SIMONETTA: DI SICURO C’E’SOLO CHE E’MORTA · 2008-02-20 · fegato e altre parti del corpo....

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Modugno, per festeggiare, apre scherzosamente un ombrello. Ma la canzone passerà alla storia la canzone passerà F a molto caldo, il 7 agosto del 1990, a Roma. Strade semi deserte, tutti fuori dalla città, dal caos della capitale, per le vacanze estive. Quelle vacanze tan- to attese. Siamo in via Carlo Poma al numero due. Tre palazzine eleganti, nello stile architettonico caro al Ventennio, nate negli anni trenta come cooperative di fun- zionari dello Stato. Sulle facciate restaurate brillano fregi dorati in stile dèco. Sul fronto- ne del portale che sostiene la robusta can- cellata si legge, scolpita in caratteri festosa- mente funerari su marmo bianco, la dedica di regime al pilota Ivo Oliveti, caduto nel cielo di Axum (Etiopia) il nove marzo del ’36. La strada è deserta, la facciata dell’edi- ficio bianco e giallo, di fronte alla sede del- la corte d’appello e agli uffici della ventesi- ma circoscrizione, è illuminata dai raggi del sole. Una temperatura che supera i 30 gra- di all’ombra. Un caldo afoso, i pochi rima- sti in città sono costretti a stare barricati in casa con le serrande abbassate. Alle sei del pomeriggio in quel condominio, un rettan- golo di verde ben curato, con un sentore di oleandro e d’erba fresca, comincia a spira- re una brezza lieve, un primo alito del po- nentino. In quelle tre palazzine, dove han- no sede numerosi uffici di avvocati, inge- gneri, architetti, tutto sembra tranquillo, tutto chiuso, pochi inquilini sono rimasti. E proprio nella scala “A” del grosso palazzo costruito nel Ventennio ha sede l’ufficio dell’associazione alberghi per la gioventù (AIAG). In quell’ufficio, al terzo piano, lavo- ra dal primo di luglio una ragazza, Simo- netta Cesaroni. Una bella ragazza, bruna di ventun anni, impiegata in azienda di revisioni contabili. Una giovane esuberante senza grilli per la testa, con un futuro roseo davanti a sè. Mol- to sportiva, iscritta alla “folgore”, dove in- sieme al ragazzo, fa parte di una squadra di pattinaggio artistico. Si diletta a sciare sulle montagne più belle d’Italia. La sera ama La giovane Cesaroni é stata trovata semi nuda nel suo ufficio a Roma, uccisa da ventinove coltellate, Molte persone indiziate dal 1990 ad oggi. Tante piste percorse dagli inquirenti, indagini a vuoto, Una sola certezza l’ assassino vaga indisturbato. 2 L’EUROPEO / XXXXXXXX di Antonio Farruggia L’EUROPEO 2005 N.45 ANNO: 1990, 7 Luglio DOVE: Roma; via Poma (quartiere Prati) VITTIMA: Simonetta Cesaroni, 20 anni. Impiegata presso un azienda di revisioni contabili. Dal 1 Luglio 1990 due volte alla settimana lavorava presso L’associazione Italiana Ostelli della gioventù. MOVENTE: Sconosciuto ILCASO: Aperto SIMONETTA: DI SICURO C’E’ SOLO CHE E’ MORTA Simonetta Cesaroni 4-08-2005 11:38 Pagina 2

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Modugno, per festeggiare, apre scherzosamente un ombrello. Ma la canzone passerà alla storia la canzone passerà

2 L’EUROPEO

Fa molto caldo, il 7 agosto del 1990, aRoma. Strade semi deserte, tutti fuoridalla città, dal caos della capitale, perle vacanze estive. Quelle vacanze tan-to attese. Siamo in via Carlo Poma al

numero due. Tre palazzine eleganti, nellostile architettonico caro al Ventennio, natenegli anni trenta come cooperative di fun-zionari dello Stato. Sulle facciate restauratebrillano fregi dorati in stile dèco. Sul fronto-ne del portale che sostiene la robusta can-cellata si legge, scolpita in caratteri festosa-mente funerari su marmo bianco, la dedicadi regime al pilota Ivo Oliveti, caduto nelcielo di Axum (Etiopia) il nove marzo del’36. La strada è deserta, la facciata dell’edi-ficio bianco e giallo, di fronte alla sede del-la corte d’appello e agli uffici della ventesi-ma circoscrizione, è illuminata dai raggi delsole. Una temperatura che supera i 30 gra-di all’ombra. Un caldo afoso, i pochi rima-sti in città sono costretti a stare barricati incasa con le serrande abbassate. Alle sei delpomeriggio in quel condominio, un rettan-

golo di verde ben curato, con un sentore dioleandro e d’erba fresca, comincia a spira-re una brezza lieve, un primo alito del po-nentino. In quelle tre palazzine, dove han-no sede numerosi uffici di avvocati, inge-gneri, architetti, tutto sembra tranquillo,tutto chiuso, pochi inquilini sono rimasti. Eproprio nella scala “A” del grosso palazzocostruito nel Ventennio ha sede l’ufficiodell’associazione alberghi per la gioventù(AIAG). In quell’ufficio, al terzo piano, lavo-ra dal primo di luglio una ragazza, Simo-netta Cesaroni. Una bella ragazza, bruna di ventun anni,impiegata in azienda di revisioni contabili.Una giovane esuberante senza grilli per latesta, con un futuro roseo davanti a sè. Mol-to sportiva, iscritta alla “folgore”, dove in-sieme al ragazzo, fa parte di una squadra dipattinaggio artistico. Si diletta a sciare sullemontagne più belle d’Italia. La sera ama

La giovane Cesaroni é stata trovata semi nuda nel suo ufficio a Roma, uccisa daventinove coltellate, Molte persone indiziate dal 1990 ad oggi. Tante piste percorsedagli inquirenti, indagini a vuoto, Una sola certezza l’ assassino vaga indisturbato.

2 L’EUROPEO / XXXXXXXX

di Antonio FarruggiaL’EUROPEO 2005 N.45

ANNO: 1990, 7 Luglio

DOVE: Roma; via Poma

(quartiere Prati)

VITTIMA: Simonetta

Cesaroni, 20 anni.

Impiegata presso un

azienda di revisioni

contabili. Dal 1 Luglio

1990 due volte alla

settimana lavorava presso

L’associazione Italiana

Ostelli della gioventù.

MOVENTE: Sconosciuto

IL CASO: Aperto

SIMONETTA: DI SICUROC’E’ SOLO CHE E’ MORTA

Simonetta Cesaroni 4-08-2005 11:38 Pagina 2

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gliacarte e lo infila nel portapenne. Prima diandare raccoglie gli indumenti della ragaz-za, li infila dentro una busta, dà un ultimaocchiata alla ragazza. Prende le chiavi di Si-monetta ed esce chiudendo la porta con tremandate. Si dilegua.

Via Serafini ore 20,15 La famiglia Cesaronista attorno alla tavola pronta per la cena,ma nessuno inizia a mangiare. “aspettiamoancora un po’, avrà trovato traffico, ora arri-va” queste sono le parole della mamma diSimonetta di fronte al ritardo della figlia. Leiche è sempre molto puntuale e che avvisasempre se ritarda. Aspettano ancora, poiintorno alle 20 e 45 iniziano a mangiare.Una volta terminato, il padre e la sorella sitrattengono in chiacchiere. La mamma la-va i piatti ma lascia qualcosa sulla tavola perSimonetta. Sono già le 21.30 e Paola, la so-rella maggiore, inizia a preoccuparsi vera-mente. Si gira verso il padre e dice “Simo-

netta avvisa sempre, troppo ritardo”. Pren-de l’elenco telefonico e cerca il numero del-l’ufficio. Non trova niente. Cerca nell’agen-da della sorella e trova il numero di casa diSalvatore Volponi, il datore di lavoro di Si-monetta alla “Reli Sas” di via Maggi, sullaCasilina, dove la ragazza lavora stabilmen-te. Il Volponi non sa il numero della AIAGma ha l’indirizzo: via Poma n. 2. Ma lapreoccupazione aumenta, visto che la ra-gazza doveva chiamare il datore nel tardopomeriggio e non l’ha fatto. Paola insieme al suo ragazzo si mette inmacchina. Si fermano a prendere il Volpo-ni. Lui aspetta sotto casa insieme al figlio. Iquattro partono alla volta del quartiere Pra-ti. Arrivano. Scendono dalla macchina.Paola suona al citofono. Nessuno risponde.Riprova, ma niente. Aspettano. Arriva uninquilino. Entrano nel cortile insieme a lui.Al piano terra vedono una porta a vetri conscritto portiere. Bussano. Dopo qualche

quel palazzo semi deserto. Fra i pochi in-quilini rimasti, oltre al portiere, Pietro Va-nacore e la sua seconda moglie Pina, vi èanche l’anziano ingegner Cesare Valle, ot-tantacinque anni. La famiglia Vanacore sta-sera ha anche degli ospiti il figlio Mariogiunto da Torino con la moglie e la nipoti-na di otto mesi. Intorno alle 18 nell’appar-tamento degli ostelli della gioventù sta suc-cedendo qualcosa di inspiegabile. Simo-netta non è sola ma con un'altra persona.Mister X. Come è entrato non si sa. Un mi-stero. E’ qualcuno che Simonetta conosce?Un altro mistero. Mister X entra dai duecancelli nel complesso di tre palazzine,passa inosservato. Bussa alla porta dell’uf-ficio, Simonetta apre. Fra i due inizia una colluttazione. La ragaz-za cerca di sfuggire, corre da una stanza al-l’altra dell’appartamento. L’assassino la im-mobilizza per terra, lei pone resistenza. Luila spoglia. Le lascia solo il reggiseno calato

e un paio di calzettoni. Le scarpe sono ri-poste in un angolo accuratamente, forse Si-monetta se le è tolte da sola. L’uomo iniziaa dare pugni sulla faccia, provocandole del-le ecchimosi, per la resistenza di Simonettaa non farsi violentare. Lui si accanisce sem-pre di più. Non ha la forza di gridare Simo-netta. Mister X prende un tagliacarte. Conle ginocchia sui fianchi della ragazza la tie-ne ferma. Con violenza inizia a infliggereventinove colpi profondi undici centimetri.Trapassano il cuore, la giugulare, l’aorta, ilfegato e altre parti del corpo. Troppo pocheventisette coltellate. Allora ecco le ultimedue attorno ai genitali. Si rialza mister X solo quando si accorgeche per Simonetta non c’è più niente da fa-re. E’ morta. Lui non ha paura, no è spa-ventato. Si rialza va nel bagno si dà unasciacquata, torna nella stanza, si riveste. Mail suo compito non è finito. Decide di lava-re per terra e togliere ogni traccia. Lava il ta-

andare a ballare e frequentare le discotechepiù alla moda di Roma. E il suo attuale ra-gazzo l’ha conosciuto proprio durante unodi quei sabati di festa. Espansiva, allegra,spontanea: così è apprezzata nel quartiereDon Bosco dove vive con la famiglia. Tienemolto alla sua indipendenza economica eal fatto di poter contribuire al bilancio fa-miliare. Per questi motivi ha accettato di la-vorare come contabile negli uffici di via Po-ma. Dopo le scuole medie aveva preso undiploma in lingue estere di inglese e france-se. Ma questo non le basta: ecco allora unalto attestato come segretaria contabile. La-vora sodo, è stimata dai colleghi. Ama cir-condarsi di tanti amici, con cui si ritrovaspesso nel bar nei pressi di Morena, unafrazione vicino Roma. Ed è lì che preferisceorganizzare le sue serate e le sue vacanzeestive. Ed è proprio lì che decide con un’amica di passare qualche giorno fuori Ro-ma. Dall’ 8 agosto via dalla routine di tutti igiorni, un pò di riposo a casa e poi al mare. Quel giorno Simonetta, accompagnata dal-la sorella Paola, raggiunge in auto la metro-politana. Fra le due un fugace saluto, Simo-netta sale sulla metro e dopo poche ferma-te giunge nel quartiere Prati. Sono le quat-tro del pomeriggio, entra nell’ appartamen-to di otto stanze al quarto piano, si siede alcomputer per svolgere il suo lavoro di con-tabilità. Può stare tranquilla, ha l’ordine dinon aprire e di non rispondere a nessuno,visto che per il lavoro ordinario l’ufficio erachiuso al pubblico. Per entrare le era statodato un mazzo di chiavi. Si mette subito allavoro, non si ferma un attimo, solo una te-lefonata alle 17 e 30 a un’amica, una telefo-nata diversa da quelle che riceveva da qual-che giorno, telefonate provocatorie, di quel-le che molte belle ragazze sono costrette asopportare. Ma il tono di quelle telefonateaveva preoccupato Simonetta, al punto daspingerla a confidarsi con qualcuno. Pernon impensierire la famiglia si è confidatacon la zia. Dopo aver parlato con l’amica si rimette alcomputer.Qualcosa turba quella apparente quiete, in

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Come l’assassino è entrato non si sa. Un mistero. E’ qualcuno che Simonetta conosce? Un altro mistero.

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Modugno, per festeggiare, apre scherzosamente un ombrello. Ma la canzone passerà alla storia la canzone passerà

telare in attesa di indizi più concreti. Fattiche non tardano ad arrivare. Le tracce disangue trovate sui pantaloni. Il suo com-portamento distaccato sulla morte della ra-gazza, il fatto che la moglie ha preso deltempo prima di aprire alla sorella Paola lasera del 7. Voleva dare il tempo al marito pertogliere le ultime tracce?. Dubbi e misteri. Vanacore rimane ancora in carcere. Il suoavvocato De Vita fa ricorso al tribunale del-le libertà. Catalani dispone l’analisi del co-dice genetico sulle macchie di sangue tro-vate sui pantaloni. Il 28 agosto, ecco la doc-cia fredda per l’accusa: nel sangue ci sonobatteri fecali. Pietrino in effetti soffre diemorroidi, come egli stesso ha continuato aripetere. Il sangue è suo, non di Simonetta.Il 30 agosto torna in libertà. Ma Nicola Ca-valiere afferma che rimane l’indiziato nu-mero uno. “I suoi alibi mancanti e la suafreddezza sono elementi che fanno pensa-re”, afferma il gip. De Vita, avvocato del Va-

nacore, suggerisce di cercare di capire: è unuomo che ha sofferto molto. Camionista,prima che portiere, stava sempre solo al vo-lante senza confidarsi con nessuno. Vedovodella prima moglie, ha dovuto crescere i fi-gli da solo. E poi, continua l’avvocato, èstanco, non dorme più, non mangia. Ma,nonostante le parole dell’avvocato difenso-re, i problemi non finiscono per Pietrino.Uno sbaffo di sangue viene trovata sullamaniglia della porta in quella stanza male-detta. Firma dell’assassino? Si, affermanogli inquirenti, si è ferito durante la collutta-zione. Quella macchiolina passa all’esamedel DNA. Questa prova scagiona definitiva-mente il portiere. Diverso è, infatti, il suocodice genetico. Passa un anno e questi sono i risultati delleindagini: l’assassino non ha un volto. I Ce-saroni non si arrendono, vogliono la verità,l’unico conforto è andare al cimitero. Si fer-mano davanti alla foto della figlia. Sorride,

vo di fuga non la doveva portare verso l’in-gresso? Perché l’assassino ha portato via gliindumenti? Non era un rischio per lui usci-re con quel fagotto? Sempre che l’assassinosia uscito dal condominio, visto che nessu-no a quell’ora ha visto niente. Inoltre haportato via le chiavi della ragazza, un oro-logio, un anello e una catenina d’oro. Unarapina? Gli inquirenti dubitano. Entrano al-lora nella cerchia degli indagati colleghi eamici maschi della ragazza.Siamo già al giorno 8 agosto, giorno in cuiSimonetta doveva iniziare le sue ferie. Inve-ce inizia il lavoro del sostituto procuratoreCatalani e dei funzionari della squadra mo-bile per scoprire chi è l’assassino e rispon-dere a quegli interrogativi che fin dalle pri-me ore si presentano come un rompicapoper gli inquirenti. Si recano in via Poma esvegliano gli inquilini delle tre palazzine. Siinizia ad interrogare uno ad uno i quattroportieri. Giurano di non essersi allontanati

dalle 16 alle 20 dal cortile e aggiungono dinon aver visto nessuno entrare o uscire. Sipassano al setaccio gli appartamenti, pertrovare gli indumenti della vittima. Maniente. Altri interrogativi. Perché l’assassi-no ha ripulito tutto? Forse voleva tornareper occultare il cadavere? Questa tesi pren-de corpo dal fatto che l’assassino ha porta-to con sè le chiavi della ragazza. Alla finedella giornata sono molti i dubbi e le do-mande da porsi.La svolta: Pietrino Vanacore ha mentito? Il9 agosto si scopre che lui, il portiere, il po-meriggio del giorno prima ha acquistato unfrullino dal ferramenta alle 17 e 25. Inoltresi scopre che dalle 17 e 35 alle 18 e 30 non èstato con gli altri portieri nel cortile. Doveera? Ad annaffiare le piante, dice. Ma eccoun altro buco alle 21 e 30, quando si è reca-to a casa Valle. Per Pietrino scattano le ma-nette alle 12 del venerdì dieci agosto. Il GipPizzuti ordina trenta giorni di custodia cau-

minuto di attesa, risponde Pina Vanacore,una signora ingobbita, con gli occhiali,scontrosa. “Chi è a quest’ ora?” dice lei giàin vestaglia e molto seccata. Il marito stadormendo a casa dell’anziano ingegnerValli, come faceva abitualmente durante levacanze. Paola insiste, vuole tranquillizzar-si. La donna cerca le chiavi e li fa salire. Sal-gono a piedi. La Vanacore infila le chiavi,apre e la porta inspiegabilmente si richiude.Si fa prendere dal panico e non vuole piùentrare. Il Volponi a quel punto spinge laporta ed entra. Trova le serrante abbassate,una luce accesa, un computer ancora acce-so. Preso dal panico non fa caso a questiparticolari. Esce. La portiera dice di con-trollare anche nelle stanze in fondo. Paolaaspetta sul pianerottolo. Il fidanzato entrainsieme al Volponi, pochi secondi e si sen-te un grido. Volponi corre verso l’uscita.Paola entra e si dirige verso l’ultima stanzasulla destra. Vede il corpo della sorella co-perto dalla scrivania. Il ragazzo la spingefuori e chiama il 113. Pina sale le scale e bus-sa dall’anziano Valle. Avvisa il marito. Ri-scende. Trova la porta accostata, non c’èpiù nessuno. Chiude e va casa. Alle 23 e 30 arriva la prima volante della po-lizia. Raccapricciante la scena che si pre-senta agli occhi di Nicola Cavaliere, capodella squadra mobile romana, e di AntonioDel Greco, capo della sezione omicidi, ilprimo ad accorrere. Nella stanza in fondogiace il corpo di Simonetta. Trafitta da di-versi colpi di punteruolo. Semi nuda, la ma-glietta arrotolata sotto il seno, i calzini datennis ai piedi. Le scarpe da ginnastica inun'altra stanza, slacciati e messi in un an-golo, ben sistemati. Ben appaiati. Nel suoufficio sulla scrivania il computer è accesoe a fianco un foglio con una margherita di-segnata e una scritta “dead ce ok”. Gli altriindumenti non si trovano. Poche le traccedi sangue. Cavaliere scende giù in portineria. Chiededel portiere. Alle 00 e 25 Vanacore si pre-senta. Mille interrogativi per gli investigato-ri dal quel tragico momento. Perché Simo-netta si trovava in quella stanza, un tentati-

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“I suoi alibi mancanti e la sua freddezza sono elementi che fanno pensare”, afferma il gip Nicola Cavaliere

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confidenze con Simonetta per un po’ ditempo. I due non si sono mai incontrati, co-me succede spesso con questo servizio. L’a-lias della ragazza era “pat”. Perché pat nonrisponde più alle sue chiamate? si è chiestoMarco. Il trentenne di Bari collega l’omici-dio di via Poma alla ragazza. Come? E’ sta-ta proprio lei a dirgli che si chiamava in ve-rità Simonetta e non Pat. Ma la cosa piùsconvolgente per il ragazzo è vedere il dise-gno ritrovato sulla scrivania nel luogo deldelitto: “Dead Ce Ok”, una sigla che lui ri-corda di aver visto nello stesso elenco degliinterlocutori telematici di Simonetta. Il ra-gazzo accende il computer e cerca di met-tersi in contatto con “dead Ce”. Inutile, èscomparso. Allora decide di confidarsi conamico magistrato. I due provarono a met-tersi in contatto con lo strano personaggioche si celava dietro quella scritta. Usano unpiccolo trucco. Il nome Pat. Succede quelloche temevano. Lo strano interlocutore ri-sponde. Insulta, aggredisce e aggiunge.“Vorrei violentarti con tutte le mie forze.”Poi il silenzio. Non risponde più alle chia-mate. Marco non è l’unico ad essere certo che l’o-micidio sia maturato nel giro del videotel.Una certa Gabriella con insistenza chiamala redazione del Tempo di Roma e parla conMassimo Martinelli, cronista. Lei pensaquasi con certezza che il fatto tragico siamaturato tra le chat lines, le linee telemati-che erotiche, frequentate da individui am-bigui. Il giornalista incontra la ragazza, consua sorpresa gli si presenta una ragazza in-telligente, di ottima famiglia e di buona cul-tura, proprietaria di una agenzia di pubbli-che relazioni, studiosa del fenomeno del vi-deotel. I due si mettono in contatto conmolte persone, e tutte sono convinte chel’assassino è uno del “giro”. Catelani affer-ma che la pista già era stata battuta ma nonha portato nessun risultato. E poi afferma “i computer di via Poma non avevano il vi-deotel, nè era stata fatta richiesta alla Sip”. Ivideotelisti rispondono che non serve tuttoquesto. Basta un computer, un modem euna normale linea telefonica. Indovinare il

decidere il rinvio a giudizio e l’esame potràfarsi nel corso dell’istruttoria dibattimenta-le. Un vero e proprio calvario per Federico.Lui rimane calmo: “Ebbi da subito la sen-sazione di non essere creduto dal giudice,ma ero innocente e quindi non avevo pau-ra di essere accusato di nulla” prosegue. Sisente perseguitato, indignato per le accuse.Ma per lui un po’ di tranquillità sta per ar-rivare.Il 16 giugno alle 15 e 40 viene prosciolto.

L’incubo termina qui. E, per la seconda vol-ta, anche Pietrino il portiere può tornare adessere tranquillo. Per i gip sono infondate leaccuse verso il ragazzo. Il pm Catalani neesce nuovamente sconfitto. Durante il pro-cesso iniziato intorno alle 10 del mattino, alsesto piano del palazzo di giustizia, grandeimportanza viene data al professore Fiore,direttore del centro di medicina legale dell’università Cattolica: “Sulla base degli esamisvolti escludo di poter dire che quello è san-gue misto”. Così afferma durante il dibatti-to tra le parti. Il gip aggiunge che la testi-monianza di Fiore è importante e determi-nante e non ritiene che l’accusa abbia rac-colto elementi importanti. E’ la fine di in-cubo per il giovane ventiduenne che findall’inizio si è dichiarato estraneo ai fatti,negando di conoscere Simonetta. Infonda-to sembra anche il rancore del ragazzo ver-so il padre. I due escono contenti e abbrac-ciati dall’aula del tribunale. Con un senso diliberazione il giovane si concede una bellavacanza prima di tornare ad essere unapersona normale e poter scacciare la suanomina di “mostro”, così come era stato eti-chettato in questo lungo periodo. Il voltodell’assassino rimane nell’oscurità. Inutili itentativi di Catalani e del magistrato Neb-bioso di impugnare la sentenza di proscio-glimento. La corte d’appello, dopo diecigiorni di riflessione, respinge il ricorso. Chiha ucciso Simonetta? Mistero. Tutto da rifa-re.Si ricomincia da zero. Si ribatte la pista delvideotel. Lei ne era un’appassionata. Vienerintracciato un ragazzo di Bari, alias “Mar-co” che aveva scambiato informazioni e

mata da un dentista e dalla sua segretaria,smentiti a sua volta da parenti del ragazzo.Cosi come è successo con la signora Sco-gliamiglio, amica di famiglia, che dichiarache quel giorno Federico stava male ed erarimasto tutto il giorno a letto. Lei lo avevavisto, lo aveva salutato. Tra mille incertezzesi prosegue. Mentre vengono ascoltati i va-ri testimoni arrivano i risultati del test. Glispecialisti, dopo aver eseguito la tac e la ri-sonanza magnetica, hanno escluso che Fe-derico sia finito sotto i ferri del chirurgo.Quindi niente tagli e niente chirurgia pla-stica, come si era ipotizzato. I dubbi peròcontinuano ad esistere. Nella requisitoria del pubblico ministerovengono riportate le testimonianze di quat-tro persone, considerate attendibili. Fonda-mentali appaiono le dichiarazioni di Rosa-lia Della Femmina, la commerciante di Fre-gene che al giudice ha raccontato un episo-dio avvenuto all’inizio della scorsa estate:Giuliana Valle, frequentatrice della bouti-que, andò da lei con il figlio e un'altra ami-ca chiedendole se ricordava di aver visto Fe-derico il 7 agosto del 90, ma la commer-ciante non poteva ricordare. Insomma, unarichiesta di alibi sospetta. Inoltre raffiorano i dubbi sul test del Dna. Ineffetti la macchia di sangue trovata potevaessere la commistione di due tipi di sangue.E gli accertamenti hanno stabilito che quel-la traccia- dq alfa 1/4 – può essere la som-ma di altri due Dna, 4/4 e 1/1 : rispettiva-mente quello di Simonetta e quello di Fe-derico. Questo per il pm è un indizio. Per finire c’èuna formazione cutanea sul braccio del ra-gazzo. Per il magistrato è la traccia di un’operazione di chirurgia plastica effettuataper cancellare la cicatrice di una ferita, cheuna volta avviate le indagini sul ragazzo po-teva essere compromettente. Adesso sivuolesottoporre il ragazzo ad una biopsia.Ma qualcosa succede. Il ragazzo non si pre-senta all’ultimo appuntamento utile primadel termine fissato dal gip per la chiusuradell’inchiesta. Oltre a Federico sono assen-ti anche i suoi avvocati. Adesso sarà il gip a

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no. Intanto la famiglia Valle smentisce le ac-cuse fatte dal Voller. “ Mente” dice la signo-ra Giuliana “non ho mai parlato con lui du-rante quella giornata.” “Ci conoscevamoma non ho mai fatto confidenze a lui”,smentisce la donna. Il marito interviene di-cendo che il ragazzo non conosceva Simo-netta, e poi quel giorno stava a casa, comehanno testimoniato tre persone. Nega infi-ne sul taglio della mano. “Perché non si fauna perizia? La cicatrice dovrebbe veder-si?”. Intanto gli inquirenti aspettano i risul-tati del test. Non credono molto alle paroledei Valle, il ragazzo avrebbe potuto vederein Simonetta l’amante del padre. Megliochiarire la situazione. Rientra in scena Pietrino Vanacore. Il ra-gazzo avrà avuto sicuramente un complice,e chi meglio del portiere, fedele amico deiValle? Proprio lui non ha un alibi forte: ave-va dichiarato che alle 22 e 30 si era recato acasa dell’ingegnere. Strano. L’anziano ave-

va riferito a suo tempo, che il portiere erasalito alle ventitré. Quella mezz’ora è im-portante. Pietrino poteva utilizzarla per pu-lire l’appartamento. Ha coperto qualcuno? Gli uomini della squadra mobili ne sonoconvinti. Del resto il suo atteggiamento èsempre apparso contraddittorio e reticente.La storia si complica: adesso c’è un assassi-no e il sospetto di un complice. Chi potràspiegare il contrario? Sicuramente i test acui dovrà sottoporsi Federico. Dopo varino, il ragazzo decide di sottoporsi al test delDna. Test che porterà esito negativo. Il san-gue trovato non appartiene a Federico. MaCatalani non si arrende vuole andare oltre.Ordina che sia fatto un altro test per stabi-lire la presenza di vecchie lesioni provocateda tagli o graffi. Del resto sono tre gli accu-satori di Valle. Gli inquirenti cercano di ca-pire il perché queste persone hanno fattocerte dichiarazioni. Perché Voller avrebbeparlato delle ferite al braccio, tesi confer-

quivoco, si mettono a ridere e si presenta-no. Chi è quella donna? Giuliana Ferrara-Valle, madre di Federico. Da quel giorno illoro rapporto telefonico si fa sempre piùfrequente. E telefonata dopo telefonata, idue iniziano a raccontarsi le proprie vite:gioie, dolori e piccoli segreti. E’ qui che en-tra in scena Federico. Giuliana confida al-l’uomo di essere preoccupata per il figlio.Dopo la separazione dal marito, il ragazzosi chiude in se stesso, inizia a dimagrire. Ri-tornano spesso sull’argomento. Anche il 7agosto del 1990 intorno alle 16 e 30, in unatelefonata Giuliana è agitata, dice di esserepreoccupata, Federico è andato a trovare ilnonno e ancora non è tornato. Voller tran-quillizza la donna: “Non ti preoccupare, daqui a poco sarà di ritorno”. Sono le 20 e 30e l’uomo richiama la donna per sapere delfiglio. Giuliana è sempre più preoccupata.“Federico è tornato con l’aria stravolta epieno di sangue” e aggiunge “si è ferito ad

una mano”. Il giorno dopo Volller apprende dai giorna-li del delitto di via Poma , però non collegai due avvenimenti. Ma qualcosa di stranosuccede. Inspiegabilmente la signora Valleinterrompe i contatti con l’uomo. E’ set-tembre quando l’austriaco, vedendo unatrasmissione sul del delitto di via Poma, ve-de Cesare Valle in televisione. Si incuriosi-sce e cerca di scoprirne di più. Collega i dueavvenimenti e decide di parlare. Da qui l’inizio di un incubo per il ragazzo ela sua famiglia. Il giovane, saputo di esserefinito nel mirino degli investigatori, si pre-senta spontaneamente dal magistrato ac-compagnato dal suo legale. Il ragazzo esibi-sce subito un certificato medico che attestail suo gruppo sanguigno. “ A positivo”. Lostesso da quello rilevanto nell’appartamen-to di via Poma. Da qui la richiesta di dis-porre il test del Dna fuori da Roma, per nonfar trapelare niente. Ma il magistrato dice di

Simonetta in quella foto circondata da tan-ti fiori. Il giallo continua . Gli inquirenti non si fer-mano, non hanno perso la speranza. Cer-cano di trovare quell’uomo che da tempotempestava di telefonate anonime Simo-netta. E mentre lavorano su questa pista,ecco la testimonianza di una nuova perso-na. Siamo già nell’aprile del 1992, quasi dueanni dopo quel 7 agosto. Perché quest’uo-mo si decide a parlare solo adesso? Cosa havisto? Una cosa è certa: Pietrino Vanacorenon è più l’indiziato numero uno. Adesso siparla di un ragazzo coetaneo di Simonetta. Federico Valle. Nipote dell’ingegner Valle.Conosce bene quel palazzo. Lì abita il non-no. Lì c’è lo studio del padre avvocato. Fe-derico è un ragazzo di venti anni, alto ma-gro, capelli biondi. Serio, studia economiae commercio, ama starsene tranquillo incasa, esce poco. Abita con i due fratelli mi-nori e la mamma Giuliana, separata dal pa-dre. Fidanzato con una ragazza milanese,rimane legato a lei per più di un anno. Unragazzo con problemi di anoressia, dovutialla separazione dei genitori. Vedeva soffri-re la madre, e accusava il padre di stare in-sieme ad una ragazza più giovane, bella eattraente. Per lui era questo il motivo dellaseparazione dai genitori. Il motivo dellesofferenze della madre e del suo disagiopsicologico. Ma cosa ha spinto gli inquirenti a concen-trare l’attenzione su Federico? Perché cre-dono alle parole del super-testimone che loaccusa? E soprattutto, chi è quest’uomomisterioso che si è deciso a parlare? Que-st’uomo ha un volto e un nome: RolandVoller. Un uomo dall’aria trasandata, capel-li lunghi, barba rossastra, qualche prece-dente penale. Quarantacinque anni. Inqui-sito per truffa e bancarotta fraudolenta. Gliinquirenti ascoltano il suo racconto. E sco-prono che tre mesi prima del delitto, men-tre camminava per strada e decide di chia-mare a casa si imbatte, a causa di un con-tatto telefonico, un salto di linea, in una vo-ce femminile, che a sua volta sta cercandodi comporre un numero. I due, chiarito l’e-

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Strani dialoghi in chat. Uno insulta, aggredisce e aggiunge:“Vorrei violentarti con tutte le mie forze.”

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Page 5: SIMONETTA: DI SICURO C’E’SOLO CHE E’MORTA · 2008-02-20 · fegato e altre parti del corpo. Troppo poche ... un pò di riposo a casa e poi al mare. Quel giorno Simonetta, ...

Modugno, per festeggiare, apre scherzosamente un ombrello. Ma la canzone passerà alla storia la canzone passerà

amica di Simonetta. Cosa avrà da dire do-po tutto questo tempo? “Ogni volta chespunta un elemento bisogna rimettere inmoto la macchina investigativa, in casi co-me questo” afferma uno degli inquirenti inaccordo con i colleghi. Roberta Foschi, vivein Canada, pochi giorni prima del delitto leie Simonetta erano andate a cena insieme.Vollero salutarsi prima della sua definitivapartenza e per chiarire un equivoco. Ri-percorriamo questa storia. Qualche giornoprima Simonetta aveva incontrato in un lo-cale di Roma il fidanzato di Roberta. Il ra-gazzo, imbarazzato nell’incontro, avevachiesto alla ragazza di non fare parola connessuno sulla serata appena trascorsa. Do-po poco la relazione tra Roberta e il ragaz-zo terminò e lui pensò di essere stato tradi-to dalla Cesaroni. Durante la cena le due ra-gazze si chiarirono. Uscirono dal locale e sirecarono a casa della Foschi. Li arrivò l’exfidanzato di Roberta che iniziò a tirare pie-

tre contro la porta e infierire contro Simo-netta minacciandola di morte. Meglio in-dagare sull’avvenimento. Via, si vola versa ilCanada per sentire la Foschi. Le indagininon portano a nulla di rilevante. Un altrobuco nell’acqua. Niente da fare. Si aspetta.Intanto gli anni passano. Ad indagare ora è il colonnello Garofano.L’ufficiale del Ris, nominato dalla procuradi Roma consulente tecnico, ha acquisitogli indumenti di Simonetta e altri repertimacchiati di sangue. Tra questi un ombrel-lo, un orologio e un borsellino. Se il colon-nello e i suoi biologi riusciranno a creare unDna potrebbero confrontarlo con quelli giàin possesso. Tra i reperti che potranno dareun Dna confrontabile ci sono: una sigaret-ta, una tazzina e un bicchiere. Le tecnicheper studiare il caso sono sistemi avanzatis-simi importati dagli Usa. Un kit in grado diisolare il dna di un aggressore da una mi-nuscola quantità di sostanza biologica. Nel

vorava come contabile all’associazione ita-liana alberghi per la gioventù. La società ge-stisce gli ostelli della gioventù in Italia e ha, per motivi professionali, contatti all’esteroche seguono canali preferenziali. Simonet-ta avrebbe messo le mani su qualcosa chedoveva restare segreto: traffico di valute, ca-pitali in Svizzera, società finanziarie-para-vento. Sospetti accentuati dal fatto che i duesuper testimoni dei servizi segreti avevanodetto che alcuni agenti del Sisde frequenta-vano l’ufficio di via Poma già prima che Si-monetta venisse uccisa. A cosa portano le indagini? Indagando suiconti fiscali e patrimoniali della società, sitrovano tracce di operazioni che conduco-no in Svizzera. L’associazione copriva i traf-fici del Sisde? Aiag smentisce. Adesso che cosa sta succedendo tra gli in-vestigatori? Crollano tutti gli alibi: rriva lanotizia che l’assassino ha potuto agire unora prima di quanto si supponeva. Il com-

puter non è stato acceso alle 16 e 37 come siè sempre creduto, ma un ‘ora prima. Simo-netta infatti è arrivata in via Poma alle 15 e30 ,come dice la sorella. Allora perchéavrebbe dovuto accendere il computer un’ora dopo? Dunque i vecchi protagonisti ri-tornano in procura per tentare un’ impresaimproba a sei anni di distanza. I magistratitentano. Rispunta anche l’ombra dei servi-zi segreti. Il professionista che fece la peri-zia sul computer appartiene alla InsidioSpa,in cui figurano personaggi collegabili alSisde.

Molti i colpi di scena in questa vicenda. Per-sonaggi entrati e usciti di scena, indizi maitrasformati in prove, proscioglimenti incassazione. Ma tra quelle carte deve esser-ci un elemento sfuggito ai magistrati. E do-po sei anni le indagini non si fermano. Si in-daga ancora. Si arriva anche a Toronto, Ca-nada. Così lontano? Si perché li risiede una

codice di accesso. Solo così il gioco è fatto. Non concordano Catalani e il padre dellavittima. “Simonetta non era esperta dicomputer”, afferma il Cesaroni. E poi è lo-gico che non si tratta di un omicida occa-sionale, ribatte il magistrato. Ma il perché diquella scritta sul quel foglio contrasta tutto.Cosa significa? C’entra con il delitto? Inter-rogativi cui è difficile dare una risposta. La scena del giallo, proprio mentre si cercadi rispondere sull’enigma della chat, si spo-sta su un altro fronte. Le cose si complica-no. Perché il super testimone di via Poma,Voller, viene arrestato per il delitto dell’Ol-giata? Perché alcuni documenti del caso, sucui indagano i carabinier,i si trovano in ma-no di un poliziotto, ispettore di un com-missariato romano? I due delitti, ci viene dachiedere, cosa hanno in comune? Mistero.A casa Voller vengono trovati documenti sulcaso Olgiata. Alberica Filo della Torre, con-tessa di 42 anni viene trovata, il 10 luglio1991, nel letto della sua camera da lettomorta. Uccisa con un colpo alla tempia estrangolata, nella sua villa romana dell’Ol-giata. Il delitto appare subito un rompica-po: la porta della camera è chiusa dall’in-terno. Anche qui nessuno sente niente el’assassino a rubato tutti i gioielli. Ma a Vol-ler chi ha dato quei documenti? ConsilioPacilio. Vice ispettore di polizia. I due fini-scono in manette. Le cose si complicano. Entrano in scenapersonaggi di dubbio profilo, personaggidei servizi segreti deviati, che cercano dimanipolare, dirottare quelle indagini piùlontano possibile dalla verità? Documentiscottanti escono dagli uffici della procura.Diretti dove? Questo è il rompicapo dei ma-gistrati. Lo scopo è intuibile. Forse si cercadi non arrivare a personaggi di spicco. Suuna cosa si è certi: Voller è un pesce picco-lo. Manovrato da chi? Difficile da scoprire.Ma nei due gialli estivi di Roma potrebbenascondersi un “assassino eccellente”?Qualcuno ha avuto paura di Simonetta edella contessa? I magistrati romani hanno un’idea. Cerca-no di mettere insieme i pezzi. Simonetta la-

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I grandi sospettati: Pietrino Vanacore e Federico Valle.E restano i dubbi sul ruolo di Voller, spia o provocatore?

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