Sociologia dei media digitali Società dei Media Digitali sociologia dei media... · nuovi media e...

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Sociologia dei media digitali – Società dei Media Digitali Università degli Studi di Bergamo Docente: Simone Carlo ottobre 2019

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Sociologia dei media digitali –Società dei Media Digitali

Università degli Studi di Bergamo

Docente: Simone Carlo

ottobre 2019

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Chi sono

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Chi siete voi?

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Obiettivi

• Il corso introdurrà gli studenti al dibattito sulla digitalizzazione dei media sia alla luce del suo sviluppo storico sia delle più recenti tendenze e delle più aggiornate teorie di stampo sociologico.

Il corso ha l’obiettivo di offrire agli studenti gli strumenti interpretativi per comprendere: (1) le caratteristiche dell’evoluzione digitale del sistema mediale (2) l’affermarsi nella società dei “social media”, e l’influenza

sull’articolazione delle identità personali e delle relazioni sociali operata dai social network sites (SNS).

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Obiettivi

Il corso è articolato in due parti. 1) Nella prima viene illustrata la storia dello sviluppo dei

nuovi media e dei processi di digitalizzazione che hanno interessato e profondamente modificato la natura dei mezzi di comunicazione di massa e interpersonali.

2) Nella seconda parte si approfondirà il ruolo che i social media hanno nella (ri)articolazione dei processi identitari e relazionali, nonché di consumo.

Durante il corso, ci si confronterà direttamente con alcuni autori, opportunamente presentati, di cui verranno discusse le opere e le riflessioni.

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Obiettivi

Il corso prevede la presenza di alcuni ospiti:

Daniele Milesi, Discovery Channel: - L'evoluzione del sistema televisivo da analogico a

digitale – martedì 8 ottobre 2019

Antonio Dini, giornalista - Il ruolo di Apple nella storia della tecnologia

consumer – martedì 11 ottobre 2019

Irene Polini• Il caso Wikileakes e la libertà di informazione in

Internet – martedì 22 ottobre 2019

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Bibliografia per esame

R. STELLA, C. RIVA, C.M. SCARCELLI, M. DRUSIAN Sociologia dei new media, UTET Università, 2014, pp. 220 [ESCLUSO IL CAPITOLO 7]

G. BOCCIA ARTIERI ET AL., 2017 Fenomenologia dei social network. Presenza, relazioni e consumi mediali degli italiani online, Guerini e Associati, Milano

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Bibliografia facoltativa

D. BENNATO, Sociologia dei media digitali, Laterza, Roma, 2011.

M. CASTELLS, Galassia Internet, Feltrinelli, 2006

F. PASQUALI, I nuovi media. Tecnologie e discorsi sociali, Carocci, 2003

JAN VAN DIJK, The Network Society: Social Aspects of New Media, Routdledge, 2012

H. RAINIE, L. RAINIE, B. WELLMAN Networked: The New Social Operating System, MIT Press, 2012

N. COULDRY, Sociologia dei nuovi media, Pearson, 2015

F. Colombo, Il potere socievole, 2015, Mondadori

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Modalità d’esame

- Esame scritto consiste in domande aperte sui temi oggetto del corso (due per ogni testo).

-1 domanda facoltativa sugli appunti/lezioni - (punti: -1, 0, +1, +2)

L'esame è volto a verificare la conoscenza dei testi a programma e le capacità critiche degli studenti.

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Le presentazioniA partire dalla prossima lezione si accettano autocandidature per presentazioni da svolgere in classe su un argomento di stretta attualità su media digitali e social media, che ne analizzino una o tutte le seguenti dimensioni- economiche- sociali- tecnologiche- politiche- di costume- etc…

Il taglio può essere personale: esprimete le vostre opinioni.

La presentazione è da prepare in power point e da esporre alla classe (5/7 minuti)

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Le presentazioni

I temi elencati dal docente la settimana precedente alla consegna, al termine della lezione

Esempi degli anni precedenti o possibili spunti:

- La rivolta di Hong Kong e il ruolo dei social media- La storia di Apple e di Steve Jobs- Il ciberbullismo- Commento sui nuovi servizi- Fake News ed elezioni- Social network ed elezioni- I social media e l’indipendenza della Catalogna

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Le presentazioni

Il giorno per l’esposizione e’ da concordare a lezione o via email [email protected]

- la presentazione viene valutato in 1-2-3 punti da aggiungere al voto finale della parte di «Sociologia dei Media Digitali» (ma viene valutato soprattutto l’impegno e lo spirito di iniziativa)

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Orario lezioni e ricevimento

Lezioni:-Martedì, ore 13 – 16 (orario effettivo: 13.30 – 15.55): Pignolo 11-Venerdì, ore 13 – 16 (orario effettivo: 13.30 – 15.55): Pignolo 11

Ricevimento:- Venerdì dalle 16:00 – 17:30 (MA CONTROLLARE SEMPRE

PAGINA DOCENTE!)

San Tomaso, ufficio 4, è gradita prenotazione.Email: [email protected]

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Prova Finale- Per poter svolgere la prova finale, prima della richiesta del

titolo di Prova Finale, bisogno aver già svolto sia l’esame di Teoria e Analisi dei Media sia l’esame di Sociologia dei Media digitali

- Bisogna contattare il docente già con un titolo provvisorio e un breve abstract sull’idea di prova finale. Più l’idea è precisa, meglio è (ma potrebbe essere in ogni caso profondamente rivista dal relatore)

- C’è un numero massimo di prove finali che un relatore può seguire: non posso dire di sì a tutti, mi spiace!

- Darò la priorità agli studenti:- che hanno preso voti alti nei due esami- che hanno svolto l’esercitazione del corso di Teoria e

Analisi- che fanno la presentazione in aula per il corso in

Sociologia dei media digitali

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Introduzione

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I media digitali

“Le scienze sociali sono interessate ai media digitali perché rappresentano uno dei principali terreni di battaglia per le dinamiche sociali e di potere politico ed economico” (Ardisson, Delfanti, 2013)

Sono un potere trasformativo…verso dove?

Alcuni casi di studio…..

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Piazza Taksim e la Turchia di Erdogan

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Taksim Square

Proteste in Turchia del 2013

•Le proteste hanno avuto origine da un sit-in di una cinquantina di persone che manifestavano contro la costruzione di un centro commerciale al posto del Parco Gezi a Istanbul.

•Nell'aprile 2013 ha inizio un movimento di protesta contro questo progetto e il 28 maggio una cinquantina di ambientalisti installa tende da campeggio nel parco con lo scopo di occuparlo.

•Il 30 maggio la polizia effettua un primo blitz, ma i manifestanti lanciano on-line appelli di rinforzo e la notte ai presenti si aggiungono altri manifestanti per campeggiare al Parco Gezi.

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Il 31 maggio 2013, la polizia attacca i manifestanti con gas lacrimogeni e idranti, arrestando almeno 60 dimostranti e ferendo centinaia di persone. L'azione di polizia riceve grande attenzione in Internet, soprattutto nei social media, provocando l'indignazione di moltissimi cittadini turchi. I manifestanti organizzati, riuniti in Istiklal Caddesi (Viale dell'indipendenza), vengono raggiunti da migliaia di altri cittadini nella notte del 31 maggio.

Taksim Square

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http://www.bbc.co.uk/news/technology-

23079607

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http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-26062038

In 5 febbraio 2014 il Parlamento turco ha approvato una controversa legge su Internet che permette l'autorità delle telecomunicazioni (TIB) di bloccare qualsiasi sito web entro 24 ore senza una sentenza del tribunale; e richiede fornitori di Internet di archiviare tutti i dati sulle attività degli utenti web per due anni e metterle a disposizione delle autorità su richiesta.

La legge vieta: - crimini contro Atatürk, - offrire o promuovere sesso a pagamento, - il gioco d’azzardo – l'abuso sessuale sui bambini, - l’incoraggiante al suicidio - la fornitura di farmaci pericolosi per la salute

I siti sono bloccati anche per le seguentiragioni:- downloading di MP3 and film in violaione del copyright,- insulti contro organismi dello stato e persone private- crimini connessi con il terrorismo

The Turkish Telecommute Foundation è un website le denunceda parte del pubblico. Le decisioni di bloccare un sito sonoappellabibli solo dopo che il sito è stato bloccato.

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Il 27 marzo 2014, l’accesso a YouTube è stato bloccato in tutto il paese dopo la diffusione di una registrazione audio che testimonierebbe i contenuti di una riunione tra il ministro degli Esteri turco, il capo dell'intelligence e i vertici dell'esercito, in cui si discute di un intervento militare in Siria. Una voce, attribuita al campo della sicurezza teorizza un piano per giustificare la "risposta militare" turca: inviare quattro uomini in Siria con il compito di sparare otto missili in una zona deserta del territorio turco. YouTube è statosbloccato il 3 giugno 2014 dopo una causa legale.

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Gli effetti sul lungo termine?

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Gli effetti sul lungo termine?

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Gli effetti sul lungo termine?Il golpe era stato programmato durante le vacanze del presidente, ma i cospiratori non sono riusciti a isolarlo nel resort a Marmaris, sulla costa del Mar Egeo. Prima di salire a bordo di un jet presidenziale per poi atterrare a Istanbul, Erdogan ha trasmesso un messaggio indirizzato ai suoi sostenitori, utilizzando FaceTime, mandato in diretta sulle televisioni private della Turchia e inviato anche su Twitter. Erdogan ha invitato tutti i cittadini turchi a prendere il controllo delle piazze delle città e degli aeroporti. Ha funzionato, decine di migliaia di persone sono scese in piazza, sfidando i carri armati dell'esercito e facendo in modo che, quando l'aereo di Erdogan è arrivato su Istanbul, potesse atterrare in sicurezza. A quel punto, la polizia e i servizi di sicurezza rimasti fedeli al presidente, insieme a centinaia di civili, hanno cominciato ad arrestare molti dei soldati ribelli.

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Euramaidan a Kiev

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Euramaidan - 2013

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Il controllo dei social allefrontiere

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Internet e le fake news

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Social e Hate Speech

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Social e Hate speech

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Internet e il potere delleimmagini

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Le nuove icone

Greta Thunberg

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Le nuove icone

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Le nuove icone

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Le nuove icone

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I media digitali

I media sono un potere trasformativo…verso dove?

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Che cosa sono i media? Un ripasso

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I mediaCosa sono i media?

“I media sono apparati socio-tecnici che svolgono una funzione di mediazione nella comunicazione fra soggetti” (Colombo, 2003)

i media non sono solo tecnologie ma sistemi socio economici di utilizzo delle tecnologie

non trasferiscono semplicemente informazioni ma “separano e legano i soggetti e gli oggetti della cultura”

si inseriscono in una dialettica di produzione e consumo, di produttori e consumatori, con distanze variabili (pedagogia vs marketing)

i media si sviluppano dentro la società contemporanea e non esternamente

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I mediaQuali sono le radici dei media?Le relazioni tra media e modernità: (Colombo, 2003)

La strategia del controllo: I media sono apparati di controllo o di democrazia? (vedi esempi precedenti…ma anche stampa USA vs radio nazista)

Che ruolo hanno nella produzione del mainstream? La capacità dei media di costruire un territorio di valori dominanti, che si riconfermano nel loro uso, annichilendo ogni capacità di resistenza.

Foucault (Sorvegliare e punire, 1975): la costruzione dell’individuo come soggetto sociale passa attraverso alcune pratiche volte all’organizzazione della disciplina: la scuola, l’esercito, la medicina (l’ospedale, il manicomio)

L’affermazione dell’individuo moderno e la sicurezza sociale passa dall’accettazione da parte di quest’ultimo di un controllo, di una disciplina presente in ogni forma della vita (la famiglia, la scuola, il lavoro)

I media sono elementi fondativi della “società disciplinare” perché organizzano la vita sociale, la conoscenza, il divertimento, il sapere, le emozioni (Pag 31 e 33)

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I mediaQuali sono le radici dei media?Le relazioni tra media e modernità: (Colombo, 2003)

La strategia del controllo: esempio GOOGLE NOW

https://www.youtube.com/watch?v=pPqliPzHYyc

L’ecosistema di Google e Google Now: Google Now è un software di assistenza personale intelligente di Google per la piattaforma Android e iOS

Google Now usa una interfaccia utente in lingua naturale per rispondere alla domande, dare consigli ed eseguire azioni, delegando le richieste a una serie di servizi web.

Grazie all'archiviazione delle ricerche abituali fatte dall'utente, Google Now prova anche a prevedere cosa l'utente desideri la prossima volta.

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I mediaQuali sono le radici dei media?Le relazioni tra media e modernità: (Colombo, 2003)

La strategia del controllo: esempio

MoviesNearby attractionsNearby eventsNearby photo spotsNew albums/books/video games/TV episodesNews topicNext appointmentPackagesParking locationPlacesProduct listingPublic alertsPublic transitResearch topic

Restaurant

reservations

Sports

Stocks

Time at home

Time reminders

Traffic and

transit

Translation

Weather

Website update

What to watch

Your birthday

Zillow

Activity summary (walking/cycling)Boarding passConcertsCurrencyDeveloping story and breaking newsEventsEvent remindersFandangoFlightsFriends' birthdaysHotelsLocation reminders

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I mediaQuali sono le radici dei media?Le relazioni tra media e modernità: (Colombo, 2003)

Il paradigma della rappresentazione (pag 34)

1) Messa in scena spettacolare:Rischio della fine della separazione tra spettacolo e vita, tra festa e quotidianità (Debord, 1967): ogni luogo e istante della vita ha qualche spettacolo a disposizione e insieme è a disposizione dello spettacolo

Crescente messa in scena della vita quotidiana dell’uomo comune.

La democrazia della rappresentazione riempie la sfera pubblica e depotenzia la condivisione delle scelte politiche?

Esempio: l’immaginario spettacolare dei selfie e l’effetto gocciolamento di Simmel: «diffusione di abitudini comportamentali (quali la moda) dalle classi più elevate alle classi meno abbienti»

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I mediaQuali sono le radici dei media?

Le relazioni tra media e modernità: (Colombo, 2003)

Il paradigma della rappresentazione

2) Immagine sociale: La simulazione come forma specifica della rappresentazione tardo-moderna: labile è il confine tra realtà registrata e costruzione artificiale

Forme e contenuti della conoscenza tengono sempre più conto della dimensione simulatoria

(Pag.41)

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I mediaQuali sono le radici dei media?Le relazioni tra media e modernità: (Colombo, 2003)

Il paradigma della rappresentazione

Immagine sociale:Esempio: i meme su Internet

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«“non violenza possibile anche quando si scende in piazza contro i poteri forti“ (LaRepubblica.it, 24 maggio 2012)»

«La polizia tedesca si toglie i caschi e marcia insieme ai manifestanti, sgombrando loro la strada. Non vedrete mai quest'immagine sulla Cnn!»

la foto, perdendo la sua “paternità” e staccandosi dal “contesto” (del fotografo che può spiegarla, dei mezzi di comunicazione che possono inquadrarla, degli stessi soggetti fotografati che possono confermarla/smentirla), si svincola dalla necessità di avere un autore responsabile, di essere controllata nella sua veridicità e di essere reale.

più è eccentrica, in grado di rompere con le notizie fino ad ora avute, più potenzialmente può diventare popolare sui social network.

E se altri mezzi di informazione snobbano la notizia (perché, come nel caso dell’esempio esposto, non vera) spesso in Internet tale comportamento diventa dimostrazione della censura dei media che non riportano tutto ciò che può essere potenzialmente pericolose per il “potere”

l’anonimato della fonte su Internet è garanzia del fatto che non si è di fronte a una interpretazione di un giornalista, di una testata, di un media ufficiale: è piuttosto una notizia che arriva dal basso, dalla gente, è vox populi. La verità di una cosa è quando il popolo è concorde nell'affermarlae, aggiungeremmo noi, nel condividerla sui social network.

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I mediaQuali sono le radici dei media?Le relazioni tra media e modernità: (Colombo, 2003)

Lo sviluppo delle Reti: A ogni Impero corrisponde un diverso approccio al tema (del tempo) e dello spazio (Innis, 2011, «Impero e comunicazioni»):

Gli egiziani – controllo del tempo (piramidi e scrittura)

I romani – controllo dello spazio (edificazione delle strade)

Levy, 1996: ogni era concepisce lo spazio in modo diverso:

La terra dell’uomo primitivo: la madre terra, da cui si viene, a cui si va

Il territorio delle prime civiltà: con confini e strade che collegano alle città

Lo spazio del commercio, delle rotte e delle relazioni economiche, degli stati e delle aziende

Lo spazio del sapere, percorso dalle informazioni digitali in cui le distanze vengono coperte in secondi

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I mediaQuali sono le radici dei media?Le relazioni tra media e modernità: (Colombo, 2003)

Lo sviluppo delle Reti: La modernità è caratterizzata dalla progressiva centralità delle reti: energie, trasporti, media fanno crescere l’importanza delle centrali distributive e rompono la soggettività autonoma

Nell’800, nella distribuzione automatica del gas e dell’energia ciò che viene messo in discussione è una certa concezione dell’autonomia della casa: le famiglie che prima avevano a disposizione olio e legna, si trovano ad essere dipendenti da centri distribuivi Pag. 45

Pag. 46 La rete accentua la dipendenza dei soggetti non la loro autonomia

ES: i servizi di cloud computing: Dropbox, Gmail, Spotify, Instagram

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Che cosa sono i media digitali?

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Che cosa sono i media digitali?

Non sono «nuovi» media:

Tutti i media quando nascono sono nuovi

Non sono nuovi perché non sostituiscono i precedenti e mantengono alcune similitudini con i media precedenti. Un nuovo media non fa scomparire i precedenti, ma li integra e rimedia

Rimediazione (Bolter e Grusin, 1999): I nuovi media digitali sono attori di un processo ricorsivo e reciproco di incorporazione e modelizzazione dove i “nuovi” media interpretano e incorporano i media precedenti

E’ questo un processo consolidata nella storia dei media ma che con il digitale diventa più duttile e intrinseco al media

I nuovi media non sono nuovi: il processo di digitalizzazione è di massa è cominciato dagli anni ‘90.

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Che cosa sono i nuovi media

Creano un “ambiente digitale di rete” (Yochai Benkler, 2006), caratterizzato:

- dalle maggiori possibilità a disposizione degli individui per assumere un ruolo più attivo all’interno del sistema dei media

- dallo scontro e dalle relazioni conflittuali tra gli organismi che lo compongono:

- copyright e proprietà

- gestione delle infrastrutture tecnologiche

- organizzazione del lavoro e dei mercati

- informazione e cultura

- censura

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Che cosa sono i media digitali?

I media digitali sono mezzi di comunicazione con caratteristiche distintive rispetto ai media precedenti (Manovich, 2002).

Sono distintività di linguaggio:

- digitali, multimediali, interattivi, ipertestuali

Sono distintività di sistema (produzione e consumo):

- convergenti, personalizzati, distribuiti, sociali, trasparenti, mobili

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I media digitali: distintività di linguaggio

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Che cosa sono i media digitali?

Digitali: trasportano informazioni codificate in una sequenza numerica che viene successivamente rielaborata. Necessita di hardware (microchip, schermi, tastiere, etc) e software (i codici costituiti da informazioni).

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La digitalizzazione

• si intende il processo di trasformazione di un'immagine, di un suono, di un documento in un formato digitale, interpretabile da un computer.

•per formato digitale si intende un codice binario in cui tutto è rappresentato da combinazioni di zero od uno, quindi da stati del tipo acceso/spento, 1/0

Il campionamento è la frequenza con cui le informazioni vengono codificate: maggiore è la frequenza, maggiore è la precisione di traduzione. Es: CD vs Mp3, fotografia, HD

Il campionamento consiste nel prendere misure (campioni) ad intervalli regolari nel dominio (tempo o spazio): numero di campioni presi nell'unità di misura (frequenza di campionamento)

Che cosa sono i media digitali?

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La digitalizzazione

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La digitalizzazioneLa digitalizzazione: obiettivi

Ideare e creare uno strumento per estendere e velocizzare le capacità mentali e mnemoniche dell’uomo

Accorciare le distanze, economizzare e velocizzare le comunicazioni tra strumenti e persone

- La digitalizzazione è favorita:

Crescente disponibilità di memoria dei computer

Sviluppo delle tecniche di compressione che permette di ridurre la memoria necessaria a gestire le informazioni

Dalla centralità del computer come metamedium

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-Multimediali: “indica la perfetta integrazione di dati, testi, suoni, immagini di ogni genere all’interno di un unico ambiente informativo digitale” (Fledelman, 1997) ma multimediale può non essere per forza “digitale” (leggere un libro + ascoltare musica)

- Multimedialità offline: DVD

- Multimedialità online: un sito Internet, integrazione simbolica e linguistica manipolabile dall’utente, con un’organizzazione associativa delle informazioni di diversa origine mediale

Che cosa sono i media digitali?

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Cosa sono i media digitali?

- Interattivi: gli utenti hanno la possibilità di interagire direttamente con i contenuti, selezionando, commentando, producendo:

-Interazione come concetto sociologico: i processi di negoziazione e relazione fra i diversi attori sociali all’interno di contesti condivisi

-Interazione come concetto informatico: relazioni tra macchina e utente

-Interazione come concetto mediologico: la relazione tra testo e lettore (approccio semiotico), tra prodotto e pubblico (audience studies)

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Che cosa sono i media digitali?Interattività

E. M. Rogers’ 1-dimensional Scale of “Selected Communication Technologies on an InteractivityContinuum” (1987: 34)

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Che cosa sono i media digitali?

-Interattivi: per Arvidsson e Delfanti (2013) l’interattività è la possibilità data all’utente di:

- selezionare le informazioni che ricevono e non subire passivamente, ad esempio, il palinsesto di una televisione

- produrre informazioni legati ai contenuti: commentare, votare o produrre metadati su di un contenuto (tagging, rating)

- produrre contenuti mediali grazie alla disponibilità di tecnologie semplice e a basso costo, e all’accesso alla rete come canale di raccolta di informazioni e distribuzione di contenuti

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Che cosa sono i media digitali?

-Interattivi: per Jensen l’interattività è “la misura della potenziale facoltà dei media di lasciare che l’utente eserciti un’influenza sul contenuto o sulla forma della comunicazione mediata”

- Interattività selettiva:- Selettiva trasmissiva: scegliere tra un flusso unidirezionale (telecomando)

- Selettiva consultativa: scegliere tra informazioni precedentemente prodotti all’interno di un sistema bidirezionale (web)

-Interattività conversazionale: produrre informazione in un sistema bidirezionale (videoconferenze, chat, forum, SNS)

- Interattività registrativa: il sistema consente all’utente l’inserimento di informazioni cui il sistema risponde in maniera adattiva (Es: Internet Cookies, Filter Bubble Effect)

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Che cosa sono i media digitali?

-Ipertestuali: la fruizione è complessa, non lineare, personalizzabile (Es: Wikipedia). La struttura del testo è importante quanto il testo stesso (Bolter 2001)

-Ipertesti: forma di scrittura non sequenziale dove i collegamenti vengono controllati dai lettori, il cui funzionamento simula quello associativo della mente umana (Nelson, 1990) vedi (Ricciardi pag217)

-Xanadu, Ted Nelson, 1965: Sistema Enciclopedico Universale basato su un ambiente letterario unificato su scala globale

- pag 91 (Simpson, Winer, 1993 – cit Pasquali)

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I media digitali: distintività di sistema

(produzione e consumo)

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Che cosa sono i media digitali?

- Convergenti: diversi tipi di contenuti convergono in un unico supporto trasformando i media che diventano sempre più “macchine universali” indifferenti al contenuto (es: il computer).

- Sfuma drammaticamente la divisione tra media tradizionali nel consumo e nei supporti: stampa, tv, radio, cinema

svincolarsi di canali e supporti dalla natura linguistica dei loro prodotti d’elezione per trovare la propria differenziazione in base alla maggiore o minore funzionalità rispetto ai differenti contenuti, usi e contesti (Pasquali, 2003)

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Che cosa sono i media digitali?Convergenza….

- A livello economico e industriale convergenza significa integrazione fra industrie mediali e telecomunicazioni: un fenomeno iniziato negli anni ‘70 ma esploso negli anni ’90. Le reti di telecomunicazione sono diventate l’infrastruttura essenziale del nuovo sistema dei media

- Es: editoria e informazione:

La distribuzione di contenuti editoriali in rete ha modificato i prodotti, le routine, gli assetti e messo in crisi l’intero settore

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Che cosa sono i media digitali?Personalizzazione

Sia nella relazione con il singolo prodotto sia nella strutturazione delle routines di fruizione dei media

- Pasquali 2003:- Crescente adattabilità dei prodotti alle scelte degli utenti:

- selezione di materiale preesistente e si traduce nella costruzione di prodotti «su misura». Es: Yahoo https://it.yahoo.com/

- Per fare questo…raccolta di informazioni sull’utente

- Maggiore flessibilità dei tempi e degli spazi di consumo mediale:

-Mobilità: media mobili, la wi-fi generation

- L’on-demand

- Sviluppo di azioni di bricolage sui prodotti stessi e forme di consumo e produzione mediale parallele a quelle indotte dalle industrie culturali:

- Blog, SNS

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Che cosa sono i media digitali?Personalizzazione

«Accanto all’agire tattico dell’utente, è lo stesso settore produttivo a prevedere e reincorporare strategicamente le pratiche d’uso che si propongono «dal basso» all’interno di prodotti istituzionalizzati» (Pasquali 2003)

La personalizzazione del telefono cellulare:Cover

Funzioni

Servizi (le App)

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Che cosa sono i media digitali?

- Distribuiti: I mass media sono centralizzati e unidirezionali (es: stampa, tv). I media digitali sono distribuiti: la produzione e condivisione delle informazioni è in mano (anche) agli individui che comunicano orizzontalmente.

- Si assiste a una ridefinizione dei livelli di mediazione, non a una totale decentralizzazione ES: l’algoritmo di Facebook

Bordewijk and Kaam’s Matrix for the Four Communication Patterns: Transmission, Conversation, Consultation and Registration

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Che cosa sono i media digitali?- Distribuzione: Il processo comunicativo: dal broadcasting al socialcasting (Bennato, 2012)

- Broadcasting: trasmissione da uno a molti

-Processo tecnologico e processo culturale

-Williams: il broadcast come forma culturale. Il progetto istituzionale di trasmissione delle notizie, di approvvigionamento sociale, di controllo

-Narrowcasting: trasmissione da pochi a pochi

-Veicolare contenuti specifici: dalla Tv via cavo alla trasmissione via internet

-Modello della fine delle comunicazioni di massa

-Fiske: codici culturali del narrowcast (per pubblici specifici) vs codici culturali del broadcast (per pubblici ampi)

-Webcasting: il broadcasting attraverso reti digitali

- Concezione tecnologica della trasmissione

- Datacasting (Negroponte)

-Socialcasting

-Processo distributivo basato su una community di persone che decidono in autonomia la circolazione di un contenuto. Es: i meme

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Che cosa sono i media digitali?

-Sociali: sfruttano le dinamiche sociali, basandosi sulla gestione e formazioni di reti sociali e di comunità.

-Es: macchina fotografica “fissa” > macchina fotografica portatile > macchina fotografica digitale > macchina fotografica sociale

-Es: giradischi > mangianastri > walkman > iPod > Spotify

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Che cosa sono i media digitali?

Trasparenti (del medium rispetto al rappresentato – Google Glass e in generale i wearable device)

vs

Opachi mettendone in evidenza il carattere mediato, artificiale, sia funzionale all’emergere di un soggetto dell’enunciazione (la testata) che si pone come diaframma e intermediario fra noi e il mondo esterno. (Bolter e Grusin, 1999) Es: la complessità di linguaggio della tv Interattiva

https://www.youtube.com/watch?v=e813UaS8vPI

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Che cosa sono i media digitali?Mobili

I telefoni mobili sono diventati affordances centrali per gli individui networked, perché sono diventati più facili da portare, più economici da usare e capaci di funzionare in molti luoghi (Marinelli, 2013).

- Modificano la dimensione del tempo (fluido, imprecisato, forme meno rigide di negoziazione del tempo) e dello spazio (dimensione domestica e extradomestica)

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Che cosa sono i media digitali?Riassumendo….

I nuovi media possono essere compresi solo scomponendoli nelle loro tre dimensioni costitutive (Livingstone, 2007):

- Gli artefatti o dispositivi utilizzati per comunicare o trasmettere il significato

- Le attività e le pratiche in cui gli individui comunicano o condividono le informazioni

- L’organizzazione sociale o le forme organizzative che si sviluppano intorno ai dispositivi e alle pratiche

Il medium porta con sé anche i propri usi e i contesti in cui può operare

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I media digitali: tecnologie e processi di adozione

Università degli Studi di Bergamo

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Tra tecnologia e cultura

-Qual è il rapporto tra tecnologia, sviluppo tecnologico e cultura?

- Più in generale, come si regola il rapporto tra tecnologie (della comunicazione) e soggetti?

- Determinismo tecnologico

- Diffusionismo

- Levy

- Costruttivismo

- Social Shaping of Technology

- Domestication

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Il determinismoPer il determinismo, la tecnologia è un fattore esogeno, cioè una forza

esterna il cui sviluppo è indipendente dai fenomeni sociali

Le tecnologie sono fattori indipendenti in grado di determinare lo sviluppo delle società umane. Le caratteristiche dei media digitali determinano lo sviluppo delle società umane.

Le caratteristiche dei media digitali determinano il modo in cui gli individui interagiscono tra loro, dando vita a forme particolari di organizzazione sociale, o sono responsabili di cambiamenti nella struttura economica o politica di una società (Ardvison, 2013)

La eredità marxista: le tecnologie hanno il potere di strutturare i rapporti di produzione.

- Il mulino a braccia da origine a una società di tipo feudale

- La macchina a vapore fa nascere una società capitalistica

- Il computer fa evolvere una società post-industriale basata sulla conoscenza e il terziario

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Il determinismoIl determinismo rimane uno dei modi ancora più diffusi per interpretare la

dimensione sociale ed economica dei media digitali

Il determinismo è fortemente presente nel racconto giornalistico

Le tecnologie hanno un ruolo (la ruota, le comunicazioni di massa, la digitalizzazione) ma la relazione tra media e società è complessa.

Le tecnologie sono usate in modo diverso e per scopi diversi da attori sociali diversi.

ES: media e bambini

https://www.youtube.com/watch?v=OI5WN35k5jY

https://www.youtube.com/watch?v=XPynuuTMKTo

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Il diffusionismoPer il diffusionismo il processo sociale che sta alla base dell’utilizzo di una

innovazione è sia comunicativo sia relazionale

Ricerche commissionate prevalentemente da soggetti interessati ad incrementare la velocità di diffusione di un’innovazione, sia aziende sia istituzioni pubbliche (anni ‘40-’50):

- nuove tecniche di coltivazione, diffusione medicinali, etc..

- Forte accento pragmatico: pro-innovation bias (Rogers, 2003): la diffusione delle tecnologie deve per forza giungere a buon fine.

- Sull’eredità di Tarde e Simmel, Everett Rogers pubblica nel 1967: Diffusion of innovations

- Processo di diffusione: la diffusione progressiva dell’innovazione nel tempo è rappresentabile da una curva ad S, detta sigmoide o curva di Gabriel Tarde (curva dell’imitazione)

- Georg Simmel > il gocciolamento. La diffusione della moda procede dall’alto verso il basso, dalle classi dominanti a quelle inferiori, attraverso un processo di “imitazione/differenziazione”

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Il diffusionismo

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Il diffusionismo- Per il diffusionismo la propagazione delle innovazioni all’interno di

quattro fondamentali variabili interdipendenti (Murru, 2007):

1. l’innovazione (la percezione di innovazione):

- l’osservabilità, la misura in cui i risultati di un'innovazione sono visibili agli altri.

- il vantaggio relativo, il rapporto tra i benefici attesi dall’adozione e i costi che essa comporta, (anche in termini economici)

- la compatibilità, ovvero la coerenza di un’innovazione con i valori, le pratiche preesistenti, le esperienze passate e le esigenze dei potenziali adottanti

- la complessità di un’innovazione, intesa come il grado in cui una nuova idea viene percepita come difficile da implementare ed utilizzare,

- la possibilità di sperimentazione che riduce le incertezze legate all’adozione, abbassando quindi la rischiosità dell’investimento legato al suo acquisto.

2. il tempo: quanto ci impiega una innovazione e diffondersi?

3. i canali di comunicazione: le caratteristiche del canale dicono molto dell’innovazione

4. il sistema sociale: il processo di diffusione consisterebbe di due tipologie di relazioni comunicative, quelle “eterofile” concentrate nei primi stadi del processo (e nel primo quarto di curva), e quelle “omofile” collocate invece nelle fasi centrali e finali. (Murru, pag 48) (ES: Facebook)

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Es: Facebook- La diffusione di Facebook in Italia non è stata costante ma ha avuto

un picco nell’agosto/settembre 2008

- Gli opinion leader eterofili sono entrati in contatto durante l’estate con nuove persone (straniere in molti casi)

- Gli opinion leader hanno poi inserito - al ritorno della vacanze - nel contesto omofilo dei propri contatti l’innovazione, attraverso l’invito e il racconto

- Per imitazione, gli adottanti si sono iscritti a Facebook, seguendo l’esempio e il consiglio degli opinion leader, facendo impennare la penetrazione del SN

- Agosto 2008: si sono contate oltre un milione e trecentomila visite, con un incremento sull'anno prima del 961%

- il terzo trimestre ha visto l'Italia in testa alla lista dei paesi con il maggiore incremento del numero di utenti (+135%)

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Il diffusionismoSecondo questo modello un individuo percorre cinque tappe per giungere all'adozione di una

innovazione. Le cinque fasi sono descritte da Rogers e Shoemaker nel modo seguente:

· Fase della consapevolezza/conoscenza. L'individuo è esposto all'innovazione ma manca di informazioni complete a riguardo.

· Fase dell'interesse/persuasione. L'individuo sviluppa interesse sull'innovazione e cerca ulteriori informazioni.

· Fase della valutazione/decisione. L'individuo applica mentalmente l'innovazione alla sua situazione presente e a quella futura, quindi decide se provarla o meno.

· Fase della sperimentazione/implementazione. L'individuo sperimenta l'innovazione su piccola scala per determinarne l'utilità nella propria situazione.

· Fase dell'adozione. L'individuo decide di continuare il pieno uso dell'innovazione.

Si ritiene che i mass media siano appropriati nelle prime fasi del processo (consapevolezza e interesse) mentre i canali personali quali incontri di gruppo ed incontri individuali con gli assistenti tecnici, gli amici e i vicini siano necessari negli ultimi stadi (valutazione, sperimentazione, adozione).

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Il diffusionismo

Le tipologie di consumatori: classificati attraverso lo status socio-economico, la personalità e le caratteristiche o abitudini relazionali

• Innovators: Entusiasti che apprezzano la tecnologia

• Early adopters: Coloro che vedono la tecnologia come opportunità

• Early majority: Persone che non si assumono il rischio di una tecnologia ma la usano volentieri una volta testata

• Late majority: Tradizionalisti, disprezzano le continue innovazion i e non hanno particolari aspettative sulla tecnologia

• Laggards: Poco coinvolti nell’uso della tecnologia, la usano per poterla criticare

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Il diffusionismo

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Critiche al determinismo e diffusionismo

Raymond Williams: i processi comunicativi sono legati non solo alle tecnologie ma alle forma culturale (es: broadcasting).

Televisione. Tecnologia e forma culturale: la tv degli anni ‘70 si modifica in tutto il mondo per l’introduzione del colore e del telecomando, ma le diverse forme culturali hanno influenzato la strutturazione dei programmi e del flusso

David Morley e gli studi sulla televisione: Cultural e Audience Studies

”a noi piace il modo in cui il flusso televisivo si intreccia nel flusso della quotidiana vita domestica” (Stuart Hall, 1986)

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Critiche al determinismo e diffusionismo

Per il costruttivismo la tecnologia nasce sempre “parlata” da una società (in chiave per esempio economica) e dalla sua cultura (attraverso la messa a fuoco di metafore cognitive che inseriscono le novità all’interno di significati sociali già noti e quindi accettabili):

• Il ruolo degli investitori e della concorrenza

• Il ruolo delle istituzioni

• Il ruolo degli utenti

La struttura e il successo di una tecnologia dipendono dalla forza, dai bisogni e dai valori del gruppo sociale che la promuove.

L’evoluzione delle tecnologie è qualcosa a cui le persone partecipano attivamente

ES: l’architettura di Internet non è naturale ma è il frutto dei valori e delle scelte di chi l’ha progettata ma anche degli utenti che nei decenni l’hanno utilizzata

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Critiche al determinismo e diffusionismo

Domestication:

Domestication: appropriazione culturale tramite cui un artefatto, nello specifico le ICT, prende posto nella vita delle persone, e in particolare nelle case (Silverstone, Hirsch, 1992)

Natura simbolica delle merci:

• La domestication è un modello interpretativo che tenta di coniugarel’approccio del social shaping of technology con gli esiti dei primi audiencestudies a carattere etnografico e la lezione dell’antropologia e dellasociologia dei consumi.

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La “carriera di integrazione” dell’oggetto nella vita quotidiana dei soggetti, da quandoviene acquistata fino a quando viene data per scontata

La trasformazione reciproca tra ICTs e spazi e tempi della vita quotidiana

La vita quotidiana e la casa come contesto sociale che modella il consumodelle ICT, essendone a sua volta modellato

Idea della doppia articolazione dei media (Silverstone):

le ICTs producono significato

• sia mediante il suo software, vale a dire con i loro testi

• sia con il suo hardware, ossia con la loro tecnologia, a partire dall’ingombrante presenzadell’apparecchio di ricezione nel contesto domestico

Critiche al determinismo e diffusionismo

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I media digitali: una storiaUniversità degli Studi di Bergamo

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Dalle origini al 2000

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Gennaio 1983

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“Sarebbe stato possibile identificare quale “Man of the Year” uno degli ingegneri o degli imprenditori che hanno guidato questa rivoluzione tecnologica, ma nessuno di essi ha dominato palesemente questo particolare momento. Isolare un singolo individuo avrebbe oscurato il punto chiave:”Man of the Year” per il TIME, nell’anno 1982, non è un uomo. E’una macchina: il COMPUTER”.

È un macchina “sociale” e “collettiva”, ma, fino a quel punto, solo di una parte della società: gli imprenditori e gli scienziati

“E’ in atto una rivoluzione e come tutte le rivoluzioni, a nessuno è dato sapere quale sia la sua direzione o la sua meta. Forse la rivoluzione si potrà dire conclusa solo quando nessuno percepirà più come insolito questo “nuovo mondo” e considererà il computer non più come una sfida alla propria intelligenza ma come un ulteriore strumento che appartiene alla vita quotidiana, come la calcolatrice, la TV e la macchina da scrivere”

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Timeline digitalizzazione

Infrastrutture/Connessioni

Computers e servizi

Economia

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Timeline digitalizzazioneInfrastrutture/Connessioni

1957 Sputnik, il primo satellite in orbita

1958 Progetto ARPAnet

1971 Viene inviata la prima eMail

1974 inizio dello sviluppo della rete con protocollo Internet

1982 Il TCP/IP diventa protocollo mondiale

1983 separazione di Milnet da Arpanet

1984 Fidonet system interagisce con diversi BBSs (Bulletin Board System)

1989 DSL (Digital Subscriber Line)

1990 Nasce il WWW e l’HTML

1991 Tim Berners Lee pubblica il primo sito Internet (Ricciardi, pag. 227)

1991 GSM

1994 si diffonde l’ADSL

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Computers e servizi

1976: Microsoft produce un sistema operativo per Altair

1981 Star 8010, Xerox: il primo micro computers con sistemi di puntamento e interfaccia grafica con finestre e icone

1981: l’IBM entra nel mercato consumers con un’impostazione hardware/software separati

1984 Apple Macintosh (spot e presentazione)

1985 Gates lancia Windows

1992 Primo browser Mosaic, il primo browser di massa

1994 Nasce Yahoo

1995 viene lanciato MSN

1998 Nasce Google

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Timeline digitalizzazione

1960-1980: economica “istituzionale”, del dono, cooperativa, hobbistica

1976: Bill Gates scrive alla rivista Homebrew Computer Club. Valorizzare i programmi informatici e tutelarli

1976: Microsoft produce un sistema operativo per Altair: per la prima volta il software ha un valore economico

1991 High Performance Computing Act – liberalizzazione di Internet

1994 “New Economy”, Nasdaq index

1995 Amazon and eBay

1997 SixDegree, il primo social network

2000 crolla il Nasdaq

Economia Web 1.0

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High Performance Computing Act

Il digitale

La FCC ha stabilito che internet era un servizio “di informazione” che necessitava di un livello minimo di regolamentazione, e non un servizio “di telecomunicazioni”, che avrebbe richiesto forme più ampie di regolamentazione.

Questa politica di non intervento ha consentito la diffusione di molte innovazioni, sul piano tecnologico e commerciale, permettendo che il ruolo principale nel modellare l'ambiente di internet fosse esercitato dalle richieste e dai feedback degli utenti.

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Riassumendo….1950/2000

Il digitale

1950 / 1970 l’alba del digitale e la nascita dei grandi computer

1970/ 1980 Lo sviluppo dei protocolli di comunicazione

1980/1990 l’era dei personal computer

1990/2000 I media si digitalizzano e si afferma il Web 1.0

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Un focus: le culture di Internet

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Tim Berners Lee e il web semantico - Utopia Tecnologica: un sistema decentralizzato però a rischio di controllo (Ricciardi,

pag 230)

- La censura e la libertà di parola: un sistema decentralizzato, punti di vista decentralizzati vs le istituzioni centralizzate, il mainstream

- Il Web semantico: Internet come rete di estensione della conoscenza alternativa ai media centralizzati (stampa, tv, radio, etc….). La crescita del sapere è legata alla condivisione dei saperi, alla collaborazione tra utenti (Ricciardi, pag 233)

Ripensamento di Tim Berners Lee sugli utlimi esiti di Internet

- Internet, globalizzazione, imperialismo americano (Ricciardi, pag 237-238)

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Bill Gates e l’opportunità economica

Ma il ruolo, importante e ingombrante del mercato nella storia di Internet non è nuovo.

Tra gli imprenditori pionieri di Internet senz’altro c’è Bill Gates che sin daglianni ‘70 ha cercato di cambiare il modello “free e open sources” di Internet e dei computer, con un modello a pagamento.

Nel 1974 la rivista “Popular Electronics” mette in vendita il kit per costruirsi un computer, l’Altair 8800.

Il sistema operativo era scritto direttamente dagli utenti o condiviso, non rientrava nella «vendita»

Ci sono incontri in cui gli amatori si scambiano pezzi e consigli e software (in realtà semplici nastri di programmazione)

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Bill Gates

In questo contesto arriva Bill Gates che, pur crescendo anche lui nel mondo degli hobbisti e hacker, inizia a programmare software non per condividerlo ma per «venderlo». Microsoft produce un sistema operativo per Altair: per la prima volta il software ha un valore economico

Nel 1976 Bill Gates scrive alla rivista Homebrew Computer Club, la rivista degli infomratici hobbisti. Valorizzare i programmi informatici e tutelarli

Nella lettera Gates esprimeva frustrazione circa il fatto che molti hobbisti usassero nei propri computer, senza averlo pagato, il software sviluppato dalla sua società.

La risposta della comunità di hobbisti fu estremamente polemica: il software deve essere libero.

La storia ha in realtà premiato Gates e l’utopia del software libero continua ad essere una pratica di nicchia, pensiamo per esempio al successo di Office rispetto ad altri programmi gratuiti come open office

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Bill Gates

Nel 1981 l’IBM entra nel mercato consumers con un’impostazione hardware/software separati e, con la collaborazione di Bill Gates, lancia I primi computer di “massa”, personali, adatti a tutti, semplici da utiizzare, con sistema operativo unico di Microsoft (Ms-Dos)

E’ il successo dei computer IBM – Ms-Dos a fare uscire il computer dalle stanze degli hobbisti hacker per entrare veramente nelle case delle persone (ricche e americane, inizialmente) e per dare il via, negli anni successivi, alla diffusione di massa di Internet nelle famiglie

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Castells (2001) e le culture di Internet: - le techno-élite: gli accademici, gli scienziati, impegnati al raggiungimento di un

obiettivo scientifico attraverso la condivisione dei saperi e del codice

- gli hacker: informatici riuniti in comunità che si riconoscono per un’etica basata sullo scambio, sull’apertura, sul problem solving, sul free software. Es: Space War, 1972

- le comunita’ (di interesse, intelligenti, virtuali): i personal divennero il simbolo della speranza di un nuovo populismo in cui i cittadini si sarebbero uniti per gestire le fonti di informazione e il governo locale (Turkle, 1984)

- Usenet, Fidonet, BBS, messaggistica, chat room, non necessariamente tecnologicamente esperti

- gli imprenditori: presa di coscienza del potenziale commerciale delle idee sviluppate.

- Il sistema dei venture capitalists

La sovrapposizione delle 4 culture ha costruito la “cultura di Internet” (Castells 2001)

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I diversi soggetti hanno interpretato Internet in diversi modi:

Internet come…..(Colombo, 2004):

- Strumento

- Veicolo

- Territorio

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Elitarie FunzionalisteEfficaci ma non efficienti

Reti come strumento

“Logica Militare”Tatticamente policentrica

“Logica Accademica”strategicamente policentrica

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FunzionalisteCentrate sui processi Organizzativi profit-oriented

Reti come veicolo

“Logica commerciale” centrata su beni materiali e servizi

“Logica mediatica” centrata su contenuti simbolici e beni immateriali

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Filosofie dell’orizzontalità No profitCollaborative

Reti come territorio

“Logica controculturale”, oppositiva, avversa al mainstream

“Logica partecipativa”, socializzante, comunitaria

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Dal 2000 ai giorni nostri

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Gennaio 2007

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“Se si guarda al 2006 da una prospettiva diversa, che non è quella dei grandi eventi o dei grandi uomini, ci si troverà di fronte ad una storia differente: una storia che parla di comunità e di collaborazione a livelli mai raggiunti; una storia che parla del compendio di conoscenze rappresentato da Wikipedia, della rete di canali video personali di YouTube, delle metropoli on-line di MySpace. Una storia che parla del potere delle nicchie e dell’aiutarsi l’uno con l’altro senza pretendere nulla in cambio;una storia che parla di come tutto ciò non solo cambierà il mondo ma cambierà anche il modo in cui questo cambiamento avverrà.

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Protagonista di questa storia è il World Wide Web, che non è il Web che Tim Berners-Lee ha definito “un modo per gli scienziati di condividere le ricerche”, né tantomeno è il Web iper-pubblicizzato delle DotCom degli anni ’90.

Il nuovo Web è qualcosa di diverso: è uno strumento per raccogliere i singoli contributi di milioni di persone e dare loro valore.

Gli addetti ai lavori della Silicon Valley lo chiamano Web 2.0, come se fosse la nuova versione di un vecchio software, ma in realtà si tratta di una vera e propria rivoluzione”.

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Il Web 2.0

“Lo scoppio della bolla dot-com nell’autunno del 2001 ha segnato un punto di svolta per la rete. Molte persone sono giunte alla conclusione che la rete fosse assolutamente sopravvalutata, quando, invece, le bolle e le conseguenti crisi sembrano essere una caratteristica comune di tutte le rivoluzioni tecnologiche. Le crisi normalmente segnano il punto in cui una tecnologia in crescita è pronta a prendere il posto che le spetta, al centro del palcoscenico. I simulatori vengono eliminati, le storie di effettivo successo mostrano la loro forza e qui si inizia a comprendere cosa separa le une dalle altre”.

Tim O'Reilly

Il Web 2.0

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Il Web 2.0• Il concetto di "Web 2.0" fece la sua prima comparsa durante una sessione di

brainstorming tenuta da Tim O’Reilly nel 2004.

• La discussione partiva da una valutazione circa gli effetti dell’esplosione della bolla della Net Economy: la rete, nonostante il fallimento della Net Economy, non era crollata:

• le imprese sopravvissute al collasso avevano tutte delle caratteristiche comuni

• l’ipotesi era che il Web stesse vivendo una nuova era, denominabile, appunto, “2.0”. E fu a questo scopo che venne pianificata la prima Conferenza Web 2.0

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Il Web 2.0

Il termine Web 2.0 è diventata l’etichetta di :

- Nuovi servizi e nuove piattaforme web come Google e Youtube

- Nuovi servizi chat some Windows Messenger o Skype

- Blogs social network.

Le principali caratteristiche di questi media sono:

- La multimedialità

- L’ usability,

- La possibilità di poter caricare contenuto da parte degli utenti, di renderli visibili e di creare una reputazione

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Il Web 2.0: una timeline1999: Nasce MySpace

2001: Nasce Wikipedia e Second Life

2003: Nasce iTunes

2004: Nasce Facebook , Gmail, Flickr

2005: Nasce YouTube e il termine web 2.0

2006: Si sviluppa il cloud computing (Es: Dropbox)

2006: Prima versione di Twitter

2006: Google acquista YouTube

2007: Viene lanciato l’iPhone

2009: Prima versione di WhatsApp

2010: Viene prodotto l’iPad

2011 Viene lanciato Instagram

2012: Facebook è quotato in borsa

2012: Facebook compra Instagram

Video

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Il Web 2.0: l’analisi attraverso 4 dimensioni

Università degli Studi di Bergamo

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Web 2.0 e modello quadridimensionale

Technological dimension

Institutional dimension

Economic dimension

Cultural dimension

Web 2.0

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Dimensione Tecnologia

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Il Web 2.0 e tecnologia

Una nuova generazione di software e hardware• Internet diventa una piattaforma software che consente di

utilizzare applicazioni senza bisogno di installarle fisicamente sul PC (o di comprenderne il funzionamento).

• Le applicazione tendono a integrarsi le une alle altre, spesso superando i confini proprietari mush up: prodotti web che combinano servizi molteplici sulla base della libera scelta del singolo individuo-utente proprietario della pagina Web in questione.

• la facilità d’uso e l’ubiquità

• la diffusione dei display: interfaccia informativa e diffusore di contenuti

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Dimensione Culturale

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Il Web 2.0 e dimensione culturale

“Cultura convergente” di Henry Jenkins:

Le radici della cultura convergente: Le comunità dei Fan.

Produzione culturale dal basso di fenomeni mediali di massa.- l’equilibrio tra fascinazione e frustrazione

es: Star Wars, 1977:

- fan culture: parodie, corti, fumetti,racconti

- il rapporto ambivalente con l’industria cinematografica

Convergenza mediatica e cultura partecipativa:

Convergenza: «Il flusso dei contenuti su più piattaforme, la cooperazione tra più settori dell’industria dei media e il migrare del pubblico alla ricerca continua di nuove esperienze di intrattenimento»

Cultura partecipativa: nuovi ruoli per produttori e consumatori

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Il Web 2.0 e dimensione culturale

“Cultura convergente” di Henry Jenkins:

Non è solo un punto di arrivo delle tecnologie ma il processo di cambiamento culturale che investe il panorama mediale (Ricciardi, pag 262a)

Cultura convergente: connubio tra convergenza mediatica e cultura partecipativa (Ricciardi, pag262b)

Il processo di convergenza è discendente e ascendente:

- Discendente dal pdv delle corporation, con la distribuzione crossmediale, l’inseguimento di un pubblico nomade

- Ascendente dal pdv dei fruitori/consumatori, che si battono per una partecipazione più intensa, si appropriano dei contenuti, li modificano, li ridistribuiscono (Ricciardi pag. 263a)

Cultura partecipativa vs spettatore passivo (Ricciardi pag 264)

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Il Web 2.0 e dimensione culturale

“Cultura convergente” di Henry Jenkins (Ricciardi pag

265):

La centralità e il protagonismo dell'utente che da fruitore diviene sempre più un controllore dei contenuti navigati:

• da una parte si fa produttore di informazioni

• dall’altra giudice/consumatore di quanto prodotti da altri.

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La caratteristica partecipativa del pubblico non è nuova.

La storia dell’analisi dei pubblici dei media è stata caratterizzata da una progressiva liberazione del pubblico stesso dall’accusa di passività nei confronti dei mezzi di massa.

Usi e gratificazioni (Katz, 1974): analisi dei bisogni del pubblico «bisogna chiedersi non cosa fanno i media alle persone ma cosa le persone fanno dei media»

Cultural studies (Stuart Hall, 1973; Wililiams, 1974): le forme con cui la televisione codifica il proprio contenuto non sempre corrispondono ai modi attraverso i quali l’audience codifica (modello encoding-deconding)

Diffused audience (Abercrombie, Longhurst, 1998): l’individuo fa parte costantemente di un’audience, sia come consumatore, sia come frutto dell’incorporazione dei media nella vita quotidiana

Dall’audience passivo alla nuova audience

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L’avvento dei nuovi media presuppone l’avvento di una nuova audience? (Livingstone, 1999)

E’ sempre più difficile mantenere un concetto di audience classico, dove era chiara la separatezza tra chi produceva un contenuto e chi ne fruiva.

Nell’ambiente digitale chi consuma è anche chi produce: prosumer(Toffler, 1980):

• Toffler immaginò un mercato saturo da merci standardizzate. Per continuare l'incremento dei profitti, le aziende avrebbero avviato un processo di personalizzazione di massa, cioè la produzione massiva di prodotti altamente personalizzati.

• Per raggiungere un alto livello di personalizzazione era necessario che i consumatori prendessero parte al processo definendo le caratteristiche

estetiche progettuali dei prodotti.

Dall’audience passivo alla nuova audience

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Old media vs new media?

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L’ecosistema mediale (digitale)

I vecchi media sono parte dei social media

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Conclusione: web 2.0 e UGCProduzione di contenuti degli utenti

UGC (User generated content): definizione

OECD (Organization for Economic Cooperation and Development) definisce così l’UGC:

i) content made publicly available over the Internet,

ii) which reflects a certain amount of creative effort

iii) which is created outside of professional routines and practices

Secondo OECD i driver del UGC sono:

Tecnologici

Sociali

Economici

Legali

Il Web 2.0 e dimensione culturale

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UGC e driver

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Il Web 2.0 e dimensione culturale

Writing/reading: da una prospettiva passiva di lettura, a una dimensione attiva di produzione (a una nuova dimensione di lettura e lurking?)

Text: dalla testualità alla hyper-textuality collettiva (Bolter, 2001). Una ragnatela di rimandi (limitata?).

- Google: l’algoritmo

- Facebook: l’algoritmo

- Il filter-bubble-effect (Pariser, 2011)

- L’inerzia dei consumatori e i nuovi consumatori mainstream

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Il Web 2.0 e dimensione culturale

Image: dalla computer graphics, alla realtà ibrida tra rappresentazioni e luoghi

il successo dell’ “immagine” nel web 2.0: Facebook, Instagram, YouTube

i servizi di “realtà aumentata”: navigatori, check-in, servizi di geolocalizzazione, Wii, Google Glass

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Il Web 2.0 e dimensione culturaleLa dimensione sintetica ed essenziale (Colombo, 2013):

Sintesi come velocità: Paul Virilio (1984): ossessione dromologica della società occidentale. La velocità è considerata sinonimo di efficienza e l’efficienza diventa criterio di discriminazione

Il paradigma della fretta e dell’urgenza

L’interattività digitale ha da sempre cercato la velocità come sintomo di efficienza delle relazioni simulate tra uomo-uomo (Skype?)

- i contenuti snack (YouTube)

- l’essenzialità (il tweet)

- la velocità nella risposta (nell’essere always on e sapere se gli altri hanno letto il messaggio)

- la saturazione del tempo vuoto (la mobilità e il multitasking)

- l’aggiornamento rapido (Wiki-pedia)

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La dimensione sociale:

I media sono da sempre strumenti sociali (Colombo 2003), ma il web è una innovazione sociale disruptive

“Il web è più una creazione sociale che una creazione tecnica. L’ho progettato per uno scopo sociale – aiutare le persone a stare insieme – e non come giocattolo tecnologico. Il fine ultimo del web è supportare e aumentare la nostra esistenza interconnessa. Raggruppiamo famiglie, associazioni e aziende. Sviluppiamo fiducia tra soggetti distanti migliaia di chilometri e diffidenza con il nostro vicino” (Berners-Lee 1999, p. 110)

I media digitali abilitano collaborazione partecipative orizzontali, dal basso, anziché meccanismi organizzativi di tipo tradizionale.

Il Web 2.0 e dimensione culturale

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La dimensione sociale:

Socialità o socievolezza (Simmel 1910)?

Socievolezza: relazione atta a far provare piacere più che utilità nel comunicare

Gossip, incontro salottiero

La nostra attitudine allo scambio socievole sembra incrementarsti sempre di più, attraverso connessioni continue, partecipazione ai social network, produzione e distribuzione di contenuti

La comunicazione fatica, comunicazione faticosa (Freeman, 2009) pag 41 (Colombo)

Il Web 2.0 e dimensione culturale

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Critiche al web partecipativo

Andrew Keen (ex imprenditore del web 2.0):- Il culto del dilettante: l’idea di democrazia radicale applicata al mondo delle

istituzioni mediali e culturali.

- Gli esperti sono stati sostituiti da esperti improvvisati

- Fine degli intermediari culturali e della cultura intesa come approfondimento

- Citizen Journalism come pericolo per il giornalismo tradizionale

Il processo sociale che guida lo sviluppo dell’ideologia del dilettante è l’incompetenza: improvvisati produttori culturali

Le scimmie: «se innumerevole scimmie cominciassero a battere tasti su una macchina da scrivere in maniera casuale prima o poi sarebbero in grado di produrre un’opera di Shakespeare»

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Critiche al web partecipativo

Fabio Metitieri (2009, giornalista e divulgatore):- Forte critica la mondo dei blog e ai blogger (pag: 144)

- Metafora dei lemming: assenza di strumenti e competenze per la valutazione delle informazioni sul web crea una corsa verso il baratro

Jaron Lanier (2010, informatico)- Critica il totalitarismo cibernetico: ogni dimensione umanistica del vissuto

individuale può essere ricondotta a una dimensione digitale

- Maoismo digitale: come il maoismo ha messo al centro i contadini a discapito degli intellettuali, così il digitale ha celebrato il software e la collettività rispetto alla creatività dei singoli. Es: l’algoritmo di Google

- Consumare prodotti senza riconoscere il merito

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Critiche al web partecipativo

Jaron Lanier (2010, informatico)

- « Wikipedia è un'aberrazione fondata sulla leggenda che il sapere collettivo sia inevitabilmente superiore alla conoscenza del singolo esperto e che la quantità di informazioni, superata una certa soglia, sia destinata a trasformarsi automaticamente in qualità »

- Metafora dell’alveare: gli utenti hanno perso la propria individualità a favore di una serie di processi collettivi come l’intelligenza collettiva e la saggezza delle folle

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Dimensione istituzionale

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La partecipazione (produzione&condivisione di contenuti e informazioni) tipica del 2.0 prevede la circolazione dei prodotti, dei dati, delle conoscenze

In Rete tutto è potenzialmente registrabile, monitorabile, archiviabile, ricercabile, riutilizzabile

Leggi a bassa intensità di Internet: difficoltà della tutela dei prodotti in Rete

“Il concetto di copyright applicato al 2.0 deve essere ampiamente rivisto” Lessig, Il futuro delle idee, 2006

Il progetto Creative Commons:

serie di licenze che danno la possibilità di modificare l’opera originale e di ripubblicarla in qualsiasi formato, a patto di dare credito all’autore.

http://creativecommons.it/

Il Web 2.0 e dimensione istituzionale

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Il Web 2.0 e dimensione istituzionale

Copyleft vs Copyright

Pekka Himmanen, L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione, 2001:

“In rigido contrasto con l’etica del denaro protestante, l’etica hacker enfatizza l’apertura. Secondo il file di gergo degli hacker c’è la convinzione che la condivisione dell’informazione sia un bene di formidabile efficacia e che la condivisione delle competenze sia per gli hacker un dovere etico.[…] In linea con questi principi etici, molti hacker distribuiscono apertamente i risultati della loro creatività, affinché altri li usino, testino, sviluppino ulteriormente”.

open sources

è possibile utilizzare i contenuti senza la preventiva autorizzazione dell’autore

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Il Web 2.0 e dimensione istituzionale

Tutto questo non ha garantito, comunque, una convivenza pacifica tra organizzazione di contenuti 2.0, soggetti commerciali, leggi nazionali e internazionali

YouTube vs BBC, Viacom, Società Giapponese per i Diritti degli Autori, Compositori ed Editori

YouTube vs Daniela Cicarelli

YouTube vs Mediaset

Prince

Le cose si complicano se si tiene conto della globalizzazione e delle legislazioni sovranazionali spesso configgenti

Il caso Amazon e 1984

Il caso delle tv in streaming “pirata”

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Dimensione Economica

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Dimensione economica

Il web 2.0 non si fonda (solo) su un’economica classica di scala:

l’eredità del 1.0

economia del dono vs l’influenza dei grandi gruppi economici

Cluetrain Manifesto (1999)

La collaborazione di massa: Wikinomics, Tapscott, 2007

“Le aziende sarebbero molto più produttive se potessero uscire dalle loro quattro mura per sfruttare le intuizioni e le energie di un’ampia rete di peerche convergono sulla base di interessi e obiettivi condivisi”

La condivisione prevedere che le imprese mettano a disposizione un “ecosistema” adatto allo sviluppo di forma di organizzazione collaborative.

Es: http://zooppa.com/it-it/

Es: http://ireport.cnn.com/

Il Web 2.0 e dimensione economica

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Dimensione economicaIl modello di business è il modo in cui le aziende gestiscono le soluzioni

organizzative e strategiche con il fine di realizzare un profitto.

Il collasso della “bolla dot-com” e quindi delle diverse startup che si crearono, spinte da una eccessiva fiducia nella tecnologia nascente, avevano tutte come difetto comune quello di sottovalutare il modello di business, concentrando l’attenzione esclusivamente sul prodotto.

I colossi sopravvissuti a questo fallimento hanno invece saputo adottare modelli di business che tutt’oggi sono alla base della rivoluzione del web 2.0.

Il Web 2.0 e dimensione economica

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Dimensione economicaPossiamo racchiuderli in 5 categorie:

1. Free

L’advertising o modello free è un modello di business basato essenzialmente sulla pubblicità: l’utilizzo del prodotto risulta totalmente gratuito.

I ricavi vengono quindi da altre fonti, come ad esempio l’advertising o sui ricavi dell’offerta dei servizi da partner o sulla vendita di dati.

La fonte di guadagno viene quindi misurata con il metodo pay per click, percependo una tariffa unitaria in proporzione al numero di utenti che hanno effettivamente cliccato sul quel determinato annuncio pubblicitario.

La strategia quindi, sta nell’ottimizzare la contestualizzazione di questi banner che fungono come filtro sull’offerta in un mercato di coda lunga.

Alcuni esempi: MySpace, Facebook, Trovaprezzi.it, Google Search, YouTube

Il Web 2.0 e dimensione economica

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Dimensione economicaPossiamo racchiuderli in 5 categorie:

2. Free to use, pay for related service

Questo modello di business viene generalmente adottato da aziende produttrici di software open source. La versione del software che viene utilizzato è quindi gratuito e modificabile a seconda della licenza con la quale viene distribuito, mentre i servizi attinenti come ad esempio l’assistenza o l’aggiunta di nuove caratteristiche vengono offerti a pagamento.

Alcuni esempi: WordPress

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Dimensione economicaPossiamo racchiuderli in 5 categorie:

3. Freemium

Il modello di business Freemium si rivolge a due tipologie di utenti: quelli free, utilizzatori a titolo gratuito di tutti i servizi base e premium, che invece possono utilizzare tutti i servizi offerti a pagamento. Tale modello presenta delle differenze, che si possono distinguere tra servizi che vengono pagati attraverso abbonamento o licenza d’uso, ed il più recente appartenente ai mondi virtuali, per il quale si crea una economia interna basata su un servizio gratuito e successivamente in abbonamento.

Alcuni esempi: Spotify, Skype, Second Life

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Dimensione economicaPossiamo racchiuderli in 5 categorie:

4. Freedom to pay

In questo modello di business il pagamento viene effettuato a discrezione del singolo utente. Chi adotta questo modello è generalmente riconoscibile per il banner che invita l’utente a donazioni. Un esempio di software di questo tipo è CCleaner che si occupa della manutenzione del pc e della rimozione di file obsoleti su registro. Un secondo esempio è quello di software shareware, utilizzabili gratuitamente per un periodo limitato di tempo, con l’opzione di acquisto nel caso l’utente lo trovasse utile.

Alcuni esempi: Creative Commons, Wikimedia, WinZip, Wikipedia

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Dimensione economicaPossiamo racchiuderli in 5 categorie:

5. Nothing free (marketplace)

Questo modello prevede unicamente un pagamento a fronte di un servizio, utilizzo software o altro.

eBay e Paypal (stessa organizzazione) offrono la piattaforma o servizio a fronte di una percentuale di venduto o transazione. Pertanto possiamo considerare le due big company come dei punti di contatto, ‘mediatori’.

iTunes e Amazon sono il punto di riferimento per la vendita di prodotti specifici (musica e libri) e sono paragonabili al tradizionale negozio specializzato da strada con il potere dell’e-commerce

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Dimensione economica

“La coda lunga”: “The Long Tail: why the future of business is selling less of

more”, 2004 – 2006

Chris Anderson (direttore Wired) si domanda: il futuro dell’economia consiste nel vendere più tipologie di prodotti ad un numero inferiore di persone?

“L'economia classica è basata sul concetto di scarsità: 20 prodotti che soddisfano l'80 per cento degli utenti.

Si è aperta l'epoca dell'economia dell'abbondanza, in cui i prodotti di massa sono destinati a contare sempre di meno, a beneficio delle nicchie. Fino a qualche anno fa i negozi di dischi più forniti potevano avere fino a 55mila canzoni e vendevano soprattutto le hit della TOP 10. Oggi quelli on-line propongono 3 milioni di titoli. Le videoteche migliori disponevano di 4.000 film, in rete se ne trovano 65.000.

Nell'economia dell'abbondanza non bisogna più limitarsi a produrre i pochi beni di massa che possono essere comune denominatore per tutti i consumatori, ma ci si può concentrare sulla coda, la long tail, che offre un mercato di dimensioni più grandi, fatto di infinite piccole diverse comunità di clienti”.

Il Web 2.0 e dimensione economica

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Dimensione economica“la coda lunga”:

http://intruders.tv/en-tech/a-conversation-with-chris-anderson-from-wired/

Pag .118 Arvidsson

Il Web 2.0 e dimensione economica

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Dimensione economica

“Sharing economy”:

L’economia della condivisione di beni: 3 caratteristiche (Ivana Pais, Dossier Vita, 2013)

la condivisione, l’utilizzo comune di una risorsa

la relazione peer-to-peer: la condivisione avviene tra persone (o organizzazioni), a livello orizzontale e al di fuori di logiche professionali.

la presenza di una piattaforma tecnologica, che supporta le relazioni digitali , dove la distanza sociale è più rilevante di quella geografica e la fiducia è veicolata attraverso forme di reputazione digitale.

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Dimensione economica

“Sharing economy”:

Oggetto della condivisione:

- beni fisici (mezzi di trasporto, dalla bicicletta alla macchina, fino alle barche e i tir ma anche vestiti, accessori, telefoni ecc.) o

- prodotti digitali (libri, film, canzoni, spettacoli),

- spazi (case e luoghi di lavoro/coworking),

- tempo/competenze,

- idee

- denaro

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Dimensione economica

“Sharing economy”:

La proprietà del bene:

- può restare al proprietario (es. offro ospitalità a uno sconosciuto),

- cambiare proprietà (baratto la mia borsa con un paio di orecchini)

- essere di proprietà di una parte terza rispetto alla rete tra pari (es. case automobilistiche e amministrazioni pubbliche che offrono servizi di car sharing).

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Dimensione economica

“Sharing economy”: casi

Airbnb: Ospitalità https://www.airbnb.it/

Car2go: Automobili https://www.car2go.com/it/milano/

Uber, Blablacar, Scooterino: Passaggi

https://www.uber.com/

http://www.blablacar.it/

http://scooterino.it/

Parcheggi: http://monkeyparking.strikingly.com/

…..

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Dimensione economica“Sharing economy”

“Ciò che è nuovo nella “Sharing Economy” è la scala a cui avvengono questi scambi. Le nuove piattaforme online di social networking permettono una mole di scambi non più soltanto tra amici e vicini ma tra persone completamente estranee, in molte parti del mondo” Tiziano Bonini

Non è solo una questione tecnologica

<<La crisi economica, sociale e ambientale, insieme alle tecnologie digitali, hanno dato slancio a queste iniziative rendendole una necessità ormai ineluttabile e creando una serie di servizi che hanno amplificato a dismisura le possibilità di condividere e scambiare>> [Mainieri, 2013, p.3]

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Dimensione economica

“Sharing economy”:

Questo modello è legato alla crisi e alle tecnologie oppure risponda a un ripensamento più strutturale dei rapporti tra economia e società?

Commodification di aspetti della vita che prima erano al di fuori di logiche economiche

Rentals economy (Tiziano Bonini, 2014)

Distruzione di valore nei settori tradizionali e creazione di nuovo valore: servizi di ospitalità (come Airbnb) stanno mettendo in difficoltà il comparto alberghiero, mentre incidono positivamente sui consumi culturali e la ristorazione.

Il sistema regolativo: Le vecchie regole spesso non si applicano alle nuove dinamiche sociali ed economiche e rischiano di soffocare le innovazioni sociali e di mercato

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Dimensione economica

“Uber, Foodora o Deliveroo”:

La gig economy è un modello dove le prestazioni lavorative stabili sono azzerate e, di conseguenza, gli impiegati e i dipendenti a tempo indeterminato praticamente non esistono.

La dimensione sociale e relazionale del lavoro non è contemplata con rilevanti ricadute in termini di esclusione sociale e tutele di welfare.

L'espressione gig economy deriva dal termine inglese “gig”, lavoretto. Nel mondo dello spettacolo “gig” è il cachet.

Tutto avviene secondo il modello dell'on-demandeconomy, completamente disintermediata grazie a app, algoritmi e piattaforme digitali proprietarie.

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Dimensione economica

“Uber, Foodora o Deliveroo”:

<< La sharing economy è diventata oramai icona e simbolo di un modello d’affari anziché di un movimento >>

<< L’espressione ha assunto un significato tale da mettere in discussione perfino il genuino altruismo che sta al fondo di quella condivisione resa possibile dalla tecnologia, soprattutto quando c’è di mezzo lo scambio di denaro >>

[Chelsea Rustrum 2017]

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Rifkin e l’età dell’accessoRivoluzione dei rapporti economici - L’età dell’accesso indica l’abbandono del mercato tradizionale (della proprietà dei beni

materiali) e la fine della proprietà privata e della durata intangibile del bene nel tempo

- Dalla centralità della proprietà ci si sposta a forme di sfruttamento dell’accessibilità, cioè la possibilità regolata di usufruire di servizi e di utilizzare beni senza averne la proprietà materiale

- La regolazione dei diritti d’accesso di sottrae alle regole del mercato delle merci e crea turbolenze, cicli brevissimi, fortune e disastri (Ricciardi,pag 291a)

- Il valore economico è determinato dalle connessioni (Ricciardi, pag 291b)

- Il mercato diventa trasparente, tutte le merci sono esposte alla vista del consumatore (Ricciardi pag 291c)

- Spostamento di interesse e investimenti dalle forme economiche del capitalismo a forme culturali del capitalismo: i valori simbolici, lo stile di vita, i beni immateriali, la cultura sono il nuovo mercato (è vero? https://it.wikipedia.org/wiki/Fortune_Global_500)

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Rifkin e l’età dell’accesso- L’economia è sempre più caratterizzata da fattori immateriali in opposizione

all’economia industriale

- La cultura è sempre più forza produttiva indispensabile per lo sviluppo economico

Il decisivo peso della comunicazione (Ricciardi pag 293)

Crescita del potere dei "nuovi tiranni" del progresso, i più grandi e importanti provider internazionali, che gestiscono l`accesso a ogni attività e a controllare la vita di ciascuno di noi in una società dove si accresce il divario tra chi è "connesso" e chi non lo è;

Possibilità di una maggiore diffusione della conoscenza, della democrazia e del benessere, e l`affrancamento dalla "schiavitù" del lavoro.

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Dimensione economica

<<Il ruolo delle piattaforme è quello di mettere in contatto un soggetto che necessita di un servizio con un altro disposto ad assecondare tale richiesta, ricevendo come contropartita del denaro>> (Luise, Chiappini 2017)

<<La piattaforma genera il proprio valore non dall’affitto del bene, che non possiede, ma dalla capacità di poter far accedere al mercato questi due soggetti e di metterli in contatto in tempo reale. […] Il guadagno delle piattaforme non deriva dalla massimizzazione del profitto sulla singola transazione, bensì dal numero delle transazioni che avvengono sulla piattaforma.>> [Luise, Chiappini, 2017, p.86]

<<Uber, la più grande società di taxi al mondo, non possiede veicoli […] e Airbnb, il più grande erogatore di servizi ricettivi, non possiede immobili>> e infatti <<Sembrerebbe che si tratti di società senza patrimonio: potremmo chiamarle piattaforme virtuali. La chiave è che queste invece posseggono quello che è il bene più importante: la piattaforma di software e analisi dei dati.>> [Srnicek, 2017, p.67]

Platform Society

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Dimensione economica

<<Non ci sono investimenti in macchinari o in capitale umano, solo software con una potenza di calcolo capace di elaborare un’enorme quantità di dati>> [Luise, Chiappini, 2017, p.89]

Platform Society

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Dimensione economica

Il mondo del web 2.0 deve comunque trovare un proprio equilibrio:

il rischio di una nuova bolla

http://online.wsj.com/article/SB10001424052748703716904576134543029279426.html

http://www.repubblica.it/tecnologia/2011/02/10/news/nuova_bolla_web-12296755/

http://economia.panorama.it/tech-social/facebook-whatsapp-acquisizione-bolla

Che cos’è valore? «Valore è ciò che viene elaborato in ogni rete dominante in ogni momento in ogni luogo in base alla gerarchia programmata dagli attore che sula rete agiscono (Castells 2009)

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Alcuni anni dopo…capitalismo digitale?

«Le contraddizioni del capitalismo non sono aliene dal mondo della produzione digitale [Così come] è fondamentale il ruolo del libero mercato e della concorrenza economica nello sviluppo della rete» Colombo, 2013.

Sfruttamento del lavoro: es: Apple, Amazon

Sfruttamento del lavoro dei consumatori:

- Macdonaldizzazione del mondo (Ritzer 2011): un elemento di risparmio di spesa per la compagnia (affidando ai clienti dei compiti) diventa un vantaggio competitivo anche attraverso la sua presentazione edulcorata al cliente

- Tiziana Terranova (2004): l’utente che collabora è sfruttato dalle mega corporation come Google, Amazon, eBay

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Alcuni anni dopo…capitalismo digitale?

Dall’esplosione dell’espressione all’esplosione del playbour (Hesmondhalgh, 2007):

- Il lavoro degli amatori e dei fans come possibile nuova forma di sfruttamento – “Caso: La7 e UGC”.

- Looser generated content (Petersen 2008)

- Dal lavoro stipendiato al lavoro precario e “free”: giornalisti vs blogger

- Devalutazione del lavoro creativo: Lo diresti al tuo idraulico? Lo diresti al tuo giardiniere? Lo diresti al tuo antennista? La fatica produttiva è ripagata con la (sola) soddisfazione creativa

La progettazione non viene retribuita: economia della conoscenza vs economia della riconoscenza (Guido Guerzoni)

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Alcuni anni dopo…capitalismo digitale?Dall’utopia della long tail alla realtà dell’oligopolioLa storia del web partecipativo è piena di processi di accorpamento e monopolio-

oligopolio:

- Google (+ YouTube), Facebook (+ Instagram)

Il controllo sulla rete da parte dei grandi gruppi economici e mediatici si è progressivamente rafforzato

Ricerca di Jupiter Media Matrixsi stia assistendo a una progressiva concentrazione del mercato dei contenuti:

nel 1999, centodieci compagnie mondiali catalizzavano il sessanta per cento del tempo di connessione degli utenti

nel 2001 le compagnie sono diventate quattordici

Nel 2004 Jupiter Media Matrix rileva come solo tre portali raccolgono il 36% del tempo di connessione e quasi il 50% di pubblicità su Internet si concentra su quattro siti.

L’ampliamento dell’utenza non coincide affatto con una maggiore varietà dell’offerta di informazione, perché la nuova utenza tende a seguire percorsi di navigazione più uniformi

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Dai Mass Media ai Social Media: una riassunto

Università degli Studi di Bergamo

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Riassumendo…la digitalizzazione

I media si digitalizzano: nella produzione (es: photoreporter)

nella distribuzione dei contenuti: i canali digitali

nella rielaborazione e autoproduzione dei testi mediali da parte dei fruitori: UGC

Dai mass media ai personal media:Mobilità: media piccoli e trasportabili

Convergenza:

Tecnologia: ibridazione delle piattaforme

Offerta: costruzione di prodotti mediali multipiattaforma

Consumo: disseminazione del consumo di uno stesso prodotto su più piani mediali

Personalizzazione, nel rapporto con il singolo medium, nel rapporto con la dieta mediale, nel rapporto con i tempi di fruizione

Dai personal media ai social media: La centralità della condivisione, della relazione e dell’espressione dell’identità

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I social network: identità, relazioni, definizioni

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Le identità (digitali):

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L’identità è un processo: “è qualcosa che facciamo non piuttosto che semplicemente qualcosa che siamo” (Buckingam, 2008) pag.72

E’ un processo simbolico autoriflessivo (Thompson 1995) pag 73

E’ un processo relazionale: nel processo di elaborazione identitaria il soggetto non è solo, ma ha bisogno del riconoscimento degli altri

L’identità è molteplice (James, 1901): il sé empirico è la somma di sé materiale (oggetti, beni, vestiti, automobili, etc..), sé sociale (partner, amici, reputazione), sé spirituale (riflessivo)

La crescente instabilità delle identità individuali portano alla frammentazione e frantumazione dell’io: gli ambienti tecnologici mediali sono l’emblema di questa frammentazione (Turkle, 1996)

Le persone cercano l’interezza e si muovo comportano in tal senso (pag. 74)

Il sé si dispiega nell’interazioni sociali:

Goffman (1959) visione drammaturgica delle relazioni sociali. Gli individui recitano diversi ruoli su differenti palcoscenici

Scena e retroscena. Impression management.

Identita: unicità e stabilità?

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L’esperienza mediata contribuisce accanto all’esperienza vissuta a fornire il materiale simbolico per il processo di autoformazione del sé (Thompson 1995)

Dissequestro dell’esperienza. L’esperienza mediata ci consente di accedere a conoscenze sul

mondi, luoghi, persone, situazioni che ci erano precedentemente preclusi (pag 76)

La quasi-interazione mediata ha consentito di ampliare la quantità di materiali simbolici a disposizione degli individui. (Thompson pag 77):

I MassMedia offrono la produzione istituzionalizzata e la diffusione generalizzata di merci simboliche attraverso la fissazione e la trasmissione di informazioni e contenuti simbolici(Thompson 1998: 44)

Identità mediali e digitali

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La riflessione sociologica sull’identità online:

iniziale impostazione che sottolineava la separatezza dell’online dall’offline (gender switched) pag 78

Le tre età degli Internet Studies

Identità mediali e digitali

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Barry Wellman (2010)

La preistoria, gli anni ‘80: attenzione esclusiva della forma di comunicazione mediata dacomputer che hanno luogo in piccoli gruppi chiusi (CSCW – Computer supportedcooperative work). Prime fasi della CMC (comunicazione mediata dal computer)legate a gruppi chiusi di lavoro

La prima età: gli anni ’90: Internet inizia ad uscire dalle università per arrivare tra lagente comune. Fase euforica delle dot.com-ed ma anche fase distopica

John Perry Barlow, 1996: dichiarazione di indipendenza del cyberspazio come luogodi libertà ed eguaglianza

Contrapposizione e separazione (nel bene e nel male) di on-line e off-line

Scelte autonome in merito alle proiezioni identitarie e agli interlocutori: le comunitàvirtuali come comunità di scelta. Moratoria psicosociale (pp.39, Stella)

Virtualità artificiale vs realtà autentica

Le analisi di questo primo periodo risento di presentismo e parrocchialismo,aneddotica, senza supporto empirico

Le età degli Internet Studies

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La seconda età: fine anni ’90. Crescente attenzione istituzionale e commerciale deinetwork digitali. Crescente importanza di Internet nella vita quotidiana (degliamericani!)

Progressiva domesticazione della tecnologia

“We have moved from a world of internet wizards to a world of ordinary peopleroutinely using the internet” (Wellman, 2010)

Studi sulla documentazione del crescere del fenomeno e sulle variabili socio-demoche spieghino le disparità di accesso e di integrazione nella vita quotidiana

Ricerche condotte da governi, università, istituzioni pubbliche e private

http://www.pewinternet.org/

Stemperamento delle utopie e delle distopie: “elevati livelli di utilizzo di Internetnon avevano allontanato i soggetti dai contatti interpersonali. Al contrario, sirilevava che a un crescente utilizzo di internet si accompagnassero maggiori contattianche in presenza e telefonici” (Wellman 2004)

Le età degli Internet Studies

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La terza età: dal 2004. Dalla documentazione all’analisi.

Crescente diffusione, pervasività nella vita quotidiana, web 2.0.

Le prime due età degli internet studies sono state semplici. Nella prima età, non c’erabisogno di ricorrere ai dati: bastava un’eloquente euforia o un’altrettanto eloquentedisperazione. Nella seconda età, i ricercatori potevano cogliere frutti facilmenteraggiungibili, utilizzando metodi standard della ricerca sociale – questionari e lavorosul campo – per documentare la natura di internet (Wellman, 2010, p. 21)

Due tendenze:

sviluppo degli Internet Studies come campo a pieno titolo, autonomo

integrare gli Internet Studies all’interno delle singole discipline

Progetti di ricerca più focalizzati, supportati dalla teoria (tipologie direlazioni sociali supportate, sviluppo di individualized networks:personalizzazione, portabilità, connettività ubiqua)

Le età degli Internet Studies

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La quarta età?

Sistematizzazione (manuali, associazioni, riviste)

Integrazioni con network studies e audience studies

Rivalutazione degli studi sulle CMC e integrazione con le HCI:

• CMC – Comunicazione mediata dal computer: studi sulle relazioni tra utentiattraverso i media digitali. Interazioni supportati dalle tecnologie

• HCI – Human Computer Interaction: studi sull’interazione uomo-macchina

Importante dell’utente in quanto soggetto dotato di proprie caratteristiche maanche come fruitore di un sistema tecnologico e di un servizio: le affordance

Le età degli Internet Studies

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Dall’ottimismo al pessimismo: Il percorso di Sherry Turkle

Le tecnologie della comunicazione non costruiscono un “Sé altro” ma un “Sé legato” (tethered – Turkle, 2006) alle tecnologie: le tecnologie mobili ed ubique ci consentono di essere always on e di avere a portata di mano l’accesso a contenuti digitali e relazioni sociali digitalmente mediate

Il legame con le tecnologie nella costruzione dell’identità rischia di diventare una «catena» alla quale siamo morbosamente attaccati.

Identità mediali e digitali

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http://www.ted.com/talks/sherry_turkle_alone_together.html

Alone Togheter, 2011

1. Le tecnologie della comunicazione non cambiano solo “cosa le persone fanno” ma “come le persone sono”

2. Le persone stanno sviluppando problemi di tipo relazionale che riguardano la loro capacità di auto-riflessione

3. Le persone che utilizzano eccessivamente questi dispositivi si aspettano più dalla tecnologia e meno gli uni dagli altri. Le tecnologie sono state pensate più per dare l’illusione di compagnia, senza la richiesta di amicizia

4. La capacità di essere da soli non è più coltivata. Stare da soli sembra essere interpretata come una malattia da curare, piuttosto che un confortevole stato di solitudine

5. Le modalità di conversazione tradizionale ha lasciato il posto alla conversazione mediata, che porta alla perdita di competenze interpersonali importanti

Sherry Turkle

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Per altri autori, con un approccio più sistemico e sociologico, lo sviluppo dei social network si inseriscono in un general processo di modificazione in senso reticolare della società:

Passaggio dal concetto di comunità coese alla crescente centralità dei network personalizzati, ego-centrati

Tre concetti chiave:

1) Networked Individualism: “l’idea che nelle società avanzate le persone operino come individui connessi più che come membri integrati di un gruppo” (Marinelli, 2012)

2) Networked Sociability: Castells pag 71

3) Network Society

le “reti” (mediali e sociali):

dominano la quotidianità

dominano la struttura organizzativa delle società moderne (Pag 43 Stella)

La Network society sta diventando parallelamente una information society (Stella, pag 43b)

Dalle comunità ai network

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Superamento della contrapposizione tra online e offline:

La connessione attraverso le tecnologie rappresenta una delle molteplici forme di relazione sociale, integrata nella vita quotidiana delle persone.

Non c'è frattura, discontinuità tra l'esperienza online e offline, piuttosto ci sono diverse possibilità di articolare la propria rete personale, di volta in volta attualizzandone selettivamente alcune porzioni, attraverso le diverse modalità di connessioni disponibili (mediate e non)

Dalle comunità ai network

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Goffman: anche nella vita offline ci si trova a ricoprire ruoli diversi

I social media estremizzano la possibilità di specializzare i propri ruoli

I soggetti ricorrono di volta in volta, selettivamente, alle piattaforme e agli ambienti momentaneamente ritenuti più idonei per gli specifici contesti relazionali in cui si trovano e per i peculiari obiettivi che intendono raggiungere (interazione in presenza, telefonia mobile o fissa, forme di CMC, ecc) (Comunello , 2006)

Es: il flirting, la comunicazione professionale, la comunicazione amicale, la comunicazione familiare…..ogni ruolo ha un canale

Dalle comunità ai network

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E’ necessario superare la dicotomia tra reale e virtuale ma rimangono delle differenze.- nell'ambiente digitale ogni piattaforma ha particolari affordances e specifiche norme e consuetudini d'uso

- la tecnologia consente maggiore rapidità e flessibilità nella gestione dei network (Castells pag 116)

- i social network rendono visibili le dinamiche sociali e aumentano la consapevolezza e la riflessività

- la moltiplicazione delle possibilità di relazioni aumenta la problematicità delle gestione delle relazioni

Dalle comunità ai network

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I social network sites

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Social Network Sites

Perchè parlare di social network?

- Perchè rappresentano uno strumento sempre più popolare anche tra utenti non digitalizzati e un pubblico di massa

- Perchè sono un punto di osservazione privilegiato per riflettere sui cambiamenti in atto nelle identità e relazione sociali

- Perchè sono uno strumenti di riflessività per gli utenti che li abitano

- Le ricerca sociali sui SNS

- Perchè si inseriscono in un cambiamento nelle relazioni tra produzione e consumo di prodotti mediali

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Social Network Sites

Definizione:

“A social network sites as web-based services that allow individuals to (1) construct a public or semi-public profile within a bounded system, (2) articulate a list of other users with whom they share a connection, and (3) view and traverse their list of connections and those made by others within the system. The nature and nomenclature of these connections may vary from site to site”. (boyd-Ellison, 2007)

- Sono siti che hanno l’obiettivo di costruire relazioni tra utenti: la relazione si basa sullo scambio di informazioni e contenuti.

- È preponderante la dimensione relazionale rispetto a quella dei contenuti (lo è ancora???):

- ‘utilizzo dei social network come nuova piattaforma di informazione”

- Ricerca PRIN: Università di Bergamo, Urbino, Calabria, Università Cattolica

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Content management in Facebooke modelli massmediatici di consumo

Gli utenti FB non sono solo produttori di contenuti, ma soprattutto consumatori dei contenuti prodotti dagli altri utenti.

FB è un importante spazio web in cui reperire nuovi contenuti prodotti da altri utenti –contenuti interessanti, bizzarri, inusuali, informativi, ludici.

Gli utenti sono sempre più attenti ai contenuti che producono o condividono.

«Scrivere contenuti» è un’attività percepita come maggiormente problematica rispetto al «leggere contenuti»;

FB sta diventando uno spazio virtuale in cui la lettura supera la scrittura come attività principale degli utenti?

Gli utenti sembrano applicare modelli di spettatorialità massmediale, non solo in termini di passività della fruizione di contenuti, ma anche in termini più generali di consumo.

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1) Facebook news feed come un flusso di contenuti

I nostri intervistati parlano dell’uso di FB in termini di «occhiate» ai contenuti postati dagli amici.

La sezione “news feed” è spesso un flusso di contenuti da guardare passivamente, prodotta dagli altri, che ricorda la pratica di guardare la tv non focalizzati

Questo uso richiama ciò che Lull (1990) chiama idling, descrivendo una situazione in cui lo spettatore mostra un basso coinvolgimento nella tv poiché la fruzione televisva è solo un passatempo tra altre attività.

non è che passo ore al cell su fb ma me lo guardo magari 3 minuti perché deve arrivare la metro e allora dico in questo tempo mi guardo la pagina di fb ma non è che sto ore su fb dal cellulare, è giusto

un’occhiata […] c’è i 3 minuti di attesa della metro però magari apro faccio uno scroll del wall vedo due minchiate e chiudo però… (F, 25).

Sul cellulare ci sto proprio 2 minuti, giusto per vedere le persone che compaiono cosa hanno scritto (M, 23).

Per il cazzeggio totale Facebook va meglio perché fai lo scroll della bacheca e vedi un po’ di foto e guardi, è brainless (F, 25).

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2) Facebook news feed come un macrotesto e un aggregatore di contenuti

aggregator

Fb è principalmente un aggregato di contenuti prodotti dagli amici. Non solo una rete amicale, ma un servizio web che raccoglie contenuti prodotti e selezionati dagli utenti che condividono interessi e e passioni.

[Interviewer: Che cos’è Facebook per te?] Mi sono iscritto a Facebook perché sono impegnata in attività sociali, ci sono gruppi, associazioni entri in contatto con situazioni con cui se no non saresti a

conoscenza. L’associazioni animalista, come il consumo critico piuttosto che la politica, che con una iscrizione, cioè un “mi piace” si possono avere aggiornamenti anche dal Corriere, piuttosto che da

Vivimilano […] È una buona vetrina che ti permette di avere link interessanti.(F, 45).

E’ come Motzilla. Con Firefox faccio i segnalibri sui vari argomenti se no faccio fatica a tenere insieme le varie informazioni.. E quindi anche su Facebook faccio lo stesso (F, 45).

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2) Facebook news feed come un macrotesto e un aggregatore di contenuti

Gli «amici» su FB sono spesso «produttori di contenuti che considero rilevanti».

Gli utenti costruiscono su Fb la propria personale lista di contenuti a partire dalla selezione di informazioni fatta dai propri contatti

Le notizie come un «walled garden».

sì alcuni pittori di Street Art, che magari non conoscevo direttamente però conoscevo le loro opere e ho pensato che poteva essere una figata averli come amici per poter scambiare opinioni e vedere le

loro opere. […] con fb ti permette a essere vicini a loro e alle nuove mostre che fanno, rimanere aggiornato. (M, 28).

ho selezionato sulla mia pagina persone che mi possano informare con informazioni di tipo politico, di impegno politico, o se no come bacheca per aggiornarmi su eventi che avvengono nella città di

Milano, […] cerco di usarlo come una mia bacheca di eventi che succedono perché tra i miei contatti ho cercato di sviluppare contatti di persone legate alla vita notturna milanese, quindi proprietari di

locali, musicisti che mi aggiornano su cosa succede. (F, 25).

Leggo sempre meno i giornali, anche su Internet. Prima spesso visitavo I siti dei giornali adesso molto meno…non so perchè, forse per Facebook. Quando sono su Facebook ricevo comunque un sacco di

notizie su politica, sport, eccetera, grazie agli articoli pubblicati dai miei amici e contatti (F, 34).

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2) Facebook news feed come un macrotesto e un aggregatore di contenuti

FB come nuovo macrotesto personale capace di aggregare molteplici contenuti FB e fonti di informazione.

Un continuum testuale fatto di microtesti (video, immagini, testi) postati da diversi «broadcaster», che trova un’unità di significato nelle scelte selettive dell’utente ma anche nell’algoritmo

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3) Facebook e lo zapping di contenuti non interessanti o controversi

Gli utenti FB spesso “tolgo l’amicizia” a quelle persone che producono e condividono contenuti non interessanti sgradevoli, o che con eccessiva frequenza pubblicano post su un tema (es. politica, sport, vita privata, cani, gatti…), o postano contenuti offensivi, noioso o fastidiosi.

Come lo zapping televisivo consente agli spettatori di esporsi in modo meno passivo al flusso televisivo e di costruire sentieri personali di consumo dei contenuti, il blocco degli amici su FB sulla base di ciò che pubblicano è la risposta a un’esigenza di controllo del flusso informativo di FB, basato sui propri gusti personali e affinità:

Le persone che mettono i post sui cani, o le robe sempre sui bambini, o messaggi politici beceri, o messaggi che mi infastidiscono quando scorro la bacheca, e troppo ridondanti. Magari sono persone

che non c’ho niente di male contro di loro ma le cose che postano mi danno fastidio e quindi li tolgo dal mio wall, tolgo la possibilità di vedere i loro aggiornamenti dal mio wall. (F, 28).

Ho cancellato due persone che pubblicavano troppo. Ci sono due ragioni per cancellare i contatti: le persone che pubblicano troppo e le persone che non pubblicano niente. Che le tengo a fare? (M, 28)

Ci sono miei contatti che parlano sempre delle stesse cose. C’è un mio amico che parla solo di skate, neve, snowboard…troppo specifico…l’ho nascosto dalla mia wall…bisognerebbe parlare un po’ di tutto (F, 29).

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I Siti Social NetworkSix Degrees: 1998-2000. Era possibile costruire un profilo personale e una lista

di contatti. Era possibile navigare nella lista degli amici, e degli amici degli amici fino al sesto grado. troppo moderno, pochi utenti connessi

Ryze.com: 2001: un precursore di LinkedIn

Friendster: 2002: dimensione relazionale. Diverso da un sito di dating perchè consentiva di conoscere “solo” amici di amici. in crisi per le regole restrittive di iscrizione (non per minorenni, gruppi musicali, istituzioni, associazioni)

Linkedin, 2003: Network professionale

Last.FM, 2003: Network musicale

Dogster e Catster, 2003: Network di passioni

Flickr, 2004: Network di fotografie

YouTube, 2005: Network di video

MySpace, 2003

aSmallWorld e Beatiful People 2004: immagine elitaria.

Facebook, 2004: Piattaforme riservate a una specifica categoria di utenti: gli studenti (dopo il 2006 a tutti)

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MySpace

Un po’ di storia

Nasce nel 2003 e ha un rapido successo grazie alle voce che il sito social networking Friendster stesse rendendo a pagamento il servizio: una serie di messaggi di viral marketing sui forum di Friendster vennero postati per pubblicizzare siti concorrenti, tra cui MySpace

Friendster era un sito di grande successo negli Stati Uniti ma aveva una rigida gestione delle identità e dell’età minima: essendo prevalentemente un sito per conoscere amici/partner l’accesso ai profili era limitato, le identità non potevano essere “di gruppo”

MySpace viene immediatamente colonizzato da band rock dell’area di Los Angeles e da PR dei locali della California: il sito in realtà non era stato pensato specificatamente per loro

Il sito era in grado però di offrire maggiore libertà nei rapporto tra utenti e questo stimolò le relazioni band-fans

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MySpaceMy Space si differenziò dai siti concorrenti anche per la libertà di gestione del

codice HTML delle pagine degli utenti, stimolando la personalizzazione

I teenagers cominciarono a colonizzare in massa il sito nel 2004, attraverso un processo fortissimo di passaparola

Nel luglio del 2005 News Corporation (di Rupert Murdoch) compra MySpace per 580milioni di dollari

Nel 2011, con il crollo degli utenti, News Corporataion vende: oggi MySpace è un SNS di musica simile a Spotify

Ha rappresentato il primo social network di massa, anche in Italia, ache dal punto di vista delle rappresentazioni sociali, grazie all’interessamento degli investitori, come Murdok.

Nell’aprile del 2008 in Italia viene superato da Facebook (negli USA poco più tardi)

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Facebook

http://techland.time.com/2012/05/17/video-a-brief-history-of-facebook/

• La trasparenza delle azioni

• L’incredibile efficienza della profilazione

• I dubbi legati alla proprietà di facebook.com

• Può una singola azienda detenere i dati sensibili di 1 miliardo di persone?

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I Siti di Social Network

La coltivazione di rapporti sociali in Internet non è una novità del 2.0

bacheche elettroniche

chat

forum

Ciò che cambia è l’intensità di queste relazioni che diventano:

meno volatili

più radicate

più multimediali

si avvicinano di più a relazioni off-line

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I siti di social network

Le relazioni sono «ancorate» e meno volatili e disembedded:

I social network rappresentano un ambiente di “relazionalità ancorata” (Zhao 2006) in cui le relazioni online si basano anche su quelle offline (dirette o indirette, amici degli amici) e si miscelano con nuovi rapporti ma a partire da un contesto di non anonimato. Questo stato di “nonymity” (Zhao et al. 2008) apre la strada a “hoped-for possible selves” (Yurchisin et al. 2005), cioè a sé possibili auspicati.

“I sé di Facebook sembrano essere identità altamente desiderabili socialmente che gli individui aspirano ad avere offline, ma che non sono ancora stati in grado di incarnare per un motivo o per un altro” (Zhao et al. 2008, p.1830).

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I Siti di Social Network

La complessità delle relazione sui Social Network si basa sulla costruzioni di reti maggiormente “solide”:

I Social Network sono aggregati di individui con interessi e finalità comuni: all’interno di tali aggregati possono nascere legami virtuali e legami reali

Tali aggregati si formano sulla base di un comune denominatore tra i propri membri.

Spotify: la musica

FaceBook: il networking relazionale (amicale o amoroso)

Linkedin: il networking professionale

Instagram: le foto

Obiettivo dei siti di social network è stabilire relazioni tra persone (potenzialmente) “affini” anche a partire dalla condivisione dei propri gusti

La costruzione dell’affinità trova nella gestione della propria identità la condizione indispensabile:

la doppia faccia della profilazione: strumento di autodescrizione (commerciale)

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I Siti di Social Network

Con la moltiplicazione delle “occasioni in rete”, i social network diventano sempre più strumento per lo sviluppo di tempo su Internet percepito come utile:

vi sono degli elementi che favoriscono lo sviluppo dei social network e che stimolano gli utenti a dedicare tempo all'interno delle reti sociali

vi sono elementi indispensabili per il successo di un sito di social network

1. I bisogni funzionali

2. L’accompagnamento nel flusso di attività quotidiano

3. Lo stimolo all’aggregazione

4. L’espressione del gusto

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I Siti di Social Network

1. Bisogni funzionali

Popolarità: l’apprezzamento derivante dai contenuti immessi nella rete (ES: Instagram)

stimolare la presenza di processi di divismo (Like!)

Affinità e condivisione: far confluire persone con interessi e competenze comuni

stimolare processi di messa in comune di interessi e competenze

Incontri: la possibilità di fare nuove conoscenze. lasciare un certo grado di libertà nel network nel raggiungere soggetti non conosciuti

Raggiungibilità: facilità di essere individuati. Rendere efficaci i processi di profilazione che renda “riconoscibile e raggiungibile” isoggetti: attraverso l'incrocio delle informazioni e attraverso la gestione delle intrareti

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I Siti di Social Network

2. L’accompagnamento del flusso di attività quotidiane

E’ la capacità del sito di inserirsi all’interno della giornata dell’utente, offrendo motivazioni che rendano l’uso del sito efficace per il raggiungimento di un obiettivo (di svago, professionale, relazionale)

es: Twitter

es: Spotify

Es: Facebook

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I Siti di Social Network

3. Lo stimolo all’aggregazione

E’ la capacità del sito di stimolare l’uso del servizio, non solo attraverso la “razionalità” di un servizio “utile”, ma attraverso elementi che tendano a rendere l’esperienza del sito piacevole e coinvolgente

Competizione: la “lotta” delle opinioni

L’attività ludica: condivisione dei punteggi dei giochi

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4. L’espressione del gusto

- Un quota significativa delle dichiarazioni identitarie degli utenti nei SNS passa dall’articolazione dei gusti circa i consumi culturali:

Costruzione dell’identità

Profilazione per il sistema commerciale del SNS

La teoria di Thorstein Veblen's (1899) - Theory of the Leisure Class – è stato il primo lavoro che descrive le motivazioni sociali per coltivare e performare i proprio gusti: Veblen sostiene che il gusto ha una utilità sociale perchè è il segnale del prestigio ed è un’occasione di differenziazione

Bourdieu (1984) - La distinzione – il gusto è centrale per l’identità di classe, e viceversa: il gusto individuale è fortemente determinato dalle circostanze socio-economiche (pag. 17, Stella).

La scuola anglo-americana ha sottodimensionato il ruolo delle variabili socio-economice, dando più importanza alle varibili estetiche e alla “costellazione di gusti”

la cultura crea legami tra beni che possono anche essere molto diversi fra loro, ma coerenti all’interno delle “unità Diderot”. McCracken

I Siti di Social Network

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Costruzione dell’identità per un pubblico connesso

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Networked Publics

I social network sono caratterizzati dalla somma dei profili personali e delleliste degli amici: un ambiente digitale all’interno dei quali si costruisconodelle relazioni

Networked Publics (boyd 2008): forme di partecipazione alla cultura pubblicache sono supportate da online social networks

I networkd publics sono:

• lo spazio costruito attraverso la tecnologie di rete (I social network)• la comunità immaginata che emerge come risultato dell’interazione di

persone, tecnologie e pratiche (Twitter+Xfactor; OccupyHK)

Rimanda al collegamento tra le persone nelle tecnologie digitali e all’insieme di persone collegate da dimensioni geografiche o identitarie: spazio + comunitàimmaginata

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Networked Publics

I networked publics non sono “pubblici non mediati”:- I confini e le audience di un dato pubblico sono strutturalmente definiti. L’accesso all’informazione visivia e uditiva e limitato dalla dimensione fisica: pareti e altri ostacoli restringono ulterioremente la visibilità (boyd, 2008)

I networked publics non sono “pubblici mediati”:- l’audience è condizionato dalla proprietà delle tecnologie:• riguardano la dimensione pubblica (broadcasting)• rendono i pubblici difficilmente intercettabili dall’emittente

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Networked Publics

I networked publics hanno le seguenti caratteristiche (le prime 3 in comune con i pubblici mediati):

- Persistenza: possibilità che hanno gli utenti di registrare i contenuti e archiviarli (i contenuti rimangono on-line nel tempo…Snap Chat?)

- Replicabilità: la possibilità di riprodurre i contenuti senza distinguere l’originale dalla copia

- Scalabilità: la potenzialità di raggiungere pubblici molto estesi- Searchability: possibilità di effettuare ricerche all’interno di archivi (di

contenuti, ma anche di profili personali)- «Contrariamente agli spazi non mediati, all’interno dei quali non è possibile

ottenere le coordinate geografiche di una persona, trovare online il corpo digitale di qualcuno è estremamente semplice» (boyd 2008)

- In realtà, dipende molto dalle caratteristiche della piattaforma

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Networked PublicsQueste caratteristiche contribuiscono ad abilitare 3 dinamiche distintive dei

networked publics:

• L’invisibilità delle audience: mentre negli ambienti non mediati possiamo vedere tuti colore che, ad esempio, ascoltano una conversazione «è virtualmente impossibile verificare tutti colore che potranno imbattersi nelle nostre forme espressive nell’ambio dei networked publics»

Lurking e comunità immaginate Boyd, pag.132 Comunello: le attività di feedback stimolate dalle piattaforme rispondono a

questa necessità di visibilità dell’audience

• La collisione dei contesti: mancanza di confini sociali, spaziali, temporali, che rende difficile mantenere la separazione tra contesti sociali differenti• Boyd pag 135

• Il confine tra pubblico e privato: Senza possibilità di controllare il contesto, le nozioni di pubblico e di privato tendono a sovrapporsi

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L’identità online

BIO

C’è una distinzione fondamentale tra l’identità online e offline:

Una differente identità tra online e offline non significa che ci sono due personalità ma che il modo con cui si organizza l’identità online è differente da quella offline

È una idea antica, quanto la scrittura di se stessi.

Non è un problema di “digitale” è un problema di coding e decoding.

Ed è un problema di rappresentazione: Internet costruisce la distinzione tra sé e significati legati al sé:

è qualcosa di ovvio ma qualcosa di fortemente problematizzante.

Il problema è legato anche al fatto che alcune piattaforme mettono “forma” alla costruzione della propria identità e questo incide su come noi costruiamo la nostra identità, attraverso le informazioni che dobbiamo inserire per profilarci.

Bernie Hogan

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Il display dell’identità

- L’autopresentazione e le performance identitarie sui Social Network sono frutto di una costruzione intenzionale di segni per un pubblico

- Costruzione di profili personali in cui i soggetti articolano in forma esplicita gli elementi che contribuiscono alla gestione della propria auto-presentazione:

- Self presentation: come ci si descrive e presenta?

- Impression management: che effetto facciamo sugli altri?

La costruzione della propria identità avviene nella scrittura

Mallan e Giardina (2008): le tecnologie del web 2.0 contribuiscono ad abilitare processi in cui le identità sono assemblate da contenuti multimediali

Più si complessifica la scrittura più il rapportro tra identità e costruzione dell’identità si fa problematico

Tensione fra le spinte a una ottimale impression management e il desiderio di una propria immagine di sé autentica e condivisibile

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Per esempio c’è una differenza sostanziale tra Facebook e Twitter:

Facebook lavora sul management dell’identità perché lavora sull’accesso alle rete (l’amicizia).

Invece Twitter e Google+ lavorano sul privilegio dell’informazioni (i follower) e quindi sul management delle informazioni.

C’è una grossa differenza tra questi due modi di gestirel’identità/l’informazione.

Bernie Hogan

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Twitter

Twitter provvede a linkare contenuti ma permette maggiore flessibilità nell’identità

The idenitity trade-off:

il nome reale da maggiore fiducia e influenza personale

lo pseudonimo da maggiore libertà e autonomia

“For Facebook: having two identities for yourself is an example of a lack of integrity”

Google and Facebook would have you believe that you’re a mirror, but we’re actually more like diamonds...Look from a different angle, and you see something completely different.

Bernie Hogan

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Facebook e Twitter

Le informazioni che circolano su Facebook hanno un problema:

vivono in piani diversi di circolazione delle informazioni (private-pubbliche-semipubbliche, messaggi privati, su wall) con gestione della privacy diverse.

L’idea di Zuckerberg è proprio quella di integrare le personalità su una sola

piattaforma:

- è l’idea di self-presentation e self-monitoring

- c’è una scala di “livello” di selfmonitoring che varia da persona a persona rispetto

all’attenzione verso la propria presentazione in pubblico

Bernie Hogan

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Facebook

Un altro punto riguarda la gestione delle cerchie: sembra che Facebook stia tornando “indietro” a una gestione di cerchie tipiche di una società premoderna.

Bernie Hogan

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Facebook

L’analisi dei network dimostra invece come le cose siano più complesse: questo perché le ragioni per avere amici in Facebook sono molto diverse ma il sistema sembra non offrire la possibilità di dividere, ripensare, organizzare le proprie amicizie (vedi boyd); the accumulation of many social circles of friends under a single rubric (Hewitt & Forte, 2006)

Bernie Hogan

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Facebook

Facebook as identity management. Molte ricerche disegnano un modello drammaturgico alla Goffman (1958): ci sono stage e backstage che cambiano continuamente “posto”, perché abbiamo audience diverse e cerchie diverse.

Come si inserisce, Facebook, in questo modello?

Nel processo di iscriversi al social network noi mettiamo delle informazioni e non sappiamo dove queste informazioni circolano, in quali cerchie, in quali stage/backstage: “Artifacts are not tied to situations but to individual profiles. The individual therefore comes to represent these same artifacts to all “friends”.”

I contenuti si staccano dal proprietario e (potenzialmente) circolano liberamente

Bernie Hogan

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Facebook

La presentazione di sé è centrale per comprende le differenze di significato e le differenti attività on-line:

l'auto-presentazione può essere suddivisa in performance, che si svolge in "situazioni“ sincrone, e manufatti, che si svolgono in «exhibitions» asincrone.

L’approccio drammaturgico di Goffman (comprese le nozioni di fronte e back stage) si concentra sulle performance. I social media, invece, lavorano sulle exhibitions, come gli elenchi di aggiornamenti di status e gli album di foto, accanto alle attività situazionali, come la chat.

Una differenza chiave nelle exhibitions è un virtuale "curatore", che gestisce e ridistribuisce questi contenuti digitali: la piattaforma

Bernie Hogan

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Facebook

Un exhibition site può essere definito come un sito on-line dove le persone presentano artefatti riproducibili (leggi: i dati, le immagini, i video, i commenti).

Questi manufatti sono tenuti in magazzini (database).

I curatori (algoritmi progettati da manutentori del sito) selettivamente rendono visibili gli artefatti per un pubblico particolare.

Il pubblico in questi spazi è costituito da coloro che accedono ai manufatti.

Questo include coloro che rispondono, quelli che si nascondono.

Bernie Hogan

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Facebook

Nell’exhibitional approach le persone tendono a censurare i propri post verso il lowest common denominator di tutti i propri amici del proprio specifico account, piuttosto che considerare una distinzione pubblico e privato o piuttosto che costruire liste:

Data la riproducibilità del contenuto e il fatto che viene inviato ad un soggetto terzo per la distribuzione (la piattaforma, SNs), il mittente non monitora continuamente questi dati e come il pubblico li riceve: non potrà mai conoscere completamente il proprio pubblico.

All’aumentare della lista di amici, la discussione su topic sensibili è sempre più difficile.

Questo crea uno spazio egemonico, mainstream, medio dove si auto-censurano le posizioni personali alternative perché si percepisce il rischio di poter urtare qualcun’altro.

Bernie Hogan

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Facebook

Gli utenti tendono a condividere e produrre contenuti e a mettere in scena la propria sfera personale nella misura in cui è apprezzata dalla maggior parte dei propri amici FB (Hogan 2010)

Gli utenti bloccano, «unfriend», tolgono l’amicizia o nascondono i contatti che pubblicano contenuti non in linea con quelli che gradiscono ricevere in un SNS (Madden, 2012).

Bernie Hogan

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Facebook

Un’indagine della Pew Review evidenzia come il 10% degli americani ha eliminato dei contatti perché ha letto un post politico non gradito.

Bernie Hogan

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Facebook

“Theory of “lowest common denominator” culture” (Hogan 2010)

La conseguenza politica di questo fenomeno:

- si auto applica un “filter bubble effect” (Pariser 2011) dove Facebook mostra solo ciò che le persone vogliono vedere

Autocensura: le persone decidono di non imporre le proprie opinioni agli altri.

Gli utenti tendono a omogeneizzare le proprie strategie di condivisione deicontenuti e i propri comportamenti online sulla base della percezione della loro «imagined audience» (Litt, 2012).

L’accesso a Internet non è sufficiente a creare uno spazio razionale di discorso. La costruzione e gestione delle relazioni può creare significative differenze tra on-line e off-line

Facebook come sistema di management dell’identità tende a costruire un’idea egemonica attraverso l’autocensura delle persone

Bernie Hogan

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Twitter

La nostra informazione è così personalizzata che siamo ciechi rispetto alle prospettive altrui.

Mass self-communication: condividere la propria prospettiva con un ampio pubblico di persone con cui condividiamo interessi (e visioni) comuni:

“We have always surrounded ourselves with people who agree with us [and] sought information we agree with”

“Your filter bubble is this unique, personal universe of information created just for you by this array of personalizing filters,” (Parisier, 2011)

Filter bubble effect

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Twitter

“Ultimately, democracy works only if we citizens are capable of thinking beyond our narrow self-interest.

But to do so, we need a shared view of the world we cohabit.

We need to come into contact with other people’s lives and needs and desires.

The filter bubble pushes us in the opposite direction – it creates the impression that our narrow self-interest is all that exists.

And while this is great for getting people to shop online, it’s not great for getting people to make better decisions together”.

Filter bubble effect

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Twitter

Ricerca Facebook 2015, pubblicata in Nature

- 10 milioni di utenti studiati, che hanno esplicitato il loro punto di vista ideologico

“users only clicked on 7 percent of “hard” content (politics, national news) in their feeds, as opposed to “soft” content like entertainment, sports, or travel”.

“conservatives see about 5 percent less ideologically diverse content than their more moderate friends, with liberals at 8 percent”

Solo l’1% delle persone sono esposte a contenuti diversi dal loro punto di vista.

Filter bubble effect

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Twitter

- «Uno spazio definito sul web nel quale le idee scambiate, essenzialmente, si confermano le une con le altre. Per esempio, può essere uno spazio di persone che hanno la stessa mentalità e che si scambiano idee politiche simili, oppure una pagina su una teoria cospirazionista. Una volta entrati in questi spazi, gli utenti scambiano informazioni molto simili, in pratica facendosi eco l’un l’altro». Walter Quattrocchi, Head of the Laboratory of Computational Social Science, IMT Lucca in Italy

- Il factchecking razionale non è sempre utile per ridurre la disinformazione e spesso non fa che aumentarne la portata: le persone che stanno nelle echo chamber non ammettono il dibattito documentato ma soltanto la contrapposizione di opinioni, ma si occupano attivamente di ciò che mette in discussione le loro idee. Sicché un tentativo di chiarimento documentato su un pezzo disinformatorio può diventare paradossalmente motivo per rilanciare ancora la disinformazione.

L’Echo Chamber

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Twitter

La spirale del silenzio (Noelle-Neumann, E. 1974):

“the tendency of people not to speak up about policy issues in public—or among their family , friends, and work colleagues—when they believ e their own point of v iew is not widely shared”.

I social media offrono nuovi spazi di discussione e riducono l’effetto della spirale del silenzio? Offrono maggiori spazi di libertà d’espressione?

Ricerca Pew Research Center: le discussioni attorno al Caso Snowden:

La spirale del silenzio sui SNSs

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Twitter

- La gente è meno disposta a discutere la vicenda Snowden-NSA nei social media di quanto non lo sia di persona. L’86% degli americani è disposto ad avere una conversazione di persona sul programma di sorveglianza, ma solo il 42% degli utenti è disposto a pubblicare qualcosa sull’argomento su su Facebook e Twitter.

- I social media non fornisce una piattaforma di discussione alternativa per coloro che non sono disposti a discutere la vicenda Snowden-NSA faccia a faccia. Del 14% degli americani non disposti a discutere la vicenda Snowden-NSA di persona con gli altri, solo lo 0,3% è disposto a pubblicare qualcosa sull’argomento sui social media.

- In entrambe i contesti personali e online, le persone sono più disposte a condividere le loro opinioni se pensano che il loro pubblico sia d'accordo con loro.

La spirale del silenzio sui SNSs

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TwitterLa spirale del silenzio sui SNSs

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Twitter

- Gli utenti di Facebook e Twitter sono meno propensi a condividere le loro opinioni in molti contesti faccia a faccia. Questo in particolare se percepiscono che i loro amici di Facebook o Twitter non sono d'accordo con il loro punto di vista.

- Ad esempio, l'utente medio di Facebook ha metà delle probabilità di altre persone a dire che sarebbe disposto a esprimere la propria opinione con gli amici in un ristorante.

- Se ritengono che la loro rete di Facebook è in linea le proprie opinioni su questo tema, sale la loro disponibilità a parlare in una discussione faccia a faccia con gli amici.

La spirale del silenzio sui SNSs

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TwitterLa spirale del silenzio sui SNSs

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Vissuti e narrazioni degli italiani su Facebook

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Ricerca delle Università di Bergamo, Urbino, Calabria e Università Cattolica: 120 interviste su tutto il territorio nazionale

Analizzare i diversi comportamenti messi in atto dagli utenti italiani in relazione alla self presentation su Facebook

Narrazione del proprio profilo sulla base di:

• una teoria del Self

• una teoria del posizionamento degli altri utenti

• una teoria del mezzo

Facebook è un sito di social network non anonimo.

gli utenti sono consapevoli di trovarsi di fronte a molteplici audience e orientano i loro comportamenti comunicativi nei confronti degli amici, attribuendo alle connessioni sociali un ruolo essenziale nell’abitare questi ambienti online e nel gestire le dinamiche di self disclosure (auto rivelazione)

Introduzione

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TwitterIl modello dello «stare su FB»

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Contesto di sviluppo dello «stare su FB»:

- La mediatizzazione del quotidiano:

- i media sono diventati pervasivi in tutti i contesti privati e pubblici della società

- Ciò che accade sui media ha un impatto sulla società

- Datafication

Le condizioni causali

- Inclusione comunicativa:

- Stare su FB è una condizioni necessaria dell’essere inseriti nella società

- La pressione sociale dello «stare su FB» è sentita sia da chi è completamente su FB sia da chi «scegli» di non stare su FB

Condizioni intervenienti:

- Il sé neo-liberale:

- Orienta e altera lo «stare su FB»

- Atteggiamento manageriale del proprio profilo e della narrazione

- Le affordance di FB stimolano a tale atteggiamento

Il modello dello «stare su FB»

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Strategie di azione e Interazione (come si «sta su FB»):

- Performance dei contenuti:

- Pratiche relazionali: FB come strumenti per comunicare/rimanere in contatto

- Pratiche di lettura: FB come strumento centrale per la dieta mediale

- Pratiche di scrittura: FB come mezzo espressivo e di condivisione

- Performance delle relazioni:

- La performance della selezione: chi accettare o meno su FB, quali contenuti postare e per chi

- Lo stay tuned: funzione dello «stare in contatto», mantenere i legami deboli per potenziali opportunità

- La performance del controllo: accettazione problematica di logiche di controllo reciproco

- La performance del silenzio: evitare l’interazione online

Il modello dello «stare su FB»

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Strategie di azione e Interazione (come si «sta su FB»):

- Performance della presenza (le cosmesi):

- Cosmesi positiva: circoscrivere con accuratezza i contenuti da postare rispetto al proprio «pubblico» e rispetto ai proprio pubblici diversi

- Cosmesi negativa: autocensura, pulizia retroattiva di post e immagini

- Cosmesi promozionale: agire strategico orientato all’approvazione e all’aumento di autorevolezza nella propria cerchia di amici

- Anticosmesi: scarso investimento identitario e valoriale o logica della spontaneità

Le conseguenze dello «stare su FB»:

- Ingiunzione ad essere connessi

- Socializzazione alla coalescenza

- Online/offline

- Mondo vicino/mondo lontano

- Pubblico/privato

- Sintesi pluralità dei mondi di vita

Il modello dello «stare su FB»

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TwitterIl modello dello «stare su FB»

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La riflessività:

Sia le scelte “più conservative” sia quelle “più spregiudicate” spesso sono scelte frutto di una “riflessione” circa il proprio stare in Rete (sullo stare in Rete con gli altri) e una riflessione sullo stare in Rete degli altri.

Guardarsi su Facebook non è solo guardare ciò che avviene nella propria bacheca, ma guardare e osservare i comportamenti degli altri nell’ambiente e vedere come gli altri utilizzano il mezzo.

L’osservare gli altri su Facebook è spesso osservare “come gli altri utilizzano il social network” finendo spesso per accordarsi e comunicare con le persone con gli stessi repertori comunicativi (leggo di, parlo con, mi capisco con quelli che usano Facebook come me e con quelli che, su Facebook, sembrano come me)

Conclusioni

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Contro i luoghi comuni:

La privacy: gli italiani conoscono i rischi di privacy, ma non se ne curano troppo perché tendono a percepirli come minacce astratte. Al contrario, gli italiani si dimostrano più interessati a gestire strategicamente la propria identità privata in pubblico attraverso un gioco di chiusura e apertura di sé.

Conclusioni