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IL PETROLIO NEL SANNIO Quadro delle conoscenze

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IL PETROLIO NEL SANNIOQuadro delle conoscenze

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Rilancio della produzione nazionale di idrocarburiNon tutti sanno che l’Italia ha ingenti riserve di gas e petrolio. Una parte importante di queste riserve è attivabile in tempi relativamente rapidi, consentendo di soddisfare potenzialmente circa il 20% dei consumi (dal 10% attuale). Muoversi decisamente in questa direzione potrebbe consentire di: attivare 15 miliardi di euro di investimenti e 25.000 posti di lavoro stabili e addizionali; ridurre la nostra bolletta energetica di importazione di oltre 6 miliardi l’anno (aumentando quindi il PIL di quasi mezzo punto percentuale); ricavare 2,5 miliardi di euro di entrate fiscali, sia nazionali che locali. Per fare tutto questo dobbiamo adeguare agli standard internazionali la nostra normativa di autorizzazione e concessione, che oggi richiede passaggi autorizzativi lunghissimi ed è per molti aspetti molto più restrittiva di quanto previsto dalle normative europee.

Roma – 26 aprile 2012Intervento del Dott. Corrado Passera

Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e dei Trasporti“Gli obiettivi e le priorità della nuova Strategia Energetica

Nazionale, e il ruolo delle Energie Rinnovabili”

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I pozzi di gas e petrolio attivi in Italia a settembre 2010, in base alle statistiche del Ministero dello Sviluppo Economico (MSE), erano 1.010, di cui 233 solo per petrolio e il resto a gas.

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In Basilicata, lo Stato tra accise e iva nel 2010 ha incassato 1,6 miliardi, se la produzione di Eni e Total arrivasse nei prossimi anni complessivamente a 175000 barili al giorno contro gli attuali 88000, vedrebbe lievitare l’incasso a 3,5 miliardi.

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A sinistra la stima dei costi rappresentativi di una “situazione ideale”, caratterizzata dalla sussistenza delle migliori condizioni ipotizzabili in Italia, in assenza pertanto di compensazioni e di ritardi, mentre il caso definito “situazione di fatto” in Italia, con costi più alti, si traduce sia in utili più bassi per l’impresa, sia in prelievo fiscale più contenuto per lo Stato. L’esercizio vuole evidenziare come i ritardi, gli ostacoli tipici italiani e le compensazioni si riflettano in maggiori costi che vanno a ridurre sia i profitti che le tasse, creando in sostanza meno ricchezza.

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Le royalties del petrolio, per un meccanismo disciplinato tra Stato e compagnie petrolifere, sono del 6% alla Regione, dell’1% a favore dei Comuni e del 3% riservato al fondo unico nazionale per il bonus benzina.

Eni quantifica il gettito totale di Royalties versate nelle casse della Regione e dei Comuni interessati dal 1998 al 2011 in oltre 585milioni di euro. Di questi 86 milioni sono stati versati ai Comuni interessati dalla concessione Val d’Agri.

45 mln/anno x Regione di cui 6,6 mln/anno da dividere per i Comuni.

Nell’estate scorsa è stata approvata la legge regionale n.16 dell’8 agosto 2012. È la cosiddetta moratoria petrolifera, strumento legislativo che autorizza la Regione Basilicata a rigettare nuove istanze di permesso di ricerca presentate da aziende minerarie e che vede la contrapposizione fra la Regione e il Governo che ad ottobre 2012 ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge lucana.

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Dov’è il petrolio?

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Penisola italianaUbicazioni pozzi esplorativi

5435 a terra, 1698 a mare 5435 a terra, 1698 a mare

(http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it)

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(fonte ENI)

Penisola italianaPrincipali bacini petroliferi

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Provincia di BeneventoUbicazioni pozzi esplorativi

2211

33

S.ARCANGELO T. 1 (1961)S.ARCANGELO T. 1 (1961)

TRANFAGLIA 1 (1982)TRANFAGLIA 1 (1982)

BENEVENTO SUD 1 (1977)BENEVENTO SUD 1 (1977)

M. TABURNO 1 (1997)M. TABURNO 1 (1997)

MORCONE 1, 1bis, 1bis app (1988, 1989, 1990)MORCONE 1, 1bis, 1bis app (1988, 1989, 1990)

CIRCELLO 1 (1976)CIRCELLO 1 (1976)

IELSI 2 (1967)IELSI 2 (1967)

IELSI 1, 1bis (1963, 1966)IELSI 1, 1bis (1963, 1966) CASTELPAGANO 1, 2dir (1971, 1977)CASTELPAGANO 1, 2dir (1971, 1977)

MOLINARA NORD 1 (1989)MOLINARA NORD 1 (1989)

BENEVENTO 1, 2, 3 (1973; 1974; 1976)BENEVENTO 1, 2, 3 (1973; 1974; 1976)

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SEZIONE GEOLOGICA SCHEMATICA TIRRENO-ADRIATICA

C A T E N AAPPENNINICA

AVANFOSSABRADANICA

AVAMPAESEAPULO

(da Bosellini, 2005)

APPENNINO MERIDIONALE

- potenziali trappole e - potenziali trappole e reservoirs -reservoirs -

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(fonte ENI)

APPENNINO MERIDIONALETrappole petrolifere

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(from Vitale and Ciarcia, 2013, Tectonophysics)

APPENNINO MERIDIONALECarta Geologica schematica

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(from Vitale and Ciarcia, 2013, Tectonophysics)

SEZIONI GEOLOGICHE CROSTALI SEZIONI GEOLOGICHE CROSTALI DELL’APPENNINO MERIDIONALEDELL’APPENNINO MERIDIONALE

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SEZIONI GEOLOGICHE CROSTALI SEZIONI GEOLOGICHE CROSTALI DELL’APPENNINO MERIDIONALEDELL’APPENNINO MERIDIONALE

(settore Sannio-Irpinia)(settore Sannio-Irpinia)

(from Mostardini and Merlini, 1986, modified; in Ciarcia et al., 2003)

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(modificato da Nicolai & Gambini, 2007, in Ciarcia and Vitale, in press, Sedimentary Geology)

Pietra Pietra SpaccataSpaccata

Case Case CapozziCapozzi

CARTA DEL TOP DELLA PIATTAFORMA APULA “DEFORMATA”

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CARTA DEL TOP DELLA PIATTAFORMA APULA “DEFORMATA”

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APPENNINO CAMPANO

LOG DI POZZI PER ESPLORAZIONE PETROLIFERA

(from Ciarcia and Vitale, in press, Sedimentary Geology)

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Perchè il petrolio del Sannio?

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Pietra Pietra SpaccataSpaccata

Case Case CapozziCapozzi

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Provincia di BeneventoUbicazioni pozzi esplorativi

2211

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S.ARCANGELO T. 1 (1961)S.ARCANGELO T. 1 (1961)

TRANFAGLIA 1 (1982)TRANFAGLIA 1 (1982)

BENEVENTO SUD 1 (1977)BENEVENTO SUD 1 (1977)

M. TABURNO 1 (1997)M. TABURNO 1 (1997)

MORCONE 1, 1bis, 1bis app (1988, 1989, 1990)MORCONE 1, 1bis, 1bis app (1988, 1989, 1990)

CIRCELLO 1 (1976)CIRCELLO 1 (1976)

IELSI 2 (1967)IELSI 2 (1967)

IELSI 1, 1bis (1963, 1966)IELSI 1, 1bis (1963, 1966) CASTELPAGANO 1, 2dir (1971, 1977)CASTELPAGANO 1, 2dir (1971, 1977)

MOLINARA NORD 1 (1989)MOLINARA NORD 1 (1989)

BENEVENTO 1, 2, 3 (1973; 1974; 1976)BENEVENTO 1, 2, 3 (1973; 1974; 1976)

Pietra Pietra SpaccataSpaccata Case Case

CapozziCapozzi

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Quella petrolifera è sicuramente un’attività ad alto rischio e ad alto impatto su tutte le matrici ambientali (suolo, acque, aria) oltre che su flora e fauna, in tutte le fasi del processo: dalla perforazione sino al trasporto e perciò sulla salute umana.

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Quando viene estratto dal sottosuolo, si compone di tre fasi: gas, acqua di formazione, e petrolio grezzo.

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Di questa fase l'aspetto più pericoloso è costituito dall'utilizzo dei fanghi di perforazione. I fanghi sono normalmente costituiti da un liquido (acqua) reso colloidale ed appesantito con l'uso di appositi prodotti .La composizione chimica esatta di tali composti e coperta da segreto industriale, si sa che perlopiù sono ricchi di solfato di bario.Durante questa fase si può avere la fuoriuscita di composti organici volatili, idrocarburi policiclici aromatici, benzene, toluene, xylene, H2S, SO2, nitrati, etilbenzene, PM, CO2.

Perforazione dei pozzi

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Perforazione dei pozzi

Per misurare le proprietà fisiche degli strati rocciosi che si incontrano durante la perforazione viene utilizzato un dispositivo: l'Azimuthal Density Neutron tool (ADN).Tale dispositivo si attacca sotto la punta che scava il pozzo di petrolio e misura la densità del terreno intempo reale risparmiando tempo e denaro. L'ADN usa l'Americio-241 che è un elemento radioattivo usato per l'emissione di raggi gamma e particellealfa in campo medico mentre per essere usato come emettitore di neutroni (che e quello che serve per 'ADN) deve essere combinato con berillio (altamente tossico e cancerogeno) o litio (leggermente tossico).

È VERO?

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È necessaria una lavorazione del petrolio prima di passare alla raffinazione dello stesso. La lavorazione del petrolio riguarda la separazione di queste tre fasi. Essa si effettua sul posto per tre motivi principali.

Innanzitutto perché è più facile e meno costoso trattare il gas, le acque di produzione e il greggio separatamente.

Secondo, l'acqua di produzione è altamente corrosiva e quindi viene rimossa per prevenire danni consentendo allo stesso tempo l’utilizzo di materiali meno resistenti nelle condutture.

Infine, il trasporto delle tre fasi è molto più facile e più efficace quando sono nelle loro fasi separate.

Lavorazione in situ

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Fasi di estrazione e lavorazione

Dispersione di H2S a partire dal momento dell'estrazione fino alla prima raffinazione che per vari motivi logistici e di qualità del prodotto viene svolta in loco. Si possono avere fuoriuscite di H2S già al momento dell'estrazione o a causa di malfunzionamenti nel trasporto, ma in queste fasi la probabilità che ciò avvenga dipende soprattutto dall'efficienza nella manutenzione degli impianti. Il momento in cui l'emissione di H2S diventa praticamente certa e durante il processo di idro desulfurizzazione, infatti attraverso il processo Claus (il processo utilizzato per tale operazione) e impossibile trasformare tutta l'H2S in zolfo puro e cosi una parte viene dispersa nell'aria da un inceneritore a fiammella costante che oltre al suddetto inquinante emette anche tanti altri gas (settanta inquinanti tra cui: benzene, formaldehyde, polyciclic aromatics hydrocarbons, incluso naphthelene, acentaldehyde, propylene, toluene, xylene, ethyl benzene e hexane).

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Visti i numerosi e ingenti effetti nocivi dell'H2S ci si aspetterebbe una rigorosa legislazione al riguardo:

• Organizzazione mondiale della sanità: 0.005 ppm di H2S• USA: Il Governo federale consiglia 0.001 ppm (Ciascuno stato decide autonomamente)

Massachussetts: 0.0006 ppmOklahoma: 0.2 ppm

• ITALIA: Industria non petrolifera 5 ppm

Industria petrolifera 30 ppm

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Per quanto riguarda i danni provocati da esposizioni croniche a basse concentrazioni e più difficile dare dati certi e precisi, ma studi recenti dimostrano come anche tali condizioni possano causare problemi neurologici, affaticamento, debolezza, perdita della memoria, mal di testa, problemi alla vista, alla circolazione del sangue, svenimenti.Ci sono anche studi che affermano che l'H2S abbia rilevanti effetti genotossici.

Non bisogna dimenticare che oltre ai danni causati direttamente all'uomo l'H2S ha effetti nocivi anche su piante, animali e pesci che sono parte del processo di bioaccumulo; in tale chiave va letta anche la possibile contaminazione di falde acquifere.

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Tecniche di Estrazione. FRACKING?

Gli scienziati del Servizio Geologico degli Stati Uniti sembra che abbiano riscontrato una relazione tra attività sismica e una particolare tecnica di estrazione degli idrocarburi chiamata “fracking”. In parole semplici si tratta di iniezione ad alta pressione di fluidi nel sottosuolo allo scopo di fratturare la roccia che così rilascia gas e petrolio. Questa tecnica comporta l’utilizzo di enormi quantità di acqua che viene poi smaltita reiniettandola nel sottosuolo. Tutto ciò oltre a provocare inquinamento delle acque sotterranee, provocherebbe una sorta di effetto lubrificante lungo le faglie diminuendo le forze di attrito e consentendo uno scivolamento e quindi un terremoto. Sono studi che però vanno verificati.

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1 barile di petrolio = 159 litri

Servono mediamente 6-7 barili d’acqua per produrre 1 barile di petrolio cioè in media circa 1000 litri d’acqua

50000 barili giorno = 50.000.000 litri acqua giornoPari al consumo giornaliero di una città di 300.000 abitanti

Quest’acqua sarà ricca di IPA, metalli pesanti, VOC’s tra cui BTEX (benzene, toluene, ethylbenzene and xylenes).

I sistemi di depurazione non riescono a disinquinarla completamente per cui viene immessa nei corsi d’acqua superficiali contaminandoli.

Consumo e Inquinamento risorsa acqua

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Incremento traffico e incidenti stradali delle cisterne adibite

al trasporto del petrolio estratto

TRASPORTO

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I rischi maggiori di sono legati a fenomeni per lo più di natura accidentale, quali:-Ingresso di fluidi di strato nel pozzo con conseguente eruzione incontrollata dello stesso (blowout).- Incendi ed esplosioni dai serbatoi.- Incidenti durante il trasporto del greggio; rottura di condotte ed oleodotti; sversamenti accidentali da parte di mezzi di locomozione che transitano nelle aree pozzo per le operazioni di manutenzione.- Errato stoccaggio di fluidi di vario genere (carburanti, acque industriali, fanghi di perforazione, ecc.).- Problemi legati alla reiniezione delle acque di processo.-Incidenti nel trasporto di reflui e rifiuti verso centri di trattamento autorizzati e/o discariche.

Generalmente l’inquinamento è causato da Metalli pesanti, Idrocarburi leggeri e pesanti, Benzene, Etilbenzene, Toluene, Xileni (BTEX), Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e Policlorobifenili (PCB), ma non si esclude che altre sostanze estremamente tossiche, derivanti ad esempio dai residui dei fanghi in fase di perforazione, possano essere immessi nel suolo e da qui entrare nella catena alimentare.

Contaminazione del suolo

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Trasporto attraverso oleodotto in zona ad alta sismicità.

Usura vista la qualità del petrolio. Sversamenti.

Non prevista rimozione tubi dopo fine attività.

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il petrolio presente nel sottosuolo sannita e quasi certamente simile a quello della Basilicata che viene classificato come heavy, sour crude (pesante, amaro); questo significa che presenta idrocarburi pesanti (C >12) e alte concentrazioni di zolfo (> 0,5 %). Queste caratteristiche chimiche portano il petrolio ad essere viscoso, melmoso e corrosivo e per questo a danneggiare le tubature degli oleodotti con conseguenti rotture e fuoriuscite di greggio (un petrolio di questo tipo può ridurre di 10 volte la durata media di una tubatura).

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Il rischio più elevato e rappresentato dalla vicinanza delle condotte del trasporto del greggio con fiumi, sorgenti, invasi ed aziende agricole. Per i tubi degli oleodotti, a differenza dei pozzi, non è prevista alcun azione di smantellamento dopo la fase di produzione dei pozzi.

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Perdite di gas, IPA, COV, Benzene, H2S-Idrogeno SolforatoPerdite di greggio

Esempio: Trecate (Novara) nel 1994

La presenza di fluidi in pressione e gas può far esplodere la testa pozzo, ferendo persone e immettendo inquinanti nell’ambiente circostante.

BLOWOUT

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Enorme quantità d’acqua che deve essere depurata prima di essere smaltita nel più vicino corso d’acqua. Fanghi e detriti che contengono grandi quantità di additivi chimici, sali, metalli e idrocarburi. Quest’ultimi sono rifiuti speciali che

vanno smaltiti in apposite discariche.Spesso vengono smaltiti indiscriminatamente nei corsi d'acqua, in canali di

drenaggio, o su terreni agricoli.

RIFIUTI SPECIALI

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La dott. Gabriella Cauzillo, responsabile del Centro operativo regionale dell'Osservatorio epidemiologico lucano, dichiara: "L'incidenza dei tumori maligni in Basilicata è in aumento e inoltre, la velocità dell’incremento dell'incidenza da noi è superiore alla media nazionale".

SALUTE

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La bonifica delle aree contaminate ci costerebbe molto di più.

Ci conviene?

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Antonio BavusiResponsabile scientifico del

coordinamento dei movimenti No Triv della Basilicata ‘Olambientalista’

Quando Eni, Total e altri sono arrivati in Basilicata hanno fatto lo stesso «giochino» che ho letto stanno adottando anche nel Sannio. Ovvero, enfatizzano la differenza formale tra fase di ricerca, o indagini geognostiche, e quella di estrazione vera e propria. Si tratta effettivamente di due momenti distinti che richiedono apposite autorizzazioni. Ma in pratica la separazione non è così netta, tutt’altro. Gli studi effettuati nel passato e le moderne acquisizioni scientifiche consentono di andare quasi a colpo sicuro. Le ricerche costano e anche molto. Se hanno messo gli occhi su un territorio è segno che la possibilità di trovare idrocarburi non è semplicemente eventuale ma pressoché certa. Bisogna dunque fermarli subito, nella fase preliminare, o finiranno per invadervi il territorio per anni come è accaduto qui in Basilicata.

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Purtroppo spesso accade che le amministrazioni locali si lascino convincere dagli argomenti dei petrolieri: posti di lavoro, royalties in denaro, buoni benzina per gli utenti. Si vestono da sceicchi per comprare anche le coscienze dei cittadini e vincerle con la promessa di un futuro senza grattacapi. Peccato che da quel momento i problemi non finiscono ma iniziano.

«Fermate subito i petrolieri, senza stare troppo a sottilizzare tra ricerche e trivellazioni. Sono tutt’uno e solo con una mobilitazione compatta è possibile provare a bloccarli. Il precedente del Vallo di Diano insegna che quando la protesta è compatta riesce a stoppare anche un colosso come Shell».

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