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Sommario
INTRODUZIONE 2
DESCRIZIONE ESEMPIO 3
SCHEMATIZZAZIONE DEI PILASTRI 5
SCHEMATIZZAZIONE DELLA TRAVE 6
SCHEMATIZZAZIONE DEL TEGOLO 8
INSERIMENTO DEI CARICHI 11
ANALISI SISMICA STATICA LINEARE 13
LETTURA DEI RISULTATI 14
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Introduzione
In seguito alle recenti e terribili scosse che hanno colpito l’Emilia Romagna il 20 e 29 maggio 2012 sono
crollati moltissimi capannoni industriali e commerciali, con conseguente perdita di vite umane. L’intensità del
sisma è stato un fattore importante nel collasso, anche se la magnitudo pari a 5.9 può essere considerata
medio-bassa, ma la grande vulnerabilità di questa tipologia strutturale ha giocato un ruolo determinante. I
capannoni emiliani, nella maggior parte dei casi, sono stati costruiti senza dettagli sismici, peraltro non
richiesti dalla Normativa vigente all’epoca della costruzione. In tali edifici sono assenti vincoli di tipo
meccanico (ad esempio i tegoli di copertura sono semplicemente appoggiati), ossia il collegamento fa
affidamento sul solo attrito per trasmissione delle forze orizzontali. L’adozione della nuova mappa sismica è
avvenuta solo nel 2003, quindi tutte le costruzioni realizzate prima di questa data, nell’area interessata dal
terremoto, non sono stati progettati per resistere alle azioni sismiche.
La causa più frequente di danneggiamento negli edifici prefabbricati monopiano è stata la perdita di
appoggio, per limite di spostamento, degli elementi strutturali orizzontali dai relativi elementi di supporto.
Questi meccanismi possono riferirsi al collegamento tra travi e pilastri, tra pannelli di copertura e travi o tra
pannelli di tamponamento e travi. Un capannone costituito da pilastri isostatici alla cui sommità sono
appoggiate le travi, può infatti risultare distrutto senza che si abbiano danni significativi ad alcun elemento
strutturale, come si può vedere nella figura sottostante in cui si evidenzia la perdita d’appoggio della trave.
Il decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 131 del 7 giugno 2012),
coordinato con la legge di conversione 1° agosto 2012, n. 122 (in questa stessa Gazzetta Ufficiale alla pag.
1), recante: «Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il
territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio
2012.» indica due fasi operative. Affinché le attività produttive possano riprendere, nella prima fase un
professionista abilitato dovrà rilasciare un certificato di agibilità sismica e, se necessario, si realizzeranno
interventi appositi (ad esempio con collegamenti tra elementi strutturali), anche provvisionali. Nella seconda
fase si effettuerà, eventualmente, un adeguamento sismico, a seguito di verifica secondo le NTC 2008.
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L'analisi delle costruzioni esistenti è una materia complessa non solo per le costruzioni storiche, ma anche
per le costruzioni più recenti (1960 - 2002), che rappresentano una gran parte del nostro patrimonio edilizio
e in cui rientrano i capannoni industriali coinvolti nell’evento sismico del 20 - 29 maggio 2012. Per evitare i
succitati problemi (crolli di elementi strutturali per mancanza di adeguate connessioni) in futuro è necessario
intervenire per far sì che la struttura possa sopportare azioni e deformazioni sismiche e rispettare quanto
richiesto dalle attuali Normative. Il sima emiliano ha evidenziato che i danni possono essere di grande entità,
ma anche in altre regioni italiane si hanno situazioni costruttive simili, quindi sarà necessario porsi il
problema dell'adeguamento o del miglioramento sismico a livello nazionale e non solo in Emilia Romagna.
Descrizione esempio
Nel seguito analizzeremo il caso di un capannone industriale avente pilastri di sezione quadrata cava,
mensole tozze per il supporto del carroponte e velette superiori; la capriata è orizzontale con sezione di
altezza costante e forma a “I”, la copertura è piana e costituita da tegoli pi - greco. La struttura oggetto di tale
esempio è utilizzata a scopo agricolo per lo stoccaggio di granaglia.
Per svolgere questa analisi utilizzeremo il CAD 3D Struttura di DOLMEN, in tale modulo andremo a costruire
il modello strutturale, effettueremo l’analisi dei carichi e interrogheremo i risultati dell’analisi delle
sollecitazioni.
Strutture in cui le travi sono solo appoggiate sui pilastri e i tegoli di copertura sono solo appoggiati sulle travi
sopportano bene i carichi verticali, ma non sono capaci di resistere alle azioni orizzontali sismiche. Scopo di
questo calcolo sarà ricavare le reazioni indispensabili per poter dimensionare le connessioni in modo da
evitare la perdita di appoggio della trave dal pilastro e, analogamente, dei tegoli dalle travi, e per valutare
l’effetto torsionale del peso della copertura sulle travi principali. Per questo motivo dovremo schematizzare,
con particolare attenzione, l’attacco delle travi ai pilastri (in seguito denominato come punto di interesse
numero 1), situazione in cui solitamente le capriate non sono appoggiate sul baricentro della colonna.
Focalizzeremo poi l’attenzione sulle travi principali, elementi di sezione piuttosto alta (in questo esempio 120
cm), e sulle azioni derivanti dai tegoli posti al di sopra di queste; per questo motivo la capriata non sarà
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rappresentata da un’asta sola, ma da tante aste interrotte nei punti di appoggio delle gambe delle sezioni pi-
greco. Identificheremo nel prosieguo dell’analisi questo punto di indagine con il numero 2.
Infine dovremo controllare i tegoli che, solo appoggiati sulle travi e non sul baricentro di queste ultime, sono
liberi di muoversi in presenza di azioni differenti da quelle verticali; nel seguito parleremo di questo come di
punto numero 3.
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Schematizzazione dei pilastri
Disegniamo un’asta verticale (in questo esempio di colore blu)
avente sezione di pilastro; sulla sommità inseriamo una piccola
asta orizzontale (in questo esempio di colore magenta) che
rappresenta l’eccentricità di appoggio della trave rispetto al
pilastro, a questa asta associamo una sezione rettangolare
avente una grande rigidezza (nell’esempio 50 x 50 cm). Questa
rigidezza è necessaria per simulare un collegmanto rigido e
viene associata a delle aste fittizie, che si trovano in un
elemento monolitico più grande.
All’estremo di questa piccola asta, lunga in questo caso 8.5 cm,
posizioniamo un’asta verticale la cui altezza è pari alla metà
dell’altezza della sezione della trave, che arrivi quindi alla quota
del baricentro di quest’ultima (approssimabile con la
semialtezza). La sezione associata è nuovamente di forma
rettangolare, 50 x 50 cm, avente uno “svincolo” alla base;
questo rappresenta il tipo di vincolo tra trave e pilastro, che non
è un incastro, ma un semplice appoggio. Per rappresentare questa connessione utilizziamo una nuova
scheda di svincolo ponendo 100% in corrispondenza del momento torsionale Mt e 100% in corrispondenza
del momento flessionale Myy (come possiamo vedere nell’immagine sottostante).
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La rotazione attorno all’asse z è impedita dalla presenza delle forcelle, già presenti in caso di alcuni
capannoni esistenti o da dimensionare nel caso in cui siano assenti, mentre la rotazione attorno all’asse y è
consentita, poiché non c’è nessun impedimento di tipo meccanico (si veda schema di seguito).
Schematizzazione della trave
Z
Y
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Per schematizzare la trave principale approssimiamo con una serie di aste orizzontali passanti lungo la linea
mediana della trave stessa, aventi come sezione la sezione della capriata (in questo caso forma ad I, alta
120 cm costante, come si può vedere nell’immagine precedente); assegniamo la voce “Trave” in
corrispondenza della proprietà strutturale “Descrizione”. Tali segmenti orizzontali sono interrotti in
corrispondenza del punto di partenza delle gambe dei tegoli, che presentano una sezione pi - greco.
Disegniamo quindi delle aste verticali (in questo esempio, come si può vedere dall’immagine precedente,
sono colorate d’azzurro) alte nuovamente 60 cm, ossia la metà dell’altezza della trave. Queste aste,
unitamente a quelle gialle viste precedentemente, schematizzano l’altezza complessiva della sezione ad I e
consentono di raggiungere la quota superiore della trave principale. Anche in questo caso andiamo a
assegnare una sezione rettangolare 50 x 50 cm, avente quindi una sufficiente rigidezza, poiché si tratta di
aste fittizie all’interno di un elemento monolitico più grande.
Z
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Schematizzazione del tegolo
Partendo dalle aste azzurre prima disegnate
andiamo a schematizzare i tegoli di copertura. Per
prima cosa inseriamo delle aste che vadano a
rappresentare l’eccentricità del tegolo rispetto al
baricentro della trave, in questo esempio
assegniamo una lunghezza pari a 10 cm e
scegliamo nuovamente una sezione rettangolare
avente dimensioni 50 x 50 cm. Di qui tracciamo
delle aste verticali e, utilizzando il color magenta,
saliamo fino al baricentro del tegolo, approssimato
con il baricentro della parte orizzontale della
sezione pi greco. Assegniamo a questa asta la sezione n.11, rettangolare, con dimensioni 6 x 40 cm (dalla
gamba del tegolo), che svincoliamo a momento ponendo lo svincolo pari al 100% in corrispondenza di Mt,
Myy e Mzz. La sezione è infatti libera di ruotare poiché il tegolo è semplicemente appoggiato sulla capriata. La
nuova proprietà strutturale “Descrizione” attribuita a queste aste è, in questo esempio “Gambe tegolo”, sarà
utile nella lettura dei risultati al termine del calcolo.
Terminiamo la schematizzazione delle gambe del tegolo tracciando delle aste, in questo esempio di colore
rosso, perpendicolari alle precedenti (color magenta) a collegamento tra le travi di capriata. Assegniamo a
queste nuove aste una sezione rettangolare 6 x 40 cm, ossia aventi le dimensioni degli elementi verticali del
Z
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tegolo (come si può vedere nell’immagine sottostante).
Andiamo ora a schematizzare la parte superiore della copertura, quella orizzontale, come evidenziato
nell’immagine sottostante.
Creiamo dei gusci tramite le voci di menu “Struttura Gusci Gestione spessori Assegna 4L per punti”,
selezioniamo gli estremi delle aste di colore rosso e assegniamo uno spessore di 5 cm (ossia spessore di
membrana pari a 5 cm e spessore di piastra pari a 5 cm); in questo esempio scegliamo il colore arancione.
Z
Y
X
Z
Y
X
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Colleghiamo solo le aste in cui è realmente presente la parte orizzontale del tegolo, quindi non avremo gusci
su tutta la copertura, ma ogni guscio sarà affiancato da uno spazio vuoto; i tegoli infatti sono semplicemente
accostati tra di loro senza collegamenti.
Definiamo una zona a solaio su tutta la copertura (come evidenziato in colore azzurro nell’immagine
sottostante); in DOLMEN il solaio, pur rientrando nel menu “Struttura”, non viene considerato come un
elemento strutturale, ma come un elemento grafico utilizzato per la definizione dei carichi, che non ha
nessun tipo di rigidezza, né peso proprio. Un solaio quindi è definito da una descrizione alfanumerica, da
una direzione, equivalente alla direzione dell’orditura portante, e da un perimetro. Tutte le travi che risultano
completamente interne, o al limite sul perimetro, e la cui direzione non è parallela a quella del solaio saranno
interessate alla ripartizione del carico: questa ripartizione del carico viene effettuata per aree di competenza.
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Inserimento dei carichi
Passiamo alla fase di inserimento dei carichi sul capannone, come d’uso nel calcolo di qualsiasi struttura
modellata e calcolata con DOLMEN; iniziamo con il “Peso Proprio”.
Utilizziamo la funzione automatica “Peso proprio Assegna” e selezioniamo solo i pilastri e le mensole,
come evidenziato nell’immagine sottostante. Non prendiamo in conto per il momento le altre aste poiché
abbiamo loro associato delle sezioni che sono utili ai fini della modellazione, ma che non corrispondono, per
quanto riguarda il peso, a ciò che si ha nella realtà. Per questo motivo assegniamo manualmente i pesi
propri degli altri elementi strutturali; per le capriate introduciamo un carico d’asta e lo assegniamo alle aste
orizzontali, per i tegoli utilizziamo dei carichi su solaio e li associamo all’unico solaio presente, quello di
copertura.
La seconda condizione è quella dei “Carichi Permanenti”.
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A questa condizione vengono associati i pesi dovuti al carroponte e alle velette, inseriti come carichi ai nodi
sulle aste che rappresentano le mensole e su quelle che schematizzano i pilastri, e i carichi permanenti della
copertura, introdotti come carichi di solaio.
La terza condizione di carico, in questo esempio appartenente alla categoria delle azioni variabili e
denominata “Granaglia”, prevede carichi su aste (in questo esempio i pilastri); in tale sede non
approfondiamo tale discorso poiché il carico potrebbe cambiare per differenti destinazioni d’uso di altri
capannoni, in quanto dipende dal tipo di attività svolta. Stesso discorso vale per la quarta condizione di
carico, in questo caso chiamate “Carroponte”, per cui inseriamo dei carichi nodali sui nodi della mensola,
che rappresentano il carico dato dal carroponte.
L’ultimo carico da considerare è quello dovuto alla neve, che inseriamo nella quinta condizione, chiamata
infatti “Neve”; aggiungiamo un carico di solaio sul solaio di copertura.
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Analisi sismica statica lineare
Continuiamo eseguendo l’analisi statica, come si procede solitamente con DOLMEN, trami le voci “Calcolo
Sismica (NTC2008) Dati sismici”; inseriamo i dati specifici per il sito d’interesse: comune, tipologia di
suolo, coefficiente di amplificazione topografica, il fattore di struttura e i dati di progetto.
Il Gruppo di Lavoro Agibilità Sismica dei Capannoni Industriali nelle “Linee di indirizzo per interventi locali e
globali su edifici industriali monopiano non progettati con criteri antisismici” indica che “Per la determinazione
dello spettro di risposta di progetto, si suggerisce di fare riferimento ad un valore opportunamente modesto
del fattore di struttura q (esempio q=1,5), non potendo fare affidamento su un comportamento
particolarmente duttile degli elementi strutturali.”
Procediamo con le condizioni di calcolo tramite le voci di menu “Calcolo Sismica (NTC2008) Condizioni
di calcolo” e poi con “Calcolo Sismica (NTC2008) Analisi statica”. Tramite la funzione “Calcola”
otteniamo le forze e i torcenti di piano, ossia i carichi sismici per la struttura che si sta calcolando.
Le condizioni di calcolo sono state aggiornate e da 5 che erano sono diventate 9, come si può vedere
dall’immagine sottostante, cioè con in più i due sismi (X e Y) e i due torcenti addizionali (X e Y).
Avviamo, a questo punto, il calcolo delle sollecitazioni e aggiorniamo i casi di carichi, generati dalla funzione
che propone in automatico quanto richiesto dalle NTC 2008 (D.M. 14 Gennaio 2008).
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Lettura dei risultati
Dopo aver concluso il calcolo delle sollecitazioni e dei casi di carico possiamo leggere i risultati dell’analisi
svolta; iniziamo dalle deformate animate, raggiungibili tramite le voci di menu “Risultati Deformate
Animate”. La finestra che si apre consente la visualizzazione delle deformazioni della struttura dovute alle
singole condizioni, o ai singoli casi di carico, nonchè la visualizzazione dei modi propri di vibrare della
struttura stessa. Questa stessa funzione è raggiungibile anche dal Menù Generale, dalla voce “Archivi
Grafici”.
Andiamo ora a leggere le reazioni in alcuni punti
significativi del capannone, in particolare:
1. Pilastro - Trave
2. Trave
3. Tegolo
illustrati nell’immagine a fianco.
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Nel primo punto andiamo a leggere il taglio per
scivolamento della trave nell’aggancio trave-pilastro
(Ty, Tz e Mz), nel secondo punto la torsione sulla
trave (Mz) e nel terzo punto lo scivolamento del
tegolo (Ty e Tz).
I casi di carico che abbiamo generato sono 12, ma
quelli più significativi sono quelli a Stato Limite
Ultimo, ossia i numeri 1, 4 e 5:
1. SLU SENZA SISMA
4. SLU CON SISMAX PRINC.
5. SLU CON SISMAY PRINC.
Per scegliere solo i casi di carico significativi e, tra
questi, solo i valori importanti (i massimi e i minimi)
andiamo a utilizzare una funzionalità DOLMEN
presente nel menu principale: “Stampe per Excel”. Tramite il tasto “Archivi di Stampa” e la voce “Tabelle
Excel”, che si trova nel sottomenu, si apre questa nuova finestra, che ci chiede che dati vogliamo ottenere su
file (formato .txt o .xls), come si può vedere nell’immagine di seguito.
Selezioniamo le seguenti voci:
- Tipo di stampa Sollecitazioni Aste,
- Origine risultati Casi di carico
- Casi di carico 1,4,5
- Progressive Prima
- Minimi/massimi Minimi/Massimi
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Per il punto 1. pilastro - trave:
Selezione per scheda descrizione aste Selezione: Pilastro-Trave
Per il punto 2. trave:
Selezione per scheda descrizione aste Selezione: Trave
Per il punto 3. tegolo:
Selezione per scheda descrizione aste Selezione: Gambe tegoli
In quest’ultimo caso la tabella dei risultati ottenuta è la seguente:
In particolare i risultati nel punto 1:
- Mz e Ty ci consentiranno di dimensionare le forcelle,
- Ty ci permetterà di dimensionare la connessione che impedisce la perdita d’appoggio.
I risultati nel punto 2 ci serviranno per calcolare:
- Mz per verificare la trave a torsione.
Infine nel punto 3 andremo a valutare:
- Ty per avere la perdita d’appoggio del tegolo.
caso s. nome lungh. nodo in. nodo fi.progr.nodo N Ty Tz Mx My Mz
1 1 838 40 1327 1208 1327 -3394.79 -2540.95 189.79 0 0 0 Nr-
4 12 1062 40 1851 1112 1851 -0.01 2886.32 -566.87 0 0 0 Nr+
4 5 1024 40 1802 1008 1802 -1889.43 -7396.14 627.6 0 0 0 Ty-
4 11 1037 40 1803 1151 1803 -1990.42 8263.61 709.66 0 0 0 Ty+
1 1 2037 40 1661 1069 1661 -3058.58 1005.11 -895.63 0 0 0 Tz-
1 1 2016 40 1682 1068 1682 -3058.58 -3362.51 893.66 0 0 0 Tz+
1 1 758 40 1452 1022 1452 -1761.43 -412.24 72.9 0 0 0 Mt-
1 1 758 40 1452 1022 1452 -1761.43 -412.24 72.9 0 0 0 Mt+
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