Servo della Chiesa - Chiesa di Cagliari · e Anna Figus, due donne da riscoprire e amare REGIONE 11...

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POLITICA 3 Voto dai mille paradossi, il rischio adesso è non capire la lezione GIOVANI 5 Alla Fiera di Cagliari festa missionaria per tantissimi ragazzi CAGLIARI 7 Mercede Mundula e Anna Figus, due donne da riscoprire e amare REGIONE 11 L’incredibile paradosso dei Centri per l’impiego: gli addetti senza lavoro SPECIALE DA PAG. 13 Il testo integrale del discorso del Papa al clero romano Servo della Chiesa ari fratelli e sorelle! Grazie per il vostro affetto! Oggi, seconda domenica di Quaresima, abbiamo un Vangelo particolarmente bello, quello della Trasfigurazione del Si- gnore. L’evangelista Luca pone in partico- lare risalto il fatto che Gesù si tra- sfigurò mentre pregava: la sua è un’esperienza profonda di rapporto con il Padre durante una sorta di ri- tiro spirituale che Gesù vive su un alto monte in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli sempre presenti nei momenti della manifestazione divina del Maestro (Lc 5,10; 8,51; 9,28). Il Signore, che poco prima aveva preannunciato la sua morte e risurrezione (9,22), offre ai discepoli un anticipo della sua gloria. E anche nella Trasfigurazione, co- me nel battesimo, risuona la voce del Padre celeste: «Questi è il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (9,35). La presenza poi di Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti dell’antica Alleanza, è quanto mai C + BENEDETTO XVI significativa: tutta la storia dell’Al- leanza è orientata a Lui, il Cristo, che compie un nuovo «esodo» (9,31), non verso la terra promessa come al tempo di Mosè, ma verso il Cielo. L’intervento di Pietro: «Maestro, è bello per noi essere qui» (9,33) rap- presenta il tentativo impossibile di fermare tale esperienza mistica. Commenta sant’Agostino: «[Pie- tro]…sul monte…aveva Cristo co- me cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fa- tiche e ai dolori, mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano perciò una santa condotta?» (Discorso 78,3: PL 38,491). Meditando questo brano del Van- gelo, possiamo trarne un insegna- mento molto importante. Innanzitutto, il primato della pre- ghiera, senza la quale tutto l’impe- gno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, per- sonale e comunitaria, che dà respi- ro alla nostra vita spirituale. Inoltre, la preghiera non è un iso- larsi dal mondo e dalle sue contrad- dizioni, come sul Tabor avrebbe vo- luto fare Pietro, ma l’orazione ri- conduce al cammino, all’azione. «L’esistenza cristiana – ho scritto nel Messaggio per questa Quaresima – consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio» (n. 3). Cari fratelli e sorelle, questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbando- nare la Chiesa, anzi, se Dio mi chie- de questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze. Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a se- guire sempre il Signore Gesù, nella preghiera e nella carità operosa. SOMMARIO DOMENICA 3 MARZO 2013 1.00 ANNO X N .9 S ETTIMANALE D IOCESANO DI C AGLIARI Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari Ascolta! FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it Pubblichiamo il testo integrale del discorso pronunciato da Benedetto XVI all’Angelus di domenica 24 febbraio

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POLITICA 3Voto dai mille paradossi, il rischio adesso è non capire la lezione GIOVANI 5Alla Fiera di Cagliarifesta missionariaper tantissimi ragazziCAGLIARI 7Mercede Mundulae Anna Figus, due donneda riscoprire e amareREGIONE 11L’incredibile paradossodei Centri per l’impiego:gli addetti senza lavoroSPECIALE DA PAG. 13

Il testo integraledel discorso del Papa al clero romano

Servo della Chiesaari fratelli e sorelle!Grazie per il vostro affetto!Oggi, seconda domenica diQuaresima, abbiamo un

Vangelo particolarmente bello,quello della Trasfigurazione del Si-gnore. L’evangelista Luca pone in partico-lare risalto il fatto che Gesù si tra-sfigurò mentre pregava: la sua èun’esperienza profonda di rapportocon il Padre durante una sorta di ri-tiro spirituale che Gesù vive su unalto monte in compagnia di Pietro,Giacomo e Giovanni, i tre discepolisempre presenti nei momenti dellamanifestazione divina del Maestro(Lc 5,10; 8,51; 9,28). Il Signore, chepoco prima aveva preannunciato lasua morte e risurrezione (9,22), offreai discepoli un anticipo della suagloria. E anche nella Trasfigurazione, co-me nel battesimo, risuona la vocedel Padre celeste: «Questi è il figliomio, l’eletto; ascoltatelo!» (9,35). Lapresenza poi di Mosè ed Elia, cherappresentano la Legge e i Profetidell’antica Alleanza, è quanto mai

C+ BENEDETTO XVI significativa: tutta la storia dell’Al-

leanza è orientata a Lui, il Cristo,che compie un nuovo «esodo»(9,31), non verso la terra promessacome al tempo di Mosè, ma verso ilCielo. L’intervento di Pietro: «Maestro, èbello per noi essere qui» (9,33) rap-presenta il tentativo impossibile difermare tale esperienza mistica.Commenta sant’Agostino: «[Pie-tro]…sul monte…aveva Cristo co-me cibo dell’anima. Perché avrebbedovuto scendere per tornare alle fa-tiche e ai dolori, mentre lassù erapieno di sentimenti di santo amoreverso Dio e che gli ispiravano perciòuna santa condotta?» (Discorso78,3: PL 38,491).Meditando questo brano del Van-gelo, possiamo trarne un insegna-mento molto importante. Innanzitutto, il primato della pre-ghiera, senza la quale tutto l’impe-gno dell’apostolato e della carità siriduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dareil giusto tempo alla preghiera, per-sonale e comunitaria, che dà respi-ro alla nostra vita spirituale. Inoltre, la preghiera non è un iso-

larsi dal mondo e dalle sue contrad-dizioni, come sul Tabor avrebbe vo-luto fare Pietro, ma l’orazione ri-conduce al cammino, all’azione.«L’esistenza cristiana – ho scritto nelMessaggio per questa Quaresima –consiste in un continuo salire ilmonte dell’incontro con Dio, perpoi ridiscendere portando l’amore ela forza che ne derivano, in mododa servire i nostri fratelli e sorellecon lo stesso amore di Dio» (n. 3).Cari fratelli e sorelle, questa Paroladi Dio la sento in modo particolarerivolta a me, in questo momentodella mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a “salire sulmonte”, a dedicarmi ancora di piùalla preghiera e alla meditazione.Ma questo non significa abbando-nare la Chiesa, anzi, se Dio mi chie-de questo è proprio perché io possacontinuare a servirla con la stessadedizione e lo stesso amore con cuiho cercato di farlo fino ad ora, ma inun modo più adatto alla mia età ealle mie forze. Invochiamo l’intercessione dellaVergine Maria: lei ci aiuti tutti a se-guire sempre il Signore Gesù, nellapreghiera e nella carità operosa.

SOMMARIO

DOMENICA 3 MARZO 2013

€ 1.00ANNO X N.9 S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O D I C A G L I A R I

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il PoRtiCo domeNiCa 3 maRzo 20132 IL PORTICO DEL TEMPO

Le dimissioni del Papa. “Nascosto al mondo” dal 28 febbraio, Joseph Ratzinger prega per la Chiesa cattolica.

APA BENEDETTO XVI vie-ne eletto il 19 aprile2005: sono passati po-co meno di 24 anni da

quando, il 25 novembre 1981 ven-ne nominato Prefetto della Con-gregazione per la Dottrina dellaFede dal Beato Giovanni Paolo II.Questo è il punto di partenza chedobbiamo considerare: il cardi-nale Ratzinger diviene Papa dopoche per 24 anni ha guidato il di-castero più importante per la fe-de e per il magistero, ed ha vistoavvicendarsi nei diversi ruoli digestione della Chiesa Universalee di governo dello Stato della Cittàdel Vaticano un gran numero dicardinali ed arcivescovi. Mentre Joseph Ratzinger restavasempre alla guida della massima

MASSIMO LAVENA

La figura umile e solida di pastore coraggiosoè stata compresa dalle persone più sempliciNel 2005 venne elettoun uomo che conoscevabene i rigidi meccanismidella Curia, ma anche una guida sicura e fedeleal Magistero della Chiesa,arricchito in questi anni

congregazione teologica e fidei-stica, collaboratore massimo diPapa Wojtyła praticamente inquasi tutto il suo pontificato, uo-mini d’ogni provenienza sono en-trati nelle stanze dei Palazzi Vati-cani, per liberarle prima o poi. Ciò ha comportato, al momentodella sua elezione a Romano Pon-tefice due aspetti ben precisi: ilprimo è che i cardinali in concla-ve nel 2005 scelsero chiaramentedi dare una continuità all’impo-stazione pontificale di GiovanniPaolo II; essi scelsero così con il

Santo Spirito un nuovo Papa bena conoscenza delle regole, dei rit-mi e dei difficili equilibri della Cu-ria Romana che articola, coi suoidicasteri, la parte che potremmodefinire “politico-amministrati-va” del Vaticano e della Chiesa. Il secondo aspetto è che diventa-va Papa un cardinale che assom-mava in sé sia la guida pastorale,essendo stato arcivescovo delladiocesi di Monaco-Frisinga, sia ilcammino ecclesiale perché testi-mone della grande stagione delConcilio Vaticano II e della sua

P

ONCI PRESTEREMO, nè ora nèmai, alla fredda contabilitàdei cardinali. Desideriamo

soltanto rendere omaggio ad unodi loro, scomparso nei giorni scor-si a 92 anni: si tratta di Julien Ries.Aveva ricevuto la berretta appenaun anno fa da Benedetto XVI, dopouna vita dedicata agli studi, che glivalse la qualifica - attribuita dal Cor-riere della Sera - di “più grande sto-rico delle religioni”. La nomina cardinalizia - dichiaròl’anno scorso, nonostante l’etàavanzata - “è una leva che permet-te di avere una visione migliore del-la missione intrapresa e un’idea piùentusiasta del lavoro ancora dacompiere”.La sua giornata tipo? “Comincio al-le 5 di mattina - diceva - preghiera emeditazione, poi celebro la messa acui vengono le suore dell’”Oeuvre”.Tengo una omelia tutti i giorni, nel-la quale ricordo santi e avvenimentidella Chiesa per orientare il nostrolavoro. Traggo ispirazione da Am-brogio, che influenzò anche Ago-stino. Dalle 9 fino alle 12 mi dedico

allo studio e alla scrittura. Lo stessofaccio dalle 3 di pomeriggio alle 6 disera. Poi la cena. E il riposo”.“Per riscoprire la Chiesa - spiegavain un’intervista - è necessario tra-smettere un entusiasmo per Cristo,che la nostra generazione ha quasiperso. Ma ai giovani è possibile. Sitratta di ritrovarlo nel Vangelo: civogliono profeti per la nostra epo-ca”. Nato a Fouches, nel Lussemburgobelga, il cardinale Ries fu ordinatosacerdote il 12 agosto 1945. Nel1948 si laureò in teologia e nel 1949in filosofia e storia orientale. Ricoprì diversi incarichi nell’Uni-versità cattolica di Lovanio. Il piùduraturo fu quello di professore distoria delle religioni alla facoltà di

teologia e l’istituto orientalista - dal1968 al 1991 - dove svolse un'in-tensa attività di studio e approfon-dimento sulle religioni orientali, inparticolare induismo, buddismo eislam, e tenne vari corsi sul sacro, ilmito, il rito, i simboli.Specializzato anche nello studiodelle religioni dell’Egitto faraoni-co, dello gnosticismo, del mani-cheismo e delle antiche religionigermaniche e scandinave, fondò ilCentre d’Histoire des Religions del-l’Université Catholique di Louvain-la-Neuve e creò quattro raccolte dipubblicazioni di storia delle reli-gioni.Dal 1979 al 1985 fu inoltre consul-tore del Segretariato per i non cri-stiani, e per ben 17 volte partecipò,dal 1982 al 2000, al Meeting di Ri-mini per l'amicizia tra i popoli diComunione e Liberazione.

Si contano moltissime pubblica-zioni scientifiche del porporato, cir-ca 645 titoli tra libri, saggi e articoliper riviste secondo la bibliografiade “L’Antropologia religiosa. Il con-tributo di Julien Ries alla storia del-le religioni” (a cura di Natale Spi-neto, Jaca Book, Milano, 2008). Nel1986, l’Académie Française gli con-ferì, infatti, il premio Dumas Mil-lier per le sue pubblicazioni sul te-ma del sacro e nel 1987 il premioFurtado per «l’insieme della suaopera scientifica». In particolare, va ricordato il gran-de legame del cardinale con l'Uni-versità Cattolica del Sacro Cuore diMilano a cui, nel 2009, donò la suabiblioteca, la totalità dei suoi ma-noscritti, appunti relativi a corsi e lecorrispondenze con gli storici del-le religioni del mondo, per un to-tale di oltre 8.000 pezzi editi e inediti

tutti custoditi ora nell'Archivio "Ju-lien Ries" per l’antropologia sim-bolica, diretto dal professore Silva-no Petrosino.Sempre l'ateneo milanese gli con-ferì, il 27 ottobre 2010, la laurea ma-gistrale honoris causa in Filosofiadella persona e bioetica «per il va-lore intrinseco dei suoi studi, per lasua instancabile operosità scienti-fica e culturale, per l'apporto deci-sivo che le sue indagini sul feno-meno religioso hanno fornito allacomprensione della specificità pro-pria dell'essere dell'uomo in quan-to homo religiosus».“La mondializzazione è un mono-gambismo - aveva aggiunto nel-l’intervista citata - ma per cammi-nare occorrono due gambe. Oc-corre rileggersi le encicliche che de-nunciavano le società con una solagamba”.

I. P.

N

costante e lenta attuazione, sia, enon da meno, l’aspetto teologicoe magisteriale. Tutto ciò nel segno di quella “er-meneutica della continuità” con ildeposito della Fede e della Tradi-zione secolare della Chiesa, dalui richiamata e arricchita duran-te il Pontificato, anche attraversola rivalutazione della liturgia in-tesa come espressione della co-munità ecclesiale intorno al sa-crificio eucaristico. Logica conseguenza di questiaspetti è stata la necessità diesprimere il suo governo dellaChiesa proseguendo la linea deldialogo interno ai diversi dicaste-ri, così come già fu con Paolo VI econ Giovanni Paolo II. Davanti al gesto della rinuncia alpontificato ne abbiamo lette mol-tissime e con interpretazioni chetra il sacro ed il profano non han-no minimamente tenuto nel con-to la storia personale di JosephRatzinger. La sua decisione, nella sua for-male chiarezza, ha sciolto i dubbi,anche spiazzando, ma non si po-trà mai dire che ciò che ha fattonon vada sulla linea di una sceltadi fede e offerta al Signore. Mentre leggete queste note il Pa-lazzo Apostolico di Castel Gan-

dolfo ospita, dal tardo pomeriggiodi martedì 28 febbraio, un uomoche era Papa, e che, come ha det-to nel suo ultimo Angelus, ora èsalito al Monte per servire la Chie-sa ed il Nostro Signore nella pre-ghiera. Come recitava uno deglistriscioni che erano esposti inPiazza San Pietro domenica scor-sa “Noi ti abbiamo capito”, la sen-sazione è che il popolo dei fedeli,in attesa che i cardinali elegganoil 266mo successore di Pietro, ab-bia sentito la profondità profeticadella scelta di Benedetto XVI, conla sua rinuncia al pontificato. Unpopolo che lo ha accompagnatocon la preghiera e che da lui rice-verà nel silenzio una preghiera vi-vificante e continua. Popolo che attende il suo nuovo Pa-store nella certezza che la strada in-dicata da Joseph Ratzinger è quelladecisiva per una vera nuova evan-gelizzazione: pregare il Padre, ascol-tarlo, offrirsi a Lui con la sicurezzadella vera libertà, della vera vita. Be-nedetto XVI ha segnato la Chiesacon la sua figura umile e solida, verapietra angolare alla quale il popolo diDio rende grazie, senza cercare mi-serie e segreti , ma solo glorificandoil Padre per avergli donato un pa-store umile, e coraggioso, nella suasemplicità umana.

“Ci vogliono profetiper la nostra epoca”Ricordo del cardinale belga Julien Ries, morto a 92 anni

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IL PORTICO DEGLI EVENTI 3domeNiCa 3 maRzo 2013 il PoRtiCo

blocnotes

Stiamo vivendo settimane storiche:nei prossimi giorni sarà eletto il nuo-vo Papa, dopo la rinuncia annun-ciata da Benedetto XVI.Dopo la sbornia da campagna elet-torale, il dato nuovo con cui arrive-remo alla Pasqua 2013 sarà que-sto, senza dubbio. Si tratta di un av-venimento davvero storico, lo rac-conteremo su queste colonne nelmodo più completo possibile. In-tanto in questo numero pubblichia-mo il testo integrale del discorsoche Benedetto XVI ha rivolto, a brac-cio, al clero romano nella prima set-timana della Quaresima. E’ un di-scorso storico, leggetelo. Ne valela pena, continuando a pensare -ad ogni riga - a quanto dichiarato al-l’inizio da Papa Ratzinger: si tratta diuna “piccola chiacchierata”, ma evi-dentemente tanto piccola non è,come potrete leggere.Nel frattempo tanti giornali fanno agara per pubblicare fantasiose ri-costruzioni legate al Conclave, con-dite di intrighi, misteri, cordate e chipiù ne ha più ne metta.Si tratta di un modo di fare giornali-smo che non ci appartiene: non pre-steremo il fianco a chi vuole dipin-gere affreschi alla Dan Brown. Pernoi non ci sono misteri: la spiega-zione del gesto - sapientemente sto-rico - di Benedetto XVI è tutta quan-ta nelle parole pronunciate davanti aicardinali. Quanto di più si possa ag-giungere non modifica, assoluta-mente, la sostanza.E’ un grande pontefice, BenedettoXVI, che accetta di farsi piccolo peril bene della Chiesa. Quanto di pro-fetico ci sia in questo gesto, sarà lastoria a dirlo: ogni cosa - ne siamocerti - sarà più chiara a tempo debi-to. Noi piuttosto che agli intrighi dicorte e di palazzo, preferiamo cre-dere allo Spirito Santo. E pensiamoancora che il Conclave si svolga se-condo un rito antico perchè così èscritto, e non come automatico edrammatico rimbalzo di giochi dipotere. Sotto gli affreschi della Cap-pella Sistina si elegge un Papa, nonun presidente del Consiglio. Qual-cosa di assolutamente impenetra-bile, che ha a che fare con i destinidel mondo.Questa è l’unica cosa che conta,per i cattolici.

Un conclave segnatoda un gesto profetico

LA SEDE VACANTE

Dopo le politiche. Dai dati elettorali pesante richiamo all’intera classe politica sarda.

I È CONCLUSA NEI giorniscorsi una tornata elet-torale storica, destinatafinire in archivio come

quella dei mille paradossi. Con ogniprobabilità la via d’uscita dal primo- un Parlamento bloccato - è unacoalizione che faccia le riforme e ri-porti il Paese al voto.Il secondo è certamente quello del-la prima volta dei partiti senza il lea-der candidato (il caso di Grillo eMonti): quanto peso avrà, specie sulMovimento 5 Stel-le, lo dirà il futuro.Si vedrà nel giro dipoche settimanein un parlamentochiamato a sce-gliere il nuovo Ca-po dello Stato.I grandi sconfitti diquesta tornataelettorale sonosenza dubbio Pier-luigi Bersani e Mario Monti. Il pri-mo paga la “non campagna eletto-rale” delle ultime settimane, il se-condo paga un altro paradosso. L’excommissario europeo era stato scel-to da Napolitano per fare, al Gover-

SSERGIO NUVOLI

no, qualcosa che i partiti non avreb-bero mai potuto nemmeno propor-re: aumentare le tasse, imporre l’I-mu, realizzare austerità senza svi-luppo. Il suo errore è non aver capi-to che la missione era terminata, edera opportuno farsi da parte, per poimagari sostituire - con ogni proba-bilità e con grandi onori bipartisan -

lo stesso GiorgioNapolitano.Altro elemento pa-radossale è che,comunque vada-no a finire gli ag-giustamenti arit-metici dei parla-mentari, chi havinto numerica-mente non ha vin-to politicamente:

in sostanza, la vittoria non garanti-sce affatto l’incarico - e soprattuttouna maggioranza stabile - per for-mare il nuovo governo.Silvio Berlusconi - dato per morto esepolto dai suoi avversari politici - ha

mostrato di essere uno straordinarioanimale politico, trascinando - so-stanzialmente da solo - la sua coali-zione al risultato di un sostanzialepareggio. I numeri - soprattuttoquelli elaborati su base regionale - lodimostrano. I sondaggi più teneri lodavano dietro a Bersani di una ven-tina di punti. Recuperati.Ma il dato per nulla paradossale èquello relativo all’astensione. In Sar-degna i votanti sono stati il 68,22%degli aventi diritto: il “non voto” èdunque il primo partito nell’Isola.E’ un campanello d’allarme fortissi-mo, per nulla da sottovalutare.Chi poi è andato a votare ha, in largamisura, premiato il Movimento 5Stelle: non si può non parlare di vo-to di chiara e vigorosa protesta, spe-cie in regioni come la nostra, alleprese con un crisi rispetto alla qua-le sono stati finora proposti solopannicelli caldi. In altre parole, si èscelto di punire la vecchia politica,quanto per premiare la nuova non èper ora dato sapere. E’ infatti evi-

Nelle elezioni dei tanti paradossiil rischio è non capire la lezione

dente ormai che non si può più par-lare - noi non l’abbiamo mai fatto - diantipolitica, rispetto a un movi-mento che - dove opera - si muovecome un partito come gli altri.Un altro paradosso è poter riscon-trare un voto accordato sulla basedi promesse: tanta gente è stanca,le famiglie dei lavoratori dipenden-ti hanno pagato la crisi per tutti, ed èanche probabile che tante personevogliano indietro l’Imu. Anche inquesto caso non si può imporre unanuova tassa, e poi - in campagnaelettorale - lasciarla senza padri. Glielettori capiscono molto più di quel-lo che spesso si pensa.Ora cominceranno nei partiti anchele rese dei conti. Certo, anche il Par-tito democratico ha il suo bel para-dosso: con Matteo Renzi in campo,Berlusconi ha sempre detto che nonsi sarebbe presentato.E, visto come è andata la campagnaelettorale con il fondatore del Pdl incampo, sarebbe certamente andatadiversamente: il sindaco di Firenzeavrebbe potuto attrarre tanti eletto-ri delusi dalla “vecchia politica”.Non c’è ombra di dubbio che gli ita-liani chiedano con questo voto sto-rico alla politica un deciso, e vigo-roso, cambio di passo.Sono necessarie le riforme, da tut-ti invocate ma rimaste orfane inParlamento: ora occorre fare infretta. Occorre intaccare il vastis-simo patrimonio della spesa pub-blica e ridurre senza remore i costidella politica: con ogni probabi-lità, la presenza di schieramentifuori dalla solita mischia ha finitoper porre un argine ai forconi, di-versamente pronti a scendere inpiazza.

Berlusconi si confermaun abilissimo politico,il Movimento 5 Stelle èprimo in diverse regioni.Si apre ora un periodo allaricerca della coalizionepossibile per governare

ALLE POLITICHE DEI GIORNI

scorsi arriva un segnalefortissimo alla Giunta re-

gionale. Quanto verificato a livel-lo nazionale nelle dinamiche delPdl, non si è ripetuto in Sardegna.Al momento di andare in stampa,con gli ultimi calcoli da fare, il Mo-vimento 5 Stelle rischia diessere il primo partito conuna percentuale intornoal 29%, seguito dal Partitodemocratico staccato dipochi punti, e il Pdl fermoal 22%. La lista Montisembrerebbe attestarsiintorno al 6%, un esito un po’ scar-sino per chi aveva l’ambizione di-chiarata di fondare “un’altra co-sa”. Nelle prossime settimane - se

non già dalle prossime ore - si ve-dranno i risvolti del voto sugliequilibri della giunta regionale,ma i più attenti avranno certa-mente già fatto due conti. Il rischio, anche in questo caso, ènon capire la lezione: il pericoloriguarda sia il Popolo delle libertàdel Governatore Cappellacci sia ilPartito democratico.

Il dato elettorale di Grillo inSardegna è troppo alto peressere sottovalutato, ma sia-mo sicuri che in via Romaqualcuno cercherà di far fin-ta di nulla, di girarsi dall’al-tra parte e di derubricare l’e-pisodio come una dinami-

ca nazionale, destinata a non ri-petersi nell’Isola.Sarebbe un errore imperdonabile,utile con ogni probabilità soltan-

Ai sardi servono risposte,non inutili giri di valzer

S. N.

Dto a prolungare l’agonia di unagiunta regionale che ha comin-ciato a perdere pezzi. Una sorta diriedizione della Giunta Masala,quella che chiuse la legislatura incui Mauro Pili - con un’ondata divoti - avrebbe dovuto governareper cinque anni, e invece rimase aVilla Devoto solo pochi mesi.Impossibile non riferirsi alle can-didature in ordine sparso di alcu-ni assessori di punta: e mentre An-tonello Liori è rimasto nel grandealveo del centrodestra (con l’im-probabile lista Fratelli d’Italia), piùdelicato si presenta il caso dell’as-sessore alla Programmazione

Giorgio La Spisa, destinato a la-sciare l’esecutivo dal giorno dellacandidatura nella Lista Monti. Per Cappellacci si prospetta unrimpasto: se il governatore voles-se, potrebbe trasformare questomomento in una positiva oppor-tunità politica. Come? Dimo-strando di aver capito la lezionedegli elettori e rompendo gli in-dugi rispetto alla formazione diuna nuova giunta: operi l’ultimorimpasto scegliendo le migliori in-telligenze sarde, a prescindere dal-la tessera di partito, e formi unasquadra tecnica di alto profilo, ingrado di garantire in quel che restadell’attuale legislatura regionaleun governo dignitoso all’altezzadelle sfide in campo da un pezzo.Lasci per una volta da parte le al-chimie dei bilancini dei partiti -intenti a leccarsi le ferite - e lancisul tavolo del Consiglio regionaleuna buona dose di coraggio.Le zone della Sardegna dove Gril-lo ha sfondato sono quelle più di-sperate, quelle prese a schiaffi dal-la crisi e prese in giro da ministri inpasserella alla moda. Ai sardi ser-vono risposte, non giri di valzerinutili.

Legislatura regionale agli sgoccioli: che farà Cappellacci?

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4 IL PORTICO DEL TEMPIOil PoRtiCo domeNiCa 3 maRzo 2013

LL’ANGELUS, L’ULTIMO delsuo pontificato, che havisto una partecipazio-ne straordinaria di fede-

li, il Santo Padre ha approfonditoil significato del Vangelo domeni-cale che presentava la scena dellaTrasfigurazione del Signore: «Ge-sù si trasfigurò mentre pregava: lasua è un’esperienza profonda dirapporto con il Padre durante unasorta di ritiro spirituale che Gesùvive su un alto monte in compa-gnia di Pietro, Giacomo e Giovan-ni, i tre discepoli sempre presentinei momenti della manifestazionedivina del Maestro (Lc 5,10; 8,51;9,28). Il Signore, che poco primaaveva preannunciato la sua mor-te e risurrezione (9,22), offre ai di-scepoli un anticipo della sua glo-ria».Il Papa mostra poi un insegna-mento importante che provieneda questa pagina evangelica, quel-lo relativo al primato della pre-ghiera «senza la quale tutto l’im-pegno dell’apostolato e della ca-rità si riduce ad attivismo»: «nellaQuaresima impariamo a dare ilgiusto tempo alla preghiera, per-sonale e comunitaria, che dà re-spiro alla nostra vita spirituale.Inoltre, la preghiera non è un iso-larsi dal mondo e dalle sue con-traddizioni, come sul Tabor avreb-be voluto fare Pietro, ma l’orazio-ne riconduce al cammino, all’a-zione. L’esistenza cristiana – ho

A

scritto nel Messaggio per questaQuaresima – consiste in un conti-nuo salire il monte dell’incontrocon Dio, per poi ridiscendere por-tando l’amore e la forza che ne de-rivano, in modo da servire i nostrifratelli e sorelle con lo stesso amo-re di Dio».Benedetto XVI, sempre all’Ange-lus, ha poi richiamato il senso del-la sua scelta di rinunciare al mi-nistero petrino: «questa Parola diDio la sento in modo particolarerivolta a me, in questo momentodella mia vita. Il Signore mi chia-ma a “salire sul monte”, a dedicar-mi ancora di più alla preghiera ealla meditazione. Ma questo non

significa abbandonare la Chiesa,anzi, se Dio mi chiede questo èproprio perché io possa conti-nuare a servirla con la stessa de-dizione e lo stesso amore con cuiho cercato di farlo fino ad ora, main un modo più adatto alla mia etàe alle mie forze».In settimana il Santo Padre è statoimpegnato insieme a tutta la CuriaRomana negli Esercizi Spirituali.Al termine delle giornate degliesercizi, che hanno avuto cometema “Ars orandi, ars credendi. Ilvolto di Dio e il volto dell’uomonella preghiera salmica”, il Papaha sottolineato il valore del colle-gamento tra “logos” e “ars”: «i teo-

logi medievali hanno tradotto laparola "logos" non solo con "ver-bum", ma anche con "ars": "ver-bum" e "ars" sono intercambia-bili. Solo nelle due insieme appa-re, per i teologi medievali, tutto ilsignificato della parola "logos". Il"Logos" non è solo una ragionematematica: il "Logos" ha un cuo-re, il "Logos" è anche amore. Laverità è bella, verità e bellezza van-no insieme: la bellezza è il sigillodella verità».Sempre nelle parole pronunciatea conclusione degli esercizi Bene-detto XVI ha mostrato come l’uo-mo attraverso la fede possa con-templare la bellezza di Dio chevince le tenebre del peccato:«sembra quasi che il maligno vo-glia permanentemente sporcarela creazione, per contraddire Dio eper rendere irriconoscibile la suaverità e la sua bellezza. In un mon-do così marcato anche dal male, il"Logos", la Bellezza eterna el’"Ars" eterna, deve apparire co-me "caput cruentatum". Il Figlioincarnato, il "Logos" incarnato, ècoronato con una corona di spine;e tuttavia proprio così, in questa fi-gura sofferente del Figlio di Dio,cominciamo a vedere la bellezzapiù profonda del nostro Creatoree Redentore; possiamo, nel silen-zio della "notte oscura", ascoltaretuttavia la Parola. Credere non èaltro che, nell’oscurità del mon-do, toccare la mano di Dio e così,nel silenzio, ascoltare la Parola,vedere l’Amore».

Il Papa. Bellezza e verità vanno sempre insieme: la bellezza è il sigillo della verità.

“Credere è toccare la mano di Dioanche nell’oscurità del mondo”

ROBERTO PIREDDA

pietre

Cristiano ucciso per motivi religiosi

PAKISTAN

Un cristiano di 45 anni, è stato uc-ciso a colpi di fucile da un musul-mano a Lahore, nel Punjab, dopouna discussione su questioni reli-giose.Si tratta di un omicidio a san-gue freddo, legato, con ogni pro-babilità al fatto che l'uomo è statoritenuto “blasfemo” nella sue ar-gomentazioni di difesa della fedecristiana, rispetto a quella islami-ca. Il 46enne eraun cristiano con-vertitosi dall'in-duismo. Stabilito-si a Lahore da 20anni, dopo averabbracciato la fe-de cristiana. Alcuni giorni prima del-l'omicidio aveva avuto una discus-sione su temi religiosi con un mu-sulmano che ha atteso il momentogiusto e, armato di fucile, veden-dolo seduto davanti al negozio diun altro cristiano, gli ha sparato al-l'improvviso, uccidendolo sul col-po. L'assassino è stato arrestatoed è sotto custodia della polizia,che condurrà le indagini. L' episo-dio è emblematico della condizio-ne dei cristiani in Pakistan.

Sepolto il religiosoucciso a Zanzibar

TANZANIA

È stato sepolto nell'isola di Zanzibarp. Evarist Mushi, il sacerdote cat-tolico ucciso lo scorso 17 febbraio.Nel frattempo continuano le mi-nacce e le intimidazioni contro i cri-stiani che vivono nell'isola. Proprioieri ignoti hanno dato alle fiammeuna chiesa evangelica in costru-zione. A Natale, era stato grave-mente ferito p. Ambrose Mkenda.Da registrare che in concomitanzail ferimento di p. Ambrose eranostati distribuiti dei volantini che ap-pellavano ad attaccare le chiese.“Le forze dell'ordine avrebbero do-vuto condurre delle inchieste ap-propriate per prevenire gli atti diviolenza” ha dichiarato il CardinalePengo, Arcivescovo di Dar es Sa-laam.

Sacerdote ucciso per rapina

VENEZUELA

Un altro sacerdote ucciso in Ame-rica Latina. Si tratta di p. JoséRamón Mendoza, 44 anni, assas-sinato nello Stato di Lara in Vene-zuela (circa 400 km da Caracas) P.Mendoza stava percorrendo lastrada che porta al quartiere ElManzano nel comune di Iribarrenquando è stato intercettato da ungruppo di malviventi che si sonoavvicinati alla sua vettura ferma alsemaforo. Alla vista dei banditi lareazione del sacerdote è stata diaccelerare ma è stato raggiunto daun proiettile alla testa, che lo ha uc-ciso. Le autorità locali hanno aper-to un'indagine per accertare l'ac-caduto. Padre José Mendoza eraparroco di S. Juan Evangelista, nelquartiere Brisas de El Obelisco.

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5IL PORTICO DEI GIOVANIdomeNiCa 3 maRzo 2013 il PoRtiCo

dei bambini. Sono la speranza del-la Chiesa e quanto hanno realiz-zato è il frutto del lavoro portatoavanti dalle scuole di catechismo edalle parrocchie nel corso degli ul-timi mesi”. Sulla necessità di pro-porre temi validi ai più piccoli con-corda anche Miriam, collaboratri-ce dell’Ufficio Missionario. “Dob-biamo portare avanti iniziative disensibilizzazione e di educazionealla mondialità dei ragazzi – dice –perché è necessario farli crescerecon la consapevolezza che il so-stegno ai popoli più deboli è unacosa importante. I progetti soste-nuti dalla Giornata né sono unesempio”. Per ciò che concerne l’a-spetto artistico l’esperienza di Pie-ro Collu e della sua band ha di cer-to contribuito alla riuscita della se-rata. “Credo che davvero bisognaessere grati al professor Piero Col-lu – dice don Nino - che è stato il di-rettore artistico della Giornata, in-sieme ai suoi ragazzi della scuolamedia”. Da segnalare che l’innodella prima giornata dei RagazziMissionari era stato cantato da Ila-ria Porceddu, giovane cantante as-seminese, che nell’ultima edizionedel Festival di Sanremo ha ben fi-gurato nella categoria nuove pro-poste.Al centro di tutto restano però i ra-gazzi, impegnati per mesi insiemealle catechiste. “Credo che questorappresenti il dato più importante- conclude don Onnis – e conti-nueremo a lavorare così anche nelprossimo futuro”.

Iniziative. Sesta edizione per la manifestazione organizzata alla Fiera dal Centro diocesano missionario.

L PADIGLIONED DELLA FIERA In-ternazionale della Sardegna,stracolmo di bambini e geni-tori, ha ospitato domenica

pomeriggio la Giornata dei Ragaz-zi Missionari, giunta alla sesta edi-zione. Oltre tre ore all’insegna del-la festa ma anche della sensibiliz-zazione al tema della missione, co-sì come prevede l’oramai tradizio-nale incontro per i più piccoli.Oltre una ventina le parrocchierappresentate, comprese alcunescuole che non sono volute man-care nel dare il loro contributo perla festa: disegni, cartelloni, musica,canto danza e le testimonianze dichi come Rosaria Boi, missionariain Kenya, opera in una scuola ma-terna a servizio dei più piccoli inun contesto di povertà estrema. Accanto al sostegno per il proget-to “Una matita per il Kenya” anchequello abbracciato già da qualcheanno dall’Ufficio Missionario persostenere la realizzazione di unpozzo nella parrocchia di Bibur-

IROBERTO COMPARETTI

ga, nella Guinea Equatoriale, doveinvece opera padre Adolfo, sacer-dote guineiano ma ordinato a Sa-massi con solidi legami in Sarde-gna.Non è voluto mancare l’Arcive-scovo che ha ricevuto dalle manidella piccola Marika la magliettacon il logo della Giornata. Monsignor Miglio nel corso delsuo intervento ha ricordato comeal Giornata dei Ragazzi missiona-ri in un certo senso l’ha inventataGesù stesso nel giorno del suo in-gresso a Gerusalemme, “quando –ha detto l’Arcivescovo - a dorso di

un’asina Gesù è stato riconosciutocome il Messia dai giovani ebrei enon dai farisei che non sono riu-sciti a far tacere quei giovani. Mifarò portatore dell’espressione divicinanza e di preghiera al PapaBenedetto XVI dei ragazzi missio-nari della Diocesi di Cagliari, inquesto momento delicato dellasua vita personale e della Chiesa.Come primo missionario il Papaha compiuto numerosi viaggi perincontrare e confermare nel pro-prio servizio al Vangelo i missio-nari che operano in tante parti delmondo”.

Giornata dei ragazzi missionari, per educareanche i più giovani ai temi della mondialità

Il pomeriggio si è snodato tra i di-versi “numeri” presentati dalleparrocchie. C’è chi come Sant’Eu-sebio ha presentato la canzone“Carissimo mio fratello”, o chi haportato altri due canti, come ilgruppo della scuola media “Pa-scoli” di Assemini, uno dei qualiha visto la richiesta di bis da partedel pubblico. “Nell’Anno della Fede – ha dettodon Nino Onnis, direttore del Cen-tro Missionario – il tema “Imparo acredere” è stato l’inno ed il filo con-duttore della serata, nella quale èemersa la spontaneità e la bellezza

Un padiglione di viale Diazstrapieno per la gioiadei grandi e dei bambini,una serata riuscitissima.Mons. Arrigo Miglio:“Porterò al Papa il salutodei ragazzi di Cagliari”

Nelle immagini, alcuni momenti della Festa alla fiera.

Fotocronaca

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IL PORTICO DEI GIOVANIil PoRtiCo DOMENICA 3 maRzo 20136

Scout. “le pantere” di Capoterra raccontano la loro esperienza e si preparano al “San Giorgio”, un campo speciale.

STOTE PARATI" questo è ilmotto dei Reparti: delleGuide e degli Esploratori.Si, perchè bisogna essere

preparati ad ogni evenienza; pren-derla sempre per il verso giusto, nonscoraggiarsi mai e dare sempre delproprio meglio. Molti pensano chefare scautismo significhi soltantoindossare un fazzolettone, fare lepreghiere e andare in chiesa; ma èmolto di più. Essere scout significarinunciare all'essenziale per calarsiin nuove avventure che vanno oltrei cellulari e tutte le comoditá, signi-fica conoscere nuove persone chehanno qualcosa in comune con te ecamminare sul tuo sentiero con lo-ro. Essere scout significa non vergo-gnarsi di indossare una uniformecosí fuori dal comune, significa can-tare e essere felici anche quando si éstanchi e non si ha piú forza di cam-minare.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Non uno sport, ma un autentico stile di vitaQuando un sentiero rappresenta l’esistenzaTutti i reparti della zonadi Cagliari si ritroverannoper ricordare il Patrono.Sono iniziate le attività preparatorie all’evento:così i diretti protagonistici raccontano l’avventura

Lo scoutismo è un mondo fantasti-co dove ognuno è libero di esprime-re se stesso, di acquisire competen-ze, di vivere il mondo in modo criti-co, di ragionare su se stesso e di aiu-tare gli altri senza pretendere nientein cambio. Lo scautismo non é unosport come il calcio, la danza, non écome andare al bar con gli amici,ma è un insieme di scelte che for-mano una persona, uno stile di vitache viene o almeno dovrebbe esse-re applicato sempre, non solo quan-do si indossa l'uniforme. All'inter-no del reparto e delle squadriglie na-scono rapporti di amicizia e d'inte-sa che non potrebbero crearsi in al-tre situazioni, perchè è un rapportodavvero forte e reale.

Ma il momento in cui entriamo ve-ramente a far parte della grande fa-miglia mondiale degli scout é quan-do facciamo la promessa. Grazie aessa riceviamo diversi strumenti checi accompagnano in tutto il nostrosentiero: il fazzolettone, che rappre-senta noi stessi, la nostra promessae il nostro Gruppo; il rosario, cherappresenta la nostra amicizia conDio. Come diceva il nostro fondato-re, Baden Powell, "lo scautismo è pertutti ma non tutti sono per lo scauti-smo". Per esempio, molte volte ci siritrova a parlare con bambini scoute non scout e fidatevi, si vede la dif-ferenza. Hanno mentalità comple-tamente diverse e chi non ha maifatto scautismo non saprá mai cosa

E

AQUALCHESETTIMANAil nuo-vo direttore del College“Sant’Efisio”, ricavato nella

struttura del Seminario Arcive-scovile, è don Matteo Vinti. Natonel 1978, ordinato l’11 settembre2010, si è licenziato in Teologia Si-stematica a Friburgo in Germania,dove prosegue gli studi col dotto-rato; alle spalle ha una laurea inLettere classiche ed un dottoratoin Letteratura Comparata all’Uni-versità di Cagliari. Oltrealla direzione del Colle-ge, insegna alla FacoltàTeologica.Don Matteo, come na-sce il suo ritorno in Dio-cesi?Era già preventivato: l’e-state scorsa avevo avutoun colloquio con l’Arci-vescovo, nel quale avevamo con-cordato il mio rientro in Diocesinon appena avessi messo insiemein Germania materiale sufficiente

a permettermi di svolgere a Ca-gliari la mia tesi di dottorato.Immaginava di diventare diret-tore del College o si aspettava unservizio in parrocchia?Al Seminario Romano – il cui tar-get specifico è la formazione deiparroci – ho sempre visto con so-spetto una riduzione delle neces-sità pastorale diocesane al soloambito parrocchiale. Non c’èdubbio che la parrocchia svolgacompiti fondamentali e ineludi-bili, com’è vero che la stragrande

maggioranza dei pretidiocesani sono o sa-ranno chiamati a svol-gere il loro ministeroin parrocchia; tuttaviala parrocchia nonesaurisce le esigenzepastorali di una dioce-si. Del resto, noi venia-mo ordinati non per

essere parroci, ma per collabora-re col Vescovo, e ci è chiesto di es-sere disponibili a qualunque ruo-lo egli intenda assegnarci. Sono

però rimasto sorpreso dell’inca-rico: pensavo che il mio prede-cessore, don Francesco Ibba, sa-rebbe restato ancora a lungo. Lacontingenza che lui sia stato chia-mato ad altro servizio a Roma haspinto l’Arcivescovo a cercare unsostituto proprio nel momento incui stavo per rientrare. Per partemia, già quest’estate avevo fattopresente a mons. Miglio come lastesura della tesi dottorale e la ri-chiesta di collaborazione da par-te della Facoltà Teologica avreb-bero reso difficoltoso un servizioparrocchiale a tempo pieno. Luiavrà giustamente ritenuto chel’incarico al College potesse ov-

viare sia alle esigenze della Dio-cesi, sia al proseguimento dei mieistudi.A conti fatti quali sono ora i suoiincarichi?Oltre alla direzione del College ealla dissertazione dottorale, da po-chi giorni tengo un corso di licen-za in Facoltà Teologica. Mi è an-che stato chiesto di aiutare perqualche tempo il parroco di SanTarcisio a Pirri, che non è in per-fette condizioni fisiche.Con i ragazzi come va?È presto per dirlo, ma i primi pas-si sono positivi. Sono grato a donFrancesco per aver avviato con or-dine e precisione, soprattutto dal

R. C.

D

vuol dire guardare le stelle la notteseduto vicino a un fuoco, non saprámai cosa significa dormire nella ten-da con il sacco a pelo. A parer no-stro un ragazzino che fa o che hafatto scautismo riuscirà ad affron-tare tutte le difficoltà nella vita, per-chè le affronterà sempre con il sor-riso e in un modo o in un altro unasoluzione la troverà sempre. Perchèè questo che fa uno scout: VIVE.Oltre a vivere tutto questo, con il no-stro gruppo abbiamo anche dei mo-menti di condivisione con altri Re-parti. Questo avviene soprattuttodurante un particolare campo, il"San Giorgio" che vede tutti i repar-ti della zona di Cagliari in un unicocampo a giocare e a pregare insieme,

ricordandoci del nostro Santo Pa-trono, appunto San Giorgio. É proprio per questo che ci troviamoa scrivere questo articolo; infatti co-me preparazione pre-campo é statochiesto a ogni squadriglia (gruppo diragazzi componenti del reparto, ma-schi o femmine, formata da 5 a 7 per-sone) di compiere un' impresa disquadriglia, cioé qualcosa che lasquadriglia deve fare autonoma-mente, che poteva occupare diversiambiti, tra cui quello da noi scelto, ilgiornalismo. Questo ci sta interessando molto e sista rivelando anche molto utile. Lanostra squadriglia é formata da 7persone, tra cui c'é un caposquadri-glia, un vice caposquadriglia e altre5 squadrigliere. Siamo molto in sin-tonia tra di noi e riusciamo sempre afare quello che ci viene richiesto. In-somma lo scautismo é una vera pa-lestra di vita.

Il cortile interno del College “Sant’Efisio”; nella foto piccola, don Matteo Vinti.

Cambio della guardiaal College Sant’EfisioDon Vinti al posto di don Ibba, neo-officiale della Rota

punto di vista amministrativo eorganizzativo, la vita della strut-tura; a me è rimasto il compito diverificare che l’attività vada avan-ti senza intoppi. Il direttore delCollege ha certamente compiti lo-gistico-amministrativi, ma essi so-no in funzione della crescita per-sonale e comunitaria degli stu-denti (e pure del direttore). Ancheconsegnar loro i gettoni della la-vatrice o far sistemare le macchinedel caffè può essere un’occasioneper avviare un rapporto con i ra-gazzi, per conoscerli, per ascoltar-ne e, magari, condividerne i biso-gni in un tentativo di cammino co-mune.

La Squadriglia Pantere delGruppo Capoterra II

Francesca PantaleoElena LaoAlessandra SerreliSara PisanoLetizia MontalbanoGiulia ZuddasFedra MeloniLetizia MontalbanoSara Pisano

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DOMENICA 3 maRzo 2013 7IL PORTICO DI CAGLIARI IL PORTICO

L’incontro di “Policoro” dello scorso giugno; nella foto Virginio Condello.

Personaggi. Festa della donna speciale per parlare di Mercede Mundula e Anna Figus.

N OCCASIONE DELLA FESTA delladonna, il Museo diocesano diCagliari ha promosso - per l’8marzo alle 17 -un incontro su

“Femminilità e spiritualità in due fi-gure del Novecento sardo: MercedeMundula e Anna Figus”. Maria Fran-cesca Porcella e Alessandra De Valleguideranno l’ascolto di alcuni braniscelti dagli scritti delle due figureprotagoniste letti da Amelia Porcel-la Lissia: sarà un omaggio a due don-ne cagliaritane, animate da una finespiritualità, note per l’impegno cul-turale, civile e religioso.Più nota è sicuramente MercedeMundula (Cagliari 1890-Roma1947), poetessa, scrittrice, critica let-teraria, traduttrice di fama naziona-le, amica della Deledda di cui stu-diò a fondo l’opera. Ebbe una sensi-bilità femminile in tutta la sua pro-duzione, soprattutto nell’interpre-tazione delle numerose figure didonne della storia civile, letteraria ereligiosa su cui si documentò attra-

IRAFFAELLA FADDA

verso le fonti (Giuseppina Strappo-ni, Eleonora d’Arborea, Teresa d’A-vila, Madame Lespinasse, Luise Co-let, le donne dei romanzi della De-ledda ecc.). Se questo aspetto di finesensibilità femminile è stato benesaltato dalla recente critica, non èstato invece valorizzato lo slanciospirituale e religioso che si evincesoprattutto dalla produzione poe-tica: preghiere, inni di lode a Dio, ri-flessioni ispirate a brani evangelici,che fanno intravedere un’animaprofondamente grata alla vita e alsuo Creatore e consapevole della fi-nitezza dell’uomo ma ben fondatasulla fiducia nella Trascendenza,aperta all’infinito e alla speranza.Un sentimento religioso sereno, pa-cato, meditativo, poetico, tinto alfemminile e per certi aspetti inprofonda sintonia con quello dellesorelle anch’esse poetesse, Teresa e

Francesca.Se la Mundula ha espresso una fem-minilità e spiritualità in un contestolaico e civile, Anna Figus (Cagliari1900-1995), ha mostrato questi stes-si valori in ambito religioso, ma inun contesto sociale più problemati-co. La Figus, donna semplice e mi-nuta, con una vocazione alla vitacontemplativa frustrata da una ma-lattia, si dedicò all’apostolato spic-ciolo finché la Provvidenza non lacondusse, quasi per caso, a farsi ca-rico della rigenerazione morale didonne sfruttate dalla prostituzione,che suscitavano il disgusto della so-cietà. Fondò la Congregazione dellePie Suore della Redenzione nel 1935in mezzo a difficoltà e pericoli, mapiù che un’opera sociale fu un’ope-ra di evangelizzazione, unita a un’in-tuitiva pedagogia cristiana. Chi laavvicinava, raccontano i testimoni,

Così due donne cagliaritane difeseroper prime la condizione femminile

aveva l’impressione di essere il suounico interlocutore, l’unico ogget-to delle sue cure: le donne che assi-steva, abituate per anni ad esseretrattate come animali, ne venivanoconquistate. Gli eccellenti risultatifurono perfino citati in Parlamentonella discussione della legge Merlinper confutare le tesi di chi conside-rava la prostituzione una strada sen-za uscita. Mossa unicamente dall’a-more, alle sue “figliole” ripeteva : “voilo sapete che siete la ragione d’es-sere della mia vita e della mia offer-ta a Dio, l’anelito continuo della miaanima, il palpito più tenero della miamaternità..”. Il problema sociale del-la prostituzione rimaneva fuori dal-l’orizzonte dei suoi interessi perchéa madre Anna stava a cuore pren-dersi cura di persone reali, con la lo-ro storia e il loro dolore: “Il nostrocarisma –spiegava- non è “converti-re”, ma “essere Gesù per le anime”, ri-velando nel nostro amore l’Amoremisericordioso del suo Cuore”.Le “Lettere alle figliole” testimo-niano grande tenerezza e rispettoper l’umanità umiliata e ferita esvelano una spiritualità altissima,una teologia affascinante dove ap-pare il volto misericordioso e “ma-terno” di Dio. Due figure diversis-sime , ma capaci di dedicare la vitaall’elevazione della donna, en-trambe animate da una fine sen-sibilità spirituale che non è rimastanella sfera intima e privata ma si ècomunicata con dolcezza allarealtà che le circondava.

La poetessa cagliaritanascrisse numerosi innidi lode e preghiere.La fondatrice delle Suoredella Redenzione segnòl’inizio del secolo scorsocon un’opera instancabile

VOLTE QUESTO è un mestierestrano, soprattutto quandodevi superare te stesso per

scrivere di chi hai conosciuto e al-l'improvviso scompare. Virginio Condello, 56 anni, dopo duemesi di male incurabile, non è più fi-sicamente tra noi. Attualmente ri-copriva il ruolo di direttore di Conf-cooperative, l'organizzazione re-gionale che raduna le cooperative,ma era anche un riferimen-to per la Chiesa di Cagliarinei problemi sociali, tantoda essere tra i fondatori del-la “Scuola di fede e dottrinapolitica Paolo VI”. Chiamatodall'allora arcivescovo diCagliari, monsignor Ottori-no Pietro Alberti, costituì il fondoantiusura con la partecipazione dialcuni istituti di credito e della dio-cesi cagliaritana. Virginio era anche un uomo di cul-tura, amante del teatro, passione

che aveva coltivato fin da ragazzonella compagnia teatrale di Car-loforte, paese del quale era origina-rio, dove ora è sepolto. L'avevo co-nosciuto proprio lì, nel gruppo tea-trale “Cristoforo Colombo”, diven-tato poi gruppo "Don Ignazio Ga-rau", in nome del sacerdote dallespiccate doti creative e sociali, cheaveva operato come vicario nell'al-lora unica parrocchia dell'Isola diSan Pietro. Ero poco più che unbambino quando ci trovammo

coinvolti nella preparazionedi un testo piuttosto com-plesso, e vidi in lui tanto im-pegno e tanta dedizionenello studiare la parte.La sua mimica facciale eraimpressionante, talento na-turale unito alla profonda

conoscenza del testo, fosse impe-gnativo o un po' più frivolo comequello delle commedie dialettali intabarkino, lingua che ci accomuna-va ad ogni incontro. L'incipit era ilsolito “Allua cumm'annemu?”; “Al-

Uomo colto e affabile, sosteneva i più deboli

ROBERTO COMPARETTI

Alora come va?”. La risposta era la so-lita “Ben!”, “Bene”, seguita da reci-proci sorrisi. Da lì partiva la classicachiacchierata sulle ultime da Car-loforte e sui nostri rispettivi impegni,anche in questo Virginio mostravagrande sensibilità.Lo scorso giugno l'ho intervistatodurante un corso di formazione peril progetto “Policoro”, che la Chiesa diCagliari ha rivitalizzato, per cercaredi venire incontro ai bisogni dei gio-vani in cerca di occupazione e desi-derosi di crearsi un impresa. Avevovisto il suo impegno nell'ascoltare iragazzi e le ragazze presenti, nel da-re loro consigli per cercare di diven-tare imprenditori di se stessi, e nelrassicurare che l'organizzazione dalui diretta avrebbe supportato la na-scita di un'azienda, fosse anche con

unico titolare.Credeva nei giovani, li sosteneva co-me aveva fatto anche nelle Acli, dicui era stato dirigente. Come re-sponsabile dell'ufficio ricerche e svi-luppo dell'Enaip (l'Ente di forma-zione Acli) aveva contribuito al pro-cesso di internazionalizzazione del-l'istituto, con l'apertura dell'ufficio diBruxelles e facendo nascere in Bra-sile un'iniziativa per promuovere ilriscatto dei giovani di strada realiz-zando, a Salvador de Bahia, un'a-zienda avicola.Virginio si è sempre speso per indi-rizzare le scelte a favore degli stratipiù deboli ed esposti della società.Lo faceva con il sorriso e l'ironia diuomo colto, che poteva dire la suasenza mostrare alcuna spocchia. Un insegnamento per tanti.

Ritratto di Virginio Condello, dirigente di Confcooperative

brevi

“Sogno una Chiesa”:ricordo del card. Martini

INTERVIENE LUIGI ACCATTOLI

Si terrà venerdì 1 marzo alle18.30 nel Teatro dei Gesuiti diSan Michele (via Ospedale, 4)un ricordo del cardinale CarloMaria Martini intitolato “Sogno

una Chiesa”. E’ prevista la par-tecipazione all’incontro di LuigiAccattoli, giornalista e vaticanistadel Corriere della Sera, padreMaurizio Teani, gesuita, presidedella Facoltà Teologica di Ca-gliari, Padre Enrico Deidda, ge-suita, Comunità di San Michele diCagliari.Si tratta di una occasione privile-giata per conoscere da vicino lafigura del cardinal Martini e il pre-zioso insegnamento da lui con-segnato alla Chiesa e al mondo.

Parrocchia di Senorbì,giovani con mons. Miglio

IL 3 MARZO ORE 16.30

Nel pomeriggio (inizio ore 16.30,conclusione intorno alle 20) di do-menica 3 marzo 2013, nella par-rocchia di Santa Barbara a Se-norbì, si terrà il secondo incontrodei giovani con l’arcivescovo, inpreparazione alla GMG di Rio deJaneiro (che si terrà nella metro-poli brasiliana a luglio 2013).L’incontro è indirizzato in modoparticolare ai ragazzi degli oratori edei gruppi ecclesiali e ai loro ani-matori, che vogliono approfondirei temi più importanti anche in vistadella partecipazione alla grandeGiornata mondiale della Gioventùe all’incontro con il Pontefice.

Sposatevi,ma rimanete fidanzati“Sposatevi, ma rimanete fidanza-ti!”: è il provocatorio titolo dell’in-contro con il giornalista Luigi Ac-cattoli, previsto per il 3 marzo a par-tire dalle 10 nei locali di via Ospe-dale 8 (piano terra), nell’ambito de-gli incontri periodici per giovanicoppie e giovani famiglie, coordi-nati da padre Enrico Deidda e si-gnificativamente intitolati “Risco-prire il gusto di vivere insieme”.Lo schema degli incontri, aperti atutti e cominciati a novembre, pre-vede l’ascolto di una riflessione o diuna testimonianza e il pranzo co-munitario (alle 13.15). E’ garantito il servizio di baby sitter.Al termine - intorno alle 14.45 - vie-ne celebrata la messa.

Madre Anna Figus e Mercede Mundula.

GIOVANI COPPIE E FAMIGLIE

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IL PORTICO DE il PoRtiCo8

n quel tempo si presentarono alcuni a rife-rire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui san-gue Pilato aveva fatto scorrere insieme aquello dei loro sacrifici. Prendendo la pa-rola, Gesù disse loro: «Credete che quei Ga-lilei fossero più peccatori di tutti i Galilei,per aver subito tale sorte? No, io vi dico, mase non vi convertite, perirete tutti allo stes-so modo. O quelle diciotto persone, sullequali crollò la torre di Sìloe e le uccise, cre-dete che fossero più colpevoli di tutti gliabitanti di Gerusalemme? No, io vi dico,ma se non vi convertite, perirete tutti allostesso modo».Diceva anche questa parabola: «Un taleaveva piantato un albero di fichi nella suavigna e venne a cercarvi frutti, ma non netrovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sonotre anni che vengo a cercare frutti su que-st'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque!Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quel-lo gli rispose: “Padrone, lascialo ancora que-st'anno, finché gli avrò zappato attorno eavrò messo il concime. Vedremo se porteràfrutti per l'avvenire; se no, lo taglierai”».

Lc 13,1-9

I

III DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

dal Vangelo secondo Luca Venne a cercarvi frut ma non ne trovò

I l Vangelo mostra, in maniera particola-re, una tensione presente in tutta la Bib-bia: da una parte, la pazienza e il per-dono di Dio, da una parte, e, dall’altra,gli effetti nefasti del nostro peccato sunoi stessi e sul nostro rapporto con Dio. Sbilanciarci verso uno dei due estremipuò essere molto pericoloso, portando-ci a pensare, con troppo ottimismo, chenon importa ciò che facciamo, tanto Dioci perdona e dimentica tutto il male checommettiamo o, con eccessivo pessi-mismo, che abbiamo commesso cosìtanti peccati da essere ormai condan-nati. L’evangelista Luca è, tra gli evangelisti,quello più attento a sottolineare il per-dono di Dio, e lo dimostra il fatto chesolo lui riporti importanti detti e azionidi Gesù, come nel caso della paraboladel padre misericordioso (Lc 15,11-32;conosciuta anche come parabola del fi-gliol prodigo) e in quello del perdono

concesso sulla croce al ladrone pentito(Lc 23,39-43). Luca, nonostante questa attenzione,non può fare a meno di riportare anchediscorsi di ammonimento molto forti,come quello che costituisce la primaparte del nostro brano: l’evangelista noncerca una facile via di fuga dalla tensio-ne di cui parlavamo prima, dato che en-trambi gli elementi fanno parte dell’in-segnamento di Gesù.La “chiave” che ci può permettere dicomprendere la prima parte del branoodierno sta tutta in quella condizioneripetuta due volte: “se non vi convertite”.Attraverso la conversione è possibile al-leggerire quella tensione e, se guardia-mo bene, questo vale anche per gli altridue passi che abbiamo citato prima: ilpunto di svolta, nella parabola del padremisericordioso, è dato dalla presa di co-scienza del proprio stato e dalla deci-sione di cambiare da parte del figlio (“Al-lora rientrò in se stesso e disse: […] Mileverò e andrò da mio padre…” Lc

15,17a.18a) mentre, nell’episodio del la-drone pentito, la conversione, sebbeneimplicita, è evidente. La conversione èfondamentale per ogni cristiano perchéci mette in condizione di corrisponderea quel desiderio di perdono da parte diDio. Senza una vera e costante conver-sione non possiamo essere in grado diaccogliere il dono di Dio.Nella parabola che costituisce la secon-da parte del brano l’attenzione si spostadall’uomo a Dio ma, contemporanea-mente, si continua a sottolineare quan-to sia essenziale la conversione. Nel racconto troviamo vari elementi chesono, per noi, rassicuranti: la perseve-ranza di Dio (“sono tre anni che vengo acercare frutti”), l’intercessione del vi-gnaiolo (“Padrone, lascialo ancora que-st’anno”), il suo impegno (“gli avrò zap-pato attorno e avrò messo il concime”).Tutti questi elementi sono finalizzati al-la conversione (“Vedremo se porteràfrutti per l’avvenire”) che, in questo ca-so, oltre ad essere resa possibile dall’in-

tercessione del vignaiolo, è anche frut-to del suo lavoro. La conversione è no-stra, non potrebbe essere altrimenti, sia-mo noi a dover portare frutto, ma nonsiamo soli in questo cammino, questo“vignaiolo” lavora con noi e per noi.Non basta però sottolineare che è ne-cessario convertirsi, bisogna aggiunge-re che è necessario farlo “oggi”. Questoinvito è ripetuto in entrambe le sezionidel nostro brano: nella prima in negati-vo, sottolineando la caducità della vitaumana, e nella seconda in positivo, co-me concessione, seppure per un perio-do limitato, un anno. Questa “sollecitazione” può essere vi-sta, allo stesso tempo, sia come un li-mite, anche come un invito a vivere ognimomento nella sua pienezza, realiz-zando il progetto che Dio ha su di noi. Laconversione non è semplicemente unmodo per evitare la meritata punizio-ne divina, è l’atteggiamento con cui pos-siamo imparare ad essere veramente “aimmagine e somiglianza di Dio”.

Per richiamare alcuni aspetti della riflessione di BenedettoXVI in questo Anno della Fede è utile riprendere in mano iltesto della Lectio divina da lui tenuta lo scorso 8 Febbraioal Seminario Romano Maggiore. Il testo di riferimento del-la lectio è quello della Prima Lettera di Pietro 1,3-5. Pietro scrive “agli eletti che sono stranieri dispersi” (1 Pt 1,1),il Papa a tale proposito sottolinea il significato di “elezione”e di “stranieri”.La fede fa comprendere al cristiano di essere un “eletto”:«Dio ci ha conosciuto da sempre, prima della nostra nascita,del nostro concepimento; ha voluto che io sia portatore del-la sua elezione, che è anche sempre missione, soprattuttomissione, e responsabilità per gli altri».I cristiani nell’impegno di vivere la loro fede sono degli “stra-nieri” nel mondo: «nei posti di lavoro i cristiani sono una mi-noranza, si trovano in una situazione di estraneità; meravi-glia che uno oggi possa ancora credere e vivere così. Que-

sto appartiene anche alla nostra vita: è la forma di essere conCristo Crocifisso».Tre espressioni del testo vengono poi approfondite da Be-nedetto XVI: “rigenerati”, “eredità” e “custoditi dalla fede”.La dinamica della fede mostra la rigenerazione nella vita delcristiano: «essere cristiano non è entrare in un gruppo perfare qualcosa, non è un atto solo della mia volontà, della miaragione: è un atto di Dio. Rigenerato non concerne solo lasfera della volontà, del pensare, ma la sfera dell’essere.Sono rinato: questo vuol dire che divenire cristiano è in-nanzitutto passivo; io non posso farmi cristiano, ma vengofatto rinascere, vengo rifatto dal Signore nella profondità delmio essere».L’espressione “eredità” indica per il cristiano la possibilità diuna fede “sana” nel futuro: «eredità è una cosa del futuro,e così questa parola dice soprattutto che da cristiani ab-biamo il futuro: il futuro è nostro, il futuro è di Dio».

Ogni cristiano è poi “custodito dalla fede”: «la fede è “vigi-le” del mio essere, della mia vita, della mia eredità. Dobbiamoessere grati per questa vigilanza della fede che ci protegge,ci aiuta, ci guida, ci da la sicurezza: Dio non mi lascia caderedalle sue mani».La fede viene rappresentata da Benedetto XVI riprenden-do il racconto evangelico dell’emorroissa (Mt 9, 20-22): «ilSignore sa: c’è un modo di toccarlo, superficiale, esteriore,che non ha realmente nulla a che fare con un vero incontrocon Lui. E c’è un modo di toccarlo profondamente. E que-sta donna lo ha toccato veramente: toccato non solo conla mano, ma con il suo cuore e così ha ricevuto la forza sa-natrice di Cristo, toccandolo realmente dall’interno, dalla fe-de. Questa è la fede: toccare con la mano della fede, con ilnostro cuore Cristo e così entrare nella forza della sua vita,nella forza risanante del Signore».

di don Roberto Pireddail portico della fede MINORANZA ANCHE NEI POSTI DI LAVORO

DON ANDREA BUSIA

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ELLA FAMIGLIA domeNiCa 3 maRzo 2013 9

RE GIORNI PER ammirare labellezza delle icone, stru-mento per contemplare la

bellezza della Fede. Dal 25 al 27 feb-braio scorso la parrocchia di Setti-mo San Pietro ha ospitato una tregiorni di catechesi con le icone chel'iconografo Michele Ziccheddu hapresentato al pubblico. “L'iniziativa- dice il parroco, don Elenio Abis - ènata dalla volontà di approfondire itemi della fede nell'Anno che stia-mo vivendo ed in preparazione allaPasqua, in un tempo così particola-re come quello della Quaresima. Latre giorni intendeva anche sensibi-

lizzare i fedeli alla bellezza di Dioattraverso l'immagine. Quale mi-gliore dimostrazione che l'icona,una rappresentazione che va oltreallo sguardo ed interroga l'uomo,mettendo in comunicazione l'u-mano ed il divino? L'idea era pro-prio questa: trovare un modo chepermettesse a ciascuno di ammi-rare l'icona e di fare un'esperienzaspirituale, in grado di andare la di làdella semplice visione”.Un'iniziativa, quella di don Elenio,che rientra nel percorso che la co-munità parrocchiale ha intrapresogià nei mesi scorsi, quando è stataospitata la mostra sull'Anno dellaFede, tra le prime parrocchie d'Ita-lia, e che ha riscosso una buona pre-senza di fedeli, sintomo del biso-gno di bellezza e di fede insito nellacomunità settimese.“In questo anno della Fede - conti-nua don Elenio - la visione di questeicone ha rappresentato una possi-bilità offerta a tanti di poter vedertrasformato uno sguardo umano inuno sguardo di fede, questo perchélo sguardo umano deve fermarsi da-vanti a quell'immagine, mentre lo

sguardo di fede va oltre. Nell'icona simanifesta un “oltre” che non è pie-namente descrivibile ed oggettiva-bile. Nei tre giorni, a partire dal lin-guaggio dell'icona e con l'aiuto del-l'iconografo, ci siamo preparati a vi-vere il tempo della Pasqua, culmineed essenza della vita cristiana. Hopensato a questi tre giorni memoredi quanto il Papa Benedetto XVI haindicato nel concetto di fede comebellezza: “Credere è bello”. Partireda un qualcosa di bello per intra-prendere un cammino di forma-zione che fosse però anche un cam-mino di fede. È in sintesi questo ilmotivo che ci ha spinti ad organiz-zare l'iniziativa, che di fatto è unanuova forma di catechesi, non piùincentrata su uno che parla ed altriche ascoltano, ma ciascuno ha po-tuto visionare e cogliere aspetti par-ticolari delle icone esposte”.Un cammino che la comunità diSettimo San Pietro sta facendo conuna serie di iniziative in via di rea-lizzazione nel corso nell'anno pa-storale con una predilezione per ciòche è bello. “Lo erano i 32 pannelliche hanno contraddistinto la mo-stra dell'Anno della Fede - dice an-cora il parroco - lo sono state le ico-ne che abbiamo ammirato nei gior-ni scorsi. La tre giorni ha messo inevidenza le icone, uno strumentoper vivere a pieno la propria vita difede, a partire da qualcosa che nonriempie solo gli occhi ma va davve-ro oltre lo sguardo umano per riem-pire lo sguardo di fede. In questo modo è possibile cam-biare il modo di vedere la vita, so-prattutto “l'arte del vivere” e quindiil nostro credere, andando ad inci-dere anche sul vissuto quotidiano diciascuno”.

Nelle iconela bellezza della fede

R. C.

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Catechesi particolare a Settimo San Pietro.

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Lei, tempo fa, ha scritto che “la fede non è scom-parsa, ma è emigrata nell’ambito del soggettivo.”Per la Chiesa, quali sono le conseguenze del rela-tivismo contemporaneo?Dall’epoca dell’Illuminismo, la fede non è più la mis-sione comune del mondo così com’era, invece, nelMedio Evo. La scienza ha istituito una nuova perce-zione della realtà: si considera come oggettivamentefondato quello che può essere dimostrato come inun laboratorio. Tutto il resto - Dio, la morale, la vitaeterna - è trasferito nell’ambito del soggettivo. Pensareche c’è una verità accessibile a tutti nell’ambito dellareligione implicherebbe anche una certa intolleranza.Il relativismo diventa la virtù della democrazia.Per la Chiesa, la fede cristiana ha, quindi, un con-tenuto oggettivo?Certo, e in questo contesto intellettuale è tutta la no-

stra difficoltà di annunciare il Vangelo. Ma possiamomostrare i limiti del soggettivismo: se noi accettiamototalmente il relativismo, nella religione ma anche nel-le questioni morali, ciò ha come esito la distruzione del-la società. Con sempre maggiore razionalismo, la ra-gione si distrugge da se stessa, istituendo l’anarchia:quando ciascuno costituisce un’ isola incomunicabi-le, sono le regole del vivere insieme che spariscono. Sesono le maggioranze che definiscono le regole mora-li, una maggioranza può stabilire domani delle regolecontrarie alle regole di ieri. Abbiamo avuto anche l’e-sperienza del totalitarismo, per il quale il potere fissa-va autoritariamente le regole morali. Così pure il rela-tivismo morale sfocia nell’anarchia o nel totalitarismo.

Joseph Ratzinger, intervista a Jean Sévilla, Le Figaro, 17 novembre 2001

IL RELATIVISMO DISTRUGGE LA SOCIETÀ

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il PoRtiCo domeNiCa 3 maRzo 2013IL PORTICO DEI LETTORI10

Uno spazio per mettere in rete progetti e iniziativedel mondo dell’associazionismo sardo. Una �nestra aperta sulla società civile, l’attualità politica, la cultura.

Volontariato, società, immigrazione, politica, cultura, scuola, università, cooperazione internazionale, ambiente, sanità, sport…

uovo lavoro del giornalista-artistaGianni Zanata: “Dettagli di un sor-riso”.E’un romanzo dai colori sfumati

di noir, un noir non solito, dove laquotidianità del protagonista ValdoNorman, ex giornalista, divieneparte centrale della vita degli altriprotagonisti e che attraverso ilviaggio dei ricordi e il viaggio sul-la strada statale 131 della sua Sar-degna segna in maniera narcisi-sta, ironica e spesso cattiva, i trat-ti e i significati di un sorriso. Valdo oggi è al servizio del crimine:è un corriere della droga, effettua isuoi viaggi con la 24 ore e non teme nulla enessuno, anzi. Si potrebbe definire un uomo-lupo che alcalar del sole si trasforma. I segni intangibilidelle sue storie passate gli segnano il cam-mino ed il suo non amare le donne: Bianca,che è anche la protagonista di un prece-dente romanzo e che poi l’aiuterà…, e Jar-mila, donna della Repubblica Ceca che pervivere si deve prostituire. Ha per caro amico un vice prefetto, unoche procura “lavoretti”. Poi c’è Kurt Cobain, un uomo che sta da-vanti alla chiesa ogni mattina, che ha una

Sfumature dell’ironia

barba salottiera, ed i loro sguardi si intrec-ciano ma tutto finisce lì. Kurt Cobain però è morto, ed allora? Sorri-do.“I sorrisi sono come i pensieri: vanno in-

terpretati. Non un’interpretazionequalsiasi, così son capaci tutti.Pensieri e sorrisi son figli della stes-sa madre”.“I dettagli di un sorriso,invece, sono importanti. In generediffido di chi sorride a metà.”Il romanzo ci parla anche di Ca-gliari, una città dove il detto e nondetto è vigile all’occhio del lettore,dove chi pensa che la città siaesente da mafia e massoneria sba-glia, dove i colori e le sfumature

del sorriso anche del cielo o di un caffèsfuggono se non ci si sofferma ad osserva-re.Il romanzo ci mette dinanzi alla realtà chetutti i giorni viviamo, e le sfumature di un sor-riso ci aiutano a superare ed ironizzare ciòche ci accade.“Dettagli di un sorriso” consta di 118 pagi-ne, è edito da Quarup, nella collana “Il buiofuori”, costo € 12,90. La copertina scelta dall’editore vuol evi-denziare come dal buio il corpo non è solocorpo, ma anima che sprigiona i più intimi emaliziosi dettagli.

rimo romanzo di Ivan Murgana,classe 1978, giornalista pubblicista,dal 2008 al 2010 ha diretto la rivistaCittà Turistica. Nel romanzo Il

Flebotomo di Rocca Limpia, pubblicato da LaRiflessione, la vita di un paese distante daCagliari solo 25 chilometriviene rimessa in piedi dal-l’arrivo del nuovo medicoproveniente da Firenze.Francesco Carta, il medicodi Rocca Limpia, trapassa-to a miglior vita, lasciava isuoi 727 pazienti all’età di55 anni e nessuno nelpaese era scosso dallaperdita, il carattere burbero e la cattiva com-pagna bottiglia non inducono alla compassio-ne. Rocca Limpia è un paese dove c’è unachiesa, una bottega, una taverna, un ufficiopostale e nulla più. Il nuovo medico Antonio esua moglie Anna, arrivati con il vaporeRegina Elena al porto di Cagliari vengono ac-colti dal sindaco di Rocca Limpia LeonardoPintor ma avranno difficoltà nell’ambientarsi inuna realtà così diversa dalla loro modernaFirenze, e la diffidenza dei paesani non li aiu-terà. Passerà del tempo prima che un solo pa-ziente entri nello studio del medico, anche seil messo del comune annunciava in piazza: “E’arrivato in paese il medico, per poter usufruiredel servizio sanitario occorre scriversi in mu-

nicipio all’apposito registro”.“La prima cosache fece appena entrò nella stanza fu quella diinfilarsi il camice che stava appeso all’attac-capanni, sistemò i libri sullo scaffale di moga-no e tirò fuori dalla borsa gli attrezzi del me-stiere. Dentro a un astuccio di pelle, avvolti inun panno, luccicavano al sole penetrato dallafinestra spalancata una serie di bisturi dalle la-me affilatissime, impazienti di adempiere aldovere per i quali erano stati forgiati”. EppureAntonio, fiducioso e conscio che una terra co-sì bella ed ospitale, che aveva dato i natali adillustri medici come Farina, medico di FilippoIV e Carlo II d’Inghilterra, non poteva non ac-coglierlo. Ecco che un giorno un uomo chiedeil suo intervento perché il figlio dopo esser ca-duto dal carro non muoveva più il braccio … lascarlattina, gli incidenti di caccia, il bandito …Siamo nei primi del ‘900, usi e costumi, mobi-lio e finiture attente danno corpo e anima allastoria che Murgana scrive, ricca di amore traAntonio e Anna, che cerca di trasparire anchenelle cortesie quotidiane e negli incontri con icompaesani. Un amore che finirà tragica-mente e contestualmente alla nascita della fi-glia Giulia. I dialoghi, chiari e lineari, dei perso-naggi fanno breccia sul lettore facendolo in-tercalare nella storia. Prima presentazione al Lazzaretto di Cagliarisabato 9 marzo alle 18 con la spalla del gior-nalista Pietro Picciau.

Laura Cabras

Nuovo libro di Gianni zanata, “dettagli di un sorriso”

N

Che ci siano ancora persone che siincontrano per ascoltare poesie,e sui temi in esse contenuti, af-frontati e riproposti, è senz’altrouna cosa curiosa. Ma è senza dub-bio anche una buona notizia.Merito di volumi come “Questomio tempo”, scritto da Luca Ma-sala (potete trovarlo nelle librerieFeltrinelli o ordinarlo sul web).Càpita così che una sera se ne va- da piacevolmente ascoltando, in

una vineria del centro, i componi-menti composti da Masala, ac-compagnati dalle buone musichedi Tommaso Pintori alla chitarra.Un modo certamente originale diritrovarsi, tra vecchi e nuovi amici,per ascoltare e riflettere. Sì, perchènelle poesie di questo agile volu-metto c’è di tutto: dall’amicizia al-

l’amore, dall’attualità più stringen-te fino all’eterno dilemma tra la vi-ta e la morte.E’ un volume che aiuta a riflettere,quello di Masala, in una societàche non lascia più scampo a chi sipermette di prendersi un’ora perse stesso, e riflettere, magari congli amici e un po’ di buona musica.E non è semplice essere rimessi

davanti a temi fondamentali per lanostra esistenza: è questo il meri-to indiscusso dell’opera.Nulla resta fuori: perfino l’omicidiodi un fotoreporter italiano in zona diguerra. "Dov’è la Vittoria? Io sononessuno e tutti. Oggi muoio, Dio.E volevo vivere”, scrive l’autore in"Preghiera di Gaza".Alla fine, il risultato è un sorpren-

dente reading poetico (mi diconoche il genere sta cominciando adiffondersi) che crea un piccolospazio ed un tempo in cui fermar-si. Il libro, e l’autore, saranno il 2marzo a Iglesias, al ristorante Artu.“E’ il tempo il vero protagonista diquesta raccolta, un tempo mai ab-bastanza vissuto, un tempo so-gnato, rubato e trascinato attra-verso due secoli di storia intrisa diavvenimenti, cose, persone vicinee lontane”. Così scrive Luca Ma-sala nell’introduzione all’opera, cheva via facilmente, si legge con pia-cere riportando alla mente fatti eavvenimenti magari conosciuti,magari letti di corsa, ed in velo-cità, solo nei titoli dei giornali.E la proposta piace: a persone ditutte le età. Anziani ma anche mol-ti giovani, che - attraverso le poe-sie - si avvicinano ad un genereper troppo tempo rimasto nellapolvere di qualche scantinato.

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo [email protected], specificando nome e co-gnome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

LAURA CABRAS PStoria di un medico

Primo romanzo per ivan murgana

La poesia piace ancoratra le pagine di “Questo mio tempo”, di luca masala

SERGIO NUVOLI

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IL PORTICO DI CAGLIARI 11domeNiCa 3 maRzo 2013 il PoRtiCo

I SENTONO traditi dalla poli-tica. Gli operatori dei Csl edei Cesil, quelli degli ex uf-

fici di collocamento, da settimanepresidiano l'ingresso del palazzoregionale di viale Trento: sonostanchi ma non vogliono arren-dersi. Una situazione paradossalela loro: il Consiglio Regionale si èpronunciato due volte per la defi-nizione della posizione lavorati-va, con la presa in carico da partedell'Agenzia Regionale del Lavoro,così come sarebbe stata trovata lacopertura finanziaria. Ma al mo-mento la Giunta regionale nonavrebbe deliberato il passaggio edunque dal 1° gennaio, quando illoro contratto è scaduto, i lavora-tori sono a spasso. Alcuni comunidelle province di Nuoro e d'Oglia-stra hanno prorogato i servizi,mentre tutte le altre hanno sospe-so il servizio. Risultato: gli utentisono privi di servizi di orienta-mento, sia i lavoratori in mobilitàche in cassa integrazione, così co-me quelli delle categorie protet-te, privi di sostegno nei loro per-corsi di reinserimento, ex-dete-

nuti, ex-tossici o disabili che siano.“Per otto anni - dice Grazia Coste-ri , operatrice Cesil nel comune diGavoi e in altri otto comuni dellaprovincia di Nuoro - ho svolto ilmio servizio a favore degli utenti,sostenendoli in tutti modi possi-bili nel cercare di risolvere le lorocondizioni di precarietà. Ora doveil servizio è sospeso tutte questepersone sono sole, senza soste-gno, anche se i centri continuanoa funzionare dal punto di vistaamministrativo. In realtà gli ad-detti non possono svolgere i nostriservizi di consulenza se lo fannocommettono un illecito”.Per questo alcuni legali hannopresentato un esposto in Procu-ra.Per molti il mancato rinnovo delcontratto si è trasformato nell'im-possibilità di poter avere uno sti-pendio per mandare avanti la fa-miglia. Un paradosso: chi aiutavagli altri a reinserirsi nel mondo dellavoro oggi è senza lavoro.È il caso di Fabrizio Porru che ope-ra al Csl di Sanluri, e serve unabuona fetta dei comuni del Me-dio Campidano. “Ho vinto una se-lezione pubblica nel 2005, per l'al-

L’incredibile paradossocausato dalla politica

I. P.

Slora provincia di Cagliari, non era-no ancora nate le nuove, e per ol-tre otto anni ho lavorato a favoredegli altri come orientatore al la-voro, a favore di persone che si tro-vano in una fase di transizione, odalla scuola al lavoro oppure daun lavoro ad un altro e necessita-no di supporto. La precarietà ci ha sempre con-traddistinto, nel senso che i nostricontratti erano a termine, e ciò haimpedito di progettare per gliutenti percorsi a medio - lungotermine. Oggi però mi ritrovo aspasso, senza stipendio, senzaammortizzatori sociali, perchénon esistono per la nostra catego-ria, pur sapendo che una soluzio-ne è stata trovata ma c'è chi nonvuole applicarla”.C'è un aspetto è quello degli ope-ratori che offrono opportunità a

chi vive in particolari condizioni didifficoltà. “Il mio lavoro al Csl diCagliari - dice Maria GiuseppaContu, psicologa del lavoro - con-sisteva nella gestione del servizio“Inclusione socio lavorativa”, in-dirizzato in particolare alla cate-gorie protette come prevede lalegge 68. Per loro oggi non ci sono riferi-menti: io svolgevo consulenza perl'inserimento di invalidi nelleaziende, le quali non hanno piùdei contatti per trovare lavoratoridelle categorie protette. Nel corsodi questi anni ho ricevuto moltiattestati di stima da utenti chehanno trovato lavoro, ma anchedalle aziende per la qualità dei la-voratori presentati. Credo chequesti riconoscimenti valgano an-che più dell'aspetto economicoma senza soldi non si può vivere”.

E’ senza lavoro chi sostiene coloro che ne cercano uno

Occupazione. Focus sulla mobilitazione dei dipendenti dei Centri Servizi per il lavoro.

TTO ANNI in prima linea,passati al Centro ServiziLavoro (il vecchio Ufficiodi Collocamento, per chi

non lo sapesse) ad ascoltare, soste-nere, accompagnare le persone di-soccupate, per motivarle e valoriz-zarle, in modo da renderle più com-petenti e capaci di procurarsi op-portunità lavorative.Un'attività svolta con passione e se-rietà, dopo una vita di studi, un ag-giornamento costante e soprattuttouna selezione pubblica. Poi, di col-po, il buio.E nel buio incipiente di questa serasoffia un vento sferzante. Gli scro-sci di pioggia inzuppano il selciato ele nostre speranze. Basta, però, unconfronto tra noi abitanti di questovariopinto presidio, organizzato sot-

OCORRADO BALLOCCO

to i portici del palazzo della giuntaregionale di viale Trento a Cagliari,per convincerci della legittimità del-le nostre istanze e ritrovare il giustopiglio. Non è facile resistere alle con-dizioni climatiche di questo lungo ri-gido inverno e all'indifferenza di unaclasse politica, distratta da una cam-pagna elettorale anomala e stri-sciante, che si palleggia le respon-sabilità di questa vera e propria in-giustizia.Abbiamo garantito, fino al dicem-bre 2012 i servizi di orientamento,incontro domanda-offerta, au-toimpiego, creazione d'impresa e

inclusione socio-lavorativa di cate-gorie svantaggiate e disabili (ex lege68/99) presso i CSL, afferenti alleprovince, e i Cesil, presenti in mol-tissimi comuni dell'isola.Esistono diverse norme che di-spongono la proroga dei nostri con-tratti; le risorse economiche neces-sarie sono state effettivamente stan-ziate. Eppure, nonostante tutto, sia-mo ancora qui accampati.Trecentosessanta famiglie (tanti so-no gli operatori distribuiti nel terri-torio regionale) sono attualmenteprive del sostentamento e migliaia emigliaia di disoccupati, inoccupati,

Diario della protesta sotto il PalazzoIn lotta per il lavoro anche degli altri

lavoratori in cassa integrazione emobilità in deroga, disabili e altrecategorie necessitanti di un sup-porto sono sprovvisti dei servizi lorodestinati. Tutto ciò perché i potenti(nel senso letterale del termine di“coloro che possono”) non si deci-dono a prendersi la responsabilitàdi applicare la legge firmando unsemplice documento attuativo.Il vento ora si è placato e in questatiepida alba di metà febbraio le no-stre aspettative riprendono vigore.Vorremmo semplicemente ritorna-re al nostro posto di lavoro, ridandodignità alla nostra esistenza e a quel-le delle nostre famiglie. Ma, anche esoprattutto, poter riprendere la no-stra attività di supporto nei confrontidei tantissimi cittadini che negli an-ni hanno potuto usufruire del no-stro sostegno per la ricerca di lavoroe per un'efficace azione di autopro-mozione. In primo luogo i beneficiari degliammortizzatori sociali in deroga chesenza la nostra presenza nel luogo dilavoro non potranno adempiere alloro dovere scegliendo un'attivitàformativa, opzione richiesta dallanormativa vigente.Intanto i giorni scorrono e noi siamosempre qui, sotto il palazzo. Non an-dremo via finché una soluzione uti-le sarà trovata e messa in atto.

Non si attenua il presidioin viale Trento: una leggeregionale ha individuatola soluzione, ma le normeattuative non arrivano.Così figure fondamentalirestano ferme al palo

brevi

Provincia di Cagliari,al via progetto “Tre I”

PER CITTADINI EXTRAEUROPEI

Aperte le iscrizioni al progetto "LeTre I - Immigrazione Impresa Inno-vazione", promosso dalla Provinciacon il Consorzio Interuniversitarioper l'Università Telematica dellaSardegna, l'associazione Nur el'associazione Mimir: un percorsodi potenziamento delle competen-

ze gratuito per citta-dini di paesi extra-europei residenti odomiciliati in Sarde-gna già titolari diun'impresa o conun'idea di impresa. Con la registrazioneal sito www.letrei.it,

gli interessati potranno accedereai servizi on-line, moduli didatticirealizzati in video da vari docenti, ead un servizio di orientamento perottenere le certificazioni di cono-scenza della lingua italiana. “Obiet-tivo è aumentare e sostenere la ca-pacità imprenditoriale degli immi-grati - spiega la presidente AngelaQuaquero (nella foto) - Il progettovuole favorire il processo di con-solidamento delle imprese e so-stenere la creazione di nuove.

Pièce su mons. Angioni,un ottimo successo

A TEATRO

Successo per “Don Virgilio Angio-ni. Cagliari 1923: la voce dei pove-ri”, la pièce in cartellone sabato edomenica scorsi all’Auditorium delConservatorio di via Bacaredda,presentata sullo scorso numero suqueste colonne.L’opera dedicata alla figura del fon-datore dell'Operadel Buon Pastoreha registrato un ot-timo successo dipubblico e riscontrimolto positivi. Lospettacolo, moltogradito, è stato an-che un'occasioneper conoscere Cagliari attraverso lestorie commoventi degli abitantiprima e dopo le due guerre mon-diali. Il testo è di Maria Teresa Coda,tra gli interpreti (23 attori) TizianoPolese, Mario Spano, Rosalba Pi-ras. Scenografie e ritratto di mons.Angioni di Ferruccio Ambrosini.

Affido familiare,se parla a Dolianova

SABATO 9 MARZO

Si terrà negli spazi del Centro diAggregazione Sociale "Su Cuccu-reddu" di Dolianova (fianco PiscinaComunale) la Giornata di sensibi-lizzazione dedicata all'affido e al-l'appoggio familiare organizzatanell'ambito dei Servizi Educativi In-tegrati in collaborazione col Co-mune di Dolianova. Si tratta di una iniziativa volta a farconoscere e coinvolgere le fami-glie sul tema dell’affido e del so-stegno reciproco tra famiglie.I lavori della giornata cominceran-no il 9 marzo alle 9.30.

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IL PORTICO DELLA DIOCESIil PoRtiCo DOMENICA 3 maRzo 201312

A CHIESA li ha raccoltiquando erano bambini, eancora - misteriosamente- continua a radunarli.

Impossibile non commuoversi da-vanti ai Marianelli, riuniti domeni-ca scorsa intorno a mons. De Magi-stris nella “loro” cappella dell’Asilo diMarina per ricordare il 49mo anni-versario della morte di suor TeresaTambelli. La piccola chiesa era pie-na, in ogni ordine di posti, tanti so-no rimasti anche in piedi pur di nonrinunciare all’appuntamento.Qui, tanti anni fa, hanno operato - eancora operano, instancabili, veropilastro della fede dei cagliaritani - leFiglie della Carità. Da questi corridoisono passate religiose come la bea-ta Giuseppina Nicoli e suor TeresaTambelli. E così, tra i banchi, oggisono teste canute, capelli bianchi,qualcuno con il passo malfermo,ma sempre presente. Altri sottoli-neano, con pudore, che “qualcunose ne è già andato”.E giù ricordi, nel piccolo andronedavanti all’ingresso in cui hannomontato anche una piccola mostra:in esposizione fotografie e tanti ri-cordi di una Cagliari che non c’è più.Si sono anche costituiti come asso-ciazione, i Marianelli, per non per-dere nulla della loro storia, una par-te importante della nostra città.La fede oggi fa parte del loro dna,con cui hanno cresciuto - magaridistanti, ma sempre con un filo sot-tile che li ha tenuti legati - le loro fa-miglie in quartieri diversi della città,lontani dalle stradine di Marina. I

S. N.

Così suor Tambelli e suor Nicolicontinuano a radunare i Marianelli

più invidiati sono quelli che sonoriusciti a restare vicini.Con loro, domenica, c’era mons.Luigi De Magistris, classe 1926 giàpro-penitenziere maggiore, attentocustode della devozione dei caglia-ritani più autentici: “Dobbiamo es-sere contenti di far parte della Chie-sa cattolica, apostolica e romana -ha detto in modo risoluto - Il Signo-re ci ha fatto membri di diverse or-ganizzazioni ecclesiali, tutti per lasua Gloria”.E poi un richiamo, inatteso, allarealtà di questi giorni: “Voglio moltobene a Benedetto XVI - ha detto l’al-to prelato, di casa in Vaticano - E’stato davvero un gigante: chiunquesia il successore, dobbiamo esserepronti ad accettarlo come un donodi Dio. Ricordiamo oggi una gran-de suora, suor Tambelli, collabora-trice di suor Nicoli”.Di quest’ultima, mons. De Magistris

ha confidato: “Per me ebbe unagrande importanza: morì tra le brac-cia di mio padre, suo medico chepotè così testimoniarne la santità”.Quanto ai Marianelli, mons. De Ma-gistris non ha dubbi: “Qui si respiraun’aria di famiglia. Dobbiamo rife-rire a tutti quello che abbiamo visto,diffondere la Verità intorno a noi inspirito di apostolato”.Lo ha detto a quei bambini oggi cre-sciuti, radunati lì dalla religiosa che

Ltanto bene fece a Cagliari, con un ri-chiamo antico ma sempre attuale:“Nei nostri ambienti la nostra vita ela nostra parola siano testimonian-za della vera cattolicità”.Al termine della celebrazione, ani-mata come sempre dai canti de ispiccioccus de crobi (“gli stessi che ciinsegnava suor Tambelli”, sottolineaqualcuno), ha preso la parola CarloBoi: “Confidiamo per il prossimo an-no di avere qui, in questa cappella, latomba di suor Teresa (attualmente sitrova nel cimitero di Bonaria, ndr).C’è il beneplacito della Madre su-periore e della Visitatrice per la tra-slazione”.Sarebbe davvero un bel modo percelebrare in cinquantesimo dellamorte di suor Tambelli, che in que-sto modo verrebbe riportata nellacappella dove tanto bene fece con labeata suor Nicoli, che già riposa nel-la piccola chiesa di via Baylle. Certa-mente, dal Cielo, le due religiose sor-riderebbero. Con lo stesso sorrisocontagioso degli occhi di suor Ga-briella, che dall’ultimo banco sorri-deva durante la celebrazione, con-tenta perchè vede all’opera la Graziadi Dio.

Storia. domenica commovente raduno per il 49mo anniversario della morte di suor teresa.

La messa dei Marianelli. In basso, un’immagine del funerale di suor Tambelli.

brevibreviIl discepolo di Gesùsecondo Luca

ESERCIZI SPIRITUALI

L’Opera Esercizi Spirituali di Ca-gliari informa che da lunedì 4marzo alle ore 9 al pranzo di ve-nerdì 8, don Mario Rollandoterrà un corso di Esercizi Spiri-tuali per sacerdoti e diaconi sultema: “Il discepolo di Gesù se-condo Luca”.Don Rollandoè presbiterodella diocesidi Chiavaridopo esserestato Rettoredel Semina-rio.Luogo: Casadi Esercizi Spirituali “Pozzo di Si-char” loc. Capitana – via dei Gi-nepri, 32 Quartu S. Elena (tel.070 805236)Per informazioni e iscrizioni èpossibile contattare Emilia al n.070 650880.

Auctoritas e potestasnella nostra società

IL PRIMO MARZO ALLE 16

All'interno delle iniziative per ricor-dare i cinquant'anni del ConcilioVaticano II, la Facoltà Teologica del-la Sardegna propone un incontro-dibattito dal titolo "Autorità dellaragione, libertà delle fedi? Il diffici-le rapporto tra Auctoritase Potestasnella società contemporanea". In-terverranno Stefano Biancu (do-cente di Etica all'Università di Gi-nevra e di Filosofia della cultura al-la Facoltà Teologica) e Daniela Mur-gia (Università di Cagliari). L'incontro è previsto per venerdìprimo marzo nell'aula tesi della Fa-coltà Teologica della Sardegna, aCagliari (via Sanjust, 13) alle 16.

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IL PORTICO DI BENEDETTOdomeNiCa 3 maRzo 2013 il PoRtiCo 13

Documenti. Pubblichiamo il testo integrale del discorso di Benedetto XVI al clero romano.

MINENZA, CARIFRATELLInel-l’Episcopato e nel Sacer-dozio! E’ per me un donoparticolare della Provvi-

denza che, prima di lasciare il mini-stero petrino, possa ancora vedere ilmio clero, il clero di Roma. E’ sempreuna grande gioia vedere come laChiesa vive, come a Roma la Chiesaè vivente; ci sono Pastori che, nellospirito del Pastore supremo, guida-no il gregge del Signore. E’ un clerorealmente cattolico, universale, equesto risponde all’essenza dellaChiesa di Roma: portare in sé l’uni-versalità, la cattolicità di tutte le gen-ti, di tutte le razze, di tutte le culture.Nello stesso tempo, sono molto gra-to al Cardinale Vicario che aiuta a ri-svegliare, a ritrovare le vocazioni nel-la stessa Roma, perché se Roma, dauna parte, dev’essere la città dell’u-niversalità, dev’essere anche unacittà con una propria forte e robustafede, dalla quale nascono anche vo-cazioni. E sono convinto che, conl’aiuto del Signore, possiamo trova-re le vocazioni che Egli stesso ci dà,guidarle, aiutarle a maturare, e cosìservire per il lavoro nella vigna del Si-gnore.Oggi avete confessato davanti allatomba di san Pietro il Credo: nel-l’Anno della fede, mi sembra un at-to molto opportuno, necessario for-se, che il clero di Roma si riuniscasulla tomba dell’Apostolo al quale ilSignore ha detto: “A te affido la miaChiesa. Sopra di te costruisco la miaChiesa” (cfr Mt 16,18-19). Davanti al Signore, insieme con Pie-tro, avete confessato: “Tu sei Cristo,il Figlio del Dio vivo” (cfr Mt 16,15-16). Così cresce la Chiesa: insiemecon Pietro, confessare Cristo, segui-re Cristo. E facciamo questo sem-pre. Io sono molto grato per la vostrapreghiera, che ho sentito – l’ho det-to mercoledì – quasi fisicamente.Anche se adesso mi ritiro, nella pre-ghiera sono sempre vicino a tutti voie sono sicuro che anche voi sarete vi-cini a me, anche se per il mondo ri-mango nascosto.Per oggi, secondo le condizioni del-la mia età, non ho potuto preparareun grande, vero discorso, come ci sipotrebbe aspettare; ma piuttostopenso ad una piccola chiacchieratasul Concilio Vaticano II, come io l’hovisto. Comincio con un aneddoto:io ero stato nominato nel ’59 pro-fessore all’Università di Bonn, dovestudiano gli studenti, i seminaristidella diocesi di Colonia e di altre dio-cesi circostanti. Così, sono venuto in contatto con ilCardinale di Colonia, il Cardinale

EBENEDETTO XVI

Frings. Il Cardinale Siri, di Genova –mi sembra nel ’61 - aveva organiz-zato una serie di conferenze di di-versi Cardinali europei sul Concilio,e aveva invitato anche l’Arcivescovodi Colonia a tenere una delle confe-renze, con il titolo: Il Concilio e ilmondo del pensiero moderno.Il Cardinale mi ha invitato – il piùgiovane dei professori – a scrivergliun progetto; il progetto gli è piaciu-to e ha proposto alla gente, a Geno-va, il testo come io l’avevo scritto.Poco dopo, Papa Giovanni lo invitaad andare da lui e il Cardinale erapieno di timore di avere forse dettoqualcosa di non corretto, di falso, e divenire citato per un rimprovero, for-se anche per togliergli la porpora. Sì,quando il suo segretario lo ha vesti-to per l’udienza, il Cardinale ha det-to: “Forse adesso porto per l’ultimavolta questo abito”. Poi è entrato, Pa-pa Giovanni gli va incontro, lo ab-braccia, e dice: “Grazie, Eminenza,lei ha detto le cose che io volevo di-re, ma non avevo trovato le parole”.Così, il Cardinale sapeva di esseresulla strada giusta e mi ha invitato adandare con lui al Concilio, prima co-me suo esperto personale; poi, nelcorso del primo periodo - mi parenel novembre ’62 – sono stato no-minato anche perito ufficiale delConcilio.Allora, noi siamo andati al Conci-lio non solo con gioia, ma con en-tusiasmo. C’era un’aspettativa in-credibile. Speravamo che tutto si rin-novasse, che venisse veramente unanuova Pentecoste, una nuova eradella Chiesa, perché la Chiesa eraancora abbastanza robusta in queltempo, la prassi domenicale ancorabuona, le vocazioni al sacerdozio ealla vita religiosa erano già un po’ ri-dotte, ma ancora sufficienti. Tuttavia, si sentiva che la Chiesa nonandava avanti, si riduceva, che sem-brava piuttosto una realtà del pas-sato e non la portatrice del futuro. Ein quel momento, speravamo chequesta relazione si rinnovasse, cam-biasse; che la Chiesa fosse di nuovoforza del domani e forza dell’oggi. Esapevamo che la relazione tra laChiesa e il periodo moderno, fin dal-l’inizio, era un po’ contrastante, co-minciando con l’errore della Chiesanel caso di Galileo Galilei; si pensa-va di correggere questo inizio sba-gliato e di trovare di nuovo l’unionetra la Chiesa e le forze migliori delmondo, per aprire il futuro dell’u-manità, per aprire il vero progresso.

Così, eravamo pieni di speranza, dientusiasmo, e anche di volontà difare la nostra parte per questa cosa.Mi ricordo che un modello negativoera considerato il Sinodo Romano. Sidisse - non so se sia vero – che aves-sero letto i testi preparati, nella Ba-silica di San Giovanni, e che i mem-bri del Sinodo avessero acclamato,approvato applaudendo, e così si sa-rebbe svolto il Sinodo. I Vescovi dissero: No, non facciamocosì. Noi siamo Vescovi, siamo noistessi soggetto del Sinodo; non vo-gliamo soltanto approvare quantoè stato fatto, ma vogliamo essere noiil soggetto, i portatori del Concilio.Così anche il Cardinale Frings, cheera famoso per la fedeltà assoluta,quasi scrupolosa, al Santo Padre, inquesto caso disse: Qui siamo in altrafunzione. Il Papa ci ha convocati peressere come Padri, per essere Con-cilio ecumenico, un soggetto cherinnovi la Chiesa. Così vogliamo as-sumere questo nostro ruolo.Il primo momento, nel quale questoatteggiamento si è mostrato, è statosubito il primo giorno. Erano state previste, per questo pri-mo giorno, le elezioni delle Com-missioni ed erano state preparate,in modo – si cercava – imparziale, leliste, i nominativi; e queste liste era-no da votare. Ma subito i Padri dis-sero: No, non vogliamo semplice-mente votare liste già fatte. Siamonoi il soggetto. Allora, si sono dovu-te spostare le elezioni, perché i Padristessi volevano conoscersi un po’,volevano loro stessi preparare delleliste. E così è stato fatto. I CardinaliLiénart di Lille, il Cardinale Fringsdi Colonia avevano pubblicamentedetto: Così no. Noi vogliamo fare lenostre liste ed eleggere i nostri can-didati. Non era un atto rivoluziona-rio, ma un atto di coscienza, di re-sponsabilità da parte dei Padri con-ciliari.Così cominciava una forte attivitàper conoscersi, orizzontalmente, gliuni gli altri, cosa che non era a caso.Al “Collegio dell’Anima”, dove abi-tavo, abbiamo avuto molte visite: ilCardinale era molto conosciuto, ab-biamo visto Cardinali di tutto ilmondo. Mi ricordo bene la figura alta e snel-la di mons. Etchegaray, che era Se-gretario della Conferenza Episco-pale Francese, degli incontri conCardinali, eccetera. E questo era ti-pico, poi, per tutto il Concilio: piccoliincontri trasversali.

“Una chiacchierata sulla realtàe sull’universalità della Chiesa”

Così ho conosciuto grandi figure co-me Padre de Lubac, Daniélou, Con-gar, eccetera. Abbiamo conosciutovari Vescovi; mi ricordo particolar-mente del Vescovo Elchinger di Stra-sburgo, eccetera. E questa era giàun’esperienza dell’universalità del-la Chiesa e della realtà concreta del-la Chiesa, che non riceve semplice-mente imperativi dall’alto, ma in-sieme cresce e va avanti, sempre sot-to la guida – naturalmente – del Suc-cessore di Pietro.Tutti, come ho detto, venivano congrandi aspettative; non era mai sta-to realizzato un Concilio di questedimensioni, ma non tutti sapevanocome fare. I più preparati, diciamoquelli con intenzioni più definite,erano l’episcopato francese, tede-sco, belga, olandese, la cosiddetta“alleanza renana”. E, nella prima par-te del Concilio, erano loro che indi-cavano la strada; poi si è veloce-mente allargata l’attività e tutti sem-pre più hanno partecipato nellacreatività del Concilio. I francesi ed itedeschi avevano diversi interessi incomune, anche con sfumature ab-bastanza diverse. La prima, iniziale, semplice - appa-rentemente semplice – intenzioneera la riforma della liturgia, che eragià cominciata con Pio XII, il qualeaveva già riformato la SettimanaSanta; la seconda, l’ecclesiologia; laterza, la Parola di Dio, la Rivelazione;e, infine, anche l’ecumenismo. Ifrancesi, molto più che i tedeschi,avevano ancora il problema di trat-tare la situazione delle relazioni tra laChiesa e il mondo.Cominciamo con il primo. Dopo laPrima Guerra Mondiale, era cre-sciuto, proprio nell’Europa centralee occidentale, il movimento liturgi-co, una riscoperta della ricchezza eprofondità della liturgia, che era fi-nora quasi chiusa nel Messale Ro-mano del sacerdote, mentre la gen-te pregava con propri libri di pre-ghiera, i quali erano fatti secondo ilcuore della gente, così che si cercavadi tradurre i contenuti alti, il lin-guaggio alto, della liturgia classicain parole più emozionali, più vicineal cuore del popolo. Ma erano quasi due liturgie paral-lele: il sacerdote con i chierichetti,che celebrava la Messa secondo ilMessale, ed i laici, che pregavano,nella Messa, con i loro libri di pre-ghiera, insieme, sapendo sostan-zialmente che cosa si realizzava sul-l’altare. Ma ora era stata riscoperta proprio labellezza, la profondità, la ricchezzastorica, umana, spirituale del Mes-sale e la necessità che non solo unrappresentante del popolo, un pic-colo chierichetto, dicesse “Et cumspiritu tuo” eccetera, ma che fosserealmente un dialogo tra sacerdotee popolo, che realmente la liturgiadell’altare e la liturgia del popolo fos-se un’unica liturgia, una partecipa-zione attiva, che le ricchezze arri-vassero al popolo; e così si è risco-perta, rinnovata la liturgia.

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Uno strumento utileper comprendere beneil Concilio Vaticano II,ma soprattutto pergustare l’umanitàgrande del Pontefice

brevi

Il card. Coccopalmerioal Tribunale ecclesiastico

SABATO 9 MARZO

Sabato 9 marzo alle 11, nell’AulaMagna del Seminario Arcivesco-vile di Cagliari si terrà la solennecerimonia di inaugurazione del-l’Anno Giudiziario 2013 del Tribu-nale eccelsiastico regionale sar-do. Terrà la prolusione inaugurale ilCardinale Francesco Coccopal-merio, Presidente del PontificioConsiglio per l’interpretazione deitesti legislativi. Seguirà la relazio-ne del Vicario Giudiziale sull’atti-vità del Tribunale dell’anno 2012.

Caralis nostra,avviso per l’Annuario

NOTA DELLA CANCELLERIA

In vista della riedizione dell’An-nuario Diocesano Caralis No-stra, già in cantiere e che vienepreparata perché sia disponibi-le per il periodo pasquale, si fan-no avvertiti clero, religiosi e laiciinteressati.Quanti avessero riscontrato nel-la precedente pubblicazione del2011 inesattezze ed errori sonoinvitati a segnalarlo alla Cancel-

leria della Curia, se ancora nonl’avessero fatto personalmente.Si provveda a stretto giro.

Meic, conversazionecon padre Teani

PIAZZA GIOVANNI XXIII

“L’essenziale dell’annuncio evan-gelico nell’attualecontesto spiritua-le, etico e cultura-le”: è il titolo del-l’incontro organiz-zato dal Meic permartedì 5 marzoalle 18 nel Salonedella parrocchia di San Paolo. Re-latore sarà padre Maurizio Teani,preside della Facoltà teologica.

Identità locali, parlaDonatella Mureddu

MARTEDÌ 5 MARZO

Martedì 5 marzo alle 16 prose-guono al Centro Comunale d’Artee Cultura Il Ghetto di Cagliari i se-minari “Le identità locali, città epaesi si raccontano”, che hannocome filo conduttore la ricorrenzadei settant’anni dei bombardamentisu Cagliari, che caratterizzerà la17ma edizione di Monumenti Aper-ti. Donatella Mureddu (Soprinten-denza per i Beni Archeologici per leprovince di Cagliari e Oristano) terràun intervento dal titolo “I bombar-damenti e il Museo. Cagliari: l’ar-cheologia per la ricostruzione”.

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14 IL PORTICO DI BENEDETTOil PoRtiCo domeNiCa 3 maRzo 2013

O TROVO ADESSO, retrospettiva-mente, che è stato molto buo-no cominciare con la liturgia,così appare il primato di Dio, il

primato dell’adorazione. “Operi Deinihil praeponatur”: questa paroladella Regola di san Benedetto (cfr43,3) appare così come la supremaregola del Concilio. Qualcuno avevacriticato che il Concilio ha parlatosu tante cose, ma non su Dio. Ha parlato su Dio! Ed è stato il primoatto e quello sostanziale parlare suDio e aprire tutta la gente, tutto ilpopolo santo, all’adorazione di Dio,nella comune celebrazione della li-turgia del Corpo e Sangue di Cristo.In questo senso, al di là dei fattoripratici che sconsigliavano di co-minciare subito con temi contro-versi, è stato, diciamo, realmente unatto di Provvidenza che agli inizi delConcilio stia la liturgia, stia Dio, stial’adorazione. Adesso non vorrei en-trare nei dettagli della discussione,ma vale la pena sempre tornare, ol-tre le attuazioni pratiche, al Conciliostesso, alla sua profondità e alle sueidee essenziali.Ve n’erano, direi, diverse: soprattut-to il Mistero pasquale come centrodell’essere cristiano, e quindi dellavita cristiana, dell’anno, del tempocristiano, espresso nel tempo pa-squale e nella domenica che è sem-pre il giorno della Risurrezione.Sempre di nuovo cominciamo il no-stro tempo con la Risurrezione, conl’incontro con il Risorto, e dall’in-

“Il cristiano deve sempre formarsiperchè entri in profondità nel Mistero”Romano Guardini diceva:“Nelle anime cominciaa risvegliarsi la Chiesa”.Non un’organizzazione,ma una realtà vitale:noi tutti siamo Chiesa,il Corpo vivo di Cristo

contro con il Risorto andiamo almondo. In questo senso, è un pec-cato che oggi si sia trasformata ladomenica in fine settimana, mentreè la prima giornata, è l’inizio; inte-riormente dobbiamo tenere pre-sente questo: che è l’inizio, l’iniziodella Creazione, è l’inizio della ri-creazione nella Chiesa, incontro conil Creatore e con Cristo Risorto. An-che questo duplice contenuto delladomenica è importante: è il primogiorno, cioè festa della Creazione,noi stiamo sul fondamento dellaCreazione, crediamo nel Dio Crea-tore; e incontro con il Risorto, cherinnova la Creazione; il suo vero sco-po è creare un mondo che è rispostaall’amore di Dio.Poi c’erano dei principi: l’intelligi-bilità, invece di essere rinchiusi inuna lingua non conosciuta, non par-lata, ed anche la partecipazione at-tiva. Purtroppo, questi principi sonostati anche male intesi. Intelligibi-lità non vuol dire banalità, perché igrandi testi della liturgia – anche separlati, grazie a Dio, in lingua ma-terna – non sono facilmente intelli-gibili, hanno bisogno di una forma-zione permanente del cristiano per-ché cresca ed entri sempre più inprofondità nel mistero e così possa

comprendere. Ed anche la Parola diDio – se penso giorno per giorno al-la lettura dell’Antico Testamento,anche alla lettura delle Epistole pao-line, dei Vangeli: chi potrebbe direche capisce subito solo perché è nel-la propria lingua? Solo una forma-zione permanente del cuore e dellamente può realmente creare intelli-gibilità ed una partecipazione che èpiù di una attività esteriore, che è unentrare della persona, del mio esse-re, nella comunione della Chiesa ecosì nella comunione con Cristo.Secondo tema: la Chiesa. Sappia-mo che il Concilio Vaticano I era sta-to interrotto a causa della guerra te-desco-francese e così è rimasto conuna unilateralità, con un frammen-to, perché la dottrina sul primato -che è stata definita, grazie a Dio, inquel momento storico per la Chiesa,ed è stata molto necessaria per iltempo seguente - era soltanto unelemento in un’ecclesiologia più va-sta, prevista, preparata. Così era ri-masto il frammento. E si poteva dire:se il frammento rimane così come è,tendiamo ad una unilateralità: laChiesa sarebbe solo il primato.Quindi già dall’inizio c’era questaintenzione di completare l’ecclesio-logia del Vaticano I, in una data da

I

trovare, per una ecclesiologia com-pleta. Anche qui le condizioni sem-bravano molto buone perché, do-po la Prima Guerra Mondiale, era ri-nato il senso della Chiesa in modonuovo. Romano Guardini disse:“Nelle anime comincia a risvegliar-si la Chiesa”, e un vescovo prote-stante parlava del “secolo della Chie-sa”. Veniva ritrovato, soprattutto, ilconcetto, che era previsto anche dalVaticano I, del Corpo Mistico di Cri-sto. Si voleva dire e capire che laChiesa non è un’organizzazione,qualcosa di strutturale, giuridico,istituzionale - anche questo -, ma èun organismo, una realtà vitale, cheentra nella mia anima, così che iostesso, proprio con la mia anima cre-dente, sono elemento costruttivodella Chiesa come tale. In questosenso, Pio XII aveva scritto l’Encicli-ca Mystici Corporis Christi, come unpasso verso un completamento del-l’ecclesiologia del Vaticano I.Direi che la discussione teologicadegli anni ’30-’40, anche ’20, eracompletamente sotto questo segnodella parola “Mystici Corporis”. Fuuna scoperta che ha creato tantagioia in quel tempo ed anche in que-sto contesto è cresciuta la formula:Noi siamo la Chiesa, la Chiesa non èuna struttura; noi stessi cristiani, in-sieme, siamo tutti il Corpo vivo del-la Chiesa. E, naturalmente, questovale nel senso che noi, il vero “noi”dei credenti, insieme con l’”Io” diCristo, è la Chiesa; ognuno di noi,non “un noi”, un gruppo che si di-chiara Chiesa. No: questo “noi siamoChiesa” esige proprio il mio inseri-mento nel grande “noi” dei creden-ti di tutti i tempi e luoghi. Quindi, laprima idea: completare l’ecclesio-logia in modo teologico, ma prose-guendo anche in modo strutturale,cioè: accanto alla successione di Pie-tro, alla sua funzione unica, definiremeglio anche la funzione dei Vesco-vi, del Corpo episcopale.

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breviCittadella dei Museiintitolata al prof. Lilliu

UNIVERSITÀ

E’ stata intitolata nei giorni scorsi,al termine di una sobria cerimonia,a Giovanni Lilliu la Cittadella deiMusei di Cagliari. L’iniziativa è delrettore dell’Ateneo cittadino, pre-sente anche l’omologo di Sassa-ri, Attilio Mastino, allievo del pro-fessore, a cui la Sardegna deveuna parte importante della suastoria.A lui si deve infatti non soltanto la

scoperta della Cittadella nuragicadi Barumini, ma anche una mo-numentale opera di ricostruzionestorica.“Era un uomo mite, con un’intelli-genza da gigante, il cui nome acasa veniva pronunciato congrande cura e attenzione - ha det-to il sindaco Zedda - il rispetto peruna figura che con i suoi studi hafatto tanto per la Sardegna. Unringraziamento va all’Università diCagliari che ha voluto promuove-re questa iniziativa, anche il Co-mune avrà modo di ricordarlo co-me merita per l’importanza deisuoi studi, che hanno permessoalla Sardegna di essere cono-sciuta in tutto il mondo”.“Dalla lezione del prof. Lilliu - haaggiunto il rettore Melis - emergeuna delle possibili strade che sipossono, anzi, si debbono per-correre per uscire dalla crisi ecreare occasioni di lavoro: la ri-cerca e l’innovazione culturale,con maggiore attenzione ai valo-ri dello straordinario patrimoniostorico e ambientale della NostraIsola, troppo spesso trascurato edimenticato”.Al professore è intitolata ancheuna scultura di Pinuccio Sciola,all, ingressi della Cittadella.

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IL PORTICO DI BENEDETTOdomeNiCa 3 maRzo 2013 il PoRtiCo 15

Documenti. Pubblichiamo il testo integrale del discorso di Benedetto XVI al clero romano.

PER FARE QUESTO, è statatrovata la parola “colle-gialità”, molto discussa,con discussioni accani-

te, direi, anche un po’ esagerate. Maera la parola - forse ce ne sarebbeanche un’altra, ma serviva questa -per esprimere che i Vescovi, insie-me, sono la continuazione dei Do-dici, del Corpo degli Apostoli. Abbiamo detto: solo un Vescovo,quello di Roma, è successore di undeterminato Apostolo, di Pietro.Tutti gli altri diventano successoridegli Apostoli entrando nel Corpoche continua il Corpo degli Aposto-li. Così proprio il Corpo dei Vescovi,il collegio, è la continuazione delCorpo dei Dodici, ed ha così la suanecessità, la sua funzione, i suoi di-ritti e doveri. Appariva a molti come una lotta peril potere, e forse qualcuno anche hapensato al suo potere, ma sostan-zialmente non si trattava di potere,ma della complementarietà dei fat-tori e della completezza del Corpodella Chiesa con i Vescovi, succes-sori degli Apostoli, come elementiportanti; ed ognuno di loro è ele-mento portante della Chiesa, insie-me con questo grande Corpo.Questi erano, diciamo, i due ele-menti fondamentali e, nella ricercadi una visione teologica completadell’ecclesiologia, nel frattempo, do-po gli anni ’40, negli anni ’50, era giànata un po’ di critica nel concetto diCorpo di Cristo: “mistico” sarebbetroppo spirituale, troppo esclusivo;era stato messo in gioco allora il con-cetto di “Popolo di Dio”. E il Concilio, giustamente, ha accet-tato questo elemento, che nei Padriè considerato come espressione del-la continuità tra Antico e Nuovo Te-stamento. Nel testo del Nuovo Te-stamento, la parola “Laos touTheou”, corrispondente ai testi del-l’Antico Testamento, significa – misembra con solo due eccezioni –l’antico Popolo di Dio, gli ebrei che,tra i popoli, “goim”, del mondo, sono“il” Popolo di Dio. E gli altri, noi pa-gani, non siamo di per sé il Popolo diDio, diventiamo figli di Abramo, equindi Popolo di Dio entrando incomunione con il Cristo, che è l’u-nico seme di Abramo. Ed entrandoin comunione con Lui, essendo unocon Lui, siamo anche noi Popolo diDio. Cioè: il concetto “Popolo di Dio”implica continuità dei Testamenti,continuità della storia di Dio con ilmondo, con gli uomini, ma implicaanche l’elemento cristologico. Solotramite la cristologia diveniamo Po-polo di Dio e così si combinano i due

Econcetti. Ed il Concilio ha deciso dicreare una costruzione trinitaria del-l’ecclesiologia: Popolo di Dio Padre,Corpo di Cristo, Tempio dello Spiri-to Santo.Ma solo dopo il Concilio è stato mes-so in luce un elemento che si trovaun po’ nascosto, anche nel Conciliostesso, e cioè: il nesso tra Po-polo di Dio e Corpo di Cristo,è proprio la comunione conCristo nell’unione eucaristi-ca. Qui diventiamo Corpo diCristo; cioè la relazione traPopolo di Dio e Corpo di Cri-sto crea una nuova realtà: lacomunione. E dopo il Con-cilio è stato scoperto, direi,come il Concilio, in realtà, abbia tro-vato, abbia guidato a questo con-cetto: la comunione come concettocentrale. Direi che, filologicamen-te, nel Concilio esso non è ancoratotalmente maturo, ma è frutto delConcilio che il concetto di comu-nione sia diventato sempre più l’e-spressione dell’essenza della Chiesa,comunione nelle diverse dimensio-ni: comunione con il Dio Trinitario -che è Egli stesso comunione tra Pa-dre, Figlio e Spirito Santo -, comu-nione sacramentale, comunioneconcreta nell’episcopato e nella vitadella Chiesa.Ancora più conflittuale era il pro-blema della Rivelazione. Qui si trat-tava della relazione tra Scrittura eTradizione, e qui erano interessatisoprattutto gli esegeti per una mag-giore libertà; essi si sentivano un po’– diciamo – in una situazione di in-feriorità nei confronti dei prote-stanti, che facevano le grandi sco-perte, mentre i cattolici si sentivanoun po’ “handicappati” dalla neces-sità di sottomettersi al Magistero.Qui, quindi, era in gioco una lottaanche molto concreta: quale libertàhanno gli esegeti? Come si legge be-ne la Scrittura? Che cosa vuol direTradizione? Era una battaglia pluri-dimensionale che adesso non possomostrare, ma importante è che cer-tamente la Scrittura è la Parola diDio e la Chiesa sta sotto la Scrittura,obbedisce alla Parola di Dio, e nonsta al di sopra della Scrittura. E tut-tavia, la Scrittura è Scrittura soltan-to perché c’è la Chiesa viva, il suosoggetto vivo; senza il soggetto vivodella Chiesa, la Scrittura è solo unlibro e apre, si apre a diverse inter-pretazioni e non dà un’ultima chia-rezza.

Qui, la battaglia - come ho detto -era difficile, e fu decisivo un inter-vento di Papa Paolo VI. Questo in-tervento mostra tutta la delicatezzadel padre, la sua responsabilità perl’andamento del Concilio, ma an-che il suo grande rispetto per il Con-cilio. Era nata l’idea che la Scrittura è

completa, vi si trova tutto;quindi non si ha bisogno del-la Tradizione, e perciò il Magi-stero non ha niente da dire.Allora, il Papa ha trasmesso alConcilio mi sembra 14 for-mule di una frase da inserirenel testo sulla Rivelazione e cidava, dava ai Padri, la libertà discegliere una delle 14 formu-

le, ma disse: una deve essere scelta,per rendere completo il testo. Io miricordo, più o meno, della formula“non omnis certitudo de veritatibusfidei potest sumi ex Sacra Scriptura”,cioè la certezza della Chiesa sullafede non nasce soltanto da un libroisolato, ma ha bisogno del soggettoChiesa illuminato, portato dalloSpirito Santo. Solo così poi la Scrit-tura parla ed ha tutta la sua autore-volezza. Questa frase che abbiamo scelto nel-la Commissione dottrinale, una del-le 14 formule, è decisiva, direi, permostrare l’indispensabilità, la ne-cessità della Chiesa, e così capire checosa vuol dire Tradizione, il Corpovivo nel quale vive dagli inizi questaParola e dal quale riceve la sua luce,nel quale è nata. Già il fatto del Ca-none è un fatto ecclesiale: che que-sti scritti siano la Scrittura risulta dal-l’illuminazione della Chiesa, che hatrovato in sé questo Canone dellaScrittura; ha trovato, non creato, esempre e solo in questa comunionedella Chiesa viva si può anche real-mente capire, leggere la Scrittura co-me Parola di Dio, come Parola che ciguida nella vita e nella morte.Come ho detto, questa era una liteabbastanza difficile, ma grazie al Pa-pa e grazie – diciamo – alla luce del-lo Spirito Santo, che era presente nelConcilio, è stato creato un docu-mento che è uno dei più belli e an-che innovativi di tutto il Concilio, eche deve essere ancora molto piùstudiato. Perché anche oggi l’esegesi tende aleggere la Scrittura fuori dalla Chie-sa, fuori dalla fede, solo nel cosid-detto spirito del metodo storico-cri-tico, metodo importante, ma maicosì da poter dare soluzioni come

“Il concetto di comunione divenneespressione dell’essenza della Chiesa”

ultima certezza; solo se crediamoche queste non sono parole uma-ne, ma sono parole di Dio, e solo sevive il soggetto vivo al quale ha par-lato e parla Dio, possiamo interpre-tare bene la Sacra Scrittura. E qui -come ho detto nella prefazione delmio libro su Gesù (cfr vol. I) - c’è an-cora molto da fare per arrivare aduna lettura veramente nello spiritodel Concilio. Qui l’applicazione delConcilio ancora non è completa, an-cora è da fare.E, infine, l’ecumenismo. Non vor-rei entrare adesso in questi proble-mi, ma era ovvio – soprattutto dopole “passioni” dei cristiani nel tempodel nazismo – che i cristiani potes-sero trovare l’unità, almeno cercarel’unità, ma era chiaro anche che so-lo Dio può dare l’unità. E siamo an-cora in questo cammino. Ora, con questi temi, l’”alleanza re-nana” – per così dire – aveva fatto ilsuo lavoro.La seconda parte del Concilio è mol-to più ampia. Appariva, con grandeurgenza, il tema: mondo di oggi,epoca moderna, e Chiesa; e con es-so i temi della responsabilità per lacostruzione di questo mondo, dellasocietà, responsabilità per il futuro diquesto mondo e speranza escato-logica, responsabilità etica del cri-stiano, dove trova le sue guide; e poilibertà religiosa, progresso, e rela-zione con le altre religioni. In questomomento, sono entrate in discus-sione realmente tutte le parti delConcilio, non solo l’America, gli Sta-ti Uniti, con un forte interesse per lalibertà religiosa. Nel terzo periodoquesti hanno detto al Papa: noi nonpossiamo tornare a casa senza ave-re, nel nostro bagaglio, una dichia-razione sulla libertà religiosa votatadal Concilio. Il Papa, tuttavia, ha avu-to la fermezza e la decisione, la pa-zienza di portare il testo al quartoperiodo, per trovare una matura-zione ed un consenso abbastanzacompleti tra i Padri del Concilio. Di-co: non solo gli americani sono en-trati con grande forza nel gioco delConcilio, ma anche l’America Lati-na, sapendo bene della miseria delpopolo, di un continente cattolico, edella responsabilità della fede per lasituazione di questi uomini. E cosìanche l’Africa, l’Asia, hanno visto lanecessità del dialogo interreligioso;sono cresciuti problemi che noi te-deschi – devo dire – all’inizio, nonavevamo visto. Non posso adessodescrivere tutto questo. Il grande documento “Gaudium etspes” ha analizzato molto bene ilproblema tra escatologia cristianae progresso mondano, tra respon-sabilità per la società di domani eresponsabilità del cristiano davantiall’eternità, e così ha anche rinno-vato l’etica cristiana, le fondamenta.Ma, diciamo inaspettatamente, ècresciuto, al di fuori di questo gran-de documento, un documento cherispondeva in modo più sintetico epiù concreto alle sfide del tempo, ecioè la “Nostra aetate”.

segue a pagina 16

La Chiesa obbediscealla Scrittura, ma questa è tale solo perchè c’è la Chiesa viva. Senza la Chiesa, la Scritturaresta soltanto un libro.L’intervento di Paolo VI

Il giro d'affari di lotto, gratta evinci, slot etc., aumenta. Im-prese e Stato ci guadagnano ei cittadini sono spesso vittimeche si lasciano vincere dalladebolezza. Nel mensile “Altro-consumo” di dicembre 2012viene riportato un reportage ric-chissimo e interessantissimosu questo allarmante fenome-no. Iniziamo dalla pubblicità dei gio-chi: “si vince tutto” (superena-lotto), “tutto il montepremi di-stribuito in una sera!”; “L'ultimomercoledì del mese: gioca!”;“Gira la ruota e tenta la fortunacon il nuovo gioco download”;“scommetti ovunque: si, anchein riva al mare; si, anche in cimaai monti, ma soprattutto si, an-che nel divano”; “chi gratta tro-va un tesoro: vinci garantito”;“fatti in due per vincere”. Puòbastare? Chi ne vuole saperedi più, basta che faccia un gironei bar, nelle tabaccherie, nel-le sale da gioco, in alberghi, ci-nema, stazioni, aeroporti e per-sino negli uffici postali. Oppure, comodamene sedutisul divano di casa, basta ac-cendere la tv, aprire il giornale oandare su internet e il messag-gio è sempre lo stesso: tenta lafortuna. I giochi autorizzati, convincite in denaro, non cono-scono crisi. Gli italiani non ri-nunciano al sogno di vincere. È facile cadere in patologie, congravi risvolti psichici e sociali.Secondo l'AAMS (Amministra-zione Autonoma dei Monopolidi Stato), nel 2011 la raccoltalorda (che corrisponde a quan-to hanno giocato gli italiani), èstata di quasi 80 miliardi di eu-ro (3 volte il decreto salva-Italiache ha fatto piangere tanti ita-liani). Impressionante anche co-noscere che dal 2010 al 2011 ilgiro d'affari è aumentato del30%. È vero che degli 80 mi-liardi 61 sono tornati nelle ta-sche degli italiani, ma questofa crescere la voglia di giocaredi nuovo e rischiare di più. Secondo l'OrganizzazioneMondiale della Sanità, le per-sone malate sono 1 milione, equelle a rischio 1 milione e 800mila. Le imprese dei giochi hannospeso in comunicazione 115milioni di euro nel 2011. A poco serve il messaggio, se-condo il mensile citato, “giocaresponsabilmente”. Secondo il ministro dell'econo-mia, nel 2011 sono stati sbor-sati quasi 9 miliardi di euro percurare questi malati. Lo Stato sta cercando di porrerimedio, con diversi accorgi-menti, ma non sarà facile. Pen-so siamo di fronte ad una emer-genza e non possiamo girarcidall'altra parte. Una mobilitazione di tutte le for-ze educative, ad iniziare dallafamiglia, è improcrastinabile sevogliamo salvaguardare alme-no i ragazzi e i giovani da que-sto e da tanti altri pericoli.

detto tra noi

di D. TORE RUGGIU

Troppi giochid'azzardo

Page 16: Servo della Chiesa - Chiesa di Cagliari · e Anna Figus, due donne da riscoprire e amare REGIONE 11 ... Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a se-guire sempre il Signore Gesù, nella

il PoRtiCo domeNiCa 3 maRzo 201316 IL PORTICO DI BENEDETTO

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n. 13 del 13 aprile 2004

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Documenti.Pubblichiamo il testo integrale del discorso di Benedetto XVI al clero romano.

ALL’INIZIO ERANOpresen-ti i nostri amici ebrei,che hanno detto, so-prattutto a noi tedeschi,

ma non solo a noi, che dopo gli av-venimenti tristi di questo secolonazista, del decennio nazista, laChiesa cattolica deve dire una pa-rola sull’Antico Testamento, sul po-polo ebraico. Hanno detto: anchese è chiaro che la Chiesa non è re-sponsabile della Shoah, erano cri-stiani, in gran parte, coloro chehanno commesso quei crimini;dobbiamo approfondire e rinno-vare la coscienza cristiana, anchese sappiamo bene che i veri cre-denti sempre hanno resistito con-tro queste cose. E così era chiaroche la relazione con il mondo del-l’antico Popolo di Dio dovesse es-sere oggetto di riflessione. Si capisce anche che i Paesi arabi –i Vescovi dei Paesi arabi – non fos-sero felici di questa cosa: temevanoun po’ una glorificazione dello Sta-to di Israele, che non volevano, na-turalmente. Dissero: Bene, un’in-dicazione veramente teologica sulpopolo ebraico è buona, è neces-saria, ma se parlate di questo, par-late anche dell’Islam; solo così sia-mo in equilibrio; anche l’Islam èuna grande sfida e la Chiesa devechiarire anche la sua relazione conl’Islam. Una cosa che noi, in quelmomento, non abbiamo tanto ca-pito, un po’, ma non molto. Oggisappiamo quanto fosse necessa-rio.Quando abbiamo incominciato a

BENEDETTO XVI

lavorare anche sull’Islam, ci hannodetto: Ma ci sono anche altre reli-gioni del mondo: tutta l’Asia! Pen-sate al Buddismo, all’Induismo….E così, invece di una Dichiarazioneinizialmente pensata solo sull’an-tico Popolo di Dio, si è creato untesto sul dialogo interreligioso, an-ticipando quanto solo trent’annidopo si è mostrato in tutta la sua in-tensità e importanza. Non possoentrare adesso in questo tema, mase si legge il testo, si vede che è mol-to denso e preparato veramenteda persone che conoscevano lerealtà, e indica brevemente, conpoche parole, l’essenziale. Così an-che il fondamento di un dialogo,nella differenza, nella diversità, nel-la fede sull’unicità di Cristo, che èuno, e non è possibile, per un cre-dente, pensare che le religioni sia-no tutte variazioni di un tema. No,c’è una realtà del Dio vivente che

ha parlato, ed è un Dio, è un Dioincarnato, quindi una Parola diDio, che è realmente Parola di Dio.Ma c’è l’esperienza religiosa, conuna certa luce umana della crea-zione, e quindi è necessario e pos-sibile entrare in dialogo, e cosìaprirsi l’uno all’altro e aprire tuttialla pace di Dio, di tutti i suoi figli, ditutta la sua famiglia.Quindi, questi due documenti, li-bertà religiosa e “Nostra aetate”,connessi con “Gau-dium et spes” sono unatrilogia molto impor-tante, la cui importan-za si è mostrata solo nelcorso dei decenni, eancora stiamo lavoran-do per capire meglioquesto insieme tra uni-cità della Rivelazione diDio, unicità dell’unicoDio incarnato in Cristo, e la molte-plicità delle religioni, con le qualicerchiamo la pace e anche il cuoreaperto per la luce dello Spirito San-to, che illumina e guida a Cristo.Vorrei adesso aggiungere ancoraun terzo punto: c’era il Conciliodei Padri – il vero Concilio –, mac’era anche il Concilio dei media.Era quasi un Concilio a sé, e il mon-do ha percepito il Concilio tramitequesti, tramite i media. Quindi ilConcilio immediatamente effi-ciente arrivato al popolo, è statoquello dei media, non quello deiPadri. E mentre il Concilio dei Padrisi realizzava all’interno della fede,era un Concilio della fede che cer-ca l’intellectus, che cerca di com-prendersi e cerca di comprenderei segni di Dio in quel momento,che cerca di rispondere alla sfida diDio in quel momento e di trovarenella Parola di Dio la parola per og-gi e domani, mentre tutto il Conci-lio – come ho detto – si muoveva al-l’interno della fede, come fidesquaerens intellectum, il Conciliodei giornalisti non si è realizzato,naturalmente, all’interno della fe-de, ma all’interno delle categoriedei media di oggi, cioè fuori dallafede, con un’ermeneutica diversa.Era un’ermeneutica politica: per imedia, il Concilio era una lotta po-litica, una lotta di potere tra diver-se correnti nella Chiesa. Era ovvio

Cinquant’anni dopo, il vero Concilioappare con la sua forza spirituale

Dche i media prendessero posizioneper quella parte che a loro appari-va quella più confacente con il lo-ro mondo. C’erano quelli che cer-cavano la decentralizzazione dellaChiesa, il potere per i Vescovi e poi,tramite la parola “Popolo di Dio”, ilpotere del popolo, dei laici. C’eraquesta triplice questione: il poteredel Papa, poi trasferito al poteredei Vescovi e al potere di tutti, so-vranità popolare. Naturalmente,per loro era questa la parte da ap-provare, da promulgare, da favo-rire. E così anche per la liturgia: noninteressava la liturgia come attodella fede, ma come una cosa dovesi fanno cose comprensibili, unacosa di attività della comunità, unacosa profana. E sappiamo che c’e-ra una tendenza, che si fondavaanche storicamente, a dire: La sa-cralità è una cosa pagana, even-tualmente anche dell’Antico Te-stamento. Nel Nuovo vale solo cheCristo è morto fuori: cioè fuori dal-le porte, cioè nel mondo profano.Sacralità quindi da terminare, pro-fanità anche del culto: il culto nonè culto, ma un atto dell’insieme,della partecipazione comune, e co-

sì anche partecipazio-ne come attività. Que-ste traduzioni, banaliz-zazioni dell’idea delConcilio, sono state vi-rulente nella prassi del-l’applicazione dellaRiforma liturgica; esseerano nate in una visio-ne del Concilio al difuori della sua propria

chiave, della fede. E così, anche nel-la questione della Scrittura: la Scrit-tura è un libro, storico, da trattarestoricamente e nient’altro, e cosìvia.Sappiamo come questo Conciliodei media fosse accessibile a tutti.Quindi, questo era quello domi-nante, più efficiente, ed ha creatotante calamità, tanti problemi,realmente tante miserie: seminarichiusi, conventi chiusi, liturgia ba-nalizzata … e il vero Concilio haavuto difficoltà a concretizzarsi, arealizzarsi; il Concilio virtuale erapiù forte del Concilio reale. Ma laforza reale del Concilio era pre-sente e, man mano, si realizza sem-pre più e diventa la vera forza chepoi è anche vera riforma, vero rin-novamento della Chiesa. Mi sem-bra che, 50 anni dopo il Concilio,vediamo come questo Concilio vir-tuale si rompa, si perda, e appare ilvero Concilio con tutta la sua forzaspirituale. Ed è nostro compito,proprio in questo Anno della fede,cominciando da questo Anno del-la fede, lavorare perché il vero Con-cilio, con la sua forza dello SpiritoSanto, si realizzi e sia realmenterinnovata la Chiesa. Speriamo cheil Signore ci aiuti. Io, ritirato con lamia preghiera, sarò sempre convoi, e insieme andiamo avanti conil Signore, nella certezza: Vince ilSignore! Grazie!

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