Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi n°170

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S h e r w o o d F O R E S T E E D A L B E R I O G G I 170 Mensile di divulgazione tecnico-scientifica della Compagnia delle Foreste, anno 17 n. 1 Febbraio 2011 - 6,00 Euro Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB/10/2004, Arezzo - ISSN 1590-7805 www.rivistasherwood.it

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E’ la rivista italiana leader nel settore forestale e il prodotto di punta della Compagnia delle Foreste. Con numerosi articoli scientifici e di approfondimento, rubriche e notizie di attualità, permette conoscenza e aggiornamento continuo nel settore forestale italiano... e non solo. E’ un mensile rivolto a tecnici, imprenditori e proprietari forestali, docenti e studenti universitari, ricercatori, funzionari e dirigenti delle strutture della pubblica amministrazione, impegnati nello studio e nella gestione del patrimonio forestale italiano.

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Mensile di divulgazione tecnico-scientifica della Compagnia delle Foreste, anno 17 n. 1 Febbraio 2011 - 6,00 Euro Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB/10/2004, Arezzo - ISSN 1590-7805

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Mensile d’informazione tecnica sull’albero, l’arboricoltura da legno e la foresta Anno 17, numero 1 Febbraio 2011

Sede Legale, Redazione, Abbonamenti e Pubblicità Via Pietro Aretino 8, 52100 ArezzoTel. e fax (2 linee) 0575.370846, tel. 0575.323504Posta elettronica: [email protected] internet: www.rivistasherwood.itDirettore Responsabile Paolo MoriDirettore Editoriale Silvia BruschiniResponsabile scientifico Paolo MoriIn redazione Massimo Bidini, Carlo Mori, Leda Tiezzi, Luigi Torreggiani, Maria Cristina ViaraCasa Editrice Compagnia delle Foreste S.r.l., www.compagniadelleforeste.itStampa Industria Grafica Valdarnese S.n.c. - San Giovanni V.no (AR)Collaboratore esterno Leila Firusbakht

AbbonAmEnTI 2011 [email protected]

Italia ANNUO ORDINARIO (10 numeri) Euro 58,00 BIENNALE ORDINARIO (20 numeri) Euro 105,00 SEMESTRALE ORDINARIO (6 numeri) Euro 35,00 RIDOTTO* PER STUDENTI: ANNUO Euro 48,00 SEMESTRALE Euro 31,00

*La riduzione è riservata esclusivamente agli studenti iscritti a corsi di laurea universitari. Per questo motivo è indispensabile fare pervenire un documento che attesti tale iscrizione (certifi-cato di frequenza o pagamento delle tasse annuali). Sono esclusi i dottorati di ricerca, le borse di studio, i master e assimilabili.

Estero ANNUO ORDINARIO Europa Euro 90,00 ANNUO ORDINARIO EXTRA Europa Euro 120,00numeri arretrati in Italia PER ABBONATI Euro 9,00 PER NON ABBONATI Euro 12,00 numeri arretrati Estero Euro 20,00

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PAgAmEnTo AbbonAmEnTI E/o ARRETRATIC/C postale 51821866 intestato a “Compagnia delle Foreste S.r.l.” 52100 Arezzo.

ComunICAzIonE AgLI AbbonATILe copie non pervenute dovranno essere richieste non oltre 30 giorni dal ricevimento del nume-ro successivo: trascorso tale termine la Compagnia delle Foreste non si riterrà responsabile dei numeri andati persi. L’abbonamento non è retroattivo e decorre dal 1° numero raggiungibile.

DIffuSIonE E DESTInATARI Liberi Professionisti, Tecnici forestali di Enti Pubblici, Imprese e Cooperative forestali, Pioppicoltori e loro Associazioni, Assessorati Agricoltura e Foreste di Regioni, Province e Comuni, Comunità Montane, Consorzi Forestali, Associazioni ambientaliste, C.F.S., Uffici Territoriali per la Biodiversità, Aziende regionali delle Foreste, Studenti e Neolaureati delle Facoltà di Scienze Forestali e Scienze Naturali, Istituti di ricerca, Parchi Nazionali, Regionali, Provinciali, Aree Protette, Aziende Forestali, Associazioni di categoria, Volontari antincendio boschivi, e tutti coloro che hanno a che fare con la Filiera Foresta-Legno.

ConSIgLIo EDIToRIALE Stefano Berti, enrico BureSti LatteS, Lorenzo camoriano, Gaetano caStro, raffaeLe cavaLLi, SerGio GaLLo, GiorGio iorio, Lucio montecchio, PaoLo mori, DaviDe PetteneLLa, franco PieGai, maSSimo StroPPa, LeDa tiezzi

InfoRmATIvA AI SEnSI DELL'ART. 13 D. LgS 196/2003 CoDICE In mATERIA DI PRoTEzIonE DEI DATI PERSonALI In ottemperanza a quanto stabilito dall’art. 13 del D. Lgs 196/2003, la Compagnia delle foreste Srl fornisce informazioni riguardanti l'utilizzo ed il trattamento dei dati anagrafici personali in suo possesso. finalità del trattamento cui sono destinati i dati - I dati anagrafici personali sono trattati esclusivamente nell'ambito della divulgazione della produzione della Casa Editrice. modalità di trattamento - In relazione alle indicate finalità, il trattamento dei dati personali avviene mediante strumenti manuali, informatici e telematici, in modo da garantire, ai sensi di legge, la riservatezza e la sicurezza dei dati stessi. I dati non vengono comunicati o diffusi a terzi e per essi viene garantita la massima riservatezza. natura della raccolta - La raccolta dei dati di coloro che hanno sottoscritto un abbonamento ha natura obbligatoria per la stipula ed esecuzione del rapporto contrattuale che si instaura e per motivi di adempimenti di Legge fiscali. Il rifiuto di fornire tali dati comporterà l'impossibilità di instaurare o proseguire il rapporto contrattuale. Il relativo trattamento non è soggetto al con-senso dell'interessato. I dati anagrafici di altri soggetti sono stati ripresi da elenchi di pubblico accesso. Diritti dell’interessato - L’interessato ha diritto di ottenere: l’aggiornamento, la rettificazione, l’integrazione dei dati, la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge. Titolare responsabile - Titolare e responsabile del trattamento dei dati personali è la Compagnia delle Foreste Srl, con sede in Arezzo, Via Pietro Aretino 8, nella persona dell'Amministratore Unico Dr. Paolo Mori.

collaborazioni gratuite Il nostro periodico è aperto a tutti coloro che desiderino collaborare nel rispetto dell'Art. 21 della Costituzione che così recita: "Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione", non costituendo, pertanto, tale collaborazione gratuita alcun rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione autonoma.

GLI ARTICoLI (TECNICI E SCIENTIFICI) PUBBLICATI SU ShERwOOD VENGONO SEGNALATI ALL’IN-TERNO DI: FORESTRy ABSTRACTS - FORESTRy PRODUCTS ABSTRACTS - AGROFORESTRy ABSTRACTS (Uk); FOREST NURSERy NOTES (USA); ARBORICULTURAL jOURNAL (Uk).

Andreas Stihl S.p.A. pag. 8De Angeli Ing. Andrea S.r.l. pag. 47Fercad S.p.a. - husqvarna pag. 52Gandini Meccanica S.n.c. pag. 22

ICAR Bazzoli S.r.l. pag. 50Umbraflor S.r.l. pag. 7Valentini Teleferiche S.n.c. pag. 14wood-Mizer Italia S.r.l. pag. 41

sommario170

ELEnCo InSERzIonISTI

Tutti gli articoli proposti a Sherwood sono sottoposti in forma anonima all’esame di Referee.Gli articoli di carattere descrittivo o informativo sono sottoposti all’esame di due componenti della Redazione e di almeno un Referee esterno. Gli articoli a prevalente carattere tecnico-scientifico sono sottoposti all’esame di almeno un componente della Redazione e di almeno due Referee esterni. In entrambi i casi la pubblicazione è condizionata all’accettazione, da parte degli Autori, dei commenti della Redazione e dei Referee e alla relativa revisione dei testi.

Sherwood per scelta editoriale, è stampata su carta del Sistema Freelife Fedrigoni che impiega l’80% di fibre secondarie recuperate da materiale di scarto tipografico mai stampato, il 15% pura cellulosa e il 5% di cotone. La sbiancatura non prevede l’impiego di cloro.

Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione totale o parziale delle illustra-zioni e degli articoli pubblicati, con qualsiasi mezzo possibile, elettronico o cartaceo, è subordinata all’autorizzazione scritta dell’Editore. I.V.A. assol-ta dall’Editore alla fonte ai sensi dell’art.74, 1° comma, lettera C, D.P.R. n.633 del 26/10/72 e succ. modifiche ed integrazioni. Reg. Tribunale di Arezzo n.4/95 del 26/01/95

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

La foto di copertina è di Luigi Torreggiani

una CoPERTInA per la muLTIfunzIonALITà

In questo numero: Confine di particella

forestale funzione Produttiva

Editoriale Più idee e risultati su Sherwood 3

martellata in boschi a struttura irregolare 5una chiave dicotomica per iniziaredi Bruno Vanstaevel, yann Mozziconacci Trattamento dei boschi a struttura irregolare 9Esempio di applicazione pratica della chiave dicotomicadi Bruno Vanstaevel

Trov@to su Internet una casa di legno cresce sul web 15

L’intervista a… Pietro Piussi 16

Schede Sicurezza nei lavori forestaliEsbosco con trattore con rimorchio o con gabbie 18di AA.VV.

Specie forestali e global change 23Il leccio in provincia di grossetodi Davide Melini

forestazione Pesariis: una proprietà collettiva 28cresce grazie alle foreste

Innovazioni nel settore forestale: lo stato dell’arte 31di Remo Tommasetti, Maria Rizzo, Alessandro Paletto

Commenti & Proposteuniversità e mondo del lavoro 37gli studenti s’interroganodi Giulio Di Lallo “Imprenditore forestale” 38una figura da riconoscere giuridicamente (e non solo)di Luca Marconcini

foreste, guerre e pace 44una riflessione sul ruolo di alberi e foreste nei conflitti e nei processi di pacedi Enrico Calvo PostScriptum

Quale divulgazione per una conoscenza condivisa? 51di Lorenzo Camoriano e Sergio Gallo

borse € Lavoro 4Ambiente da Leggere 40notizie in Pillole 42Corsi, Convegni & C. 48

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3 Sherwood n.170 Febbraio 2011

Alcuni sostengono che le buone idee siano la vera locomotiva del progresso. Altri invece si disinteressano della “locomotiva” concentrandosi principalmente nel riempire vagoni, mirando ad ottenere risultati immediatamente tangibili, misurabili sul territorio e nella vita delle persone che ne fanno parte.Noi siamo convinti che una locomotiva senza vagoni serva solo a chi la alimenta e che una lunga fila di vagoni senza locomo-tiva non possa muoversi.Con le nostre pagine vorremmo fare in modo che pensiero e azione si avvicinassero, che locomotiva e vagoni venissero agganciati con più frequenza per formare un convoglio in grado di spostarsi in una direzione condivisa.E’ per questo che, anche con il Consiglio Editoriale, abbiamo deciso di inaugurare con questo primo numero del 2011 tre nuovi spazi all’interno di Sherwood: due che portano idee e riflessioni e uno che riferisce di risultati concreti.

Il primo è uno spazio d’intervista. Raramente in passato sono stati pubblicati articoli realizzati attraverso risposte a nostre domande. Con l’intervista, la Redazione si pone l’obiettivo di far conoscere, attraverso poche domande, il pensiero di un esperto del nostro settore su un determinato argomento o, più in generale, sulla propria esperienza professionale. Siamo par-titi con Pietro Piussi, Autore dell’ultimo libro sulla selvicoltura generale, ormai non più disponibile in libreria da più di 3 anni, e docente della stessa materia per oltre trent’anni presso il corso di Laurea in Scienze Forestali e Ambientali di Firenze.

Il secondo spazio ha nel nome lo scopo di ogni contributo: Forestazione. In queste pagine proporremo attraverso esem-pi reali, distribuiti sul territorio nazionale, soluzioni tecniche e organizzative che hanno portato a risultati positivi, concreti e probabilmente replicabili, con opportuni aggiustamenti, in situazioni simili. Nella maggior parte dei casi non saranno successi eclatanti. Forse rappresenteranno solo pochi posti di lavoro e risultati economici che incidono in minima parte sul PIL italiano. Ma si tratterà comunque di mutamenti estrema-mente importanti per chi vive in aree rurali marginali o in mon-tagna e trova nella gestione forestale non solo un’importante integrazione del reddito, ma anche l’occasione di connettere tali aree, generalmente considerate marginali, al tessuto pro-duttivo locale o nazionale.Iniziamo in questo numero con il caso di Pesariis, in Carnia (Friuli Venezia Giulia), dove una piccola proprietà collettiva, con fatica, impegno, tempo e risorse alla portata di tutti (PSR)

ha cominciato a gestire attivamente il bosco accrescendone sia la provvigione che i ricavi, i posti di lavoro, la dotazione di infrastrutture e di macchine. Sarebbe bello fosse così in tutte le foreste italiane. Intanto, qui ci stanno riuscendo: proviamo a capire se esistono elementi tali da poter replicare l’esperienza in altre realtà forestali.

Il terzo è uno spazio di opinione e riflessione, posto al termine della rivista e da qui il nome PostScriptum. Sarà realizzato da uno o più Consiglieri e condiviso dall’intero Consiglio Editoriale di Sherwood. Lo scopo è duplice: da una parte chiudere ideal-mente la rivista lasciando il lettore con uno spunto di riflessione proposto ogni volta da soggetti differenti, competenti in aspetti diversi e trasversali al settore forestale; dall’altra rendere più esplicito il ruolo di questo gruppo di “forestali” che contribu-iscono fattivamente alla definizione di alcune linee editoriali di Sherwood. In pratica una proposta o un’idea su cui ragionare per svolgere meglio o con maggior consapevolezza il proprio ruolo nel settore. In questo numero si propone una riflessione sull’attuale situazione italiana della divulgazione e del trasferi-mento dell’innovazione nel settore agricolo-forestale.

Perché questa esigenza di novità? Sempre più spesso ci capita di conoscere realtà forestali interessanti, risultati di studi e progetti sconosciuti ai più; oppure opinioni di persone che, per motivi di tempo o altro, non si decidono a scrivere o se lo fanno non trovano poi il modo di portare a pubblicazione le proprie idee. È per questo che abbiamo cercato di proporre nuovi spazi divulgativi da affiancare agli articoli tecnico-scientifici: vogliamo diffondere esperienze e competenze che crediamo interessan-ti e che possono costituire occasioni di riflessione ed informa-zione per il settore forestale. Insomma, creare con Sherwood solide connessioni tra vagoni e locomotiva per non disperdere idee e contenuti lungo il binario.

Ci piacerebbe che leggeste ciò che vi proponiamo in questi tre nuovi spazi e che poi ci faceste sapere cosa ne pensate, e, soprattutto, se avete suggerimenti per migliorarli, proposte di casi di successo o argomenti da utilizzare per le interviste. Per tutto questo ci troverete nel Blog di Sherwood (www.rivistasherwood.it/blog), oppure potrete contattarci direttamente in redazione.

Più idee e risultatisu Sherwood

Sherwood n.170 Febbraio 2011

Silvia BruschiniPaolo Mori

[ editoriale ]

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4 Sherwood n.170 Febbraio 2011

bors

e € la

voro

di Leila Firusbakht

[email protected]

Impiego nei Giardini Hanbury. è indetta una procedura selettiva pubblica, per titoli ed esami, per la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo pieno indeterminato presso il Centro universitario di servizi Giardini Botanici Hanbury. Il giardino botanico si trova presso Ventimiglia (IM) ed è gestito dall’Università degli Studi di Genova.Scadenza: 10 Febbraio 2011 Info: www.unige.it/concorsi www.giardinihanbury.com

Funzionario forestale FAO. Titolo del posto: Senior Forestry Officer. Du-rata: 3 anni. Luogo di destinazione: Santiago

(Cile). Dipartimento: Regional Office for Latin America and the Caribbean (RLC). Ruolo: Guidare, coordinare e fornire assistenza tecnica ai programmi forestali e alle attività dei membri FAO nella regione caraibica e latino-americana. Requi-siti richiesti: Laurea Magistrale in Scienze Forestali. Dieci anni di esperienza nel campo forestale, in particolare nello sviluppo e implementazione di politiche, piani e programmi forestali a livello nazionale. Conoscenza della lingua spagnola e inglese, oltre a limitata conoscenza del francese (tra i criteri per la selezione sarà valutata positivamente anche l’eventuale conoscenza della lingua portoghese).Scadenza: 15 febbraio 2011Info: www.fao.org/fileadmin/user_upload/VA/pdf/IRC2023_en.pdf

Responsabile settore forestale WWF Titolo del posto: Re-sponsible Forestry Co-

ordinator. Dipartimento: Global Forest & Trade Network (GFTN) - iniziativa del WWF per trasformare il mercato globale in una forza che permetta di salvare le foreste di valore minacciate, fornendo al tempo stesso benefici sociali ed economici alle imprese e alle persone che dipendono da queste. Requisiti richiesti: Laurea Magistrale in Scienze Forestali e pre-feribilmente un Dottorato in Scienze Forestali o discipline correlate. Almeno dieci anni di esperienza professionale nel campo dell’industria forestale mondiale (in particolare verrà valutata l’esperienza nella gestione del commercio delle foreste tropicali); conoscenza di tutti gli aspetti della certificazione forestale e della gestione forestale responsabile; eccellente cono-scenza degli aspetti riguardanti la conservazione a livello mondiale; capacità di innovazione, adattamento e miglioramento nell’ambito di contesti commerciali o di mercato per raggiungere obiettivi strategici; esperienza nella raccolta fondi e nel marketing, oltre a familiarità nei rapporti di lavoro con agenzie governative e ONG.Scadenza: 13 febbraio 2011Info: [email protected] - wwf.panda.org/who_we_are/jobs/?198911/Responsible-Forestry-Coordinator

Concorso fotografico. “Arboreto sal-vatico” (Alberi

e boschi delle montagne italiane) è il tema del 2° Concorso fotografico Mario Rigoni Stern. Il concorso è aperto a tutti e ogni autore può parteci-pare al massimo con quattro opere, più eventualmente altre due opere per la sezione speciale “I grandi patriarchi ultracentenari”, dedicata agli esem-plari arborei appartenenti alla flora autoctona italiana, con dimensioni co-spicue e un’età stimata superiore ai 100 anni, situati in ambiente montano o situazioni assimilabili. è prevista una quota di iscrizione di 15 euro.Scadenza: 31 ottobre 2011Info: www.caicsvfg.it/?p=998

“Mosaico di biodiversità”Concorso fotografico promosso dal Parco Naturale del Sasso Simone e Simonecello, per promuovere e valorizzare il Parco esaltando la biodiversità del territorio.Scadenza: 5 Aprile 2011Info: www.parcosimone.it

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5 Sherwood n.170 Febbraio 2011

Nel corso della martellata in boschi a struttura irregolare si adottano contemporaneamente, anche se con intensi-tà variabile a seconda dei casi, sia scelte connesse con l’utilizzazione che con il miglioramento e/o la rinnovazione del popolamento, talvolta accompagnate da interventi fi-tosanitari. Il tecnico addetto alla martellata deve costan-temente adattare le caratteristiche del suo intervento alle variazioni del popolamento, esaminando ciascun albero in funzione del contesto in cui si trova. L’integrazione di più parametri genera numerose domande che rischiano di disorientare, talvolta di scoraggiare il neo-fita. Da qui l’idea, basata sull’esperienza acquisita in bo-sco, di strutturare il ragionamento sotto forma di chiave dicotomica.

La chiave: domande giuste neLL’ordine giusto

La chiave dicotomica (Figura 1) mira a ordinare le doman-de che è necessario porsi per la valutazione del poten-ziale di ciascun individuo arboreo (qualità del tronco da lavoro, vigore, stato fitosanitario) in rapporto ai soggetti che ha vicino. L’impiego della chiave permette di rendere progressivamente intuitivo e naturale il ragionamen-to che porta a rilasciare o abbattere un albero e, soprattutto, consente di evitare di perdersi in congetture teoriche sul trattamento dei boschi a struttura irregolare. I risultati ottenuti nelle attività didattiche con l’impiego di questa chiave dicotomica nell’ambito di “martelloscopi” (realizzati in Francia n.d.t.) sono molto incoraggianti. La procedura da seguire prevede che si valutino le carat-

teristiche di ciascun albero e si segua la chiave dicotomi-ca facendo riferimento non solo alla pianta in esame, ma anche a ciascuno degli alberi più vicini. Una serie di domande a risposte dicotomiche permette di stabilire se le caratteristiche dell’albero in esame e delle piante che lo circondano portano a conservarlo o ad abbatterlo. La sequenza in cui sono poste le domande nella chiave è anche rappresentativa dell’importanza decrescente degli aspetti da considerare al momento della martellata.

Martellata in boschi a struttura irregolareUna chiave dicotomica per iniziare

SelVIColTuRA

di Bruno VanstaeVel

Yann Mozziconacci

La martellata nei boschi a struttura irregolare è difficile? In questo e nel contributo

successivo è presentato un percorso logico, sotto forma di chiave dicotomica,

costruito in Francia proprio per facilitare l’apprendimento e capire, una volta in bo-

sco, su cosa concentrarsi e in che ordine considerare gli aspetti più importanti.

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6 Sherwood n.170 Febbraio 2011

considerazioni su aLcuni argomenti trattati aLL’interno

deLLa chiave(1)

1)(2) Il diametro di recidibilità Il diametro di recidibilità è stabilito in funzione della specie e della classe di qualità del potenziale tronco da lavoro. Per esempio, per le querce il diametro di recidibilità po-trebbe essere fissato a 80 cm se la qualità fosse A o B, a 70 cm per la C e a 60 cm per la D(3).

2) Criteri di valutazione di un albero d’avvenireGli alberi d’avvenire hanno fusti che vengono valutati

complessivamente superiori per qualità e vigore (chioma) alla media di quelli presenti nella particella. Tale valutazio-ne avviene sulla base dei seguenti criteri:

Gli • alberi più vigorosi degli altri hanno:a. buono stato fitosanitario;b. chioma sufficientemente sviluppata, ben equili-brata o posta in condizioni di svilupparsi adegua-tamente.

Qualità superiore del potenziale • tronco da lavoro:a. La forma del tronco deve essere cilindrica, drit-ta, senza fibratura deviata;b. Le caratteristiche negative(4) (difetti) devono es-sere poche o nessuna.

La qualità individuale di ciascun albero è determinata visi-vamente dal rilievo della presenza e della frequenza delle caratteristiche di ciascun fusto, eventualmente con l’aiuto di un sistema di classificazione in 4 classi di qualità, come ad esempio quelle stabilite del CTBA(5) (qualità A = mate-riale per tranciatura o contenitori per vino (es. barrique), B = segati di prima scelta, C = segati di seconda scelta, D = impieghi industriali). In alternativa può essere adotta-to un sistema di classificazione soggettivo che permetta di fare facilmente un confronto tra gli alberi, il loro valore attuale, l’incremento, il valore potenziale.

3) L’albero esercita una forte competizione sul vicinoQuando si dice che l’albero esercita una forte competizio-ne sul suo vicino, significa che la concorrenza esercitata dall’albero in esame è visivamente e incontestabilmente importante nel penalizzare lo sviluppo dell’albero vicino e o che lo sarà se si aspetta a intervenire in occasione del successivo intervento. Questa situazione è spesso indivi-duabile a colpo d’occhio se la chioma dell’albero in esa-me ha “mangiato” quella del suo vicino. Per capire meglio questo concetto soggettivo si può impiegare, per le la-tifoglie e soprattutto per le querce, il seguente metodo empirico (metodo che tuttavia non deve essere sostitui-to al buon senso del tecnico). A partire da alberi con fusto di medie dimensioni (D = 30 cm), si può ipotizzare, con la “regola dei 20” (o fattore di Seebach), che il diame-tro di una chioma ben sviluppata possegga un diametro uguale a venti volte il diametro (in centimetri) a 130 cm da terra, e quindi un raggio pari a dieci volte detto diametro. Se osservando l’albero vicino a quello in esame si nota che presenta una chioma di raggio inferiore alla metà di tale valore teorico, si può considerare che il nostro albero eserciti una forte concorrenza sul vicino in questione. Per esempio (Figura 2), se il vicino presenta un diametro a 130 cm da terra pari a 40 cm la sua chioma teorica dovreb-be avere un diametro di 8 m, ossia un raggio di 4 m. Se

(1) Questo articolo introduttivo prende in esame solo 4 delle domande pre-senti nella chiave, per chiarirne i punti più delicati. Nell’articolo successivo, attraverso un caso di studio, sarà presentata la chiave completa (n.d.t.).(2) Questi numeri corrispondono alla relativa domanda della chiave dicotomica illustrata in Figura 1 (n.d.t.).(3) è quindi chiaro che, a seconda delle specie presenti in un dato bosco, sarà necessario stabilire prima di iniziare la martellata i valori a cui fare riferimento (n.d.t.).(4) Dal momento che le caratteristiche di un tronco da lavoro possono essere considerate negative solo se riferite ad una determinata trasfor-mazione o ad un determinato impiego, in questi casi si fa sempre rife-rimento alle destinazioni commerciali o agli impieghi più remunerativi per la specie (n.d.t.).(5) Centre Technique du Bois et de l’Ameublement dal 2007 fuso con AFOCEL in un unico organismo denominato FCBA (www.fcba.fr).Figura 1 - Chiave dicotomica proposta nell'articolo.

domande da porsi per ciascun aLbero durante La marteLLata in boschi irregoLari per decidere se riLasciarLo o abbatterLo

Qual'è la specie, il diametro di recidibilità e la qualità media

del potenziale tronco da lavoro?

L'albero ha raggiunto il suo diametro di recidibilità?

E' un albero d'avvenire?

L'albero nuoce chiaramentea un soggetto vicino?

Il vicino con cui compete è un albero d'avvenire?

Il vicino, anche se non è un albero d'avvenire,

ha un potenziale migliore dell'albero

in esame?

L'albero nuoce alla rinnovazione affermata

o alle pertiche?

L'albero è utile a fini strutturali, educativi o per la biodiversità? L'albero è malato

e contagioso o deperiente e rischia di morire prima del

passaggio successivo?

L'albero è da abbattere L'albero è da rilasciare

L'albero è di pessima qualità?

Informazioni da procurarsi prima della martellata

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alla martellata, come ad esempio la valutazione della qualità attuale o potenziale di ciascun albero, la stima del suo stato sanitario e la determinazione del grado di competizione che questo esercita o subisce in rapporto alle piante vicine.

osservando si nota che la concorrenza dell’albero in esa-me ha “mangiato” più di 2 m alla chioma del vicino si può ritenere che esso eserciti una concorrenza tale da dover scegliere di eliminarlo, naturalmente solo se il suo poten-ziale è inferiore. Nella Figura 2 la mezza chioma del vicino C appare nettamente inferiore a 2 m. L’albero A esercita quindi una competizione significativa sul vicino C.

7) Criteri di stima di particolare utilità di un albero (ruolo di educatore, importanza per la stabilità mec-canica del popolamento o importanza ambientale)Il ruolo di un albero è importante all’interno di un popo-lamento se:•l’obiettivo dell’intervento ed i suoi criteri di prelievo

(necessità di ridurre la provvigione, di mantenerla o di accrescerla) non consentono l’utilizzazione del legna-me di un determinato albero per le ricadute locali o globali che può avere;

• la copertura della sua chioma è localmente indi-spensabile (protezione di un altro albero di pregio, educazione della rinnovazione, ostacolo allo sviluppo vegetazione erbacea o arbustiva…);

•sitrattadiunalberoimportanteperlastabilità mec-canica del bosco, che contribuisce all’equilibrio del popolamento e che, per esempio, permette di soste-nere meccanicamente dei giovani fusti, delle pertiche o degli alberi di piccole dimensioni;

•lasua eccezionale qualità, la sua importante statu-ra, il suo aspetto estetico o la sua importanza storica possono portare a conservarlo anche al di là del suo diametro di recidibilità, sempre che la sua presenza non determini pericolo all’interno del popolamento;

•sitrattadiunalbero morto o con cavità che presen-tano un interesse per la biodiversità.

L’apprendimento della martellata con l’aiuto di questa chiave dicotomica, presuppone evidentemente che chi la impiega sia sufficientemente esperto sulle conoscenze indispensabili ad ogni tecnico addetto

Figura 2 - Esempio di applicazione della "regola dei 20".

Diametro teorico della chioma: 8 m

VicinoC

AlberoA

D 1,3 m = 40 cm

D 1,3 m =70 cm

Raggio teorico 4 m

Mezza chioma misurata 1,5 m

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Azienda certificata ISO 9001

I n f o . A R T I C o L o

Autori: bruno vanstaevel, - Centre Règional de la Propriété Forèstiere - CRPF - Bourgogne. E-mail [email protected] mozziconacci, Centre Règional de la Propriété Forèstiere - CRPF - Bourgogne.

Parole chiave: Selvicoltura, trattamento irregolare, martellata, chiave dicotomica, Francia.

Articolo originale: Martelage en traitement irrégulier: une clé pour démarrer. Forêt enteprise n° 195 Novembre 2010.

Selezionato dalla Redazione di Sherwood tra gli articoli proposti in EUFORMAG (European network of Forestry Magazines) www.euformag.eu

Traduzione di Paolo Mori.

Abstract: Tree marking in forests with irregular structure. Starting with a dichotomous key. Is it difficult to do a tree marking when the forest has an irregular structure? In this paper, and in the following one, we present a logical way, in the guise of a dichotomous key, built in France, in order to ease the learning and to understand what we need to focus on when we are in the forest and in which order the main elements have to be considered.

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9 Sherwood n.170 Febbraio 2011

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QuickStop Super (Q)QuickStop Super (Q) La chiave dicotomica (Figura 1), descritta nell’articolo precedente (VanstaeVel e Mozziconacci 2011), è essen-zialmente uno strumento didattico utile a seguire il ragio-namento che conduce, albero per albero, a valorizzare i soggetti migliori(1) attraverso un prelievo sostenibile per il popolamento.

popoLamento e direttiveper La marteLLata

Per comprendere meglio i criteri di scelta al momento di effettuare una martellata in un popolamento a struttura ir-regolare ci si riferirà all’esempio illustrato in Figura 2, in cui è rappresentato un ceduo matricinato di quercia in con-versione verso un popolamento a struttura irregolare.L’illustrazione riguarda circa 2.000 m2 di un popolamento rappresentato attraverso 2 transect posti uno di segui-to all’altro, lunghi 100 m e profondi 20. Nell’illustrazione, per ciascuna pianta, sono riportati il numero dell’albero, la classe di qualità del suo potenziale tronco da lavoro e, in basso, il diametro a 130 cm da terra. Gli alberi con-trassegnati con una croce rossa sono quelli proposti per essere utilizzati.Il piano dominante di questo popolamento virtuale è co-stituito da matricine di grosse dimensioni, distribuite in maniera irregolare, le cui principali caratteristiche sono:•densità: 120 piante/ha (di cui il 30% con fusti di grosse

e grossissime dimensioni);

•area basimetrica: 16,5 m2 (di cui il 60% derivante da fusti di grosse e grossissime dimensioni);

•volume di legname da opera: 90 m3/ha.Nel Grafico 1 è possibile osservare la distribuzione dei diametri per ettaro. Sul piano dominante arrivano anche 5 pertiche/ha. Per semplicità si considererà un unico diametro di recidibilità per le querce fissato a 80 cm. In questo popolamento sono considerati come alberi d’av-venire quelli che hanno caratteristiche superiori alla media

Trattamento dei boschia struttura irregolareEsempio di applicazione pratica della chiave dicotomica

SelVIColTuRA

di Bruno VanstaeVel

Il lavoro di un tecnico, ogni volta che si appresta ad effettuare una martellata, è

quello di individuare un percorso logico che consenta di scegliere gli alberi da

rilasciare e quelli da utilizzare. Qui si presenta un esempio di impiego della chiave

dicotomica di supporto alla martellata in popolamenti a struttura irregolare descrit-

ta nel precedente contributo.

(1) Non solo per quanto riguarda la produzione, ma anche relativamen-te a biodiversità e funzionalità bioecologica (n.d.t.).

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locale(2), cioè quelli che hanno tronchi potenzialmente in classe A o B, ben conformati, con una chioma sviluppa-ta e in piena crescita.

QuaLi aLberi marteLLare?Nell’esempio che segue i ragionamenti sono collegati alla chiave dicotomica. Per questo ciascuna scelta è preceduta da un numero che la collega alla domanda della chiave dicotomica a cui si riferisce. Per esempio, se l’albero in esame è in forte competizione con un sog-getto vicino, il percorso all’interno della chiave sarà con-trassegnato con “(3-Sì)”(3). Saranno anche utilizzate le seguenti abbreviazioni:•PB = alberi di piccole dimensioni (classi di diametro

20 e 25 cm);•BM = alberi di medie dimensioni (classi di diametro

30-35-40 e 45 cm);•GB = alberi di grandi dimensioni (classi di diametro 50,

55, 60 e 65 cm);•TGB = alberi di dimensioni grandissime (classi di dia-

metro 70 e più cm).Nell’esaminare i transect da 1.000 m2 ciascuno riportati in Figura 2, a titolo esemplificativo sarà posta particolare attenzione su 3 gruppi di piante.

primo gruppo: Le piante grosse

Pianta 1, quercia con diametro di 50 cm e tronco in qualità CLa pianta 1 non ha ancora raggiunto il suo diametro di recidibilità (1-No) e non è un albero d’avvenire (2-No). La pianta è in forte competizione con la pianta vicina (n° 2) (3-Sì), anch’essa con un tronco da lavoro po-tenziale di qualità C (4-No) ma che, in termini di gua-dagno annuo, è un produttore peggiore rispetto alla pianta n°1 e, quindi, di potenziale inferiore (5-No). La pianta n° 1 è in uno stato fitosanitario buono (9-No). La conclusione di questo percorso è che la quercia n°1 è una pianta produttiva da conservare in attesa che raggiunga il diametro di recidibilità. Nella Figura 1 è riportata la sequenza del ragionamento che ha por-tato alla scelta appena descritta.Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-Si => 4-No => 5-No => 9-No => l’albero è da rilasciare.

Pianta 2, quercia con diametro di 20 cm e tronco in qualità CE’ un albero di piccole dimensioni (1-No) collocato non molto bene e che presenta un potenziale medio (2-No). Se dovesse sopravvivere è possibile che in futuro possa essere utile, non nuoce ad altri alberi (3-No), si trova sul piano dominato, ma non ha problemi di carattere fitosani-tario (9-No). Seguendo la chiave dicotomica, sulla base delle rispo-ste riportate sopra si ricava che è un albero da rilasciare. Si tratta infatti di uno “sprinter”, cioè una pianta che può riprendere ad accrescersi in altezza con vigore, soprat-

(2) In questa simulazione sono considerati tronchi da lavoro medi quelli in classe C (n.d.t.).(3) In pratica significa che alla domanda numero 3 si risponde “sì” (n.d.t.).

Figura 1 - Percorso nella chiave dicotomica effetuato per la pianta 1. Le parti in grigio sono quelle non utilizzate.

Grafico 1 - Distribuzione diametrica del bosco oggetto della simulazione.

domande da porsi per ciascun aLbero durante La marteLLata in boschi irregoLari per decidere se riLasciarLo o abbatterLo

Qual'è la specie, il diametro di recidibilità e la qualità media

del potenziale tronco da lavoro?

L'albero ha raggiunto il suo diametro di recidibilità?

E' un albero d'avvenire?

L'albero nuoce chiaramentea un soggetto vicino?

Il vicino con cui compete è un albero d'avvenire?

Il vicino, anche se non è un albero d'avvenire,

ha un potenziale migliore dell'albero

in esame?

L'albero nuoce alla rinnovazione affermata

o alle pertiche?

L'albero è utile a fini strutturali, educativi o per la biodiversità? L'albero è malato

e contagioso o deperiente e rischia di morire prima del

passaggio successivo?

L'albero è da abbattere L'albero è da rilasciare

L'albero è di pessima qualità?

Informazioni da procurarsi prima della martellata

1

2

3

4

5

6

8

9

7

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tutto se favorita dall’utilizzazione del grande albero n°3.Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-No => 8-No => 9-No => l’albero è da rila-sciare.

Pianta 3, quercia con diametro di 80 cm e tronco in qualità BÈ un albero di dimensioni molto grandi con un tronco di buona qualità (classe B), piuttosto rara nel popola-mento in esame. Tuttavia la pianta n° 3 ha raggiunto il suo diametro di recidibilità (1-Sì) sovrasta un nucleo di rinnovazione (6-Sì) ed esercita inoltre una forte com-petizione dei confronti della pianta n° 2. La sequenza delle risposte nella chiave dicotomica porta a stabili-re che la pianta deve essere abbattuta. Il taglio della pianta n° 3 non solo permetterà di ricavare reddito dalla sua vendita, ma consentirà anche di far giungere una maggior quantità di luce alla rinnovazione e, pur se di minore importanza, di ridurre la competizione nei confronti della pianta n° 2. Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-Sì => 6-Sì => l’albero è da tagliare.

Pianta 4, quercia con diametro di 20 cm e tronco in qualità CLa scelta in questo caso è da valutare rispetto a 2 piante competitrici (n.d.t.)Rispetto alla pianta 5È un albero con un fusto di piccole dimensioni (1-No), di qualità media (2-No) in concorrenza con la pianta n° 5 (3-Sì) che tuttavia manifesta un potenziale inferio-re a causa della chioma eccessivamente compressa

(4-No e 5-No). Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-Sì => 4-No => 5-No => 9-No => l’albero è da rilasciare.Rispetto alla pianta 6La pianta n° 4 non nuoce invece al grande albero n° 6 (3-No) e ha un tronco da lavoro potenzialmente classi-ficabile nella categoria C. È un albero sano (9-No) che sarà rilasciato in attesa di vedere come evolverà.Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3- No => 8-No => 9-No => l’albero è da rilasciare.Rispetto ad entrambe le piante con cui è in competizio-ne, la pianta 4 è da rilasciare.

Pianta 5Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-Sì => 4-No => 5-Sì => 6- Sì => l’albero è da tagliare.

Pianta 6Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-No => 8-No => 9-No => l’albero è da rilasciare.

secondo gruppo: L’area con L’aLbero morto

Pianta 11, quercia con diametro di 30 cm e tronco in qualità BÈ un albero con un fusto di medie dimensioni (1-No), che può essere considerato d’avvenire per la qualità supe-

Figura 2 - Illustrazione del popolamento di esempio. Sulla chioma: numero pianta e classe di qualità; sotto il fusto: diametro in centi-metri. Le X corrispondono agli alberi martellati nella simulazione.

pioppotremolo

ciliegio

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riore e la buona conformazione (2-Sì). Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-Sì => l’albero è da rilasciare.

Pianta 12, quercia con diametro di 30 cm e tronco in qualità BAnche questo è un albero d’avvenire, molto simile al precedente, con il quale è in concorrenza e che, in ac-cordo con la chiave dicotomica, sarà rilasciato.Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-Sì => l’albero è da rilasciare.

La scelta relativa agli alberi 11 e 12 può sembrare strana, ma evita il rischio di fare una scelta azzardata e prematu-ra per piante con caratteristiche simili per le quali attual-mente non può essere stabilita una gerarchia, neppure potenziale. Tagliare una delle due potrebbe condurre a eliminare l’albero il cui potenziale è migliore. Il fatto di rilasciarli entrambi certamente ne penalizza un po’ l’ac-crescimento, ma se i tempi di ritorno sulla stessa parti-cella saranno relativamente brevi sarà possibile metterli nuovamente a confronto entro pochi anni.In occasione del prossimo intervento, se uno dei due avrà visibilmente sofferto la concorrenza dell’altro, avrà perso il confronto e il suo stato di albero d’avvenire, per-tanto potrà essere tagliato per liberare quello che avrà

vinto la competizione. Se invece, malgrado la competizione, questi continue-ranno senza che uno prenda il sopravvento sull’altro si saranno mantenuti uno vicino all’altro due alberi con buone qualità, caratterizzati da una capacità di accresci-mento ridotta, ma in grado di offrire un prodotto global-mente superiore a quello che si sarebbe ottenuto elimi-nando arbitrariamente uno dei due.

Pianta 13, quercia con diametro di 40 cm e tronco in qualità DÈ un albero di medie dimensioni (1-No). Non rappresen-ta un albero di avvenire (2-No), ma è in competizione diretta con le piante vicine (3-No). Numerose caratteri-stiche negative penalizzano la qualità del suo tronco da lavoro (8-Sì) e, inoltre, nuoce ad un gruppo di rinnova-zione affermata (6-Sì). Tutto ciò conduce alla decisione di tagliarlo.Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-No => 8-Sì => 6-Sì => l’albero è da tagliare.

Pianta 14, quercia morta con diametro di 50 cm e tronco destinabile a legna da ardereÈ un albero di grandi dimensioni (1-No), morto (2-No), colpito da un fulmine da diverso tempo e già attaccato da numerosi insetti lignivori e da alcuni picchi che l’hanno

Tabella 1 - Scheda della martellata con riportate le decisioni per l'insieme degli alberi. m = piante da mantenere; t = piante da tagliare.

Grafico 2 - Risultato della martellata in numero di alberi per classe di diametro (n/ha).

Grafico 3 - Risultato della martellata in area basimetrica per classe di diametro (m2/ha).

Grafico 4 - Risultato della martellata in numero di alberi per categoria di grandezza (n/ha).

Grafico 5- Risultato della martellata in area basimetrica per categoria di grandezza (m2/ha).

N° 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25

Diametro (cm) 50 20 80 20 20 70 40 40 10 40 30 30 40 50 30 60 40 20 20 50 40 30 20 20 60

Decisione m m t m t m t m t m m m t m m m m m t m t m t m t

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13 Sherwood n.170 Febbraio 2011

perforato in più parti. Qualche pezzo di corteccia e dei rami secchi sono già caduti a terra senza tuttavia cau-sare danni a persone o cose dal momento che la pianta si trova lontana da tutti i percorsi. La pianta non nuoce a nessun altro soggetto del popolamento (3-No), ma è soltanto adatta alla produzione di legna da ardere (8-Sì). Anche se non nuoce alla rinnovazione, molti selvicoltori eliminerebbero questo tipo di pianta, ma, dal momento che costituisce un habitat particolarmente interessante per insetti, pipistrelli e uccelli, è molto utile all’ecosistema e dovrebbe essere conservata ai fini del mantenimento della biodiversità (7-Sì). È una pianta che non determina più alcun rischio di carattere fitosanitario (9-No).Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-No => 8-Sì => 6-No => 7-Sì => 9-No => l’albero è da rilasciare.

terzo gruppo: L’area con iL ciLiegio

Pianta 22, quercia con diametro di 30 cm e tronco in qualità CSi tratta di un albero di medie dimensioni (1-No), di quali-tà media (2-No), che si trova in competizione (3-Sì) con la pianta 23, che ha piccole dimensioni e fusto potenziale di qualità equivalente (4-No). La pianta 22 ha quindi il van-taggio di essere più grande rispetto alla 23 (5-No) e le sue buone condizioni fitosanitarie contribuiscono a decidere di rilasciarla (9-No). Inoltre, anche se la 23 avesse avuto lo stesso diametro, il fatto di avere già prelevato la pianta 21, deperiente, porterebbe la 22 ad essere un albero ben collocato e quindi da conservare per una buona distribu-zione dei fusti nel popolamento (7-Sì).Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-Sì => 4-No => 5-No => 9-No => l’albero è da rilasciare.

Pianta 23, quercia con diametro di 20 cm e tronco in qualità CÈ una pianta con un fusto di piccole dimensioni (1-No), di qualità media (2-No), che nuoce ad altri due fusti, il 22 e il 24, il primo di maggiori dimensioni, il secondo (ciliegio) più raro. Ciò rende la pianta 22 un albero con minori potenzialità rispetto ai vicini (5-Sì), che non nuoce alla rinnovazione (6-No), ma che è mal collocato rispet-to alle piante vicine. Non avendo un ruolo strutturale, nell’educazione delle giovani piante o per la tutela della biodiversità (7-No) la pianta potrà essere abbattuta.Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-Sì => 4-No => 5-Sì (2 volte) => 6-No => 7- No => l’albero è da tagliare.

Pianta 24, ciliegio con diametro di 20 cmE’ un ciliegio di piccole dimensioni che fa parte delle spe-cie sporadiche della particella e favorisce la biodiversità. Per quanto di qualità media, è in competizione con la pianta 25, è ancora vigoroso e potrebbe essere miglio-rato con la potatura ove venissero sviluppati dei ricacci a seguito dell’abbattimento della pianta 23. Si tratta co-munque di una pianta utile all’interno del popolamento (7-Sì) e ciò conferma la necessità di mantenerla.

Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-No => 8-Sì => 6-No => 7-Sì => l’albero è da rilasciare.

Pianta 25, quercia con diametro di 60 cm e tronco in qualità CE’ un albero di grandi dimensioni (1-No) e, malgrado la sua qualità media, è da considerare uno degli alberi pro-duttivi del popolamento (2-No). Il fatto che nuocia al ci-liegio vicino (3-Sì), utile ma di valore inferiore (5-No), non conduce evidentemente alla scelta di abbatterlo, tanto più che si trova in buone condizioni fitosanitarie (9-No).Scelta sulla base della chiave dicotomica: 1-No => 2-No => 3-Sì => 4-No => 5-No => 9-No => l’albero è da rilasciare.

risuLtati deLLa marteLLataSi analizza adesso la scheda della martellata, dove si sono riportate le decisioni per l’insieme degli alberi. Nella Tabella 1 “m” significa che gli alberi sono da mantene-re, “t” significa che sono da tagliare. (Le scelte fatte per gli alberi presenti nel transect, ma non trattati in questo testo sono descritte in un documento on-line scaricabile in lingua francese dal sito: www.foretpriveefrancaise.com => dossiers thematiques => Traitament irrégulier).La simulazione di martellata oggetto di questi ar-ticolo avrebbe come conseguenze i risultati di se-guito riportati.

La simulazione di martellata ha prelevato circa il 29% del numero di piante e il 29% dell’area basime-trica, che si ripartisce nel 14% utilizzato per finalità di miglioramento e il 15% per taglio di maturità. Il po-polamento, composto da una riserva di alberi di grosse dimensioni distribuito in maniera irregolare, dopo il ta-glio ha conservato la stessa struttura. L’area basi-metrica è passata da 16,5 m2/ha prima dell’intervento a 11,6 m2/ha dopo il taglio, con un prelievo di 4,9 m2/ha, ritenuto sostenibile in questo tipo di popolamento che presenta una buona proporzione di alberi di grosse di-mensioni che favoriscono la stabilità e un sotto piano che consente alla luce di filtrare. L’intensità di prelievo della simulazione presuppone la necessità di un tempo di ritorno di 12 anni per la ricostituzione di una provvi-gione identica a quella antecedente all’intervento.

una marteLLata virtuaLe ma istruttiva e reaListica

I Grafici (2,3,4,5) mostrano bene il miglioramento otte-nuto nell’ambito dei fusti medi e piccoli e la raccolta effettuata essenzialmente nelle classi dei fusti di grandi dimensioni. Gli interventi simulati non hanno prelevato fusti grossi o molto grossi che non avessero ancora raggiunto la maturità. Ciò è normale, poiché, se il lavoro di miglioramento è ben fatto, gli alberi mediocri e “no-civi” vengono eliminati prima che possano raggiungere grandi dimensioni. Il popolamento è quindi costituito quasi esclusivamente da alberi produttivi ben distribuiti, che, a meno di imprevisti, saranno conservati fino a che non avranno raggiunto il diametro di recidibilità (soglia di valorizzazione massima).

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A livello commerciale l’intervento in un bosco di latifoglie a struttura irregolare genera due assortimenti legnosi nettamente distinti le cui caratteristiche, la qualità, il mercato e i sistemi di commercializzazione sono radical-mente differenti. In effetti vendere ciò che è stato tagliato solo per fini di miglioramento insieme a ciò che è stato ta-gliato per la raccolta, penalizza gravemente il prezzo otte-nuto per i tronchi di grosse dimensioni. È quindi frequen-te, in questo tipo di interventi su popolamenti a struttura irregolare, distinguere il taglio di miglioramento da quello di raccolta, per il quale bisogna spesso prevedere la pre-ventiva eliminazione della chioma di una parte degli alberi di grandi dimensioni, per limitare, in fase di abbattimento, danni alle giovani piante. La martellata può essere fatta in un solo passaggio, ma è tecnicamente e commercial-mente preferibile realizzare l’utilizzazione in due tempi di-stanziati da uno o più anni. Il vantaggio è quello di riparti-re il prelievo e il suo impatto nel tempo e ciò rinforza ancora di più l’effetto benefico dei tempi di ritorno brevi. E’ interessante constatare che la logica della martella-ta fatta albero per albero, per favorire i migliori sogget-ti senza preoccuparsi particolarmente per la struttura, conduce generalmente ai prelievi preconizzati nel trat-tamento irregolare. L’apprendimento delle tecniche di martellata nei po-polamenti a struttura irregolare può quindi ispirarsi alla chiave dicotomica proposta in questo articolo. Malgra-do un approccio ostico, la sua costruzione permette di comprendere meglio il senso della “selvicoltura d’albero” e di gerarchizzare più facilmente i criteri di scelta. In questo senso la chiave dicotomica permet-te di acquisire automatismi che evitano di commettere gli errori più gravi e di utilizzare anticipatamente piante che possono rimanere in bosco. Con questo metodo si im-para, ad esempio, a rilasciare gli alberi mediocri, ma non “nocivi”, il cui prelievo prematuro può privare, nel tempo, di una produzione ridotta, ma non nulla. Si può scopri-re inoltre che il criterio di “albero nocivo per la rin-novazione” interviene soltanto alla fine del ragio-namento e ciò permette di ricordare che deve essere considerata solo la “rinnovazione utile”, cioè quella che è possibile favorire senza sacrificare un albero produttivo che non ha ancora raggiunto la sua maturità.

I n f o . A R T I C o L o

Autore: bruno vanstaevel, Centre Règional de la Propriété Forèstiere - CRPF - Bourgogne. E-mail [email protected]

Parole chiave: Selvicoltura, trattamento irregolare, martellata, chiave dicotomica, Francia.

Articolo originale: Un martelage de traitement irrégulier dans un fauteuil. Forêt enteprise n° 195 Novembre 2010.

Selezionato dalla Redazione di Sherwood tra gli articoli proposti in EUFORMAG (European network of Forestry Magazines) www.euformag.eu

Traduzione di Paolo Mori.

Abstract: Tree marking in forests with irregular structure. A practical example of how to use the dichotomous key. Every time a technician makes a tree marking his job is to identify a logical path that allows to choose which trees to leave and which ones to use. In this paper we describe an example of how to use the dichotomous key (described in the previous paper) to help the tree marking in forests with irregular structure.

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a cura di Luigi Torreggiani

[email protected]

Dettagli tecnici de “La Casa di Legno Ecosostenibile”:

Progettista: Ing. Samuele GiacomettiCertificato: CasaClima B+Luogo: Prato Carnico (UD)Riconoscimenti:- CasaClima Award 2010 - Bandiera Verde (Legambiente)- Certificazione di Progetto PEFCPiante abbattute: 43 (30 abeti e 13 larici) per un totale di 140 m³Tipologia dell'edificio: Casa uni-familiareSuperficie abitabile netta: 157 m²Indice termico: 43 kWh/m²Tipologia costruttiva: Struttura portante a telai e travi di legno massiccioRivestimento esterno: Parete ventilata in lariceMateriale isolante: Fibra di legnoImpiantistica: - Impianto termico a pezzi di legna con pannelli radianti di tubi capillari a soffitto;- Impianto fotovoltaico 4 kWp.

“è il progetto della mia vita, per questo devo raccontarlo a più persone possibili”. Appare così semplice la motivazione che ha spinto Samuele Giacometti a raccontare, pri-ma sul web e in futuro su un libro, la sua storia fatta di bosco, legno e sostenibilità, che viene da chiedersi il perché, a narrare di queste tematiche, siano sempre troppo pochi...Sa Di Legno® è un progetto ideato da un "estraneo" al mondo forestale, un inge-gnere appunto, che decide di costruirsi una casa di legno non a “km 0”, ma bensì

a “CAP 33020”, utilizzando cioè materiale ed artigiani accomunati dallo stesso CAP, o comunque residenti nella stessa valle in cui sorge l’abitazione, la Val Pesarina (Prato Carnico - UD). E’ un progetto ambizioso per se stesso, perché non si tratta di una “baita della do-menica”, ma di una casa, da abitare con la propria famiglia, in cui risparmiare il più possibile energia, in cui vivere bene e in modo rispettoso dell’ambiente.E’ un progetto ambizioso anche per il suo piccolo territorio d’adozione, la Carnia,

dove talvolta si sente ancora dire che: “il nostro legno non vale niente, meglio quel-lo austriaco”.Giacometti inizia l’avventura della sua “Casa di Legno Eco Sostenibile” apren-do contemporaneamente un diario-sito web, www.sadilegno.it, dove appuntare, passo dopo passo, tutte le fasi del proget-to: dall’assegno in bosco ai recentissimi premi “Casa Clima Award 2010” della nota agenzia di Bolzano, “Bandiera Verde” di Legambiente e il riconoscimento della Certificazione di Progetto PEFC.

Una casa di legno... cresce sul web

Il sito www.sadilegno.it è quindi un raccon-to in diretta, dal bosco alla casa, interes-

sante perché l’autore parla di foreste, di legno, di ambiente, di edilizia e di energia rivolgendosi a tutti, prima di ogni altro ai propri figli. Come fare a dar fiducia nella casa di legno ai bambini, che pensano sempre a quella brutta storia del lupo che con un soffio la butta giù? Semplice. I bambini, dice Samuele, devono conosce-re il bosco, le “legno-pianta” che diven-teranno “legno-tronco”, “legno-trave”, “legno-tavola”, dovranno osservare il dottore forestale, il boscaiolo, il falegna-me, il carpentiere.

Ed ecco che nei racconti del sito spuntano i Dot-tori Forestali, Verio Solari ed anna Buzzi, i pro-prietari del bosco, una proprietà collettiva gestita dall’Amministrazione Frazionale di Pesariis (Vedi spazio Forestazione a pagina 28), la certificazio-ne PEFC, i boscaioli luciano cleVa e GiuSeppe ToniuTTi. E poi Bruno cimenTi, il trasportatore, le-onardo mecchia, il falegname... si arriva allo sca-vo, alle fondazioni, alla centrale termica, al legno di risulta utilizzato come energia, ad altro legno che diventerà opera d’arte per arredare.

La casa è pronta. E i figli di GiacomeTTi ora ne hanno fiducia, ci abitano volentieri, sanno che è stata costruita con la professionalità dei tanti attori di questa storia e sanno che il bosco non ha sofferto, anzi, che quelle “legno-travi” hanno lasciato spazio a nuove piante che ora possono crescere (era la mamma, naturalista di formazione, la più preoccupata all’inizio del viaggio sulla sostenibilità dei tagli!).

Questa piccola grande storia ci insegna ancora una volta come sia importante la comunicazio-ne, del nostro “chiuso” mondo forestale, verso l’esterno. Trovare un sito, anche se molto "fai da te", in cui sia descritto tutto il processo produt-tivo, dalla scelta delle piante all’abbattimento, dalla segheria al progetto, fino ai riconoscimenti tecnici, con tanto di nomi e cognomi, è un bel segnale. Dobbiamo farlo anche noi forestali, raccontare il lavoro, dare un volto e un nome alle professio-nalità, e farlo sempre più spesso.. Altrimenti i “tre porcellini” avranno sempre paura del “lupo” e non si fideranno mai.

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Riscontriamo, lavorando in Redazione, che si parla sempre più spesso di selvicoltu-ra dal punto di vista teorico e politico e sempre meno da quello tecnico-pratico e operativo. Condivide questa sensazione? Perché, secondo lei, assistiamo a questo cambiamento?

Condivido questa sensazione e penso che questa tendenza dipenda da vari fattori: la scarsità di tempo per il lavoro tecnico sul campo, i limiti posti da leggi e regolamenti all’adozione di criteri diversi da quelli pre-scritti e dalla indeterminatezza degli obiet-tivi di una selvicoltura genericamente mul-tifunzionale e talvolta ideologizzata ma di cui nei singoli casi è difficile definire in modo univo-co la funzione prioritaria e quindi le tecniche più appropriate da adottare. Dipende forse anche dal fatto che la produ-zione legnosa ha oggi un basso valore e che le attività forestali nel territorio hanno in certi contesti scarsa rilevan-za; un tecnico di un Comune della monta-gna alpina mi diceva che il parcheggio in prossimità di un lago artificiale rendeva assai di più e con minore impegno di lavoro e di pratiche burocrati-che del bosco comunale...

Lei è un conoscitore della selvicoltura e dell’ecologia forestale. Quali sono i temi di quest’ultima materia con maggiori ricadu-te sul piano pratico?

Ricordo alcuni temi che hanno un grande rilievo pratico e che sono stati talvolta già oggetto di studio.I problemi di rinnovazione naturale delle principali specie arboree, i cedui di cerro avviati all’alto fusto per i quali mi sembra ci sia incertezza nei riguardi dei tagli di rinno-vazione, i vari boschi di conifere dove il cari-co di ungulati costituisce un fattore limitante all’affermazione del novellame e i cedui per i quali si prescrive una matricinatura sulla cui funzionalità esistono dubbi. Nei boschi di neoformazione di latifoglie dell’area prealpina, merita attenzione la dinamica successionale su cui si può interve-nire per valorizzare le specie il cui legno ha un pregio maggiore. Dinamiche altrettanto interessanti sono quel-le dell’ambiente a scala vasta (cambiamento

globale, crescita demografica, condizioni di vita), delle conseguenze sulle foreste e quin-di sulla possibile o auspicabile gestione.

In base alla sua esperienza d’insegnamen-to, quali sono le difficoltà, vecchie e nuove, che incontra un docente nel motivare e coinvolgere le giovani generazioni e, al contrario, quali sono le criticità che pos-sono incontrare oggi gli studenti forestali?

Agli studenti manca assai spesso la cono-scenza del significato ecologico del bosco e, ancor di più, del suo ruolo economico attua-

le e passato. Spesso essi ricevono dai media un’informa-zione preventiva carente o fuorvian-te. Al contempo la realtà che può esse-re presentata nel corso della didattica con dimostrazioni e sopralluoghi non è sempre esemplifica-tiva di una gestione razionale, dato che sono diffusi i casi di abbandono coltura-le o di sistemi di utilizzazione rudi-

mentali o poco razionali . Oltre a ciò, il quadro economico - ruolo della selvicoltura nell’economia del territo-rio, aspetti sociali, condizioni del lavoro - non è molto incoraggiante.

Ritiene che in campo forestale la compe-tenza, l’efficacia e la professionalità di un ricercatore o di un istituto di ricerca siano adeguatamente misurabili attraverso indi-ci relativi al numero di citazioni delle pub-blicazioni realizzate, come l’Impact Factor?

I criteri per la valutazione della qualità della produzione scientifica sono stati oggetto di critiche e so anche, per esperienza diret-ta, che talvolta le valutazioni dei Referee sono criticabili. Non posso esprimermi con competenza sull’Impact Factor ma ritengo che il vaglio di una critica anonima di buon livello e la divulgazione dei risultati del pro-prio lavoro attraverso riviste che hanno una buona e qualificata circolazione siano una utile esperienza per un ricercatore oltre che un mezzo per inserirsi in una rete internazio-nale che agisce da stimolo al lavoro. La qualità di un ricercatore o di un istituto di ricerca non possono tuttavia, a mio

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L' intervistaa Pietro Piussi

Docente di ecologia forestale e selvicoltura generale nel corso di laurea

in Scienze Forestali dell’Università degli Studi di Firenze dal 1980 al 2008, è stato il successore in quello

stesso ruolo di AlessAndro de PhiliPPis che a sua volta lo è stato di

Aldo PAvAri. Ha partecipato a vari progetti

nazionali e internazionali occupandosi principalmente di ecologia

e selvicoltura delle foreste subalpine e mediterranee, successioni secondarie in

coltivi e pascoli abbandonati e storia forestale. La sua attività di ricerca

è stata sviluppata prevalentemente sulle Alpi orientali e in Toscana ma

anche negli Stati Uniti, in Svizzera, Bosnia, Etiopia, Giordania e Uganda.

è autore di numerose pubblicazioni relative a problemi di ecologia

forestale, storia ecologica dei boschi e selvicoltura nonché della monografia

“Selvicoltura generale” edita nel 1994 da UTET, che rimane ancora

oggi uno dei principali testi di studio italiani sulla materia.

“C’è indeterminatezza negli obiettivi di una selvicoltura genericamente multifunzionale

e talvolta ideologizzata”

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avviso, venire valutate solo con questi cri-teri. La cosiddetta “letteratura grigia” che non ha una circolazione internazionale (mirata in genere al mondo della ricerca) ma raggiunge con dati e osservazioni interessanti un pubblico locale è spesso uno strumento prezioso per la trasmissio-ne nella pratica di risultati importanti sul piano applicativo.

Spesso andando in pensione ci si dedica ad altre tematiche diverse da quelle lavo-rative, mentre a Lei ci capita di trovarla ancora a convegni, escursioni tecniche e incontri. Cos’é che ancora trova stimolan-te e coinvolgente nel mondo forestale?

Il mondo forestale è molto vario: accan-to alla componente naturalistica, coinvol-gente e sempre più ricca e complessa, vi è la componente sociale formata sia da coloro che in vario modo hanno un'atti-vità legata al bosco o ai prodotti del bosco, sia da coloro che se ne interessano per ragioni non professio-nali. Per entrambi questi aspetti la perce-zione del bosco come importante compo-nente del paesaggio mette in evidenza gli aspetti che si riflettono su altre parti

del territorio e che hanno un impatto più vistoso sulla vita sociale: il ciclo dell’acqua, la fissazione della CO2 nell’atmosfera, lo spazio “verde” ricercato dalla società urba-na per trascorrere il tempo libero. Questi temi mi interessano, ma faccio anche il nonno e, per ora, non ho tempo per pen-sare ai trenini elettrici!

Per concludere, secondo lei, oggi c’è più bisogno di selvicoltura o di selvi-cultura?

Sono necessarie entrambe. L’abbandono colturale non conduce ad un mitico “equi-librio della natura” ma ad una serie di pro-cessi legati alla vita e morte degli alberi che restano fuori controllo da parte dell’uomo e

possono avere riflessi a livello di territorio sui corsi d’acqua, sulla diffusione di parassi-ti, sul carattere degli incendi boschivi, anche sulla sicurezza del traffico automo-bilistico. è preferibile far lavo-rare prima i boscaio-li (o altri operatori) piuttosto che, dopo,

la Protezione Civile.E’ anche necessario però che i non “addetti ai lavori” si rendano conto di come funziona un ecosistema forestale e di come agiscono coloro che lavorano nei boschi.

“è preferibile far lavorare prima i

boscaioli piuttosto che, dopo, la

Protezione Civile”

a cura di Silvia BruschiniLuigi Torreggiani

[email protected]

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esbosco con trattore e rimorchio o con trattore portante

Si impiegano per questo lavoro trattrici agricole d.t. e rimorchi; a volte vengono impiegati dei transporter (Foto 1), piccoli trattori portanti muniti di un cassone o piano di carico con 4 ruote motrici uguali, piccole per-ché devono stare sotto al cassone. Vengono esboscati o trasportati agli imposti assortimenti di piccole di-mensioni, con lunghezza di 1 o 2 m, come legna da ardere, da cartiera o simili, preventivamente concentrati in corrispondenza di piste principali o secondarie buone, a fondo regolare, o di strade trattorabili. La legna vie-ne normalmente caricata a mano da 2-4 operatori (1 trattorista con 1-3 aiutanti); durante il viaggio del tratto-re gli aiutanti concentrano. All’imposto la legna viene sca-ricata tramite ribaltamento del piano di carico del mezzo ed accatastata, se necessario, in un secondo tempo.Per l’esbosco ed il trasporto di legname di medie e grandi dimensioni vengono impiegati trattori con rimorchio, in questo caso equipaggiati di gru idraulica (Foto 2), e trattori articolati portanti (forwarder - Foto 3) su piste e su strade trattorabili troppo strette per autocarri.Appare questo uno dei sistemi di esbosco più convenien-ti per le utilizzazioni di cedui e per i primi diradamenti in fu-staie di latifoglie, su distanze superiori al chilometro, fino a che la pendenza del terreno e la disponibilità di strade trattorabili o piste a fondo buono consentono di ricorrervi. Per legname di medie e grandi dimensioni (toppi da sega, fusti) e per assortimenti lunghi 4 m e più, come paleria grossa, stangame e travatura, conviene invece ricorrere

allo strascico, a meno che non si tratti di trasporto vero e proprio, su strada e su distanze superiori a 1-2 km.

Rimorchio (trattore con) o trattore portanteSi impiegano rimorchi monoasse a ruote motrici (r.m.) (Foto 4), per materiale di piccole dimensioni che viene caricato a mano. I rimorchi devono essere a ruote motrici per motivi di sicurezza perché, carichi, possono arrivare a pesare molto di più del trattore che li traina. Sempre per motivi di sicurezza devono essere equipag-giati con un efficiente sistema di frenatura adeguato alla portata del rimorchio.Nel caso di materiale di piccole dimensioni (legna da ar-dere), è sempre utile avere a disposizione la roncola per tagliare qualche ramo trascurato nell’allestimento.Dato che sul rimorchio il carico e la sistemazione del ma-teriale normalmente vengono fatti a mano, esiste il pro-blema della movimentazione manuale dei carichi e dell’adozione di posture incongrue. Durante la fase di carico, qualora un operatore dovesse salire sul rimorchio per la sistemazione del materiale (Foto 5), la macchina non deve essere in movimento e l’operazione deve es-sere svolta con estrema cautela dato che la legna non costituisce un saldo appoggio per i piedi e c’è il rischio di scivolamento e di caduta. Si deve ricordare che non è possibile operare ad altezze superiori ai 2 m da terra se non adeguatamente protetti e se non sia disponibile un adeguato mezzo di accesso. Si ricorda inoltre che è vietata l’assunzione di alcol per i lavori in quota al di sopra dei 2 m.

esbosco con trattore con rimorchio o con gabbie

Foto 1 Foto 2

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Per materiale di medie e grandi dimensioni, che non è possibile movimentare a mano, vengono impiegati ri-morchi più grandi e robusti, spesso a doppio assale oscillante (Foto 6), semirimorchi per trattori portanti, rigidi o balestrati, oppure trattori articolati portanti (forwar-der) equipaggiati con gru idraulica per il carico.Deve essere garantita in ogni caso la stabilità del carico che comunque, sui percorsi forestali, non deve es-sere legato per evitare che, in caso di ribaltamento del rimorchio, questo non trascini con sé anche la motrice.Nel lavoro di esbosco con trattore e rimorchio o con trat-tore portante i principali rischi specifici possono essere riconducibili a quelli legati al lavoro con trattore, a quel-li connessi al collegamento trattore e rimorchio ed all’impiego dell’albero cardanico, oltre a quelli legati alla movimentazione manuale dei carichi.È vietato in ogni caso il trasporto di persone sul ri-morchio. Lavorando con materiale di medie e grandi di-mensioni è sempre utile avere a disposizione lo zappino.

gru idrauLicaPer legname di medie e grandi dimensioni è indispensa-bile che il rimorchio sia equipaggiato con una gru idrauli-ca (caricatore idraulico) per il carico del materiale; anche la legna da ardere può essere caricata con gru idraulica se preventivamente è stata ammassata ordinatamente lungo le piste. Oltre che sul rimorchio, la gru idraulica può essere posizionata sulla motrice (autocarro, trattore) oppure su di una piattaforma indipendente semovente (granchio) gommata o cingolata.Gru idrauliche per legna e legname (UNI EN 12999:2009)

sono equipaggiate con pinza da legname.Prima della messa in funzione della macchina, l’operato-re deve leggere attentamente le istruzioni predispo-ste dal costruttore, riportate nel manuale d’uso e ma-nutenzione che obbligatoriamente deve accompagnarla, e, prima dell’inizio di ogni lavoro, l’operatore deve ac-certarsi che la gru idraulica ed i suoi componenti di sicurezza siano integri e funzionanti.La gru idraulica deve essere utilizzata secondo le istru-zioni d’uso del fabbricante e le indicazioni aggiuntive dell’allestitore; in particolare, durante l’impiego della gru idraulica gli stabilizzatori, ove previsti dal co-struttore, devono essere posti in opera in modo da garantire la stabilità del mezzo. È in ogni caso ne-cessario riservare l’uso della gru idraulica a lavoratori allo scopo incaricati che abbiano ricevuto una informazione, formazione ed addestramento adeguati.La gru idraulica deve essere oggetto di idonea manuten-zione, secondo le istruzioni d’uso e manutenzione del fabbricante; l’eventuale riparazione e la manutenzione devono essere affidati a soggetti qualificati in maniera specifica per svolgere detti compiti.Devono essere effettuati controlli periodici, secondo le indicazioni fornite dai fabbricanti, nonché controlli stra-ordinari finalizzati al mantenimento di buone condizioni di sicurezza, ogni volta che intervengano eventi eccezionali, quali riparazioni, trasformazioni, incidenti, fenomeni natu-rali o periodi prolungati di inattività; i risultati dei controlli devono essere registrati per iscritto e, almeno quelli rela-tivi agli ultimi tre anni, devono essere conservati a dispo-sizione degli organi di vigilanza.La gru idraulica è un apparecchio di sollevamento e (se di portata superiore ai 200 kg):

se antecedente al 21/09/96, deve essere dotata di •manuale di omologazione rilasciato dall’ISPESL;se successiva al • 21/09/96, deve essere munita di dichiarazione di conformità CE ed essere ac-compagnata obbligatoriamente dal relativo ma-nuale di uso e manutenzione; la prima attivazio-ne deve essere comunicata all’ISPESL.

In entrambi i casi deve essere verificata periodica-mente da parte delle Aziende USL competenti per territorio, o, in caso di indisponibilità di queste, da parte di soggetti abilitati secondo il D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.. La periodicità della verifica è annuale, se la gru è stata messa in servizio da oltre 10 anni,

Foto 3 Foto 4

Foto 5

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o biennale in caso contrario (vedi Allegato VII del D.lgs. 81/2008). In caso di vendita e/o trasferimen-to di questi apparecchi in province diverse ne deve essere data segnalazione agli Enti competenti per le verifiche.Il posto di manovra della gru idraulica deve essere rag-giungibile in modo sicuro e, se posizionato in alto, provvi-sto di adeguati sistemi di trattenuta, inoltre devono essere presenti i dispositivi contro l’azionamento accidentale dei comandi e ben evidenziate le indicazioni delle manovre e delle portate. Durante il lavoro la macchina deve avere tutte le protezioni previste dal costruttore.Durante le operazioni di carico nessuno deve sta-zionare sotto i carichi sollevati per il rischio di caduta di materiale dall’alto dovuto sia all’utilizzazione della gru idraulica e sia alla possibilità che ci siano pezzi di tron-chi, rami o arbusti (residui della fase di allestimento della legna) ubicati in posizioni pericolose. L’utilizzo di que-ste attrezzature in presenza di altri operatori, per esempio per sistemare la legna da ardere sul cas-sone del veicolo, diventa estremamente pericoloso sia perché si trovano persone nel raggio di azione della gru, sotto ai carichi sollevati, sia perché gli aiutanti stazio-nano in posizioni pericolose e poco stabili al di sopra del carico che si sta preparando. Queste situazioni di lavoro devono assolutamente essere evitate.

esbosco a soma con trattore (con gabbie) di Legna

da ardere cortaQuesto sistema di lavoro, per l’esbosco della legna da ar-dere ricavata dalle normali utilizzazioni dei cedui o dai tagli di conversione, si è sviluppato in alternativa al più diffuso esbosco con trattore equipaggiato di rimorchio.Generalmente vengono utilizzati normali trattori agricoli gommati a doppia trazione (d.t.) che portano, sul solleva-tore idraulico posteriore e sulla parte anteriore, dei conte-nitori, o gabbie (Foto 7), all’interno dei quali viene caricata manualmente la legna da ardere, normalmente in posizio-ne parallela all’asse longitudinale del trattore (Foto 8).Il sistema necessita di piste per l’esbosco, permanenti o temporanee, percorribili dai trattori. Attraverso questa viabilità forestale secondaria, la legna da ardere viene portata fino agli imposti. Per la scelta del trattore da im-piegare con le gabbie devono essere fatte le seguenti considerazioni:

per il particolare tipo di lavoro (contemporaneo tra-•sporto di un carico anteriore e di uno posteriore) la struttura portante del trattore è sottoposta ad elevate sollecitazioni a flessione e a torsione e quindi sono più indicati i trattori con il telaio portante che non quelli con il corpo centrale (basamento motore, scatola di trasmissione ecc.) autoportante;il peso della gabbia posteriore grava sul sollevato-•re idraulico che deve essere adeguato allo sforzo richiesto;per buona parte del lavoro il trattore si muove su piste •secondarie (semplici varchi nel soprassuolo a fondo naturale), in ambienti con numerosi ostacoli in grado di danneggiare le parti esterne della macchina. Il mezzo deve essere quindi dotato di idoneo equipaggiamento di protezione, in grado di contenere e ridurre i danni alle strutture ed agli impianti.

I trattori che lavorano con le gabbie devono avere pneu-matici idonei sia per quanto riguarda la portata, che per quanto riguarda la resistenza alla foratura (numero e tipo di tele o indice di carico), in modo particolare nelle zone dove sono presenti specie insidiose come quelle della macchia mediterranea (erica, corbezzolo).

Gabbie (trattore con)Si tratta di due contenitori, le “gabbie”, a forma di paral-lelepipedo rettangolo: il contenitore più grande viene po-sto sul sollevatore idraulico posteriore, quello più piccolo viene collocato sulla parte anteriore della trattrice, colle-gandolo al telaio od al sollevatore idraulico anteriore (che i trattori possono avere in dotazione). Le dimensioni delle

Foto 6 Foto 7

Foto 8

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gabbie, variano in dipendenza della capacità dei solle-vatori idraulici, della struttura del trattore e dei pneuma-tici. La gabbia posteriore è il contenitore principale che consente di effettuare carichi notevoli, pari normalmente a 2,0-3,5 mst (metro stero = unità di misura della legna da ardere corrispondente ad un volume di 1 m3 all’inter-no del quale ci sono legna e spazi vuoti; normalmente 1 mst di legna da ardere pesa circa 5,5-6,5 q), che su percorsi in salita possono provocare pericolosi impen-namenti.La gabbia frontale, oltre ad aumentare la capacità di ca-rico totale, ha proprio la funzione di zavorra stabilizzatri-ce contro l’impennamento. Le sue dimensioni devono essere tali da non ostacolare la visibilità del trattorista e la sua capacità è normalmente compresa tra 1,0 e 2,0 mst, pari a circa il 50% della gabbia posteriore. Il posizionamento ed il collegamento al trattore delle due gabbie è particolarmente importante per il lavoro. La gabbia posteriore è applicata all’attacco a tre punti (Foto 9), sostituendo il puntone (terzo punto) con un martinet-to idraulico a doppia azione. Questo consente di abbas-sare la gabbia fino a terra con il sollevatore per facilitare il carico della legna nella gabbia. Inoltre il terzo punto idraulico serve a ruotare la gabbia rispetto all’estremità dei tiranti e ad inclinarla avanti o indietro, sia per agevo-lare il carico e lo scarico, sia per tenerla in posizione tale da non perdere la legna durante il viaggio carico.È necessario che l’allestitore indichi il peso e le dimen-sioni perché possa essere verificato che non si superi la massa complessiva e l’ingombro previsti per il trattore.Ultimamente si sono diffuse delle gabbie affastellatrici (Foto 10) che consentono, mediante un sistema di pres-saggio idraulico e legatura manuale, di formare dei fasci di legna di vario diametro (da 0,6 a 1,7 m circa, corri-spondenti a volumi da 0,30 a 2,30 mst circa) che poi vengono movimentati esclusivamente con gru idraulica (ed apposita pinza per i fasci di diametro maggiore) per il carico sui mezzi di trasporto (autotreno, autoarticolato, autocarro, rimorchio per trattore). Tali gabbie possono essere usate sia in bosco, impiegandole per l’esbosco, alla stessa stregua delle normali gabbie non affastellati-ci, o all’imposto, effettuando l’esbosco con altri sistemi (gabbie, rimorchio, risine, ecc), con il solo scopo di rea-lizzare i fasci di legna.Se le gabbie sono semplici contenitori metallici e non hanno parti meccaniche in movimento azio-

nate da un sistema diverso dalla semplice forza umana o non sono configurabili come attrezzature intercambiabili (cioè sono assemblate al trattore senza modificarne la funzione o senza apportare allo stesso una nuova funzione), esse non posso-no essere definite macchine e sono escluse dal campo di applicazione della Direttiva 2006/42 (Di-rettiva Macchine) quindi non sono soggette alla marcatura CE ed alla dichiarazione di conformi-tà CE ai sensi della suddetta direttiva. In pratica in questo caso le gabbie sono considerate parte del carico (funzionali cioè solo a tenere raccolto un carico altrimenti sciolto). Se, invece, le gabbie presentano parti meccaniche in movimento (es. gabbie affastellatici, dotate di apposita attrezza-tura idraulica), e/o sono configurabili come at-trezzature intercambiabili, rientrano nel campo di applicazione della Direttiva 2006/42 e quindi devo-no essere accompagnate da dichiarazione di con-formità CE e devono riportare la marcatura CE ai sensi della suddetta direttiva. Se però, in generale l'installazione delle gabbie soggette a marcatura CE comporta modifiche della destinazione d'uso delle gabbie stesse o della loro funzionalità (così come definiti dal fabbricante) con delle modifiche che possono essere anche strutturali, allora colui che effettua tali modifiche ha l'obbligo di rimarca-re la macchina, redigere un nuovo fascicolo tecni-co e fornire nuove istruzioni per l'uso. Se infine, le modifiche di cui sopra riguardano gabbie non rientranti nel campo di applicazione della direttiva 2006/42, allora è responsabilità di colui che ha re-alizzato tali modifiche definire la necessità o meno di adempiere a quanto previsto dalla suddetta di-rettiva (marcatura, fascicolo tecnico e dichiarazio-ne di conformità), fatto salvo comunque l'obbligo di fornire nuove istruzioni per l'uso della gabbia stessa.Per il lavoro servono attrezzi da taglio (roncola) per to-gliere eventuali rami dimenticati nell’allestimento del ma-teriale. La squadra di lavoro ottimale dovrebbe essere costituita da 2 operatori: il trattorista e l’aiutante. Il trat-torista, oltre a guidare il mezzo, collabora con l’aiutante a caricare la legna nelle gabbie e gestisce le manovre allo scarico del materiale. L’aiutante rimane in bosco a preparare il carico successivo. Nel caso di esbosco

Foto 9 Foto 10

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di legna già concentrata in corrispondenza delle vie di esbosco, per massimizzare la produttività e organizza-re al meglio il lavoro, sarebbero necessari due trattori, ambedue equipaggiati con le gabbie, con due trattoristi che si alternano al punto di carico dove un solo aiu-tante provvede a collaborare alternativamente con i due trattoristi al carico delle gabbie. Nel lavoro di esbosco a soma con trattore i principali rischi specifici possono essere riconducibili a quelli legati al lavoro con trattore ed al collegamento trattore e gabbie, oltre a quelli legati alla movimentazione manuale dei carichi.L’esbosco a soma è un’alternativa all’esbosco con trat-tore e rimorchio, dal quale si differenzia per le seguenti caratteristiche:

il trattore, portando le gabbie sollevate da terra ed •avendo un ingombro minore, ha una maneggevo-lezza superiore e di conseguenza è più veloce nelle manovre e negli spostamenti;sulle piste individuate nelle tagliate, il solo trattore ha •migliori possibilità di circolazione: è più maneggevole e ha ruote più grandi rispetto a quelle del rimorchio; così può muoversi (a rittochino, sulle piste seconda-rie) abbastanza agilmente anche su terreni della se-conda classe di pendenza (20-40%);il carico della legna nelle gabbie è meno faticoso che •sul pianale del rimorchio, poiché queste possono es-sere abbassate fino a terra;la squadra di lavoro è costituita da un numero minore •di operatori; se con il rimorchio occorre una squadra costituita normalmente da 3 o 4 uomini, compreso il trattorista, con le gabbie sono sufficienti 2 o 3 uo-mini, compreso sempre il trattorista, a seconda che la legna sia già stata concentrata oppure sia ancora sparsa sulla superficie della tagliata;la quantità di legna trasportata con le gabbie (3,0-5,5 mst) •è circa la metà di quella trasportata con i rimorchi (5,0-10,0 mst) ma, per le considerazioni fatte in pre-cedenza, il numero di viaggi di esbosco, soprattutto sulle brevi distanze, è circa il doppio.

I n f o . A R T I C o L o

Autori: marco masi, Settore Ricerca, Sviluppo e Tutela nel Lavoro DG Diritto alla Salute e Politiche di Solidarietà - Regione Toscana. E-mail [email protected] borghi, mauro giannelli, Azienda Sanitaria Firenze U.F. P.I.S.L.L. Zona Sud-Est. E-mail [email protected] bolognesi, Paola giovannini, Alessandro ulivi, Azienda Sanitaria Firenze U.F. P.I.S.L.L. Zona Mugello. E-mail [email protected] fabiano, franco Piegai, D.E.I.S.T.A.F. - Facoltà di Agraria - Università degli Studi di Firenze. E-mail [email protected] grifoni, Daniele novelli, Azienda Sanitaria Firenze U.F. V.I.M. E-mail [email protected] Laurendi, marco Pirozzi, VIII UF del Dipartimento Tec-nologie di Sicurezza dell'INAIL (ex ISPESL). E-mail [email protected], [email protected] Dario bitussi, Davide Pozzo, Servizio Foreste e Fauna, Provincia Autonoma di Treno. E-mail [email protected] behmann, Magnifica Comunità di Fiemme. E-mail [email protected]

Parole chiave: Sicurezza nel lavoro forestale, D. Lgs. 81/2008, trattore, gabbia, rimorchio, esbosco, prevenzione.

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23 Sherwood n.170 Febbraio 2011

Resilienza e capacità di adattamento delle foreste saran-no messe alla prova dai cambiamenti climatici: per resi-lienza si intende la capacità di reagire alle perturbazioni senza modificazioni nella composizione (thoMPson et al. 2009), l’adattamento comporta la migrazione delle spe-cie arboree ed il formarsi di nuove mescolanze, in funzio-ne dello spostamento delle aree ottimali per le esigenze ecologiche delle specie (sPittlehouse e stewart 2003). Secondo il 4° Rapporto IPCC sui cambiamenti climatici (IPCC 2007), a fine secolo l’aumento della temperatura media sarà compreso tra 1,8°C e 4°C rispetto al periodo 1908-1999, in alcune aree si verificheranno cali delle pre-cipitazioni. Secondo ortolani e Pagliuca (2003) in Italia esse sono già diminuite del 30% negli ultimi 150 anni.Le previsioni sulla migrazione delle specie arboree sono speculative per vari motivi (schwartz et al. 2001): la mo-dellizzazione del clima è incerta, i modelli non predico-no alcuni attributi importanti come la distribuzione degli estremi termici o di precipitazione (woodward 1987). Pur nell’ambito delle speculazioni, in questo lavoro si cer-ca di valutare come i possibili cambiamenti di temperatu-ra e precipitazioni potrebbero influenzare la distribuzione del leccio (Quercus ilex L.) in provincia di Grosseto. È comunque necessario tenere presente che la modelli-stica fornisce indicazioni sulla distribuzione potenziale delle specie, la distribuzione reale dipende dall’intera-zione di numerosi fattori, quali i meccanismi di adatta-mento e migrazione o la presenza di barriere geografiche

di carattere naturale o artificiale (rilievi, infrastrutture ed aree urbanizzate) di cui non si possono prevedere dina-mica e reciproche interazioni. Il leccio è una specie importante poiché costituisce fito-

Specie forestali e global change Il leccio in provincia di Grosseto

eCologIA

di daVide Melini

La costruzione di un modello della distribuzione del leccio, mediante l’algoritmo

Random Forests e otto predittori, ha consentito di ipotizzare il cambiamento

futuro della distribuzione della specie in provincia di Grosseto, a seguito di un

aumento della temperatura media e di un calo delle precipitazioni.

Leccete nei pressi di Capalbio (GR).

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cenosi climax (Pignatti 1998). La Regione Toscana ha prodotto uno strato informativo per l’Inventario forestale (IFT), con celle di 400 m di lato (hofMann et al. 1998). Il database associato indica per ciascuna cella le tre specie arboree principali. Da un overlay in ambiente GIS con i confini di riserve naturali e parchi, risulta che il leccio è la specie più frequente tra quelle dominanti nei soprassuoli delle aree protette della provincia.

metodoLogiaLo studio è stato sviluppato su base raster assumendo come matrice di riferimento le celle dell’IFT. La superficie forestale indagata è di 1.887 km2. Si è costruito un mo-dello della distribuzione del leccio tra le tre specie principali nei boschi della provincia che, in funzione di otto predittori, descrive il comportamento e la distribu-zione della specie.Lo strumento utilizzato sono i Random Forests (RF), (liaw e wiener 2002), variante degli alberi di classificazione (Classification and Regression Trees), che permettono di effettuare la classificazione degli oggetti in base ai valori dei predittori e sono preferiti rispetto ad anali-si tradizionali quando non si può individuare la funzione matematica idonea a descrivere un fenomeno. I RF si basano sulla costruzione di più alberi di classificazione: ogni caso viene fatto passare in tutti gli alberi, ciascuno dei quali fornisce una classificazione, l’oggetto viene as-segnato alla classificazione con più voti. Ad ogni nodo di ogni albero viene scelto casualmente un sottoinsieme di predittori (BreiMan 2001). La capacità di incorporare automaticamente le interazioni tra varia-bili, conseguenza del fatto che i RF ripartiscono i dati in gruppi omogenei sulla base delle informazioni fornite per l’addestramento, fa sì che i RF siano in grado di affrontare complesse interazioni tra variabili anche altamente corre-late tra loro (stroBl et al. 2008). I RF sono implementati nell’omonima libreria di R, ambiente per analisi statistiche interfacciato con il GIS GRASS (Geographic Resources Analysis Support System) mediante la libreria spgrass6 su sistemi GNU/Linux.Il modello è stato realizzato applicando i RF al database ottenuto estraendo, per tutte le celle IFT, i valori dei digi-tal number dalle mappe in formato raster dei predittori. Il

modello è stato poi di nuovo applicato ai predittori, cal-colando sulle mappe raster un incremento della tem-peratura media di 2°C, in linea con lo scenario «base» prospettato dall’IPCC per il prossimo secolo e assumen-do per il periodo un calo del 20% della precipitazione media annua, ipotizzando che continui la tendenza con diminuzione delle precipitazioni del 30% in 150 anni (or-tolani e Pagliuca 2003). Si è così ottenuta la distribuzione potenziale del leccio tra le specie principali, a seguito dei cambiamenti del clima. La distribuzione dei cambiamenti del clima può essere disomogenea entro un territorio ed è lecito dubitare della possibilità di modellizzare, su un’area ristretta, i cambia-menti in corso. In questo contributo si assume che i cam-biamenti di precipitazioni e temperature siano omogenei sull’area esaminata ed aderenti alle tendenze generali.I RF incorporano l’analisi delle interazioni tra variabili e consentono per esempio di valutare come temperatura, radiazione solare e precipitazioni, nel campo di variazione del caso studiato, influenzano la distribuzione del leccio. Il modello però non può tenere conto del fatto che l’au-mento della temperatura ed il decremento della precipi-tazione influenzano tre dei predittori: si tratta dei valori di

Lecceta nelle Colline Metallifere (GR).

Figura 1 - Da sinistra verso destra, mappa della precipitazione media annua (mm), della temperatura media annua (°C) e della radiazione solare incidente cumu-lata annua (Wattora / m2 * anno).

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riflettanza nella banda 3 e banda 4 e della radiazione so-lare incidente, correlati rispettivamente alla funzionalità ecofisiologica dei soprassuoli ed alla torbidità dell’atmo-sfera, entrambi influenzati direttamente da temperatura e precipitazioni. Si tratta di una fonte di variabilità non modellizzabile: uno dei limiti intrinseci di questo tipo di analisi, in pratica, è che si è obbligati ad assumere che un modello costruito oggi sia valido anche per il futuro, il che non è invece scontato (garzón et al. 2008).

predittoriValori di riflettanza Sono stati utilizzati i valori di riflettanza misurati dal sen-sore del satellite Landsat 7 ETM+ nella banda 3 (rosso) e nella banda 4 (IR vicino), che esprimono l’assorbimen-to della radiazione nelle lunghezze d’onda utilizzate nella fotosintesi, fornendo indicazioni sulla funzionalità della volta arborea. Le scene Landsat sono del 2006, dispo-nibili all’url http://glcfapp.glcf.umd.edu:8080/esdi/index.jsp.

Pendenza, esposizioneLe mappe di pendenza ed esposizione sono state rica-vate da un digital terrain model (DTM) con passo di 90 m, fornito dal Consortium for Spatial Information all’url http://srtm.csi.cgiar.org. Al variare della pendenza mutano sia la quantità di radiazione solare incidente al suolo, sia la velocità di scorrimento idrico superficiale; l’esposizione influenza la quantità di radiazione solare e l’incidenza dei venti dominanti.

Radiazione solare incidente Utilizzando il DTM è stata calcolata la radiazione sola-re incidente cumulata annua, fattore che determina la quantità di radiazione disponibile per la fotosintesi ed influenza l’evapotraspirazione. La prima operazione compiuta è la scelta dei valori da attribuire ad alcu-ne costanti necessarie in GRASS, che fornisce stime dell’irraggiamento sulla superficie terrestre. Si trat-ta del coefficiente di torbidità di Linke, che esprime il grado di torbidità dell'atmosfera, e del valore di Albe-do, frazione della radiazione incidente riflessa dalla copertura del suolo. Dalle mappe a disposizione all’url www.soda-is.com (Services for Professionals in So-lar Energy and Radiation), per l'area di studio il coef-ficiente di torbidità di Linke è 3,7. Il valore di Albe-do scelto è 0,2 (valido in prima approssimazione sia per boschi di conifere sia di latifoglie). A conferma dei valori scelti, sono state utilizzate le stime di radia-zione solare globale al suolo fornite da ENEA all'url http://clisun.casaccia.enea.it per 9 località della provincia, che approssimano i valori reali entro il 6-7%. Confrontando i risultati ottenuti in riferimento al DTM, l’errore ottenuto è inferiore a ± 5%.

Accumulazione dei deflussi idrici superficialiIl calcolo dell’accumulazione dei deflussi idrici è stato eseguito con GRASS, che quantifica l’accumulazio-ne dei flussi provenienti dai pixel delle quote superiori. Calcolando il logaritmo dell’accumulazione, sono state

mappate le stazioni caratterizzate da maggiore disponi-bilità idrica per accumulo dello scorrimento superficiale.

Precipitazione media annuaLa mappa della precipitazione media annua (Figura 1) è stata ottenuta con l’interpolazione dei dati dell’archivio dell’Istituto Idrografico e Mareografico di Pisa (www.idropisa.it), per 59 stazioni pluviometriche delle provin-ce di Grosseto e Siena.La disponibilità di dati riguarda anni tra il 1919 ed il 2005 ma non è omogenea: sono state scelte le stazioni per cui erano disponibili dati recenti con almeno una decina di annate. Sono stati calcolati i valori di precipitazione media annua, associati poi alle coordinate delle stazioni per ottenere un database vettoriale.Il metodo utilizzato per l’interpolazione è lo Universal Kriging, implementato nella libreria gstat di R (PeBesMa e edzer 2004). Sono state verificate le condizioni di di-stribuzione normale degli errori ed assenza di autocor-relazione degli errori. Il modello di variogramma scelto è

Figura 2 - Importanza delle variabili nel modello, espressa in termini di decrescita dell’indice di Gini garantita da ciascuna.

Figura 3 - A sinistra distribuzione del leccio tra le specie principali nelle celle IFT. A destra distribuzione modellizzata dopo i cambiamenti climatici ipotizzati.

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esponenziale, l'interpolazione è stata eseguita nei punti entro 30 km di raggio, si è ottenuta una radice dell’errore quadratico medio pari a 140 mm.

Temperatura media annuaPer produrre una mappa della temperatura (Figura 1), mancando sufficienti dati interpolabili, si è utilizzata la mappa disponibile all’url http://sunbird.jrc.it/pvgis/, raster con passo di 1 km prodotto dal JRC (Joint Rese-arch Center) per interpolazione di dati degli anni dal 1995 al 2003 in 800 stazioni meteorologiche. Sono stati identificati i valori di temperatura media annua di 12 località (in pianura, al livello del mare e sui maggiori rilievi, es. Monte Amiata). Si è eseguita poi una regres-sione semplice, che ha portato all’identificazione di una funzione quadratica che lega temperatura media annua e quota, con R2=0,92 e p<0,001.

La funzione è la seguente:T media annua(°C) = 10-6 x [quota(m)]2 - 0.001 x [quota(m)]+15,6

Tale funzione è stata quindi utilizzata per produrre, a par-tire dalle quote del DTM, un raster della temperatura me-dia, con passo di 400 m.

risuLtati e discussione

Modello della presenza del leccioIl modello della distribuzione del leccio è stato costruito per aggregazione di 500 modelli base. Sono stati testati anche numeri diversi di modelli base, senza ottenere dif-ferenze significative nell’accuratezza.L’80% del set iniziale di dati è stato utilizzato per adde-strare l’algoritmo RF(1); il 20% dei dati, estratto casual-mente, è stato utilizzato per la validazione del modello. Per stimare la corrispondenza tra presenza/assenza del leccio tra le specie principali modellizzata e reale, si è uti-lizzata l’accuratezza (ACC) calcolata dalla matrice di con-fusione, il valore ottenuto è 0,78. Una funzione della libreria di R che implementa l’algorit-mo RF, denominata Variable Importance Plot, permette di calcolare l’importanza delle variabili nell’algoritmo co-struito. Essa utilizza l’indice di impurità di Gini (Brown e MalcolM 1994), valutando la decrescita dell’indice con l’uso di ciascuna variabile. La Figura 2 mostra l’importan-za delle variabili nell’algoritmo RF costruito.

Distribuzione potenziale del leccioSulle mappe raster di temperatura e precipitazioni, sono stati calcolati rispettivamente un incremento di 2°C ed una diminuzione del 20%. L’algoritmo RF che esprime il modello della distribuzione del leccio, è stato quindi nuovamente applicato a tutti i predittori, producendo una mappa di probabilità con valori compresi tra 0 e 1. Essa è stata riclassificata assegnando 0 ai pixel con valori di probabilità inferiori a 0,5 ed 1 ai pixel con probabilità compresa tra 0,5 e 1.L’ipotesi di riclassificazioni più articolate, pur presa in considerazione, è stata scartata per evitare artefatti ed alterazioni aleatorie del risultato. La distribuzione potenziale del leccio come una delle tre specie principali nelle celle IFT in risposta ai cambiamenti climatici è riportata in Figura 3. Su circa 29.300 ha si avrebbe espansione del leccio come una delle tre specie principali(2). Attualmente, su queste aree cerro e roverella sono le specie dominanti in 7.232 e 2.752 ha rispettivamente; corbezzolo, pino domestico e castagno lo sono su 2.000, 1.104 e 752 ha rispettiva-mente. Circa il 35% delle aree su cui il leccio si diffonde-rebbe come una delle tre specie principali, dunque, oggi è dominato da querce caducifoglie: si tratta perlopiù di località collinari e sulle pendici del Monte Amiata.Buona parte del totale di 22.200 ha di superfici boscate su cui il leccio non troverebbe più condizioni ecologiche tali da permettergli di essere tra le specie principali, so-

Grafico 1 - Ripartizione in funzione dell’esposizione delle celle IFT su cui il leccio non sarebbe più tra le specie principali.

(1) Per quanto riguarda altri metodi non parametrici, K-NN e reti neurali artificiali, sono stati testati con lo stesso set di dati e con la stessa metodologia, ma non sono stati usati per l’infe-riore accuratezza di classificazione: con il metodo K-NN come implementato nelle librerie knncat e knnflex di R si è ottenu-to come miglior risultato ACC=0,72; con le reti neurali artifi-ciali, come implementate nella libreria nnet di R, si è ottenuto ACC=0,64. Per la descrizione delle librerie citate si rimanda all’url http://cran.r-project.org/.(2) La specie può essere presente nei soprassuoli in questione, ma se lo è, oggi non è una delle tre specie principali.(3) Test χ2 : ipotesi nulla, la ripartizione delle celle IFT nelle quali il leccio non sarà più tra le tre specie principali è omogenea in funzione delle esposizioni; χ2 calcolato per 7 g.d.l. = 237,87. Valore critico per 7 g.d.l. e p < 0,001 = 24,32.Leccete e macchie su pendici con esposizione meridionale, nei pressi di Tirli (GR).

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pratutto vicino alla costa, si trova su esposizioni Sud e Ovest. Nel Grafico 1 è visibile la ripartizione delle celle IFT su cui il leccio non sarebbe più tra le tre specie principa-li, per esposizioni espresse in gradi raggruppate di 45° in 45°. Si noti il numero di celle con esposizioni Sud e Ovest (da 180° a 270°), le più soleggiate e calde(3).

concLusioniSecondo il modello di distribuzione sviluppato, a segui-to dei cambiamenti climatici il leccio si diffonderebbe, come una delle tre specie principali nei soprassuoli, su 29.300 ha della provincia di Grosseto soprattutto nell'en-troterra. In prossimità della costa, sui terreni con espo-sizioni più calde, le condizioni stazionali diverrebbero sfavorevoli per la specie, che su 22.200 ha di superfici boscate non troverebbe più condizioni ecologiche tali da permettergli di essere tra le tre specie principali.La modellistica ecologica, per quanto evoluti possano essere gli strumenti matematici a disposizione, non può superare il limite dell’imprevedibilità nel lungo termine del comportamento di sistemi altamente complessi quali sono i mosaici paesaggistici, ma offre degli scenari su cui riflettere.Secondo lo scenario delineato, nella pratica forestale si verificherebbero notevoli cambiamenti legati al minore incremento annuo dei soprassuoli dominati dal leccio rispetto ad altre querce, o al declino della specie, che potrebbe essere inevitabile in stazioni che diverrebbero idonee per vegetazione più termofila. Qui in futuro po-trebbe porsi il problema di come accompagnare la di-namica evolutiva dei soprassuoli, ed eventualmente di modificarne la coltura per garantire maggiore continuità della copertura.La risposta dei boschi al global ghange potrà essere favo-rita dall’incremento di stabilità e vitalità delle foreste, con aumento della diversità compositiva e strutturale a scala di popolamento e delle connessioni ecologiche e della diversità delle forme di gestione e trattamento, a scala di paesaggio. Ciò sarebbe coerente anche con le scelte già richieste dalle direttive 92/43/CE “Habitat” e 79/409/CE “Uccelli” nella rete ecologica Natura 2000.

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I n f o . A R T I C o L o

Autore: Davide melini, Dottore Forestale, PhD in Pianificazione Forestale. Collaboratore Ufficio Aree Protette e Biodiversità e Ufficio Forestazione Pro-vincia di Grosseto. E-mail [email protected]

Parole chiave: Ecologia, leccio, Quercus ilex, global change, distribuzi-one, adattamento, migrazione, Grosseto.

Abstract: Forest species and global change: the holm oak (Quercus ilex) in Provincia di Grosseto. The Italian woodland ecosystems will have to prove their resilience and adaptation capabilities. An holm oak (Quercus ilex) distribution model has been created, using a random forest machine learning algorithm, and eight factors, for evaluating how the holm oak dis-tribution could change, in Provincia di Grosseto - Southern Tuscany. The scenarios were based on mean temperature increasing and precipitation decreasing. The holm oak, ought to spread along hill areas, at the same time will decline along the coast, in warmer areas.

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L’obiettivo di questo nuovo spazio “Forestazione” è pre-sentare realtà e progetti forestali che hanno già dato dei risultati positivi, tangibili e potenzialmente riproducibili in condizioni simili. Lo scopo è dare idee a chi lavora nel settore e combattere il luogo comune che talvolta “assil-la” i forestali, quello per cui si sente spesso dire: “Bello, sì, ma certe cose dalle nostre parti non si possono fare”. Iniziamo quindi portando ai lettori il racconto di una pic-cola realtà, sconosciuta ai più, che dopo decenni di immo-bilismo e abbandono è tornata a creare occupazione, guadagno e sviluppo dal proprio patrimonio forestale.

ContestoLa Frazione di Pesariis (Comune di Prato Carnico - UD), conosciuta come "Il Paese degli Orologi" per la lunga tradizione artigiana legata all'orologeria, gode da circa otto secoli di una forma di autonomia amministrativa e gestionale sui beni di proprietà collettiva: boschi, prati, pascoli e immobili. Attualmente la gestione è affidata all’Amministrazione Frazionale, formata da rappresen-tanti eletti dai residenti.

La foresta I boschi gestiti dall’Amministrazione di Pesariis sono tipici delle Alpi centro orientali, rientrano nelle tipologie defi-nite in Regione Friuli Venezia Giulia di faggeta montana, piceo abieteto, abieti piceo faggeto, pecceta montana e pecceta altimontana e subalpina. Dei 1.585 ha di pro-prietà collettiva, le foreste produttive rappresentano il 35% circa (554 ha). Le specie prevalenti nel bosco di pro-duzione sono l’abete rosso (56%), l’abete bianco (35%), il faggio (5%) e il larice (4%). L’abete rosso è in genere di ottima qualità, l’abete bianco discreto. Il faggio prevale

invece nei 284 ha di bosco (non compresi nel bosco pro-duttivo descritto prima) concessi in godimento gratui-to ai frazionisti per ricavare legna da ardere, quale diritto di uso civico. La pianificazione delle foreste di proprietà frazionale ha avuto inizio nei primi anni ’60, il primo piano ha avuto validità dal 1963 al 1972. Oggi è in corso la redazione della sua quinta revisione. Durante questo periodo la massa è passata dai circa 190 m3/ha del ’63 ai 331 del ’97. L’incremento medio dai 4 m3/ha del del ’63 ai 6,8 del ’97. La ripresa, calata decisamente negli anni ’70 e ’80, sta tornando costantemente ad aumentare proprio grazie alla gestione attiva attuale. Nel nuovo piano sarà prevista una ripresa dell’85% rispetto all’incremento, contro un 44% circa degli anni’70 e ’80.

StoriaLa proprietà collettiva di Pesariis, come sottolineato in precedenza, ha una lunga storia legata all’autonomia e alla gestione delle risorse forestali. Dalla fine del XIII secolo, passando attraverso il dominio della Repubblica di Venezia, l’Impero Napoleonico e Austroungarico, la frazione ha esercitato la gestione autonoma di un este-so territorio. Risalgono al periodo tra il 1250 ed il 1275 i primi rilevanti privilegi. Le concessioni perdurarono anche sotto il regime della Serenissima, la quale molto si adoperò a tutela del patrimonio forestale, sia che si trattasse di beni dello stato, i cosiddetti boschi "ban-diti" riservati a fornire il legname per l'arsenale di Venezia, sia che riguardassero i beni in uso alle comuni-tà locali. Nel territorio di Pesariis furono quattro i boschi banditi per i bisogni dell'Arsenale di Venezia, detti da allora "delle remi"; gli altri rimasero in godimento della comunità come beni inalienabili. Nel 1896 e nel 1899

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Pesariis: una proprietà collettiva cresce grazie alle foreste

Attraverso i fondi europei per lo Sviluppo Rurale, la professionalità di tecnici forestali, operatori e amministratori locali e l’attaccamento a un territorio in forte difficoltà a causa dello spopolamento, una Proprietà Collettiva di una piccola frazione della Carnia, Pesariis, ha costruito passo dopo passo un modello di gestione forestale che guarda al futuro.

A cura di: Luigi torreggiani

Con la collaborazione di: DeLio strazzaboschi e Verio soLari

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Re Umberto I emise i decreti che sancirono l’autonomia della frazione dal Comune di Prato Carnico. E qui ebbe inizio una lunga storia di ricorsi, sentenze e appelli. Il Comune voleva impossessarsi dei terri-tori della Frazione, sopratutto dei “ricchi boschi”, la quale si opponeva, lamentando che “la proprietà collettiva è per natura di solo ed esclusivo godimento dei resi-denti nella Frazione”. Durante il fascismo il Comune tentò di utilizzare gli utili della proprietà frazionale per appianare i propri bilanci, ma numerose sentenze bloccarono i tentativi. La lunga diatriba terminò nel 1932, quando le parti contendenti firma-rono un atto di conciliazione. Il dispositivo conteneva anche i numeri dei mappali rela-tivi ai terreni assegnati, che furono definiti "in piena proprietà, suolo e soprassuo-lo”. Stabilita finalmente la piena proprietà delle terre, la piena autonomia ammini-strativa e patrimoniale, e la personalità di diritto pubblico della frazione, iniziò la gestione amministrativa della stessa, che favorì sia lavori di manutenzione dei territo-ri agro-forestali che servizi alla comunità e all’abitato. A partire dalla fine degli anni ’70, però, causa lo spopolamento che colpì le zone montane ed il concomitante calo del valore del legname sul mercato, l'Ammi-nistrazione separata di Pesariis si limitò ad occuparsi della gestione del patrimonio boschivo per uso legnatico e poco più, con sempre meno interesse economico, fino ad un immobilismo gestionale che vide rispar-miare gran parte della ripresa e accumulare moltissima biomassa nei boschi.

Attori & AzioniA partire dagli anni ’90 l’Amministrazio-ne frazionale ha saputo cogliere nuove opportunità, nate anche grazie ai fondi strutturali europei di cui è stata dichiarata beneficiaria diretta. Dal 1998 grazie al lavoro e alla passione di DeLio strazzaboschi, che partì da una situazione decisamente scoraggiante e desolata (mancava persino un recapito telefonico!), l’Amministrazione ha provveduto alla realizzazione di diversi investimenti a favore del patrimonio frazio-nale, dell’abitato e dell’intera collettività di vallata, occupandosi anche direttamente di programmazione e gestione di pro-getti di sviluppo locale. Dal punto di vista forestale, la prima operazione è stata relativa all’adeguamento e alla manu-tenzione della viabilità. Grazie al lavoro del Dott. Forestale Verio soLari e di altri tec-nici, sfruttando i contributi dell'Obiettivo Comunitario 5B, tra il 2000 ed il 2002 l'Am-ministrazione Frazionale ha provveduto a realizzare 3 nuove piste forestali, cui se ne sono aggiunte, grazie agli investimenti previsti dal Piano di Sviluppo Rurale, altre

5 nel quadriennio 2003-2006. Complessivamente dal 1986 ad oggi sono stati realizzati 32,4 km di strade nel territo-rio, di cui 22,4 si sviluppano completamente all’interno dei boschi della proprietà collet-tiva. Di queste strade l’Amministrazione ne ha realizzato a proprie spese (supportata dalle contribuzioni pubbliche) 15,2 km, con un investimento complessivo attualizzato di oltre 980.000 euro. La densità viaria media attuale per le aree boscate è di 28 m/ha, di cui 22 di viabilità principale e 6 di secondaria. Gli obiettivi sono di arrivare a circa 30 m/ha di viabilità principale e 20 m/ha di secondaria. Tra gli interventi di via-bilità all’interno della proprietà rientrano anche gli adeguamenti della viabilità principale già esistente. I principali inter-venti realizzati riguardano l’allargamento della carreggiata di almeno 50 cm (da 3,5 a 4,0 m), la baulatura del fondo stradale e la realizzazione di adeguate piazzole e piazzali necessari per l’impiego della gru a cavo. Migliorando la viabilità si è così incre-

mentata la possibilità di rendere economi-camente possibili gli interventi in alcune aree e di ridurre i costi d’intervento in altre, permettendo quindi interventi di minore intensità e iniziando così una più consisten-te attività di commercializzazione del legname. Questo passaggio storico dove-va essere seguito necessariamente anche da un cambio delle modalità di vendita del legname, per rendere più remunerati-va la gestione. A questo proposito è stata di fondamentale importanza la decisione dell'Amministrazione Frazionale di avva-lersi della L.R. 20/2000 in materia forestale, che ha consentito la possibilità, accanto alla tradizionale modalità di vendita dei lotti boschivi in piedi, della commercializ-zazione del legname mediante la Borsa regionale del Legno, gestita attraverso la Società Cooperativa Legno Servizi. Fu que-sta l’occasione del passaggio quasi totale dalla vendita “in piedi” alla vendita “a strada”, che ha permesso una remunera-zione maggiore del legname.

SISTEMA dI uTILIzzAzIonE E VEndITA dEI PRodoTTI LEgnoSIPrima, dopo e risultati

VIAbILITà foRESTALESituazione passata, attuale e obiettivi

dATI ASSESTAMEnTALIProvvigione, incremento e ripresa

Vendita in piedi

Legna da ardere per uso civico utilizzata da ditte esterne, pagate con sovrappiù di legna

Nessuna certificazione

Obiettivo:30 m/ha di viabilità principale20 m/ha di viabilità secondaria

1997Provvigione

331 m3/haIncremento medio annuo

6,8 m3/ha ------------------------------Ripresa su incremento

Prossimo piano85%

Attualmente22 m/ha di viabilità principale6 m/ha di viabilità secondaria

Vendita a strada mediante Borsa del Legno

Utilizzazione e vendita in economia diretta

Certificazione PEFC

4 posti per operai

Lavoro per tecnici

Acquisto macchine

Adeguamento struttureper indotto turistico

Dal 1986 ad oggi realizzati 22,4 km di strade

e piste a servizio del bosco produttivo

5 nuove stradedal 2000 ad oggi

1963Provvigione

190 m3/ha Incremento medio annuo

4 m3/ha------------------------------Ripresa su incremento

1963-197244,8%

1984-199654,65%

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La valorizzazione del patrimonio boschi-vo e lo sviluppo dell'imprenditoria locale attraverso la gestione da parte della pro-prietà collettiva hanno costituito l'obiet-tivo degli interventi previsti dal Piano Integrato Particolareggiato "foresta dell'alta Val Pesarina", un progetto finan-ziato con il PSR 2000-2006 che ha permesso la formulazione del piano delle utilizza-zioni boschive, un ulteriore miglioramento della viabilità forestale e la modificazione del sistema di commercializzazione, oltre che alla sistemazione dei boschi tramite diradamenti e riattivazione di sentieri. L'Amministrazione ha inoltre aderito nel 2004 al sistema PEfC regionale, al fine di una maggiore qualificazione del bosco e del legname prodotto anche per fini commerciali. Importanti innovazioni sono state attuate anche per quanto riguarda le modalità di utilizzazione del bosco di latifoglie concesso in godimento gra-tuito ai frazionisti per ricavarne legna da ardere. Dal momento che, data la prevalen-za della popolazione anziana, si era diffuso l'uso di affidarsi ad un'impresa boschiva pagandola “in natura”, ossia in legname (per ottenere il fabbisogno medio annuo di una famiglia, per esempio 20 q di legno, ne venivano tagliati 100), la Frazione ha perciò deciso di eseguire direttamente il taglio della legna da ardere, che viene poi in parte ceduta a prezzo del mero costo ai frazionisti e in parte venduta sul mercato, razionalizzando così i tagli ed offrendo un ulteriore servizio alla comunità. Gli investimenti materiali conseguenti a tali scelte hanno permesso l'acquisto di macchine ed attrezzature necessarie alla gestione diretta: un fuoristrada e attrezza-ture minute nel 2004, macchine forestali come un trattore, un rimorchio con gru e un verricello nel 2005, un mini escavatore nel 2006 e successivamente altri strumenti per la preparazione della legna da ardere.

Situazione attualeRispetto alla situazione di partenza si può affermare che oggi la foresta di Pesariis è servita da una buona rete viaria, commer-cializza meglio il legname da opera, ha al suo interno personale tecnico e operativo in grado di lavorare in modo efficiente e sostenibile e ha ancora notevoli margini di valorizzazione e sviluppo. Attualmente l’Amministrazione punta infatti a migliora-re ulteriormente il parco macchine median-te l’acquisto di una gru a cavo per servire anche i territori più difficili e a proseguire nella realizzazione di nuova viabilità anche attraverso la pianificazione, che prosegue con l’obiettivo di incrementare la ripresa nell’area produttiva. Grazie a tutto que-sto sono stati creati quattro posti di lavoro per altrettanti operai forestali e garantita l’attività del personale tecnico. Da non sottovalutare è l’indotto turistico che gravita intorno al bosco e alla sua fruizione. L’Amministrazione di Pesariis ha realizzato nel tempo la costruzione, la ristrutturazio-ne e la gestione di numerose infrastrutture turistiche come un museo, un punto vendi-ta alimentari, edifici per ferie, un residence e addirittura un Hotel (vedi Box).

ReplicabilitàIn Italia sono molto numerose le proprietà collettive e i boschi pubblici in genere che sono utilizzati saltuariamente o per nulla, con l’assenza di una strategia gestionale di lungo periodo. Se da una parte è vero che queste situazioni sono maggiori in contesti territoriali differenti da quello di Pesariis, come quelli appenninici, è altrettanto certo che questo modello, in cui un gruppo di persone fatto da amministratori, tecnici e operatori lavorano per un territorio che è di tutti, in cui abitano con le proprie famiglie che a loro volta beneficiano dell’indotto generato insieme agli altri cittadini, sembra poter funzionare, non solo sulle Alpi.

Le terre collettive, quindi, potranno in futuro rappresentare una variabile interes-sante, sopratutto per i territori montani in via di spopolamento e verso le giovani gene-razioni. Da sottolineare che i fondi utilizzati dall’Amministrazione frazionale, inoltre, non sono stati stanziati ad hoc ma erano e sono nella disponibilità di chiunque ne abbia dirit-to, non solo in Friuli Venezia Giulia, ma anche in molte altre regioni italiane.

RiflessioniL’esperienza di gestione della proprietà col-lettiva di Pesariis ci mette di fronte a nume-rose riflessioni. Innanzitutto sugli strumenti comunitari e i finanziamenti pubblici in genere, che se concessi in modo mirato e uti-lizzati razionalmente possono davvero creare sviluppo e dare le basi per attività che poi potranno “correre con le proprie gambe”. Poi sulla gestione dei territori pubblici: svilup-pare forme di imprenditoria privata locale a cui sia data la possibilità di gestire il patrimo-nio pubblico in certe zone semi abbandonate potrebbe essere una mossa vincente per usci-re dall’immobilismo gestionale e per creare occasioni di lavoro in aree marginali. Infine, sulla professione del tecnico forestale, che può davvero proporsi alle amministrazioni locali come soggetto in grado di porre le basi per un progetto di sviluppo collettivo e sostenibile, che parta dalle risorse naturali dei territori, le connetta con i finanziamenti pub-blici e con il mercato dei prodotti e dei servizi forestali per costruire progetti di sviluppo di lungo periodo.

ContattiDelio StrazzaboSchi - amminiStrazione Dei beni Frazionali Di PeSariiS PcDPFrazione Pesariis, 9133020 Prato Carnico (UD) - ItalyTel. 0433.69265 - Fax: [email protected]

Verio Solari - Dott. ForeStale

Tel. [email protected]

luigi torreggiani

Redazione di [email protected]

boX - InfRASTRuTTuRE REALIzzATE gRAzIE AnChE AI PRovEnTI DELLA gESTIonE foRESTALERistrutturazione, rinnovo ed adeguamento • hotel Pradibosco;progetto “Pesariis - Paese degli orologi” - realizzazione •museo all’aperto con valorizzazione dei 24 “orologi monumentali” presenti nella frazione;apertura e gestione diretta, con proprio personale •dipendente, di un Punto vendita Alimentari;ristrutturazione ex-latteria, divenuta “• Centro frazionale di Pesariis”, che raccolgie la “bottega del tempo” (negozio di prodotti artigianali), la Sala sociale multimediale e gli uffici amministrativi;manutenzione straordinaria del • Residence Casa Pesarina e realizzazione del Laboratorio ludico-didattico destinato agli alunni in visita al “paese degli orologi”;ricostruzione ex-casera e sua trasformazione in • bivacco; restauro, ripristino e riqualificazione di tre manufatti •pubblici dell’abitato: la fontana di Pic, il Lavatoio collettivo e la fonte solforosa.

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JosePh schuMPeter (1971) identifica l’innovazione con nuove combinazioni di mezzi di produzione, l’introduzio-ne di nuovi beni e/o metodi di produzione, la creazione di nuove forme d’organizzazione, l’apertura di nuovi mercati e la conquista di nuove fonti d’approvvigionamento. Que-sta definizione classica è stata nel tempo ripresa e riela-borata (nelson e winter 1982), ma i suoi elementi portanti rimangono ancora validi e consistono nella logica econo-mica del concetto e nella distinzione dello stesso dalla pura e semplice invenzione. L’invenzione è qualcosa di squisitamente scientifico o tecnologico, mentre l’innovazione ha delle ricadute economiche, come il generare un profitto a favore dell’imprenditore (MalerBa 2000). In tal senso, lo stesso concetto d’imprenditorialità è strettamente legato a quello d’innovazione in quanto viene definito come il processo di trasformazione di nuo-ve opportunità in valori di mercato (niskanen et al. 2007). L’imprenditore è, pertanto, l’attore chiave in questo pro-cesso perché è colui che trasforma la pura e semplice invenzione in innovazione.L’innovazione, in termini generali, è considerata un ri-medio alle problematiche economiche e sociali in quan-to supporta la crescita economica, aumenta il livello di competitività e d’occupazione di un paese (kuBeczko et al. 2006). In altre parole, l’innovazione è un delibera-to processo di cambiamento endogeno (Pianta e Vaona

2007) che nasce in seno alle singole aziende, ma che ha ripercussioni sull’intero comparto produttivo. Le innova-zioni possono essere di diversi tipi (de ProPris 2002), una prima ripartizione va fatta tra le innovazioni di processo (tecnologiche e organizzative) e quelle di prodotto (beni materiali o servizi intangibili).

Innovazioni nel settore forestale: lo stato dell’arte

InnoVAzIone

di reMo toMasetti

Maria rizzo

alessandro Paletto

Lo scorso Ottobre a Trento si è svolto il convegno “Innovazioni nel settore fo-

restale: dalla teoria alle applicazioni pratiche”. Dato l’interesse, la trasversalità

delle tematiche trattate e l’attualità delle stesse, l’incontro ha rappresentato

un’importante occasione di confronto. L’articolo, partendo dagli argomenti

principali del convegno, affronta la tematica dell’innovazione nel settore fore-

stale, delineandone lo stato attuale e le prospettive future.

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Una seconda distinzione differenzia le innovazioni incre-mentali, che comportano un miglioramento di un pro-cesso, prodotto o servizio rispetto all’esistente, e quelle radicali che rappresentano, invece, una rottura con i processi e i prodotti esistenti (dewar e dutton 1986).Il processo innovativo è stato inizialmente descritto come un processo lineare che attraversa le seguenti fasi (rogers 1995): condizioni anteriori, conoscenza, persuasione, decisione, implementazione e conferma. Questo approccio apparentemente semplice ha però insiti alcuni limiti (non sempre tutte le fasi del processo sono presenti, può esistere uno sfasamento temporale tra le varie fasi, le relazioni tra le fasi non sono necessa-riamente univoche) che hanno portato all’affermazione dell’approccio a catena (kline 1985). In questo approc-cio alternativo i flussi di conoscenza derivanti dalla ricer-ca scientifica e tecnologica intervengono nelle varie fasi del processo con intensità e modalità differenti. L’ap-proccio a catena presuppone un rapporto costante e continuo tra ricerca e imprenditorialità tale da rendere più dinamico e adattabile il processo. Il settore forestale presenta, secondo quanto emer-

so da un'analisi condotta nell’Europa centrale che ha coinvolto per l’Italia la sola provincia di Trento, un basso livello di innovazione dovuto ad un altrettanto basso li-vello di imprenditorialità (raMetsteiner et al. 2005). No-nostante questi dati si registra un trend crescente nell’introduzione delle innovazioni e nel successo delle stesse a dimostrazione del fatto che anche il settore forestale, considerato piuttosto statico e tradizionalista, si sta aprendo all’implementazione di nuove idee economicamente remunerative. Le innovazioni introdotte sembrano però concentrarsi su alcuni aspetti particolari: da un lato prevalgono le inno-vazioni incrementali, mentre risultano quasi del tutto as-senti quelle radicali, dall’altro le innovazioni di prodotto (prodotti legnosi) e di servizio, nel campo turistico-ricrea-tivo, sono quelle preferite dagli imprenditori forestali. La crisi del settore forestale e le dinamiche innovative avviate in alcuni paesi dalla lunga tradizione forestale (Austria, Germania e Paesi scandinavi) mettono l’Italia di fronte alla necessità di avviare un percorso di ricerca scientifica tale da valorizzare le peculiarità dei boschi na-zionali attraverso l’individuazione e l’implementazione di innovazioni ad hoc. La stessa analisi delle best practices europee ed internazionali e la conseguente diffusione della conoscenza in materia possono fornire interessanti spunti di riflessione agli operatori del settore. A partire dalle suddette considerazioni l’Associazione Fo-restale del Trentino (AFT) in collaborazione con l’Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltu-ra (CRA-MPF) ha organizzato lo scorso Ottobre un con-vegno intitolato “Innovazioni nel settore forestale: dalla teoria alle applicazioni pratiche” il cui program-ma è riportato nel Box 1. Il presente lavoro sintetizza i risultati emersi dal convegno al fine di fare il punto della situazione sullo stato dell’arte del livello d’innovazione raggiunto nel nostro settore e sulle prospettive di crescita future. L’analisi del livello d’innovazione è stata affrontata in riferimento a tre principali aree tematiche: produzione, pianificazione forestale, turismo e ricreazione in bosco.

boX 1 - PRogRAmmA DEL ConvEgno “InnovAzIonI nEL SETToRE foRESTALE: DALLA TEoRIA ALLE APPLICAzIonI PRATIChE”

Giovanni PeGoretti • (Università degli Studi di Trento) “Il ruolo dell’innovazione nella dinamica del sistema economico”DaviDe PetteneLLa• (Università degli Studi di Padova) “Innovazioni, capitale sociale e networks nel settore forestale”Geremia GioS• (Università degli Studi di Trento) “Valutazione dei servizi turistico-ricreativi del bosco”DraGan matijašic• (Slovenia Forest Service) “Innovazioni di servizio in Slovenia: i piani di gestione forestale come piani di gestione dei siti Natura 2000”faBrizio ferretti• e maSSimo Bianchi (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura) “Innovazioni nella pianificazione forestale: ProgettoBosco”romano maSè• (Provincia Autonoma di Trento) “Innovazioni organizzative introdotte dalla Provincia di Trento per la filiera foresta-legno-energia”Lorenza coLLetti • (Corpo Forestale dello Stato) “Pedagogia del bosco ed UE: il progetto PAwSMED”heLen catherine WieSinGer• (Orto Botanico di Trieste) “Innovazioni turistico-ricreative e processi innovativi in Austria ed in Italia”Gian antonio BattiSteL• (AQA Certificazioni) “Comportamento innovativo dei proprietari forestali per la valorizzazione dei prodotti non legnosi”ettore Sartori • (Parco Paneveggio - Pale di San Martino) “Aspetti innovativi introdotti nel Parco naturale di Paneveggio - Pale di San Martino”anDrea ScheLfi• (Istituto di Formazione Professionale “Sandro Pertini”) “Il legno ed i giovani”

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produzione forestaLeLa funzione produttiva dei boschi comprende, oltre alla classica produzione legnosa, anche tutti i prodotti non legnosi del bosco che rappresentano, in alcuni conte-sti territoriali, una risorsa dalle importanti ricadute eco-nomiche. La funzione produttiva legnosa è influenzata da fattori globali e locali che ne condizionano i prezzi e conseguentemente i livelli di utilizzazione; i prodotti non legnosi rientrano spesso nelle attività di autoconsumo o nelle economie informali (Pettenella 2009) e risultano, pertanto, più legati a dinamiche locali.A livello globale le fluttuazioni della produzione forestale sono strettamente legate ad una serie di cambiamenti strutturali quali l’internazionalizzazione e la globalizzazio-ne del mercato del legno con l’ingresso di nuovi attori (Cina, India e Brasile), la messa a punto di politiche sui cambiamenti climatici tali da incrementare la domanda di biomasse forestali (Pettenella e torreggiani 2009), un controllo internazionale della provenienza dei prodotti a base di legno al fine di assicurare una produzione so-stenibile. Queste tendenze generali si sommano ad una serie di congiunture negative verificatesi negli ultimi anni come ad esempio la riduzione della domanda di legname nel settore edilizio, il crescente processo di informatizza-zione con conseguente calo della domanda di carta ed il susseguirsi di catastrofi naturali che, abbassando no-tevolmente i livelli di sicurezza per chi investe nel settore legno, accentuano ulteriormente l’instabilità dei mercati.Come ribadito dall'UNECE/FAO Forest Products Annual Market Review 2009-2010, l’innovazione è uno degli aspetti chiave su cui puntare per invertire tale ten-denza negativa che ha portato in questi ultimi anni ad un declino nei consumi, nella produzione e ne-gli scambi di prodotti forestali a livello internazionale. In questo senso l’innovazione si deve sviluppare lungo due direttrici, la prima riguardante nuovi prodotti in grado di consentire alle industrie del legno di mantenere la propria quota di mercato (innovazioni di prodotto), la secondo re-lativa ai fattori tecnologici in grado di accrescere la pro-duttività del settore forestale (innovazioni tecnologiche-organizzative). Le innovazioni di prodotto sono spesso associate alla creazione di nuovi mercati oppure ad un aumento della qualità dei prodotti esistenti tali da ridurre i costi di produzione, oltre che razionalizzare e aumentare la flessibilità e le performance dei processi di produzione (edquist et al. 2001).La situazione nazionale conferma questa necessità di innovare per rilanciare la competitività del settore fore-stale. Dagli anni ’70 ad oggi si è registrata una diminu-zione del valore della produzione di legname dovuta ad una riduzione della domanda, alla chiusura o riconver-sione di molte segherie ed alla crisi della pioppicoltura. Per la sua particolare morfologia e per tutta una serie di fattori sia organizzativi che politici, tra cui la persistenza di una situazione di stallo nei processi innovativi di carattere meccanico e tecnologico e i continui tagli agli investimenti nel settore della ricerca e dello sviluppo, l’Italia non è af-fatto competitiva in termini di produttività del lavoro forestale. In questo contesto soltanto la produzione di biomasse ad uso energetico sembra contrastare questo trend negativo, anche se soltanto a piccola sca-

la, confermando però la tendenza di uno spostamento della capacità produttiva verso gli assortimenti a minor valore (de-specializzazione). L’Italia più di altri paesi è, pertanto, costretta a ricercare nuove soluzioni in grado di contrastare suddetta tendenza aumentando al contempo la competitività. I principali aspetti su cui puntare posso-no essere così sintetizzati:

creare 1. network tra gli attori della filiera foresta-legno, sia orizzontali sia verticali, in grado di mettere in rete gli attori economici e quelli istituzionali per facilitare i flus-si informativi e aumentare l’efficienza dell’intera filiera (Vennesland 2004);investire su ricerca e sviluppo in campo tecnologico 2. (meccanizzazione forestale) e organizzativo con speci-fico riferimento all’organizzazione interna delle impre-se di prima trasformazione;investire sulle biomasse forestali solo nei casi di reale 3. sostenibilità ambientale, sociale ed economica;semplificare gli aspetti amministrativi riducendo gli 4. oneri burocratici;favorire azioni di 5. marketing territoriale e di diversifica-zione dei prodotti/servizi forestali;investire sulla formazione professionale degli operatori 6. del settore forestale.

Per quanto concerne i primi due aspetti, esempi positivi giungono dai paesi scandinavi dove la logica di rete è già ampiamente diffusa (tikkanen et al. 2003) e il mana-gement aziendale interno è facilitato dalle maggiori di-mensioni aziendali. Il terzo aspetto che ha trovato ampia diffusione in vari contesti territoriali, grazie soprattutto ad una serie di politiche in favore delle fonti energetiche rinnovabili, non ha sempre dato risultati apprezzabili dal punto di visto economico e/o ambientale. Un esempio positivo che considera i prodotti legnosi, e le biomasse forestali in particolare, secondo un “approccio di filiera” è quello della Provincia Autonoma di Trento. Tale approc-cio si prefigge l’obiettivo di migliorare la struttura econo-mica della filiera; attualmente la materia prima utilizzata nella prima e seconda lavorazione è prodotta per un terzo in Trentino contribuendo al 6% circa del PIL provincia-le. In questo senso si muove anche la Legge Provinciale n.11/2007 che ha previsto un riordino organico di tutta la normativa attraverso un approccio integrato finalizzato,

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tra l’altro, a creare i contratti di filiera, le reti d’impresa, le associazioni di produttori e a valorizzare il prodotto legno. Senza arrivare al “modello scandinavo” che per molti versi risulta difficilmente applicabile nel contesto italiano, l’esempio del Trentino può fornire molti spunti interessanti anche per altre realtà regionali. Anche dal punto di vista puramente tecnologico l’Italia non si trova in una situazione favorevole; dal Quinto Rap-porto dell’Osservatorio Enea sull’innovazione e la com-petizione tecnologica internazionale risulta che il nostro Paese continua a registrare un arretramento della propria competitività (EUEA-UDA 2006). A tal proposito, si repu-ta rilevante segnalare l’attività dell'associazione Unione Nazionale per l'Innovazione scientifica Forestale (U.N.I.F.) che, attraverso l’organizzazione biennale della Dimostra-zione Internazionale di Macchine ed Attrezzature Forestali (D.I.M.A.F.), si prefigge tra i vari obiettivi quello di portare a conoscenza e di trasferire a tutti coloro che fanno parte del settore agro-forestale, le nuove tecnologie ed i siste-mi di lavoro innovativi nel campo delle utilizzazioni. Per quanto concerne invece i prodotti non legnosi, si può asserire che tali prodotti possano assumere una rilevanza economica in ambito locale grazie all’introduzione di inno-vazioni produttive o alla messa a punto di efficienti strategie di marketing territoriale. Tra le innovazioni di successo sono state ricordate la produzione e l’impiego del mugolio, un olio essenziale estratto dal pino mugo, in Val Sarentino - Alto Adige (Broll e PietrogioVanna 2009). Interessante è anche la strategia di marketing messa a punto in Val di Taro (Emilia-Romagna) che puntando sui rinomati funghi porcini della zona ha valorizzato l’intero territorio dal punto di vista turistico e gastronomico.

pianificazione forestaLeLa pianificazione forestale è una delle discipline che in questi ultimi decenni ha subito in Italia, così come in mol-ti altri paesi europei, un forte impulso innovativo. Gli aspetti su cui si è incentrato il dibattito tecnico-scienti-fico relativo alla pianificazione sono: l’integrazione tra i differenti livelli di pianificazione forestale e quello con gli altri strumenti di pianificazione territoriale, su tutti i piani di gestione della rete Natura 2000. I classici piani d’assestamento o piani economici, in con-

seguenza del mutato contesto socio-economico, hanno lasciato il posto ad una pianificazione multi-livello che dalla programmazione di politica forestale passa attraverso una pianificazione sovraziendale, o pianificazione di orienta-mento, sino ad arrivare ai piani particolareggiati o piani fo-restali aziendali (licini e terzuolo 2001). Questo tipo d’in-novazione è ascrivibile al macro gruppo delle innovazioni di processo in quanto attraverso un nuovo metodo o una riorganizzazione della produzione si consegue una mag-giore efficienza produttiva con risparmi di lavoro e capitale. La riorganizzazione della pianificazione forestale a più livelli ha proprio come obiettivo quello di migliorare l’efficienza gestionale della risorsa e conseguentemente la fornitura dell’insieme di beni e servizi utili all’uomo. La pianificazione sovraziendale si pone ad una scala intermedia tra la pianifi-cazione forestale aziendale e quella regionale e provinciale con l’obiettivo di garantire la tutela degli interessi della col-lettività nei confronti del bosco attraverso la messa a punto d’indirizzi gestionali su una realtà territoriale omogenea dal punto di vista geografico e amministrativo (agnoloni et al. 2009). Nello logica multi-livello rientrano i Piani Forestali Territoriali (PFT) del Piemonte, i Piani Forestali Territoria-li d’Indirizzo (PFTI) introdotti da ProgettoBosco e in fase d’implementazioni in varie zone d’Italia e, parzialmente, i Piani di riordino finalizzati alla gestione del territorio silvo-pastorale delle proprietà private del Veneto.Un ulteriore aspetto dibattuto in questi ultimi anni è quello concernente la possibile integrazione e i conflitti di com-petenze tra la pianificazione forestale e quella della rete dei siti Natura 2000. In tal senso un esempio innovativo è quello della Slovenia dove è stato approvato nel 2007, da parte del governo sloveno, il Programma operativo - Programma di gestione della rete Natura 2000 (periodo di validità 2007-2013). Tale programma e il regolamento concernente le nuove linee guida per la redazione dei piani di gestione forestale del 2008 prevedono una forte interazione e sinergia tra questi due documenti pianifi-catori. Il piano di gestione forestale è considerato uno strumento necessario per la tutela dei siti Natura 2000 in quanto, come recita l’art.5 di suddetto regolamento, nel caso in cui il piano di gestione forestale comprenda zone di protezione speciale - Natura 2000, nel piano de-vono essere compresi gli obiettivi e le misure necessarie per garantire uno stato soddisfacente dei loro habitat, secondo i regolamenti e programmi che riguardano la conservazione della natura (daneV et al. 2008).Questi esempi ci portano a concludere che nel campo della pianificazione forestale l’innovazione deve svilup-parsi lungo tre direttrici principali: un miglioramento qualitativo dei piani d’assestamento attraverso l’im-piego di nuove tecnologie per la raccolta e la gestione informatizzata dei dati territoriali, la diffusione dell’ap-proccio multi-livello nella pianificazione forestale e l’integrazione della stessa con gli altri strumenti di pianificazione territoriale senza creare sovrapposi-zioni o conflitti di competenze.

turismo, ricreazione e attività didattiche in bosco

A dispetto della grave crisi economica degli ultimi anni, i processi di urbanizzazione e il miglioramento della qua-

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lità della vita che si sono messi in moto nell’ultimo se-colo hanno portato ad un mutamento degli stili di vita dei cittadini dei paesi industrializzati (Mattalia e daVico 1996), accrescendo l’importanza relativa della funzione turistico-ricreativa dei boschi (notaro et al. 2006). Que-sto mutamento d’importanza, a discapito di funzioni forestali più classiche (produzione di legna e legname), ha dato un impulso positivo all’inventiva di proprietari e imprenditori forestali allo scopo di rendere remunerativa una funzione pubblica del bosco (Mantau et al. 2001). Nonostante il mercato non lo abbia ancora riconosciuto pienamente, gli economisti ambientali hanno già da tem-po individuato il valore paesaggistico-ricreativo dei boschi analizzandone le singole componenti d’uso e di non uso (valore ricreativo, scenico ed evocativo). I risultati di 38 in-dagini (1982-2006) condotte con il metodo del costo del viaggio e della valutazione contingente hanno evidenziato un valore medio a visita di 8,21 € compreso in un range tra un minimo di 1,26 €/visita e un massimo di 32,88 €/visita. Tale valore resta, nella maggior parte dei casi, un valore ipotetico la cui traduzione pratica può essere affidata a delle innovazioni in grado di trasformare la disponibilità a pagare, ad esempio, i biglietti d’in-gresso. Nonostante siano ancora numericamente pochi, cominciano a riscontrarsi esempi di innovazioni turistico-ricreative in bosco che vanno in questa direzione. Alcu-ne innovazioni di questo tipo sperimentate in Austria e in Italia sono state analizzate al fine di evidenziare gli aspetti chiave su cui puntare per una loro maggiore diffusione (wiesinger 2009). Suddetta ricerca evidenzia il ruolo del-le istituzioni nel processo innovativo e la necessità di un pool iniziale di risorse finanziare e umane da investire nel processo. Gli attori istituzionali svolgono un ruolo rilevante sia nella fase informativa, ma anche in quella di suppor-to economico all’innovazione. Quest’ultimo punto risulta quello più critico perché delle 10 innovazioni introdotte tra Austria e Italia il 60% è stato finanziato da capitale pro-prio e il 21% attraverso finanziamenti bancari (wiesinger 2009). Osservando i fattori problematici per l’introduzione di un’innovazione, si riscontrano ai primi posti gli elevati costi e l’accesso ai capitali, mente tra i fattori importanti la disponibilità di personale preparato (capitale umano) e la disponibilità di offerte finanziarie. In sintesi questo studio sulle innovazioni turistico-ricreative conferma i dati eviden-ziati da altre ricerche, cioè che le caratteristiche chiave per il successo di un'innovazione sono: l’accesso a forme di finanziamento ad hoc e la disponibilità di capitale umano. Un altro aspetto correlato a quanto detto riguarda le attività di educazione ambientale finalizzate a formare, informare e sensibilizzare la popolazione sulle principali tematiche legate al bosco. Tali attività possono essere distinte in due gruppi, quelle con ricadute economiche dirette e quelle con ricadute economiche indirette. Nel primo gruppo rientrano i centri di educazione ambientale o i singoli operatori naturalistici che svolgono attività for-mativa e informativa sotto compenso (wiesinger 2009), mentre nel secondo gruppo si annoverano progetti e attività di più ampio respiro finalizzati al miglioramento della competitività nel lungo periodo.Molti di questi progetti, come la creazione di percorsi

didattici e l’organizzazione di svariate attività di educa-zione ambientale (dalle ricadute economiche indirette), vengono proposti proprio all’interno delle aree naturali protette come punti di partenza innovativi per diffonde-re ed accrescere le conoscenze sulla biodiversità, sulle pressioni che la minacciano, sull’utilizzo sostenibile delle risorse naturali e sulla necessità della loro tutela. Tra i tanti esempi diffusi nella realtà italiana viene presentato quello offerto dal Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino che propone al pubblico una serie di ricer-che, lavori ed attività per promuovere e valorizzare le ri-sorse naturali locali e le proprie peculiarità contribuendo così ad arricchire la conoscenza del territorio e della sua realtà storica, ambientale ed economica.A livello internazionale rientra in questo secondo gruppo anche il progetto PAWS (Pädagogische arbeit im Wald - ein seminarkonzept für Förster), co-finanziato dalla Com-missione europea nell’ambito del programma Leonardo da Vinci per la formazione e l’aggiornamento dei cittadini dell’Unione Europea (UE) che si pone l’obiettivo di edu-care le nuove generazioni in modo da migliorarne cono-scenze e capacità al fine di influenzare positivamente la competitività dell’UE (colletti 2010). Il progetto PAWS, che ha visto il coinvolgimento dell’Italia assieme ad al-cuni altri partner europei (Austria, Finlandia, Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca e Slovacchia), ha cerca-to di migliorare la conoscenza in merito alle foreste e alla gestione forestale di una popolazione europea sempre più urbanizzata.

concLusioniAlla luce di quanto emerso durante l’incontro appare chiara la necessità di una profonda revisione del compar-to forestale nazionale rivolta prima di tutto a recuperare la capacità di creare valore attraverso: la promozione dell’iniziativa privata e del capitale sociale, la semplifi-cazione amministrativa, la programmazione gestionale, l’innovazione tecnologica, la valorizzazione dei prodotti finali di nicchia e la differenziazione produttiva.Non meno importante è la valorizzazione del bosco a scopi turistico-ricreativi e didattici, quale componente di un più ampio progetto di sviluppo territoriale.Per conseguire suddetti ambiziosi obiettivi è necessario

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da un lato una maggiore attenzione da parte dei decisori politici al mondo della ricerca e dell’innovazione attraver-so politiche e finanziamenti specifici, dall’altro è indispen-sabile un coordinamento tra i vari soggetti deputati alla ricerca. In questo senso un ruolo chiave lo potrà svolgere sempre di più l’U.N.I.F. attraverso il coordinamento della ricerca e la predisposizione di linee guida e strategie di lungo periodo finalizzate ad evitare ripetizioni nella ricerca e a migliorare l’efficienza e l’efficacia dei risultati raggiunti. Inoltre, un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è la necessità di un maggiore avvicinamento degli isti-tuti di ricerca e delle università al mondo imprenditoriale seguendo il modello nord-americano. Attualmente le ri-cerche in Italia sono finanziate quasi totalmente da enti pubblici, mentre il settore privato risulta poco o per nulla coinvolto. Pur considerando tutti i limiti insiti nel settore forestale rispetto ad altri settori, a nostro avviso è però indispensabile un maggiore coinvolgimento dei soggetti privati come promotori e finanziatori. Tale coinvolgimento è importante per consentire un avanzamento della ricerca di base e applicata che possa fornire dei risultati effettiva-mente spendibili e tali da dare un concreto impulso alla crescita economica dell’intero comparto.

I n f o . A R T I C o L o

Autori: Tomasetti Remo, Associazione Forestale del Trentino. E-mail [email protected] maria, Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA-MPF). E-mail [email protected] Alessandro, Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA-MPF). E-mail [email protected]

Parole chiave: Innovazione, invenzione, crescita economica, pianifica-zione forestale, funzione turistico-ricreativa.

Abstract: The forestry sector innovations: the state of the art. An innovation can be represented as a new product or a product with a better quality, or it can be a new system of production, a new market, a new source of supplies or a new organization. When there is an innovation concerning a product, this can be associated to the creation of a new market or to the quality enhancement of an existing product; while an innovation concerning a process is usually introduced in order to reduce costs, or rationalize or increase the flexibility of the production process. The forestry sector has a low level of innovation, although this is a key-factor for its economic growth. The paper analyses the current situation of the innovation level of the Italian forestry sector, focusing on three main aspects: production, forest planning, tourism and recreation in forest.

Tutte le foto sono tratte dal sito www.legnotrentino.it

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37 Sherwood n.170 Febbraio 2011

ridurre l’enorme gap presente tra l’universi-tà, quindi la formazione, e la professione,

è uno tra principali scopi delle 9 Associazioni Universitarie di Studenti Forestali presenti su tutto il territorio italiano. Per la prima volta si è deciso di unirsi e costituire una rete di portata nazionale che faccia da ponte tra facoltà e professione, due realtà che purtroppo tra di loro comunicano ancora poco o niente. Ausf Italia sta lavorando affinché si avvicini sempre più la fase formativa a quella lavorativa. Si tratta di ridurre quelle lacune che molti corsi di laurea hanno, ed incrementare quello che comunemente viene chiamato apprendimen-to non formale, il quale soprattutto per le scienze forestali dovrebbe occupare la parte maggioritaria del periodo accademico. Per questo si è pensato di far conoscere agli stu-denti come svolge il proprio lavoro un tecnico fore-stale, organizzando eventi all’interno delle nostre facoltà. Ci sarebbe da meravigliarsi, ma tale figura è spesso sconosciuta agli studenti: come si evince anche da un recente sondaggio, condotto da Ausf Italia e Sherwood che mette in luce diversi aspetti sull’attuale sistema accademico e offre spunto per interessanti riflessioni. Dal sondaggio emerge, sempre per quanto riguar-da la professione, che molti studenti (soprattutto di I livello) dimostrano una scarsa consape-volezza di ciò che il dottore forestale fa e le competenze che gli sono riconosciute, pertanto appare evidente che vengono ignorate da tali studenti anche quelle che sono le opportunità di lavoro una volta terminati gli studi. Nell’esporre alcuni degli aspetti salienti del mondo della professione forestale, durante la Conferenza Ausf Italia abbiamo pensato di mettere a confronto due tra le istituzioni più significative del settore, il Consiglio Ordine Nazionale Dottori Agronomi e Forestali (Conaf) ed il Collegio Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati. Un evento di questo tipo non era mai stato realizzato prima d’ora e quello che ne è venuto fuori ha permesso a studenti e neo-laureati di chiarirsi alcune idee, che talvolta hanno purtroppo lasciato profonde perplessità; la presa di coscienza della scarsa considerazione nella pianificazione territoriale e nei gruppi inter-disciplinari che ha la nostra figura professionale

(spesso in competizione con altri professionisti) e la conferma che si fa ancora molto poco per cambiare questo stato sono segnali decisamente negativi. Ovviamente la preoccupazione maggiore rimane sempre quella di trovare un lavoro idoneo al proprio percorso di studi. Dati recenti mostrano un tasso di disoccupazione per i dottori agronomi e forestali ad un anno dal conseguimento dal titolo, pari al 18,3%(1). La proposta che come AUSF Italia lanciamo e che vogliamo portare avanti sarebbe innovativa, sem-plice e decisamente realizzabile se ci fosse l’appog-gio di tutte le parti coinvolte: chiediamo che l’asse-gnazione degli appalti e degli incarichi dalla pub-blica amministrazione ai liberi professionisti tenga in particolare considerazione, in forme da valutare e stabilire (ad esempio attraverso facilitazioni eco-nomiche), gli studi tecnici di dottori forestali fino ai 35 anni e quelli che abbiano alle loro dipendenze, meglio se non in precariato, neo-laureati in scienze forestali al di sotto dei trent'anni. Per cercare di realizzare queste o altre iniziative che possano in primis ridurre la percentuale di disoccupazione giovanile, ma anche portare ad una diminuzione dello sfruttamento dei giovani laureati e incoraggiare l'imprenditoria giovanile nel settore forestale, Ausf Italia lancia un appello a quei soggetti che hanno capacità e competenze per sostenere quest’idea: Ordini professionali, professionisti, associazioni di settore ed Enti locali preposti. Noi come Ausf Italia, nei limiti delle nostre possibilità (e coscienti di queste) stiamo proponendo idee e lavorando affinché questo progetto si traduca, una volta per tutte, in una realtà comune. Nel perseguire quest’obiettivo è inoltre fonda-mentale fare un lavoro a monte: le università devono formare laureati con un’istruzione quanto più pratica e vicina a quello che un giovane incon-trerà fuori dall’università. Dall’altra parte il mondo professionale deve saper riconoscere ed accoglie-re persone meritevoli, ed istaurare un rapporto costante e vero con le università. Molto spesso gli intenti sono gli stessi ma non ci si riesce ad incontrare, da questo trarrebbero un vantaggi tutti i soggetti coinvolti…

Giulio Di lallo

Presidente Ausf Italia

Universitàe mondo

del lavoro.Gli studenti

s’interroganoDal 28 settembre al 2 ottobre 2010

a Pieve Tesino (TN) si è svolta la prima

Conferenza Ausf Italia. In occasione di

quest’evento si è rivolta l’attenzione in particolare

alla realtà professionale del tecnico forestale e alla

difficoltà oggettiva chei giovani dottori forestali

incontrano nel trovare un lavoro. Quindi con

estrema praticità si è pensato a quello che

potrebbe essere un rimedio per questa preoccupante

situazione.

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(1) Elaborazioni Cresme su dati Almalaurea.

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La qualificazione e la professionalizzazione delle imprese rappresentano tematiche di grande

attualità per il settore forestale italiano, il quale si trova ad adempiere in misura sempre maggiore a responsabilità e ruoli che dovranno riportarlo ad assumere la propria tradizionale importanza socia-le. I vincoli internazionali relativi alla riduzione delle emissioni dei gas clima alteranti e gli indirizzi delle politiche energetiche europee, infatti, costi-tuiscono degli impegni che, con un’importanza nuova e alquanto forte, rappresentano una pos-sibilità imperdibile per la valorizzazione e il rilancio del settore forestale italiano.Allo stato attuale, però, il settore non è strutturato in modo coeso e stabile: i quantitativi di materiale legnoso utilizzati nei boschi sono scarsamente conosciuti, i soggetti che operano nel comparto delle utilizzazioni non possiedono un inquadra-mento giuridico chiaro e coerente, la possibilità di costruire delle interfacce rappresentative tra i proprietari e le imprese forestali sembra abbastan-za remota.Questi presupposti generano effetti negativi non solo per le imprese, ma anche per l’intero com-parto. Le conseguenze possono essere:

tecniche• , poiché è molto difficile pianificare lo sviluppo di filiere frammentate al loro interno;politiche• , in quanto non si riesce a delineare entità in grado di rappresentare le esigenze di tutte le figure che operano con i boschi; educative• , legate soprattutto alla difficoltà degli studenti forestali di appropriarsi di una mentalità di filiera.

Si potrebbe credere che in una situazione come quella italiana, in cui la maggior parte della super-ficie forestale non è gestita e la quota prevalente del mercato della legna da ardere non è struttu-ralmente conosciuta, molte criticità di sviluppo siano legate all’inadeguatezza delle imprese o dei proprietari boschivi.Invece penso che le forti limitazioni allo sviluppo del settore forestale derivino da una carenza di fondo, ovvero un sistema di regole che toglie al mercato delle utilizzazioni forestali la possibilità

di selezionare i soggetti coinvolti sulla base delle capacità professionali e delle abilità innovative possedute. Il sistema è strutturato in maniera tale da non consentire l’esistenza di una filiera locale del legno solida e competitiva, poiché le regole cui sono sottoposti i soggetti preposti alle utilizzazioni sono tecnicamente non valide.Se analizziamo le caratteristiche dei soggetti che costituiscono il comparto delle utilizzazioni fore-stali, ritroviamo entità dotate di diverse con-dizioni giuridiche, fiscali e contributive. Nella realtà operativa si riscontrano imprenditori agricoli che praticano la selvicoltura come attività princi-pale o connessa, imprenditori forestali artigiani e, non ultimi per importanza quantitativa, hobbisti di vario tipo e livello.Tutti questi soggetti sono dotati di discipline diffe-renti per quanto riguarda la fiscalità, il carico con-tributivo e l’inquadramento giuridico: si tratta di una situazione che rischia di penalizzare i soggetti più capaci e quindi meritevoli che operano nelle utilizzazioni forestali.Un esempio pratico può chiarire questo concetto. Un gruppo di giovani vogliono unirsi in una forma giuridica per intraprendere un’attività imprendito-riale nella filiera locale della legna da ardere.In primis essi devono valutare, per la collocazione potenziale della sede aziendale (con adiacente piazzale di lavorazione), i seguenti requisiti tec-nici:

disponibilità di materiale legnoso destinabile •alla produzione di legna da ardere in un raggio d’azione economicamente vantaggioso; condizioni infrastrutturali delle superfici fore-•stali sulla base delle quali scegliere le attrezza-ture di cui dotarsi; bacino di utenza potenziale e caratteristiche •tecnologiche degli impianti di combustione impiegati comunemente nella zona di com-mercializzazione.

Ma tutto ciò non è sufficiente in quanto il gruppo di giovani dovrebbe considerare alcuni fattori di contesto:

“imprenditore forestale”.Una figura

da riconoscere giuridicamente

(e non solo)Penso che le forti

limitazioni allo sviluppo del settore forestale

derivino da una carenza di fondo, ovvero un sistema

di regole che toglie al mercato delle utilizzazioni

forestali la possibilità di selezionare i soggetti

coinvolti sulla base delle capacità professionali e delle abilità innovative

possedute.

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39 Sherwood n.170 Febbraio 2011

la fortuna di essere in possesso, o la possi-•bilità di entrarne, di una superficie forestale sufficientemente ampia da consentire l’ac-quisizione dei requisiti necessari per rientrare giuridicamente tra le fila degli imprenditori agricoli, categoria più favorita rispetto a quella degli imprenditori artigiani; il poter operare in un contesto sociale carat-•terizzato da una sufficiente conoscenza delle specie legnose, in particolare dalla capacità di comprendere che la legna da ardere va valu-tata in base al contenuto energetico (offerta eventualmente diversificabile tra legna forte e legna dolce);la struttura della possibile concorrenza (pre-•senza di concorrenti hobbisti o di imprendi-tori agricoli che operano anche nel settore forestale).

Adottando una visione di sistema risulta palese che i meccanismi regolanti il mercato della legna da ardere, nel contesto normativo ita-liano, sono determinati da agenti non consoni al progresso tecnico della filiera, poiché c’è da ritenere che il caso, la fortuna e la non educazione siano elementi inattendibili di una efficace seletti-vità del mercato.Di fronte ai numerosi sforzi intellettuali messi in atto negli ultimi anni per riportare smalto alle filie-re locali del legno, sicuramente meritorie di aver portato una giusta rivalutazione sociale di questa risorsa, credo sia necessario fermarsi a riflette-re sul ruolo che le Istituzioni pubbliche sono chiamate a svolgere nel settore forestale.è necessario apportare un’ondata di innova-zione nel mercato, certo, ma ricordando che il compito delle Istituzioni (Università, Pubbliche Amministrazioni ed Enti proprietari) deve esse-re rivolto alla ricerca del massimo benessere sociale. Un compito molto spesso ridotto alla mera "ragionieristica forestale", in seno alla quale, da decenni, ci si interroga sulle cattive sorti del mondo forestale italiano.Occorre qualificare e investire in innovazione, certo, ma queste azioni non potranno esprimere il loro potenziale fino quando non ci decideremo ad accettare l’idea che anche l’imprenditore fore-stale possiede una propria dignità e svolge un lavoro intellettualmente parificabile a quello di tutti gli altri attori della filiera foresta-legno. Questo passo culturale coincide con un’identifi-cazione giuridica della figura di imprenditore forestale, il quale svolge un lavoro in condizioni di rischio imprenditoriale pari o anche (in partico-lari contesti di montagna) superiori a quelle degli imprenditori agricoli. Ma del rischio imprendito-riale le regole del mercato italiano non ne tengo-no conto, troppo spesso la selettività è funzionale alla sopravvivenza dei fortunati... e dei furbi.Un altro fronte sul quale le Istituzioni si dovreb-bero maggiormente impegnare, a mio avviso, è quello dell’educazione alla cultura del legno. Molto frequentemente, anche in sedi tecniche, la legna da ardere è descritta come “fonte energetica

tipica dei Paesi in Via di Sviluppo”, “prodotto pove-ro”, “prodotto minore dei boschi” oppure “prodotto di una selvicoltura povera”. Tutte discriminazioni nei confronti di questa forma di legno-energia che contribuiscono ad alimentare quella cattiva percezione, tipica degli ambienti urbani, secondo la quale “bruciare il legno distrugge le foreste”, “la legna inquina” e “il legno rappresenta il passato”. è inoltre necessario considerare il valore umano della foresta, legato all’identità delle persone e al valore simbolico dei luoghi.Se tutte le famiglie che si auto producono la legna da ardere in Italia (da usi civici o boschi privati) venissero private di questo diritto a causa di imposizioni giuridiche, probabilmente, in qualche decennio, questo allontanamento dell'uomo dal bosco potrebbe causare l’affermarsi di una politica dell’immobilismo ambientalista. Magari potrebbe succedere come in Australia, dove la maggior parte della superficie forestale non è gestita a causa del veto politico protezionista. Questa sarebbe un’immane catastrofe per tutti noi forestali e non solo.Allora io dico che il sistema, il modo in cui è organizzata la società moderna, è sbagliato per-ché travisa l’importanza dei mestieri forestali che rischiano una scarsa considerazione nella società; sostengo che non è il caso a determinare una ridotta attrattività del lavoro in bosco per i giovani o l’abbandono gestionale dei boschi, nonostante le enormi potenzialità produttive delle macchine moderne.Io credo che l'importanza principale assunta dalla stabilità della filiera foresta-legno locale è quella di permettere il miglioramento dei boschi e l'ap-plicazione della gestione forestale sostenibile. Quindi la sostenibilità economica delle imprese boschive è, ancor prima della formazione all’im-piego dei dispositivi di protezione e delle buone tecniche comportamentali, una condizione impre-scindibile per poter permettere lo sviluppo della sicurezza nel lavoro forestale.Dove ci sono boschi non gestiti probabilmente c’è da supporre che le utilizzazioni hanno una scarsa convenienza finanziaria, questa condizione può venire migliorata agendo sulla struttura del siste-ma forestale, il quale deve garantire certezze a tutti gli attori coinvolti, altrimenti anche interventi pubblici molto importanti (ad esempio il sostegno allo sviluppo della meccanizzazione) rischiano di avere effetti di appesantimento gestionale per le imprese. Inoltre si sta dimostrando che le mac-chine e i dispositivi di sicurezza, da soli, hanno un’esigua possibilità di attrarre i giovani a investire nel lavoro in bosco. Anche perché la spinta alla meccanizzazione toglie un punto di forza tradizio-nalmente importante per il lavoro in bosco, cioè la capacità di creare socialità.Non dimentichiamoci nemmeno che la valoriz-zazione multifunzionale delle aree forestali è un operazione riguardante anche le imprese, le quali, oltre a organizzare il processo di estrazione delle risorse legnose, forniscono il servizio di “gestione

attiva” del territorio boscato. Questa considerazione implica conseguenze importanti nella concezione del ruolo delle impre-se boschive, le quali non devono essere trattate come meri acquirenti di merci, ma devono vedere riconosciute anche le esternalità deri-vate dal processo di lavorazione.Occorre riconoscere la necessità, soprattutto da parte dei soggetti proprietari, di poter disporre di imprese qualificate, professionali e libere da ogni vincolo economico, giuridico o sociale pregiudicante il pieno esercizio delle compe-tenze operative. Bisogna lavorare alla costituzione di una mentalità di filiera, in cui ogni soggetto possa liberamente operare nell’interesse del proprio settore per la costruzione di un mondo più equo e più giusto per tutti. A mio parere non va sottovalutata la necessità di un forte miglioramento educativo nei confronti del legno e del lavoro in bosco, al fine di liberare il mercato dei prodotti legnosi dalla confusione che ne determina dinamiche distorte.Sono convinto che la libera iniziativa imprendi-toriale può portare, nel breve periodo, ad uno sviluppo tecnico e sociale che molti forestali non immaginano neanche, forse perché troppo presi dalla moda di colmare le falle del proprio settore inventandosi una dottrina scismatica da cui profondere vaniloqui spirituali. Troppo spesso il Pubblico agisce dove non occorre e tralascia i suoi compiti istituzionali, forse per-ché anche noi “forestali senza scarponi” siamo inconsapevolmente schiavi di quel modo di pen-sare che semina ogni idea sul substrato infecondo della cultura del disprezzo collettivo per il lavoro in bosco.

luca Marconcini

Studente in Tecnologie Forestali e Ambientali, tesista presso il TeSAF

Università degli Studi di Padova

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di Silvia Bruschini

[email protected]

Con questo rapporto viene fatta un'ana-lisi delle politiche e delle strategie per lo sviluppo rurale che anche in Italia sono finalmente entrate nella fase di pieno regime. Un volume interessante, ricco di informazioni riguardanti sia specifici campi d’intervento dei PSR regionali ri-tenuti particolarmente significativi (ser-vizi e capitale umano, zone svantaggiate, qualità della vita, diversificazione e ap-proccio Leader), sia analisi a più vasto raggio come il bilancio del precedente PSR, il quadro nazionale alla luce del nuovo strumento programmatico PSN e un’analisi relativa della programmazione dello sviluppo rurale 2007-2013 in Eu-ropa. Tra i campi d’intervento ritenuti di particolare interesse ci sono anche le foreste a cui viene dedicato un capitolo specifico, e all’interno della trattazione delle zone svantaggiate c’è una parte de-dicata alle indennità Natura2000.

Info: Le politiche comunitarie per lo sviluppo rurale. Il quadro degli interventi in ItaliaStorti D., Zumpano c. (a cura di) 2010. 262 p. Osservatorio politiche strutturaliwww.inea.it/public/it/pubblicazioni.php

Il Paesaggio è sempre più spesso conce-pito come un “indicatore di qualità” di una regione, o di un intero paese, poiché sintetizza in sè aspetti sociali, economi-ci ed ambientali integrati nello spazio e nel tempo. La valorizzazione del paesag-gio rurale rappresenta una delle sfide più attuali sia per le politiche nazionali che comunitarie, tanto che nello stesso Pia-no Nazionale di Sviluppo Rurale 2007-2013 per la prima volta il paesaggio è stato inserito come obiettivo strategico. L’elaborazione di appropriate strategie ha reso necessario una vasta base cono-scitiva che ha coinvolto vari ambiti d’in-dagine. In questo volume sono raccolti appunto i materiali utilizzati per l’elabo-razione di tali strategie; tra cui un'ampia sintesi delle dinamiche evolutive del paesaggio rurale italiano con particolare riferimento a quello forestale, una pano-ramica sulle politiche nazionali e comu-nitarie, l’illustrazione di alcune modalità di analisi ed altre conoscenze utili per la pianificazione integrata.

Info:Paesaggio rurale. Strumenti per la pianificazione strategicaaGnoletti m. 2010. 348 p. 39,00 €Edagricole - www.ecoalleco.it

Il quadro degli interventi del PSR

Paesaggio agrario e forestale

SVILUPPO RURALEPIANIFICAzIONE

Simbologia Pubblicazioni che possono essere acquistate on-line su www.ecoalleco.it

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Una pubblicazione divulgativa che raccoglie i risultati di un progetto di ricerca sulla gestione e sul recupero delle praterie appenniniche con particolare riferimento a quelle della provincia di Pistoia. Lo studio ha avuto tra gli scopi principali quello di elaborare delle vere e proprie linee guida per la gestione delle praterie al fine di ottimizzare la funzione di conservazione della biodiversità e nello stesso tempo di tenere conto della fattibilità tecnico-agronomica e del mantenimento della funzione produttiva zootecnica delle praterie stesse. La pubblicazione, che co-stituisce anche un momento di riconoscimento della funzione svolta da sempre dagli allevatori nei territori di montagna, è rivolta alle imprese agricole, agli allevatori stessi, oltre che ai tecnici e agli enti locali. Dopo un inquadramento generale sull’ecosistema delle praterie appenniniche nelle sue varie componenti, vengono presentate e brevemente commen-tate le linee guida, utile supporto ai tecnici del settore.

Info: La gestione e il recupero delle praterie dell’Appennino settentrionale. Il pascolamento come strumento di tutela e salvaguardia della biodiversitàAcciAioli A., londi G., Tellini FlorenzAno G., 2010. 56 p.Manuali ARSIA - Regione [email protected]

Pascolo a tutela della biodiversità

manuale d’istruzione foreste lombardeQuesto volume è stato realizzato per avere un manuale italiano che potesse spiegare in modo dettagliato e approfondito le funzionalità disponibili per la creazione di modelli, processi e simulazioni, e di tutte le potenzialità offerte dal software ArcGIS e dal Model Builder, sia per semplificare, organizzare e documentare il lavoro sia per effettuare analisi ed esplorazioni in vari ambiti. Il testo è basato sulla versione di ArcGIS (9.3.1) e quasi tutte le funzionalità descritte sono comuni alle versioni sia precedenti che attese nell'immediato futuro. Il manuale è indicato per utenti che hanno già una certa dimestichezza con il pac-chetto ArcGIS e i vari moduli ArcMap, ArcCatalog e ArcToolbox.

Info: Manuale avanzato di ArcGIS 9 e 10. Creare e gestire modelli GIS con Model Builder riolo F., ViTTorio M., 2010. 134 p. 28,00 €Dario Flaccovio Editorewww.ecoalleco.it

è stato puntualmente pubblicato il Rapporto sullo stato delle foreste della Lombardia 2009. Si tratta di un documento ad aggiornamento annuale realizzato da tre anni da ERSAF e dall’Ufficio Foreste della Re-gione per monitorare i boschi e il settore forestale lombardo attraverso dati ufficiali, informazioni e sintesi statistiche. L’obiettivo è quello di fornire una base conoscitiva non solo per i tecnici o gli amministra-tori, ma di avere un documento efficace e di sintesi che possa fornire anche ai non addetti ai lavori una reale, moderna e completa fotografia del settore forestale lombardo. Filiera legno-energia, protezione, ab-bandono della montagna, lavoro in bosco e produzione di legname, queste alcune delle priorità strategiche da conoscere per gestire in modo più incisivo ed efficiente. I contenuti di questo e dei precedenti rapporti sono visionabili all’indirizzo: www.ersaf.lombardia.it/servizi/notizie/notizie_homepage_foreste.aspx

Info: Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia. Al 31 dicembre 2009dellA Torre (a cura di), 2010. 96 p. ERSAF e Regione Lombardiawww.ersaf.lombardia.it

GIS

BIODIVERSITà

FORESTE

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Recentemente il CONAF, con la circolare n°31/2010, ha ribadito le competenze dei Dottori Agronomi e Fo-restali in materia di Pianificazione Territoriale, ambi-to spesso “conteso” con altre figure professionali come Architetti e Ingegneri. Secondo la circolare, Agronomi e Forestali hanno la piena competenza, al pari di altre figure professionali (Ingegnere Civile ed Ambientale, Architetto, Pianifi-catore, Paesaggista) in materia di Pianificazione Terri-toriale, sia nelle componenti urbane che extraurbane. Qualora la componente delle trasformazioni urbani-stiche e infrastrutturali sia rilevante, è possibile svol-gere la pianificazione con un gruppo multidisciplina-re, responsabile con firma congiunta. Restano comunque delle competenze esclusive riser-vate alla categoria di Agronomi e Forestali: quelle re-lative alla pianificazione dello spazio rurale, dell’uso produttivo di suoli e soprassuoli, delle attività agrico-le e zootecniche, di utilizzazione e conservazione del-le foreste e della funzione ecosistemica del territorio. Per il dettaglio è possibile consultare la circolare sul sito web: www.agronomi.it

Pianificazione territoriale: le

competenze di agronomi e Forestali

Futura PAC: basta subire, occorre fare proposte

La futura PAC è alle porte, ma sembra che per l’Italia il destino sia già segnato: subire, come è successo in passato, decisioni prese da altri Paesi, magari in collisione con le esigenze dei nostri territori. Secondo il Presidente del Consiglio dell’Ordine nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali andrea SiSTi, infatti, “l’as-senza dell’Italia nella fase preparatoria della Politica Agricola Comune 2014-2020 è stata totale, basti conside-rare che a Bruxelles su 5.600 contributi solo 5 sono arrivati dal nostro Paese”. La strada, sempre secondo SiSTi, è di essere maggiormente pro-positivi come sistema-Paese e di comunicare a gran voce le esigenze dell’agricoltura italiana. Proprio perché pare che la nuova PAC sia basata più di prima sulla remunerazione dei benefici non monetizza-bili, sullo sviluppo delle aree svantaggiate e sull’aspetto ambientale, la componente forestale, della professione e dei territori, dovrebbe a mag-gior ragione essere presa in considerazione e valorizzata per il futuro.

nasce mAI, il modulo Abitativo IvalsaIl Modulo Abitativo Ivalsa - MAI - è frutto di un progetto realizzato con la collaborazione tra il mondo della ricerca, del trasferimento tecnologico e tredici aziende artigiane del Trentino. Nato con l’intento di valorizzare il legno come materiale da costruzione e di promuovere l’edilizia sostenibile, può rappresentare un primo passo verso la definizione dello standard LEED e del regolamento sperimentale “Casa Legno Trentino”. La struttura portante di MAI è realizzata con pannelli X-lam e il legno utilizzato nella costruzio-ne dell’edificio è proveniente da foreste certificate FSC e PEFC. I moduli formano un appartamento dalle altissime prestazioni energetiche, di 33 m2 con due stanze da letto, un bagno, una cucina, un soggiorno e due terrazze esterne da 16 m2 ciascuna.

Lavoratori forestali:rinnovato il CCnL

E' stato sottoscritto nel dicembre scorso l’accordo fra le principali sigle sindacali per il rinnovo del CCNL

per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale. Il rinnovo è frutto di una trattativa condizio-nata anche dalla recente manovra economica che ha ridotto gli stanziamenti alle Regioni e “congelato” gli aumenti nel pubblico impiego. L'aumento retributivo

medio previsto è pari a circa il 6%.

Prime certificazioni

di progettoSono state rilasciate

nelle scorse settimane le prime “certificazioni di

progetto” da parte di FSC e PEFC per l’Italia. FSC

ha rilasciato la sua prima certificazione di progetto

all’azienda Vireo S.r.l., che ha rinnovato

i pavimenti della nuova sede di Padova utilizzando parquet in rovere e betulla

certificato FSC. PEFC invece al progetto

“Sa Di Legno” di Samuele Giacometti: la sua casa

nella Val Pesarina (UD) è stata interamente

realizzata con legno locale e proveniente da foreste

certificate.

di Luigi TorreggianiSilvia Bruschini

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LOMBARDIA: UN PATTO PER LA FILIERA BOSCO-LEGNO-ENERGIAFirmato nella sede di Regione Lombardia il “Patto della filiera Bosco-Legno-Energia”, promosso dall’Assessorato ai Sistemi Verdi e Paesaggio con l’intento di aumentare la quota di uso e trasformazione di legname di provenienza locale. Data la rilevanza regionale dei comparti della prima e seconda lavorazione del legno e del teleriscaldamento, colmare lo squilibrio tra la capacità di trasformazione e la potenziale disponibilità di materia prima è una delle priorità del patto, sottoscritto dalle principali associazioni di settore.

PROSPETTIVE

ciPPato:l’iVa ritorna al 10%

L'Agenzia delle Entrate ha risposto positivamente al quesito posto da AIEL e Fiper nel quale si chiedeva di conoscere il trattamento ai fini IVA della vendita di cip-pato di legno vergine utilizzato per la combustione.L’Ente, dopo aver esaminato la nota dell’Agenzia delle Dogane interpellata dalle due Associazioni, ha ritenuto che il cippato possa essere considerato “al pari della la legna da ardere in tondelli, ceppi, ramaglie e fascine” e che quindi alla sua cessione si renda applicabile l'aliquo-ta IVA ridotta al 10%. Il cippato a cui viene riconosciu-ta questa aliquota può provenire da legname di diverse qualità, deve essere ottenuto attraverso un processo di taglio meccanico di sminuzzatura o cippatura, triturazio-ne o frantumazione, non deve aver subito trattamenti chimici o ulteriori lavorazioni e deve essere destinato esclusivamente alla combustione nonché alla fornitura e distribuzione di calore ai consumatori attraverso reti di teleriscaldamento. Una buona notizia che premia la costanza delle due Associazioni, da tempo impegnate in questa direzione.

biomasse a passo lento rispetto a solare ed eolicoUno studio UE prevede che nei prossimi dieci anni i con-sumi di biomasse tra i paesi dell’Unione passeranno dai 346 milioni di metri cubi del 2010 a 573 milioni di metri cubi nel 2020. Crescerà quindi il consumo delle biomasse legnose, anche se la loro quota sul totale delle fonti rinnovabili sarà destinata a diminuire, dal 50% al 40%, a causa della diffusione sempre più accelerata dell’eolico e del solare. Secondo lo studio, nel prossimo decennio le foreste e le altre grandi fonti di biomasse legnose non potranno conser-vare in Europa il loro potenziale energetico senza determinare carenze negli altri settori che utilizzano le risorse forestali. Proprio per questo occorrerà investire nell’efficienza degli impianti di combustione e, ag-giungiamo, nella pianificazione delle risorse forestali, stru-mento di base per garantire un approvvigionamento costante e sostenibile.

bioedilizia: verso l’obiettivo 2021 Entro il 2021 tutti gli edifici nuovi, pubblici e privati, costruiti nella UE dovranno essere neutrali dal punto di vista energetico. L’Italia dovrà quindi muoversi attraverso norme, direttive e linee guida per raggiungere l’obiettivo. Un rapporto di Legambiente e Cresme ha cercato di dare un quadro della situazione nazionale: i Comuni che hanno modificato in qualche modo le proprie norme in questo senso sarebbero già 705, in costante crescita, arrivando a coprire il 31% circa della popolazione nazionale. è ora necessario un quadro di regole certe e uniformi su tutto il territorio nazionale e un sistema di comunicazione e informazione rivolto agli utilizzatori e alle imprese. In questa partita lunga dieci anni, il legno deve farla da padrone, un’occasione di sviluppo e valorizzazione così importante è sicuramente da non perdere!

Scadenze PSRI dettagli possono essere reperiti nei siti delle Regioni, di cui è possibile trovare il link diretto all’indirizzo www.rivistasherwood.it/link.html

ASSE 1Misura 121 - Ammodernamento aziende •agricoleRegione Campania: 31/12/13Regione Sicilia: 10/06/11Regione Umbria: 31/03/11Regione Emilia Romagna: 28/02/2011; 31/05/2011Misura 122 - Accrescimento del valore •economico delle foresteRegione Campania: 31/12/13Regione Sicilia: 30/06/11Regione Umbria: 31/03/2011Regione Molise: 31/03/11Misura 123 - Accrescimento del valore •aggiunto dei prodotti agricoli e forestaliRegione Calabria: 28/02/2011Regione Sicilia: 10/11/11Regione Umbria: 31/03/11Misura 125 - Infrastrutture connesse allo •sviluppo ed all’adeguamento dell’agricoltura e della silvicolturaRegione Marche: 21/03/2011; 20/04/2011Regione Molise: 31/12/11

ASSE 2Misura 221 - Primo imboschimento di terreni •agricoliRegione Campania: 31/12/13Regione Lombardia: 04/02/13Regione Sicilia: 30/05/2011Misura 223 - Primo imboschimento di •superfici non agricoleRegione Campania: 31/12/13Regione Lombardia: 04/02/13Regione Sicilia: 30/05/2011Regione Umbria: 31/03/2011Misura 226 - Ricostituzione del potenziale •forestale e introduzione di interventi preventiviRegione Campania: 31/12/13Regione Marche: 20/05/11Regione Molise: 31/12/12Misura 227 - Investimenti non produttivi•Regione Campania: 31/12/13Regione Molise: 30/09/11Regione Sicilia: 30/06/11Regione Umbria: 31/03/11; 30/06/13

ASSE 3Misura 311 - Diversificazione in attività non •agricoleRegione Campania: 31/12/13Regione Sicilia: 10/01/12Regione Valle d’Aosta: 31/12/11

L'informazione ritorna grazie al web

News

Durante tutto il 2011, tramite il sito web di Sherwood, verranno resi di-sponibili i file in versione .pdf delle pubblicazioni che sono state allegate alla Rivista dalla sua origine ad oggi. Grazie a questo servizio gratuito sarà possibile mantenere e diffondere un patrimonio di conoscenze nella maggior parte dei casi utile ancora tutt’oggi. Per il download delle pub-blicazioni che varranno via via caricate nel sito, occorre visitare la pagina www.rivistasherwood.it/pubblicazioni-cdf.

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“Invano alle querce percossero i venti/Invano il nemico sul Piave tuonò/Fur ponti le quer-ce, l’Italia passò”. Questa iscrizione è incisa su un masso proveniente dal Monte Grappa all’ingresso di Bosco Fontana, vicino a Man-tova, quella che un tempo fu una delle prin-cipali residenze di caccia dei Gonzaga e che grazie a ciò venne conservata fino ad oggi come isola di alberi in mezzo ad una pianura messa interamente a coltura dall’agricoltura.Le parole ricordano che nel corso del-la Prima Guerra Mondiale le querce del Bosco Fontana, vanto di quest’area boscata, vennero ampiamente utilizzate a scopi militari per le diverse necessità belliche.La semplice retorica dei versi ci sug-gerisce un paragone tra le querce resi-stenti ai furiosi venti e l’Italia resistente sul Piave all’Impero Austro-Ungarico e il successivo destino vittorioso grazie alle querce trasformate in ponti di legno per far passare le armate. La storia è an-che questo: l’uso della foresta per

scopi militari. Ancora nel XX e XXI secolo le foreste continuano a costituire nelle diverse decine di situazioni di crisi o di aperto con-flitto presenti nel mondo un obiettivo militare strategico come risorsa e materia prima o come strumento bellico e continuano a su-bire impatti devastanti con ricadute negative sull’ecosistema e sulle popolazioni locali.

Queste riflessioni sono ritornate all’attenzio-ne in epoca recente a seguito dell’adozione da parte dell’Unione Europea del regolamen-to FLEGT e di incontri e convegni successivi di approfondimento, in cui il tema dell’ille-galità del commercio di legname spesso è stato affiancato dal tema del coinvolgimento di questi traffici in situazioni di guerra.

Esperienze condotte in progetti forestali in Bosnia Erzegovina per un decennio a partire dalla fine delle ostilità (calVo 2005) hanno reso il sottoscritto sensibi-le al tema, anche nella prospettiva sto-rica del conoscere e capire il rapporto tra foreste e guerre e del costruire, al contrario, un nuovo rapporto tra foresta e pace.

prospettiva storicaNon c’è guerra, nel mondo antico come in quello moderno, che non abbia visto i boschi partecipare, in prima ed ultima fila, alla drammaticità degli eventi.Di volta in volta le foreste sono state obiettivo militare e risorsa strategica,

Foreste, guerre e paceUna riflessione sul ruolo di alberi e foreste nei conflitti e nei processi di pace

SToRIA FoReSTAle

di enrico calVo

Le foreste sono state nei secoli teatro di numerose guerre ma anche luoghi dove fornire gli

eserciti di materiale utile, rifugio e, tutt’ora in alcune aree del mondo, fonte di finanziamento

per azioni illegali e bellicose. Ma gli alberi hanno anche significato, sopratutto simbolicamente,

pace e vita e i boschi possono essere oggi al centro di processi di pacificazione e cooperazione

internazionale. Questo articolo, oltre che curiosa riflessione, può essere un interessante spunto

per chi si occupa di educazione ambientale, specialmente verso le giovani generazioni.

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per la produzione di materiale necessario alla costruzione di macchine ed infrastrutture belliche; come ambiente di combattimento e rifugio, per nascondere e nascondersi; come ambiente naturale che ha subito impatti am-bientali per lo più negativi.Ancora oggi si deve parlare di foreste e guer-re, anche se il problema ha antiche radici, perchè ancora oggi, nella civiltà tecnolo-gica e globalizzata, le foreste sono og-getto e strumento di guerra.

È noto presso gli autori antichi l’importanza della tutela e del dominio di ampie foreste per poter conservare adeguate condizioni di rifornimento di legname per il successo bellico. teofrasto e tucidide riconoscono la ne-cessità per gli ateniesi di rifornirsi di grandi quantità di alberi per le loro flotte cercando di controllare le aree del Nord Egeo come Ma-cedonia, Calcidica e Tracia.Atene arrivò a schierare contemporanea-mente 300 navi: solo per armare le triremi era necessario avere 170 remi a scafo, costru-iti con alberi d’alto fusto di abeti, cipressi, pini marittimi, oltre al legname per scafi ed alberature (Bearzot 2008). La stessa necessità di legname per imbarca-zioni fu avvertita da Roma, nel momento in cui, in lotta con Cartagine per il possesso del Mediterraneo, pose mano alla costruzione di imponenti flotte. Secondo alcuni storici latini, Roma costruì un’intera flotta composta da 100 quinquere-mi e 20 triremi in solo 60 giorni. Una flotta di tal genere richiede quasi 30.000 remi, oltre a legname per la costruzione degli scafi e delle attrezzature, e alla resina necessaria per ca-latafare gli scafi. Nel giro di pochi decenni, in corrispondenza dell’evolversi delle guerre puniche, Roma fu costretta a costruire ripetutamente più flotte, via via distrutte nei combattimenti, nelle tem-peste, o per usura a causa della riduzione

dei tempi di stagionatura dei tronchi per le necessità di avere ricambi urgenti. Dal 256 al 241 a.C., quindi, Roma si vide costretta a costruire ripetutamente numerose flotte per un totale calcolato di 1.250 navi da guerra (laMendola 2008). Con la sofferta vittoria sui Cartaginesi, Roma sviluppò la sua politica di potenza marittima, ingrandendo sempre più le sue flotte militari e commerciali. L’impatto sui boschi della penisola e delle coste mediterranee in genere fu quindi enorme, determinando, già allora, estesi fenomeni di degrado ecologico delle terre, che private della copertura forestale, divennero instabili e franose, con frequenti fenomeni di inondazioni. Come scrivono galVani (1979) e giardina (1986) “la costruzione di una flotta compor-tava inevitabilmente la distruzione di ampie zone boschive, per la necessità, tipica delle costruzioni navali, d’integrare tipi differenti di legno in proporzioni fisse, di selezionare drasticamente la materia prima, con cernita degli esemplari migliori. Nell’antichità più che nell’età moderna le flotte avevano inoltre bre-ve durata, dipendente sia dai limiti tecnologi-ci che dalla frequente necessità di allestire in breve tempo flotte da guerra enormi; è signi-ficativo che Plinio il Vecchio spieghi i grandi naufragi della prima guerra punica ricorrendo a una causa tecnica: la scarsa resistenza alle tempeste del legno non stagionato”.

Nel Mediterraneo quindi la politica di potenza significava flotta, e flotta era sinonimo di di-sboscamento.Gli stessi autori ricordano che l’intensa de-forestazione nell'area del Mediterraneo occi-dentale causata dalla politica navale è un fatto ben noto ed accertabile nei particolari grazie anche ai documenti conservati da parte degli Arsenali, come quello di Venezia. La Repub-bliche marinare furono, a loro volta, grandi utilizzatrici di boschi. Le tecniche costruttive

si perfezionarono e si poterono usare anche altre specie oltre alle conifere: rovere, pino, larice e abete, rispettivamente per l’ossatura e per gli alberi, faggio per le sovrastrutture ed i remi ma anche olmo, olivo, noce, carpino e cerro (BoVio et al. 1995). Sono di questa epoca le tutele normative, l’individuazione di boschi per le navi (Cansi-glio, Bosco di Savona ecc.) e l’istituzione di appositi funzionari deputati alla produzione e al controllo. A scala più globale, al di fuori del Mediterra-neo, i problemi erano gli stessi. Le grandi flotte delle potenze marinare come Francia, Inghilterra, Spagna della seconda metà del secondo millennio, erano costituite da centinaia di vascelli militari e commerciali il cui legname proveniva dai boschi europei.Fu in quel periodo che la Francia mise a pun-to, per esempio, estesi piani di rimboschi-mento per sopperire alla necessità di materiale per le imbarcazioni. Con la scoperta del Nuovo Mondo, la Spa-gna nel 1700 trasferì il sua Arsenale all’Ava-na, a Cuba, da cui nell’arco di un secolo uscirono più di cento navi da guerra, oltre a quelle d’uso commerciale. La scelta dell’Avana non fu certo casuale.Il Nuovo Mondo era una fonte pressoché ine-sauribile di legname e di nuove specie come mogano e teak che potevano sostituire i pez-zi pregiati che avevano in Europa un costo esorbitante.Tenuto conto che un vascello militare di clas-se media richiedeva circa 3.000 alberi, si sti-ma che la Spagna arrivò ad utilizzare in quel periodo circa tre milioni di piante, pari a 65.000 ha di foresta.

Con le guerre mondiali del XX secolo il ruolo delle foreste nelle campagne militari continuò ad essere rilevante e l’impatto su di esse ter-rificante.Se con la guerra di posizione e di trincea nel Primo Conflitto l’uso del legname fu im-ponente per la costruzione di infrastruttu-re, trincee, baraccamenti, con la guerra di movimento nella Seconda Guerra Mondiale non ci fu nessuna foresta in alcun luogo dei combattimenti, dall’Europa al Pacifico, che scampò ai devastanti impatti dei bombarda-menti e dei passaggi di truppe. A questi si deve aggiungere, a causa del coin-volgimento delle popolazioni civili, l’intensis-simo sfruttamento dei boschi come risorsa per riscaldamento. Nel Nord della Francia le Foreste di Verdun e di Vaux, con migliaia di ettari ancora inagibili per la presenza di ordigni bellici, rappresentano l’immagine più terribile degli effetti dei combattimenti di allora (weBster 1996).Nel secondo conflitto, i boschi costituiro-no anche il luogo di rifugio e protezione dei combattenti.

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La Resistenza europea trovò specialmente in Italia e in Francia basi e accampamenti nelle aree boscate, più o meno prossime ai grandi centri urbani e alle importanti vie di comuni-cazione, al punto che in Francia i partigiani che combattevano a fianco degli Alleati con-tro l’esercito tedesco vennero chiamati ma-quisard, letteralmente “che vive nella mac-chia (maquis)”.

Ciò che avvenne nella seconda guerra mon-diale si ripeté poi in altri conflitti: in Vietnam, in cui si fece larghissimo uso di defolianti e di napalm con una distruzione stimata di 2 milioni di ettari di terreni e foreste, e in Bosnia, con la distruzione delle aree boscate intorno a Sarajevo, durante l’assedio più lun-go della storia moderna, e la deposizione di mine su estese superfici.

In Bosnia i boschi coprono una superficie immensa del territorio e costituiscono la pri-maria fonte di ricchezza del paese. La guerra dei primi anni novanta ha rovina-to molte di queste superfici di affascinante bellezza vergine e grande produttività, molte decine di migliaia di ettari sono tuttora mina-ti, le infrastrutture sono state completamente distrutte (VoJnikoVic 2000). Ma proprio dai boschi sono arrivate i primi segnali di pacificazione e nuova integrazione alla ricerca di una convivenza pacifica. Molte sono state le iniziative, particolarmen-te italiane, ma anche europee e mondiali, da parte di istituzioni e personale forestale che hanno voluto sostenere la rinascita del paese attraverso il sostegno alle attivi-tà forestali, dalla cura dei boschi distrutti al rimboschimento delle aree denudate e tagliate per motivi di guerra, alla promozio-ne di attività di formazione, ricerca e studio, favorendo e sostenendo l'attività di colleghi ricercatori. Dal mondo forestale mondiale è arrivata una solidarietà di grande efficacia e valore e, in molte parti del paese e nella con-sapevolezza di molte persone, si è riafferma-ta l’esperienza e la speranza della possibilità di nuove relazioni (calVo 2000).

Questo viaggio nella storia non può termina-re se non ricordando quanto, ancora oggi, le risorse forestali siano al centro di conflitti e di interessi in cui l’intreccio tra sfruttamento illegale delle risorse legnose, ricerca di materie prime preziose in aree boscate, traffico d’armi, conflitti di potere, op-pressioni di dittature, sono elementi che impediscono ai paesi in via di sviluppo di cercare una propria strada di affrancamento dalla povertà e dall’oppressione (kaiMowitz 2005, taYlor 2005). Il commercio illegale di legname (si stimano 60 milioni di metri cubi annualmente ta-

gliati in modo illegale in Africa, con una perdita negli ultimi 5 anni di 52 milioni di ettari) finanzia il traffico d’armi che consente la prosecuzione dei conflitti in aree instabili come Liberia, Sierra Leone, Congo, Angola, Cambogia, Mianmar (Benna 2004).

foreste aL serviziodeLLa pace?

Foreste come simbolo“Quando cingerai d’assedio una città per numerosi giorni….non distruggere gli albe-ri, avventando la scure sopra di essi, ma mangia da essi e non tagliarli: è forse uomo l’albero del campo per dover da te essere assediato?”(deuteronoMio). Questo specifi-co ed insolito punto di osservazione del ruolo degli alberi appartiene da sempre all’uomo e alla sua capacità di rappresentazione della vita, assumendo significati di forza, lotta, vita, casa, pace, guerra. Il rapporto uomo-albero è uno spazio ed un significato profondo che appartiene all’ani-ma, al cuore delle persone, prima ancora che alle leggi ecologiche.

“Dentro il recinto un olivo sorgeva di fronde fitte, fiorente. Sembrava il suo tronco una grossa colonna: intorno ad esso il talamo feci”. Nell’Odissea di oMero, l’ulivo lavorato da Ulisse è diventato letto, intorno al quale è stata costruita la camera nuziale. L’albero è il simbolo dell’unità, delle radici poste nel luo-go più intimo e fondante la casa. Attorno alle sue radici si fonda e si cementa la stabilità e la comunità. Ulisse ha viaggiato ed errato per tornare a queste radici.

“Senza mai uscire dal bosco, aprendosi la strada, quella strada segreta che lui solo sa-peva e che passava attraverso tutti i boschi, che univa ogni bosco in un bosco solo, ogni bosco del mondo in un bosco al di là di tutti i boschi, ogni luogo del mondo in un luogo al

di là di tutti i luoghi”. Cosimo, il Barone Ram-pante di Calvino, ci mostra un volto del bosco come luogo ideale di una vita, come spazio infinito che tutto raccoglie, un solo bosco ma che racchiude in sé ogni altro bosco e si apre nello stesso tempo a rappresentare tutti i bo-schi in una continuità ideale che fa di ogni albero l’espressione universale della vita.

Pur essendo al centro degli interessi bellici, le foreste hanno quindi sempre avuto un valore simbolico di pace, ricchezza, fertilità.

A Gerusalemme, presso lo Yad Vashem, dal 1962 sono stati piantati 22.211 alberi a formare il “Giardino dei Giusti”. Ogni pianta ricorda un “Giusto tra le Nazioni”, un uomo normale, un Gentile, che si prodigò per aiu-tare gli Ebrei durante il nazismo, in piena co-scienza e libertà, senza ricavarne nessun in-teresse materiale od economico (nissiM). Gli alberi formano qui una piccola foresta che ri-corda tutti coloro che rischiarono la loro vita: ogni albero porta un cartello con il nome del Giusto. L’albero piantato è la memoria del-la persona e del suo gesto. Simbolicamen-te manifesta la speranza che da quel gesto nascano, come frutti buoni, altri gesti simili perché l’orrore non si ripeta. L’esperienza di Gerusalemme è diffusa in altre parti del mondo, Sarajevo in primis, dove altri parchi, giardini, boschi sono cresciuti in un’ideale fo-resta senza confini per ricordare il valore dei Giusti che in ogni luogo del mondo difendo-no il primato della persona umana (CPFMG).

foreste, cooperazione ed educazione ambientaLeOltre al valore simbolico, le foreste possono concretamente rappresentare un importan-te fattore nei processi di pace e sviluppo. L’esperienza di sostegno al mondo forestale della Bosnia Erzegovina per la ripresa di rela-zioni e convivenze pacifiche ne è una recente e interessante esperienza (calVo et al. 2005).

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Così pure è possibile a ciascuno sostenere e partecipare ad azioni di tutela delle foreste, oggetto di tagli illegali per finanziare guerre, acquistando prodotti legnosi che rechino il sigillo di certificazioni di prodotto prevenien-te da tagli legali ed ecosostenibili. Ma anche diffondere, attraverso le azio-ni quotidiane di attenzione all’ambiente e ancor più tramite l’insegnamento e l’educazione ambientale, specie ver-so le giovani generazioni, può essere un’azione di pace. Lo testimonia l’asse-gnazione del Premio Nobel per la Pace per l’anno 2005 a wangari Maathai con la se-guente motivazione: “La pace nel mondo dipende dalla difesa dell’ambiente”.

concLusioniGli alberi e le foreste sono stati nel tempo e sono tutt’ora al centro di conflitti bellici, ma possono al tempo stesso rappresentare il luogo fisico e simbolico di azioni concrete di cooperazione e di tutela, attraverso la ge-stione sostenibile che può impedire, nel terzo mondo sopratutto, azioni illegali strettamente connesse a fenomeni bellicosi nonché di at-tività di sensibilizzazione trasversale, sia sugli aspetti ambientali che proprio sulla tematica della pace. È significativo ricordare su que-sto punto le querce di Monte Sole, testimoni dell’eccidio nazifascista di Marzabotto, che ancora portano i segni dei colpi e che sono state cantate dalla poesia “Le Querce di Mon-te Sole” di luciano gherardi. Quelle querce, come ogni albero, hanno memoria, conserva-

I n f o . A R T I C o L o

Autore: Enrico Calvo, Dirigente Dipartimento dei Servizi al Territorio Rurale e alle Foreste - ERSAF Lombardia.

Parole chiave: storia forestale, guerra, pace, educazi-one ambientale.

Abstract: Forests, wars and peace. A consideration on the role played by trees and forests. For centuries forests have been the theatre of many wars, but also a place where an army could find useful materials, shelter and, even today in some regions around the world, a source of funding for illegal and war actions. But trees are also a symbol of peace and life and nowadays forests can have a role in peace pro-cesses and international cooperation. As well as a curious consideration, this paper can be an interesting idea for those involved in environmental education.

Bibliografia consigliataBearzot c., 2008 - Uomo e ambiente nel mondo antico. Rivista on line della Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Anno V aprile-giugno.

Benna c., 2004 - I boss del legno. www.volon tariperlosviluppo.it/2004/2004_6/04_6_14.htm.

Bovio G., caMia a., MarchiSio r. 1995 - I boschi del Savonese. Provincia di Savona.

calvani v., GiarDina a, 1979,1986 - Le vie della storia. Editori Laterza, vol. 2.

calvo e., 2000 - Interventi a sostegno del set-tore forestale in Bosnia Erzegovina, in “Boschi e ambiente in Bosnia Erzegovina - Seminario di studio”, ARF Lombardia e DG Qualità dell’am-biente, pp.7-11.

calvo e., 2005 - Tagli illegali del legname: un crimine non solo contro l’ambiente. Inquina-mento n. 71.

calvo e., cavalli G., GraSSi f.,2005 - Il con-tributo italiano alle foreste balcaniche nella cooperazione internazionale allo sviluppo. Degrado ambientale e biodiversità: due facce opposte della società forestale della Bosnia Erzegovina. 5° Congresso Nazionale SISEF - Grugliasco (TO), 27-29 Sep 2005, Contributo n°. #5.7.3 www.sisef.it/sisef/main.php?action=cong&k=5&n=7&id=821

Comitato promotore delle Foreste mondiali dei Giusti - CPFMG - Si può sempre dire un sì o un nowww.gariwo.net/file/sintesi_doc_comitato.pdf .

KaiMowitz D., 2005 - Le foreste e la guerra, le foreste e la pace. Linea ecologica.

laMenDola a., 2008 - Le flotte dell’antico Mediterraneo distrussero le foreste causando alluvioni e malaria. www.ariannaeditrice.it.

niSSiM G., - La Foresta dei Giusti. www.gariwo.net/file/doc_comitato.pdf.

taylor D.a., 2005 - Quando i conflitti coinvol-gono le foreste. Linea ecologica.

voJniKovic’ S., 2000 - I danni causati dalle operazioni militari sui parchi e sulle foreste di Sarajevo e la loro ricostruzione, in “Boschi e ambiente in Bosnia Erzegovina - Seminario di studio, ARF Lombardia e DG Qualità dell’am-biente, pp.71-76

weBSter D., 1996 - Le terre di Caino. Quel che resta della guerra. Casa Editrice Corbaccio.

no cioè nei loro tessuti la storia profonda degli accadimenti, forse per insegnare e ricordare all’uomo di essere, lui stesso, memoria, capa-ce e responsabile di un futuro più giusto.

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Dalla meccanizzazionealle energie

Legno in edilizia Nuova edizione di

“Legno & Edilizia”, mostra sull’impiego del legno nell’edilizia, per

costruire, ristrutturare e progettare con materiali

ecologici più salutari e vantaggiosi.

Il legno è anche un'efficace barriera

termica ed acustica e una difesa per le onde

elettromagnetiche.Info: 17-20 Marzo 2011

Verona. Piemmeti [email protected] www.legnoeedilizia.com

FIERA

Lavorare in montagna

“Agrimont” è la fiera dedicata ad agri-coltura di montagna, attività forestali, giardinaggio e riscaldamento naturale, che si svolge presso i saloni della Fiera di Longarone. I settori merceologici com-prendono: Attività forestali; Prodotti, macchinari e attrezzature per l’agricol-tura e la zootecnia di montagna; Mac-chine per lavorazioni boschive; Prodot-ti tipici regionali e locali; Apicoltura; Giardinaggio; Rassegne zootecniche; Riscaldamento naturale.

Info: 25-27 Marzo e 1-3 Aprile 2011, Longarone (BL). [email protected], www.longaronefiere.it

FIERA

Si rinnova l’appuntamento con “Forst-live”, fiera forestale tedesca su macchi-nari ed energie rinnovabili da biomasse legnose.L’evento ospiterà una fiera commercia-le di macchinari, attrezzature, vestiario, stufe, ma anche dimostrazioni in campo e altri servizi dedicati alla filiera.

Info: 1-3 Aprile 2011, Offenburg (Germania). Sito www.forst-live.de/sued/index.htm

bonifica siti inquinatiLa Sigea,Società Italiana di Geologia Ambientale, organizza il corso di aggiornamento professionale “La bonifica dei siti inquinati” presso il Centro Congressi Frentani di Roma. Il corso si propone di informare e aggiornare sulla procedura della bonifica dei siti inquinati secondo un approccio pratico/applicativo: dopo un’introduzione sulla normativa nazionale ed europea, saranno evidenziati gli aspetti relativi alla caratterizzazione e alla messa in sicurezza d'emergenza della procedura, illustrando esperienze di varie situazioni industriali e regionali. Durata del corso: 24 ore. Quota di iscrizione: 350 euro + IVA. Scadenza iscrizioni: 7 giorni prima dell'inizio del corso. Info: 23-25 Marzo 2011, Roma. Sigea, tel/fax 06.5943344. Sito www.sigeaweb.it - Segreteria organizzativa: La Sintesi, tel. 06.5406964, fax 06.233239783, sito www.lasintesi.eu. E-mail: [email protected]

di Leda Tiezzi

[email protected]

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Piante per tutte le esigenze Si tiene al centro fieristico di Piacenza “Seminat”, mostra-mercato delle piante ornamentali ed agrarie, florovivaismo, sementi ed attrezzature per giardi-naggio e orticoltura.Tra i settori merceologici, oltre a sementi per coltu-re, macchine e attrezzature per il settore sementiero, vivaistico, giardinaggio e orticoltura, arredamento da giardino e spazi verdi, serre e gazebo, sistemi di irrigazione e illuminazione, piante da giardino e appartamento, si potranno trovare piante forestali e per il verde pubblico.Info: 4-6 Marzo 2011, Piacenza. Piacenza Expo. [email protected] www.seminat.it

Agrofer“Agrofer” è il Salone delle Agroenergie, del Risparmio energetico e della Bioedilizia organizzato da Cesena Fiera, che si pone l'obiettivo di approfondire e mettere in luce alcuni degli aspetti più rilevanti per il settore. L'evento prevede una mostra di prodotti, tecnologie, attrezzature, soluzioni e pratiche innovative dedicate all’energia, a cui si affiancano momenti di incontro, dibattito e un ricco programma di conferenze per appro-fondire tematiche di rilievo, conoscere esperti del settore e confrontarsi con i vari attori presenti sulla scena nei diversi settori.Info: 1-3 Aprile 2011, Cesena. Tel. 0547.317435. [email protected], www.cesenafiera.com

Energethica Presso il centro espositivo Lingotto Fiere di Torino, si tiene “Energethica Fiera”, evento dedicato alle tecno-logie e alle soluzioni per il risparmio energetico e ai metodi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. La manifestazione vuole essere il punto di incontro di ricerca, amministrazioni e aziende che esponendo prodotti, progetti o soluzioni innovative e virtuose, entrano in contatto tra loro e con i visitatori. Energethica permette anche a chi non rientra direttamente nella produzione di energia di mostrare le buone pratiche in tema di risparmio energetico, mettendo in luce il valore aggiunto di un prodotto o la validità ambientale e sociale di un progetto.Info: 7 - 9 Aprile 2011, Torino. [email protected], www.energethica.it

Energymed“EnergyMed” Mostra Convegno sulle Fonti Rinnovabili e l’Efficienza Energetica, giunge alla IV edizione pro-ponendosi come luogo di confronto sullo stato dell’arte di settori innovativi legati al solare, all’eolico, alle caldaie ad alta efficienza a biomasse, ai veicoli a basso impatto ambientale e ai servizi. Info: 14-16 Aprile 2011, Napoli. [email protected], www.energymed.it

Clima mediterraneo A chiusura del progetto MedCLIVAR (Mediterranean Climate Variability and Predictability ossia Variabi-lità del clima mediterraneo e sua prevedibilità), si terrà la conferenza "Mediterranean Climate: From Past to Future". MedCLIVAR è un programma inter-nazionale che mira a promuovere lo studio del clima mediterraneo. Gli obiettivi principali comprendono ricostruzione dell'evoluzione del clima mediterraneo passato, la descrizione dei modelli e dei meccani-smi che caratterizzano la sua variabilità spazio-tem-porale, la comprensione della dinamica del clima regionale e l'identificazione delle forze responsabili dei cambiamenti osservati e di quelli futuri.Info: 6-9 Giugno 2011, Lecce. Sito www.esf.org/index.php?id=7158

CONFERENzA

formazione forestaleIl Centro di formazione forestale Latemar e la Scuo-la professionale per l‘agricoltura e selvicoltura Für-stenburg organizzano un corso in lingua tedesca, per “Operaio forestale specializzato”. Il corso, della durata di 440 ore, è rivolto ad operai forestali au-tonomi e/o dipendenti e dirigenti d’azienda e col-laboratori di aziende agricole e forestali e tratterà di: selvicoltura, tecniche di utilizzazioni forestali ed economia aziendale focalizzata per le imprese di settore. Non è prevista una quota di partecipazione. Iscrizioni entro il 28 Febbraio 2011.Info: Aprile 2011 - Marzo 2012, Latemar (BZ).Scuola forestale tel. 0471.612444www.provinz.bz.it/forst

Energie rinnovabiliSi svolge a Bari la manifestazione “Ekologia, energia e futuro”, mostra-convegno che analizza i temi che riguardano la produzione di energia alternativa. Convegni, dibattiti, workshop e altre interessanti iniziative svilupperanno vari aspetti del settore dall’economico al legislativo, dal tec-nico al sociale. L’area espositiva presenterà tutte le più recenti novità, i progetti e le innovazioni. Info: 24-27 Febbraio 2011 - Bari.SistemaFiera s.r.l., [email protected]

CORSOMOSTRA-MERCATO

MANIFESTAzIONE

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50 Sherwood n.170 Febbraio 2011

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Per chi lavori negli ambiti della gestione forestale e delle pianta-gioni fuori foresta, come in ogni altro comparto produttivo, è di fondamentale importanza introdurre innovazioni di processo e di prodotto nelle diverse fasi della filiera. Proprietari, gestori, tecnici e operatori chiedono a buona ragione di aumentare la compe-titività e la sostenibilità ambientale delle attività agro-forestali facendo riferimento ai risultati di ricerche applicate, realmente rispondenti alle problematiche ed alle esigenze del territorio. Risultati ai quali si dovrebbe poter accedere con facilità, sem-pre che fossero divulgati attraverso metodi e strumenti di facile comprensione per le diverse categorie di utenti. Tuttavia, spesso in Italia il circuito virtuoso che dovrebbe portare prima a “produrre conoscenza” (spesso con costi notevoli per la collettività), poi a divulgarla ed a condividerla, è interrotto in più tratti. Nel panorama della ricerca forestale italiana, poco efficiente specie se raffrontato ad altri Paesi, recenti orienta-menti di istituzioni nazionali rischiano di marginalizzare la ricerca applicata. D’altra parte, manca un vero e proprio sistema di valutazione nazionale della ricerca. Le meto-dologie maggiormente impiegate per valu-tare l’operato dei ricercatori, associate alla diffusione internazionale dei risultati, con articoli in inglese e impact factor (indice di impatto), non danno peso alle pubblicazioni in lingua italiana e quindi, al trasferimento dell’innovazione sul territorio nazionale. Inoltre, a differenza di altri Paesi europei, in Italia esistono pochi casi di strutture che garantiscano in maniera continuativa il trasfe-rimento dell’innovazione in campo forestale, e poco si investe in modo specifico per organizzare e potenziare proprio la fase della divulgazione. Anzi, il modello messo in piedi a partire dagli anni Ottanta per il settore agricolo, che aveva portato alla creazione dei Servizi di Sviluppo Agricolo regionali (SSA) ed a formare i “divulgatori agricoli”, vero anello di congiun-zione tra ricerca e impresa, è stato di fatto progressivamente smantellato. Secondo l’ultimo dato disponibile (fonte INEA), dei 2.000 divulgatori assunti circa 20 anni fa in Italia nell’ambito del Reg. CEE 270/79, al 31.12.2008 ne restavano in attività circa 650, mentre il resto è stato prevalentemente destinato ad altre

mansioni. Le attività dei SSA sono oggi affidate soprattutto agli uffici regionali e solo in parte ad Agenzie specializzate, alcune delle quali peraltro in fase di profonda “riorganizzazione”, come l’ARSIA della Toscana, appena chiusa con la finanziaria regiona-le, o l’ALSIA della Basilicata, commissariata da oltre 5 anni. In questo scenario difficile, si può comunque individuare qual-che elemento positivo. Intanto occorre tener presente che, almeno tra gli obiettivi annunciati della riorganizzazione dei SSA, c’è anche la creazio-ne di strutture regionali di servizio agro-forestali. Un’occasione

da non perdere, naturalmente tenendosi ben stretto ciò che resta del patrimonio dei divulgatori. Altro elemento positivo è l’esi-stenza di una Rete interregionale per la ricer-ca in agricoltura e foreste, prezioso ambito di confronto su modalità di promozione della ricerca e di trasferimento dell’innovazione, che ha definito obiettivi ed azioni prioritari di ricerca 2010-12 (si veda Sherwood n. 161), approvati dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni.Infine, è utile ricordare che il D.Lgs.

27/10/2009, n. 150 (“decreto Brunetta”), definisce la “traspa-renza” come accessibilità totale a tutte le informazioni delle amministrazioni pubbliche anche in termini di risultati delle attività. Prevede quindi – art. 11, comma 6 – che informazioni e risultati, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica, debbano essere presentati alle associazioni di consumatori ed agli utenti, ai centri di ricerca e ad ogni altro osservatore qualificato, attra-verso linguaggi e modalità appropriati, condivisi, si auspica, tra le diverse realtà regionali. In tale ottica, perché non introdurre un “indice di impatto” anche sul trasferimento dell’innovazione? Sarebbe uno strumento utile per valutare la ricaduta di ricerche applicate su quel territorio che prima ha segnalato l'esigenza di nuove conoscenze, poi ha contribuito a generare quelle stesse informazioni, spesso partecipando con proprie risorse.

lorenzo caMoriano

sergio gallo

Sherwood n.170 Febbraio 2011

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Quale divulgazione per una conoscenza

condivisa?

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