Sette 2012 10_19 aziende in fuga

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S embra il titolo di un film, Escape for Survival, “Fuga per la salvezza”. Ma non è la classica storia dell’eroe buo- no che scappa dalle minacce di qualche super-cattivo: è la realtà delle imprese italiane che decidono di trasferirsi armi e bagagli all’estero. Lo fanno per salvar- si da un’Italia che le opprime in termini di tassazione sulle attività produttive e sui redditi personali. Se ne vanno per la carenza di infrastrutture logisti- che, per la lentezza della banda larga, ormai ne- cessaria per essere com- petitivi. Fuggono per la scarsa detassabilità degli investimenti in ricerca e sviluppo. Abbandonano per la scarsezza di aree industriali acessibili, per il mercato del lavoro in- gessato. E ora anche per le difficoltà di accesso al credito. In un mondo globalizzato, capitali, competenze tecnologi- che e capacità imprendi- toriali si muovono. Ecco che allora per le imprese italiane, soprat- tutto del Nord e del Centro, diventa più conveniente spostarsi altrove, talvolta anche molto lontano. La competizione tra sistemi diventa fondamentale e si fa sempre più specifica: non è solo tra Paesi, ma tra regioni, “land”, cantoni e persino aree metropolitane, sempre più aggressivi nel trasformarsi in “piazzisti” pronti a offrire alle imprese italiane con- dizioni sempre più allettanti per lasciare il Belpaese. L’offerta è vasta e all’estero nascono agenzie governative ad hoc, come in Austria e in Svizzera. Basta fare un giro nel supermarket delle “corporate tax” dell’Europa a 27, per scoprire delle verità sconvolgenti: in Italia la tassazio- ne media sugli utili d’impresa è del 31,4% contro il 20% della vici- na Svizzera (con Cantoni come Zug e Schwyz che praticano dal 10 al 15%), il 18% della Slovenia, il 12,5% dell’Irlanda e il 10% della Bulgaria. Ma se alla tassa- zione degli utili d’impre- sa sommiamo quella sul lavoro (42,6% in Italia), ecco che il carico fiscale complessivo per le azien- de italiane (il cosiddetto “total tax rate”) arriva a un peso pari al 68,6% dei profitti commerciali, ri- spetto a una media euro- pea del 44,2% e mondiale del 47,8%. In Germania il “total tax rate” è al 48,2% (venti punti in meno), nel Regno Unito al 37,3% (trenta punti in meno). Sotto il 30% complessivo, invece, si collocano il Lussemburgo (21,2%), quello con la per- centuale più bassa in Europa; e Cipro, Irlanda, Bulgaria e Danimarca. Non è un caso se i nostri imprenditori assediano consolati e rappresentanze commerciali, per decidere dove trasferire capitali, tec- nologie, idee e spesso anche lavoratori qualificati. In Svizzera ma anche in Usa. Uno dei principali contribuenti di Chiasso, in Can- ton Ticino, è una società con sede in via San Gottardo 30, il gruppo Bravofly. Dietro ci sono due imprenditori italiani: Fabio Cannavale e Marco Corradino. Il sindaco di Chiasso ogni settimana li chiama per sapere come va e se hanno bisogno di qualcosa, anche perché secondo la legge elvetica se l’azienda è in loco ma la pro- prietà è straniera gli introiti fiscali non vanno alla confederazione ma restano nel- le casse municipali. Bravofly controlla una delle start up ita- liane che ce l’hanno fatta, Volagratis, il sito leader nella vendita di biglietti aerei low cost. La sede era già a Chiasso, ma di recente i due imprenditori hanno deciso di spostare tutti i dipendenti oltre confi- ne. Per risparmiare sulle tasse? Certo, ma andando a studiare l’emorragia di azien- de che la Lombardia subisce a favore del Canton Ticino ciò che emerge è la capacità promozionale dei nostri vicini e l’assenza totale dei nostri politici locali, che ragio- nano ancora in termini di sfruttamento dei fondi pubblici e non in termini com- petitivi. Philippe Praz, direttore per l’Italia di un’agenzia creata dal ministero dell’Eco- nomia elvetico, la Swiss Business Hub, spiega: «La crescita del numero di aziende italiane che decidono di stabilirsi in Sviz- zera è dovuta alla debolezza italiana, alla È un’emorragia: le imprese più dinamiche non sopportano più gli eccessi italiani e decidono di andare oltre confine, dove trovano basse tasse, aree, capannoni, logistica e possono pagare meglio il personale di Ferruccio Pinotti e Massimo Sideri -illustrazione di Beppe Giacobbe Fuga di aziende dall’Italia Ecco dove si rifugiano capitali, talenti e lavoro Inchiesta Viaggio tra le aziende che scelgono di andare a produrre all’estero Nel periodo tra il giugno 2011 e il giugno 2012 il deflusso di investimenti esteri è stato di 235 miliardi, pari al 15% del Pil mentre molte aziende italiane se ne sono andate: un effetto globale esplosivo SETTE | 42 — 19.10.2012 54 Codice cliente: 7828913

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Il supplemento Sette del Corriere pubblica un articolo sulle motivazioni che portano le aziende a trasferirsi all'estero. Il quadro descritto è drammatico: urgente FERMARE il DECLINO (lo slogan di Giannino non è casuale)

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Sembra il titolo di un film,Escape for Survival, “Fugaper la salvezza”. Ma non è laclassica storia dell’eroe buo-

no che scappa dalle minacce di qualchesuper-cattivo: è la realtà delle impreseitaliane che decidono di trasferirsi armie bagagli all’estero. Lo fanno per salvar-si da un’Italia che le opprime in terminidi tassazione sulle attività produttive esui redditi personali. Sene vanno per la carenzadi infrastrutture logisti-che, per la lentezza dellabanda larga, ormai ne-cessaria per essere com-petitivi. Fuggono per lascarsa detassabilità degliinvestimenti in ricerca esviluppo. Abbandonanoper la scarsezza di areeindustriali acessibili, peril mercato del lavoro in-gessato. E ora anche perle difficoltà di accessoal credito. In un mondoglobalizzato, capitali,competenze tecnologi-che e capacità imprendi-toriali si muovono. Eccoche allora per le imprese italiane, soprat-tutto del Nord e del Centro, diventa piùconveniente spostarsi altrove, talvoltaanche molto lontano. La competizionetra sistemi diventa fondamentale e sifa sempre più specifica: non è solo traPaesi, ma tra regioni, “land”, cantoni epersino aree metropolitane, sempre più

aggressivi nel trasformarsi in “piazzisti”pronti a offrire alle imprese italiane con-dizioni sempre più allettanti per lasciareil Belpaese. L’offerta è vasta e all’esteronascono agenzie governative ad hoc,come in Austria e in Svizzera. Basta fareun giro nel supermarket delle “corporatetax” dell’Europa a 27, per scoprire delleverità sconvolgenti: in Italia la tassazio-ne media sugli utili d’impresa è del 31,4%

contro il 20% della vici-na Svizzera (con Cantonicome Zug e Schwyz chepraticano dal 10 al 15%), il18% della Slovenia, il 12,5%dell’Irlanda e il 10% dellaBulgaria. Ma se alla tassa-zione degli utili d’impre-sa sommiamo quella sullavoro (42,6% in Italia),ecco che il carico fiscalecomplessivo per le azien-de italiane (il cosiddetto“total tax rate”) arriva aun peso pari al 68,6% deiprofitti commerciali, ri-spetto a una media euro-pea del 44,2% e mondialedel 47,8%. In Germania il“total tax rate” è al 48,2%

(venti punti in meno), nel Regno Unitoal 37,3% (trenta punti in meno). Sotto il30% complessivo, invece, si collocano ilLussemburgo (21,2%), quello con la per-centuale più bassa in Europa; e Cipro,Irlanda, Bulgaria e Danimarca. Non è uncaso se i nostri imprenditori assedianoconsolati e rappresentanze commerciali,

per decidere dove trasferire capitali, tec-nologie, idee e spesso anche lavoratoriqualificati.

In Svizzera ma anche in Usa. Uno deiprincipali contribuenti di Chiasso, in Can-ton Ticino, è una società con sede in viaSan Gottardo 30, il gruppo Bravofly. Dietroci sono due imprenditori italiani: FabioCannavale e Marco Corradino. Il sindacodi Chiasso ogni settimana li chiama persapere come va e se hanno bisogno diqualcosa, anche perché secondo la leggeelvetica se l’azienda è in loco ma la pro-prietà è straniera gli introiti fiscali nonvanno alla confederazionema restano nel-le casse municipali.Bravofly controlla una delle start up ita-liane che ce l’hanno fatta, Volagratis, ilsito leader nella vendita di biglietti aereilow cost. La sede era già a Chiasso, ma direcente i due imprenditori hanno decisodi spostare tutti i dipendenti oltre confi-ne. Per risparmiare sulle tasse? Certo, maandando a studiare l’emorragia di azien-de che la Lombardia subisce a favore delCanton Ticino ciò che emerge è la capacitàpromozionale dei nostri vicini e l’assenzatotale dei nostri politici locali, che ragio-nano ancora in termini di sfruttamentodei fondi pubblici e non in termini com-petitivi.Philippe Praz, direttore per l’Italia diun’agenzia creata dal ministero dell’Eco-nomia elvetico, la Swiss Business Hub,spiega: «La crescita del numero di aziendeitaliane che decidono di stabilirsi in Sviz-zera è dovuta alla debolezza italiana, alla

È un’emorragia: le imprese più dinamiche non sopportano più gli eccessiitaliani e decidono di andare oltre confine, dove trovano basse tasse,aree, capannoni, logistica e possono pagare meglio il personaledi Ferruccio Pinotti e Massimo Sideri -illustrazione di Beppe Giacobbe

Fuga di aziende dall’ItaliaEcco dove si rifugianocapitali, talenti e lavoro

Inchiesta Viaggio tra le aziende che scelgono di andare a produrre all’estero

Nel periodo trail giugno 2011e il giugno 2012il deflusso diinvestimentiesteri è stato di235 miliardi, parial 15% del Pilmentre molteaziende italianese ne sonoandate: un effettoglobale esplosivo

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sua lentezza: da noi bastano un paio digiorni per aprire un’azienda. La manodo-pera è preparata, c’è flessibilità nei licen-ziamenti, i sindacati sono cooperativi, lalogistica è molto forte, i servizi finanziarialle imprese sono avanzati e i cantoni sifanno concorrenza. Chiaro che molti im-prenditori aprono da noi e lasciano la fa-miglia in Italia». Anche coi salari svizzeri,nettamente più alti dei nostri, passare lafrontiera conviene. Praz allarga le braccia:«Anoi non interessa far chiudere un’azien-da in più in Italia, ma creare posti di lavoroe portare imprenditorialità in Svizzera». Sipenserà: ma la Svizzera è piccola e a duepassi, chiaro che è competitiva. Oscar Fa-rinetti, fondatore di Eataly, non la pensacosì. «Quando ho fatto la domanda peraprire Eataly a New York, una delle cittàpiù ricche e complesse del mondo, miha chiamato il sindaco Bloomberg». Fa-rinetti aveva fatto richiesta, scrivendo cheavrebbe voluto assumere 250 persone.Bloomberg gli mise a disposizione gli uf-fici per velocizzare le pratiche. Oggi Eatalya Manhattan occupa 400 persone. Quella

10%

20%

15%16%

19%

19%

Fuga dall’Italia

Dal basso a sinistra,

in senso orario, le

tassazioni alle imprese

offerte da: Bulgaria,

Svizzera, Lituania,

Romania, Repubblica

Ceca e Repubblica

Slovacca. Un incentivo

importante per aprire

unità produttive.

professore della sda bocconi e consulente d’impresa

reina: «il fisco è solo uno dei motivi»

«La maggiore convenienza fiscale della

Svizzera è strutturale. Ma il fenomeno

delle migrazioni delle imprese è molto più

complesso. Pensate sia facile convin-

cere un imprenditore a smontare tutto

e a ricominciare in un territorio che per

quanto sia vicino è comunque diverso? La

Svizzera vince grazie a un intero portafoglio

di benefit, di cui il fisco è solo uno degli

strumenti. Anzi dovremmo dire che siamo

noi a perdere questa sfida, non avendo ca-

pacità attrattive». Davide Reina, professore

della Sda Bocconi, lavora spesso anche

come consulente delle aziende lombarde.

E la migrazione delle imprese è uno dei

temi che affronta con più passione.

Il fisco è un bel biglietto da visita per la

Svizzera e il Canton Ticino in particolare?

«Sì, ma oltre alle tasse gli imprenditori han-

no un benefit system molto competitivo

che viene offerto loro. Prendiamo la ricerca,

che per le aziende innovative è una voce

fondamentale. Nella nostra legislazione è

permesso solo l’ammortamento ordinario.

In Svizzera è molto più conveniente. Poi c’è

l’energia: hanno il nucleare e l’idroelettrico.

Il costo della bolletta per l’industria è più

basso. Parliamo della logistica: in Svizzera

hanno un sistema ferroviario intermodale.

Noi siamo ancora su gomma».

C’è anche la burocrazia efficiente. Alla

fine è un benefit no?

«Quando all’imprenditore, in due setti-

mane, vengono messi a disposizione un

capannone e dei documenti pronti per la

firma, la battaglia è già vinta».

Quali altri benefit sono attraenti?

«La lingua italiana in Canton Ticino, un

elemento che non costringe nemmeno

allo sforzo culturale. Il cuneo fiscale: in Italia

un ingegnere con 2 mila euro di stipendio

costa 4.200 euro all’impresa. Lì, a parità

di costo complessivo, all’ingegnere posso

dare 2.700 euro. Posso decidere di guada-

gnarci io e il mio dipendente prende di più

ed è contento».

Una situazione in cui vincono tutti?

«Esatto, aggiungiamo il fatto che dalla

Lombardia alla Svizzera o dal Veneto alla

Slovenia le aziende che si muovono sono

quelle che fatturano più del 50% all’estero,

cioè perdiamo le imprese più virtuose. E

bisogna considerare che la migrazione non

è solo quella delle aziende che chiudono

qui per aprire altrove. Quanti capannoni

nascono direttamente lì sfuggendo alle

statistiche?».

© RIpRoDUzIone RISeRvATA

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Legenda: In rosso le imposte sui profitti di impresa; in blu le tasse

implicite sul lavoro; in verde la bolletta elettrica. Eurostat 2012

la mappa dei “benefit” in europa

Così gli altri paesi attraggono le nostre impreseBassa tassazione alle imprese, incentivi fiscali, energia meno cara per le aziende, terreni a basso costo: tanti i “trucchi” per sedurre

irlAndA

12,5% tassa alle imprese

26,1% tassa sul lavoro

0,011 euro per kW/h

Entro il 2016 l’Irlanda puntaa diventare il Paese coni maggiori investimentistranieri diretti. Nel 2011 gliinvestimenti stranieri sonosaliti del 30% e la corporatetax è tra le più basse nell’Ue.

1

sPAgnA

30% tassa alle imprese

33% tassa sul lavoro

0,108 euro per kW/h

Nonostante la crisi, la Spagnaattira parecchi italiani, prontiad avviare attività autonome.Esistono ancora incentivi, laburocrazia è più snella che inItalia. Nelle biotecnologie laCatalogna appare dinamica.

27

lussemburgo

28,8% tassa alle imprese

32% tassa sul lavoro

0,096 euro per kW/h

È la capitale del privatebanking della UE, è il maggiorcentro al di fuori degli USAper la gestione di fondid’investimento; inoltre è lasede principale per il ramoassicurazione vita in Ue.

25

frAnciA

36,1% tassa alle imprese

41% tassa sul lavoro

0,072 euro per kW/h

Gli investitori del settoremanifatturiero possonorivolgersi a un fondo di200 milioni di euro per unfinanziamento statale ainteressi zero non assistito dagaranzie.

26

PortogAllo

31,5% tassa alle imprese

23,4% tassa sul lavoro

0,090 euro per kW/h

Il Paese è in profonda crisi e iprezzi degli immobili stannocrollando. Un’opportunitàper chi vuole investire nelturismo, se provvisto dicapitali: i tassi di interesselocali sono tra i più alti.

28

inghilterrA

24% tassa alle imprese

25,7% tassa sul lavoro

0,093 euro per kW/h

Per bilanciare la crisidell’industria tradizionale ilgoverno inglese ha varatouna serie di benefit perattrarre le società innovative:Londra è la capitale europeadelle start up.

2

belgio

34% tassa alle imprese

42,5% tassa sul lavoro

0,097 euro per kW/h

Le Fiandre offrono aiutifinanziari alle piccole e medieimprese. La Vallonia offreaiuto con l’acquisto di terreni,case, attrezzature e con icosti di investimento inerentiil progetto.

24

dAnimArcA

25% tassa alle imprese

34,8% tassa sul lavoro

0,087 euro per kW/h

Aprire una società inDanimarca è semplice,grazie a un regimedi regolamentazionesemplificato e alle oltre2.500 imprese straniere giàoperanti a Copenaghen.

3

olAndA

25% tassa alle imprese

36,9% tassa sul lavoro

0,084 euro per kW/h

L’Olanda è scelta da moltigruppi italiani per aprire lasede della propria holding eper l’alto grado di aperturaal mercato internazionale,oltre che per le competenzelinguistiche diffuse.

23

sVeziA

26,3% tassa alle imprese

39% tassa sul lavoro

0,088 euro per kW/h

In Svezia ci sono eccellentiinfrastrutture, soprattuttoquelle per la Ricerca eSviluppo, su cui il Paesescandinavo spende inproporzione più di ogni altroPaese al mondo.

4

mAltA

35% tassa alle imprese

21,7% tassa sul lavoro

0,180 euro per kW/h

Nel periodo 2008-2013, ilgoverno ha stanziato 213milioni di euro (tra fondinazionali e comunitari) perl’attuazione di un pacchettodi incentivi con il MaltaEnterprise Act.

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finlAndiA

24,5% tassa alle imprese

39,3% tassa sul lavoro

0,068 euro per kW/h

Chiunque può avviareun’attività in Finlandia, aprescindere dalla nazionalità,finché uno dei membrifondatori della societàè residente nell’areaeconomica europea.

5

itAliA

31,4% tassa alle imprese

42,6% tassa sul lavoro

0,114 euro per kW/h

Tra giugno 2011 e giugno2012 l’Italia ha sofferto unafuga degli investitori esteri.Il deflusso è stato di 235miliardi di euro, l’equivalentedel 15 per cento del Pil. Lo harivelato l’Fmi.

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di Bloomberg è una moderna capacità difare politica per il bene del territorio. E sichiama concorrenza sistemica.Spostare un’azienda non èmai una decisio-ne facile e il vantaggio fiscale è solo uno de-gli elementi: nel caso della Svizzera c’è unalogistica integrata efficiente e il cuneofisca-le permette agli imprenditori che si sposta-no di pagare un lordo più basso e un nettopiù alto ai propri dipendenti (la logica “winwin”). Poi c’è il risparmio in bolletta, per-ché l’Italia ha un costo dell’energia per l’in-dustria più alto: da noi l’elettricità per usoindustriale costa il doppio che in Estonia,Bulgaria e Finlandia. E così le nostre azien-de se ne vanno. Sono attività che muoiono,lampadine che si spengono. Ed è ormai dif-ficile calcolare quanti sono i capannoni chenascono direttamente all’estero.

Per il Veneto l’Austria è un faro. Ma nonc’è solo la Svizzera: l’Austria si sta «man-giando» il Nordest. Il totale aggregatodell’investimento italiano in Austria am-monta a 26,65 miliardi di euro, secondosolo alla Germania (30,66miliardi di euro).Nel 2011, l’Italia è stata l’investitore numerouno, superando la Germania. Le aziendeitaliane in Austria nel 2007 erano 857, nel2011 ben 1.059 (+23,5%). Nel 2010 il totaledegli investimenti dall’Italia in Austria ge-stiti da Austrian Business Agency è statodi 22 milioni di euro (sono stati creati 117nuovi posti di lavoro); nel 2011 è stato di6,6 milioni di euro, ma sono stati creati 175nuovi posti di lavoro). La grande differenzatra i due anni è dovuta a due progetti trai-nanti, sviluppati in ambito ricerca e svilup-po nel 2010: la società Durst Phototechnikcon sede sociale a Bressanone, Alto Adige,ha deciso di puntare tutto sulla sua filialeaustriaca investendo 15 milioni di euroin un nuovo centro di ricerca a Lienz. E laRefrion, azienda produttrice di sistemi diriscaldamento di Udine, ha inaugurato unnuovo stabilimento di produzione a Her-magor, in Carinzia.Le richieste di informazioni da parte diimprese italiane interessate a insediarsi inAustria sono state 235 nel 2011 e 155 nelperiodo gennaio-giugno 2012. Nel 2011 gliinvestimenti italiani seguiti da Austrian Bu-siness Agency sono ammontati a 296,2 mi-lioni di euro. Solo nei primi 6 mesi del 2012sono stati di 116 milioni di euro. Tra le im-prese italiane del Nordest più note che han-no investito in Austria ci sono grosse realtàcome la Hausbrandt (caffè), Durst (prodottiper la stampa), Zuegg (marmellate), Danieli(acciaio), TecnicaGroup (scarponi e sci Bliz-zard). E molte imprese artigiane di Cortinaspostano la sede in Austria.Marion Bieber, direttrice della AustrianBusiness Agency, spiega: «Lo spostamentodi molte vostre imprese in Austria è dovuto

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estoniA

21% tassa alle imprese

37% tassa sul lavoro

0,061 euro per kW/h

Il capitale sociale minimoper avviare una societàper azioni è di 25.500euro. L’economia estone èesplosa negli ultimi anni e haperseguito un programma diaffari di tipo liberale.

6

PoloniA

19% tassa alle imprese

30,1% tassa sul lavoro

0,096 euro per kW/h

Enormi i fondi Ue investiti:oltre 81 miliardi di eurofino al 2013. Nelle 14 Zoneeconomiche speciali (Zes),per investimenti oltre100mila euro, sono adisposizione esenzioni fiscali.

9

romAniA

16% tassa alle imprese

27,4% tassa sul lavoro

24,4 energia

Terreni edificabili da 5 euro almetro, costi di costruzione da400 a 550 euro al mq, salarimedi lordi a partire da 520,tassa sui dividendi al 10%,contributi europei a fondoperduto.

12

greciA

30% tassa alle imprese

31,3% tassa sul lavoro

0,091 euro per kW/h

La pesante crisi economica esociale riduce gli investimentiesteri in Grecia. Il mercatoimmobiliare è allo sbando:un’opportunità, forse, perchi crede nella ripresa delturismo nel futuro.

15

sloVeniA

18% tassa alle imprese

35% tassa sul lavoro

0,088 euro per kW/h

La corporate tax scenderàal 15% entro il 2015, lostipendio medio netto èdi 900 euro al mese, laburocrazia è veloce, leTlc avanzate. E ci sonoprivatizzazioni in vista.

18

lettoniA

15% tassa alle imprese

32,5% tassa sul lavoro

0,098 euro per kW/h

La gamma dei soggettiimprenditoriali possibile èstato semplificato da 13 a 5,più in linea con la tendenzadelle norme UE. Il capitaleminimo per aprire unasocietà è di 3.090 euro.

7

sloVAcchiA

19% tassa alle imprese

32% tassa sul lavoro

0,123 euro per kW/h

Buona posizione (Bratislavaè facile da raggiungere),bassi costi del lavoro, elevataproduttività, costi contenutidei terreni rendono laSlovacchia interessante pergli investimenti esteri.

10

bulgAriA

10% tassa alle imprese

24,4% tassa sul lavoro

0,063 euro per kW/h

Crescita media del PIL del5,7% negli ultimi 5 anni,l’80% dell’economia èprivata, gli investimenti direttiesteri pari al 16,4% del PIL.Tassa flat sui profitti aziendalie redditi personali al 10%.

13

rePubblicA cecA

19% tassa alle imprese

39% tassa sul lavoro

0,109 euro per kW/h

L’afflusso di investimentiesteri nella Repubblica Cecanel primo trimestre del2012 è salito a 26 miliardidi corone. Si tratta di unaumento del 51 per centorispetto al 2011.

16

germAniA

29,8% tassa alle imprese

37,4% tassa sul lavoro

0,090 euro per kW/h

La Germania rimane lalocomotiva d’Europa ei land competono tra diloro nell’offrire condizionifavorevoli agli investimenti.

19

lituAniA

15% tassa alle imprese

31,7% tassa sul lavoro

0,104 euro per kW/h

La corporate tax per leimprese con meno di150mila euro di fatturato èal 5%. Uno stipendio mediolordo è di 600 euro mensili.Nelle aree speciali esenzionefiscale iniziale per 6 anni.

8

ungheriA

20,6% tassa alle imprese

39,4% tassa sul lavoro

0,097 euro per kW/h

Fino al 2013 l’Ue termineràdi investire 29 miliardi.Nonostante il divieto fino al2014 di acquistare terre, c’ègrande spazio per il businessdelle biomasse, incoraggiatodal governo.

11

ciPro

10% tassa alle imprese

27% tassa sul lavoro

0,160 euro per kW/h

Dal 2004 Cipro è entratoa far parte dell’Ue ed è inpratica una piazza offshore,dove costituire una societàcosta il 30-40% in meno. Ha43 trattati contro la doppiaimposizione fiscale.

14

AustriA

25% tassa alle imprese

40,5% tassa sul lavoro

0,089 euro per kW/h

Nessun tipo di Irap, quasicompleta deducibilità deicosti, totale deducibilitàdegli investimenti in ricercae sviluppo, premio cash del10% a chi investe in R&S,forte rapporto con gli atenei.

17

sVizzerA

10-20% tassa imprese

29,7% tassa sul lavoro

0,041 euro per kW/h

Corporate tax e imposte suiredditi personali variabilida cantone a cantone,ottimo sistema bancario,costituzione di un’impresain 2 giorni, incentivi allacreazione di posti di lavoro.

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illustrazione d’arco

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alla stabilità sociale, alla certezza delle legi-slazioni, al basso numero di scioperi. Inol-tre in alcune zone come la Carinzia le areeindustriali costano davvero poco: 25 euroal metro contro i 120-130 del Nord Italia.Un’azienda bresciana ha appena aperto danoi per questa ragione. Poi siamo partico-larmente forti nel premiare gli investimentiin ricerca e sviluppo: a chi fa R&S non of-friamo solo la detrazione totale, ma rendia-mo cash il 10% dell’investimento effettuato.Anche l’energia costa meno che da voi e lalogistica è efficiente e ben collegata col re-sto d’Europa».

E la Slovenia è in pista. Anche la Sloveniafa incetta di imprese italiane. L’ambascia-tore sloveno in Italia, il dinamico 43enneIztok Mirosic, spiega: «La nostra corporatetax è del 18% ed entro il 2015 la porteremoal 15%. L’energia costa il 20-30% in meno, laburocrazia è efficiente, il porto di Capodi-stria è dinamico. Siamo un hub per la Mit-teleuropa e i Balcani». Le opportunità nonfiniscono qui: «Stanno per partire privatiz-zazioni importanti: energia, assicurazioni,banche, manifatturiero».In Slovenia hanno basi produttive realtàimportanti come il gruppo tessile Bonazzidi Verona, presente in Slovenia con Aqua-fil, premiata a Lubiana dal Presidente della

Repubblica di Slovenia Danilo Türk come“investitore straniero dell’anno”. Ma sisono avviate direttamente in loco aziendeinnovative come la Pipistrel del pilota IvoBoscariol, che produce piccoli velivoli.Il console sloveno diMilanoGianvito Cami-sasca conferma: «Sono subissato di richie-ste e non solo per il costo del lavoro, che inSlovenia vede stipendi medi di 900 euro almese netti e 1.400 lordi. Anche trasporti etelecomunicazioni sono avanzati e la buro-crazia è in stile austriaco. L’Italia non riescea semplificare e ridurre i carichi fiscali».

Tra i tulipani, in Olanda. Anche l’Olanda,che per attrarre imprese ha creato la Ne-therland Foreign Investment Agency, pia-ce alle aziende italiane. Daniele Cunego,console dei Paesi Bassi e un passato in AbnAmro, spiega: «I Paesi Bassi sono conside-rati un gateway per l’Europa, ossia un mez-zo utile per internazionalizzare le aziendeitaliane attraverso una delocalizzazione in-telligente, non basata solamente su inizia-tive labour intensive. La prima calamita perattrarre investimenti è una forte sburocra-tizzazione, lavoratori che parlano due lin-gue straniere e una tassazione contenuta».La corporate tax olandese ha come aliquotamassima il 25% sul reddito imponibile ed èomnicomprensiva. L’imposta viene ridotta

al 20 per cento per le Pmi.«Per questi motivi gli investimenti esteriin Olanda continuano a crescere, compresiquelli provenienti dal Belpaese. Rispetto ai25 miliardi di euro investiti dai Paesi Bassiin Italia nel 2010 i 3,2 miliardi italiani in-vestiti in Olanda sono ancora relativamentemodesti, ma il tasso di crescita registratoevidenzia un + 27%».La delocalizzazione in Olanda rende l’a-zienda veramente internazionale: moltiheadquarters di multinazionali, sia nord-americane che dei Bric countries, sono lì.«Sono presenti direttamente con unitàproduttive primarie italiane quali Danieli-Corus (metallo) con sede a Ijmuiden, Agpo-Ferroli (riscaldamento) a Breda, Perfetti-van Melle per il dolciario, Ciccolella nelflorovivaistico, Prysmiam Group (fibre ot-tiche) arrivata nel 2010 con l’acquisizionedi Draka; oltre a una storica presenza diFerplast di Vicenza, leader europeo nei petproducts», rivela Daniele Cunego.Francesco Ciccolella, giàmanager di Lego eBang &Olufsen e oggi ai vertici dell’omoni-ma azienda, la prima florovivaistica quota-ta in borsa in Europa, racconta: «Pur man-tenendo la produzione in Puglia, abbiamoacquistato le società di trading in Olanda:per farlo abbiamo dovuto ottenere il bene-stare del consiglio di fabbrica, i sindacatisono pronti a combattere anche lì, ma sonopiù ragionevoli e flessibili».L’Italia, a conti fatti, non appare competi-tiva su quasi nessun parametro. E se nonci sarà una reazione forte, da parte delleistituzioni di ogni livello, questo biblico“esodo” potrebbe essere solo l’inizio.

Ferruccio Pinotti e Massimo Sideri

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In Slovenia la tassazione alle imprese è del 18% escenderà al 15% nel 2015. In Olanda molti gruppi italianiportano la propria holding e non solo per ragioni fiscali: iltrading mondiale delle merci ha le sue basi in Nord Europa

Le storie di chi si è insediato all’estero con successo

Sopra, la catena Eataly a New York: quando il fondatore ha chiamato il

sindaco Bloomberg dicendo che voleva assumere 250 persone, questi

lo ha immediatamente ricevuto offrendogli assistenza. In alto, a destra,

lo stabilimento del gruppo Danieli in Carinzia. Qui a destra, la Aquafil del

gruppo Bonazzi in Slovenia, premiata come miglior investimento estero.

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