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Il Nuovo Corriere della SIBITIDE Settembre 2016 - Anno 1/N°3 C O D E X P U R P U R E U S P U R P U R E U S P U R P U R E U S P U R P U R E U S P U R P U R E U S P U R P U R E U S P U R P U R E U S P U R P U R E U S P U R P U R E U S P U P U P U P U U U U U U R P R R P P U U U U R R R R E E E E E U E U E U U U U S S U R U R U C O D E X C O D E X C O D E X C O D E X

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Il Nuovo Corriere della

SIBITIDESettembre 2016 - Anno 1/N°3

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Anno 1 n. 3 - settembre 2016 - Sped.in abb. post. Tab. D aut. DCO/DCCosenza/127/2003 valida dal 14-3-2003

Sede Redazione:870645 Corigliano Cal. Scalo (CS)

Via Nazionale, 57tel. (+39) 0983 885.985)cell. 392 46 22 722

E-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:Antonio Benvenuto

HANNO COLLABORATOA QUESTO NUMERO:Antonio Benvenuto, Carla BenvenutoDomenico Cassiano, Carmine Cianci,don Gaetano Federico, Franco Fila-reto, Giacomo Gilio, Anna Lauria,Franco Liguori, Palmino Maierù, CarloParisi, Gerardo Mazziotti, Antonio Pi-stoia, Aldo Platarota, Franco Scillone,Mario Vicino, Luigi Visciglia.

HANNO SCRITTOAldo PlatarotaDon Gaetano FedericoDomenico Cassiano

FOTOGRAFIE: Salvatore Visca

CONTRIBUTO SPEDIZIONE 15,00SOSTENITORE 30,00

IBANIT36 L010 0580 6900 0000 0520 055

Benvenuto AntonioCorigliano Calabro (Scalo)

AVVISO

La collaborazione è libera e gratuita.Ogni articolo o lettera verrà pubbli-cato su decisione insindacabile delDirettore e del Comitato di Reda-zione il cui contenuto rispecchia ilpensiero dell'autore e non impegnala responsabilità della testata. Nonviene poi restituito all'autore.

Ho ammirato molto l’ultima edizionedel Corriere della Sibaritide che hoavuto modo di leggere in pdf su inter-net. Spero al più presto di passaredalla libreria per salutarti di persona.Ti invio una mia recensione sul librodi Giuseppe Ferraro, allievo di mons.Giuseppe De Capua. Grazie per l’at-tenzione e a presto rivederci.

Don Gaetano Federico

Ho sfogliato il nuovo numero dellaRivista. L’impressione è positiva. Misembra che siamo sulla buona strada.Bisogna continuare così. gli articolimi sembrano ben fatti e calibrati. Non guasterebbe qualche altra foto-grafia, particolarmente relativa ai varipaesi del circondario. Ad majora.Vive cordialità:

Domenico Cassiano

Ho finito di dare una lettura veloce alII numero della rivista il “Corriere...”(spero di trovare il cartaceo in libre-ria), e mi devo congratulare con teper il corposo numero delle pagine eper gli articoli interessanti, che co-prono i diversi aspetti della nostravita sociale, culturale, politica,eco-nomica, sportiva... E’ stata la tua unabella idea quella di trasformare il Cor-riere in rivista, che per i suoi contenutiè da conservare. Bella l’immagine dellacopertina... è originale... interessantese ve ne saranno altre di epoca, cam-biando magari argomento ogni anno.La tua fatica penso che ne valeva lapena e mi auguro che ti sia ricom-pensata.

Aldo Platarota

CI HANNO SCRITTO

SOMMARIO

* F. FUSCA, UOMO DI GRANDE CULTURA* DECESSI*DIPARTITA* ROSSANO: ISTITUTO COMPRENSIVO ROSSANO1: LA STORIA DELLA CALABRIA* RECENSIONI: IL PREFETTO E I BRIGANTI DIGIUSEPPE FERRARO * IMAGO MARIAE ICONOGRAFIE IN CALABRIADELLA BEATA VERGINE MADRE DI DIO * SANITA’ O MALASANITA’ * UN LUCIDO - APPROFONDITO SAGGIO DI D.CASSIANO* LA RAI ESISTE? SOLO PER I CANONI!!!* BREVI DALLA SIBARITIDE* ULTIM’ORA* ASSUNZIONE DELLA VERGINE DI MARCOPINO* DESOLAZIONE DEL 1 MAGGIO 2016 * CATANZARO:INCONTRO PER REALIZZARE IFLAGS * CALOPEZZATI: COMUNICATO ASS. ”BASTAVITTIME SULLA S.S.106 * UN ATTO DOVUTO* PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI U.URSETTA* SVOLGIMENTO DELLO SPETTACOLO CULTU-RALE-MUSICALE * MORANO:CONVEGNO UNICO NEL SUO GE-NERE: I DRAGHI MITO O REALTÀ* NASCE A CORIGLIANO UN CENTRO OLISTICOINSIEME ALL’ASSOCIAZIONE DI BURRACO * TARI: ALTRO CHE TERREMOTO * MASSIME DI F. SCILLONE * TARSIA: VI CENTENARIO DELLA NASCITA DIS.FRANCESCO DI PAOLA * OSPEDALE DI ROSSANO UN CAOTICO PRON-TO SOCCORSO * ROSSANO:A PROPOSITO DELLA CARENZAD’ACQUA* CORIGLIANO:RISTRUTTURATO L’ARCO DIS.GENNARO * RITRATTO DI ANNAPAOLA DE LUCA* MESSA IN SUFFRAGIO DEL GEN. VARCARO* CARLO PARISI: ATTENTO DIFENSORE DELLACATEGORIA * FOTO RICORDO LICEO SCIENTIFICO* UNA RICERCATRICE IN ONCOLOGIA: PROF.SSAROSSANA BERARDI* I SETTE VIZI CAPITALI IN ONCOLOGIA

SALVIAMO IL CASTELLO DISAN MAURO - CORIGLIANO C.

INVITO RIVOLTO ALLEAUTORITÀ COMPETENTI

* CI HANNO SCRITTO* ROSSANO: IL REPARTO OCULISTICO BENE,QUELLO DIREZIONALE MENO * ISLAM E TERRORISMO * A ROSSANO CON IL CODEX* LETTERA APERTA A F. BRUNO*CENNI STORICI SU CORIGLIANO CALABRODI G. PATARI (2a PARTE) * PALUDI: VIAGGIO DI RE CARLO DI BORBONENELLA CALABRIA CITERIORE * FASCISMO E ANTIFASCISMO NELLA CALABRIAALBANESE * CROSIA: POESIA VISIVA * RICORDO DI FRANCESCO FUSCA

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RossanoIl reparto oculistico bene,quello direzionale meno.

Giorno 12 luglio ero stato convocato dal repartooculistico (5°piano) dell’ospedale Giannatasio diRossano. Puntualmente alle ore otto, digiuno e coni documeni richiesti, mi sono portato al 5°piano.Molti eravamo davanti alle porte del reparto, lamaggior parte seduti, altri no per carenza di panche.Una suora, che presta servizio in quel reparto,chiamò ciascuno dei presenti per il prelievo delsangue, poi seduti nuovamente sulle panche.Ci richiamavano dopo essere trascorsa circa un’orae ci portavano, a gruppi, nella sala di cardiologiaper il relativo esame. Dopo nuovamente al quintopiano. Alcuni dei presenti venivano chiamati per lavisita. Noi, convocati per l’intervento di cataratta,eravamo cinque, rimasti seduti in attesa dell’ultimavisita che si doveva eseguire nel reparto di anima-zione. Un addetto ai lavori comunicava che ilritardo era dovuto ad una emergenza nel reparto dianimazione. Ciò ci ha sorpresi. Intanto ,chiesto se iltutto era stato programmato e comunicato al DirettoreSanitario e, avutane conferma dal Responsabile del-l’oculistica, il ritardo era dovuto al fatto che alreparto animazione risultava presente un solo medico.Era chiaro la poca attenzione, per non dire altro,del Direttore Sanitario perché, pur avendo sottomano il programma inviatogli dal reparto oculisticoper gli interventi previsti di cataratta, non ha dispostobene il servizio nei particolari. Intanto le ore scoc-carono lentamente, le 10, le 11, le 12, ed eravamolì ad attendere che l’emergenza finisse per eseguirecosa?, risposte a delle domande da riempire un do-cumento che un qualsiasi medico o capo sala potevariempire egregiamente. Secondo una logica delbuon senso e della responsabilità che compete adun direttore di un Ospedale, tale disservizio è dovutoa quest�ultimo. Chiaro che si è data poca importanzaal programma e alle necessità richieste dal repartooculistico, che, dire il vero, ha funzionato egregia-mente e alla perfezione nel senso di fare le visitedei numerosi pazienti e dei cinque operanti. Consommo piacere ho rilevato che ai pazienti venivanoeseguite le visite con tempestività, ciò che non siverificava per i cinque operanti di cataratta, costretti,a rimanere lì sino alle ore 15,30, causa di un disser-vizio che poteva essere risolto dal Dirigente ospe-daliero. Il tutto, non è mala sanità?Il Commissario Scura ai servizi doveva interessarsimaggiormente e non già allo spostamento di reparti,ben funzionanti, da un ospedale ad un altro, così

pure aggregare le popolazioni dell’Alto Jonio a Ca-strovillari per abolire, come conseguenza, lo spokedi Corigliano-Rossano.Eppure tale suo agire è condiviso dal governo Renziritenendo che il deliberato del suo “pupillo e amico”è sacrosanto senza valutare lo stipendio di denaroper realizzare il suo programma.Di fronte ad una levata di scudi non soltanto dellaSibaritide, ma dell’intera Calabria, il presidenteRenzi non ha occhi per vedere e orecchia da udiree per ascoltare le critiche del malaugurato Piano dirientro del Commissario Scura? A.B

Islam e terrorismo.a cura di Gerardo Mazziotti

Il terrorismo islamico che sta insangui-nando mezza Europa è la conseguenzadi un precetto del Corano. Altro che

Islam buono. “Combattete coloro che non credono”in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietanoquello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato,e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgonola religione della verità, finché non versino umilmenteil tributo, e siano soggiogati” (Corano,9.29) Non siparla di tagliare le teste agli “infedeli” (è una prassiinventata dal Califfato nero dell’Isis) ma si incitano imusulmani a “soggiogarli”, a metterli sotto il dominiodell’Islam. Lo scopo è chiaro: conquistare i paesioccidentali, colpevoli di avere una concezione “bla-sfema” della vita e della società perché diametral-mente opposta quella predicata da Maometto. Quellainverata in Iran, in Arabia Saudita, in Pakistan, inalcune parti della Siria, dell’Iraq, della Libia…Nonè necessario il “Jihad”, bastano la continua invasionedei profughi e la diffusione delle moschee. Lo de-nunciava nel 2001 Oriana Fallaci.. Ma i paesieuropei non se ne sono ancora accorti. E parlano di“accoglienza” come un comandamento divino. Certo,quello di Allah. Comincerei col demolire tutte lemoschee, a cominciare da quella di Roma (aRiad o a Teheran c’è una cattedrale cattolica ?) epoi espellerei tutti quei migranti che non hannoalcun motivo per stare in Italia.

La libreria Aurora porge agli studentigli auguri di un buon anno scolastico econsiglia di fornirsi, in tempo utile, dei

libri scolastici

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A ROSSANO CON ILCODEX IL 2 LUGLIO

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Ma che cos’è il Codex Purpureus Rossanensis,iscritto, dal 9 ottobre 2016, nel “Registro della Me-moria del Mondo” dell’ UNESCO?È un libro antichissimo, prezioso e di valore inesti-mabile, contenente la trascrizione dei Vangeli diMatteo e Marco (da qui Codex), è scritto in oro e ar-gento, su pergamena colore rosso-porpora (da quiPurpureus), conservato da tempo immemorabiledalla Chiesa di Rossano (da qui Rossanensis), esem-plato in uno Scriptorium monastico dell’Impero diBisanzio (Antiochia di Siria o Cesarea di Palestina)intorno al V-VI secolo, per volontà e uso liturgicodella casa imperiale bizantina, impreziosito da 15splendide artistiche miniature, che illustrano mo-menti significativi della vita e del messaggio di GesùCristo.

Perché si trova a Rossano? e quando viene por-tato qui? e non altrove? Rossano ha radici antichee robuste. La sua più remota origine risale agli Enotriie, poi, ai Brettii, due popolazioni autoctone pregre-che che popolano questo territorio tra il XVIII e il IIsec. a.C. E’ il porto e l’arsenale della vicina cittàmagno-greca di Thurii, la seconda Sibari, tra il V e ilII sec. a.C., e partecipa alla Prima Ellenizzazione oGrecizzazione del territorio della Sibaritide o Cala-bria del Nord-Est. È una città- fortezza o oppidum ocastrum sotto i Romani, tra il II sec. a.C. e il V sec.d.C., quando subisce la Latinizzazione ed è notacome Roscianum. Diventa, per 500 anni, dal 540 al1059, una delle città (polis, frourion) più importantidell’Italia Meridionale durante la dominazione deiBizantini e uno dei centri di irradiazione del Se-condo Ellenismo, famosa con il nome di Ruskìa oRusiànon e tanto da meritare l’epiteto di Rossano labizantina: è la porta del Mediterraneo per l’Europae viceversa, luogo simbolo della Civiltà greco-bi-zantina e mediterranea. E’ un Centro strategico ine-spugnabile, sede di uffici pubblici, di Vescovado (dal597) e poi di Arcidiocesi (dal 1090), di Monasteri do-tati di attivi Scriptoria per la produzione di Codici edi ricche Biblioteche, è una delle più importanti

zone ascetiche dell’Alto Medio Evo con la sua Mon-tagna Santa (Aghion Oros), le grotte eremitiche e lau-ritiche, gli Oratori (dell’Achiropita, del San Marco,del Pilerio,della Panaghia ecc.).E’ la patria di Papi come Giovanni VII (705-707) eGiovanni XVI (997-998), e forse anche di Zosimo edi Zaccaria, dei Santi Nilo e Bartolomeo, artefici,nei secoli X e XI, della Riforma del Monachesimoitalo-greco e della Chiesa, confondatori della famosaAbbazia di Grottaferrata presso Roma, compatronidella città e della Regione. Inoltre, per la sua garan-zia di sicurezza e affidabilità, Rossano ospita dal 951al 981 lo Stratego, il Vicario dell’Imperatore e il mas-simo responsabile politico e militare del dominio bi-zantino nel Sud Italia, con un ampio seguito difunzionari laici e religiosi, divenendo di fatto la cittàpiù importante dell’Italia bizantina. E dal 981 al 982è la sede del Sacro Romano Impero Italo-Tedesco,perché ospita l’Imperatore Ottone II di Sassonia, suamoglie, la principessa bizantina Teofania, il figlio-letto Ottone III, la corte e l’esercito imperiali. Conquesti requisiti, più unici che rari, è inevitabile cheRossano e soltanto Rossano si candidi, molto presto,ad accogliere e conservare l�’Evangelario greco pur-pureo, assicurando a questo le condizioni ambientaliottimali fino ai giorni nostri. E oggi il - Codex Pur-pureus Rossanensis, vanto dell�Arcidiocesi di Ros-sano-Cariati, “è ritornato nella sua città diadozione”, sabato 2 luglio, dove è stato custoditoper secoli e continuerà a essere amorevolmente tu-telato e valorizzato nel Museo Diocesano di ArteSacra, accanto alla Cattedrale della Theotòko Achi-ropita, nel cuore del medievale bellissimo CentroStorico. Rossano, patria adottiva del Codex, è un’ ar-moniosa città murata con struttura urbanistica me-dievale e bizantina, caratterizzata dalla cordiale eproverbiale ospitalità dei Rossanesi, da una singolarecombinazione di testimonianze architettoniche e ar-tistiche, di beni ambientali (2.600 ha di boschi lus-sureggianti della Sila Greca, 18 Km. di costa, un’ampia pianura, una dolce collina), di una solida eco-nomia di trasformazione delle biodiversità agricolee identitarie del territorio (il fragrante olio la dolce diRossano, le famose clementine, l’arcinota liquirizia,le produzioni lattiero-casearie e le eccellenze dellagastronomia locale), di una fitta rete di servizi allepersone e di moderne strutture ricettive (alberghi,campeggi marini, B&B, agriturismi e la seconda ac-quapark d’Italia ecc.) per il turismo climatico, cultu-rale, religioso.

di Franco Filareto

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LETTERA APERTA AL VICE PRESI-DENTE DELLA PROVINCIA:FRANCO BRUNO

CENNI STORICI SU CORIGLIANOCALABRO DI G. PATARI

2 PARTE

Certamente quando raggiungevi le scuole supe-riori di Corigliano Centro percorrevi la via provin-ciale e ti sarai accorta che quel bel viale aveva, adestra e a sinistra, alberi giganti da diventare unacupola. Un viale che ci invidiavano chi passavasu questa strada. A poco a poco, per la “meschi-nità umana” e la “indolenza” degli amministratori,tale viale perdeva la sua straordinaria bellezza pergli alberi che venivano recisi dai vari proprietariconfinanti con detta strada. All’epoca, nessun am-ministratore, né tantomeno i Vigili Urbani e delFuoco, si sono opposti allo scempio, alla deturpa-zione della strada. Al limite si poteva anche im-porre ai proprietari di recidere gli alberi conl’impegno di trapiantarne altri, della stessa specie,a limite della loro recinzione, in modo da ripararee riavere il viale alberato. Poiché la strada è pro-vinciale un provvedimento potrebbe prenderel’Amministrazione Provin- ciale, emanando un de-creto che imponesse ai proprietari di trapiantare,ai limiti delle loro recinzioni, alberi simili a quellirecisi e a quei pochi rimasti sulla strada. La Pro-vincia dispone di un ottimo corpo di Vigili e po-trebbe essere utilizzato nella consegna del decretoamministrativo ai vari proprietari. Mi ricordo e, mifa rabbia, come non sia stata presa in considera-zione il suggerimento della Pro-Loco dell’epocadi obbligare i concessionari delle licenze edilizie

di trapiantare alberi ai confini stradali. Si sareb-bero ottenuti viali alberati senza un costo per ilComune.C’è da chiedersi:. Ma possibile che i vari consi-glieri e amministratori del Comune di Coriglianoe di alcuni Centri della Sibaritide non pensino arendere una città più vivibile e più moderna? Pos-sibile che non si rendano conto che i tabellonipubblici dell’affissione sono pochi?Non esiste in loro una emulazione nel constatare,per esempio, come nei paesi albanesi le stradesono pulite, le vie sono dedicate a uomni illustri,la toponomastica è il fiore all’occhiello dei loroPaesi? Possibile che si va al Comune per i ”…pro-pri cavoli…?”. Ma hanno occhi e capienza perverificare, conoscere e leggere cosa si fa inaltri Comuni per attirare gente?Siamo diventati inetti, pigri, incerti, incatramati,indifferenti, parolai, insensibili, amorfi, invidiosi.Oggi i giovani non riconoscono ciò che è stato co-struito dagli antenati in epoche ancestrali!E forse hanno ragione perché attorno a loro nonriscontrano movimenti tali da scuoterli dal tor-pore, dalla pigrizia.Allora svegliatevi signori consiglieri e amministra-tori. Chi dorme non piglia pesci!!E ora la città di Corigliano, una volta più ricca, èferma, anzi va indietro, come il “cordaro”.

Da quanto tempo Corigliano si ritiene essereCittà

CAPITOLO IIIQuando il famoso Imperatore Carlo V, l’emulo for-tunato di Francesco I. da trionfatore percorrevaqueste Calabre Terre, egli Sovrano di un impero,in cui non tramontava mai il Sole, fu il primo achiamare (in un manifesto redatto in Sammauro,-loco una volta abitato) la nostra Corigliano, città.Tanto ci ha tramandato il Padre Pugliese, e ripor-tato il Dott. Amato nelle rispettive storie. Ed aggiu-

gesi che nell’Epistolario del Foscarini, stampato inPadova nel 1569, si trova una lettera diretta al sig.Cola Francesco Abenante della Città di Corigliano,ed altra scritta dal signor Epaminonda de Linardial sig. Antonio Stazino di Castiglia; ed infine a pa-gina 83 in un altra lettera diretta al sig. DesiderioAbenante, in essi trovasi nominati molti gentiluo-mini, tutti nativi della città di Corigliano.Ne questo è tutto. Lo storico Scipione Mazzelli nelsuo libro sul Reame di Napoli, descrivere la Cala-bria Citra al folio 88, così scrive: Le principali Città

di Antonio Benvenuto

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di questa regione sono Amantea, Castrovillari,Rossano, Montalto e Corigliano. Il nostro Giro-lamo Garopoli anch’esso scrive in versi: «Anzi ilsuol d’oro vede tornato In Città si felice ec. ec.»Pure il Domenicano P. Laino nel volume I, chetratta de Monìsteris aedificandis a pag. 26 scrivecosì: habitamus enim Civitate Cariolani in locoubi dicitur Iudeca. E il fin qui detto, basta giustifi-care di essere Corigliano Città da più secoli.

CAPITOLO IVStato politico e vicende di Corigliano.- Costituito ad unità di Stato (con altre Provincie)l’ex Reame di Napoli, Corigliano fu sotto il dominiode’ Longobardi nel 568, e dall’ora in poi a secondade’ varii mutamenti di dinastie fu soggetta agli An-gioini, agli Svevi, agli Aragonesi, al governo vice-Regnale Spagnuolo e poi dal 1734 fino al 1860 aiBorboni; bene s’intende, durante il decennio, chefu detto da costoro Occupazione Militare, cioè dal1806 al 1815, in qual periodo governò in Napoli,prima Giuseppe Bonaparte, e poi suo cognato Gio-acchino Murat, morto miseramente sul patibolo perfucilazione, nel dì 8 ottobre 1815, in Pizzo Cala-bria, perchè tentava una nuova rivoluzione, onderisalire sul trono di Napoli, dal quale, pel trattato diVienna, n’era disceso.- Corigliano fu sempre dai più de’ suoi concitta-dini, amante di libertà; e nel 1848, molti di essipugnarono da valorosi a Campotenese..- E quando quei moti fallirono, i Coriglianesi ten-nero accesa, scoraggiati, ma fidenti, la fiamma dilibertà; e quando poi seppero che Garibaldi coisuoi Mille era in Sicilia per liberare la patria dalservaggio, essi Coriglianesi si associarono ad altriliberali per seguire l’eroico Nizzardo.- E più tardi, cioè nel 20 Ottobre 1860, quasi adunanimità proclamarono, mercè plebiscito, Vit-torio Emanuele Re d’Italia.- Quando nel 1799 si proclamò la repubblica, in Co-rigliano poche pertubazioni si ebbero a deplorare.- Nel 1806 i Francesi, transitando per Corigliano,pel diniego de’ viveri e foraggi, la saccheggiaronoe l’arsero, e sarebbe stato maggiore l’eccidio senon fosse accorso in sollievo il bravo concittadinoOrazio Malavolti.- Nel 1820 poche turbolenze avvennero.- Non cosi nel 1848, nell’attacco di Campotenesecon la truppa i Nazionali e ne avvennero molti di-sastri, ma il maggiore, assai barbaro, fu l’uccisionefatta dai briganti dei tre figli del Sig. AlessandroCrisafi, che s’imbatterono coi medesimi, mentretransitavano per la Sila; e i poveri genitori mori-rono di dolore.

- Nel 1860 infine, non si ebbe a deplorare alcundisordine: i cittadini, stanchi del governo Bor-bonico, furono tra i primi a votare pel nuovo or-dine di cose.- Stabilita l’unità della patria, nacquero dei sub-bugli a causa della mala organizzata ripartizionede’ beni comunali patrimoniali. Il riparto, essen-dosi deviato dalle piante plenimetriche, adattan-dosi invece il sistema di disegno a vista, ladivisione non seguì con esattezza; cosicché le sin-gole quote non furono date a misura uguale, tantoche alcuni si ebbero le migliori, ed altri le peg-giori, che poca o nulla producevano.

CAPITOLO VFeudalismo- La nostra Corigliano è stata sempre una Roccaeminentemente feudale. La fondazione del Castello,tuttavia a cavaliere della Città, rimonta ad epoca re-mota, È probabile che le sue prime fondamenta fos-sero gettate verso il 1200, ed in quel torno di epocaprecisamente avvenivano in tutte le spiaggie meri-dionali d’Italia, in ispecie in quelle bagnate dal MarIonio, continue piraterie dei Saraceni.- E fin dall’ora è a ritenersi che il feudalismo abbiapiantato le sue radici, disgraziatamente, nella no-stra Corigliano. Sembra pure probabile che unvero e reale feudalismo non abbia potuto averluogo primo dell’anno del Signore 1343, impe-rocché è facile tanto argomentare, riflettendo chedurante il periodo Angioino, Giovanna I, diede ilnostro Castello a Covella Ruffo il feudo di Cori-gliano in appannaggio. Da Casa Ruffo passò lostesso feudo ai Principi di Bisignano,- che poiquesti o cedettero ai Duchi Saluzzi,- e nel 1827da costoro per fatto di vendita al fu Barone Giu-seppe Compagna e per esso ai suoi discendenti;che ne sono in possesso.- Credo opportuno parlare in questo capitolo chetratta del feudo anzidetto, del modo con cui pro-cedeva in Corigliano la pubblica cosa, cioè l’Am-ministrazione della giustizia e del Municipio.Eccone la descrizione.- Due Sindaci erano a capo della cosa pubblicaamministrativa, ed essi venivano eletti dagli stessicittadini, i quali, divisi com’erano in due classi,

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cioè patrizi e plebei, sceglievano le persone checredevano idonee a rispondere maggiormente perla difesa e tutela de’ loro interessi.- A quattro Governatori, cioè Giudici, era data lacompetenza per lo disbrigo degli affari concer-nenti la giustizia.- Dessi governatori aveano diverse giurisdizioni.Uno di essi giudicava sulle controversie civili e mi-litari; e la competenza, per ragion di territorio, siestendeva dell’abitato sino al fiume Malbrancati.- Il secondo Governatore, che avea la sua sede inSammauro, era eziandio competente alle materieteste enunciate, e la sua giurisdizione si estendevapure in tutte le cause, nelle quali, sia l’attore, siail convenuto aveano dimora nel Territorio di Cori-gliano in sino al fiume Malbrancati.- II terzo Governatore si appellava Magistrato dema-niale, il quale decideva le liti riguardanti danni chevenivano commessi nei luoghi chiusi dagli animali,non bene sorvegliati dai rispettivi padroni.- L’ultimo, cioè il quarto Governatore, veniva chia-mato della Bagliva. Questo Magistrato era stato isti-tuito dai Normanni, era una specie di GiudiceConciliatore, il quale giudicava cause di esiguo va-lore, e per lo più di non tanti rilevanti danni i qualisi commettevano vuoi da uomini, vuoi da animali.- Il Baglivo anzidetto aveva maggiore o minorecompetenza a secondo dei luoghi. Così in Napolila sua giurisdizione era più estesa e in quella ve-niva chiamato Assessore, Mastrodatti et scribe.- A prescindere di quanto di sopra, occorre farnoto, che oltre i suddetti funzionari vi erano ezian-dio nella nostra Corigliano, i seguenti cioè:- Il Mastrodatti, il Governo del Re mandava in unaCittà o Castello, ed al suddetto funzionario affi-dava l’officio politico, e rappresentava il Sovranonegli affari siano civili, che criminali.- Il Mastro giurato avea cura di custodire la Città,e ne vegliava il buono andamento di essa; e persingolar privilegio, che Corigliano ottenne sotto gliAngioini, il ridetto Mastro giurato portava la regiabandiera nelle fiere, che si celebravano nellastessa Corigliano, cioè in quella di S.Mauro nel-Pendino, e altro due nella Schiavonea.- Desso e l’Avvocato della Città venivano scelti frai patrizi; e il Mastrogiurato però era di esclusivenomina del Re o del Duca: dappoi man mano an-darono a finire i privileggi di nobiltà, in modo chenegli ultimi tempi del feudalismo, sia il Mastro giu-rato, che l’Avvocato della Città principiarono a no-minarsi da’ probi cittadini.- Infine descrivo il personale di servizio dipen-dente dall’ex feudatario (1) che si componevacome segue, cioè il Vicario poi chiamato Agente

Ducale, due Ragionieri, un Tenente con moltiguardiani al suo comando, il quale ultimo, cioè ilTenente, coi suoi dipendenti custodiva la Città dinotte e di giorno.- Quest’ordine di cose durò in sino a quando laluce rifulgente della civiltà non venne a sostituireil diritto di molti alla forza bruta di pochi esseriprivileggiati.- Osanna alla memoranda rivoluzione di Franciascoppiata nel 1789, i di cui cittadini fecero scor-rere fiumi di sangue, con dare tanti prodigiosigermi, dai quali doveano nascere tanti beneficifrutti in tante svariate cose.- La prima legge, con la quale si aboliva la feuda-lità per sempre nelle nostre Provincie fu sancita daGiuseppe Napoleone Re di Napoli, nel 2 Agosto1806 (2).- Posteriormente a detta legge ne venne altra cheordinava la divisione de’ beni ex feudali, cioè me-tà a favore del Duca, e l’altra a prò del Comunein commutazione degli usi civici, cioè di legnaree pascolare. Quale divisione ebbe il suo effetto,subendo in seguito diverse fasi per alcune pretesedei cittadini che cennai nel precedente capitolo.

NOTE(1) Del personale di servizio dell’x feudatario, ilDott. Amato nulla dice nella sua Crono-Istoria, percui da me si copra tal lacuna.(2) Di questa legge 2 Agosto 1806 abolitìva delfeudalismo nulla scrive il Dott. Amato nella suaCrona-Storìa, tranne di farne poco cenno in ge-nere: poi passa a discorrere della prestazione cosidetta vergognosa, che si esercitava in alcuni luo-ghi ex feudali, ma non in Corigliano, imperocchéi Duchi aborrivano tale immoralità.Continua al prossimo numero

Attendiamo il vostro pareresulla rivista. Grazie

Castello: Sala degli specchi

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PALUDIL’amico redattore Palmino Maierù, noto ricer-catore di notizie storiche, ci ha fornito un do-cumento difficilmente trovabile persino nellebiblioteche nazionali.Lo ringraziamo e chiediamo scusa ai lettoriper la pubblicazione del documento storico inpiù numeri..

Il viaggio di Re Carlo di Borbone nella CalabriaCiteriore (1)

Re Carlo di Borbone (2), figlio di Filippo V, re diSpagna e della regina Elisabetta Farnese, nacque aMadrid il 20 gennaio 1716.Fece solenne ingresso in Napoli il 10 maggio 1734attraverso la Porta Capuana. Il diciannovenne Carlo, scortato da cento granatieria cavallo, partì da Napoli con un numeroso seguitocon a capo Francesco Benavides conte di Santo-stefano, primo maggiordomo regale, - e di cui fa-cevano parte, oltre la guardia del corpo comandatadal capitano Lelio Carafa marchese d’Arienzo, isuoi ministri, tra cui Giuseppe Gioacchino di Mon-tealegre marchese di Salas, il marchese BernardoTanucci, i membri della segreteria di Stato, i com-ponenti di «prima sfera» della corte tra cui ilprincipe Bartolomeo Corsini, cavallerizzo maggiore,il marchese Angelo Acciaiuoli, Francesco Caraccioloduca della Miranda, il marchese Azzolino Malaspina,già ambasciatore presso la corte del suocero,Augusto III, re di Polonia -partì da Napoli via terrail 3 gennaio 1735 verso le ore 15 per recarsi aricevere la corona a Palermo, seguendo l’itinerarioprestabilito attraverso i territori del Principto Ulteriore(Avellino, Montemileto, Grottaminarda, Ariano)della Puglia (Torre di Guevara-Bovino, Ascoli, Sa-triano, Spinazzola, Gravina), della Basilicata. Il17 giunse a Matera, il 19 a Montescaglioso, il 20 aBernauda, il 21 proseguì verso Montalbano. Pranzòa Policoro in un palazzo posseduto dai Padri dellaCompagnia di Gesù e la sera giunse a Montalbano,feudo del Duca di Ferrandina Toledo, dove si in-trattenne anche il 22. [...] Spuntata l’aurora dellogiorno de 23 Gennajo, posesi il Re nuovamente incammino alla volta di Rocca Imperiale (3). Primaperò del partire, concedette grazia al consaputoDottor Fiorentino in guiderdone del buono alloggio

preparatoli di por catena innanzi la cennata suaabitazione, in contrasegno d’avervi albergato unRe. Indi pervenuto sotto gli applausi di quei� naturalial tardi di questo giorno in Rocca Imperiale, cor-teggiato da molto Feudatarj e Magistrati delle con-vicine terre, e Città, ivi fè la notte dimora; mentre ilvassallaggio la sera diede segni del proprio giubilocon lumi. E continue acclamazioni. La mattina poide� 24 Gennaio, preso congedo dal Re, mediante ilbacio della Regal mano, il noto Preside, e Fiscaledell’Udienza di Matera, per esser questi, come s’èdescritto, il confine di sua Provincia; avendolo essiper tutta la medesima, cioè per dove passò, ac-compagnato, feron nella lor residenza ritorno.Quindi S. M. immediatamente partì, per condursiin Casalnovo, prima terra delle Prov. di CalavriaCitra, che si possiede dal gentil Duca di MonteleonePignatelli; così chè dopo alcune ore di affrettatocammino, giunse verso il merigio nel territoriodella detta Provincia, ove fu riscontrata, e ricevutada D. Romulo Cavafelice Preside di Cosenza,Capitale della medesima, insiem con tutt�i Ministridella Udienza: quali dove d’averla inchinata, posersitutti a farli Corte maggiore collo andarli innanzi acavallo; e così arrivò la M. S. prima dello annottarsinella mentovata terra di Casalnovo, ove portossi astanziare nel palagio bellamente preparato dell’an-zidetto Duca di Monteleone; non potendosi inver�apatto alcuno in questa sì giuliva congiuntura condovuti termini esprimere, quanto grandi fosser statele feste, gli spari, gli apparati, il suono delle campane,e le acclamazioni di viva di quasicchè tutt’�il popoldella Provincia, colà per godere, e venerare ilproprio Re condottosi. Quindi rilucendo finalmentel’aurora del 25 si pose S. M. nuovamente col suoseguito in cammino ver di Terranova, feudo delgentilissimo, non che nobil Signore il Principe diTarsia Spinelli. Procedette per altro questa mossa,che la M. del Re degnò fare per la mentovata Cittàdi Terranova, da repente risoluzione del lodatoPreside di Cosenza, conciofossecosachè portandosiegli preventivamente in giro per la Provincia, affinedi ben dirigere tutte le cose in avenire, ch’ellenofacean d’uopo per lo Regal passaggio, ed acciocchènulla insiem fosse alla Corte del Re mancato, né diviveri, nettampoco d’ogn’altro bisognevole: consideròegl’il Cavafelice per tanto in tale occasione che lo

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stabilimento fatto da chi ne avea il pensiere, cioè difar passare la M. S. da Casalnuovo in Corigliano apernottare, non era tanto ben regolato, che essernon dovesse di qualche incommodo alla PersonaRegale, perché il transito dovea farsi per il luogo di-nominato Gadella, in territorio di Cassano, feudodella casa Serra, qual luogo in tempo d’inverno, acagion delle gran paludi vi sono, rendesi pressocchèallo, intutto impraticabile. Quindi pensò l’accuratoPreside, che quantunque alquanto di strada dilungatasi fosse, era ciò nulla di meno per tornare inmaggior�agio del Re, se fossesi il Regal passaggiodisposto da Casalnovo in Terranova la sera, con or-dinarsi la Regal menza del mattino in Orria, terric-ciuola situata entro le pertinenze della stessa Cittàdi Cassano, per dove più facil poi, e con anzi minorincommodo che nò, rendeasi il traghetto in Terranova,ed indi in Corigliano, e con ciò ben�anche sarebbonsile paludi evitate. L’accorto Preside impertantosempre il Regal servigio, e maggior commodo delproprio Re, essendo stato nel tempo medesimoavertito, che dovendosi costruire il ponte sul fiumeCrati(4), altro miglior sito no eravi se non se quelloche sotto Terranova ritrovavasi, per ciò, come s’�èdetto , e spronato dalla propria obbligazione versodel suo Re, e spinto dalla evidenza delle cosepredette, tantosto ispedì in diligenza un messo aS.M., che allor già ritrovavai per la Puglia cammi-nando, a domandarli riverentemente la permissionedi poter porre in opra tal sua opportuna risoluzione;ciocchè vennegli con somma benignità accordato:onde in un tratto di ordine del lodato Preside ditutto fu approntato, ed insiem dallo esperto GiustinoLombardo, un de� consaputi eletti Ingengeri, diessicon ogni sollecitudine nel luogo divisato incomin-ciamento alla struttura del ponte sopradetto. Manon tanto fu quello terminato, che contuttocchèavesse molto ben ferme sue basi, pure fu da repente,e spaventosa inondazione portato via dalla correntedell’acqua, qual cosa recò del molto travaglio alloIngegnere mentovato, conciosiacosachè l’ebbe connuovi materiali a rifare, e dovette nel tempo stessoservirsi, per ben l’opra al suo fine condurre, degliartefici del paese, come i più esperti delle qualitàdel voraginoso fiume, e ciò con somma prontezzafece eseguire fra lo spazio solo di giorni dieci incirca, essendosi ei terminato propriamente in quel

mattino, che fu dal Re con soddisfazione passato.Continuando adunque la M. del nostro Monarcacon ilare animo il suo viaggio, verso il mezzo dicotesto giorno 25 Gennajo, giunse in Torre d�Orra,terricciuola, come dicemmo, posta entro le pertinenzedi Cassano, ov’essendosi alquanto refocillato colpranzo, sì per godere dell’amenità del luogo, cheper maggiormente colla sua amabil Presenza con-solare i popoli, montò a cavallo, e proseguì il cam-mino per lo spazio di miglia sei, comparendo allaperfine verso l’ore 22 d’Italia, preceduto da solitiforieri, ed altri di Corte, a vista della città diTerranova. Ma avend’osservato che gli Ecclesiastici,unitamente col Regimento della Città eran�uscitiprocessionalmente a riceverlo con tutta la possibilpompa, degnossi la M. S. ordinarli, che si fosseroda tal solennità astenuti, imperciocchè ne li dispen-sava, ciocchè venne puntualmente eseguito, ondecompiacquesi la prefata M. entrar�in Città soltantosotto gli applausi, e viva dell’infinito numero delpopolo, sì cittadino, che di quasi tutt’i luoghi dellaProvincia, ivi concorso a riconoscere il suo naturalMonarca, e Signore, tutto giubilante, e festevole disua felice sirte. Si condusse la M. S. con tale ac-compagnamento, e festeggiato da i continuati sparide� fuochi artifiziali, e mortaretti per lungo tratto distrada sotto una ben�architetta covertura d’architrionfali a ricovrare nel maestoso, e gran palagioBaronale, orrevolmente addobbato cogli arazzi, etappezzerie più ricche del lodato Principe di Tarsia,inviate preventivamente per quest’ effetto da Napoli,in cui insiem col Re soltanto alloggiarono gli ecc.Conte San Stefano, e Marchese di Arienzo D. LelioCaraffa, colle di lor famiglie, e corte, essendo statigli altri Personaggi di Corte, e soldatesche con tuttasoddisfazione adagiati nelle particolari abitazionede� cittadini. Or tutto in relata fu ordinatamentedisposto dal soprallodato Preside Cavafelice, ilquale oltre degli anticipati preparamenti, già disopra e espressati, punto non tralasciò nello entrardi S.M. nella mentovata Provincia di Cosenza, difarla ben�anche giornalmente divertire, e nellecommedie, ed alla caccia, andando dippiù semprea cavallo innanzi alla Regal Persona dall’inco-minciamento per infimo al fine di essa Provincia,per maggiormente servirla, e nello giunger fece inTerranova, umilmente presentolli un bel cavallo

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di sella lezionato, e nello stesso tempo la supplicòa degnarsi di permaner nella medesima almenoper lo vegnente giorno a sol fine di maggiormenteconsolar tutti que� divoti abitatori: ciocchè gli fùdal Re con somma generosità conceduto. Versola prim’ora della aera diessi incominciamentoalla rappresentazione d’una commedia intitolatal’Infortunio fortunato, la quale fù con soddisfazionedal nostro Monarca intesa, perché molto buonariuscì, non meno per l’abilità de� gentiluominicomici, che per la bellezza, e magnificenza delfisso sontuoso teatro, che ritrovasi contiguo almentovato principal palagio, costrutto dal nobilgenio del fù Principe D. Carlo Francesco Spinelli.Ma come che alquanto tardi si diè principio allarecita, contentossi la M. S. ascoltarne sol tanto ilprimo atto, riserbandosi gli altri per la susseguenteseta; nel qual mentre viddesi la Città tutta copio-samente illuminata, e nello stesso tempo udironsicontinuati rimbombi di campane, e fuochi artiziali,che accoppiati colle gran grida di viva, e di ac-clamazioni delle genti, faceano un misto assai fe-stevole, e giocondo ad udirsi. (CONTINUA)

NOTE(1) Senatore Giuseppe, Giornale Storico di quanto avvennenei due reami di Napoli e di Sicilia. Nella conquista chene fece le invitte Armi di Spagna sotto la condotta delGlorioso Nostro Re Carlo Borbone In qualità di Genera-lissimo del Gran Monarca Cattolico, Napoli, StamperiaBlasiana, MDCCXLII, pp. 283-290.(2) Re di Napoli dal 1734 al 1759; poi Re di Spagna , colnome di Carlo III, dal 1759 al 1788. In merito al numerod’ordine del Re di Napoli, il Galasso scrive che «il nomedi Carlo re fu mantenuto privo di indicazioni ordinali; e lastessa decisione, come avrebbe spiegato il Tanucci, fupresa anche per la Sicilia» (cfr. G. Galasso, Storia delregno di Napoli, IV, Il Mezzogiorno borbonico enapoleonico, Torino, Utet, 2007, p. 39). Inoltre l’am-miraglio Harold Acton sostiene che il Re di Spagna «morìil 10 agosto 1759 ed Elisabetta, la Regina Madre,divenne temporaneamente Reggente. […] Poiché le duecorone non dovevano mai essere unite, Carlo assunse iltitolo di Carlo III di Spagna, e, finchè non fosse definita lasuccessione, Signore delle due Sicilie» (cfr. H. Acton, IBorboni di Napoli (1734- 1825), Firenze, Giunti,1997, p. 114). Inoltre, Carlo è individuato, in alcunidipinti, come Carlo VII Re di Napoli (cfr. R.M. Selvaggi(a cura di), Album di famiglia. L’iconografia borbo-nica. Il sito di San Leucio, Napoli 2000).(3)Questa terra, che si possiede dal Duca Crivelli, essendol’ultima della Provincia di Basilicata confina da quellaparte con la Provincia di Calavria Citra. Ella è situata fraterra. E propriamente alle coste d’un monte, e così poiappellata, al riferir di Leandro Alberti, perché fù edificatadallo Imperador Federico Re di Sicilia; e poscia ristorata

d’Alfonso II, Re di Napoli, allora quando fù egli Duca diCalavria.(4) Questo largo, e profondo fiume Crati, appellato, sì daVibio Sequestro nel lib. de fiumi, che dagli altri antichiscrittori Cratis, discende da� monti che son sopra Cosenza,ver di Oiente, e precipitando tra quegli, sempre più vassiaccrescendo, per la moltitudine degli altri fiumi, torrenti,fonti, ed altre sorgive d’acque, che continuamente da luogoin luogo entranvi, che finalmente reso, e gonfio, ed ampio, esuperbo, ne vien dal golgo Tarantino ingojato.

Fascismo e antifascismo nella Calabria Albanesedi Ettore Marino(a cura di Domenico A. Cassiano)

Che pure tra i nostri vicoli fosse fioritoil malo fiore del fascismo, è oggi quasida non credersi. Eppure, così fu, e Fa-scismo e antifascismo nella Calabriaalbanese di Domenico A. Cassiano,edito dall’Istituto calabrese per la storia

dell’antifascismo (ICSAIC), ci mostra istante peristante e quasi villaggio per villaggio l’attecchire,l’accrescersi, l’espandersi e il morire di detto malofiore. Perché malo? Perché fu dittatura. “L’Italia pre-fascista non era una democrazia” (p. 52). È questoil lapidario sunto del Cassiano delle pur da luiriportate parole del Salvemini circa l’Italietta. Salve-mini avrà a rimpiangere l’odiato Giolitti; noi nonrimpiangiamo certo l’Italietta ma la giudichiamoun, sia pure se fallimentare, tentativo di democrazia.Il ventennio che seguì, il Ventennio per antonomasia,fu uno scivolone nel buio. Lo si deve a una deviazionedello esperimento liberal-democratico? o a un ne-cessario involversi dell’Italietta? Noi, in tutta modestia,crediamo che la democrazia di quell’Italia era cosafragile, che non resse al pandemonio postbellico.La necessarietà del rinforzarsi delle cose non seppediventare una democrazia più convinta e matura, esfociò nel fascismo. L’arbresh è per natura fascista;l’arbresh è per natura antifascista: formule non solofalse, ma mal strutturate, nulla dicenti. Per natura,nel mondo umano, non accade nulla, e le razze la-sciamole a chi alleva cavalli o piccioni. DomenicoCassiano non manca di rilevare come dalla filobor-bonica famiglia Gramsci sia nato Antonio, fondatore

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del partito comunista, e come dalla liberale famigliaMauro sia nato Domenico, manganellatore passatoai fasti col bel nomignolo di bombardiere. Natura,dunque, tace. Parla la Storia, e la Storia è fatta di uo-mini. A detti uomini il Cassiano, quasi sartrianamente,pone la domanda: che mai scegliesti? e: come tiscegliesti? e il libro è tutto una magnifica fenomeno-logia di chi si scelse fascista e chi si scelse antifascista.Detta scelta è però ancorata e incardinata ad una si-tuazione, e la situazione il Cassiano indaga senzamai stancarsi. La relazione del padre Cirillo Korolevskijsulla Diocesi di Lungro (1921) funge da scandaglioeuristico e da simbolo, oh, simbolo assai gratoperché assai comodo a chi legge. Le parole delpadre Cirillo eternano un�Arbëria costituita da paesipoveri, sporchi, incivili. Il Korolevskij stila pure unaquasi buffa classifica di inciviltà dei vari villaggi, eduole che per tutto “il clero non gode di granprestigio, ma ne avrebbe molto di più se conducesseuna via conforme alla sublimità della propria voca-zione.” (p. 13). Detta inciviltà, agli occhi di unostoriografo di vaglia quale è il Cassiano si incarna,oltre che nel popolo abbandonato a sé e vessato daquel che rimane del feudalesimo, nella figura di“medi agrari parassitari che vivevano della renditadegli oliveti e non avevano grandi privilegi da con-servare e da difendere, tuttavia solo per la profondaarretratezza culturale e politica per conformismo sischierarono con i fascisti.” (p. 15) “È vero, quindi,che nei paesi albanesi, il fascismo si manifestò comepopulismo piccolo-borghese, è anche altrettantovero, però, che esso assunse gradualmente un aspettosovversivo e reazionario, in nulla differenziandosidal fascismo ufficiale se non per l’evidente sottoculturae per l’arretratezza della vita civile ed economica.”(p. 54) Ecco il fascista arbresh. Non è dissimile dalfascista del resto d’Italia. Quando, ed è assaipresto, pure il clero si fascistizza (è del Gennaio del1923 il viaggio a Reggio Calabria di tutti i vescovidella regione per omaggiare Mussolini), il quadro ri-sulta sostanzialmente completo, e basti ricordareche ad Acquaformosa, nelle elezioni amministrative,i fascisti “conquistarono addirittura tutti i seggi delConsiglio Comunale, anche quelli della minoranza!”(p. 69) Intimidazione per prendere il potere e violentamessa a tacere delle voci discordanti per mantenerloson pure in Arbëria i mezzi della fascistizzazione.Promotore emerito (a pensarla in quel modo) è ilsandemetrese Domenico Mauro, che Salvator Brailechiamava il bombardiere, e che tanto fece parlaredi sé a San Demetrio e nei paesi circonvicini, e che,amico di Michele Bianchi, il 3 Dicembre del 1922ricevette in San Demetrio la visita dello stesso e diAchille Starace, accolti in un tripudio di cui stentiamoa immaginare il grottesco. Ebbene, a quello che po-tremmo definire un manganellator deluso, il Cassiano

dedica un molto emblematico capitolo del suostudio. Fascismo, però, vuol dire pure antifascismo.E pure qui il Cassiano si chiede chi sia l’antifascistaarbresh. E la risposta è insieme semplice e articolata:l’antifascista arbresh è l’uomo di popolo non toccodalla rettorica littoria (vedi Andrea Croccia, vediSalvatore Minisci) che prende coscienza di sé eprende ad operare, o è l’intellettuale che con coraggiocombatte lasciandosi guidare da una tradizione pro-gressiva tutta propria degli Arbreshë: la tradizioneche li vide in prima fila nella lotta al feudo, presentiquindi ai moti del 1647-48, e presenti ancora al-l’evento della Repubblica Partenopea. La tradizionedegli Albanesi d’Italia, dico, che conobbero, nelCollegio di S. Adriano, le forme di una religiositàlibera, generosa, rispettosa dell’Altro. Patriottica nelRisorgimento, fu la sua intellettualità impegnata sulfronte del progresso a combattere il fascismo. Quidecine di splendide figure, anche di donna, ingem-mano il libro del Cassiano, a leggere il quale si ven-gono a sapere cento cose su come durante il Ven-tennio, sotto la coltre del conformismo, spiravanoin Arbëria i venti di un dissenso agile, maturo, co-raggioso. L’antifascista arbresh è notomizzato inogni suo atto con una simpatia che si fa scienza, e sifa scienza poiché già lo era. Qui eviteremo di farnomi. Bisogna proprio infatti che il libro venga letto,e chi letto lo avrà lo troverà più ricco, e di molto, diquanto dir non possano queste nostre note.

CROSIA - Poesia VisivaApre il SEC a Crosia, grazie alla sollecitazione della poe-tessa Anna Lauria, che ha proposto oltre l’acronimo SEC(Spazi Espressivi Crosia) l’occasione di trasferire la col-lettiva di Poesia Visiva da Taurianova a Crosia. Molte lepresenze alla inaugurazione benedetta dal parroco lo-cale, con il taglio del nastro alla presenza del Sindacoavv. Antonio Russo, dell’Assessore alla Cultura avv. Gra-ziella Guido, della poetessa Anna Lauria e dei vari cit-tadini e poeti invitati. L’apertura della sede inaugura unanuova stagione culturale, improntata a far sì che il Cen-tro Storico sia sempre di più culla di iniziative di elevatovalore artistico e formativo per la cittadina ionica e perl’intera Valle del Trionto. Un obiettivo, quello della va-lorizzazione, che l’Esecutivo Russo ha già intrapreso dacirca due anni, con la pianificazione di numerosi pro-getti ed eventi mirati a promuovere e a riqualificare ilborgo antico.

poetessa Anna Lauria, Sin-daco avv. Antonio Russo,Ass.alla Cultura avv. G.Guido,Consigliere delegato F.Russo(Turismo,Sport)

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Mi ha profondamente addolorato la scomparsaimprovvisa e precoce, avvenuta il 30 del mese digiugno, del carissimo collega Franco Fusca, amicodi una vita, ancora giovane ed in piena attività,anche se da qualche anno in pensione.La figura di Franco Fusca resta indelebile nellamia mente e nel mio cuore, essendo stato pertanti anni collega di lavoro. Ci siamo conosciutia Spezzano Albanese, suo paese di nascita, quandoio, nel lontano 1962, assunsi la carica di direttoredidattico in quel circolo, mentre Franco Fuscaera giovanissimo insegnante ancora non di ruolo,ed ebbe nel circolo didattico le prime supplenze.Giovane studioso, Franco si preparò per bene,superò il concorso magistrale ed iniziò la carrieradi insegnante di ruolo. E non si fermò lì; continuòa studiare e, ancor giovane, vinse il concorso dadirettore didattico, ed in seguito quello di ispettoretecnico. I ricordi, presenti nella mia mente, delleattività culturali esplicate nelle scuole della nostraProvincia, assieme a Franco Fusca, sono infiniti.In particolare, per circa 50 anni, siamo stati col-laboratori della pregiata rivista didattica “Scuolae Vita” (di cui fu direttore responsabile il profGiuseppe Trebisacce). Ad ogni numero dellarivista era presente un prezioso articolo di FrancoFusca, a cui non è venuto mai meno l’interesseper i problemi della cultura scolastica, e lamassima diligenza nell’esercizio delle attività edu-cative, che per lui rappresentavano compito divita e di elevazione morale. Nelle attività culturalidi pedagogia e di letteratura il suo interesse e lasua passione furono costanti, ed egli ha dato inesse un contributo sempre di particolare rilievo.Egli vedeva realizzata la sua personalità in unasempre più attenta ricerca culturale che passavadall’ambito pedagogico a quello letterario epoetico. Non trascurando di inserire nei suoiscritti di pedagogia e letteratura composizioni dipoesia che toccano con sentimenti d’amorel’animo del lettore. Nei convegni di aggiornamento,organizzati nel contesto dell’attività ispettiva, lasua voce non mancava mai ed aveva sempre unapresenza nuova ed originale, in un discorso che

veniva ascoltato con interesse e sollecitava il di-battito e la ricerca dell’approfondimento.La sua dipartita improvvisa ed inaspettata, chelascia profondamente addolorati i suoi familiari,a noi ci lascia altrettanto addolorati, sgomenti edimpoveriti culturalmente perché ci manca la suavoce di fraterno amico che arricchiva d’affetto inostri incontri.

L’AMICO DI TUTTI- Franco Fusca, maestro, direttore, Ispettore Miuremerito. E� da crederci? Sì, proprio così. Non èpiù tra noi, non potrà essere più presente nellescuole, nei convegni, negli incontri culturali. Lamorte l’ha strappato non solo alla moglie Clelia,al figlio Jonni, ai parenti, ma all’intera classe ma-gistrale, alla società civile, agli amici.È stato un collega prima, poi il mio direttore di-dattico. Tra noi si era creata una tale fiducia estima da conferirmi l’incarico di suo primo colla-boratore. Ricordo come era felice quando uscìuna nota, a firma sua e mia, su un libro editodalla Editrice Aristea di Milano sulla Sila (Luglio1986). E poi, spinto dai suoi suggerimenti e inco-raggiamenti, ho continuato a stampare il periodico”Corriere della Sibaritide”, e Franco diveniva unassiduo collaboratore per diversi anni.Come si fa a dimenticarsi? A causa di un attaccocardiaco fulmineo ha lasciato increduli tutti,moglie, figlio, parenti, conoscenti perché era inpiena vitalità, senza un sintomo di malessere.Nella mattinata era stato persino nella scuolamedia statale V. Tieri per porgere agli studenti, di-plomatisi in terza media, il suo sapere, il suo in-sospettato saluto. Addio Franco, per te una pre-ghiera e da parte tua, fai in modo che tutti i tuoiparenti, amici e conoscenti, si ricordino di te.

Antonio Benvenuto

RICORDO DIFRANCESCO FUSCAdi Ercole Posteraro

Leggete e diffondeteIL NUOVO CORRIERE

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FRANCO FUSCA,UOMO DI GRANDE CULTURAdi Salvatore Arena

L’improvvisa scomparsa del caro amico FrancoFusca ha lasciato attoniti familiari e conoscenti.E’ stata una grande perdita per l’intera provincia.Lo conobbi nei primi anni Settanta allorchè, gio-vanissimo, venne ad insegnare alle elementari diCantinella. Io già insegnavo alla scuola media. Idue plessi erano di fronte e, quindi, avevamo oc-casione di scambiare qualche parola. Fu così chediventammo amici. Dopo qualche anno vinse ilconcorso per direttore didattico e preferì rimanerea Corigliano Stazione. Trascorso un po’ di tempo,vinse il concorso per Ispettore Tecnico. Pur dovendoviaggiare in continuazione, non abbandonò maiCorigliano che, ormai, era diventato il suo paese.Alla fine fu nominato dal MIUR provveditore agliStudi di Cosenza, compito che svolse con onore.Nel contempo, all’Università della Calabria par-tecipava alle sedute del corso di laurea in Scienzedella Formazione Primaria in quanto garante delMIUR per il contemporaneo conseguimento dilaurea ed abilitazione all’insegnamento. Uomo digrande cultura umanistica e pedagogica, Franco,provvisto di un’ammirevole forza di volontà, hasaputo crescere in carriera, dando lustro al suopaese, Spezzano Albanese, e all’intera Sibaritide.Sempre presente alle varie manifestazioni scola-stiche e culturali, ha saputo stabilire un rapportoimpareggiabile con la gente. Giornalista, scrittoree poeta, ha collaborato a diversi quotidiani e pe-riodici (compreso il nostro Corriere della Sibaritide).Ha pubblicato numerosi libri. Molto apprezzati isuoi vari “Canzonieri d’Amore”e i saggi sull’han-dicap. Fra l’altro, ha avuto il dono del culto del-l’amicizia. Era un piacere continuare a scambiarcile idee sui più svariati argomenti. Noi de il Corrieredella Sibaritide, compreso il direttore AntonioBenvenuto, abbiamo perso un compagno di lavoroche aveva molti estimatori. Franco Fusca è statoun esempio di vita, di sapere, di educazione, digrande umanità. La sua formazione mentale, cul-turale e di carattere, si è sviluppata in ambientivari, diversi fra loro, che hanno inciso sulla suaoperatività in modo determinante. Assetato disapere e desideroso di emergere, non si è rispar-miato, mantenendo alto il senso del dovere. Aifunerali una marea di persone venute da fuori. IlVescovo di Cassano, mons. Franco Savino, hamesso in risalto, nel suo poderoso intervento, lafigura e l’opera del Nostro. Altrettanto, ha fatto ilrappresentante della Chiesa arbreshe. Le scuolecittadine erano presenti con i loro rappresentantie con i labari. La sua morte, che addolora im-mensamente la cultura, merita rispetto. Nel nostro

giornale, nel nostro paese e in noi tutti. Personal-mente, piango il caro Franco che è stato un amicodi vecchio stampo, mentre Corigliano tutta haperso un suo figlio, un personaggio di grandespessore che ha saputo lasciare alla città il donodel suo passaggio.

DECESSI

*La sorella del nostro Direttore, BiancaBenvenuto, nella frazione “Motta diRovito, il 14 luglio, alle ore 12, è decedutadopo una lunga e penosa malattia. Aveva89 anni ed era vedova. Il marito, Salvatore

Capizzano, era deceduto nel 2000.

*Franca Benvenuto, abitante in Seni-gallia (Ancona), è deceduta mercoledì20 luglio. Alle figlie, al fratello Alfonso eDiletta,preside e docente in quiescenza,all�’altra sorella Rossella, abitante nel

Trentino, vadano le più vive condoglianze.

*Alfonso Albanese, é deceduto il 5 agosto c.a.,in Buenos Aires. Era il primo figliodell’emerito prof. Alfonso Albanese,coriglianese emigrato all’età di cinqueanni in Argentina. Come il padre, an-che Alfonso insegnava nella UniversitàDEL SALVADOR, svolgendo carrierauniversitaria nella Facoltà di Medicina.

Ai figli Andrea, Paolo, Georgina e Florencia, alfratello Eduardo e moglie Catalina, si porgono vi-vissime condoglianze.

DIPARTITALa malattia incurabile di Anna Paola De Luca,maritata Antonio Felicetti, ci aveva fatto sperarenella scienza interessata alla soluzione del male in-curabile. Invece l’invincibile ha colpito anche AnnaPaola, strappandola all’affetto del marito, della figliaSara, dei parenti e conoscenti. Era docente, svolgevala sua professione con amorevolezza e coscienza,aveva una voce meravigliosa tale da considerarlasoprano, era corista nella parrocchia di Santa MariaImmacolata, ove si sono svolti i funerali, voluti dalparroco Don Gino per ricordarla, per l’ultima vol-ta, a tutti i parrocchiani. Una perdita che ha lasciatotristi e mesti tutti coloro che la conoscevano.

Grazie per il tuo contributo

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ROSSANOISTITUTO COMPRENSIVO ROSSANO ISede Centrale Amm.va: Via Martucci, 18 – 87067Rossano (CS)La Storia della Calabria nel curricolo dell’IstitutoComprensivo Rossano 1

Il Collegio dei Docenti dell’Istituto ComprensivoRossano 1 ha approvato una delibera che prevede,a partire dal prossimo anno scolastico 2016/2017,l’introduzione della Storia della Calabria comedisciplina sperimentale che arricchirà l’offerta for-mativa della scuola. Le motivazioni che stannoalla base di questa scelta sono molteplici (diordine educativo, formativo, culturale) e possonoessere sintetizzate nella necessità di valorizzarela ricchezza della nostra Regione, con la consa-pevolezza che la globalizzazione, che pur recacon sé grandi sogni, voli planetari e fantastici, im-plica, purtroppo, anche l’insidia dell’omologazione,del relativismo dissennato e fuorviante, in pocheparole la perdita d’identità. Siamo convinti, comeeducatori, che si può entrare in relazione conl’altro solo quando si possiede completamente sestessi e la propria storia e solo così una relazionediventa fruttuosa. Ai nostri giovani “naviganti”,che volgendo lo sguardo ad orizzonti lontanihanno perso di vista il luogo da cui guardano,dobbiamo riconsegnare il possesso delle proprieradici. Per dirla con il Dalai Lama: “Dona a chiami ali per volare, radici per tornare e motivi perrimanere”. Proprio i motivi per rimanere sono ilvero problema in una Regione con tasso di emi-grazione altissimo. Da secoli andiamo via daquesta terra meravigliosa e ricchissima.La Calabria ha un enorme patrimonio culturale ditradizioni, miti, riti, arte, musiche e annette luoghistupendi che solo se conosciuti e valorizzati pos-sono dare da vivere a chi vuole restare o tornare.Dal prossimo anno, quindi, sperimenteremo l’in-serimento della “Storia della Calabria” in uncurricolo verticale dalla scuola dell’Infanzia finoalla Scuola Sec. di 1 grado e all’elaborazione delquale abbiamo già chiamato a partecipare studiosi,esperti, associazioni culturali, imprenditori, asso-ciazioni di categoria ed amanti della nostra Terra.La “Storia della Calabria” come disciplina spe-rimentale che entrerà nelle classi della nostrascuola non è affatto un anacronistico ripiegamentoverso un localismo regionale fine a se stesso, maun�eccezionale opportunità di studio e di cono-scenza delle nostre radici, un tentativo ambizioso

per sprigionare energie culturalie intellettuali, un percorso edu-cativo e didattico grazie al quale inostri giovani alunni possano imparare aconiugare il proprio personale progetto di vita conl’amore per la Calabria.Antonio F. Pistoia (dir. scolastico Istituto Comprensivo Rossano 1)

RECENSIONIIl prefetto e i briganti di Giuseppe FerraroLa Calabria e l’unificazione italiana (1861-1865)

Desidero segnalare il nuovo libro di Giuseppe Ferraropubblicato per i tipi Mondadori/Le Monnier nella pre-stigiosa collana dei Quaderni storici fondata da GiovanniSpadolini e diretta da Fulvio Cammarano. Il prefetto ei briganti. La Calabria e l’unificazione italiana,questo è il titolo di un lavoro frutto di anni di ricerca,che già nelle sue fasi preparatorie, era stato conferitoun prestigioso premio nazionale a Ravenna per «la ric-chezza e l’originalità delle fonti archivistiche (nuovi esconosciuti carteggi reperiti in archivi privati e pubblicidel Piemonte, di Roma, oltre che locali), per la crucialitàdegli anni considerati nella storia del Mezzogiorno edel Regno d’Italia da poco nato, per la maturità delcandidato nell’affrontare un tema così complesso. Lavicenda è coinvolgente, mostra piena consapevolezzadi un dibattito storiografico sulla questione meridionaleche negli ultimi anni ha visto la comparsa di posizionie voci nuove e controverse;». Nel libro vengonoaffrontate questioni molto importanti come il fenomenodel brigantaggio, la questione della terra, i rapporticentro e periferia, la conflittualità tra potere militare epotere politico. Soprattutto Ferraro riesce a coniugarela storia del territorio con la grande storia a livello na-zionale e internazionale. Ad esempio nel volume vieneevidenziato come al clero calabrese veniva richiesto diconvincere i briganti arrestati a confessare i loro misfattialle autorità facendo ricorso alla persuasione religiosa.Già all’indomani del passaggio di Garibaldi su «Il Mo-nitore Bruzio» l’opera di una parte del clero veniva perquesto motivo esaltata. Le Autorità scrivevano al prefettodi essere riuscite ad ottenere la confessione di unbrigante solo quando fu messo in «cappella e consegnatoad un buon prete». Molto spazio nel volume trova la si-tuazione economica e sociale della sottoprefettura diRossano. Ferraro analizza il ruolo delle grandi famiglie

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terriere rossanesi sia a livello politico sul territorio chenei confronti del fenomeno del brigantaggio. Ma so-prattutto sottolinea che solo nel distretto di Rossano lamaggior parte dei comuni aveva una «buona rendita».Significativo è il ruolo svolto dalla famiglia Compagnadi Corigliano a livello politico in quegli anni, ma ancheper i suoi rapporti con il brigantaggio e la passatadinastia dei Borboni. Nel libro, a questo proposito,Ferraro sottolinea «La famiglia Compagna di Corigliano,ad esempio, anche se figurava tra quelle accusate diessere fedeli ai Borbone, aveva più volte sostenutol’azione del governo e in particolare del prefetto Guic-ciardi. Il prefetto Guicciardi aveva scritto personalmenteal barone Luigi Compagna di Corigliano per ringraziarlodella cooperazione prestata al disfacimento del brigan-taggio: «Il paese certamente ne terrà conto e gliene saràgrato, ed io, da mia parte, non ometterò di recare a co-noscenza del Ministero la commendevole condotta daLei tenuta in tale occasione, per quella giusta estimazionecui hanno diritto coloro che si adoperano a pubblicovantaggio». Per concludere mi preme segnalare dellebelle preziosità storiche come la narrazione degliincontri tra autorità e briganti tra i boschi della Sila perpianificare il loro arresto. Certamente quella più avvin-cente che Ferraro racconta riguarda l’incontro tra ilprefetto di Cosenza il nobile valtellinese Enrico Guicciardie il brigante Palma tra le montagne della Sila.Don Gaetano Federico

Imago Mariae Ico-nografie in Cala-bria della BeataVergine Madre diDio(a cura di Giacomo Gilio)

Mario Vicino, storico dell’Arte e socio della Deputa-zione di Storia Patria per la Calabria, si è sempre in-teressato, sin dall’inizio della sua attività di docente,allo studio dei Beni Culturali, in particolare di quelliregionali, contribuendo a divulgarne in modo signi-ficativo la conoscenza attraverso importanti studimonografici, saggi e articoli vari. Imago Mariae ico-nografie in Calabria della Beata Vergine Madre diDio, editrice Aurora, 2016, è il suo ultimo magistralelavoro. L’opera, frutto di uno studio approfondito edi una ricerca/selezione attenta e accurata tra lerappresentazioni mariane della nostra Regione, parteda un’analisi artistica per poi soffermarsi sul significatoreligioso che la devozione popolare riconosce eidentifica nell’immagine sacra, venerata e amata at-traverso le generazioni. Sfogliando le pagine dellibro, il lettore viene catturato dalla profonda religiositàdell’Autore, che si respira già nella delicatissimadedica alla madre, Antonietta Anelo Vicino, Musa

ispiratrice, esempio per lui di una fede vera, sentita,vissuta tra la liturgia della Parola e gli antichi cantiche le donne sapevano innalzare alla Vergine convoce ferma e dolce al tempo stesso. L’opera si dividein due parti. Nella prima parte, dopo i cospicuicontributi introduttivi di Mons. Vincenzo Bertolone,Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace e Pre-sidende della Conferenza Episcopale Calabra, di Mons.Donato Oliverio, Vescovo di Lungro e Presidentedella commissione per l’Ecumenismo e il dialogo in-terreligioso della C.E.C e di Alessandra Pagano, gior-nalista e Storico dell’Arte, l’Autore si sofferma sull’aspettostorico della nascita e diffusione dell’immagine dellaMadonna, sull’origine del dogma mariano e sulla tra-sformazione dell’iconografia stessa. Attraverso la Suaimmagine, venerata nella sua funzione protettrice dimadre e nutrice, la Vergine rimanda ad una dimensionesuperiore e ultraterrena alla quale il suo stesso Figlio èpredestinato. Con uno stile elegante e coinvolgente,Mario Vicino conduce il lettore a riflettere sul signi-ficato stesso dell’icona, immagine sacra come legametra l’uomo, che combatte ogni giorno la sua battagliacontro il male, e Dio creatore che lo ama tanto dasacrificare il Proprio Figlio. Se non si coglie il sensoprofondo di questo legame, le icone sacre sarebberosolo belle immagini prive di misticità. La figura dellaDonna che ha reso possibile questo dono al creato,la Madre di Gesù Cristo, è tra quelle più ritratte nel-l’iconografia cristiana: la Madre di Dio (Theotòkos),l’Assunta, la Vergine Madre, L’Immacolata Conce-zione, la Madonna nera sono solo alcune delle Suerappresentazioni. Maria, attraverso la sua realtàumana, diventa strumento della Grazia divina e viadi salvezza per tutti coloro che a Lei si rivolgono:“Avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi miseri-cordiosi e mostraci dopo questo esilio, Gesù, ilfrutto benedetto del tuo seno....” recitano all’unisonoi fedeli, con gli occhi fissi all’immagine sacra che èpresente in ogni Chiesa cattolica. La valenza liturgicae sacramentale dell’icona stessa scaturisce propriodalla fede con cui i credenti si rivolgono alla Vergine.L’icona dunque, nel suo significato generale di “im-magine rappresentata”, è intesa come ponte tra laTerra e il Cielo. Nel capitolo “Nascita e svolgimentidell’iconografia mariana”, Vicino ricostruisce la storiadella rappresentazione della Madonna, articolata inquattro periodi che vanno dalle origini al XX secolo.Si sofferma, inoltre, sulle notizie storiche in meritoalla Madonna e sul suo culto attraverso la Patristicae i vari concili ecumenici. Analizza i titoli e leforme rappresentative attribuiti alla Vergine nei secoli:la Kyriotissa o Dominatrice del mondo, la Blacher-nitissa e l’Haghiosoritissa (Colei che intercede), Ho-dighitria (Colei che mostra il cammino) e tutte le suevarianti, ovvero l’Eléousa (Vergine della tenerezza),la Glicophilousa (Vergine dai dolci baci) e la Gala-

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ktotrophousa (Madonna allattante). Prende poi inconsiderazione i principali apocrifi mariani, dal Pro-tovangelo di Giacomo a quello della Natività diMaria; dal Vangelo di Tommaso all’Apocalisse dellaB.M. Vergine. Successivamente, dopo aver sottolineatoil passaggio dalla fissità ieratica delle icone bizantinealla nuova rappresentazione dello “spazio come ir-radiazione del volume”, che trova in Giotto la suaprima grandiosa espressione, Vicino passa in rassegnalo sterminato panorama, italiano ma anche europeo,dell’iconografia mariana nel corso dei secoli seguenti,costellato dai più grandi artisti di ogni tempo. Im-possibile ripercorrerlo qui. Per dirla con l’Autore,“La vita della Vergine è uno dei soggetti più dipinti,scolpiti e immaginati della storia dell’arte occidentale.La creatività estetica si è innamorata di Lei raffigu-randola in tutti i modi possibili, mostrandocela intutti i momenti della sua vita terrena e celestiale. Haavuto fattezze di nobildonna, di popolana, di matronao di fanciulla; è stata monumento al dolore e allagioia, esaltazione del femminile e della sua gloria.Le effigi mariane coniugano l’umano col divino,dalla regalità austera delle immagini bizantine alleVergini umanizzate del primo Rinascimento, alleraffigurazioni più prossime alla nostra sensibilità, inuna visione che va dal Tardo Antico al XX secolo”.La seconda parte del libro è dedicata all’analisi det-tagliata, che abbraccia undici secoli (dal IX sec. alXX sec.), di ben 79 opere del ragguardevole patrimonioculturale Calabrese, spesso dimenticato o poco va-lorizzato. La struttura compositiva di Imago Mariaerispecchia, dunque, nel suo impianto sincronico-diacronico, quella delle precedenti monografie,ovvero Pietro Negroni, pittore e musico del Cinque-cento e, soprattutto, Arte in Calabria, della qualerappresenta una sorta di approfondimento tematicosecondo una ideale linea di continuità. Inoltre, segià in Arte in Calabria Vicino aveva raggiunto livellinotevoli nella ricostruzione storico-filologica, inImago Mariae guadagna ancora di più in fluidità escioltezza, e lo fa addirittura ampliando il poderosoimpianto strutturale e la rigorosa impostazione scien-tifica, con uno studio ricco ed elaborato dei varinodi tematici e dei singoli approfondimenti, cometestimonia la consistente bibliografia generale, co-stituita da centinaia di titoli, e la bibliografia specificariportata alla fine di ogni analisi d’opera. Il libro èimpreziosito da 75 belle tavole fuori testo e numeratedelle opere analizzate, non a pagina intera ma di di-verso formato, quasi tutte a colore, qualcuna in bi-cromia, accompagnate dalle didascalie esplicative.I testi delle singole analisi non si limitano certo alladescrizione dell’opera, ma ne ripercorrono la storia,evidenziano di volta in volta i contenuti con raffinatoacume interpretativo, individuano i collegamenti e irimandi coevi o antecedenti, mettono in luce magi-

stralmente gli aspetti iconologici e iconografici,fanno il punto sull’interpretazione della critica. L’as-sunto di fondo è che per comprendere autenticamentel’Arte e le Opere di una particolare Regione oc-corre porle sullo sfondo più vasto dell’Arte Universale,in un peculiare rapporto/raffronto tra realizzazioniantecedenti e successive, per far emergere sia puntidi contatto che unicità. La lingua utilizzata, sapientenella terminologia e nei tecnicismi, elegante epregiata nel tratteggiare gli elementi estetico-artisticie decorativi delle opere, morbida e tenue neldelineare gli aspetti legati alla sfera religiosa e intrisadi pathos (misurato ma chiaramente percepibile)nel trattare appunto di Lei, della Vergine Madre diDio, contribuisce a delineare un grande e sontuosoaffresco della devozione mariana oltre che dell’Artedella nostra Regione. Imago Mariae, opera complessae raffinata, arricchisce di un altro prezioso tassellola conoscenza del patrimonio artistico e culturaledella Calabria.

SANITÀ O MALASANITA’

Il comunicato stampa del Segretario questore delConsiglio regionale, Giuseppe Graziano, a propositodell’appello del sen. Paolo Naccarato rivolto al Go-vernatore Oliverio, non è altro che una goccia inuna siringa, mantenendoci nel tema sanità. Dobbiamoricordare che il Presidente regionale, Mario Oliverio,in tempi non sospetti, ha sempre ritenuto inutilel’operato e la presenza dell’amico del PresidenteRenzi ed è rimasto, a volte, solo nel contrastare ilprogramma del Commissario Scura. Ora la situazionecatastrofica esistente nella sanità dove è stato stravoltoe annientato ciò che era costruito con grandi sacrificicreando efficienza e garanzia ai pazienti, dà ancora

ragione al Presidente dellaRegione Oliverio dimostran-do, al pari del suo collegaPugliese, Michele Emiliano,di non allinearsi alle direttivedel Premier Renzi, criticandola quasi inutilità del Com-missariamento della Sanità

calabrese. E certamente positiva la presa di posizionedi Giuseppe Graziano, anche se a scoppio ritardato,offrendo la collaborazione, costruttiva e responsabile,al Presidente Oliverio per porre fine al Commisaria-mento di Scura che ha prodotto soltanto guai e dis-servizi. Comunque il Presìdente Oliverio, per la suapreparazione, esperienza e tenacia, saprà risolvere lamalasanità che affligge la regione calabra.

RINNOVA L’ABBONAMENTO

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Un lucido e approfondito sag-gio di Domenico A. Cassianone rivisita la figura e l’opera,dandone una nuova e originaleinterpretazione.

DOMENICO MAURO, IL MAGGIOREINTELLETTUALE E POLITICO DELLACALABRIA ALBANESE DELL’800(a cura di Franco Liguori).

“Fu, come si direbbe oggi, un intellettuale impegnato.Scagliò il suo sapere e tutta la sua vita nella lottacontinua contro i Borboni e per l’unità d’ Italia. Pro-veniva da famiglia nobile, ma questo non gli impedìdi vedere la questione contadina e di schierarsidalla parte dei contadini sulla questione delle terredemaniali. Bruciò subito l’illusione che la borghesiadel Sud fosse capace di una decisa volontà di muta-mento istituzionale e sociale e si innamorò di un’altraillusione: il popolo come nucleo di acciaio della ri-voluzione meridionale e nazionale”: così presentaDomenico Mauro, nella “Storia della letteraturacalabrese” (Cosenza, Periferia, 1996, vol. III, p.27),il critico Pasquino Crupi. Su Domenico Mauro, pa-triota, letterato, rivoluzionario, che, nelle battaglierisorgimentali del Mezzogiorno, fu punto di riferimentopolitico e culturale per tutte le popolazioni calabresi,esiste una ricca letteratura, che parte dal De Sanctise arriva ai giorni nostri. Tutti gli aspetti della poliedricapersonalità del celebre intellettuale romantico italo-albanese, sono stati indagati, ma il Mauro rimaneuna figura di intellettuale e di politico sempre su-scettibile di nuove interpretazioni, per chi lo studiacon passione e competenza, come fa, in un suorecente saggio (Domenico Mauro. Letteratura e rivo-luzione, Libreria Aurora Editrice, Corigliano Calabro,2015, pp.207) Domenico Antonio Cassiano, noto edapprezzato studioso della Calabria albanese, che haal suo attivo un gran numero di pubblicazioni su vi-cende e personaggi della minoranza greco-albanesed’Italia. Non è la prima volta che Cassiano si occupadi Mauro; di lui ha scritto più volte, su riviste e pe-riodici culturali calabresi, perché questa figura dipolitico e di rivoluzionario, lo ha sempre affascinato.Lo ha fatto in maniera approfondita anche nel 2011,150 anniversario dell’Unità d’Italia, nel corposo vo-lume “Intellettuali e politici calabro-arbresh nel Ri-sorgimento” (Libreria Aurora Editrice, Corigliano C.),in cui gli dedica un ampio capitolo dal titolo: “Do-menico Mauro e il romanticismo democratico”.

Adesso è tornato sul suo autore prediletto, per ap-profondire ed illustrare sempre meglio il suo pensieroe la sua opera. E lo fa con particolare acume critico,dandoci anche nuovi spunti di riflessione sulla mo-dernità del suo pensiero politico. Il Collegio italo-greco di S. Adriano, eccellente istituto di for-mazione. Il volume si apre con un interessante ca-pitolo che illustra la tradizione rivoluzionaria delCollegio di S. Adriano, in S. Demetrio Corone, doveMauro venne educato agli studi umanistici, maanche agli ideali civili, ispirati dalla tradizione illu-minista e giacobina del collegio. L’autore, oltre araccontarci gli anni decisivi della formazione diMauro nel celebre istituto italo-greco, dove i giovanicollegiali - come scrive il de� Rada – coltivavano gliideali della “poesia” e della “rivoluzione”, ricostruiscele tappe fondamentali della sua biografia e insistemolto sulla provenienza sociale della sua famiglia.Domenico Mauro, che era nato a S. Demetrio Coronenel 1812, veniva da una famiglia appartenente -così scrive Cassiano – “a quella borghesia terriera direcentissima formazione, che aveva fatto le sue nontrascurabili fortune economiche al seguito dei Francesinel Decennio, destinate a vieppiù consolidarsi inprosieguo di tempo”. Quella era “gente nuova”, conun notevole peso sociale e politico nel circondariodei paesi albanesi gravitanti tra Acri e Corigliano.Nel Collegio di S. Adriano, Domenico Mauro rimanefino al 1831, compiendovi studi severi, come eranella tradizione dell’istituto, dove insegnavano sa-cerdoti di rito greco. Il corpo docente del S. Adrianoera animato da ideali giacobini, come dimostra ilsuo schierarsi, nel 1799, dalla parte degli ideali re-pubblicani della Partenopea. Né va dimenticatoche, da quel collegio, uscì un intellettuale come ilgrecista Pasquale Baffa (1749- 1799), che fu membrodell�Assemblea Legislativa della Repubblica Parte-nopea del �99 e morì giustiziato dal restauratogoverno borbonico. Cassiano pone l’accento anchesu alcune importanti figure che ebbero a reggere lesorti del Collegio di S. Adriano, da Francesco Bugliari,il vescovo-presidente ucciso nel 1799 per mano deisanfedisti, a Domenico Bellusci, sacerdote e professoredel Collegio, che studiò a Napoli alla scuola diFrancesco Conforti e di Pasquale Baffa, e finì incarcere per 17 mesi, perché sospettato di giacobini-smo. L’autore fa notare che Bellusci - e così anchegli altri sacerdoti e docenti del collegio – “imprimevanonell’insegnamento e nella vita civile la loro improntaculturale, ispirata al cristianesimo delle origini deiPadri della Chiesa d’Oriente ed ai princìpi di ugua-glianza, di libertà e di fratellanza, che per loro nonerano in contrasto con i precetti del Vangelo”. Uncristianesimo, quindi, liberale, radicale e solidale,quello professato dai sacerdoti-docenti del Collegioitalo-greco di Sant�Adriano, dove circolavano libe-

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ramente i libri che erano portatori delle novitàculturali del tempo. Là maturò la formazione di Do-menico Mauro ed ancor prima quella di GerolamoDe Rada e di tanti altri rampolli delle famiglie dellapiccola o media borghesia rurale, venuta in auge -come rileva Cassiano – “tra la fine del Settecento egli inizi dell’Ottocento, che era uscita dalla condizionesociale di massaro ed era pervenuta ad un consistentebenessere rispetto alla generalità della popolazione”.La grande opportunità che si presentò a quellefamiglie fu proprio, secondo Cassiano, l’aperturadel Collegio italo-greco, che permise loro di far stu-diare i figli senza dover affrontare grosse spese. Neuscirono giovani ben preparati, che si affermaronoin varie attività, dal sacerdozio all’insegnamento,dall’avvocatura alla medicina, ed anche liberi, perchépoco inclini all’ossequio verso i ceti del vecchioordine politico e sociale e “desiderosi di tempinuovi”, come li definisce Cassiano. L’autore nonfinisce mai di magnificare l’eccellenza come istitutodi formazione e il ruolo importantissimo avuto dalCollegio italo-greco di S. Demetrio Corone, nellastoria civile e politica delle comunità arbresh dellaCalabria, dove si studiavano non solo le lettere clas-siche, ma anche la filosofia. Dopo aver ricevuto unasolida preparazione di base nel loro collegio, igiovani albanesi di Calabria andavano a seguire glistudi universitari a Napoli, senza, però, mai dimen-ticare la gente delle loro piccole comunità, il popoloalbanese. Questo legame affettivo con il popolo sirivelerà fondamentale al tempo delle lotte risorgi-mentali, particolarmente negli anni 1847/48 e nel1860. Lo sperimenterà personalmente lo stesso Do-menico Mauro quando si renderà conto di non poterfar leva sui ricchi nell’organizzazione dei moti risor-gimentali, e penserà di poter contare, per il movimentorivoluzionario, soltanto sul “popolo”, inteso come“gente minuta”, “classe delle maestranze”. Il percorsoculturale e ideologico di D. Mauro Nel secondocapitolo del suo saggio, l’autore si sofferma suglianni in cui Mauro soggiornò a Napoli per compiervigli studi universitari di giurisprudenza. Era il 1832quando egli giunse nella capitale del Regno, e lasua posizione, sia culturale che ideologica, era giàben definita: “romantico” in letteratura e “demo-cratico” in politica. I suoi modelli di riferimento inambito letterario erano il Foscolo, Byron, l’Alfieri. ANapoli, Mauro fece parte di quella “schiera di bravigiovani” letterati calabresi (insieme a VincenzoPadula, Biagio Miraglia, Pietro Giannone, GiuseppeCampagna, Vincenzo Gallo Arcuri ed altri) che atti-rarono l’attenzione e l’interesse di Francesco DeSanctis, che vide in loro gli interpreti di un “roman-ticismo naturale” calabrese, contrapposto all’esangueed anemico romanticismo lombardo. Ma il suo im-pegno di intellettuale, secondo Cassiano, più che

nella letteratura, trovò sbocco ed esiti importantinella riflessione politica, che fu in Mauro parallela eun tutt’uno con l’attività letteraria. Tutto questo sievince anche da un suo scritto autobiografico, incui egli stesso, parlando dell’impegno letterario in-sieme ad altri suoi giovani compagni calabresi, cosìscrive: “Non è che non ci occupassimo anche dipolitica, noi leggevamo tutti i fogli d’Europa; noi ciformavamo un concetto degli illustri uomini politici,quanto dei grandi letterati, filosofi e poeti; noi pen-savamo alla Spagna, alla Grecia, all’Italia, sognavamo,come tutti i giovani, un avvenire…”Mauro era convinto sul piano politico, che, senza ilrisveglio e la partecipazione delle masse contadinedel Sud, non c’era speranza di rinnovamento, perchéesse rappresentavano il corpo della nazione , ne cu-stodivano le tradizioni e la cultura. Da qui il suo co-stante appello al popolo. L’attività letteraria e politicadi Mauro è esaminata attentamente da Cassiano, ilquale rileva che gli studi danteschi costituiscono labase teorica della sua futura azione politica; perMauro Dante doveva essere letto con “intenti civili”e non già con un approccio solo di tipo linguistico-grammaticale, come volevano i puristi. Nel capi-tolo “Letteratura e rivoluzione”, Cassiano fa rile-vare che l’impegno di Mauro nel campo della lette-ratura non consisteva in un vuoto esercizio retoricofine a se stesso, ma voleva essere una esplicitazionedella sua aspirazione alla libertà. D’altra parte, ilraggio dei suoi interessi e degli altri giovani intellettualicalabresi come lui, non era rivolto solo alle lettere,ma anche e soprattutto alla politica. Questi giovani-scrive Cassiano – “sognavano un avvenire” e, quindi,criticavano e ripudiavano l’ordinamento sociale epolitico esistente, che ritenevano illiberale e ingiusto,e ne reclamavano uno fondato sulle libere istituzionie sul diritto. Mauro era repubblicano, ma non legatopoliticamente né a Mazzini e neppure ad altri gruppi.A lui non interessavano le “formole finali”, ma solol’obiettivo pratico della conquista della libertà. Ar-restato più volte, dopo il fallimento del moto del1843 e poi ancora nel 1847, ottenne la liberazioneall’epoca della concessione dello statuto. Purequando era in prigione, Mauro riuscì ad essere pre-sente nel dibattito politico-culturale della Calabria;dal carcere riuscì anche ad organizzare, con l�aiutodi altri patrioti della provincia, un vasto movimentopopolare specialmente nei paesi arbresh, la cui forzasi manifestò alle elezioni del 1848, quando fu elettoal primo scrutinio, con più di 4 mila voti. Egli imper-sonava, agli occhi del popolo, l’ideale democratico ele popolazioni lo chiamavano “re Mauro”.Il saggio di Cassiano non manca di soffermarsi sul-l’attività poetica di Mauro, in special modo, sullecomposizioni di carattere politico e patriottico, checostituirono anche un “efficace strumento di propa-

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ganda degli ideali di libertà”. Nell’inno “Alla libertà”si trova l’esaltazione della Calabria come terra che,fin dai tempi della Magna Grecia e, ancora dopo, inetà moderna, con Tommaso Campanella, è statasempre “fucina di libertà”: “Questa terra fu a tuttinutrice, /Alma Enotria,/ dove’ ebbi la cuna,/ Làd’Italia la prima fortuna,/ Ed il nome là prima si udì.…”. Il costante appello al popolo è un altro aspettodel Mauro politico, che non sfugge a Cassiano. Nel-l’analisi delle cause del fallimento di tanti moti rivo-luzionari messi in atto al Sud e in Calabria in parti-colare, Mauro ne individua la responsabilità nelceto proprietario. A lottare con coraggio e tenaciaera, per lui, soltanto il ceto medio, rappresentato dacontadini e artigiani. Ecco perché, alla fine, egliripone la sua speranza tutta sul “popolo”, consideratoche “i ricchi non valgono nulla” perchè pensanosoltanto “ad accrescere il peso del loro scrigno e ilnumero delle loro bestie”. Per Mauro, insomma,ogni speranza di rinnovamento politico, sociale ecivile, poteva e doveva contare solamente sul con-tadiname meridionale e sulle classi medie. Negliultimi capitoli del libro, l’autore ci dà un lucidoprofilo del Mauro politico e filosofo della storia, ciparla del “socialismo” di Mauro, che non fu un so-cialismo “risorgimentale” come quello di GiuseppeFerrari o di Carlo Pisacane e fu anche lontano daglischemi astratti del mazzinianesimo, e non fu neanchecomunismo agrario alla Babeuf. Mauro rivendica aicontadini calabresi ciò che loro era stato tolto dallearbitrarie usurpazioni di terre pubbliche da partedel notabilato agrario. Al fine di illustrare meglio ilMauro politico, Cassiano si sofferma anche sulleidee che egli aveva in merito alla Chiesa. Mauro -egli scrive - affrontò, anche con abbondanza di ri-chiami storici e filosofici, il problema della “renovatio”dall’interno della Chiesa, problema assai sentito edibattuto ai suoi tempi. Mauro, in fondo, comerileva Cassiano, “al rinnovamento civile che dovevaavere come fondamento il popolo sovrano collegavaanche quello religioso, contrapponendo alla Chiesaautoritaria e illiberale del Papa, la Chiesa comelibera espressione del popolo cristiano, similmentea quanto andava sostenendo in campo politico incui valorizzava la rivoluzione del popolo e nonpiuttosto quella del re”. Cassiano, in disaccordo conGaetano Cingari, rifiuta l’idea di considerare Dome-nico Mauro un “profeta visionario”, un intellettualeprivo del senso della storia; a suo avviso il patriotasandemetrese fu un profondo conoscitore dei movi-menti politici del suo tempo, socialismo compreso,e si rese conto benissimo che il concreto attuarsi diuna dialettica democratica “era da collocarsi in unalontana prospettiva a causa delle condizioni di og-gettiva immaturità delle classi popolari”. Mauro, indefinitiva, come intellettuale e come politico, svolse,

nell’ambito della democrazia meridionale, una fun-zione di tutto rilievo. Ma egli è stato anche altro: ilfondatore e l’animatore della scuola romantica ca-labrese, un grande patriota, poeta, esegeta di Dante,filosofo della storia, giornalista, deputato per due le-gislature. Ed infine, anche “un europeista dal fortesentire”, come lo definisce Cassiano al termine delsuo ampio e approfondito saggio, indiscutibilmenteesaustivo ed illuminante, sul celebre intellettualecalabro-arbresh del XIX secolo.

Abbazia e Collegio di S. Adriano (foto dell’autore)

LA RAI ESISTE? SOLO PER I CANONI!!!È da tempo che nella Sibaritide i canali televisividella Rai fanno “cilecca”, ossia fanno propagandada riempirti la testa per poi vedere trasmissioni sureti non nazionali, alcune delle quali il Ministerodovrebbe controllare e vietare. E’ una continua in-terruzione per “Nessun\Debole Segnale. E nelmentre sei in ascolto subito si interrompe la trasmis-sione facendoti perdere la voglia di seguirla e,quindi, si cambia canale. Eppure il canone si pagaprofumatamente rispetto agli altri canali mentre ilservizio è quasi inesistente. Che dire e che fare?.Nulla! Sopportare tutto perché contro la balena RAInessuno può opporsi, nemmeno la Magistratura e ilVaticano Figuriamoci la segnalazione o il telegrammadel sindaco! Forse è meglio ignorare il fatto e sop-portare, sopportare, sino a quando?

È in allestimento la novità libraria:Il piccolo Principe

di ANTOINE DE SAINT EXUPÉRYedito dall’editrice “Aurora”

di Corigliano Calabro

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BREVI DALLA SIBARITIDEMANDATORICCIOIl sindaco Angelo Donnici in merito al divieto di bal-neazione, causato da un guasto al deputatore e subitorientrato, lamenta la strumentalizzazione e gli allarmismiche causano soltanto danni al turismo e al mare. Si ètrattato di una rottura della cinghia del compressore diossidazione biologica, secondo la ditta MKE di Catan-zaro, guasto subito rientrato grazie all’intervento delladitta,concesionaria della depurazione, e dei dipendentie gli operatori comunali.Il sindaco assicura che si è trattato della fuoriscitadi sostaza trattata, forse non del tutto depurata, chenon ha raggiunto le acque marine anche se ha inte-ressato la foce del torrente Armirò. Quindi nessunacontaminazione delle acque.

CORIGLIANO CIMITERO, APPROVATOPROGETTO PER 120 NUOVI LOCULIAPICELLA: PULIZIA, DECORO E PRE-VENZIONE EMERGENZA

CORIGLIANOCimitero, approvato il progetto esecutivo per i lavoridi costruzione di centoventi nuovi loculi. Pulizia edecoro, dal primo agosto scorso la ditta che gestisce il

cimitero, in collaborazione con l’AmministrazioneComunale, si sta occupando della pulizia delle erbaccee di imporre più rigore per assicurare il rispetto delluogo. A darne notizia è l’assessore alla manutenzioneBenito APICELLA facendo sapere che è stata approvatala perizia per ultimare i lavori degli altri lotti. La perizia– fa sapere l’assessore – prevede anche la coperturaper evitare, in futuro, infiltrazioni d’acqua. L’obiettivoresta quello di ridurre i disagi e prevenire le possibiliemergenze per quanto riguarda tumulazioni e sepolturea causa dell’elevata mortalità.Ciò è quanto estratto dal comunicato stampasenza però la citazione di due argomenti: ilnome della ditta che gestisce il cimitero e la pe-rizia. Quanto ci costano tali lavori e tale affida-mento?

CAMPANAll consigliere con delega all’ambiente Luigi SPINAdichiara di essere soddisfatto per l’inizio della diffe-renziata, con inizio dal 22 agosto: via, quindi,i cas-sonetti. E stata anche resa noto la catalizzazionedella raccolta umido e frazione secca, con ritirolunedì, giovedì e sabato. Spina afferma: obiettivoqualità della vita è nel programma dell’amministra-zione. Agosto: via quindi i cassonetti. È stata ancheresa noto la catalizzazione della raccolta dell’umidoe frazione secca, con ritiro lunedì giovedì e sabato.

CAMBIO nel Santuario dei Padri Minimi diS. Francesco a Corigliano.

Ritorna Padre Giovanni Cozzolino, dopo noveanni svolgendo la funzione di Parroco. L’ex su-periore Padre Antonio Bottino è stato eletto aVice Provinciale, ritorna a Paola.

Castrovillari

Il 20 settembre 2016 nei locali del ProtoconventoFrancescano è stato presentato il libro di RenatoMannarino edito da Pellegrini Cosenza: S. Francescodi Paola e il suo culto nel mondo.

ULTIM’ORA

Dopo il saluto del Sindaco Domenico Lo Polito e del Presidente ProLoco di Castrovillari Eugenio Iannelli sono intervenuti:

S.E. Mons. Francesco SavinoLeonardo Alario - AntropologoPadre Rocco Benvenuto - Sup. Convento di Pizzo C.Renato Mannarino AutoreWalter Pellegrini - EditoreCoordinatore Gianluigi Trombetti

Foto di Arca Communication

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Assunzione della Vergine MarcoPino, secolo XVI, fine ottavo decennioOlio su tavola; cm. 280 x 185Chiesa di San GiovanniBattista, Acquaformosa (Cosenza),Museo.

Nel museo annesso alla chiesa parrocchiale di Ac-quaformosa (CS) spiccano tre opere del pittore seneseMarco Pino (Costalpino/Siena1517/22- Napoli/ post1579-1583.Attivo per lunghi anni a Roma e nell’Italia meridionale.E’ uno degli esponenti più significativi del Manierismomaturo, allievo in patria del Beccafumi e a Roma diPerin del Vaga e - a detta del Lomazzo - di Miche-langelo. La sua figura chiude la sequenza di artistiforestieri, prevalentemente toscani, presenti a Napolinegli anni a cavallo della metà del secolo XV. ÈVasari a dirci che a quel tempo - si era nel 1568 -Marco, dopo aver affrescato in collaborazione conDaniele da Volterra e Pellegrino Tibaldi la volta dellacappella Della Rovere in Trinità dei Monti, “con-dottosi a Napoli, si è presa quella città per patria, e vista e lavora continuamente” (Edizione giuntina delleVite). Ed è all’ampia produzione di quest’ultimo periododell’attività piniana - ben attestata a Napoli e in tutto ilViceregno da una serie di opere datate a partire dal1571 - che la critica ha generalmente riservato il suointeresse.Non è noto con esattezza chi abbia voluto a NapoliMarco Pino, tuttavia non c’è dubbio che questi at-traverso l’invito rivolto al discepolo del Beccafumi,al favorito di Michelangelo, al collaboratore di Perindel Vaga e di Daniele da Volterra, mirasse a seguireil medesimo indirizzo di aggiornamento culturalesugli avvenimenti di Roma di quelli che, nel decennioprecedente, avevano richiesto a Napoli GiorgioVasari e Roviale Spagnuolo. Gli effetti, comunque,furono alquanto diversi. Contrariamente ai prede-cessori, Marco Pino nel capoluogo partenopeo radi-cò la sua arte creativa, riuscendo a ottenere vasto econtinuo apprezzamento. Ciò in cui il senese rompein maniera determinante con la consuetudine poli-doresca meridionale, è nel diniego delle sue com-ponenti arcaiche, fatte di maestosità ancora prospetticae solenne dei soggetti dipinti, a cui sostituisce il suoconcetto di spazio a volte ribaltato, le sue immaginiallungate e fiammeggianti in una deformazione spic-catamente espressiva. E tutto que-sto era mosso daun nuovo e profondo sentimento religioso chetalvolta scuoteva il pietismo di fondo. AttraversoDaniele da Volterra il giovane senese entrò in contattocon Michelangelo che – come già scritto –, a dettadelle fonti gli fu prodigo di suggerimenti, illustrandoglipure – e con modalità del tutto decisiva per gliindirizzi stilistici del Pino –, quale era lo svolgimento

più adatto per costruire con efficacia una pittura inmero stile manieristico, “piramidale, serpentinata,moltiplicata per una, due, tre *…; poiché la maggiorgrazia e leggiadria che possa avere una figura è chemostri di muoversi, il che chiamano i pittori furiadella figura”. In Calabria dunque – come sostenutoall’inizio –, gli sono state assegnate le tavole giuntedalla chiesa abbaziale benedettina di Santa Mariadi Acquaformosa – e tra queste l’opera della qualesi discute –, oggi conservate in un vano musealedella locale parrocchiale di San Giovanni Battista.Nell’Assunzione della Vergine è già manifesta l’al-ternativa oratoria di speranza che caratterizza tuttal’opera di Marco, in cui tuttavia il pathos religiosonon si rivela solamente nei gesti e nelle espressioni,ma nel formarsi dell’immagine sotto gli occhi del ri-guardante.Di notevole attrattiva sono le due figure di abati macertamente emerge l’Assunzione della Vergine chenon appare al fedele come un’icona da contemplareda lontano, quanto piuttosto come una visione inatto, potentemente coinvolgente nella quale l’autorefonde il suo caratteristico “fuoco” manieristico dellefigure serpentinate con atteggiamenti devozionali.Si comprende in tal modo lo straordinario successodell’artista, nel clima della Controriforma, presso ibenedettini riformati, i gesuiti, i dominatori spagnolie i nobili napoletani che - nonostante la libertà delmezzo espressivo cromatico straordinariamente bril-lante - trovarono in lui l’interprete adatto alle loro ri-chieste. L’Assunzione della Vergine è stata resa notacome opera di Marco Pino – per la prima volta –, daM. P. Di Dario Guida nel catalogo della mostra“Arte in Calabria”, nel 1975, occasione durante laquale furono presentate anche due tavole, attribuiteal medesimo artista, con i Santi Abati (San Basilio eSan Benedetto), ai quali si è già fatto cenno. Non ècerto però che le tre raffigurazioni possano essere ri-tenute corpo unico di un trittico.Il Frangipane, nel suo Inventario aveva assegnatol’Assunzione a un seguace di Pietro Negroni men-tre per i due scomparti aveva proposto una datazioneriferita a un tempo compreso tra la fine del ‘700 egli inizi dell’‘800. Il dipinto del quale si discute èopera di “grande respiro”, caratterizzato da unacalma aura compositiva che comprende passaggi dielevata poesia: gli splendidi colori, i fiori nel sepolcrovuoto, l’orizzonte delle azzurre colline, il ritmoascendente della Vergine – attorniata da una schieradi angeli –, attesa dall’Eterno che in una manosostiene il globo. Hanno impronta classica le figuredegli Apostoli tanto da evocare opere come l’Imma-colata” di Capodimonte o ancor di più l’Adorazionedei Magi” del medesimo Museo. Nella tavola quianalizzata, il modo in cui Marco crea le immagini èquello peculiare del pittore che ha assistito ai con-

Mario Vicino

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seguimenti della “terza età” e che agisce sulla “per-fezione del disegno”, ricavata dai riferimenti canonicidei maestri appartenenti alla generazione precedente,Michelangelo e Raffaello, impegnandosi a variarnegli argomenti, immettendovi un surplus di leggiadria,di ricercatezza, di ornamento o perfino di esibitadevozione. In tal modo da un lato lo spazio infondeenergia, capacità d’azione, slancio, come nelleultime opere michelangiolesche, ed i modelli vengonointensificati nel significato della “grazia” e della“furia”, mostrati in atteggiamenti dettati da finalitàmarcatamente estatiche; dall’altro si afferma la ne-cessità di una ricomposizione della forma, unaspecie di classicizzazione del Manierismo. Del sog-getto esiste un’antica copia su tela nella chiesa diSanta Maria della Visitazione ad Aieta (Cosenza). Almaestro, pittore e architetto, detto pure Marco daSiena, è stata riconosciuta nella sua piena importanza,la danneggiata Pietà datata 1572, ora presso laGalleria Nazionale di Cosenza, non tanto escoriatada lasciare intravedere la sincera qualità di unalinea che pone in movimento le forme, accentuan-done la compagine plastica e fissandone l’inclinazioneche ispira devozione.

La desolazione del 1 Maggio 2016Spogliati dai loro diritti,non ridono i lavoratori. Tetra è l’aria!Il sole non splende, ridono le tenebri;con una lieve pioggerellinail cielo piange.Al Concertone suonano il Requiem di Mozart.Corrotto, imborghesito,assoggettato al potere, mangiatoia dirigenziale:morto il sindacato.Ammainatele bandiere scolorite. E i cuori!Gonfi d’amarezza,delusi, malinconici, tristi, senza difensori,come le barchein balia delle onde,senza meta vagano.

Luigi Visciglia

CATANZAROINCONTRO PER REALIZZARE I FLAGs

Alla Cittadella di Catanzaro, sede della RegioneCalabria, il 20 luglio u.s. si sono riunite leregioni del sud alla presenza della Direzionegenerale della pesca e dell’acquacoltura delMipaaf (Autorità di Gestione-AdG), per affrontareil tema “attuazione di strategie di sviluppo locale”di tipo partecipativo (CLLD: Community Led LocalDevelopment). Il CLLD é uno strumento di interventonel settore della pesca, previsto dal Regolamento(UE) N. 1303/2013 e dal Regolamento (UE) n.508/2014 (FEAMP), diretto al sostegno della proget-tazione integrata nel periodo 2014-2020.Tale strumento affida un ruolo più operativo (gestio-nale e amministrativo) ai FLAGs (Fisheries LocalAction Group), i quali devono elaborare una strategiadi sviluppo locale ed il relativo Piano di Azione pertradurre gli obiettivi in azioni concrete, dotandosidi una struttura tecnica in grado di effettuare talicompiti. I territori nei quali applicare il CLLDpossono essere diversi - nel rispetto dei criteri stabilitidalla normativa di riferimento e dal ProgrammaOperativo (PO) - nei quali sono ricomprese anchele aree interne e non soltanto quelle costiere.L’incontro di Catanzaro è stato il terzo dei tre volutidall’AdG, di concerto con gli Organismi Intermedi(Regioni), sul territorio nazionale (i primi due sisono tenuti in Veneto (regioni del nord) e nel Lazio(regioni del centro), al fine di supportare i portatoridi interesse nella costituzione dei partenariati chedaranno vita ai FLAGs, di acquisire le informazioninecessarie ed avere le risposte a quesiti, dubbi, de-lucidazioni sulla creazione di una buona e concretastrategia da presentare alla competente regione perl’approvazione, che dovrà avvenire improrogabil-mente entro il 29 ottobre 2016. All’incontro, presie-duto del direttore del servizio agricoltura e pescadella regione, Carmelo Savino e del dirigenteCosimo Caridi, alla presenza di Salvatore Benvenutoe Maurizio Tordoni per il Ministero delle PoliticheAgricole Alimentari e Forestali - Direzione Generaledella pesca marittima e dell’acqualcoltura, di CarloRicci per Farnet, hanno partecipato personale del-l’assistenza tecnica del ministero (societá Ernst&younge Agricolsulting), rappresentanti delle regioni delsud e dei comuni calabresi interessati, nonché As-sociazioni di categoria, responsabili dei vecchi Gaccalabresi e siciliani, sindacati, pescatori e cooperativedi pescatori.In Calabria nella precedente programmazione(2007/2013) i Gac costituiti erano sei dislocati sututto il territorio regionale. In questa nuova pro-grammazione l’obiettivo è di ridurre i partenariati, aquattro FLAGs. Gli ambiti di intervento scelti dai

Assunzione della VergineMarco PinoSec. XVI, fine ottavo decennioOlio su tavola; cm. 280 x 185Chiesa di San Giovanni Battista,Acquaformosa (Cosenza), Museo

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FLAGs dovranno essere coerenti con i fabbisogniemergenti e le opportunità indivi- duate per i propriterritori, nonché con le competenze e le esperienzematurate dai soggetti facenti parte del gruppo, perrafforzare la qualità della progettazione e dell’at-tuazione degli interventi.I FLAGs danno una ulteriore occasione per gestiredal basso (è prevista una consistente rappresentativitàdel settore pesca e acquacoltura anche in fase divoto) le iniziative inserite nelle strategie e program-mare attività concrete nel settore che portino neltempo, alla creazione di posti di lavoro, alla valo-rizzazione del prodotto ittico locale anche attraversola trasformazione e la lavorazione dello stesso, al-l’avvicinamento dei giovani al settore pesca.L’occasione é da non perdere al fine di sfruttare almassimo le risorse economiche messe a disposizionedalla Commissione Europea attraverso i fondi FEAMP.Nella fascia costiera dell’alto ionio nella precedenteprogrammazione era stato istituito il Gac “Bomars”- Borghi marinari della sibaritide - con sede a CariatiMarina. A tale partenariato hanno aderito diversi co-muni della zona oltre che cooperative di pescatori eoperatori del settore. Nella nuova programmazionesembra che il precedente Gac stia lavorando per ri-presentare un partenariato più ampio, che coin-volga i diversi comuni bagnati dal mare jonio daAmendolara a Cirò Marina, operatori del settore estrutture pubbliche e private.La Regione Calabrianel mese di agosto ha pubblicato sul proprio sito in-ternet l’avviso pubblico per la selezione dellestrategie di sviluppo locale partecipativo (CLLD) lacui scadenza per la presentazione delle domande éfissata al 30 settembre 2016.

Carla Benvenuto

CALOPEZZATIDa un comunicato stampa dell’Associazione “BastaVittime sulla S.S. 106” annotiamo con soddisfazionela notizia relativa alla “Approvazione del ProgettoS.S. 106”.

Tra l’altro si legge:Il sì al progetto definitivo del 3° Megalotto con l’avviodei lavori relativi ai primi 18 chilometri iniziali deltracciato di complessivi 38 chilometri, compresi traSibari e Roseto Capo Spulico, inizierà già nel prossimomese di settembre con l’avvio delle operazioni diesproprio e, poi di seguito, con il controllo bellico deiterritori. Solo dopo inizieranno nella realtà i lavoriper quella strada a quattro corsie con spartitrafficocentrale che solo fino a ieri sembravano un so-gno. Il Presidente ing. Fabio Pugliese si è soffermatonei dettagli del Progetto che si riportano: “…Ilprogetto presentato nel Febbraio 2014 aveva un

costo complessivo di 1.214 milioni di euro, 9 gallerie(per una lunghezza complessiva di 6.358 metri), 19viadotti (per una lunghezza complessiva di 6.586metri), e prevedeva 19.290 metri in rilevato e 5.396metri in trincea. Sei, infine, gli svincoli previsti.Nell’agosto del 2014, a seguito della chiusura dellaConferenza dei Servizi, il progetto passa ad uncosto complessivo di 1.482 milioni di euro. Ciògrazie alle osservazioni dei comuni (per la veritàpoche), più le integrazioni dei ministeri (Ambientein particolare), che accolgono le osservazioni stru-mentali pervenute sul progetto da ambienti del-l’alto jonio che si professano ambientalisti mache da sempre hanno avuto quale unico scopoquello di “ingrassare il progetto”... Così le galleriediventano addirittura 12 (per una lunghezza com-plessiva di 10.051 metri), i viadotti 18 (per una lun-ghezza complessiva di 6.414 metri), mentre dimi-nuiscono i metri in rilevato (18.653), e soprattutto,in trincea (2.485). Infine, gli svincoli: diventanosette (uno in più). L’Associazione “Basta VittimeSulla Strada Statale 106” pertanto plaude al Governoper l’approvazione di quel progetto: sobrio nei costi,perfetto nell’impatto ambientale e ineccepibile perquanto riguarda la scelta del tracciato.Tali scelte, che sono in linea con le indicazioni e lescelte auspicate dell’Associazione, ci impongonoovviamente a rivedere i nostri giudizi di gradimentoin merito al Governo Renzi. Per questa ragionel’Associazione comunica il suo impegno nella fasereferendaria: saremo compatti in una campagnamediatica orientata e determinata per il SI al Refe-rendum. Chi non delude noi, sarà certamente pre-miato da noi.Certamente il Presidente dell’Associazione Ing.Fabio Pugliese esprime un suo parere motivatoall’approvazione di un Progetto, doveroso daparte del Governo, senza entrare nel merito delsì al referendum.Sarebbe stato meglio non fare derivare il sì daun fattore emotivo o… di gratitudine per unProgetto, che, precisiamo ancora, doveroso daparte del Governo.Infatti la ritardata approvazione è stata causatadalle varie posizioni delle Amministrazionilocali dell’Alto Jonio, le quali si sono rese contodella Situazione e hanno superato alcune loroposizioni.D’altronde anche nel comunicato del Puglieseviene ribadito, a chiare note, come ”… osser-vazioni strumentali pervenute sul progetto daambienti dell’alto jonio che si professano am-bientalisti ma che da sempre hanno avuto qualeunico quello di ingrassare il Progetto…”

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UN ATTO DOVUTOUn atto dovuto da parte dell’AmministrazioneComunale nel riconoscere Enzo Viteritti uomodi cultura, meritevole per i suoi inestimabilicontributi culturali. Su indicazione dell’assessorealla cultura, prof. Tommaso Mingrone, la giuntaha approvato una delibera nella quale vienedecisa l’intitolazione della sala lettura della Bi-blioteca Comunale Francesco Pometti, allo scom-parso Vincenzo Viteritti, meglio conosciutocome Enzo Viteritti. È da ricordare il suo impegnoper portare avanti la rivista” Il Serratore”. Inte-ressanti alcuni libri pubblicati. Per 30 anni hadiretto la Biblioteca Comunale.

SchiavoneaPRESENTAZIONE DEL LIBRO di U. URSETTA

La piazzetta ex Fiume di Schiavonea la sera di giovedì,18 agosto, ore 21,30, era gremita di persone per lapresentazione del libro di Umberto Ursetta, daltitolo: vittime e ribelli (donne di ndrangheta daLea Garofalo a Giuseppina Pesce), edito dall’EditricePellegrini di Cosenza. Interessante il dialogo fral’autore e il Dirigente Scolastico Antonio Pistoia. È in-tervenuta Luisa Altomare. L’iniziativa di una serataculturale all’aperto e fresca, per il venticello marino,è stata della Mondadori Point di Corigliano Scalo.Il servizio dell’ Endone Cafè di Piazza Curatelo Celi,ex Piazzetta Fiume, ha reso più piacevole la serata.

SchiavoneaSabato 2° agosto, alle ore 21,30 Si è svolto unospettacolo culturale-Musicale organizzato dagliassessorati alla cultura e al turismo del comunedi Corigliano.La manifestazione si è svolta nel bellissimo e storicoQuadrato di Schiavonea. La tematica “la felicità

dell’attesa” è una riproduzione del libro di CarmineAbate, noto e ben conosciuto nella Sibaritide. Lamanifestazione è stata allietata da un gruppo dibravi e conosciuti suonatori che fa capo a CataldoPerri. L’intervento dell’assessore alla cultura, prof.Tommaso Mingrone, ha motivato l’importanza dellamanifestazione e di altre organizzate dall’Ammini-strazione al fine di rendere più gioiosa il soggiorno dei

forestieri la cui pre-senza ha superato leprecedenti annate,soffermandosi sull’ul-tima opera di CarmineAbate, oggetto del suonuovo romanzo daltitolo ”La felicitàdell�attesa”. Il pro-gramma, svolto come previsto dal gruppo di CataldoPerri formato dallo stesso Perri (voce e chitarra bat-tente), da Piero Gallina (lira e violino), Enzo Nac-carato (fisarmonica), Checco Pallone (Tamburelloe chitarra) ha riscosso plausi e consensi dei presenti.Non è mancata, ovviamente, la voce narrante del-l’autore del libro, Carmine Abate.

MoranoUn convegno unico nel suo genere organizzatodall’accademico avv. Giuseppe De Luca a Mo-rano Calabro… “I draghi mito o realtà?”Si è tenuto a Morano Calabro il 29 maggio scorso,nel suggestivo Castello Normanno Svevo, un inte-ressante convegno sui draghi. Organizzato dall’AteneoTradizionale Mediterraneo che ha sede a Pisa econta accademici in tutta Italia, tra cui molti calabresi.Presieduto dal Rettore prof. Luigi Pruneti. (Trattasi diun’associazione che ha come scopo prevalente lapromozione di attività a carattere culturale, e divul-gazione delle arti e della cultura) l’evento, in colla-borazione con Il Museo Naturalistico “Il Nibbio”, ilpatrocinio del Comune e la Società Italiana Tolkie-niana, ha riscosso notevole successo. L’idea è natadall’accademico, l’avvocato coriglianese GiuseppeDe Luca, il quale ha ravvisato grande interesseverso l’oggetto della manifestazione. Il titolo delconvegno: “Smaug e Fafnir, i draghi e le lorostorie nel folklore, nella simbologia, nella lette-ratura e nell’arte”. Ad aprire la sessione dei lavoriè stata l’accademica dott.ssa Maria Antonietta Cam-polo. Ha salutato gli intervenuti il vicesindaco dellacittà Pasquale Maradei. Il primo intervento è stato acura dell’avv. G. De Luca il quale ha spaziato conun excursus del mito dei draghi nei secoli, chiarendose trattasi di fantasia o realtà. Ha poi relazionatol’Ing. Marco Galeazzi con “Archetipo del drago ierie oggi”, il prof. Giuseppe Livoti ha disquisito ac-compagnandosi a foto suggestive relative al suolavoro, “In Calabria: il mosaico del drago di Caulonia”,ha proseguito l’avv. Davide Tarsitano con “Sotto lescaglie di Smaug, significati simbolici e iconologici

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Assessore alla culturaProf. Tommaso Mingrone

Tutti i libri di Carmine Abatesono in vendita presso

Mondadori Store di Corigliano Scalo

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di draghi e serpenti alati”, le conclusioni sono statemirabilmente affidate al Rettore Prof. Luigi Pruneti“Dal cifero serpente al drago dei monti pisani. Rettilivolanti e altri esseri mostruosi nelle leggende e nelfolklore della Toscana”. Ha moderato il dott. VincenzoRomano. Intermezzi poetici e videopoesia dell’ac-cademica Anna Lauria hanno allietato la manifesta-zione. Affascinanti le sculture battute a mano, inferro, dedicate ai draghi di Angelo Algieri, noto ar-tigiano coriglianese. Presenti anche il presidentedella Società Italiana Tolkieniana Ninni Dimichino,il segretario dell’Ateneo l’avv. Ivan Iurlo di Monte-giordano, tanti accademici giunti da diverse partid’Italia. Affabile e ospitale l’ing. Nicola Bloise pre-sidente de “Il Nibbio”. È il secondo dei convegniche “L’Ateneo Tradizionale Mediterraneo” organizzain Calabria, già l’anno scorso ci fu al castello ducaledi Corigliano, la manifestazione di successo ”Dal-l’ultima notte di Sibarys all’oro di Bisanzio”.

Anna Lauria

Nasce a Corigliano un centroOlistico insieme all’associa-zione di Burraco.Inaugurato a Corigliano Scalo in via Cardame, ilCentro Olistico “La Foglia”, uno spazio per ilbenessere psicofisico. Ideale per ritrovare un equilibriointeriore attraverso varie tecniche, in primis lo yoga.La particolarità del centro è che sarà sede nei giorniprestabiliti, della nuova Associazione sportiva dilet-tantistica CONI ‘Mandrake’ di Burraco presiedutadall’ins. di Yoga Carolina Battistiol. Tantissimi i sociiscritti, che già da mesi giocano nei tornei organizzatia Corigliano. Alla serata di apertura ufficiale dellasede avvenuta il 6 agosto scorso, hanno partecipatoin tanti, con grande entusiasmo. Una possibilità perquanti volessero aprirsi all’incontro con l’altro ancheattraverso l’aspetto ludico delle carte. Ben venganole nuove iniziative, stimolo per una città che vogliacrescere

TARI:ALTRO CHE TERREMOTOIn questi giorni sono in distribuzione da parte delComune di Corigliano i bollettini della TARI (tassarifiuti). Un terremoto che colpisce tutti i proprietaridegli immobili. Attraverso la stampa il rappresentantedelle cinque stelle, Sapia, in un comunicato, lamentavacome la TARI colpisce persino i proprietari di abita-zioni che lavorano lontano da Corigliano e, per unmese, poco più, poco meno, sono costretti pagare latassa, chiarendo la sua astensione allorquando si èvotato in Consiglio Comunale. Ma non bastavaastenersi. Secondo alcuni osservatori si doveva fare“casino” prima della votazione. Entriamo nel meritoe dal contenuto della lettera inviata dall’Ufficio co-munale, rileviamo un dato: La legge di stabilità2014, n°147/2013, commi 639 e seguenti istitutivadella TARI. Incuriositi siamo andati alla ricerca deidati e troviamo: comma 658-Nella modulazionedella tariffa sono assicurate riduzioni per la raccoltadifferenziale riferite alle utenze domestiche.

Comma 659: Il Comune con Regolamento di cuiall�art.52 del D.L. 15 dicembre 1997, n°446, puòprevedere riduzioni tariffarie ed esenzioni nel casodi (riportiamo la lettera b):abitazioni tenute a di-sposizione per uso stagionale od altro usolimitato e discontinuo.

Sapia e gli altri consiglieri comunali sapevano questiparticolari e cosa hanno fatto? Un…cavolo! Andiamoavanti:comma 645:Edifici assoggettabili alla TARI è costituita dalla su-perficie calpestabile dei locali e delle aree suscettibilidi produzione rifiuti urbani e assimiliati.

Si parla di produzione rifiuti, ma se una famiglianon va al mare o in montagna che tipi di rifiuti pro-duce?Abbiamo sotto gli occhi una cartella inviata dal Co-mune ad un proprietario rilevando come l’Ammini-strazione non ha prodotto nessuna riduzione oesenzione.Via x - mq.280 - P.Fissa Tariffa 2,32000 - importo649,60- trib.prov. 34,64- com: 2P.Var. 43,39000 - Importo 43,39 totale 727,63

da sx il rettore Luigi Pruneti, gli accademici dott.ssa M.Campolo, avv. G. De Luca, prof. G. Livoti

L’Amministrazione non ha prodotto nessunariduzione pur essendo in vigore la raccoltadifferenziale.

(L’Amministrazione non ha prodotto nessunariduzione o esenzione).

L’Amministrazione non ha effettuata nessunaverifica

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Via J le stesse caratteristiche di Via X- totale 727.63Qual è la stranezza, la singolarità dell’atto contribu-tivo?Come si può tassare un cittadino se per circa unmese abita uno dei due immobili? Qual’è la produ-zione dei rifiuti negli undici mesi non abitati dallastessa famiglia?Qual’è la produzione dei rifiuti nel mese che sisposta nell’altra casa?Insomma si ha la percezione dell’atto impositivo adoltranza. Eppure il ministero ha previsto agevolazionio esenzioni per:1- raccolta differenziata,2- abitazioni per uso stagionale limitato o discontinuo;3- mancata produzione di rifiuti.E a Corigliano?, L’opposizione si è addormentatadurante la discussione? Ma prima di approvare de-cisioni degli atti amministrativi si sono valutati e di-scussi nei partiti, ossia nei gruppi presenti in Consiglio,i problemi da discutere nel Consiglio Comunale ,oppure si va alla rinfusa? Un Proverbio dice:

Non occorre spiegazione alcuna perché…perché ilsignificato del detto antico è comprensibile persinodai…..non….politici.

MASSIME di Franco Scillone

* Le distanze sociali non saranno mai piallate, finché il povero viaggerà a piedi e il ricco in aereo.* Se ti ghermisce il vortice dell’ozio, non ne sloggeraipiù.* La ricchezza, non è eterna. La povertà, è l’Eterno.* Il cuore polverizza Maciste. Maciste, regge un uomo;il cuore, regge l’uomo e l’amore.* La marea dell’eloquenza sommerge gli scogli diqualsiasi argomento.* La sopravvivenza è la finestra delle avversità.* Anche il firmamento ha le sue dive: le comete.* Il fumo, se non imbocca la ciminiera, intossica l’ap-partamento.* La boria di Nerone: prosoPoppea.* Prima di protestare, rintraccia chi accetti la protesta.* La libertà è freno e motore per i diritti e i doveridegli uomini.* Il superuomo non ingoia nemmeno che la sua im-magine allo specchio sia come lui.* La Chiesa è il respiro di Cristo. Ma c’è chi vibaratta il respiro di Satana.* Il pentimento: uno spray di sospiri che ossigenal’animo.* La stelle cadenti non sbarcano sulla Terra proprioper invogliarci a portarle alle stelle.

TARSIA

VI CENTENARIO DELLA NASCI-TA DI S. FRANCESCO DI PAOLA(1416-2016) VIAGGIO NEI PAESIDOVE E� VENERATO COMESANTO PATRONO di Aldo Plata-rota

Tarsia è tra i paesi della Calabria, che ha avuto lafortuna di essere stato visitato da S. Francesco.Qui narra la tradizione, che ormai notte, estanco del lungo viaggio che da Paola lo avrebbeportato nel 1475 a Corigliano, vi abbia riposatoper una notte. Questo episodio è tramandatocon orgoglio dagli abitanti ed ha accresciuto laloro devozione al Santo dei miracoli, eleggendoloa loro patrono e protettore.Arriviamo in paese con l’amico Natale una do-menica mattina in una bella giornata di sole.L’aria è frizzante, e dalla sommità della collinasu cui è adagiato il centro storico, si gode un ot-timo paesaggio, che spazia sulla valle del Cratinel punto in cui il fiume è stato sbarrato da unadiga, che consente d’estate di fornire d’acqua leassetate terre della Piana di Sibari che si stendonofino al mare. La prima visita la facciamo, com’ènaturale, alla chiesa parrocchiale. E’ nel cuoredel paese ed è dedicata ai santi Pietro e Paolo.Un piccolo gioiello del XIV secolo. Qui incontriamosubito S. Francesco sulla sinistra del presbiterio.E’ raffigurato con una statua in legno, alta circacm 150, conservata in una nicchia con vetro rica-vata nel muro frontale della navata. E’ un operadi pregio del XVIII secolo, realizzata da ignoto,impreziosita da un artistico bastone, che il santostringe tra le mani, di scuola napoletana, in argentocesellato. E’ stata rimessa a nuovo alla fine del XXsecolo dall’artista Carmine Cianci nel suo labora-torio di Corigliano ed è la stessa che viene portatain processione per le vie del paese, il giorno dellasua festa, che si svolge l’ultima domenica dimaggio. Dalla chiesa matrice, ci rechiamo a vi-sitare la Cappella di S. Francesco, che si trovain Contrada Canna, dove secondo la tradizioneha dormito il Santo. Il luogo è a un chilometrocirca dal paese e a poche decine di metri dallastrada provinciale che da Tarsia porta a Terranova.Arrivati sul posto, fermiamo la macchina perfare un piccolo tratto a piedi e di fronte, inmezzo ad una piazzuola di ghiaia bianca, ve-diamo un elegante tempietto. Ci avviciniamo e,mentre Natale comincia a scattare le foto, osser-vavo la struttura restaurata di recente, abbellitada due colonne laterali che reggono un timpano

del senno di poi, ne son piene le fosse.

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triangolare, su cui campeggia il motto del Santo“Charitas”. All’interno è conservata una statua li-gnea, alta cm140, posta in una nicchia sull’altaremaggiore. Sul lato sinistro della cappella è statacostruita di recente un’edicola votiva in onoredi S. Francesco (cm 70 x 80). Su un marmo nero èstato inciso a carattere maiuscolo, il nome deldevoto: << DONO DI / MARIO E RAFFAELE SIGNO-RETTI / TARSIA 30 MAGGIO 1999>>. Prima di an-darcene diamo uno sguardo al bel panoramache ci circonda e abbraccia la pianura fino allepropaggini della Sila e alle Serre di Spezzano.Per un attimo, mi è piaciuto immaginare cheanche S. Francesco si sia soffermato ad ammirarelo stesso panorama, ringraziando il Signoredelle bellezze che ha voluto regalare alla Cala-bria. Ma il nostro viaggio non finisce qui. Ci di-cono che nella chiesa di Santa Maria del Seggiovi sono altri segni della devozione per il Santopaolano. La chiesa si trova in fondo al paese eriprendiamo la strada per Tarsia. Ne valeva lapena perché nella chiesa possiamo ammirareun’ artistica statua di S. Francesco in cartapestadi scuola leccese. E’ deteriorata in più parti, maè antica e aspetta di essere restaurata. Sullaporta centrale è stata apposta un’icona delSanto realizzata con pittura su maioliche e inbasso si legge la dedica in caratteri maiuscoli:<< Questa cappella/fu costruita con denaro/ mandatodall’America dai devoti / cittadini di Tarsia appartenenti/alla Società di S. Francesco di Paola>>. Seguono61 nominativi. Un’ennesima testimonianza, ve-rificata in altri paesi dove il Santo è venerato, delgrande attaccamento dei nostri emigranti allavita culturale e religiosa dei loro paesi di origine.

OSPEDALE DI ROSSANOUN CAOTICO PRONTOSOCCORSO

Andare al Pronto Soccorso dell’ ospedale di Rossanoè diventato ormai da alcuni anni, sicuro tre, unincubo per i cittadini bisognosi di cure urgenti. Amolti di noi è capitato purtroppo almeno una voltadi ricorrervi, ed ha sicuramente assistito a scene al-lucinanti con i pazienti costretti ad aspettare ore inuna saletta prima di essere visitati.A nulla finora sono servite le proteste e le denuncesugli organi di stampa, non ultima quella del 24agosto sulla “Provincia” che titolava “ Caos al ProntoSoccorso di Rossano”.La Vigilia di Ferragosto, dovendo accompagnare unparente, mi sono reso conto, ancora una volta, dellasituazione assurda. Ad attendere il proprio turno vi

erano una ventina di persone di tutte le età. Donne euomini, giovani e anziani, bambini e bambine anchedi pochi mesi in braccia alle mamme preoccupate.Una promiscuità che fa paura, ma qui è la norma.Una signora di Napoli grida la sua rabbia contro l’in-fermiera che prende le generalità dei nuovi arrivati,per la lentezza degli interventi.L’infermiera fa di tutto per calmare gli animi. Racco-manda di avere pazienza. Una guardia giurata è ber-sagliata di domande e si prende le lamentele di tutti.Dentro vi sono solo due medici che si danno da fare.Ma devono visitare, spesso intervenire chirurgicamente,scrivere la diagnosi, prescrivere terapie. Il tempo civuole. Cercano di sbrigarsi per dare una soluzione atutti, per primo alle urgenze. Intanto però il temponella sala di attesa non passa mai e si resta nel doloreo nell’angoscia. Un�attesa lunga e snervante che rag-giunge anche le due ore. Un tempo infinito, che puòessere fatale.È impossibile continuare così. Ci rivolgiamo in parti-colare al dott. Mario Oliverio, Presidente della regioneCalabria e al dott. Gianfranco Scarpelli, Direttore ge-nerale dell’ASP di Cosenza. Fate presto. Dateci, percortesia, a Rossano un Pronto Soccorso degno diquesto nome.

A.P.

Rossano

A PROPOSITO DELLA CARENZA D’ACQUA

- Sulla stampa è emersa la preoccupazione del neo sin-daco di Rossano, Mascaro, per la carenza dell’acqua.-Vorremmo ricordare che il problema idrico è statooggetto di una riflessione e relativo suggerimento ri-masti disattesi dalle Amministrazioni di Coriglianoe Rossano.- È vero che i sindaci e le vaie componenti politichesiano interessate a bel altre ”faccende”, però, bene-detto il Signore, quando la società civile sottoponeall’attenzione di chi gestisce le sorti di una città erelative popolazioni, problemi risolutivi, sarebbedoveroso, siano affrontati seriamente e risolti.- Il problema idrico è stato da noi trattato sullecolonne de ”Il Corriere della Sibatide” alcuni anniaddietro.- Vogliamo riproporlo e ricordarlo, sperando chepossa essere preso in considerazione, così come sifaceva nel passato: una problematica sollevata edevidenziata dalla società civile veniva consideratae portata avanti per la soluzione.- Ora ciò non accade e si verifica, purtroppo,…per-ché,…perché… - lo ripetiamo sino alla noia, sindaci,amministratori e forze di opposizione, sono interessati“…a bel altre cose…”

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In Sila nella zona del Fallistro, zona in cui ha originel’acquedotto consortile Corigliano-Rossano, vi sonoalcune sorgive di acqua che vengono dirottate nelfiume NETO.- Suggerivamo e, suggeriamo anche ora, che ledue amministrazioni eseguissero un sopraluogo indetta zona per verificare se vi fosse la possibilità dicaptare, almeno nel periodo estivo, tali rivoli diacqua e inserirli nella tubatura dell’acquedotto.- Da tecnici, a suo tempo, consultati, confermavanoche ciò era possibile realizzare senza un eccessivocosto.- Chiediamo: Possibile che tecnici dei due Comuninon possano fare un sopralluogo per verificarequanto da noi osservato in un periodo di breve sog-giorno in quella zona?Se si riuscisse a captare rivoli di acqua e, nel periodoestivo, incanalarli nell’acquedotto consortile , non sa-rebbe risolto il problema della carenza dell’acqua?- Aspettiamo una risposta se si ritiene che la nostraosservazione e il nostro suggerimento, gratuiti, pos-sano trovare un accoglimento senza compenso al-cuno, da parte degli Amministratori.

CoriglianoRISTRUTTURATO L’ARCODI S. GENNARO

La ristrutturazione dell’Arco di San Gennaro ha fattosì che esso tornasse all’antico splendore. E’ stata lasensibilità culturale del prof. Enzo Cumino che hamesso in evidenza l’importanza storico-artistica del-l’Arco di San Gennaro e per prima ha lanciatoquesto grido di sofferenza sul bimestrale MondiversiN°1 del 2014, coinvolgendomi con una scheda direstauro allegata. L’intervento di restauro portatoavanti non solo con intervento manuale dal sottoscritto,ma anche come direttore dei lavori, si è reso possibilegrazie agli sforzi del sindaco, dott. Giuseppe Geraciche mi ha conferito l’incarico e all’Assessore AntonioAscente che è riuscito a trovare i fondi necessari perla ristrutturazione. Opera di qualità costruttiva, rea-lizzata sicuramente da maestranze artigianali locale

con materiali semplici come calce e mattoni. Quandoho accettato l’incarico ero consapevole della situa-zione disperata, perché si notava già a distanza, edopo un primo sopralluogo, da vicino, mi sono resoconto che la situazione era veramente drammatica.Tutto risultava frammentario e sconnesso e le partiche sembravano coese erano distaccate e con pro-fonde crepe che mettevano seriamente a repentaglioil manufatto con gravi conseguenze per il pubblicoche a sera si riuniva nei dintorni. Ho notato gli inter-venti che nel corso degli anni erano stati apportati eavevano arrecato più danno che beneficio, perchénon hanno rispettato la struttura aggiungendo calcesu calce senza alcun criterio. Sono intervenuto dap-prima togliendo con cautela tutto quello che nonera originale, e togliendo questo materiale superfluo,ho trovato sulla trabeazione due lettere, R O chesono il finale della parola Gennaro; quindi, sipresume che sulla trabeazione doveva essere scritto“ARCO DI SAN GENNARO”, poi sul consolidamentodell’Arco e successivamente sulle due sculture chestavano collassando su se stesse. Mentre la sculturarappresentante San Gennaro mancavano il capo, lemani e tantissimi particolari con profonde crepe, lascultura di Sant’Antonio, che sembrava più compatta,stava rovinando su se stessa mettendo in pericolo ipassanti. Con le maestranze che il Comune mi hamesso a disposizione sono stato molto puntiglioso emeticoloso e per la ristrutturazione dei fregi, moda-nature e degli elementi architettonici ho fornito lesagome da me riprodotte sull’originale. Tutte le partisono state sanate secondo le odierne metodologiedi restauro conservativo. La logica e la finalità diquesto mio intervento che è stato da un lato sostan-zialmente per il mantenimento e l’efficienza del manu-fatto, dall’altro l’adeguamento al proprio tempo senzaaggiunte o trasformazioni, ma che conteplasse solo edesclusivamente la valenza storica. Se questo restauroha visto la fine, lo si deve al Sindaco, all�Amministrazione,all’impegno di tanti altri come il Consigliere ComunaleAntonio Ascente, all’ing. Antonio Durante, a GiorgioMadeo che si è prodigato per fornirmi i prodotti richiestie ai vari muratori che si sono susseguiti, alla dittaFusaro e Pasquale Bruno che hanno fornito gratuitamentel’impalcatura. Personalmente, come operatore sonograto al Sindaco che ha ridonato alla città un pezzo distoria che stava lì lì per perdersi.28Carmine Cianci 26, agosto 2016

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Ci ha lasciati in un’estate sconvolgente, la cara An-napaola De Luca. Vogliamo ricordarla attraverso unritratto umano, più che professionale pur se inentrambi eccelsa. Molti la ricorderanno per la graziadella sua voce di soprano, che spesso ha deliziato ipresenti ai concerti di musica sacra del coro polifonico‘Cor Bonum’. O nelle ultime apparizioni da ascoltarea occhi chiusi nella performance de ‘La vita è bella’con la Piccola Orchestra ‘Sinfonica Orpheus’. An-napaola era conosciuta ai più, anche per la sua do-cenza premurosa come insegnante di sostegno pressola Scuola Media ‘Tieri’, amata soprattutto dai suoigiovani allievi. Chiunque l’abbia conosciuta nonpuò che ricordarla con gioia, donna affabile, corag-giosa, attenta agli altri, disponibile, simpatica. Unvero uragano capace di conciliare il ruolo di moglie,madre, amica, artista. La sua assenza greve come unmacigno, si legge nel volto dei suoi cari, degli amici,di chi l’ha conosciuta e amata giorno per giorno,fino all’ultimo respiro. La cittadinanza coriglianeseconscia di aver perso una grande donna, non puòche tenerla in vita attraverso la memoria collettiva,attraverso il suo operato, degna discendente dell’illustrepadre, il preside Luigi De Luca. A loro va il nostropensiero, unitamente alla cara figlia Sara e al maritol’avv. Antonio Felicetti, nonché i parenti.

Versi per AnnapaolaEccociforse ci vediaccorati nel dolore che consuma i giornidolce usignolola vita continua, ci pretendeci lascia vivie così tocca resistere, abbarbicarsi ai ricordisorridere agli altri anche seabiti i silenzi del nostro cuore.Il Tuo nome sarà sulle nostre boccheindimenticato.Sei anima celeste vestita di rosecon i lunghi capelli biondie quel ricciolo che amavi torturarecanto luminoso fra le stellemadre premurosafiglia, sorella, amica…posa lo sguardo azzurro su di noisiamo divenuti violoncelloperché tu possa suonarele corde della nostra animaaffinché vibrino per sempre.

RITRATTOANNAPAOLA DE LUCA

di Anna Lauria

MESSA IN SUFFRAGIO DEL GENERALEENZO VARCARO

Il 21 giugno scorso, nel 25°an-niversario della morte del nostroillustre concittadino, il generaleVincenzo Varcaro, è stata ce-lebrata una messa in suffragionella chiesa di S.Maria Maggiorein Corigliano Calabro.Presentinumerosi parenti, amici ed esti-matori del caro Enzo. Ha offi-ciato l'Arciprete don Santo Aqui-

lino, il quale, dopo aver fatto ascoltare in sottofondoil silenzio militare, nella sua omelia, ha tratteggiato lafigura del Gen. Varcaro che si è sempre distinto percapacità professionale e per bontà d'animo, onorandoil suo paese e la Calabria intera. S.A.

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CARLO PARISI: SEMPRE ATTENTO DIFENSOREDELLA CATEGORIACalabria, tolleranza zero con i pirati dell’editoria

“L’annuncio di nuove iniziativeeditoriali, nuove trasmissioni te-levisive, nuove testate on linenon deve indurre a credere chenuove opportunità di lavoro enuovi spazi di democrazia simaterializzino improvvisamentein Calabria creando occupazionee informazione di qualità”.Lo afferma Carlo Parisi, segre-

tario generale aggiunto della Fnsi e segretario delSindacato Giornalisti della Calabria, sottolineandoche “ben vengano tutte le iniziative editoriali possibili,ma nel pieno rispetto delle regole, delle leggi e, so-prattutto, della dignità umana e professionale deigiornalisti e della libera concorrenza, che non può enon deve tradursi in concorrenza sleale nei confrontidelle aziende che, con sacrifici enormi e in tempo digrave crisi, fanno quotidianamente i salti mortali pergarantire stipendi e contributi e pagare i fornitori”.Non a caso, fa notare Carlo Parisi, il Consigliodirettivo del Sindacato Giornalisti della Calabrianella sua ultima riunione ha approvato all’unanimitàun ordine del giorno in cui “nel rinnovare il pro-prio, incondizionato, impegno al fianco di tutti icolleghi che subiscono inammissibili condizioni disfruttamento”, rinnova l’appello a “continuare a se-gnalare giornali, emittenti radiotelevisive, testate online, uffici stampa, che non pagano stipendi e con-tributi; editori che offrono compensi offensivi delladignità e della professionalità di chi lavora; situazionidi ricatto, pretestuose contestazioni disciplinari, si-tuazioni lavorative regolate da contratti capestro oda dipendenti, ma con contratti mascherati da lavoroautonomo”. Il Consiglio direttivo del Sindacato Gior-nalisti della Calabria rinnova anche “un appello alleIstituzioni affinchè impediscano il perpetrarsi ditruffe messe in atto per accaparrarsi quel che restadei contributi pubblici all’editoria e all’emittenzaattraverso gli artifici più disparati. A cominciare daiDurc, che non possono continuare ad essere soltantocontributivi, ma che devono essere anche retributiviper evitare che i soliti furbi paghino i contributisenza pagare gli stipendi, incassino le provvidenzee continuino a non pagare i dipendenti. Situazioni,queste, che distruggono l’editoria seria e sana acausa della concorrenza sleale messa in atto daquanti, fuori dalle regole, si accaparrano cospicuequote pubblicitarie”.Il Consiglio direttivo del Sindacato Giornalisti della

Calabria, inoltre, “censura l’uso strumentale chealcuni media fanno, manipolando la verità o orche-strando autentiche campagne diffamatorie o anchesolo semplicemente finalizzate a tentare di condi-zionare l’opinione pubblica. Il tutto con l’aggravantedi arrogarsi il diritto di «fare informazione»”.“La mafia – come più volte sostenuto dai più grandimagistrati caduti nell’adempimento del dovere, non-ché dai magistrati che oggi si battono in prima lineacontro i fenomeni criminali, a partire dal procuratoreNicola Gratteri – non si presenta come un antistato,ma come uno Stato�parallelo allo Stato di diritto,che concede servizi, esige e gestisce le tasse (pizzo,usura ecc.) e amministra il suo territorio”.Il Consiglio direttivo del Sindacato Giornalisti dellaCalabria impegna, quindi, il segretario Carlo Parisi ela Giunta esecutiva a “promuovere ad ogni livelloogni iniziativa utile a sostenere giornalisti e giornaliseriamente impegnati a garantire alla Calabria infor-mazione di qualità nel pieno rispetto della libertà distampa, della dignità umana e professionale e dellaconcorrenza leale”. La categoria ringrazia il suo di-fensore. A.B

FOTO RICORDO INVIATACI DA FLORASCARCELLA VEDOVA GENERALE VAR-CARO Cortile interno del”Garopoli”Liceo Scientifico

Da sinistra in alto: Studentessa forestiera, Tina Signorelli,Flora Scarcella, Rosetta Liguori, Angelina Malena,Claretta De Simone, Prof.ssa Lidia Albi Marini, C.Ar-mentano, Silvana Superchi, Bibbina Cozzolino, AnnaMaria Palermo, Rossana Superchi, Al centro: Eva Figoli,Silvana Reale. In basso: Maria Cumino, Granata, LinaCapalbo, Linda Schiavelli. Altre ragazze facevano partedel gruppo.

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Corigliano Calabro

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Quando muore un Presidente della Repubblica, qual-siasi sia stata la sua appartenenza politica, è doverosoricordarlo.E’ stato un Personaggio politico. Dai mass mediaemerge la sua figura.Perché si è pensato di riportare la notizia della suamorte seguendo la stampa e i giudizi di alcuniuomini politici italiani?Perché è stato Presidente della Repubblica italiana dal1999 al 2006 e anche uomo politico di primo piano.Infatti è stato Ministro del Tesoro e del Bilancio nelgoverno Prodi (dall’aprile 1996 all’ottobre 1998) enel governo D’Alema (dall’ottobre 1998 al maggio1999). Ha ricoperto alte cariche nella Comunità eu-ropea. In precedenza ha ricoperto la carica di Gov-ernatore onorario della Banca d’Italia (1993 e 1996).Carlo Azeglio Ciampi era nato a Livorno il 9 dicembre1920 , è stato un economista, banchiere e politicoitaliano, nonché decimo presidente della Repubblica. Era ricoveralo in una clinica privata presso la quale siè spento il 16 di settembre. Aveva 95 anni.Quale Presidente della Repubblica è stata allestitanella sala Nassirya del Senato la camera ardente. Iprimi visitatori il Presidente Mattarella, il presidentedel senato Grasso e il presidente del Consiglio Renzi.Una fila di cittadini ha sfilato davanti alla bara diCiampi. I funerali si sono svolti nella Chiesa di SanSaturnino in. piazza Emerenziana alle ore, 10,30.Presenti i massimi Rappresentati dello Stato Italiano,uomini politici, funzionari e conoscenti.In suo onore la Presidenza del Consiglio ha disposto;in concomitanza con i funerali, una giornata di luttonazionale con l’esposizione a mezz’asta dellebandiere nazionale ed europea sugli edifìci pubblicidell’intero territorio italiano. Diffusasi la notizia sisono registrate alcune espressioni dalle massime Au-torità politiche:

Mattarella: Un grande italiano grazie a lui a testaalta in Europa Renzi: L’abbraccio del governo alla signora Franca.E un pensiero grato all’uomo delle Istituzioni che haservito con passione l’Italia.Martina: Un servitore della Repubblica. Un grandeitaliano. Grazie Presidente Ciampi.Alfano: Italia perde un grande italiano Prodi: Così Ciampi ci ha salvato cercando semprel’Unità nazionale.Amato: Amici per 40 anni.L’estare in cui svalu-tammo la lira.Draghi: Costruttore dell’Europa, volle la Bce in-dipendente come BankitaliaPapa Francesco: Aveva un grande senso dello Stato

Si riportano i titoli di alcuniquotidianiLa Repubblica: E’ morto Azeglio Ciampi, l’uomoschivo che ha garantito il Paese. Il Corriere della sera: Ciampi,il presidente dei cit-tadini. - Ciampi quei sette anni al Colle tra gli strappicon Berlusconi e i contrasti con i leghisti.Il Giornale: Morto Ciampi, l’uomo che fece e in-guaiò il Paese.Libero: E’ morto Carlo Azeglio Ciampi, addio al pres-idente banchiere.Il Mattino di Napoli: Ciampi, presidente partigiano,nel tricolore il legame con Pertini.Gazzetta del Sud: Morto Ciampi, addio Presidentedi tutti.Avvenire: Ciampi il presidente che rilanciò la Re-pubblica

E’ MORTO CIAMPI,EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Page 32: Settembre 2016 - Anno 1/N 3 numero 3.pdf* corigliano:ristrutturato l’arco di s.gennaro * ritratto di annapaola de luca * messa in suffragio del gen. varcaro * carlo parisi: attento

Castello di Corigliano Venerdi 14 ottobreConferenza basata su: ” I SETTE VIZI CAPI-TALI…IN ONCOLOGIA”

Verranno sviluppate le seguenti tematiche:Gli stili di vita da adottare per prevenire efficacementei tumori: Verranno affrontati i 7 vizi capitali che l’Asso-ciazione Italiana di Oncologia Medica ha identificatocome pericolosi;l’importanza della”famiglia” in ambito oncologico, ov-vero i tumori eredo-familiari; la gestione del pazienteoncologico, per identificare un percorso di gestionecondiviso ed appropriato.

Interverranno:Presidente Regione Calabria, Direttore Generale ASLCosenza, Presidente Ordine dei Medici, PresidenteOrdine dei Farmacisti, Presidente Collegio degli In-fermieri, Sindaco del Comune di Corigliano, ProfessoriUniversitari delle Marche.

Le conclusioni saranno tratte dalla Professoressa RossanaBerardi

14 Ottobre, ore 15,30 Castello diCorigliano

UNA RICERCATRICE IN ONCOLOGIA:ROSSANA BERARDI

Dallo scorso mese di dicembre 2015 Rossana Berardi, figlia didue nostri concittadini, Leonardo Berardi e Diletta Benvenuto,è diventata la più giovane Direttrice (ex primario) della Clinicadi Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-UniversitariaOspedali Riuniti di Ancona. Nell’ambito degli stessi OspedaliRiuniti di Ancona, vero centro ospedaliero regionale delleMarche, nell’arco dello scorso 2015, la dott.ssa Rossana Berardiaveva ricevuto una serie di riconoscimenti professionali dirilevante portata quali: Professore Associato in OncologiaMedica, Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia,Direttore del Centro di Riferimento Regionale di Genetica On-cologica e Vice Direttore del Dipartimento di Scienze Clinichee Molecolari (DISCICLIMO) dell’Università Politecnica delleMarche. Dallo scorso mese di dicembre 2015 il prestigioso in-carico di Direttore (ex Primario) della Clinica di OncologiaMedica che a soli 42 anni fa di lei la più giovane direttrice diClinica Universitaria d’Italia. La prof.ssa Berardi,assumendo ilprestigioso incarico, è venuta a sostituire l’ex Primario Chiar.moprof. Stefano Cascinu, luminare nel mondo dell’oncologia,che, dopo aver portato il reparto oncologico di Ancona alivello europeo, nello scorso mese di novembre era statochiamato a dirigere il rinomato Centro Oncologico di Modena.Negli scorsi anni la giovane neo docente universitaria per dueanni aveva ricevuto il riconoscimento della Regione Marchequale migliore ricercatrice oncologa dell’Ospedale regionaledi Ancona e dell’Università Politecnica delle Marche. Interpellatasui suoi immediati impegni di lavoro per il 2016 la prof.ssaBerardi ha dichiarato che “le eccellenze su cui sto investendotempo ed energie nell’ambito della Clinica di Oncologia Medicasono il Centro di Riferimento Regionale di Genetica Oncologica,che attualmente dirigo, che si occupa della identificazione deitumori eredi familiari, ovvero va ad identificare, nelle famigliea più alto rischio, geni che possano essere trasmessi e quindipredisporre all’insorgenza di tumori”. “Contemporaneamente- afferma la nostra concittadina – altro impegno significativo ècostituito dal Centro per gli Studi Clinici che offre la possibilitàai pazienti oncologici di accedere a nuovi farmaci attraversol’inserimento in studi sperimentali. In particolare il Centro èl’unico nel centro-sud Italia accreditato per gli studi di faseprecoce (ovvero fase I) che sono quegli studi in cui vengonoutilizzati per la prima volta o per le prime volte i farmaci a ber-saglio biomolecolare che possono fornire una opzione terapeuticaanche per quei pazienti che hanno già effettuato tutte le terapiestandard e non hanno alternative terapeutiche”. In virtù dellenumerose ricerche portate avanti nel campo dell’oncologia laprof.ssa Berardi è conosciuta e seguita da ospedali, centri e cli-niche dell’intera Unione Europea ed oltre. Nel pomeriggio del14 ottobre sarà nel Castello di Corigliano, ore 15,30 ,unitamentead alcuni esperti, come da programma accluso in altra parte,per svolgere alcune tematiche oncologiche. Il programmasipotrebbe subire qualche lieve modifica essendo noi in tipografiaper l’uscita della Rivista e non potendo ritardarne l’uscita.

Al lato: Prof.ssa Ros-sana Berardi Ricerca-trice in oncologia Sotto:Gruppo di ricercatrici,collaboratrici dellaProf.ssa Rossana Be-rardi