Soffietto alla prima edizione de "La nausea" di Sartre

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Il _... _...-.--.-<'_ ~- )~~c-~~4 "9#\W'5lM!fiMM _,, _ ,.•. ' ....... '.!- no in mente altri. E mi puoi dire quando uscirà, più o me- no? .. (Jean-Paul Sartre, senza data, ma fine giugno). «Caro Sartre, ho ricevuto lettera e contratto. Il titolo mi pare andare; poiché è un poco lungo, si potrebbe sopprimere "straordinarie"? Quanto alla fascetta: "Non ci san più av- venture" sarebbe indicata solo se si volesse far scappare il pubblico! Abbiamo tutto il tempo di trovarne una. Dato che non ti candidi per i premi Goncourt e Femina, è meglio che il tuo libro non venga fuori l'ultimo semestre, con tutti i libri concorrenti intorno. Sarà per gennaio, o giù di li» (Brice- Parain, luglio 1937). «Caro Sartre, Gaston Gallimard propone per il tuo libro un titolo che trovo eccellente: La Nausée.: » (Bruce- Parain, 12 ottobre I937). «Dopo aver viaggiato a lungo, Antoine Roquentin si è stabilito a Bouville, tra feroci persone dabbene. Abita vicino alla stazione, in un albergo per commessi viaggiatori e scrive una tesi di storia su un avventuriero del xvm secolo, il signor de Rollebon. Il lavoro lo porta spesso alla Biblioteca muni- cipale dove il suo amico Autodidatta, un umanista, s'istrui- sce leggendo i libri in ordine rigorosamente alfabetico. La se- ra Roquentin va a sedersi a un tavolino del "Ritrovo dei Fer- rovieri" ad ascoltare un disco - sempre lo stesso: Some 0/ these days. E, a volte, sale in camera al primo piano con la pa- drona del bistrot. Da quattro anni, Anny, la donna amata, è scomparsa. Pretendeva sempre di aver dei "momenti per- fetti" e si sfiniva immancabilmente in sforzi minuziosi e vani per rimettere insieme il mondo intorno a lei. Si sono lasciati; attualmente Roquentin perde goccia a goccia il proprio pas- sato, sprofondando sempre più in uno strano e losco presen- te. La sua stessa vita non ha piii senso: credeva di avere avu- to delle belle avventure, ma non ci sono più avventure, ha solo delle "storie". Si attacca al signor de Rollebon: il morto dovrebbe fornire una giustificazione al vivente. Allora comincia la sua vera avventura, una metamorfosi insinuante e dolcemente orribile di ogni sensazione; è la 4 , Nausea che vi prende a tradimento e vi fa galleggiare in una tiepida palude temporale. E stato Roquentin a cambiare? O è stato il mondo? Mura, giardini e caffè vengono bruscamen- te assaliti da nausea; altre volte Roquentin si sveglia in una giornata malefica: qualcosa è in putrefazione nell'aria, nella luce, nei gesti della gente. Il signor de Rollebon torna a mo- rire; un morto non può mai giustificare un vivente. Roquen- tin si trascina a casaccio per le strade, corpulento e ingiusti- ficabile. E poi, il primo giorno di primavera, capisce il senso della sua avventura: la Nausea è l'Esistenza che si svela - e non è bella a vedersi, l'Esistenza. Roquentin conserva anco- ra un briciolo di speranza: Anny gli ha scritto, la rivedrà. Ma Anny è diventata una cicciona greve e disperata; ha rinun- ciato ai suoi momenti perfetti, come Roquentin alle Avven- ture; anche lei, a suo modo, ha scoperto l'Esistenza: non hanno piii nulla da dirsi. Roquentin torna alla solitudine, sprofondando nell'enorme Natura accasciata sulla città e di cui prevede i prossimi cataclismi. Che fare? Chiamare in aiu- to altri uomini? Ma gli altri uomini sono gente dabbene: si scambiano gran scappellate e ignorano d'esistere. Lui deve abbandonare Bouville; entra al "Ritrovo dei Ferrovieri" per ascoltare un'ultima volta Some 0/ these days, e, mentre il di- sco gira, intravede una possibilità, un' esile possibilità di ac- cettarsi» (soffietto per la prima edizione de La Nausée, re- datto da jean-Paul Sartre). « ... Ero anarchico senza saperlo quando scrivevo La Nau- sea: non mi rendevo conto che quanto scrivevo poteva essere commentato in senso anarchico, vedevo solo il rapporto con l'idea metafisica di "nausea", con l'idea metafisica dell' esi- stenza. È stato piii tardi che ho scoperto, attraverso la filo- sofia l'essere anarchico che era in me ... Prima della guerra mi consideravo semplicemente come un individuo, non vedevo affatto il legame tra la mia esisten- za e la società in cui vivevo. All'uscita dalla Normale, ci ave- vo fatto sopra tutta una teoria: ero "l'uomo solo", vale a dire l'individuo che si oppone alla società con l'indipendenza del 5

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no in mente altri. E mi puoi dire quando uscirà, più o me-no? .. (Jean-Paul Sartre, senza data, ma fine giugno).

«Caro Sartre, ho ricevuto lettera e contratto. Il titolo mipare andare; poiché è un poco lungo, si potrebbe sopprimere"straordinarie"? Quanto alla fascetta: "Non ci san più av-venture" sarebbe indicata solo se si volesse far scappare ilpubblico! Abbiamo tutto il tempo di trovarne una. Dato chenon ti candidi per i premi Goncourt e Femina, è meglio cheil tuo libro non venga fuori l'ultimo semestre, con tutti i libriconcorrenti intorno. Sarà per gennaio, o giù di li» (Brice-Parain, l° luglio 1937).

«Caro Sartre, Gaston Gallimard propone per il tuo libroun titolo che trovo eccellente: La Nausée.: » (Bruce-Parain,12 ottobre I937).

«Dopo aver viaggiato a lungo, Antoine Roquentin si èstabilito a Bouville, tra feroci persone dabbene. Abita vicinoalla stazione, in un albergo per commessi viaggiatori e scriveuna tesi di storia su un avventuriero del xvm secolo, il signorde Rollebon. Il lavoro lo porta spesso alla Biblioteca muni-cipale dove il suo amico Autodidatta, un umanista, s'istrui-sce leggendo i libri in ordine rigorosamente alfabetico. La se-ra Roquentin va a sedersi a un tavolino del "Ritrovo dei Fer-rovieri" ad ascoltare un disco - sempre lo stesso: Some 0/these days. E, a volte, sale in camera al primo piano con la pa-drona del bistrot. Da quattro anni, Anny, la donna amata,è scomparsa. Pretendeva sempre di aver dei "momenti per-fetti" e si sfiniva immancabilmente in sforzi minuziosi e vaniper rimettere insieme il mondo intorno a lei. Si sono lasciati;attualmente Roquentin perde goccia a goccia il proprio pas-sato, sprofondando sempre più in uno strano e losco presen-te. La sua stessa vita non ha piii senso: credeva di avere avu-to delle belle avventure, ma non ci sono più avventure, hasolo delle "storie". Si attacca al signor de Rollebon: il mortodovrebbe fornire una giustificazione al vivente.

Allora comincia la sua vera avventura, una metamorfosiinsinuante e dolcemente orribile di ogni sensazione; è la

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,Nausea che vi prende a tradimento e vi fa galleggiare in unatiepida palude temporale. E stato Roquentin a cambiare? Oè stato il mondo? Mura, giardini e caffè vengono bruscamen-te assaliti da nausea; altre volte Roquentin si sveglia in unagiornata malefica: qualcosa è in putrefazione nell'aria, nellaluce, nei gesti della gente. Il signor de Rollebon torna a mo-rire; un morto non può mai giustificare un vivente. Roquen-tin si trascina a casaccio per le strade, corpulento e ingiusti-ficabile. E poi, il primo giorno di primavera, capisce il sensodella sua avventura: la Nausea è l'Esistenza che si svela - enon è bella a vedersi, l'Esistenza. Roquentin conserva anco-ra un briciolo di speranza: Anny gli ha scritto, la rivedrà. MaAnny è diventata una cicciona greve e disperata; ha rinun-ciato ai suoi momenti perfetti, come Roquentin alle Avven-ture; anche lei, a suo modo, ha scoperto l'Esistenza: nonhanno piii nulla da dirsi. Roquentin torna alla solitudine,sprofondando nell'enorme Natura accasciata sulla città e dicui prevede i prossimi cataclismi. Che fare? Chiamare in aiu-to altri uomini? Ma gli altri uomini sono gente dabbene: siscambiano gran scappellate e ignorano d'esistere. Lui deveabbandonare Bouville; entra al "Ritrovo dei Ferrovieri" perascoltare un'ultima volta Some 0/ these days, e, mentre il di-sco gira, intravede una possibilità, un' esile possibilità di ac-cettarsi» (soffietto per la prima edizione de La Nausée, re-datto da jean-Paul Sartre).

« ... Ero anarchico senza saperlo quando scrivevo La Nau-sea: non mi rendevo conto che quanto scrivevo poteva esserecommentato in senso anarchico, vedevo solo il rapporto conl'idea metafisica di "nausea", con l'idea metafisica dell' esi-stenza. È stato piii tardi che ho scoperto, attraverso la filo-sofia l'essere anarchico che era in me ...

Prima della guerra mi consideravo semplicemente comeun individuo, non vedevo affatto il legame tra la mia esisten-za e la società in cui vivevo. All'uscita dalla Normale, ci ave-vo fatto sopra tutta una teoria: ero "l'uomo solo", vale a direl'individuo che si oppone alla società con l'indipendenza del

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