Sophia Arcanorum n. 5 - 2° trim. 2013
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Anno III Numero 5 2 trimestre 2013
IN QUESTO NUMERO: Editoriale Sophia ovvero Baphomet ?
di FilJus pag. 3 Ermetismo del IX grado
Collegi di Perfezione del R.A.G. di Milano e di Messina pag. 5
La legge dei retti rapporti umani di Nelchael pag. 9 Storia di Hildegard von Bingen, Prophetissa Teutonica (2a parte)
di Herbak pag. 12 Il tesoro di Re Salomone (1a parte) di Mi.Ma.Gi. pag. 19
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AVVERTENZE La collaborazione alla raccolta periodica di studi tradizionali SOPHIA ARCANORUM aperta a tutti coloro che vorranno contri-buire con il frutto della loro personale ri-cerca e con tematiche rientranti nellalveo della Tradizione unica e perenne. I testi, preferibilmente contenuti entro 3/4 cartelle formato A4, potranno essere invia-ti allindirizzo email [email protected], indicando il proprio nome e cognome, il recapito telefonico e lo pseudo-nimo da utilizzare come firma dellAutore nel caso il testo fosse scelto per essere in-serito nella pubblicazione on line.
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Redazione editoriale: Alfredo Marocchino
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Comitato scientifico: Enrico Bensi
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U na quindicina danni fa, lo studioso di lingue ebraico ed aramaico antiche, Prof. Schon-
field, scopr un possibile codice crittografico esseno. Il sistema era molto semplice poi-ch si basava sulla sostituzione della prima lettera con lultima, della seconda con la penultima e
cos via fino ad esaurimento delle 22 lettere (dunque 2 gruppi di 11 che si capovolgono); insomma co-me se noi in Italiano scrivessimo Z al posto della A, V al posto della B e cos via. Tale traslitterazione riscontra-bile nella tabella riportata nella pagina seguente. Se prendiamo il titolo della no-stra Rivista (SOPHIA o Suphia) e lo scriviamo in lettere ebraiche,
esso :
Traslitterando con la precedente Tabella (secondo la frase, forse, anchessa cifrata del Messia gli ultimi saranno i primi), si ha:
Aggiungendo le vocali a ed e, non pronunciate in ebraico avremo la parola:
Ba ph u me t ovvero il mai abbastanza chia-ro Baphomet (Baffometto) dei Templari. Tra le tante raffigurazioni che fu-rono date del misterioso idolo della cerchia ristretta dei Templa-
ri, vi era una testa, descritta co-me met nera e met dorata, op-pure anche met maschio e met femmina, possibile simbolo della Gnosi. Dunque, plausibile che essi a-
dorassero il simbolo di Sofia e che il termine da loro utilizzato per nominarla (Bafomet), non fos-se altro che la traslitterazione secondo il codi-
ce crittografico esseno, che abbastanza pro-babile essi aves-sero ben cono-sciuto!
Tanto bene confusero le idee, che molti pensarono che si trattasse del nome (modificato per non far-lo riconoscere) addirittura del profeta islamico Maometto o dellunione sincretica Bap-omet, ovvero tra i nomi di Joan-nes Baptista e del profeta Mao-metto!
FilJus
EDITORIALE SOPHIA OVVERO BAPHOMET ?
S U PH Y A
in WaW Pe Jod Alef
Bet Pe Waw Mem Tau
B PH U M T
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Lettera finale nome trascrizione Lettera
inversione finale
Nome
(inversione)
Trascrizione
(inversione)
Alef a Tau t
Bet 1. b
2. v
1. in
2. Sin
1.
2. s
Ghimel g Re r
Dalet d Kof k
Hej h 1.Tzadi
2.Sade ts
Waw 1. v
2. u Pe
1. p
2. f
Zajin z Ajin
1.Chet
2.Heth
3.Kheth
H oppure ch Samech s
Tet t Nun n
Jod 1. j oppure y
2. i Mem m
Kaf 1. k
2. kh Lamed l
Lamed l Kaf 1. k
2. kh
Mem m Jod 1. j oppure y
2. i
Nun n Tet t
Samech s 1.Chet
2.Heth 3.
Kheth
H oppure ch
Ajin Zajin z
Pe 1. p
2. f Waw
1. v
2. u
1.Tzadi
2.Sade ts Hej h
Kof k Dalet d
Re r Ghimel g
1. in
2. Sin
1.
2. s Bet
1. b
2. v
Tau t Alef a
Tabella 1: Codice Schonfield, ovvero inversione e sostituzione della prima lettera ebraica con lultima, della seconda con la penultima, e cos via
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N on errato definire arduo lo studio del IX grado, in ge-nerale, e del suo tappeto rituale
in particolare. I simboli in esso riprodotti sono squisitamente er-metici. Nel neonato certamente rappre-sentato linizio del percorso al-chemico interiore, ovvero la tra-
smutazione spirituale che dovr attuare liniziando. Il bimbo raffigurato al centro del tappeto, incapace di agire perch fasciato come una mummia egi-zia, ci ricorda il mito di Saturno.
Saturno, Crono per i Greci, figlio di Urano (il Cielo) e di Gea (la Terra), temendo che uno dei suoi
figli lo potesse detronizzare, come fece lui con il padre, divor tutti i suoi figli appena nati. Sua moglie
Rea, dai Romani chiamata Opi, nascose nellisola di Creta lultimo figlio nato, Giove, ed al suo posto offr a Saturno un sas-so avvolto nelle fasce come una mummia.
Cos Giove si salv, detronizz il padre e liber tutti i suoi fratelli, divenendo la divinit cosmica el-
lenica che si conosce anche come Zeus. Saturno, il suo quadrato magico, la sua tavola grafica, il piombo ed il colore nero, sono richiamati nel tappeto del IX grado come a rap-
presentare lo stadio iniziale dellopera trasmutatoria, la mate-ria bruta, ovvero il corvus niger. La somma delle cifre del quadra-to di Saturno che rappresentato nel tappeto in alto a sinistra, co-
ERMETISMO DEL IX GRADO Riflessioni congiunte dei Collegi di Perfezione del R.A.G.
di Milano e di Messina.
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munque lette nelle due direzioni,
anche se ruotato di 90 gradi, ci d sempre il numero 15 e, per ri-duzione cabalistica, al famigerato 666, cifra di Saturno e della bestia, che riducendo ancora ci da 18 e poi ancora 9.
Quindi il 9 ci indica la trasmuta-
zione della materia bruta iniziale
e la cornice doro del tappeto, for-mata dalla corda a 9 nodi, il traguardo finale del IX grado. Le 15 stelle, o luci, (9 + 6) sono le quindici luci della Camera che ci anticipano anche il significato del
grado successivo (X gr. - Illustre Eletto dei Quindici), quindi i 15 Maestri zelanti scelti da Salomo-ne. Anche in questo caso ritrovia-mo il saturnino numero 15 del quadrato in alto a sinistra.
Su i simboli in alto a destra del tappeto va detto che si tratta di
lettere dellalfabeto fenicio (non a caso Hiram era fenicio). Decifrando i glifi e traducendoli, prima in ebraico e poi ghematri-camente nei corrispondenti nu-meri (vd. tab. 1 e 2 in calce), si ottiene nuovamente il quadrato
di Saturno. Nel quadrato in basso a sinistra chiaramente rappresentato il si-gillo di Saturno, anche questo ruotato di 90 gradi. Se sovrappo-niamo questo sigillo con il qua-
drato numerico, sommando le ci-fre corrispondenti ai vertici dei segmenti, scopriamo che esso si pu considerare la chiave di de-crittazione dellermetismo del grado.
Mentre il quadrato in basso a de-
stra, in cui leggiamo HIRAM IE-OVA ROTOR AVOEI MARIH, chiaramente un palindromo che ricorda il quadrato magico SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS.
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Nei due quadrati si nota
lassonanza tra le parole ROTOR e ROTAS, ovvero SATOR ruotata. Dunque anche qui il richiamo a Saturno evidente in quanto la parola SATOR (seminatore) la radice etimologica di Saturno.
Nello studio del IX grado da ap-profondire con attenzione il signi-ficato della caverna di Ben-Akar (il figlio sterile) e del simbolico at-to di uccisione dell'assassino di Hiram, ma non come frutto di
vendetta. Lantro oscuro pi che fare riferi-mento al noto mito della caver-na di Platone va visto come indi-cazione operativa sotto una veste psicologica junghiana (Jung era
un Iniziato!). La caverna il nostro subconscio in cui trovare l'assassino di Hi-ram. Riflettiamo ora sulla differenza tra il pugnale e la spada.
Il pugnale ci costringe ad una lot-ta corpo a corpo, ravvicinata, e sta a simboleggiare che la lotta da affrontare con noi stessi, per vincere ci che in noi stessi e che stato la causa della morte
di Hiram. Cosa viene chiesto allImpe-trante? Di catturare vivo lassas-sino di Hiram! Cio portare allo stato della con-sapevolezza, quindi alla luce del
sole, tutti i propri errori, i propri vizi, nascosti nelle tenebre del proprio subconscio, per poterli giudicare in uno stato di coscien-za pura. Quindi, tutto ci per lIniziato
rappresenta la capacit di supe-
ramento dei propri errori, dei lati oscuri del proprio subconscio, senza che la vendetta cieca, co-stituita dallatto dimpeto dell'uc-cisione di Abibala, possa determi-nare il soffocamento degli istinti
prima ancora di conoscerli con-sapevolmente e giudicarli. L'entrata nella caverna una ve-ra e propria "nigredo", un'alche-mica opera al nero, un viaggio introspettivo che ci porta a co-
spetto di noi stessi, con il nostro io oscuro, e la lanterna che ci offre il Maestro Intimo altro non che la "consapevolezza". La spada, invece, lo strumento magico per eccellenza, finalizzato
al risveglio del kundalini, ovvero al risveglio del proprio s supe-riore attraverso lenergia spirali-forme che verr sollecitata con liniziazione!
Non a caso il Maestro Intimo pog-gia la punta della sua spada alla
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base della colonna vertebrale
delliniziando, proprio sul cocci-ge, prima che egli presti il suo giuramento. In sintesi, chi non affronta il tra-vaglio di trasmutazione per il su-peramento della condizione ini-
ziale di materia bruta, accettando ogni necessario sacrificio per il ri-sveglio consapevole, destinato a rimanere un figlio sterile, inca-pace di creare e tramandare, fi-nendo divorato da Saturno.
E' significativo il passo del rituale in cui viene indicata l'importanza del IX grado: "E voi tutti, Fratelli miei, siate attenti e considerate che lo svolgimento della cerimonia di Ricevimento al grado del Mae-
stro Eletto dei Nove pi efficace di quanto i massoni profani gene-ralmente non credano."
TAB. 1 - Corrispondenza degli alfabeti.
TAB. 2 - Corrispondenza lettere e numeri.
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I nostri rituali ci indicano la re-ale via operativa che lIniziato deve percorrere attraverso lo stu-
d i o , l a m e d i t a z i o n e e linteriorizzazione dei significati ermetici in essi contenuti. Il lavoro di perfezionamento su se stessi il primo degli insegna-menti impartiti, perfezionamento
concepito come un dovere asso-luto che comporta lo sviscera-mento dei difetti umani, ovvero portarli alla luce, trasferirli sul piano della consapevolezza per poterli rettificare.
LIniziato non un eremita che mira al raggiungimento della pro-pria esclusiva realizzazione, spiri-tuale e materiale, ma un soggetto operoso che si proietta verso il mondo, anelando di potere inne-
scare un processo di trasmuta-zione per lelevazione della specie. Questo impegno necessita di sa-crificio, cio rendere sacra la pro-pria vita. Per fare ci lIniziato deve stabili-re retti rapporti umani privi di quelle contaminazioni, psichiche e comportamentali, che sappiamo essere vizi corruttori della comu-ne esistenza terrena. Certamente il lavoro di perfezio-
namento non pu assolversi solo due volte al mese nel corso delle tornate rituali, poich limpegno a s s u n t o s o l e n n e m e n t e dallIniziato un dovere da com-piersi quotidianamente, inces-
santemente e con volont ferrea. I giusti rapporti umani non se-guono solo delle astratte regole di
una morale universale, ma si ba-sano sulla reale pratica di princi-pi operativi, anche attraverso lacquisizione e la padronanza di tecniche specifiche. A tal proposito voglio citare il
pensiero di Arturo Reghini che cos scrisse (1):
Ma questo perfezionamento non va in-teso in senso morale, come si crede ge-
neralmente, specialmente nei paesi an-glosassoni, ma in senso iniziatico, scientifico, ermetico. Le alte scienze, che
noi consideriamo, hanno a che fare con la morale quanto l algebra o lastronomia. Chi non vuole o non pu comprendere
questo destinato a divenire ed a resta-re un uomo buono, tre volte buono, ma
non un iniziato.
In buona sostanza il Reghini af-ferma, ed io concordo, che colui che viene condotto alla porta del Tempio deve gi essere in posses-so dei requisiti morali minimi per
la sua ammissione. Quindi, il lavoro che si appreste-r a svolgere il neofita non unelevazione morale fine a se stessa, ma si concretizza nella perfetta conoscenza di s, cio
nella fruttuosa battaglia tra lIo ed il S che lo porter a divenire un Uomo Vero, come ama defi-nirlo Ren Gunon (2), quindi pa-drone dellArte che gli consentir
LA LEGGE DEI RETTI RAPPORTI UMANI
di Nelchael
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di avere il dominio assoluto sulle
sue scelte, un uomo veramente libero e non schiavo di errate pul-sioni, capace di percepire lessenza divina in s e negli altri propri simili con cui si relazione-r seguendo la legge dei retti rap-
porti umani. LUomo nuovo nato da questo travaglio, come un Re saggio, non consentir ad alcuno di manipo-lare la sua mente ed il suo spiri-to, nessuna cosa potr indurlo ad
essere governato dallegoismo, dalla paura, dalla rabbia, d a l l o d i o , d a l l i n v i d i a , dallambizione, dallorgoglio, dalla spinta di prevaricazione, dalla se-duzione illusoria della materia.
Questi aspetti psichici dellanimo umano, elencati semplificativa-mente ma non esaustivamente, sono gli scogli dove pu naufra-gare la nostra esperienza terrena, privandoci della possibilit di
percepire e riconoscere il nostro Tempio interiore dove dimora lessenza del S, dove alberga la scintilla Divina. Senza unazione di rettifica, fina-lizzata alla reintegrazione
delluomo di desiderio, saremo in-capaci di scoprire le nostre facol-t latenti, non mi riferisco certo a millantate capacit sovrannatu-rali, ma semplici doti naturali so-
pite. Ogni nostra azione si riflette su noi stessi e sugli altri, positiva-mente o negativamente, condizio-nando la sfera relazionale che creiamo quotidianamente.
Questo rende necessaria la per-
fetta conoscenza della legge delle cause e degli effetti. La pratica della meditazione mi-rata ci aiuta a scavare nelle in-cognite pieghe del nostro essere,
a scoprire la nostra vera natura e, raggiunta la padronanza del metodo, saremo capaci di interve-nire positivamente sulla nostra indole e di irradiare il nostro be-nefico pensiero-volont.
Oltre alla costante attivit medi-tativa, seguendo le regole ben precise dettate dalla tradizione sia orientale che occidentale, unaltra tecnica, semplice ma molto collaudata per raggiungere
la consapevolezza delle proprie azioni, consiste nellesercizio quo-tidiano da svolgere la sera prima di addormentarsi. Lesercizio prevede la rievocazio-ne nella propria mente dellintera giornata vissuta, analizzando, ri-gorosamente a ritroso, tutti gli accadimenti, ogni nostra azione, ogni cosa da noi detta. Collegan-do leffetto con la sua causa, la reazione allazione, comprendere-mo le conseguenze che il nostro agire e il nostro dire hanno com-portato. Non necessita giudicare come buone o cattive le azioni compiute, basta solo mantenere un assoluto distacco asettico
nellanalisi dei fatti. Potrebbe risultare un esame osti-co perch dovremo contrastare ogni giustificazione automatica che il nostro io ci propone per assolvere gli errori fatti e per
mantenere una sua predominan-te autonomia. Si inizia il lavoro
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nello stato di veglia cosciente e,
se tutto ben eseguito, si com-pleter durante il sonno attraver-so lelaborazione subconscia che incider positivamente sul nostro inconscio, altrimenti difficilmente raggiungibile.
In altri contesti non iniziatici questa pratica viene definita esame di coscienza ma, proprio perch priva delle finalit iniziati-che, essa rimarrebbe nellambito superficiale del giudizio morale,
ininfluente nel profondo ed oscu-ro inconscio umano. Poco tempo addietro, rovistando tra le carte del mio archivio, ho ritrovato copia di appunti scritti da Francesco Brunelli che, poi,
sono stati sviluppati in un suo libro edito nel 1982 (3), molto i-spirato dallo studio sul S tran-spersonale dello psicanalista post-junghiano e teosofo Roberto Assagioli (4). Brunelli cos scrive: Ma se indispensabile lapplicazione della legge dei retti rapporti umani tra nazioni e tra blocchi di nazioni, esso lo
nondimeno tra lindividuo e gli ambienti nei quali vive la vita giornaliera, tale ne-
cessit sempre pi evidenziabile an-che se nellattuale periodo di transizio-ne certi contrasti possono dar luogo ad
erronee interpretazioni. Anche se la scienza dei retti rapporti u-
mani appare essere solo alla sua infan-zia mentre attivamente viene studiata
attraverso la psicologia e la scienza so-ciale soprattutto, noi massoni possiamo rivendicare una priorit nella sua sco-
perta e soprattutto nella sua applicazio-ne tramite la divisa stessa dellOrdine, poich crediamo che nessun retto rap-porto potr mai essere stabilito senza
lancoraggio qui sulla terra e la pratica realizzazione di quanto viene insegnato
nelle nostre Officine. Anche sulla buona volont occorre ag-
giungere qualche cosa, perch in genere si confonde con la disposizione danimo, con un atteggiamento cortese, con una tolleranza verso le altrui insufficienze, ecc.. La buona volont deve essere con-
siderata come un principio, come un qualche cosa che fa da orientamento e
direzione, che costituisce una scala di valori per le nostre azioni. La volont
indubbiamente unenergia potentissi-ma, spesso usata a fini egoistici, utilita-ri, dannosi, occorre riconoscere
lesistenza di questa energia e determi-nare la sua direzione verso il bene onde ottenere un effetto costruttivo e non di-struttivo.
Legoismo si contrasta con laltruismo e lamore. La paura si supera con la cono-scenza. Lodio si abbatte con la compren-sione.
Lambizione si supera con lo spi-rito di partecipazione. Lorgoglio si vince con lumilt,
con la compassione e la non af-
fermazione egoica.
Note: 1. Arturo Reghini, Rassegna Massonica,
numero ott./dic. 1925.
2. Ren Gunon, Luomo e il suo divenire
secondo il Vedanta, Edizioni Studi Tradi-
zionali - Torino 1965.
3. Francesco Brunelli, Principi e metodi di
Massoneria operativa, Edizioni Bastogi,
Foggia 1982.
4. Roberto Assagioli, Principi e metodi del-
la Psicosintesi Terapeutica, Edizioni A-
strolabio, Roma 1973.
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H ildegard, fin dalla pi tenera et ebbe delle visioni che de-scriveva e disegnava poi perso-
nalmente, con immagini e simbo-li. Le miniature nei suoi manoscritti trecenteschi, Scivias e Liber Divinorum Operum, del quale la biblioteca di Lucca conserva una
copia, sono pregni di significati esoterici. Alois Demptu, scrittore gesuita, paragona la lirica di Hildegard a quella di Dante, che forse nella
sua permanenza lucchese con-sult Liber Divinorum. Il pensiero, che si coglie dagli
scritti e dalle miniature di Hilde-gard, senza entrare nel merito se le sue visioni originano dallo sta-to alterato del suo io per le forti emicranie che pat in vita, o dallintervento divino, discutibile e non dimostrabile, indica la ca-pacit di comunicazione della monaca con il suo Super Io e quindi con il mondo astrale. Il piano astrale, o sub cosciente, una zona sensibilissima della
mente che registra i pensieri, i suoni e tutto ci che proviene dai sensi. La sua capacit di memoria in funzione della sua et spirituale. I conventi di Hildegard risuona-
vano di canti e di musica, che compose personalmente. Si serv della sublime armonia trasmessa dalle sue composizioni per innal-zare la coscienza dellascoltatore. La badessa considerava la musi-
ca: la scala di congiunzione fra le sfere celesti e la terra, un collega-mento con la nostra origine divi-na e un mezzo di scambio ener-getico fra noi e la fonte inesauri-bile dellenergia cosmica. Il canto e la musica generano lordine, perch gli intervalli delle note musicali poggiano su rap-porti numerici definiti. Larmonia, che nasce dalla vera musica, sale al cielo e lunifica
STORIA DI HILDEGARD VON BINGEN
PROPHETISSA TEUTONICA (2a parte) di Herbak
La prima visione di Hildegard riprodotta nel Liber
Divinorum Operum.
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con la terra.
Questa corrispondenza trova la sua piena espressione nellarmo-nia delle sfere dei Pitagorici, poi ripresa dai costruttori delle catte-drali medioevali. Dobbiamo quindi considerare le
sue composizioni un aiuto lascia-toci per raggiungere piani pi ele-vati di conoscenza. Luomo progredito nella scala dellevoluzione interiore, che rie-
sce ad unificare il proprio io con il S Superiore, riaccende la scin-tilla divina che in lui. La scintil-
la ravvivata sviluppa nelluomo il fuoco della conoscenza intuiti-va, che gli annulla lazione duali-stica della visione naturale. Il fuoco risvegliato, vinta la resi-stenza opposta dalla mente razio-
nale umana, la assoggetta al S
Superiore e Divino, che stimola la Conoscenza Superiore. Il flusso denergia e dinformazio-ni, che sinstaurano fra il s infe-riore e il S Superiore, consente alluomo, affrancato dalla sua bestialit, la conoscenza intuiti-va delle cause e la vittoria della visione reale su quella illusoria. Gli antichi Gerofanti egizi asseri-vano gli stessi principi insegnan-do nel Tempio a pensare ed agire
con lintelligenza del cuore, e non con quella della mente. La scintilla di Hildegard diventata un fuoco le faceva scrivere: - Sono la forza di fuoco che accen-de tutte le scintille viventi, vita di
fuoco che proviene da Dio. Ardo sopra la bellezza dei campi, splen-do sulle acque, fiammeggio nel so-le, nella luna e nelle stelle, volo in-sieme con il vento nellaria, vita invisibile che sostiene tutte le co-
se... Laria vive infatti nel ver-de...Io sono la Ragione che nel vento della parola risonante e at-traverso la quale generata ogni creatura. Io sono la vita integra, non separata dalle pietre, non re-
cisa dai rami.- Hildegard descriveva le sue visio-ni con un linguaggio che rispec-chiava i principi dellErmetismo: - In mezzo al cosmo sta luomo, poich egli pi importante di tut-
te le altre creature, che dipendono dal mondo. Quantunque sia picco-lo di statura, egli per potente per la forza della sua anima. La sua testa verso lalto e i suoi piedi s'appoggiano su terreno sta-
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bile. Lui in grado perci di mette-
re in moto le cose pi elevate come quelle pi basse. Hildegard considerava luomo co-me il microcosmo del macroco-smo, come si rileva da questo brano:
- Dio rimase integro come una ruo-ta...O uomo, guarda quest'uomo! Egli contiene in se cielo e terra e le altre creature, ed una forma, e in lui tutte le cose sono nascoste. Questa la paternit. In che mo-
do? Il giro della ruota paternit, la pienezza della ruota divinit - Il logos della ruota nella cosmolo-gia di Hildegard assumeva un ruolo importante. Nel libro Causae et Curae il mozzo e il cerchio rappresentano la contemporanea coesistenza delluomo e della Divinit, unione che poi rende manifesta la crea-zione e che Hildegard raffigurava con la ruota nella sua globalit.
La ruota descritta, paragonabile con quella della visione di Eze-chiele piena di occhi, rappresenta con il suo centro lUomo Univer-sale o lAdamo Celeste. I raggi, che si dipartono dal cen-
tro come in una croce, interseca-no il cerchio in quattro punti, che rappresentano: i quattro venti, i quattro evangelisti, i quattro ele-menti e i quattro Grandi Reggenti della cosmogonia essenica.
La ruota raffigura quindi lenergia cosmica che ha dato origine al mondo manifesto. E interessante riflettere che la traduzione letterale di Chakra, parola usata nello Esoterismo o-
rientale, ruota e indica un luogo energetico che distribuisce e controlla lenergia cosmica nel nostro corpo. Alcune civilt iniziatiche hanno usato la ruota come simbolo dellUniverso, esempio lInd e Maya, altre hanno impiegato il carro, ma sempre con il medesi-mo significato. Lo scrittore Ren Gunon nel suo libro, Simboli della Scienza Sa-cra, definisce sinteticamente la ruota con questa frase: - Il simbolo del mondo, la cui cir-conferenza rappresenta la manife-stazione, prodotta dallirradiazione del centro.- A. Gentili, un ermetista contem-
poraneo, in un paragrafo del suo libro, La Verit ermetica di Esio-do e Mos, cos descrive la ruo-ta: - La Natura quindi, risulta tutta contenuta nelluomo e luomo proiettato nella natura ove trova le sue corrispondenze interne a livel-lo somatico e psichico...Luomo ri-sulta, quindi, essere il punto cen-trale, il mozzo di una ruota in cui convergono tutti i raggi e che da la possibilit alla ruota di compie-re la sua funzione. E come il moz-zo circolare, microcosmo, al centro del sistema, ha le sue corrispon-denze geometriche con il circolo esterno, Macrocosmo, lUnicit Co-smica, sono i raggi che uniscono i due cerchi, il mozzo e la periferia, le varie influenze che raccordano i due. Lungo questi canali si trova-no, a varie altezza, i diversi esseri della Natura.-
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La ruota rappresenta quindi
lUniverso o macrocosmo e corri-sponde analogicamente al micro-cosmo dellatomo, alluomo e al sistema solare. Luso della sua effigie da parte di molte civilt, anche distanti e differenti fra lo-
ro, dimostra che la sua origine sgorga dagli stessi principi inizia-tici. Hildegard proseguiva: - Dio ha creato anche gli elementi del mondo, essi sono nelluomo, e luomo opera in essi. Sono il fuoco, laria, lacqua e la terra; questi quattro elementi sono talmente congiunti ed uniti in modo che nessuno d'essi pu essere di-sgiunto dallaltro. Essi sono cos legati gli uni agli altri che si pos-sono chiamare gli elementi che co-stituiscono la struttura fondamen-tale di tutto il cosmo. Inoltre precisava: - Come stato gi detto, come gli
elementi assicurano la coesione del mondo, cos pure assicurano la struttura del corpo umano, e la loro diffusione si divide in modo tale che luomo tenuto sempre in movimento, esattamente come gli
elementi sono distribuiti ed agi-scono in tutto il mondo. Nelluomo ci sono fuoco, laria, lacqua e la terra, e luomo composto d'essi, egli ha il calore dal fuoco, il respi-ro dallaria, il sangue dallacqua e la struttura corporea dalla terra. Egli deve la vista al fuoco, ludito dallaria, il movimento dallacqua e landatura dalla terra.- Hildegard nei suoi manoscritti e-sprimeva il suo pensiero con
lanalogia, che la base dellermetismo e il mezzo per al-zare il velo della conoscenza divi-na. Un principio ermetico riportato dalla Tavola di Smeraldo di Er-mete Trismegisto affermava:
- Ci che in alto come ci che in basso e ci che in basso co-me ci che in alto. Il principio definisce la corrispon-denza dei fenomeni paragonabili analogicamente, ma diversi per
quantit d'energia e di polarit nelle diverse manifestazioni os-servate. Hildegard affermava: - Se gli elementi adempiono vera-mente ed in ordine il loro compito,
in modo che il calore, la rugiada e la pioggia vengano a tempo debi-to, mantenendo sana la terra ed i frutti d'essa e assicurano una buona raccolta e la salute, allora il mondo prospera. Se per essi
venissero sulla terra tutti insieme ed improvvisamente, causerebbe-ro dei grandi danni e la distrugge-rebbero, allo stesso modo gli ele-menti danno la salute alluomo, se agiscono ordinatamente. Appena
per non seguono quest'ordine stabilito, lo rendono malato e lo fanno morire. Fintanto che la coa-gulazione degli umori, che nelluomo dipendono dal calore, dallumidit, dal sangue e dalla carne, agisce in lui tranquillamen-te e in buone condizioni, luomo resta sano. Ma se essi precipitano su di lui in modo disordinato e smisurato, allora luomo s'ammala e muore. Il calore e lumidit, co-
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me pure il sangue e la carne sono
stati tramutati a causa del pecca-to in flemma opposto.- Hildegard scrisse due libri di me-dicina, Physica e Causae et Curae, nei quali spiegava gli stretti legami e le corrispondenze
che esistono fra il microcosmo, rappresentato dal mondo umano, vegetale e minerale e il macroco-smo o Universo. Da queste corrispondenze nasco-no poi le sue diagnosi e terapie di
tipo analogico. Per esempio, in un capitolo di Physica riguardante le pietre, le gemme sono considerate da Hil-degard creature viventi, che svol-gono le funzioni di accumulatori
e di trasmettitori delle energie sottili, emanate dai quattro ele-menti: terra, aria, acqua e fuoco. Hildegard avvertiva il lettore dei suoi scritti che la guarigione era lunico fine importante per il ma-lato, e non il modo con cui vi giungeva. Le sue terapie non so-no facili da comprendere, sia per il paziente, sia per il medico, per-ch provengono direttamente dal-la conoscenza delle Leggi della
Natura, e quindi da Dio. E passato quasi un millennio ma la prevenzione e la diffidenza del-la scienza ufficiale a nuovi tipi di diagnosi, di terapie e di medici-nali come allora.
Hildegard curava i malati con un tipo di medicina che oggi chiame-remo olistica. La parola proviene dal greco olos, il tutto. Questo tipo di medicina, chiamata anche Medicina Dei, stata praticata in
Egitto per millenni. Ha come
principio fondamentale di mante-nere il corpo umano, considerato ricettacolo della forza vitale e cre-atrice dellUniverso, in armonia con il Cosmo. Luomo pu reagire alla Forza U-niversale che permea lUniverso in modo armonico o disarmonico, il libero arbitrio, provocando co-me reazione o la sua malattia o la sua guarigione. Il malato quindi si deve riarmonizzare con la na-
tura e con lUniverso per guarire. Non c armonia senza Amore, o viceversa: da questo principio de-riva che lAmore, con la A maiu-scola, il generatore e il riparato-re di tutto lUniverso. Dobbiamo quindi, per riarmonizzarci con la Natura e per riconquistare la condizione di purezza originale, lavare ed espellere le scorie inglobate in noi, a causa dei vizi, dellegoismo e dellintolleranza. La purificazione perci il mezzo per ritornare all'originale vergini-t, stato che ci permetter la re-integrazione con la divinit. La visione analogica con il creato guida i riti e i modi di purificazio-
ne in tutte le religioni. La medicina egizia sacerdotale, occultata con formule e simboli, insegnava la scienza medica ba-sata sulla analogia. Dagli egizi pass poi nei manuali di magia
araba e da questi, tradotti in lati-no, nelle corti europee nel perio-do delle crociate. Molti medici medioevali e rinascimentali con-sultarono e attinsero a questi manuali ricavandone medicinali e
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cure, sebbene la maggior parte di
loro non comprendesse il signifi-cato originale. Il guadagno, l'ambizione, la man-canza di basi scientifiche e la professione, avvolta da un alone di volgare magia priva di cono-
scenza, individua l'operato di al-cuni medici di questo periodo. Il principio dAmore, con cui il medico avrebbe dovuto prescrive-re la cura e il farmaco al pazien-te, era svanito. Malato e guaritore
non erano pi un solo corpo, ma due distinti, perch privi di affinit spirituale fra loro e il principio attivo del farmaco natu-rale, spogliato dellAmore, ridi-ventava una sostanza chimica,
fredda e razionale dagli scarsi ri-sultati. Dovremo inoltre ricordare che le propriet terapeutiche di un far-maco, alcune volte, sono legate alleffetto placebo dello stesso. Quando il farmaco prescritto privo, della funzione catalizzatri-ce dellAmore e di analogia con la malattia, non armonizza il corpo del paziente con la natura, ma lo disarmonizza, lo guarisce e lo
preserva da un male, ma nello stesso tempo lo sposta e lo gene-ra in un luogo differente. Giuliano Kremmerz, forse il pi grande ermetista dellultimo se-colo, nellanno 1898 cos affronta largomento: - I medici odierni non conoscono altra terapia che quella delle dro-ghe e dei laboratori chimici; per essi che negano lo spirito e lanima, non si pu agire sulla
materia sensibile che con la stes-
sa materia, quindi sviluppando scientificamente e con successo indiscutibile la moderna clinica per lo studio analitico delle infer-mit e dei morbi, vanno tentoni al-la ricerca dei medicamenti specifi-
ci delle singole malattie. Invece la scienza e la pratica dei magi inse-gnano tre cose: 1. che non vi infermit del corpo fisico che non risulti da squilibrio dello spirito e dallaura della psi-chica umana. 2. che non esiste altra terapia che la spirituale o divina, la quale o fa a meno delle droghe o se ne serve per mera colleganza delle facolt analogiche dello spirito umano.
3. che quando lo spirito delluomo pronto alla vita del mondo invisi-bile, delitto larrestarne la dipar-tita. La mancanza della funzione dellAmore, tra paziente e medico, incrina la reciproca fiducia, che falsa il legame tra i due soggetti. Ne deriva che la terapia non d risultati apprezzabili e che il rap-porto falsato fra i due crea una situazione configurabile con una
menzogna. Tutte le religioni affermano che la menzogna uno dei peccati gravi che luomo possa compiere. Quando un proposito o un pro-getto, creato mentalmente, non
realizzato sia sul piano materiale sia su quello spirituale, genera un aborto psichico, che rimane nellastrale, stato intermedio tra il campo mentale e il fisico o ma-teriale.
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Lidea nasce a livello mentale e si realizza sul piano materiale, ma quando non vi corrispondenza biunivoca, fra il piano Divino e il piano fisico, avviene uninter-ruzione di informazioni fra i due livelli. Il piano fisico, non trovan-
do laggancio con il piano menta-le, che obbedisce alla Legge im-mutabile della Natura, riceve so-lamente gli impulsi dal piano a-strale, che gli pi vicino. N consegue che il piano fisico, non
pi armonizzato dal piano men-tale e con il solo sostegno del pia-no astrale, produce per suo conto in modo disarmonico. Un esempio dato dalla crescita cellulare, senza nessun controllo
armonico, che causa di una delle malattie pi temibili, il can-cro, che colpisce non solo luomo, ma anche la natura assoggettata ai suoi capricci. La medicina praticata da Hilde-
gard, associata con il suo Amore per lumanit bisognosa, corri-sponde alla Medicina Naturale, usata per millenni e poi scompar-sa nel nulla, salvo la breve pa-
rentesi in cui la badessa la attu. Questo tipo di medicina non ap-partiene a nessuna religione, per-ch segue la Legge della Natura, patrimonio di tutta lumanit. La Medicina Naturale, rimasta
occultata e protetta per secoli da qualche spirito eletto, sembra ri-affiorare ancora una volta. Io non so se il XXI secolo, di cui tanto si parla e che tanti tentano d'appropriarsene, porter cam-
biamenti storici visibili.
Non so neppure, quando tutto il
genere umano prender cono-scenza della propria scintilla divi-na, che Hildegard cerc di ravvi-vare e di infiammare fra i suoi contemporanei. Non so neanche il giorno del pas-
saggio fra lera dei Pesci a quella dellAcquario. Sono per convinto che in quel giorno, qualunque sia, nella piana di Giza, di fronte al pi perfetto calendario e orolo-gio cosmico costruito dalluomo, che misura le ere e non i millen-ni, le cui lancette e ingranaggi so-no la Sfinge, le Piramidi e il fiume Nilo, mentre la Via Lattea svani-sce nella luce dellalba, un Inizia-to, fissando il sorgere iliaco della
luminosa stella di Sirio o Sothis, reciter, come altri avevano gi fatto prima di lui nelle ere prece-denti, queste parole: Tu che nasci come un diadema lu-minoso sulla fronte di Tuo Padre
Ra; Tu, che indichi alluomo il nuo-vo cammino dei cieli, in questa era che sta nascendo. Tu che fissi le cadenze e i tempi del suo cammino, o Tu possente....
Bibliografia.
- Articoli di Sandro Cappelletto e Alessan-dro Barbero, La Stampa del 29/1/98.
- Roberta Bellinzaghi, Cantici estatici di
Hildegard Von Bingen, Red Studio Reda-zionale 1996.
- Gottfried Hertzka / Wighart Strehlow, Manuale della Medicina di SantIldegarda, Casa ed. Athesia 1992 - Angela Carlevaris/Patrizia Alloni, Il Cen-
tro della Ruota, Centro Studi St. Ildegarda
1994. - Il libro delle pietre. Edizioni Centro di Be-
nessere Psicofisico.
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P oco dopo la crocefissione di Cristo, Tito (che, allepoca, era comandante in capo delle le-
gioni di Roma) decise che occor-reva porre la soluzione finale del problema palestinese. Avvisaglie di tale volont politica si ebbero con vari episodi di intolleranza, sfociata varie volte in vera e pro-
pria crudelt, da parte dei Roma-ni nei confronti degli Zeloti, im-pegnati nella lotta armata per li-berare il loro paese. Lobiettivo militare privilegiato dei Romani era, naturalmente, Gerusalemme
(in aramaico: Hiera=casa; Sha-lom: pace e, quindi, casa della pace). La campagna contro la provincia della Palestina si con-cluse tre anni dopo il sacco di
Gerusalemme con la distruzione di Gerico (in ebraico, Yariho) e lassedio ad oltranza di Masada (in ebraico, Metzada), il cui co-mandante militare, Eleazar Ben
Yair, pur di non arrendersi ai Ro-mani, prefer suicidarsi assieme alla guarnigione e a tutti gli abi-tanti. Il luogo simbolo della citt gerosolimitana era costituito cer-tamente dal monte Moriya, sul
quale sorgeva lHaram-al-Sharif, la spianata dei Templi (tra i quali la Kubbat-al-Sahra, la Cupola della Roccia, detta anche, la Mo-schea di Al-Aqsa e ancora, ma
impropriamente, la Moschea di Omar), ove si conserva la roccia la cui sacralit condivisa sia
d a l C r i s t i a n e s i m o c h e dallIslamismo, perch su di essa Abramo stava per sacrificare il
figlio su comando di Dio e da es-sa il profeta Maometto spicc il volo verso il cielo.
Lattacco al Tempio di Israele (dopo le varie distruzioni subite e sempre ricostruito da Salomone, Zorobabele, Erode il Grande) si-
gnificava non solo colpire il cuore strategico della citt ma, soprat-tutto, ci che esso rappresenta-va, ossia il simbolo vitale del po-polo dIsraele. Il Tempio non solo era
limmagine totemica dellanima dellintero popolo di Israele non-ch la testimonianza palpabile che, finalmente, erano finite le peregrinazioni in terre straniere con lapprodo stabile e duraturo nelle contrade familiari della Ter-ra Promessa, quanto rappresen-tava una sorta di Istituto di Cre-dito Centrale dello Stato, deputa-to alla custodia delle riserve au-
ree della Nazionale.
IL TESORO DI RE SALOMONE ATTRAVERSO ROMANI, VISIGOTI, CATARI, TEMPLARI E NAZISTI (1a parte)
di Mi.Ma.Gi.
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Cos, nel piano terra, nella parte
pi riservata alla quale potevano accedere solo i sacerdoti essendo interdetta al popolo, era custodi-ta lArca della Alleanza tra Uomo e Dio, ossia le Tavole della Legge che Jahv consegn a Mos sul
monte Sinai; nel sottosuolo, era custodito un tesoro dal valore in-calcolabile. Dellesistenza di tale immenso tesoro si avuta prova docu-mentale con il ritrovamento, nel
1952, nei pressi del Mar Morto (sulle rive del quale visse la setta degli Esseni), dei cosiddetti Ro-toli di Qumran, sui quali erano stati inventariati tutti gli oggetti
sacri e preziosi che, per preser-varli dalle ruberie dei dominatori romani, erano stati portati via dal sottosuolo del Tempio e na-scosti altrove in luoghi diversi. I Rotoli di Qumran o Rotoli di Ra-
me erano, in origine, costituiti da una sola lamina di rame arroto-lata in due esemplari (un origi-nale e una copia), su cui era sta-to inciso linventario dei preziosi. La lamina misurava allincirca ottanta centimetri di lunghezza e trentacinque di larghezza. Le pa-role incise, grazie al clima secco ed asciutto della regione, si era-no conservate benissimo, ma si
present un gravissimo proble-ma per procedere alla lettura del testo. Infatti, la srotolatura della lamina, in considerazione che il rame aveva subito un irreversi-bile fenomeno di ossidazione, a-
vrebbe comportato, certamente, la distruzione del testo. Fu cos
che gli esperti optarono per ta-
gliare la lamina in tante strisce in modo da superare la curvatu-ra del metallo conservandone, cos, intatto il suo contenuto grafico. E stato calcolato che il tesoro degli Ebrei consistesse in 26 ton-nellate di oro e 65 di argento. Gran parte di questo tesoro fu rinvenuto da Tito e trasportato a Roma. Una testimonianza di ta-le trafugamento sopravvive
tuttoggi nel cosiddetto Arco di Tito edificato dal Senato di Ro-ma, allinizio della Via Sacra, sul quale possibile vedere un bas-sorilievo raffigurante le legioni che rientrano a Roma vittoriose,
recanti innumerevoli oggetti di oro tra cui una enorme Meno-rah, il candelabro ebraico a sette bracci che rappresentano i sette giorni impiegati da Dio per crea-re l Universo.
Gran parte, quindi, del tesoro e-braico fin sui Sette Colli, dove and ad impinguare il tesoro im-periale, nel quale confluivano continuamente tutti i proventi
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dei bottini di guerra e delle raz-
zie inferte ai popoli conquistati. Tuttavia, tale tesoro non rest a lungo a Roma. Gli eventi storici susseguenti, infatti, portarono il popolo di Roma in rotta di colli-sione con un altro popolo emer-
gente, i Visigoti o Goti dellOvest, i quali, dopo varie e disparate vi-cende, condotti da Alarico, si presentarono sin sotto le porte della Citt Eterna. Il sacco al
quale Roma fu sottoposta com-port la perdita quasi totale del tesoro imperiale. I Visigoti si spostarono ancora verso ovest fermandosi, definitivamente nel-la Spagna dove fondarono il loro
regno comprendente quasi tutti il territorio spagnolo, in partico-lare quello sud-ovest. Elessero a loro capitale la citt di Tolosa e provvidero a fortificare alcune piazzeforti come Carcassonne,
Toledo e Rhedae (odierna Ren-nes-le-Chateau). Che i Visigoti possedessero un immenso tesoro attestato da vari storici dellepoca. Di fronte, tuttavia, allavanzata moresca in Spagna, essi furono costretti ad abbando-nare la loro capitale e a ritirarsi verso nord e precisamente verso Carcassonne. I Saraceni erano a conoscenza dellesistenza del tesoro, del qua-le, anzi, ritenevano di essere gli eredi legittimi quali discendenti di Ismaele, figlio di Abramo e della schiava di questultimo, A-gar. Ma non riuscirono a metter-vi sopra le mani, poich i Visigoti
lo aveva trasportato con loro. Le
vicende storiche sono note. I
Franchi, guidati da Carlo Martel-lo, nonno di Carlo Magno, dopo avere respinto le orde saracene, si diressero verso Carcassonne, anchessi alla ricerca del tesoro che sembrava, per, svanito.
Leggende locali narrano che i Vi-sigoti trasferirono il tesoro por-tandolo da Carcassonne, dove sarebbe stato alla merc dei Franchi, a Rennes-le-Chateau. Qui esso sarebbe stato disperso
e nascosto in differenti siti al fine di contenere il danno in ipotesi di ritrovamento fortuito e qui sa-rebbe rimasto per pi di un mil-lennio, alimentando miti e leg-gende.
Di una di tali leggende, in parti-colare, occorre parlare perch essa possiede tali e tante conno-tazioni di verosimiglianza da sembrare pi una storia vera che un mito.
Nel XIX secolo era curato di Ren-nes-le-Chateau Berengere Sau-niere. La sua parrocchia era poverissi-ma, tanto che egli riusciva a stento a conciliare il pranzo con
la cena. La stessa Chiesa era malandata al punto che si teme-va dovesse implodere da un mo-mento allaltro. Il curato fu co-stretto a contrarre un prestito per rinforzare almeno le mura
delledificio, non avendo la pi pallida idea di come avrebbe fat-to per ammortizzare il mutuo. Confidava, evidentemente, nella Provvidenza Divina la quale, a quanto pare, gli and davvero in-
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contro, in modo molto generoso. Durante i lavori murari nell edi-ficio di culto, i muratori scopri-rono che sotto il pavimento del-la Chiesa era situata una cripta
nella quale, dal livello soprastan-te, era ben visibile almeno una tomba. Subito Sauniere allonta-n la squadra di muratori e si chiuse dietro la porta del Tem-pio. Cosa avvenne non dato sa-
pere perch lunico che avrebbe potuto svelare larcano, lo stesso Sauniere, tenne la bocca cucita anche con il suo vescovo, che lo convoc e gli chiese da dove pro-venisse tutta quella evidente ed
improvvisa ricchezza della quale cominci a dare sfoggio. Sebbene il vescovo avesse mi-nacciato di trasferirlo, il curato non apr bocca, restando irremo-vibile anche di fronte alla minac-
cia di essere sospeso a divinis.
Era successo che, allindomani dellinizio dei lavori nella Chiesa, il curato si era trovato tra le ma-ni una fortuna colossale, al pun-to che non solo aveva estinto il mutuo, quanto aveva rifatto, ab-
bellendola ed impreziosendola, lintera Chiesa, compresa la ca-nonica. Aveva acquistato una va-sta propriet terriera (una vera e propria tenuta) e si era dotato di una ricchissima biblioteca. Per
finire, visto che il paesino di Rennes-le-Chateau era collegato con la strada principale che si trovava a valle solo da un sentie-ro mulattiero, aveva fatto costru-ire una strada a spese proprie e
a beneficio della collettivit. Alla sua morte nomin sua erede u-niversale Marie Denarnaud, che mentre era in vita lo aveva servi-to come perpetua, e non solo. I documenti personali li affid,
invece, al suo medico di fiducia, Paul Current, alla cui morte gli stessi vennero trafugati. Sia la Denarnaud che il dottor Current, non vollero mai rivelare
lorigine dellimmensa ricchezza toccata al curato. La Denarnaud, in particolare, visse gli ultimi suoi anni in modo normale, sen-za sperperi o sfarzi. Se Berengere Sauniere aveva
scoperto un tesoro, bisogna con-cludere che esso, alla sua morte, tolte le spese di cui sopra si detto, rimase pressoch intatto.
(continua nel prossimo numero)
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