIT.
La Targa Verde viene utilizzata dall ’azienda non solo come strumento commerciale e di
marketing, ma anche come incentivo per migliorare i propri prodotti, investendo in nuove tecnologie con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale legato all’utilizzo delle proprie
macchine. La targa compare su tutte le presentazioni commerciali e viene pertanto mostrata a ciascun cliente. Essa è inoltre pubblicata sul blog aziendale e sui social media
(e.g. Twitter e Google plus).
Flainox nell’ultimo anno ha constatato come la Targa Verde stia rivestendo un ruolo
importante come “biglietto da visita” per quei clienti (più strutturati) per i quali il tema della sostenibilità ambientale fa già parte della propria cultura aziendale. Clienti di minori
dimensioni e meno strutturati, invece non percepiscono ancora il valore aggiunto della Targa Verde. L’azienda riveste il ruolo fondamentale di “educatore” per spiegare ai propri
clienti lo scopo della targa, il significato di Carbon Footprint e la relazione diretta dello
stesso con i consumi reali, ad esempio, di energia e di acqua.
La Targa Verde ha permesso all’azienda di concludere accordi commerciali con aziende situate in Paesi dove la carenza di acqua è un problema di non poco conto (e.g. India). La
targa viene infatti utilizzata dai clienti per ricevere agevol azioni fiscali/finanziamenti da
parte dei propri Paesi.
L’azienda è estremamente soddisfatta della Green Label in quanto riflette perfettamente il proprio spirito aziendale e per il futuro propone che la targa evolva verso un concetto più
globale, che tenga conto non solo dell’impatto ambientale di un singolo prodotto durante
la fase di utilizzo, ma di tutta l’azienda.
14
Nu-Wave project, Seventh Framework Programma, 2009-2011

36
Nome azienda: Itema Spa Settore Industriale: Macchine e impianti di tessitura
Sito web: http://www.itemagroup.com
L’azienda ha aderito al progetto “Sustainable Technologies” fin dalla sua fase iniziale, collaborando attivamente con il team di lavoro ACIMIT/D’Appolonia dedicato allo sviluppo
della Targa Verde.
Itema è caratterizzata da una forte cultura “sostenibile” ben radicata in tutte le
componenti aziendali (dalla proprietà agli operai, passando per i dirigenti e gli impiegati), che collaborano attivamente tra di loro al fine di ridurre gli sprechi ed ottimizzare i
processi aziendali.
L’azienda ha al suo interno un team di Ricerca e Sviluppo (R&S) che, supportato da un
comitato interdivisionale per l’innovazione, valuta e propone soluzioni tecnologiche innovative, collaborazioni con università e spin-off universitari al fine di
migliorare/ottimizzare le performance, anche ambientali, di un determinato prodotto.
L’azienda attualmente espone la Targa Verde durante fiere o eventi del settore.
L’obiettivo di Itema è quello di aumentare la visibilità della targa e dei contenuti del progetto “Sustainable Technologies”, aggiornando i l sito internet, le newsletter e le
presentazioni ufficiali aziendali che vengono abitualmente utilizzate dal settore marketing e vendite a scopi promozionali.
Itema ha riscontrato come i propri clienti percepiscano positivamente la Targa Verde, soprattutto quelli appartenenti all’area europea e statunitense. Una volta presentata, essa
incuriosisce i clienti e diventa argomento qualificante di vendita.
È opinione di Itema che la Targa Verde e, in generale il progetto “Sustainable Technologies”, dovranno incentivare in futuro le aziende ad investire in nuove tecnologie
per ridurre le vibrazioni e le emissioni acustiche delle macchine, migliorandone il
benessere degli operatori.
L’azienda è inoltre convinta che la targa acquisirà nel tempo maggiore importanza fino a diventare requisito indispensabile per la commercializzazione di macchine in determinati
Paesi.

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Nome azienda: Reggiani Macchine Spa Settore Industriale: Macchine per la stampa e finissaggio dei tessuti
Sito web: http://www.reggianimacchine.it
Il Gruppo Reggiani, composto da Reggiani Macchine, Jaeggli Meccanotessile e Mezzera, è tra i principali leader nel settore delle macchine da stampa e finissaggio dei tessuti.
Al pari di Flainox, anche il Gruppo Reggiani, ed in particolare Jaeggli Meccanotessile, ha collaborato attivamente alla definizione della Targa Verde svolgendo il ruolo di apripista
all’interno del progetto Nu-Wave.
La Targa Verde viene mostrata a fiere di settore a fianco alla macchina di riferimento e
viene sempre inserita nel manuale d’uso e manutenzione. Ad oggi la targa viene prodotta dall’ufficio commerciale, con il supporto dell’ufficio tecnico; nei prossimi mesi le targhe
verdi verranno sempre prodotte dall’ufficio tecnico, ma saranno gestite dall’ufficio marketing con lo scopo di sfruttarle maggiormente.
L’esperienza del gruppo in merito alla Targa Verde è positiva in quanto ha permesso di
accedere a quei mercati che erano prerogativa dei competitor tedeschi.
In India e Cina sono stati recentemente istituiti forti vincoli che le aziende devono
rispettare per poter installare/mantenere aperti gli stabilimenti produttivi. In questo contesto la Targa Verde svolge un ruolo fondamentale in quanto viene utilizzata da queste
aziende per dare evidenza della sostenibilità ambientale dei propri impianti e richiedere
autorizzazioni a costruire saloni e/o installare nuove attività.
In Italia, al contrario, l’azienda ha riscontrato come non ci sia sensibilità sul tema. La maggior parte dei clienti italiani delle aziende del Gruppo Reggiani infatti non conosce la
Targa Verde e si informano su di essa solo nel momento in cui viene loro presentata.
L’azienda sta ragionando sulla definizione di politiche sosten ibili coinvolgendo i propri
clienti e fornitori (e.g. forniture km zero, vernici a basso impatto).
Il Gruppo Reggiani auspica che la Targa Verde diventi un requisito fondamentale per la commercializzazione di una data macchina/impianto meccanotessile. In tal senso,
l’azienda riterrebbe fondamentale un supporto da parte del Ministero Italiano dello
Sviluppo Economico per sensibilizzare i mercati stranieri e quello interno sull’azione intrapresa dalle aziende associate ACIMIT.
L’azienda suggerisce inoltre due strade per migliorare la Targa Verde:
1. standardizzazione dei processi produttivi per permettere il confronto con le aziende concorrenti;
2. inserimento all’interno della targa di un parametro legato alla qualità del prodotto finale.

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Nome azienda: Santoni Spa Settore Industriale: Macchine seamlesswear
Sito web: http://www.santoni.com
Santoni ad oggi copre il 97% della richiesta mondiale di produzione di macchine seamlesswear, per utilizzo in vari settori di abbigliamento (underwear, sportswear, beachwear, outerwear e medicalwear). L’azienda, coinvolta anch’essa all’interno del progetto Nu -Wave, ha collaborato
attivamente con il gruppo di lavoro che ha portato alla definizione della prima Targa Verde.
L’azienda è sensibile al tema della sostenibilità e del risparmio energetico. I team di sviluppo lavorano per ottimizzare i processi aziendali e creare nuovi prodotti, più
performanti anche dal punto di vista dei consumi. L’azienda organizza regolarmente corsi di aggiornamento per il personale, a tutti i livelli, su questi temi ed altri (e.g. sicurezza).
All’interno di una delle aziende del gruppo è stato recentemente installato un impianto fotovoltaico da 350kW con il quale viene alimentata parte dei macchinari utilizzati per la
produzione.
Santoni espone abitualmente la Targa Verde, attualmente prodotta per un solo modello di
macchina, in tutte le fiere del settore e sul sito aziendale. L’azienda ha riscontrato come i clienti ancora non percepiscano appieno il significato de lla Targa Verde, che viene spesso
vista come un “qualcosa in più”, non richiesto (o meglio non imposto) da nessuno. Questo
capita soprattutto nel mercato italiano e con i clienti più piccoli, meno strutturati.
Nei prossimi anni, l’azienda ha deciso di pun tare molto sulla Targa Verde e sui concetti sui quali si basa (e.g. LCA, sostenibilità ambientale, Carbon Footprint), organizzando training
specifici per sensibilizzare i propri dipendenti sul tema con lo scopo di sviluppare pertanto una cultura aziendale condivisa. L’azienda sta infatti affrontando un cambio generazionale
che agevolerà tale evoluzione.
Santoni condivide lo scopo della targa come “sfida con se stessi”. In tal senso, l’azienda
sta lavorando ad una nuova versione di macchina contraddistinta da una serie di innovazioni che porteranno ad una riduzione di consumi, i cui vantaggi per il cliente
saranno evidenziati dalla Targa Verde tramite il confronto tra il vecchio ed il nuovo valore
di Carbon Footprint.
L’azienda si auspica che nel futuro vengano fissati a livello europeo degli obiettivi puntuali per il meccanotessile, da raggiungere nel medio-lungo periodo in maniera tale da
incentivare le aziende ad investire sul tema della sostenibilità.

39
Nome azienda: Tonello Srl Settore Industriale: Macchine ed impianti di tintoria e finissaggio
Sito web: http://www.tonello.com
L’azienda investe da diversi anni sul tema della sostenibilità, progettando macchine sempre più efficienti da un punto di vista energetico e ambientale, caratte rizzate pertanto
da minori consumi d'acqua, minori sprechi energetici, minori emissioni e scarti di
lavorazione.
Tonello, così come le altre aziende descritte precedentemente, ha collaborato attivamente alle fasi di realizzazione della Targa Verde.
L’azienda ha inoltre installato un impianto fotovoltaico in grado di coprire tutto il proprio fabbisogno energetico. Ultima, ma non meno importante iniziativa, l’azienda adotta le
procedure più severe e le migliori tecnologie di recupero, di depurazione e di abbattimento di polveri e fumi, per garantire nei propri stabilimenti ambienti di lavoro
salubri e sicuri.
Tonello utilizza la Targa Verde come mezzo per verificare le performance energetico-
ambientali di tutti i propri prodotti e misurare eventuali miglio ramenti legati all’implementazione di nuove tecnologie.
La Targa Verde viene generalmente stampata ed allegata alla documentazione generale
della macchina, che comprende manuale d’uso e manutenzione e la dichiarazione di
conformità CE. Nei prossimi mesi la Targa Verde verrà mostrata anche sul sito aziendale e inviata ai clienti tramite newsletter.
I clienti di Tonello percepiscono positivamente l’impegno dell’azienda nel progetto
ACIMIT, in quanto utilizzano essi stessi la Targa Verde come strumento di marketing per sottolineare l’ecosostenibilità dei propri stabilimenti produttivi.
L’azienda è convinta che la targa rivestirà un ruolo sempre più importante nel mercato meccanotessile. L’ideale evoluzione sarebbe la standardizzazione de i processi di
riferimento in maniera tale da agevolare il confronto con le aziende concorrenti.

40
5 CONCLUSIONI
L’Europa da anni si muove nella direzione della sostenibilità e definisce le linee strategiche per perseguire gli obiettivi di breve e lungo termine: nell’ottica di
questo piano strategico, le azioni intraprese dalle industrie, singolarmente o collettivamente, vengono supportate e incentivate, sia in ciò che riguarda
l’innovazione e lo sviluppo di nuove tecnologie, sia nelle azioni di
autoregolamentazione. Sebbene la sostenibilità sia comunemente considerata come obiettivo primario, nessuna azienda italiana appare nel “Global 100 Most Sustainable Corporations in the World” 15, la classifica delle 100 aziende più sostenibili al mondo, che si stanno muovendo nella consapevolezza dell'impatto
che provocano ad ambiente, economia e società. È dunque necessario che
l’industria italiana riveda il proprio concetto di sviluppo sostenibile, per evitare di perdere nei prossimi anni uno dei drivers più rilevanti per lo sviluppo tecnico ed
economico.
5.1 L’APPROCCIO SOSTENIBILE ED I VANTAGGI
Spesso la sostenibilità viene percepita esclusivamente come un ulteriore aggravio di costi e di gestione, quando, al contrario, un approccio sostenibile può generare
vantaggi in termini di riduzione di costi di un’azienda e degli impatti ambientali,
migliorando la produttività e la percezione positiva dei clienti.
Nella tabella seguente si riassumono gli approcci discussi nei paragrafi precedenti, evidenziando le principali azioni che possono essere intraprese,
unitamente ai conseguenti vantaggi sia per l’azienda meccanotessile che per
quella tessile cliente.
Gli approcci presentati sono in ordine crescente di impegno per l’azienda, in termini di risorse e personale, ma generano altresì vantaggi sempre più marcati.
Le stelle riportate per ogni approccio indicano il livello di impegno e coinvolgimento dell’azienda verso tematiche legate alla sostenibilità che si
riflettono in vantaggi sugli impatti economici ed ambientali (1 stella: scarso coinvolgimento – vantaggi limitati, 4 stelle: elevato coinvolgimento – vantaggi
evidenti).
15
www.global100.org/

41
Approccio Azioni da intraprendere Vantaggi per azienda
meccanotessile (produttore) Vantaggi per azienda tessile
(cliente)
Adeguamento ambientale
Monitorare e recepire leggi e direttive, implementando
procedure ed eventualmente gli impianti
Adeguamento normativo (procedure ed impianti) per
continuare a produrre
Poter continuare a operare con macchinari conformi alle leggi
Miglioramento
dell'efficienza energetica
(LCI)
Analisi dei flussi di materiali
ed energia
Controllo dei costi di produzione
Possibile incremento di produttività
Eventuale minor investimento in
apparecchiature tessili
ROI derivante da risparmi di energia e materiali
Analisi LCA Analisi degli impatti ambientali:
- generati dal prodotto
- generati dalla fabbrica Identificazione dei punti
critici: - nella manifattura del
prodotto
- nella fabbrica
Migliore comunicazione verso
l’esterno Coinvolgimento del personale
dell’azienda focalizzato a perseguire
la politica ambientale
Manifattura di prodotti tessili
con macchinari a più basso impatto ambientale.
Possibile migliore comunicazione
verso l’esterno (azione di marketing sostenibile)
Analisi LCC Analisi dell’impatto economico del ciclo vita del
prodotto e della fabbrica
Identificazione dei costi e dei punti critici, sia della manifattura del
prodotto che in tutta la fabbrica
Iniziale coinvolgimento/ formazione su catena del valore
sostenibile
Migliore comunicazione dei benefici ai consumatori
Design for Environmental
Identificazione di interventi Analisi dei possibili scenari
(costi/benefici) Ranking degli interventi
Piano strategico degli interventi Migliore approvvigionamento di
debito bancario per finanziare gli
interventi
Inclusione nella linea di produzione di macchinari a
basso impatto ambientale
(quindi bassi consumi e relativi minori costi operativi)

42
Approccio Azioni da intraprendere Vantaggi per azienda
meccanotessile (produttore) Vantaggi per azienda tessile
(cliente)
EPD (basato su LCA)
Consultazione aperta con altri produttori sui criteri
metodologici e loro approvazione
Elaborazione della LCA (basata sui precedenti
criteri) e della relativa EPD Verifica di documenti al sito
produttivo da parte di un
Ente di Certificazione Approvazione EPD e
registrazione da parte dell’ente certificatore
Migliore comunicazione della politica aziendale verso l’ambiente,
evidenziando le performance ambientali del prodotto,
aumentandone le visibilità e l’accettabilità sociale
Confronto tra prodotti funzionalmente equivalenti
Incentivo al il miglioramento
continuo delle prestazioni ambientali Risposta alle esigenze del mercato
che richiede informazioni chiare, facilmente comprensibili ed
autorevoli (verso i clienti)
Risposta alle richieste del mercato di informazioni chiare,
comprensibili, autorevoli EPD è fonte di informazioni nel
procurement e
approvvigionamento di prodotti e servizi (verso il cliente finale)
Nei casi studio precedentemente citati, emerge chiaramente come sia possibile ottenere ottime performance in termini economici, ponendo la sostenibilità ambientale e sociale al centro dei processi e della cultura aziendali. Oltre
alla propria rete di business, i risultati ottenuti dalle aziende sostenibili sollevano una serie di considerazioni fondamentali sul ruolo di tutti i possibili stakeholders coinvolti, ovvero: aziende, enti non governativi e
amministrazioni locali/nazionali.

43
5.2 SVILUPPI FUTURI DELLA GREEN LABEL
Fin dalla costituzione del primo gruppo di lavoro che ha dato vita alla Green Label di ACIMIT, tutti i soggetti coinvolti hanno concordato che essa dovesse
rappresentare l’inizio di un percorso destinato ad evolvere nel tempo e ad assumere un significato sempre più solido e largamente condiviso.
Un primo importante passo è stato la presentazione del progetto “Sustainable Technologies” a Shanghai nel 2010 durante la manifestazione fieristica ITMA ASIA
e la creazione del marchio “ACIMIT – Supplier of sustainable technologies”, che propone il meccanotessile italiano come settore sensibile alla sostenibilità.
Successivamente, la prima versione della Green Label è stata ufficialmente inaugurata durante ITMA 2011 a Barcellona. Infine, all’edizione 2012 di ITMA
ASIA è stata presentata la versione attuale della targa che presenta il marchio di
certificazione rilasciato dall’ente certificatore RINA.
Il percorso non deve però fermarsi qui. Esistono diverse possibilità di sviluppo e avanzamento dell’approccio alla sostenibilità proposto dalla Green Label, ad
esempio:
• estendere l’analisi di performance ambientali all’intero ciclo di vita del
prodotto;
• creare una banca dati contenente casi di successo, con le esperienze di
sviluppo sostenibile (azioni + risultati) delle aziende innovatrici;
• valutare le performance ambientali dell’azienda, non solo del prodotto;
• valutare possibili accordi volontari transnazionali, per portare la sostenibilità
del settore meccanotessile all’attenzione dell’Europa.

44
Green Label a 360 gradi. A tutte le fasi di vita di un prodotto, dalla produzione
alla distribuzione, dall’utilizzo al fine vita, è associato un impatto energetico ed
ambientale: il progetto Nu-Wave e l’esperienza dei progetti-pilota per la formalizzazione della Green Label hanno evidenziato come nel caso del
meccanotessile l’impatto energetico ed ambientale sia particolarmente influenzato (in media 85-90%) dalla fase di utilizzo. Per questo, così come è concepita ad
oggi, la Green Label esplicita le performance ambientali (in termini di CO 2
emessa) di una macchina durante la sola fase di utiliz zo.
Una prima possibilità è estendere l’analisi di impatto ambientale alla fase di produzione e/o di fine vita della macchina. Sebbene dai riscontri finora avuti si è
evinto come le fasi precedenti e successive all’utilizzo del macchinario gravino poco (<10%) sulla totale Carbon Footprint, questo esercizio porterebbe le
aziende da un lato ad analizzare e valutare secondo una logica di sostenibilità le
fasi produttive, dall’altro ad incrementare la conoscenza di quello che è il fine vita dei propri prodotti . In entrambi i casi, le aziende potrebbero identificare
criticità o nuovi spunti per offrire un prodotto più sostenibile e a costi minori, con vantaggi in primo luogo per i clienti del settore tessile.
Storie di successo al l’italiana. Uno dei punti chiave della Green Label è la “sfida con se stessi”, alla ricerca di nuove soluzioni per un prodotto non solo più
performante, ma anche più sostenibile, come testimoniato dal valore di CO 2. La Green Label permette infatti di mostrare come i l Carbon Footprint del proprio
prodotto è variato negli anni, a dimostrazione del proprio impegno ambientale. A livello di associazione, potrebbe essere interessante raccogliere le “storie di
successo”, ogniqualvolta un’azienda riesce a dimostrare un abbat timento
dell’impronta delle proprie macchine. La raccolta di queste esperienze e testimonianze, ad esempio da inserire nel sito ACIMIT – Sustainable Technologies
(www.sustainabletechnologies.it), può diventare un ulteriore importante strumento di comunicazione.

45
Fig. 15: Possibile evoluzione della Green Label
Fonte: elaborazione D’Appolonia
Sostenibilità oltre la Green Label. I costi aziendali gravano sul costo del prodotto finito, non ultimi quelli legati ai consumi energetici. Diversi casi studio,
anche tra quelli precedentemente citati, hanno rivelato che, a fronte di un accurato assessment energetico di uno stabilimento, è stato possibile identificare
misure di ammodernamento o interventi per l’efficienza energetica, oltre a
definire un piano dettagliato per il ritorno dell’investimento. I vantaggi, in questo caso, per l’azienda meccanotessile sarebbero diretti. Essa potrebbe vedere
diminuire i propri consumi e di conseguenza i costi.
Dall’Italia verso l’Europa . Il meccanotessile non è l’unico settore che si sta muovendo in Europa in maniera volontaria, per definire nuovi obiettivi di
sostenibilità, nuove regole e future c lassificazioni o standard; lo sviluppo
sostenibile è infatti visto da diverse industrie come un potente driver negli anni a venire.
L’Europa, di conseguenza, monitora costantemente le azioni volontarie che
nascono in seno ai diversi ambiti industriali, ad esempio come parte integrante
del lavoro sottostante alla direttiva Eco-Design (2012/27/EU). Tale direttiva mira ad implementare le misure e raccomandazioni suggerite dall’industria,
attraverso una serie di consultazioni con le parti coinvolte (imprese ed associazioni di categoria).

46
Inoltre, quando un accordo o un’azione volontaria proposta dall’industria soddisfa
determinate condizioni, viene considerata dalla Commissione Europea un’alternativa alla direttiva stessa. In generale, per considerarsi un’alternativa,
l’azione volontaria deve avere lo stesso obiettivo della direttiva e suggerire una strada per raggiungerlo in tempi più brevi e/o in maniera più economica.
L’accordo volontario deve apportare valore aggiunto rispetto allo stato
dell’arte, attraverso obiettivi di sviluppo chiari e quantificati, deve prevedere un’azione di monitoraggio e reporting (attraverso ispezioni e certificazioni esterne
indipendenti) e rappresentare una larga maggioranza del settore di provenienza. In ottica di sviluppo futuro, la Green Label sta seguendo queste linee guida
europee.
Attualmente il meccanotessile non è incluso nella Direttiva Eco -Design, come
invece lo sono altri macchinari energivori dell’industria manifatturiera, quali forni o ventilatori.
Vediamo brevemente come avviene il processo di inclusione di un prodotto nella
direttiva16:
1. successivamente al monitoraggio dello stato dell’arte e delle azioni volontarie, la Commissione Europea adotta un Piano di Lavoro che, a valle
delle consultazioni precedentemente menzionate, contiene una lista indicativa e prioritizzata di alcuni prodotti, il cui potenziale di inclusione nella direttiva
Eco-Design sarà progressivamente considerato nei successivi tre anni;
2. ogni gruppo di prodotti presenti nel Piano di Lavoro viene analizzato
attraverso uno studio propedeutico dedicato, per valutare quali parametri e
quali obiettivi siano appropriati ed applicabili (in accordo con la metodologia di lavoro della direttiva);
3. una prima bozza di regolamentazione viene sottomessa al Forum di Consultazione, costituito dai rappresentanti degli Stati Membri, degli Stati
Associati e da 30 soggetti interessati, quali associazioni, organizzazioni non
governative ed associazioni di consumatori o utilizzatori. A seguire, viene valutato l’impatto della regolamentazione con il dettaglio del potenziale
risparmio energetico e costo per l’industria;
4. la bozza, così completata, viene sottoposta al voto degli Stati Membri;
5. se approvata, la bozza passa (entro tre mesi) allo scrutinio del Parlamento
Europeo e del Consiglio Europeo per la decisione finale di attuazione.
16 EC-“Eco-Design your future”, 2012

47
Fig. 16: Iter di sviluppo Direttiva Eco-Design
Fonte: elaborazione D’Appolonia
I prossimi passi della Eco-Design. Il Piano di Lavoro 2009-2011 della Eco-
Design contiene una lista di prodotti e macchinari, sia industriali che di largo
consumo, che sono ora in fase di regolamentazione. Il Piano di Lavoro 2012 -2014 e la relativa prima Consulta17 contengono la lista indicativa dei nuovi prodotti che
potranno essere inclusi nella Direttiva, tra cui le caldaie industriali ed i generatori di vapore in genere (<50MW), i cavi elettrici di potenza, motori elettrici ad
induzione e brushless, pompe, sistemi per il controllo dell’illuminazione e del riscaldamento.
In parallelo inizierà il monitoraggio o la ricezione delle nuove azioni volontarie, per definire i futuri Piani di Lavoro dal 2015 in avanti. La tendenza sembra quella
di aumentare il numero dei macchinari e dei prodotti regolamentati, per ottenere nuovi standard europei, armonizzare le azioni volontarie che stanno nascendo,
sostenere gli sforzi in ottica di risparmio energetico che l’Europa sta facendo e,
non ultimo, aumentare la percezione di “Prodotto Europeo” come sinonimo di sostenibilità.
17 disponibili on-line: http://ec.europa.eu/enterprise/ecodesign

A-1
RIFERIMENTI
ABB e Polimi, I vantaggi dell’efficienza energetica. Fare di più, riducendo i costi e le emissioni, 2011.
EC – Ecodesign your future, 2012.
G. Vignati, Manuale di logistica, Hoepli, 2002.
ILCD Handbook: General guide for Life Cycle Assessment - Detailed guidance by DG-JRC-
IES, 2010.
International Organization for Standardization, ISO14064:2006 Greenhouse gases (Part
1,2,3).
‘Living well, within the limits of the planet’ - Speech by Janez Potočnik, European
Commissioner for Environment, at the High level IEEP conference on the future of EU
environmental policy (Brussels, 4 December 2012) .
Nu-Wave project, Seventh Framework Programme, 2009-2011.

A-2
APPENDICE
PRINCIPALI STANDARD RICONOSCIUTI A LIVELLO INTERNAZIONALE
Principali standard riconosciuti a livello internazionale
L’efficienza energetica e le tematiche legate all’analisi del ciclo vita di un
prodotto sono già normate a livello internazionale. Prima di entrare nel dettaglio
di come le pratiche di sostenibilità possono influire sullo sviluppo e sull’economia aziendale, è importante avere una chiara visione dei principali standard e
direttive europee che danno indicazioni, riferimenti e metodologie per analisi di ciclo vita come base di partenza per certificazioni volontarie di prodotti o servizi.
Gli standard ISO 14040 e ISO 14044
Gli standard ISO 14040 (Environmental management - Life cycle assessment - Principles and framework) e ISO 14044 (Environmental management — Life cycle assessment — Requirements and guidelines) fissano i riferimenti per le analisi di
ciclo vita. In particolare, ISO 14040:2006 descrive i principi e la metodologia per la valutazione del ciclo di vita (LCA) tra cui la definizione dell'obiettivo e degli
scopi della LCA, l'analisi di inventario (LCI) del ciclo-vita, la valutazione d'impatto
del ciclo di vita (LCIA), la fase di interpretazione degli impatti, il reporting e la revisione critica del LCA, le limitazioni del LCA, il rapporto tra le fasi LCA e,
infine, gli elementi opzionali.
La ISO 14040:2006 non descrive però la tecnica LCA in dettaglio, né specifica i
metodi per le singole fasi del LCA ed è quindi integrata da lla ISO 14044:2006
che riguarda la valutazione del ciclo di vita e gli studi di inventario del ciclo di vita.
ISO 14044:2006 specifica i requisiti e fornisce le linee guida per la valutazione del ciclo di vita tra cui la definizione dell'obiettivo e degli scopi della LCA, l'analisi
di inventario e di valutazione dell'impatto, l’interpretazione degli impatti, il
reporting e la revisione critica del LCA, le limitazioni del LCA, il rapporto tra le fasi di LCA, e le condizioni per l'utilizzo di scelte di valore e gli elementi opzionali.
Il Joint Research Centre (DG JRC) della Comunità Europea ha pubblicato la ILCD Handbook (International Reference Life Cycle Data System - Sistema di
riferimento di dati di ciclo vita), che fornisce una guida dettagliata per l’esecuzione di Analisi di ciclo vita. ILCD è stato pubblicato attraverso IES
(Institute for Environmental and Sustainability), la cui missione è fornire un
sostegno scientifico e tecnico alle politiche dell'Unione europea per la protezione e lo sviluppo sostenibile dell'ambiente a livello europeo e mondiale a supporto
degli standard e per facilitare l’utilizzo dell’analisi di ciclo vita da parte delle aziende europee.

A-3
Lo standard Carbon Footprint ISO 14067
Lo standard PAS 2050:2011 specifica per la valutazione delle emissioni di gas serra durante il ciclo di vita di beni e servizi ed è stato sviluppato dal British
Standard Institute (BSI) e da intense relazioni provenienti dall’industria. PAS2050 risponde alle richieste della vasta comunità industriale che necessita di un
metodo di valutazion dell’impatto ambientale relativo ai gas serra (Green House
Gases, GHG), associati ai prodotti. Inoltre questo standard permette alle aziende di impegnarsi nella diminuzione dell’impatto ambientale nel quadro di riduzione
delle emissioni relative al prodotto (PERF, Product Related Emissions Reduction Framework). PAS 2050 utilizza gli standard ISO 14040 e ISO 14044 come base di
partenza per la metodologia di analisi.
Il Comitato Tecnico Technical Committee ISO/TC 207, Environmental management, Subcommittee SC 7, Greenhouse gas management and related activities sta preparando lo standard ISO 14067, relative all’impronta di carbonio dei prodotti (Carbon Footprint of Products). Questo standard permetterà
la quantificazione delle emissioni di CO 2 su tutto l’intero ciclo vita di prodotti e servizi. I principi e le richieste per condurre lo studio di quantificazione
dell’impronta di carbonio di un prodotto (Carbon Footprint of a product, CFP) fanno riferimento agli standard ISO 14040 e ISO 14044.
Ecolabel (Certificato di Tipo I)
L’Ecolabel è un tipo di certificato regolamentato dalla Comunità Europea,
attraverso il Regolamento Europeo N° 1980/2000. Non tutti i prodotti possono fregiarsi del titolo Ecolabel, ma solo alcune specifiche categorie di prodotti, a
basso impatto ambientale. In linea di principio Ecolabel è stato concepito per
promuovere prodotti a basso impatto ambientale, comparati con altri prodotti della stessa categoria merceologica e di fornire ai consumatori informazioni
accurate e scientifiche e di linea-guida per i prodotti.
Tra le principali categorie di prodotti esclusi da Ecolabel, citiamo cibi e bevande,
prodotti farmaceutici, apparecchiature mediche, sostanze pericolose e beni
prodotti attraverso processi che possono danneggiare gli esseri umani o l’ambiente.
In particolare, la Commission Decision No. 2009/567/EC riguarda i prodotti tessili (lana, cotone, fibre vegetali). L’allegato alla Decisione della Commissione
riporta criteri per favorire e promuovere l’assegnazione del marchio di qualità
ecologica ai prodotti tessili a ridotto impatto ambientale (Allegato a 2009/567/CE).
[Per maggiori informazioni: http://europa.eu/legislation_summaries/other/l28020_en.htm]

A-4
Environmental Product Declaration (EPD, Certificato di Tipo III)
Una dichiarazione ambientale è definita dalla norma ISO 14025, come una raccolta di dati ambientali quantificati per un prodotto con categorie prestabilite di parametri, basati sulla serie di norme ISO 14040, ma non escludendo ulteriori informazioni ambientali.
L'EPD è uno strumento standardizzato (ISO 14025/TR) e basato sull’analisi di
ciclo vita per comunicare le prestazioni ambientali di un prodotto o di un servizio in tutto il mondo ed è applicabile a tutte le società e le organizzazioni interessate
a questi studi.
La dichiarazione si basa su una valutazione del ciclo di vita (LCA) e sono incluse
informazioni circa gli impatti ambientali relativi ad un prodotto o un servizio, come le materie prime, l'uso e l'efficienza energetica, il contenuto di materiali e
sostanze chimiche, emissioni in aria, il suolo e l'acqua e la produzione di rifiuti.
EPD si basa su dati ben strutturati e quantitativi e questi dati sono certificati da una terza parte indipendente.
ISO 14025:2006 (Environmental labels and declarations - Type III environmental declarations - Principles and procedures) stabilisce i principi e
specifica le procedure per lo sviluppo di programmi di tipo di dichiarazione
ambientale. Essa stabilisce specificamente l'uso della serie di norme ISO 14040 nello sviluppo di programmi di tipo III e dichiarazioni ambientali del tipo III.
ISO 14025:2006 stabilisce i principi per l'uso delle informazioni ambientali, in aggiunta a quelli indicati nella norma ISO 14020:2000
Le dichiarazioni ambientali di Tipo III, come descritto nella norma ISO 14025:2006, sono principalmente destinati ad essere utilizzati nel business-to-
business, ma , non è escluso il loro uso nelle comunicazioni Business -to-
Consumer (B2C) a determinate condizioni. La Green Label di ACIMIT, azione volontaria unica nel proprio genere, si basa e si sta evolvendo prprio secondo i
principi sopra descritti, di valutazione dell’impatto e certificazione di tali valori.
La normativa/standard Eco-Design
La direttiva 2012/27/EU del 25 ottobre 2012 riguarda l’efficienza energetica, modifica la direttiva 2009/125/EC e 2010/30/EU e abroga la direttiva 2004/8/EC e
2006/32/EC.
L’emissione di questa direttiva si è resa necessaria perché, secondo la
Commissione Europea, con i trend attuali di riduzione dei consumi di energia, non
sarà possibile centrare gli obiettivi della strategia 20-20-20 per il 2020.
La direttiva intende coinvolgere anche il settore pubblico, dove i consumi
energetici incidono per quasi il 20% su un 12% di patrimonio degli edifici pubblici.

A-5
Inoltre la direttiva si propone di spingere l’utilizzo di generazione combinata di
energia e calore (Combined Heat and Power, CHP).
Secondo la Commissione Europea ci sono ancora margini di miglioramento per
aumentare l’efficienza energetica.
La direttiva 2005/32/CE (Energy using Products – EuP) del 6 luglio 2005
stabilisce un quadro per l'elaborazione di progettazione ecocompatibile per i
prodotti che consumano energia.
L’obiettivo della direttiva è la riduzione dell’energia utilizzata nella filiera di
approvvigionamento, dalla fase di progettazione fino alla produzione, trasporto e packaging. I prodotti che rispondono a questa direttiva sono riconoscibili dal
marchio CE. In questo caso, il marchio CE riguarda la sicurezza del prodotto e le richieste di efficienza energetica.
La direttiva 2009/125/CE (Energy related Products – ErP), relativa
all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia, supera la direttiva 2005/32/CE e
le sinergie tra la presente direttiva e gli strumenti comunitari vigenti (le direttive e i regolamenti) dovrebbero contribuire ad aumentare il rispettivo impatto e a
fissare specifiche coerenti da far applicare ai fabbricanti. L’art. 17
autoregolamentazione consente alle aziende di concordare con le autorità accordi volontari quali alternative alle misure di esecuzione nel contesto della direttiva
2009/125/CE, si veda art. 15 allegato VIII, che fornisce dettagli sulla autoregolamentazione.