sintesi storia medievale

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1 1-LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO Tra il I e il II secolo d.C. vi fu una grande fioritura della cultu tra le classi meno abbienti. Parallelamente entra in crisi la relig non riusciva più a reggere il confronto con i nuovi culti provenien Dopo un aspra concorrenza tra le religioni a carattere salvifico, i maggioritario solo quando riuscì a liberarsi dei toni apocalittici evidenti ingiustizie. Già nel I secolo la comunità cristiana poggia sacerdotale, e ben presto, i vescovi finirono per essere scelti tra q Questa vicinanza tra amministratori pubblici e capi delle chiese co autorevolezza anche sul piano civile. Fu solo per un breve tempo, q modello primitivo di perfetta carità. Uno dei maggiori problemi che il Cristianesimo dovette affrontare f Tra il II e il III secolo una crisi di norme proporzione (dovuta ad al progressivo abbono delle campagne da parte dei contadini, alle c brigantaggio.) in vestì le fondamenta stesse della società romana. L’unico mo riuscisse a riprendersi, all’imperatore Diocleziano sembrò essere un unità su modello delle grandi monarchie orientali, che accentuò per imperiale, inaccettabile per i cristiani. Da questo momento saranno pericolo e soggetti a una dura persecuzione. Solo il suo successore Cristianesimo come elemento di forza e riconobbe alle chiese cristi Agli inizi del IV secolo un prete, Ario di Alessandria sostenne che subordinato. Costantino fu costretto ad indurre il primo concilio e parteciparono cir ca trecento vescovi, e in cui la dottrina di Ario fu condan questo momento in poi che si può parlare di eresie, dottrine che si provocheranno nel corso del secoli gravi lacerazioni interne alla C 2-LA DIVISIONE DELL’IMPERO Le rive del Reno segnavano il confine tra due sistemi di vita molto definitivo si ebbe solo con la conquista della Gallia da parte di C mondo imperniato sulle città e con sistemi socio- culturali assai complessi, dall’altro l germaniche, dedite alla caccia e alla guerra, soggette a continui s continue razzie nei territori circostanti. L’organizzazione dei germa gerarchia erano i capi militari, soggetti solo al controllo degli anz in questa società era aggregare intorno a se giovani per compiere r secolo la penetrazione dei Germani nei territori dell’impero venne vista come indi popolamento delle spopolate regioni periferiche e per il reclutamen la presenza germanica nell’esercito era ormai prevalente). Sembrava che fosse stato ragg iunto un equilibrio tra mondo romano e germanico, f degli Unni(popolo turco-mongolo) che provocarono un grosso sconvolg germaniche, che travolse anche il mondo romano, riducendo l’impero so L’imperatore Teodosio tentò di restaurare l’unità imperiale, con una le popolazioni germaniche, ma si rivelò solo una situazione transit divenne inevitabile che le due parti dello Stato, sempre più divers due figli, al primo l’Occidente con capitale Milano, al secondo l’Ori Costantinopoli.

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1-LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO Tra il I e il II secolo d.C. vi fu una grande fioritura della cultura e la diffusione della scrittura anche tra le classi meno abbienti. Parallelamente entra in crisi la religione ufficiale di tipo politeistico, che non riusciva pi a reggere il confronto con i nuovi culti provenienti da Oriente. Dopo un aspra concorrenza tra le religioni a carattere salvifico, il Cristianesimo divenne maggioritario solo quando riusc a liberarsi dei toni apocalittici e dalle forti contestazioni sulle evidenti ingiustizie. Gi nel I secolo la comunit cristiana poggiava su una stabile gerarchia sacerdotale, e ben presto, i vescovi finirono per essere scelti tra quelle famiglie dellelites cittadina. Questa vicinanza tra amministratori pubblici e capi delle chiese conferir ben presto a questi ultimi autorevolezza anche sul piano civile. Fu solo per un breve tempo, quindi, che la chiesa segu il modello primitivo di perfetta carit. Uno dei maggiori problemi che il Cristianesimo dovette affrontare fu quello delle persecuzioni. Tra il II e il III secolo una crisi di norme proporzione (dovuta ad uno sviluppo abnorme delle citt, al progressivo abbono delle campagne da parte dei contadini, alle carestie, epidemie, rivolte e al brigantaggio.) invest le fondamenta stesse della societ romana. Lunico modo perch limpero riuscisse a riprendersi, allimperatore Diocleziano sembr essere un grandioso progetto di pace e unit su modello delle grandi monarchie orientali, che accentu per il carattere sacrale del potere imperiale, inaccettabile per i cristiani. Da questo momento saranno infatti visti come elemento di pericolo e soggetti a una dura persecuzione. Solo il suo successore, Costantino, intu il Cristianesimo come elemento di forza e riconobbe alle chiese cristiane la libert di culto. Agli inizi del IV secolo un prete, Ario di Alessandria sostenne che il figlio di Dio fosse a lui subordinato. Costantino fu costretto ad indurre il primo concilio ecumenico della storia, a cui parteciparono circa trecento vescovi, e in cui la dottrina di Ario fu condannata allunanimit. da questo momento in poi che si pu parlare di eresie, dottrine che si oppongono alla vertit e che provocheranno nel corso del secoli gravi lacerazioni interne alla Cristianit. 2-LA DIVISIONE DELLIMPERO Le rive del Reno segnavano il confine tra due sistemi di vita molto differenti e il cui contatto definitivo si ebbe solo con la conquista della Gallia da parte di Cesare: da una parte i romani con un mondo imperniato sulle citt e con sistemi socio-culturali assai complessi, dallaltro le popolazioni germaniche, dedite alla caccia e alla guerra, soggette a continui spostamenti e che vivevano delle continue razzie nei territori circostanti. Lorganizzazione dei germani era semplice, lunica gerarchia erano i capi militari, soggetti solo al controllo degli anziani e lunico modo per emergere in questa societ era aggregare intorno a se giovani per compiere razzie e scorrerie. A partire dal I secolo la penetrazione dei Germani nei territori dellimpero venne vista come indispensabile per il popolamento delle spopolate regioni periferiche e per il reclutamento nelle legioni(gi nel III secolo la presenza germanica nellesercito era ormai prevalente). Sembrava che fosse stato raggiunto un equilibrio tra mondo romano e germanico, fino allarrivo degli Unni(popolo turco-mongolo) che provocarono un grosso sconvolgimento tra le popolazioni germaniche, che travolse anche il mondo romano, riducendo limpero solo alla sua parte orientale. Limperatore Teodosio tent di restaurare lunit imperiale, con una politica di totale apertura verso le popolazioni germaniche, ma si rivel solo una situazione transitoria. Alla sua morte, infatti, divenne inevitabile che le due parti dello Stato, sempre pi diverse tra loro, venissero divise tra i due figli, al primo lOccidente con capitale Milano, al secondo lOriente con capitale Costantinopoli.

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3-LIMPERO ROMANO DOCCIDENTE La politica di apertura verso le popolazioni germaniche che si stava cercando di mantenere, cominci a creare tensioni allinterno dellaristocrazia senatoria, e anche allinterno della corte crebbe lopposizione verso gli elementi di origine barbarica. Mentre in Oriente si arriv allestromissione dei germani dalle alte cariche militari, i Visigoti e gli altri Germani orientali diventavano sempre pi inquieti per la pressione degli Unni, finch nel 406 il confine del Reno non fu superato da Vandali, Alani, Svevi, Franchi e Burgundi. I Visigoti guidati da Alarico attraversarono la penisola e raggiunsero Roma, dove attuarono tre giorni di saccheggio. Questo ebbe un effetto pi psicologico che militare, e lautorit dellimpero dOccidente venne a ridursi sempre di pi. Ben presto apparve chiaro, per, che lelemento germanico era essenziale per la sopravvivenza di ci che restava dellimpero dOccidente, per cui si ritorn ad una politica di convergenza tra Romani e barbari. Il generale Ezio utilizzo infatti, con grandi risultati, i germani contro gli Unni. Alla morte di Ezio(ucciso dal suo successore), si susseguirono imperatori primi di potere effettivo, tanto da mandare lo Stato in una situazione sempre pi confusa. Odoacre tent infine di governare quello che restava dellimpero dOccidente in nome dellimperatore dOriente, e una delle sue primi tentativi per arginare i contrasti fu quello di inserire i Germani in modo meno traumatico possibile nella struttura sociale esistente. Alla sua morte lo sostitu Teodorico, re ostrogoto, che port in Italia con lui il suo popolo(circa 125 000 persone) e ottenne subito lappoggio dellaristocrazia fu dalla sua parte perch vide in lui luomo forte del momento. Il tentativo di convivenza non fu traumatico perch il declino demografico aveva fatto aumentare la disponibilit di terre e inoltre le due comunit rimasero distinte. Erano vietati i matrimoni tra Romani e Goti, il senato rimase presidio romano, mentre laristocrazia gota entrava a far parte solo del consiglio del re. Il sogno di Teodorico si infranse per per le resistenze sia del mondo romano che germanico. In seguito al ristabilirsi di una piena intesa tra papato e imperatore dOriente, vi fu un ulteriore irrigidimento tra i Goti, da sempre ariani, che port a un clima di totale diffidenza. 4-ALTRI REGNI ROMANO-BARBARICI Nello stesso periodo si consum il dramma dei Vandali dellAfrica, i cui rapporti con le popolazioni locali erano difficili per la brutalit delle confische e le persecuzioni. I Vsigoti in Aquitania mostrarono un dinamismo espansivo in Provenza e nella penisola iberica, che dovette scontrarsi con la resistenza Franca, che tolse loro lAquitania e li spinse definitivamente nella sola penisola iberica. I Franchi, originariamente divisi in tanti piccoli aggregati, furono via via inglobati nel dominio di Clodoveo, re dei Franchi Salii. Dopo aver eliminato lultima presenza romana in Gallia, egli si volse verso le altre popolazioni germaniche della Gallia, ponendole sotto il suo controllo o scacciandole. Alla base di questi successi militari cera la collaborazione con laristocrazia gallo-romana e soprattutto con lepiscopato cattolico, grazie alla conversione del popolo franco e delle stesso re al Cattolicesimo. Lordinamento pubblico era articolato in distretti, le contee, governati da rappresentanti del re, i conti. Alla morte di Clodoveo il regno venne diviso per equamente tra i quattro figli e questo ne blocc il dinamismo espansivo. 5-LIMPERO ROMANO DORIENTE Mente limpero dOccidente cedeva allinfluenza germanica, limpero dOriente mostrava una sorprendente capacit di resistenza, alimentata dalla fedelt alle tradizioni, e dalla capacit di adattamento a situazioni sempre mutevoli. Tutto questo perch loriente aveva citt pi numerose e popolose, con una struttura economica pi complessa, laristocrazia non godeva di una schiacciante superiorit, n aveva acquisito la maggioranza delle terre schiacciando i piccoli proprietari, la flotta 2

era stata rafforzata e lesercito era ben addestrato, inoltre lo Stato fu in grado di esercitare il pieno controllo sulla Chiesa, esaltando il ruolo dellimperatore quale difensore della dottrina cristiana. Attraverso la ristrutturazione urbanistica di Bisanzio, una modesta colonia greca, venne realizzata la nuova capitale, Costantinopoli, che conobbe in breve tempo un vero e proprio boom: la popolazione crebbe a ritmo sostenuto, superando quella di Roma, si mantenne lordine interno grazie alla distribuzione del grano e allallestimento di giochi nel circo. Le contraddizioni nacquero sulla questione barbarica; mentre in Occidente si tendeva ad un inserimento dei germani nellesercito e nei quadri dirigenti, in Oriente vi fu una netta chiusura nei loro confronti e si diede vita ad una politica di dirottamento verso Occidente dei germani orientali. La liberazione dalle pressioni barbariche consent di punta le energie sulla risoluzione di problemi interni gravi: le rivolte degli Isauri, popolo suddito dellimpero, e le agitazioni a carattere religioso. Gli Isauri vennero facilmente deportati in massa, mentre il problema religioso si rivel pi difficile da risolvere a causa delle controversie nate per i Monofisisti. Se limperatore fosse stato conciliane nei loro riguardi, ci sarebbero state rivolte a Costantinopoli e contrasti con la chiesa di Roma. Giustiniano tent di attenuare lintransigenza facendo loro qualche concessione sul piano dottrinale, ma ebbe come risultato la rottura con il papa e i vescovi dOccidente, creando un vero e proprio scisma. Uno degli obbiettivi principali di Giustiniano fu la riconquista dellOccidente, che ebbe buon esito in Africa(dove distrusse il regno dei Vandali), ma si rivel pi lunga e difficile in Italia. Al termine di questa guerra eman la pragmatica sanzione nella quale terre e greggi venivano restituite ai vecchi proprietari e le chiese ottennero le terre confiscate alle chiese ariane; lItalia venne divisa in distretti e lamministrazione civile affidata ad un iudex, mentre quella militare a un dux, si mise inoltre in piedi un efficiente apparato fiscale. Prima ancora che finisse la campagna di Italia, Giustiniano aveva gi posato lo sguardo sulla Spagna dei Visigoti. Loccasione per intervenire gli venne data da Atanalgido, auto proclamatosi re dei Visigoti con laiuto della nobilt, in quale chiese aiuto proprio allimperatore dOriente per aiutarlo nella guerra civile contro i sostenitori del precedente re Agila. Un corpo di spedizione bizantina conquist cos una vasta fascia costiera. Per portare avanti questo progetto espansionistico, Giustinano ebbe per bisogno di molte risorse finanziarie che pot reperire solo potenziando lapparato amministrativo e tenendo a freno laristocrazia che tendeva ad ampliare i propri latifondi, inglobando i piccoli proprietari terrieri. Nello stesso momento Giustiniano attu un progetto di riorganizzazione del patrimonio giuridico romano, da cui scatur il Corpus Iuris Civilis, destinato a restare alla base di tutta la produzione giuridica europea dei secoli seguenti. Il grandioso progetto di unificazione di Giustiniano dovette infine scontrarsi con limpossibilit di porre un freno ai problemi interni ed esterni allimpero: allinterno vi erano ancora tensioni religiose, vi era un sovraffollamento delle citt e una plebe troppo numerosa che costituiva una minaccia costante a causa della fame; gli stessi successi in politica estera si rivelarono non risolutive, le conquiste in Spagna e in Italia andarono presto perdute dopo la sua morte, e limpero fu costretto a ridimensionare le sue ambizioni di dominio. Nel corso del VI secolo fecero la loro comparsa nei territori bizantini dei Balcani gli Slavi, i quali assimilarono completamente le popolazioni preesistenti. Questa forza si and affievolendo a causa della divisione tra Slavi occidentali, orientali e meridionali, le cui differenze economiche, sociali e giuridiche diventarono sempre pi profonde. Furono gli Slavi meridionali ad insediarsi nei territori bizantini dei Balcani e la loro pressione, a cui si aggiunse quella degli Avari, culmin nellassedio di Tessalonica e Costantinopoli. Fu solo sul finire del VII secolo che i Bizantini tentarono di recuperare le loro posizioni, alternando terribili massacri, pressioni diplomatiche e intelligenti progetti di acculturazione ed evangelizzazione. Nonostante queste pressioni esterne e i contrasti religiosi e sociali interni, la sopravvivenza di Bisanzio fu resa possibile da una profonda riorganizzazione delle strutture dellimpero ad opera dellimperatore Maurizio. Le province occidentali (Italia e Africa) furono messe in grado di 3

provvedere con milizie locali alla propria difesa, sotto il comando di governatori militari. Tuttavia luccisione di Maurizio rese impossibile il progetto e anzi inaugur un periodo di lotte tra esponenti del governo attuale e precedente, rendendo limpero debole di fronte ai tradizionali nemici, i Persiani, che riuscirono ad invadere le province orientali. Il nuovo imperatore Eraclio, grazie al massiccio appoggio dellapparato ecclesiastico, riusc a mobilitare tutte le energie dellimpero per sconfiggere definitivamente i suoi nemici Persiani, apportando un duro attacco nel cuore stesso del loro impero e imponendo un trattato di pace che prevedesse la restituzione di tutti i territori occupati e il pagamento di unindennit di guerra. Appena terminata la guerra contro i Persiani, limperatore dovette fronteggiare lassedio di Costantinopoli da parte degli Avari e degli Slavi(come gi accennato prima) che furono ricacciati indietro con facilit. Risolti i problemi esterni, Eraclio si volse verso i problemi interni a carattere religioso, dovuti alleterna contrapposizione dei Monofisiti. Nel tentativo di accontentare tutte le parti si concluse per una nuova dottrina, che accettava la presenza in Cristo di due nature, umana e divina, unite da una sola volont. Questa dottrina ebbe inizialmente buona accoglienza, ma successivamente nacque un conflitto tra papato e impero, e non ebbe i risultati sperati in Oriente, dove fu respinta riaccendendo le lotte interne. Lotte e diminuirono la capacit di resistenza dellimpero verso i nuovi nemici, gli Arabi, che invasero ben presto i territori dellimpero, fin quando i monofisiti, sperando in una maggiore tolleranza religiosa islamica, non aprirono loro le porte di Alessandria. Era il 648. Anche se gli Arabi non riuscirono a venire a capo della dura resistenza bizantina, alla fine del VII secolo limpero era ormai ridotto a circa un terzo del territorio avuto al tempo di Giustiniano. 6-LITALIA LONGOBARDA E BIZANTINA I Longobardi (popolo di origine scandinava) giunsero in Italia attraverso il Friuli, conquistando lItalia settentrionale e centro-meriodionale. Avevano ancora un organizzazione di tipo militare, con un capo eletto dallaristocrazia nei momenti di necessit, limitato dallordinamento tribale del popolo. Non avevano mai avuto contatti con il mondo romano, quindi si imposero in Italia come una dominazione straniera politica e militare. La popolazione romana infatti non fu resa schiava, ma privata della capacit politica, e non esistette altra forma di ascesa sociale se non linserimento nella societ e tradizione dei dominatori. I Longobardi, da poco convertiti al cristianesimo ariano, non ebbero inoltre riguardi per la chiesa cattolica. Con la trasformazione in proprietari terrieri e la necessit di difendere i beni acquisiti da un possibile ritorno offensivo dei Bizantini, i Longobardi furono indotti a darsi un ordinamento politico pi stabile ed evoluto, su modello romano. Prima cosa fu rafforzare il ruolo del re, che si fece cedere dai duchi met delle loro terre per procurare alla monarchia i mezzi necessari al suo funzionamento, mentre papa Gregorio Magno oper in Italia un opera instancabile di conversione dei Longobardi, anche se ladesione della famiglia reale al Cattolicesimo non ottenne ladesione sperata. I duchi infatti, erano tenacemente legati alle loro tradizioni nazionali. Lo schieramento nazionalista e filo-cattolico si fronteggiarono ancora per tutto il VII secolo e il risultato fu che sul trono si alternarono re cattolici e re ariani. Solo con la salita al potere del re Liutprando(il pi grande re Longobardo) pu considerarsi definitiva la conversione dei Longobardi al cattolicesimo e il superamento della divisione etnica tra Romani e Longobardi. Forte di questa coesione interna, egli pens che fosse il momento di completare la conquista dellItalia, ma giunto alle porte di Roma, il papa riusc a convincerlo a rinunciare e a restituire i territori appena conquistati. Nel rinunciare al castello di Sutri Liutprando lo don alla chiesa romana, episodio che verr ricordato nella storia come riconoscimento della sovranit del papa su Roma e il territorio circostante. Linvasione longobarda segn una rottura con il passato anche nei territori ancora sotto il dominio bizantino; nonostante lorganizzazione sociale fosse rimasta tradizionale, il ceto dominate si andava avvicinando sempre di pi alle condizioni dellaristocrazia longobarda. Allorigine del cambiamento vi il problema vitale della difesa, che port allunificazione dei poteri civili e 4

militari nelle mani delle sole autorit militari. I proprietari terrieri furono inquadrati nellesercito, con obblighi corrispondenti alla loro base economica e al prestigio sociale. Inoltre la chiesa disponeva di immensi patrimoni terrieri la cui gestione era affidata con un contratto a lungo termine e rapporti di tipo clientelare con esponenti dellapparato politico, militare e le famiglie pi in vista. Ma fu a Roma che si ebbero sviluppi sociali e politici clamorosi, che portarono alla fine della dominazione bizantina e allinizio del dominio pontificio, grazie allabilit dei pontefici di legare a se laristocrazia e la burocrazia mediante la concessione di parti del vasto patrimonio di San Pietro. 7-GLI ARABI Come gi accennato, gli Arabi avevano apportato un duro colpo allimpero bizantino, che aveva visto ridotto fortemente il suo raggio dazione; inoltre, avendo lasciato un vuoto politico nel Mediterraneo centro-occidentale, la Chiesa di Roma e il regno dei Franchi ebbero maggiore libert per dare vita a quel progetto di nuova sistemazione politica dellOccidente, incentrato sulla collaborazione tra potere politico e papato. La penisola arabica, situata tra lAfrica e lAsia, si presentava come un grande tavolato desertico con rilievi lungo le coste che, arrestando i venti, contribuivano a rendere il clima molto caldo e secco. LArabia meridionale, favorita dalle piogge monsoniche, era popolata da stirpi di lingua diversa e con un alto livello di civilt, ma la grande maggioranza della popolazione si trovava nella parte centro-settentrionale, abitata da trib di beduini che praticavano lallevamento, ed erano comandate da un capo elettivo. Tuttavia, essendo la penisola luogo privilegiato per il transito delle merci provenienti da India o Africa, dirette verso il Mediterraneo, vi fu un notevole sviluppo di alcune citt, tra cui la Mecca, che divenne uno dei maggiori centri dellArabia. Con lavvento del messaggio religioso di Maometto e delle nascita dellIslam, la configurazione di quel mondo mut radicalmente, superando il carattere tribale e organizzandosi intorno ad una autorit centrale(Maometto), che era temporale e religiosa insieme. Alla sua morte, insorsero subito contrasti tra i seguaci per la designazione del successore, il califfo; che si cerc di risolvere attraverso lelezione di membri del ristretto gruppo dei parenti e dei primi compagni del profeta. Questo non risolse per il problema, e gli atti di violenza per lo scontento continuarono fino a culminare in una vera e propria rottura con lascesa al califfato di Al,genero di Maometto, il quale, deposto dopo una sentenza che lo vedeva colpevole di omicidio, si mantenne in armi con i suoi seguaci(detti sciiti) contrapposto alla maggioranza dei mussulmani ortodossi(detti sunniti). Queste lotte per la successione al Profeta non avevano per frenato lo slancio espansionistico della comunit mussulmana, ma anzi, lo avevano esaltato, servendo i successi esterni a coprire i disagi interni. Il risultato fu che in poco pi di venti anni limpero Persiano fu spazzato via e quello bizantino privato dellAfrica e della Siria. Allorigine di queste conquiste per, vi fu soprattutto la debolezza di bizantini e persiani, tradizionali nemici, indebolitisi a vicenda. Il governo di territori cos vasti rese bel presto evidenti le inadeguatezze degli ordinamenti sociali, e necessit di un nuovo apparato amministrativo, ereditato dalle precedenti dominazioni bizantine e persiane: a capo di ogni provincia fu messo un governatore, assistito da un corpo di guardie, da un giudice, e da un responsabile dellapparato finanziario. Questo nuovo ordinamento, che si tent di rendere uniforme in tutto il territorio, comport inevitabilmente il rafforzamento del ruolo del califfo, che per dare stabilit al suo ruolo, introdusse lereditariet del potere. La capitale venne trasferita a Damasco, in Siria. Riprese ben presto la spinta espansionistica che port gli arabi alle porte di Costantinopoli che, tuttavia, resistette; non resistettero invece le isole di Cipro, Creta e Rodi e la Spagna, conquistata in soli cinque anni, e grazie alle quali gli arabi diventarono padroni incontrastati del mediterraneo. Per completare il quadro dellespansione islamica, conquistarono la Sicilia, che sotto il dominio arabo, 5

conobbe un periodo di floridezza e benessere, e la ricchezza di sorgenti della regione consent lo sviluppo di quella che pu essere considerata lagricoltura pi avanzata del tempo. La situazione precipit quando gli Abbassidi presero il potere con una insurrezione armata, promossa dagli sciiti e spostarono il baricentro dellimpero dalla Siria allIraq, con nuova capitale Baghdad. Il modello del nuovo stato furono le monarchie orientali, e il califfo divenne rappresentante di Dio sulla terra. La cultura araba crebbe in campi nuovi, quali medicina, filosofia, fisica, astronomia, matematica, geografia, e vi fu una piena fioritura anche degli studi letterari e giuridici. Sul piano economico il maggiore settore produttivo restava lagricoltura che venne potenziata grazie al perfezionamento dei sistemi di irrigazione e lintroduzione di nuove colture. Vennero fondate nuove citt, sedi di attivit produttive, commerciali e intellettuali. Ben presto un ruolo egemone sul piano economico acquisirono i negozianti e i commercianti, vera e propria borghesia mercantile. Elementi di debolezza avrebbero per di l a poco minato la stabilit del mondo arabo: la ricchezza e la concentrazione delle terre in mano a pochi funzionari, militari e borghesi, aveva creato squilibri sociali enormi; lo sviluppo delle citt era avvenuto a scapito delle campagne; insorsero fortissime spinte autonomistiche con alla base motivazioni etniche e religiose, vi furono rivalit allinterno della dinastia regnate. La grandezza dellimpero arabo croll definitivamente quando Baghdad fu messa a ferro e fuoco dalle orde mongole. 8-LA SOCIETA DELLALTO MEDIOEVO LOccidente cristiano conosce tra il VI e lVIII secolo una grave decadenza e un processo involutivo, che investir tutti i settori della societ. Ovunque le citt scompaiono o vedono ridotta la loro estensione; scompaiono inoltre anche quella fitta rete di villaggi, disseminati nei pressi delle vie di maggiore traffico. Parallelamente si assisteva ad una dilatazione delle foreste, dove si praticava la libera caccia, il pascolo degli animali, si raccoglievano i frutti spontanei e la legna, ma il bosco assunse per le popolazioni medioevali unimportanza che andava al di l dellambito economico e materiale, costituendo lo sfondo pi frequente per la narrativa popolare e i racconti a carattere agiografico. Allorigine di un cos grande cambiamento cera lo spopolamento delle citt e delle campagne: guerre, devastazioni(operate soprattutto dai Longobardi), epidemie provocarono vuoti nella popolazione. Con le citt scomparse o ridotte si allentarono anche i flussi di scambio tra citt e campagna, che comunque era soggetta ad un livello assai basso di produttivit, dovuto al carattere rudimentale degli attrezzi e delle conoscenze tecniche. La scarsa disponibilit di denaro dei contadini non permetteva loro di dotarsi di attrezzi meno rudimentali e di animali, e port anche ad una tendenza allautoconsumo per la quale il contadino produceva da se anche gli utensili da lavoro, fatto che danneggi molto lartigianato cittadino. Lunico modo per far produrre la terra era coltivandola con la rotazione biennale(tecnica per cui ogni anno una parte della terra coltivata e laltra a riposo) che contribuiva per a tenere basso il reddito essendo coltivata solo met della terra. In questa condizione di decadenza la vera ricchezza non era pi possedere bene, quanto uomini, di qui la tendenza ad accasare parte degli schiavi e a dotarli di un pezzo di terra e di una casa. Al padrone erano tenuti a corrispondere una parte del raccolto e un certo numero di giornate lavorative(courvees) oltre a prestazioni di natura(polli, uova, oggetti di artigianato). Concessioni di terre erano fatte anche a coltivatori liberi, ma privi di terra, ai quali si chiedeva una quota minore di raccolto e un numero non alto di giornate lavorative. Ai signori si rivolgevano anche i piccoli proprietari terrieri, i quali in cambio di protezione erano disposti a rinunciare alla loro terra, che veniva loro affittata in cambio di un canone. Il signore possedeva quindi terra date in concessione a coloni liberi, dette massaricio, e terre genstite direttamente dal proprietario grazie ad amministratori di fiducia, dette riserva patronale; una terza parte era data dai boschi, dai prati, dagli stagni e dalle terre incolte sulle quali i coloni 6

avevano diritti duso; le tre parti insieme formavano la curtis. Le dimensioni della curtis erano in continuo mutamento, soprattutto quelle degli enti ecclesiastici, in seguito a donazioni e divisioni ereditarie. La curtis mirava a produrre tutto al proprio interno, alcune di esse, sorgendo in zone ricche di giacimenti ferrosi o salgemma erano attrezzale alla loro estrazione e lavorazione, ma se era possibile vendere al mercato le eccedenze per acquistare utensili non esitava a farlo. Nonostante il suo attuale impoverimento lEuropa era pur sempre in grado di esportare qualcosa in Oriente, come legno, metalli, pelli, schiavi e non tutto lOccidente era economicamente depresso: in Italia meridionale, collegata direttamente con lOriente bizantino e arabo i commerci non conobbero interruzione e contemporaneamente cresceva la potenza di Venezia, la cui flotta commerciale aveva raggiunto dimensioni di rilievo. 9-LIMPERO CAROLINGIO Il regno dei Franchi conobbe, dopo la morte di Clodoveo, un progressivo indebolimento del potere regio e lemergere di quattro organismi politici, la Neustria, lAquitania, lAustrasia e la Borgogna, in concorrenza tra loro. Nel corso del VII secolo la lotta per legemonia si venne restringendo allAustrasia e alla Neustria(a cui si era unita la Borgogna). Protagonisti di queste lotte non erano i sovrani, bens i loro maetri di palazzo, effettivi detentori del potere; e nel corso della seconda met del VII secolo si imposero definitivamente quelli dellAustrasia con Pipino II, che fu arbitro assoluto del potere sui tre organismi, mentre lAquitania si veniva configurando come una realt indipendente allantico regno dei Franchi. Degno successore di Pipino II fu Carlo Martello che estese subito il proprio potere anche a quelle regioni in cui fino ad allora il dominio franco non si era imposto in maniera definitiva. Pass infine ad occuparsi dellAquitania, sotto lincalzare del pericolo arabo. La vittoria che riport su di loro non valse a ricacciarli indietro, ma gli confer comunque prestigio. Questo gli consenti,dopo la scomparsa senza eredi del re merovingio, di comportarsi come un re a tutti gli effetti, tanto che divise il regno tra i suoi due figli, Carlomanno e Pipino il Breve. I due fratelli non furono per in grado di proseguire sulla strada paterna, per cui per venire a capo dellopposizione da parte dellaristocrazia, ripristinarono la monarchia merovingia elevando al trono un re fantasma. Quando Carlomanno abdic lasci campo libero al fratello Pipino, che di l a poco, volendo dare sanzione formale al suo potere, si fece acclamare re da una assemblea di grandi, facendosi poi ungere con lolio santo da Bonifacio e altri vescovi. In questo modo lapprovazione pontificia e lunzione davano al suo potere un fondamento sacro, facendolo discendere direttamente da Dio e ponendo le premesse per la nascita della monarchia di diritto divino. Anche i franchi, come tutte le popolazioni germaniche, erano stati per definizione popoli in armi, con lattitudine guerriera. I sovrani e gli esponenti della nobilt avevano infatti continuato a mantenere intorno a se un seguito armato pi o meno grande; ma con la fine delle guerre di conquista e non potendo quindi ripagarli con i frutti di razzie e scorrerie, non restava che accasarli mediante la concessione di terre. In cambio essi si impegnavano, mediante un giuramento, a prestare servizio militare in caso di bisogno. Per indicare questa ricompensa in cambio del servizio si inizi ad utilizzare la parola feudo. Allinterno dellesercito venne quindi acquistando un ruolo preminente il nucleo vassallatico, che operava sotto il comando del rispettivo capo. Di seguiti armati i Pipinidi disponevano con maggiore larghezza rispetto ad altre famiglie, avendo grossi possedimenti fondiari in Austrasia. Lovvia opposizione dei vescovi fu facilmente aggirata offrendo loro un servizio armato da prestare in difesa della cristianit, minacciata dagli arabi. Con questa forte macchina da guerra Pipino il Breve diede inizio ad una nuova fase di espansione in Europa; a farne le spese per primi furono i Longobardi: il re longobardo Astolfo, arriv a minacciare Roma tanto che il pontefice si rec in Francia dove confer al re il titolo di protettore della Chiesa romana e lo esort ad intervenire in Italia contro Astolfo. La spedizione militare di Pipino in Italia mostr la chiara diversit di potenziale bellico tra i due regni: lesercito longobardo, 7

formato da uomini liberi, costretti alle armi dal re, fu travolto dalle schiere franche. A seguito della vittoria, Pipino si accontent di cedere al papa Ravenna e altri territori sottratti ai Bizantini. Bast per che egli lasciasse lItalia perch Astolfo riprendesse gli attacchi a Roma, tanto che Pipino fu costretto ad una nuova spedizione e questa volta lo sconfisse definitivamente imponendogli la cessione immediata alla Chiesa dei territori della costa romagnola. Il nuovo re longobardo Desiderio, mostr invece propositi meno bellicosi nonch la volont di intrattenere rapporti di amicizia con i Franchi, rapporti sanciti anche dal matrimonio dei figli di Pipino con le figlie di Desiderio. Dopo la morte del fratello, rimasto unico sovrano Carlo(detto poi Magno) ripudi subito la moglie longobarda e scacci la vedova del fratello con i figli che si rifugiarono presso re Desiderio. Questi mosse improvvisamente un attacco ai territori da poco consegnati al pontefice e alla stessa Roma. Il papa chiese lintervento di Carlo che sconfisse Desiderio portandolo con se in Francia. Nel 774 cinse a Pavia la corona di re dei longobardi, mentre la maggior parte dei duchi ed esponenti dellaristocrazia longobarda si sottomisero al vincitore per conservare i propri patrimoni fondiari e la possibilit di mantenere in piedi lapparato amministrativo e le leggi preesistenti. Un tentativo di sollevazione dei duchi, costrinse per Carlo a immettere nella penisola conti e vassalli franchi, che assicurarono al sovrano un pieno controllo del territorio. Con larrivo in Italia dei franchi arrivarono anche i rapporti vassallatico-beneficiari, conoscendo subito unampia diffusione. Gli anni successivi la conquista del regno longobardo videro Carlo impegnato in una serie incessante di guerre: condusse un corpo di spedizione oltre i Pirenei con lobbiettivo di mettere fine una volta per tutte alla minaccia dei mussulmani(o saraceni) in Spagna, ma fu costretto a ritirarsi per far fronte alla rivolta dei Sassoni; durante la ritirata cadde in una imboscata dei Baschi e persero la vita molti suoi guerrieri. Solo nell800 riusc a dare inizio ad una nuova campagna, che procedette lentamente e con difficolt, ma port alla conquista di un nuovo distretto, la Marcha Hispanica, con capitale Barcellona. Nel tempo intercorso tra la prima e la seconda spedizione in Spagna, Carlo fu impegnato su altri due fronti: a nord ci mise trentanni per venire a capo della resistenza dei Sassoni i quali prima ancora del dominio franco, rifiutavano in Cristianesimo; difficolt comport poi il controllo della Frisia e della Baviera, anchesse incorporate poi nei regno di Carlo. Con queste ultime conquiste il suo potere si estendeva su un territorio vastissimo, comprendente quasi tutta lEuropa centrale. Quando papa Leone III fu imprigionato dalla nobilt romana che lo accusava di spergiuro e adulterio, implor laiuto di Carlo, il quale lo liber e lo fece scortare fino a Roma dove fu convocata una grande assemblea davanti alla quale il papa giur la sua innocenza venne cos riabilitato. Due giorni dopo nella chiesa di san Pietro, durante la celebrazione del Natale, il papa incoron Carlo Magno imperatore. Con latto di incoronazione, il papa riaffermava inoltre la supremazia religiosa della Chiesa di Roma, unica in grado di dare legittimit e funzione sacrale ad un potere. A Carlo spettava cos la difesa della cristianit occidentale nonch la protezione e il controllo dellapparato ecclesiastico. In ambito di ordinamento pubblico, Carlo mir alla creazione di distretti a capo dei quali pose un proprio funzionario con il titolo di conte e con il compito di provvedere alla difesa e allamministrazione della giustizia; nelle zone di frontiera dove era necessaria una maggiore protezione, i distretti erano affidati invece a un marchese. Grandi distretti erano infine i ducati. Nelle mani di questi funzionari pubblici venivano quindi a concentrarsi vasti patrimoni di terre, quindi un secondo problema fu quello di mantenerne il controllo, insediando nei territori dei vassi dominaci, fedeli diretti del re. Inoltre si fece un sempre pi largo uso dellimmunit: nei territori immuni non potevano entrare funzionari pubblici, ma i poteri erano demandati allimmunista, titolare di una concessione; queste terre, sottratte allautorit del conte, ne riducevano ovviamente lautorit. Inoltre la stretta compenetrazione tra stato e chiesa andava al di l dellambito ideologico; agli ecclesiastici si conferivano incarichi di natura politica e il compito di limitare il potere dei conti, procedendo con loro nella designazione di chi doveva provvedere al mantenimento dellordine pubblico dei territori 8

immuni. Lamministrazione dellimpero era nelle mani di tre ufficiali, stretti consiglieri dellimperatore: larcicappellano, che si occupava di affari ecclesiastici; il cancelliere, capo del personale addetto alla redazione di testi legislativi e i conti palatini, responsabili dellamministrazione della giustizia. Carlo Magno tent di dare inoltre omogeneit allimpero attraverso una intensa attivit legislativa. Si tenevano infatti due importanti assemblee dette placiti, una a porte chiuse dove partecipavano i principali consiglieri, e un'altra con la partecipazione anche dei funzionari minori e dei vassalli regi. Materie di discussione erano diritto pubblico, organizzazione ecclesiastica, lintegrazione delle leggi nazionali dei popoli dellimpero, intervenendo nel diritto penale e privato. Carlo Magno diede vita ad una grandiosa opera di restaurazione ecclesiastica, tramite la riforma delle Chiese e dei monasteri, che estese a tutto limpero. Le Chiese si articolavano in province, diocesi e pievi, le prime erano rette da arcivescovi e comprendevano al loro interno un numero pi o meno grande di diocesi, che a loro volta erano divise in pievi, grandi circoscrizioni parrocchiali. Per quanto riguarda i monasteri impose a tutti le regole Benedettine. Per attuare questo vasto progetto fu necessario elevare il livello culturale di monaci e chierici; furono perci istituite scuole presso le chiese e i monasteri. 10- LA CRISI DELLORDINAMENTO CAROLINGIO Il problema pi grave si rilev quello della successione, per la quale il sovrano mostr di volersi attenere alla tradizione franca: divise il regno i suoi tre figli. Ad eliminare ogni incertezza intervenne per la morte prematura di due dei tre fratelli, per cui lultimo figlio, Ludovico, raccolse lintera eredit paterna. Egli era pi portato ad accentuare il carattere sacro del potere imperiale, uno dei suoi primi provvediti fu pertanto quello che risolveva il problema della successione, proclamando indivisibile limpero che veniva destinato al primogenito Lotario, mentre gli altri due figli Pipino e Ludovico(detto il Germanico) assegnava territori periferici. Lotario oper in maniera energica emanando la Constitutio romana, con la quale si stabiliva che il papa avrebbe dovuto prestare giuramento di fedelt allimperatore prima di essere consacrato. Limperatore Ludovico, per, debole di carattere non riusc a tenere a bada i figli minori, intorno ai quali si veniva coagulando linteresse di famiglie aristocratiche. Ne nacquero tensioni che videro alla fine lo stesso Lotario ribellarsi al padre insieme ai fratelli. Per difendersi limperatore non trov altro modo che allargare la schiera dei suoi vassalli, impoverendo cos il patrimonio del fisco, principale fonte di reddito della monarchia. Proprio in questo momento di crisi, la Chiesa annunci un nuovo principio che affermava che se limperatore non fosse stato in grado di assolvere ai suoi compiti spettava alla chiesa intervenire(in questo modo si ponevano le premesse per lintervento della chiesa nella sfera politica). Alla morte dellimperatore si giunse allo scontro tra Lotario e i fratelli, risultando questi ultimi vincitori. I fratelli stipularono poi un patto solenne promettendosi aiuto reciproco e costrinsero Lotario ad accettare il trattato di Verdun, con il quale si sanc definitivamente la divisione dellimpero in parte orientale, occidentale e centrale. Lotario avrebbe conservato il titolo imperiale, ma in realt, al di fuori dei suoi domini, non avrebbe avuto alcun potere. Allimperatore successe il figlio Ludovico II, che fu a lungo impegnato in Italia contro i Saraceni; alla sua morte Carlo il Calvo consegu la corona, ma la sua morte senza eredi permise al figlio di Ludovico il Germanico, Carlo il Grosso, di riunire nelle sue mani tutta leredit di Carlo Magno. Ma fu solo una restaurazione effimera perch limperatore non si dimostr in grado di fronteggiare le incursioni dei Normanni e fu costretto ad abdicare e limpero nuovamente diviso.(il regno verr attribuito da unassemblea di nobili a Berengario) L dissoluzione dellimpero invest anche lorganizzazione politica del mondo carolingio a tutti i livelli. Ormai assai debole era diventata la capacit delle monarchie di controllare i poteri locali. Strumento essenziale di dominio erano infatti la disponibilit di vassalli, e ormai si riducevano di numero quelli legati al re e perfino i conti nelle contee faticavano ad esercitare una reale egemonia sui centri minori di potere. Chiunque possedesse possedimenti fondiari e quindi di vassalli, 9

tenevano a ritagliarsi domini pi o meno ampi, pur essendo sprovvisti di una formale delega da parte della monarchia. Inoltre continua era la minaccia delle popolazioni seminomadi; una vasta area era ancora quella occupata dagli Slavi, in cui nel IX secolo fecero irruzione gli Ungari. Il loro stabilizzarsi in quelle terre non cambi le loro abitudini predatorie, tanto che continuarono a compiere incursioni in Europa. Davanti a loro le formazioni politiche nate dalla dissoluzione dellimpero carolingio si dimostrarono impotenti a garantire la difesa della popolazione. A farne le spese fuorono soprattutto monasteri, ricchi di oggetti preziosi, e centri abitati privi di adeguate difese. Fortunatamente a mettere fine alla loro scorrerie intervennero due fattori: la riorganizzazione del regno di Germania ad opera della dinastia di Sassonia, e la loro conversione al cristianesimo. Contemporaneamente lEuropa veniva aggredita anche da sud e da nord. Dopo la conquista della Sicilia i mussulmani continuarono gli attacchi allOccidente, sottoforma di razzie e incursioni. Inserendosi nelle lotte tra i vari poteri locali(come mercenari o come creatori di autonome dominazioni politiche) costituirono emirati a Bari e Taranto, facendone punti di partenza per incursioni in tutta Italia. Visto che la resistenza armata non ebbe esiti risolutivi, lunico modo per fermali era il versamento di pesanti tributi in denaro. Le regioni dEuropa risparmiate da Ungari e Saraceni furono invece invase dai Normanni o dai Vichinghi. Citt e monasteri isolati venivano assaliti e saccheggiati se non venivano versate somme in denaro; dovette versarle anche limperatore Carlo il Grosso per salvare Parigi. I sovrani dei regni, seppur tentarono di riorganizzare le difese, non riuscirono a mantenere il controllo della situazione data la grande mobilit di un nemico che colpiva di sorpresa e si ritirava. La situazione era cos difficile che spesso i signori fondiari prendevano liniziativa di fortificare le loro ville o costruire castelli anche senza lautorizzazione regia. La costruzione di castelli condizion fortemente lorganizzazione del territorio. Il signore chiamava a contribuirvi gli abitanti delle terre circostanti , considerando che anche loro se ne sarebbero serviti, imponendo turni di guardia e servizi di manutenzione. In questa maniera egli veniva a svolgere compiti di natura puramente politica e, trasformandosi ben presto anche nel loro giudice, attribuendosi compiti di natura giudiziaria. Nel moneto in cui si preoccup di far sorgere anche una chiesa per lassistenza religiosa allinterno del castello il territorio si configur definitivamente come un organismo politico completo. Il X secolo fu considerato secolo di ferro. Un signore radicato in un territorio aveva anche possedimenti aveva non di rado possedimenti minori in localit lontane. La tendenza che emerse fu quella di coordinare questi poteri riservando a se la difesa del territorio e lalta giustizia e riservando ai minori signori fondiari la bassa giustizia, cause civili. Non sempre si arriv in maniera pacifica ad accordi di questo genere, perci il risultato fu una guerra di tutti contro tutti, che giustifica la definizione del secolo. Anche le relazioni di vassallaggio subirono la crisi e vennero a snaturarsi completamente. Mentre prima lelemento pi importante era la fedelt al signore, che veniva poi ricompensata con il feudo, ora era il feudo lelemento decisivo e la fedelt era pi o meno grande a seconda dellentit del feudo, tanto che un cavaliere prestava omaggio anche a pi signori. Parallelamente alla crisi dellordine pubblico si ebbe anche quella dellordine ecclesiastico. Si vennero a diffondere usi, costumi e consuetudini che andavano contro i precetti della chiesa. I vescovi dedicavano pi tempo allesercizio dei loro poteri signorili, piuttosto che alla cura delle anime e concedevano in feudo ai loro vassalli le risorse delle chiese e le decime versate dai fedeli venivano usate per pagare servizi di natura militare. Inoltre non era meno diffusa la tendenza di imperatori e re di imporre i propri candidai alla guida delle diocesi come delle grandi abbazie. 11-LASITUAZIONE ITALIANA il quadro politico della penisola era assai frammentato sul piano giuridico-politico. LItalia settentrionale e buona parte di quella centrale formavano il Regno dItalia; Puglia, Basilicata e 10

Calabria e Campagna costiera erano inserite nellimpero bizantino. LItalia divenne quindi terra di incontro e scontro tra i due imperi, che rivendicavano entrambi il diritto alla sovranit sui territori Longobardi rimasti in meridione e, come abbiamo detto prima, queste lotte interne crearono le premesse per un inserimento dei Saraceni. Il fattore di maggiore complicazione del quadro politico italiano era, tuttavia, rappresentato dal papato, che esercitava in maniera incerta e discontinua la sua signoria su buona parte del Lazio, Umbria e Marche. Berengario fu iniziatore di una serie di re che si susseguirono in maniera rapida e avventurosa. Contro di lui si lev Guido, duca di Spoleto che lo sconfisse riusc a ottenere la corona di imperatore; ma Berengario si tenne pronto a rientrare in gioco, impegnandosi subito nella guerra contro gli Ungari invasori e contro i Saraceni che riusc a espellere dalla loro base alla foce del Garigliano. Ottenne cos dal papa la corona imperiale. La fortuna gli volt le spalle quando fu sconfitto da Rodolfo di Borgogna, facendolo uscire di scena. A Rodolfo si contrappose poi il marchese Ivrea Berengario, appoggiato dal re di Germania Ottone I di Sassonia, e lo sconfisse cingendo, una volta scomparso Lotario, la corona di re dItalia. La vedova di Lotario, perseguitata da Berengario, chiese aiuto al re di Germania, che scese prontamente in Italia, accolto dalla feudalit che gli fece atto di sottomissione insieme allo stesso Berengario che riusc cos a conservare il regno in qualit di vassallo. Quando Ottone si allontan dallItalia, per, ne approfitt per recuperare lindipendenza arrivando a minacciare i territori della Chiesa. La Chiesa richiam Ottone che, ritornato in Italia, fece prigioniero Berengario, cingendo sia la corona regia che quella imperiale. Ottone contribu in Germania, nonostante anchessa fosse divisa in ducati, alla formazione di uno spirito di identit nazionale tedesca, attraverso la consapevolezza delle varie stirpi germaniche di vivere allinterno di un regno comune. Il progetto che attu Ottone per ottenere un governo solido, fu quello di sostituire duchi e funzionari pubblici con membri della sua famiglia. Inoltre coinvolse i vescovi nel governo di citt e conte, facendone dei signori territoriali(vescovi e abati erano anchessi scelti tra le famiglie a lui strettamente legate); mentre lui esigette da loro un pari impegno in capo religioso per cui quei fenomeni di indisciplina e rilassatezza dei costumi apparivano in Germania molto meno gravi. Intanto il papato vedeva ridimensionato il suo ruolo allinterno della Cristianit, trovandosi in balia dellaristocrazia romana, che divenne arbitra delle elezioni papali, tutto ci mentre la citt appariva sempre pi immiserita e spopolata. Nel momento in cui Ottone rimase in Italia tent di risollevare le sorti del papato, assicurandosi per il futuro la correttezza dellelezione papale e attribuendosi il diritto di giudicare leletto prima della consacrazione. Successivamente volte la sua attenzione verso lItalia meridionale, tentando di imporvi la sua autorit: i principi Longobardi si riconobbero subito suoi vassalli, mentre non ebbe la stessa fortuna con i Bizantini. Ma con il nuovo imperatore bizantino Zimisce le trattative ripresero, e questultimo gli riconobbe il titolo imperiale acconsent le nozze tra Ottone II e sua figlia che avrebbe dovuto portare in dote i territori dellItalia meridionale. Quando Ottone I mor per, ricominciarono le resistenze dei duchi e la situazione Italiana sfugg di mano al nuovo imperatore; a Roma laristocrazia aveva ripreso a imperversare e i bizantini non mostravano pi di voler onorare i patti matrimoniali. Quando mor lasci il peso dellimpero al figlio Ottone III, che tent subito di dare un contenuto effettivo alla teoria del carattere universale dellimpero e del connubio tra regno e sacerdozio. Il primo atto di governo fu pertanto la nomina a pontefice di un suo parente e trasferendosi anchegli a Roma, per governare a stretto contatto con il pontefice. Il suo programma prevedeva inoltre la sottomissione di tutte le monarchie fino ad allora indipendenti. Ma tutti i suoi progetti si scontrarono con ostacoli insormontabili che venivano proprio dai suoi domini: in Germania cresceva lo scontento dellaristocrazia per la scarsa considerazione che limperatore sembrava avere dei problemi del paese; mentre in Italia i grandi feudatari, abituati ad essere indipendenti, non gradivano la presenza stabile dellimperatore e laristocrazia romana si vedeva privata della sua tradizionale influenza sul papato. Il risultato fu una sollevazione di feudatari italiani che costrinse Ottone III a lasciare la citt. 11

Gli successe il figlio Enrico II che lasci cadere tutti i propositi di potere universale del padre, concentrando i suoi sforza sulla Germania, alle prese con la pressione degli Slavi sulle frontiere e si preoccup in seconda sede di combattere la rilassatezza dei costumi del clero e dei monaci incoraggiando movimenti di riforma. Ebbe anche lui, come tutti gli imperatori tedeschi, difficolt a rendere effettivo il suo potere in Italia, a causa delle tendenze autonomistiche dei signori locali che riconoscevano solo formalmente lautorit regia e imperiale. Vi contribuiva il fatto che in Italia non ci fosse stata la formazione di grandi principati territoriali capaci di coordinare le forze signorili locali. Lo avevano impedito il protrarsi per pi di un secolo delle incursioni saracene e ungare, che avevano contribuito al proliferare dei castelli, e dallaltro la vitalit delle citt che mantenevano una orgogliosa coscienza di se. Le citt apparivano, infatti, avviate verso una ripresa economica e demografica, grazie allemergere di nuovi ceti legati allartigianato e al commercio, alla partecipazione del popolo alla gestione del potere, allemergere della coscienza cittadina e della consapevolezza di giocare un ruolo importante sul piano politico. 11- SPLENDORE E DECLINO DI BISANZIO Alla fine del VII secolo, limpero bizantino contava complessivamente un terzo del territorio del tempi di Eraclio. Per vero la met dellIX secolo ebbe la forza di risollevarsi, recuperando parte dei territori perduti. Questa forza da attribuire allo sforzo compiuto dalle varie dinastie per rinnovare lorganizzazione statale e metterla in grado di far fronte alle difficolt del momento. Miravano infatti a radicare nel territorio i soldati, rendendoli allo stesso tempo colonizzatori e proprietari delle terre che avevano il compito di difendere; erano esentati dalle tasse e ricevevano un piccolo stipendio. Parallelamente si favor anche la formazione di una piccola propriet di contadini liberi, principale base economica e finanziaria dello Stato, che non imped per che nelle citt costiere si sviluppassero attivit commerciali e produttive. LImpero bizantino venne inoltre ad acquisire un carattere di tipo orientale, superando il diritto romano e introducendo consuetudini di origine orientale, tra cui la sempre pi stretta compenetrazione tra vita civile e religiosa. Dalle province orientali dellimpero, pi soggette allinfluenza dellIslamismo e del Giudaismo, part un movimento contrario al culto delle icone che diede il via alla controversia iconoclasta. Il movimento assunse particolare rilevanza quando sul trono sal Leone III che, o perch convinto spiritualmente o per rafforzare lunit dello Stato, accolse le richieste che provenivano da quelle province, infliggendo cos un duro colpo ai monaci, troppo indipendenti dal potere imperiale e dotati di grande influenza sul popolo. Nonostante lopposizione del pontefice, con un decreto proib il culto di tutte le immagini. Con lavvento al trono di Constantino VI sembr per che si volesse rinunciare al proposito e infatti il Concilio Ecumenico di Nicea condann liconoclasmo come eresia. Il trionfo dellortodossia sulleresia venne non a caso a coincidere con lattenuarsi del pericolo arabo, a cui collegato una ripresa della grande propriet terriera. Nonostante le leggi in difesa degli stratioti e dei contadini liberi che costituivano il nerbo degli eserciti e degli apparati produttivi bizantini, non si riusc ad rallentare quel processo per cui i contadini impoveriti preferivano cedere le terre a un potente e mettersi sotto la sua protezione, come avveniva gi in Occidente. Tuttavia, grazie ad un apparato pubblico di gran lunga pi efficiente, non si ebbe quel totale trasferimento dei poteri nelle mani dei signori, che aveva caratterizzato le campagne europee. Potendo contare su questo efficiente apparato burocratico, limperatore aveva strumenti di direzione politica e di intervento nella vita sociale, sconosciuti ai sovrani dOccidente e la sua posizione si era venuta progressivamente rafforzando: limperatore era considerato rappresentante di Dio sulla terra, capo dellesercito e delamministrazione, garante della giustizia e della pace, nonch difensore della Chiesa e della vera fede.

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Limperatore decideva infatti in merito allelezione del patriarca e legiferava in materia di fede,tanto che ne risult un legame strettissimo tra Stato e Chiesa, molto pi stretto di quello che si cercava di realizzare in Occidente. A rafforzare la figura dellimperatore erano inoltre i successi sul piano militare, dovuti ad un potenziamento della marina militare, che portarono alla riconquista dellimportante centro strategico di Emessa, al recupero di Creta, del Libano, della Palestina e di buona parte della Siria. Vi erano tuttavia tensioni tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, per via della dottrina della derivazione dello Spirito Santo non solo dal padre, ma anche dal Figlio, che non corrisponde a quella stabilita nel Concilio di Nicea(per il quale deriva solo dal Padre). A questo problema se ne aggiunsero altri nel corso degli anni, come il matrimonio dei preti e luso del pane lievitato nella celebrazione dellEucarestia. La situazione esplose a met del XI secolo, quando alla guida delle due chiese vennero a trovarsi prelati intransigenti, nemici di ogni compromesso, che port presto allo scisma. Sul piano economico le attivit produttive e commerciali, che avevano la loro sede nelle citt, apparivano in piena ripresa e la moneta bizantina era forte sul mercato internazionale. Costantinopoli era allora il pi importante centro commerciale del Mediterraneo. Proprio quando il prestigio di Bisanzio era al culmine, apparvero i segni di un rapido declino. Con la fine della dinastia macedone cominci un mezzo secolo di lotte per il potere tra lalta burocrazia e la nobilt da una parte e laristocrazia fondiaria dallaltra. A vittoria di questultima porto allabbandono di una politica a difesa della piccola propriet contadina, e allintroduzione di ampi privilegi per i signori, esentati dal pagare le tasse, cosa che ridusse fortemente le risorse finanziarie dello Stato. Tutto ci mentre aumentava la pressione sulle frontiere ed era necessario trovare i mezzi per arruolare truppe mercenarie, perch la rovina della piccola propriet aveva privato lo Stato dellapporto militare degli stratioti. A oriente premevano i Turchi, ma il pericolo maggiore erano i Normanni; dopo aver infatti espulso i bizantini dallItalia puntarono addirittura a Costantinopoli, limperatore chiese aiuto a Venezia, aiuto che gli venne dato in cambio di ampi privilegi in base ai quali i veneziani potevano commerciare liberamente in tutte le citt dellImpero, senza pagare dazi e tasse. Questo port ad uno progressiva svalutazione della moneta bizantina e ad un aumento della pressione fiscale, mentre i veneziani divennero arbitri della vita economica dellimpero risucchiandone le risorse finanziarie e, nel secolo seguente, assumendone diretto controllo. 12- PROGRESSI DELLEUROPA NEI SECOLI XI-XII Agli inizi del nuovo millennio, dopo il calo dei secoli precedenti seguiti da una stagnazione, era di nuovo in aumento e ci comport la nascita di nuovi villaggi. Le citt si ripopolano e diventano centri di scambio e attivit produttive. I prodotti agricoli trovano nel mercato cittadino uno sbocco molto pi consistente che nel passato. Ovunque era in atto un ampliamento delle terre messe a coltura attraverso opere di disboscamento e bonifica, risultato di un contratto tra proprietario terriero e coltivatore: il primo concedeva la terra per consentire di avviare lattivit produttiva, chiedendo in cambio il pagamento di un canone in natura a partire dal momento in cui la terra avrebbe cominciato a produrre. Un ruolo assai importante nellespansione dei territori coltivati ebbero anche i nuovi ordini monastici, conseguenza diretta del loro stile di vita e desiderosi di riscoprire lo spirito originario della regola benedettina.; intorno a questi nuovi monasteri sorsero inoltre villaggi di contadini. Tuttavia questi progressi nono sono da considerarsi generali, in molte zone i successi furono limitati e molti villaggi scomparvero quando la terra messa a coltura si rivelava poco produttiva. Il fenomeno interess anche aree fino ad allora quasi deserte, come le zone costiere dei Paesi Bassi, disseminate di paludi e acquitrini. Nellarco di due-tre secoli lintera zona fu bonificata e sulle aree recuperate si procedette a impiantare aziende agrarie e di allevamento. Un risultato del genere fu possibile grazie allintervento di conti e signori feudali. Nello stesso tempo in Spagna la messa a 13

coltura di nuove terre procedeva pari passo con la riconquista, da parte dei cristiani, dei territori occupati dagli Arabi. Ma fu la Germania che produsse il pi intenso slancio espansivo; i principi territoriali si diedero ad una poderosa spinta verso oriente, guidando coloni al di l delle frontiere, dove conquista, colonizzazione ed evangelizzazione forzata procedettero pari passo. Flussi migratori cos intensi ebbero notevoli ripercussioni sulle terre di origine degli emigrati, poich i signori si dovettero preoccupare di evitare la partenza dei loro contadini e si resero conto che lunico modo era quello di venire incontro alle loro esigenze di maggiore libert, tra cui il riconoscimento di usi e costumi locali e la possibilit di gestire la riscossione delle imposte e la polizia campestre. Furono introdotte anche nuove tecniche agrarie e colture; strumenti come laratro pesante in grado di smuovere terreni pesanti come erano quelli sottratti agli acquitrini e alle foreste, la sostituzione della bordatura con un collare rigido che permetteva allanimale di respirare liberamente, la ferratura dello zoccolo del cavallo, introduzione sempre pi ampia della rotazione triennale(una per la semina autunnale, una per la primaverile, e una a riposo), anche se in Europa meridionale si continu ad usare la rotazione biennale a causa delle primavere troppo brevi e asciutte. I progressi dellagricoltura valsero a creare le condizioni per la ripresa del commercio e dellartigianato nelle citt. Le popolazioni pi attive a riguardo erano quelle che si trovavano nei punti di incontro tra aree economiche diverse: i Veneziani, che mettevano in collegamento il mondo bizantino con lEuropa centrale; gli Amalfitani, che collegavano lItalia centro-meridionale con i mercati bizantini e arabi e gli Ebrei, unici ad avere un raggio di azione intercontinentale essendo intermediari tra due mondi lontani e diversi. Dopo il X secolo si vide quindi un ampliarsi dei mercanti di professione e la crescita di importanza delle fiere, che cominciarono a superare lambito locale. La fiera pi importante che collegava larea mediterranea con quella nordica, era la fiera di Champagne, in Francia; considerata il pi grande mercato internazionale del tempo che, favorendo lincontro di mercanti che parlavano lingue diverse e avevano usi e costumi diversi, contribu alla formazione di uno spirito europeo. Vennero inoltre ridefinendosi le rotte e gli oggetti di commercio che non erano pi solo articoli ricchi e di facile trasporto, ma merci di ogni tipo, tra qui genere alimentari per il rifornimento delle citt pi popolose; una merce importante erano inoltre gli schiavi, in genere negri, slavi, turchi, ma anche greci e spagnoli, richiesti soprattutto per i lavori domestici. I vari prodotti del commercio avevano zone di provenienza ben definite, la cui vocazione produttiva fin con lessere esaltata sempre di pi; si vennero cos delineando aree a specializzazione agricola, come la Borgogna, e aree a specializzazione manifatturiera e tessile, come le Fiandre. Vennero a ridefinirsi anche le posizioni di forza allinterno del mondo della mercatura: i pi attivi e intraprendenti restarono i Veneziani, seguiti dai Genovesi e, nel secolo seguente, dai Pisani. Furono introdotti miglioramenti tecnici che contribuirono a rendere pi sicuri i viaggi e convenienti dal punto di vista economico. Uno di questi fu linvestimento di capitali nella costruzione di navi pi sicure, grandi e manovrabili, seguito dallintroduzione della bussola, dei portolani(guide per naviganti compilate da uomini di mare che descrivevano le caratteristiche delle coste e dei porti), le carte nautiche, carri a due e quattro ruote per il commercio via terra e una rete viaria sempre pi fitta per abbreviare il viaggio. Lo sviluppo dei commerci richiese a un certo punto il superamento del sistema monetario creato da Carlo Magno e basato sulla libra dargento. Monete cos scadenti potevano andare bene per i piccoli traffici locali, ma non per quelli a carattere internazionale, per i quali si usavano abitualmente monete doro arabe o bizantine. Quando per anchesse cominciarono a prendere prestigio a causa del declino di Costantinopoli sia della riconquista cristiana della Spagna, i mercanti si dovettero porre il problema di dotarsi di una moneta stabile e capace di circolare ovunque. Liniziativa fu presa da Venezia, che coni il grosso dargento. Questo non valse per a risolvere il problema, perch rimanevano comunque monete dargento, mentre il volume di scambio richiedeva lusi delloro; tuttavia in occidente loro era scarso e i sovrani erano deboli economicamente a confronto con quelli bizantini e arabi. Solo agli inizi del XIII secolo si ebbero le condizioni per ribaltare la 14

situazione, quando nei mercati dellEuropa e del mediterraneo dominavano i mercanti delle citt italiane. Uno dei settori principali dellartigianato era il tessile(laniero in particolare), per la cui produzione si pu parlare di vera e propria industria, tuttavia non si ebbe mai la concertazione di un gran numero di lavoratori in un solo opificio, ma le numerose operazioni per raggiungere il ridotto finale comprendevano un buon numero di botteghe e lavoratori a domicilio. Altra attivit produttiva di rilievo era lestrazione e lavorazione dei metalli per la produzione di attrezzi di vario genere; Milano in particolare fu fiorente nella produzione di armi, rinomate in tutto il mondo. Un settore completamente nuovo fu invece quello della produzione della carta, l cui centro italiano principale fu Fabriano. Inoltre artigiani operavano molto anche in settori difficilmente distinguibili dallarte, come oreficerie, intarsio del marmo e dellavorio, vetro e ceramiche, i cui centri principali furono Venezia, Pisa e Firenze. Alla base di tutte queste attivit vi era la bottega dellartigiano, nella quale, accanto al titolare, lavorano i famigliari, collaboratori stabili e apprendisti che puntavano a diventare maestri. Diventare maestro significava non solo maggiore prospettiva di guadagno, ma anche inserirsi a pieno titolo nella struttura economica e sociale della citt, nonch partecipazione politica grazie allinfluenza sulle autorit delle associazioni di categoria, chiamate anche corporazioni di arti e mestieri. Esse provvedevano a tutelare gli interessi e i diritti dei propri membri, fornivano materie prime alle botteghe, fissavano salari e prezzi di vendita e controllavano qualit e quantit dei prodotti. Le citt furono una componente fondamentale della storia europea a partire dallXI secolo; mentre prima avevano una funzione poco rilevante se non marginale. Anzi nelle aree marginali dellantico impero romano le citt scomparvero del tutto, mentre in quelle che sopravvissero decisivo fu il ruolo del vescovo, la cui presenza nelle citt faceva si che esse continuassero ad essere un punto di riferimento delle popolazioni contadine dei dintorni. Le citt ora, invece, diventano fondamentali come centri di produzione e di scambi. NellItalia meridionale lo spazio commerciale bizantino e mussulmano si era andato ulteriormente dilatando e ad avvantaggiarsene di pi furono i maggiori centri costieri della Campagna e della Puglia. Le attivit manifatturiere vi erano in piena espansione e in crescita appaiono anche tutte le branche della produzione, dallindustria tessile a quella estrattiva, dalle manifatture artistiche alle costruzioni navali. Nonostante lo sviluppo dei commerci nelle citt meridionali si continu a perpetuare il predominio sociale e politico dellaristocrazia fondiaria, che riusc a imporre anche ai nuovi ceti i propri modelli culturali. NellItalia centro-settentrionale, invece, le citt marinare appaiono tutte proiettate verso il futuro. Innanzi tutto Venezia, si organizz ben presto in maniera sostanzialmente autonoma e la sua posizione di forza nel mediterraneo fu sancita dalla Bolla doro con la quale limperatore dava piena libert ai mercanti della citt di commerciare in tutte le citt dellimpero in cambio di aiuti miliari contro i Normanni. Ma mentre Venezia voleva far diventare il mare Adriatico sotto il suo controllo, spuntavano le mire di altre importanti citt marinare: Pisa e Genova. Queste due citt si unirono insieme con lobbiettivo comune di scacciare i Saraceni dal Tirreno; i Pisani li scacciarono dalla Sardegna, i genovesi puntarono i loro attacchi contro alcune citt islamiche della Spagna meridionale. In poco tempo genovesi, pisani e veneziani ottennero una posizione di preminenza assoluta. Il ruolo che nelle citt vecchie e nuove svolse il vescovo and ben presto molto al di l dellambito religioso e configurandosi come potere concorrente a quello dei funzionari pubblici, reso possibile dal fatto che il vescovo, in quanto eletto dal clero e dal popolo, era pur sempre espressione della citt. Con il ritorno della nobilt delle citt, dovuto alla migliore qualit della vita e alla presenza in citt di mercanti, uomini di legge e professionisti i quali fornivano lopportunit di nuovi rapporti economici e sociali, si vennero creando citt dinamiche e coscienti della propria forza, in grado di condizionare fortemente il governo del vescovo, per poi, successivamente, esautorarlo del tutto. La 15

rinascita urbana coinvolse anche Germania e Francia. I modi in cui avvenne furono due: o un signore feudale prendeva liniziativa e fondava un centro fortificato nei pressi di un luogo di mercato, o un gruppo di mercanti creava il proprio insediamento nei pressi di un castello, per riceverne protezione. Il borgo ben presto crebbe in estensione e in floridezza economica, fino a che una cinta muraria non inglob entrambi, sanzionando cos la nascita della nuova citt. In Germania, citt come Brena, Amburgo e tante altre della Germania settentrionale diedero vita ad una lega assai potente sul piano economico e militare, la lega Anseatica, per garantirsi il monopolio dei traffici nelle zone di loro interesse. Tuttavia le citt del medioevo occidentale non conobbero il fenomeno delle megalopoli; il massimo di estensione fu raggiunta agli inizi del trecento, quando citt come Milano, Firenze e Parigi avevano gi costruito una terza cerchia muraria; di minore densit erano invece le citt della Germania. La crescita del numero di abitanti delle citt fu reso possibile soprattutto dalla massiccia migrazione degli abitanti dalle campagne, spinti dal desiderio di sfruttare opportunit di lavoro fornite dalle nascenti industrie cittadine. Si veniva cos delineando una societ pi ricca e articolata, nella quale chi operava nel campo del commercio, del credito e delle manifatture svolgevano un ruolo di crescente importanza. La citt restava per divisa nei tre ordini sociali tradizionali: gli oratores, coloro che pregavano, i bellatores, coloro che difendevano il clero e la popolazione, e i laboratorse, i rustici che lavoravano la terra. nonostante giuristi e scrittori avessero preso coscienza della nuova classe dei borghesi, limmagine della societ rimase immutata nella sua rigida tripartizione, essendo strumento di difesa dellordine pubblico. Un elemento che accomuna tutte le citt europee fu la tendenza a dotarsi di una certa autonomia, intorno al XI e XII secolo, nei confronti dei principi e dei signori territoriali. Il movimento comunale nacque dalliniziativa dei cittadini che, sotto la guida di personaggi eminenti per ricchezza e prestigio, stipularono tra di loro giuramenti di pace e avviavano trattative con i signori per ottenere carte di comune, cio autorizzazioni a fare il comune, spesso sborsando ingenti somme di denaro o ricorrendo alla minaccia armata. A volte per liniziativa era nelle mani dei signori, i quali dopo aver promosso lo sviluppo del centro, concedevano la carta in cambio di denaro e del mantenimento di propri funzionari allinterno della citt. Anche nelle citt dellEuropa in cui lo sviluppo fu pi lento, i cittadini riuscirono comunque ad ottenere spazi di autonomia, attraverso lelezione di giudici e organismi amministrativi. 13-LA RIFORMA DELLA CHIESA Lordinamento ecclesiastico, privato del sostegno del potere politico perso in un groviglio di diritti signorili che non riusciva a disciplinare, non riusciva a funzionare a causa sia dellingerenza dei laici nelle nomine di papi, vescovi e abati, sia per il livello culturale e morale di prelati e chierici che trascuravano i loro compiti pastorali. A peggiorare questa situazione intervenne la diffusione della simonia, per cui si richiedevano somme di denaro in cambio del conseguimento di dignit ecclesiastiche. Ma mentre la crisi dellimpero dur ancora a lungo, il recupero delle funzionalit dellapparato ecclesiastico fu pi rapido ed efficace; probabilmente perch le manchevolezze della chiesa furono sentite come pi gravi e meno tollerabili da tutti i ceti della societ. Fu nei monasteri che si manifestarono i primigeni di rinnovamento; lesperienza che si mostr particolarmente feconda fu quella del monastero di Cluny dove abbiamo il primo esempio di ordine religioso. Mentre prima ogni monastero era dipendente dal suo abate e sotto la giurisdizione del vescovo, che non di rado usava i beni del monastero per il mantenimento dei suoi vassalli, ora i monasteri erano sotto la guida di un solo abate, quello di Cluny, che reggeva le comunit locali attraverso priori; rafforzato dallimmunit di cui fu ben presto dotata labbazia per sottrarla allingerenza dei funzionari pubblici. 16

Nelle occupazioni dei monaci vennero introdotte la lettura di salmi, solenni funzioni liturgiche, nuovi culti di santi, riti per i defunti, preghiere, distribuzione di pasti per i poveri, studio e attivit letteraria(il genere pi praticato fu lagiografia). Come reazione alla crisi delle istituzioni ecclesiastiche e politiche si diffuse leremitismo, che prevedeva la separazione totale dalla societ, di cui sorsero veri e propri ordini, come quello fondato da Romoaldo da Ravenna, da esso dipendevano vari monasteri, nei quali vivevano quei monaci, che non si sentivano forti abbastanza per affrontare i rigori della vita eremitica. Unaltra componente importante del movimento di riforma della chiesa fu costituita dalle comunit canonicati, dove ripristinare la vita comune del clero, prescrivendo la costruzione di appositi edifici in cui i chierici avrebbero dovuto vivere in comune. Ma le conseguenze furono che la vita in comune entr in crisi e i beni destinati al mantenimento della comunit canonicale furono divisi in quote assegnate ai chierici. Uninversione di tendenza si ebbe tra il X e lXI secolo nellambito delle cattedrali, dove il vescovo cominci ad affiancare ai suoi mille impegni politici e gestionali, una maggiore attenzione agli aspetti religiosi e pastorali; iniziando proprio dallo sforzo di ripristinare la vita comune, miglior rimedio contro il concubinato. Quelle che sembrarono iniziative isolate diventarono sempre pi numerose. Era tempo, infatti, che si tentasse di realizzare un coordinamento tra i vari filoni di riforme; questo coordinamento fu assicurato prima dal potere politico, poi dal papa stesso. Gli imperatori erano sempre stati fortemente interessati al corretto funzionamento dellordinamento ecclesiastico, perch vescovi, abati e rettori di chiese erano un prezioso sostegno al potere imperiale. Non sorprende quindi che gli imperatori si siano fatti interpreti e sostenitori per primi del rinnovo della Chiesa. Significati fu in particolare lopera dellimperatore Enrico III, che intraprese unopera di moralizzazione allinterno dellepiscopato e di sostegno ai monasteri, poich alcuni vescovi tenevano comportamenti non molto diversi da quelli dei feudatari laici. Volse poi la sua attenzione alla Chiesa di Roma, allora in profonda crisi, perch e rivalit tra le famiglie dellaristocrazia avevano portato allelezione contemporanea di ben tre papi. Limperatore li depose tutti e fece eleggere un suo candidato, che prese il nome di Clemente II; eman inoltre delle norme contro gli ecclesiastici colpevoli di simonia, che furono dichiarati decaduti. Intanto tra le schiere di intellettuali impegnati nellopera di riforma cominciava a diffondersi lidea che non era possibile unopera di rinnovamento senza limitare lingerenza dei laici e anche dellimperatore nella scelta dei papi, dei vescovi, degli abati e dei rettori. Fin cos che sempre pi esponenti del movimento si sentivano sempre meno solidali con limperatore, e, dallaltra parte, cresceva lostilit da parte di quei vescovi che non volevano adeguarsi alle nuove regole. Alla morte dellimperatore si cre una situazione di debolezza del potere imperiale, ma si evit per il momento lesplodere delle contraddizioni, consentendo al gruppo dei riformisti romani di trovare una buona strategia. Elaborare una strategia non era stata una cosa semplice per un gruppo gi diviso al suo interno in due posizioni: da una parte cera lo schieramento rigorista che propugnava una dipendenza della Chiesa dal potere regio e imperiale, nonch la condanna decisa dei vescovi simoniaci e lannullamento di tutti i loro atti; dallaltra parte cera chi riteneva impraticabili soluzioni di questo tipo, ritenendo i sacramenti validi indipendentemente dalla qualit morale di chi li amministra e che lannullamento avrebbe significato uno sconvolgimento della vita di troppe chiese, che si sarebbero trovate private dei loro rettori, inoltre sostenevano lunione inscindibile tra regno e sacerdozio. Intanto il papato si rafforzava politicamente e attuava una serie di interventi assai importanti in ambito disciplinare e organizzativo: riun un concilio di Laterano nel quale vennero modificate le procedure per lelezione papale, che venne riservata a un collegio di cardinali; fu rinnovato lobbligo al celibato, i vescovi simoniaci furono deposti, ma le ordinazioni fatte da loro fino a quel momento furono ritenute valide. Il nuovo imperatore Enrico IV si rese subito contro di quale effetto avrebbero avuto questi provvedimenti sul piano politico, privandolo del controllo delle abbazie e delle sedi vescovili e 17

avrebbe affrontato la questione in modo deciso. Nel frattempo saliva sul soglio pontificio Gregorio VII, luomo di punta dello schieramento riformatore. Dotato di una forte personalit e di unalta concezione della dignit papale, rivendic la suprema autorit del papa allinterno della Chiesa e nellambito della societ cristiana, attribuendosi la facolt di deporre non solo i vescovi ma anche lo stesso imperatore. Ne scatur una profonda spaccatura del movimento riformatore, dalla parte dellimperatore vennero a trovarsi i vescovi ostili alla riforma e gli ecclesiastici contrari alla concezione gregoriana del primato del papa; nacque una lunga lotta, detta lotta per le investiture e le due fazioni combatterono sia con le armi che con le campagne di stampa, di cui furono protagonisti gli scrittori schierati nei due fronti opposti. Enrico IV convoc a Worms nel 1076 unassemblea di nobili e ecclesiastci e con il consenso di tutti depose e fece scomunicare il pontefice. Per tutta risposta Gregorio VII scomunic i vescovi e limperatore. Enrico si rese subito conto della posizione pericolosa nella quale si trovava, poich il provvedimento papale dava legittimit allopposizione dellaristocrazia tedesca, che infatti gli impose di sottporsi al giudizio papale, convocando nel 1077 una dieta ad Augusta. Gregorio si mise in marcia per raggiungere la citt tedesca, fermandosi al castello di Canossa ospite della contessa Matilde, sua fedele alleata, aspettando l la scorta armata promessagli. Enrico ritenendo troppo umiliante per lui il giudizio davanti ad una pubblica assemblea, si present a Canossa per implorare lassoluzione dalla scomunica. Il papa rifiut di riceverlo, ma dopo gli concesse il perdono. Limperatore, una volta spezzato il fronte dei suoi oppositori, si volse nuovamente contro il papa che gli rinnov cos la scomunica. Enrico IV convoc allora due concili: il primo a Magonza, dove fece di nuovo deporre il papa, e il secondo a Bressanone dove fece eleggere papa Clemente III. Dopo di che scese in Italia, dirigendosi a Roma, dove dopo un lungo assedio la citt fu presa e qualche giorno dopo Clemente venne consacrato e incoron a sua volta Enrico imperatore. Dopo di ci niente fu pi come prima, limpero, messosi in contrasto con la Chiesa, era destinato a perdere la sua funzione religiosa e a cercare nuove legittimit sul piano giuridico. Quando sal sul soglio pontificio Urbano II, cerc subito collegamento con lepiscopato, rafforzandone lautorit allinterno delle diocesi e promuovendo la fondazione di canoniche che avrebbero dovuto aiutare i vescovi nellesercizio della cura delle anime. In breve tempo i vescovi della Germania e della Lombardia, da sempre schierati dalla parte dellimperatore, riconobbero lautorit del papa di Roma. Liniziativa ormai era tutta nelle mani del pontefice, che si attiv in particolare nel meridione, dove bisognava fronteggiare linfluenza della chiesa greca; mentre nel settentrione dovette incitare i suoi aderenti nello sforzo finale contro il partito filoimperiale. A Firenze ricevette anche gli ambasciatori greci, con i quali tratt della riunificazione delle due Chiese e, secondo la tradizione, ebbe da loro anche una richiesta di aiuto contro i Turchi. Da qui il papa deplor le lotte fratricide tra cristiani e promosse, invece, un pellegrinaggio in Terrasanta come mezzo di purificazione dai peccati e come occasione per recare aiuto alla chiesa orientale, minaccia dagli infedeli. Con il successore di Urbano II, Pasquale II, il papato sembr tornare sotto il controllo del partito rigorista di ispirazione gregoriana. Fu infatti rinnovato il decreto contro le investiture di chiese e monasteri fatte da laici, mentre cominciava a farsi strada la proposta che i vescovi avrebbero dovuto rinunciare ai beni e ai poteri ricevuti dallo Stato eliminando cos lintervento del potere politico nella loro nomina. Questa decisione sembr essere accolta sia dal papa che dallimperatore, i quali raggiunsero a Sutri un accordo in tal senso, ma lopposizione sia del seguito imperiale, sia degli ambienti ecclesiastici fu enorme. Stato e Chiesa erano infatti da sempre cos legati che non si riusciva a pensare uno stato privo dellappoggio dei vescovi e viceversa. Un concilio sconfess quindi Pasquale II, e successivamente Enrico V venne scomunicato. Nel giro di poco tempo tutto torn come prima.

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Da questi scontri e scomuniche ne usc rinforzata la posizione di chi appoggiava la possibilit di raggiungere un compromesso e finalmente nel 1122 fu possibile passare alla stipula del concordato di Worms con il quale si affermava il principio di non ingerenza del potere politico nellelezione del vescovi e degli abati, gli abati sarebbero stato eletti dalle comunit di monaci e i vescovi dal clero e dal popolo della diocesi. Lintervento dellimperatore sarebbe stato possibile in un secondo momento, durante linvestitura dei poteri temporali; tuttavia aveva il diritto di negare linvestitura delleletto se non fosse stato di suo gradimento. Il concordato di Worms fin per per essere stratificato dal Concilio lateranense del 1123, lassemblea alla quale parteciparono circa trecento vescovi e abati di tutto lOccidente, considerato il primo concilio ecumenico. Esso segn lavvio di un processo che port in tempi rapidissimi alla collocazione del papato al vertice della societ cristiana, mentre il potere politico non fu in grado di superare lo stato di disgregazione prodottosi del corso dellAlto Medioevo. La Chiesa di Roma una volta risolta la contesa con limpero, seppe invece riavviare una grandiosa opera di consolidamento in tutti i suoi campi. Strumento importantissimo per il governo pontificio fu listituto della legazione: rappresentanti(legati) inviati presso il sovrano o gli enti ecclesiastici; i loro poteri erano assai ampi, potevano decider in merito a controversie, consacrare o deporre vescovi, presiedere ai concili provinciali e in certi momenti assumendo tutti i poteri e configurandosi come governatori veri e propri. Attraverso loro il papato riusc nel corso del XII secolo ad attuare una forma assai avanzata di centralismo monarchico e ad ottenere una piena supremazia sia in ambito ecclesiastico che politico, trasformando la Santa sede in punto di riferimento di tutta la politica europea. 14-RINASCITA CULTURALE E NUOVE ESERIENZE RELIGIOSE Verso la met del secolo XI si ebbe una vivace rinascita culturale in Italia meridionale, da sempre in contatto diretto con il mondo greco e con quello arabo. NellItalia settentrionale, invece, era in atto, in quello steso periodo, la rinascita del diritto romano, sulla base dellintero Corpus iuris civilis di Giustiniano e Bologna era il maggior centro di studi in questo campo. Il paese in cui lattivit culturale appariva in piena ripresa in ogni campo era invece la Francia, soprattutto nel secolo seguente il fenomeno ebbe una forte accelerazione, per cui si parla di rinascita del secolo XII. Erano inoltre in piena fioritura ordini religiosi di nuova fondazione e fervidi centri di vita intellettuale furono le cattedrali, le quali avevano il vantaggio di essere pienamente inserite nelle citt. Il fenomeno fu particolarmente evidente nella Francia settentrionale, dove le scuole cattedrali divennero polo di attrazione per studenti provenienti dalla Germania, dallInghilterra e dallItalia. Queste scuole erano sotto il controllo dei vescovi, mancava per un vero e proprio programma di studio, n erano previsti esami finali e conferimento di titoli. Tutto questo avverr pi avanti con le universit. Le universit si presentarono allinizio come semplici associazioni di studenti e professori, ma ben presto mirarono ad ottenere il riconoscimento dellautorit civile ed ecclesiastica e la concessione di privilegi d carattere giuridico ed economico. Nello stesso tempo cercarono di fissare programmi di studio, compensi per i professori, le modalit degli esami e come conseguire la licenza di insegnamento. A Bologna luniversit nacque in ambito delle scuole laiche di diritto per iniziativa degli studenti. A Parigi le origini delluniversit sono invece da collegare con la scuola della cattedrale di Notre Dame; essa aveva tanti docenti e un cos grande prestigio da fare di Parigi la prima citt di insegnati che abbia avuto il mondo medievale. Qui liniziativa fu soprattutto dei maestri, con lobbiettivo di ridurre il potere del cancelliere arcivescovile, che interveniva anche in ambito dottrinale, stabilendo i libri da usare nellinsegnamento. Una filiazione di Parigi si pu considerare luniversit di Oxford, a cui segu Cambrige . 19

I pontefici, prima ancora dei sovrani, si resero conto dellimportanza delle nuove istituzioni ecclesiastiche e si adoperarono inserendosi nei contrasti tra universit e autorit cittadine e prendendole sotto la loro protezione. Ma il risultato fu tuttavia che le universit persero ben presto il loro tratto originario, trovandosi dipendenti e sottoporte ai pubblici poteri, dai quali proveniva lo stipendio dei maestri. Tuttavia le universit mantennero una loro autonomia organizzativa: linsegnamento era basato sulla lezione e sulla disputa; la prima consisteva nella lettura e nel commento di opere di autori fondamentali per la disciplina; per le seconde il maestro sceglieva un tema e dava lincarico agli assistenti di presentarlo e rispondere alle obiezioni, linsegnante dava poi una sintesi della discussione e presentava la sua tesi a riguardo. Dispute assai pi impegnative erano quelle organizzate due volte lanno alla presenza di tutti i membri della facolt e su qualsiasi argomento; qui il maestro e i suoi assistenti dovevano essere pronti a rispondere alle domande del pubblico. La nascita delle universit contribu a modificare radicalmente anche le condizioni in cui venivano prodotti i libri. Una commissione approvava infatti i testi ufficiali, da usare per linsegnamento, che venivano forniti agli stationarii riconosciuti dalluniversit; questi li utilizzavano sia per trarne le copie da destinare alla vendita sia per darli in prestito a chi volesse provvedere da solo a ricopiarli. La lingua dei testi universitari era il latino; i secoli XII-XII videro per la diffusione della cultura che andava molto pi in l degli ambienti universitari e che coinvolgeva nuovi ceti sociali. La stragrande maggioranza dei laici e anche molti esponenti del clero, non erano pi in grado di parlare il latino e le lingue volgari venivano parlate sia dal popolo sia dagli stessi dotti. Assistiamo anche alla diffusione di componimenti e di opere in lingua volgare, dapprima negli ambienti feudali francesi, dove emersero due lingue: dOc parlata a sud, e dOil parlata a Nord. In Italia il volgare acquist dignit letteraria solo nei primi decenni del Duecento, grazie soprattutto allattivit della Scuola poetica formatasi alla corte di Federico II e a quella immediatamente successiva dei poeti toscani. Inoltre sempre pi larga era la pratica della lettura e della scrittura, dovuta ad una precisa scelta delle autorit cittadine , che si preoccuparono di creare scuole aperte a tutti. Laumento del numero di coloro che sapevano leggere cre premesse per limmissione sul mercato di un nuovo tipo di produzione libraria dal costo pi basso. Il risultato fu che il sapere era ora pi largamente diffuso, e in questo senso possiamo parlare di laicizzazione della cultura, poich i laici erano diventati fruitori e produttori di letteratura, seppur ancora fortemente intrisa di valori religiosi. Si creavano anche i presupposti per un maggiore dinamismo dei laici anche sul piano religioso, che si manifest principalmente attraverso il proliferare di iniziative caritative, nate dalla necessit dei laici di ritagliarsi un proprio spazio organizzativo in ambito sia economico che religioso. Si trattava per di un fenomeno di massa, che non poteva appagare le ansie e il malessere di chi aspirava a un regime pi perfetto di vita spirituale e non trovava nella Chiesa dellet posgregoriana una qualche aderenza a quel modello della comunit cristiana delle origini. Tra il XII e il XIII secolo il dissenso si manifest tra spiriti semplici, non interessati alle sottili questioni teologiche, ma che muovevano unicamente da esigenze di carattere morale. Era cos che andavano crescendo in Germania e in Lombardia i seguaci di Valdo, ricco mercante di Lione, che rinunci a tutti beni per distribuirli trai poveri e le chiese. Essi cercarono disperatamente di ottenere lapprovazione delle autorit ecclesiastiche ma invano, e furono dichiarati eretici. Con la stessa decretale vennero condannati gli Umiliati e i Catari; questi ultimi avevano una loro dottrina e unorganizzazione ecclesiastica con vescovi, sacerdoti e particolari pratiche sacramentali. Nella lotta ai Catari la chiesa mobilit le autorit politiche bandendo una vera e propria crociata. Una delle esperienze pi singolari della spiritualit medievale furono tuttavia gli ordini mendicanti. Uno di questi nacque intorno alla figura di Francesco,figlio di un ricco mercante di Assisi, rinunci alle ricchezze per vivere in povert secondo linsegnamento di Cristo e predicare il Vangelo con lesempio. Ai suoi seguaci diede il nome di frati minori, in segno di umilt e gi questo nome creava una rottura con la situazione consolidata che vedeva gli ordini religiosi in possesso di beni fondiari e di poteri di natura signorile. Quindi uno stile di vita cos suscit subito la diffidenza da 20

darete delle gerarchie ecclesiatiche ; diffidenza che fu superata per la totale obbedienza che Francesco e dei suoi seguaci professarono nei confronti della Chiesa. Artefice di questa svolta fu Innocenza III che approv la regola di vita che Francesco aveva proposta ai suoi compagni. Intanto venne approvata anche unatra regola, quella dei frati predicatori (Domenicani). Anchessi avevano operato un rifiuto della ricchezza, ma rispetto ai francescani si caratterizzavano per la loro preparazione teologica e aveva scelto come principio la lotta contro gli eretici. Questo fece si che il papato impresse una svolta alla lotta contro gli eretici creando in ogni diocesi il tribunale dellinquisizione, direttamente dipendente da Roma e non a caso i giudici venivano scelti tra i domenicani. Ad essi ben presto si affiancarono per i francescani, i quali venivano cos ad assumere compiti certamente non conformi al tipo di testimonianza cristiana auspicata. Infatti nellordine erano emerse tensioni, poich il rapido sviluppo dellordine aveva comportato la stabilizzazione dei frati in edifici di tipo conventuale e ben presto anche allafflusso di donazioni in beni immobili. Nonostante questi contrasti per i frati minori seppero realizzare una presenza capillare in tutti gli ambienti sociali, fissando le loro sedi nei centri delle citt dove facevano da punto di riferimento per territori pi