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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E IL TURISMO SOPRINTENDENZE ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI BOLOGNA E LE PROVINCE DI MODENA, REGGIO EMILIA E FERRARA, DI PARMA E PIACENZA, DI RAVENNA, FORLÌ-CESENA E RIMINI COMUNE DI FERRARA Quaderni di Archeologia dell’Emilia Romagna 38 FERRARA AL TEMPO DI ERCOLE I D’ESTE SCAVI ARCHEOLOGICI, RESTAURI E RIQUALIFICAZIONE URBANA NEL CENTRO STORICO DELLA CITTÀ a cura di Chiara Guarnieri

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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E IL TURISMOSOPRINTENDENZE ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIOPER LA CITTÀ METROPOLITANA DI BOLOGNA E LE PROVINCE DI MODENA,REGGIO EMILIA E FERRARA, DI PARMA E PIACENZA,DI RAVENNA, FORLÌ-CESENA E RIMINI

COMUNE DI FERRARA

Quaderni di Archeologia dell’Emilia Romagna 38€ 75,00

ISSN 1593-2680ISBN 978-88-7814-824-6

e-ISBN 978-88-7814-825-3

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FERR AR A AL TEMPO DI ERCOLE I D’ESTESCAV I ARCHEOLOGICI, RESTAURI E RIQUA LIFICA ZIONE UR BA NA NEL CENTRO STORICO DELL A CIT TÀ

a cura di

Chiara Guarnieri

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Indirizzo redazione: SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI BOLOGNA E LE PROVINCE DI MODENA, REGGIO EMILIA E FERRARA, via Belle Arti 52, 40126 Bologna — tel. +39 051 223 773 - 220 675; fax +39 051 227 170

Edizione e distribuzione: ALL’INSEGNA DEL GIGLIO s.a.s., via del Termine 36, 50019 Sesto Fiorentino (FI) — tel. +39 055 8450 216; fax +39 055 8453 188 — web site: www.insegnadelgiglio.it e-mail: [email protected]

QUADERNI DI ARCHEOLOGIA DELL’EMILIA ROMAGNA 38Collana monografica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna

e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, di Parma e Piacenza, di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini

Coordinamento collana: CRISTINA AMBROSINICoordinatori di Redazione: ANNALISA CAPURSO (SABAP-Bologna), MARCO PODINI (SABAP-Parma),

ANNALISA POZZI (SABAP-Ravenna)Segreteria di Redazione: MASSIMO MORARARedazione grafica: ROSSANA GABUSI

A cura di: Chiara Guarnieri

In prima di copertina: Alzato di Ferrara, xilografia 1499, Modena, Biblioteca Estense Ms.It. 429 Alpha H.5.3.

In quarta di copertina: Ricostruzione ipotetica dell’aspetto dell’ala settentrionale del Palazzo di Corte visto da nord (disegno Riccardo Merlo).

Foto materiali archeologici: Roberto Macrì, Chiara Guarnieri (SABAP Bologna), Giacomo Cesaretti

Documentazione fotografica di scavo: dove non diversamente indicato archivio Soprintendenza ABABAP Bologna

Disegni materiali archeologici: Lucia Bonazzi, Carla Corti, Giacomo Cesaretti, Chiara Guarnieri, Mauro Librenti, Alain Rosa, Marco Zuppiroli.

Restauro materiali archeologici: Valentina Guerzoni (ceramiche e metalli); Florance Caillaud (vetri)

Ricostruzione 3D Giardino pensile di Eleonora d’Aragona: Paolo Nanni

Disegni ricostruttivi: Riccardo Merlo

Si ringraziano per la collaborazione: Mirna Bonazza (Biblioteca Ariostea Ferrara), Natascia Frasson, Angela Ghiglione, Maria Teresa Gulinelli (Comune di Ferrara)

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Quaderni di Archeologia dell’Emilia Romagna 38

All’Insegna del Giglio

FERR AR A AL TEMPO DI ERCOLE I D’ESTESCAV I ARCHEOLOGICI, RESTAURI

E RIQUALIFICA ZIONE URBA NA NEL CENTRO STORICO DELL A CIT TÀ

a cura diChiara Guarnieri

testi di

Lisa Accorsi, Ivano Ansaloni, Marta Bandini Mazzanti, Sara Bini, Lucia Bonazzi, Giovanna Bosi, Valentina Caselli, Giacomo Cesaretti, Clara Coppini,

Matteo Costantino, Angela Ghinato, Xabier Gonzales Muro, Chiara Guarnieri, Francesco Guidi, Maria Teresa Gulinelli, Mauro Librenti, Maurizio Molinari, Sergio Nepoti, Marco Pavia,

Aurora Perderzoli, Francesco Scafuri, Paola Torri, Cecilia Vallini

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALISOPRINTENDENZE ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO

PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI BOLOGNA E LE PROVINCE DI MODENA,REGGIO EMILIA E FERRARA, DI PARMA E PIACENZA,

DI RAVENNA, FORLÌ-CESENA E RIMINI

COMUNE DI FERRARA

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© Immagini, quando non altrimenti specificato: Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, di Parma e Piacenza, di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini

ISSN 1593-2680 ISBN 978-88-7814-824-6 e-ISBN 978-88-7814-825-3 © 2018 All’Insegna del Giglio s.a.s. – Firenze

Edizioni All’Insegna del Giglio s.a.s via del Termine, 36; 50019 Sesto Fiorentino (FI) tel. +39 055 8450 216; fax +39 055 8453 188 e-mail [email protected] sito web www.insegnadelgiglio.it

Stampato a Firenze nel settembre 2018 Tecnografica Rossi

Con il sostegno dell’Amministrazione Comunale di Ferrara.

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La città dei gatti turchini

La città di Ferrara è vasta e spaziosa.Son questi, credo, gli attributi che le convengono;vasta, perché è grande e deserta;spaziosa perché vi si può passeggiare assai comodamentein magnifiche strade tracciate con la squadra,di una lunghezza impressionante, larghe in proporzione,e sulle quali cresce la più graziosa erbetta del mondo.Peccato che la città sia deserta;non per questo è meno bella;e non tanto per i suoi magnifici palazzi,ma perché non c’è in essa un edificio brutto.In genere, sono tutti fatti di mattonie abitati da gatti turchini:altro essere vivente, almeno,non vedemmo alle finestre.

Bologna, 6 settembre 1739

Charles de Brosses, da Viaggio in Italia. Lettere Familiari, lettera diciannovesima.

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Indice

Presentazione, Aldo Modonesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Prefazioni, Cristina Ambrosini, Luigi Malnati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Introduzione, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

Sotto l’insegna del diamante. Il tempo di Ercole I d’Este, Angela Ghinato . . . . . . . . . . . . . 13

Il centro del potere. L’aspetto e l’evoluzione del comparto dei Palazzi Estensi alla luce dei dati archeologici e della lettura degli alzati, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

I. PIAZZA MUNICIPALE

1. Il palazzo di Corte: fonti storiche e recenti restauri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 351.1 Le trasformazioni del palazzo di Corte, Francesco Scafuri . . . . . . . . . . . . . . . . . . 351.2 Ipotesi evolutiva del Palazzo Municipale, Lisa Accorsi, Francesco Guidi . . . . . . . . . . . 631.3 L’edificio ex Bazzi, Clara Coppini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 671.4 Ipotesi evolutiva del corpo di fabbrica dell’edificio ex Bazzi, Lisa Accorsi, Francesco Guidi . . 87

2. Lo scavo di Piazza Municipale, dell’edificio ex Bazzi e del Giardino delle Duchesse . . . . . . . . . 912.1 Il rilievo degli alzati: lettura stratigrafica dell’edificio ex Bazzi e del Giardino delle Duchesse,

Chiara Guarnieri, Mauro Librenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 912.2 Periodizzazione e fasi, Cecilia Vallini, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1032.3 La struttura USM 1206: un esempio particolare di “pozzo alla veneziana”, Sara Bini . . . . .1552.4 Elementi architettonici di rivestimento e di arredo, Chiara Guarnieri, Giacomo Cesaretti . .1612.5 Dal Palazzo di Cortevecchia al Cortil Nuovo, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . .169

3. Piazza Municipale. La vasca di scarico USM 1051, il butto US 1006 e le altre unità stratigrafiche: materiali, resti faunistici e botanici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1833.1 Breve considerazione sui contesti, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1833.2 Le ceramiche depurate, invetriate, ingobbiate, smaltate e pietra ollare (US 1050, US 1006

e altre unità stratigrafiche), Giacomo Cesaretti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1873.3 Il boccale di papa Paolo II Barbo, Lucia Bonazzi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2673.4 Silicee islamiche, ceramiche di produzione veneta e maioliche ispano-moresche dallo scavo

di Piazza Municipale, Sergio Nepoti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2713.5 Ceramica grezza e invetriate da fuoco dalle UUSS 1050 e 1006, Mauro Librenti. . . . . . .2773.6 Materiali vitrei dal Palazzo Estense di Ferrara, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . .2833.7 Oggetti in metallo, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2953.8 Miscellanea, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3013.9 Monete, gettoni e materiali diversi: frequentazioni e scambi attorno al Cortile Ducale,

Maria Teresa Gulinelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3053.10 Reperti faunistici di Piazza Municipale a Ferrara, Valentina Caselli, Aurora Pederzoli,

Ivano Ansaloni, Marco Pavia, Matteo Costantino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3113.11 I reperti carpologici della Vasca US 1050 (metà XV secolo): testimonianze vegetali dalla tavola

ducale estense, Giovanna Bosi, Marta Bandini Mazzanti . . . . . . . . . . . . . . . . . .323

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4. Il giardino delle Duchesse: i materiali e la ricostruzione archeobotanica . . . . . . . . . . . . . .3334.1 Il Giardino del Duca o delle Duchesse: ipotesi sul suo aspetto, Chiara Guarnieri . . . . . . . .3334.2 Ceramiche del XV-XVI secolo, Giacomo Cesaretti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3394.3 Ceramiche del XVI e XVII secolo, Cecilia Vallini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3474.4 Ceramiche del XVIII-XIX secolo, Sara Bini. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3534.5 I Vetri, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3594.6 Le monete. Primi dati sul circolante d’uso quotidiano nella Ferrara degli Estensi,

Maria Teresa Gulinelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3614.7 L’archeobotanica per la ricostruzione del Giardino delle Duchesse (dalla seconda metà del XV

al XVII secolo), Marta Bandini Mazzanti, Paola Torri, Giovanna Bosi. . . . . . . . . . . .363

II. CORSO MARTIRI DELLA LIBERTÀ

1. Il complesso dei Palazzi Estensi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3771.1 Il palazzo di Corte Vecchia, i monumenti estensi, il Palazzo Ducale e la Loggia Grande

alla luce dei dati archeologici, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3771.2 L’indagine archeologica, Xabier Gonzales Muro, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . .3891.3 I materiali archeologici, Giacomo Cesaretti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4031.4 La pavimentazione di Corso Martiri della Libertà da Piazza Cattedrale a Largo Castello,

Francesco Scafuri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .409

III. IL CASTELLO ESTENSE

1. La via Coperta e i Camerini d’Alabastro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4151.1 La via Coperta e i Camerini d’Alabastro alla luce delle indagini archeologiche,

Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4151.2 L’indagine archeologica, Maurizio Molinari, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . .423

2. Il giardino pensile di Eleonora d’Aragona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4312.1 Il giardino pensile di Eleonora d’Aragona e le sue trasformazioni, Chiara Guarnieri . . . . . .4312.2 L’indagine archeologica, Maurizio Molinari, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . .439

IV. IL SISTEMA DIFENSIVO SETTENTRIONALE

1. Lo scavo della Porta dei Leoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4531.1 La contestualizzazione, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4531.2 L’intervento archeologico, Xabier Gonzales Muro, Chiara Guarnieri . . . . . . . . . . . . .4631.3 I materiali archeologici, Giacomo Cesaretti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .471

Bibliografia, a cura di Massimo Morara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .473

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Presentazione

Da un programma di sviluppo urbanistico ad un progetto per la divulgazione degli scavi archeologiciIl Programma Speciale d’Area “azioni per lo svilup-po urbanistico delle aree di eccellenza della città di Ferrara”, è stato sottoscritto tra Comune e Regione Emilia Romagna nel 2006 e si è concretizzato in quasi 14 milioni di euro di investimenti (finanziati in pari quota tra Comune e Regione) che hanno cambiato, seppure in un ottica di riqualificazione conservativa, il volto del nostro centro storico migliorandone l’aspetto, la fruibilità e l’attrattività.Gli interventi, realizzati prevalentemente tra il 2007 e il 2016, hanno costituito per l’Amministra-zione e per l’intera città un’occasione per rinnovare le aree più rappresentative dell’identità ferrarese: il reticolo stradale del comparto Cattedrale (via Adelardi e via Voltapaletto, via Canonica e via Bersaglieri del Po, via Contrari e via Teatini), quello attorno a Palazzo Municipale (corso Martiri della Libertà e via Cortevecchia), la piazza Trento Trieste, Galleria Matteotti e via Ragno. Nelle stesse aree un rilevante blocco di interventi ha interessato il restauro e la valorizzazione di edi-fici pubblici di pregio, in modo particolare della Residenza Municipale con la riqualificazione delle facciate e il recupero, tutt’ora in corso, del giardino delle Duchesse. La realizzazione dei lavori di riqualificazione urbana del centro storico di Ferrara è stata anche un’impor-tante occasione per condurre rilevanti campagne di indagine archeologica che hanno portato a risultati particolarmente interessanti per la storia della città

nel periodo estense. Tali interventi hanno visto la fattiva e continua collaborazione tra i tecnici comunali e quelli della Soprintendenza per i Beni Archeologici; è da questa positiva partecipazione che è nata la proposta di promuovere un progetto di valorizzazione del lavoro svolto, con la possibilità di render noti al pubblico i risultati di queste indagini, anche nell’ottica di rilancio e di promozione del patrimonio culturale estense nel post-terremoto.Ne è scaturito un progetto espositivo ed editoriale che si è andato via via definendo ed ha portato alla realizzazione di due mostre temporanee nel corso dell’anno 2015. La prima di carattere più divulga-tivo, ha trovato spazio all’interno della Residenza Municipale, l’antico palazzo Ducale Estense, ha raccolto sinteticamente di tutti gli interventi realizzati nell’ambito del Piano Speciale d’Area e ha trattato in particolare il tema dello sviluppo e delle trasformazioni che il Palazzo di Corte ha subito nel tempo. La seconda, ospitata nelle sale del Museo Archeologico Nazionale, ha illustrato la vita a corte attraverso l’esposizione dei numerosi reperti rinvenuti con gli scavi archeologici.La presente pubblicazione, sostenuta finanziaria-mente dall’Amministrazione Comunale, e frutto di un percorso di proficua collaborazione, completa ed arricchisce il lavoro esposto nelle due mostre e costituisce un’importante occasione per la divul-gazione del patrimonio di studi che i ritrovamenti hanno favorito.

Aldo ModonesiAssessore ai Lavori Pubblici

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Il volume presenta un esame sistematico ed approfondito dei numerosi scavi archeologici che, in un arco di tempo compreso tra il 2000 e il 2013, hanno interessato il centro storico di Ferrara; interventi svolti in accordo tra So-printendenza ed Amministrazione Comunale, finalizzati alla conoscenza degli edifici e delle aree su cui si sarebbe poi operato con restauri e ristrutturazioni.Quanto emerge chiaramente dal libro è che la rilevanza dei risultati ottenuti da queste indagini – grazie al ritrovamento di dati completamente inediti, o in alcuni casi conosciuti solamente attraverso le fonti –, sia stata tale dall’avere consentito di ridisegnare il volto di Ferrara nel periodo di Ercole I. I singoli interventi di scavo sono stati affrontati sulla base delle testimonianze documentali, particolarmente abbondanti, dell’analisi dei materiali e dei resti botanici e zoologici, nonché attraverso la lettura degli alzati. Già questo lavoro di per sé, improntato a un approccio metodolo-gico trasversale, avrebbe costituito un’opera di notevole interesse, visto il numero degli speciali-

sti nelle varie materie coinvolti e la cura prestata nel considerare qualsiasi elemento utile. Ma la ricerca contenuta nel volume si è spinta ol-tre, andando a individuare in modo originale un collegamento e una visione unitaria dei diversi scavi che, succedutisi nel tempo, avevano finito con il parcellizzare l’insieme dei lavori voluti da Ercole I; in questo modo, dando coerenza agli esiti derivanti dalle singole indagini archeologi-che, è così venuta in luce ed è stata tracciata la progettualità complessiva di tali lavori, sia sotto il profilo della committenza che della cronologia.Ritengo quindi che questo libro – oltre a rappresentare la conferma di come la ricerca archeologica sia imprescindibile nella compren-sione dell’evoluzione e dell’aspetto del tessuto urbano – costituisca un riferimento con il quale necessariamente ci si dovrà confrontare qualora si voglia intraprendere uno studio su Ferrara all’epoca di Ercole I.

Cristina AmbrosiniSoprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio

per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara

Prefazioni

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Gli scavi archeologici che sono stati condotti a Ferrara a partire dal 2000 non sono i tradizionali in-terventi volti alla soluzione di particolari problemi scientifici o storici, né, più banalmente, come ama titolare la stampa non specialistica (ma purtroppo spesso anche quella specializzata) alla ricerca di “tesori” nel sottosuolo. Sono stati scavi condotti in occasione della realizzazione di importanti opere pubbliche, nell’ambito di un programma di rinnovamento e abbellimento del centro cittadino.Avendo recepito con tempestività le indicazioni per la tutela archeologica previste nel RUE del PSC cittadino ed in seguito le nuove norme sull’ar-cheologia preventiva emanate nel 2005 a seguito dell’inserimento nel nuovo Codice dei Beni Cul-turali dell’art. 28 che dava l’avvio ad una serie di procedure ormai usuali in Europa per coordinare le attività archeologiche nella programmazione dei lavori pubblici, il Comune di Ferrara e l’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici davano l’avvio ad una serie di campagne di scavo sistema-tico nel centro cittadino (la piazza municipale, i complessi dei Palazzi Estensi, il Castello e il sistema difensivo), che costituiscono un modello esemplare di collaborazione tra Istituzioni, che ha raggiunto sia il risultato di consentire la conclusione dei lavori secondo una definita programmazione di tempi e di costi, sia di raggiungere risultati scientifici ine-diti sulle stratigrafie e gli edifici di una delle poche città emiliane nate in epoca medievale.L’archeologia segue una metodologia d’intervento che non procede per dogmi e astrazioni, altrimenti è ben chiaro a tutti coloro che se ne occupano a livello professionale e scientifico che la scelta che garantirebbe la miglior conservazione del patrimo-nio archeologico conservato nel sottosuolo delle nostre città e del territorio sarebbe di lasciarlo intatto sottoterra; ogni scavo, anche quello meto-dologicamente meglio condotto, comporta infatti la “distruzione” della stratigrafie e dei contesti relativi, talvolta anche delle strutture, che devono essere documentate al meglio proprio perché ogni dato perso non sarà più recuperabile.

L’archeologo che si trova a dovere quindi eseguire scavi in coordinamento con lavori di carattere pubblico si trova evidentemente a dovere compiere di volta in volta scelte che richiedono esperienza e competenza scientifica, tra ciò che è necessario conservare in sito o addirittura non è opportuno sottoporre a scavo e ciò che può essere scavato e rimosso per consentire la realizzazione delle opere. In ciò consiste nella sostanza la normativa sull’archeologia preventiva che consente di supe-rare la vecchia concezione “poliziesca” del “fermo dei lavori” nel caso (che caso in aree urbane?) di ritrovamento di “cose di interesse archeologico”. In Emilia Romagna la pratica dell’archeologia preventiva (come dell’archeologia professionale e urbana) era già prassi da diversi anni prima del 2004, come del resto in altre regioni. Non posso non augurarmi che la soppressione delle Soprin-tendenze archeologiche non rallenti questa buona pratica ora definita per legge.Di questa interpretazione autentica e innovativa dell’archeologia Chiara Guarnieri è stata senza discussione una protagonista di primordine: lo dimostrano i suoi interventi non solo operativi, ma anche di livello metodologico, in molti centri della regione, da Forlì a Faenza a Ravenna, sempre con edizioni puntuali, cosa rara e necessaria. Sono stato fiero di essere stato il suo soprintendente in questi anni e in queste imprese.L’edizione degli scavi di Ferrara, cui lavora da molti anni, credo coroni degnamente una carriera e dia di questa città per la parte medievale e rinascimentale un’immagine inedita e non teorica, anche grazie all’alto livello dei collaboratori dell’opera, che sono in molti casi anche gli archeologi professionisti autori degli scavi che Chiara ha diretto. Sono sicuro tuttavia che non mancheranno altre occasioni in cui apprezzare l’opera di un’archeologa “vera” e di chi condivide con lei la fatica di una professione non sempre compresa fino in fondo.

Luigi Malnatigià Soprintendente Archeologo

e Direttore Generale alle Antichità

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Il volume prende in esame una serie di interventi archeologici, finora inediti, realizzati nell’arco di più di un decennio (2000-2013) nel corso dei lavori finalizzati alla riqualificazione del centro storico di Ferrara. In questa zona, nella quale si concentravano i pa-lazzi del potere della signoria Estense, le indagini hanno interessato in modo particolare la vasta area di piazza Municipale, dell’edificio ex Bazzi e del Giardino delle Duchesse, sulla quale insisteva il Palazzo di Corte Vecchia e il Palazzo Ducale con gli annessi giardini; corso Martiri della Libertà, dove si trovavano la Loggia Grande e il Castello Estense, al cui interno è stato possibile rinvenire il Giardino Pensile, del quale si possedevano solo sparute noti-zie, voluto da Eleonora d’Aragona moglie di Ercole I; via Coperta di cui sono venute in luce le diverse fasi costruttive, oltre al Camerino d’Alabastro di Alfonso I; infine, la parte terminale di corso Mar-tiri della Libertà che ha consentito di scoprire le strutture relative alla Porta dei Leoni, situata lungo il circuito settentrionale delle mura medievali e strettamente collegata al Castello Estense.Due contributi introduttivi aprono l’intero percor-so del libro: il primo delinea brevemente il clima storico del ducato di Ercole I (1471-1505), con particolare attenzione ai continui e talvolta radicali interventi subiti in quel periodo dai palazzi Estensi, come la ristrutturazione del 1479 definita dalle stesse fonti coeve come la Trasmutazione; il secondo contributo mira ad offrire un collegamento inedito e una lettura critica dei diversi scavi eseguiti nel

centro storico di Ferrara, ritenendo – sulla base ragionata dell’insieme degli elementi presi in con-siderazione – che questi scavi avessero finito con il frammentare, privandoli di ogni coesione, i lavori voluti da Ercole I i quali, al contrario, erano stati progettati unitariamente e, in taluni casi, avevano riguardato il medesimo complesso di edifici. Il volume affronta quindi l’analisi sistematica di ogni singolo scavo e dei materiali ad esso relativi, accompagnata dalla contestualizzazione di quanto rinvenuto anche alla luce delle fonti, sia cronachi-stiche che documentali. La mole dei dati raccolti, ordinati e sviluppati nel presente studio ha richiesto molti anni di elaborazione e ciò non solo perché si è atteso il completamento delle indagini connesse ai restauri dei monumenti – alcuni ancora in corso d’opera – ma anche perché si è voluto prendere in esame i risultati di piccoli saggi di scavo realizzati negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso che, al momento della loro realizzazione, non apparivano particolarmente significativi ma che ora, contestualizzati all’interno di una più ampia indagine, hanno acquistato un diverso valore. In qualità di curatrice del volume desidero rin-graziare tutti coloro che a vario titolo, con profes-sionalità e dedizione, ne hanno reso possibile la realizzazione; beninteso la responsabilità di ogni errore o imprecisione che si dovesse riscontrare è da attribuire unicamente a me.

Chiara GuarnieriFerrara, settembre 2018

Introduzione

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Angela Ghinato

Sotto l’insegna del diamante. Il tempo di Ercole I d’Este

Giovedì 22 agosto 1471 si snoda tra il Castelvecchio e la Certosa di Belfiore il corteo che accompagna Borso d’Este nel suo ultimo viaggio. Lo seguono tutti gli Este in quel momento a Ferrara …et per lo primo, el nostro gloriosissimo et buono signore duca Hercole, valoroso et benemerito duca et signore, tutto abrunato… Così tramanda Ugo Caleffini, notaio e officiale cronista alla corte estense.La successione al governo è stata già messa in discussione, dal momento che Borso non lascia figli e il nipote Nicolò attende il trono fin dalla morte improvvisa di suo padre Leonello (fratello e predecessore di Borso) così come aveva stabilito il marchese Nicolò III dettando il testamento, ma allora era appena dodicenne, troppo giovane per governare. Ercole si era guadagnato sul campo la fiducia del fratello Borso che ha sempre contato su di lui – gli aveva affidato il governo di Mode-na – e in segreto l’aveva indicato suo successore all’imperatore Federico III.Gli scontri tra “diamanteschi” sostenitori di Ercole e “veleschi” fautori di Nicolò di Leonello si scate-nano nelle strade ancor prima della scomparsa di Borso che, morente in Castelnuovo assistito dal fratello Alberto, ordina ai contendenti di lasciare Ferrara. Venezia appoggia Ercole e Mantova so-stiene Nicolò, in un duro gioco politico-militare nel quale si inseriscono anche il duca di Milano a supporto di Alberto e la bolla emanata il 14 novembre 1450 da papa Niccolò V Parentucelli: l’investitura del vicariato di Ferrara è estesa agli eventuali figli legittimi di Borso e, in mancanza di questi, ai fratelli legittimi o illegittimi, esclu-dendo così, anche se non espressamente, Nicolò di Leonello 1.Il nodo sta anche nella numerosa prole del mar-chese Nicolò III, tra cui Leonello e Borso nati dall’unione con Stella de’ Tolomei, Ercole nato dalla terza moglie Ricciarda da Saluzzo, Alberto nato da Filippa dalla Tavola.Nicolò obbedisce alla volontà dello zio Borso e raggiunge Mantova; Ercole resta in città, si accorda con Alberto – destinatario di un so-stanzioso appannaggio – e il 20 agosto, giorno dopo la morte di Borso, accompagnato dalla sua affollata corte, cavalca per la terra, lungo le strade della città, per recarsi come d’uso in Cattedrale.

1 Chiappini 2000, p. 139.2 Caleffini 2006, p. 5.

Smontato da cavallo, raggiunge l’altare maggiore dove lo attende il giudice del Comune di Ferrara Antonio Sandei per il giuramento sui Vangeli: il nuovo signore di Ferrara, Modena e Reggio promette solennemente di essere giusto con i suoi popoli 2.L’evento è sottolineato dal grido “Diamante! Dia-mante!” scandito dal popolo ferrarese: il signore è identificato nella propria insegna.I nuovi tentativi di Nicolò di Leonello che, sotto l’insegna della “Vela”, si presenta ancora come pre-tendente al trono, vengono bloccati da Ercole, che fa pubblicare nel novembre 1471 una lunga lista di persone bollate con l’infamante epiteto di “rebelli”: alcuni saliranno sul patibolo allestito in piazza, altri saranno graziati e altri ancora torneranno più tardi a Ferrara, puniti con la confisca dei loro beni. Ne sa qualcosa, solo per fare un esempio, il primo della lista dei congiurati, il nobile Sigismondo Sacrati che, rientrato a Ferrara nel 1480, trova che dei suoi beni immobili era stato investito a titolo di feudo usum regni fin dal 28 novembre 1474, il cavaliere Giacomo fu Scipione Sacrati (Archivio Muzzarelli Brusantini).Per completare il quadro e per mettere al sicuro il proprio mandato di governo, Ercole allontana da Ferrara Francesco, figlio naturale di Leonello, con la garanzia di un ricco compenso mensile. Nel settembre 1472 papa Sisto IV Della Rovere rinnova l’investitura del Ducato di Ferrara a Ercole, ai figli e nipoti legittimi e naturali in linea diretta fino alla terza generazione, escludendo ancora e definitivamente Nicolò di Leonello.Il movimentato inizio di governo è in parte stem-perato dal riavvicinamento alla corte aragonese mediante il matrimonio di Ercole con Eleonora d’Aragona, figlia di Ferrante I re di Napoli presso il quale l’Estense aveva prestato servizio militare a fasi alterne, coinvolto in combattimenti e cambi di fronte – per volere di Borso, Ercole era passato al servizio del pretendente Giovanni d’Angiò – che avevano reso ostili le due casate. Malviste da Venezia, le nozze vengono celebrate nel Duomo di Ferrara il 4 luglio 1473, precedute e seguite da feste memorabili. L’itinerario del corteo della sposa offre lo spaccato di una Ferrara vivace, un palcosce-nico gioioso. Eleonora era partita a cavallo da San

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Sotto l’insegna del diamante. Il tempo di Ercole I d’Este

Giorgio ultra Po; attraversato il ponte e raggiunta la porta di Sotto,… venendo dreto la via Grande [ora vie Carlo Mayr – Ripagrande], vene insino drito la contrata de Madona Santa Maria del Vado insino a li frati di capuzoli per da casa de Baptista Muzarelo et messer Zoanne de Romio insino a San Francesco. Poi se pigono dreto la via che va verso il Paradiso insino a la via di Sabioni [ora via Mazzini] et, dreto quella, veneno insino in corte, essendo tuta quella strata, dal ponte in corte, coperta de pani et girlandine de fiori somenati, cum tute le statione [botteghe] aperte et ornate le scafe de tapezarie et essendo dreto dicte vie in più lochi, carri triomphali ornati et digni, carichi de puti vestiti ornatamente che balavano, cantavano et sonavano… Et cussì in piaza verso San Romano era uno di dicti carri et, aprovo [presso] il palatio del signore nostro, era una fontana belisima, postiza, che zetava tribiano et malvasia … la quale fontana era aprovo el marchese Nicolò che è in piaza a cavalo de bronzo dorato aprovo la loza del signore. Et quando la prefata madama Leonora fu intrata nel cortile novo del palazo del duca Hercole nostro in capo la scala, la quale tolse da cavalo lo illustre messer Rainaldo da Este suo fratello, la illustrissima madama Rizarda, matre del prefato duca Hercole nostro la quale era lì, tolse la prefata madama Leonora sua nora et condussella suso per la scala nel palazo insino in camara sua, dove la arivò stracha, suso la quale erano ciganti, colone de Hercole, serpenti et altre zentileze facta aposta. Et, arivata, madama cenò in sala de li imperatori, la quale guarda verso la Trinità 3.

I grandi onori riservati a Eleonora, con banchetti, tornei, giostre, danze, non riescono a mascherare del tutto le fragili finanze del Ducato, ancor più in-debolite dalle enormi spese sostenute per le nozze.La prima duchessa di Ferrara lascia una traccia profonda nella corte: non bella, … altiera e subita e tirana …, secondo la cronaca di Hondedio de Vitale (1496), è una donna equilibrata, corretta e … savia nel governo suo …, onesta nei rapporti con … cugnate e cugnati e con neputi … e bastar-di, picoli e grandi … 4. E proprio due “bastardi”, figli naturali di Ercole, Eleonora alleva come figli propri: Lucrezia, nata da Ludovica Condolmieri prima del matrimonio e sposa di Annibale Ben-tivoglio figlio del signore di Bologna, e Giulio, nato da Isabella degli Arduini dama di corte della duchessa. Accanto a loro, i figli della coppia crescono ben protetti ed educati da Eleonora, destinati, come la madre, a lasciare il segno del loro passaggio nelle corti contemporanee, anche grazie all’abile politica matrimoniale da sempre perseguita dagli Este: Isabella sarà marchesa di Mantova come moglie di Francesco Gonzaga; Beatrice duchessa di Milano, sposa di Ludovico Sforza “il Moro”; Alfonso succederà al padre nel governo del Ducato e sposerà in prime nozze Anna Sforza figlia di Galeazzo Maria. Gli altri figli sono il dissidente Ferrante; il potente cardinale Ippolito, nominato vescovo di Ferrara da papa Pio III Piccolomini; il saggio e semplice Sigismondo

3 Caleffini 2006, pp. 43-44.4 Racconti 2006, p. 94; Ghinato 2014. In particolare su Eleonora: Folin 2008.5 Ghinato 2012.6 Caleffini 2006, p. 180.

che riceverà dall’omonimo zio il feudo di San Martino in Rio, dando stabilità al ramo estense dei marchesi di San Martino.La tempra di Eleonora si manifesta in tutta la sua energia quando i “veleschi” capeggiati da Nicolò di Leonello non ancora rassegnato alla perdita del trono, riescono ad arrivare in armi fino alle porte del palazzo ducale. Ercole è partito con la sua corte per Belriguardo, alla caccia con lo sparviero; i fratelli del duca, Rinaldo e Sigismondo (figli di Nicolò III e, rispettivamente, di Anna Roberti e di Ricciarda da Saluzzo), assistono alla messa in Duomo.La piazza, il cuore di Ferrara, ha da poco visto una devastazione per alegreza: il 21 luglio 1476 è nato nel palazzo di Schifanoia l’atteso erede Alfonso e la notizia fa riversare i ferraresi in arme presso la Cattedrale per una festa alla luce dei falò, conclusa con la distruzione dei banchetti dei notai sotto il palazzo della Ragione e con l’incendio delle porte. Ma è una festa, il popolo si muove, appunto, …per alegreza del fantino nacto… 5. Domenica 1 set-tembre sulla stessa piazza la comparsa di Nicolò di Leonello provoca non poco allarme. Il pretendente si presenta al grido di Vella! Vella! Fora, traditorazi ferrarexi!, protetto da un numeroso esercito arma-to …de scale de corte, polvere da bombarde et altri artifitii da desfare una citade 6. Nello scompiglio generale – Sigismondo e i suoi uomini corrono a difesa del Castelvecchio, Rinaldo a difesa di Castelnuovo – Eleonora, pur piangendo de paura, mentre Nicolò cerca di entrare nel palazzo prende in braccio il piccolo Alfonso, affida le figlie Beatrice e Isabella alle dame di corte e, insieme, attraver-sano la via coperta per raggiungere il più sicuro Castello, dove in seguito la duchessa farà riattare la torre Marchesana per allestirvi i propri appar-tamenti. La decisione di Eleonora è determinante per la storia del Castello, per il quale ha inizio la trasformazione da forte militare a residenza signo-rile. L’antico palazzo di Corte, di fronte al Duomo, rimarrà occupato da uffici e locali di servizio, tanto da essere citato anche nelle cronache coeve, non a caso, come “Corte vecchia”.La sortita di Nicolò non finisce bene. Il popolo non lo segue, molti dei suoi uomini rimangono uccisi per mano dei “diamanteschi” fedeli al duca; altri inseguiti, catturati e impiccati nei giorni successivi alle finestre del palazzo della Ragione e …a li merli de Castel vechio. Nel timore di nuove congiure, il duca decreta la fine del trentottenne grande et bello, animoso e forte Nicolò, giustiziato per decapitazione e portato nella chiesa di San

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Francesco per essere sepolto nell’arca rossa della Casa d’Este. Per lui un ultimo onore, da principe: gli viene lavato accuratamente il collo …et insieme poi cosito [cucito] a ciò non paresse li fusse stato taiato la testa… 7. Con Nicolò viene decapitato il cugino Azzo d’Este, combattente al suo fianco, sepolto nel chiostro di San Francesco.Per il duca inizia un periodo di distensione che gli consente di affrontare i problemi dello Stato, ma anche di dedicarsi alla “ventura”, una consue-tudine da lui stesso inaugurata che portava nelle dispense ducali inimmaginabili quantità di viveri. Il 5 gennaio 1473… a la prima hora de nocte improviso lo illustrissimo duca Hercule se deliberò andare per la terra, cerchando a casa di suoi zentilhomini et citadini de Ferrara la sua ventura. Et egli andò … in careta da corte cum la sua fameglia et cum li cantori che andavano cantando in careta et nevava et nevò teribilissimamente. Et havé de molta roba. Et il mercori poi seguente, che fu adì 6 del dicto, pure la sira a cavalo cum li frateli suoi gli ritornò … Et havé quella da li suoi tanto volentieri quanto dire e potesse per essere visto volontiera et amato 8.

Non sappiamo se davvero i ferraresi abbiano accol-to la “novità” tanto volentieri, ma conosciamo l’en-tità dei doni, tra cui, in quell’anno, 1.823 capponi, 54 vitelli e manzi, 103 pernici, 4 pavoni, 12 conigli, 2 caprioli, 4 pavoni, 62 salzizoti, 2 fusti di vino, più di 300 forme di formaggio e molto altro. Le quantità salgono con il passare degli anni, mentre si aggiungono altri generi come pesce fresco, oche grasse, quaglie, capponi e galline, perfino una gru, un diamante de zucharo, un orso e oggetti quali forme d’avolio da capeleti…, un tavolero per zuga-re… tutto meticolosamente registrato da Caleffini all’inizio di ogni anno fino al 1479.Il già ricordato Hondedio de Vitale esprime un giudizio pesante su Ercole – Lui s’è piato tuti li piaciri che li è parso, e con musiche e con astrologie e negromancie, con pochissima audiencia al suo popolo … più tirano che mai… –, il quale non è certo particolarmente incline al governo, ma riesce a reggere di fronte alle casse ducali esauste e alle intemperanze dei figli Giulio e Ferrante, sa come intervenire, quando necessario, nelle vicende po-litiche italiane cercando le soluzioni più favorevoli per il suo Stato. Lo stile di governo si adegua con convinzione a quello pacificatore di Borso, almeno fino a quando la minaccia dell’eterna rivale Venezia si fa più insistente.La Serenissima ha già deciso di attaccare Ferrara. Ercole cerca di resistere alle provocazioni, ma vuoi il contrabbando del prezioso sale di Comacchio (il cui commercio era monopolio di Venezia secondo un trattato del 1405), vuoi la violazione dei confini,

7 Caleffini 2006, pp. 180-186.8 Caleffini 2006, pp. 32-33.9 Chiappini 2000, pp. 177-179.10 Frizzi 1848a, IV, p. 154.

vuoi – non ultima – la situazione politica della Penisola, lo scontro frontale scoppia nel 1482 e per due anni il Ferrarese è coinvolto in una guerra sanguinosa 9. Da una parte Venezia, il papa Sisto IV, suo nipote Girolamo Riario signore di Imola (che aspira al Ducato estense), Bonifacio di Monferrato, Pietro Maria de’ Rossi conte di San Secondo e, in seguito, la Repubblica di Genova, al comando di Roberto di San Severino conte di Caiazzo; dall’altra Ferrara, Ludovico il Moro di Milano, la Repub-blica di Firenze, il re di Napoli, Federico Gonzaga di Mantova, Giovanni Bentivoglio di Bologna, i principi Colonna di Roma, al comando del duca di Urbino Federico da Montefeltro. Il Ferrarese è esposto al pericolo da nord e da sud e le battaglie si susseguono a ritmo frenetico, tra difficoltà di ogni genere, tradimenti, carenza di armi per i soldati e di grano per i ferraresi, tentati colpi da parte di approfittatori che sfruttano a loro comodo l’assenza del duca, poi la peste, la fame, le gelosie tra i nobili ferraresi, i saccheggi, le ruberie, il via vai dei principi della lega, la malattia di Ercole che, superata la fase critica, alterna vitalità allo scon-forto. Mentre il popolo – sono ancora parole di Caleffini – era mezo desperato il duca zugava a carte et sonava et cantava. Et tuti li suoi popoli piagneva. La pace di Bagnolo (7 agosto 1484) decreta la fine della “Guerra di Ferrara” o “Guerra del sale” con un pesante sacrificio territoriale per lo Stato estense: il Polesine di Rovigo passa a Venezia.In tempi così difficili emerge ancora, imponente, la figura della duchessa Eleonora, che prende ener-gicamente le redini del governo, dando udienza e spaza[ndo] tute le facende como Signore, arginando le discordie interne e calmando, fin dove possibile, un popolo allo stremo delle forze.Ferrara riprende la sua vita in un clima di disagio: tra ristrettezze economiche e zuffe in piazza tra nobili, per fronteggiare la crisi Ercole, con un passo falso, decide di vendere gli uffici pubblici al miglior offerente, lasciando così spazio all’inesperienza di persone incognite nella gestione di un’amministra-zione già problematica.Per lo storico Antonio Frizzi i viaggi, gli edifizii, le caccie, e gli spettacoli sono, finita la guerra, i trattenimenti d’Ercole 10.Mentre, di fatto, si riprendono le vecchie abitudini di andare in maschera e a caccia, di correre il pa-lio sulla via Grande (ma non c’è più traccia della “ventura” ducale), inizia quella tradizione che sarà un vanto per la corte di Ercole: le rappresentazioni sceniche. Il 25 gennaio 1486 i Menaechmi di Plauto nel cortile del palazzo ducale aprono la strada a

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una lunga e apprezzata stagione di spettacoli che vedono protagonisti sia classici tradotti in lingua volgare, sia autori contemporanei quali Nicolò da Correggio e Ludovico Ariosto. Le recite si tengono nel cortile ducale, con il pubblico sistemato su tribune appositamente costruite mentre la corte si affaccia alle finestre; più avanti nel tempo saranno ospitate nella sala grande di corte e ancora in un’au-la del palazzo della Ragione, comunicante con il palazzo ducale tramite un cavalcavia 11.I viaggi, ora: forse non proprio una “passione”, ma una reazione del duca al disastro della guerra. Ercole lascia più volte Ferrara non solo con fini diplomatici – per esempio si reca a Venezia per tentare di definire gli ancora labili confini del Polesine – e per divertimento – va a Modena a sollazo, alle terme in Monferrato… –, ma anche per sciogliere voti nei santuari di Loreto, di Bari, di Santa Maria delle isole Tremiti, a sottolineare il suo forte sentimento religioso.Il maggior impegno Ercole lo riserva agli edifizii. Già nei primi anni del suo governo promuove

11 Chiappini 2000, p. 190.12 Luppi 2014, pp. 102-103.

interventi architettonici facendo modificare, migliorare, abbellire edifici già esistenti nel cuore della città e fuori (Belfiore, in quel tempo oltre le mura, e il palazzo di Belriguardo). Il centro della città-palcoscenico si legge nel primo piano del cosiddetto Dissegno di Ferrara vecchia: la piazza lastricata, la loggia del palazzo di Corte, il portico sul lato sud della Cattedrale 12 (fig. 1).Infatti, se per Leonello il luogo dell’anima era Belfiore e per Borso era Schifanoia, a Ercole si deve l’“invenzione” della città-palcoscenico e della città-capitale che con l’addizione di Terranova (o “erculea”, dal nome del duca) vede raddoppiata la superficie mediante l’urbanizzazione di vaste aree di terreno agricolo a nord della città.Alla fine del conflitto con la Serenissima il duca dà avvio ai lavori di ampliamento del Barco, i cui limiti sono portati fino a Francolino e al Po tra i malumori di chi abitava quelle terre, poiché Ercole non paga quello che toglie. Non dimentichiamo che il Barco era stato assalito dall’esercito veneziano nel 1483, evidenziando l’inadeguatezza dei sistemi

Nicolò III(1383-1441)

sposa1. Gigliola da Carrara (1397)2. Parisina Malatesta (1418)3. Ricciarda da Saluzzo (1429)

Ugo Leonello Borso Ercole Sigismondo Alberto(1405-1425) (1407-1450) (1413-1471) (1431-1505) (1433-1507) (1436/7-1514)

di Stella di Stella di Stella di Ricciarda di Ricciarda di Filippade’ Tolomei de’ Tolomei de’ Tolomei da Saluzzo da Saluzzo dalla Tavola

marchese disposa sposa San Martino

1. Margherita Gonzaga (1435) Eleonora d’Aragona2. Maria d’Aragona (1444)

Nicolò Francesco(1438-1476) (nato 1444)

di Margherita naturaleGonzaga

- Lucrezia ( 1516/18) di Ludovica Condolmieri, sposa Annibale Bentivoglio- Isabella (1474-1539) di Eleonora, sposa Francesco Gonzaga- Beatrice (1475-1497) di Eleonora, sposa Ludovico Sforza il Moro- Alfonso (1476-1534) di Eleonora, duca di Ferrara (1505)- Ferrante (1477-1540) di Eleonora- Giulio (1478-1561) di Isabella Arduini- Ippolito (1479-1520) di Eleonora, cardinale- Sigismondo (1480-1524) di Eleonora, marchese di San Martino

fig. 2 – Albero genealogico estense XIV-XVI secolo.

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difensivi a settentrione. Nell’ultimo decennio del Quattrocento prende forma il disegno dell’addi-zione, sviluppato con ritmi velocissimi a partire dalla nuova cinta muraria. Mentre i cittadini più abbienti sono “invitati” a costruire le loro dimore nei nuovi spazi, il duca non pensa ad altro, a nes-sun’altra cosa atende e non vuole vedere nessuno se non il regista della grande impresa: …per tre matine continue non si è ateso ad altro che a disegni cum maestro Biasio…, scriveva il segretario ducale Si-viero Sivieri alla duchessa Eleonora, informandola quotidianamente dei movimenti del duca 13. Biasio è l’ingegnere ducale Biagio Rossetti, al quale si deve l’impianto urbanistico che trasforma la campagna in città e conferisce a Ferrara la forma urbis degna di una capitale. Mentre prende avvio l’addizione di Terranova, il duca invita a raggiungere Ferrara gli ebrei esuli dalla Spagna, che con le loro atti-vità daranno un nuovo impulso all’economia del Ducato. Parole di accoglienza si leggono in una lettera di Ercole del 20 novrembre 1492: noi siamo molto contenti che vengano ad abitare qua con le loro famiglie … perché sempre saranno ben visti e trattati in tutte le cose che povremo e ogni die più se ne conteranno di essere venuti a casa nostra 14.

Per l’attento osservatore Caleffini la duchessa per certo è tuta sancta, spesso si comunica, ogni gior-no prega e dispensa elemosine, …da audientia al

13 Bocchi 1982, p. 173 n. 17.14 Ravenna 1994, p. 28.15 Caleffini 2006, p. 826.16 Fabbri 2000, pp. 334-336.17 Chiappini 2000, p. 230.18 Zerbinati 1989, pp. 50-51.

popolo et spaza suplicatione et è accepta al populo ferrarese. Et il duca se attende a dare piacere et zugare et fare il Barcho… 15.Tra i trattenimenti del duca è da ricordare la sua grande passione per la musica. L’organico musicale di Ercole, ereditato da Borso, viene ampliato al punto da risultare tra i più importanti, articolati e numerosi d’Europa: una cappella vocale di 20-30 cantori, un organista, una decina di “trombetti”, un gruppo di 4-5 “piffari”, un gruppetto di liutisti e suonatori di strumenti ad arco e a tastiera. Agli inizi del Cinquecento i maestri della cappella ducale sono tra i più celebri compositori europei e hanno il nome di Josquin Desprez (che scrive per il suo mecenate la Missa Hercules Dux Ferrariae) e di Jacob Obrecht 16.E la musica accompagna Ercole, già duramente colpito dalla perdita di Eleonora (1493), mentre lascia questa vita il 25 gennaio 1505 sulle note del clavicembalo di Vincenzo da Modena …piglian-done … gran piacere, e di sua mano di continuo battendo la misura… 17. L’ultima dimora del vecchio duca è nelli Angelli, in Santa Maria degli Angeli 18, ora entro le mura della “sua” nuova città.Lo stesso giorno, sotto una nevicata fitta, Alfonso con accanto il fratello cardinale Ippolito, dopo aver cavalcato per le vie della città varca la porta grande della Cattedrale per il rituale, solenne giuramento di giustizia verso i propri sudditi.

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Tra le otto figure che compongono il Compianto sul Cristo morto destinato alla non più esistente chiesa di Santa Maria della Rosa e ora nella chiesa del Gesù in via Borgo dei Leoni, si trova “attrice” la coppia ducale: Ercole d’Este ed Eleonora d’Aragona sono ritratti nei panni di Giuseppe d’Arimatea e di Salomé nella terracotta policroma abilmente plasmata da Guido Mazzoni (Modena, 1450 circa-1518), artista attivo a Ferrara nel decennio 1475-1485.Giuseppe, componente del Sinedrio, è descritto nei Vangeli come uomo ricco, giusto, istruito da Gesù e contrario alla sua condanna a morte, dopo la quale si presenta con coraggio di fronte a Pilato per chiederne il corpo. Mazzoni lo rappresenta nell’elegante figura di Ercole d’Este, che indossa una pelliccia di cameloto marrone stretta ai fianchi da una cintura e un cappello nero. Nella mano destra, tolto il guanto, tiene i chiodi della croce.Secondo i Vangeli di Matteo e di Marco, Salome era moglie di tale Zebedeo e aveva due figli, Giacomo e Giovanni, per i quali aveva chiesto a Gesù un posto a destra e uno sinistra nel suo Regno.

Mazzoni la ricorda nella figura di Eleonora d’Aragona, vestita di una sobria turca di velluto scuro sopra una semplice sottoveste; sul capo porta un velo trasparente che lascia intravedere un nastro dorato che raccoglie i capelli. Nella mano destra stringe il fazzoletto con cui ha asciugato il volto di Gesù.Nel Sepolchro, di committenza ducale, prendono in qualche modo forma la sentita carità cristiana e il profondo sentimento religioso di Ercole, cui si affiancano e si collegano le sacre rap-presentazioni – favorite e sostenute dall’amore del duca per il teatro – alle quali egli partecipa in prima persona accompagnato da Eleonora, donna di primo piano nel governo del Ducato.

Bibliografia

Guido Mazzoni. Il Compianto sul Cristo morto nella chiesa del Gesù a Ferrara. L’opera e il restauro, a cura di A.M. Visser TrAVAgli, Firenze, 2003, passim.

Guido Mazzoni, Compianto di Cristo morto, particolare. Le figure di Giuseppe d’Arimatea e di Salomé. Ferrara, chiesa del Gesù.