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WWW.DEMOCRATICA.COM n. 448 giovedì 11 luglio 2019 ALLE PAGINE 2-3 Salvini La procura di Milano apre un fascicolo sui rapporti tra Lega e Russia, mentre al Senato la presidente ferma il dibattito: “Solo pettegolezzi”. Il Pd chiede una commissione parlamentare d’inchiesta “Da lei fugge tutto ciò che ha gambe con le quali possa e sappia dove fuggire” (Da “Le lacrime delle madri di Srebrenica” di Abdulah Sidran) I “Millennials”, ovvero i ragazzi che hanno raggiunto la maggiore età negli anni 2000, miei coetanei, sono stati definiti in molto modo, spesso superficiali e quindi sbagliati. Se si può dire una cosa certamente vera è che sono privi di protezione ideologica. Sono una “generazione fragile”, espressione che ho deciso di utilizzare nel sottotitolo del mio libro dedicato proprio a descrivere i giovani, interrogarli, incontrarli e provare a capire come rimettere al centro i loro talenti e le questioni che li riguardano e interessano. L a mattina del 14 aprile 1930 il grande poeta russo Vladimir Majakovskij, prima di spararsi un colpo al cuore, scrisse un biglietto con queste parole: “Non incolpate nessuno della mia morte e, per piacere, non fate pettegolezzi”. Tanti anni dopo l’identica richiesta fu espressa da Cesare Pavese che prima di impugnare la pistola con cui si tolse la vita lasciò scritto: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”. I “Millennials” e l’arte del kintsugi “Non fate pettegolezzi”, chiese Majakovskij L’EDITORIALE /1 L’EDITORIALE /2 Anna Ascani Mario Lavia SEGUE A PAGINA 4 SEGUE A PAGINA 5 CARMINE CASTORO ALLE PAGINE 6-7 Fra postverità e nuova “emocrazia”. Tutto in nome di soldi e inganno PENSIERI E PAROLE Si indaga sulla Lega

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n. 448giovedì

11 luglio2019

ALLE PAGINE 2-3

Salvini La procura di Milano apre un fascicolo sui rapporti tra Lega e Russia, mentre al Senato la presidente ferma il dibattito: “Solo pettegolezzi”. Il Pd chiede una commissione parlamentare d’inchiesta

“Da lei fugge tutto ciò che ha gambe con le quali possa e sappia dove fuggire”(Da “Le lacrime delle madri di Srebrenica” di Abdulah Sidran)

I “Millennials”, ovvero i ragazzi che hanno raggiunto la maggiore età negli anni 2000, miei coetanei, sono stati definiti in molto modo, spesso superficiali e quindi

sbagliati. Se si può dire una cosa certamente vera è che sono privi di protezione ideologica.Sono una “generazione fragile”, espressione che ho deciso di utilizzare nel sottotitolo del mio libro dedicato proprio a descrivere i giovani, interrogarli, incontrarli e provare a capire come rimettere al centro i loro talenti e le questioni che li riguardano e interessano.

La mattina del 14 aprile 1930 il grande poeta russo Vladimir Majakovskij, prima di spararsi un colpo al cuore, scrisse un biglietto

con queste parole: “Non incolpate nessuno della mia morte e, per piacere, non fate pettegolezzi”. Tanti anni dopo l’identica richiesta fu espressa da Cesare Pavese che prima di impugnare la pistola con cui si tolse la vita lasciò scritto: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”.

“ “I “Millennials”e l’arte del kintsugi

“Non fate pettegolezzi”, chiese Majakovskij

L’EDITORIALE /1 L’EDITORIALE /2

Anna Ascani Mario Lavia

SEGUE A PAGINA 4 SEGUE A PAGINA 5 CARMINE CASTORO ALLE PAGINE 6-7

Fra postverità e nuova “emocrazia”. Tutto in nome di soldi e inganno

PENSIERI E PAROLE

Si indaga sulla Lega

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2 giovedì 11 Luglio 2019

Quelli che per alcuni sono solo “pettegolezzi giornalistici” – vedi la presidente del Senato Casella-ti – nella realtà sembrano esse-re molto di più. Almeno per la Procura di Milano che ha aperto

un’inchiesta con l’ipotesi di corruzione in-ternazionale sulla presunta trattativa per finanziare la Lega con soldi russi.

Un’indagine che vuole vederci chiaro su quei rapporti, per nulla chiari, tra i rappre-sentanti leghisti e alcuni mediatori russi. Sa-ranno il procuratore aggiunto Fabio De Pa-squale e i pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta del dipartimento “reati economici trans-nazionali” a condurre le indagini, avviate dopo la pubblicazione di una ricostruzione giornalistica sul settimanale L’Espresso nel febbraio scorso. Gli ampi stralci diffusi dal sito americano Buzzfedd hanno confermato

che alcuni rapporti ci sono stati.Sarà compito della magistratura stabilire

cosa è successo dopo questi contatti e, so-prattutto, capire a che ‘livello’ sono arrivati, sia da parte italiana che da parte russa. Il leader leghista continua ad affermare che non ha “mai preso un rublo, un euro, un dollaro o un litro di vodka di finanziamen-to dalla Russia”. Ma questo non basta, dovrà chiarire la sua posizione e dimostrare la sua estraneità.

Una vicenda che deve far alzare le an-tenne e, anche se fosse dimostrata la totale estraneità di Matteo Salvini, dimostra come l’attenzione sui finanziamenti ai partiti, spe-cialmente adesso che è stato abolito il finan-ziamento pubblico, debba essere puntuale e costante. Il vicepremier deve spiegare i suoi rapporti con Gianluca Savoini che, non di-mentichiamolo, è stato suo portavoce e oggi è consigliere del vicepremier per la Russia e presidente dell’associazione culturale Lom-bardia-Russia. Non certo un uomo di secon-do piano nella nomenclatura leghista.

Ora spazio alla magistratura, che dovrà andare a fondo in questi rapporti. E’ una questione di sicurezza nazionale, trattando-si di una vicenda che potrebbe aver inciso nella regolarità delle elezioni, quelle euro-pee su tutte. Il punto che sembra centrale nella questione è il rapporto tra la Russia e alcuni partiti sovranisti europei (Lega e Ras-semblement National di Marine Le Pen su tutti).

Ecco, al di la del finanziamento, che è probabile non vi sia stato, bisognerà inda-gare seriamente sui rapporti del partito di Salvini con la Russia. Intanto, in casa nostra, l’inchiesta ha incrinato ulteriormente i rap-porti tra leghisti e gli alleati di governo del M5s, che hanno fatto filtrare la loro “preoc-cupazione” per la vicenda, chiedendo “tra-sparenza”. Trasparenza che, naturalmente, chiedono a gran voce anche dal Pd. Oggi, in-fatti, i capigruppo Marcucci e Delrio hanno chiesto ai presidenti delle camere di istitui-re una commissione d’inchiesta proprio su questo tema.

Lega-Russia

Francesco Gerace CONDIVIDI SU

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Un’indagine che vuole vederci chiaro su quei rapporti tra i rappresentanti leghisti e mediatori russi

Fondi russi alla Lega, indaga la procura. Ora Salvini spieghi

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3 giovedì 11 Luglio 2019

La presidente del Senatoblocca il dibattito

Una storia che imbarazza e crea disagio. Tanto che è scontro anche sulla conduzione par-lamentare di discussione sulla vicenda dei presunti finanzia-menti russi alla Lega”.

Con una motivazione sorprendente – “Sono pettegolezzi giornalistici” – la presi-dente del Senato Casellati stamani ha impe-dito che l’aula di palazzo Madama discutesse della storia Lega-Russia che, ovviamente, non è un “pettegolezzo” ma la notizia più im-portante che campeggia oggi sui giornali ita-liani ed è ripresa da molti giornali stranieri.

La lite tra i senatori del Pd e il presidente del Senato Elisabetta Casellati all’inizio della seduta a Palazzo Madama, è partito dall’in-tervento del senatore Dem Alan Ferrari, vi-cepresidente del gruppo, che ha chiesto al presidente un chiarimento (“un definitivo ed essenziale chiarimento a tutela di questa Camera”) su tre interrogazioni presentate dal Pd tra febbraio e maggio sui legami tra persone vicine alla Lega e a Matteo Salvini e dirigenti russi legati al partito del presidente Putin e che non sono mai state pubblicate.

Secondo Casellati la mancata pubblicazio-ne è motivata dall’inammissibilità delle tre interrogazioni. Inoltre, ha osservato la pre-sidente di Palazzo Madama, “il Senato non può essere il luogo del dibattito che riguarda pettegolezzi giornalistici. Qui non si discute liberamente di questioni che non hanno al-cun fondamento probatorio, qui dobbiamo parlare di fatti che abbiano una giustificazio-ne”, rigettando più volte l’accusa di non esse-re “un presidente di garanzia”.

Dunque, per la seconda carica dello Stato, in Senato non si può parlare di notizie ancor-

ché non confermate: “È inammissibile che noi possiamo ridurre questa assemblea alta a discorsi che emergono da cosiddette inchie-ste giornalistiche dove le vostre interrogazio-ni usano sempre il condizionale ‘sembrereb-be’”, ha detto Casellati.

Secondo questa logica, per dire, non si sa-rebbe mai potuto parlare di piazza Fontana e nemmeno di Ustica. Un ragionamento chia-ramente di parte.

Ma il centrosinistra replica. “Non ho mai visto una conduzione dell’Aula così faziosa e imbarazzante, come in questa legislatura al Senato. Si rassegni, la Presidente Casellati, tutta protesa a cercare il consenso della Lega: non la eleggeranno comunque al Quirinale” ha detto il senatore del Pd, Salvatore Margiot-ta. E molti parlamentari del Pd hanno lancia-to sui social l’hashtag #altotradimento che

nel primo pomeriggio è divenuto top trend su twitter. Interviene con un tweet anche il segretario Zingaretti: “Bene la commissione di inchiesta parlamentare proposta dai ca-pigruppo Marcucci e Delrio sui legami tra la Lega e la Russia. Bisogna sgombrare il campo da ogni ambiguità e fare chiarezza”.

Per questo il Pd – tramite una nota dei ca-pigruppo alla Camera e al Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci – ha chiesto la co-stituzione di una Commissione parlamenta-re d’inchiesta sulla vicenda, preannunciando per i prossimi giorni la presentazione di una specifica proposta di legge. “Il Parlamento ed il Paese devono sapere – affermano – se ci sono potenze straniere che finanziano partiti italiani perché ne garantiscano i propri inte-ressi economici e geopolitici, se c’è qualche leader politico italiano pronto a svendere il nostro Paese e a manipolare la libera volontà degli elettori perché a libro paga di Stati stra-nieri. E se il capo della Lega, ministro dell’In-terno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, come affermato in queste ore, dice di essere estraneo alla vicenda emersa dalle in-chieste giornalistiche e di ‘non aver preso un rublo da Mosca’ dovrebbe essere il primo a volere questa Commissione”.

I due capigruppo sottolineano, infine, “ci aspettiamo da tutte le forze politiche presen-ti in Parlamento, di maggioranza e di oppo-sizione, una convinta adesione alla nostra proposta perche’ proteggere la democrazia italiana da intrusioni e tentativi di manipo-lazione da Stati o partiti stranieri e’ nostro dovere. Chi dovesse opporsi alla Commissio-ne di inchiesta dimostrerebbe di non avere a cuore la ricerca della verita’ e la tutela delle nostre istituzioni”.

Senatore Mar-cucci come giu-dica i file audio sugli incontri di

Mosca tra Savoini ed emissari Putin circa un ingente finanzia-mento della Russia alla Lega sovranista? Mi sembra un fatto enorme, che è finito sui giornali di tutto il mon-

do. Si ipotizza che un partito che per di più si definisce sovranista sviluppi rapporti e rela-zioni, che sembrano finalizzate anche a vere e proprie trattative commerciali, con una po-tenza straniera palesemente interessata ad acquisire un ruolo sempre più strategico in Europa. Ripeto un fatto gravissimo. Salvini questa volta non può cavarsela con una alza-ta di spalle.

Oggi in Senato la Presidente Casellati in aula vi ha impedito di parlare? Un comportamento incredibile, soprattutto perché viene dalla seconda carica dello Sta-to, che dovrebbe garantire sempre assoluta terzietà. Ha definito quello che tutti i giorna-li ipotizzano come uno scandalo internazio-nale, ‘pettegolezzi giornalistici’. La Casellati non può permettersi questo atteggiamento.

Sempre oggi con il mio collega abbiamo an-nunciato il deposito di un disegno di legge per chiedere una commissione di inchiesta par-lamentare sui rapporti tra la lega e la Russia. Se il capo della Lega, ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, come affermato in queste ore, dice di essere estraneo alla vicenda emersa dalle inchieste giornalistiche e di “non aver preso un rublo da Mosca” dovrebbe essere il primo a volere questa Commissione. Ci aspettiamo da tutte le forze politiche presenti in Parlamento, di maggioranza e di opposizione, una convinta adesione alla nostra proposta perché proteg-gere la democrazia italiana da intrusioni e tentativi di manipolazione da Stati o partiti stranieri e’ nostro dovere

La Procura di Milano ha anche aperto un’inchiesta, a riprova del fatto che questa volta Salvini è costretto a chiarire? Lo dicevo prima, gli audio usciti sul sito ameri-cano, sono di una gravità assoluta. Il ministro dell’Interno deve chiarire tutto: quali sono gli ambiti di relazione di Savoini? C’è stata una trattativa, come tutto lascerebbe supporre? E’ evidente a tutti che le ingerenze di una poten-za straniera tramite i particolari rapporti con una forza politica di governo, sarebbero un rischio enorme per la sicurezza nazionale del Paese.

Democratica

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I dem protestano e accusano la seconda carica dello stato

di essere di “parte”

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Lega-Russia

Intervista a Andrea Marcucci

“Dalla Casellati una censura incredibile per la seconda carica dello Stato”Il presidente dei senatori dem: “Oggi abbiamo annunciato il deposito di un disegno di legge per chiedere una commissione di inchiesta parlamentare”

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4 giovedì 11 Luglio 2019

Anna AscaniSenza MaestriStorie di una generazione fragilePrefazione di Matteo RenziRUBBETTINO

La generazione “Millennials” e l’arte del kintsugi

Siamo venuti “dopo”: quando io sono nata, il muro di Berli-no era caduto da soli due anni, quando si è sciolto il PCI ne ave-vo quattro e quando si è sciolta la DC ne avevo sette. Abbiamo

raggiunto la maturità intellettuale e la consapevolezza politica oltre le ceneri del-le ideologie del Novecento, nell’egemonia piuttosto euforica e ingenua dell’idea che la Storia sarebbe “finita” (e poi ovviamen-te non è finita, lasciando la sinistra total-mente impreparata e ancora intenta al suo lungo addio al Novecento).

Siamo privi di protezione sociale, perché soprattutto nel nostro paese la ristruttura-zione competitiva della nostra economia è stata scaricata quasi solo sull’inasprimen-to del fossato che separa chi è nel sistema ed è garantito da chi non lo è (cioè i giova-ni). Questa situazione si è esacerbata con la crisi dei debiti sovrani: purtroppo né la riforma Fornero né le riforme dei governi del PD nella scorsa legislatura sono basta-te a evitare che i miei coetanei spesso sia-no definiti la “generazione perduta”.

Siamo quindi esposti, fragili per defini-zione e ci muoviamo in un habitat diso-rientante: le rivoluzioni tecnologiche sono sempre più veloci, tanto che l’obsolescenza della formazione persino universitaria so-praggiunge in tempi molto più rapidi (una

manciata di anni) rispetto a qualche decennio fa; scam-biamo informazioni alla ve-locità della luce nello “sciame digitale”, come lo definisce il filosofo Byung-chul Han, ma facciamo sempre più fatica a distinguere, per esempio, ciò che è vero da ciò che è falso, oppure rischiamo di perdere per strada la capacità di ral-lentare e concentrarci sulla comprensione di un sempli-ce testo (come dimostrano i risultati estremamente pre-occupanti dei test INVALSI sulle scuole italiane).

E quindi cosa facciamo? Come possiamo prendere il nostro posto nella storia del paese e dell’Europa?

L’idea che ho cercato di proporre consiste nel ribaltare il punto di vista: per spiegarmi, ho preso a presti-to l’immagine del kintsugi. Nella cultura giapponese, si tratta dell’arte di riparare (di solito, con l’oro) le linee di frattura de-gli oggetti. Le cicatrici, le rotture non ven-gono nascoste, bensì viene dato loro il va-lore più grande: la decorazione con l’oro.

Allo stesso modo, credo che la nostra fragilità possa tramutarsi in una grande forza. Una generazione fragile e spezzata conosce probabilmente meglio dei pre-decessori il valore della libertà, della re-sponsabilità individuale, della solidarietà,

dell’impegno. All’onore delle cronache mondiali, stanno salendo alcuni esempi (penso per esempio alle marce per il clima) del senso d’impegno di una generazione nuova, non più “post”, ma sempli-cemente se stessa. Per il mio libro, ho scelto alcune storie individuali che mai avranno una platea mondiale e pro-prio per questo mi è piaciuto di raccontarle: si tratta di ra-gazze e ragazzi normali, che faticano ogni giorno per co-ronare il proprio sogno pro-fessionale (l’insegnamento, la ricerca, il giornalismo, e così via), inciampano, si rial-zano, vanno avanti.

A chi come me ha tempora-neamente l’onore di rappre-

sentare il nostro paese in un’istituzione, spetta secondo me il dovere di un occhio di riguardo su questa generazione e sul fu-turo. A una maggiore consapevolezza del-le proprie doti, che ho scelto di raccontare sotto il segno della fragilità, devono segui-re organizzazione e una forma di pensiero lungo e innovativo.

Non esistono più le ideologie del Nove-cento, ma è fondamentale non annegare nel mare del “presentismo” e imparare a navigare le magmatiche acque del nostro tempo.

Il libro

Anna AscaniSegue dalla prima

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Anna Ascani presenta il libro ‘Senza maestri, storia di una generazione fragile’.

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5 giovedì 11 Luglio 2019

“Non fate troppi pettegolezzi”, da Majakovskij a Pavese

a stessa parola, la medesima richiesta: niente pettegolezzi. Come se, allo stesso modo del protagonista del Processo di Kafka, la vergogna potesse sopravvivere al poeta russo così come al romanziere italiano. Sembra difficile pensare che Pavese non conoscesse il biglietto di Majakovskij, la coincidenza sarebbe davvero impressionante. Ma non è questo che importa.

Il duplice aneddoto – più noto per Pavese che non per Majakovskij – ha al centro, come detto, il terrore del pettegolezzo. Del ricamo fantasioso e spesso privo di verità che è odioso in quanto ammantato da “finta verità”. Un’abitudine spregevole spesso affibbiata alla stampa: come nel caso, davvero pazzesco, della presidente del Senato Casellati, la quale oggi ha fatto addirittura un pettegolezzo sopra un presunto pettegolezzo.

Ma la richiesta di Majakovskij cadde nel vuoto: i pettegolezzi, nel suo caso, si colorirono di giallo (come del resto anche nel caso di Pavese, o se vogliamo, di Luigi Tenco) al punto da arrivare a ipotizzare un “suicidio di Stato”. Oppure accreditando la maldicenza – siamo nell’Urss staliniana – di una sessualità sfrenata che avrebbe comportato una sifilide simbolo di ogni male. Ma insomma perché si uccise, quel grande poeta, è interrogativo tuttora irrisolto, e d’altronde irrisolvibile.Il libro del 2015 della grande slavista Serena Vitale Il defunto odiava i pettegolezzi – frase del poeta – cerca di ricostruire i fatti di una tragedia che si consuma in tre giorni, fra il 12 e il 14 aprile del 1930, tentando appunto di liberare la sua figura dalle chiacchiere che si fecero sul suo gesto.

La ricostruzione di Serena Vitale è meticolosa come un libro giallo. Quella mattina del 14 aprile 1930, alle 9,30 Majakovskij va a prendere in taxi Veronika Polonskaja, detta Nora, la

giovanissima attrice (22 anni) del Teatro d’Arte di Mosca conosciuta l’anno prima. La famosa Lili Brik, la donna che il poeta ama follemente (“Lili, amami” sono le ultime parole del biglietto) è a Londra con il marito Osip.

Vladimir e Nora arrivano nella kommunalka che il poeta divide con quattro famiglie. Si chiudono nella stanza di lui. Ordinano del vino. Litigano. Gridano. Quindi uno sparo. Lei esce urlando aiuto. Poi dirà che era già fuori, sul pianerottolo. Arriva subito la polizia in massa.“Giaceva su un fianco, la testa verso la parete, tetro, il lenzuolo fino al mento, la bocca semiaperta, come uno che dorme… Aveva l’espressione con cui si comincia a vivere, non si finisce”, scriverà Boris Pasternak, accorso subito sul posto, anche se lui e Vladimir non avevano gran simpatia l’uno per l’altro.

Perché dunque quel gesto estremo? Forse per riacquistare con l’estrema teatralità del gesto una ribalta ed una popolarità che negli ultimi tempi aveva visto diminuire? O addirittura non è vero che si sparò ma venne piuttosto ucciso dalla GPU, la terribile polizia di Stalin, per il fatto che il poeta, gran cantore della rivoluzione e di Lenin “che di Marx è fratello minore” via via si fosse ripiegato su se stesso e – grave colpa! – sulla meditazione

della condizione umana, proprio come un perfetto intellettuale borghese? Nell’Unione

Sovietica degli anni ’30 non c’era spazio per l’individualismo. Per l’ “io”. Nemmeno per quello di Majakovskij.

D’altra parte era un uomo dalla vita sentimentale turbolenta, aggrovigliata; un poeta oggetto di invidie, gelosie e rancori, un entusiasta cantore del socialismo sempre più negli ultimi tempi emarginato

dalla nomenklatura che gli preferisce i leccapiedi del capo supremo. Majakovskij si

avvede della piega che ha assunto il suo Paese alla mercé di un dittatore e soprattutto del

conformismo della cultura. Forse mescola il fallimento storico

a quello suo personale.

Insomma, uno sparo e via. La fine gli era nota. Lui

sapeva perché. E gli altri, per piacere, non facessero pettegolezzi. Così morì un poeta.

Commenti

Mario LaviaSegue dalla prima

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6 giovedì 11 Luglio 2019

L’etichetta classica di “società complessa” dice mol-to poco della nostra contemporaneità. Viviamo ormai in una biosfera che ha sempre più le pecu-liarità di un Super-organismo di tipo tecno-eco-nomico e tecno-spettacolare, che incessantemen-te sviluppa e svilisce le nostre coscienze, e di cui

il sistema informativo è cassa toracica e cuore battente. L’even-to nodale di questa metamorfosi è senza meno essere passati negli ultimi dieci anni circa dalla “notiziabilità” alla “emozio-nabilità”. Dall’apprendimento all’apprensione. Dalla realtà al reality. Dal telos al televisivo. Dalla veracità alla voracità. Dal-la protesta al profitto. Dal fatto al fasto. Ovvero, l’accadimento può anche non accadere – fino a che qualcuno non si prenda la briga di smascherarne il posticcio -, l’importante è che la cor-nice mediatica che lo circonda e imbozzola sia sontuosa, oleo-sa, briosa, appiccicosa e che non abbia una emivita da ameba. Non compriamo solo pannolini, tonno all’olio d’oliva, dentifrici e vacanze low cost, ma anche propaganda, tensioni, attenzio-ni, fedeltà, inanità del giudizio: “cibo preconfezionato e pen-siero preconfezionato”, come dice il saggista francese Armand Farrachi in questo scartavetrante pamphlet da tenere sul co-modino come una nuova bibbia del postmoderno dal titolo Il trionfo della stupidità (Fandango, pagg. 83, euro 12). Servono la pax sociale, il mantenimento dello status quo, la conservazione delle oligarchie, l’avanspettacolo della cultura, la transumanza perenne delle persone-ovine verso i Grandi Pastori del consen-so, e per fare questo necessitano l’infantilizzazione dei format, la povertà dei contenuti, la velocità e rapacità di esternazione politica, la letargia del popolo che non vede alternativa all’ur-lo e all’applauso, alla depressione e all’emulazione. Un “rilas-

samento dei costumi e dei concetti”, dice Farrachi, che rende l’idiozia, la dabbenaggine, la sconsideratezza, la Ripetizione anelli di quella catena alimentare, cinghie di quella catena di carburazione e distribuzione del potere finanziario e mediatico che sovrintende alla trasformazione di una democrazia, direi io, in emocrazia: da “emo” che sta per emozionale – dunque, qualcosa di liquido, etereo, facilmente deperibile e ripristinabi-le con nuovi aggregati molecolari -, ma anche per una contra-zione del verbo latino “emere” che vuol dire, non a caso, acqui-stare e corrompere. La Beotitudine, la pura contemplazione e credulità delle masse lobotomizzate, e la sua figlia primogenita e prediletta: l’Ignoranza, sono oramai sistemiche, finalizzate a una nuova forma di dominio che fa dell’incasso e delle mazzet-te, non meno che delle divagazioni e delle meschinità visive, il suo Monopoly. “L’assenza di conoscenze, la perdita di referen-ze o di riferimenti, la difficoltà a stabilire rapporti tra le cose, la miopia intellettuale non possono favorire né la capacità di giudizio, né la perspicacia, né il senso delle sfumature, né la finezza del gusto”, dice il francese. Il “caso Mark Caltagirone” che ha sbancato l’audience nelle ultime puntate di Live della D’Urso vi dice qualcosa? Lapidario Michel Houellebecq in Se-rotonina (Bompiani, pagg. 332, euro 19), romanzo di un’inquie-tudine metafisica salutare per la letteratura e per la ridicola considerazione che abbiamo della condizione umana, quando fa dire al suo protagonista, preda di un gorgo temporale fatto di rinunce gracilità affettive e sconfitte: “l’amministrazione ha come scopo ridurre al massimo le tue possibilità di vita, sempre che non riesca molto semplicemente a distruggerla, dal punto di vista dell’amministrazione un buon amministrato è un am-ministrato morto”.

Il problema resta sempre la postverità, insomma, le tempora-lità atrofizzate in una sorta di permafrost astorico e gaudente, la trascrizione-trasmissione di un Idem sentire che scompensa

Pensieri e parole

Carmine Castoro

Fra postverità e nuova “emocrazia”Tutto in nome di soldi e inganno

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SEGUE A PAGINA 7

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7 giovedì 11 Luglio 2019

le libertà più pericolose, i determinismi latenti nel modo di percepire e concepire il reale, il panem et circenses eletto a ca-tegoria dello spirito. E questo, nonostante i cosiddetti “debun-ker”, i cacciatori di “bufale” - eletti ormai sul campo a nuovi sacerdoti e paladini della parola – insistano nello spostare il baricentro della questione sul rapido deflusso delle fake news come unico vero intoppo a una comunicazione autenticamen-te democratica. Missione nobile, per carità, ce n’è da fare, ma non basta. David Puente, uno dei più famosi fra loro, in que-sto suo Il grande inganno di Internet (Solferino, pagg. 236, euro 16,50), se non altro, ci offre una esaustiva aneddotica di meme virali, esche elettorali, fandonie che circolano a razzo sul web, account fasulli che fanno in poche ore di una dimenticabilis-sima affermazione di qualche ministro a caccia di notorietà un trend topic, ricicli di notizie di cui non si è mai verificata la fonte, leggende metropolitane che a furor di numero diventano certezze cartesiane, video-idiozie ipercondivise. Per non tace-re di taumaturghi e non-scienziati della prim’ora, di rapinatori di quell’oro digitale che sono i nostri Big Data, dei signori del marketing e degli omissis, dei dossieraggi che ingozzano l’opi-nione pubblica, degli influencer che non hanno competenze su niente se non su come portare il valore dei post sui loro social a varie centinaia di euro cadauno. Un vero napalm virtuale che gasa retine e cervelli di tutti ogni sacrosanto giorno. Ecco allo-ra il montaggio artatamente realizzato di papa Bergoglio che abbraccia Erdogan subito dopo le epurazioni del tentato golpe turco contro quest’ultimo; ecco la foto dell’uomo di colore la cui morte venne attribuita all’ebola da uno scatenato Grillo del 2014; ecco le immagini di un uomo fustigato in Libia nel 2017 che altri non era se non l’opera di un artista nigeriano del ma-ke-up; ecco il sito senzacensura.eu di proprietà di Gianluca Li-pani che pubblica boati xenofobi inesistenti per far girare come frullatori impazziti le visualizzazioni dei banner commerciali che gli portano soldi in tasca; o i sempiterni difensori dei false flag più famosi come quello relativo al crollo delle Twin Towers o all’attentato terroristico all’aeroporto di Bruxelles, o dei pia-ni revisionisti/cospirazionisti come il Kalergi sulla mescolanza razziale fra Europa e Africa, e quello dei Savi di Sion sull’abbat-timento del potere sionista nel mondo.

L’elenco è semplicemente sterminato. La menzogna è un mercato fiorentissimo, ma non sempre basta l’esercizio della razionalità e dell’argomentazione posata per capirne cause, intenti e sequele di effetti. Puente, come un po’ tutti i liesbu-ster fa di tutta l’erba un fascio e partecipa allo sdoganamen-to dell’indifferenziazione fra mondo-fake e post-truth, che non sono proprio sinonimi. Non tutto è segno di quella che definisce “una mente consapevole di quel che fa e di quello che provoca”, esposta all’errore fatale che la tradisce e ingabbia. Se i più fa-mosi quotidiani e tg italiani riportano la notizia che in un risto-

rante nigeriano veniva servita carne umana agli ignari clienti e poi si scopre che è solo un copia-incolla fra siti internazio-nali; se altri quotidiani sempre nostrani ribattono la storia di un soldato russo che avrebbe via radio chiesto agli ufficiali del suo esercito di bombardarlo per non finire nelle mani dell’Isis, e poi si scopre da un giro pazzesco di rimbalzi di agenzie fra Francia, Russia, Islanda che a monte di tutto ci sarebbe un pen-sierino pubblicato su Facebook da un ignoto utente del Bangla-desh, non si può prendere tutto per fake news da raddrizzare con un po’ di conferme e disseppellimenti vari a spasso per il globo informazionale.

Qui si tratta di Tempo, e il Tempo unito al Mercato è il guasto più grande della nostra epoca tele-capitalistica: quanto “tempo” ha in dotazione un redattore per verificare la sorgente di un av-venimento? Quanto tempo si concede per battere la concorren-za? Quanto tempo gli viene concesso dal suo editore per svolge-re adeguatamente – e nobilmente – il suo lavoro? In questi casi non ci sono semplici “avvelenatori di pozzi”, come suggerisce Mentana nella prefazione di Puente, non c’è sempre un prodito-rio assalto di qualcuno all’innocenza gnoseologica degli “altri”, bensì un gioco al massacro piramidale che a volte parte da gente anonima, da un normale lanciatore di palle di neve che, dalla tastiera di casa sua, dentro un sistema irriflesso istintivo e istan-taneo come quello dei flussi monetari, mercantili, consumistici ed emozionali, arriva a provocare tsunami di discredito, autoin-ganno e menzogna di portata planetaria. Il filosofo Fabio Merli-ni in questa sua nuova perla saggistica dal titolo L’estetica triste (Bollati Boringhieri, pagg. 138, euro 14) la chiama “semplifica-zione presentista del tempo”. Farrachi con cura semantica parla di “falsari del discernimento”. Non ci concediamo più spazi di esperienza e di mediazione, esercitare una professione intellet-tuale significa, al pari di altri mestieri e commerci, sentirsi un predatore da jungla, le escogitazioni hanno la macchia perenne dell’assenza di lungimiranza, il pensiero è rachitico e brachicar-dico, il cogito è solo un coito mai interruptus con le morse più feroci dell’arrivismo e del trionfo quantitativo, l’io de-solidariz-zato si rapprende sempre più nella formula dell’ombelico, come centro narcisistico e spaventato del mondo, e dell’ombrello, come riparo dalla vicinanza dei simili derubricati a nemici o im-pacci. Dice Merlini: “Nella situazione attuale... è l’immediatezza del cosiddetto tempo reale che impone ovunque la sua legge al vissuto; l’immediatezza del discorso politico, dell’azione econo-mica, dei messaggi informativi preoccupati di catturare il loro pubblico, vincendone la distrazione. E’, soprattutto, l’immedia-tezza del godimento senza differimento”. Un auto-annientamen-to senza scrupolo che tratta il “cos’è successo oggi?” con la stessa improvvida imperizia di chi davanti allo scaffale di un mall si chiede “e se oggi provassi questa nuova marca di fagioli”?

Ma questa rotativa del nulla, finora, nessun famoso “debun-ker” o “fact checker” è stato ancora in grado di spiegarcela.

SEGUE DA PAGINA 6

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Pensieri e parole

Armand FarrachiIL TRIONFO DELLA STUPIDITÀFandangopagg. 83, euro 12

Michel Houellebecq SEROTONINA

Bompianipagg. 332, euro 19

David PuenteIL GRANDE INGANNO DI INTERNET

Solferinopagg. 236, euro 16,50

Fabio Merlini L’ESTETICA TRISTE

Bollati Boringhieripagg. 138, euro 14

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