Sociologia del Lavoro · della storia significhi la fine di guerre tra nazioni, per fare posto ad...

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Sociologia del Lavoro gianni maria strada UTE CINISELLO BALSAMO Anno accademico 2016-17 1

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Sociologia del Lavoro

gianni maria stradaUTE

CINISELLO BALSAMOAnno accademico 2016-17

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Sociologia del Lavoro

Uomo Umano

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Riflessione

Il termine umanesimo è stato nei secoli evocato con l’enunciazione del principio universale dell’uguale dignità di ogni essere umano, indipendentemente dalla sua origine etnica, del suo sesso, delle sue condizioni sociali…

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Riflessione (cont.1)

Fin dalle origini, e ancor più nei suoi sviluppi, c’è un’ambivalenza costitutiva in questo umanesimo moderno. Il riconoscimento della dignità di ogni essere umano si è realizzato in maniera molto limitata e astratta. A lungo le culture di molti esseri umani, anche e soprattutto nei paesi colonizzati degli europei, sono considerate immature e ormai superate a causa del “progresso”.

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Riflessione (cont.2)

Ciò ha giustificato la marginalizzazione e persino il rifiuto del riconoscimento dei diritti umani ai rappresentanti dei paesi colonizzati.Da qui sono nate prevaricazioni di ogni genere.

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Riflessione (cont.3)

Non basta la coscienza di questi fatti, come non bastano i mea culpa delle culture occidentali rispetto alle altre altre culture, sottovalutate o oppresse. La critica e l’autocritica devono andare alla radice del problema. In pratica non c’è la capacità di concepire la complessità di questo tema.

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L’umanesimo moderno

Le enormi carenze del principio universalistico dell’umanesimo moderno dipendono dalla mancata riflessione su cosa significhi “essere umano”.Per delineare l’orizzonte di un nuovo umanesimo, che realizzi il principio universalistico dell’uguale dignità di tutti gli esseri umani, è necessario comprendere che cosa è l’essere umano nelle dimensioni della sua identità ed in particolare della sua attuale condizione planetaria.

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Le dimensioni separate

Le dimensioni che sono state separate dalla progressiva costruzione di diverse discipline:- la cultura e la natura- l’individuo- la società e la specie- la vita e non vita- la ragione e la passione

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Le dimensioni separate (Cont.1)

In particolare nell’ultimo secolo la specializzazione disciplinare apporta molte conoscenze, ma genera una conoscenza incapace di cogliere la multidimensionalità dell’umano, e determina un’incapacità intellettuale di riconoscere i problemi fondamentali e globali della nuova condizione umana.

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Le dimensioni separate (Cont.2)

Non abbiamo avuto a disposizione tante conoscenze sull’uomo come oggi eppure sappiamo così poco di ciò che è l’essere umano.La trasformazione della condizione umana richiede che noi si cambi il nostro modo di vedere il mondo.Non si tratta soltanto di stabilire legami tra conoscenze frammentate, quanto di generare un metodo che abbia in sé il senso del legame di ogni cosa con ogni cosa.

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I Pensieri

N° 206“ Dunque, essendo tutte le cose causate e causanti, adiuvate e adiuvanti, mediate e immediate, ed essendo tutte colegate le une alle altre con un vincolo naturale e le più diverse, stimo impossibile conoscere le singole parti senza conoscere il tutto, come conoscere il tutto senza conoscere le singole parti .” Blaise Pascal (19.6.1623 - 19.8.1662)

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La prospettiva complessa

La conoscenza dell’umano può emergere solo dall’intreccio delle conoscenze concernenti la vita, la terra, il sistema solare, l’universo; la sua antropologia si prolunga in storia naturale e alla fine in cosmo-antropologia.L’identità umana si colloca nelle molteplici dimensioni spazio-temporali in cui sono emersi gli esseri viventi, le macromolecole organiche complesse, il pianeta terra dotato di oceani e di continenti e, prima ancora, le stelle e le galassie.

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La prospettiva complessa (Cont.2)

È decisivo poter concepire che noi esseri umani abbiamo in noi stessi i geni che condividiamo con altri animali, piante, funghi, batteri; che abbiamo in noi stessi gli atomi e le molecole il cui gioco di interazione ha costituito la lunga e accidentata via verso la vita.

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La prospettiva complessa (Cont.3)

E che abbiamo in noi stessi la dimensione delle stelle: senza l’esplosione, in forma di supernove, di stelle primigenie non esisterebbero i materiali solidi di cui è fatto il nostro pianeta; di più, non esisterebbero nemmeno quegli atomi di carbonio basilari per tutti i giochi della vita.

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La prospettiva complessa (Cont.4)

È importante concepire l’indispensabilità di una coscienza del fatto che noi siamo quelli che siamo perchè abbiamo in noi la storia di miliardi di anni dell’universo, la storia di milioni di anni degli animali, la storia di centinaia di migliaia di anni della specie Homo sapiens.

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Umano e naturale

Questa coscienza potrebbe essere una condizione decisiva per formulare e per affrontare i problemi posti dalla nuova condizione umana nell’età globale, perchè un nuovo umanesimo è concepibile soltanto superando la teoria e il metodo della conoscenza occidentale moderna fondata sulla separazione e sulla separabilità radicale fra ciò che è umano e ciò che è naturale.

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Cartesio

Questa conoscenza è infatti negata alla radice nella forma stessa dell’organizzazione e della produzione delle attuali conoscenze. Non si possono accostare a posteriori frammenti di conoscenze concepite come separate e separabili.Da questa separazione e separabilità da Cartesio in poi si è fondata l’idea che la missione della scienza fosse quella di consentire all’uomo di divenire “ maitre et possesseur de la nature ”.

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Cartesio (Cont.1)

Questa idea è diventata l’idea chiave di tutta la civiltà occidentale e della modializzazione fino ad oggi. È necessario delineare la necessità di riconoscere l’unità dell’uomo. L’unità e cultura nell’uomo di natura (uni-trinità individuo, società e specie). É necessaria una nuova alleanza fra scienze dell’uomo e scienze della natura.

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È necessario cambiare

É necessario cambiare via, abbandonando il pensiero parcellizzante fondato sull’idea moderna dell’uomo possessore della natura e delineando un pensiero complesso , globale.

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L’umanesimo planetario

É generato dalla coscienza che non c’è una umanità, ma ci sono state molteplici umanità, molteplici metamorfosi dell’umanità, nonché della coscienza della necessità di una nuova metamorfosi dell’umanità, affinché possa vivere.

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L’umanesimo planetario (Cont.2)

La coscienza delle metamorfosi passate, non solo dell’Homo sapiens, ma anche delle altre speci di ominidi, ci è indispensabile per mettere a fuoco la metamorfosi presente, in tutta la sua improbabilità, ma anche in tutta la sua possibilità.

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L’architrave dell’umanesimo planetario

È l’intera esperienza cognitiva della specie umana, nello spazio e nel tempo, a rivelarsi pertinente per il nostro presente e per il nostro futuro.La conoscenza umana si sta planettizzando, nello spazio come nel tempo.

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La patria terrestre

È questo l’obiettivo d’appartenenza comune da raggiungere perchè non è ancora sufficientemente elaborata e diffusa.Per la prima volta nella storia dell’umanità la Terra-Patria è diventata una realtà concreta.

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La patria terrestre (Cont. 1)

Sta nascendo, se già non c’è, l’intersolidarietà oggettiva dell’umanità, nella quale il destino globale del pianeta condiziona i destini singolari delle nazioni e modificano il destino globale. La possibilità inedita di suicidio dell’umanità prodotta dalla minaccia nucleare e della minaccia ecologica che gravano sulla biosfera ha generato la comunità di destino di tutti i popoli dell’umanità, e dell’umanità intera con la terra.

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L’antico umanesimo

Gli individui e tutti i popoli del pianeta, e l’umanità intera all’ecosistema ha prodotto un universalismo astratto, ideale, e culturale, mentre il nuovo umanesimo planetario, se sarà, sarà prodotto da un universalismo reso concreto dalla comunità di destino che lega ormai tutti i popoli del pianeta.

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L’antico umanesimo (Cont.1)

Questo universalismo concreto non oppone la diversità all’unità, il singolare all’universale. Si basa sul riconoscimento dell’unità nelle diversità umane e delle diversità nell’umanità umana.

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L’antico umanesimo (cont.2)

Il pensiero complesso e globale rende plausibile pensare che l’identità umana contenga la possibilità, per quanto improbabile, di una nuova metamorfosi dell’umanità, la quale trasformi il dato di fatto dell’interdipendenza planetaria nel processo di costruzione di una nuova “ civiltà “ della terra, promuovendo la convivenza e la pace.

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La prima mondializzazione

…è preistorica. È la diaspora della specie detta Homo sapiens, la nostra specie, forse a partire dall’Africa, in tutti i continenti e non solo in Asia, non solo nelle Americhe, ma anche nelle isole dell’Oceania e dell’Austrtalia. Questa prima, mondializzazione si caratterizza per una estrema diversificazione.

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La prima mondializzazione (Cont.1)

La diversità non è nella struttura di quelle società, che erano società di cacciatori-raccoglitori, ma nelle culture e nelle lingue che si sono separate. L’adattamento al clima, alla geografia, determina cibi, abbigliamenti, usanze, miti singolari/diversi.

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La mondializzazione diviene globalizzazione

Mondializzazione = estensione e amplificazione del processo di intercomunicazioni e di interdipendenze che crea una realtà globale.

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La mondializzazione diviene globalizzazione (Cont.1)

Globalizzazione = inter-retroazioni continue tra le nazioni inglobate e la realtà globale. Il globale modifica il locale (es. L’attacco alle Torri). La realtà globale non interviene solo sui territori, sull’economia, sulla sociologia delle nazioni, ma anche su ciascuno di noi individualmente. In altri termini, il mondo in quanto mondo è presente in me in ogni momento della mia esistenza.

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Gli effetti della globalizzazione

Il processo della mondializzazione comporta tre aspetti inseparabili: la mondializzazione, lo sviluppo e l’occidentalizzazione.

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Gli effetti della globalizzazione(Cont.1)

Sarebbe utile che il cambiamento in atto non fosse come una rivoluzione che è rottura con il passato, ma che fosse una metamorfosi che non è rottura totale con il passato: al contrario utilizza l’esperienza culturale della storia.

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La nuova concezione del futuro

La fine della storia: la storia umana non ha più nulla da inventare, perchè, con la democrazia rappresentativa, ha trovato la migliore forma politica per la società, e perchè con l’economia liberale ha trovato la miglior forma economica.Questa idea occulta ogni progresso che potrebbe sorgere nel futuro: non ci sarà alcuna nuova verità sociologica, politica o umana. Tutt’al più ci saranno forse incidenti, conflitti, regressioni, ma non si potrà fare meglio.

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La nuova concezione del futuro

Secondo me è auspicabile che l’idea della fine della storia significhi la fine di guerre tra nazioni, per fare posto ad una metastoria, per nulla immobile, ma un altro divenire verso una metamorfosi. Siamo nella preistoria della mente umana e non alla sua fine: c’è ancora da scoprire e da creare. Siamo nell’età barbara delle relazioni fra gli umani, fra i popoli, fra le nazioni.

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I possibili rischi

La forza manipolatrice della tecnologia è oggi il rischio impellente sulla società. La manipolazione degli “altri” è sempre avvenuta, oggi, a causa della “rete”, la potenza e l’efficacia della manipolazione è incalcolabile.

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Big five

O.C.E.A.N.- openness = quanto siamo aperti a nuove esperienze- conscientiousness = quanto siamo perfezionisti- extraversion = quanto siamo socievoli- agreeableness = quanto siamo collaborativi e

rispettosi degli altri- neuroticism = quanto siamo facilmente turbati

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