Sfruttati e Sfruttatori - Quaderno 1

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GABRIELA URIBEMARTA HARNECKERStrumenti di lnformazione e Didattica PopolareRedatti nel 1972 in Cile

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Quaderno di Educazione Popolare

$FNUTTATI E

$FNUTTATORI

6ABRIELA URIBE

MARTA HARNECKER

Strumenti di lnformazione e Didattica Popolare

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Questo quaderno, prodotto dello sfozodei lavoratori di Quimantù, è dedicato

a tutti i lavoratori cileni.

Edizione originale - Cile, Quimantù 1972

Prima edizione italiana - ottobre 1974

O BCD s.r.l. Milano - v. M. Bandello .16

PRESENTAZIONE

Le rivoluzioni sociali non sono fatte dagli individui,dalle " personalità ", per quanto brillanti od eroicheesse siano. Le rivoluzioni sociali sono fatte dalle mas-se popolari. Non c'è rivoluzione senza la partecipa-zione delle grandi masse. È per questo che uno deicompiti più urgenti del momento è quello di educarei lavoratori, di elevare il loro livello di coscienza, difare in modo che siano in grado di affrontare le nuoveresponsabilità sorte nel processo rivoluzionario chevive il nostro paese.

Se vogliamo trasformare la nostra società in unanuova società dobbiamo essere capaci, in primo luo-go, di capire quali sono in questo momento le sue ca-ratteristiche fondamentali: come si manifesla il suocarattere " capitalista dipendente ", che ruolo ha avu-to I'imperialismo nella nostra situazione attuale di sot-tosviluppo, e, in secondo luogo, bisogna sapere conquali forze sociali la classe operaia può allearsi perlottare contro questa situazione: con la cosiddetta

" borghesia nazionale >, oppure con una parte dellaborghesia, o solo con la piccola borghesia?

lnoltre dobbiamo conoscere attraverso quale pro-,cesso storico si è potuti arrivare a questa vittoria delleforze popolari dato che essa è stata solo il risultato fi'nale di un lungo periodo di lotta di classe durante il

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quale la nostra terra è stata bagnata dal sangue di ope-rai, contadíni e studenti.

Ma per poter rispondere a tutte le domande che lanostra realtà ci pone e per essere pronti a risponderead altre che sorgeranno nello sviluppo del proces-so, abbiamo bisogno di una prima conoscenza: unaconoscenza che ci serva da strumento dí analisi dellarealtà e di guida nella nostra azione. Questa conoscen-za è il Materialismo Storico, che è la somma di tuttele conoscenze scientifiche che riguardano la società.Con questo strumento possiamo sapere cio che deter-mina I'organizzazione e il funzionamento della societàe come si passa da un tipo di società ad un'altra; cioèpossiamo conoscere le sue leggi fondamentali. CiÒche permette di agire sulla realtà e di trasformarla èla sua conoscenza scientifica. Così, per esempio, ilmedico, per curare i suoi malati, ha bisogno di co-noscere prima le malattie: come si producono, comesi manifestano, come si curano, cioè quali sonole leggi generali della medicina. Questa conoscenzaè lo strumento teorico che egli usa per fare I'analisidi un malato, per arrivare a una diagnosi e per cu-rarlo in modo da trasformare questo malato in un uo-mo sano. Lo stesso avviene per la realtà sociale: perpoter trasformare una determinata società"dobbiamofare un'analisi di questa realtà che ci permetta di agi-re su di essa. Lo strumento teorico che usiamo in que-sto caso è la conoscenza scientifica della società oMaterialismo Storico.

Questa serie di Quaderni di Educazione Popolare(OEP) si propone appunto di fornire in forma peda-gogica ma allo stesso tempo rigorosa, gli strumentiteorici più importanti per comprendere il processodi cambiamento sociale e per poter definire quali de-vono essere le caratteristiche della nuova società chevogliamo costruire.

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I primi sette titoli di questa serie sono i seguenti:

1. - Sfruttati e Sf ruttatori2. - Sfruttamento Capitalista3.-Monopoli eMiseria4. - Lotta di Classe5. - lmperialismo e Dipendenza6. - Capitalismo e Socialismo7. - Socialismo e'Comunismo

Sebbene ognuno di questi testi contenga un argo-mento che puo essere compreso senza leggere ne-cessariamente gli altri, il modo migliore di studiarliè quello di seguire l'ordine della serie, dato che i pri-mi argomenti aiutano a capire quelli che seguono.L'argomento di questo primo Quaderno, per esem-pio, è lo studio dei differenti aspetti della società, dicome essi si pongano in rapporto fra di loro e dlcome si articolino. Qui si dice soltanto come questaarticolazione cambia da una società all'altra, senzaentrare nel merito di come si produce questa trasfor-mazione. Questo tema sarà ampiamente trattato nelQuaderno n. 7: Capitalismo e Socialismo poiché percomprenderlo sono necessari altri elementi che stu-dieremo nei Quaderni precedenti.

Comunque, in ogni Quaderno, quando un argomentoviene solo menzionato, verrà indicato con delle notein quale numero della serie può essere approfondito.

Oltre a!la trattazione del tema specifico, ogni Qua-derno contiene un piccolo riassunto, un questionarioaffinché il lettore possa controllare ciò che legge euna bibliografia per coloro che vogliono studiare piùa fondo ognuna delle materie trattate. Ciò permette lostudio e la lettura collettiva dei QEP, cosa che racco.mandiamo come la miglior forma,per appro'fittare diquesta pubblicazione, così che i 'lavoratori potranno

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aiutarsi reciprocamente per capire il testo, potrannoscambiarsi le loro esperienze, arricchire I'argomentocon esempi della propria realta e discutere insiemecome applicare queste conoscenze alla lotta quoti-diana.

Chiediamo ai nostri lettori e specialmente ai lavo-ratori che ci facciano arrivare le loro opinioni, le lorocritiche, le loro domande per migliorare costantemen-te questa serie, in modo che essa possa conseguirein modo sempre più efficace gli obiettivi ehe si è data'Per questa ragione li preghiamo di rivolgersi al Dipar-timento delle Edizioni Speciali, Quimantù.

M.H. G.U.

NOTA A QUESTA EDIZIONE RIVISTA

Le opinioni, le critiche e i commenti giunti dai lavo-ratori e le discussioni dirette che abbiamo avuto conloro in corsi e letture collettive dei QEP ci hanno per-messo di apportare delle modifiche a questa edizione.I cambiamenti che abbiamo operato consistono essen-zialmente nella semplificazione del linguaggio, in unamigliore spiegazione di determinati concetti, nel daredegli esempi più chiari e nel modificare gli schemi il-lustrativi.

Speriamo che ciò contribuisca a Îare di questa pub-blicazione uno strumento di studio e di lotta più effi-cace e che nel futuro i lavoratori ci seguano dandociil loro appoggio e la loro critica fraterna.

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NOTA ALL'EDIZIONE ITALIANA

ll collettivo di lavoro di BCD, costituito per la prepa-razione di strumenti di informazione e didattica popo-lare ha deciso di pubblicare questi Quaderni in quan-to ritiene che costituiscano un importante tentativo dielevare il livello di coscienza popolare ed uno sforzosignificativo nel campo della ricerca metodologica.f n Cile durante gli 1971-72 ne sono state diffuse oltre130.000 copie e inoltre è stata possibile anche la revi-sione della loro stesura grazie a un rapporto direttoe capillare con le masse lavoratrici cilene le cui opi-nioni e critiche hanno contribuito ad arricchire erendere più efficaci questi strumenti di studio e dilotta.Questa serie di otto quaderni è stata tradotta dallaprima serie di Cuadernos de Educacion Popular -" Por qué el Socialismo D - editi tra il dicembre 1971e I'agosto 1972 dalla Empresa Editora Nacional Qui-mantù.

Nella edizione italiana abbiamo voluto mantenerci fe-deli allo spirito e alla metodologia originali riprodu-cendo, per quanto era possibile, anche la forma edi-toriale e tipografica. Le uniche variazioni rispetto al-I'originale riguardano I'abolizione di alcune note bi-bliografiche che fanno riferimento a testi o documenticileni non reperibili in ltalia e I'eliminazione, in appen-dice, di alcune tabelle di dati statistici troppo parti-colareggiati per il lettore italiano. Per quanto riguardail materiale illustrativo abbiamo mantenuto tutti i dise-gni e le fotografie al tratto, abbiamo purtroppo do-vuto rinunciare alle fotografie retinate in quanto nonriproducibili. Queste sono state sostituite con altredisponibili e Con vignette o disegni.

Prima odizione italiana - ottobre 1974.Prima ristampa - febbraio 1975.

ll collettivo editoriale

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ARGOMENT'I TRATTATI

1. IL LAVORO DELL"UOMO E LE RICCHEZZE NATURALI.

Senza il lavoro dell'uomo le ricchezze naturali nonservono a niente. Tuttavia perché sono i lavoratoriquelli che stanno peggio nella società?

2. lL PROCESSO LAVORATIVO: FORZA LAVORO E MEZZI DlPRODUZIONE.

Alcuni elementi teorici per poter rispondere: defini-zione di materia prima, strumenti di lavoro, mezzi diproduzione, prodotti di consumo, forza-lavoro. ll la-voro di coordinamento e controllo nella grande in-dustria moderna.

3. LA PROPRIETA' PRIVATA DEI MEZZI DI PRODUZIONE:ORIGINE DI OGNI SFRUTTAMENTO.

Esempi di come la proprietà privata dei mezzi diproduzione permette lo sfruttamento: nel capitali-smo, nello schiavismo, nel feudalesimo. Lo sfrut-tamento non è esistito sempre, esso ha un'originestorica, esso potrà sparire.

4. I RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE.

Ogni processo lavorativo è un processo storico cheavviene secondo determinati rapporti sociali di pro-duzione. Rapporti tra sfruttati e sfruttatori. Rapportidi cooperazione reciproca. I rapporti sociali di pro-duzione non sono rapporti umani e non dipendonodalla volontà degli uomini.

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5. LA RIPRODUZIONE DEI RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE:LA FUNZIONE DELLO STATO E DELL'IDEOLOGIA.

I rapporti sociali di produzione iendono a riprodursi'I pioprietari dei mezzi di produzione controllano lostato'e le leggi, così come i mezzi di comunicazio-ne di massf é il contenuto dei programmi di edu-cazione.ll potere politico e ideologico serve loro per mante-nere i rapporti di Produzione.

6. MODO DI PRODUZIONE. STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA.

La società come modo di produzione. I rapporti so-ciali come elemento fondamentale nell'organizza-zione della società. Concetti di struttura e sovra-struttu ra.ll ruolo determinante della struttura economica.

7. MODO DI PRODUZIONE E ORGANIZZAZIONE SOCIALE.

Differenza tra la necessità di comprendere la so-cietà come espressione di un solo tipo di rapportisociali di produzione e lo studio di una società sto-ricamente determinata in cui vi sono diversi tipi dirapporti sociali di produzione. Concetto di organiz-zazione sociale.Ruolo della struttura e della sovrastruttura nell'or-ganizzazione sociale. Conclusioni circa la lotta deilavoratori per l'abolizione dello struttamento.

RIASSUNTO

QUESTIONARIO

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1.IL LAVORO DELL'UOMORALI.

E LE RICCHEZZÉ NATU.

ll Ci'le è un paese con molte ricchezze naturali.È il paese che ha uno dei giacimenti di rame più

grandi del mondo. Le sue alte montagne innevate sonouna fonte importante di energia elettrica. Le sue lun-ghe coste sono ricche di pesce. La fertilità dei suoicampi sarebbe sufficiente per nutrire tutto il popolocileno.

Ma queste ricchezze naturali non servono'a nientesenza il lavoro umano.

Senza il lavoro dei minatori la grande ricchezza delrame resterebbe per sempre sepolta sotto la terra.Senza il lavoro di molti uomini I'acqua della catenamontuosa si perderebbe in mare senza poter esseresfruttata per illuminare le città e far funzionare le fab-briche. Senza il lavoro dei pescatori il mare non forni-rebbe il suo pesce e senza il lavoro dei contadini laterra non darebbe frutti.

È dunque il lavoro dell'uomo ciò che permette diulilizzare le ricchezze della natura.

Ma a chi vanno queste ricchezze? Ai lavoratori?No, sappiamo tutti che una parte importante di que-

ste ricchezze non rimane nel paese ma va ad arric-chire i padroni del paese più ricco del mondo.

Vediamo alcuni dati:Fra il 1930 e il 1969 uscirono dal Cile 3700 milioni di

dollari che sono andati a finire nei portafogli dei capi-talisti degli Statì Uniti. Cio equivale al 40o/o di tutte lericchezze del Cile. Per dare un'idea di cosa questosignifichi potremmo dire che su 10 case 4 sarebbero

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loro; su 10 strade 4 sarebbero loro; su 10 fabbriche 4sarebbero loro.

Fra il 1965 e il 1970 Ie compagnie di rame guada-gnarono 650 milioni di dollari cioè una media di 110milioni di dollari I'anno. Con questa somma si sareb-bero potute costruire 40.000 case popolari, o nutrire300 mila famiglie per un anno.

Oltre a questa grossa parte della nostra ricchez-za che ha abbandonato il paese, un'altra parte è an-data a finire nelle mani di un ristretto gruppo di cileni,così che i più danneggiati sono i lavoratori.

Basta paragonare quanto guadagnava nel 1969 unoperaio come salario medio e ciò che guadagnava ungrande capitalista per rendersi conto che al lavora-tore toccava la fetta più piccola della torta che luistesso produceva.

ll grande capitalista guadagngva 36 volte di più diquanto guadagnava un lavoratore, e spesso questo ca-pitalista neppure lavorava.

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Di tutte le ricchezze che si sono prodotte nel paesenel 1969 (escludendo quelle che servono per sos^tituire le macchine), solo una piccola minoranza, l'10/o

della popolazione, ne ricevette la quinta parte.Mentre i lavoratori dovevano viaggiare pigiati co-

me sardine i loro padroni possedevano due o treautomobili.

Mentre i lavoratori non avevano un posto dignitosodove vivere, i loro padroni avevano due o tre case indiverse zone del paese.

Mentre gran parte dei lavoratori avevano solo un abi-to buono da mettersi, se lo avevano, i Ioro padroni ave-vano gli armadi pieni di vestiti.

Men-tre i figli dei lavoratori si nutrivano male e ciòmotte votte pregiudicava la loro salute e la loro intel-ligenza, i figli dói padroni lasciavano piatti pieni di ci-bó che finivano nella spazzatura perché erano stanchidi mangiare tanto.

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Ma come hanno potuto gli americani rubare tantaricchezza dal nostro paese?

Perché un gruppo di cileni è riuscito ad accurnularetanta ricchezza mentre la maggior parte del popoloaveva appena di che vivere?

Perché sono loro e non i lavoratori quelli che hannoaccumufato questa ricchezza quando sono questi ulti-mi che hanno eslratto le ricchezze dalla natura e checol lavoro hanno prodotto nuove ricchezze?

Per poter rispondere a queste domande dobbiamosoffermarci un attimo ad analizzare il processo lavo-rativo, dobbiamo, cioè, analizzare quali siano gli ele-menti che rendono possibile la trasformazione dellanatura in prodotti utili all'uomo.

2. lL PROCESSO LAVORATIVO: FORZA-LAVORO E

MEZZI DI PRODUZIONE.

Per studiare tutti gli elementi che entrano nel pro-cesso lavo,rativo, prendiamo come esempio una sartao un calzolaio.

Quando la sarta lavora, cosa fa?La sarta lavora una determinata stoffa generalmen-

te per trasformarla in un vestito e per fare ciò da unaparte utilizza: filo, bottoni, cerniere, ecc., dall'altra;forbici, aghi, macchina per cucire. lnoltre ha bisognodi una stanza dove sistemarsi che deve essere riscal-data e illuminata per poter lavorare.

Definiremo ciascuno di questi elementi del proces-so lavorativo nel modo seguente:

Chiameremo MATERIA PRIMA quegli oggetti chevengono trasformati nel processo lavorativo perarrivare a costruire il prodotto finale.

Nel nostro esempio materie prime sono: la stoffa,il filo, i bottoni, la cerniera lampo ecc. Tutti questielementi servono a formare il vestito, e in un modo onell'altro ne fanno parte. Se manca una di queste ma-terie prime, la sarta non potrà fare il vestito.l

t Dal punto di vista piir rigoroso sarebbe necessario. disti;t-guere tra materia prima e materia grczza. Quest'ultima è quel-ia che e ancora nella natura, che non è ancora stata toccatadall'uomo. Fer esempio il carbone in fondo al mare, i boschiche serviranno a fòrnire il legname, ecc. La materia prima in-vece è quella che è gia stata toccata dall'uomo: il carboneestratto dalle miniere; il legname già tagliato, ecc.

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rChiameremo STRUMENTI Dl LAVORO tutle quel-le cose che direttamente o indirettamente ci per-meltono di trasformare la materia prima in pro-dotto finale.

Gli strumenti di lavoro che ci permettono di trasfor-mare direttamente la materia prima sono gli utensi-li di lavoro e le macchine. Nel nostro esempio: leforbici, I'ago, la macchina per cucire.

Gli strumenti di lavoro che servono in forma indi-retta ma non per questo meno necessaria sono: ilocali, I'illuminazione e il riscaldamento, ecc.

Senza materia prima e senza strumenti di lavoronon si può produrre niente. Essi sono le condizionimateriali per realizzare qualsiasi tipo di lavoro. Per-ciò li chiameremo mezzi di produzione.

Chiameremo MEZZI Dl PRODUZIONE tutti gli og-getti materiali che intervengono nel processolavorativo.

Questi mezzi non devono essere confusi con i pro-dotti di consumo che sono tutti quei beni che si con-sumano in forma individuale; per es.: cibi, vestiario,abitazioni, articoli casalinghi, scolastici ecc.

Soffermiamoci ora ad analizzare l'ultimo elementoche interviene nel processo lavorativo: I'attività uma-na espletata dal lavoratore, che utilizzando gli stru-menti di lavoro trasforma la materia prima (nel no-stro esempio la stoffa) in prodotto finale (nel nostroesempio il vestito).

La nostra sarta consuma lavorando energia fisicae mentale.

Chiameremo questa energia consumata duranteil processo lavoralivo FORZA LAVORO.

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La fatica che si manifesta dopo una giornata dilavoro, non è. altro che la conseguenza fisica di que-sto consumo di energie nel processo Iavorativo.

ll suo recupero avviene con una buona alimenta-zione e con il riposo.

L'analisi di tutti questi concetti ci permette di ar-rivare alla conclusione, che gli elementi fondamen-tali di ogni processo lavorativo sono: la lorza lavorodell'uomo e i mezzi di produzione.

Questi elementi sono presenti tanto nel lavoro svol-to dalla nostra sarta quanto in quello della grandeindustria moderna.

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Tuttavia esiste una differenza fra il lavoro isolatodella sarta e il lavoro collettivo svolto da più lavora-tori in una industria moderna.

Qual'è questa differenza?ll lavoratore isolato realizza egli stesso tutto il la-

voro e ha il completo dominio e controllo su di esso.La sarta fa da sola tutto il vestito e decide da solacome, quando e dove lavorare.

Ciò non avviene nella grande industria modernadove esiste una grande specializzazione del lavoro,dove gli operai si dividono in gruppi che svolgono di-versi lavori parziali e che sommandosi uno all'altrodanno il prodotto finito. Così, I'automobile per esem-pio, è il frutto del lavoro combinato di molti lavora-tori.

Ebbene questa specializzazione del lavoro rendenecessaria la presenza di un gruppo di lavoratori ilcui compito principale è quello di coordinare i diversilavori specifici nello stesso modo in cui il direttored'orchestra coordina le diverse parti musicali. Que-sto lavoro di coordinamento e controllo parte dai re-parti della fabbrica ed arriva fino ai più alti livelli.

ll livello più alto lo occupa I'amministratore o diri-gente dell'impresa; gli altri livelli sono occupati dauna serie di capi, capisquadr,a ecc.

" Allo stesso modo dell'esercito militare, I'esercitooperaio sotto la direzione del capitale ha bisogno ditutta una serie di capi (direttori, dirigenti, managers)e ufficiali (ispettori, capisquadra, ecc.), che duranteil processo lavorativo assumono il comando in nomedel capitale. "2

Useremo il termine di lavoratori INDIRETTI per ri-ferirci a quei lavoratori dell'industria collocati fra glioperai e i padroni.

2 lL CAPITALE, libro 1.

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ln ogni processo lavorativo in cui esiste una spe-cializzazlone del lavoro dobbiamo perciò distin-guere due tipi di lavoratori: quelli che lavorano

svolgendo dei compiti specifici nella trasforma'zione diretta della materia prima, che chiamere-mo LAVORATORI DIRETTI e quelli che svolgonodelle funzioni di coordinamenton vigilanza e con-trollo che chiameremo LAVORATORI lNDlRETTl.3

Da tutto quanto abbiamo visto sinora possiamo con-cludere quanto segue:

Senza lavoro umano non si produce niente. Ma sen-za mezzi di produzione l'uomo non può lavorare.

Dopo aveie definito tutti questi concetti possiamoadesso rivolgere Ia nostra attenzione alla domandainiziale:

Perché la maggior parte delle ricchezze va a finire

in'màno altrui, À'àtle rirani di un ristretto gruppo- dellaiooJ".ione quando sono invece i lavoratori che'esiraggono queste ricchezze dalla natura e ne pro'ducono di nuove?

3 Fra questi tipi di Iavoratori si creano determinati rapportiche noi

'chiameiemo RAPPORTI TECNICI Dl PRODUZIONE,

che dipendono dal controllo che gli individui hanno sugli stru-menti ài lavoro e sul relàtivo processo produttivo. ln un siste-ma capitalista sviluppato i lavoratori diretti non controllano lemacchine perché sono queste che impongono il ritmo e I'effi-cienza tecnica agli operai. I lavoratori direlti non controllanoneppure il modo e le finalità del processo produttivo: e il ca-pitàiista, per mezzo dei lavoratori indiretti, quello che decidequando, come e quanto si deve produrre, calcolando solo i

suoi interessi capitalistici. (Questo argomento sarà sviluppatopiù ampiamente nel QEP n. 4-5: Lotta di classe e nel QEP n. 7:Capitalismo e Socialismo).

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3. LA PROPRIETA' PRIVATAZIONE: ORIGINE Dl OGNI

DEI MEZZI DI PRODU-SFRUTTAMENTO.

A questa domanda possiamo rispondere solomandandoci: chi detiene i mezzi di produzione?

Chi possiede le grandi miniere di rame? Chisiede le fabbriche e i campi?

do-

pos-

La prima cosa che possiamo dire è che non eranodei lavoratori bensì del capitale straniero (nordameri-cano), dei capitalisti e dei padroni dei campi.

Perché è importante che ci poniamo questa doman-da?

Perché i mezzi di produzione sono, come abbiamovisto precedentemente, le condizioni maleriali di ogniproduzione. Senza questi mezzi non è possibile pro-durre. E a causa di ciò, quelli che sono riusciti ad ave-re e a mantenere questi mezzi possono obbligare quel-li che non li posseggono a sottomettersi alle condi-zioni di lavoro che essi determinano.

Per chiarire questo punto facciamo un esempio: ilcontadino proprietario di un pezzo di terra sufficiente-mente grande da permettergli di vivere con la sua fa-miglia, e che possiede anche gli strumenti di lavoro,può lavorare per sé e non deve vendere la sua forzaIavoro a nessuno. Molto diversa è invece la situazionedi un contadino senza terra, figlio di una famiglia dipiccoli agricoltori per la quale il fondo non è sufficienteper vivere. Questo contadino è obbligato ad andar-sene, a cercare lavoro altrove e a vendere la sua forza-lavoro al proprietario terriero, padrone di un fondopiù grande che per poter essere sfruttato ha bisognodi mano d'opera salariata. ll contadino senza terra,

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per non morire di fame, è obbligato ad accettare lecondizioni di lavoro stabilite dal padrone. Deve ac-cettare di lavorare per un salario molto basso, e ac-cettare che il padrone si tenga una parte importantedei frutti del suo lavoro.a

Lo stesso succede con gli operai dell'industria. Perpoter vivere essi devono offrire Ia loro forza-lavoroai capitalisti. Questi pagano loro un determinato sa-lario e ottengono, grazie al loro lavoro, grandi gua-dagni che non vanno a finire nelle mani dei lavora-tori bensì nelle mani degli industriali. Se gli operai siIamentano il padrone dice: Di che si lamentano? Liho assunti per una giornata di 8 ore a 3 scudi. I'ora;Non è quanto li sto pagando? ll padrone di questafabbrica sono io. Se non gli piacciono le condizioni

. o Ngl Quaderno n. 2, Sfruttamento capitalistico, si tratterannoin modo esteso le cause di questa situa?ione.(.) Scudi : Escudos, moneta nazionalelcilena (abbreviazione: Eo)

di lavoro, cerchino lavoro da un'altra parte. " Però,visto che gli operai sanno che ovunque andranno gliverrà detta la stessa cosa, devono rassegnarsi a lavo-rare per arricchire il proprietario dei mezzi di produ-zione.

Partendo dagli esempi fatti possiamo dire che nelprocesso lavorativo si stabiliscono determinati rap-porti tra i padroni dei mezzi di produzione e i produt-tori diretti o lavoratori. I padroni dei mezzi di pro-duzione sfruttano quelli che non posseggono questimezzi.

Ciò però non succede solo nel sistema capitalista,ma avviene anche nei sistemi di produzione anteriori.Nel sistema schiavistico il padrone, per esempio, eraproprietario non solo della terra e degli altri mezzidi produzione, ma anche degli uomini che lavoravanola terra, che remavano sulle sue navi e che servivanonelle sue case. Questi uomini erano da lui considerati

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per di più " strumenti di lavoro " e li obbligava a la-vcìrare fino allo sfinimento, dando loro da mangiare epermettendogli di riposare solamente per recuperarel'energia consumata durante il lavoro in modo chepotessero essere pronti a lavorare il giorno dopo.

Nel sistema feudale il latifondista era il proprietariodel mezzo di produzione più importante, la terra, chedistribuiva in piccoli appezzamenti ai contadini. Que-sti, in cambio della terra ricevuta, erano obbligati alavorare sul terreno del latifondista per un gran nu-mero di giorni all'anno senza ricevere alcun compensoper questo lavoro, e dovevano sopravvivere con i fruttiottenuti dal loro piccolo appezzamento.

Per riassumere, in tutti i sistemi di produzione cheabbiamo analizzalo, nei quali i mezzi di produzione

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sono in mano di pochi, i proprietari di questi mezziulilizzano il lavoro altrui, sfruttando i lavoratori. Cioèsi stabiliscono rapporti di sfruttamento tra questi.grup-pi.

Senza dubbio lo sfruttamento non è sempre esi-stito. Presso i popoli primitivi, dove si produce quan-to basta per sopravvivere, non esiste la proprietà pri-vata dei mezzi di produzione; questi appartengono atutta la comunità e i frutti del lavoro dei suoi membrivengono ripartiti in ugual misura fra tutti.

Presso questi popoli non esistono rapporti di sfrut-tamenlo ma rapporti di collaborazione reciproca fratutti i membri della società.

Lo sfruttamento non è dunque qualcosa di eternoma ha una origine storica ben precisa. Esso apparequando un gruppo di individui della società riesce aconcentrare nelle sue mani i mezzi di produzionefondamentalis privando la maggior parte della popo-lazione di questi mezzi. E Io sfruttamento scompariràquando scomparirà la proprietà privata dei mezzi diproduzione e quando questi diventeranno proprietàcollettiva di tutto il popolo.6

s Affinché ciò si verifichi si richiede un grado di sviluppoeconomico che permetta di ottenere almeno una eccedenza, cioèpiù 'prodotti di quanto siano necessari al consumo immediato:questa eccedenza è.proprietà di questo gruppo.

6 Le condizioni materiali di questo problema saranno ana-lizzate nel Quaderno n. 7, Capitalísmo e Socíallsmo.

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4. I RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE.

Sinora abbiamo visto come in tutto il processo la-vorativo si stabiliscono determinati rapporti tra i pro-prietari dei mezzi di produzione e i lavoratori o pro-duttori diretti.

Questi rapporii che si stabiliscono fra gli uomini,determinati dai rapporti di proprietà che questihanno con i mezzi di produzione, sono quelli chenoi chiameremo RAPPORTI SOCIALI Dl PRODU-zroNE.

Possiamo distinguere due tipi fondamentali di rap-porti sociali di produzione: il rapporto sfruttatore-sfruttato e il rapporto di collaborazione reciproca.

a) ll rapporto sfruttatore-sfruttato.

Esiste quando i proprietari dei mezzi di produzionevivono del lavoro dei produttori diretti.

I principali rapporti di sfruttamento sono i seguenti:il fapporto schiavistico nel quale il padrone non èsolo proprietario dei mezzi di produzione ma anchedella persona stessa dello schiavo e perciò della suaforza-lavoro. ll rapporto feudale nel quale il signoreè padrone deJla terra e il servo dipende da lui e devefavorare gratuitamente per un certo numero di giorniI'anno. E per ultimo il rapporto capitalistico nel qualeil capitalista è il proprietario dei mezzi di produzionee I'operaio non ne ha nessuno e deve vendere la pro-pria forza lavoro per vivere.

b) Rapporti di collaborazione reciproca.

Questi rapporti si stabiliscono quando esiste laproprietà sociale dei mezzi di produzione e quandonessun settore della società sfrutta I'altro. Per esem-pio i rapporti di collaborazione reciproca esistenti trai membri delle c.omunità primitive o i rapporti di col-laborazione che caratterizzano la società comunista.

Ebbene, è importante chiarire che i rapporti che si

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stabiliscono tra gli uomini nel processo di produzionenon sono soltanto rapporti sociali, rapporti umani.Sono anche rapporti fra agenti della produzione, cioèfra uomini che svolgono compiti ben determinati nellaproduzione dei beni materiali. Abbiamo già visto comequesti rapporti dipendono dal modo in cui questi agen-ti sono in relazione con i mezzi di produzione: padronie non padroni.

I rapporti tra gli uomini sono il risultato dei lororapporti di proprietà con i mezzi di produzione.

Finché i mezzi di produzione sono appannaggio dipochi, i rapporti tra gli uomini che li posseggono ecoloro che non li posseggono non potranno che es-sere ra.pporti di sfruttamento, di oppressione, cioèrapporti antagonistici, rapporti nei quali gli interessidi un gruppo si oppongono necessariamente agliinteressi dell'altro gruppo. Gli interessi degli sfrut-tatori sono di continuare a sfruttare i lavoratori perpoter mantenere la propria posizione di privilegiati.Gli interessi dei lavoratori è di distruggere questasituazione di sfruttamento.

Questo punto è molto importante perché fa svanirele illusioni di alcuni circa la " collaborazione tra operaie padroni ". I rapporti tra operai e padroni non po-tranno essere fraterni e amichevoli finché i loro rap-porti con i mezzi di produzione non cambiano, cioèfinché non si mette fine alla proprietà privata capi-talista dei mezzi di produzione; ma allora il padronecome tale scomparirà anche Iui.

Questi rapporti sociali di produzione sono dunquerapporti che si stabiliscono indipendentemente dallavolontà o dal desiderio degli uomini. ll capitalistasfrutta e sfrutterà I'operaío anche sen non vuole farlo,anche se lotta personalmente contro questo sfrutta-mento, poiché le leggi del sistema capitalistico sonoinflessibili. Se il capitalista dà dei salari molto alti ese malgrado ciò mantiene gli stessi prezzi per potervendere, succede che diminuiscono i suoi guadagni.

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Ma una parte di questi devono essere reinvestiti nellafabbrica per poter perfezionare la tecnica e per potercosì competere sul mercato con i suoi concorrenti.Succede dunque che questo capitalista rimane in-dietro rispetto agli altri, fino a quando egli non potràpiù competere con i costi più bassi degli altri capita-iisti che' hanno modernizzato le industrie, e quindifallisce.

Di conseguenza, nel sistema capitalista per i lavo-ratori c'è una sola alternativa: ( o il proprio sfrutta-mento o la morte del Padrone ".

Ebbene, quando il marxismo afferma che è neces-sario distruggere i rapporti capitalistici di produzione,che ò necessario che " muoia il padrone ", non affer-ma che i capitalisti devono essere distrutti fisica-mente. Afferma una cosa molto differente: ciò chedeve scomparire non è la persona del capitalista malo sfruttamento, cioè il ruolo di sfruttatore che egliha. Se il capitalista accetta di essere espropriato e

offre le proprie capacità al nuovo sistema economicoche si vuole costruire, egli scompare come capitalista,come sfruttatore, ma non come uomo. Al contrariopuò avere in questa situazione un ruolo positivo perla società.

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5. LA RIPRODUZIONE DEI RAPPORTI SOCIALI DIPRODUZIONE: LA FUNZIONE DELLO STATO EDELL'IDEOLOGIA.

I rapporti che si stabiliscono nel processo produt-tivo si ripetono continuamente perché essi creano lecondizioni per la loro sopravvivenza: padroni e schia-vi, signori e servi, capitalisti e operai. euesto è ciòche si chiama: riproduzione dei rapporti di sfrutta-mento.

Ma, mentre si ripetono o riproducono i rapporti diproduzione, si sviluppano le contraddizioni interne diquesti sistemi; per esempio, nel sistema capitalista sisviluppano contraddizioni fra ricchezza e miseria, frale enormi potenzialità della produzione e la limitatezzadei consumi, fra gli operai e i capitalistí, ecc. Lo svi-luppo di queste contraddizioni crea le condizioni chepermettono la distruzione del sistema,T

ln che modo gli sfruttatori riescono a mantenereil popolo sfrultato? Cosa fanno affinché questi rap.porti di sfruttamento si ripetano continuamente? Agi-scono solo attraverso la proprietà privata dei mezzidi produzione?

Fin qui abbiamo visto che il fatto che i mezzi diproduzione siano in mano di pochi, i capitalisti, spie-ga la situazione di sfruttamento nella quale vive lamaggioranza cioè i lavoratori.

I capitalisti, in quanto padroni dei mezzi di produ-

7 Questo argomento sarà trattato a fondo nel Quaderno n.7: Capitalismo e Socialismo.

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zione, detengono il potere economico e in connes-sione a questo stesso potere controllano anche altriaspetti della società.

Lo Stato, per esempio, non è un apparato neutrale,al servizio di tutta la società, come vogliono farci cre-dere i capitalisti. Lo Stato è sempre servito agli inte-ressi di coloro che hanno avuto il potere economico.I governi capitalistici nel nostro paese hanno frequen-temente usato le forze armate e i carabinieri perreprimere i lavoratori allorché le loro lotte mettevanoin pericolo il loro dominio: a testimonianza di ciòsono i numerosi massacri in cui la classe operaia hasparso il suo sangue. D'altra parte ogni lavoratoresa che non è mai esistita una legge uguale per tuttii cileni, ma che è esistita una legge per i poveri euna per i ri'cchi. Se un povero uccideva qualcuno,veniva condannato a molti anni di prigione; se unricco uccideva frequentemente riusciva a tacitare conil denaro il giudizio, e se veniva condannato la penaera molto mite e generalmente veniva posto in libertàsotto cauzione. Se un possidente rubava la terraai poveri passavano degli anni senza che la giustiziafacesse qualcosa per restituirla. Se i poveri recupe-ravano la terra che gli era stata rubata, la polizia in-terveniva per ripristinare I'ordine e cioè per man-tenere una situazione in cui gli interessi dei proprie-tari terrieri non potessero essere pregiudicati.

I proprietari dei mezzi di produzione, esercitandoil potére economico, hanno nelle loro mani lo Statocon tutto il suo apparato, esercito, polizia, magi-stratura o giustizia, funzionari dello Stato, ecc. Pos-seggono quindi non solo il potere economico ma an-che il potere politico.

Ma oltre a controllare lo Stato e le leggi, i proprie-tari dei mezzi di produzione più importanti controllanola radio, i giornali, la televisione, ecc., cioè i mezzi dicomunicazione di massa. E controllano anche il con-tenuto dei programmi di educazione ad ogni livello.

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0l,A^l' r- i;ì

NoflclAs-

EL MERCURIO

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Con il controllo dei mezzi educativi e divulgativi essiingannano il popolo convincendolo che il sistema disfruttamento in cui vivono non è cattivo e che se essisi trovano in cattive condizioni di vita non è dovutoal sistema ma a difetti di tipo individuale: pigrizia,ubriachezza. mancanza di capacità intellettuali, ecc.ll controllo dei mezzi di informazione e di educazioneviene chiamato potere ideologico.

I capitalisti usano quindi il loro potere politico eideologico per i loro interessi economici. A causa diciò i capitalisti si arricchiscono sul lavoro degli ope-rai, usano il potere politico e ideologico perché per-manga questa situazione di sfruttamento, per facili-tare cioè la riproduzione di questi rapporti di pro-duzione. È per questa ragione che tutte le strutturedella società hanno come funzione fondamentale la ri-produzione dei rapporti di sfruttamento, e cioè sono alservizio degli sfruttatori contro gli sfruttati.

Perciò il marxismo sostiene che non esistono delleidee neutrali, che non esiste uno Stato al servizio ditutto il popolo, e che tanto lo Stato come la ideologiasono al servizio degli interessi economici delle classisf ruttatrici. E, per conseguenza, non si può eli-minare la proprietà privata dei mezzi di produzionese non si distrugge il potere politico e ideologico chela difende.

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6. MODO DI PRODUZIONE:STRUTTURA.

STRUTTURA E SOVRA-

Fin qui abbiamo dovuto analizzare in quale modosi producono i beni materiali per capire da dove pro-viene la diseguaglianza nella ripartizione delle ric-chezze in un determinato paese. ln tutte le societàla produzione dei beni materiali avviene secondo de-terminati rapporti di produzione; schiavismo, feuda-lesimo, capitalismo, ecc.

Abbiamo inoltre visto che questi rapporti non cam-biano di giorno in giorno, ma tendono a mantenersie a riprodursi. ln questa riproduzione che awiene alivello economico intervengono altri elementi sociali,come le leggi, la giustizia, le idee, ecc., che sono unaltro aspetto della società.

L'insieme di questi elementi economici, giuridici,politici e ideologici, formano la società. Ogni societàè dunque un organismo complessivo nel quale esi-stono due livelli: quello economico e quello giuridico-politico-ideologico. Entrambi i livelli si intersecanofra loro per far funzionare la società nel suo insieme.Naturalmente questi livelli non hanno tutti la stessaimportanza. Abbiamo visto che il livello economico, -e cioè il modo in cui gli uomini producono i benimateriali e i rapporti che si stabiliscono fra di loronel processo produttivo - è quello fondamentale, chedetermina tutto il funzionamento della società. Sonoi rapporti che si stabiliscono tra i proprietari dei mez-zi di produzione e i lavoratori che ci rivelano la ra-gione più profonda, la base più recondita di tutta lasocietà e sono qubsti rapporti che ci permettono di

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capire perché esistono determinate forme di Stato, edeterminate idee di questa società.

Uno dei maggiori insegnamenti di Marx ed Engelsè stato proprio quello di aver scoperto che la societàsi organizza secondo il modo in cui gli uomini produ-cono i beni materiali o meglio secondo i rapporti diproduzione che si stabiliscono nel processo produt-tivo e che sono questi rapporti quelli che cambianoda un tipo di società ad un altro.

SOVRASTRUTTUFIAo

LIVELLOI

'GluRtDtco-roLrrco IDEOLOEICO(srnro: LEEcttíttJsrtzlA ,Ect.) (rorr t cógaúAt)

STRUTTURAo

LIVELLO ECONOMICO(namnrl Dt pnoDuzloNE)

POTEPE ECONOMICO

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7. MODO DI PRODUZIONE E FORMAZIONE SO-CIALE.Per dimostrare in modo scientifico queste scoperte,

Marx, nel suo studio sulla società capitalista, parlavadella società in quanto ( modo di produzione ".

Per questa ragione parliamo di modo di produzioneschiavista, feudale, capitalista, socialista, ecc', inrelazione a quelli che sono i rapporti di produzionesecondo i quali si organizza la società.

Per riassumere:

ln ogni società intesa come ( modo di produzione "vi sonó due livelli fondamentali: quello economico equello giuridico, politico e ideologico.' ll livòllo economico è quello che assume il ruolofondamentale all'interno della società, è la base sucui poggia tutto I'edificio sociale.

Per questo lo chiameremo ( struttura ". L'altro li-vello formato dagli elementi giuridico-politici (Stato,diritto ecc.) e ideologici (idee e costumi sociali) lochiameremo " sovrastruttura ".

Come abbiamo visto, la struttura determina la so-vrastruttura. Ciò vuol dire che lo Stato, le leggi, leidee che esistono in una società non sono elementineutrali al servizio di tutti, ma sono al servizio dellastruttura economica, permettendole di riprodursi con-tinuamente.

Fin qui ci siamo sempre riferiti, usando la parolasocietà, a una società con un unico tipo di rapporti diproduzione: schiavista, feudale o capitalista.

Ma in realtà sono mai esistite o esistono societàcosì ben definite? Esistono società in cui esiste unsolo tipo di rapporti di produzione?

Se per esempio pensiamo al Cile di cinquant'annifa ci rendiamo conto che insieme ai rapporti di pro-duzione capitalista esistenti soprattutto nei centri ur-bani e minerali, i rapporti di produzione esistenti nellecampagne fra latifondisti e affittuari erano molto piùsimili al feudalesimo che al capitalismo, erano rap-porti semifeudali. ll contadino non era libero, nonvendeva la sua forza lavoro per un salario, ma dovevalavorare la terra del padrone con i propri strumentiper ricevere in cambio un appezzamento di terradove vivere e col quale nutrirsi.

D'altra parte oltre ai capitalisti e agli operai, ai lati-fondisti e agli affittuari, esistevano molte persone cheproducevano oggetti nelle proprie case o coltivavanola loro terra vendendo poi i prodotti sul mercato'Questi artigiani e piccoli contadini lavoravano comepiccoli proóuttori indipendenti legati al mercato. E inultimo esistevano anche le forme tipiche della pro-duzione indigena. Vediamo dunque che in quell'epocaesistevano in Cite diversi tipi di rapporti di produzione:capitalista, feudale, di piccola produzione indipen-dente, ecc.

Ciò che accadeva in Cile cinquant'anni fa avviene

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Page 22: Sfruttati e Sfruttatori - Quaderno 1

IIINAf ORE

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ARtICîIANO

OFERATO

CON-rADINO

DIFFEIìIENÎI RAPPOf,ÎIDt PRObuzroNÉ lN CrLÉ

PRODUZ,I ON E CAPTTALISÎA

lr.APPOgÍt Dl PRODuzroFlÉDOFttNANîl: 1,2,3)

Ptccol-A PR'DIJ7,IONLIFIOIPÉNDÉFI7E'lkeppoî<rr Dl Ft"oDtrzloNÉ\sEccl.tDARt t a,5,b)

anche oggi con alcune differenze, poiché la maggiorparte dei rapporti semifeudali scompaiono gradual-mente trasformandosi in rapporti capitalistici. Oggigli affittuari lavorano, come gli operai dell'industria,con strumenti che sono del padrone e ricevono lamaggior parte della paga per il loro lavoro sotto formadi salario, anche'se rimane gran parte dell'ideologiadei rapporti precedenti.

ln altri paesi dell'America Latina tuttora esistonorapporti semifeudali nelle campagne e inoltre in alcuniesistono tuttora dei gruppi indigeni che vivono in co-munità nelle quali i rapporti di collaborazione reci-proca sono prevalenti.

Perché dunque noi parlando di societa ci siamoriferiti a società nelle quali esiste solamente un tipodi rapporti di produzione?

Perché per capire ciò che è la società e distinguereun tipo di società da un altro abbiamo utilizzato ilmetodo scientifico di spiegare le cose mediante con-cetti, abbiamo cioè analizzalo ciò che è fondamentalee determina I'organizzazione e il funzionamento dellasocietà e ciò che carutlerizza ogni tipo di società.Concludiamo dicendo che questo elemento fondamen-tale è dato dai rapporti di produzione e che ogni so-cietà si distingue dall'altra per un determinato tipodi rapporto di produzione. Per questo per poter farequeste distinzioni fra diversi tipi di società, facciamoriferimento ad un unico tipo di rapporto di produeioneper ogni caso.

ln questo consiste il vedere la società come ( mododi produzione ".

Chiameremo MODO Dl PRODUZIONE il concettoscientifico di societa che ci indica come essa siorganizza in base ai rapporti di produzione.

Con questa ch.iara visione che abbiamo della so-cietà, cioè con i concetti scientifici che abbiamo fag-giunto, possiamo studiare le societa che esistono

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realmente: per esempio in Cile. ln questo caso non sitratta tanto di capire cosa è una società o di sapereche esistono diversi tipi di società, ma di studiare unasocietà esistente che dobbiamo conoscere per tra-sformarla. Ma per fare ciò, per capire realmente unasocietà, abbiamo bisogno di alcuni concetti scientificidi società: questi sono gli slrumenli che usiamo perconoscere e trasformare la realtà sociale.

Può essere che, in ogni societa realmente esistente,ci siano allo stesso tempo diversi tipi di rapporti diproduzione di tipo differente, ma sempre un tipo dirapporto sarà dominante. Per questo è importante in-dividuare, attraverso lo studio di una società in par-ticolare, qual'è il rapporto di produzione dominante ein quale modo è dominante sugli altri. Sono questirapporti dominanti che permettono di caralterizzareuna determinata società.

Per esempio quando parliamo del Cile diciamoche è un paese capitalista. Lo stesso vale per tuttii paesi dell'Ameri'ca 'Latina (eccetto Cuba). Questonon significa che in questi paesi esistano solo rap-porti di produzione capitalista. Esistono anche, comeabbiarno visto, altri rapporti di produzione che hannoperò un ruolo secondario e scompaiono nella misurain cui si sviluppano i rapporti di produzione capita-listici.

Questi diversi rapporti di produzione danno originea díversi gruppi sociali, che sj differenziano fra di loroper il ruolo'che hanno nella produzione dei beni ma-teriali e che chiamiamo classl sociali.'

Perciò in questa società reale la struttura o livelloeconomico non è una struttura semplice, formata daun unico tipo di rapporti di produzione, ma è unastruttura complessa nella quale vi sono differenti rap-porti di produzione. Ciò determina il fatto che la so-

8 ll Quaderno di Educazione Popolare n. 4-5: Lotta dl clanesara dedibato all'approfondimento di questo tema.

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vrastruttura o livello giuridico-politi'co e ideologico èanch'essa complessa. lnfatti nella sovrastruttura, in-sieme a elementi predominanti che sono determinatidai rapporti di produzione dominanti, esistono ele-menti secondari prodotti dagli altri rapporti di produ-zione. Per esempio il potere politico non è sempre i-l

dominio esclusivo di una sola classe, ma può risul-tare dal dominio congiunto di due o più classi controgli strati sfruttati.

Quando studiamo o parliamo di una società realeesistente in un qualsiasi paese in un determinatomomento della sua storia e nella quale esistono diffe-renti rapporti di produzione usiamo il termine di " for-mazione sociale ".

Chiameremo FORMAZIONE SOCIALE ogni societàstoricamente determinata.

Riassumendo abbiamo analizzalo qual'è la diffe-renza lra il concetto di società o modo di produzionee una società storicamente determinata o formazionesociale.

Questo ci permette di capire che per studiare unaorganizzazione sociale, dobbiamo per prima cosa ana-lizzare in quale modo si produ'cono i beni materialiin questa società, quali sono i rapporti di produzionein essa esistenti; quali di questi rapporti è dominante,e quali effetti producono questi rapporti a livello poli-tico, ideologico, ecc. E per fare questo studio dobbia-mo osservare la realtà concreta, cercare i dati con-creti, statistici e di altro tipo e studiarli utilizzando i

concetti che abbiamo visto. Non dobbiamo dunqueconfondere questi concetti con la realtà che stiamostudiando, cioè'applicare ciecamente e meccanica-mente determinati schemi. Non dobbiarno pe.r esempioconfondere il Cile con il semplice concetto di mododi produzione capitalista. Abbiamo già vièfo che inCile esistono altri rapporti di.produzione, oltre al rap-porto di produzione capitalista. lnoltre se studiamo

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questi rapporti di produzione osservando in modo con-creto la nostra realtà, scopriremo che essi sono de-formati e dipendenti dai rapporti capitalistici dei paesipiù avanzati, e nel nostro caso soprattutto degliStati Uniti.e

Per concludere dobbiamo dire che il concetto dimodo di produzione vuol significare che in ogni for-mazione sociale gli elementi della sovrastruttura con-tribuiscono a mantenere e a riprodurre i rapporti diproduzione, ma in ogni singolo caso esso assumecaratteristiche particolari. Perciò la lotta dei lavoratoricontro lo sfruttamento economico esercitato dalleclassi al potere richiede, per avere esito positivo, checontemporaneamente venga condotta una lotta perdistruggere anche le istituzioni attraverso le qua-li si esercita il potere politico e ideologico delleclassi sfruttatrici. Richiede inoltre una approfonditaconoscenza di come viene esercitato il potere in queldeterminato paese.

La lotta dei lavoratori contro lo sfruttamento è faci-litata sempre più allorché insieme alla tendenza ariprodurre i rapporti di produzione sorgono, in senoalla stessa società capitalista, le condizioni che con-ducono alla sua distruzione: si acutizzano le sue con-traddizioni interne e crescono e si rafforzano le classisociali che faranno sparire il sistema dello sfrutta-mento dell'uomo sull'uomo.

Ebbene, i lavoratori devono avere ben chiaro chein questa lotta gli sfruttatori non rinunceranno maivolontariamente ai propri privilegi, che cercherannocon ogni mezzo di conservarli ricorrendo anche allearmi peggiori: I'assassinio politico, la guerra civile,l'invasione imperialista ecc. se sono in grado di farlo.

Perciò i lavoratori devono preparasi a una lungalotta e a utilizzare ogni forma di lotta necessaria adistruggere definitivamente lo sfruttamento.

e Nel Quaderno n. 6: lmperlallsmo e Dipendenza sviluppe-remo di più questo punto.

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RIASSUNTO

ln questo testo abbiamo cercato di spiegare perchéi lavoratori, anche se sono loro che trasformano le ric-chezze della natura in altre ricchezze, sono quelli chesi trovano nelle condizioni peggiori all'interno dellasocietà. Per rispondere a questa domanda abbiamodovuto fare un passo indietro e incominciare a stu-diare i diversi elementi del processo produttivo: ma-teria prima, strumenii di lavoro, mezzi di produzione,forza-lavoro. Studiati questi elementi, abbiamo indi-cato come, essendo i mezzi di produzione le condi-zioni materiali indispensabili in ogni processo pro-duttivo, i loro proprietari possand imporre ai lavora-tori, che non ne hanno, condizioni di lavoro che per-mettano loro di appropriarsi di una parte del lavoroaltrui: è così che nascono i rapportí di sfruttamento.ll processo lavorativo è pertanto un processo storicoche si determina all'interno di determinati rapportisociali di produzione. Questi a loro volta tendono ariprodursi e in questo processo intervengono dei fat-tori giuridici, politici ed ideologici controllati da co-loro che hanno il potere economico.

Questo tipo di analisi ci ha portato a definire lasocietà in modo scientifico con il concetto di mododi produzione. Questo concetto riassume in formachiara il fatto che sono i rapporti di produzione quelliche sono alla base di ogni aspetto della società. llmodo di produzione è composto da una strultura eda una sovraslruttura, dove è la struttura che in ulti-ma analisi determina la sovrastruttura. lnfine abbiamofatto una distinzione fra il concetto di modo di produ-

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zione e quello di formazlone soclale, riferito a unasocietà storicamente determinata. Abbiamo conclusoinsistendo sul fatto che la lotta contro lo sfruttamentoeconomico, per avere successo, deve distruggere leistituzioni attraverso le quali viene esercitato il po-tere politíco e ideologico delle classi sfruttatrici. Lanostra conclusione è stata quella secondo la quale leclassi dominanti non rinunceranno mai volontaria-mente ai propri privilegi, e che percio i lavoratori de-vono prepararsi a una lotta di lungo periodo e utiliz-zare ogni forma di azione necessaria per distrugge-re definitivamente lo sfruttamento.

Da quanto detto precedentemente possiamo ren-derci conto che questo Quaderno si limita a fornircii concetti più importanti per lo studio della società,senza entrare tuttavia nello studio delle contraddi-zioni che spiegano il perché si passi da un tipo disocieta ad un altro. Questo argomento sara svilup-pato ampiamente nel Ouaderno n. 7: Capltalismo eSocialismo.

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OUESTIONARIO

1 - Che cosa si intende per materia prima?

2 - Che cosa si intende per strumenti di lavoro?3 - Che cosa si intende per mezzi di produzione?

4 - Che cosa si intende per oggetti di consumo?

5 - Un vestito è un mezzo di produzione?

6 - A quale elemento del processo lavorativo corrispondonoi locali in cui si mettono le macchine in una determinatai ndustria?

7 - Qual'è la principale differenza fra il sistema feudale e ilcapitalismo?

I - Qual'è la principale differenza fra il capitalismo e laschiavitù?

9 - Che cosa si intende per rapporti di produzione?

10 - Perché si dice che ogni processo lavorativo è un proces-so storico?

11 - Che cosa si intende per rapporti di sfruttamento?

12 - Che cosa si intende per rapporti di collaborazione reci-proca?

13 - | rapporti sociali di produzione sono rapporti umani chedipendono dalla volontà .degli uomini?

14 - Quali altri fattori sociali agiscono nella produzione deirapporti di produzione?

'15 - Che cosa si intende per modo di produzione?

16 - Che cosa si intende per struttura?17 - Che cosa. si intende per sovrastruttura?18 - Quale delle due ha il ruolo determinante?19 - Che cosa si intende per formazione sociale?20 - Che cosa devono fare i lavoratori per abolire ogni sfrut-

tamento?

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FTNITO DI STAMPARE NEIX'OTIIOBRE T974

NELLA TÍPIOGRAFIA A, RONDA DI MILANO