si ringrazia per il patrocinio - bonfirraroeditore.it · dente l’Assiria e la Mesopotamia con...

30
1

Transcript of si ringrazia per il patrocinio - bonfirraroeditore.it · dente l’Assiria e la Mesopotamia con...

1

2

si ringrazia per il patrocinio

Comune diPiazza Armerina

Ist. d’istruz. Sup. ITI-ITAS“Ettore Majorana”

di Piazza Armerina

Comune diAidone

PAOLO ALESSI

Bonfirraro Editore

CIVILTÀ OCCIDENTALE(Aspetti storici e letterari)

© 2010 by Bonfirraro EditoreViale Ritrovato, 5 - 94012 Barrafranca - EnnaTel. 0934.464646 - 0934.519716 - telefax 0934.1936565E-mail: [email protected]

ISBN 978-88-6272-017-5

foto di copertina:Archivio Bose Giesse

in copertinagrafica Bose Giesse

Al Colonnello Alberto Ferreri,agente del SISMI,

che con il suo estremosacrificio ha dato un

nobile esempio di fedeltà,di amore e di coraggio.Messaggero di pace, ha

percorso la strada dell’onoree della gloria al servizio della Patria

PREFAZIONE

C’è un momento nella vita dell’uomo nel quale i ricordi del pas-sato emergono prepotentemente, si affollano nella mente, chiedo-no con insistenza di manifestarsi. Affiorano allora appunti, volti, vi-cende e studi che vorremmo ricordare agli altri, ai nostri amici, aquanti ci hanno accompagnato nel cammino della vita, a coloro cheverranno.

Nelle pagine di questo libro si cela la storia di un uomo che si èlasciato incuriosire dal mondo e che ha profuso nell’insegnamentoad innumerevoli generazioni, passione, vigore ed entusiasmo, sen-za disgiungerli dall’indispensabile rigore che caratterizza la prassieducativa e didattica.

Il lavoro del Prof. Alessi, che ricorda per l’impostazione le fati-che degli epitomatori medievali, preoccupati di tramandare il sape-re degli antichi e, dunque, di compendiarlo a scopo didattico, è di-viso in due parti. Nella prima, con succinta trattazione, l’autore se-gue la linea dello sviluppo storico dalle antiche civiltà mediterra-nee ai nostri giorni; nella seconda il Prof. Alessi, dopo un excursussulla cultura greca e latina e cenni sulle letterature straniere con-temporanee, si lascia trasportare dalle sue predilezioni letterarie, fo-calizzando maggiormente la sua attenzione sulle figure a lui più ca-re della tradizione letteraria italiana e su quegli autori che costitui-scono il fulcro del nostro patrimonio culturale.

All’autore va il merito di aver colto l’essenziale nello svol-gimento dei fatti storici e di aver saputo compendiare il patrimo-nio culturale italiano, con un linguaggio chiaro, semplice, che ri-flette nella sobrietà sintattica l’efficacia dell’immediatezza comu-nicativa.

A guidare l’autore nella faticosa tessitura dell’opera sono stati il

7

desiderio di continuare a parlare ai giovani con l’antico entusiasmoe una nuova maturata consapevolezza e la mirabile voglia di supe-rare con la pagina scritta l’inesorabile e travolgente scorrere deltempo.

“… E quando il tempo con le sue fredde ali vi spazza fin le rovi-ne”, le memorie del passato consoleranno i deserti e… vinceranno“di mille secoli il silenzio”.

Cristina Alessi

8

INTRODUZIONE

Questo libro nasce dall’esigenza di voler dare una visione globa-le della storia dell’Umanità ed in particolare della civiltà greco-ro-mana, dove trova un fondamentale riferimento la società del mondocivile e democratico.

I lettori, mi auguro soprattutto studenti, oltre a trovare in questovolume gli aspetti storici più importanti, dalle civiltà mediterranee al-l’età contemporanea, avranno modo anche di conoscere gli aspettiletterari, che partendo dalla nascita dei linguaggi neo-latini, si allar-gano alle origini delle letterature nel Duecento e a quei movimenticulturali che sono l’espressione della civiltà europea.

L’opera è divisa in due aspetti: storico e letterario.Dal VI al X secolo assistiamo ad un periodo di transizione, duran-

te il quale si compenetrano due realtà: il Germanesimo e il Cristia-nesimo.

Dal Mille in poi la società europea inizia un processo culturaledi estrema importanza. Dalla caduta di Roma a noi, il secolo XIrappresenta un punto discriminante per giungere ad una coscienzanazionale.

È importante ricordare che la storiografia, cioè lo studio e la raccol-ta degli scritti, che sono di fondamento alla storia, con la produzioneumanistica passò dalle mani dei letterati in quelle degli statisti.

Del resto è ben noto che il Medio Evo è il periodo classico delleSummae: sintesi che abbracciano tutta quella parte dello scibile, dicui ciascuno riesce ad avere notizie.

Tra il secolo XI e XIII gli “auctores” sono rivissuti e sentiti in mo-do da dar luogo alla creazione di visioni e di immagini in cui si com-pone una nozione nuova del mondo e della vita.

Durante il Trecento molti stati europei si costituiscono come

9

nazioni; tramonta il sogno di una unificazione universale e si fa stra-da un pensiero politico, che riconosce la molteplicità degli Stati ela loro indipendenza.

Nel XVI secolo la Riforma viene considerata il vero momentodi transizione dal Medioevo all’età moderna; in ogni modo è sol-tanto un risveglio religioso.

L’atto più rivoluzionario è sicuramente il Rinascimento; infattiall’attonito Occidente si rivelò un nuovo mondo, quello dell’anticaGrecia: in Italia, in Francia, in Germania e poi in Inghilterra e inSpagna sorge la prima letteratura moderna.

Il Seicento, per il diradarsi della pesante atmosfera di oscuran-tismo creata dal Concilio di Trento, conquista la libertà, ma soltan-to dal punto di vista formale; in Francia però si diffonde lo spiritoscientifico e il pensiero razionalista, che nel Settecento sarà chia-mato Illuminismo.

In Italia, a differenza di quello europeo, l’Illuminismo è più at-tento agli aspetti concreti e alle pratiche realizzazioni.

Il Romanticismo nell’Ottocento segna dal punto di vista politi-co un ritorno dei vecchi sovrani in Europa, ma anche il trionfo del-la dottrina liberale.

Ed infine il Decadentismo, sorto in Francia nel 1870, caratteriz-za tutto il Novecento: sfiducia nella ragione e nel progresso, un sen-so di vuoto e di angoscia di fronte al mistero, all’Universo.

Tra gli avvenimenti storici più importanti ricordiamo la primaguerra mondiale, la Rivoluzione russa, lo sterminio degli Ebrei, laseconda guerra mondiale, la fine del regime coloniale e le encicli-che Mater et magistra di Giovanni XXIII e Populorum Progressiodi Paolo VI. Oggi, purtroppo, l’umanità vive l’angoscia del terro-rismo e la paura del futuro senza speranza per la superficialità diideali religiosi, morali e civili.

L’Autore

10

11

ASPETTO STORICO

Per natura tutti gli uomini, sia come privati cittadinisia come organismo politico, sono indotti ad errare,e non esiste legge che glielo possa impedire.E la Tyche incita soprattutto le città, giacché questelottano per la libertà o per il dominio sugli altri, cioèper le cose più importanti.

(da Le Storie di Tucidide)

CIVILTÀ MEDITERRANEE

L’Egitto, abitato da popolazioni di razza camitica, comprende-va il territorio africano delimitato a nord dal Mediterraneo, ad estdall’attuale istmo di Suez e dal Mar Rosso, a sud dall’Etiopia, adovest dal deserto libico.

Erodoto, storico greco del V sec., chiamò giustamente l’Egittodono del Nilo e infatti senza il benefico fiume il paese sarebbe undeserto, perché ha un clima molto caldo e non vi piove quasi mai.

Tutto il territorio era diviso in 42 distretti amministrativi o no-mi, governati ciascuno da un capo residente nel centro urbano piùimportante.

Le discordie fra i nomi erano sempre risorgenti, ma il comunepericolo di fronte alla minaccia delle acque del Nilo, li portava afondersi. Si costituirono così, ancora in periodo preistorico, due Sta-ti (l’Alto e il Basso Egitto) ed infine attorno al 3200 a.C. il re del-l’Alto Egitto Menes unificò i due Stati e con lui comincia la storiavera e propria dell’Egitto, che si può dividere in tre periodi: Men-fitico (3200-2200), Tebano (2200-1150), Saitico (1150-525).

Il 1° periodo segna la prima formazione della civiltà: si creanole prime leggi, la religione e la scrittura; è il periodo della costru-zione delle sfingi e delle piramidi. Il 2° periodo rappresenta l’apo-geo dello splendore politico ed artistico. In questo periodo l’Egittosubisce l’invasione degli Hyksos e la lotta contro gli Ittiti ad operadi Ramsete II. Il 3° periodo segna un nuovo splendore e nuova pro-sperità, ma anche la decadenza. Psammetico III fu vinto dal re per-siano Cambise, il quale s’impadronì di tutto l’Egitto (525).

L’ordinamento politico-sociale fu teocratico: il re, detto faraone econcepito come un dio sulla terra, è sovrano assoluto ed insiemeSommo Sacerdote. Immediatamente dopo il re vi sono due princi-pali caste: quella dei sacerdoti e quella dei guerrieri, dominanti,

13

privilegiate, ricchissime.Al di sotto stavano la popolazione e gli schiavi. Per quanto ri-

guarda la religione gli Egiziani ebbero una religione politeista, na-turale, fondata sul culto della natura e specialmente del sole. Ebbe-ro un particolare culto dei morti. La cultura fu di carattere prevalen-temente scientifico e religioso, anche ricca di una letteratura varia.

Per esprimere le idee inventarono tre diversi tipi di scrittura: lageroglifica, la demotica e la ieratica.

L’arte ebbe carattere soprattutto religioso e raggiunse una gran-diosità singolare, soprattutto nell’architettura.

Piramidi, obelischi, tombe, templi e palazzi famosi furono tutticostruiti, seguendo non tanto il gusto del bello, quanto il senso del-lo smisurato, del grandioso, del colossale.

I Fenici, popolo di razza semitica, abitavano, al loro primo ap-parire nella storia, la Palestina e le coste del Mar Rosso, dediti al-l’agricoltura e al commercio carovaniero. Sotto la spinta degli Ebrei,si ridussero entro la breve striscia di terra, che si stende da Tiro al-la foce del fiume Oronte, chiusa ad est dai monti del Libano, a suddalla Palestina, ad ovest dal Mediterraneo, lungo il cui litorale sor-sero poi le principali città: Biblo, Sidone, Tiro. Costretti in un ter-ritorio tanto scarso e poco fecondo, i Fenici si mutarono ben prestoda popolo agricoltore in popolo marinaio, cui le foreste del Libanofornirono il legno per la costruzione delle navi e il Mediterraneo larotta per aprirsi al mercato e fondare colonie. Le città fenicie nonsi organizzarono mai in uno Stato unitario ma si comportarono sem-pre come tanti staterelli spesso in lotta tra loro per la conquista delmonopolio economico dell’Oriente e dell’Occidente. L’opera di co-lonizzazione dei Fenici si estese su tutto il bacino del Mediterra-neo, pertanto poterono esercitare il più attivo traffico tra Oriente edOccidente, aprendo così la via a forme di vita più alta e all’espan-sione greco-romana in tutto il bacino del Mediterraneo.

Oltre che nella navigazione e nel commercio, essi si resero ce-lebri nell’industria, infatti raggiunsero un altissimo grado nella

14

fabbricazione del vetro, nella lavorazione dei metalli e soprattuttonella lavorazione della porpora.

I Fenici subirono l’invasione degli Hyksos, subirono il dominiodegli Egiziani e degli Ittiti ed infine degli Assiri e dei Babilonesi.

Gli Ittiti furono un popolo forse di razza indoeuropea, che abi-tava la parte centrale dell’Asia Minore e dell’Armenia; occuparo-no la Siria e la Mesopotamia, costituendo così verso il 2000 a.C.un vasto impero con capitale Hattusas.

Gli Ittiti erano retti da una monarchia assoluta, che non avevaperò autorità eccessiva, infatti il re governava con la collaborazio-ne dell’Assemblea dei Nobili, cui spettava anche la proclamazionedel sovrano.

L’improvviso crollo dell’impero ittita deve ricercarsi nell’orga-nizzazione feudale dell’impero. Il pericolo di una disgregazione erapresupposto non solo del sistema politico dominante, ma anche del-la mancata colonizzazione delle popolazioni sottomesse.

La fondamentale importanza della civiltà ittita sta nel fatto cheessa raccolse ed elaborò notevoli elementi d’altra civiltà, costituen-do in tal modo uno dei principali tramiti fra Oriente ed Occidente.

La civiltà Assiro-babilonese, preceduta nella Caldea dalla ci-viltà sumerica, fiorì nello stesso tempo della civiltà egiziana. La re-gione, dove si sviluppò (Mesopotamia), fu privilegiata dalla natu-ra per la presenza di due fiumi, il Tigri e l’Eufrate. Attorno al 2100a.C. si affermò dapprima un grande Impero babilonese, compren-dente l’Assiria e la Mesopotamia con capitale Babilonia. Il più il-lustre re dell’epoca fu Hammurabi, famoso come legislatore e crea-tore della più antica raccolta di leggi, trascritta a caratteri cuneifor-mi. Dopo secoli rifiorì il secondo impero babilonese che raggiunsela maggiore potenza sotto Nabucodonosor. Successivamente caddesotto il dominio persiano.

Il re esercitava un potere assoluto e di origine divina; vi eranodue classi privilegiate: sacerdoti e guerrieri. Diedero un notevolecontributo allo sviluppo della civiltà l’attività economica, le arti e

15

la cultura.La civiltà medio-persiana sorse nel VII sec. a.C. nell’altopia-

no dell’Iran. Dapprima i Medi fondarono un vasto Impero, succes-sivamente i Persiani con Ciro sottomisero la Media, Assiria, Babi-lonia, Siria, Fenicia, Palestina e tutta l’Asia minore. Il potere poli-tico dei re era assoluto. L’impero era diviso in Satrapie, che veni-vano controllate da ispettori regi. I Persiani furono precursori deiRomani nella costruzione di grandi strade. Zaratustra fondò la re-ligione, il cui libro sacro è detto Avesta. La religione impersonavanegli dei rivali i principi del bene e del male.

Gli Ebrei furono un popolo di pastori ed agricoltori. Fermamen-te legati ad un saldo conservatorismo, non si preoccuparono di svi-luppare la propria produzione artistica e scientifica, né avvertironola necessità di ampliare il loro paese con le armi, né di estendere ilpredominio con i traffici. E se difesero la loro terra, lo fecero per-ché l’indipendenza politica significava per essi indipendenza reli-giosa.

La loro religione fu monoteistica e spiritualistica.

16

CIVILTÀ GRECO-ROMANA

Intorno all’800 a.C., in seguito al dissolversi della civiltà mice-nea, si apre per la Grecia l’età storica. Alla forma di governo mo-narchico si sostituisce il governo dei nobili che appare come un’oli-garchia. A questo punto il popolo non accetta più questo tipo di go-verno ed inizia la prima lotta che riguarda l’amministrazione dellagiustizia. Sotto la pressione del popolo sono istituite le leggi scrit-te, fisse e valide per tutti i cittadini. La codificazione delle leggi vie-ne attribuita a singoli legislatori come Licurgo, Dracone, Solone.

Un altro grave colpo ai privilegi dell’aristocrazia è dato dall’in-troduzione degli ordinamenti democratici e da una importante ri-forma militare. Vi sono pertanto violenti contrasti che vengono inparte placati dall’intervento di un tiranno.

Con la scomparsa della tirannide si ha quindi la nascita di un re-gime democratico.

Tutto questo non avviene in uno stato unitario, ma in ogni cittàgreca o polis, che ha un proprio governo, un proprio esercito e pro-prie leggi. La polis è l’espressione tipica di quel particolarismo checostituì la causa prima della non raggiunta unità politica della pe-nisola. La polis divenne unico centro di vita politica, economica ereligiosa con l’agorà, “cuore pulsante dello Stato”, non di tipo na-zionale ma regionale.

Grande importanza ebbero le colonie nella storia della civiltàgreca, dato il rilevante apporto allo sviluppo del diritto, della filo-sofia, della scienza e dell’arte.

Uno dei caratteri fondamentali della colonizzazione greca è co-stituito dai rapporti di amicizia e di commercio fra la colonia e lamadrepatria.

Sebbene politicamente frazionati, tutti i Greci avevano la co-scienza di appartenere ad un’unica stirpe e possedevano una unità

17

spirituale che si manifestava nelle feste nazionali religiose, nelleanfizionie e nei giochi olimpici. Essendo lo Stato costituito da unpiccolo territorio, la vita pubblica appare molto semplice. I cittadi-ni cioè i liberi, aventi diritti politici, potevano intervenire per mez-zo dell’assemblea nelle decisioni più importanti; i meteci potevanointraprendere attività economiche, mentre agli schiavi venivano as-segnati i lavori più pesanti.

L’attività economica è rappresentata dall’agricoltura, dal com-mercio e dall’industria.

Efficace vincolo unitario fra le varie stirpi elleniche fu la lette-ratura: poesia epica (Omero), lirica (Saffo, Tirteo, Archiloco), dram-matica (Eschilo, Sofocle, Euripide), la storiografia (Erodoto, Tuci-dide), la filosofia, l’architettura (particolarmente nella costruzionedei templi), la scultura (Mirone, Fidia), la pittura.

I Greci crearono degli dei a loro immagine e quindi erano sot-toposti agli stessi bisogni. Il corpo del dio era imperituro; avevanole passioni e le idee degli uomini.

A Roma, dopo la soppressione della monarchia (505 a.C.), fu-rono posti due consoli annuali, magistrati supremi dello Stato, cheavevano il comando degli eserciti.

In caso di necessità il comando veniva affidato ad un dittatoreche, eletto dal Senato, restava in carica sei mesi. Il senato era com-posto di ex magistrati, dirigeva la politica interna ed estera, propo-neva le leggi. Tra le assemblee ricordiamo i comizi curiati, centu-riati e tributi.

Nei comizi curiati vi partecipavano soltanto i patrizi, nei centu-riati vi prendeva parte l’intera cittadinanza suddivisa in centurie,nei tributi i plebei, divisi in tribù, che avevano funzioni legislative.

Altre magistrature furono la pretura (funzione giudiziaria), lacensura (i censori redigevano il censo e riscuotevano il censo, vi-gilavano sul buon costume), questura (amministravano le finanzedello Stato), gli edili (avevano cura della città) ed infine i tribunidella plebe.

18

Subito dopo la prima conquista fuori della penisola, Roma av-vertì l’insufficienza dei suoi ordinamenti per il governo di terre co-sì vaste e lontane e così creò l’ordinamento provinciale. La provin-cia è fondata sull’atto di soggezione dei vinti, che comporta la lo-ro piena sudditanza. Viene posto a capo un governatore che ha tut-ti i poteri civili, militari e giudiziari.

Vigoroso era nei Romani il senso della giustizia, onde tutti i po-poli trassero da Roma i fondamenti del Diritto. Dalla sanità mora-le alla famiglia derivò la forza di Roma. La religione latina si dif-ferenziava da quella greca per un orientamento più morale, e men-tre questa conteneva elementi fantastici e poetici, nella religione ro-mana prevaleva la tutela della famiglia e dello Stato (Giove, Gia-no, Termine, Vesta).

Il segreto delle vittorie romane risiedeva, oltre che nel valore deisoldati, nella perfetta organizzazione dell’esercito (la legione). I Ro-mani trascorrevano la giornata occupati nelle loro faccende in cam-pagna o in città e tenevano a onore lavorare personalmente la cam-pagna. Si recavano spesso al Foro, che era il cuore dell’Urbe. Permolti secoli la più importante attività della vita economica romanafu l’agricoltura.

Anche l’industria ebbe un buon artigianato, che provvedeva al-la fabbricazione degli oggetti di maggior uso. Il commercio diven-ne intenso dopo la formazione dell’impero, allorché vennero co-struite le grandi strade.

La civiltà greca aveva preceduto di alcuni secoli la civiltà roma-na e in questa le opere letterarie ed artistiche furono da principio unaimitazione dei modelli ellenici, imitazione accompagnata dai segniinconfondibili del carattere romano. Il genio pratico dei Romani do-veva inclinarli alla prosa e soprattutto alla storia (Polibio, Cicero-ne, Cesare, Sallustio, Varrone).

L’architettura progredì di pari passo con l’espansione di Roma.La trasformazione di Roma da città di mattoni in città di marmi nonfu solo merito di Augusto (foro, mausoleo, anfiteatro).

19

Come l’architettura così la scultura prese grande sviluppo nel-l’età imperiale, particolarmente nel bassorilievo storico. Riguardola pittura una caratteristica manifestazione degli artisti romani fu-rono i dipinti murali a fresco.

20

IL CRISTIANESIMO

Quando l’unità del mondo romano cadeva per le forze interne di-sgregatrici e per le forze dei barbari, si diffondeva tra i popoli il Cri-stianesimo, che segnava l’inizio di una nuova era nella storia di Ro-ma e dell’umanità.

La nuova dottrina predicata da Cristo e dagli apostoli rappresen-tava non solo una nuova religione, ma principalmente costituivaun’autentica rivoluzione di tutte le antiche strutture morali, politi-che e sociali del mondo, creando la civiltà nuova, che è ancora lanostra.

Mentre la Roma pagana tramonta e quindi con essa rovina l’Im-pero, nasce la Roma cristiana, erede e continuatrice della universa-lità di un dominio che non poggia più sulla forza delle armi e sul di-ritto della conquista, ma sui valori spirituali e su un’autorità più al-ta d’ogni potenza terrena.

Nella remota Giudea, ai tempi di Augusto, nasceva Gesù nell’an-no 753 di Roma. Dopo una giovinezza umile e silenziosa, Gesù sce-se in mezzo al popolo, proclamandosi figlio di Dio, salvatore degliuomini, messia.

La predicazione di Cristo aveva il suo centro nell’annunzio delRegno di Dio, che è aperto a tutti senza distinzione di razza, di po-polo, di lingua. Naturalmente poneva delle condizioni cioè l’uomodoveva darsi a Dio con piena confidenza, con vivo amore come ilfiglio al padre. Tutti gli uomini, essendo figli di Dio, sono fratelli equindi tutti si debbono amare fraternamente. Gli Apostoli, messag-geri della sua dottrina, scomparso Gesù, si diedero alla predicazio-ne del Vangelo, spargendosi per tutto l’Impero.

Il vecchio mondo pagano sente subito l’influsso della nuova dot-trina ed è principalmente toccato da taluni principi morali delCristianesimo.

21

L’idea dell’uguaglianza accelera il processo di decomposizionedella schiavitù; lo stesso Stato deve operare secondo principi mora-li indicati dalla parola di Dio nel Vangelo.

Condizioni favorevoli non mancarono alla diffusione del Cristia-nesimo.

Roma aveva unificato politicamente tutti i popoli del bacino delMediterraneo e con l’uso della lingua latina fu facile per il Cristia-nesimo la diffusione e la credenza anche per il discredito che gli uo-mini avevano sulle religioni naturalistiche e sulla filosofia incapacedi dissetare l’anima umana.

Il governo di Roma cercò di schiacciare la nuova religione, per-ché vedeva in essa la disgregazione dell’unità politica e religiosa cheappariva evidente nel culto di Roma e di Augusto.

Quindi iniziarono le persecuzioni che ebbero principalmente ca-rattere di repressione politica. Gli Antonini furono tra i più accanitipersecutori dei Cristiani: le persecuzioni infierirono con i Severi econ Diocleziano.

Costantino nel 313 emanava a Milano il famoso editto di tolle-ranza e così nel 380 l’imperatore Teodosio emanava da Tessalonicaun editto che ordinava ai sudditi di professare “quella religione cheil divino apostolo Pietro aveva tramandato ai Romani”.

La Chiesa, vittoriosa nel IV secolo, ha una forte organizzazione,che concorre alla nuova funzione di unificatrice di popoli romani ebarbarici. Gesù aveva detto a Pietro: “Tu sarai la pietra sulla qualeedificherò la mia chiesa”.

La prima chiesa cioè la prima riunione di fedeli di Cristo, dopola morte del Redentore, fu quella di Gerusalemme. Di là partironogli Apostoli a predicare per tutto il mondo la nuova fede via via chegli Apostoli si fermavano nelle varie città dell’Impero e raccoglie-vano attorno a sé i convertiti al Cristianesimo, costituivano le nuo-ve chiese, cioè nuove società di Cristiani, ciascuna delle quali eradiretta da un vescovo (diocesi).

Il vescovo veniva aiutato dai presbiteri che poi divennero preti

22

ed ebbero l’amministrazione delle piccole comunità, in cui si divi-deva la diocesi che venne chiamata parrocchia.

Oltre al vescovo ed ai presbiteri c’erano in ogni chiesa i diaconi,che curavano l’amministrazione dei beni della comunità e non par-tecipavano allo svolgimento del culto.

Fin da principio i Cristiani riconobbero il primato spirituale del-la chiesa di Roma e quindi in seguito il primato del vescovo di Ro-ma fu meglio riconosciuto ed esercitato. Così il vescovo di Romadivenne il Pontefice del Cristianesimo. La Chiesa avocò a sé il di-ritto di interpretare le Sacre Scritture, definì nei Concili dei vescovii dogmi, verità fondamentali della fede e intraprese la lotta contro leeresie e determinò l’Amministrazione dei Sacramenti, i quali rego-lavano gli atti fondamentali della vita del Cristiano. La Chiesa rin-vigorisce con la propria gerarchia la cadente organizzazione politi-co-amministrativa dell’Impero romano, trasforma la società pagana,creando la nuova civiltà cristiana. Quando l’Impero d’Occidente ca-drà, la Chiesa apparirà come l’unica rappresentante di Roma, sal-vando dal naufragio totale la civiltà latina, conservando i monumen-ti della classica letteratura romana. Ed infine continuerà la missio-ne civile dell’Impero, trasformando i barbari in popoli civili in no-me di Cristo e di Roma. Caduta Roma, il Cristianesimo rappresen-ta l’ordine, il rifugio della superstite civiltà, il principio morale, l’au-torità, la volontà di agire per il bene collettivo, la carità e la fratel-lanza, l’uguaglianza dei diritti e dei doveri ed impersona la nuovamissione di Roma.

Le stesse invasioni barbariche danno alla Chiesa una visione mon-diale e unitaria e le conferiscono una posizione di ordine e di custo-dia dei tesori della tradizione e del pensiero latino.

23

LE CROCIATE

Il mondo occidentale, sconvolto da una delle crisi più profon-de determinata dalla caduta dell’Impero Romano e dall’invasionedei barbari, stava lentamente assestandosi, quando la profanazio-ne del Santo Sepolcro, perpetrata dai Turchi, venne ad imprimereuna spinta decisiva ad un corso di sistemazione.

Le Crociate, bandite per restituire alla venerazione di tutti i Cri-stiani la terra benedetta dal nobile vangelo di carità e dal sanguedi chi si autodefinì “la via, la verità, la vita”, apportarono validis-simo contributo al rinnovamento e al rinvigorimento della fede neivalori etici dell’esistenza. Sotto l’insegna comune della Croce, algrido di “Dio lo vuole”, i Crociati, appartenenti ai tipi più diversiper razza, per ceto, per nazionalità, furono pervasi da nobili senti-menti di fratellanza e di altruismo e ciascuno cominciò ad acqui-stare coscienza del proprio valore umano, delle proprie capacità,dello zelo religioso. Anche per altre cause i crociati furono spintia battersi contro i Turchi, che avevano rinnovato quell’atmosferadi lotta secolare fra Cristiani ed infedeli.

Ormai era diffuso in Europa il bisogno di libertà e di evasionedal chiuso mondo feudale; questa necessità era sentita soprattuttodai servi della gleba, che armandosi si rendevano liberi, e dai ca-detti delle famiglie nobili, i quali si trovavano in uno stato di in-feriorità sociale, giuridica e politica per il fatto che tutta l’ereditàpaterna andava al primogenito. La Crociata avrebbe potuto procu-rare loro qualche possedimento o feudo. Una delle cause più im-portanti delle Crociate fu quella economica.

I plebei si dibattevano in gravi difficoltà economiche e quindile Crociate costituirono per loro una spinta alla ricerca disperatadi mezzi di sussistenza. Le Crociate, inoltre, contribuirono al sor-gere della civiltà comunale, che si imperniò appunto sul concetto

24

di uguaglianza di tutti i cittadini rappresentanti largamente la nuo-va classe, attiva e spregiudicata: la borghesia.

Somma importanza ebbero le crociate nell’avere allargatol’orizzonte economico, culturale e sociale.

Le conseguenze più importanti furono di natura politica, socia-le, economica, morale e culturale.

Si estese su tutto il Mediterraneo la potenza commerciale ita-liana, togliendo ogni egemonia marittima agli Arabi e ritardandol’arrivo dei Turchi a Costantinopoli. Le Crociate determinaronol’affermazione della classe borghese e diedero inizio alla decaden-za ed al crollo del mondo feudale, favorendo il sorgere del Comu-ne. Ben presto sorsero nuove industrie e i grandi guadagni miglio-rarono le condizioni di vita dei popoli.

Infine, le conseguenze morali e culturali furono: un nuovo fer-vore religioso e morale, un maggior gusto del bello e un diffusoamore per il lusso, l’incontro con la civiltà orientale e con l’onda-ta benefica della cultura ellenistica, annodando ancor più le rela-zioni fra due mondi che tanti vincoli ideali avevano in comune.

25

IL FEUDALESIMO

Dopo la morte di Carlo Magno i suoi successori furono incapa-ci di mantenere l’unità dello Stato, infatti, per assicurarsi la fedel-tà dei nobili, concessero territori e privilegi che fecero ben prestodi questi signorotti altrettanti piccoli re.

La crisi, quindi, dell’Impero Carolingio segnò il trionfo defini-tivo di una nuova organizzazione politica, economica e sociale, cheassunse il nome di Feudalesimo e che predominò in tutta l’Europadal secolo IX al sec. XI.

Il Feudalesimo ebbe le proprie basi essenziali nel frazionamen-to della sovranità, nella prevalenza della campagna sulla città e nel-la netta distinzione della popolazione nella classe dei signori e inquella dei servi.

L’espressione giuridica di questa nuova organizzazione fu rap-presentata da un complesso di istituzioni intorno al rapporto di vas-sallaggio e avente al proprio centro il feudo. Il Sovrano concedevaad un suo fido, che si dichiarava vassallo, un’estensione di terrenocon determinati obblighi e diritti. La formazione del feudo avveni-va attraverso vari atti: il beneficio, che era rappresentato dalla con-cessione da parte del sovrano per mezzo dell’investitura, di una ter-ra a un suo fedele; il vassallaggio con cui il beneficiato giurava diessere vassallo cioè di fornirgli determinate prestazioni; l’immuni-tà che consisteva nel trasferimento nelle mani del vassallo del po-tere giudiziario e politico.

La concessione del feudo non era fatta solo dal re al vassallo,ma questi poteva concedere a sua volta una parte del suo feudo inbeneficio a vassalli minori (valvassori); questi ultimi fecero lo stes-so con vassalli minimi (valvassini).

Anche la società ecclesiastica fu coinvolta nel fenomeno del feu-dalesimo, infatti l’investitura di feudi veniva fatta a vescovi, che

26

divenivano vescovi-conti.L’ordinamento feudale ebbe la sua culla nella Francia merovin-

gia e si sviluppò fra l’VIII e il IX secolo, realizzando il suo pienotrionfo sul finire dell’età carolingia.

Con l’affermarsi del feudalesimo assistiamo al maggior frazio-namento politico che si sia verificato in Europa. Il frazionamentoiniziato con la divisione dell’Impero Romano in Orientale ed Oc-cidentale, accentratosi con la creazione dei regni romano-barbari-ci, interrotto dall’opera unitaria di Carlo Magno, raggiunse dopo lamorte di questo il punto estremo, determinando la formazione diorganismi politici incapaci di assicurare il rispetto dell’autorità del-lo Stato.

Il Feudalesimo assai presto uscì dalla sua zona di origine e sidiffuse in tutta l’Europa: in Inghilterra, in Scandinavia, in Polonia,ed in altri stati dell’Europa Orientale; in Italia si affermò in modoparticolare nel meridione, portatovi dai Normanni.

Le classi sociali del feudalesimo sono rappresentate dai feuda-tari che attendono al governo e alle armi, dagli agricoltori liberi chesono in numero sempre decrescente e che spesso vengono conglo-bati nel vasto feudo, dai servi della gleba, contadini che si trovanoin una condizione di servaggio e dagli schiavi.

L’economia feudale poggia sul sistema curtense. Il feudatario vi-ve nel castello, intorno al castello si forma un villaggio, nel quale sisvolge la rudimentale vita economica del feudo.

La terra è la sola forma di ricchezza e l’economia è ridotta a for-ma di scambio in natura (baratto) e di prestazioni personali (corvées).

Gli scambi commerciali sono quasi inesistenti per le strade mal-sicure e in abbandono.

Quindi, concludendo, il feudalesimo segna un evidente regres-so della società occidentale.

Non vi è più universalità, ma particolarismo; non la legge, mapromesse e giuramenti; non più moneta, ma baratto; non mercati,ma scambio ristretto nell’ambito del feudo; non palazzi, muraglie

27

per difesa; non pace, ma lotte continue tra feudatari; non poemi epoeti, ma ballate e cantastorie; non il soldato che combatte per lapatria, ma l’armigero a servizio del suo signore; non città, ma bor-ghi.

28

I COMUNI

Il Comune trae le sue origini politiche ed economiche dal disgre-gamento della società feudale. Esso è l’espressione del nuovo rigo-glio delle vita italiana del secolo XI e più ancora del secolo XII.

L’origine del Comune è un fatto molto complesso ed acquista ca-ratteristiche diverse da luogo a luogo. Altro è il Comune quale sorgein Francia, in Inghilterra, in Germania; altro quello fiorito in Italia, enella stessa Italia ogni singolo Comune ha una sua propria genesi edun suo particolare sviluppo.

Comunque, in tutti i Comuni è evidente la trasformazione dellasocietà feudale e l’affermazione della borghesia.

Durante il periodo feudale il castello era stato asilo e difesa controinvasori; successivamente la città murata del vescovo-conte offre que-sta difesa e quando i valvassori non tollerano più i rapporti con il si-gnore feudale, trovano nella città la difesa ed una maggiore agiatezza.

Intanto i mercanti e gli industriali acquistano maggiore importan-za, perché l’aumento della popolazione e le maggiori esigenze li in-citano alla produzione e al commercio.

Quando i valvassori, i mercanti, gli industriali stabiliscono con ungiuramento di governare un comune, allora sorge il Comune.

In Italia si possono fissare tre tipi di Comune: comune cittadino, chesi sviluppa con l’appoggio del vescovo-conte in lotta con i feudataridel contado per costringerli a cessare di molestare i borghesi, imporrepedaggi, ostacolare il commercio; comune di contado che sorge con lostesso processo ma con classi sociali diverse attorno al castello feuda-le; comune rurale creato da agricoltori, i quali con la loro resistenzaorganizzata riescono ad affrancarsi dal vassallaggio.

In tutti i Comuni si ritrovano questi tre elementi: coniuratio, cioèun patto giurato che vincola tutti i componenti del Comune; volonta-rietà della coniuratio, per la quale si aderisce alla nuova associazione

29

con atto spontaneo e libero; carattere privato della coniuratio checostituisce un’associazione privata di cittadini per la difesa dei pro-pri interessi e diritti.

La vita economica del Comune si sviluppa con nuove forze. Ilcentro della vita economica non è più la campagna, ma la città; l’eco-nomia curtense del periodo feudale cede alla nuova economia, chetrae la sua forza non solo dalla campagna ma dalle industrie e dalcommercio; non è più praticato lo scambio in natura, ma quello permezzo del denaro.

Nel Comune troviamo diverse classi sociali. I nobili erano i mem-bri o discendenti dell’aristocrazia feudale; nella prima fase del Co-mune detennero il governo, sviluppando una politica di carattere mi-litare e guerresco. Erano legati tra loro secondo i vincoli di parente-la e formavano delle associazioni chiamate consorterie. Il popolograsso o borghesia era costituito da industriali e commercianti. Essoformava la parte più ricca della borghesia e sostenne spesse volte lot-te contro i nobili sia per partecipare al governo sia per dare al Comu-ne un indirizzo mercantile. Erano uniti nelle corporazioni delle artimaggiori.

Il popolo minuto era la classe della media borghesia, formata dapiccoli artigiani, piccoli proprietari di aziende. Costituiva le arti mi-nori e spesso venne in lotta contro il popolo grasso per la spartizio-ne del potere. La plebe era come il nostro proletariato: contadini edoperai salariati che erano esclusi dal potere. I coloni erano gli anti-chi servi della gleba, i quali nel Comune non trovarono quella liber-tà alla quale aspiravano.

Il Comune passa attraverso tre fasi: consolare, podestarile e po-polare. Nella prima fase l’amministrazione cittadina fu esercitata daiconsoli, che rappresentavano il potere esecutivo. I consoli erano coa-diuvati da un consiglio minore o di credenza ed era composto dai ca-pi delle famiglie più importanti. Il potere legislativo era affidato alConsiglio maggiore, composto di cittadini aventi i pieni diritti. In se-guito alle lotte tra le varie consorterie o per meglio organizzare

30