Simboli della repubblica

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I Simboli della Repubblica Scuola secondaria di I grado “Manzoni” Lancenigo di Villorba a cura dell prof.ssa Orsola Scattolin

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I Simboli della Repubblica

Scuola secondaria di I grado “Manzoni” Lancenigo di Villorba

a cura dell prof.ssa Orsola Scattolin

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Quando è nato l’emblema della repubblica italiana?

L’emblema dell’Italia repubblicana fu scelto il 5 maggio 1948, al termine di un percorso creativo durato 24 mesi, passando per due concorsi pubblici e un totale di 800 bozzetti, presentati da circa 500 cittadini, fra artisti e dilettanti.

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Quando è nato l’emblema della repubblica italiana?

Nell'ottobre del 1946, quando il Governo di De Gasperi (nella foto) istituì una apposita Commissione che bandì un concorso nazionale aperto a tutti i cittadini, basato su poche tracce, quali l’inserimento della stella d'Italia. Ai primi cinque classificati sarebbe andato un premio di 10.000 lire (circa mezzo milione di oggi).

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L’emblema della repubblica italiana

Qual è il significato dei simboli presenti nel nostro emblema?

Andiamo per ordine: cosa rappresenta la stella?

La stella simboleggia la personificazione dell’Italia, sulla cui testa splende raggiante. Così l’Italia fu rappresentata nell’iconografia (immagini) del Risorgimento. La stella è usata anche per indicare l’appartenenza alle forze armate del nostro Paese.

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L’emblema della repubblica italiana

Cos’è questo simbolo?

Una ruota dentata d’acciaio: cosa simboleggia?

La ruota d’acciaio simboleggia il lavoro. Essa traduce il primo articolo della Costituzione: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”

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L’emblema della repubblica italiana

Cos’è questo simbolo?

Una ramo di ulivo: cosa simboleggia?

Il ramo di olivo esprime la volontà di pace del Paese, sia in senso di concordia interna che di pace e fratellanza internazionale.L’articolo 11 della Costituzione italiana recita “ L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alle libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”

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L’emblema della repubblica italiana

Cos’è questo simbolo?

Una ramo di quercia: cosa simboleggia?

Il ramo di quercia esprime la forza e la dignità del Popolo italiano.Insieme all’ulivo, inoltre, la quercia è una delle specie più tipiche del nostro patrimonio arboreo.

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La nostra bandiera

Perché una bandiera con 3 colori?

Nell’Italia del 1797, quando la bandiera fu inventata come bandiera della Repubblica Cispadana, ci si ispirò al modello della bandiera francese del 1790

1796 Vessillo militare dei Cacciatori a cavallo della Legione Lombarda. Corpo organizzato da Napoleone.(Museo del Risorgimento di Milano)

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La nostra bandiera

Cosa indicano i colori della bandiera italiana?

Il bianco e il rosso sono ripresi dall’antichissimo stemma comunale di Milano

Il verde era fin dal 1782 il colore della guardia civica milanese di Milano

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La nostra bandiera

Il poeta Giosuè Carducci in un discorso tenuto a Reggio Emilia nel 1897 per il primo centenario della nascita del Tricolore lo descrisse così:

il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l' anima nella costanza dei savi;

Il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti

il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi,

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La bandiera alle origini

Bandiera della Guardia Civica Modenese della Repubblica Cispadana(dal 7 gennaio 1797 al 29 giugno 1797)

Stendardo del II Reggimento D'Usseri della Repubblica Cisalpina (1800)

Bandiera del Regno d'Italia (dal Bellocchi)Regno di Sardegna (1848-1861) e Regno d'Italia (1861-1946)

Repubblica Venetadal 27 Marzo 1848 al 24 Agosto 1849

Governo provvisorio della Sicilia1848-1849

Governo provvisorio Lombardo1848

1849 Bandiera della Repubblica Romana (Museo del

Risorgimento di Milano)

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La nostra bandiera nella Costituzione

L’illuminazione con i colori della bandiera italiana della facciata del palazzo camerale di Firenze per ricordare il 60° della Costituzione italiana (giugno 2008)

Nella nostra Costituzione, all’art. 12, si legge:

“La Bandiera della Repubblica Italiana è il Tricolore: verde, bianco e rosso a tre bande verticali di eguale dimensione”.

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L’Inno d’Italiao

Inno di Mameli

Dobbiamo alla città di Genova l’ Inno di Mameli.

Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi.

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L’Inno d’ItaliaChi era Goffredo Mameli? Poeta a quindici anni, patriota a

ventuno, morto a quasi ventidue.

Studente universitario, appena giunge a Genova la notizia delle Cinque Giornate di Milano, parte alla testa d'un manipolo di giovani, si batte nella campagna del '48 e dopo la sconfitta, mazziniano puro, si sposta a Roma, a difesa della Repubblica. E' a fianco di Garibaldi, dove più rischiosamente si combatte, e viene ferito a una gamba. L’infezione prodotta dalla ferita lo porterà alla morte, un mese prima di compiere 22 anni.

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L’Inno d’ItaliaCome nacque l’Inno?

Secondo la testimonianza più nota, quella resa da Carlo Alberto Barrili, patriota e poeta, amico e biografo di Mameli.

“A Torino, in una sera di mezzo settembre, in casa di Lorenzo Valerio, fior di patriota e scrittore di buon nome, si faceva musica e politica insieme. Infatti, per mandarle d'accordo, si leggevano al pianoforte parecchi inni sbocciati appunto in quell'anno per ogni terra d'Italia. In quel mezzo entra nel salotto un nuovo ospite, Ulisse Borzino, l'egregio pittore che giungeva Genova e voltosi al Novaro, con un foglietto che aveva cavato di tasca gli disse : - To' te lo manda Goffredo. - Il Novaro apre il foglietto, legge, si commuove. Gli chiedono tutti cos'è; gli fan ressa d'attorno. - Una cosa stupenda! - esclama il maestro; e legge ad alta voce, e solleva ad entusiasmo tutto il suo uditorio. Il Novaro piangendo si pose al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellava, mettendo giù frasi melodiche, ma lungi le mille miglia dall'idea che potessero adattarsi a quelle parole. Si alzò scontento e sempre con quei versi davanti agli occhi della mente, prese congedo e corse a casa. Là, senza neppure levarsi il cappello, si buttò al pianoforte. Gli tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio, lo scrisse su d'un foglio di carta, il primo che gli venne alle mani: nell’agitazione rovesciò la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l'originale dell'inno Fratelli d'Italia."

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L’Inno d’Italia

Fratelli d'Italia / L'Italia s'è desta / Dell'elmo di Scipio / S'è cinta la testa / Dov'è la vittoria? / Le porga la chioma / Che schiava di Roma / Iddio la creò.

Italiani, fratelli di una stessa Patria.

Una curiosità: nel manuscript originario, le parole "Fratelli d'Italia" non compaiono. Era scritto invece "Evviva l'Italia"

Richiamo alla romanità: l'Italia, ormai pronta alla guerra contro l'Austria, si cinge la testa, in senso figurato, con l'elmo dell'eroico generale romano Scipione l'Africano (Scipio) che nel 202 a.C. sconfisse Annibale, generale cartagine-se nella famosa battaglia di Zama (attuale Algeria), riscattando così la precedente sconfitta di Canne e concludendo la seconda guerra punica.

Qui il poeta si riferisce all'uso antico di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere che portavano invece i capelli lunghi. Dunque la Vittoria deve porgere la chioma perché le venga tagliata quale schiava di Roma sempre vittoriosa

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L’Inno d’Italia

Stringiamci a coorte / Siam pronti alla morte, / Siam pronti alla morte / Italia chiamò

Noi siamo da secoli / Calpesti e derisi, / Perchè non siam popolo, / Perchè siam divisi. / Raccolgaci un'unica bandiera, / Una speme, /Di fonderci insieme / Già l'ora suonò.

Stringiamci a coorte...

Mameli fa riferimento alla situazione storica dell’Italia di allora, divisa in 7 Stati e non più libera e unita da dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.)

Altro richiamo alla romanità: la coorte, cohors, era un'unità da combattimento dell'esercito romano, decima parte di una legione; nulla a che vedere con la corte.

Vale la pena ricordare che, come abbiamo visto, l'autore fu coerente con le sue parole

Speranza, di unirsi per e nell’Italia risorta

Normalmente si canta solo la prima strofa, ma l’inno in realtà continua

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L’Inno d’ItaliaUniamoci, uniamoci / L'unione e l'amore / Rivelano ai popoli / Le vie del Signore/ Giuriamo far libero / Il suolo natio / Uniti per Dio/ Chi vincer ci può?

Stringiamci a coorte...

Dall'Alpe a Sicilia / Dovunque è Legnano / Ogn'uomo di Ferruccio/ Ha il cuore e la mano, /

Ossia alla Battaglia di Legnano del 29 maggio 1176, in cui i comuni italiani uniti in lega e guidati da Alberto da Giussa-no sconfissero il Barabarossa

Si cita la Repubblica di Firenze, assediata dall'esercito imperiale di Carlo V nel 1530, di cui fu simbolo il generale di guerra della Repubblica fiorentina, France-sco Ferrucci che 10 giorni prima della capitolazione di Fi-renze aveva sconfit-to le truppe nemiche a Gavinana. A Firen-ze fu ferito, catturato ed ucciso da Fabrizio Maramaldo, un capi-tano italiano al soldo dello straniero, al quale rivolge le paro-le d'infamia divenute celebri "Tu uccidi un uomo morto".

In alcune versioni appare come "Uniti con Dio", per non essere confuso con l'espressione popolare e quasi blasfema "per Dio" ancora oggi in uso nel linguaggio popolare italiano. Nel poema però il verso è derivato da un francesismo che significava "da Dio" o "attraverso Dio"

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L’Inno d’ItaliaI bimbi d'Italia / Si chiaman Balilla / Il suon d'ogni squilla / I vespri suonò.

Stringiamci a coorte...

Son giunchi, che piegano, / Le spade vendute. / Già l'aquila d'Austria / Le penne ha perdute / Il sangue d'Italia / Il sangue polacco / Bevé col cosacco / Ma il cor lo bruciò.

Le truppe mercenarie di occupazione sono deboli come giunchi che si piegano.

Ogni squilla significa "ogni campana". E la sera del 30 marzo 1282, tutte le campane chiamarono il popolo di Palermo all'insurrezione contro i Francesi di Carlo d'Angiò. Episodio dei Vespri Siciliani.

L'aquila bicipite, simbolo degli Asburgo. L'Austria era in declino.

"Balilla" è il soprannome di Giambattista Perasso, il ragazzo quattordicenne genovese, che con il lancio di una pietra, diede inizio alla rivolta popolare di Genova contro gli austro piemontesi il 5 dicembre 1746

Insieme con la Russia (il cosacco), l'Austria aveva crudelmente smembrato la Polonia. Ma il sangue dei due popoli oppressi si fa veleno, che brucia il cuore della nera aquila d'Asburgo

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La nazionale italiana di rugby mentre canta il nostro inno prima della partita