Sociologia della malattia Antonio Maturo

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Sociologia della malattia Antonio Maturo Lezione 10 Cap 5 Par. 3-4-5-6

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Sociologia della malattia Antonio Maturo. Lezione 10 Cap 5 Par. 3-4-5-6. Igea e Panacea. - PowerPoint PPT Presentation

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Sociologia della malattiaAntonio Maturo

Lezione 10Cap 5 Par. 3-4-5-6

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Igea e Panacea

• Panacea simboleggia la capacità di curare tutti i mali attraverso la conoscenza e la trasformazione del veleno in farmaco (che in greco si dice allo stesso modo, pharmakos), e il caduceo, il bastone con i due serpenti attorcigliati assurto a simbolo della medicina, sta proprio a indicare questa trasformazione.

• Igea, invece, sta per la conservazione del benessere e quindi gli stili di vita e la prevenzione.

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Prevenzione

• Con prevenzione primaria si intende l’astensione da stili di vita malsani;

• per prevenzione secondaria l’utilizzo di tecniche di screening, diagnosi precoce, controllo in senso lato;

• con prevenzione terziaria si indica, invece, l’intervento nei confronti della patologia.

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Dilemmi della prevenzione

• Vedere Figura 2, pag. 140

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Prevenzione e precauzione• Rosa [2004] descrive bene le difficoltà del medico

impegnato in attività preventive. Spesso, infatti, il medico si imbatte in persone con ipertensione arteriosa o con valori del colesterolo molto alti (o persino con diabete mellito) che non soffrono di alcun sintomo. Queste persone si sentono bene e stanno bene tuttavia, probabilmente, svilupperanno alcune complicazioni e quindi dovrebbero modificare il loro stile di vita e/o essere trattate farmacologicamente. Dunque, la medicina, dice Rosa: «si mostra sempre più “invadente” verso persone che “stanno bene”»

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Prevenzione e precauzione

• Non sempre la malattia assume valori dicotomici. In molti casi, la preoccupazione maggiore degli epidemiologi non dovrebbe essere tanto quella di stabilire se un individuo è malato o no, bensì quanto egli è malato.

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Rischi…• A livello sociale e individuale si tende a dare molto

importanza a eventi rari, ma eclatanti piuttosto che a eventi dannosi che avvengono frequentemente: «In Italia oggi spendiamo una fortuna per la ricerca sull’Aids perché l’Aids è una malattia nuova e fatale al 100%, ma l’Aids non è mai stata, e probabilmente mai sarà, per la sanità pubblica un problema della stessa dimensione del fumo da sigaretta: in Italia ci sono stati circa 25mila morti di Aids negli ultimi 20 anni, mentre sono 75mila i morti precoci ogni anno a causa della sigaretta!» [Osborn 2003: 56].

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Prevenzione e precauzione• I benefici della prevenzione sono scarsamente

apprezzati dal singolo, benché abbiano grandi effetti a livello di comunità: «un intervento preventivo produce un grande beneficio alla comunità, ma offre molto poco a ciascuno dei suoi membri» [Rose 1995: 12]. Ad esempio: «per evitare una morte a causa di un incidente stradale, 400 guidatori devono usare la cintura di sicurezza per tutti i viaggi per 40 anni. Gli altri 399 guidatori devono soffrire la scomodità per tutti i viaggi per 40 anni!»

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Prevenzione e precauzione

• La più grande difficoltà delle strategie preventive si determina non a fronte dei grandi rischi, ma quando un numero elevato di persone sono esposte a un piccolo rischio.

• Quindi, riducendo di poco l’esposizione al rischio di un numero elevato di persone il beneficio complessivo è di gran lunga superiore alla riduzione di un rischio elevato corso da poche persone.

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Principio di precauzione

• «L’idea-base è di richiedere misure precauzionali anche quando non vi è la prova di un nesso causale tra situazioni potenzialmente pericolose e conseguenze negative per l’ambiente o la salute pubblica, così come quando la conoscenza scientifica è incompleta»

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Rischio e salute

• La società del rischio, per Beck, è caratterizzata dall’impossibilità di un’attribuzione esterna al rischio. I rischi sono autoprodotti nella/dalla nostra società. Tali rischi non hanno una fonte non esterna e non umana, al contrario derivano dall’abilità, storicamente sviluppatasi, dell’autotrasformazione societaria. Dunque, i rischi sono generati dalla (presunta) possibilità di governare la natura. Paradossalmente, è la conoscenza la fonte di rischio, non l’ignoranza.

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Giddens

• Giddens suggerisce di distinguere due tipi di rischio: external risk e manufactered risk. Gli external risk sono i rischi “esterni” che provengono quindi dall’ “esterno”, ad esempio dalla natura, ma anche da eventi sociali in qualche modo prevedibili. I manufactered risk sono invece i rischi “autoprodotti” dall’applicazione della conoscenza umana alla realtà. Eminentemente, quindi, dalla tecnologia.

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Giddens

• Secondo Giddens, quando abbiamo cominciato a preoccuparci di ciò che noi potevamo fare alla natura, piuttosto di preoccuparci di quanto la natura potesse fare a noi, siamo passati dalla dominanza degli external risk a quella dei manufactered risk.

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Luhmann

• Luhmann cerca di precisare il concetto di rischio e la sua centralità nella società contemporanea a partire dalla tesi che «la dipendenza del futuro della società dalle decisioni è aumentata» in quanto «la tecnica e la consapevolezza delle proprie possibilità ad essa connessa hanno occupato il terreno della natura»

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Luhmann

• «Il timore che le cose possano andare storte cresce dunque rapidamente e con esso il rischio che viene attribuito alle decisioni» [Luhmann 1996: 6-7].

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Speranza• Un tempo il futuro veniva visto come un ambito

colonizzato dal destino, dal fato, dagli dei o “dal volere di Dio”. Ci si poteva affidare, o meglio, “consegnare”, solo alla speranza. Gli eventi futuri non potevano essere scongiurati da decisioni prese nel presente.

• Gli uomini non avevano il potere di modificare alcunché.

• E questo, dunque, rendeva gli uomini abbastanza irresponsabili rispetto agli effetti futuri delle loro azioni.

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Decisioni..• Oggi, la tecnologia ci permette, se lo decidiamo,

di rendere la nostra vita futura molto difficile. Anzi, c’è anche la possibilità che questo avvenga proprio se alcune decisioni non vengono prese.

• È su questo terreno che Luhmann inserisce la sua idea di rischio: «ciò che può accadere in futuro dipende dalla decisione da prendere nel presente, infatti si parla di rischio soltanto quando può essere presa una decisione, senza la quale non potrebbe insorgere alcun danno»

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Rischio e pericolo

• «La distinzione presuppone che sussista incertezza in riferimento a dei danni futuri. Ci sono allora due possibilità: o l’eventuale danno viene visto come conseguenza della decisione, cioè viene attribuita ad essa, e parliamo allora di rischio, per la precisione di rischio della decisione; oppure si pensa che l’eventuale danno sia dovuto a fattori esterni e viene quindi attribuito all’ambiente: parliamo allora di pericolo

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Trasformare il pericolo in rischio e la speranza in fiducia

• La fiducia può essere definita come un’aspettativa positiva, fondata su dimensioni cognitive ed emotive, formulata in condizioni di incertezza,

• La fiducia, secondo Luhmann, serve a ridurre la complessità del futuro: «chi dimostra fiducia anticipa il futuro e agisce come se fosse sicuro del futuro»

• La fiducia, quindi, può essere vista come un sostituto dell’incertezza che ci permette di intraprendere corsi di azione dall’esito incerto.

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fiducia• La fiducia, come dice Cipolla, è quindi un

alleggerimento operativo: dubitare di tutto ha conseguenze paralizzati.

• La fiducia permette di trattare il futuro (sconosciuto) come se esso fosse il presente (conosciuto).

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speranza

• La speranza, invece, è cosa diversa dalla fiducia. La speranza appare essere una sorta di aspettativa molto più tenue e sfumata rispetto alla fiducia.

• Ancora con Sztompka [1996] possiamo affermare che la speranza è connessa a quegli eventi che l’uomo non può modificare e a cui egli, una volta accaduti, può solo adeguarsi.

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Fiducia e speranza, rischio e pericolo

• In sintesi, possiamo quindi affermare che la fiducia si riferisce ad azioni umane; mentre la speranza si riferisce ad eventi naturali.

• Fiducia e speranza, rispettivamente, sono la risposta alla distinzione rischio/pericolo.

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Fiducia: Rischio = Speranza:Pericolo

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Fiducia e speranza, rischio e pericolo

• La sfida è quella di riuscire a far slittare semanticamente l’idea della malattia dal pericolo al rischio.

• Non bisogna sperare di non avere una malattia, ma avere fiducia di riuscire ad evitarla attraverso delle decisioni.

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Micro-macro

• Meccanismo:

• Partecipazione sociale,

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Comunicazione

• La teoria della comunicazione, da tempo, ha dimostrato come gli individui siano più ricettivi alle comunicazioni interpersonali piuttosto che alle comunicazioni indifferenziate.

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Comunicazione

• Modello di flusso comunicativo a due fasi • Marketing virale• la comunicazione interpersonale influenza

le credenze soggettive.

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Percezioni…

• gli individui tendono ad essere ottimisti rispetto alle cure per la propria salute e pessimisti rispetto al livello generale di cure disponibili a livello sociale.

• Molti studiosi hanno mostrato come le persone spesso si preoccupino di più per azioni che comportano un basso livello di rischio che per altre più rischiose: ad esempio si è più preoccupati di un viaggio in aereo che di un viaggio in autostrada.

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Percezioni…

• Tendenza psicologica del porre un’attenzione e un’enfasi maggiore su eventi catastrofici (ma rarissimi) piuttosto che su eventi “semplicemente” pericolosi (ma relativamente più probabili)

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deuteroapprendimento

• La partecipazione sociale implica un doppio deuteroapprendimento: istituzionale e personale

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deuteroapprendimento

• A livello istituzionale il deuteroapprendimento conseguente alla partecipazione sociale riguarda la possibilità, per l’istituzione politico-sociale, di modificare le proprie modalità osservative e pervenire a forme di conoscenza più aderenti alle popolazioni-oggetto/soggetto degli interventi. Si tratta dunque di «processi che implicano una ristrutturazione sostanziale delle definizioni dei problemi e del contesto di azione» [Fazzi 2003: 76].

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A livello individuale…

• deuteroapprendere a seguito di processi partecipativi significa venire a contatto con una molteplicità di punti di vista in grado di incrinare il nostro frame cognitivo permettendoci di incasellare la nostra percezione del rischio in un frame auto-etero riferito.

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partecipazione

• Detto più semplicemente, partecipare a relazioni orizzontali e verticali ci consente di relativizzare le nostre opinioni, di accrescere il nostro bagaglio informativo attraverso delle fonti dirette (comunicazione interpersonale), di accantonare comodi pregiudizi riduttori di complessità.

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e-Care• L’e-Care può essere considerata come l’integrazione

organizzativa tra il sistema delle cure “hard” e il territorio. Constatato che molti malati possono e debbono, per motivi di efficacia ed economicità, essere trattati fuori dall’ospedale: «con l’ausilio delle tecnologie informatiche e telematiche, si può creare una rete di monitoraggio delle condizioni vitali dei cittadini che entrano nel programma di tutela, capace di dialogare a monte con le strutture del sistema assistenziale che operano sul territorio, con gli ospedali di riferimento, con i medici di base, con le risorse offerte dal volontariato» (Moruzzi)

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e-hospital• L’e-hospital è anch’esso “snodo” tra

ospedale e altre strutture, ed è quindi l’ospedale che si apre ad altri sottosistemi professionali. L’integrazione dovrebbe aversi in senso “verticale”, intra ospedale, tra le varie specializzazioni, e in senso “orizzontale” con altri soggetti dell’offerta sanitaria (medici di medicina generale, pediatri di base, specialisti di altri centri ospedalieri, università).

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e-hospital

• L’esempio principale di un servizio connesso all’idea di e-hospital è rappresentato dall’informatizzazione della cartella clinica dell’assistito, che dovrebbe essere richiamabile via web, a distanza, a richiesta del cittadino o di chi lo cura.

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e-Government• «per semplicità espositiva, consideriamo e-

Government la Rete messa al servizio del governo del rapporto tra domanda e offerta di prestazioni del sistema assistenziale (o dei singoli sottosistemi, come gli ospedali). Quindi, il governo elettronico dei fattori produttivi (input) e dell’offerta di prestazioni (output), nonché i il monitoraggio degli indicatori di qualità dal lato degli utenti (qualità percepita) e dal lato dell’offerta (V.R.Q. – Verifica e Revisione della Qualità)» [Moruzzi 2003: 76].

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e-Procurment

• All’e-Procurment afferiscono gli aspetti logistici, ovvero lo scambio di beni e servizi di natura commerciale: tuttavia sappiamo che in sanità le innovazioni di tipo alberghiero si riverberano sulla qualità psicologica e relazionale dei pazienti e quindi l’e-Procurment non è cosa a sé, non è separato dalle condizioni di vita all’interno dell’ospedale.

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On line

• Paltrinieri e Pierantoni hanno rivolto la loro attenzione ai malati cronici.

• Le malattie croniche presentano delle caratteristiche che spingono le persone a cercare il confronto/conforto di coloro che stanno vivendo le stesse esperienze.

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partecipazione a comunità virtuali

• la partecipazione a comunità virtuali offre agli utenti di internet di ricevere, oltre a informazioni valide, anche conforto. In breve: internet permette lo scambio di comunicazioni “calde” (e non solo fredde) e si apre a utilizzi espressivi (e non solo strumentali).