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SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013

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- 1 -

SINTESI NON TECNICA

INDICE

1.0 PREMESSA ................................................................................................................. - 3 -

2.0 REDAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ............................................. - 3 -

3.0 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ........................................................... - 7 -

3.1 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ..................................................... - 9 -

3.2 LA CONVENZIONE “RAMSAR” SULLE ZONE UMIDE ................................................. - 9 -

3.3 RETE NATURA 2000 - AREE ZPS E SITI SIC ............................................................. - 9 -

3.4 IBA - IMPORTANT BIRDS AREAS ........................................................................... - 10 -

3.5 ELENCO UFFICIALE AREE PROTETTE (EUAP) ....................................................... - 10 -

3.6 EUAP 0008 - IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO ................................................ - 11 -

3.7 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL POLLINO .............................. - 12 -

3.8 VINCOLO IDROGEOLOGICO AI SENSI DEL R.D. n. 3267/1923 .............................. - 12 -

3.9 PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) ............................................................... - 12 -

3.10 LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO ..................................... - 13 -

3.11 POTENZIALE ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO DI EPISCOPIA ........................ - 13 -

4.0 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE .............................................................. - 14 -

4.1 LE OPERE DI PRESA ............................................................................................. - 15 -

4.2 LA CONDOTTA FORZATA ....................................................................................... - 16 -

4.3 EDIFICIO DEL MACCHINARIO ELETTRICO E IDRAULICO ...................................... - 17 -

4.4 IL MACCHINARIO IDRAULICO: TURBINE ............................................................... - 18 -

5.0 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ................................................................. - 19 -

5.1 IMPATTI NELLA FASE DI CANTIERE ...................................................................... - 19 -

5.2 IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO ............................................................................ - 22 -

6 - STUDIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA ............................................................... - 25 -

6.1 – NORMATIVA DI RIFERIMENTO ................................................................................ - 25 -

6.2 - LOCALIZZAZIONE ..................................................................................................... - 25 -

6.3 - SITO NATURA 2000 ................................................................................................. - 25 -

6.4 - TIPI DI HABITAT PRESENTI NEL SITO ...................................................................... - 26 -

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SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013

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- 2 -

6.5 - COMPONENTE FLORA - FASE ANTE OPERAM ......................................................... - 36 -

6.6 - COMPONENTE FLORA - FASE DI CANTIERE ............................................................ - 36 -

6.7 - COMPONENTE FLORA - FASE DI ESERCIZIO........................................................... - 36 -

6.8 - COMPONENTE FAUNA - FASE ANTE OPERAM ......................................................... - 37 -

6.9 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI CANTIERE............................................................ - 38 -

6.10 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI CANTIERE ................................................... - 39 -

6.11 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI ESERCIZIO ........................................................ - 40 -

6.12 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI ESERCIZIO ................................................. - 41 -

7.0 MONITORAGGI IN FASE DI ESERCIZIO ..................................................................... - 42 -

8.0 OPERE DI MITIGAZIONE E DI RIPRISTINO AMBIENTALE .......................................... - 43 -

9.0 DISMISSIONE DELL’IMPIANTO .................................................................................. - 43 -

10.0 CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI .......................................................................... - 44 -

10.1 CONCLUSIONI ......................................................................................................... - 44 -

10.2 CONSIDERAZIONI .................................................................................................... - 45 -

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SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013

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1.0 PREMESSA

L’opera in progetto si colloca nel quadro delle iniziative previste dalla pianificazione energetica

nazionale e regionale, di cui sfrutta i meccanismi economici incentivanti (certificati verdi); tale

pianificazione mira a ridurre la dipendenza energetica del Paese ricorrendo a fonti di energia

rinnovabili ed a basso impatto ambientale, fra le quali è inserita l’energia idroelettrica. Il progetto

prevede la realizzazione di un piccolo impianto idroelettrico con le seguenti finalità:

Produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile a basso impatto ambientale con

conseguente contributo al raggiungimento degli obiettivi nazionali fissati dal Protocollo di

Kyoto;

La valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili con la possibilità di realizzare visite

guidate con finalità educative ed informative.

I maggiori effetti conseguenti alla realizzazione di tale opera, nel medio periodo, si riconducono

alla riduzione della capacità di trasporto solido del corso d’acqua - nel tratto interessato dal

prelievo - ed alla stabilizzazione della dinamica invasiva nell’area interessata alla centrale di

produzione. In riferimento alle caratteristiche locali del territorio, l’opera si motiva per la

presenza di un salto geodetico significativo e per un bacino captato sufficientemente ampio (con

modeste alterazioni al reticolo idrografico) che per i minimi impatti ambientali ed i costi attesi di

realizzazione dell’opera.

2.0 REDAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

Lo Studio di Impatto Ambientale (S.I.A.) é articolato secondo lo schema indicato dalla normativa

vigente, ovvero suddivisa in:

QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ove sono riportate le principali leggi

relative alla normativa di impatto ambientale e alla realizzazione di impianti per la

produzione di energia idroelettrica, a livello comunitario, nazionale e regionale. Si è

valutata, infine, la coerenza dell’opera con gli strumenti di pianificazione e di

programmazione vigenti;

QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ove sono stati descritti l’impianto, le opere

accessorie, gli aspetti tecnico/progettuali e le azioni di progetto;

QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ove é stato definito lo stato dell’ambiente

attraverso le analisi delle diverse componenti, e sono stati individuati i possibili impatti

che la realizzazione dell’impianto idroelettrico di cui trattasi potrebbe avere su ciascuna

componente ambientale, nelle fasi progettuali di cantierizzazione, di esercizio e di

dismissione.

In riferimento all’allegato “C” della L.R. 47/98 e s.m.i., il presente Studio di Impatto Ambientale

ha sviluppato i seguenti temi:

Per il quadro di riferimento programmatico:

- Descrizione delle relazioni tra l’opera progettata e gli strumenti di pianificazione e di

programmazione vigenti con particolare riferimento ai rapporti di coerenza e allo stato di

attuazione di tali strumenti;

- Descrizione dei vincoli di varia natura esistenti nell’area prescelta e nell’intera zona di studio.

Per il quadro di riferimento progettuale:

- Descrizione delle caratteristiche del progetto e delle esigenze inerenti l'utilizzazione del suolo

durante le fasi di costruzione e di funzionamento;

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- 4 -

- Descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con l’indicazione della natura

e delle quantità dei materiali impiegati;

- Descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a costi non

eccessivi e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti o per ridurre

l’utilizzo delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche

disponibili;

- Valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni risultanti (quali inquinamento

dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, etc.) risultanti dalla

realizzazione e dall’attività del progetto proposto;

- Descrizione delle principali soluzioni alternative possibili, inclusa l’alternativa zero, con

indicazione dei motivi principali della scelta compiuta, tenendo conto dell’impatto sull’ambiente.

Per il quadro di riferimento ambientale:

- Analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti dell’ambiente potenzialmente

soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare riferimento alla

popolazione, alla fauna e alla flora, al suolo, al sottosuolo, all’acqua, all’aria, ai fattori climatici,

ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico, al paesaggio,

all’interazione tra questi fattori;

- Descrizione dei probabili effetti rilevanti, positivi e negativi, del progetto proposto sull’ambiente

dovuti:

• all’esistenza del progetto;

• all’utilizzazione delle risorse naturali;

• all’emissione di inquinanti, alla creazione di sostanze nocive allo smaltimento dei

rifiuti.

- Indicazione dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli effetti sull’ambiente;

- La descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e se possibile compensare rilevanti effetti

negativi del progetto sull’ambiente.

A corredo del presente documento, nel rispetto dell'art. 5 della L.R. n. 47/98, sono stati redatti i

documenti di seguito elencati:

Elaborati di progetto con livello di approfondimento tecnico sufficiente ad individuare

compiutamente i lavori da realizzare e con tutti gli elementi necessari per il rilascio delle

prescritte autorizzazioni ed approvazioni;

Sintesi non tecnica destinata a fornire un quadro riepilogativo dello studio di impatto

ambientale. (Tale elaborato contiene la cartografia con ubicazione dell’opera ed é stata

redatta con modalità tali da consentire un’agevole comprensione da parte del pubblico ed

una facile riproduzione);

Sintesi non tecnica e coordinate in formato U.T.M. espresse con intervalli non superiori a

200 metri su apposito supporto magnetico (CD);

Dichiarazione giurata dai redattori dello studio di impatto ambientale attestante l’esattezza

degli allegati.

E’ stata inoltre redatta la Valutazione di Incidenza, ai sensi del D.P.R. 8 settembre 1997 n.357,

riportata nello stesso fascicolo (elaborato) della S.I.A. come naturale estensione e approfondimento

in merito alle tematiche richieste dall’appartenenza, di parte delle opere, alla ZPS IT9210275

MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI.

Di seguito si riporta l’elenco completo degli elaborati di progetto che sono parte integrante del

presente Studio di Impatto Ambientale.

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- 5 -

N. Elab.

ELENCO ELABORATI

Scala

100

RELAZIONE TECNICA GENERALE

- ALLEGATO A - ANALISI DELLA PRODUTTIVITA' E PIANO ECONOMICO E FINANZIARIO

ALLEGATO B - CALCOLI IDRAULICI

ALLEGATO C - DISPOSITIVI DI MISURAZIONE

105 RELAZIONE PAESAGGISTICA -

110 RELAZIONE IDROLOGICA E IDRAULICA -

115 RELAZIONE TECNICA SULLE MACCHINE E SUGLI IMPIANTI -

117 S.I.A. - STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE E VALUTAZIONE DI INCIDENZA -

118 S.I.A. - SINTESI NON TECNICA -

120 RELAZIONE GEOLOGICA -

121 LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO -

122 CARTA GEOLOGICA E SEZIONI GEOLOGICHE 1:2.000

123 CARTA GEOMORFOLOGICA 1:2.000

124 CARTA GEOMORFOLOGICA CON SOVRAPP. P.A.I. E UBICAZIONE INDAGINI 1:2.000

125 UBICAZIONE INTERVENTI DI PRESIDIO E CONSOLIDAMENTO E STRUMENTI DI MONIT. 1:2.000

126 PLANIMETRIA INTERVENTI DI PRESIDIO E SEZ. RELATIVE ALLE VERIFICHE DI STABILITA' Varie

127A VERIFICA SULLA STABILITA' DEI VERSANTI E SULLE OPERE DI PRESIDIO PREVISTE -

127B VERIFICA SULLA STABILITA' DEI VERSANTI E SULLE OPERE DI PRESIDIO PREVISTE -

200 COROGRAFIA 1:25.000

210 BACINO IMBRIFERO SOTTESO 1:50.000

220 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU CARTOGRAFIA A CURVE DI LIVELLO 1:2.000

221 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU CARTOGRAFIA A CURVE DI LIVELLO 1:2.000

230 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU FOTO AEREA 1:5.000

231 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU FOTO AEREA 1:5.000

240 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU BASE CATASTALE 1:5.000

300 PIANO STRALCIO DELLE AREE DI VERSANTE - P.A.I. BASILICATA 1:10.000

310 PIANO STRALCIO DELLE FASCE FLUVIALI - P.A.I. BASILICATA 1:5.000

320 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU CARTOGRAFIA P.T.C. 1:2.000

330 PERIMETRAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO 1:10.000

340 STRALCIO P.R.G. DEL COMUNE DI EPISCOPIA 1:10.000

350 FASCE FLUVIALI: DETERMINAZIONE AREE DI PERTINENZA DI PROGETTO 1:2.000

351 PLANIMETRIA GENERALE CON INDICAZIONE DELLE SEZIONI DI VERIFICA IDRAULICA 1:2.000

352 FASCE FLUVIALI: SEZIONI TRASVERSALI PER LA VERIFICA IDRAULICA 1:1.000

354 FASCE FLUVIALI: AREE DI PERTINENZA P.A.I. E QUELLE DI PROGETTO 1:5.000

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N. Elab.

ELENCO ELABORATI

Scala

450 OPERE DI PRESA: PLANIMETRIA QUOTATA, SEZIONI SUL TERRENO, CANALE DI SCARICO Varie

460 OPERE DI PRESA: PIANTE, SEZIONI E PROSPETTI Varie

461 OPERE DI PRESA: PIANTE, SEZIONI E PROSPETTI Varie

470 CONDOTTA ADDUTTRICE: PROFILO LONGITUDINALE, SEZ TRASVERSALI E SEZIONI TIPO Varie

480 VASCA DI CARICO: PLANIMETRIA QUOTATA, SEZ SUL TERRENO E CANALE DI SCARICO Varie

490 VASCA DI CARICO: PIANTA, SEZIONI E PROSPETTI Varie

491 VASCA DI CARICO: PIANTA, SEZIONI E PROSPETTI Varie

500 CONDOTTA FORZATA: PROFILO LONGITUDINALE 1:1.000

510 CONDOTTA FORZATA: SEZIONI TRASVERSALI 1:500

520 CONDOTTA FORZATA: SEZIONI TIPO 1:200

600 EDIFICIO DI PRODUZIONE: PLANIM. QUOTATA, SEZ. SUL TERRENO E CANALE DI SCARICO Varie

601 EDIFICIO DI PRODUZIONE: PLANIM. QUOTATA, SEZ. SUL TERRENO E CANALE DI SCARICO Varie

610 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PIANTE 1:100

611 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PIANTE 1:100

612 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PROSPETTI 1:100

613 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PROSPETTI 1:100

614 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: SEZIONI 1:100

615 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: SEZIONI 1:100

618 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PROSPETTI CONTESTUALIZZATI 1:100

620 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: SEZIONI SUL TERRENO 1:200

700 INDICAZIONE DEI PERCORSI CARRABILI UTILIZZATI IN FASE DI ESECUZIONE DEI LAVORI 1:5.000

730 DOCUMENT. FOTOGRAFICA: RILIEVI STATO DI FATTO CON INDICAZ. ASSE CONDOTTA -

731 DOCUMENT. FOTOGRAFICA: RILIEVI STATO DI FATTO CON INDICAZ. ASSE CONDOTTA -

750 STRADA DI ACCESSO EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE - RELAZIONE TECNICA -

760 STRADA DI ACCESSO EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE - ELABORATI GRAFICI Varie

780 INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA DEL POTENZIALE ARCHEOLOGICO -

784 INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA DI DISTRIBUZIONE DEI SITI SU CARTOGR. IGM 1:25.000

786 INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA DEL RISCHIO SU CARTA CATASTALE 1:5.000

788 INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA VISIBILITÀ ARCHEOLOGICA SU CARTA CATASTALE 1:5.000

Elenco degli elaborati di progetto allegati allo studio di impatto ambientale

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3.0 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Il presente documento descrive, in estrema sintesi, il progetto riguardante la realizzazione di un

impianto idroelettrico sul “Fiume Sinni”, nel territorio del Comune di EPISCOPIA in Provincia di

Potenza. Il progetto in esame, ai sensi del vigente PIEAR (paragrafo 4.1 — Appendice A - Piano di

Indirizzo Energetico Ambientale Regionale, adottato con Delibera del Consiglio Regionale n. 2260

del 29.12.2010 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n.51 del 31.12.2010) si

configura come “piccola derivazione superficiale” poiché progettato per una potenza di concessione

inferiore alla soglia di 3.000 kW, oltre la quale si identifica un impianto di grande derivazione. Il

sito prescelto presenta condizioni particolarmente favorevoli per lo sfruttamento dell’energia

rinnovabile idroelettrica, data la presenza di un salto idraulico naturale. La realizzazione

dell’opera permetterà di generare elettrica rinnovabile con un basso impatto ambientale e con un

risparmio notevole di emissioni di gas serra. L’energia elettrica annua prodotta verrà immessa

nella rete elettrica nazionale a M.T. gestita da Enel Distribuzione e contribuirà alla copertura del

fabbisogno energetico.

Lo Studio di Impatto Ambientale, redatto ai sensi delle vigenti norme, intende affrontare le

finalità, le caratteristiche, gli impatti ambientali ed i benefici economici del progetto.

Dal punto di vista normativo si ha che:

Il progetto in esame, ai sensi del vigente PIEAR (paragrafo 4.1 — Appendice A - Piano di

Indirizzo Energetico Ambientale Regionale, adottato con Delibera del Consiglio Regionale n.

2260 del 29.12.2010 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n.51 del

31.12.2010) si configura come “piccola derivazione superficiale” poiché progettato per una

potenza di concessione inferiore alla soglia di 3.000 kW, oltre la quale si identifica un

impianto di grande derivazione;

L’impianto idroelettrico di progetto risulta soggetto alla procedura di valutazione di impatto

ambientale ai sensi della disposizione di cui alla lettera b), comma 6, Art.6, del D. Lgs.

n.152/2006 e s.m.i. poiché:

- Ricompreso tra le opere di cui all’All. IV - 7.0 Progetti di Infrastrutture - lettera d)

“derivazione di acque superficiali ed opere connesse che prevedano derivazioni

superiori a 200 litri al secondo …..”;

- Ricadente parzialmente all’interno di area naturale protetta (Parco Nazionale del

Pollino) come definita dalla L. 06.12.1991 n. 394.

Per il disposto di cui al comma 8, art.6, del n.152/2006 e s.m.i. le soglie dimensionali

previste per i progetti ricadenti all’interno di aree naturali protette, come definite dalla

Legge 06.12.1991 n. 394, sono ridotte del 50%;

Il progetto, inoltre, risulta di esclusiva competenza Regionale poiché:

- Le opere da eseguirsi sono comprese tra quelle di cui al D. Lgs. n. 4/2008, All. IV -

7.0 Progetti di Infrastrutture - lettera d) “derivazione di acque superficiali ed opere

connesse che prevedono derivazioni superiori a 200 litri al secondo …..”;

- Rientrano tra le opere di competenza statale le centrali idroelettriche con potenza di

concessione superiore a 30MW, per quanto disposto nell’’All. II – Progetti di

Competenza Statale - 2.0 Progetti di Infrastrutture - punto 2).

Il rilascio dell'autorizzazione unica, ai sensi del D.Lgs 387/03, costituisce titolo a costruire ed

esercire l'impianto in conformità al progetto approvato e deve contenere, in ogni caso, l'obbligo alla

messa in ripristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a seguito della

dismissione dell'impianto.

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NORMATIVA IN MATERIA DI IMPATTO AMBIENTALE

NORMATIVA COMUNITARIA

Direttiva n.85/337/CEE “Direttiva del Consiglio concernente la valutazione dell’impatto

ambientale di determinati progetti pubblici e privati";

Direttiva 96/61/CE;

Direttiva n.97/11/CE;

Direttiva CEE/CEEA/CE n.35 del 26/05/2003.

NORMATIVA NAZIONALE

R.D. 11 Dicembre 1933 n°1775- Approvazione del Testo Unico delle disposizioni di legge

sulle acque e sugli impianti elettrici;

Legge n. 439/1986;

D.P.C.M. 1988;

Legge quadro in materia di Lavori Pubblici (L. 11/02/94, n. 109 e s.m.i.);

D.P.R. del 12aprile 1996;

L.443/2001 (Legge Obiettivo) e relativo decreto di attuazione O. Lgs n. 190/2002;

CIPE n.57/2002;

D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 (Codice ambientale);

D. Lgs n. 4/2008.

NORMATIVA REGIONALE

L.R. 47/94, 3/96 e L.R. 47/98 - Norme per l’applicazione della valutazione di impatto

ambientale;

PIEAR - Piano di Indirizzo Energetico Ambientale della Basilicata (L.R. n.1 del 19.01.2010).

NORMATIVA IN MATERIA DI IMPATTI DA ENERGIA RINNOVABILE

NORMATIVA COMUNITARIA

Direttiva 96/92/CE;

Direttiva europea 2001/77/CE;

Direttiva 2001/77/CE;

Direttiva 2003/87/CE: Emission Trading System, del 13 ottobre 2003.

NORMATIVA NAZIONALE

Legge n. 10/1991;

D. Lgs. 79/99 - Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato

interno dell’energia elettrica (decreto Bersani);

Decreto Ministeriale 79/99 - Direttive per l’attuazione delle norme in materia di energia

elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1. 2 e 3 dell’Articolo 11 del Decreto Legislativo n.

79, del 16 marzo 1999;

Delibera CIPE 126/99;

Protocollo di Torino;

D.L. n. 387/2003.

NORMATIVA REGIONALE

L.R. 47/94, L.R. 3/96 e L.R. 47/98 - Norme per l’applicazione della valutazione di impatto

ambientale;

PIEAR - Piano di Indirizzo Energetico Ambientale della Basilicata (L.R. n.1 del 19.01.2010).

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3.1 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE

I vincoli di varia natura esaminati per l’area prescelta e nell’intera zona di studio, comprendono:

La convenzione “Ramsar” sulle zone umide;

Rete Natura 2000 - Direttiva “Uccelli” (Aree ZPS) e Direttiva “Habitat” (Siti SIC);

Aree importanti per l'avifauna (IBA - important birds areas);

Elenco ufficiale aree protette: EUAP;

Il Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino (P.T.C.);

Vincolo Idrogeologico ai sensi del R.D. n.3267/1923;

Piano Assetto Idrogeologico (PAI):

- Il piano stralcio delle aree di versante;

- Il piano stralcio delle fasce fluviali;

Litologie potenzialmente contenenti amianto;

Potenziale Archeologico del territorio di Episcopia;

3.2 LA CONVENZIONE “RAMSAR” SULLE ZONE UMIDE

La Convenzione sulle zone umide, di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli

uccelli acquatici, é stata firmata a Ramsar, in Iran, il 2 febbraio 1971. Ad oggi in Italia sono sati

riconosciuti e inseriti n. 50 siti nell’elenco d’importanza internazionale ai sensi della Convenzione

di Ramsar e due ricadono nel territorio regionale lucano, la “Riserva regionale San Giuliano” (n.

47) e la “Riserva regionale Lago Pantano di Pignola” (n. 48). Entrambi i siti sono ben distanti dal luogo interessato dall’intervento in oggetto con

esclusione di possibili interferenze dirette o indirette.

3.3 RETE NATURA 2000 - AREE ZPS E SITI SIC

Natura 2000 é il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha assegnato ad un

sistema coordinato e coerente (rete) di aree destinate alla conservazione della diversità biologica

presente nel territorio dell’Unione stessa e, in particolare, alla tutela di una serie di habitat e

specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” (recepita

dal DPR 357/1997 e successive modifiche nel DPR 120/2003) e delle specie di uccelli indicati

nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” (recepita dalla Legge 157/1992). Rete Natura

2000, ai sensi della Direttiva “Habitat” (art.3), é attualmente composta da due tipi di aree:

- Zone di Protezione Speciale (ZPS), previste dalla “Direttiva Uccelli”,

- Siti di Importanza Comunitaria, i quali possono essere proposti (pSlC) o definitivi (SIC).

Aree ZPS

Le ZPS sono previste e regolamentate dalla direttiva comunitaria 79/409 “Uccelli”, recepita

dall’Italia dalla legge sulla caccia n. 157/92. L’obiettivo delle ZPS é la “conservazione di tutte le

specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico”, che viene raggiunta non soltanto

attraverso la tutela delle popolazioni ma anche proteggendo i loro habitat naturali.

Siti SIC

I SIC nascono con la Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, recepita dal DPR 357/1997 come modificato

dal DPR 120/2003, finalizzata alla conservazione degli habitat naturali e delle specie animali e

vegetali di interesse comunitario e sono designati per tutelare la biodiversità attraverso specifici

piani di gestione. Le misure adottate a norma della presente direttiva sono intese ad assicurare il

mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e

delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario.

L’intervento di progetto non ricade in alcuna area SIC e ricade parzialmente entro il

perimetro della ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL POLLINO E MONTE ALPI.

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SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013

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Localizzazione e tracciato delle opere di progetto (in alto) e perimetro della ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL POLLINO E MONTE ALPI. La sez. Z-Z indicata nella figura in alto, suddivide l’impianto di progetto esterno al perimetro (a sx) da quello interno (a dx).

3.4 IBA - IMPORTANT BIRDS AREAS

Le “Important Bird Areas” o IBA, sono aree che rivestono un ruolo chiave per la salvaguardia degli

uccelli e della biodiversità, la cui identificazione è parte di un progetto a carattere mondiale,

curato da BirdLife International. Il progetto IBA nasce dalla necessità di individuare dei criteri

omogenei e standardizzati per la designazione delle ZPS. Il perimetro “IBA 1998-2000: Pollino

143” corrisponde con quello del Parco Nazionale del Pollino e della ZPS che comprende tutte le

zone più importanti per le specie per le quali è stata individuata l’IBA stessa.

3.5 ELENCO UFFICIALE AREE PROTETTE (EUAP)

L’elenco Ufficiale Aree Naturali Protette (EUAP) è istituito in base alla legge 394/91 “Legge quadro

sulle aree protette” e l’elenco ufficiale attualmente in vigore è quello relativo al 6° Aggiornamento

approvato con D.M. 27/04/2010 e pubblicato nel Supplemento Ordinario n. 115 alla Gazzetta

Ufficiale n. 125 del 31/05/2010. In base alla legge 394/91, le aree protette sono distinte in Parchi

Nazionali (PNZ), Aree Naturali Marine Protette (MAR), Parchi Naturali Statali marini (PNZ_m),

Riserve Naturali Statali (RNS), Parchi e Riserve Naturali Regionali (PNR - RNR), Parchi Naturali

sommersi (GAPN), Altre Aree Naturali Protette (AAPN). L'Elenco è stilato, e periodicamente

aggiornato, dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione

Protezione della Natura.

Z

Z

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3.6 EUAP 0008 - IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO

L’opera di progetto ricade, parzialmente, all’interno del perimetro del PARCO NAZIONALE DEL

POLLINO, area naturale protetta come definita dalla Legge 06.12.1991 n. 394.

Stralcio della perimetrazione del Parco Nazionale del Pollino.

Le parti d’opera previste nel progetto, ricadono nelle seguenti zone del Parco Nazionale del Pollino:

Opere di Presa Fuori dal Parco

Condotta Adduttrice Fuori dal Parco

Dissabbiatore - Vasca di Carico Fuori dal Parco

Condotta Forzata

Da vertice Al vertice Lungh. Tratto

V1 V8 455,56 Fuori dal Parco

V8 Centrale 1.169,20 Zona 2 del Parco

Edificio “Centrale di Produzione” Zona 2 del Parco

Strada di accesso Zona 2 del Parco

Le opere da realizzare, come già detto, ricadono parzialmente all’interno del perimetro del Parco

Nazionale del Pollino e sono soggette alle misura di salvaguardia (Allegato A) del D.P.R.

15.11.1993 che ridefinisce, inoltre, la perimetrazione provvisoria di cui al Decreto del Ministero

dell’Ambiente del 31.12.1990. L’area del Parco Nazionale del Pollino, ai sensi delle citate misure di

salvaguardia, è suddivisa in due zone:

Zona 1: Di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o inesistente

grado di antropizzazione;

Zona 2: Di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di antropizzazione.Le

parti d’opera previste nel progetto che sono comprese all’interno dell’area Parco Nazionale del

Pollino ricadono in Zona 2.

L’intervento è compatibile con le misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Pollino e

risultante dalle previsioni di fattibilità (previa autorizzazione dell’Ente Parco Nazionale del

Pollino) dall’art. 7, lettera g) dell’allegato A del D.P.R. 15.11.1993.

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3.7 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL POLLINO

L’opera ricade nel Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino (P.T.C.) approvato con Legge

Regionale n°24 del 05.07.2002 (variante al piano già esistente) relativo al versante lucano, che ha

anche veste di Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta. Le parti d’opera previste nel progetto

ricadono nelle seguenti aree del P.T.C. del Pollino:

PARTI D’OPERA Zona del P.T.C.

Opere di Presa Zona C3 (PI)

Condotta Adduttrice

Da picchetto A picchetto Lungh. Tratto

[n] [n] [m]

1 19 494,48 Zona C3 (PI)

19 24 151,75 Zona B – Boschi di Casa (BC)

24 27 29,00 Zona C3 (PI)

Vasca di Carico Zona C3 (PI)

Condotta Forzata

Da vertice Al vertice Lungh. Tratto

[n] [n] [m]

V1 V94 1.624,76 Zona C3 (PI)

Vasca di carico Centrale

Edificio “Centrale di Produzione” Zona C3 (PI)

Strada di accesso Zona C3 (PI)

L’intervento è compatibile in quanto rientra tra le opere previste all’Art. 17 delle Norme

Tecniche di Attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino (P.T.C.)

approvato con Legge Regionale n°24 del 05.07.2002.

3.8 VINCOLO IDROGEOLOGICO AI SENSI DEL R.D. n. 3267/1923

Il territorio del Comune di Episcopia è soggetto a vincolo per scopi idrogeologici, ai sensi del R.D.

n. 3267/1923. Sono sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e

destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione possono subire denudazioni, perdere la

stabilità o turbare il regime delle acque. Le opere di progetto ricadono nel perimetro dell’area

sottoposta a vincolo per scopi idrogeologici e soggette, pertanto, ad apposito parere dell’Ufficio

Foreste e Tutela del Territorio della Regione Basilicata.

3.9 PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)

Il Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, denominato Piano Stralcio o PAI (Piano

Assetto Idrogeologico), redatto ai sensi dell’art.65 del D.Lgs 152/2006, ha valore di Piano

Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il

quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio

idraulico e idrogeologico del territorio compreso nell’Autorità di Bacino della Basilicata. Il Piano

Stralcio ha la funzione di eliminare, mitigare o prevenire i maggiori rischi derivanti da fenomeni

calamitosi di natura geomorfologica (dissesti gravitativi dei versanti) o di natura idraulica

(esondazioni dei corsi d’acqua) e costituisce uno stralcio tematico e funzionale del Piano di Bacino

ai sensi dell’art.65, c.8 del D.Lgs 152/2006. Nello specifico individua e perimetra le aree a rischio

idraulico (Piano Stralcio delle Fasce Fluviali) e idrogeologico (Piano Stralcio delle Aree di

Versante). La pianificazione stralcio per la difesa dal rischio idrogeologico definisce, nelle sue

linee generali, l’assetto idraulico e idrogeologico del territorio appartenente all’AdB della

Basilicata.

Si specifica che l’Autorità di Bacino della Basilicata, con Determina N. 80E/2013/D.89 del

17.05.2013, in merito all’istanza ai sensi dell’art.30 delle Norme di Attuazione del P.A.I. ha

espresso Parere Definitivo Favorevole in merito alla realizzazione delle opere relative in

oggetto da realizzarsi nel Comune di Episcopia (PZ).

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3.10 LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO

La Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente,

Territorio, Politiche della Sostenibilità, ha per oggetto l’approvazione dei “Criteri per

l’autorizzazione di attività interferenti con suolo e sottosuolo nelle aree con presenza di rocce

potenzialmente contenenti amianto e per l’utilizzo e la gestione delle terre e rocce da scavo

provenienti dalle suddette aree e dagli inerti estratti dagli alvei fluviali”.

Nel caso in esame è possibile affermare che le litologie di interesse, nonché i prodotti della

normale evoluzione dei versanti (ossia detriti di falda e/o materiale comunque rimaneggiato) sono

tali da contenere, potenzialmente, minerali appartenenti al gruppo dell'asbesto.

La mappatura della Regione Basilicata sulle specifiche aree di affioramento delle formazioni

contenenti amianto, esclude la presenza dello stesso elemento lungo le direttrici dell'intervento

proposto sia sul percorso attraversato dalla condotta forzata sia in corrispondenza dell'ubicazione

delle opere previste in progetto (opera di presa; sistema dissabbiatore-vasca di carico, centrale di

produzione). L'unico tratto in cui avviene una interazione tra tracciato della condotta forzata e

aree mappate è quello in cui la stessa condotta forzata corre in galleria (microtunnel).

3.11 POTENZIALE ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO DI EPISCOPIA

E’ stato condotto un opportuno studio sul potenziale archeologico del territorio di Episcopia da

parte della Dott.ssa Serena Cosentino e dal Dott. Gianfranco Mieli, gli elaborati di progetto

corrispondenti: El. n.780, El. n.784, El. n.786, El. n.788.

Territorio di Episcopia: Carta di distribuzione dei siti.

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4.0 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

L’espressione “centrale idroelettrica” individua una serie di opere di ingegneria idraulica,

posizionate in una certa successione, accoppiate ad una serie di macchinari idonei allo scopo di

ottenere la produzione di energia elettrica da masse di acqua in movimento.

L’espressione “centrale idroelettrica ad acqua fluente” identifica un impianto che prelevi acqua da

un corso idrico per convogliarla in una condotta forzata fino ad una o più turbine per produrre

energia elettrica. Le opere idrauliche principali che costituiscono l’impianto idroelettrico ad acqua

fluente di progetto, sono:

Le opere di presa:

Canale di presa munita di apposito grigliato;

Canale derivatore munito di apposito scarico;

Piccolo locale comandi;

Canale adduttore, costituito da una condotta non in pressione;

Sistema dissabbiatore - vasca di carico, sormontato da un locale comandi;

Scarico del sistema dissabbiatore - vasca di carico.

La condotta forzata;

L’edificio centrale di produzione ove alloggia il macchinario elettro-meccanico;

La restituzione in alveo delle acque turbinate nella stessa asta idraulica.

Le opere di derivazione sono posizionate in destra idraulica alla quota di 462,20 m s.l.m. con

restituzione, nello stesso alveo ed in destra idraulica, ad una quota di circa 412,00 m s.l.m.

La derivazione avviene mediante un’opera di presa del tipo a trappola, ossia, le acque, intercettate

da apposite griglie fissate sul canale di presa, sono convogliate, tramite canale derivatore prima e

canale adduttore poi, nel sistema dissabbiatore – vasca di carico. Dalla vasca di carico e

attraverso la condotta forzata, sono alimentate le macchine idrauliche poste nell’edificio centrale

di produzione posizionato a valle. La restituzione delle acque avviene a mezzo di un canale di

scarico che restituisce le acque turbinate nell’alveo della stessa asta idraulica.

Corografia: Ubicazione delle opere di presa, del dissabbiatore-vasca di carico e della centrale di produzione.

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Foto aerea: Ubicazione delle opere di presa, del dissabbiatore-vasca di carico e della centrale di produzione.

4.1 LE OPERE DI PRESA

IL CANALE DI PRESA

Il canale di presa, posizionato a monte di una briglia esistente, è realizzato in calcestruzzo

cementizio armato con estensione che si sviluppa dalla sinistra verso la destra idraulica.

L’architettura è quella tipica delle prese mediante traversa con feritoia sub orizzontale e

comunemente definite a trappola. Il canale di presa, al fine di captare la portata di

dimensionamento pari a Qdim=4,60 mc/s, ha una lunghezza netta complessiva di 36,10 m, una

larghezza netta interna di 2,00 m ed altezza utile minima di 1,45 m, Il canale di presa a trappola è

sormontato da un grigliato che ha il fine di captare l’acqua.

IL RILASCIO DEL DMV

Il rilascio in alveo del DMV, quantificato in 0,394 mc/s, avviene tramite una soglia a stramazzo di

dimensioni geometriche tali da garantire il transito dell’effettivo passaggio della portata prevista.

Le dimensioni definitive dello stramazzo sono le seguenti: bDMV =4,00 m; hDMV =0,15m.

IL CANALE DERIVATORE

Il canale derivatore costituisce il raccordo tra il canale di presa ed il canale adduttore; le

dimensioni utili previste, nette interne, sono le stesse del canale di presa. Esso, pertanto, avrà

base pari a quella del canale di presa e altezza pari a quella della spalletta superiore di

quest’ultimo. Esecutivamente, come dai grafici relativi alle opere di presa, la sezione del canale

derivatore avrà le seguenti dimensioni geometriche nette interne: Base=2,00 m; Altezza=1,80 m.

LO SCARICO DEL CANALE DERIVATORE

Lo scarico del canale derivatore, protetto da paratoia, consente la reimmissione in alveo dell’intera

portata in arrivo. Il canale di scarico, realizzato a sezione trapezoidale con materassi tipo “Reno”,

ha una lunghezza complessiva pari a circa 28 m con pendenza dello 0,35% e dimensionato per

smaltire una portata pari a quella massima derivabile, ossia di 4,60 mc/s. La sezione di progetto è

tale da reimmettere la portata massima derivabile, nell’alveo del Fiume Sinni, in condizioni di

estrema sicurezza e con una velocità pari a 1,20 m/s.

IL CANALE ADDUTTORE

Dal canale derivatore e attraverso il pozzetto-sghiaiatore, la portata, è convogliata al canale

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adduttore a pelo libero per poi giungere all’interno del complesso dissabbiatore - vasca di carico. Il

canale adduttore si compone di due tratti:

- Il primo tratto ha una lunghezza di 196,23 m, un dislivello di 0,59 m per una pendenza

dello 0,301%;

- Il secondo tratto ha una lunghezza di 469,96 m, un dislivello di 1,40 m per una pendenza

dello 0,298%.

Complessivamente il canale adduttore ha uno sviluppo pari a 666,19 m e sarà realizzato mediante

tubazione in PRFV - o gettata in opera - di diametro interno pari a 2,00 m.

IL SISTEMA DISSABBIATORE – VASCA DI CARICO

Dissabbiatore

Il canale adduttore immette la portata derivata nel dissabbiatore. Il dimensionamento del

dissabbiatore, funzione anche del tipo di turbina idraulica da adottare, è stato definito applicando

sia gli studi sperimentali di Eghiaziaroff. I risultati dell’elaborazione conducono alla

determinazione di una lunghezza L pari a circa 13,63 m.

Le dimensioni geometriche definitive della zona di ingresso, di quella destinata alla

sedimentazione ed di quella di uscita sono le seguenti:

Zona Ingresso Iz = 1,50 [m]

Zona Sedimentazione L = 10,18 [m]

Zona Uscita Oz = 3,50 [m]

LTOT = 15,18 [m]

Stramazzo

Il flusso dal dissabbiatore passa alla vasca di carico mediante uno stramazzo concepito in

maniera tale da determinare, per la portata di progetto, un profilo della corrente con quota di pelo

libero costante.

Vasca di carico

Il volume della vasca di carico è funzionale al tempo di permanenza t dell’acqua all’interno della

stessa vasca. Nota la portata di dimensionamento in arrivo, Qdim=4,60 mc/s, e imposto un tempo

di permanenza, si ricava il volume V della vasca di carico. La vasca di carico, nel caso in oggetto,

ha dimensioni di base pari a 25,20 m di lunghezza, 9,00 m di larghezza e un’altezza di carico di

3,75 m; l’altezza di carico di 3,75 m corrisponde alla quota degli sfioratori di superficie, previsti in

numero di tre, il cui scopo è quello di smaltire le portate in esubero. L’altezza effettiva interna

della vasca di carico è pari a 5,00 m, ottenuta sommando a 3,75 m l’altezza degli sfioratori pari a

0,80 m oltre a un franco di sicurezza pari a circa 0,45 m. Lo spessore degli elementi strutturali

emergenti è pari a 0,50 m. Le operazioni di manutenzione possono essere effettuate da botole di

servizio e lo svuotamento della vasca avviene a mezzo di scarichi di fondo che, opportunamente

dimensionati e protetti da paratoia, sono posti alla base della vasca stessa. Le portate degli

scarichi di fondo e degli sfioratori sono convogliate dal canale di sfioro, posto lateralmente alla

vasca, nel canale di scarico per la reimmissione nell’alveo del Fiume Sinni. La quota del livello

d’acqua nella vasca di carico è di 457,66 m s.l.m.

4.2 LA CONDOTTA FORZATA

La condotta forzata collega la vasca di carico con le macchine idrauliche poste nell’edificio centrale

di produzione. Il pelo libero alla vasca di carico è posto a quota 457,66 m s.l.m. ed il pelo libero

allo scarico della centrale di produzione è posto a quota 418,66 m s.l.m.. Le quote, sia del pelo

libero alla vasca di carico sia quella allo scarico in centrale, sono state determinate utilizzando

come valore di portata quello relativo alla Qd media270 = 2,25 mc/s, ossia il valore medio delle

portate derivabili nei giorni utili di derivazione. La condotta forzata si estende, complessivamente,

per 1.623,86 m. Il salto geometrico utile risultante è pari a: H=457,66 m–418,66 m=39,00 m.

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La condotta forzata è realizzata mediante tubazioni in Poliestere Rinforzato con Fibre di Vetro

(P.R.F.V.). Le caratteristiche generali della condotta, sono riassunte nella tabella seguente.

Quota del pelo libero alla vasca di carico (per Qmedia270 = 2,25 mc/s) h sup = 457,66 m slm

Quota del pelo libero allo scarico (per Qmedia270 = 2,25 mc/s) h inf = 418,66 m slm

Salto Geometrico (per Qmedia270 = 2,25 mc/s) H = 39,00 m

Diametro della condotta = 1.800 mm

Area della Sezione Ω = 2,545 mq

Lunghezza complessiva della condotta L = 1.623,86 m

Perdite di carico distribuite Y = 1,54 m

Perdite di carico concentrate hf 0,14 m

Cadente hc = 0,0009484 m/m

Velocità del fluido in condotta U = 1,8077 m/s

Materiale della condotta forzata P.R.F.V.

Caratteristiche generali della condotta forzata.

Il percorso della tubazione è, nella sua totalità, interrato. La trincea è tale da consentire una

corretta costipazione del materiale utilizzato per il rinfianco della tubazione e il riempimento di

tutti gli spazi al disotto della tubazione. Nessun tratto della condotta si svilupperà fuori terra.

Un tratto della condotta forzata sarà realizzato in microtunnelling. Il tratto interessato della

condotta forzata va dal picchetto 59 al picchetto 76 per complessivi 177,89 m. La tecnologia

adottata è una soluzione molto vantaggiosa e precisa per la posa di tubazioni a spinta attraverso

un pozzo delle dimensioni minime di 200 x 300 cm, senza scavare trincee. Il suo impiego è rivolto

soprattutto verso impianti che richiedono un elevato grado di precisione.

4.3 EDIFICIO DEL MACCHINARIO ELETTRICO E IDRAULICO

In un impianto idroelettrico, la centrale, ha il compito di proteggere l’equipaggiamento idraulico ed

elettrico che converte l’energia potenziale dell’acqua in energia elettrica. Il numero, il tipo e la

potenza delle turbine, la loro disposizione rispetto al canale di scarico, l’altezza del salto e la

geomorfologia del luogo condizionano la tipologia dell’edificio. Il corpo dell’edificio, realizzato in

calcestruzzo cementizio armato ed ubicato in destra idraulica del Fiume Sinni, è articolato

spazialmente su tre livelli funzionali. I primi due al disotto del piano campagna, il terzo fuori terra.

Il primo, a quota più bassa, ospita lo scarico delle turbomacchine e la partenza del canale di

scarico; il secondo a quota intermedia contiene sia le macchine idrauliche che le macchine

elettriche; il terzo, integralmente fuori terra, ospita i quadri elettrici, le celle di connessione ed i

locali di consegna G.R.T.N. la sala trasformatori, gli uffici e i servizi annessi nonché il carroponte

di servizio per espletare le operazioni di montaggio, di manutenzione e gestione dell’impianto. In

pianta, il fabbricato, ha forma rettangolare con uno sviluppo di 26,20 m x 17,50 m ed un’altezza

massima fuori terra, da piano campagna a livello di gronda, pari a circa 7,50 m. La sezione

riportata nella figura seguente, evidenzia i diversi livelli di cui si compone la struttura in esame. Il

piano seminterrato della centrale di produzione, può svilupparsi tanto parzialmente al di sotto del

piano terra o anche occupare tutta la dimensione longitudinale dell’edificio. L’effettiva estensione,

dettata da motivazioni tecnico-esecutive, è riportata nell’apposito elaborato grafico riferito alla

centrale di produzione. La figura seguente riporta la sezione trasversale dell’edificio centrale di

produzione. Il livello a quota inferiore ospita il canale di raccolta delle acque provenienti dallo

scarico delle turbine. Le acque, raccolte, vengono convogliate attraverso il canale di scarico

nell’alveo del Fiume Sinni, a valle dell’edificio centrale di produzione.

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Sezione trasversale dell’edificio centrale di produzione.

Il piano terra ospita i quadri elettrici, le celle di connessione ed i locali di consegna G.R.T.N. la

sala trasformatori, gli uffici e i servizi annessi nonché il carroponte di servizio per espletare le

operazioni sia di montaggio sia di manutenzione e gestione dell’impianto. L’edificio centrale di

produzione è interrato per la parte relativa al locale macchine e canale di scarico, mentre emerge

dal piano campagna per la parte destinata al locale ufficio, bagno, locale trasformatori, locale

misure ENEL. I caratteri architettonici dell’edificio si legano alle tipologie prevalenti degli edifici

rurali circostanti con la finalità di mimetizzarne la destinazione d’uso e avvicinarlo il più possibile

ai caratteri costruttivi delle abitazioni rurali tipiche. La copertura del fabbricato è prevista in

tegole tipo portoghesi, la tinteggiatura esterna in colori tenui, gronde e discendenti in rame e per

gli infissi e le porte è prevista la posa della soglia in pietra. E’ previsto il ripristino dello stato dei

luoghi circostanti che, a seguito degli scavi necessari per la realizzazione dell’opera, risulteranno

temporaneamente alterati. L’opera prevede la realizzazione di un piazzale al servizio dell’edificio e

necessario per la sosta dei veicoli di servizio. Le caratteristiche qualitative del paesaggio,

complessivamente, non vengono meno se non temporaneamente durante la fase di costruzione.

Il canale di scarico è posto alla base dell’edificio che ospita tutto il macchinario elettroidraulico ed

ha lo scopo di restituire l’acqua turbinata nell’alveo del Fiume Sinni.

4.4 IL MACCHINARIO IDRAULICO: TURBINE

Le turbine idrauliche hanno lo scopo di trasformare l’energia potenziale e cinetica dell’acqua in

energia meccanica di rotazione. In funzione del salto motore e delle portate disponibili alla sezione

di chiusura considerata, dai diagrammi di impiego delle varie macchine idrauliche si trova che le

turbomacchine ottimali allo scopo sono quelle tipo Francis. La turbina prescelta è di tipo Francis

ad asse orizzontale con pale in acciaio INOX e, per il soddisfacimento delle esigenze dell’impianto

proposto, sono necessarie tre turbine Francis di identica potenza e concezione tecnica; pertanto, a

seguire, è descritta la singola turbina e ciascun equipaggiamento si intende esteso alle altre

turbine gemelle.

DATI TECNICI TURBINA

Tipo: Francis

Asse della girante: Orizzontale

Portata massima singola turbina: 1,53 mc/s

Velocità di rotazione: 1000 rpm

Potenza: 600 kW

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5.0 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

E’ stata eseguita un’analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti

potenzialmente soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare

riferimento alla popolazione, alla fauna e alla flora, al sottosuolo, all’acqua, all’aria, ai fattori

climatici, ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico ed al paesaggio.

Le componenti considerate sono le seguenti:

5.1 IMPATTI NELLA FASE DI CANTIERE

IMPATTO ESTETICO

L’impatto è limitato temporalmente, per la fase di cantiere, agli scavi a vista e al deposito di

materiale occorrente.

IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) – FASE DI CANTIERE

Le attività di scavo e movimentazione dei materiali legate alla fase di realizzazione delle opere

comportano un impatto sulla componente rumore. Le sorgenti di rumore maggiormente

significative legate alle attività di cantiere sono rappresentate dai mezzi meccanici (escavatori e

martello pneumatico montato sull’escavatore) durante le operazioni di scavo delle trincee per la

posa delle tubazioni.

IMPATTO DA RADIAZIONI - FASE DI CANTIERE

Le attività previste in fase di cantiere non genereranno impatto riguardo sia le radiazioni.

IMPATTO DA AMIANTO - FASE DI CANTIERE

La Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata dispone che in mancanza della

prescritta caratterizzazione dei terreni interessati si assume accertata la presenza di materiali

contenenti amianto. Le lavorazioni da effettuare per la realizzazione del tratto di microtunnel che

attraversa il fronte di circa 80 m, contenente potenzialmente Metabasiti e Metadoleriti. In fase di

cantiere saranno eseguite analisi per accertare la natura dei materiali interessati e, comunque, si

adotteranno le misure previste per la sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente circostante.

IMPATTO DA EMISSIONI TERMICHE - FASE DI CANTIERE

L’impianto idroelettrico non prevede l’utilizzo di impianti di combustione o di riscaldamento. Non

sarà svolta alcuna attività che possa comportare variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo

e altri rilasci che possano modificare in modo significativo il microclima locale.

IMPATTO DA INQUINAMENTO LUMINOSO - FASE DI CANTIERE

Impatto assolutamente nullo in fase di cantiere.

IMPATTO DA TRAFFICO VEICOLARE - FASE DI CANTIERE

Durante la fase di cantiere l’impatto sulla componente aria causato dal traffico veicolare deriverà

unicamente dai mezzi occorrenti per l’esecuzione dei lavori. Tale impatto sarà pertanto

assolutamente esiguo considerato lo svolgimento dei lavori in un ambito (cantiere) ben definito.

IMPATTO SULLE ACQUE SUPERFICIALI - FASE DI CANTIERE

Nell’ambiente acquatico del fiume SINNI l’impatto più significativo in fase di cantiere è legato:

al disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera;

alla movimentazione di materiale e al conseguente intorbidimento delle acque;

al consumo della risorsa che sarà utilizzata per il lavaggio dei mezzi;

al consumo della risorsa per la bagnatura delle piste percorse dai mezzi di cantiere;

al consumo della risorsa per la bagnatura delle terre oggetto di movimentazione.

Gli effetti sono comunque mitigabili con i seguenti accorgimenti:

minimizzazione degli ingombri di cantiere;

movimentazione del materiale con la massima cautela in modo da ridurre gli effetti sotto il

livello dell’acqua;

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esecuzione dei lavori in condizioni di magra;

favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle

macchine e delle attività di cantiere.

Per quanto attiene al deflusso delle acque, non si prevede alcuna alterazione degli impluvi

naturali.

IMPATTO SULLE ACQUE SOTTERRANEE – FASE DI CANTIERE

In fase di cantiere non si ravvisano situazioni che possano alterare lo stato delle acque

sotterranee.

IMPATTO SULL’ARIA (ATMOSFERA) – FASE DI CANTIERE

Le opere in progetto non prevedono l’utilizzo di impianti di combustione e/o riscaldamento né

attività comportanti variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo ed altri rilasci che possano

modificare in tutto o in parte il microclima locale. Si evidenzia che comunque tutti gli eventuali

impatti prodotti sono reversibili in tempi brevi.

Gli impatti attesi, in fase di cantiere, sono dovuti essenzialmente:

ad emissione, in atmosfera, di polveri;

ad emissione, in atmosfera, di inquinanti dovuti a traffico veicolare.

Emissione di polveri in atmosfera

Le emissioni di polveri in atmosfera sono dovute essenzialmente alle seguenti attività:

- movimentazione dalle macchine operatrici e dai mezzi di cantiere;

- scavi per la posa in opera delle condotte e per la realizzazione delle strutture previste.

La produzione di polveri in un cantiere è di difficile quantificazione. Le polveri emesse, che

costituiscono un danno temporaneo e quindi reversibile derivante esclusivamente dalla

movimentazione di materiali, non saranno arrecare modificazioni alla qualità dell’aria.

Impatti dovuti al traffico veicolare

I potenziali effetti negativi dovuti al traffico veicolare sono determinati dalla emissione di sostanze

nocive, quali NOX, PM10, CO, S02 ma saranno in quantità tali da non compromettere la qualità

dell’aria.

MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE

Le misure di mitigazione da adottare sono le seguenti:

Per il massimo contenimento o, eventualmente abbattimento delle polveri dovute alle fasi

di scavo e al passaggio dei mezzi di cantiere si realizzeranno:

periodiche bagnature delle piste di cantiere e dei cumuli di materiali in

deposito durante le fasi di lavorazione dei cantieri fissi, al fine di limitare il

sollevamento delle polveri e la conseguente diffusione in atmosfera;

coperture dei mezzi adibiti al trasporto dei materiali polverulenti sia in

carico che a vuoto mediante teloni;

nelle aree dei cantieri fissi, una piazzola destinata al lavaggio delle ruote dei

mezzi in uscita dall’area di cantiere;

costante lavaggio e spazzamento a umido delle strade adiacenti al cantiere e

dei primi tratti di viabilità pubblica in uscita da dette aree;

costante manutenzione dei mezzi in opera, con particolare riguardo alla

regolazione della combustione dei motori per minimizzare le emissioni di

inquinanti allo scarico (controllo periodico gas di scarico a norma di legge).

Per la riduzione delle emissioni dovute alla viabilità su gomma dei mezzi di cantiere:

si utilizzeranno mezzi rientranti nella normativa sugli scarichi prevista

dall’Unione Europea (Euro III e Euro IV).

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IMPATTO SU SUOLO E SOTTOSUOLO – FASE DI CANTIERE

La componente ambientale più sollecitata, se pur temporalmente e limitatamente alla fase di

cantiere, è quella relativa all’uso del suolo in occasione degli scavi per la realizzazione delle opere

di progetto, quali:

Dissabbiatore - vasca di carico interrati;

Condotta forzata interrata;

Manufatto centrale di produzione seminterrato;

Opere di presidio previste.

Le risorse naturali utilizzate durante la fase di cantiere si riferiscono:

All’occupazione temporanea di suolo e alla movimentazione di terreno.

Le misure di mitigazione generali previste sono di seguito elencate:

- Limitazione degli scavi alla sola porzione di terreno destinato all’opera in questione,

adottando opportune misure volte alla razionalizzazione ed al contenimento della superficie

dei cantieri con particolare attenzione alle aree da adibire allo stoccaggio dei materiali;

- Riutilizzo dei materiali provenienti dagli scavi riducendo le quantità di materiali da

conferire a discarica;

IMPATTO SUL PATRIMONIO ARCHITETTONICO – FASE DI CANTIERE

Non sussistono interazioni, data la differente ubicazione, tra le lavorazioni da eseguire per le opere

di progetto e le opere appartenenti al patrimonio architettonico.

IMPATTO SUL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO – FASE DI CANTIERE

I dati raccolti nel corso della realizzazione del presente lavoro non hanno evidenziato l’esistenza di

presenze archeologiche visibili o note attraverso la letteratura specialistica o dati d’archivio

ricadenti in modo puntuale nei terreni attraversati dall’impianto idraulico da progetto. Nel corso

dei lavori, comunque, saranno eseguiti saggi preventivi nelle aree indicate nella Carta del Rischio

da affiancare all’assistenza archeologica.

IMPATTO SULLA COMPONENTE FLORA E SULLA FAUNA – FASE DI CANTIERE

Nella fase di cantiere, alla componente flora e fauna, possono verificarsi i seguenti disturbi più

significativi:

disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera e degli operatori;

sottrazione di habitat dovuto alle operazioni di escavazione;

rumore dovuto alle operazioni di cantiere per la presenza dei mezzi meccanici;

disturbo della funzione di connessione ecologica espletata dal corridoio fluviale;

Rimarcando che l’area di cantiere è ubicata lungo la direttrice di una strada di collegamento a

traffico sostenuto e che per gran parte dello sviluppo delle opere da realizzare le aree circostanti

risultano antropizzate, gli effetti sopra descritti sono comunque mitigabili con i seguenti

accorgimenti:

minimizzazione degli ingombri di cantiere;

movimentazione del materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree

marginali;

favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle

macchine e delle attività di cantiere.

IMPATTO SULL’ITTIOFAUNA – FASE DI CANTIERE

Nell’ambiente acquatico del fiume SINNI l’impatto più significativo in fase di cantiere è legato:

al disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera;

alla movimentazione di materiale e al conseguente intorbidimento delle acque;

al consumo della risorsa che sarà utilizzata per il lavaggio dei mezzi;

al consumo della risorsa per la bagnatura delle piste percorse dai mezzi di cantiere;

al consumo della risorsa per la bagnatura delle terre oggetto di movimentazione.

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Gli effetti sono comunque mitigabili con i seguenti accorgimenti:

minimizzazione degli ingombri di cantiere;

movimentazione del materiale con la massima cautela in modo da ridurre gli effetti sotto il

livello dell’acqua;

esecuzione dei lavori in condizioni di magra;

favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle

macchine e delle attività di cantiere.

L’area oggetto di intervento non appare habitat potenzialmente idoneo a soddisfare le esigenze

ecologiche delle specie previste; ovviamente l’utilizzo delle singole tipologie di habitat da parte

delle specie è da intendere come potenziale in quanto, sul reale utilizzo, incidono una serie di

variabili difficilmente prevedibili nella loro complessità. Per tali motivazioni non si può comunque

escludere una frequentazione, seppur occasionale e sporadica, degli habitat presenti nell’area di

pertinenza. Non sono prevedibili interazioni negative con le connessioni ecologiche del sito ed in

particolare con la funzionalità ecologica, svolta all’interno dalla fascia fluviale, che potrà essere

limitata durante la fase di cantiere poiché vi è un disturbo limitato nel tempo e, ad ogni buon

conto, saranno attuate le misure necessarie a garantire un limitato disturbo alla fauna acquatica.

5.2 IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO

IMPATTO ESTETICO

La visibilità delle opere è limitata alla presenza di due piccoli locali comandi ubicati,

rispettivamente, in corrispondenza del canale derivatore e in adiacenza alla vasca di carico, oltre

alla centrale di produzione.

IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) – FASE DI ESERCIZIO

Nella fase di esercizio dell’impianto, le opere di presa e la condotta forzata non daranno luogo a

fenomeni di impatto sonoro, trattandosi di opere interrate che non rilasciano, nell’ambiente,

rumori. Per quanto esposto l’impatto acustico della sorgente presente all’interno del progetto in

esame risulterà decisamente limitato, sia dalla capacità di fono-assorbimento delle pareti in

cemento armato, sia del terreno di copertura. L’effetto di assorbimento dovuto alla collocazione

della sorgente di emissione sonora è quantificabile in almeno 50 dB. I livelli equivalenti in dB(A)

ottenuti [18,55 dB(A) diurno e 14,55 dB(A) notturno], simulati per la sorgente emissiva in

esercizio, rispettano i limiti di emissione previsti dal D.P.C.M. 14/11/97 per “Classe I – Aree

particolarmente protette, 50 dB(A) per funzionamento diurno 40 dB(A) per funzionamento notturno”.

A distanza di 10 20 m dall’edificio i livelli equivalenti di immissione in dB(A) simulati per lo

scenario globale della fase di esercizio evidenziano valori trascurabili e considerando le ipotesi,

decisamente conservative per condurre le valutazioni, si può concludere che il contributo

dell’impianto risulta inavvertibile già a pochi metri dalla centrale di produzione e pertanto

l’impatto acustico dell’opera è da considerare pienamente accettabile.

IMPATTO DA RADIAZIONI - FASE DI ESERCIZIO

L’impianto di progetto é ubicato su terreni non caratterizzati dalla permanenza media di

popolazione superiore alle quattro ore giornaliere o non considerati come zone sensibili ai sensi

dell’art. 4, comma 1 del D.P.C.M. 8 luglio 2003 e in ogni caso situato a distanza tale dagli

eventuali fabbricati da non richiedere una valutazione puntuale dei campi elettromagnetici in

relazione a tessuti urbani esistenti. Date le ridotte potenze elettriche in questione, i potenziali

campi elettromagnetici generati raggiungono livelli del tutto trascurabili.

IMPATTO DA AMIANTO - FASE DI ESERCIZIO

Nella fase di esercizio non si avrà alcuna interazione tra impianto e aree di affioramento delle

formazioni contenenti amianto. La mappatura della Regione Basilicata esclude la presenza dello

stesso elemento in corrispondenza dell'ubicazione delle opera di presa, del sistema dissabbiatore-

vasca di carico e del sito di collocazione della centrale di produzione.

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IMPATTO DA EMISSIONI TERMICHE) – FASE DI ESERCIZIO

L’impianto idroelettrico non prevede l’utilizzo di impianti di combustione o di riscaldamento. Non

sarà svolta alcuna attività che possa comportare variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo

e altri rilasci che possano modificare in modo significativo il microclima locale.

IMPATTO DA INQUINAMENTO LUMINOSO – FASE DI ESERCIZIO

Nel caso del progetto in esame, gli impatti, potrebbero essere determinati da un numero esiguo di

corpi illuminanti da posizionare all’ingresso del manufatto centrale di produzione.

Tale impatto sarà pertanto assolutamente nullo.

IMPATTO DA TRAFFICO VEICOLARE – FASE DI ESERCIZIO

Durante la fase di esercizio l’impatto sulla componente aria causato dal traffico veicolare deriverà

unicamente dal controllo non quotidiano del corretto funzionamento dell’impianto verificabile

soprattutto in modalità remota mediante la rete internet e dalla movimentazione dei mezzi per la

manutenzione annuale. Tale impatto sarà pertanto assolutamente trascurabile.

COMPONENTE ACQUE SUPERFICIALI – FASE DI ESERCIZIO

La derivazione idroelettrica comporta la sottrazione di portate nel tratto interessato e ciò

contribuisce a determinare una situazione di maggiore calma della corrente, ossia una minore

capacità di trasporto solido e quindi una maggiore stabilità delle aree a rischio presenti lungo il

tratto interessato. Tale aspetto può, quindi, essere valutato come un beneficio derivante dalla

derivazione idroelettrica in termini di riduzione della capacità di trasporto solido. È chiaro che

l’azione della derivazione in tal senso si esplica sulle portate ordinarie e non sulle piene

eccezionali, che costituiscono eventi di forte trasporto solido; tuttavia, il beneficio atteso appare di

un certo interesse. In fase di esercizio non si ravvisano situazioni che possano alterare lo stato

delle acque superficiali.

COMPONENTE ACQUE SOTTERRANEE – FASE DI ESERCIZIO

La derivazione, come già illustrato, non produce variazioni significative nel regime complessivo dei

deflussi a monte e a valle del tratto interessato. In ogni caso la tipologia di terreno caratterizzante

l’alveo del fiume preclude fenomeni di filtrazione: la variazione di portata non ha nessun effetto

sulla dinamica di eventuali falde presenti. Le opere non hanno effetti significativi in relazione alle

acque sotterranee, per cui gli impatti sono da ritenersi irrilevanti

COMPONENTE ARIA – FASE DI ESERCIZIO

Emissioni in atmosfera: L’opera determinerà un impatto positivo sulla componente ambientale

aria e clima, in quanto la produzione elettrica avverrà senza alcuna emissione in atmosfera,

diversamente da altre fonti tradizionali (petrolio, gas, carbone) e rinnovabili (biomasse, biogas).

Durante la fase di esercizio della centrale idroelettrica non sono prevedibili impatti negativi sulla

componente atmosfera, in quanto le emissioni di macro e microinquinanti sono pari a zero. La

realizzazione ed entrata in esercizio della centrale idroelettrica di progetto comporta la produzione

annua di energia rinnovabile.

COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO – FASE DI ESERCIZIO

Durante la fase di esercizio dell’impianto si prevedono interventi manutentivi delle aree

circoscritte alle opere da realizzare. La risorsa idrica sarà soltanto utilizzata per alimentare la

turbina, poiché, la portata preventivamente addotta in corrispondenza della presa, sarà

integralmente restituita in alveo in prossimità dell’opera di scarico. Nella lavorazione dell’impianto

idroelettrico, l’acqua, non subisce alcuna alterazione fisica e chimica poiché il processo di

produzione dell’energia elettrica “Verde, non prevede alcuna emissione di sostanze inquinanti di

cui alla Tabella 3 ed alle Tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 della parte terza del D. Lgs. 152/06. Lo

studio geologico in relazione alla componente suolo e sottosuolo è attuato, in fase di esercizio

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dell’impianto, con un continuo monitoraggio a mezzo di apposita strumentazione di misura e

controllo posizionata nelle aree a rischio attraversate dalla condotta.

In particolare sono stati previsti i seguenti strumenti di controllo:

- Inclinometri;

- Piezometri.

COMPONENTE PATRIMONIO ARCHITETTONICO – FASE DI ESERCIZIO

Non sussistono interazioni, data la differente ubicazione, tra dell’impianto idroelettrico in fase di

esercizio e le opere appartenenti al patrimonio architettonico.

COMPONENTE PATRIMONIO ARCHEOLOGICO – FASE DI ESERCIZIO

Le possibili interazioni sussistono solo in fase di cantiere; in fase di esercizio dell’impianto

idroelettrico non sono fondati i presupposti per possibili interazioni con il patrimonio

archeologico.

COMPONENTE FLORA E FAUNA – FASE DI ESERCIZIO

La criticità in fase di esercizio è limitata alla seguente condizione significativa:

disturbo per eventuali attività di manutenzione ordinaria e/o straordinaria.

Non sono prevedibili interazioni negative con le connessioni ecologiche del sito.

COMPONENTE ITTIOFAUNA – FASE DI ESERCIZIO

La criticità in fase di esercizio, per quanto concerne la fauna acquatica, è rappresentata dalla

riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il canale di scarico a valle

della centrale idroelettrica. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la portata istantanea

da determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire la salvaguardia

delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche idrologiche e

morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale capacità di

autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”. Per la

sezione in oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi anni, l’Autorità di

Bacino ha fornito delle indicazioni sulle portate da rilasciare come deflusso minimo vitale che si

attesta intorno ai 0.394 mc/s. Le indicazioni sul quantitativo di rilascio in alveo sono state

recepite e considerate nel progetto in esame.

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6 - STUDIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA

6.1 – NORMATIVA DI RIFERIMENTO

NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Direttiva Europea 79/409/CEE del 02-04-1979 - Relativa alla conservazione degli uccelli

Selvatici.

Direttiva Europea 92/43/CEE del 21-05-1992 - Relativa alla conservazione degli habitat

naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

D.P.R. n. 357 del 08-09-1997 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE

relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna

selvatiche

D.P.R. n. 120 del 12-03-2003 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del

Presidente della Repubblica 8-Settembre 1997, n. 357, concernente l’attuazione della direttiva

92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e

della fauna selvatiche.

D.G.R. n. 2454 del 22 Dicembre 2003 - d.p.r. 8 Settembre 1997, n. 357 – Regolamento recante

attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e

seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. (Indirizzi applicativi in materia di

Valutazione d’Incidenza).

D.G.R. n. 590 del 14 Marzo 2005 - Individuazione e richiesta di individuazione di nuove

zone a

protezione speciale ZPS ai sensi ed in applicazione della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE e

della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE quali: IT9210275 - MASSICCIO DEL MONTE POLLINO

E DEL MONTE ALPI corrispondente all’IBA coerentemente con le richieste manifestate dalla

commissione Europea nel parere motivato ed allegati IV.

6.2 - LOCALIZZAZIONE

L’area interessata dalle opere di progetto ricade all’interno dell’area naturale protetta EUAP 0008 -

PARCO NAZIONALE DEL POLLINO - Zona 2 - (D.P.R. 15 nov. 1993) ed è classificata, ai sensi

del P.T.C. L.R. n.24 del 05.07.2002, come zona C3 (PI) e Zona B (BC) (Paesaggi di Rilevante

Interesse - Zona Boschi di Casa) nella tavola del P.T.C. del Pollino (L.R. n. 3/90).

AREA ZPS Codice sito IT9210275, Tipo: F, nome del sito: MASSICCIO DEL MONTE

POLLINO E MONTE ALPI - Long. 16 11’ 40’’- Lat. 40 03’ 46’’.

6.3 - SITO NATURA 2000

Area ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI.

Caratteristiche generali del sito:

Territorio prevalentemente montuoso, caratterizzato da emergenze naturalistiche peculiari

dell’appennino meridionale sia geomorologicamente (glacialismo, carsismo, fenomeni

tettonici) sia nel popolamento floro - faunistico (specie endemiche, cenosi relittuali).

L’habitat 6210 è prioritario.

Qualità e Importanza: Territorio generalmente con elevato stato di conservazione, molto

importante per la notevole diversità ambientale e le numerose specie animali e vegetali

endemiche.

Vulnerabilità:

Attività antropiche ad elevato impatto ambientale (infrastrutture, urbanizzazione di

aree montane, centrali per la produzione di energia elettrica);

Scarso controllo e regolamentazione delle attività turistiche;

Abbandono delle pratiche agricole e selvicolturali tradizionali;

Perdita di valore paesaggistico per la possibile costruzione di elettrodotti e parchi eolici.

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6.4 - TIPI DI HABITAT PRESENTI NEL SITO

Si riportano i tipi di habitat riportati del formulario standard Natura 2000.

Codice

Habitat Nome Habitat

Superficie

%

5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 2

5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp. 5

6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)

2

6310 Dehesas con Quercus spp sempreverde 2

8130 Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili 2

8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 10

91AA Boschi orientali di quercia bianca -

9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Aceron 2

9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex 20

9220 Faggeti degli Appennini con Albies alba e faggete con Abies nebrodensis 10

9380 Foreste di Ilex Aquifolium 2

9540 Pinete mediterranee di pini mesogeni endemisi 10

A seguire, i vari tipi di habitat con le caratteristiche principali e le combinazioni fisionomiche di

riferimento.

5130: FORMAZIONI A JUNIPERUS COMMUNIS SU LANDE O PRATI CALCICOLI

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Arbusteti più o meno radi dominati da Juniperus communis. Sono generalmente cenosi arbustive

aperte, che includono sia gli ambiti di prateria in cui il ginepro comune forma piccoli nuclei che gli

ambiti in cui il ginepro, spesso accompagnato da altre specie arbustive (fra cui Rosa sp. pl.,

Crataegus monogyna, Prunus spinosa), forma nuclei più ampi. Si tratta di cenosi secondarie che

colonizzano praterie pascolate e prato-pascoli ora in abbandono.

Sono diffusi nella fascia collinare e montana, prevalentemente su substrati carbonatici, ma anche

di natura diversa, in condizioni da xerofile a mesoxerofile. L’habitat è presente in tutta l’Italia

settentrionale e centrale; nella regione alpina è poco comune mentre è frequente nell’area

appenninica.

Sottotipi e varianti

Sono distinguibili due sottotipi:

31.881. Formazioni a Juniperus communis che si sviluppano su substrati calcarei in praterie

xerofile o mesofile essenzialmente riconducibili alla Festuco-Brometea Br.-Bl. et Tx. ex Br.-Bl.

1949.

31.882. Formazioni a Juniperus communis che si sviluppano in ambiti di brughiera riferibili alle

classi Calluno-Ulicetea Br.-Bl. & Tx. ex Klika & Hadac 1944 o Nardo-Callunetea Oberdorfer 1979

Combinazione fisionomica di riferimento

Nel sottotipo 31.881, sono frequenti le specie riconducibili alla classe Festuco-Brometea come,

ad esempio, Artemisia alba, Bromus erectus, Brachypodium rupestre, Dianthus carthusianorum,

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Galium lucidum, Stachys recta, Teucrium chamaedrys.

Nel sottotipo 31.882 Calluna vulgaris, Danthonia decumbens, Deschampsia flexuosa, Genista

germanica, G. tinctoria, Nardus stricta, Vaccinum myrtillus.

Combinazione fisionomica di riferimento

Juniperus communis, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Berberis vulgaris e diverse specie

del genere Rosa (fra cui Rosa pouzinii, Rosa corymbifera,Rosa spinosissima, Rosa canina s.s.,

Rosa squarrosa) e del genere Rubus.

Inoltre, per la Sardegna sono da aggiungere Cornus sanguinea, Pyracantha coccinea, Borago

morisiana, Thymelaea tartonraira.

Nel sottotipo 31.881, sono frequenti le specie riconducibili alla classe Festuco-Brometea come,

ad esempio, Artemisia alba, Bromus erectus, Brachypodium rupestre, Dianthus carthusianorum,

Galium lucidum, Stachys recta, Teucrium chamaedrys.

Nel sottotipo 31.882 Calluna vulgaris, Danthonia decumbens, Deschampsia flexuosa, Genista

germanica, G. tinctoria, Nardus stricta, Vaccinum myrtillus.

Fra le specie di interesse conservazionistico rilevabili in questo habitat sono da segnalare le

numerose specie di Orchidaceae, soprattutto legate ai lembi di prateria. Per la Toscana e le

Marche è di particolare rilevanza la presenza nell’habitat di Arceuthobium oxycedri.

5210: MATORRAL ARBORESCENTI DI JUNIPERUS SPP.

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Macchie di sclerofille sempreverdi mediterranee e submediterranee organizzate attorno a ginepri

arborescenti. Sono costituite da specie arbustive che danno luogo a formazioni per lo più

impenetrabili.

Tali formazioni possono essere interpretate sia come stadi dinamici delle formazioni forestali

(matorral secondario), sia come tappe mature in equilibrio con le condizioni edafiche

particolarmente limitanti che non consentono l’evoluzione verso le formazioni forestali (matorral

primario). L’habitat è tipico dei substrati calcarei e si ritrova prevalentemente in aree ripide e

rocciose del piano termomediterraneo.

Sottotipi e varianti

32.131 a Juniperus oxycedrus s.l., scarsamente diffuso in quanto, come specifica il nome

dell’habitat, J. oxycedrus deve assumere portamento arboreo.

32.132 a J. phoenicea s.l. Di questa specie sono note due sottospecie: J. phoenicea ssp.

phoenicea, dei settori occidentali dell’areale della specie, generalmente situata sulle parti più

elevate delle montagne mediterranee e maccaronesiche, e J. phoenicea ssp. turbinata delle aree

costiere del Mediterraneo occidentale e centrale. La diversa distribuzione ecologica e corologica dei

due ginepri, determina differenze sostanziali nella composizione floristica delle comunità a cui

partecipano, nonostante corrispondano entrambe allo stesso sottotipo di habitat.

Combinazione fisionomica di riferimento

Juniperus oxycedrus, J. phoenicea, Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia,

Myrtus communis, Lonicera implexa, Prasium majus, Smilax aspera, Rubia peregrina, Olea

europaea var. sylvestris, Clematis flammula, C. cirrhosa, Euphorbia dendroides, Daphne gnidium,

Chamaerops humilis, Helichrysum stoechas, Arisarum vulgare, Vincetoxicum hirundinaria,

Brachypodium ramosum.

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- 28 -

6210: FORMAZIONI ERBOSE SECCHE SEMINATURALI E FACIES COPERTE DA CESPUGLI

SU SUBSTRATO CALCAREO (FESTUCO-BROMETALIA)

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee emicriptofitiche, generalmente

secondarie, da aride a semimesofile, diffuse prevalentemente nel Settore Appenninico ma presenti

anche nella Provincia Alpina, dei Piani bioclimatici Submeso-, Meso-, Supra-Temperato, riferibili

alla classe Festuco-Brometea, talora interessate da una ricca presenza di specie di Orchideaceae

ed in tal caso considerate prioritarie (*). Per quanto riguarda l’Italia appenninica, si tratta di

comunità endemiche, da xerofile a semimesofile, prevalentemente emicriptofitiche ma con una

possibile componente camefitica, sviluppate su substrati di varia natura.

Per individuare il carattere prioritario deve essere soddisfatto almeno uno dei seguenti criteri:

(a) il sito ospita un ricco contingente di specie di orchidee;

(b) il sito ospita un’importante popolazione di almeno una specie di orchidee ritenuta non molto

comune a livello nazionale;

(c) ) il sito ospita una o più specie di orchidee ritenute rare, molto rare o di eccezionale rarità a

livello nazionale.

Combinazione fisionomica di riferimento

La specie fisionomizzante è quasi sempre Bromus erectus, ma talora il ruolo è condiviso da altre

entità come Brachypodium rupestre. Tra le specie frequenti, già citate nel Manuale EUR/27,

possono essere ricordate per l’Italia: Anthyllis vulneraria, Arabis hirsuta, Campanula

glomerata, Carex caryophyllea, Carlina vulgaris, Centaurea scabiosa, Dianthus

carthusianorum, Eryngium campestre, Koeleria pyramidata, Leontodon hispidus,

Medicago sativa subsp. falcata, Polygala comosa, Primula veris, Sanguisorba minor,

Scabiosa columbaria, Veronica prostrata, V. teucrium, Fumana procumbens, Globularia

elongata, Hippocrepis comosa. Tra le orchidee, le più frequenti sono Anacamptis pyramidalis,

Dactylorhiza sambucina, #Himantoglossum adriaticum, Ophrys apifera , O. bertolonii, O. fuciflora,

O. fusca, O. insectifera, O. sphegodes, Orchis mascula, O. militaris, O. morio, O. pauciflora, O.

provincialis, O. purpurea, O. simia, O. tridentata, O. ustulata.

6310: DEHESAS CON QUERCUS SPP SEMPREVERDE

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Pascoli alberati a dominanza di querce sempreverdi (Quercus suber, Q.ilex, Q.coccifera),

indifferenti al substrato, da termomediterraneo inferiore secco inferiore a supramediterraneo

inferiore umido superiore. Sono presenti maggiormente nella subregione biogeografica

Mediterranea occidentale, quindi in Italia maggiormente, ma non esclusivamente, nel versante

tirrenico, isole incluse. Si tratta comunque di un habitat seminaturale, mantenuto dalle attività

agro-zootecniche, in particolare l’allevamento brado ovi-caprino, bovino e suino.

Combinazione fisionomica di riferimento

Quercus suber, Q. ilex ssp. ilex, Q. coccifera e specie della classe Poetea bulbosae: Trifolium

subterraneum, T. nigrescens, T, micranthum, T. tormentosum, T. bocconei, Ranunculus paludosus,

R. bullatum, Parentucellia latifolia , Ornithopus compressus, Moenchia erecta, Morisia monanthos

(endemica sarda), Poa bulbosa.

8130: GHIAIONI DEL MEDITERRANEO OCCIDENTALE E TERMOFILI

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Ghiaioni, pietraie e suoli detritici ad esposizione calda delle Alpi e degli Appennini con vegetazione

termofila degli ordini Androsacetalia alpinae p., Thlaspietalia rotundifolii p., Stipetalia

calamagrostis e Polystichetalia lonchitis p.

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Sottotipi e varianti

61.31. Ghiaioni termofili perialpini. Stipion calamagrostidis, Leontodontion hyoseroidis.

Ghiaioni calcarei e dei calcescisti soleggiati, instabili e abbastanza grossolani, montano-subalpini

delle Alpi.

Ghiaioni dell'Italia peninsulare e delle grandi isole mediterranee.

61.3B. Ghiaioni del Mediterraneo centrale.

Combinazione fisionomica di riferimento

61.31 (perialpini). Achnatherum calamagrostis, Galeopsis angustifolia, Gymnocarpium

robertianum, Leontodon hyoseroides, Linaria supina, Globularia cordifolia, Athamanta

vestina, Teucrium montanum, Scrophularia juratensis, Calamintha nepeta, Epilobium dodonaei,

Asplenium fissum, Festuca spectabilis, Aethionema saxatile.

61.3B: Achnatherum calamagrostis, Scrophularia canina, S. juratensis, Laserpitium gallicum,

Epilobium dodonaei, Linaria supina, Ononis rotundifolia, Rumex scutatus, Teucrium montanum,

Alyssum bertolonii, Minuartia laricifolia ssp. ophiolitica, Centranthus angustifolius, Ptychotis

saxifraga, Galeopsis reuteri, Teucrium lucidum, Linaria purpurea, Ptilostemon niveum, Arenaria

grandiflora, Senecio candidus, Scutellaria rubicunda, Scrophularia bicolor, Lactuca viminea, Senecio

siculus, Arrhenatherum nebrodense, Melica cupani, Brassica montana, Campanula cochleariifolia,

Woodsia alpina, Campanula sabatia*, Rumex scutatus subsp. glaucescens, Anchusa formosa,

Anchusa capellii, Dryopteris pallida, Calamintha sandaliotica, Helichrysum saxatile subsp.

morisianum, Delphinium pictum.

8210: PARETI ROCCIOSE CALCAREE CON VEGETAZIONE CASMOFITICA

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Comunità casmofitiche delle rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle regioni mediterranee a

quello cacuminale nell’arco alpino.

Sottotipi e varianti

EUR27 individua i seguenti sottotipi:

62.13. Comunità rupicole liguro-appenniniche (Saxifragion lingulatae)

62.14. Comunità dell'Italia meridionale (Dianthion rupicolae)

62.15 e 62.1B. Comunità eurosibiriche e supra- ed oro-mediterranee (Potentilletalia caulescentis).

In tale ambito si riconoscono le seguenti varianti: - comunità sciafile; -comunità xerofile; -

comunità microterme della fascia alpina; -comunità dell'Italia centrale e meridionale (Saxifragion

australis).

Va incluso qui anche:

62.1114. Comunità rupicole delle coste orientali dell'Adriatico settentrionale (Golfo di Trieste)

talvolta esposte anche a moderato aerosol alino (Centaureo-Campanulion)

Combinazione fisionomica di riferimento

- 62.11 comunità ovest-mediterranee (Asplenion petrarchae) (= Asplenion glandulosi): Asplenium

petrarchae, Asplenium trichomanes ssp. pachyrachis, Cheilanthes acrostica, Melica

minuta;

- 62.13 comunità liguro-appenniniche (Saxifragion lingulatae Rioux & Quézel 1949): Saxifraga

lingulata ssp. lingulata, Moehringia sedifolia, Asperula hexaphylla, Micromeria marginata,

Campanula macrorrhiza, Primula marginata, P. allionii, Phyteuma cordatum, Ballota

frutescens, Potentilla saxifraga, Silene campanula, Phyteuma charmelii, Globularia

incanescens, Leontodon anomalus, Silene saxifraga;

- 62.14 comunità dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae): Dianthus rupicola, Antirrhinum

siculum, Cymbalaria pubescens, Scabiosa limonifolia, Micromeria fruticosa, Inula verbascifolia

ssp. verbascifolia, Centaurea subtilis, Phagnalon rupestre ssp. illyricum, Phagnalon saxatile,

Phagnalon rupestre s.l., Athamanta sicula, Pimpinella tragium, Aurinia sinuata, Sesleria juncifolia

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ssp. juncifolia, Euphorbia spinosa ssp. spinosa, Teucrium flavum ssp. flavum, Rhamnus saxatilis

ssp. infectoria, Rhamnus saxatilis s.l.; Asperulion garganicae: Campanula garganica subsp.

garganica, Lomelosia crenata ssp. dallaportae, Aubretia columnae ssp. italica, Asperula

garganica, Leontodon apulus, Dianthus garganicus; Campanulion versicoloris-Dianthion

japigici/Campanulion versicoloris: Dianthus japigicus, Scrophularia lucida, Aurinia

leucadea, Centaurea japygica, C. leucadea, C. tenacissima, C. nobilis, C. brulla; Caro

multiflori-Aurinion megalocarpae: Campanula versicolor, Melica transsilvanica ssp.

transsilvanica, Aurunia saxatilis ssp. megaslocarpa, Carum multifolrum ssp. multiflorum,

Scrophularia lucida, Silene fruticosa, Athamanta sicula, Brassica sp. pl., Dianthus arrostii, Iberis

semperflorens, Convolvolus cneorum, Helichysum pendiulum, Centaurea sp. pl., Galium aetnicum,

Hypochoeris laevigata, Anthemis cupaniana, Anthyllis vulneraria ssp. busambarensis, Scabiosa

cretica, Campanula fragilis, Brassica incana, Brassica rupestris, Lithodora rosmarinifolia, Iberis

semperflorens;

- 62.15 e 62.1B. Limitatamente all’Italia centro meridionale e Sicilia (Saxifragion australis):

Achillea mucronulata, Campanula tanfanii, Edraianthus siculus, Potentilla caulescens,

Potentilla caulescens ssp. nebrodensis, Saxifraga australis (= Saxifraga callosa ssp. callosa),

Trisetum bertoloni (= Trisetaria villosa);

Da 62.16 a 62.1A (comunità illirico-greco-balcaniche). In Italia sono presenti: 62.1114 (Triestin

karst cliffs) Centaureo-Campanulion: Centaurea kartschiana, Campanula pyramidalis, Asplenium

lepidum, Euphorbia fragifera, Micromeria thymifolia (=Satureja thymifolia), Moehringia tommasinii,

Teucrium flavum, Euphorbia wulfenii, Sesleria juncifolia;

62.15 e 62.1B: Potentilla caulescens, Arabis bellidifolia ssp. stellulata, Bupleurum petraeum,

Campanula carnica, Carex mucronata, Globularia repens, Paederota bonarota, Primula marginata,

Rhamnus pumilus, Saxifraga crustata, Silene saxifraga, Helianthemum lunulatum, Saxifraga

cochlearis, Moehringia lebrunii, M. sedoides, Androsace pubescens, Saxifraga valdensis#,

Cystopteris fragilis, Cystopteris alpina, Asplenium viride, A. trichomanes, Silene pusilla, Carex

brachystachys, Dryopteris villarii, Alyssum argenteum, Cheilanthes marantae, Alyssoides

utriculata, Campanula bertolae;

Altre specie: Asplenium viride, Carex brachystachys, Cystopteris fragilis, Minuartia rupestris,

Potentilla caulescens, Potentilla nitida, Valeriana elongata, Androsace hausmannii, Androsace

helvetica, Asplenium seelosii, Campanula carnica, Campanula morettiana, Campanula petraea,

Campanula raineri, Campanula elatinoides, Cystopteris alpina, Daphne petraea, Daphne

reichsteinii, Draba tomentosa, Gypsophila papillosa, Hieracium humile, Jovibarba arenaria,

Minuartia cherlerioides, Moehringia bavarica, Moehringia glaucovirens, Paederota bonarota,

Paederota lutea, Physoplexis comosa, Primula recubariensis, Primula spectabilis, Primula tyrolensis,

Saxifraga arachnoidea, Saxifraga burseriana, Saxifraga facchinii, Saxifraga petraea, Saxifraga

presolanensis, Saxifraga squarrosa, Saxifraga tombeanensis, Silene veselskyi, Woodsia pulchella,

Aquilegia thalictrifolia, Arabis bellidifolia, Artemisia nitida, Asplenium ceterach, Asplenium ruta-

muraria, Asplenium trichomanes, Bupleurum petraeum, Carex mucronata, Cystopteris montana,

Erinus alpinus, Festuca alpina, Festuca stenantha, Hieracium amplexicaule, Hypericum coris,

Kernera saxatilis, Phyteuma sieberi, Primula auricula, Primula glaucescens, Rhamnus pumilus,

Rhodothamnus chamaecistus, Saxifraga caesia, Saxifraga crustata, Saxifraga hostii ssp. rhaetica,

Saxifraga paniculata, Sedum dasyphyllum, Sedum hispanicum, Silene elisabethae, Silene

saxifraga, Telekia speciosissima, Thalictrum foetidum, Valeriana saliunca, Valeriana saxatilis,

Hypericum coris, Alyssum ligusticum, Saxifraga diapensioides, Daphne alpina ssp. alpina,

Paronychia kapela ssp. serpyillifolia, Silene calabra, Centaurea pentadactyli, Allium pentadactyli,

Crepis aspromontana, Erucastrum virgatum, Dianthus vulturius ssp. aspromontanus, Dianthus

vulturius ssp. vulturius, Dianthus brutius ssp. pentadactyli, Jasione sphaerocephala,

Portenschlagiella ramosissima, Ptilostemon gnaphaloides, Primula palinuri, Seseli polyphyllus,

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Senecio gibbosus, Senecio cineraria, Dianthus longicaulis, Dianthus longicaulis, Athamanta sicula,

Centaurea aspromontana, Centaurea scillae, Centaurea ionicae.

91AA: BOSCHI ORIENTALI DI QUERCIA BIANCA

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici (area del Carpinion orientalis e del

Teucrio siculi-Quercion cerris ) a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e

Fraxinus ornus, indifferenti edafici, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila tipici della

penisola italiana ma con affinità con quelli balcanici, con distribuzione prevalente nelle aree

costiere, subcostiere e preappenniniche. Si rinvengono anche nelle conche infraappenniniche.

L’habitat è distribuito in tutta la penisola italiana, dalle regioni settentrionali (41.731) a quelle

meridionali, compresa la Sicilia dove si arricchisce di specie a distribuzione meridionale quali

Quercus virgiliana, Q. congesta, Q. leptobalana, Q. amplifolia ecc. (41.732) e alla Sardegna (41.72)

con Quercus virgiliana, Q. congesta, Q. ichnusae.

Combinazione fisionomica di riferimento

Quercus pubescens, Q. dalechampii, Q. ichnusae, Q. virgiliana, Fraxinus ornus, Carpinus

orientalis, C. betulus, Ostrya carpinifolia, Coronilla emerus, Anthericum ramosum, Asparagus

acutifolius, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Dictamnus albus, Geranium sanguineum,

Epipactis helleborinae, Hedera helix, Ligustrum vulgare, Rosa sempervirens, Rubia peregrina,

Smilax aspera, Viola alba subsp. dehnhardtii.

9180: FORESTE DI VERSANTI, GHIAIONI E VALLONI DEL TILIO-ACERON

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Boschi misti di caducifoglie mesofile che si sviluppano lungo gli impluvi e nelle forre umide con

abbondante rocciosità superficiale e talvolta con abbondanti muschi, nel piano bioclimatico

supratemperato e penetrazioni in quello mesotemperato. Frequenti lungo i versanti alpini,

specialmente esterni e prealpini, si rinvengono sporadicamente anche in Appennino con aspetti

floristicamente impoveriti. Si distinguono tre prevalenti tipologie boschive diverse per

caratteristiche ecologiche e biogeografiche:

1) aceri frassineti mesofili degli ambienti più freschi, corrispondenti ai codici corine biotopes

41.41 (per gli Appennini e per le Alpi) e 41.43 (per le Alpi) riferibili alle suballeanze Lunario-

Acerenion, Lamio orvalae-Acerenion e Ostryo-Tilienion;

2) aceri-tiglieti più termofili dei precedenti, situati nei versanti protetti e quindi più caldi,

corrispondenti al codice corine biotope 41.45 e alla suballeanza Tilio-Acerenion (Tilienion

platyphylli).

3) boschi meso-igrofili di forra endemici dell’Italia meridionale caratterizzati dalla presenza di

specie ad areale mediterraneo (Ostrya carpinifolia, Festuca exaltata, Cyclamen hederifolium,

Asplenium onopteris) e a specie endemiche dell’Italia meridionale (Acer obtusatum ssp.

neapolitanum) riferibili alle alleanze: Lauro nobilis-Tilion platyphylli (Italia meridionale, rinvenuta

per ora in Puglia al Gargano) e Tilio-Ostryon (Calabria e Sicilia).

Combinazione fisionomica di riferimento

Acer pseudoplatanus, A. campestre, A. lobelii, A. obtusatum, A. obtusatum ssp. neapolitanum, A.

opulifolium, A. platanoides, Fraxinus excelsior, Tilia cordata, T. platyphyllos, Actaea

spicata, Alnus glutinosa, Aruncus dioicus, Carpinus betulus, Corylus avellana, Euonymus

latifolius, Festuca exaltata, Fraxinus ornus, Lunaria rediviva, Ostrya carpinifolia, Phyllitis

scolopendrium, Polystichum aculeatum, P. braunii, P. setiferum, Helleborus viridis, Prunus avium,

Populus tremula, Quercus robur, Sesleria varia, Staphylea pinnata, Taxus baccata, Ulmus

glabra, Anthriscus nitida, Philadelphus coronarius, Dentaria pentaphyllos, Galanthus reginae-olgae

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ssp. reginae-olgae, Asperula taurina, Campanula latifolia, Cardamine pentaphyllos, Galeopsis

speciosa

9210: FAGGETI DEGLI APPENNINI CON TAXUS E ILEX

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Faggete termofile con tasso e con agrifoglio nello strato alto-arbustivo e arbustivo del piano

bioclimatico supratemperato ed ingressioni nel mesotemperato superiore, sia su substrati calcarei

sia silicei o marnosi distribuite lungo tutta la catena Appenninica e parte delle Alpi Marittime

riferite alle alleanze Geranio nodosi-Fagion (=Aremonio-Fagion suball. Cardamino kitaibelii-

Fagenion) e Geranio striati-Fagion. Sono generalmente ricche floristicamente, con partecipazione

di specie arboree, arbustive ed erbacee mesofile dei piani bioclimatici sottostanti, prevalentemente

elementi sud-est europei (appenninico-balcanici), sud-europei e mediterranei (Geranio striati-

Fagion).

Combinazione fisionomica di riferimento

Fagus sylvatica, Ilex aquifolium, Taxus baccata, Abies alba, Acer platanoides, A.

pseudoplatanus Actaea spicata, Anemone apennina, A. nemorosa, A. ranunculoides, Aremonia

agrimonioides, Cardamine bulbifera, C. trifolia, C. kitaibelii, C. chelidonia, Cephalanthera

damasonium, Corydalis cava, C. solida, C. pumila, Daphne mezereum, Doronicum columnae, D.

orientale, Euphorbia amygdaloides, Galanthus nivalis, Galium odoratum, Lathyrus venetus, L.

vernus, Melica uniflora, Mycelis muralis, Polystichum aculeatum, Potentilla micrantha, Ranunculus

lanuginosus, Rubus hirtus, Sanicula europaea, Scilla bifolia, Viola reichembachiana, V. riviniana, V.

odorata, Athyrium filix-femina, Dryopteris filix-mas, Convallaria majalis, Gagea lutea, Oxalis

acetosella, Paris quadrifolia, Rumex arifolius, Polygonatum multiflorum;

Specie di pregio: Polygonatum odoratum, Ruscus hypoglossum, Thelypteris limbosperma, Aruncus

dioicus, Epipactis helleborine, E. microphylla, E. meridionalis, E. muelleri, Neottia nidus-avis,

Cephalanthera longifolia, C. rubra, Paeonia mascula, Aquilegia vulgaris, Symphytum gussonei.

9220: FAGGETI DEGLI APPENNINI CON ALBIES ALBA E FAGGETE CON ABIES

NEBRODENSIS

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

I boschi misti di faggio e abete bianco hanno una distribuzione piuttosto frammentata lungo la

catena appenninica accantonandosi sui principali rilievi montuosi dall’Appennino tosco-emiliano

all’Aspromonte, in aree a macrobioclima temperato con termotipo supratemperato, più raramente

mesotemperato. Essi ospitano alcune specie vascolari endemiche, lo stesso abete bianco è

rappresentato dalla particolare sottospecie endemica Abies alba subsp. apennina, per lo meno

nell'Appennino meridionale. In questi boschi è inoltre ricco il contingente di specie orofile, da

considerarsi come relitti di una flora orofila terziaria che dopo le glaciazioni non è stato in grado di

espandersi verso nord e che è rimasto accantonato su queste montagne. Studi palinologici svolti

sui sedimenti di aree lacustri e torbiere dell’Appennino hanno evidenziato che in passato l’abete

bianco aveva una maggiore diffusione. La recente contrazione dell’areale è da imputare

probabilmente anche all’impatto delle attività antropiche sulla vegetazione forestale.

Le formazione relittuale di abete dei Nebrodi, presenti sui monti delle Madonie in Sicilia,

presentano invece caratteristiche completam,ente diverse, pur essendo state inserite nello stesso

habitat. La popolazione attuale di Abies nebrodensis è costituita da 30 individui adulti, di cui 24

sessualmente maturi, e da 80 giovani piantine che ne rappresentanono la rinnovazione naturale,

distribuiti discontinuamente in una piccola area delle Madonie tra 1360 e 1690 m. La popolazione

si localizza in un'area a bioclima da supra ad oro mediterraneo su suoli poco evoluti originati da

Quarzareniti in un area interessata da ricorrenti fenomeni di nebbie.

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Combinazione fisionomica di riferimento

9220* I

Fagus sylvatica, Abies alba, Abies alba subsp. apennina, Acer platanides, A. pseudoplatanus, A.

lobelii, Allium pendulinum, Anemone apennina, Aremonia agrimonioides, Cardamine chelidonia,

Cardamine battagliae, Epipactis meridionalis, Geranium versicolor, Ilex aquifolium, Ranunculus

brutius, Ranunculus lanuginosus var. umbrosus, Sorbus aucuparia subsp. praemorsa, Asyneuma

trichocalycinum (=Campanula trichocalycina), Calamintha grandiflora, Luzula sicula, Moehringia

trinervia, Neottia nidus-avis, Epipogium aphyllum, Epipactis microphylla, Pulmonaria apennina.

9220* II

Abies nebrodensis*, Genista cupani, Juniperus hemisphaerica, Rosa heckeliana, Rosa sicula,

Sorbus graeca, Silene sicula.

9380: FORESTE DI ILEX AQUIFOLIUM

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Comunità alto-arbustive o arborescenti a dominanza di agrifoglio (Ilex aquifolium). Si tratta di

formazioni relittuali, talora associate al tasso (Taxus baccata) che si localizzano nel piano

supramediteraneo su vari tipi di substrati prediligendo quelli silicicoli, in condizioni bioclimatiche

di tipo supramediterraneo o supratemperato caratterizzate da una notevole oceanicità. Queste

comunità si possono originare da vari tipi di foreste caratterizzate dalla presenza dell’agrifoglio nel

sottobosco dove lo strato arboreo è stato distrutto. L’ habitat può inoltre rappresentare una fase di

senescenza di queste formazioni forestali con agrifoglio in seguito a declino dello strato arboreo

dominante.

Sottotipi e varianti

In relazione alla cenosi forestali in cui si localizza l’agrifoglio questo habitat mostra una certa

variabilità ed è possibile distinguere alcune varianti:

I - Boschi di Ilex aquifolium e Quercus ilex

II - Boschi di Ilex aquifolium e Quercus pubescens s.l.

III - Boschi di Ilex aquifolium e Quercus cerris

IV - Boschi di Ilex aquifolium e Fagus sylvatica

Combinazione fisionomica di riferimento

Ilex aquifolium, Taxus baccata, Melittis albida, Silene sicula, Thalictrum calabricum, Euphorbia

amygdaloides subsp. arbuscula, Doronicum orientale, Symphytum gussonei, Geranium versicolor,

Paeonia corsica, Hieracium oliastrae, Aquilegia nugorensis, Polystichum setiferum, Helleborus

lividus ssp. corsicus, Teucrium scorodonia, Sanicula europaea, Ornithogalum pyrenaicum, Digitalis

purpurea var. gyspergerae, Quercus ichnusae, Epipactis helleborine, Ostrya carpinifolia, Cyclamen

repandum.

9540: PINETE MEDITERRANEE DI PINI MESOGENI ENDEMISI Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Pinete mediterranee e termo-atlantiche a pini termofili mediterranei: Pinus pinaster, P. pinea, P.

halepensis, Pinus brutia, localizzate in territori a macrobioclima mediterraneo limitatamente ai

termotipi termo e mesomediterraneo. Presentano in genere una struttura aperta che consente la

rinnovazione delle specie di pino e la presenza di un denso strato arbustivo costituito da specie

sclerofille sempreverdi. Talora costituiscono delle formazioni di sostituzione dei boschi dei

Quercetalia ilicis o delle macchie mediterranee dei Pistacio-Rhamnetalia alaterni. Rientrano in

questo habitat gli impianti artificiali realizzati da molto tempo che si sono stabilizzati e inseriti in

un contesto di vegetazione naturale.

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Sottotipi e varianti

In relazione alla specie di pino che caratterizza la fitocenosi e alla distribuzione sono distinti vari

sottotipi, quelli presenti in Italia sono i seguenti:

42.823 – Pinete di Pinus pinaster dell’Italia nord-occidentale e della Francia Meridionale: (Cod.

Eunis: G3.723 - Franco-Italian mesogean pine forests) Si insediano su suoli silicei nella fascia

mesomediterranea della Provenza, su marne e calcari della fascia mesomediterrana delle Alpi

liguri e delle Alpi marittime e su suoli argillosi o silicei delle colline della Liguria e della Toscana.

42.825 – Pinete di Pinus pinaster della Sardegna: Cod. Eunis: G3.725 - Sardinian mesogean pine

forests. Si insediamo su substrati granitici della Sardegna settentrionale.

42.826 - Pinete di Pinus pinaster di Pantelleria: Cod. Eunis: G3.726 - Pantellerian mesogean pine

forests. Sono diffuse sui substrati vulcanici dell’Isola e sono caratterizzati dalla presenza da Pinus

pinaster subsp. hamiltonii.

42.835 - Pinete di Pinus pinea della Sardegna: Cod. Eunis: G3.735: Sardinian stone pine forests

42.836 - Pinete di Pinus pinea della Sicilia: Cod. Eunis: - G3.736 : Sicilian stone pine forests. Si

rinvengono su substrati di natura silicea limitatamente ad alcuni sistemi montuosi della parte

nord-orientale dell’isola (M. Peloritani, M. Erei e Madonie).

42.837 - Pinete di Pinus pinea della Penisola Italiana: Si tratta di vecchi impianti naturalizzati,

realizzati nella fascia costiera tirrenica (Liguria, Toscana, Lazio) e adriatica (Emilia Romagna e

Friuli)

42.843 – Pinete a Pinus halepensis della Liguria e della Provenza: Cod. Eunis: G3.743 - Provenço-

Ligurian [Pinus halepensis] forests.

42.845 – Pinete a Pinus halepensis della Sardegna: Cod. Eunis: G3.745 - Sardinian [Pinus

halepensis] woods.

42.846 - Pinete a Pinus halepensis della Sicilia: Cod. Eunis: G3.746 : Sicilian [Pinus halepensis]

woods.

42.847 - Pinete a Pinus halepensis della Penisola Italiana: Cod. Eunis: G3.747 : Italic [Pinus

halepensis] forests. Sono presenti in Puglia (Gargano, Taranto, Isole Tremiti), Basilicata

(Metaponto), Umbria, Campania e Calabria settentrionale.

Combinazione fisionomica di riferimento

Pinus pinaster, Pinus pinea, Pinus halepensis, Genista aspataloides, Euphorbia ligustica,

Cistus crispus, Cistus creticus, Pinus pinaster subsp. hamiltoni, Juniperus oxycedrus, Plantago

albicans.

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UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune Stato del popolamento

all’interno del sito

A073 Milvus migrans Nibbio bruno Nidificante

A074 Milvus milvus Nibbio reale Nidificante, Svernante

A080 Circaetus gallicus Biancone Migratore regolare

A103 Falco peregrinus Falco pellegrino Migratore regolare

A077 Neophron percnopterus Capovaccio Migratore regolare

A091 Aquila chrysaetos Aquila reale Migratore regolare

A027 Egretta alba Airone bianco Migratore regolare, Svernante

A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca Migratore regolare, Nidificante

A072 Pernis apivorum Falco pecchiaiolo Migratore regolare

A101 Falco biarmicus Lanario Migratore regolare

A127 Grus grus Gru cenerina Migratore regolare, Nidificante

UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune Stato del popolamento

all’interno del sito

A226 Apus apus Rondone Nidificante

A212 Cuculus canorus Cuculo Nidificante

A337 Oriolus oriolus Rigolo Nidificante

A214 Otus scops Assiolo Nidificante

A155 Scolapax rusticola Beccaccia Nidificante, Svernante

A287 Tordus viscivorus Tordela Nidificante, Svernante

A256 Anthus trivialis Prispolone Nidificante, Svernante

A259 Anthus spinoletta Spioncello Nidificante

A232 Upupa epops Upupa Nidificante

A285 Turdus philomelos Tordo bottaccio Nidificante

MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune Stato del popolamento

all’interno del sito

1352 Canis Lupus Lupo Comune

1355 Lutra lutra Lontra Raro

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6.5 - COMPONENTE FLORA - FASE ANTE OPERAM

CODICE

HABITAT NOME HABITAT

SUPERFICIE

%

5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 0

5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp. 0

6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)

0

6310 Dehesas con Quercus spp sempreverde 0

8130 Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili 0

8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 0

91AA Boschi orientali di quercia bianca 0

9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Aceron 0

9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex 0

9220 Faggeti degli Appennini con Albies alba e faggete con Abies nebrodensis 0

9380 Foreste di Ilex Aquifolium 0

9540 Pinete mediterranee di pini mesogeni endemisi 0

N.B. Nella colonna “Superficie” è riportata la % di habitat sotteso all’area oggetto di intervento.

6.6 - COMPONENTE FLORA - FASE DI CANTIERE

L’area oggetto di intervento non sottende alcuno degli habitat prioritari riportati del formulario

standard Natura 2000.

6.7 - COMPONENTE FLORA - FASE DI ESERCIZIO

L’area oggetto di intervento non sottende alcuno degli habitat prioritari riportati del formulario

standard Natura 2000.

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6.8 - COMPONENTE FAUNA - FASE ANTE OPERAM

UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune AVVISTAMENTO

A073 Milvus migrans Nibbio bruno SI

A074 Milvus milvus Nibbio reale SI

A080 Circaetus gallicus Biancone SI

A103 Falco peregrinus Falco pellegrino SI

A077 Neophron percnopterus Capovaccio SI

A091 Aquila chrysaetos Aquila reale NO

A027 Egretta alba Airone bianco SI

A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca SI

A072 Pernis apivorum Falco pecchiaiolo SI

A101 Falco biarmicus Lanario SI

A127 Grus grus Gru cenerina SI

UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI

Codice

Specie Nome scientifico Nome comune AVVISTAMENTO

A226 Apus apus Rondone SI

A212 Cuculus canorus Cuculo SI

A337 Oriolus oriolus Rigogolo SI

A214 Otus scops Assiolo SI

A155 Scolapax rusticola Beccaccia SI

A287 Tordus viscivorus Tordela SI

A256 Anthus trivialis Prispolone SI

A259 Anthus spinoletta Spioncello NO

A232 Upupa epops Upupa SI

A285 Turdus philomelos Tordo bottaccio SI

MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune AVVISTAMENTO

1352 Canis Lupus Lupo SI

1355 Lutra lutra Lontra SI

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6.9 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI CANTIERE

UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune INCIDENZA

A073 Milvus migrans Nibbio bruno SI

A074 Milvus milvus Nibbio reale SI

A080 Circaetus gallicus Biancone SI

A103 Falco peregrinus Falco pellegrino NO

A077 Neophron percnopterus Capovaccio NO

A091 Aquila chrysaetos Aquila reale NO

A027 Egretta alba Airone bianco SI

A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca SI

A072 Pernis apivorum Falco pecchiaiolo SI

A101 Falco biarmicus Lanario NO

A127 Grus grus Gru cenerina SI

UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI

Codice

Specie Nome scientifico Nome comune INCIDENZA

A226 Apus apus Rondone NO

A212 Cuculus canorus Cuculo SI

A337 Oriolus oriolus Rigolo SI

A214 Otus scops Assiolo SI

A155 Scolapax rusticola Beccaccia SI

A287 Tordus viscivorus Tordela SI

A256 Anthus trivialis Prispolone SI

A259 Anthus spinoletta Spioncello NO

A232 Upupa epops Upupa SI

A285 Turdus philomelos Tordo bottaccio SI

MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune INCIDENZA

1352 Canis Lupus Lupo NO

1355 Lutra lutra Lontra SI

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Nella fase di cantiere possono verificarsi i seguenti disturbi più significativi:

disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera e degli operatori;

rumore dovuto alle operazioni di cantiere per la presenza dei mezzi meccanici;

sottrazione di habitat dovuto alle operazioni di escavazione;

disturbo della funzione di connessione ecologica espletata dal corridoio fluviale.

Per le specie di uccelli non direttamente legati alla componente acquatica (escludendo

pertanto beccaccia, gru, cicogna e aironi) si potrebbe optare, per:

sospensione delle operazioni di cantiere nel periodo primaverile, ossia durante il periodo di

riproduzione. Sebbene opportuno, ma non è possibile adottarla, una analoga sospensione

nel primo periodo estivo, poiché talune lavorazioni andranno eseguite nei periodi di magra;

ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie

di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi.

Per i mammiferi (lupo) i siti riproduttivi sono ragionevolmente lontani dall’area di intervento e

l’esiguità dell’area di intervento rispetto all’areale di un branco di lupi sicuramente non ne

pregiudica le presenza, anche in considerazione dell’antropizzazione dell’area di intervento.

Per le specie direttamente legate agli ambienti acquatici, quali beccaccia, gru, cicogna e

aironi, l’erpetofauna acquatica e la lontra, in fase di cantiere, il flusso all’interno dell’alveo non

subirà sottrazioni di portata e la maggiore alterazione sarà causata dalla fase di realizzazione della

traversa di presa, i cui lavori genereranno una maggiore torbidità della acque. La fase operativa

per la realizzazione di tali lavori, però, sarà molto limitata nel tempo e non produrrà effetti

duraturi e irreversibili.

Rimarcando che l’area di cantiere è ubicata lungo la direttrice di una strada di collegamento a

traffico sostenuto e che per gran parte dello sviluppo delle opere da realizzare le aree circostanti

risultano antropizzate, gli effetti sopra descritti sono comunque mitigabili con i seguenti

accorgimenti

6.10 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI CANTIERE

minimizzazione degli ingombri di cantiere;

movimentazione del materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree

marginali;

favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle

macchine e delle attività di cantiere;

sospensione delle operazioni di cantiere nel periodo primaverile, ossia durante il periodo di

riproduzione;

ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie

di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;

evitare di interessare le zone naturali limitrofe a quelle di intervento con aree di cantiere e

si porrà in essere ogni misura di mitigazione possibile atta a contenere le emissioni di

polveri e rumore;

utilizzare tecniche di ingegneria naturalistica e specie vegetali compatibili con gli habitat

locali per le opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale delle aree di cantiere;

esecuzione nella fase di cantiere, ogni quattro mesi, del monitoraggio delle acque,

attraverso un punto di misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra

l’opera di presa e quella di restituzione;

osservare le misure di mitigazione ed attenuazione necessarie affinché non vengano

danneggiate, manomesse o comunque alterate, le caratteristiche naturali e seminaturali

dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi previsti nel

progetto.

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- 40 -

6.11 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI ESERCIZIO

UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune INCIDENZA

A073 Milvus migrans Nibbio bruno NO

A074 Milvus milvus Nibbio reale NO

A080 Circaetus gallicus Biancone NO

A103 Falco peregrinus Falco pellegrino NO

A077 Neophron percnopterus Capovaccio NO

A091 Aquila chrysaetos Aquila reale NO

A027 Egretta alba Airone bianco SI

A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca SI

A072 Pernis apivorum Falco pecchiaiolo NO

A101 Falco biarmicus Lanario NO

A127 Grus grus Gru cenerina SI

UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune INCIDENZA

A226 Apus apus Rondone NO

A212 Cuculus canorus Cuculo NO

A337 Oriolus oriolus Rigogolo NO

A214 Otus scops Assiolo NO

A155 Scolapax rusticola Beccaccia SI

A287 Tordus viscivorus Tordela NO

A256 Anthus trivialis Prispolone NO

A259 Anthus spinoletta Spioncello NO

A232 Upupa epops Upupa NO

A285 Turdus philomelos Tordo bottaccio NO

MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT

Codice Specie

Nome scientifico Nome comune INCIDENZA

1352 Canis Lupus Lupo NO

1355 Lutra lutra Lontra SI

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Nella fase di esercizio si verifica il seguente disturbo più significativo:

riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il canale di

scarico a valle della centrale idroelettrica.

Per le specie di uccelli non direttamente legati alla componente acquatica (escludendo

pertanto beccaccia, gru, cicogna e aironi):

nessun disturbo.

Per i mammiferi (lupo):

nessun disturbo.

Per le specie direttamente legate agli ambienti acquatici, quali beccaccia, gru, cicogna e

aironi, l’erpetofauna acquatica e la lontra, in fase di esercizio, il flusso all’interno dell’alveo subirà

sottrazioni di portata. La scelta di un DMV conservativo garantisce adeguate condizioni di

sopravvivenza durante i periodi di magra, deve essere rispettato il valore del deflusso minimo

vitale (DMV), altrimenti si possono arrecare danni alla deposizione, incubazione, crescita e

transito (eventuale) dei pesci. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la portata istantanea

da determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire la salvaguardia

delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche idrologiche e

morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale capacità di

autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”. Per la

sezione in oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi anni, l’Autorità di

Bacino ha fornito un valore del deflusso minimo vitale che si attesta intorno ai 0.394 mc/s.

6.12 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI ESERCIZIO

rilascio in alveo del DMV quantificato;

provvedere alla quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV;

verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione della

ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie

di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;

verifica periodica delle opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale e provvedere alle

operazioni di manutenzione;

esecuzione, con cadenza annuale, del monitoraggio delle acque, attraverso un punto di

misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e quella di

restituzione;

verifica periodica dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi

previsti nel progetto.

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7.0 MONITORAGGI IN FASE DI ESERCIZIO

MONITORAGGIO ACUSTICO (RUMORE)

Nella fase di esercizio dell’impianto saranno eseguite le misurazioni necessarie, con cadenza

annuale, atte a verificare il livello sonoro nell’area circostante l’edificio “Centrale di Produzione”,

ove sono alloggiate le turbine idrauliche. Lo scopo delle misurazioni sarà teso a determinare il

“livello sonoro di fondo” all’atto dell’avviamento dell’impianto e, tramite le successive misurazioni,

le eventuali variazioni del livello sonoro che dovessero prodursi nel tempo.

MONITORAGGIO SULLE RADIAZIONI (NIR)

Il monitoraggio, nella fase di esercizio dell’impianto, sarà eseguito attraverso misurazioni, a

cadenza annuale, atte a verificare il valore del campo elettrico e di induzione magnetica sotto la

linea aerea che va dalla cabina di connessione a quella di consegna, ad un metro dal suolo ed a

metà tracciato. Il “valore di fondo” si assumerà pari a quello rilevato all’atto dell’avviamento

dell’impianto.

MONITORAGGIO SULLE ACQUE SUPERFICIALI

Il monitoraggio sulle acque superficiali avverrà attraverso un giudizio di qualità che terrà conto

della complessità dell’ecosistema acquatico attraverso lo stato chimico-fisico e quello ecologico. Si

prevede di monitorare lo stato ecologico dell’asta interessata alla derivazione attraverso l’Indice

Biotico Esteso (IBE). Tale indicatore è espressione della qualità degli ecosistemi acquatici. Il

monitoraggio, previsto ogni anno, interesserà un punto di misurazione compreso tra la sezione di

presa e quella di restituzione.

MONITORAGGIO SUL SUOLO E SUL SOTTOSUOLO

Durante la fase di esercizio dell’impianto si prevedono interventi manutentivi delle aree

circoscritte alle opere da realizzare. La risorsa idrica sarà soltanto temporaneamente utilizzata per

alimentare la turbina, poiché, la portata preventivamente addotta in corrispondenza della presa,

sarà integralmente restituita in alveo in prossimità dell’opera di scarico. Lo studio geologico in

relazione alla componente suolo e sottosuolo è attuato, in fase di esercizio dell’impianto, con un

continuo monitoraggio a mezzo di apposita strumentazione di misura e controllo posizionata nelle

aree a rischio attraversate dalla condotta.

In particolare sono stati previsti i seguenti strumenti di controllo:

- Inclinometri;

- Piezometri.

MONITORAGGIO SULLA FLORA E SULLA FAUNA E SULL’ITTIOFAUNA

La criticità in fase di esercizio, per quanto concerne la fauna acquatica, è rappresentata dalla

riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il canale di scarico a valle

della centrale idroelettrica. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la portata istantanea

da determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire la salvaguardia

delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche idrologiche e

morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale capacità di

autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”. In fase di

esercizio occorrerà provvedere alla quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV.

Il monitoraggio interesserà:

la verifica del quantitativo di rilascio in alveo corrispondente al DMV quantificato;

la quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV;

la verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione della

ripiantumazione delle specie vegetali presenti ante operam, dotati di rapida crescita, ossia

vegetazione ripariale del tipo: salici, ontani, e pioppi.

la verifica periodica delle opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale e provvedere

alle operazioni di manutenzione;

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l’esecuzione, annuale, del monitoraggio delle acque attraverso un punto di misurazione,

dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e quella di restituzione;

verifica periodica dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi

previsti nel progetto.

8.0 OPERE DI MITIGAZIONE E DI RIPRISTINO AMBIENTALE

Dopo il rinterro della condotta e a completamento dei lavori di costruzione, saranno eseguiti gli

interventi di ripristino ambientale allo scopo di ristabilire nell’area gli equilibri naturali

preesistenti, permettendo la ripresa della normale attività di utilizzo del territorio. Le tipologie di

ripristino adottate prevedono l’esclusivo utilizzo di materiali naturali e consistono, principalmente,

in quelle di seguito descritte.

Sistemazioni generali di linea

Consistono nella riprofilatura dell’area interessata dai lavori, ricostituendo la morfologia originaria

del terreno. Nella fase di rinterro della condotta è utilizzato dapprima il terreno con elevata

percentuale di scheletro e successivamente il suolo agrario accantonato, ricco di humus.

Opere di difesa idraulica

Hanno la funzione di regimare il corso d’acqua al fine di evitare fenomeni di erosione spondale e di

fondo. Esse, in generale, possono suddividersi in opere longitudinali ed opere trasversali. Le opere

longitudinali che hanno andamento parallelo alle sponde dei corsi d’acqua sono realizzate per il

contenimento dei terreni e per la difesa spondale.

Nel caso in esame si prevede la realizzazione di opere longitudinali, caratterizzate da:

- Sistemazione con materassi tipo “Reno” in corrispondenza del canale di scarico del canale

derivatore, del canale di scarico delle opere di presa e del canale di scarico della centrale di

produzione.

9.0 DISMISSIONE DELL’IMPIANTO

La dismissione dell’impianto avverrà tramite necessaria rimozione di tutti gli elementi costitutivi

l’impianto stesso, la separazione per tipologia di rifiuto e il corretto recupero e smaltimento

tramite apposite ditte specializzate. La società che assumerà la gestione dell’impianto si impegna

sia a separare i materiali riciclabili da quelli non riciclabili sia a garantire il successivo

smaltimento.

Le operazioni programmate di dismissione consistono essenzialmente in:

Rimozione dei manufatti metallici presenti nelle opere di presa e nell’edificio Centrale di

Produzione (Griglie, paratoie, infissi);

Demolizione e smaltimento a discarica di quelle parti dei manufatti edilizi delle opere di

presa emergenti dal suolo;

Rimozione con recupero del materiale impiantistico presente nella centrale di produzione

(Turbina, generatore, trasformatori e quadri elettrici);

Demolizione e smaltimento a discarica del manufatto edilizio adibito a centrale di

produzione relativamente alle parti emergenti dal suolo;

Stesa e modellazione di idoneo spessore di terreno di coltivo sulle aree utilizzate per le fasi

di produzione ed oggetto di demolizione;

Formazione del tappeto erboso negli spazi ricoperti da terreno vegetale.

Ripristino della continuità fluviale tramite posa in opera di materassi metallici tipo “Reno”,

nell’alveo, limitatamente alle aree oggetto di lavorazione del demolizione o rimozione di

opere esistenti.

A seguito degli interventi previsti nessuna opera o volume fuori terra impatterà con l'ambiente

naturale circostante, saranno annullati i disturbi visivi o di altro genere al sistema naturale ed

agli equilibri avi-faunistici dei luoghi.

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10.0 CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI

10.1 CONCLUSIONI

Sulla scorta dei risultati ottenuti dall’analisi ambientale e dei temi sviluppati nel presente

documento, si può concludere, a verifica della validità delle scelte progettuali proposte e aventi per

oggetto la realizzazione di un impianto idroelettrico, che non vi sono impatti rilevanti da associare

alla realizzazione delle opere. L’opera in progetto incide sul sistema ambientale in misura non

considerevole e tale da non promuovere alcuna rilevante alterazione delle preesistenti componenti

ambientali e delle condizioni anche in ordine all’inserimento paesaggistico dell’area considerata. A

fronte degli inevitabili effetti generati soprattutto nella fase di cantiere, l’impianto idroelettrico

produce benefici ambientali e socio economici di tutto rilievo. Si evidenzia che la produzione di 1

TJ (pari a circa 277.780 kWh) di elettricità da impianti a combustibile fossile, comporta una

produzione di circa 100.000 kg di CO2, di 2 kg di SOX, di 2 kg di NOX, di 1 kg di composti organici.

Le tabelle seguenti evidenziano in risparmio di combustibile e quello in emissioni in atmosfera,

ottenuto attraverso la realizzazione delle opere di progetto.

RISPARMIO DI COMBUSTIBILE IN “TEP”

Fattori di conversione utilizzati:

TEP = Tonnellate Equivalenti di Petrolio

1 TEP = 11.630,00 kWh

TEC = Tonnellate Equivalenti di Carbone

1 TEC = 8.138,00 kWh

J = Joule - Unità di misura dell'energia nel S.I.

1 kWh = 3,60E+06 Joule

MBTU = British Thermal Unit

1 MWh = 3,41214 MBTU

Fattori di conversione

Risparmio di combustibile

In 1 anno

In anni Totale

Produzione Annua 5,00 GWh

pari a 429,92 TEP 20 8.598,45 TEP

614,40 TEC 20 12.288,03 TEC

1,80E+13 J 20 3,60E+14 J

1,71E+04 MBTU 20 3,41E+05 MBTU

Risparmio di combustibile ottenuto dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto

Riduzioni di emissioni atmosferiche

1 TJ di elettricità da combustibile fossile, producono:

In 1 anno In 20 anni

100.000,00 kg di CO2 1,8x106 kg di CO2 3,6x107 kg di CO2

2,00 kg di SOX 36,00 kg di SOX 720,00 kg di SOX

2,00 kg di NOX 36,00 kg di NOX 720,00 kg di NOX

1,00 kg di composti organici 18,00 kg di composti org. 360,00 kg di composti org.

Riduzione delle emissione atmosferiche ottenute dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto

Nella sola fase realizzativa, come detto, si generano inevitabi interferenze dovute all’utilizzo di

mezzi meccanici e agli scavi prodotti per la realizzazione delle opere. Al fine di attenuare e rendere

del tutto ammissibili le interferenze citate, si adotterà uno specifico protocollo ambientale decritto

nelle precedenti sezioni del documento. È opportuno evidenziare come l’intervento proposto si

inserisca coerentemente nella programmazione energetica ambientale comunitaria, nazionale e

regionale, integrandosi pienamente nella strategia generale dello sviluppo sostenibile, presupposto

imprescindibile per un collettivo miglioramento della qualità della vita.

In relazione al quadro di riferimento programmatico, è stato possibile verificare che l’opera non

presenta conflittualità con gli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti risultando

compatibile e coerente con i vincoli e le norme insistenti sul territorio.

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SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013

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In relazione al quadro di riferimento progettuale, è stata riportata una sintesi delle opere da

realizzare, rimandando per approfondimenti agli specifici elaborati progettuali.

In relazione al quadro di riferimento ambientale, sono state analizzate le componenti che possono

essere significativamente influenzate dalla realizzazione delle opere in progetto. A seguito

dell’interazione tra lo stato attuale delle componenti e la realizzazione delle opere in progetto, sono

stati individuati gli impatti potenziali e le misure di mitigazione e/o compensazione come descritte

nei paragrafi precedenti.

10.2 CONSIDERAZIONI

In conclusione, è possibile fare le seguenti considerazioni.

1. IN RELAZIONE AL PROGETTO

- L’intervento riguarda la realizzazione di un impianto idroelettrico costituito da un’opera di

derivazione dotata di griglia di derivazione per il prelievo delle portate, da una condotta di

adduzione non in pressione, di un dissabbiatore e di una vasca di carico, da una condotta

in pressione e da un edificio “Centrale di Produzione”;

- L’impianto prevede la derivazione di una portata massima pari a 4,60 mc/s, desunta dalla

curva di durata e già ridotta dell’aliquota rilasciata per il DMV pari a 0,394 mc/s;

- L’opera di derivazione è collocata sul Fiume Sinni a quota di 462,41 m s.l.m. a tergo di una

briglia esistente, il volume idrico prelevato sarà convogliato in una condotta in pressione di

diametro 1,8 m di lunghezza complessiva pari a 1.623,83 m di cui 1.169,20 m ricadenti

all’interno della perimetrazione del Parco Nazionale del Pollino;

- La vasca di carico è dotata di sfioratori laterali e scarichi sul fondo, mentre la centrale sarà

dotata di gruppi di generazione sincroni con allaccio alla rete MT 20kV dell’ENEL nell’area

circostante;

- Il canale di scarico (o di restituzione) raccoglierà le acque turbinate e le restituirà nell’alveo

del Fiume Sinni;

- L’ingresso all’edificio “Centrale di Produzione” avverrà da accesso esistente sulla S.S. 653

“Sinnica”.

- L’allaccio alla rete ENEL esistente avverrà tramite apposito collegamento aereo;

- Il progetto prevede una serie di sistemi di monitoraggi ambientali e di misurazione delle

portate prelevate.

2. IN RELAZIONE AGLI ASPETTI AMBIENTALI (RIF. AL D.LGS 152/2006)

- Il D.Lgs 152/2006, all’art. 96 recita che le domande “relative sia alle grandi ia alle piccole

derivazioni sono altresì trasmesse alle Autorità di Bacino territorialmente competenti che,

entro il termine perentorio di quaranta giorni dalla data di ricezione, ove si tratti di domande

relative a piccole derivazioni, comunicano il proprio parere vincolante al competente Ufficio

Istruttore in ordine alla compatibilità della utilizzazione con le previsioni del Piano di Tutela,

ai fini del controllo sull’equilibrio del bilancio idrico o idrologico, anche in attesa di

approvazione del Piano anzidetto”;

- L’articolo 12-bis del Regio Decreto 11 dicembre 1933, n.1775, è sostituito dal seguente:

“1. Il provvedimento di concessione è rilasciato se:

- Non pregiudica il mentenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti

per il corso d’acqua interessato;

- È garantito il minimo deflusso vitale e l’equilibrio del bilancio idrico”;

“2. I volumi di acqua concessi sono altresì commisurati alle possibilità di risparmio, riutilizzo

o riciclo delle risorse. Il disciplinare di concessione deve fissare, ove tecnicamente

possibile,la quantità e le caratteristiche qualitative dell’acqua restituita. Analogamente, nei

casi di prelievo da falda deve essere garantito l’equilibrio tra il prelievo e la capacità di

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SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013

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ricarica dell’acquifero, anche al fine di evitare pericoli di intrusione di acque salate o

inquinate, e quant’altro sia utile in funzione del controllo del miglior regime delle acque”;

Il minimo deflusso vitale previsto dalla norma (D.M.V.) è un parametro finalizzato a

garantire la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico-fisico delle

acque, nonché il mantenimento delle biocenesi tipiche delle condizioni naturali locali;

Nel caso del progetto in esame:

- Per la sezione oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi

anni, l’Autorità di Bacino della Basilicata ha fornito delle indicazioni sulle portate

da rilasciare come deflusso minimo vitale, che si attesta intorno ai 0,394 mc/s; tali

indicazioni sono contenute nella relazione del piano di bacino - stralcio del bilancio

idrico e del deflusso minimo vitale;

- Per la sezione oggetto di derivazione non sono state adottate le portate medie

deducibili dall’intero bacino del Sinni, ma si è considerato solo l’interbacino

compreso tra l’invaso di Cogliandrino e la sezione di chiusura alla derivazione ad

Episcopia e ciò comporta una stima del deflusso in alveo fortemente ridotta (a

estremo vantaggio di sicurezza) rispetto ai valori di deflusso registrati a Sinni a

Pizzutello di circa il 58%.

- Per la sezione oggetto di derivazione è stato previsto apposito canale, dimensionato

opportunamente, per il rilascio del DMV previsto e quantificato in 0,394 mc/s. Il

canale ha una lunghezza pari a 4,00 m a fronte della lunghezza totale (grigliato +

canale DMV) pari a 40,00 m. Ossia il canale per il DMV ha una lunghezza pari a

1/10 dell’estensione complessiva di grigliato + canale DMV. Il criterio è ispirato a

quello originariamente adottato in Valtellina con la Legge n. 102/90 e dall’Autorità

di Bacino del Fiume Po, integrato con le esperienze derivanti dall’applicazione dello

stesso in oltre 15 anni;

- Per la sezione oggetto di derivazione non è prevista alcuna strumentazione

elettronica di misura del DMV, trattandosi di rilascio “a vista” e facilmente

controllabile. In ordine alla strumentazione di misura del DMV, occorre precisare

che le opere di presa (grigliato e canale di presa), di derivazione (canale derivatore),

di adduzione (canale adduttore), di carico (dissabbiatore e vasca di carico) sono

opere idraulicamente dimensionate per portata massima di 4,60 mc/s e che

eventuali portate derivate in eccesso, considerato il moto a “pelo libero” (ossia non

in pressione), sono:

Non accumulabili nel canale di presa;

Smaltite dal pozzetto-dissabbiatore posto tra il canale derivatore e la

condotta adduttrice a mezzo di apposito sfioratore e restituite in alveo

tramite apposito canale di scarico;

Smaltite dagli sfioratori presenti nel dissabbiatore e nella vasca di carico e

restituite dall’apposito canale di scarico.

3. IN RELAZIONE AI SITI NATURA 2000 INTERESSATI

Il sito valutato è il “Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi” IT9210275;

L’intervento proposto non è direttamente connesso e necessario al mantenimento in uno

stato di conservazione soddisfacente dei siti Natura 2000 potenzialmente interessati;

Relativamente alla perdita di aree di habitat, alla frammentazione provocata, a potenziali

interferenze, si ritiene che non ci saranno cause di modifica nelle attuali dimensioni e

conformazioni del sistema della ZPS esistente;

Relativamente a potenziali modifiche rispetto alle precipitazioni, ventosità, temperature,

modifica del sistema idrologico, si rileva che l’equilibrio del regime idrologico è garantito

dall’utilizzo del valore del DMV così come contenuto nelle indicazioni fornite nella relazione

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del piano di bacino - stralcio del bilancio idrico e del deflusso minimo vitale a cura

dell’ADB di Basilicata. Il rilascio del DMV eseguito è effettuato tramite canale a vista

opportunamente dimensionato;

I consumi di risorse energetiche sono da ritenersi compatibili con una gestione sostenibile

dell’area;

Il suolo della zona interessata subirà l’alterazione relativa alla fase di cantiere e sono

previsti interventi di ripristino e la mesa in sicurezza dei tratti attraversati dalla condotta

con tecniche di ingegneria naturalistica;

Ridotti sono i potenziali fattori di inquinamento del suolo, dell’aria e delle acque,

relativamente all’attività di cantiere con un aumento della torbidità delle acque;

La durata dei lavori è stata stimata in 24 mesi, avvero 730 giorni naturali consecutivi a

partire dal rilascio di tutte le autorizzazioni sul progetto;

Rispetto alle condizioni acustiche della zona, per la fase di realizzazione delle opere,

saranno prevedibili degli innalzamenti di rumorosità del tutto compatibili con l’area

oggetto di cantiere ricadente in ambito antropizzato;

Rispetto alla destinazione d’uso degli immobili si fa presente come la realizzazione di

attività di servizio al comparto produzione di energia da fonti rinnovabili, come nel caso in

argomento, propone un modello compatibile di uso del territorio;

Rispetto alle caratteristiche percettive della zona, l’intervento non modifica la visione

complessiva dell’insieme rurale e montano del sistema paesaggistico considerato;

Rispetto alla componente atmosferica, sia in fase di cantiere, sia in fase di esercizio,

l’attività in oggetto non produce emissione di sostanze o di fumi.

4. CONDIZIONI DA OSSERVARE IN FASE DI CANTIERE

Si opererà con una minimizzazione degli ingombri di cantiere;

Si movimenterà ill materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree marginali;

Si favorirà la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza

delle macchine e delle attività di cantiere;

verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione della

ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie

di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;

- Si osserveranno tutte le misure di mitigazione ed attenuazione necessarie affinchè non

vengano danneggiate, manomesse o comunque alterate, le caratteristiche naturali e

seminaturali dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi

previsti nel progetto;

- Si eviterà di interessare le zone naturali limitrofe a quelle di intervento con aree di cantiere

e si porrà in essere ogni misura di mitigazione possibile atta a contenere le emissioni di

polveri e rumore;

- Si eseguiranno i lavori relativi al progetto mediante l’uso di mezzi meccanici idonei ad

evitare danni e disturbi alle aree non antropizzate ed alla fauna;

- Si utilizzeranno tecniche di ingegneria naturalistica e specie vegetali compatibili con gli

habitat locali per le opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale delle aree di cantiere;

- Sarà eseguito, ove prescritto, il rivestimento delle opere in c.a. o in conglomerato

cementizio con pietra locale posta in opera ad “opera incerta”;

- Sarà eseguito, ogni quattro mesi, il monitoraggio delle acque, attraverso un punto di

misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e quella di

restituzione;

- Sarà trasmessa relazione e adeguata documentazione fotografica di dettaglio che attestino

la conclusione dell’intervento conformemente a quanto autorizzato.

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5. MONITORAGGI IN FASE DI ESERCIZIO

In fase di esercizio sono previsti i seguenti monitoraggi:

RUMORE. Saranno eseguite le misurazioni necessarie, con cadenza annuale, atte a

verificare il livello sonoro nell’area circostante l’edificio “Centrale di Produzione”, ove sono

alloggiate le turbine idrauliche;

RADIAZIONI NON IONIZZANTI. Saranno eseguite le misurazioni necessarie, con cadenza

annuale, atte a verificare il valore del campo elettrico e di induzione magnetica sotto la

linea aerea che va dalla cabina di connessione a quella di consegna, ad un metro dal suolo

ed a metà tracciato;

ACQUE SUPERFICIALI. È previsto, a cadenza annuale, il monitoraggio dello stato ecologico

dell’asta interessata alla derivazione attraverso l’Indice Biotico Esteso (IBE) e interesserà

un punto di misurazione compreso tra la sezione di presa e quella di restituzione.

SUOLO E SOTTOSUOLO. Sono previsti interventi manutentivi delle aree circoscritte alle

opere da realizzare. Lo studio geologico in relazione alla componente suolo e sottosuolo è

attuato, in fase di esercizio dell’impianto, con un continuo monitoraggio a mezzo di

apposita strumentazione di misura e controllo posizionata nelle aree a rischio attraversate

dalla condotta.

In particolare è stata prevista l’installazione fissa dei seguenti strumenti di controllo:

Inclinometri;

Piezometri.

FLORA, FAUNA E ITTIOFAUNA. Il monitoraggio interesserà:

la quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV;

verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione

della ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita,

ossia specie di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;

la verifica periodica delle opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale e

provvedere alle operazioni di manutenzione;

l’esecuzione, annuale, del monitoraggio delle acque attraverso un punto di

misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e

quella di restituzione;

verifica periodica dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli

interventi previsti nel progetto.

6. MISURAZIONI IN FASE DI ESERCIZIO

In fase di esercizio è prevista l’installazione delle seguenti apparecchiature di misurazione e/o

controllo:

misuratori elettromagnetici di portata da posizionare sulla condotta forzata;

misura dei volumi d’acqua restituiti con sensore di velocità posto sul fondo e un

trasduttore ad ultrasuoni per la misurazione dei livelli. Da posizionare sul canale di

scarico (o di restituzione) dell’edificio “Centrale di Produzione”;

trasmettitori di livello ad ultrasuoni o a sonda immersa da posizionare nella vasca di

carico;

misuratori di livello differenziale da posizionare tra canale e vasca (eventuale);

sistema di supervisione per la gestione del sistema.

misurazione della temperatura delle acque di re-immissione in alveo (se richiesta), con

strumentazione fissa, da posizionare nel canale di scarico (o di restituzione) dell’edificio

“Centrale di Produzione” in una sezione prossima alla stessa re-immissione.