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Noinoncifermiamomai ; vièsemprecosacheincalzacosa .. . Dalmomento chenoicifermassimo, lanostraOperacomincerebbe adeperire DON Bosco,il31maggio1875 ANNOLXXXI .N .8 15APRILE1957 PERIODICOQUINDICINALEDELLEOPEREEMISSIONIDIS .G.BOSCO DIREZIONEGENERALE :TORINO712-VIAMARIAAUSILIATRICE32 TELEF.22-117 Simbolidiunafiamma Siamolietidiannunziarechelarichiesta deiDelegatiIspettorialialConvegnoEuropeo delloscorsosettembrestaperesseresoddisfatta . Perilprossimomaggiosarannoprontiil vessilloeildistintivo,chedarannomodo allaPiaUnionedeiCooperatoriSalesiani dipresentarsialpubblicoufficialmentequale TerzaFamigliadiDonBosco . Ilvessilloèinformadibandieraconasta, drappoenastro . L'asta,inmetallonichelatoesnodabile, terminanellacimasa,chehaformadilancia, sullaqualespiccalacroce,simbolodellacat- tolicitàdellaPiaUnione .Nelcentrovisono duemedaglioniinbronzo :nelrettodomina l'effigiedelFondatoreconlascritta Sanctus JoannesBosco ; nelverso,lostemmasalesiano colmotto Damihianimas, cheèancheil mottodellaTerzaFamigliadiDonBosco . Ildrappodellabandieraèinlanaeporta icolorinazionali .IlCooperatoresalesiano infatti,sulleormediDonBosco,nonèsol- tantounbuoncittadino,maèancheforma- toredelcittadinodidomani,offrendoalla IMPEGNOMENSILE organizzarela 2 a Conferenza aiCooperatori patrianellagioventùdaluicristianamente educataunpreziosoelementocostruttivo . Aldrappo,dovec'èl'uso,siaggiungeil nastro,sulqualesileggeinlinguanazionale lascritta CooperatoriSalesiani, colnome dellalocalità,diogniCentro . Ildistintivoègraziosoedelegante .At- tornoall'effigieinbiancodiS .Giovanni Boscosisnodalascritta Damihianimas su fondosmaltoazzurro .Ildistintivoèunico pertuttelenazioni,informaesagonale,con gancioperocchielloospilla . LesingoleUnionisiprovvederannodel vessilloediunnumeroadeguatodidistintivi richiedendolialCentro . Tantolabandieracomeildistintivorap- presentanoDonBoscoeinsiemelasuagrande fiamma,espressainformaintuitivaeconla chiarezzacristallinadel Damihianimas : l'apostolato,cheèlaragiond'esseredeiCoope- ratori,comeloèdeiSalesianiedelleFiglie diMariaAusiliatrice . Distintivoevessillodiventerannocosìun simboloeunmonito :unsimbolocheservirà apresentarealpubblicolaPiaUnionenella lucedell'apostolato,dellaqualel'havoluta soffusailsantoFondatore ;unmonitoche inviteràefficacementeiCooperatori« ari- cordaresoprattutto - comevuoleilSanto Padre - le loro responsabilitàel'impegno che li legaalcospettodiDioedegliuomini, percollaborareallostabilimentoealladiffu- sionedelRegnodiDiosullaterra» . '53

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Noi non ci fermiamo mai ;vi è sempre cosa che incalza cosa . . .

Dal momentoche noi ci fermassimo,

la nostra Opera comincerebbea deperire

DON Bosco, il 31 maggio 1875

ANNO LXXXI. N . 8

15 APRILE 1957 PERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E MISSIONI DI S . G. BOSCODIREZIONE GENERALE : TORINO 712 -VIA MARIA AUSILIATRICE 32 • TELEF.22-117

Simboli di una fiammaSiamo lieti di annunziare che la richiesta

dei Delegati Ispettoriali al Convegno Europeodello scorso settembre sta per essere soddisfatta .Per il prossimo maggio saranno pronti ilvessillo e il distintivo, che daranno modoalla Pia Unione dei Cooperatori Salesianidi presentarsi al pubblico ufficialmente qualeTerza Famiglia di Don Bosco .

Il vessillo è in forma di bandiera con asta,drappo e nastro .

L'asta, in metallo nichelato e snodabile,termina nella cimasa, che ha forma di lancia,sulla quale spicca la croce, simbolo della cat-tolicità della Pia Unione . Nel centro vi sonodue medaglioni in bronzo : nel retto dominal'effigie del Fondatore con la scritta SanctusJoannes Bosco ; nel verso, lo stemma salesianocol motto Da mihi animas, che è anche ilmotto della Terza Famiglia di Don Bosco .

Il drappo della bandiera è in lana e portai colori nazionali. Il Cooperatore salesianoinfatti, sulle orme di Don Bosco, non è sol-tanto un buon cittadino, ma è anche forma-tore del cittadino di domani, offrendo alla

IMPEGNO MENSILE

organizzare la

2a Conferenzaai Cooperatori

patria nella gioventù da lui cristianamenteeducata un prezioso elemento costruttivo .

Al drappo, dove c'è l'uso, si aggiunge ilnastro, sul quale si legge in lingua nazionalela scritta Cooperatori Salesiani, col nomedella località, di ogni Centro .

Il distintivo è grazioso ed elegante . At-torno all'effigie in bianco di S . GiovanniBosco si snoda la scritta Da mihi animassu fondo smalto azzurro . Il distintivo è unicoper tutte le nazioni, in forma esagonale, congancio per occhiello o spilla .

Le singole Unioni si provvederanno delvessillo e di un numero adeguato di distintivirichiedendoli al Centro .

Tanto la bandiera come il distintivo rap-presentano Don Bosco e insieme la sua grandefiamma, espressa in forma intuitiva e con lachiarezza cristallina del Da mihi animas :l'apostolato, che è la ragion d'essere dei Coope-ratori, come lo è dei Salesiani e delle Figliedi Maria Ausiliatrice .

Distintivo e vessillo diventeranno così unsimbolo e un monito : un simbolo che serviràa presentare al pubblico la Pia Unione nellaluce dell'apostolato, della quale l'ha volutasoffusa il santo Fondatore; un monito cheinviterà efficacemente i Cooperatori « a ri-cordare soprattutto - come vuole il SantoPadre - le loro responsabilità e l'impegnoche li lega al cospetto di Dio e degli uomini,per collaborare allo stabilimento e alla diffu-sione del Regno di Dio sulla terra».

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C4lmetto inca VVIta!.. .

Il quarto precetto della Chiesa, così carat-teristico per quei due « almeno », risale aquasi otto secoli fa e precisamente al 1215 .

Non fu mai abolito nè modificato, perchè si di-mostrò di attualità in ogni secolo . Anche al giornod'oggi quanti fagliuol-i prodighi bussano allacasa del Padre proprio in occasione della Pasqua!Il precetto, così largo per se stesso nella determi-nazione del numero (una sola confessione unasola Comunione!), è stato reso via via più largoanche nella determinazione del periodo pasquale .Quest'anno per esempio tale periodo corre dalio marzo (io domenica di Quaresima) al 16 giu-gno (Festa della SS. Trinità) : più di tre mesi!Bisogna concludere che la Chiesa è veramentemadre non solo . . . dei santi, ma anche dei poveripeccatori . Le ultime norme pel digiuno eucari-stico e per la celebrazione della Santa Messamettono davvero il suggello dell'amore maternoallo zelo della Chiesa nel fornire il più grandemezzo di salvezza . La sposa di Cristo non puòessere che misericordiosa a somiglianza delDivin Cuore. Ai quattro requisiti della veraChiesa (una, santa,potrebbe aggiungereche il cattolicesimorenze in questi suoi

Fi-

15 .

cattolica, apostolica) se neun quinto (materna) senzatema confronti o concor-primati.

In una famiglia si possono trattar bene i[2_ malati, assecondandoli in tutto solo quandoi sani fanno il loro dovere e lavorano anche

pci malati. Così nella grande famiglia della Chiesa,che costituisce il corpo mistico di Cristo, i fedeligareggiano in solidarietà per la salvezza delmaggior numero possibile di fratelli. Quanteanime eucaristiche dal 12oo ad oggi, a comin-ciare da S . Tommaso d'Aquino, l'autore del-l'officiatura del Corpus Domini, fino all'angelicoDomenico Savio, canonizzato tre anni or sono!Senza la confessione frequente e la comunionequotidiana non avremmo mai avuto un ragazzovenerato sugli altari. Il segreto della fascinosasantità di Domenico Savio è appunto nella suavita di «grazia » sempre alimentata dalla fre-quente confessione e sempre potenziata dallafrequente comunione. Pochi sanno che il suomotto «la morte ma non peccati » è il quarto,ossia l'ultimo, dei propositi formulati nella suaprima Comunione. Gli altri tre propositi sonomeno conosciuti, ma certamente più importanti,perchè in essi sta il segreto della fedeltà al quarto .Il primo proposito dice testualmente così : « Miconfesserò molto sovente e farò la Comunionetutte le volte che il confessore mi darà licenza » .Nel 1849, l'anno della sua prima Comunione,

l'avverbio sovente voleva dire « almeno ogni 15

PENSIERI PER

LA CONFERENZAMENSILE

giorni » ed il suo superlativo « molto sovente»voleva dire « almeno una volta alla settimana »,dato che gli scolari dei paesi del Piemonte sole-vano confessarsi e comunicarsi regolarmente« una volta al mese » . 1~ Domenico fu fedelissimoalla sua confessione settimanale specialmente neitre anni che passò con Don Bosco all'Oratorio.

E oggi, a cent'anni dalla morte del santo gio-vanetto, la pietà salesiana, che è essenzialmentesacramentale, gravita tutta su quel « molto so-vente » con l'entusiasmo per le cose belle e santeche è proprio dei giovani. E questo superlativodi frequenza alla fonte della grazia nelle tregrandi famiglie salesiane che compensa la fred-dezza e l'ingratitudine dei cristiani ; solo dinome; è questa generosità filiale nel servizio diDio che attira sul corpo mistico i più bei mira-coli della grazia in occasione del precetto pasquale .

u E per la Comunione? Domenico Savio so-stituisce per sè all'almeno a Pasqua il tuttele volte che il confessore me ne darà licenza .

E Don Bosco, che è il suo Confessore, sarà benlieto di concedergli la comunione quotidiana. Tuttii giorni sarà Pasqua per quel serafino dell'Euca-ristia . E noi possiamo aggiungere che tutti igiorni è Pasqua negli istituti di Don Bosco,dove la mensa eucaristica viene letteralmenteassediata ogni mattina durante la Messa dellacomunità .

Il segreto della gioia che sprizza da tutti ivisi ed esplode nell'allegria salesiana è appuntola vita di grazia, resa esuberante dal pane euca-ristico .

E nell'ambiente salesiano «esterno », ossia,nella grande famiglia dei Cooperatori, l'almenouna volta all'anno e l'almeno a Pasqua diventanoalmeno una volta al mese, ossia « almeno all'eser-cizio della Buona Morte » . Ma quanti Cooperatorie quante Cooperatrici non s'accontentano dell'al-meno e praticano il sovente e anche . . . il moltosovente! A volte è solo questione di volontà edi fermezza di propositi, e allora l'esempio del« Ragazzo Santo » è decisivo! Non per nulla laStrenna del Rettor Maggiore propone questoquindicenne a modello di fermezza di carattereanche ai papà e alle mamme.

Del resto il nostro Santo Fondatore pensavacertamente ai Cooperatori quando assicurava lasalvezza eterna a coloro che almeno ogni mesericevessero bene i Sacramenti e facessero benel'esercizio della Buona Morte .

I più generosi, quelli che lasciano l'almeno per ilsovente o per il molto sovente, assicurano non solola propria, ma anche la salvezza di molti, ossiadiventano veri e propri « cooperatori di Dio» .

SCUOLA E FAMIGLIA

INTRODUZIONE

È cosa consueta, nelle diagnosi che si soglionofare del nostro tempo, presentare anche una listadei cosiddetti « mali del secolo », cioè di queimali che, attualmente presenti e operanti, im-pongono a noi vivi una pronta e decisa azionedi contrasto .Molti di questi mali non sono nuovi: alcuni

forse ci sono stati sempre nella società degliuomini; ma tutti (e questo è quello che ci in-teressa) esigono una novità nella tattica del coni-battimento, che deve quindi essere adattato allenuove forme e ai nuovi tempi .

Uno di questi mali - e non tra i meno fu-nesti - si può ravvisare nella sempre più evi-dente mancanza di « unanimità » educativa nell'am-biente sociale in generale . Male tra i più funestiperchè, riferendosi direttamente alle giovani ge-nerazioni, corrode le fonti stesse del vivere umano :si sa che altro è perdere il gettito di un'annataperchè il frutto è roso dai bachi, e altro è averel'albero intarmato dalle radici . . .

LA DIAGNOSI

L Il problema ha innanzi tutto un aspettostorico che ne spiega l'esistenza e in parte lagiustifica . Con l'evolversi della struttura sociale(industrializzazione, meccanizzazione, urbanesi-mo), la famiglia è andata diventando sempremeno adatta, meno capace e meno preparataa compiere da sola tutto il lavoro educativo chele compete. Questa constatazione fu precisa-mente quella che (a parte le ispirazioni sopran-naturali) mosse Don Bosco a creare la sua operacon quelle caratteristiche che essa presenta . (Sivedano le significative parole di Don Bosco aibenefattori di Parigi e di Barcellona) .

«Nacque così la necessità che la società

stessa, attraverso determinate istituzioni, curassesempre più direttamente l'educazione dei giovani .D'altra parte è proprio la società a venir menospesso a questo suo positivo dovere, per cui ilgiovane, passando dalla famiglia alla società,si viene a trovare in preda di forze antagoni-stiche che non possono non guastarne o addirit-tura spezzarne l'ancor acerbo carattere . Unesempio di questa specie di « tiro alla fune »che oggi è in atto, sul piano educativo, tra lafamiglia (parliamo, s'intende, della famiglia cheè ancora sensibile alla sua missione educativa)e l'ambiente sociale, ce lo può offrire il recentediscorso del Santo Padre ai quaresimalisti ro-mani, nel quale il Papa ha dovuto denunziareil cinismo con cui, a scopi commerciali, si offronoal pubblico - giovani quindi compresi - le

alleate nella formazione del carattere dei giovani

più inverosimili sconcezze . E l'urgenza del pro-blema è confermata - lungi dall'esser atte-nuata - dalla polemica che attorno a queldiscorso è nata. La quale polemica denunziaprecisamente la carenza del senso educativo(per non dire altro!) in larghi strati sociali, chepoi sono quelli che più disinvoltamente e rude-mente agiscono .

3 . E la scuola :' La scuola moderna dovrebbeessere il più valido aiuto e complemento dell'edu-cazione familiare e, in certi casi (in molti, pur-troppo), il «surrogato» che potrebbe, in certecondizioni, essere non troppo distante dal pro-dotto genuino .Ma anche a proposito della scuola sorge il pro-blema, che abbiamo accennato nel suo aspettogenerale, del possibile antagonismo . E anchequando non si tratti di un antagonismo educativovero e proprio, può esserci l'indifferenza reci-proca, la separazione, la reciproca ignoranza,che sono altrettanto paralizzanti e mortificantiper l'educazione .Il punto da mantenere fermo e chiaro è che lafamiglia non può mai tenersi dispensata dal suodovere di prima educatrice della prole, e nonpuò quindi sottrarre o negare la sua indispensa-bile collaborazione alla scuola o agli altri entieducativi cui i figliuoli vengano affidati .Analogamente, la scuola non può pretendere diignorare la famiglia e il suo preponderante di-ritto all'educazione, e non può neppure speraredi giungere a validi e reali risultati educativi(non si tratta solo di insegnare l'aritmetica o illatino!) se non inette a frutto l'incomparabileapporto della forza educativa della famiglia .Allora il «surrogato» non è più tale, e diventainvece il più prezioso alleato dell'educazione,che è, e sempre deve essere un'educazione abase familiare, essendo la famiglia, che ha datola prima vita al suo membro, quella che è chia-mata, per sua stessa natura, a dargli anche ìaseconda- e più nobile - vita dell'educazione delcarattere e della formazione alla vita cristiana .

MEZZI E METODI DI AZIONE

. Il primo fondamentale dovere educativodella famiglia è quindi quello di interessarsidell'educazione dei figli, non solo nell'ambitofamiliare, ma nel suo complesso . La collabora-zione tra scuola e famiglia è quindi un doveredella famiglia, prima di essere un diritto .L'educazione deve diventare un «problema» peri genitori cristiani e non qualche cosa che, beneo male, si farà da sè . Essi non possono chiudereuno, o tutti e due gli occhi, con la scusa che ilfaut que jeunesse se passe . E il problema è oggi

Schema per laseconda Conferenzaannuale

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tanto più urgente e complicato in quanto, comesi è detto, molte forze sociali (tra cui in primoluogo la stampa e lo spettacolo in tutte le sueforme) sono al lavoro in senso nettamente anti-educativo . Tutto ciò con cui i giovani vengonoa contatto, se non li educa positivamente, liperverte: non ci sono nè tempi nè cose fuoridell'educazione ; nè esistono vacanze educative .Da questo vien subito chiara una prima conclu-sione: quante volto le vacanze scolastiche sitrasformano automaticamente in « vacanze edu-cative» (la «vendemmia del diavolo» di cui di-ceva Don Bosco) per l'incuria della famiglia?Ecco allora una prima forma di collaborazionetra scuola e famiglia da non trascurarsi : l'avvi-cendamento continuo, nel tempo, della loroazione complementare .

Da parte sua la scuola, oggi, non puòignorare che essa è chiamata a dare ai giovaniqualche cosa di più - molto, anzi, di più - chenon il mero sapere . Il sapere puro e semplice,d'altra parte, giunge oggi alla massa da millediverse vie anche fuori della scuola .Accanto alla famiglia e alla Chiesa, la scuola èforse l'unica forza sociale attualmente educativa .(Attualmente ; e chissà per quanto tempo ancora,resterà sola. Quando avremo radio -teletrasmis-sioni, spettacoli cinematografici, ecc ., che sianofatti positivamente per educare i giovani, senzache per questo perdano il loro carattere di pia-cevole divertimento?) .Il campo d'azione della scuola è quindi enorme-mente dilatato : dalla pura informazione (suffi-ciente quando la famiglia raccoglierà in sè quasitutti i valori educativi) oggi deve decisamentepassare alla positiva formazione .Sottrarsi a questo dovere, è, ancora una volta,provocare una vera strage degli innocenti . Quelladell'insegnante, oggi, va sempre più diventandouna missione e sempre meno una professione,e questo proprio a cagione del potenziamentoscientifico dell'insegnamento medesimo, e non osuo discapito!

3. L'alleanza tra famiglia e scuola è in-dispensabile .Indispensabile per la natura stessa dell'educa-zione, che non tollera contrasti e vuole assolutaunanimità tra tutti i suoi agenti, sotto pena didissolversi nel fallimento .Indispensabile dal punto di vista storico-sociale disopra accennato : sono tante le forze divergentiche occorre un controllo unitario di esse : la fa-miglia, da sola, non può esercitarlo; la scuola,da sola, non ne ha il diritto (e forse neppure lapossibilità, e in ogni caso questo potrebbe aprirela strada a pericolosi abusi) .La famiglia, primaria responsabile dell'educa-zione, deve seguire la condotta della scuola enon permettere che essa scivoli verso posizioninon desiderate : su questo punto c'è molto dafare per un risveglio della coscienza democraticadelle nostre famiglie, troppo indifferenti e pas-sive davanti ai problemi fondamentali della

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scuola. La scuola, a sua volta, deve sollecitarela collaborazione della famiglia e farsi promotricedi incontri e scambi di idee e di azioni, che sonofecondissimi per l'educazione .Il giovane nella scuola non deve essere un « nu-mero », non deve perdere il suo volto e la suapersonalità, che così fortemente e (di per se)così fruttuosamente e provvidenzialmente esprimein famiglia. Un po' del calore affettuoso del fo-colare domestico deve circondare, per opera delmaestro, l'alunno anche nell'aula, e un po' dellaserietà e dell'ordine sociale della scuola devonoriecheggiare, per merito dei genitori, non debolie sdolcinati, ma intelligenti e interessati, tra lepareti domestiche .

4. Solo così l'educazione diventa fucina dicaratteri . Il consolidamento del carattere nonpuò avvenire se l'acerbo giovane è preda diforze contrastanti, esposto a diversi urti con-trari, scosso emotivamente in famiglia e disil-luso spietatamente e freddamente dalla scuolache si curi solo di essere una distributrice quasiautomatica di nozioni. Il giovane sarà allorasempre immaturo, educativamente parlando, eil suo « carattere» virile sarà nulla più che lasomma di varie deficienze, e la risultante dellespinte esterne, senza un nucleo proprio, posi-tivo, di convinzioni e di volontà .

IN CONCLUSIONE

Leviamo gli occhi al modello .Domenico Savio, e prima di lui Don Bosco,hanno iniziato l'ascesa verso la grandezza - lavera grandezza della santità - nel calore cri-stiano della famiglia .Le difficoltà esteriori (orfanezza, povertà, perse-cuzioni, difficoltà di ogni genere . . . per Don Bosco ;salute precaria, frequenti migrazioni e povertà,per Domenico) nulla poterono togliere alla loroperfetta educazione : e questo significa che tuttequeste difficoltà non hanno per sé un peso de-terminante. Perchè c'era la famiglia cristiana .Togliete dalla casa dei Becchi Mamma Marghe-rita, togliete i genitori di Domenico, e umana-mente parlando -- la storia dei due Santi sa-rebbe potuta diventare quella di due poverifigli della strada, come quelli che Don Boscosoccorreva, la cui maggiore disgrazia non era lapovertà o la fame, ma l'abbandono educativo, cheli aveva gettati precocemente in braccio al vizio .Ma la famiglia non sarebbe stata capace di dare,da sola, a Domenico tutto quello di cui egliaveva la capacità e il bisogno . Così per Don Bosco .Le piantine allevate e difese nel caldo dellaserra familiare si sono aperte e ingigantite alcontatto della « scuola». Domenico alla scuola diDon Bosco ; Don Bosco alla scuola di altri santi .E questo vale per sempre .L'avvenire delle giovani generazioni sarà quellocreato dalla famiglia e dalla scuola, non sepa-ratamente, ma dalla loro reciproca integrazionee collaborazione .

G. C .

SCHEMAIntroduzione : Uno dei mali del nostro tempo : la mancanza di unanimità nell'educazione .

so La famiglia : incapace di compiere da sola tutto il lavoro educativo .2 0 La Società: non è in grado di completare l'educazione familiare ; anzi spesso agisce sull'edu-

cando con forze negative .30 La Scuola: non surroga nè l'una nè l'altra, perchè spesso vi domina l'antagonismo, l'indif-

ferenza, l'ignoranza reciproca .il, La Famiglia ha un dovere fondamentale: interessarsi dell'educazione dei figli .

Mezzi

z° La Scuola deve mirare alla positiva formazione dell'alunno ; quella dell'insegnante non è unae metodi di '

professione, ma una missione .azione I

3° L'alleanza tra Famiglia e Scuola è indispensabile .40 L'educazione: fucina di caratteri: frutto di quanto sopra.

Conclusione :

Don Bosco e Domenico Savio : fiori di santità sbocciati nella serra familiare, aperti e ingigantitinella Scuola .

NAPOLI-VOMERO - Corso dipreparazione per CooperatriciCatechiste

Allo scopo di dare una quadra-tura didattico-dottrinale alle Coo-peratrici che si preparano alla di-vina missione dell'insegnamentocatechistico, il Delegato Ispetto-riale di Napoli ha organizzato uncorso di lezioni tenute da uominiqualificati nelle varie scienze sacre .Il corso, che ebbe inizio l' i 1 marzoe si chiuderà il 31 maggio, com-prende 7 lezioni di dogma, 7 dimorale, 3 di storia ecclesiastica,i di catechetica, i di sociologia ;con la prolusione, un totale di20 lezioni con data predetermi-nata in ogni lunedì e venerdì,esclusi quelli impediti per ricor-renze speciali . Gli argomenti trat-tati - scelti tra i più vitalisappiamo che vanno suscitandonon solo interesse, ma entusiasmoe gioia. Le iscritte hanno firmatoun foglio nel quale è detto « M'im-pegno a frequentare per intero ilCorso di preparazione per Cate-chista » .

ESEMPIPORDENONE (Udine) - Unlaboratorio per arredi sacri eper poveri

Le Cooperatrici Salesiane diPordenone hanno celebrato i 25anni di fondazione del ComitatoDame Patronesse, che settimanal-mente lavorano nel Laboratoriodelle Figlie di M . A. a confezio-nare indumenti per i poveri dellacittà e arredi sacri per la chiesadel «Don Bosco » e per le dueparrocchie cittadine . In tale occa-sione vennero distribuiti i diplomidi Cooperatrice a 114 signore . Ognimese nel pomeriggio del 23 hannola loro conferenza mensile ed ilgiorno dopo alle ore 9 assistonoalla santa Messa .

TORINO - Oratorio Michele Rua- Laboratorio e Catechismo

Le Cooperatrici salesiane chefanno centro nell'Oratorio, hannoallestito un Laboratorio che ha loscopo di confezionare arredi e pa-

La 2a CoffíEreapeaAncora nello scorso marzo sono giunte a decine le relazioni della1a Conferenza . È davvero ammirevole lo slancio con cui lavoranoi Delegati locali, che alle loro molte occupazioni aggiungono convero sacrificio quella dei Cooperatori del loro Centro . Alcuni anzitrovano anche il tempo per organizzare nuovi centri fuori dell'am-bito delle nostre Case . Don Bosco, che vede il loro zelo, li benedica!Ora c'è da pensare alla 2~ Conferenza prescritta . Essa è impor-tante come la prima . D'altra parte non sarà difficile organizzarlaperchè non c'è da formalizzarsi sulla data, che potrà cadere anchenei mesi prossimi. Fin d'ora raccomandiamo a quanti dovrannoparlare di attenersi al tema proposto .

ramenti sacri e si adunano ognisettimana dedicando ore e ore aquesta santa opera .

Nel periodo quaresimale 24 ze-lanti cooperatrici aiutano i Salesianinell'insegnamento del Catechismoai 40o bambini e bambine che lo fre-quentano ogni giorno, e nella pre-parazione delle prime Comunioni .

Un Cooperatoresalesiano tra i neridel Camerun

Il nostro Don Lehaen, missionarionel Congo Belga, c'invia questa in-teressante notizia :

« Mentre mi trovavo a Yaoundènel Camerun francese per pren-dere parte al recente CongressoInternazionale Cattolico, ebbi lagradita visita di un giovane ca-merunese . Si chiama Giovanni Bo-sco Onana e appartiene alla Mis-sione di Akono, a una cinquan-tina di chilometri dalla Missionedi Mvolyé, dove io alloggiavo .Quale non fu la mia sorpresa nelsentire che era cooperatore sale-siano! Egli mi mostrò il suo di-ploma di cooperatore redatto inlingua italiana il 4 settembre 1952 .L'aveva ottenuto per mezzo diDon Amielh. Aveva anche nel por-tafoglio un'immagine di M . Au-siliatrice, di cui è devotissimo .Avendo saputo che a quel Con-gresso avrebbe preso parte unautentico salesiano (non ne avevamai visto nessuno!) egli aveva per-corso il lungo viaggio di 5o km .per incontrarlo e dirgli la sua

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gioia nel vedere per la prima voltaun figlio di S. Giovanni Bosco .È davvero sorprendente trovareun cooperatore salesiano tra i neridel Camerun, mentre non vi ènessuna Casa salesiana in tuttal'Africa Occidentale ed Equato-riale francese . Amando molto DonBosco, suo santo Patrono, e quindila Congregazione Salesiana, eglisi diceva « orfano» perchè non cisono Salesiani nel suo paese . Emi pregava d'insistere presso i Su-periori maggiori perchè mandinoi Salesiani nel Camerun . Io gli hofatto comprendere che la domandadev'esser fatta per tramite delleAutorità religiose del paese e chei Superiori della CongregazioneSalesiana ricevono tante domandedi nuove fondazioni che sono nel-l'impossibilità di soddisfarle tutte » .

MONTALENGHE (Torino) -Per cristianizzare i cortei fu-nebri

Le Cooperatrici del Centro diMontalenghe, mentre attendonoimpazienti di avere lo stendardodella Pia Unione da collocare nellacamera del Cooperatore o dellaCooperatrice defunti, cercano dicristianizzare i funerali seguendoin gruppo compatto il carro fu-nebre e recitando ad alta voce ilsanto Rosario, per togliere la cat-tiva abitudine di chiacchieraredurante il corteo .

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Pubblichiaino con piacere

un 2 0 elenco di centriche hanno già attuato l'invito

dell'Ufficio Centralea istituire

Rivendite di M . 12,

mobilitando Zelatori e Zelatricie portandoli su

questo piano di autenticoapostolato

* Continuano a giungere segna-azioni di altri centri di Riven-dite M. 12, dei quali pubbliche-remo un terzo elenco nel pros-sl 1imo numero .

BORGOMANERO (Novara) -Fioriscono le iniziative

Il Centro di Borgomanero, fio-rente di 327 iscritti, oltre alle or-dinarie attività proprie della PiaUnione, ha preso le seguenti ini-ziative :

Io Bibliotechina circolante percooperatori con sede nel CollegioSalesiano .

2° Premiazione degli alunniche si distinguono nello studio dellaReligione, appartenenti a 27 classi(3 a , 4a , 5a elementare della città,la, 2a, 3a media dell'Istituto) . Taleiniziativa è stata bene accolta dalRev.mo Prevosto e dal DirettoreDidattico .

3° Messa vespertina . Per be-nevola concessione di S . E. Mons .Vescovo di Novara, ogni 24 delmese nella cappella dell'Istitutosi celebra la Messa vespertina alleore 16,3o, a cui intervengono moltiCooperatori, ex allievi e amici dellanostra Opera . Durante la Messasi fa l'Esercizio della Buona Morte .

4° Lodevole propaganda . Periniziativa dei genitori di due alunnidell'Istituto, nostri Cooperatori,è sorta a Cesara una nuova PiaUnione che consta di 35 iscritti,sotto la guida del Rev . Parroco,Decurione della Pia Unione . An-che là si tiene regolarmente l'in-contro mensile, nel quale si leggelo schema della Conferenza men-sile riportato sul Bollettino e sifa l'Esercizio della Buona Morte .

RivenditeMeridiano 12CENTRI PRESSO LE FIGLIE DI M. A.

Nizza MonferratoBari, Via CrisanzioCastagnole LanzeCampiglia MarittimaMacerata, Istituto OrfaneCesano MadernoGragnanoMaranoOttavianoTerzignoBova MarinaRosarnoVilla S . GiovanniAnzioVarese, Casa FamigliaBarassoBusto ArsizioCastellanza, Oratorio M . A.LuinoOggionaS. Ambrogio OlonaTradate

MILANO - Le cooperatrici of-frono paramenti sacri al sig.Ispettore

Venerdì, 15 marzo scorso, ce-lebrandosi l'onomastico del Rev.mosig. Ispettore Don Cesare Aracri,le Cooperatrici del « Laboratorioarredi sacri » vollero rendergliomaggio, presentandogli cinque pa-ramenti completi per la celebra-zione della santa Messa, come giàavevano fatto il 21 gennaio a S . E .Mons. Arcivescovo .

Il dono, frutto del loro lavoro,eseguito nel pomeriggio del mar-tedì quale impegno settimanale del1956 e frutto della generosità dialtri Cooperatori che fornirono ilmateriale necessario, tornò gra-dito al Superiore, che lo destinòalle cappelle più povere di arredidegli Istituti di formazione .

Il sig . Ispettore, che già cono-sceva personalmente quasi tuttele cooperatrici presenti, si com-piacque anche dello spirito concui lavorano, che fa del labora-torio un cenacolo, dove trovanomodo di pensare anche alla pro-pria anima con buone letture,sante conversazioni e preghiere .Il laboratorio del martedì di-venta così una gioiosa oasi dellospirito, l'ora serena che ritempra,conforta e incoraggia a imitaresempre più Don Bosco nella san-tità e nell'apostolato .

Ed ora esse attendono a confe-zionare il terzo gruppo di para-menti da offrire al Rettor Mag-giore, in occasione della prossimaPasqua, per le Missioni Salesiane .

CENTRI PRESSO I SALESIANI

Belluno, SpertiBelluno, Parrocchia S . G. BoscoCostei de' Britti, ParrocchiaFerrara, ParrocchiaForlìS . SeveroMolfettaLivorno, ParrocchiaTolentinoBarcellonaMilano, ParrocchiaSesto S . Giovanni, ParrocchiaModenaBellavista (Napoli)BorgomaneroMarina di PisaTrieste

SPIGOLANDO

nella corrispondenza dei Diri esiti P, F1

« Proseguiamo la Crociata dellaBuona Stampa e proprio per fareopera di opposizione a quella deiprotestanti, si diffonderà il foglioCon Roma . Vi è infatti una ri-presa dell'eresia nelle zone perife-riche : sarà questo il movimento diazione della terza Famiglia Salesiananel corrente anno, a corona del la-borioso ottantennio salesiano . . . » .

La Delegata di Vallecrosia(Imperia)

~~ Chiuse la Conferenza il VescovoS. E. Mons. Agostino D'Arco, ilquale disse che l'appartenere allaTerza Famiglia Salesiana costi-tuisce un privilegio per qualunqueorganizzazione cattolica, anzi siaugurava che tutti gl'iscritti al-l'Azione Cattolica della sua Dio-cesi diventassero Cooperatori, perdue motivi : innanzitutto per la loroformazione alla vita interiore, allapreghiera e all'apostolato, di cuiDon Bosco è maestro ; e poi peravere un orientamento sempre piùspiccato verso l'educazione cristianadella gioventù, speranza della Chiesa,della Patria e della famiglia par-rocchiale» .

Il Delegato di Castellammare diStabia (Napoli)

e Nella conversazione seguita allaConferenza si ebbe notizia di belleattività svolte da Cooperatori eCooperatrici del nostro Centro .Il Prof. Aymond, Preside della lo-cale Scuola media e Avviamentocommerciale statale, per il 31 gen-

naio ha organizzato una commemo-razione di S. G. Bosco, a cui hainvitato tutti gli allievi della Scuola,cui si aggiunsero i bambini delleScuole elementari. Nella parrocchiail Rev . Parroco celebrò per loro lasanta Messa su di un altare espres-samente innalzato davanti alla sta-tua di Don Bosco, mentre un Sale-siano rivolgeva ai giovani paroleappropriate .

Alcune Cooperatrici danno alla Par-rocchia il loro valido aiuto nelleorganizzazioni cattoliche, nel ca-techismo ai fanciulli, nella diffu-sione della buona stampa . . . » .

Il Delegato di Chltillon (Aosta)

IsIn data Is-xII-5956 abbiamo inau-gurato un piccolo Laboratorio perle Cooperatrici, affidato allo zelodella sig .na Danese Lillina, coa-diuvata da altre brave e volenterosecooperatrici » .

Il Delegato di Brindisi

« Alla nostra Conferenza sono in-tervenuti anche alcuni Rev. Sa-cerdoti, tra cui l'Assistente Dioce-sano degli Uomini di A. C., Mons .Giovanni Grisanti, che ha chiestoal Delegato Ispettoriale Don Vi--nato di poter fare una larga dif-fusione del Bollettino Salesiano edi avere tratto tratto un Salesiano,che parli della Pia Unione nei ri-tiri mensili diocesani degli Uominidi Azione Cattolica» .

Il Direttore Diocesano dei Coo-peratori di Mantova

Mons. ORESTE GALEOTTI

TITO CASINII GIORNI DEL CILIEGIORicordi e accordi del tempo pasquale .Pagg . 241 . Illustrato a sei colori,edizione di lusso, L . 18ooSocietà Editrice Internazionale -TorinoÈ la quarta edizione migliorata erifatta del fortunatissimo libroche ha fatto parlare l'intera pe-nisola . Il ciliegio fiorisce e frutti-fica nel tempo che va, all'incirca,dalla Pasqua alla Pentecoste . Tem-po pasquale: tempo di rinnova-mento della natura e dello spirito,in cui il Casini inquadra unaserie d'impressioni e di medita-zioni, che ci rivelano in pieno ilsuo temperamento lirico e reli-gioso .

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Prof. Uno GALLIZIA

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sofia si erge la sua figura di profondo pensatore che pratica a perfezione

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