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SOCIOLINGUISTICA A (a.a. 2017-18, Univ. Pavia) Chiara Meluzzi (PhD) [email protected] 1

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SOCIOLINGUISTICA

A (a.a. 2017-18, Univ. Pavia)

Chiara Meluzzi (PhD)

[email protected]

1

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Il corso fino ad ora…

1. Definizione di SL

2. Il lavoro del SL

3. Le nozioni di base/1

4. Le nozioni di base/2

5. La situazione SL italiana

6. Lingue d’Italia

7. Multilinguismo e contatto

8. La SL laboviana

9. Altre chiavi interpretative

10. Il mutamento linguistico

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11. La sociofonetica

12. Sociofonetica in Italia/1

13. Sociofonetica in Italia/2

14. Sociolinguistica storica

15. Le variabili SL in

prospettiva storica

16. Applicazioni della SL

storica

17. La socio-pragmatica

18. Conclusioni

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Lezione 3 O Le nozioni base in SL (prima parte)

O Il repertorio linguistico

O Lingua, dialetto e varietà regionali (Coseriu)

O Lingue “miste” e pidgin

O Koinai

O Riferimenti bibliografici: O Berruto (1995), cap. 3.1 e 5.2;

O Berruto & Cerruti (2015) cap. 2;

O Hudson (1998), cap. 2.1.

O Approfondimenti: Berruto, G. (1993) Varietà diamesiche, diastratiche e diafasiche, in A.A. Sobrero “Introduzione all’italiano contemporaneo, vol. 2”, pp. 37-92; Dal Negro, S. & Guerini, F. (2007) Contatto. Dinamiche ed esiti del plurilinguismo, Roma: Aracne.

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La comunità linguistica

O Definizione basilare: «Una comunità sociale

che condivide tratti linguistici»

O Problemi

O Definizione troppo vaga: cosa si intende per

comunità sociale? Quali e/o quanti tratti

linguistici?

O Rischio di tautologia: definisco una comunità

rispetto ai tratti che voglio poi studiare e in

base ai quali definire una certa comunità

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Quali criteri?

O Criterio solo linguistico (Bloomfield)

O Criterio socio-demografico (Ferguson)

O Modelli di interazione (Gumperz)

O Atteggiamenti/Conoscenze comuni (Labov)

O Norme condivise (Hymes)

O Autoidentificazione

O Atteggiamenti linguistici (Romaine, Milroy&Milroy)

O Tempo e modo (Dittmar)

O Prototipi (Le Page & Tabouret-Keller

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Definizione generale

«Una Comunità Linguistica è un insieme di

persone, di estensione indeterminata, che

condividano l’accesso a un insieme di varietà

di lingua e che siano unite da una qualche

forma di aggregazione socio-politica»

(Berruto 1995: 60)

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Repertorio Linguistico

O Insieme delle risorse linguistiche possedute dai membri di una comunità linguistica

O «All varieties, dialects or styles used in a particular socially defined population, and the constraints which govern the choice among them» (Gumperz 1977)

O Gamma dei mezzi linguistici a disposizione del singolo o della comunità (Cardona 1976: 180)

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Tipi di repertorio

O Individuale o Comunitario

O Monolingue, Bilingue, Multilingue

O Difficile (se non impossibile) che esista un completo

monolinguismo!

O Storicamente, tutte le comunità linguistiche avevano

almeno 2 lingue (es. latino e greco, dialetto e

italiano, inglese e dialect di provenienza ecc.)

O Accesso alle diverse varietà è determinato

socialmente (anche all’interno di una stessa lingua)

O Diastratia > diafasia

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Modelli plurilingui

Lingua A Lingua B

Contesti

alti

Contesti

bassi

Bilinguismo:

compresenza di due

lingue non socialmente

differenziate

Lingua A Lingua B

Contesti

alti

Contesti

bassi

Diglossia:

compresenza di due

lingue differenziate

socialmente tra usi alti

(es. amministrazione,

scuola) e usi bassi (es.

famiglia, amici)

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La Diglossia

O Ferguson (1959)

O Caratteristiche dei repertori diglottici O Esistenza di varietà basse (dialetti primari)

O Esistenza di una varietà sovrapposta (alta)

O Stabilità coesistenza tra le varietà

O La varietà Alta è differente dalle altre

O La varietà Alta ha una prestigiosa tradizione letteraria

O La varietà Alta è codificata e standardizzata

O La varietà Alta è impiegata a scuola e per quasi tutti gli scopi

O La varietà Alta non è usata per la conversazione ordinaria

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Rapporto tra i codici

O Kloss (1976)

O In-diglossia = se i due codici A e B appartengono allo stesso diasistema

O Out-diglossia = se i due codici A e B appartengono a lingue diverse

O 4 situazioni possibili (Fishman 1967)

O Bilinguismo con diglossia

O Bilinguismo senza diglossia

O Diglossia senza bilinguismo

O Né diglossia né bilinguismo

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La situazione italiana

Lingua A Lingua B

Contesti

alti

Contesti

bassi

Dilalia:

compresenza di due lingue

in cui la varietà A può

occupare anche gli ambiti

d’uso della varietà B

(Berruto 1995)

Problema SL

italiano:

rapporto

standard-

dialetti

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Cos’è uno standard?

O Lingua/varietà codificata

O Dotata di Prestigio

O Funzione unificatrice

O Funzione separatrice

O Consolidata tradizione scritta

O Utilizzata per testi «astratti»

O Non è marcata

O Codice dello standard

O Autorità normative

(sistema scolastico)

O Modelli testuali

O Esperti linguistici

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Esempi di standard

O Inglese > Received Pronunciation (RP)

O Francese > Parigi, Dizionario «Robert»

O Tedesco O Germania (Diz. Duden)

O Austria (Österreichisches Wörterbuch)

O Svizzero

O Italiano > Zingarelli senza indicazioni pronuncia!

Domanda: ma esiste uno standard italiano?

-> Non a tutti i livelli (fonetico/fonologico, in particolare)

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Problemi per la SL

O Definire (a priori) rapporto standard-dialetto

O Definire (a priori) il repertorio linguistico di una data comunità

O Definire la varietà di prestigio di riferimento in quella comunità

O Tutti i parlanti hanno accesso alla varietà standard?

O È per tutti un riferimento di prestigio?

O Cosa intendono i parlanti per varietà standard (in assenza di uno standard codificato)?

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«Come siamo giunti a questo?»

O Storia linguistica italiana (De Mauro, 1960)

O La «questione della lingua» O 3 modelli per una lingua SCRITTA

O Fiorentino trecentesco letterario (Pietro Bembo)

O «Lingua cortigiana» (Calmeta)

O Fiorentino contemporaneo (Niccolò Machiavelli)

O Conseguenze O Lingua scritta fossilizzata

O Nasce opposizione lingua / dialetto

O N.B. «in Italia si può parlare propriamente di ‘dialett’ solo a partire dall’affermazione del fiorentino come lingua nazionale, cioè dal XV-XVI secolo» (Grassi et al. 2003: 20)

O 1612: Accademia della Crusca (Leonardo Salviati)

O Forte tradizione letteraria dialettale (Porta, Belli & co.)

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L’Italia & gli italiani

O 1861: Unità d’Italia

O Meno del 10% conosceva l’italiano

O «Fatta l’Italia, ora facciamo gli italiani»

O Scuola (dialettofobia)

O Urbanesimo

O Emigrazione

O Burocrazia, esercito, stampa

O Ma poi soprattutto… la televisione!

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Quanti tipi di italiano?

1. Standard letterario

2. Neo-standard

3. Parlato colloquiale

4. Popolare

5. Informale trascurato

6. Gergale

7. Formale aulico

8. Tecnico-scientifico

9. Burocratico

Berruto (2003: 12)

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Standard? O Standard = letterario

O Neo-standard > lo standard che inizia a essere parlato

O Mutamenti linguistici

O ‘Contaminazioni’ Nord-Sud

O ‘Piuttosto che’ vs. ‘scendi il cane’

O Tratti distintivi

O Pronuncia regionalmente marcata

O ‘che’ polivalente

O ‘gli’ sovra-esteso

O Riduzione tempi e modi verbali

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Dimensioni di variazione

O Asse diatopico O It. Standard normativo vs.

italiano regionale dialettizzante

O Asse diastratico O Italiano colto ricercato vs.

italiano popolare

O Asse diafasico O Italiano formale aulico vs.

italiano informale trascurato

O Asse diamesico O Italiano scritto formale vs.

italiano parlato non sorvegliato

Berruto (2003)

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Il continuum

O Nozione mutuata dalla creolistica

O In SL, il continuum indica lo spazio di variazione

O Evidenzia la natura continua dei fenomeni

O Le categorie diventano discrete non assolute

O Caratteristiche del continuum in SL

O Orientato (con due poli)

O Ordinato

O Scalare («continuum con addensamenti», Berruto)

O Pluridimensionale

O Caveat: spesso si «abusa» della nozione di continuum (Marotta 2001: 55)

A B

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I continua SL

O Diatopico

O Diastratico

O Diafasico

O Diamesico

(Nencioni

1976)

Centro Periferia

UMC WLC

Formale Informale

Scritto-

Scritto Parlato-

Parlato

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I continua SL

O Diatopico

O Diastratico

O Diafasico

O Diamesico

(Nencioni

1976)

Centro Periferia

UMC WLC

Formale Informale

Scritto-

Scritto Parlato-

Parlato

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Il continuum diafasico

O Formale vs. Informale

O Distinzione fondamentale

O Legata al contesto della comunicazione

O Connotata culturalmente

O Per la SL laboviana la formalità è intesa come «degree of attention paid to speech» (Labov 1994)

O Formale: lettura di parole

O Informale: conversazione spontanea

O Sfida SL: elicitare il vernacular!

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Fine lezione 3

Lezione 4 (spoiler!): Le nozioni di base della SL/parte 2 Berruto (1995), cap. 3.1 e cap. 6;

Berruto & Cerruti (2015), cap. 3;

Hudson (1998), cap. 2.

Sobrero, A.A. & Miglietta, A. (2006) Introduzione alla linguistica italiana, Roma: Laterza;

Telmon, T. (2003) ‘Varietà regionali’, in A.A. Sobrero (a cura di) Introduzione all’italiano contemporaneo. Vol. II: La variazione e gli usi, Roma/Bari, Laterza, pp. 93-149.

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