Servizio a pag. 7 Paola Mettica a pag. 30 Editoriale È ... · Le donne sono più generose Lo...

32
anno 89, n. 12 - 24 marzo 2016 Tariffa R.O.C. “Poste Italiane spa - Settimanale Sped in Abb. Post. - Pubbl. inf. 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1 comma 1, CN/FC” - Iscrizione al registro stampa del Tribunale di Forlì n. 471/1974 Chiuso in redazione il 21/03/2016 - € 1.20 - Tariffa pagata - Taxe percue Editoriale la vignetta della settimana La pena e la manna Beatrice Fazi, attrice della fiction televisiva, “Un medico in famiglia”, ha raccontato nel duomo di Forlì il 19 marzo il suo passaggio, dal male di vivere alla gioia della fede. La sua storia non è certo un’eccezione nel mondo di oggi: compagnie sbagliate, droga, aborto... la novità semmai sta nell’aver saputo invertire la rotta prima di finire nel vuoto. Una storia non meno affascinante è quella raccontata dallo scrittore francese Eric-Em- manuel Schmitt, nel suo libro “La notte di fuoco”. Schmitt, dichiaratamen- te ateo, confessa di aver incontrato Dio nel deserto del Sahara 25 anni fa, men- tre era intento a scrivere la sceneggiatura per un film su Charles de Fou- cauld. Mezzo secolo dopo, rivelando il segreto, scrive: “una notte sulla terra mi ha fornito gioia per tutta l’esi- stenza”. Uomini e donne, in ogni tempo, rotolano via la pietra che tiene soffocata la vita; consapevoli, come dice l’amico gesuita Beppe Lavelli, che se è vero che ogni giorno ha la sua pena è altrettanto vero che ogni giorno Dio ci offre la sua manna per nutrirci e farci continuare il cammino. LUCIANO SEDIOLI Nei riti e nelle tradizioni della Settimana Santa la Chiesa forlivese rivive il cuore della sua fede FINE VITA Il dott. Marco Maltoni, direttore dell’Hospice, interviene sul tema Servizio a pag. 7 STORIE DI SCOUT Mario Mettica, classe 1924, aderì all’associazione nel 1947 Paola Mettica a pag. 30 È Pasqua. Non c’è vita senza dono MALATTIE RARE Sono 20.828 i casi censiti in Emilia-Romagna a fine 2015 Nostro Servizio a pag. 3 Il pizzicotto Critica a fin di bene Siamo a Pasqua e parliamo di uova e di... sorprese. In questo caso quelle che hanno per protagonisti la società pubblica Ferrovie Sud Est e il suo ammini- stratore unico. In 10 anni le spese per consulenze sono state di 132 milioni di euro contro 150 milioni di incassi e debiti di 311 milioni. Luigi Fiorillo, ammini- stratore unico, oltre al sontuoso stipendio, ha goduto anche di un contratto di co.co.co, che dal 2004 al 2006 gli avrebbe fruttato 2,4 milioni all’anno. Non c’è che dire la gallina ha fatto un bell’uovo! Nostri servizi a pagg. 16-18 Il grande crocifisso sulla vetta del monte Rasciesa che domina a 360° la Valle dell’Isarco Sarà il vescovo Lino Pizzi a presiedere i riti della Settimana Santa. Nelle vallate e nei paesi della diocesi rivivono antichis- sime tradizioni come la processione del Cristo morto. Nel focus di que- sta settimana le storie di Pasqua: testimonianze di vite rinnovate. Auguri di Buona Pasqua dalla redazione de “Il Mo- mento”. Anche il giornale si concede una breve vacanza: il prossimo numero uscirà il 7 aprile 2016.

Transcript of Servizio a pag. 7 Paola Mettica a pag. 30 Editoriale È ... · Le donne sono più generose Lo...

anno 89, n. 12 - 24 marzo 2016 Tariffa R.O.C. “Poste Italiane spa - Settimanale Sped in Abb. Post. - Pubbl. inf. 45%D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1 comma 1, CN/FC” - Iscrizione al registro stampa del Tribunale di Forlì n. 471/1974

Chiuso in redazione il 21/03/2016 - € 1.20 - Tariffa pagata - Taxe percue

Editoriale

la vignetta della settimana

La pena e la mannaBeatrice Fazi, attrice della fiction televisiva, “Un medico in famiglia”, ha raccontato nel duomo di Forlì il 19 marzo il suo passaggio, dal male di vivere alla gioia della fede. La sua storia non è certo un’eccezione nel mondo di oggi: compagnie sbagliate, droga, aborto... la novità semmai sta nell’aver saputo invertire la rotta prima di finire nel vuoto. Una storia non meno affascinante è quella raccontata dallo scrittore francese Eric-Em-manuel Schmitt, nel suo libro “La notte di fuoco”.Schmitt, dichiaratamen-te ateo, confessa di aver incontrato Dio nel deserto del Sahara 25 anni fa, men-tre era intento a scrivere la sceneggiatura per un film su Charles de Fou-cauld. Mezzo secolo dopo, rivelando il segreto, scrive: “una notte sulla terra mi ha fornito gioia per tutta l’esi-stenza”. Uomini e donne, in ogni tempo, rotolano via la pietra che tiene soffocata la vita; consapevoli, come dice l’amico gesuita Beppe Lavelli, che se è vero che ogni giorno ha la sua pena è altrettanto vero che ogni giorno Dio ci offre la sua manna per nutrirci e farci continuare il cammino.

Luciano SEdioLi

Nei riti e nelle tradizioni della Settimana Santa la Chiesa forlivese rivive il cuore della sua fede

FinE ViTaIl dott. Marco Maltoni, direttore dell’Hospice, interviene sul temaServizio a pag. 7

SToRiE di ScouTMario Mettica, classe 1924, aderì all’associazione nel 1947Paola Mettica a pag. 30

È Pasqua. Non c’è vita senza dono

MaLaTTiE RaRESono 20.828 i casi censiti in Emilia-Romagna a fine 2015nostro Servizio a pag. 3

il pizzicottoCritica a fin di bene Siamo a Pasqua e parliamo di uova e di... sorprese.

In questo caso quelle che hanno per protagonisti la società pubblica Ferrovie Sud Est e il suo ammini-stratore unico. In 10 anni le spese per consulenze sono state di 132 milioni di euro contro 150 milioni di incassi e debiti di 311 milioni. Luigi Fiorillo, ammini-stratore unico, oltre al sontuoso stipendio, ha goduto anche di un contratto di co.co.co, che dal 2004 al 2006 gli avrebbe fruttato 2,4 milioni all’anno. Non c’è che dire la gallina ha fatto un bell’uovo!

nostri servizi a pagg. 16-18

il grande crocifisso sulla vetta del monte Rasciesa che domina a 360° la Valle dell’isarco

“Sarà il vescovo Lino Pizzi a

presiedere i riti della Settimana Santa. Nelle vallate e nei paesi della diocesi rivivono antichis-sime tradizioni come la processione del Cristo morto. Nel focus di que-sta settimana le storie di Pasqua: testimonianze di vite rinnovate.

auguri di Buona Pasqua dalla redazione de “il Mo-mento”. anche il giornale si concede una breve vacanza: il prossimo numero uscirà il 7 aprile 2016.

24 marzo 20162costume

Redazione e amministrazione:Via Solferino, 21 - 47121 Forlì - Tel. 0543.36861- Fax. 0543.376786 - e-mail: [email protected] - sito internet: www.ilmomento.bizDirettore responsabile: Luciano SedioliIn redazione: don Giovanni Amati, don Franco Appi, Beppe Brescia,Paola Mettica, Franco Garavini, Roberta BrunazziImpaginazione grafica: Damiano DitiUfficio abbonamenti e amministrazione: Eleonora GaraviniPubblicità: Pigreco srlProprietà: Chiesa Cattedrale di Forlì - P.zza Dante, 1 - 47121 ForlìStampa: Centro Servizi Editoriali srl - Stabilimento di ImolaVia Selice 187/189 - 40026 Imola (BO)Il Momento è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici)e a USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)

Settimanale d’informazionedella diocesi di Forlì-Bertinoro

A confronto su: xxxxxxxxxxxPorte aperte & Porte chiuse

In Italia le don-ne dedicano più tempo per gli altri rispetto agli uomini. I dati emergono da un approfondimento della Fondazione Volontariato e Partecipazione che ha analizzato i dati forniti dall’Inda-gine Istat sugli Aspetti della Vita Quotidiana, ripreso dall’Agenzia di stampa Redatto-re Sociale Se da un lato le donne in genere hanno una minor propensione ad aderire ad organizzazioni di volon-tariato, dall’altro quelle che compiono tale scelta evidenziano livelli di impegno (misurati in termini di ore settimanali dedicate a tali attività) superiori a quelli dei volontari maschi, con una media 18,9 ore contro 15,4 dei secondi. Poiché fare volontariato presuppone una certa disponibilità di tempo, è op-portuno sottolineare il confronto a parità di ore che uomini e donne dedicano (settimanalmente) al lavo-ro e alla famiglia. Come è noto, gli uomini occupati lavorano in media per più ore rispetto alle donne, ma il bilancio tende a riequilibrarsi prendendo in consi-derazione anche le attività domestiche (dove i primi risultano spesso “latitanti”).

Diciotto mi-liardi di euro: tanto valgono i 15 milioni di tonnellate di cibo perduto ogni anno. Nel bidone ogni famiglia brucia 348 euro all’an-no, gettando anche un chilo di pane e verdura alla settimana. E sotto accusa sono soprattut-to i privati cittadini: il 43% del cibo viene buttato via nelle nostre cucine. Secondo un’indagine del Politec-nico di Milano, in Italia lo spreco di alimenti avvie-ne infatti per il 21% nella ristorazione; seguono la distribuzione commerciale (15%), l’agricoltura (8%), la trasformazione (2%).Quasi la metà dunque si “perde” e va a male nelle nostre case. Lo dicono i dati di Waste Watcher, l’os-servatorio sugli sprechi dell’università di Bologna in atto da 15 anni.Il record negativo va infatti alle Isole, dove ogni famiglia getta nella spazzatura alimenti per 7,4 euro a settimana. Seguono il Centro con 7,2 euro e il Sud con 6,8 euro. Nel Nord Ovest, ogni nucleo butta via in media cibo per 6,3 euro, e il Nord Est è il più virtuoso con “solo” 6,1 euro.

Lo spreco è miliardarioLe donne sono più generose

Carissimi abbonati, siamo a conoscenza delle problematiche dovute alla consegna postale del nostro giornale. Poste Italiane ha attri-buito i ritardi postali o la mancata consegna alla riorganizzazione del sistema dei recapiti, che dovrebbe essere in via di risoluzione. Da parte no-stra ci siamo impegnati a recapitare in posta i gior-nali di martedì mattina ma nonostante questo le poste hanno comunque difficoltà. Segnalando le

aree con più problemi, siamo riusciti ad ottenere puntualità e l’effettiva consegna di certe zone. Altre zone, purtroppo, rimangono però ancora malservite. È necessaria quindi la vostra collabo-razione: vi chiediamo di segnalarci tutti i mancati recapiti e i ritardi per sollecitare le Poste a compiere il loro dovere e rendere il servizio, da noi pagato, efficiente. Potete fare la vostra segnalazione chiamando lo 0543.36861 e via mail

all’indirizzo [email protected] indicando i vostri recapiti. A fronte della mancata consegna postale potete ritirare una copia del giornale presso la nostra Redazione o la Libreria del Duomo (via

Solferino 19), oppure, se ci inviate una mail, vi invieremo il giorna-le in formato digitale. Chiedendovi ulteriore pazienza, vi ringraziamo per la vostra fedeltà.

ELEonoRa GaRaVini

Poste: tante promesse non mantenute

un Momento in cucina

Pagnotta pasquale

un Momento in cucina

a cura di Cecilia Sedioli

Ecco un dolce ti-pico delle nostre tradizioni che si prepara nel periodo pasqua-le: la pagnotta o bracciatello. Non è propriamente un dolce veloce, come siamo abituati a fare, perché richiede una lievitazione lenta, ma l’attesa vale la pena. Gli ingredienti sono semplici (si può poi arricchire con altro, ad esempio, gocce di cioccolato, canditi, frutta secca...):• 500 g di farina 0; • 2 uova;• 50 g di burro;• 90 g di zucchero;• 1 cubetto di lievito di birra;• 1 bicchierino di liquore per dolci;• scorza d’arancia o di limone (o entrambe);• uvetta q.b.Anche il procedimento è semplice: sarà poi un gioco da ragazzi se avete un’impastatrice o una macchina per il pane. Iniziate facendo una fontana con la farina, rompeteci al centro le uova e sbat-tete con la forchetta. Ora unite lo zucchero e le scorze degli agrumi, continuate a mescolare con la forchetta. Sciogliete il cubetto di lievito in un bicchiere di acqua tiepida (non calda) e unite anche questo alla farina. Unite anche il burro, l’uvetta e i restanti ingredienti e create una bella palla liscia. Mettete in una ciotola e coprite con la pellicola: lasciate lievitare un paio d’ore finché raddoppierà di volume. Per velocizzare i tempi (o essere sicuri della riuscita anche se fuori piove) mettete la ciotola nel forno spento con la luce accesa. Trascorso il tempo riprendete l’impasto, e lavoratelo il meno possibile per non eliminare tutta l’aria creando o una palla (per ottenere la classica pagnotta) o un filoncino che ripiegherete ad anello (per creare il bracciatello). Nel mio caso avevo preparato la versione bracciatello, ma è talmente lievitato che è diventata quasi un pagnotta!Coprite con un canovaccio e fate lievitare ancora l’impasto finché non sarà raddoppiato di volume. Ora spennellate con un po’ di uovo sbattuto e cuocete in forno caldo a 180° per 45 minuti circa (finché non sarà bello dorato). Si conserva in una sacchetto di plastica per qualche giorno.P.s. Se avete più tempo a disposizione o il clima è particolarmente caldo potete dimezzare le quantità di lievito! Buon appetito e... Buona Pasqua!

Forlifarma SpA Via Passo Buole, 54 Tel. 0543.724618 - Fax 0543.725821

www.forlifarma.it

FARMACIE A FORLì: De Calboli • Risorgimento • Ospedaletto • Ca’ Rossa • Piazza Erbe • Zona Iva • Bussecchio

24 marzo 2016 3 attualità

L’intera città di Forli, la Romagna de “mutor”, il mondo sportivo nazio-nale ed europeo rimase-ro attoniti quando, il 16 maggio 1976, si diffuse la notizia che Otello Bu-scherini, giovane cam-pione motociclistico, aveva perso la vita in un incidente mentre stava disputando una gara nella classe 250cc sul circuito del Mugello. Nato a Forlì il 19 gennaio 1949, mec-canico di professione, cominciò a iscriversi alle gare motociclistiche non ancora maggiorenne (per poterlo fare aveva carpito con l’astuzia la firma al padre che lo autorizzava), partecipando al circuito di Riccione, in un’epoca in cui simili competizio-ni erano un fatto naturale, con un concorso di pubblico che poneva seri problemi di sicurezza. Ci si accalcava a bordo strada o ci si arrampicava su qualsiasi cosa (alberi, cancellate stradali, balconi, ecc.), per poter vedere al meglio la corsa. Otello si impose subito all’attenzione del mondo mo-toristico, pluricampione italiano, voleva correre ovunque e con qualsiasi moto. Corse e vinse con la Minarelli (fu anche recordman mondiale con le 50 e 175 della Casa bolognese), con la Itom, Villa 125 e 250, Honda 125, Derby 125, Malanca 60 e 125, Morbidelli 125, Triumph 750, Yamaha 250 e 350. Quella del 1967 fu per Buscherini una stagione piena di successi, collezionò sette vittorie, numerosi piazzamenti e su Minarelli 50 e 175cc conquistò due mondiali sul quarto di miglio. Nel 1968 e 1969 fu alla guida di una Malanca con la quale oltre ad ottenere buoni piazzamenti, si aggiudicò due titoli di campione italiano: nel 1968 tra i cadetti e l’anno dopo il Campionato italiano della Montagna. Nel ‘70 si fratturò il bacino in un tremendo incidente durante una gara in Belgio. Tornò alle competizioni l’anno dopo, vincendo il titolo italiano nella classe 125. Nel 1972 vinse tre gare internazionali, fu secondo in Italia per il titolo nazionale e quinto assoluto nel mondo nella classe 50 su Malanca. Il 1973 fu l’anno del trionfo al Gran Premio Riccione che si corse a Misano Adriatico, del secondo posto a quello di Pesaro alle spalle del grande Angel Nieto, e delle affermazioni del G. P. di Francia e di Roma, dove arrivò primo nella classe 125. Vinse due gran pre-mi iridati a Brno, in Cecoslovacchia, e ad Imatra in Finlandia. Fu quinto assoluto, nel mondo, per la 125 e campione d’Italia per la classe 50. Nel 1974 vinse il titolo tricolore 125 e fu terzo nella graduatoria mondiale. Collezionò inoltre una serie di affermazioni di rilievo, nelle varie classi, dalla Francia al Casco d’Oro AGV di Imola, da Misano al circuito olandese di Assenza dove si piazzò secondo. Vinse il G. P. di Abbazia in Istria e arrivò secondo, su Malanca 125, nella prima edizione della Coppa del Mugello, che poi gli sarà fatale. Nel 1975, passato alla scuderia Diemme di Lugo, corse sulle leggendarie Yamaha giapponesi 250 e 350. Dopo vari piazzamenti vinse la seconda edi-zione della Coppa del Mugello, su Yamaha 250cc. Nel 1976, ritornato alla Malanca, arrivò terzo al Gran Premio d’Austria 125. A 27 anni, campione italiano e primatista mondiale, padre felice della piccola Solidea avuta dalla moglie Grazia, perderà la vita in uno dei circuiti più famosi A Forlì è attiva da tempo un’associazione che porta il nome di Otello Buscherini, presieduta da Luciano (Righetto) Sansovini. Ha all’attivo nume-rose iniziative e pubblicazioni, volute per ricor-dare Otello e gli altri campioni del motociclismo forlivese e romagnolo, che annovera personaggi di grande rilievo nazionale e internazionale.

Otello Buscherini

i personaggi di Gabriele Zelli

Nei giorni 16, 24 febbraio e 2 marzo abbiamo proiettato alla sala di comu-nità San Luigi di Forlì il film-docu-mentario “Il sentiero della felicità” sulla vita di Paramahansa Yogananda, famoso yogi che negli anni ‘20 intro-dusse lo yoga e la meditazione nel mondo occidentale. L’idea è partita da una scuola di yoga di Forlimpopoli, che ha richiesto una proiezione nella Sala. Scettici in merito all’affluenza del pubblico, ab-biamo deciso comunque di accoglie-re la proposta ed invitare altre scuole di yoga della zona, convinti che fosse una tematica talmente circoscritta da poter interessare solo ai praticanti. Così non è stato: nella prima serata abbiamo esaurito i biglietti prima delle 20.30, così abbiamo deciso di riproporre il documentario in altre due serate, raggiungendo un totale di oltre 450 persone.Inutile dire che il consiglio della sala San Luigi, diretto dal salesiano don Piergiorgio Placci, si è interrogato su questo numeroso pubblico: in un momento di crisi, intesa su più livelli,

non solo quello religioso, di sicuro non ci aspettavamo tanto interesse e così trasversale (giovani, giovanissi-

mi, adulti e anziani) nei confronti di una pratica molto affine alla dimen-sione spirituale.Dunque, alla luce del successo del film, riteniamo che il religioso bisogno di raccoglimento spirituale e di profondo contatto col mistero divino sia ancora vivo e che la pratica dello yoga non si discosti dal suo raggiungimento, bensì possa favorire la meditazione, la parola, yoga deriva da yuj, che in sanscrito significa “unione”, proprio come la parola re-ligione deriva dal latino relìgo, ossia “legare insieme”).Lo stesso Joseph Ratzinger, quando era ancora cardinale, scrisse nell’Ora-tionis Formas (1989): [...]autentiche pratiche di meditazione provenienti dall’Oriente cristiano e dalle grandi religioni non cristiane, che esercitano un’attrattiva sull’uomo di oggi diviso e disorientato, possono costituire un mezzo adatto per aiutare l’orante a stare davanti a Dio interiormente disteso, anche in mezzo alle sollecita-zioni esterne”.

Lucia PiaLLini

Le diagnosi sono in gran parte distribuite in quattro gruppi di patologie: sangue, sistema nervoso, malattie delle ghiandole endocrine, malformazioni congenite.Gli emiliano-romagnoli sono 17.810, considerando anche chi è in carico in strutture sanitarie di altre regioni, mentre il 17,7% dei pazienti viene a curarsi in Emilia-Romagna da altre regioni, a dimostrazione della forte capacità attratti-va dei centri regionali. La stima sui residenti con malattia rara è da conside-rare però per difetto, per-ché il Registro, attivato nel 2007, non contiene tutte le diagnosi precedenti. Un conto più corretto è dato dal numero di esenzioni dal pagamento del ticket per malattia rara, circa 22.300 (dato relativo al 2014). Il 28,6% delle diagnosi riguarda bambini entro i 14 anni, in lieve calo rispetto agli anni precedenti, seguiti

in Emilia-Romagna da una specifica rete regionale per l’assistenza a bambini e ad adolescenti con malattia rara, che fa capo al Policli-nico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. Un ulteriore picco nelle diagnosi si os-serva nella fascia di età tra i 35 e i 49 anni. Le malattie rare più dia-gnosticate tra i residenti in Emilia-Romagna sono il cheratocono, una malattia degenerativa della cornea (1.061 casi in totale), le connettiviti indifferenziate, malattie che colpiscono i tessuti connettivi (1.051 casi), la pubertà precoce idiopatica, condizione caratterizzata da precoce comparsa e maturazione dei caratteri sessuali primari e secondari (794), il lichen sclerosus et atrophicus, una patologia cronica della pelle (709), la sclerosi laterale amiotrofica, malattia neuro-degenerativa (578). Nella donna sono più presenti le malattie delle ghiandole endocrine, della pelle e del tessuto sottocutaneo, del sistema osteomuscolare, del tessuto connettivo e dell’apparato genito-urina-rio. Nell’uomo, le malattie del metabolismo, le ma-lattie del sistema nervoso periferico, del sangue, degli organi ematopoietici.

Malattie rare, troppo frequentiSono ventimila i casi registrati nel 2015. A Forlì quattro punti di monitoraggio

“il settimo rappor-to regionale sulle

malattie rare, presentato lo scorso 5 marzo a Bologna, vede iscritti nel Registro regionale dell’Emilia-Romagna 20.828 casi al 31 dicembre 2015.

Oltre 450 persone, in 3 serate, per la proiezione del film-documentario su Yogananda

L’Oriente fa il pieno al San Luigi

La rete regionale di assistenza delle malattie rare è composta da 22 centri, all’interno dei quali sono state identificate le specifiche Unità operative per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la cura delle singole patologie rare. Per il territorio forlivese, la referente è la dottoressa Agelina Sammaciccia (Attività Sanitaria Cure Prima-rie). In particolare, sono quattro le Unità Operative dell’ospedale presso le quali si attua un monitoraggio costante sulle malattie rare. Nel dettaglio, sono:- Unità Operativa di Urologia per la cistite interstiziale- Unità Operativa di Dermatologia per la malattia di Lyme e la Pemfigo pemfigoide- Unità Operatiova di cardiologia per la sindrome di Marfan- Unità Operativa di Neurologia per la Sindrome Laterale Amiotrofica (SLA).

Prevenzione e cura a Forlì

24 marzo 20164attualità

Continua l’esperienza della so-cietà voluta dalla Banca di Forlì e partecipata dalle nove più au-torevoli associazioni d’impresa, volta a creare percorsi privilegia-ti per giovani laureati all’interno del sistema imprenditoriale loca-le. Sono diverse centinaia, dopo 14 anni di attività, i giovani che hanno trovato collocazione all’interno delle aziende grazie ai protocolli d’intesa che legano Multifor ai Campus di Forlì e Cesena, alla esperienza sul cam-po messa a disposizione delle associazioni, al sostegno assicu-rato dal Credito Cooperativo. Parte in questi giorni il XIV ciclo annuale del Progetto di Crescita Professionale, una delle più importanti iniziative di Mul-tifor, che vanta tra i suoi partner la Camera di Commercio e che offre ai giovani la possibilità di mettere a frutto competenze e passioni nella concreta prospet-tiva di un’assunzione a tempo indeterminato presso le aziende in cui si troveranno ad operare, inizialmente, per sei mesi. Ma questo è solo un lato della me-daglia: il Progetto è stato con-cepito all’interno del Consiglio di Amministrazione di Multifor, dove siedono tutti i direttori

delle associazioni socie (Unin-dustria, Confartigianato, Cna, Confcooperative, Legacoop, Confesercenti, Confcommercio, Coldiretti, Confagricoltura). Ne consegue che l’iniziativa è pensata per essere utile anche al rinnovamento, operativo e intellettuale, delle aziende del territorio. Il percorso di forma-zione che i giovani svolgono abitualmente comprende anche una serie di approfondimenti sui temi attuali dell’economia reale realizzati in collaborazio-ne con la Scuola di Economia, Management e Statistica e che

si svolgono nelle aule della Facoltà di Economia forlivese. In queste ore l’intero Consiglio di Amministrazione di Multifor, guidato dal presidente Pierfran-cesco Matteini, nella circostanza affiancato dal presidente e dal direttore della Banca di Forlì, Domenico Ravaglioli e Fausto Poggioli, hanno incoraggiato i giovani che iniziano questa importante esperienza e conse-gnato un attestato di partecipa-zione, che arricchirà il curricu-lum di ciascuno dei giovani, alla fase didattica svolta in aula del Progetto.

Questo è l’elenco dei giovani presenti all’incontro, diciotto di loro cominciano in questi giorni una esperienza di sei mesi in aziende del territorio percependo una borsa di studio di 500 euro al mese messa a disposizione da Multifor e dalla Banca di Forlì: Maria Giulia Agostini, Emily Albertini, Vir-ginia Albertini, Noemi Angara-no, Gianni Bagaglia, Gianluca Bartoletti, Federica Bartolini, Maria Antonietta Bavila, Filip-po Belletti, Giulia Benedetti, Giovanni Bertozzi, Giorgia

Broccoli, Sara Camillini, Simo-ne Cattani, Alessandro Cicala, Giada Cucchi, Nicolò Erbacci, Samantha Facibeni, Elia Faggi, Federico Foschi, Francesca Fio-rentini, Annalisa Gardini, Elia Gasperini, Irina Korovinskaya, Francesca Locorotondo, Mattia Maraldi, Francesco Massa, Mer-lin Deliallisi, Lorenzo Mostocot-to, Gloria Nisi, Eleonora Orlati, Giulia Pecci, Giulia Petrini, Elena Ragnoli, Federica Ravaioli, Anna Sarri, Federica Scarpa, Eli-sa Scarpellini, Ilaria Spadaccini, Jacopo Vancini, Stefano Visani.

La Banca di Forlì informa

Multifor: nuove iniziative di raccordo tra università e imprese

il Gruppo dei giovani laureati di Multifor

al tavolo da sinistra il direttore di Banca di Forlì, Fausto Poggioli, il presidente domenico Ravaglioli e il presidente di Multifor Pierfrancesco Matteini

Le seconde generazioni a Forlì Grande partecipazione al seminario promosso da Università, Caritas e Migrantes

L’occasione è nata dalla presentazione del rapporto della seconda fase di ricerca sulle seconde generazioni che da quattro anni impe-gna i ricercatori della Scuola di Scienze Politiche, su mandato di Caritas e Mi-grantes. Tre i temi affron-tati: cosa è stato indagato; cosa è emerso dai riscontri avuti; cosa farne o, meglio, chi deve trarre conseguenze operative dalle osservazioni rilevate. La ricerca, attraver-so interviste dirette, focus

group e osservazione di comportamenti ed eventi in alcuni significativi luoghi cittadini, ha visto il coin-volgimento di 217 persone, in un range di età tra 15 e 29 anni. Gli aspetti indagati sono stati ricondotti in tre filoni principali: condizioni e pratiche di cittadinanza, identità sociali, religiose e culturali in relazione; la vita quotidiana in città; i giovani e il futuro: tensioni e aspet-tative. I riscontri sono ricchi di spunti, per comprendere la quotidianità più concreta del vivere e del sentire dei giovani, nelle relazioni tra coetanei, tra figli di migranti e forlivesi ‘doc’ (entrambe le categorie sono state in-tervistate senza predefinite distinzioni), nei rapporti in famiglia e tra generazioni, nel rapporto con la città ed il suo grado di accoglien-za. Infine le proiezioni sul futuro, le preoccupazioni e le speranze, le aspettative e i limiti, i punti di appog-gio e le mancanze rilevate. Alcune considerazioni, ov-viamente non esaustive, ci possono aiutare a compren-dere questo mondo e indi-

viduare sentieri da percor-rere insieme e quali ostacoli rimuovere. La percezione delle differenze legate alla provenienza caratterizza in misura assai più netta gli adulti di quanto non accada tra i giovani. C’è un’elevata somiglianza, specie tra i ragazzi di età più bassa, per ciò che riguarda le questio-ni quotidiane connesse al rapporto con la città, alle aspirazioni e alle incertez-ze, con un dinamismo più pragmatico da parte dei giovani di origine straniera, pur in un calo di fiducia nel futuro con il crescere dell’e-tà. Guardando al futuro si evidenzia una propensione

alla mobilità, verso città più grandi o altri paesi, cosa che evidenzia una difficoltà nei rapporti sociali urbani di reciproca comprensione e solidarietà. La vita cittadina appare segnata da chiusu-re, spinte individualistiche e deboli interazioni, con una difficoltà da parte dei giovani nel definire, far propria e “frequentare” la vita pubblica, con il venir meno delle sedi e dei luoghi del vivere associato capaci di garantire una relazione di convivialità. Le aspetta-tive sul futuro sono legate al lavoro, sia in termini economici che di autosti-ma, e la cittadinanza è vista

come fattore di stabilità e di possibilità. Appare quindi importante l’azione della comunità cittadina e delle istituzioni: il lavoro si è indebolito, rispetto alla sua capacità di facilitare l’incontro oltre i pregiudizi e la scuola rimane un con-testo fondamentale, da tutti riconosciuta come principa-le fattore di integrazione e primo luogo pratico di me-ticciato e di sperimentazio-ne di convivenze. La scuola come incubatore del nuovo volto di società e di città che sta prendendo corpo. Occorre quindi assumere con coraggio la responsabi-lità di abbattere i muri che

ancora sono di intralcio, sia in famiglia che fuori, nel lavoro e nelle nostre cariche anche pubbliche, sia come comunità cristiana che come cittadini responsabili. La sfida è quella di scegliere subito - ciascuno con le proprie capacità personali, professionali, istituzionali e politiche - quella via di negoziazione intelligente che porta all’integrazione. Praticando la giustizia, a partire dal riconoscimen-to dei diritti e dell’ormai improcrastinabile riconosci-mento della cittadinanza ai figli degli immigrati.

RoBERTo RaVaioLi

“Un importante seminario è quello

che si è tenuto martedì 15 marzo presso il Campus universitario di Forlì, alla presenza di studenti, docenti e componenti della variegata realtà associativa cittadina e con il coin-volgimento dell’assessore comunale Raoul Mosconi e di rappresentanti istitu-zionali del Ministero del Lavoro e della Regione Emilia-Romagna.

campus universitario di Forlì, 15 marzo: autorità e studenti hanno presenziato al seminario sulle seconde generazioni

Foto Leonardo Michelini

24 marzo 2016 5 attualità

Al Ronco c’è carenza di servizi Arianna Maioli, studentessa di appena 21 anni, è la coordinatrice del Quartiere

Impegnata nel servizio civile presso la Caritas diocesana e in parrocchia, Arianna ha appena 21 anni e stu-dia Scienze della formazione presso l’Università degli Studi di Bologna. La grande passione per i cani la porta spes-so in giro per il quartiere con le amate bestiole al guinzaglio: “È un modo insolito ma privilegiato - dichiara - per approfondire la conoscenza del mio ambiente, di cui comincio ad apprende-re pregi e difetti”. La frazione del Ron-co, che conta quasi seimila abitanti ed è lambita dal fiume che le dà il nome, vanta origini antiche (nel Medioevo fu sede di una commenda di ospitalieri); ha due parrocchie, San Giovanni e San-ta Rita, e alcune infrastrutture basilari per l’intera città, come l’aeroporto civile “Luigi Ridolfi”, inattivo dal 30 marzo 2013 ma in odore di rilancio, l’Istituto tecnico tecnologico aeronautico “Fran-cesco Baracca”, la Facoltà d’Ingegneria aerospaziale dell’Università di Bologna

e l’Enav Academy. “È vero - concorda Arianna - nel nostro quartiere ci sono numerose attività di rilievo assoluto, che coesistono con le tante persone che si sono insediate qui negli ultimi anni, senza ricevere una risposta adeguata da parte delle istituzioni sul fronte dei ser-vizi”. Uno dei problemi più gravosi pio-vuti in capo alla giovane coordinatrice e agli altri 8 membri del neo eletto Comi-tato di quartiere (si riunisce una volta al mese nella sede di via Baldraccani), è la rete fognaria insufficiente. “Negli ultimi vent’anni hanno costruito tantissimo al

Ronco, ma gli scoli sono rimasti quelli di prima, assolutamente sottodimensio-nati”. La stessa Arianna, che non abita certo sottoterra ma sul piano stradale, in via Baldraccani, si è già ritrovata con mezzo metro d’acqua lurida in casa. “L’ultima volta è successa nel febbraio dello scorso anno e ho dovuto butta-re via tutto, con danni nell’ordine di decine di migliaia di euro”. È in pieno svolgimento la battaglia con gli enti competenti, a nome dell’intero quartie-re, per vedersi riconosciuti i doverosi risarcimenti collettivi. Il Ronco scon-ta anche un certo disimpegno nelle dinamiche sociali, soprattutto da parte dei giovani: “Le due parrocchie sono fra le poche realtà del quartiere in grado di catalizzare persone. E pensare che potenzialità aggregative ulteriori non mancherebbero, a cominciare dal Ron-co Lido che andrebbe recuperato”. Fino alla prima guerra mondiale era il lido di Forlì: sulle rive del fiume i villeg-gianti potevano fare il bagno contando su veri e propri stabilimenti balneari. Da qualche anno, a parte la Scuola Calcio che non ha mai cessato l’attività, è tutto fermo. Il sogno di Arianna è di restituire quegli spazi agli abitanti del quartiere, giovani e anziani che collabo-rano fra loro per il benessere dell’intera comunità.

PiERo GhETTi

“Per secoli località di transito e di confine, solo di recente

divenuta residenza di numerosi forlivesi alla ricerca di spazi vitali lontani dal centro, il Quartiere Ron-co è coordinato con piglio e tante idee da un’altra giovanissima, Arianna Maioli (nella foto).

La Fisascat, federazione del commercio, turi-smo e servizi della Cisl, riflette sugli scenari globali e si prepara ad af-frontare le nuove sfide del mercato rafforzando la dirigenza nazio-nale. Il consiglio generale della categoria, in assise a Roma in presenza del segretario confederale Cisl Piero Ragazzi-ni, ha eletto un nuovo componente della segreteria nazionale: è Davide Guarini (nella foto). Il neo eletto segretario nazionale della Fisascat Cisl, 53 anni, celibe, è nato a Meldola, in provincia di Forlì. È entrato nella Cisl di Forlì nel 1996 operando nella sede zonale di Meldola. Nel 1998 è entrato nella Fisascat Cisl Forlì Cesena, categoria di cui nel 2001 ha preso la guida con la nomina di segretario generale. Nel 2006 è entrato nella segreteria regionale Fisascat Cisl Emilia Romagna, di cui è diventato segretario generale nel 2011. Nel 2013 Guarini è stato confermato alla guida della Fisascat Cisl Romagna, la nuova federa-zione nata dal processo di accorpamento delle strutture territoriali di Forlì Cesena, Ravenna e Rimini.

Guarini nella segreteria nazionale Cisl

Sindacato

24 marzo 2016

“La vita è un dono prezioso; pur essendo mia, è un dono di tutti; la vita sprigiona sempre bontà”. Per il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, sono questi i tre motivi basilari per dire no ad una legge sull’eu-tanasia. In un’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa”, pubblicata il 20 marzo scorso, il cardinale commenta così questo tema, definen-do l’eutanasia come una grande sconfitta della società contemporanea. “Non so se ci sia davvero tanta gente che vuole morire - afferma -, spero proprio di no. Il problema principale non è quello di legiferare il come e il dove. Il vero problema è di non arrivare a questo. È un segno dell’angoscia esistenziale che una certa cultura può favorire, ma che si potrebbe annullare con la vicinanza, l’ac-compagnamento a ideali che diano senso alla vita, compresa la fase della sofferenza e della morte”. Ma l’eutanasia, chiede Andrea Tornielli, autore dell’intervista, è un diritto? “Assolutamente no - risponde Bagnasco -. Perché la vita è un dono da custodire, non da possedere con un senso di pro-prietà assoluta. La tua salute e la tua vita interes-sano anche me. Purtroppo ci stiamo allontanando da questo”. Cosa direbbe ad un malato incura-bile - chiede ancora Tornielli - che non ce la fa a sopportare la malattia e vuol farla finita? “Direi due cose. La prima - sottolinea Bagnasco - è che oggi, grazie alla scienza e alle tecnologie, ci sono cure palliative di altissimo livello per combattere il dolore fisico. La seconda cosa che direi riguarda invece il piano psicologico ed emotivo: non sei solo! Credo che il sentirsi solo sia la malattia più grave e mortale”. Ma nel caso uno viva ormai in stato d’incoscienza? “Siamo davvero sicuri di ciò che uno percepisce, sente o non sente quando è in quello stato? Un malato, anche se bisognoso di tutto, resta comunque una persona”.Quindi la Chiesa, chiede l’intervistatore, è per mantenere in vita sempre e comunque il malato incurabile? “La Chiesa non è favorevole all’acca-nimento terapeutico. Quando medicine e farmaci sono ormai ‘rigettati’ dal corpo si sospendono le cure, che risulterebbero un accanimento”. Il giudizio di Bagnasco sui Paesi europei dove il suicidio assistito è legge da anni è chiaro: “Mi sembrano società tristi - conclude - che finiscono per essere senza speranza. Perché uno Stato che si arrende fino a questo punto è uno Stato triste, che non crede nel futuro”.

“La vita sprigiona sempre bontà”

dal 1960Impresa attestata SOA Albo installatori elettrici

Emilia Romagna

Via Oreste Regnoli, 43 - 47121 ForlìTel. e fax 0543.28259

[email protected]

• IMPIANTI CIVILI• IMPIANTI INDUSTRIALI

• TRASMISSIONE DATI• TELEFONIA

• FIBRA OTTICA• MANUTENZIONE IMPIANTI• PROGETTAZIONE IMPIANTI

• Igiene e sicurezza sul lavoro• Sicurezza nei cantieri• Prevenzione incendi

• Impatto clima acustico• Valutazione rumore• Ambiente e qualità

• Corsi, convegni e seminari

FORLÌ - Viale della Libertà 54, Forlì 0543.370473 - fax 0543.370438

[email protected]

card. Bagnasco, presidente cEi

7 attualità

Come noto, per DAT si intende un documento con il quale una persona, dotata di piena capa-cità, esprime la sua volontà circa i trattamenti ai quali desidererebbe o non desidererebbe essere sot-toposta nel caso in cui, nel decorso di una malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio con-senso o dissenso informa-to. Tale mezzo espressivo sembra oggi ineludibile,

anche se, nei Paesi in cui è presente

da tempo, non più del

20-25% della popolazione ne fa

uso. Numerosi punti aperti saranno oggetto di valuta-zione per quanto riguarda questo “strumento”. In primo luogo, i contenuti considerati legittimi o meno, inseriti nelle DAT. Vi è universale condivi-sione sul fatto che possa

essere inserito il rifiuto di qualunque forma di accanimento terapeutico, o anche di terapie appro-priate, come l’articolo 32 della Costituzione recita. Punto di discussione sarà invece, verosimilmente, la valutazione degli interventi artificiali di sostegno vitale (sostitutivi di funzioni non più naturalmente effettuate: nutrizione, idratazione, re-spirazione, funzionalità re-nale) come terapie a tutti gli effetti o come attuativi di funzioni di base, ancorchè con metodiche artificiali.

L’iter legislativo sul “fine vita” Marco Maltoni, direttore dell’Unità Operativa cure palliative, interviene sul Dat

“È di questi giorni l’avvio dell’iter della

discussione, in Commis-sione Affari Sociali della Camera dei Deputati, di diverse proposte di leg-ge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT). Abbiamo chiesto al dottor Marco Maltoni (nel cerchio), direttore dell’U.O. Cure Palliative dell’Ausl Romagna, un approfondimento su questo delicato tema.

Il recentissimo parere del Comitato Nazionale di Bioetica ha finalmente tolto ogni sia pur improbabile dubbio sul fatto che la cosiddetta “sedazione palliativa”, che talvolta è necessaria per controllare sintomi altrimenti non go-vernabili, è una metodica clinica legitti-ma da tutti i punti di vista. Il documento ribadisce che essa è assolutamente di-versa da qualunque forma di approccio eutanasico per intenzione dell’interven-to, procedura utilizzata, risultato voluto, e tempistica di attuazione. Un altro tema di dibattito sarà probabilmente il livello di “cogenza” delle DAT: un obbligo totale per il medico a seguirle, giustifica la dizione “Testamento Biologico” (il testamento, nel sentire comune, è una cosa che si deve seguire alla lettera,

punto e basta). Invece, livelli diversi di obbligatorietà sono meglio descritti da altre definizioni: Direttive Anticipate, Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, Pianificazione Anticipata delle Cure. Tutte queste definizioni hanno livello progressivamente più limitato di cogen-za, nel rispetto della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina (Con-venzione di Oviedo), la quale sanciva che: “nel caso in cui il paziente non sia in grado di esprimere i propri desideri, si deve tenere conto di quelli espressi precedentemente” (tenere conto in modo serio, né meramente orientativo, ma neanche assolutamente vincolante). Infine, si dovrà discutere dell’eventuale ruolo del tutore o dell’amministratore di sostegno, o di figure simili. (M.M.)

cure palliative e testamento biologico

Un altro punto meritevole di attenzione potrebbe essere se l’astensione dall’i-niziare una manovra arti-ficiale sia del tutto equiva-lente alla sua interruzione, una volta che essa sia stata iniziata, oppure no. Inoltre, tra i contenuti di merito, potranno essere esaminati alcuni interventi attivi, da ben identificare, e da non confondere con altri. Ma l’aspetto fondamen-tale che andrà valutato, nel definire e delimitare le DAT, sarà se esse vengono formulate da un paziente/cittadino lasciato comple-tamente a sé stesso, al di fuori di qualunque relazio-ne, o se saranno ipotizzate all’interno di una reale alleanza di cura. Questo, alla fine, sarà il punto discriminante per chi si occupa di questi temi. Evidenziare e raccontare quanto sia più bella una maturazione comune, anche difficile, tra chi cura e chi viene preso in cura, di un giudizio sulla vita e sulla malattia, all’interno di una relazione umana e professionale significati-va, anziché il favorire una solitudine, per una persona in una situazione di grave fragilità, nella scelta tra diversi percorsi possibili.

24 marzo 2016 cultura9

L’idea dell’esposizione nasce dalla volontà della Commissione Diocesana d’Arte Sacra di valorizzare il patrimonio diocesano attraverso studi e progetti di mostre, al fine di costi-tuire percorsi che possano permettere di svolge-re catechesi con l’arte, oltre che di diffondere il patrimonio attraverso un turismo culturale che riconosca le fondamenta del cristianesimo nelle opere presenti sul territo-rio diocesano.Sotto un applauso scro-sciante è stata disvelata la copia della statua attribui-ta ad Agostino di Duccio. L’originale fu prelevata dalla sua ubicazione nel 2000 per il restauro e non più riposizionata per motivi conservativi. La copia, realizzata in marmo di Carrara, è stata posta nella nicchia di fac-ciata restituendo così l’an-tica immagine della chiesa. L’opera originale è stata studiata scientificamente dal centro CaiLab, labora-torio di Archeoingegneria dell’Università di Bologna, sede di Forlì, e riprodotta in copia con un sistema robotico di lavorazione. All’inaugurazione erano presenti il vescovo Lino Pizzi, che ha elogiato la collaborazione con il Co-mune di Forlì e la Fonda-zione Cassa dei Risparmi di Forlì, attraverso cui è stato possibile realizza-

re il manufatto e anche creare la mostra diffusa sul territorio.

L’itinerario costituito è un percorso che unisce interesse turistico e cultu-ra religiosa. Il presidente Roberto Pinza ha espres-so apprezzamento per la proposta culturale che si pone in linea con la mo-stra dedicata a Piero della Francesca e al suo mito, in quanto ogni opera d’arte suscita riflessioni e meditazioni. All’interno dei musei di San Dome-nico, integrato nel per-corso di mostra sull’arte di Piero della Francesca le due salette allestite con il percorso diocesano permettono l’unione con il territorio non sullo stile

quanto sull’accostamento di Agostino di Duccio a Piero della Francesca, ar-tistici contemporanei, che hanno studiato a Firenze e dallo stile particolarissimo. Il cantiere del Tempio ma-latestiano a Rimini, che ha visto entrambi gli artisti impegnati nella realizza-zione della decorazione interna seppur in differen-ti modalità, ha permesso l’unione al territorio delle due personalità artistiche. Specialmente per Ago-stino di Duccio, si trattò dell’opportunità di rice-vere la committenza per il santuario di Fornò.

SEREna VERnia

Una mostra diffusa sui tesori della diocesiIn occasione dell’esposizione ai musei San Domenico, la commissione d’arte sacra propone un itinerario artistico

“In presenza di un numeroso pubblico,

è stata inaugurata sabato scorso la mostra diffusa “Da Agostino di Duccio a Melozzo e Palmezzano: la modernità rinascimentale nel patrimonio artistico della diocesi di Forlì-Bertinoro”.

Santuario di Fornò, 19-03-2016: un momento della presentazione del progetto

Il percorso della mostra inizia a Santa Maria delle Grazie di Fornò e dalla scultura attribuita ad Agosti-no di Duccio raffigurante la Madonna con il Bambi-no. La scelta di porre l’inizio dell’itinerario sotto la luce di Maria segue l’idea di percorrere un cammino che considera le frequenti manifestazioni della Ma-donna nel nostro territorio. Per i forlivesi il legame più forte e sentito con Maria è rappresentato dal mi-racolo del fuoco nel 1428, che le conferì il titolo e la elevò a patrona della città. Ben altre manifestazioni erano avvenute nel territorio, specialmente a Fornò, dove gli storici locali riportano nelle loro cronache eventi prodigiosi mariani. Furono questi ad ispirare Pietro Bianco da Durazzo all’edificazione del primo nucleo del santuario, esprimendo in questo modo anche la sua conversione maturata di fronte all’im-magine della Theotokos. La presenza del santuario costituì la sede adatta per la devozione mariana che fu particolarmente sentita, tanto da rendersi neces-sario un ampliamento con un deambulatorio esterno all’attuale presbiterio, anche per motivi di stabilità dell’edificio. Dal santuario di Fornò il percorso pro-cede alla basilica di San Pellegrino, dove la partico-larissima tomba di Luffo Numai ha un programma decorativo che inneggia alla speranza cristiana della risurrezione, attraverso la scena della Natività e di Cristo risorto. Il fonte battesimale in cattedrale è la testimonianza dell’arte del primo Cinquecento, nel manufatto che consente al sacramento di potersi realizzare, impreziosito dalle scene bibliche specifi-che, da San Mercuriale e sant’Elena, riferimenti per la fede nella potenza e nella perseveranza. L’affresco della Madonna della Ferita reca lo sfregio infertogli con il sangue miracolosamente fuoriuscito. Maria tra i santi è il tema delle due pale d’altare di Marco Pal-mezzano ed esposte a San Mercuriale: i santi come esempio e guida per tutti fedeli dove Ella spicca per il dogma dell’Immacolata Concezione e per essere in trono perché Regina. La tomba di Barbara Manfre-di pone la defunta sotto alla protezione di Maria, regina della pace. Il portale della chiesa del Carmine chiude il percorso con la rappresentazione di coloro che evangelizzarono il territorio nei primi secoli del cristianesimo. Il percorso, dunque, propone una catechesi con l’arte, attraverso i manufatti presenti nelle chiese, evidenziando particolarissimi esempi di arte cristiana nella nostra diocesi. (S.v.)

Per svolgere il percorso della mostra diocesana sono state predisposte delle mappe con il tracciato fra le vie del centro storico e visite guidate che si terranno tutti i sabati e le domeniche a partire dal 2 aprile, previa prenotazione (cell: 333.1722180, [email protected]) con ritrovo alle ore 15.00 nel piazzale antistante i musei di San Domenico oppure al santuario di Fornò. I gruppi verranno accompagna-ti in visita ai monumenti da una guida turistica della diocesi. L’interesse rilevato nel pubblico nel primo fine settimana di apertura della mostra è stato notevole: sia nelle salet-te allestite all’interno dei musei di San Domenico, sia nel centro storico di Forlì e al santuario di Fornò. I visitato-ri al San Domenico sono rimasti sor-presi della velocità con la quale, quasi in diretta, è stato realizzato l’ultimo pannello illustrante la ricollocazione dell’opera; così, il processo di realiz-zazione della copia. Con il contributo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì la nicchia del santuario è tornata

ad ospitare la scultura, restituendo l’immagine originaria della facciata, privata dal 2000 della Madonna con il Bambino per motivi conservativi e di restauro dell’opera. I visitatori hanno apprezzato molto la mappa della città con il tracciato del percorso tra le chiese del centro stori-co, i pannelli all’interno con la descri-zione delle opere e della chiesa, i totem esterni ai monumenti con l’indicazioni delle sedi di mostra. La collaborazione con l’ufficio Iat del Comune di Forlì ha permesso la diffusione dell’evento at-traverso uno sportello informativo, che divulga anche l’evento della diocesi. I primi visitatori hanno dunque svolto domenica scorsa l’itinerario, apprez-zandone il percorso nel centro storico cittadino e tanti sono stati gli appassio-nati accorsi al santuario per fotogra-fare la Madonna ricollocata e postare le immagini sui social network come evento raro. La mostra sarà visitabile fino al 26 giu-gno, ma le visite guidate termineranno domenica 29 maggio. (S.v.)

Agostino di Duccio, Melozzo e Palmezzano

Mappe e percorsi guidati per il visitatore

Luoghi e opere

La Madonna con il bambino, scultura attribuita ad agostino di duccio

24 marzo 2016sette giorni 10

Forlì sette giorni di Beppe Brescia

Il ministro Franceschini in visita al San Domenico

Crescono visitatori e prenotazioni per la mostra “Pie-ro della Francesca. Indagine su un mito”, ai musei San Domenico fino al 26 giugno. Tra questi, anche nomi illustri: dopo il ministro Elena Boschi, a cui è stato affidato il taglio del nastro inaugurale, è arrivato in visita anche Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. A Forlì il 21 marzo scorso, ha espresso grande apprezzamento per il progetto generale e per i capolavori presenti: “Una mostra coraggiosa e completa – ha commentato il ministro - con un significativo sviluppo critico non solo sul Quattrocento, ma anche sull’Ottocento e sul Novecento”. Tra gli ospiti di prestigio della mostra anche Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI).

Formula Solidale: due nuovi laboratori sociali

Si è tenuta a Vecchiazzano lo scorso 16 marzo l’ini-ziativa “riFORMULAre il futuro”, a cura della coop sociale Formula Solidale. La cooperativa, ad un anno dalla nascita per fusione tra Gulliver e Csipm, ha festeggiato il primo compleanno riflettendo sul tema dell’innovazione tecnologico-ambientale applicata alla cooperazione sociale, quale strategia per dare risposta a condizioni di emarginazione e disagio. Per l’occasione, Formula Solidale, presieduta da Manuela Raganini, ha aperto le porte della propria sede alla cittadinanza, inaugurando due nuovi laboratori di in-serimento lavorativo per persone svantaggiate: quello per la rigenerazione di prodotti dell’Information Technology e quello per la riconversione di macchine da gioco (progetto “Social Games”).

Corritalia, con Aics1300 persone in piazza

L’attività sportiva, il benessere fisico e la riscoperta dei luoghi più belli delle nostre città: è l’obiettivo di Corritalia, manifestazione podistica nazionale orga-nizzata da Aics e approdata anche a Forlì sabato 19 marzo. Piazza Saffi si è riempita di oltre 1.300 par-tecipanti tra studenti, docenti e genitori, impegnati in una serie di gare podistiche non competitive. Ad aprire le gare sono stati gli alunni di cinque scuole secondarie di primo grado del territorio, che si sono affrontati suddivisi per varie categoria. Insieme ai primi tre classificati di ogni categoria, sono stati premiati anche gli istituti: al primo posto è risultata la scuola “Palmezzano”, seguita dalla “Zangheri” e dalla “Maroncelli”, dalla “Benedetto Croce” e “La Nave”.

Acli Forlì-Cesena: eletto il nuovo consiglio provinciale

Eletto il nuovo consiglio provinciale delle Acli Forlì-Cesena, da 80 delegati riuniti a Magliano lo scorso 19 marzo, in rappresentanza dei 5.178 iscritti Acli dei 55 circoli della provincia. Il consiglio è composto da 15 persone, che si riuniranno giovedì 31 marzo per eleggere il nuovo presidente provinciale e assegnare le deleghe per i servizi. Dopo la preghiera iniziale guidata da don Franco Appi e la relazione del presi-dente uscente, sono seguiti gli interventi dei delegati e delle autorità, tra cui l’assessore Mosconi, il presidente dell’Azione Cattolica diocesana di Forlì Mirko Samo-rì e il referente dell’associazione Migrantes Roberto Ravaioli. A seguire oltre 20 interventi dei presidenti di circolo e dei delegati, che hanno toccato i temi più importanti all’ordine del giorno.

La bellezza è di tutti:il murales restaurato

“Un veliero scrive la sua storia tra le onde dei mari, non nella sicurezza dei porti. Per ringraziare tutte le persone che a Forlì stanno raccontando le loro storie su una parete che prima era muta”. Così l’artista Luis Gomez, autore del murales in piazza Guido da Montefeltro, ha commentato la vicenda che ha visto protagonista la sua opera forlivese. Conclusa a fine febbraio, il 17 marzo era stata imbrattata da ignoti, con una scritta verde che diceva “Culture is shit”. Sfregio che un paio di giorni dopo alcuni ragazzi han-no sanato, ripulendo il murales e inserendo un contro-messaggio: “Il muro è di tutti come la cultura ma non dimentichiamoci della bellezza”. Un gesto accolto con grande affetto dalla città, scatenata sui social network, per quel muro trasformato ora in una storia.

L’attrice Fazi alla Gmgdiocesana in Cattedrale

Centinaia di giovani hanno partecipato sabato 19 mar-zo alla celebrazione diocesana della Gmg in Cattedrale. L’appuntamento proposto dal centro di pastorale giovanile era una tappa in preparazione alla Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà a Cracovia dal 25 al 31 luglio 2016 e nello stesso tempo, in occasione dell’Anno Santo celebrazione del giubileo per i giovani che sono entrati in cattedrale attraverso la Porta Santa.Durante la veglia di preghiera si è svolta anche la consegna del Credo a circa 40 ragazzi che hanno partecipato al percorso di formazione “Laboratori della fede”. L’attrice Beatrice Fazi ha portato la sua testimonianza raccontando ai giovani la storia della sua conversione. Sono già 277 i giovani forlivesi iscritti alla prossima Gmg.

Foto

Fra

sca

Foto Frasca

24 marzo 2016 salute e benessere11

47122 Forlì (Italy) Via Secondo Casadei, 14Tel. +39 0543 780055 - Fax +39 0543 781404

www.ceracarta.it - www.ceratag.it - [email protected]

Carte diagrammate per apparecchi registratoriCarte diagrammate per elettromedicaliCarte per videostampantiAccessori elettromedicaliEtichette radiofrequenza e soluzioni integrateRfid labels and chain solutionsBiglietti radiofrequenza e soluzioni integrateRfid tickets and chain solutions

Rimane però il mistero di come, dopo pochi giorni, gli stessi media abbiano enfatizzato la notizia che le statisti-che ufficiali davano un aumento dei decessi di persone over 70 pari a 75mila unità, imputandone la causa al fatto che le vaccinazioni antinfluen-zali erano diminuite della metà. Ma se l’influenza non c’è stata? Misteri di un’informazione sanitaria ancora una volta puntuale e coerente... Mancando un’epidemia ne è comunque arrivata un’altra: ne è comparsa infatti una, piccola, di virosi intestinale che, per le conseguenze del clima freddo-umido, ha assunto una discreta morbilità. Non è un fatto nuovo, perché queste virosi sono oramai diventate ende-miche presso le nostre comunità; presentano un andamento con alti e bassi per tutto l’anno, forse soggetto alle influenze dei climi più estremi e causato da circostanze di promiscuità (scuole, luoghi di divertimento, ecc). Si tratta di un’epidemia causata da alcuni virus parainfluenzali che non sono coperti dal vaccino autunnale, presente praticamente per tutto l’arco dell’anno. La sintomatologia è piut-tosto lineare: inizia banalmente come un semplice imbarazzo di stomaco, che poi progredisce rapidamente in forte nausea ed in conati di vomito molto frequenti e dolorosi. Segue poi spesso una diarrea accentuata e, alcune volte, un lieve rialzo febbrile. La persona colpita, a causa della forte disidratazione e della conseguente perdita di sali, è molto prostrata e questa grande stanchezza proseguirà per qualche giorno, anche dopo la scomparsa dei sintomi più gravi. Questo quadro, all’apparenza mol-to fosco, per una persona in buona salute è tutto sommato abbastanza sopportabile, anche perché il decor-so è piuttosto rapido (24/36 ore e tutto è passato). La cosa si complica se la persona colpita è un bambino piccolo o una persona molto anziana o già soggetta a patologie importanti; è intuibile che, per questi soggetti, l’intervento medico urgente è indi-spensabile.Nei bambini piccoli il fenomeno della

disidratazione può portare anche a collassi, che devono essere affrontati con molta sollecitudine e compe-tenza. Come per altre malattie virali, anche questa è facilmente trasmissi-bile, tanto che capita di vedere spesso interi nuclei familiari colpiti in rapida successione. La prima cosa da fare, nel caso cominciassimo ad accusare i sintomi di questa virosi, è quella di smettere di mangiare fino al mo-mento in cui ricomparirà impellente il sintomo della fame; sarà questo il segnale che tutto è passato. Il con-siglio della mamma che insiste per un risino, per un brodino perché sei così debole è come buttare benzi-na sul fuoco. Niente! Occorre però reidratarsi, bevendo spesso acqua in cui sia stata sciolta qualche bustina di Biochetasi o altri sali equivalenti. Guai, però, a bere anche un solo mezzo bicchiere tutto d’un fiato: vomiteremmo tutto subito. Occorre assumere un cucchiaio di liquido ogni due o tre minuti, a volte basta questo a far cessare il vomito. Si possono assumere procinetici (farmaci che regolano la motilità gastrica e inte-stinale), eventualmente Loperamide o integratori a base di argilla attivata

(se è presente diarrea) e poi fermenti lattici ad alte dosi, per ripristinare la flora batterica intestinale spazzata via dallo tsunami virale.Mi piace mettere in guardia ancora una volta sulla qualità dei fermenti. Non basta che sull’etichetta compaia la dicitura “Fermenti lattici”: bisogna vedere quali e quanti sono. Non è il caso di fare un trattato su di essi, ma fidatevi del vostro medico o del vostro farmacista. Quando ripren-deremo a nutrirci dovremo farlo con molta prudenza: riso in bianco condi-to con olio crudo e parmigiano molto stagionato, patate bollite con un filo di olio d’oliva, carne bianca cotta a vapore solo in seconda giornata. È importante assumere sali minerali (sodio e potassio) per alcuni giorni, in modo da accelerare la ripresa.Attenzione ai bambini piccoli: la fase di disidratazione può causare veri e propri collassi. Mai come in queste virosi i consigli della nonna contano poco: le limona-te calde stimolano il vomito invece di farlo cessare, il risino o il brodino del-la mamma sono veleni in fase acuta. Digiuno e riposo in branda bastano, e in due o tre giorni tutto sarà passato.

Il virus che colpisce l’intestinoLa nuova forma influenzale è facilmente trasmissibile. Alcuni consigli pratici

“ Quest’anno pare che il pericolo sia scampato. L’Oms

non ha segnalato, infatti, sul nostro territorio nazionale, particolari casi di infezioni da virus influenzale.

Pagina a cura del dott. Giorgio NanniSalute e benessere

Passata la fase acuta del virus, non prima, arriva il momento di “mangiare in bianco”, soprattutto quando ci sono problemi intestinali che causano diarrea. Ma cosa si intende esattamente?Non c’è, in realtà, una definizione oggettiva della dieta in bianco: in generale, punta ad evitare di appesantire l’apparato digerente, garantendo allo stesso tempo i nutrienti minimi per non debilitare ulteriormente il fisico, già provato dalla malattia. “In bianco” vuol dire poco condito, cibi leggeri, facili da digerire e allo stesso tempo che non au-mentino troppo la motilità intestinale, in modo da contrastare i sintomi di malessere dati da un’infezio-ne intestinale o dalla sindrome dell’intestino irrita-bile che, spesso, causa dissenterie. Pur essendo un disturbo spesso di carattere esclusivamente psicolo-gico, l’alimentazione può aiutare a lenire la malattia. Ingredienti principi di questo tipo di alimentazione sono cereali, riso e pasta, ma anche patate, carne bianca, pesce e poca verdura e frutta.Meglio evitare, invece, cibi contenenti lattosio (latte, latticini, ma anche alcuni salumi), che fermentano causando gas, gonfiore, dolore e diarrea; così come cibi contenenti un alto quantitativo di fibre (verze, cavolfiori, broccoli, ceci, fagioli, piselli, fave), che potrebbero avere lo stesso effetto del lattosio anche se con un tipo di reazione diversa. Meglio lasciare da parte anche cibi grassi (condimenti come olio e burro o alcuni tipi di carne), che facilitano la motilità intestinale e cibi eccitanti (caffè o bevande zuccherate), che agiscono a livello nervoso stimo-lando la peristalsi.Lo scopo è quello di raggiungere un menù ipocalo-rico, che può aiutare anche nell’eventualità in cui il giorno prima ci sia stata un’abbuffata, e allo stesso tempo facile da digerire. Un menù tipo da dieta “in bianco” potrebbe essere composto da tè con un paio di fette biscottate in-tegrali a colazione; una mela a metà mattina; riso in bianco, petto di pollo, poca lattuga o verdura cotta tipo zucchine per pranzo; un’altra mela a merenda e,per cena, un uovo sodo accompagnato da purè.Il riso può essere sostituito da un piatto di pasta o da una pastina in brodo; il pollo dal tacchino, da pe-sci magri o dall’uovo; al posto del purè si può man-giare del pane, con condimenti limitati al massimo. Ovviamente un regime del genere non può essere sostenuto a lungo e va concordato con il medico, sulla base delle caratteristiche fisiche di ciascuno.

Mangiare in bianco

dieta post-virus

24 marzo 2016territorio 12

Val Bidente

Meldola

Meldola

La Comunità Cristiana Meldolese si appresta a vivere la Settimana Santa. Il parroco don Mauro scrive su Filodiretto, giornalino che giunge a tutte le famiglie: “Essa ci farà rivivere concretamente, mediante le solenni Liturgie, gli avvenimenti che vanno dall’entrata di Gesù a Gerusalemme fino alla sua resurrezione dai morti. La grandezza del mistero pasquale è così importante e centrale per la vita cristiana che viene celebrato per ben otto giorni come fosse un unico giorno e porta in sé alcuni temi che sono l’ossatura della vita cristiana:la vita che ha vinto la morte, la luce che ha sconfitto le tenebre, la grazia che è la vittoria definitiva sul pec-cato, liberando l’umanità dalla morsa dell’egoismo e dell’ingiustizia.” Le messe della Domenica delle Palme, inizio ufficiale della Settimana Santa, sono state precedute dalla processione dei fedeli con rami d’ulivo benedetto che hanno ricordato il gioioso ingresso di Gesù a Gerusalemme accompagnato dal tripudio delle folle. Nell’arco della mattinata i ragazzi dell’Azione Cattolica hanno portato l’ulivo benedetto a casa delle persone anziane o ammalate, mentre nel pomeriggio è iniziata la Quarantore con Adorazione Eucaristica riparatrice conclusasi poi il lunedì. Nella serata del martedì, invece, c’è stata la celebrazione comunitaria della Riconciliazione, con vari confessori a disposizione. Da diversi anni il mercoledì è caratterizzato dalla realizzazione della Cena ebraica: rievocazione della cena pasquale degli Ebrei;essa viene proposta per per comprendere il contesto culturale e religioso dell’Ultima Cena di Gesù. Il Giovedì Santo, giorno in cui la Liturgia ricorda l’Istituzione dell’Eucarestia, del ministero sacerdotale e del comandamento dell’amore col se-gno della lavanda dei piedi, culmina con la messa in Coena Domini animata dai ragazzi del catechismo della classe quinta, seguita dall’Adorazione Euca-ristica fino a tarda ora. La sera del Venerdì Santo, nella chiesa di San Francesco inizia la liturgia della passione e morte del Signore per poi proseguire con la Via Crucis per le vie cittadine e terminare con l’Adorazione della Croce e la Comunione in San Nicolò. Il Sabato Santo è il giorno per meditare sul mistero del Figlio di Dio che giace nel Sepolcro, in attesa della Resurrezione: giorno dedicato alle confessioni e alla benedizione delle uova, tradizione quest’ultima molto sentita dal popolo meldolese. Alle 21.00 inizia la grande Veglia Pasquale, che quest’anno avrà anche la gioia di due battesimi, e messa della Resurrezione. All’annuncio pasquale della domenica: “Gesù è davvero risorto, Alle-luia!” don Mauro aggiunge come augurio ai propri parrocchiani: “Facciamo festa in questo giorno e ricordiamoci che ogni domenica è Pasqua. La morte e la resurrezione di Gesù si riattualizza nella messa: ecco perché si santifica il giorno del Signore con la partecipazione all’Eucarestia”. (D.r.)

Mercoledì 6 aprile alle ore 21.00 nella sala Coniugi Valeri di via alla Rocca 7, il circolo Acli Il Ponte di Meldola e quello di Rocca delle Caminate invitano tutte le persone interessate a partecipare al sesto ed ultimo incontro del corso di formazione socio-poltica organizzato dai due circoli. Il relato-re della serata, Luciano Ravaioli, inviterà i presenti a riflettere sulle encicliche Deus Caritas Est e Caritas in Veritate di Papa Bene-detto XVI ed Evangelii Gaudium e Laudato Sii di papa Francesco. Al termi-

ne di quest’anno, il primo dei tre in programma, gli organizzatori sottolineano con soddisfazione che oltre una ventina di per-sone ha seguito pressochè regolarmente gli incontri. Grazie alla ricchezza di contenuto dei documenti della Dottrina Sociale della Chiesa, approfonditi e grazie anche alle abilità dei relatori (don Franco Appi, Luciano Ravaioli e Michele Tempera), le sera-te sono state occasione di riflessione, di confronto e di crescita personale. L’invito sarà dunque rin-novato al prossimo anno,

durante il quale si appro-fondiranno gli articoli

della Costituzione Italiana. daniELa RaVaioLi

I riti della Santa Pasqua

Corso di formazione socio-politica

La Pasqua è il centro della fede di ogni cristia-no, come affermava con forza San Paolo e anche nei paesi della Val Bidente numerosi sono i momenti liturgici, di riflessione e comunitari durante i quali si celebrano la Via Cru-cis, la Crocifissione e la morte e resurrezione di Gesù. Partiamo dall’unità pastorale di Santa Sofia e con il Giovedì Santo che, alle 18.00, prevede la santa messa in “Coena Domini” e, alle 21.00, la veglia euca-ristica. Si continua il Ve-nerdì Santo alle 15.30 con l’azione liturgica dell’ado-razione della Croce e, alle 20.30, la storica processio-ne del Venerdì Santo con partenza e conclusione nella chiesa del Crocifisso. L’oratorio del Crocifisso è stato a lungo sede della Confraternita del Gon-falone e ancor prima era un hospitales, luogo di riposo e di accoglienza degli pellegrini in cammi-no lungo la Via Romea Germanica e degli infer-mi, proprio nel centro del paese. La processione richiama centinaia di fedeli che, al suono della Banda Roveroni e illuminata dalle torce, accompagnano il bel Cristo ligneo quattro-centesco recentemente restaurato e portato a spalla dai confratelli lungo le vie del centro storico

dove, alle finestre, sono in bella mostra lumini e preziosi tendaggi. Il Sabato Santo vede alle 22.30 la veglia pasquale e messa di Resurrezione nel-la parrocchiale di S. Lucia, mentre durante la Pasqua le messe verranno celebra-te secondo l’orario festivo (ore 8.00, 11.00, 18.00) e il Lunedì dell’Angelo alle 18.00. Il calendario liturgi-co prevede poi nel Sabato

Santo le seguenti messe: alle 20.00 a Ospedaletto, alle 20.30 Isola, alle 22.30 Corniolo e durante la domenica di Pasqua alle 9.00 a Raggio, alle 9.30 a Spinello e Biserno, alle 11.00 a Collina e Corniolo e, alle 16.00, a Monteguidi. A Galeata si inizia il Gio-vedì Santo alle 20.00 nella parrocchiale di S. Pietro in Bosco con “la lavanda dei piedi” effettuata su

12 giovani dai 20 ai 30 anni, liturgia introdotta da don Massimo Bonetti nel 2009. Il Venerdì Santo alle 15.00 la celebrazione della passione e alle 20.00 la Via Crucis per le vie del paese. Il Sabato Santo è all’insegna delle confessio-ni mentre dalle 21 inizia la liturgia della Pasqua con un piccolo fuoco davanti alla chiesa che è illuminata solo dalla luce delle cande-le, fino alla illuminazione totale nell’ora della Resur-rezione. A Pasqua messa dalle 10.00 a Pianetto nella bella chiesa di Santa Maria Assunta e, a Galeata, alle 11.15 e alle 17.00. Il Giovedì Santo a Cusercoli con don Massimo Masini la lavanda dei piedi alle 18.30 vede protagonisti i bambini della quarta ele-mentare mentre a Civitella alle 20.00. Il Venerdì San-to a Civitella, dalle 9.00 alle 11.00, ritiro spirituale animato da un gruppo scout e, sempre a Civitella, alle 15.00 la Via Crucis dei ragazzi e alle 18.30 la liturgia della Passione. Alle 20.00 a Cusercoli la Via Crucis. La Resurrezione sarà celebrata alle 21.00 a Cusercoli e alle 23.00 a Civitella, mentre a Pasqua le sante messe alle 9.00 a Voltre, alle 10.00 a Cuser-coli, alle 11.15 a Civitella e alla 16.30 a Nespoli.

oScaR Bandini

Alto Bidente: le celebrazioni liturgiche della Settimana Santa nell’unità pastorale di S. Sofia

In preghiera davanti all’oratorio

domenica delle Palme- con l’ulivo benedetto i fedeli entrano nella chiesa di San nicolò

24 marzo 2016

La sera del Venerdì Santo, 25 marzo con inizio alle 21.00, si svolgerà a Portico la tradizionale Processio-ne del Gesù morto, una delle manifestazioni più suggestive della settimana santa dell’entroterra for-livese. La manifestazione è animata da personaggi in costume, specialmente soldati romani a piedi e a cavallo, la Madonna con le pie donne, Pilato, gli incappucciati delle confra-ternite medievali e le scene del Calvario. S’incomincia alle 20.30 con la recita del rosario nella pieve di Santa Maria in Girone, mentre alle 21.00 uscirà la proces-sione. La manifestazione religiosa, organizzata dalla locale parrocchia, dalla Pro Loco e dal Comune, risale alle sacre rappre-sentazioni medievali specialmente toscane. La processione in costume e alla luce delle sole fiaccole

per le vie del paese sarà aperta dai soldati romani a cavallo, seguiti dalle pie donne, gli incappucciati, la banda cittadina, i sacerdoti e tutti i fedeli. Durante le varie soste, fra cui quella davanti a Pilato in piazza Traversari, si alterneranno musiche, canti, preghiere e letture evangeliche, che culmine-ranno davanti al Calvario, innalzato sul monte di fronte al paese. Qui, in una scenografia molto suggestiva, si proporrà la scena della morte di Gesù sul Golgota, seguita dalla deposizione e trasporto del Gesù Morto (una statua di cartapesta del Settecento di scuola faen-tina), fino alla chiesa della Madonna del Sangue, dove si concluderà la manife-stazione, con la gente che sfilerà davanti al corpo di Gesù morto. Tutto il paese è coinvolto

nell’animazione e nel-la rappresentazione dei personaggi in costume, sotto la regia del consiglio pastorale parrocchiale col particolare impegno di Alessandra Bonaccorsi. Molti giovani sono impegnati nei panni dei soldati romani, guidati dal centurione Massimo Testoni, sposato e con tre

figli, imbianchino di 38 anni, che racconta: “Ho iniziato 24 anni fa come soldato semplice e non ho mai smesso. Provo sempre una grande emozione nel partecipare e animare la festa più sentita del paese, dove ognuno svolge la sua parte e tutti sono contenti di partecipare”.

QuinTo caPPELLi

Portico: il 25 marzo, venerdì Santo, una delle manifestazioni più suggestive dell’entroterra forlivese

La processione del Cristo morto

territorio13

Val Montone-Rabbi

Predappio - Premilcuore

Tradizioni, storia e liturgia, caratteriz-zano i riti della set-timana Santa nella vallata del Rabbi dove le parrocchie saranno affollate per le confessioni e per partecipa-re alle funzioni. Predappio. Don Urbano Tedaldi ha il compito più arduo dovendo seguire sei parroc-chie, Sant’Antonio nel capoluogo, Predappio Alta, San Savino e San Cassiano poi Montemaggiore e Santa Lucia, di cui è amministratore ma sarà coadiu-vato dai frati del San Camillo. Per la sera del giovedì santo saranno celebrate messe a Sant’Antonio e San Savino alle 20.30, precedute da quella delle 20.00 a Predappio Alta. “In quella di Sant’Antonio - racconta don Urbano - la lavanda dei piedi vedrà protagoni-sti gli Scout in ricordo del 50° di fondazione che si celebra quest’anno poi al termine seguirà l’adorazione notturna del Santissimo”. Venerdì giorno della morte di Cristo la liturgia della passione verrà officiata a Predappio Alta alle 15.00, ed in serata a San Cassiano e San Savino (20.30) mentre alle 20.00 a Predappio Alta lungo le strade del borgo è in programma la via Crucis. La Messa del Sabato che è consuetudine anticipare dalla mezzanotte, avrà luogo a Predappio e San Savino alle 22.00, a Predappio Alta alle 20. Pre-milcuore. Nell’alta valle il giovedì si ripete la lavanda dei piedi guidata da don Davide Bruschini che per tutta la settimana sarà coadiuvato da un altro sacer-dote con 12 parrocchiani che indossano una veste bianca come apostoli al centro della navata centrale della Pieve di San Martino. Dopo la messa in “Coena Domini” delle 20.00 seguirà una veglia di preghiera. Il Venerdì Santo alle 15.00 in Pieve la celebrazione della passione poi alle 20.00 la processione detta del “Gesù Morto” con un catafalco su cui è deposta la statua del Crocefisso seguita da quella della Madonna Addolorata, una cartapesta di inizio Novecento che ha il pugnale conficcato nel petto, metafora del do-lore, per la perdita del figlio. Il corteo accompagnato dalle struggenti musiche della Banda dei Carrettieri salirà fino alla piazza del Municipio per far ritorno a San Martino, dopo oltre due chilometri. Al Sabato la tradizionale benedizione delle uova pasquali, che si ri-peterà la sera a Fantella (messa alle 20.00) e a Premil-cuore (ore 22.30). Fiumana. Don Carlo Camporesi per la messa dell’ultima cena e della lavanda dei piedi (ore 20.00 di giovedì) metterà al centro della chiesa disposti in semicerchio i bambini che faranno la pri-ma comunione a maggio a cui sarà assegnato il nome di ciascun apostolo, poi venerdì la via Crucis (ore20) partendo dalla chiesa antica nella Fiumana vecchia fino a quella parrocchiale. Sabato benedizione delle uova per tutto il pomeriggio, la sera alle 21.00 la messa di Pasqua. Tontola e San Zeno. Don Dario Barzanti nelle due parrocchie celebra l’ultima cena giovedì rispettivamente alle 20.00 ed alle 16.00 poi il giorno della morte a San Zeno via Crucis alle 16.00 ed a Tontola all’aperto in via Aldo Moro, dalle ore 20.00. Sabato la benedizione del fuoco e l’Eucarestia alle 20 a Tontola, due ore dopo a San Zeno. A Santa Marina don Remigio Zampieri, parroco 86nne, ha in programma tutte le funzioni della settimana Santa.

RiccaRdo RiniERi

La Settima Santa nei paesi di Val di Rabbi

Statua Gesù morto e Madonna addolorata in processione a Premilcuore il venerdì santo

24 marzo 2016

È il caso di Valerio Mugnai (nella foto), che ha trovato nell’arte dei suoni un mez-zo per trasmettere valori importanti.

Lei ha un’attività molto ampia...Molto, forse troppo. Non sono capace di fare solo una cosa, non perché sia esperto in tutto, divento esperto anche facendole le cose, perché amo proprio approfondire tantissimi aspetti della musica.

Iniziamo dall’attività al Masini.Ho cominciato con la pro-pedeutica, ma nel tempo si sono aggiunte tante altre proposte: una di queste, ad esempio, fu di preparare corsi di aggiornamento per insegnanti di scuola materna ed elementare con le didattiche all’avan-guardia negli anni ’90. Poi si è aperta la finestra della Guida all’ascolto per gli adulti, e adesso sono passato anche ad insegnare solfeggio. Sto molto bene con i ragazzi e forse riesco a fargli piacere di più il solfeggio.

Poi c’è l’Intercity Gospel Train Orchestra. Ci può

parlare di questa espe-rienza?È un coro che dirigo dal 2008. Una vera “full immertion”, perché è un gruppo che trasmette una grande passione ed emozione. Ci chiamano soprattutto le parrocchie, le chiese. C’è un’ispirazione reli-giosa?Ho una formazione cristia-na; avevo messo insieme un gruppo musicale negli anni ’80, gli “Abram”, in cui facevo spettacoli che parlavano di tematiche non strettamente religiose, ma legate molto al senso dell’uomo, al senso della vita, della morte…

E questo lo ritrova nell’Intercity?Sì, facciamo canti religiosi: si tratta di trasferire anche un ideale, un modo di essere, una tradizione che racconta un dolore, una

salvezza, una speranza, una prospettiva. È im-portante per me mettere sempre un valore in quello che faccio. È un’attività molto bella, molto intensa, molto viva.

Poi insegna musica nel-la scuola media. Esatto, non l’ho fatto perché non avevo altro da fare, io volevo proprio insegnare. Ho creduto e credo ancora nella scuola: bisogna assolutamente fare formazione perché i ragaz-zi (quelli di ieri, ma ancora più quelli di oggi) hanno bisogno di una formazio-ne musicale che dia loro spessore, che li tolga dalla superficialità.

Ha approfondito molto la didattica, quindi...Certo. In parrocchia già a 14-15 anni ero anima-tore di gruppi e l’idea di trasmettere agli altri quello che ritieni bello e impor-

tante era già presente nel mio Dna. Poi a 20 anni ero già nella scuola, ed anda-vo a sentire chi parlava di musica come creatività, di musica e arte, di musica e parola, di musica e movi-mento. Ho capito che la musica è un mezzo, una terapia.

Progetti?Al Masini stiamo pre-parando un progetto molto bello con le scuole elementari che si chiama “Cantiamo con l’orche-stra”. Hanno aderito 350 bambini: a fine aprile alla sala Sangiorgi i bambini canteranno brani di “Mary Poppins” con l’orchestra del prof. Fiorentini e sa-ranno i protagonisti dell’e-vento. Poi farò, spero, un corso di aggiornamento per le maestre, per aiutarle a lavorare con la musica. Si chiama “Suonando si impara”.

STEFania naVacchia

Le proposte culturali del Momento

cultura 14

“Più di venti secoli fa, in una terra che a quel tempo si chiamava Palestina, sarebbe nato un uomo di nome Gesù. La sua parola e la sua azione avrebbero suscitato nell’ambien-te in cui visse prima interesse, poi una certa reticenza e, alla fine, una ferma opposizione che gli avrebbero pro-curato una condanna da parte delle autorità responsabili dell’ordine pubblico. Di conse-guenza sarebbe morto crocifisso a Geru-salemme... Le cose,

tuttavia, non si sono fermate lì. Poiché alcuni di coloro che l’avevano ascoltato e seguito hanno proclamato di averlo rivisto vivo dopo la sua morte, la notizia si è diffusa attraverso i tempi e i luoghi arrivando fino a noi”. Così scrive Joseph Dorè, in “Gesù spiegato a tutti”, un libro piccolo ma emozionante che, dal Gesù della storia alla peculiarità del suo messaggio, permette di capire anche la posterità di colui che viene chiamato ‘Cristo’ e il suo ruolo nella nascita del cristianesimo. L’autore è tra i più noti e autorevoli teologi di lingua francese e anche storico delle religioni. Ha insegnato per 25 anni all’Insti-tut catholique di Parigi e dal 1997 al 2007 è stato vescovo di Strasburgo. Senza essere né apologetico né polemico, ma casomai mostrando una spontanea simpatia per il suo protagonista, questo libro offre una presentazione a dir poco illuminante di Gesù di Nazareth. La preoccupazio-ne di Dorè è di offrirci una “testimonianza” responsabile. Scrive in apertura l’autore: “Mia guida sarà Peguy, colui che poteva dichiarare: ‘Quando vedo venire il mio amico la mia prima idea non è di dire a me stesso: ‘Come posso farlo oggetto della mia propaganda?’. Nessuna propagan-da quindi, ma la simpatia che nasce dall’aver conosciuto e frequentato questo misterioso personaggio”.

Joseph DorèQueriniana Editore - Euro 13,50

Gesù spiegato a tutti

valerio Mugnai insegna alle medie e al Masini e dirige Intercity Gospel Train

“La musica ti cambia la vita”

“Si parla spesso di musica in termini

di “vocazione” e “talento”, caratteristiche che si posso-no esprimere non solo nel comporla o eseguirla, ma anche nell’insegnarla.

L’antichissimo Mulino FalicetoC’erano una volta il Canale di Ravaldino e quello di San Va-rano o Schiavonia: ancora nel 1888, i due corsi artificiali dava-no forza a ben 14 mulini ad ac-qua in piena attività. Uno degli opifici operanti sul Canale di Ravaldino, il primo all’interno delle mura cittadine, era il Mu-lino Faliceto, tutt’ora esistente. Situato in via Caterina Sforza, già via dei Camaldolesi, a poca distanza dal lavatoio pubblico impunemente distrutto alla fine degli Anni Sessanta, cui si acce-deva dalla via Chiàvare (l’at-tuale via Andrelini), ha origini antichissime. Appartenuto al Sacro Numero dei Novanta Pa-cifici, la magistratura cittadina costituita nel 1540 per sedare le

discordie interne, con o senza l’uso delle armi, era passato alla nobile famiglia Reggiani e nel 1641 all’Unione dei Molini di Ravaldino e Schiavonia. Il tratto del Canale che gli scorre accanto è stato coperto negli anni Cinquanta del Novecento. Più recentemente, dopo essere diventato centrale per la pro-duzione di energia elettrica e stamperia ad acqua, ha esaurito la sua funzione come laborato-rio di ceramica e attualmente è inattivo. Delle antiche strutture di quando macinava granaglie grazie alla forza motrice del Canale di Ravaldino, rimane solo la piccola chiusa utilizzata per l’afflusso dell’acqua.

PiERo GhETTi

Tesori nascosti. Uno degli opifici operanti sul canale di ravaldino, primo all’interno delle mura In mostra le cartolineinedite della raccolta Giorgetti

Fino a Pasqua è allestita nella chiesa di Regina Pacis la mostra “L’arte sacra nelle benedizioni pasquali”, che raccoglie le cartoline inedite della collezione di Gilber-to Giorgetti. Un momento di riflessione sul linguaggio religioso, in particolari momenti dell’anno liturgico: la collezione riunisce, infatti, le cartoline per le bene-dizioni pasquali degli ultimi cinquant’anni di Regina Pacis, con immagini significative sia per l’approccio alla tradizionale proposta di vista alle famiglie, sia per le scene e i commenti scelti dapprima da don Michele Fusconi, poi da don Roberto Rossi.

Regina Pacis

24 marzo 2016

Aperta fino al 17 luglio, la mostra s’intitola “Il ‘900 guarda Piero della Francesca - disegno e colore nell’opera di grandi maestri” e presenta oltre 50 opere, pittoriche e grafiche, di importanti artisti come Pompeo Borra, Carrà, Ca-sorati, Crivelli, De Chirico, De Pisis, Funi, Garbari, Guidi, Morandi, Morelli, Rosai, Savinio, Severini, Sironi, Soffici. Analizzando l’opera di questi pittori si possono notare conver-genze con i dipinti di Piero soprattutto per quanto riguarda lo studio attento della prospettiva e delle geometrie, l’immobilità delle figure, la luce, il colore e le atmosfere sospese. La riscoperta di Piero della Francesca nel ‘900 (dopo essere stato dimenticato per 400 anni) è stata opera di Roberto Longhi, che nell’articolo del 1914 e nella monografia del 1927 mise in luce le grandi qualità del pittore di San Sepolcro. Col “ritorno all’ordine” negli anni Venti del ‘900, gli artisti ebbero contatti sempre più profondi con la pittura del Maestro quat-trocentesco, al punto da approfondirne e assimi-larne la lezione. La mostra castrocarese si apre con una

composizione di Pompeo Borra, che dedicò anche un libro a Piero. Seguono poi opere di De Chirico, la cui metafisica “Piazza d’Italia” è filtrata proprio attraverso i modi espressivi pierfrancescani, di Massimo Campigli, con l’immobilità delle sue “Giocatrici di ping pong”, gli equilibri di Gior-gio Morandi e, soprattutto, lo stile severo di Felice Casorati, che introduce le atmosfere tese e silenti di quel “Realismo Magico”, come scrive Paola Babini, curatrice della mostra, “che trovò in Piero, più che in ogni altro quattrocentista, l’enigma di una pittura capace di congelare la realtà nella campana vitrea di un attimo sospeso e straniato”. A questi artisti si aggiunge anche un pittore di Bagna-cavallo, Enzo Morelli, il quale, aderendo al movi-mento Novecento, dimo-strò, assieme a molti altri artisti, di voler far ritorno a quell’ordine che era stato completamente alterato dal-le avanguardie. In particola-re, Morelli dichiarò quanto fosse stato importante per lui approfondire la cono-scenza delle opere di Piero della Francesca, come di-mostrano alcuni carboncini in cui sono riprodotti parti-colari di opere di Piero. La mostra potrà essere visitata nei seguenti orari: sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00 fino al 26 giugno; dal 2 luglio al 17 luglio sempre di sabato e domenica, ma dalle ore 18.00 alle 22.00.

RoSanna Ricci

Bacheca culturale

cultura15

“Una mostra colla-terale alla grande

rassegna su Piero della Francesca in San Domeni-co è ospitata nel Padiglione delle Feste di Castrocaro Terme.

Fino al 17 luglio in mostra oltre 50 opere di importanti artisti del Novecento

Piero arriva anche a Castrocaro

L’opera di Pompeo Borra, manifesto della mostra castrocarese

Lo spettacolo organizzato da Area Sismica in programma sabato 9 aprile alle 21.00L’Arditti Quartet al San Giacomo

Sabato 9 aprile 2016 sarà ricordato come un giorno storico per il rapporto tra la musica e Forlì: alle ore 21.00, infatti, il San Giaco-mo ospiterà l’Arditti Quar-tet, uno dei più prestigiosi quartetti ed il più accredita-to per il repertorio dal ‘900 in poi. L’evento è organiz-zato da Area Sismica con il patrocinio del Comune di Forlì ed in collaborazione con la rassegna Musica Nuova di Macerata, e sarà dedicato a Pierantonio Pezzinga. L’Arditti Quartet è una formazione di culto per gli appassionati della più avanzata ricerca musica-le: fu fondato nel 1974 dal

suo primo violino Irvine Arditti, oggi affiancato da Ashot Sarkissjan (violino), Ralf Ehlers (viola) e Lucas Fels (violoncello). L’evento non sarà una meteora, ma si inserisce nel contesto che da 26 anni Area Sismica

sta costruendo nel nostro territorio, un contesto di ascolto della musica del presente con qualche incursione nel recente passato. Le composizioni eseguite al San Giacomo appartengono alla seconda

metà del secolo scorso. Il programma proporrà uno dei massimi esponenti delle avanguardie del secondo ‘900, l’ungherese György Ligeti, di cui verrà esegui-to il “Quartetto n. 2” del 1958. Accanto a lui vi sarà Franco Donatoni con “La souris sans sourire” scritto nel 1988: si tratta di uno dei grandi maestri del rinnova-mento musicale italiano del dopoguerra. Si ascolteranno inoltre “Visas” (1985-87) e “Lugares que pasan” (1999) di Stefano Scodanibbio, che ha dato una spinta impor-tante all’attività di Area Sismica.

STEFania naVacchia

Una bella mostra di opere di Giovanni Marchini (Forlì 1877 - 1946), alcune delle quali inedite, sono esposte fino al 13 aprile nella Galleria Farneti, a Forlì in via degli Orgogliosi. Accompagna la mostra un libro, curato dalla famiglia Mar-chini, in cui sono riprodotte molte opere dell’artista, alcune recensioni tratte da giornali e la vita del pittore, presentata attraverso i ricordi della figlia Donatella. Le opere sono l’espressione della personalità e, in partico-lare, dell’amore per l’arte che sempre animò Marchini: “Il gruppo di opere esposte - scrisse il pittore nella presentazione di una sua personale - sono la sintesi dell’attività mia, la vicenda di un pensiero vissuto, sostanziato di poesia e d’amore”. I primi rudimenti pittorici Giovanni li apprese da un decoratore in Ar-gentina, paese in cui la famiglia era emigrata. Tornato in Italia, fu allievo di Giovanni Fattori all’Istituto di Belle Arti di Firenze e poi si trasferì a Venezia, per frequentare la scuola libera del nudo. Sulla sua abilità tecnica non vi sono dubbi, così come intensamente ricca è stata la scelta dei temi, in particolare il lavoro degli umili, la vita dei campi, scene di guerra. La com-passione e la spiritualità di Marchini si misurano anche attraverso le luci e i colori, che permettono di leggere oltre l’immagine, verso territori interiori. (r.r.)

Giovanni Marchini

Giovedì 24/3Forlì - Libreria Feltrinelli, piazza Saffi 41 - ore 17.30Per la rassegna “Capitali della Cultura”, incontro dedicato alla città di Bucarest. Ingresso libero. Info: 0543.712819; www.centrodiegofabbri.it.

Venerdì 25/3Forlì - Naima Club, via Somalia 2 - ore 21.45Per la rassegna “Rock ‘n’ time 2016”, i Mothership presentano i brani più celebri dei Led Zeppelin. Ingres-so 10,00 euro. Info. 335.314568; [email protected].

Sabato 26/3Forlì - Palazzo Romagnoli, via Albicini 12 - ore 15.30La rassegna “I Sabato Romagnoli” si chiude con la presentazione di due libri, Nemmeno la tomba. Una storia rossa di Guido Ceroni e E’ Savor. Il sapore della Romagna di Marco Galizi. Al termine visita guidata alle collezioni d’arte del museo. Info: 320.0435480; [email protected].

Domenica 27/3Forlì - Sala San Luigi, via Luigi Nanni 12 - ore 21.00Concerto di Pasqua con la musica gospel del The New Jesus’ Starlights Gospel Choir. Ingresso 8,00 - 6,00 euro. Info. e prenotazioni: 340.6163963 (Maria Cristina); 328.9248639 (Lucia); www.salasanluigi.it.

Mercoledì 30/3Forlì - Teatro Diego Fabbri, corso Diaz 47- ore 21.00Giobbe Covatta ed Enzo Iacchetti presentano la com-media Matti da slegare. Ingresso 23,00 - 16,00 euro. Info: 0543.712167 - 712176; www.teatrodiegofabbri.it.

Forlì - Biblioteca Saffi, corso della Repubblica 78 - ore 16.30Per il ciclo di incontri “Donne nella Politica del 900”, presentazione del libro Matilde di Canossa di Ales-sandro Carri. Ingresso libero. Info: 0543.712601.

Forlì - Ex Circoscrizione 1, piazza Foro Boario 7 - ore 16.00Mario Proli ricorda il poeta dialettale Mario Vespi-gnani, recentemente scomparso, nell’ambito della ras-segna “Poesia e letteratura” dell’Auser. Ingresso libero.

Giovedì 31/3Forlì - Palazzo Romagnoli, via Albicini 12 - ore 15.30Per il ciclo di incontri “Romagnoli si nasce”, ricordo di Luciano Foglietta, scomparso di recente, attraverso il suo libro... A tavola prese moglie anche un frate. Ingresso libero. Info: 0543.712627.

Venerdì 1/4Forlì - Naima Club, via Somalia 2 - ore 21.45Per la rassegna “Rock ‘n’ time 2016”, la cover band degli Undertull presenta i brani più celebri dei Jethro Tull. Ingresso 10,00 euro. Info. 335.314568.

Sabato 2/4Santa Sofia - Teatro Mentore, piazza Garibaldi 1 - ore 21.00Per la stagione concertistica del Mentore, il Trip Saxophone Quartet and Rhythm Section presenta Mozart in jazz. Ingresso 15,00 - 10,00 euro. Info: 0543.975428; 331.8373728.

Predappio - Teatro Comunale, via Marconi 15 - ore 21.00La Compagnia dla Zercia presenta la commedia dia-lettale E sera che canzel. Ingresso 6,00 euro. Info: 0543.756883 - 339.7097952.

Domenica 3/4Forlì - Chiesa di S. Giacomo, p. G. da Montefeltro - ore 21.00The Black Blues Brothers, spettacolo acrobatico, comico e musicale per la stagione di Teatro Family, inizialmente previsto per il 31 gennaio e posticipato a causa dei tragici fatti che hanno colpito il Kenya e gli artisti acrobati del gruppo. Ingresso 15,00 - 7,00 euro.Info: 0543.712160 - 712176; www.teatrodiegofabbri.it.

Lunedì 4/4Forlì - Cosmonauta, via Giorgio Regnoli 41 - ore 18.20Si parla di Fab-Lab e tecnologie di base con Roberto Camporesi, Massimiliano Fantini, Roberto Versari e Michele Donati. Aperi-cena al termine. Ingresso libero.

24 marzo 201616focus su...

Storie di Pasqua

Pasqua significa passaggio alla vita nuova. Le storie che appaiono in questo focus, di periodi diversi, raccontano di uomini e donne che come recita la canzone hanno il coraggio di “uscire dall’ombra per andare incontro al sole”.

L’alternativa alla cella è possibileIl progetto “Comunità educanti con i carcerati” dell’associazione Papa Giovanni XXIII

Tre giorni di attesaQuanti partecipano ai gruppi del Vangelo ricor-dano ciò che Luca ha scritto circa la sosta di Gesù dodicenne al tempio (Lc 2,41 ss.). Quella sosta, angosciosa per Maria e Giuseppe, era l’anticipo della passione che avrebbe poi recato sgomento e angoscia agli apostoli. Una profezia velata di quanto sarebbe successo in seguito proprio a Gerusalemme. “Tre giorni” di ricerca per Maria e Giuseppe. “Tre giorni” di sconforto per la morte e la sosta di Gesù dietro la pietra rotonda del sepolcro. “Tre giorni” lunghi, sfibranti... conclusi con il ritrovarsi uniti: allora, con Gesù dodicenne che, nel tempio, si interessava delle cose del Padre, poi con Gesù Risorto e ritrovato, fonte di gioia e causa del nuovo significato della storia. Già Maria “tre giorni dopo” (Gv 2,1) a Cana di Galilea aveva anticipato l’ora di Gesù che, per la segnalazione della mamma (“non hanno più vino”) lo aveva persuaso a precorrere i tempi, a introdurre nella vita umana, nel momento più significativo delle nozze, il vino della nuova alleanza pasquale. I “tre giorni di attesa” sono il simbolo per ognuno delle lunghe, lunghissime attese del passaggio da ogni buio alla luce. Quante soste lungo i sentieri della vita, contrattempi, rallentamenti, insuccessi. Quanta disperazione, angoscia! Come è faticoso pensare alla Resurrezione quando nulla di essa si vede, nella malattia, nella morte di persone care e in tante altre situazioni che ben conosciamo... “Tre giorni” che a noi sembrano una eternità, lun-ghi, gravidi di attesa... Ebbene, quando l’evidenza non è visibile, supplisca la fede...Il chicco di grano fa la sua sosta nel buio della terra, la pianta è innestata, potata e lunga è l’attesa dei frutti. Il campo prima di essere seminato subisce l’aratura profonda e sconvolgente. Tutti i segni della fatica sono presto visibili, ma senza di essi non ci sarebbe il raccolto... così per la vita.Maria è colei che, sicura della sua fede, ha accor-ciato al minimo (tre giorni) la ricerca di Gesù al tempio e la deposizione di Gesù nel sepolcro ed ha causato l’anticipo della Resurrezione, come ebbe soavemente ottenuto un anticipo del tempo di manifestare la gloria del Signore a Cana. Ora può essere ancora Lei a far abbreviare i tempi delle nostre sofferenze, ad introdurci nello spirito della Pasqua. Sii tu o Maria a portarci personal-mente l’annuncio della Pasqua, nel fitto buio del nostro cuore. Porta speranza ai genitori ansiosi per i figli, ai figli delusi dai genitori; rotola a valle i macigni che ostruiscono l’ingresso della luce nella nostra vita.

don aLdo BudELacci

Triduo pasquale

Giannina Manoni e “Fior di Loto”Il 5 aprile 1947, vigilia di Pasqua, uno spettacolo per far rinascere la cittàScavando nel recente pas-sato non è difficile trovare esempi di una Pasqua di-venuta simbolo di resurre-zione per l’intera comunità cittadina.Tra essi spicca, quale uno dei più curiosi, la rappre-sentazione teatrale “Fior di Loto”, andata in scena al teatro Esperia sabato 5 aprile 1947, appunto vigilia di Pasqua.Si trattava di un’operetta in tre atti ambientata in Giappone; il giovane Fu-kuki si innamora della bella Fior di Loto, ma la ragazza si trasferisce negli U_ e il protagonista resta solo. Oltre ai due, sulla scena si alternano personaggi di fiaba: Taki, cantautrice di talento, il folletto Tchiang, il Mandarino, un cantastorie, tre americani e una vera e propria moltitudine di piccoli danzatori e coristi:

ben 150 tra bambini, anche piccolissimi, e ragazzini (i più grandi avevano tra i 13 e i 14 anni), tutti forlivesi. È quasi superfluo ricordare che il successo fu strepi-toso. Animatrice di questa impresa quasi impossibile, che coinvolse anche 40 professori d’orchestra, 300 genitori e circa 500 nonni (per non contare zii, fra-telli e cugini), fu Giannina Manoni (nella foto), titolare dell’omonima e notissima mesticheria sita in via delle Torri. Dotata di grandi capacità umane ed amante dell’arte e del bel canto, aveva da tempo pensato di mettere in scena “Fior di Loto”, malgrado le evidenti difficoltà. Il suo desiderio era chiaro: innamorata della propria città, voleva vedere Forlì risollevarsi - ecco la Pasqua laica di resurrezio-ne - dalla immane tragedia

della guerra. Sicuramente riuscì nell’intento, rendendo partecipe del progetto gran parte della cittadinanza e diffondendo con esso un soffio vivificatore e dura-turo, visto che le repliche dello spettacolo si protras-sero per ben tre anni in tutta la Romagna. La recita si trasformò anche in una gara di solidarietà. Ogni famiglia partecipò alle spese per la fattura degli abiti da scena, mentre gli Alleati procurarono centinaia di metri di velo per zanzariere che vennero tinti nei colori più diversi; molti altri forni-rono gratuitamente la loro opera, ma il più sostanzioso contributo economico fu sostenuto dalla “Premiata fabbrica di colori Manoni”. Quest’ultima, come tutti sanno, è famosa anche per il glicine (piantato nel 1915 da Stefano, padre di Gian-

nina) che si salvò miraco-losamente dal bombarda-mento del 25 agosto 1944 - mentre l’edificio in cui la mesticheria aveva sede rimase gravemente dan-neggiato - e perciò divenne anch’esso un vero e proprio simbolo di rinascita citta-dina. Con “Fior di Loto” Forlì, finalmente risolle-vatasi, andava incontro al nuovo giorno.

FRancESco GioiELLo

Il progetto nasce dall’espe-rienza concreta vissuta fin dal 2004 nelle “Comunità educanti con i carcerati” (Cec) dell’associazione Comunità Papa Giovan-ni XXIII: l’alternativa al carcere è possibile, è più economica e, soprattutto, raggiunge risultati im-portanti. Fra essi, senza dubbio, la riduzione della recidiva, ossia del ritorno a commettere delitti: solo l’8% di coloro che portano a termine il programma di recupero dell’associazione torna a delinquere a fronte di una media nazionale del 70%. Questo è possibile grazie alla proposta di un percorso basato sia sul rispetto di regole precise, sia soprattutto sull’instaura-zione di rapporti di fiducia, che puntano sul perdono come valore centrale e cardine del cambiamento. Anche i detenuti del carce-re di Forlì hanno potuto, in

questi anni, intraprendere questo percorso di vita. Grazie ai volontari che con continuità, in collaborazio-ne con le altre associazioni, si recano in carcere per col-loqui e per proporre attività di vario genere, nel 2015 otto di essi sono stati ac-colti nelle carceri riminesi. “Vogliamo che l’esperienza della pena sia realmente rie-ducativa, e che una persona uscita dal carcere non sia abbandonata a se stessa. - commenta Daniele Severi, responsabile per la zona Romagna della comunità fondata da don Benzi. “Questo obiettivo - prose-gue - può essere raggiunto non solo lavorando negli istituti di pena, ma anche puntando su contesti dal carattere familiare, che fun-gano da filtro e permettano poi l’accoglienza degli ex detenuti anche in famiglie e case famiglia. Per questo è fondamentale la collabo-razione con altre numerose realtà, nella nostra Diocesi, con le quali, nel progetto ‘Misericordiando’, puntia-mo ad una sensibilizzazio-ne in vista di accoglienze sul territorio”.

daniELE TaPPaRi

“Delle alternative al carcere come

strumento di giustizia in Europa si è parlato in un seminario che si è svolto recentemente.

Anche a Forlì la casa del perdono?

A Forlì, con il contributo del cappellano del carcere don Enzo Zannoni, si sta costituendo un gruppo di lavoro per coordinare le attività pastorali e sociali del volontariato cattolico all’interno del carcere e curi l’inserimento sul territorio di persone con problemi di giustizia e che beneficiano della possibilità dell’esecu-zione penale esterna. Attualmente sono 5 le persone accolte da realtà diocesane sul territorio. È in corso inoltre uno studio di fattibilità per la realizzazione di un’opera segno giubilare, una piccola casa di acco-glienza residenziale sul modello della “Casa del Perdo-no” della Papa Giovanni a Rimini. Lo scopo è quello di rendere il carcere non più un luogo senza speranza ma un ponte per educare ad un nuovo modello di società più inclusiva e capace di perdono reciproco.

un segno dell’anno Santo

24 marzo 2016

E d’incanto... spuntò il viaggio! Monica De Pace racconta la storia di generosità nata nella cooperativa Paolo Babini

Sono appena tornata da una splendida vacanza con mio marito in una bella capitale nordica, dove tra passeggiate e birre ab-biamo staccato un pò la spina... e fin qui niente di strano... Quello che ha reso questo viaggio dav-vero speciale è altro...forse è meglio se co-mincio dall’inizio!Siamo a inizio agosto, stiamo aspettando le tante agognate ferie per partire per una vacanza di famiglia, quando scopro di avere un problema di salu-te....non trascurabile. Passo i giorni destinati alle ferie tra esami, accertamenti, vi-site.... L’ospedale in agosto è proprio il luogo in cui uno non vorrebbe stare.... Torno al lavoro e cerco di riprendere una normalità che ora mi sembra bellis-sima... proprio perché non più scontata.... anche se le terapie non sempre mi permettono di essere in forma! Ma la cooperativa è un luogo di lavoro partico-lare, dove la condivisione

della vita, in tutte le

sue espres-sioni, anche

quelle personali, è spesso possibile

e coltivata, quindi è facile condividere con i colleghi con cui lavoro abitualmen-te ciò che mi sta capitando. Un giorno un gruppo di loro mi consegnano un biglietto: “buono di 106 ore per ‘godere’ di ferie...quelle che ancora non hai fatto....”. In pratica hanno “raccolto” ore di ferie a cui loro hanno rinunciato, per regalarle a me... Potete immaginare il mio stupore e la mia commozione... chi lavora sa quanto siano preziose le pause per rica-ricarsi, riposare, staccare, e quanto trascorrano sempre troppo in fretta questi

momenti. Pensare che i miei colleghi rinunciavano in parte a questo beneficio per farne dono a me è stata un cosa davvero stupefa-cente. Ed eccoci al viaggio, che ho potuto fare proprio grazie a loro, e che hanno volato un po con me!Ma nel biglietto c’era anche una frase che dice così: “Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riem-piendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello”. Quando nella vita accadono cose impreviste e difficili da accogliere, oltre a cambiare lo sguardo che uno ha su di sé, cambia anche quello degli altri, che diventa più importante, perché si è più

“esposti” e delicati. Sentirsi guardati come qualcosa di prezioso, proprio perché fragili, è abbastanza inedi-to... soprattutto nel mondo del lavoro, dove l’efficien-za e la velocità appaiono imprescindibili. Ma è nelle esperienze difficile che si scopre ciò che conta davvero, che va sempre rimesso al primo posto, ciò per cui vale la pena fare fatica. Cosi se penso a questi mesi, il mio procedere sereno è stato senza dubbio facilitato dal bene grande che mi ha “portato” e dalle tante relazioni buone che mi hanno custodito... e più si coltivano relazioni e luoghi di cura reciproci, più cresce la vita e la possibilità di essere felici.

“Una malattia inattesa che all’im-

porvviso ti mette sottosopra la vita. Una generosità inattesa che d’incanto ti riconcilia con la vita.

17 focus su...

Storie di Pasqua

Ricevere il battesimoa 37 anni

“Volevamo cambiare vita”: così racconta Zachary Benedict Mahoney, inglese, 37 anni, dal 2003 in Italia assieme alla sua famiglia. Quel desiderio di cambiare vita è arrivato addirittura più in là di quel che allora si poteva immaginare e così, sabato 26 marzo Zac, come lo chiamano gli amici, assieme ad altri 5 adulti, un albanese e 4 africani, riceverà il battesimo durante la veglia pasquale che il Vescovo presiederà alle 21.00 in Cattedrale.Nato nel Sussex a tre anni Zac si trasferisce con la famiglia in Cornovaglia: “Da piccolo i miei genitori mi portavano dalle suore cattoliche - racconta - ma a parte quello, non ho ricevuto una formazione reli-giosa ufficiale. Mia madre, anglicana, mi ha insegna-to la sua fede e così anche mia nonna paterna, che era cattolica. Da quanto ricordo ho sempre creduto in Dio, ma non sono mai stato battezzato”.A 24 anni Zac arriva in Italia, lascia la sua patria, “terra di maltempo e vita frenetica” come lui stesso la definisce e inizia un nuovo percorso. Lavora come mediatore immobiliare poi come insegnan-te di inglese, occupazione che lo porta oggi a La Spezia. Zachary matura nel frattempo la decisione di farsi battezzare e inizia così i due anni di prepa-razione accompagnato dal centro diocesano per il catecumenato, dalla fidanzata Eleonora Rosetti e da altri amici come Alessandra Fabbri, che sarà sua madrina al battesimo. La famiglia di Zac ha accolto con serenità la sua decisione: “I miei sono tran-quilli sulla mia scelta, non mi hanno espresso un parere, quello che è importante per loro è che io sia contento”.

una nuova vita

Con una lettera ai presbiteri della diocesi in data 17 ottobre 2008, il vescovo mons. Pizzi ha dato inizio al Servizio diocesano per il catecumenato di cui è responsabile don Pietro Fabbri. Il percorso di cate-cumenato adulto si articola su due versanti, quello diocesano e quello della parrocchia/unità pastora-le. Il percorso di catecumenato prevede due anni di cammino: il primo, da ottobre a maggio con la lettura continua del Vangelo di Marco, che pone le domande centrali: chi è Gesù, chi è il discepolo. Il secondo anno, da ottobre a inizio Quaresima la catechesi sulla Chiesa, nel periodo quaresimale con gli incontri sui sacramenti della iniziazione cristia-na. La celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana avviene la notte di Pasqua, in Cattedrale. Nel tempo pasquale gli incontri con introduzione ai misteri cristiani e accompagnamento alla prima confessione.

diventare cristiani da adulti

Il servizio catecumenato in diocesi

Monica de Pace (nel cerchio) e il Villaggio Mafalda, sede della cooperativa Paolo Babini

Zachary Benedict Mahoney con la fidanzata Eleonora Rosetti

24 marzo 201618focus su...

Storie di Pasqua

La memoria della morte di GesùLa via Crucis con il vescovo in centro storico. Tanti appuntamenti in diocesiDal Giovedì Santo

alla Resurrezione Durante la Settimana Santa, iniziata il 20 marzo con la Dome-nica delle Palme, ven-gono celebrati nelle chiese i riti caratteristi-ci che preparano alla Pasqua che si festeggia domenica 27 marzo. In particolare durante il triduo pasquale, Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, in cui si ricordano la passione, la morte e la sepol-tura di Gesù fino alla veglia pasquale con l’annuncio della Resurrezione di Cristo. Il 24 marzo, Giovedì Santo, si ricorda l’istituzione dell’eucarestia e del sacerdozio. In Cattedrale il ve-scovo mons. Lino Pizzi presiederà alle 10.00 la mes-sa crismale, durante la quale saranno benedetti gli oli santi che saranno utilizzati per la celebrazione dei sacramenti e i preti rinnoveranno le promesse fatte il giorno della loro ordinazione. Alle 18.30 il Vescovo presiede la messa in Coena Domini durante la quale si compie il tradizionale gesto della lavanda dei piedi. Il 25 marzo, Venerdì Santo, si commemora la morte di Cristo, con i riti della Via Crucis che si celebra nelle chiese ma anche nelle strade dei quartieri e dei paesi. Mons. Pizzi guiderà la liturgia della Passione e la processione che partirà alle 20.00 dalla chiesa di San Biagio e si concluderà in Cattedrale. In questa occasione saranno raccolte offerte per sostenere la presenza della Chiesa cattolica in Terra Santa.Il 26 marzo, Sabato Santo, alle 21.00, il Vescovo presiederà in Cattedrale la veglia pasquale e la messa di Resurrezione durante la quale riceveranno il battesimo 6 adulti, un italiano, due albanesi e tre africani. Come nelle altre chiese dove si celebra la veglia, anche in Duomo saranno spente tutte le luci e la preghiera inizierà davanti alla chiesa, dove sarà benedetto il fuoco nuovo da cui sarà acceso il cero pasquale, simbolo di Gesù risorto, con il quale il celebrante entrerà in chiesa precedendo i fedeli. Dopo la proclamazione dell’ “Exultet”, l’antico inno cristiano che annuncia la resurrezione di Gesù, saranno proclamate le letture e, al canto del Glo-ria, suoneranno nuovamente a distesa le campane, ferme dalla sera del Giovedì Santo. Dopo l’omelia il celebrante benedirà l’acqua, simbolo della vita nuova di Cristo, e rinnoverà con i fedeli le promesse battesimali. Il 27 marzo, solennità di Pasqua, mons. Pizzi presie-derà la messa della Resurrezione nella Concattedrale di Bertinoro alle 11.00 e in Cattedrale alle 18.30.

GioVanni aMaTi

i riti della Pasqua

Breve guida alla musica di PasquaIl coro San Filippo Neri al Suffragio, Gospel al San Luigi, banda a Castrocaro... Celebrare la Pasqua signi-fica esprimere la gioia per la Resurrezione di Cristo, e forse la musica è l’arte che meglio di ogni altra consente di condividere questa emozione. A partire proprio da questi giorni di Settimana Santa le note, sacre e profane, saranno presenti in vari momenti della vita di Forlì e del territorio circostante. Il loro eco si potrà udire fino a metà aprile. È questo uno dei periodi dell’anno in cui il Coro San Filippo Neri può meglio realiz-zare la sua vocazione di “cantare dietro all’altare”. Diretto da Paolo Bacca, accompagnerà le celebra-zioni del Triduo Pasquale al Suffragio giovedì 24 marzo alle ore 20.45 in occasione della Messa “in Coena Domini” e della lavanda dei piedi, venerdì 25 alle 18.00 per l’Adora-zione della Croce e sabato 26 (ore 21.30) nella Veglia Pasquale e nella messa di Resurrezione.Domenica 27 marzo alle

21.00 si potrà festeggiare la Pasqua col concerto del gruppo “The New Jesus Starlights Gospel Choir” (nella foto) alla sala San Luigi (info e prenotazio-ni: 340.6163963 oppure 328.9248639). Sabato 2 aprile sarà invece tempo di jazz: alle ore 21.00 il Teatro Mentore di San-ta Sofia chiuderà la sua prima stagione musicale con “Mozart in jazz”, che vede impegnato il “Trip Saxophone Quartet and Rhythm Section”.Una doppia possibilità di ascoltare musica è prevista lunedì 4 aprile: alle 20.30, nella Chiesa di San Fran-cesco e Nicolò a Castro-caro, il Corpo bandistico “Antonio Orsini” terrà un concerto in occasione della Festa della Madonna dei Fiori. Alle 21.00, nella sala “Gianni Donati” (corso Diaz 111), si terrà invece una lezione-concerto dal titolo “La Natura della Musica. Strumenti della musica antica”, con Valen-tina Satta, Anselmo Pelli-

cioni, Amin Zarrinchang e Filippo Pantieri. La serata rientra nell’iniziativa “Cosa ci insegna la natura”, organizzata dalla parroc-chia di Ravaldino. Questa lunga “Pasqua in musica” si concluderà con due opere assai celebri: venerdì 8 aprile alle 21.00, presso il Teatro Diego Fabbri, Bianca Tognocchi, Shin Je Bang, Josè Manuel Chù, Felipe Oliveira, la Corale Quadriclavium, l’Orchestra Sinfonica di San Remo e l’Orchestra Maderna, diret-ti da Giancarlo De Loren-

zo, eseguiranno la “Nona Sinfonia” di Ludwig van Beethoven. Infine giovedì 14 aprile (ore 20.45) a San Mercuriale Roberta Poz-zer, Andrea Arrivabene, Andrea Taboga, Gabriele Lombardi, il Coro Cap-puccinini e San Paolo e l’Orchestra Maderna, sotto la direzione di Filippo Maria Bressan, proporran-no il “Messiah” di Georg Friedrich Händel. Saranno due modi di far percepire ancora gli echi della grande Gioia Pasquale.

STEFania naVacchia

Le celebrazioni proprie di questa giornata sono la liturgia della Passione e la Via Crucis proposta nelle chiese, ma anche nelle strade. Le parroc-chie del centro storico di Forlì propongono la liturgia e la processione del Venerdì Santo, presie-dute dal vescovo mons. Lino Pizzi, e animate dal coro vicariale. Il ritrovo sarà alle 20.00 nella chiesa di San Biagio, da dove si avvierà la processione che farà tappa nella chiesa del Buon Pastore e del Corpus Domini e si concluderà in Cattedrale, con ingresso attraverso la porta santa. Le offerte raccolte saranno devolute per la colletta a favore della Chiesa in

Terra Santa. Partirà alle 20.30 dalla par-rocchia della Selva la Via Crucis dell’unità pastorale che si concluderà in quella di San Giovanni Battista del Ronco. A Rocca San Casciano, nella pieve di Santa Maria delle Lacrime, alle 20.00 è in programma la liturgia della Passione, cui seguirà la Via Crucis per le vie del paese, a Por-tico di Romagna alle 21.00

inizierà la tradizionale processione con i figuranti in costume che accompa-gnano la statua del “Gesù morto”. Processione che si terrà alle 20.30 anche a Forlimpopoli, con parten-za dalla chiesa di San Pie-tro, a Premilcuore con ini-zio alle 20.00 dalla pieve di San Martino e a Bertinoro con inizio nella Concatte-drale alle 20.00. Via Crucis vivente anche a San Be-

nedetto in Alpe con inizio alle 21.00 dalla chiesa del Mulino e a Dovadola, con partenza alle 20.30 dalla chiesa dell’Annunziata mentre a Santa Sofia, alle 20.30, si svolge la tradizio-nale processione che parte dalla chiesa del Crocifisso e attraversa i tre ponti del paese. A Castrocaro, alle 20.00, con partenza dalla chiesa parrocchiale, celebrazione della passione con processione nel centro storico, mentre a Meldola si inizierà alle 20.30 nella chiesa di San Francesco. Via Crucis pubblica anche a Predappio Alta con par-tenza alle 20.30 dalla chie-sa parrocchiale. Circa 100 studenti di CL partecipano il Venerdì Santo alla Via Crucis a San Leo, assieme a migliaia di loro coetanei provenienti da tutta l’Italia e il movimento di CL propone la Via Crucis con ritrovo alle 19.00 alla pieve di Polenta.

GioVanni aMaTi

“Il Venerdì San-to, che si celebra

quest’anno il 25 marzo, è il giorno dedicato al ricordo della passione e della morte di Cristo.

sport19

24 marzo 2016sport 20

La tecnica che alza l’asticella della felicitàGraziella Frassineti, per 40 anni assistente sanitaria all’Ausl di Forlì, da 5 anni pratica con successo lo yoga della risata

Domina sul campo il Forlì, ma esce sconfitto dalla trasferta di Lentigione per 1-0. Troppe le occasioni sprecate per i ragazzi di mister Gadda che ha così commentato il risultato: “Abbiamo avuto diverse palle goal e non le abbiamo sfruttate al meglio, ma le chiacchiere le porta via il vento. Il calcio è così”.

CALCIO

Quindicesima vittoria per la Softer, che abbatte la Zephyr La Spezia per 3 set a 0 allungando di 8 punti il vantaggio sulle inseguitrici, anche grazie alla vittoria di Mirandola a Cesena. Dopo la meritata pausa pasquale, la squadra allenata da coach Kunda tornerà in campo proprio contro la Stadium Mirandola.

VOLLEY MASCHILE

La Volley 2002 si aggiudi-ca la finale di Coppa Italia di A2 a Ravenna contro Soverato. Con un secco 3-0 le ragazze di coach Vercesi portano a casa il trofeo di fronte ai numerosi tifosi giunti per sostenerle. Curiosità: prima del match il fidanzato della centrale Vera Klimovich le ha chiesto di sposarsi in campo.

VOLLEY FEMMINILE

È andato in scena un derby d’altri tempi al PalaFiera di Forlì, dove la capolista è uscita sconfitta per un solo punto dai cugini Riminesi. Di fronte a un folto pub-blico, Forlì perde 70-71 una gara che aveva già vinto, restando comunque in testa alla serie A2, ma con Piacen-za a inseguire con due punti di distacco.

PALLACANESTRO

Niente da fare per il Rugby ‘79 che esce sconfitta dalla dura trasferta di Jesi per 28-19. Buona, comunque, la prova dei romagnoli che per più di una volta tengono testa alla capolista e soltanto nel finale i padroni di casa portano a casa la vittoria. Jesi resta in testa al cam-pionato, Forlì quarta con 9 punti.

RUGBY

Brevi di sport a cura di Francesco Satanassi

www.4live.it

Approfondimento e aggiornamenti in tempo reale sul sito

Il Momento e 4live insieme

In quel periodo era assi-stente sanitaria all’Ausl Romagna, dove ha lavorato per 40 anni. Giunta la pen-sione, si è dedicata com-pletamente (è il caso di dire anima e corpo) a questa pratica. “Tutte le discipline alterna-tive che aiutano a mantenere uno stato di benessere hanno suscita-to da sempre interesse in me”, ci racconta Graziella. “Nello yoga della risata ho visto la possibilità di essere più felici e d’insegnare agli altri a innalzare l’asticella della gioia di vivere in salu-te”. Graziella non si limita, infatti, a praticare questa attività, ma a tutti gli effetti organizza corsi per inse-gnare agli altri a... ridere. “Lo yoga della risata è un’i-dea unica per ridere senza motivo come esercizio fisico, attraverso il contatto

visivo. Colti-

vando la giocosità

tipica dei bam-bini, la risata da autoin-dotta si trasforma in risata autentica e contagiosa”. E cosa c’entra la risata con lo yoga? “Gli esercizi di risata si combinano con esercizi di respirazione, per introdurre più ossigeno nel corpo, al punto da farci sentire pieni di energia, il corpo non distingue tra risata simulata e risata autentica, per cui i benefici

psicofisici ottenuti sono gli stessi: abbassamento dell’ormone dello stress, rilassamento, energia, stato di felicità”. Inventata vent’anni fa da un medico indiano, oggi questa attività conta 65mila club in 70 Paesi del mondo “Oltre ai club, lo yoga della risata per la sua forza terapeutica trova applicazione anche nelle case di riposo, nelle aziende, nelle scuole, negli ospedali come supporto ai malati... Si dice che per ottenere benefici per la salute bisogna ridere in

modo continuativo almeno 15-20 minuti al giorno con una risata forte e di pancia. Bisogna allenarsi a ridere indipendentemente da ciò che accade, per mante-nersi in salute e vivere più felici”. Come ha cambiato la tua vita? “Ha favorito l’ottimismo e il pensiero positivo, ha modificato la mia mente verso soluzioni migliori di fronte alle sfide di ogni giorno, ha migliora-to la mia salute. Da quando ho iniziato la conduzione del Club della Risata di Ravenna nel 2013, sono in

formazione personale con-tinua e, per il quinto anno, ho il piacere di insegnare questa disciplina nei corsi di formazione per dipen-denti della Ausl Romagna, come tecnica antistress per migliorare il clima lavorati-vo”. Insomma, Graziella ha trovato la sua felicità nella risata semplice e contagio-sa, quella capace di modi-ficare in positivo l’umore in pochi minuti “Uscire da uno stato d’animo negativo è determinante per la salu-te, dobbiamo pensare che il ridere è sempre con noi,

è una risorsa che possiamo allenare come forma di prevenzione della malat-tia, contro la depressione e lo stress, come terapia complementare al gioco, al ballo e al canto, unendo respirazione e rilassamento. Un limite? La scarsa co-noscenza dei benefici della risata, oramai riconosciuti universalmente. Molti pensano che ridere sia legato solo alla comicità, senza cogliere il significato interiore e profondo del lasciarsi ridere”.

FRancESco STaTanaSSi

““È stato amore a prima vista”. Gra-

ziella Frassineti definisce così il suo incontro con lo yoga della risata, avvenuto 5 anni fa.

da sinistra Graziella Frassineti (nel cerchio), una foto di gruppo e un momento dello yoga della risata

24 marzo 2016

Recentemente CsvNet ha organizzato due impor-tanti assemblee nazionali del Volontariato inerenti il dibattito sulla Riforma del Terzo Settore, la prima a Napoli, dove erano presenti il sen. Lepri e l’on. Lenzi, e la seconda a Roma, dove era presente l’on. Bobba.In questo momento ciò che fa discutere è la proposta, presentata dal sen. Lepri in Senato, sulla nuova gestione e funzio-ne dei Centri di Servizio del Volontariato, la quale ne stravolge la funzione solidaristica e inserendoli in una logica di mercato tipica delle imprese; ciò fa pensare che ancora una volta la voce dei Volontari che, nella nuova Riforma che intende valorizzare e sostenere i propri orga-nismi più importanti cioè “i Centri di Servizio per il Volontariato”, sia superata da logiche di potere.A molti di noi è parso che il sen. Lepri, persona pre-parata, esprima una pro-posta da esperto che ha una formazione e cultura proveniente dall’impresa sociale e sostenga quanto afferma qualche solitario soggetto proveniente dai vertici di qualche sigla na-zionale del Terzo Settore. Questo, però, non è ciò che vogliono: la base del volontariato, le associazio-ni e tutto il Terzo Settore. È il momento di dirlo chia-ramente e farlo sapere?L’insistenza del senatore Lepri sta dilungando il di-battito e non è in sintonia con il testo che i deputati avevano passato al Se-nato, testo che riguardava la variazione dell’art. 5 sui CSV, in cui molte parti dei contenuti si potevano già condividere.Noi volontari e associa-zioni abbiamo il dovere di intervenire, per spiegare cosa serve per sostenere e dare servizi a chi opera nella gratuità e, attraverso il dono, spiegare che non possono operare e coesi-stere all’interno degli stes-si organismi, chi opera nel volontariato e chi, invece, con logiche di profitto.Speriamo di non essere costretti a fare una mani-festazione pubblica na-

zionale davanti al Senato sostenuta dalle nostre sigle nazionali, dalle asso-ciazioni di volontariato e dalle Aps. Il nostro dovere è far capire che queste motivazioni sono condivi-se dall’opinione positiva dei cittadini, della stampa, di politici, di esperti ecc.Se dovesse passare la proposta Lepri, si provo-cherà una condizione ne-gativa per tanti volontari, associazioni e cittadini e la politica che la approve-rà dovrà essere pronta a perdere altri consensi per-ché il testo depositato al Senato mancherà anche l’obiettivo che il partito che governa si era dato a Luc-ca. Non sarà sicuramente facile spiegare che i CSV sono stati un motore importante dello sviluppo del Terzo Settore, che le associazioni di volonta-riato sono disponibili a un cambiamento ma che sarà fondamentale che i CSV continuino a svolge-re il ruolo per cui sono nati e sono stati voluti.Il Paese ha bisogno che molte attività sociali siano promosse dal volontariato, dai cittadini, dalla gratuità e dal dono, per bilanciare i danni che il potere econo-mico ha creato.In questo momento di cambiamento storico, non possiamo permettere che i CSV vengano trasfor-mati in Agenzie d’impre-sa, e seguano logiche di profitto. Sulla Riforma è stato fatto e detto molto di più dai singoli CSV, che sanno di dare sostegno e servizi a milioni di volon-tari, chiediamo pertanto interventi più incisivi da parte degli organismi

che ci rappresentano a livello nazionale, con obiettivi condivisi e soste-nuti dagli stessi CSV, dalle associazioni e dai citta-dini. Qualche intervento c’è stato, ma lo possiamo definire “debole, solitario e individuale”. In questi ultimi anni sono inoltre diminuite le risorse che i CSV possono met-tere a disposizione delle associazioni. È necessario che gli organismi Nazionali del Volontariato si trovino per dialogare con urgenza,

per definire la Riforma che vogliamo. Dobbiamo essere attendibili, espri-mere pareri essenziali, dialogare con tutti coloro che avranno un peso nel definire la Riforma e con-dividere il rinnovo dell’ac-cordo con le Fondazioni.

Per il Centro di Servizio per la promozione del Vo-lontariato di Forlì -Cesena

LEonaRdo BELLi

presidenteGiLBERTo BaGnoLi

vice presidente

Social-mente estateGrazie all’attività “Social-mente esta-te”, inserita nella programmazione 2016 del CSV all’interno dell’area ani-mazione territoriale, le associazioni di volontariato e di promozione sociale del comprensorio forlivese potranno accogliere studenti di scuola secon-daria di secondo grado nel periodo estivo per un’esperienza di impegno sociale e civile di 50 ore, distribuite in un periodo variabile dalle 2 alle 4 settimane. Scadenza per le adesioni: 31 marzo 2016. Per informazioni: tel. 0543.36327 (Alessandra).

Trasmissione televisiva “La casa del volontariato in TV”Vuoi promuovere le attività della tua associazione in Tv? Assiprov, Cen-tro Servizi per il Volontariato della Provincia di Forlì-Cesena, organizza la nuova stagione della trasmissione televisiva “La casa del Volontariato in TV”, strumento di promozione del volontariato della provincia, attivo ormai da diversi anni. ll giorno di registrazione è il sabato mattina, dalle ore 9.30 alle ore 11.30, gior-no ed orario molto più fruibili per i volontari. La modalità per accedere al servizio è la seguente: le registrazioni verranno fatte ogni 3 settimane ed è necessaria la prenotazione pren-dendo contatti con Ass.I.Pro.V. Le associazioni, qualche giorno prima della registrazione devono trasmet-tere ad Ass.I.Pro.V. foto o video, che poi verranno mandate in onda du-rante l’intervista. Per informazioni tel. 0547.612612 (Alessandra).

Vuoi fare volontariato? Sei già volontario? Incontri territoriali nel comprensorio forliveseVuoi fare volontariato? Sei già vo-lontario? Assiprov organizza incon-tri territoriali rivolti ai cittadini ed ai volontari delle associazioni. Sarà un momento di confronto nel quale i volontari racconteranno le proprie esperienze, le attività svolte dalle associazioni sul territorio e faranno presente le loro necessità. Il primo di questi incontri si è svolto a Premil-cuore; il secondo si svolgerà a Santa Sofia il 23 marzo ore 20.45 nel centro culturale “Sandro Pertini” in piazza Matteotti 1, ed il terzo conoscerà il volontariato della vallata del Tramaz-zo; l’appuntamento è per mercoledì 6 aprile 2016 alle ore 20.45 a Modi-gliana.

Cena di beneficenza a favore dei bimbi di strada del GuatemalaL’associazione neonata “Il giardino dei ciliegi” di Forlì organizza una cena di beneficenza il cui ricavato sarà devoluto al progetto “Ciudad de la felicidad” in Guatemala. La cena si terrà martedì 12 aprile alle ore 19.30 presso l’Istituto Alberghiero “P. Artusi” in viale Matteotti 54 a Forlimpopoli. Prenotazioni entro lunedì 4 aprile a: Milena Strocchi (348.2942717); Piero Ghetti (335.6814296); Rita Garavini (380.2942397); Anna Lam-berti (340.7514401); Cinzia Carloni (349.5238037); Istituto Alberghiero (0543.740744).

agenda

Cosa possiamo augu-rarci che sia contenuto sinteticamente nella Riforma:• La gestione dei CSV deve rimanere al vo-lontariato, sempre con il principio delle porte aperte, con risorse ade-guate a sostenere e dare servizi per l’attività dei volontari e di chi opera gratuitamente, non c’è crisi che giustifichi un rallentamento dell’attività volontaria. • I CSV sono disponi-bili al cambiamento ma rispettando la storia in cui si sono sviluppati e la loro presenza territoriale. • Siamo aperti a dare nuovi servizi al Terzo Settore, purché sempre con fondi adeguati. • Ritorni la progettazione sociale, i cui indirizzi po-tranno essere condivisi con le pubbliche ammini-strazioni. • Che gli organismi di controllo regionali siano ridotti e semplificati e composti in modo parita-rio da pubbliche ammi-

nistrazioni, Fondazioni e esponenti del volonta-riato• Si modifichi il Codi-ce Civile e si crei una Conferenza/Consiglio nazionale (a cui parte-cipi CSVnet) del Terzo Settore che dialoghi con il governo sui temi di sostegno all’attività del Terzo Settore e dei CSV. Il volontariato, che recen-ti studi nel nostro Paese stimano in 5/8 milioni di persone, molte delle quali operanti in tante piccole associazioni, va alimentato; il calo delle risorse ne ha rallentato l’attività ed è necessa-rio ridare energia ad un mondo che può contribu-ire a risolvere parte dei problemi di tanti cittadini e a uscire da una crisi profonda che l’indivi-dualismo e l’utilitarismo hanno creato. Il volontariato contiene valori e principi che van-no rivalutati e valorizzati: la Riforma ha fra i suoi scopi questo importante compito.

Riflessioni sulla Riforma del Terzo Settore

Ass.I.Pro.V21

Stravolta la funzione dei Centri di Servizio del Volontariato e il ruolo delle associazioni di Volontariato che li gestiscono

da sinistra il presidente Leonardo Belli e il vice presidente Gilberto Bagnoli

mondo 22

24 marzo 2016

Flash dal mondo di Franco Garavini

Con una decisione storica che riguarda una delle maggiori crisi umanitarie nel mondo, il Parlamento Europeo ha adottato una Risoluzione sullo Yemen che richiama la necessità di porre fine alla guerra in corso con modalità di pieno rispetto della legge inter-nazionale umanitaria e un emendamento (votato da 359 parlamentari con 212 voti contrari) che richiama la necessità di fermare il flusso di armi verso l’Arabia Saudita. L’iniziativa è stata sostenuta dalle reti euro-pee, tra cui la Rete italiana per il disarmo. L’emenda-mento richiede espressamente alla vicepresidente della Commissione ed Alto Rappresentante della Politica Estera, Federica Mogherini, di “avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’Ue di un em-bargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita”.

Nel mondo le femmine non scolarizzate sono il doppio dei maschi

Parlamento Europeo, voto per l’embargo di armi all’Arabia Saudita

Dai nuovi dati forniti dall’International Union for the Conservation of Nature (Iucn) il massacro dei rinoceronti è aumentato per il sesto anno di fila. Almeno 1.338 animali sono stati uccisi per le loro corna in Africa lo scorso anno. Dal 2008 ad oggi, almeno 5.940 rinoceronti sono stati uccisi. A questa triste cifra si aggiunge la notizia riportata dalla Reuters secondo cui un dirigente di una casa d’aste a Beverly Hills in California (Usa) avrebbe ammesso di aver ten-tato di contrabbandare almeno un milione di dollari di prodotti di origine animale, tra cui corni di rinoce-ronte e avorio. Dopo l’allarme lanciato dalla Iucn non si arresta comunque la richiesta d’avorio dei corni dei rinoceronti dal sud-est asiatico, dove è diffusa l’idea che abbiano proprietà mediche.

Africa, più di 1300 rinoceronti uccisi nel 2015per l’avorio dei loro corni

“Mai più spose bambine” è il titolo della campagna di Amnesty International per denunciare che, in Burkina Faso il 52% delle donne viene data in sposa prima dei 18 anni e il 10% prima dei 15. Nelle aree rurali continuano a verificarsi casi di bimbe di 11 o 12 anni consegnate a sessantenni. Il dramma non riguarda solo l’Africa. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), nel mondo le vittime sono 13 milioni e mezzo l’anno, 37mila al giorno. In Asia meridionale il 46% delle ragazze si sposa pri-ma di compiere i 18 anni, a sud del Sahara il 37% e in America Latina il 29. Come fare allora: “Spesso bisogna negoziare con mariti, genitori, capiclan, nella consapevolezza che i cambiamenti di mentalità sono lenti e che la stessa strategia non può valere sempre”.

Burkina Faso, un fiore di carta simbolo dell’infanzia negata alle bambine

Nigrizia - Laperfettaletizia - Fides - lapresse.it - Asianews - Radio Vaticana - ilfattoquotidiano.it

Quasi 16 milioni di bambine nella fascia di età tra 6 e 11 anni non andranno mai a scuola, il doppio rispetto al numero dei bambini. Lo ha detto l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) che, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, ha evidenziato questo grave divario esistente in particolare nel mondo arabo, nell’Africa subsahariana, nell’Asia meridionale e occi-dentale. Nell’Africa subsahariana sono oltre 9 milioni le bambine che non entreranno mai a scuola, rispetto ai 5 milioni di bambini. In questa regione, più di 30 milioni di minori in età scolastica non sono scolarizza-ti e non lo potranno mai fare, in particolare le bambi-ne. In Asia meridionale e occidentale, sono 4 milioni le bambine che non riceveranno mai una istruzione.

Cosa succede se scoprono che hai collaborato ad una strage? Niente! Cosa succede se scopro-no che hai venduto armi a chi ha preparato con calma e realizzato una strage, con 107 morti? Niente! “Ma come... niente?”. Abbiamo visto a Bruxelles e a Parigi operazioni di polizia, blitz, sparatorie, ricerca dei criminali, intercettazioni, arresti, perché appunto minacciavano attentati e stragi. A Bruxelles di recente hanno trovato alcuni proiettili di un Kalashnikov e si parla di pericolosi terroristi. Credo giustamente. Non ho motivo per pensare il contrario.Ci sono le foto e gli idenkit su tutti i giornali e in Tv. Ma allora, come mai per la strage di marte-dì scorso, nello Yemen, dove aerei dell’Arabia Saudita hanno colpito il mercato di Mostaba, il più importante nella regione di Hajja, uccidendo almeno 107 civili e causato decine di feriti, in un’area lontana da obiettivi militari non sì è detto o scritto nulla, o quasi? Non c’è traccia sulle prime pagine dei giornali. Non si indaga, non si fanno intercettazioni per ricercare chi ha fornito le armi e chi ha colla-borato alla strage. Forse perché non servono le intercettazioni! Si sa chi ha fornito le armi: anche l’Italia! Ma allora la strage di Parigi è diversa dalla strage al mercato di Mostaba? Forse sì! Abbiamo visto tanti Je suis... nei mesi scorsi con grandi titoli di giornali e dibattiti in Tv. Ma le stragi nello Yemen non fanno proprio notizia. Forse perché non ci sono morti ‘nostri’ o forse perché di ‘nostre’ ci sono le armi! Si sa, ma la cosa non turba. Lo abbiamo anche denunciato (http://www.paxchristi.it/?p=11445). Lo spiega bene anche Giorgio Bernardelli sulla rivista Mondo e Missione: “A dirlo non sono solo i soliti pacifisti rompiscatole, ma gli stessi dati ufficiali dell’Istat, che hanno certificato pochi giorni fa vendite di armi e munizioni dalla provicnia di Cagliari all’Arabia Saudita per 10 milioni di euro nel solo IV trimestre del 2015. Quella commessa era fatta di bombe per aerei. Le stesse che oggi vanno a finire sui mercati dello Yemen. Possiamo rimane-re indifferenti? E possiamo separare la memoria delle suore di Madre Teresa da tutto questo?”. Ecco, appunto… c’è strage e strage. Ma qualcu-no ci deve qualche spiegazione!

REnaTo Sacco coordinatore Nazionale di Pax Christi

tratta da www.mosaicodipace.it

C’è strage e strage!

Silenzio stampa

mondo23

24 marzo 2016Azione Cattolica

Con la presidenza nazionale di AC...

Per l’occasione avremo l’onore di ospitare tutta la presidenza nazionale nel suo giro alle regioni italia-ne. Sabato 2 aprile presso il seminario e domenica 3 nel salone della parrocchia di San Paolo. Ma andiamo ai dettagli per capire la portata dell’evento. Sabato mattina l’assistente nazio-nale, monsignor Mansue-to Bianchi, e il presidente nazionale Matteo Truffel-li, incontreranno i vescovi della regione. “Sarà un importante momento di confronto e di riflessione sulla nostra Chiesa locale - spiega don Giancarlo Leonardi, assistente regio-nale -, in particolare sulla salute dell’AC. Affrontere-mo alcune problematiche inerenti la vita associativa in relazione alla Chiesa locale e chiederemo loro una parola significativa per un servizio maggiore alla corresponsabilità e alla comunione. Parola

e obbiettivi che abbiano ricadute anche sulle nostre parrocchie”.Nel primo pomeriggio arriveranno i membri delle presidenze dioce-sane e aprirà il consiglio Paolo Seghedoni, delegato regionale, con la fotogra-fia dell’AC della regione: “Abbiamo pensato di presentare alla presiden-za nazionale la vivacità e le criticità delle nostre diocesi, mettendo in evi-denza la bellezza di alcuni eventi diocesani unitari, le esperienze di attività inter-diocesane, la voglia di rin-novamento per un’AC in uscita che sappia stringere relazioni vere con tutti

ed essere luogo di discer-nimento ed accoglienza, ma anche agende troppo piene, burocrazie e schemi che a volte appesantisco-no il lavoro, fatiche nei rapporti con gli Uffici”. Poi toccherà al presiden-te Truffelli prendere la parola, per rispondere e dare alcune linee su come proseguire, infine non mancherà lo spazio per il dibattito e la preghiera.Domenica 3 aprile alle 9.45 sono attesi circa 300 presidenti parrocchiali di AC dell’Emilia Romagna. “Sulla scia dell’incontro con papa Francesco del 3 maggio 2014 - dice il pre-sidente AC di Forlì, Mirko

Samorì nell’invito rivolto ai presidenti parrocchiali -, la presidenza nazionale ha scelto di valorizzare in modo speciale proprio il presidente parrocchiale, fulcro della vita associati-va nelle nostre città e nei piccoli centri del Paese”. Sa bene, infatti, che è importante esserci per co-noscere le realtà presenti in regione, le buone prassi messe in campo da alcuni e raccontate perché pos-sano diventare patrimonio di tutti, per dialogare con la presidenza nazionale, conoscersi e tornare alle proprie case con rinnova-to slancio.

GaBRiELLa PiVi

“La presidenza na-zionale dell’Azione

Cattolica sbarca a Forlì: dopo un lungo lavoro, la Delegazione Regionale ha deciso di vivere proprio nella nostra città l’an-nuale consiglio regionale delle presidenze diocesane e l’incontro dei presidenti parrocchiali dell’Emilia Romagna.

Tutte le strade portano a... ForlìUn importante momento di confronto, per una Chiesa sempre più viva e unitaVangelo, Eucarestia

e preghiera per ascoltare Dio

La musica del silenzio

“Il progetto formativo dell’Azione Cattolica fa proprio il cammino della comunità cristiana e si inserisce in esso, approfondendolo e aprendo-lo alle esigenze della testimonianza laicale. Suo obiettivo è quello di far scoprire e vivere la gra-zia del battesimo, attraverso la messa a frutto della vocazione e dei doni naturali e spirituali che ogni credente ha ricevuto; aprire alla sapienza cristiana con cui leggere la vita e orientarne le scelte; preparare alla testimonianza evangelica e al servizio ecclesiale proprio dell’Azione Cattolica”.(Statuto dell’AC art. 13.2)

Il centro della proposta associativa, richiamato dal Progetto formativo di AC, rimane la figura di Cristo; il rapporto vivo e maturo con Lui apre la persona (grandi e piccini) alla testimonianza, al servizio, alla promozione di una cultura autenti-camente umana. Per questo, oltre a crescere nella preghiera quotidiana, l’Azione Cattolica sceglie di fare ogni anno l’esperienza degli esercizi spirituali: occorre farsi plasmare dalla liturgia della Chie-sa, coltivare l’arte della meditazione e della vita interiore. In tutto il periodo quaresimale ogni gruppo vuole diventare una vera scuola di preghiera e ogni aderente sarà accompagnato a vivere in pienezza il discernimento e la fedeltà alla propria vocazione tramite l’ascolto attento di Dio, che continua a parlare al nostro cuore con la musica del silenzio, alimentando il cammino di fede che abbiamo iniziato nel giorno del Battesimo.

Così il Santo Padre ci ripete ancora una volta l’importanza della preghiera, della meditazio-ne, dei momenti di spiritualità: “[...] e poi sono molto importanti per il rinnovamento spirituale le giornate di ritiro e di esercizi spirituali. Vangelo, Eucaristia e preghiera. Non dimenticare: Vange-lo, Eucaristia, preghiera. Grazie a questi doni del Signore possiamo conformarci non al mondo, ma a Cristo, e seguirlo sulla sua via!”.

EdoaRdo RuSSo

La scuola che educa al presente

i caRE

“Siamo PRESENTE! La scuola che educa alla partecipazione”. Questo è il titolo della VI edizione della Scuola di Formazione per gli Studenti, il grande evento organizzato dal Msac- Movimento degli Studenti di Azione Cat-tolica, dall’11 al 13 marzo scorso, cui hanno parteci-pato 1.200 ragazzi da ogni parte d’Italia che vogliono vivere al meglio la scuola ogni giorno. Sono stati tre giorni fantastici trascorsi a Montesilvano (Pescara), in cui si è parlato e discus-so di Europa, politica ed economia: argomenti difficili, ma non indiffe-

renti a quanti, seguendo l’insegnamento di Don Lorenzo Milani, “non vogliono odiare, ma parte-cipare”. La prima giornata ha visto prima una serie d’interventi condotti da personalità politiche, esperti di economia e vita europea, cui hanno fatto seguito dodici workshops su tematiche differenti e interessanti. Il tutto è stato introdotto dal prof. Sandro Calvani, proveniente niente meno che da Bangkok, in Tailandia: il relatore si è preoccupato della parola “partecipazione”, definen-dola “essere parte di qual-cosa, in modo autentico

per educarci a non essere indifferenti, ma coerenti”. Ha rilevato inoltre che la vita deve essere compo-sta dall’inquietudine, che stimola l’uomo a costruire pace e felicità: “Altrimenti vivremmo nell’ozio e nella noia”. Fra i tanti concetti espressi dai relatori, il più ricorrente è stato il fatto che noi giovani non siamo il futuro, ma studiamo, impariamo e c’informiamo per il PRESENTE, per agire già da adesso senza aspettare un domani che sembra essere così lonta-no. La seconda giornata, invece, si è aperta con il di-scorso del giornalista Alex

Corlazzoli, che ha incitato noi studenti a riportare nelle aule la Costituzione, il nostro codice fondamen-tale di comportamento. L’intervento che più ha colpito me e tanti altri ragazzi, è stata l’accorata testimonianza di Francesco Messori, studente come noi e capitano della Nazio-nale di calcio amputati. Ha detto di sentirsi fortuna-to con una sola gamba piuttosto che con due. Per farlo sapere a tutti si è da poco tatuato dietro il collo la scritta:”It’s only one leg less”. In più, anche se non praticante, è consapevole che Dio, conoscendo la

sua grande tenacia, l’ha aiutato a superare quella perdita. Contrariamente a quanto pensano in tanti, Francesco si sente felice e con tanto ottimismo per il futuro. E’ stata una me-ravigliosa esperienza che ci ha reso più consapevoli

delle nostre capacità e della bellezza che potremmo portare, non solo nel no-stro paese, ma nel mondo, interessandoci anche di ciò che ci sembra lontano e rendendoci portatori di speranza.

chiaRa GhETTi

nella foto la delegazione regionale dell’Emilia-Romagna di azione cattolica al compketo

24

24 marzo 2016 Azione Cattolica

...in cammino verso la Pasqua!

Chiamati per nome

Tutor parlante

A partire dal Progetto Formati-vo dell’AC, da qualche anno si sta lavorando nella nostra Diocesi alla creazione e al rafforzamento in ogni parrocchia della figura del “Tutor degli Educatori”. Il Tutor rappresen-ta una sorta di “educatore un po’ più grande” e ha il compito di accompa-gnare gli educatori nella loro azione formativa all’interno della comu-nità, offrendo sostegno, consiglio, occasioni di riflessione e dialogo sulla pratica educativa, valorizzando l’esperienza di ciascuno. Muovendosi in stretta sinergia con il Consiglio Parrocchiale si fa carico della conse-gna del mandato a tutti gli educatori e agli aiuto-educatori fin dall’inizio del loro cammino educativo: perchè si sentano “chiamati per nome”. Concretamente l’impegno del tutor

si dispiega diversamente nelle diverse realtà parrocchiali, perché deve andare incontro ai bisogni specifici di quel gruppo, di quel momento, di quella parrocchia: il tutor incontra il Gruppo Educatori Parrocchiale (tut-ti gli educatori: dall’ACR ai giovani) periodicamente per un momento di formazione in cui si condivide il cammino dei diversi settori, si organizzano momenti unitari o si approfondiscono temi che stanno a cuore; altre volte sostiene gli educa-tori con una presenza concreta, ma-gari durante le attività con i ragazzi o nelle relazioni con le famiglie. Ma la parte più importante dei compiti del tutor è quella interiore: il tutor deve saper tenere dentro al proprio cuore e alla propria mente i “suoi” educatori, ricordarsi di loro, pensarli

e accompagnarli nel loro servizio, nelle decisioni da prendere per l’AC, ma anche nelle piccole e grandi tappe della loro vita. Essere tutor mi permette di assaporare la bellezza della nostra AC, di sentire da dentro la gratitudine viva per il servizio pre-zioso che gli educatori svolgono per i nostri ragazzi e la nostra comunità.

TaTiana BERTELLi

Focus su...9 aprile: Scuola di

Formazione diocesana

Dalle ore 17.00 alle ore 22.00 in seminario si terrà il secondo appuntamento formativo dedicato a tutti i soci (e non solo!) di AC. Un momento unitario che continua sulle tracce delle 5 vie del V convegno ecclesiale nazionale di Firenze. Dopo aver riflettuto su “uscire” e “abitare” alla scuola di formazione del 10 gennaio, il 9 aprile ci dedicheremo ad altri 3 verbi: “educare”, “annunciare” e “trasfigurare” attraverso la voce dei delegati diocesani che hanno partecipato. dopo la cena insieme si riprenderanno i laboratori per declinare questi 3 verbi negli ambiti “fa-miglia”, “lavoro” e “unità pastorali”.

Per una Pasqua di umanità, amore e misericordiaAcrini, giovanissimi, adulti agli esercizi spirituali per vivere al meglio il periodo quaresimale e pasquale, fulcro della nostra fede

chiamati a fiorire con tutto il cuore La via maestra della misericordia

Durante il weekend del 20 e 21 febbraio si sono svol-ti gli Esercizi spirituali dell’A.C.R. Medie a Cesenati-co. Il personaggio della due giorni è stato Annalena Tonelli: anche se non è Santa appartiene alla nostra realtà ed è stata scelta perché più vicina ai ragazzi. Gli esercizi sono un’esperienza significativa per questa età in cui la richiesta è di sperimentare cose nuove, stare con gli amici e divertirsi. La proposta è, certamente, accompagnata per mantenere un clima in preparazione alla Santa Pasqua. Così la serata del sabato è trascorsa rendendo protagonisti i ragazzi di seconda e terza media, che dovevano rappresentare la storia di Annalena, con diverse modalità, e ascol-tare la testimonianza di suo nipote Andrea, sull’uma-nità di questa donna. Domenica, oltre ai laboratori sulle tre parole scelte dal Vangelo e quello in prepa-razione alla messa, si è anche riflettuto sul significato del Sacramento della Riconciliazione. La metafora portata è quella di un sacco di patate sulle spalle: dopo una settimana sembra sempre più pesante e comincia a puzzare. Vogliamo, quindi, eliminare le patate, ma possiamo farlo solo con l’aiuto di Gesù, perdonando e ricevendo una Grazia. Gli esercizi sono, infatti, un’occasione per grandi e piccoli per ri-centrarsi ed accogliere al meglio la Pasqua.

Lucia BRandinELLi

“La misericordia di Dio trasforma il cuore dell’uomo e gli fa sperimentare un amore fedele e così lo rende a sua volta capace di misericordia… Per tutti, la Qua-resima di questo Anno Giubilare è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia.” Raccogliendo questo invito di papa Francesco, il Settore Adulti ha proposto per il tempo di Quaresima tre diverse esperienze di cura della spiritualità: il Deserto guidato da Suor Anna Bruschi presso il Convento delle Suore Agostiniane a Forlimpopoli; il Ritiro in particolare per over 60 ani-mato dalle Clarisse di S. Biagio e gli Esercizi spirituali per Adulti e Famiglie guidati dall’assistente diocesano, don Giancarlo Barucci, presso la Colonia Schuster a Cesenatico in contemporanea agli esercizi spirituali dell’ACR elementari...Grazie alle meditazioni di chi ha guidato i tre momenti è apparso ancora più chiaro che la misericordia è per il cristiano al tempo stesso chiamata e dono, stile di presenza e meta da raggiungere, movimento del cuore e agire concreto. Vedere, commuoversi e agire sono i tre atteggiamenti fondamentali per vivere la misericor-dia, testimoniati da Cristo stesso quando incontrava le persone, dal padre misericordioso che accoglie il figlio “perduto” ; atteggiamenti che dovrebbero diventare stile di vita per le nostre comunità, consapevoli che ciascuno di noi può essere quel figlio lontano che attende di essere nuovamente accolto e amato.

RiccaRdo Ricci E SEREna TuRchi

Dal 4 al 6 marzo 2016 sono stati ben 85 i ragazzi,18 educatori e 6 cuochi a partecipare agli esercizi spiri-tuali docesani Giovanissimi. Considerando tali numeri si è deciso di pernottare in due strutture diverse, il mo-nastero di Santa Maria Maddalena delle suore clarisse e il convento di S.Girolamo dei frati minori cappucci-ni. La presenza delle comunità religiose è essenziale sia per aiutare il clima di riflessione e silenzio sia perchè esse sono una testimonianza viva di come sia bello seguire Gesù. Il filo conduttore che ci ha accompagna-to era la “regola di vita”: un tema piuttosto inusuale e difficile da affrontare, non solo per i giovanissimi, ma prima di tutto per noi educatori che ci siamo confron-tati in prima persona con questa tematica attraverso

vari incontri organizzativi e una serata di formazione extra. Pensando alla regola di vita a tutti salta in mente “ora et labora” di S. Benedetto, ma in realtà con le regole si scontra ognuno di noi sin da bambino quindi riguardano anche i laici senza nessuna differenza: rispetto alle regole quotidiane e “laiche” sono state proprio due coppie di giovani sposi (Marta e Emanue-le, Diamante e Paolo) che con la loro testimonianza hanno raccontato ai ragazzi la loro vita di fede e l’importanza di scegliere uno stile di vita che non lasci in balia degli eventi, ma che aiuti a puntare in alto e a realizzare i propri sogni. Non sono mancati i momenti di preghiera, di silenzio e di catechesi con Fra Giaco-mo, Sr. Debora e Sr. Amedea... ma anche le risate, le nuove amicizie e la cioccolata di mezzanotte, che dopo una giornata intensa, è quasi d’obbligo per augurarsi una “silenziosa” buona notte!

chiaRa LEoni

25

24 marzo 2016diocesi 26

Le famiglie sono le cellule della Chiesa e della società e come tali vanno accompagnate, sostenute e curate. La fragilità della famiglia oggi assume molti volti: economico, sociale, lavorativo, ma anche relazionale, affettivo. Uno dei segni efficaci che ci sta a cuore è quello del “farsi prossimo”, ovvero contribui-re ad attivare e sostenere relazioni di prossimi-tà tra famiglie come strumento di comunione, ma anche di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Con Misericordiando promuoviamo la proposta del “tutoraggio tra famiglia e fami-glia”, un mutuo aiuto nella reciprocità rivolto non solo alle famiglie in difficoltà socio-economica, ma anche a quelle con reti sociali fragili. Abbiamo chiesto a Sara Barbieri, della cooperativa Paolo Babini e counsellor per le Famiglie Tutor, di spiegarci brevemente cosa significa.

Cosa significa essere famiglia tutor in un progetto di accoglienza temporanea della Caritas?Quando penso al termine tutor ho chiara l’origine della parola e l’importanza in ambito educativo del significato di questo termine. Il termine tutor è di origine latina e significa colui che difende, sostiene e da sicurezza. Ogni individuo per crescere ha bisogno di sostegno, di sentirsi sicuro, di non sentirsi solo ma difeso e compreso, quindi ecco che se ciò non accade in modo naturale è importan-te che questo si possa realizzare ugualmente, creando situazioni nelle quali si instaurino relazioni buone e nutrienti. Essere famiglia tutor significa essere un nucleo familiare o una singola persona che sceglie di fare esperienza di accompagnamento, di supporto, di soste-gno ad altre persone prive di reti parentali o amicali che si trovano a dover affrontare problematiche complesse o un momento di difficoltà nella vita.

Quali caratteristiche deve avere, quindi, un tutor? Essere una persona che crede in una società solidale, che ha voglia di mettersi in gioco pensando che il mondo lo facciamo noi, desiderosa di mettere un pezzettino della sua umanità a disposizione degli altri con cuore aperto e misericordioso (come ci richiama a fare costantemente papa Francesco) e che ha voglia di crescere insieme ad altri. Essere tutor significa tenere al centro il dialogo e la comunicazione, ma soprattutto credere nella condivisione come forza e motore del tutto.

In che modo i tutor sono a loro volta so-stenuti e accompagnati nel loro percorso?Come la famiglia tutor sostiene chi in quel momento si trova nella difficoltà, così il tutor viene sostenuto e accompagnato da un counsellor professionista che lo aiuta a tenere monitorata la propria esperienza. Inoltre i tu-tor hanno la possibilità di condividere fra loro la propria esperienza attraverso un gruppo di incontro: ci si racconta, si condividono gioie e fatiche, insomma si cresce insieme.

A chi consiglieresti questa esperienza? Questa è una esperienza che ogni persona può decidere di fare, sia per arricchire la propria umanità che per contribuire, per un piccolo pezzettino, a migliorare il nostro mondo.

FRancESca GoRi

“Famiglie tutor”

Misericordiando

a cura di Caritas Forlì-Bertinoro

La sensibilità verso questo specifico ambito si è particolarmente sviluppata con la nascita del gruppo missionario nel 1975-1976. Le prime attività promosse sono rivolte ad aiutare An-nalena Tonelli, in Kenya. Spinti dall’incoraggiamen-to di don Michele Fusconi, si preparano lenzuola ed abiti da inviarle per i più bisognosi, si realizzano og-getti, alimenti da vendere durante le mostre, in modo che il ricavato possa esserle inviato e messo a disposi-zione di quanti necessitano di un aiuto. È in questi anni che nasce la mostra-vendita di Natale, che si tiene il giorno 8 dicembre.Il prodigarsi in questo la-voro ha come effetto, non meno importante, di creare un clima di amicizia e di fraternità tra persone che prima non si conoscevano, pur incontrandosi alla mes-sa domenicale.Ben presto anche altre Missioni saranno aiutate dal gruppo missionario, che siano in luoghi lontani come il Perù, il Brasile, l’India, ma anche in zone che, sebbene più vici-ne, sono afflitte da una povertà diffusa, come l’Est Europa, uscita negli anni ‘90 da un regime comu-nista che l’aveva messa in ginocchio, da un punto di vista religioso ed econo-mico. In particolare, sarà la Bulgaria ad instaurare un legame molto forte con Regina Pacis, una sorta di gemellaggio, che porterà la parrocchia ad aiutare la diocesi di Sofia-Plodvid anche a poter stampare

catechismi nella lingua na-zionale. Se nell’Est Europa la condizione dei cristiani praticanti, è andata mi-gliorando, non si può dire purtroppo la stessa cosa di altre zone del mondo dove Regina Pacis è attiva nel dare il proprio sostegno, nelle quali essi sono ogget-to di attacchi duri, persino di carattere militare. Vien subito da pensare all’Egit-to, dove l’ascesa di gruppi estremistici di matrice isla-mica è stata accompagnata da attacchi alle comunità copte ed alle loro chiese, ma soprattutto all’Iraq, una terra che ospita le più antiche testimonianze del Cristianesimo: qui la con-vivenza con i musulmani

è sempre più difficile, a causa degli attacchi portati dalle frange estremiste. Ancora una volta soste-nere con aiuti economici è importante, ma ciò che essi chiedono a noi non è soltanto questo: pregare per loro, essere loro vicino, attivarsi per impedire che siano costretti ad abbando-nare le proprie terre d’ori-gine: sono appelli che non possono cadere nel vuoto.Negli ultimi anni è stato possibile costruire un pic-colo ospedale alla periferia di Mogadiscio, in memoria di un giovane parrocchia-no, Paolo Flamini, con le offerte e le iniziative di tanti suoi amici. È lì a Dadaab, nella zona di pro-fughi fuggiti da Mogadi-scio per la guerra, che nel 2008 sono iniziati i lavori per la costruzione di un dispensario, un Ospeda-letto come lo chiama suor Marzia Feurra, Missionaria della Consolata, per prov-vedere ai bisogni sanitari di oltre 3mila famiglie. Pur tra infinite difficoltà, avvicendamenti politici nel governo del paese che non si sa se possano portare tranquillità, il pericolo di attacchi dei fondamenta-listi islamici, carestie, la struttura, il Paolo Volun-tary Hospital, si dota di

quanto è necessario, come lettini per la sala da parto (più di 100 bambini, cosa molto bella, vedono la luce mensilmente) ed altri per la sala operatoria. Secondo le possibilità economiche, basate soprattutto sugli aiuti inviati ed anche sul volontariato locale, si è cercato di chiamare quante persone sono necessarie a fornire le cure di cui c’è bisogno, come un ginecologo, ostetriche, un esperto in interventi per la cataratta. Le suore si sono impegnate inoltre a dare tutto l’aiuto possibile, soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura, che costituisce la principale voce per il sostentamento di queste persone. L’opera della popolazione locale non è mancata; diversi anziani dei villaggi si sono dimostrati molto generosi donando terreni da lavora-re, offrendo così un po’ di tranquillità ai profughi.Ci si è impegnati anche nel campo scolastico, fonda-mentale per dare speranza e futuro ai giovani, che potranno essere le for-ze che risolleveranno la Somalia. Le suore hanno aperto scuole in tre diversi villaggi ed una più grande a Mogadiscio, non appena è cessata la guerra, con oltre 600 alunni, dove finalmente si può lavorare senza “l’ossessione delle bombe”. Proprio dentro quest’ultima è stato costru-ito un centro sanitario gra-zie all’aiuto della Caritas. Si sono poi attivate affinché fosse scavato un pozzo e creato un ambulatorio, un centro per la nutrizione dei bambini denutriti ed una rete per le vaccinazioni di mamme e bambini.Purtroppo non ci sono però solo buone noti-zie. Dopo l’attentato e il martirio di suor Leonella, la piccola comunità ha dovuto trasferirsi a Gibuti. Suor Marzia continua a sostenere da lì l’ospedale e tutte queste opere messe in mano a coscienziosi ope-ratori locali. Nel 2014 si è dovuto togliere il nome Paolo dall’ospedale perché per gli estremisti islamici era un nome troppo legato all’occidente. È stato così ribattezzato Hospital Macani, che in somalo vuol dire “Ospeda-le dolce”.

GRuPPo MiSSionaRio REGina PaciS

Un ospedale per ricordare Paolo

“I progetti missio-nari sostenuti dalla

parrocchia di Regina Pacis sono di varia tipologia e situati in molti Paesi.

Suor Marzia con un bambino denutrito

L’insegna dell’ospedale dedicato a Paolo Flamini

L’esterno del Paolo Voluntary hospital, oggi ribattezato “hospital Macani”

Missionari & Missione

24 marzo 2016 diocesi27

Il Centro Tabor per la persona, la coppia e la famiglia è costituito da un gruppo di operatori con competenze professionali in psicologia, psicoterapia, consulenza alla persona, alla coppia e alla famiglia, pedagogia, etica e procrea-zione responsabile.“Offriamo il nostro tempo per consentire di accedere al nostro ser-vizio anche a coloro che non potrebbero ricorrere a professionisti privati - afferma la direttrice del Centro, Ivana Marzocchi - lasciando liberamente un’offerta o anche gra-tuitamente, in base alla personale valutazione delle proprie disponibili-tà. Proponiamo colloqui individuali, di coppia o di gruppo per adulti, adole-scenti, bambini, coppie e famiglie attraverso percor-

si di consulenza o soste-gno psicologico. Offriamo inoltre consulenze di natura legale in riferimen-to a problemi familiari e attiviamo percorsi di conoscenza e approfon-

dimento in gruppo per problemi psicologici vari (ansia, attacchi di panico, stati depressivi, dipenden-ze affettive, etc.), appro-fondimenti metodologici per operatori (psicologi,

consulenti, educatori, insegnanti), percorsi di formazione per coppie, di educazione all’affettività per adolescenti, di grup-po per genitori soli”. Il Centro offre anche uno sportello gratuito dedicato ai ragazzi, ai loro proble-mi (difficoltà relazionali, bullismo, bassa autostima, solitudine, isolamento sociale, rapporto con il cibo, immagine corporea, etc.), alle loro difficoltà e per aiutare a superare il disagio e migliorare la qualità della vita. Il Centro ha sede a Forlì, in via Giordano Bru-no 1, tel. 328.7140203, 393.6762061, email: [email protected], sito web: centrotaborforli.blogspot.it. I colloqui si svolgono su appuntamen-to, previamente concorda-to con gli operatori.

Chi ha vissuto esperienze familiari difficili ce lo te-stimonia, nel suo smarri-mento, nel suo bisogno, nella sua ricerca di radici e di occhi che gli dicano chi è, che l’amore per lui lo precede e non verrà meno. Impariamo a essere fami-glia. Aiutiamoci ad essere famiglia. Una famiglia coi fiocchi! Perché coi fiocchi? Perché una famiglia che acco-glie, che perdona, che ha uno sguardo di stima ed amore per i suoi membri è sempre una famiglia coi fiocchi. Perché... vieni a scoprirlo domenica 17 aprile presso la parrocchia di San Paolo. Come lo scorso anno vivremo la bella esperienza della festa diocesana della Famiglia. È una giornata a cui siamo

invitati tutti, proprio tutti, perché giovani o non-ni, abili o diversamente abili, sani o malati... siamo prima di tutto figli, parte di una famiglia. Insieme vogliamo riflettere e sor-ridere, pregare e condi-videre il pasto. Infatti la giornata inizierà alle 9.00 con l’accoglienza e la testi-

monianza di Paola e Felice già responsabili nazionali di Incontro Matrimoniale, continuerà con la messa assieme alla comunità di San Paolo alle 11.30, proseguirà col pranzo, adorazione guidata e/o momento ludico per tutti. Alle 15.30 ci saranno testi-monianze e festa insieme.

Concluderemo la giornata sulle 17.30 con una breve preghiera e la merenda. Sarà bello imparare assie-me che è bello mettere un fiocco bianco sul ramo dell’albero del nostro giar-dino, sulla porta di casa, sullo zaino di scuola, sul nostro cuore!

GaBRiELLa PiVi

Per una famiglia con... i fiocchiTorna la festa diocesana domenica 17 aprile a S. Paolo e nell’area verde di via Dragoni

“In quest’anno giu-bilare della miseri-

cordia, in questo tempo in cui la famiglia è umiliata, bistrattata, annullata è ancora più importante ricordarci tutti che la fa-miglia è il cuore, la culla, l’abbraccio indispensabile ad accogliere, proteggere, crescere e accompagnare la vita.

Offre percorsi di consulenza e sostegno per la persona, la coppia e la famiglia

Le tante proposte del Centro Tabor

A Roma e nella vita, sempre pellegriniSulla scia dei pensieri canoro-sanremesi della pre-cedente puntata, e di quelli giubilari della penul-tima, che, certamente, i più fedeli lettori avranno già... dimenticato (meglio così!), mi lascio prendere da alcune espressioni di un paio di vecchie canzo-ni. La prima è del complesso genovese dei New Trolls. In tono nostalgico e dubitativo, cantavano in falsetto o meno: “Non so più il sapore che ha / quella speranza che sentivo nascere in me. / Non so più se mi manca di più / quella carezza della sera o quella voglia di avventura / voglia di andare via di là”. La seconda canzone, è del romano Clau-dio Baglioni. Presentandosi “seduto con le mani in mano / sopra una panchina fredda del metro”, melanconicamente cantava: “Il nome di questa stazione / è mezzo cancellato dall’umidità / Un poster che qualcuno ha già scarabocchiato / dice: ‘Vieni in Tunisia’ / c’è un mare di velluto ed una palma / e tu che sogni di fuggire via... / di andare lontano lontano”. L’una e l’altra canzone, con memorie e immagini semplici, quanto mai vivide, veicolano l’universale anelito di una partenza cari-ca di sogni, promesse, speranze, voglia di libertà e di avventura. Così è, soprattutto, del ragazzo, che, non ancora tradito dalla vita (prima canzone), si apre al futuro senza cautele e resistenze. Così è di chi, più adulto, dopo aver assaporato amarezze e delusioni, con maggior realismo avverte il peso dell’esistenza, e nutre il desiderio di rifugiarsi in fantasticate fughe dalla grigia routine quotidiana, avara di soddisfazioni, magari prendendo spunto da una pubblicità di vacanze esotiche (si veda, soprattutto, la seconda canzone). Andare via, lontano! Oggi, fare del turismo e viaggiare è un genere di relax e di vacanza quanto mai ambito e praticato. Le agenzie turistiche offrono occasioni e pacchetti interessanti, e anche a portata di tasca. Ci si intruppa, e via! Al ritorno, alla prima occa-sione, si radunano amici e parenti per “torturarli” un poco con foto, diapositive, filmini da Oscar. In realtà, quella di essere perennemente in cam-mino, in viaggio, “viandanti”, si vada in vacanza o si resti a casa, è condizione di tutti. Il cammino, il viaggio, l’essere “on the road”, è figura o metafo-ra - per non dire “foresta di simboli” - privilegiata dell’immaginario collettivo occidentale, in grado di esprimere e rappresentare la nostra stessa esistenza umana. Da dove veniamo? Dove stiamo andando? Qual è la meta finale? Per alleggerire il pesante senso esistenziale di tali domande, c’è chi suggeri-sce pure di chiedersi: Sì, ma dove... parcheggiamo? Papa Francesco, nella “Misericordiae Vultus” - la bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia -, indica il “pellegrinaggio” quale “segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza [...] L’essere umano è ‘viator’, un pel-legrino che percorre una strada fino alla meta agognata”. E precisa: “Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognu-no dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione” (MV, 14). Andare, camminare, viaggiare nella propria vita può riflettere diversificati profili di significato: er-rabondare senza meta e scopo; bighellonare senza impegno e costrutto; fare i turisti per il proprio compiacimento. La sfida è di essere discepoli di Gesù, di seguirLo, di essere poveri pellegrini, desiderosi del Suo amore, della Sua tenerezza, del Suo perdono, della Sua grazia. E, tutto questo, per essere “misericordiosi come il Padre” (MV, 13), per testimoniarne la Misericordia, a beneficio di tutti, sempre, ovunque.

osservatorio Romano

di don Alessandro M. Ravaglioli

24 marzo 2016campagna abbonamenti 28

45,00* €

Conto Corrente Postale 6532870intestato a:

CHIESA CATTEDRALE DI FORLÌPIAZZA DANTE, 1 - 47121 FORLÌ

Ogni giovedì a casa tuainviato per posta

caMPaGna aBBonaMEnTi 2016

ABBONAMENTOORDINARIO

*prezzo invariato dal 2011

40,00 €

20,00 €

80,00 €

50,00 €

Gruppo:

Digitale:

Sostenitore:

Ordinario Super:

minimo 15 persone

sul sito www.ilmomento.biz

compreso un buono omaggio di 15 € presso la Libreria del Duomo

compresa la versione digitale per chi vuole riceverlo sempre puntuale

Tramite bollettino postale: alla Libreria del Duomo (via Solferino 19)

direttamente nella propria parrocchia, all’Assiprov, in Caritas, al CSS....

nella nostra redazione (via Solferino 21)

1 2

3

4

COME ABBONARSI

ALT

RI T

IPI

DI A

BB

ON

AM

EN

TO

Le Ricette de

In regalo per tutti i nostri lettorila raccolta delle ricette di Cecilia

Scaricabile gratuitamente dal sito www.ilmomento.biz nella sezione dedicata (password archivio: unmomentoincucina)

Ricette e foto di Cecilia SedioliImpaginazione grafica - Damiano Diti

24 marzo 2016 chiesa italiana29

La situazione dei cristiani in Medio Oriente, l’accoglienza dei profughi, la difesa della famiglia e del suo ruolo insostituibile, la formazione del clero sono tra i temi principali della prolusione con la quale il cardinale Angelo Bagnasco, pre-sidente della Conferenza episcopale italiana ha aperto lunedì 14 a Genova i lavori del Consiglio permanente.Il porporato in primo luogo ha fatto cenno allo storico incontro avvenuto a Cuba fra papa Fran-cesco e il patriarca di Mosca Kirill, al termine del quale è stata diffusa la dichiarazione comune nel-la quale soprattutto si è espressa preoccupazione e comune sollecitudine nei confronti dei tanti cristiani perseguitati. Molti di loro hanno lasciato le loro case per trovare rifugio in Europa. E mol-ti sono morti nel tentativo, compresi 330 bambi-ni solo nel mare Egeo. “Che spettacolo dà di sé l’Europa?”, si è chiesto il porporato, invitando a confrontarsi “con i volti sfatti e terrorizzati dei bambini e dei vecchi”. “Può l’Europa, culla di civiltà e diritti - ha continuato - erigere muri e scavare fossati?”. Nel suo insieme, ha rilevato il cardinale, sembra che il Paese “stia reagendo alla crisi, ma il cammino si presenta faticoso... La famiglia, poi, ancora una volta dà prova di essere il perno della rete sociale, luogo in cui si condi-vidono le risorse e si genera fiducia e coraggio per andare avanti. Essa è veramente il più grande capitale di impresa e di solidarietà, un tesoro da non indebolire e disperdere con omologazioni infondate, trattando nello stesso modo realtà diverse”. Perché “da una parte si rivendicano le differenze sul piano culturale e, dall’altra, le si negano sul piano normativo, creando di fatto delle situazioni paramatrimoniali”. Del resto, “la deriva individualista, radicale e liberista, non intende fermarsi: mentre riaffermiamo con tantissima gente che avere dei figli è un desiderio bello e legittimo, così è diritto dei bambini non diventare oggetto di diritto per nessuno, poiché non sono cose da produrre”.E fa parte dell’umanesimo, ha aggiunto il cardinale, “pure la constatazione che la vita nessuno se la può dare e quindi togliere, che mai, in nessuna sua fase, può essere manipolata e distrutta”, che “l’accanimento terapeutico è una cosa, mentre l’eutanasia e il suicidio assistito sono tutt’altro”.

Card. Bagnasco: “Il grande capitale della famiglia”

cEi

Madre Teresa di Calcut-ta sarà proclamata santa domenica 4 settembre come è stato annunciato il 15 marzo scorso durante il concistoro ordinario pubblico per la canonizza-zione dei beati. Il miracolo attribuito a Madre Teresa è la guarigione straordinaria, avvenuta il 9 dicembre del 2008, di un uomo, oggi quarantaduenne, ridotto in fin di vita da ascessi multi-pli cerebrali con idrocefalo ostruttivo. Un caso clinico estremamente critico con una prognosi decisamente infausta quoad vitam, che a fronte di una terapia inef-ficace e senza intervento chirurgico si risolve repen-tinamente in modo com-pleto e duraturo. All’esame collegiale della Consulta medica, il 10 settembre scorso, la risoluzione della malattia era stata dichiarata

all’unanimità scientifica-mente inspiegabile con sette voti positivi su sette. Unanime anche il successi-vo voto dei consultori teo-logi che, secondo la prassi, sono chiamati a esprimere e a redigere il proprio voto sulla perfetta connessio-ne di causa ed effetto tra

l’invocazione univoca alla beata Madre Teresa e l’im-provvisa guarigione. Assieme a Madre Teresa sono stati canonizzati il messicano Giuseppe San-chez del Rio, laico, martire, vittima nel 1928 a soli 15 anni delle persecuzioni contro i “Cristeros”, Stani-

slao di Gesù Maria, al se-colo Giovanni Papczynski, vissuto nel ‘600, fondatore della congregazione dei Chierici Mariani dell’Im-macolata Concezione della Beata Vergine Maria, Maria Elisabetta Hesselblad, religiosa svedese, fonda-trice della congregazione delle suore dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida e Giuseppe Gabriele del Rosario Bro-chero, sacerdote diocesano argentino più conosciuto come “Cura Brochero”, figura particolarmente cara a papa Francesco. Nato nel 1840 nella zona di Cor-doba, dedicò la sua vita a “uscire a cercare la gente”, scrisse meno di tre anni fa il Pontefice; si spostava per chilometri sul dorso di una mula, attraversando zone disagiate, proprio per farsi vicino a tutti.

Si tratta di un testo curato dal gesuita belga Jacques Servais, discepolo di Hans Urs Von Balthasar, che fu presentato durante un convegno tenutosi a Roma nell’ottobre 2015. Ora quell’intervista, rilasciata in lingua tedesca, è stata tradotta in italiano e rivista da Ratzinger. Nella prima domanda Servais chiede a Ratzinger di spiegare due sue affer-mazioni: “La fede cristiana non è un’idea, ma una vita” e “La fede è un dono ai credenti comunicato attraverso la comunità, la quale da parte sua è frutto del dono di Dio”. Così risponde papa Benedetto:“Si tratta della questione: cosa sia la fede e come si arrivi a credere. Per un verso la fede è un contatto profondamente personale con Dio, che mi tocca nel mio tessuto più intimo e mi mette di fronte al Dio vivente in assoluta immediatezza in modo cioè che io possa parlar-gli, amarlo ed entrare in comunione con lui. Ma al

tempo stesso questa realtà massimamente personale ha inseparabilmente a che fare con la comunità: fa parte dell’essenza della fede il fatto di introdurmi nel noi dei figli di Dio, nella comunità peregrinan-te dei fratelli e delle sorelle. La fede deriva dall’ascolto (fides ex auditu), ci insegna san Paolo. L’ascolto a sua volta implica sempre un partner. La fede non è un prodotto della riflessione e neppure un cercare di penetrare nelle profondità del mio essere. Entrambe le cose possono essere presenti, ma esse restano

insufficienti senza l’ascolto mediante il quale Dio dal di fuori, a partire da una storia da Lui stesso creata, mi interpella. Perché io possa credere ho bisogno di testimoni che hanno incontrato Dio e me lo rendono accessibile. La Chiesa non si è fatta da sé, essa è stata creata da Dio e viene continuamen-te formata da Lui. Ciò trova la sua espressione nei sacramenti, innanzitutto in quello del battesimo: io entro nella Chiesa non già con un atto burocratico, ma mediante il sacramen-to. E ciò equivale a dire

che io vengo accolto in una comunità che non si è originata da sé e che si proietta al di là di sé stessa.La pastorale che inten-de formare l’esperienza spirituale dei fedeli deve procedere da questi dati fondamentali. È necessario che essa abbandoni l’idea di una Chiesa che produce sé stessa e far risaltare che la Chiesa diventa comu-nità nella comunione del corpo di Cristo. Essa deve introdurre all’incontro con Gesù Cristo e portare alla Sua presenza nel sacra-mento”. Intervista integra-le su www.diocesiforli.it.

La fede ha bisogno di testimoniIntervista al papa emerito Benedetto XvI: “La dimensione essenziale della comunità”

“Il quotidiano Avve-nire ha pubblicato

il 16 marzo scorso un’in-tervista inedita al papa emerito Benedetto XVI.

La cerimonia di canonizzazione si svolgerà il 4 settembre in piazza San Pietro

Madre Teresa proclamata santa

24 marzo 2016vita diocesana 30Tracce di Cammino: xxx

il Vangelo della domenica

Pasqua di Resurrezione

27 marzo 2016

Prendo le letture della messa del giorno di Pa-squa. Bastano e avanzano. Condensare in poche battute un commento sulla resurrezione di Gesù Cristo non è un’operazione facile. Allora provo a riferirmi alla prima lettura dagli Atti degli apostoli e al Vangelo di san Giovanni, sapendo già di trascurare tanto, ma non posso fare altrimenti. Pietro prende la parola e formula un’affermazione fondamentale per l’esperienza cristiana: “Noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute”. E poi prosegue dicendo che Cristo l’avevano ucciso appendendolo a una Croce, come abbiamo ascoltato nel racconto della Passione della domenica delle palme e del venerdì santo. Chi ha visto non può che darne testimonianza. Non può tenere per sé questi fatti del tutto straordinari, incredibili, impossi-bili agli uomini. Cristo ha vinto la morte e chi crede in lui riceve il perdono dei peccati. Non solo. Riceve il centuplo quaggiù, un’esperienza e un’occasione che nessun altro offre. Ma dove si trova questo centuplo? Dove si in-contra? Si acquista all’ipermercato? È in vendita online? Non è forse il frutto di un incontro deci-sivo che trasforma e trasfigura l’esistenza? Non è nella compagnia della Chiesa che oggi si può fare lo stesso cammino iniziato dagli apostoli dopo i giorni di paura e di delusione trascorsi nel cenacolo? Dal Vangelo raccolgo due imma-gini che mi sono care. La prima: “Maria di Mag-dala si recò al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio”. Che significa per noi? Mi piace molto questa premura. Era ancora buio, forse verso le 4 o le 5. Per incontrare il Signore non c’è tempo da perdere. Ci si alza presto, come quando in montagna si deve affrontare una cam-minata impegnativa e rischiosa: si parte quando è ancora notte. Non si può aspettare. Appena ci si rende conto dell’importanza, ci si incammina senza alcun indugio. Allora viene subito la do-manda: ma perché non siamo così solleciti, vista la resurrezione di Cristo? Quanto la apprezzia-mo sul serio? Lascio ai lettori la risposta.E infine Pietro e Giovanni, dai quali era andata subito, correndo, Maria di Magdala. Entrambi corsero insieme. Bellissime queste immagini di una corsa piena di attesa, di desiderio, di aspet-tativa. Hanno portato via il Signore e allora che si può fare, se non correre? Quante volte viene portato via oggi il Signore? Quante volte viene dimenticato, bistrattato? E noi corriamo per cer-care di ritrovarlo, difenderlo, annunciarlo, testi-moniarlo? Ecco il valore della Pasqua: ritrovare la via di una gioiosa testimonianza, come quella descritta negli Atti degli apostoli. Non predi-che, ma il racconto di una fede incarnata, di un incontro che si fa sequela. Per me, per ciascuno di noi. Buona Pasqua!

FRancESco ZanoTTi

Con questo numero il presidente della Fisc conclude i suoi commenti al Vangelo della domenica.

a cura dei direttori dei settimanali cattolici Emilia-Romagna

Mio padre, alla richiesta: “Quale consideri l’espe-rienza più significativa?”, senza esitazione ha rispo-sto: “L’esperienza scout!”. Ritorna vivo il ricordo di lui in divisa scout, impe-gnato a preparare le attività assieme ai ragazzi che con lui sono stati gli organizza-tori del movimento a Forlì. Baden-Powell fu il fonda-tore nel 1907 in Inghilter-ra; in Italia il Conte Mario di Carpegna, il 16 gennaio

1916, creò l’A.S.C.I., As-sociazione Scautistica Cat-tolica Italiana, legata alla Chiesa. “Gli scout sono nati in città nel 1923 con Mario Baldelli - dice Mario Mettica - sciolti durante il fascismo, a Forlì riprese-ro le attività il 16 giugno 1946. Pochi mesi dopo, il 23 aprile 1947, io feci la promessa, convinto che lo scoutismo fosse un ottimo metodo educativo per far crescere i ragazzi: insegna-re l’onestà e la responsabi-lità “giocando”. Provenivo dall’Azione Cattolica nella parrocchia di Ravaldino, ed ero stato incoraggiato in questo passaggio dal parroco don Leonida Ma-ioli, prete vicino alla gente e sensibile interprete delle necessità delle persone. Mi aveva attirato di questo

movimento l’atteggiamen-to di ‘apertura al mondo’, modo che trova ragione di essere e completezza nella fede cristiana; il calarsi nel mondo, il vivere come servizio agli altri, specie ai più piccoli, con coscienza e serietà, la realtà di ogni giorno, sono i punti fermi dello stile scout, affasci-nante perché entusiasta della bellezza della vita e delle cose del Creato. Diventai subito Capo Clan, responsabile di una decina di ragazzi riuniti nel primo gruppo chiamato ‘La Roccia’; con loro facevamo attività - ricordo l’uscita all’Acquacheta in biciclet-ta! - e, nel 1948, il primo campo sotto le tende alle sorgenti del Tevere. Questi ragazzi sono poi diventati capi e respon-

sabili di altri gruppi. Fra i ricordi più belli il Jamboree del 1957, dove mi passò accanto la regina Elisabetta e la macchina fotografica proprio in quel momento si inceppò...”. Miei amici, in questo cammino - pro-segue - sono stati Duilio Lombini, Giuseppe Maria-ni, poi divenuto sacerdote; ricordo con particolare affetto, per l’umiltà e di-sponibilità nei confronti di tutti, frate Agostino Berto-ni, con il quale portammo gli scout a Santa Maria del Fiore. Sono tuttora pienamente convinto della validità del percorso scauti-stico, non perdendo mai di vista il fine, che è conside-rare la vita come servizio e impegno nei confronti di chi è più debole”.

PaoLa METTica

Tracce di Cammino: Mario Mettica

Scout: la vita come servizio

“Mario Mettica, classe 1924, tre

figli, quattro nipoti e sei bis-nipoti, per 40 anni funzionario nel Comune di Forlì; attento, da sempre, ai bisogni del “prossimo”, ha messo a disposizione il suo tempo in attività di volontariato, in partico-lare l’Azione Cattolica, prima, lo Scautismo, poi, ed ancora l’Unitalsi, la “San Vincenzo”. Impe-gnato per anni nelle Acli e nel sindacato CISL, partendo dalla concezione di vita come “servizio” agli altri, ha deciso di mettere a frutto i suoi “talenti” in ogni ambito in cui si venisse a trovare, per contribuire a risolvere i tanti problemi della comunità civile.

compleanni dei sacerdoti

Dal 24 marzo al 6 aprile compresi:

Don Roberto Rossi5 aprile

Don Viktor Chuliak5 aprile

Festa patronale della Madonna dei Fiori il 3 aprileLa parrocchia di Ca-strocaro Terme celebra domenica 3 aprile la festa patronale della Madon-na dei Fiori con il pro-gramma che quest’anno nella settimana di missioni popolari animate dalla Comunità di Villaregia. Sabato 2 aprile, alle 18.00, santa messa e primi vespri solenni, alle 20.30 veglia di preghiera con adorazione eucaristica. Domenica 3 celebrazione delle messe alle 8, 11 pre-sieduta dal parroco, don Oreste Ravaglioli, alle 16 recita dei secondi vespri e processione per le vie

del paese con l’immagine della Patrona, accom-pagnata dai tradizionali “ceri” e presieduta dal vescovo di Forlì-Bertino-ro, mons. Lino Pizzi che celebrerà anche la messa delle 18.00. Lunedì 4, alle 10.30, la festa continua con la celebrazione della messa e il conferimen-to del sacramento della cresima, amministrata da mons. Lino Pizzi. Alle 18.00 messa vesperti-na, alle 20.30 rosario e riposizione dell’Immagine e conclusione della festa con il concerto della Ban-da di Castrocaro e Terra

del Sole. Nei giorni della Festa saranno distribuiti i tradizionali garofani.La devozione alla Madon-na dei Fiori, una immagi-ne in stucco a bassorilievo del XV secolo, custodita nella chiesa parrocchiale,

risale al 1632 quando il popolo di Castrocaro, preservato dalla peste dei due anni precedenti, fece voto solenne di celebrar-ne ogni anno la festa nella prima domenica dopo Pasqua.

castrocaro Terme

da sinistra Mario Mettica in divisa scout nel 1950 e oggi con la sua “storica” divisa

24 marzo 2016 vita diocesana31il Vescovo incontra

Giovedì 24/03Ore 10.00 - CattedralePresiede la messa cri-smale con i sacerdoti

Ore 18.30 - CattedraleCelebra la messa in Co-ena Domini con il rito della lavanda dei piedi

Venerdì 25/03Ore 20.00 - San BiagioPresiede la processione e la liturgia della Passio-ne che si conclude in Cattedrale

Sabato 26/03Ore 21.00 - CattedralePresiede la veglia e la messa di Pasqua

Domenica 27/03Ore 11.00 - BertinoroCelebra la messa pasqua-le nella Concattedrale

Ore 18.30 - CattedraleCelebra la messa pa-squale

Lunedì 28/03Ore 10.30 - RivaraPresiede la processione e celebra la messa

Martedì 29/03Ore 20.30 - CavaAmministra la cresima agli adulti

Giovedì 31/03Ore 10.30 - Vescovado

Presiede il consiglio episcopale

Ore 20.30 - CavaIncontra i consigli pasto-rali dell’unità pastorale

Sabato 2/04Ore 9.30 - SeminarioIncontra mons. Man-sueto Bianchi, assistente generale dell’Azione Cattolica Italiana

Ore 15.00 - VillanovaIncontra i ragazzi del catechismo

Ore 16.00 - VillagrappaIncontra i ragazzi del catechismo

Ore 20.00 - VillanovaIncontra i giovani dell’u-nità pastorale

Domenica 3/04Ore 9.30 - VillanovaCelebra la messa

Ore 11.00 - VillagrappaCelebra la messa

Ore 16.00 - CastrocaroPresiede la processione per le vie del paese con l’immagine della Madon-na dei Fiori

Ore 18.00 - CastrocaroCelebra la messa in oc-casione della festa della Patrona

Lunedì 4/04Ore 10.30 - CastrocaroAmministra il sacramen-to della cresima

Ore 20.30 - Rocca San CascianoIncontra i consigli pasto-rali dell’unità pastorale

Martedì 5/04Ore 20.45 - CattedralePresiede la veglia di preghiera per la vita

Mercoledì 6/04Ore 18.15 - RavennaCelebra la messa nella chiesa di Santa Maria in Porto

PREFESTiVo15.15 Santa Maria in Fantella15.30 Osp. Pierantoni pad. Morgagni, Villa Serena16.00 Casa di riposo di Vecchiazzano, S.Benedetto in Alpe, Bocconi, Portico di Romagna, S.Leonardo16.15 Casa di riposo di Castrocaro16.30 Carpinello, casa di rip. Terra del Sole, Selba-gnone (chiesa campo sportivo), Galeata17.00 Casa di riposo Al Parco, Fratta Terme, Portico di Romagna, Romiti, Premilcuore (oratorio), S.Sofia, S.Francesco di Meldola, S.Rita, Rocca S.Casciano17.30 S.Pellegrino,Suffragio di Bertinoro, S.Lucia, Coriano (via Pacchioni), Duomo, Carmine, Regina Pacis18.00 S.Giovanni Ev., Pianta, Ravaldino, S.Biagio, S.Caterina, S.Giuseppe Artigiano, Suffragio, Cava, Ronco, S.Colombano, Dovadola, Castrocaro, For-limpopoli, Madonna del Popolo, S.Maria del Fiore, Bussecchio, S.Antonio in Predappio18.30 S.Pio X in Ca’Ossi, Cappuccinini, S.Paolo, Nespoli, Villarotta, Terra del sole (1° del mese S.Reparata), Bagnolo19.00 Opera Nostra Signora di Fatima, S.Giuseppe Operaio (Forlimpopoli)19.30 Grisignano19.15 S.Filippo20.00 Magliano, Vecchiazzano, S.Giorgio, S.Spirito, S.Pietro in Vincoli, S.Pietro in Tontola, Capocolle, Villafranca, Vitignano

FESTiVo7.00 Corpus Domini, S.Rufillo7.30 Ronco, S.Maria delle Grazie, Pieve Salutare8.00 Ravaldino, Bussecchio, S.Rita, Vecchiazzano, S.Pio X in Ca’Ossi, Santuario del Lago, S.Pietro Forlimpopoli, S.Spirito, Suore Agostiniane, Santuario Suasia, Collinello, S.Sofia, Castrocaro, Cava, Badia Bertinoro8.30 Pianta, Schiavonia, Regina Pacis, S.Benedetto, S.Pellegrino, S.Giuseppe Artigiano, Suore Fran-cescane (via A. Cantoni), Romiti, S.Giovanni Ev., Duomo, S.Pietro in Vincoli, Cappella di S.Rosa in Predappio, Villafranca, S.Martino in Villafranca, Fiumana (chiesa antica), S.Bendetto in Alpe9.00 Cappuccinini, S.Lucia, Cimitero Urbano, S.Biagio, Dovadola, S.Maria del Fiore,S.Francesco di Meldola, Malmissole, S.Rufillo, S.Leonardo, Rocca S.Casciano, Bagnolo, Terra del Sole, Rovere, Monticino, Coriano, Villa Rotta9.30 Ravaldino, Ospedale Morgagni, S.Paolo, Casa di Riposo Zangheri, Spinello, Ist. Davide Drudi, Cusercoli, S.Pietro in Tontola, Premilcuore (pieve), Cappella Opera S.Camillo in Predappio, Ricò, S.Francesco, Villanova, Lizzano/Massa, Polenta, S.Caterina, San Lorenzo in Noceto9.40 Isola10.00 Bussecchio, S.Pio X in Ca’ Ossi, Magliano, Villarotta, Duomo, Villa Selva, S.Spirito, S.Giuseppe Operaio, Pianetto, Durazzano, Ladino, S.Antonio in Predappio, Branzolino, Carmine, S.Tomè, Fornò, Borgo Sisa10.15 S.Pietro10.30 Regina Pacis, S.Pellegrino, S.Varano, Pieve Salutare, Dovadola, S.Rita, Fratta Terme, S.Lucia in Predappio, S.Savino, Capocolle10.45 S.Benedetto, Collinello11.00 Cappuccinini, Carpena, S.Caterina, Pianta, S.Giorgio, S.Mercuriale, Cava, Vecchiazzano, S.Paolo, Barisano, Roncadello, Santuario del Lago, S.Rufillo, S.Andrea, S.Colombano, Corniolo, Civitella, Castrocaro, Collina di Pondo, Fiumana (chiesa grande), S.Sofia, Rocca S.Casciano, S.Marina in Particeto, San Zenone in San Zeno, Villafranca, S.Nicolò, Schiavonia, S.Giovanni Ev., Monte Paolo, Concattedrale Bertinoro, Teodorano, S.Martino in Strada11.10 Bussecchio11.15 Romiti, Suffragio, S.Giuseppe Artigiano, Ga-leata, Terra del Sole, S.Pietro in Vincoli, Carpinello, S.Martino in Villafranca, Coriano (via Pacchioni)11.30 S.Maria del Fiore, S.Pio X in Ca’Ossi, Duomo, Ronco, Madonna del Popolo, S.Cassiano, Ravaldino12.00 Regina Pacis, S.Filippo15.00 Voltre, Irst di Meldola15.30 Ospedale Pierantoni, Villa Serena16.00 Villa Igea, Bocconi, Monte Paolo16.30 Galeata17.00 S.Maria del Fiore, Premilcuore (pieve), Bussecchio, S.Sofia, San Nicolò Meldola, S.Rita, Predappio Alta17.30 S.Pellegrino, S.Lucia, Coriano (via Pacchioni), Duomo, S.Rufillo, Regina Pacis18.00 S.Biagio, Castrocaro, Dovadola, Villagrappa, S.Giovanni Ev.18.30 Suffragio19.00 Cappuccinini, S.Mercuriale, Opera Nostra Signora di Fatima, Regina Pacis, S.Giuseppe Operaio

Gli orari possono subire variazioni per esigenze pastorali delle parrocchie.

orari Messe

La cappellania dell’ospedale Morgagni-Pierantoni propone per il Venerdì Santo, 25 marzo, alle 15.00 presso la Cappella della Divina Misericordia (Padiglione Morgagni) la recita della Coroncina Della Divina Misericor-dia. “È l’unico gesto che noi cristiani presenti in ospedale vivremo insieme in preparazione alla Pasqua - afferma don Domenico Ghetti cappellano dell’Ospedale - vogliamo offrire a Gesù le sofferenze, le prove, il dolore dei de-genti nel nostro ospedale e nel mondo intero affinché uniti all’amore di Gesù in Croce”. La recita della Coroncina della Divina Misericordia continuerà ogni giorno sempre alle ore 15.00 fino a sabato 2 aprile in preparazione alla domenica della Divina Misericordia che si celebra il 3.

Giornata mondiale venerdì 25 marzo

Recita della Coroncina della Divina Misericordia

Il 25 marzo, Venerdì Santo, si celebra la Giornata mondiale per la Terra Santa. Per sostenere la presenza della Chiesa cattolica e la Custodia francescana di Terra Santa preghiere e raccolta di offerte saranno fatte durante le liturgie proprie del giorno. La Custodia, di cui è responsabile padre Pierbattista Pizzaballa, conta oggi 280 missionari, cura 55 santuari e 24 parrocchie, gestisce 14 scuole, 4 case per malati e orfani, 6 case per pellegrini, 3 istituti accademici e 2 case editrici. La Custodia, inoltre, offre lavoro a 2000 persone e appartamenti a 630 famiglie bisognose, borse di studio annuali a 450 studenti universitari e sussidi a 170 studenti bisognosi.

Pro Terra Santa

Giovedì 7 aprile si apre al San Luigi la 20a edizione della rassegna di Cinema Africano, intitolata “L’incontro atte-so”. Fino al 27 aprile si susseguiranno film e corti introdotti da esperti: per la serata inaugurale del 7 (ore 21.00) è in programma uno spettacolo dell’associa-zione Aboussouan, con proiezione dei cortometraggi dei Fratelli Lumière girati in Africa, accompagnati da musiche dal vivo.

“L’incontro atteso” col cinema africano

Sala San Luigiin ospedale il 25 marzo

Le parrocchie di Bertinoro, l’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali e il Museo interreligioso, in collabora-zione con il Ceub, organizzano sabato 2 aprile, alle 18.00, nella chiesa di San Silvestro (piazza Ermete Novelli) un incontro pubblico dal titolo “Ricomin-cio da Uno”. Moderati da don Giovanni Amati, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali interverran-no, Enrico Bertoni direttore del Museo interreligioso e l’attore e regista Franco Palmieri, che leggeranno brani da “I Promessi sposi” di Manzoni. La soprano Kelly McClendon, accompagnata al cla-vicembalo da Filippo Pantieri, eseguirà “Et incarnatus est” di Mozart. L’ultima parte dell’incontro al relatore mons. Giorgio Sgubbi, docente di teologia dogmatica all’Università di Lugano.

“Ricomincio da Uno”appuntamento il 2 aprile

Bertinoro

Festa in seminario il 4 aprileL’associazione “Collabo-ratori Familiari del Clero” celebra l’incontro annuale lunedì 4 aprile, festa litur-gica dell’Annunciazione che quest’anno è stata spostata a questa data per la concomitanza del 25 marzo con la Settimana Santa. L’appuntamento è presso il seminario di via Lunga alle 9.30, alle 10 terrà la meditazione Bru-nella Campedelli, respon-sabile regionale dell’asso-ciazione. Alle 11.30 è in programma la messa, presieduta dal vicario generale della diocesi, don Pietro Fabbri e concelebrata dall’assistente diocesano don Felice Brognoli. Alle 12.30 pranzo comu-nitario a cui sarà presente anche il vescovo, mons. Lino Pizzi. “Auspichiamo che a questa festa possano partecipare anche i sacerdoti - afferma la presidente diocesana dell’as-sociazione, Maddalena Satta - per rendere grazie al Signore del dono di avere accanto a sé collaboratori familiari che condividono la loro missione pastorale.

collaboratori Familiari del clero

Per ordini: Istituto Diocesano Sostentamento Clero - Via San Martino, 6 - 47121 - Forlì -

tel 0543.28610 - Fax 0543.370830

P. IVA 03653790406 - idscforlì@gmail.com - www.vinidelvicariato.com

Prezzi promozionali per le festività pasquali

(Per confezioni da sei, tre e due bottiglie)