Serre Calde (Maeterlinck)
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Transcript of Serre Calde (Maeterlinck)
trad. di Daniele Ventre
Serre calde
Serra calda
O serra in mezzo alle foreste!E le vostre porte per sempre chiuse!E
tutto quel che c’è sotto la vostra cupola!E sotto la mia anima per
vostre analogie!
Pensieri di principessa che ha fame,la noia d’un marinaio nel
deserto,un’armonia d’ottoni alle finestre d’incurabili.
Andate nei più tiepidi angoli!La si direbbe una donna svenuta in un
giorno di messe,ci sono postiglioni nel cortile dell’ospizio,passa
lontano un cacciatore d’alci, divenuto infermiere.
Scrutate nel chiaro di luna!(Oh niente è al proprio posto!)Si direbbe
una pazza al cospetto dei giudici,una nave da guerra a piene vele su
un canale,uccelli di notte sui gigli,un rintocco al meriggio,(là sotto le
campane),riposo di malati in prateria,in un giorno di sole un lezzo
d’etere.
Mio Dio! mio Dio! quando avremo la pioggia,e la neve e il vento
nella serra!
* * *Orazione
Abbiate pietà di mia assenzasulla soglia delle intenzioni!La mia
anima d’impotenzaè smorta e di bianche inazioni!
L’anima mia, gesta lasciate,l’anima mia, smorta ai singhiozzi,guarda
invano le mani affranteche tremano a fior d’incompiuto.
E intanto che il mio cuore spirale bolle di sogni lillà,l’anima, a mani
ceree, fragili,spruzza un chiaro di luna stanco.
Chiaro di luna in cui traspaionogigli ingialliti del domani;chiaro di
luna in cui non nasconoche le ombre tristi delle mani.
* * *
Serra di noia
O questa noia blu nel cuore!Insieme alla vista migliore,fra il chiaro
di luna che piange,dei miei sogni blu di languore!
Questa noia blu come la serra,dove si traguardano chiusefra vetrate
profonde e verdi,coperte di luna e cristallo,
gigantesche vegetazioni,da cui notturno oblio s’allunga
nell’immobilità d’un sogno,sulle rose delle passioni;
dove lentissima acqua sorgemescolando la luna e il cieloin un glauco
eterno singhiozzo,con la monotonia d’un sogno!
* * *
Tentazioni
O quelle glauche tentazioninel mezzo delle ombre mentali,coi loro
fuochi vegetalie le loro eiaculazioni,
oscure degli steli oscuri,nel chiaro di luna del male,dispiegando
l’ombra autunnaledei loro lussuriosi auguri.
Hanno tristemente copertosotto le mucose intrecciatee le loro febbri
inveratela luna con la brina verde.
E il loro accrescersi sacrilego,nell’aprire segrete brame,si fa tetro
come i rimpiantidegli ammalati sulla neve.
Sotto il buio del loro luttovedo mescolarsi le piaghedei gladii blu di
mie lussurie,nelle rosse carni d’orgoglio.
Signore, i sogni della terrami morranno infine nel cuore?Fa’ che la
tua gloria, Signore,rischiari la maligna serra,
e l’oblio invano ricercato!Foglie morte di loro febbri,le stelle fra le
loro labbra,e le visceri del peccato!
* * *
Campane di vetro
Campane di vetro!O strane piante per sempre al sicuro!Mentre il
vento rapisce i miei sensi a sé stessi!Tutta una valle dell’anima
immobile per sempre!E il tepore chiuso al meriggio!E immagini
intraviste a fior di vetro!
Non levatene mai nessuna!Molte ne han messe su antichi chiari di
luna.Scrutate attraverso il loro fogliame.Un vagabondo siede forse
sul trono,si ha l’idea che siano in attesa sullo stagno i corsari,e che
degli esseri prediluviani invaderanno le città.
Ne hanno messe sopra antiche nevi,ne hanno messe sopra annose
piogge.(Pietà di questa atmosfera rinchiusa!)Sento celebrare un
festino in una domenica di fame,un’ambulanza c’è nel mezzo della
messe,e tutte le figlie del re errano, in un giorno di digiuno, per le
praterie!
Scrutate sopra tutto quelle dell’orizzonte!Ricoprono con cura
tempeste troppo antiche.Oh! ci dev’essere da qualche parte
un’enorme boa su un pantano!
E io credo che i cigni abbian covato corvi!(Ci s’intravede a stento,
attraverso la nebbia)una vergine spruzza d’acqua calda le felci,una
schiera di bimbe osserva l’eremita nella celletta,le mie sorelle
dormono in fondo a un antro velenoso,attendete luna ed inverno,su
queste campane sparse infine sul ghiaccio.
* * *
Offerta oscura
Porto l’opera mia malvagiaanaloga ai sogni dei morti,la luna schiara
la tempestasulla fauna dei miei rimorsi.
Le serpi violette dei sogniche si intrecciano nel mio sonno,le mie
brame cinte di spade,leoni annegati nel sole,
gigli al fondo d’acque lontane,mani chiuse senza ritorno,e gli steli
rossi degli odiitra i lutti verdi dell’amore.
Signore, abbi pietà del verbo!Fa’ che le mie tetre orazionie la luna
sparsa sull’erbamietano notte agli orizzonti!
* * *
Anima calda
Occhi miei cui l’ombra fa lucefra i miei desideri diversi,mio cuore
dai sogni scopertimie notti nell’anima umida!
Nel mio spirito blu ho intintole rose delle attese morte;le mie ciglia
han chiuse le portea promesse senza più luogo.
Le dita di smorte indolenzesollevano invano ogni seracampane
verdi di speranza,sull’erba malva delle assenze.
L’anima impotente ha pauradei sogni acuti della bocca,nel pieno dei
gigli che tocco;eclissi al mio cuore cangiante!…
* * *
AnimaAnima mia!Anima mia già fin troppo al sicuro!E queste
greggi delle mie brame in una serra!Aspettando un temporale sulle
praterie!
Andiamo dai più malati!Ne hanno strane esalazioni.Fra loro
percorro un campo di battaglia con mia madre.Seppelliamo un
fratello d’armi a mezzogiorno,mentre le sentinelle prendono il loro
pasto.
Andiamo anche dai più deboli:hanno strani sudori;ecco una
fidanzata malata,un tradimento la domenica,e dei bambini in
prigione.(Più lontano, attraverso il vapore)è una morente sulla
porta d’una cucina?O una suora che sbuccia legumi a pie’ del letto
d’un incurabile?
Andiamo infine dai più tristi:(da ultimo, poiché hanno veleni).Oh le
mie labbra accettano i baci d’un ferito!Tutte le castigliane sono
morte di fame, quest’estate, nelle torri dell’anima mia!Eccola qui
l’aurora che entra nella festa!Scorgo pecore lungo le banchine,e c’è
una vela alle finestre dell’ospedale.
La via è lunga dal mio cuore all’anima mia!E tutte le sentinelle son
morte al loro posto!
Ci fu un giorno una povera, piccola festa, nei sobborghi dell’anima
mia!Si mieteva cicuta un mattino, domenica;e tutte le vergini del
convento guardavano passare le barche sul canale, in un giorno di
digiuno e di sole.Intanto che i cigni soffrivano sotto un ponte
venefico;si potavano gli alberi intorno alla prigione,si portavano
farmaci un meriggio di giugno,e pasti di malati si spandevano a tutti
gli orizzonti!
Anima mia!Che tristezza in tutto questo, anima mia! Che tristezza in
tutto questo!
* * *
Stanchezza
Non lo sanno più dove posarsi questi baci,queste labbra sugli occhi
accecati e ghiacciatiaddormentati ormai in un sogno superbo,
guardano trasognati come cani sull’erba,la folla delle pecore grigie
sull’orizzontementre brucano il chiaro di luna sparso al prato,a
carezze di cielo, vago come la vitache hanno; ignare e prive del fuoco
dell’invidiaper le rose di gioia dischiuse ai loro passi;e quella lunga
calma verde che non comprendono.
* * *
Cacce stanche
L’anima mia oggi è malata,l’anima è malata d’assenze,l’anima mia
ha mal di silenzi,gli occhi l’accendono di noia.
Intravedo immobili cacce,sotto fruste blu di ricordi,e i cani occulti
delle vogliepassano lungo piste stanche.
In mezzo a tiepide foreste,vedo le mute dei miei sogni,sui cervi
bianchi di menzogne,le gialle frecce dei rimpianti.
Dio, le mie voglie senza fiato,tiepide voglie dei miei occhi,di soffi
troppo azzurri velanola luna di cui piena è l’anima.
* * *
Belve stanche
O le passioni lanciatee poi le risa e i singhiozzi!Malati, socchiusi gli
occhiin mezzo a foglie esfoliate,
cani gialli dei peccati,le iene truci degli odii,sulla noia smorta dei
piani,stesi i leoni d’amore!
Nell’impotenza del sognolanguidi sotto il languored’un cielo tetro e
incoloreguarderanno senza posa
le greggi di tentazionifuggire lente una ad una,nel chiaro immoto di
lunale mie immobili passioni.
* * *
Orazione
Come donna l’anima trema:guarda ciò che ho fatto, signore,delle
mani gigli dell’anima,degli occhi, cieli del mio cuore.
Pietà di queste mie miserie!Ho perso la palma e l’anello,pietà di
queste mie preghiere,fiori affranti in un bicchier d’acqua.
Pietà del male delle labbra,pietà di questi miei rimpianti,piantate
gigli sulle febbrie le rose lungo i pantani.
Dio! Voli antichi di colombefanno giallo il cielo ai miei occhi,pietà
del lino dei miei lombiche di gesti blu mi circonda!
* * *
Ore scialbe
Ecco antiche voglie che passano,ancora i sogni degli affranti,ancora
visioni che mancano;ecco i dì di speranza andati.
In chi bisogna oggi fuggire!Non esiste più stella alcuna:ma solo
ghiaccio sulla noiae panni blu sotto la luna.
Ancora dei singhiozzi in trappola!guarda i malati senza fuoco,e
agnelli brucanti la neve,pietà di tutto questo, Dio!
Io attendo un po’ di risveglio,io attendo che il sonno passi,io attendo
un poco di solesu mani che la luna agghiaccia.
* * *
Noia
Gli incuranti pavoni, bianchi pavoni, in fuga,pavoni bianchi in fuga
dalla noia del risveglio;non li vedo i pavoni bianchi, i pavoni d’oggi,i
pavoni che vanno attraverso il mio sonno,gli incuranti pavoni, i
pavoni dell’oggi,attendere indolenti lo stagno senza sole,sento i
pavoni bianchi, pavoni della noiaattendere indolenti il tempo senza
sole.
* * *
Ospedale
Ospedale! Ospedale! Sul ciglio del canale!Ospedale nel mese di
luglio!Si attizza il fuoco nella sala!Intanto i transatlantici fischiano
sul canale!
(Oh! non vi avvicinate alle finestre!)Emigranti attraversano un
palazzo!Vedo uno yacht nella tempesta!Vedo greggi su tutti i
vascelli!
(Meglio che le finestre rimangano chiuse,si è del tutto al sicuro
dall’esterno).Dà l’idea di una serra sulla nevesembra di festeggiare
un puerperio in un giorno di tempesta,si intravedono piante sparse
su di una coperta di lana,c’è un incendio in un giorno di sole,E
attraverso una foresta piena di feriti.
Ecco infine il chiaro di luna!
Zampilla un getto d’acqua nel mezzo della sala!Una schiera di
bimbe schiude appena la porta!Scorgo agnelli in un’isola di praterie!
E piante belle su un ghiacciaio!E gigli in un vestibolo di marmo!
C’è un banchetto in una foresta vergine!E una vegetazione d’oriente
in una grotta di ghiaccio!
Udite! S’aprono le chiuse!Smuovono i transatlantici l’acqua dentro
il canale!
Oh, la dama di carità che attizza il fuoco!
Le belle canne verdi a riva tutte in fiamme!Battello di feriti
beccheggia al chiar di luna!Tutte le figlie del re sono in barca sotto
la tempesta!E le principesse vanno a morire in un campo di cicute!
Si avvelena qualcuno in un giardino!celebrano una gran festa fra i
nemici!Vi sono cervi in una città sotto assedio!E un serraglio in
mezzo ai gigli!C’è una vegetazione tropicale in fondo a una miniera
di carbone!Passa un gregge di pecore su di un ponte di ferro!E gli
agnelli di prateria entrano tristemente nella sala!
Intanto la dama di carità accende le lampade,porta il pasto ai
malati,ha chiuso le finestre sul canale,e tutte le porte al chiaro di
luna.
* * *Orazione notturna
Nelle mie orazioni addormitesotto le languide visioni,sento che
sgorgano passioni,e le lussurie mie nemiche.
Vedo un chiaro di luna amarosotto notturna noia di sogni;e sopra
venefici gretil’errante gioia della carne.
Sento alzarsi nelle midollale voglie d’orizzonti verdi,sotto cieli
sempre copertisoffro una sete senza stelle!
Sento sgorgare alla ragionemalvagie tenerezze nere;e vedo pantani
illusorisotto un’eclisse all’orizzonte!
Io muoio sotto il tuo rancore!Signore, abbi pietà, Signore,schiudi al
malato tra il sudorel’erba intravista al chiar di luna!
Signore è tempo ormai, è tempodi mietere cicuta incolta!Lungo la
mia speranza occultala sua luna è verde di serpi!
E il male dei sogni fluiscecon i suoi peccati ai miei occhi,e sento
zampilli blu d’acquasgorgare alla luna assoluta!
* * *
Brame invernali
Piango sulle labbra appassitedove mai baci sono nati,sui desideri
abbandonatisotto le tristezze mietute.
Sempre la pioggia all’orizzonte!Sempre la neve lungo i greti!mentre
alla soglia dei miei sognichiusa lupi stesi sul prato
mi spiano nell’anima stanca,velati gli occhi di passato,tutto il
sangue ieri versatoda agnelli morenti sul ghiaccio.
Solo la luna schiara infinecon la sua tristezza monotona,dove gela
l’erba d’autunno,le brame ammalate di fame.
* * *
Ronda di noia
Le smorte ballate dei bacipersi senza ritorno io canto!Sull’erba fitta
del mio amoreio vedo nozze di malati.
Io sento voci nel mio sognocon tanta indifferenza apparse!Gigli
s’aprono sulle stradesenza più stelle, senza sole.
E slanci così lenti ancorae i desideri che bramavo,sono dei poveri a
palazzoe ceri stanchi nell’aurora.
Attendo la luna negli occhisenza tregua aperti alle sogliedelle notti,
che asciughi i sognimiei coi suoi panni lenti e blu.
* * *
Amen
Ormai è l’ora di benedireil sonno spento degli schiavi,le sue mani
future aspettofra rose bianche nelle cave.
Il suo soffio fresco ora aspettosul cuore ormai chiuso alle frodi;
agnello pasquale in pantani,ferita in fondo alle acque calde.
Notti aspetto senza domani,e infermità senza rimedio;l’ombra sua
aspetto sulle mani,il suo volto nell’acqua tiepida.
Le vostre notti aspetto, a scorgerele brame lavarsi la faccia,e i miei
sogni ai bagni di seramorire a un palazzo di ghiaccio.
* * *Campana da palombaro
O palombaro per sempre nella sua campana!Tutto un mare di vetro
eternamente caldo!Tutta una vita immobile dai lenti verdi pendoli!E
tanti esseri strani oltre quelle pareti!E qualunque contatto
interdetto per sempre!Mentre c’è tanta vita fuori nell’acqua chiara!
Attenti! l’ombra dei grandi velieri passa sopra le dalie di foreste
sottomarine;per un attimo sono all’ombra di balene che vanno verso
il polo!
In quest’attimo gli altri scaricano di certo dei vascelli pieni di neve
al porto!C’era ancora un ghiacciaio in mezzo alle praterie di luglio!E
nuotano a ritroso in acque verdi d’ansa!Entrano nel meriggio dentro
le grotte oscure!E le brezze dal largo spirano alle terrazze!
Attenti! ecco le lingue di fiamma del Gulf-Stream!Stornate i loro
baci da pareti di noia!Non s’è più messa neve sulla fronte alle febbri;
I malati hanno acceso un fuoco di gioia,gettano a piene mani gigli
verdi alle fiamme!
Poggiate alle pareti meno calde la fronte,aspettando la luna in cima
alla campana,affisate bene gli occhi sulle foreste di pendoli blu e
d’albumine violette, restando sordi alle suggestioni [dell’acqua
tiepida
Asciugate le brame deboli di sudori;presto andate da quelli che
stanno per svenire;hanno l’aria di celebrare una festa nuziale in una
grotta;hanno l’aria di entrare a mezzogiorno in un viale illuminato
da lampade in fondo a un sotterraneo;percorrono, in un corteo
festoso, un paesaggio simile all’infanzia d’un orfano.
Andate poi da quelli che stanno per morire.Arrivano come vergini
che hanno fatto una lunga passeggiata in un giorno di digiuno;sono
smorti come malati che ascoltano piovere placidamente sui giardini
dell’ospedale;hanno l’aspetto di sopravvissuti che pranzano sul
campo di battaglia.Sono simili a prigionieri che non ignorano che i
carcerieri fanno tutti il bagno nel fiume,e che sentono falciare l’erba
nei giardini della prigione.
* * *
Acquario
Ah, le mie attese non conduconol’anima al ciglio delle palpebre,s’è
sprofondata nel riflussodelle preghiere.
È al fondo dei miei occhi chiusie solo la sua lena stancasolleva
ancora a pelo d’acquagigli di ghiaccio.
Le labbra al fondo dei dolorisembrano chiuse a mille leghe,le vedo
cantare di fioridi steli blu.
Le dita imbiancano gli sguardi,seguendo l’incolore tracciadei suoi
gigli per sempre sparsie morti in boccia.
E lo so che deve moriregiungendo le mani impotentie oramai
stanche di carpirequei fiori assenti.
* * *
Vetro ardente
Sogguardo le ore antiche sottoil vetro ardente dei rimpianti;dal
fondo blu di quei segretiemergono i fiori migliori.
O quel vetro sulle mie brame!Le mie brame attraverso l’anima!E
l’erba morta ch’essa infiammaquando s’avvicina ai ricordi!
Sopra i miei pensieri la innalzo,e vedo a metà della fugadel cristallo
blu come schiudersifoglie di dolori passati.
Fino al cedere delle seremorte a lungo nella memoria,che turbano in
lenta cangianzaverde anima ad altra speranza.
* * *
Riflessi
Sotto acqua di sogno che sorge,ha paura, ha paura l’anima!Mi
splende la luna nel cuoretuffato alle fonti del sogno.
Fra la tetra noia delle cannesolo i riflessi delle cosefondi, di gigli e
palme e rose,in fondo all’acqua ancora piangono.
Si sfogliano i fiori uno a unosul riflesso del firmamentoper
discendere eternamentein quell’acqua di sogno e luna.
* * *
Visioni
Vedo passare tutti i bacitutte le mie lacrime sparse;vedo passare fra
i pensieri;tutti i miei baci dissilusi.
Fiori hai senza colore alcuno,getti d’acqua blu all’orizzonte,e un po’
di luna lì sul pratoe gigli appassiti alla luna.
Affranti e pesanti di sonno,vedo sotto le chiuse palpebre,i corvi lì in
mezzo alle rose,e gli ammalati sotto il sole,
lenta sull’anima indolente,la noia di quei vaghi amori,splendere
immobile per semprecome una luna smorta e lenta.
* * *
Orazione
Signore, sai la mia miseria!Guardalo, quello che ti porto!Fiori
malvagi della terra,e un po’ di sole su una morta!
Guardala anche la mia stanchezza,la luna spenta e l’alba nera;
feconda la mia solitudineirrorala della tua gloria.
Aprimi la tua via, Signore,rischiarami l’anima stanca,la tristezza
della mia gioiasomiglia all’erba sotto il ghiaccio.
* * *
Sguardi
O questi sguardi poveri e stanchi!I vostri e i miei!Quelli che più non
sono e quelli che verranno!Quelli che mai arriveranno e tuttavia
sussistono!Ce n’è di quelli che paiono far visita ai poveri di
domenica;ce n’è di quelli simili a malati senza dimora;ce n’è di
quelli simili ad agnelli in una prateria coperta di panni.
E questi sguardi insoliti!
Ce n’è di quelli sotto la cui vòlta si assiste all’esecuzione d’una
vergine in una sala chiusa,e ce n’è d’altri che fanno pensare a
tristezze ignorate!A contadini alle finestre d’una fabbrica,a un
giardiniere fattosi tessitore,a un pomeriggio estivo in un museo di
cere,ai pensieri d’una regina che guarda un malato in giardino,a un
odore di canfora in foresta,a chiudere una principessa in una torre il
dì di festa,a navigare un’intera settimana su di un canale tiepido.
Pietà di quelli che escono a passettini come convalescenti nella
messe!Pietà di quelli che hanno l’aria di bimbi smarriti all’ora del
pasto!Pietà degli sguardi del ferito al chirurgo,simili a tende sotto la
tempesta!Pietà degli sguardi della vergine tentata!
(Oh! Fiumi di latte si dànno alla fuga nel buio!E i cigni sono morti
fra le serpi!)E di quelli della vergine che soccombe!Principesse
abbandonate in acquitrini senza scampo;E quegli occhi in cui si
partono a piene vele navigli illuminati nella procella!E il pietoso di
tutti quegli sguardi che soffrono del non essere altrove!E tante
sofferenze presso che indistinte e però tutte diverse!E quelli che
nessuno intenderà!E quei poveri sguardi quasi muti!E quei poveri
sguardi che sussurrano!E quei poveri sguardi soffocati!
In mezzo a certi sguardi credi d’essere in un castello che fa da
ospedale!E tanti altri hanno aspetto di tende, gigli di guerra, sul
pratello del convento!E tanti altri hanno l’aria di feriti sanati in una
serra calda!E tanti altri hanno l’aria di dame di carità su di un
Atlantico senza malati!
Oh! averli visti tutti quegli sguardi!Averli accolti tutti quegli
sguardi!E averli spesi i miei per ricambiarli!E non poter già più
chiudere gli occhi!
* * *Attesa
L’anima ha giunte le sue manistrane all’orizzonte di sguardi;
esaudite i miei sogni sparsidi tra le labbra dei vostri angeli!
Aspettando sotto i miei occhistanchi, bocca aperta a preghiereormai
spente in mezzo alle palpebreda cui non sbocciano mai i gigli;
essa placa in fondo ai miei sogniil seno sfogliato al mio ciglio,si
chiudono i suoi occhi al rischiosvegliati a filo di menzogna.
* * *
Pomeriggio
I miei occhi han l’anima in trappola,Dio mio, fa’ cadere, Dio mio,un
po’ di foglie sulla neve,un po’ di neve sopra il fuoco.
Ho un po’ di sole sul cuscino,suonano sempre le stesse ore,si vanno
esfoliando i miei sguardi,sopra le morenti che mietono…
Le mani colgono erba secca,gli occhi miei velati di sonno,sono
infermi senza acqua fresca,e fiori di grotta nel sole.
Aspetto un po’ d’acqua sul pratoe sugli immobili miei sogni,gli
sguardi miei sull’orizzonteseguono gli agnelli in città.
* * *
Anima di serra
Io vedo sogni nei miei occhi;l’anima chiusa sotto vetro,scharando la
mobile serra,mi sfiora le vetrate blu.
O serre dell’anima tiepida,i gigli contro i vetri chiusi,le canne
sbocciate sott’acqua,tutte voglie senza rimedio!
Io vorrei toccare attraversol’oblio delle pupille chiusele umbelle che
furono rosadi tutti i sogni quasi aperti…
Aspetto a scorgerne le mortefoglie rinverdire ai miei occhi,la luna,
dita blu, io aspetto,che schiuda in silenzio le porte.
* * *
Intenzioni
Pietà dei miei occhi luttuosidove l’anima apre speranze,pietà dei
bocci non esplosie dell’attesa a bordo sera!
Moti delle acque spiritali!Gigli mobili sotto i flutti,a pelo d’eterne
cangianze,virtù sotto i miei occhi chiusi!
Dio mio, Dio mio, dei fiori stranisalgono in collo ai nenufàri;le
vaghe mani dei vostri angelismuovono l’acqua dei miei sguardi.
Se ne svegliano i fiori ai segnidispersi in mezzo alle onde blu;
l’anima apre al volo dei cignile candide ali dei miei occhi.
* * *Contatti
Contatti!Tenebra vi si stende fra le dita!Armonia d’ottoni sotto il
nembo!Armonia d’organi al sole!Tutte le greggi dell’anima in fondo
a una notte d’eclisse!Tutto il sale del mare erba di praterie!E quei
bolidi blu su tutti gli orizzonti!(Pietà di questo potere dell’uomo!)
Ma quei contatti più tetri e più stanchi!Contatti delle vostre povere
mani madide!Sento le vostre dita pure fra le mie dita,e greggi
d’agnelli si partono al chiaro di luna lungo un fiume tiepido.
Mi ricordo tutte le mani che hanno toccato le mie mani.Rivedo quel
che c’era, al sicuro, fra quelle mani,E vedo oggi che ero al sicuro fra
quelle mani tiepide.Spesso son diventato il povero che mangia il
pane a pie’ del trono.
Ero a volte il palombaro che non sa uscire più dall’acqua calda!Ero a
volte tutto un popolo che non sapeva più uscire dai sobborghi!E
queste mani simili a un convento senza giardino!E quelle che mi
rinchiudevano come una schiera di malati in una serra in un giorno
di pioggia!Finché altre più fresche non fossero venute a schiudere le
porte,e a spargere un po’ d’acqua sulla soglia!
Oh! Ne ho conosciuti strani contatti!Ed ecco che m’attorniano per
sempre!Si offriva l’elemosina in un giorno di sole,si mieteva la
messe in fondo a un sotterraneo,c’era una musica di saltimbanchi
intorno alla prigione,c’erano figure di cera in una foresta d’estate,la
luna aveva altrove falciata tutta l’oasi,e a volte trovavo una vergine
sudata in fondo a una grotta di ghiaccio.
Pietà delle mani strane!Quelle mani contengono i segreti di tutti i
re!Pietà di mani troppo smorte!Sembrano uscire dalle cantine della
luna,si sono usurate filando il fuso dei getti d’acqua!
Pietà di mani troppo bianche e madide!Sembra che le principesse
siano andate a dormire nel meriggio tutta l’estate!Tenetevi lontani
da mani troppo dure!Ma pietà delle mani fredde!Vedo un cuore che
sanguina sotto coste di ghiaccio!Pietà delle mani malvagie!Hanno
avvelenato le fonti!Han messo i cigni giovani in nidi di cicuta!Ho
visto gli angeli malvagi aprire le porte al meriggio!Non c’è che pazzi
su un fiume venefico!Non ci sono che pecore nere su pascoli privi di
stelle!Se ne vanno gli agnelli a brucare la tenebra!
Ma le mani fresche e leali!Vengono a offrire frutti maturi ai
moribodi!Portano in palmo l’acqua fredda e chiara!Irrorano di latte
i campi di battaglia!Sembrano uscire da mirabili foreste
eternamente vergini!
* * *
Anima di notte
L’anima mia davvero è triste;è ormai triste d’essere stanca,è ormai
stanca d’essere invano,davvero è triste stanca e aspettosul mio viso
le vostre mani.
Le vostre dita sul mio visocome angeli di ghiaccio aspetto,che
portino l’anello aspetto,sul viso aspetto il loro frescocome un tesoro
in fondo all’acqua.
Le loro cure infine aspettoper non morire al sole, al solemorire
disperato! AspettoChe lavino i miei occhi tiepididove hanno sonno
tanti poveri!
Dove tanti cigni sul mare,cigni vaganti per il mare,tendono in vano
il collo in lutto,dove, per giardini d’inverno,i malati colgono rose.
Le vostre dita sul mio visocome angeli di ghiaccio aspetto,che
bagnino i miei sguardi aspetto,l’erba morta di sguardi, dovetanti
agnelli stanchi si spargono.
* * *
Quindici canzoni
I
Ella lo avvinse in una grotta,fece un segno sulla sua porta;la vergine
scordò la lucee la chiave cadde nel mare.
Ella attese i giorni d’estate:ella attese più di sett’anni,ogni anni un
viandante passava.
Ella attese i giorni d’inverno;e nell’attesa i suoi capellisi ricordarono
la luce.
La cercarono, la trovarono,scivolarono fra le pietre,e rischiararono
le rocce.
Passa ancora a sera un viandanteno non comprende quel bagliore,
non ha il coraggio d’accostarsi.
Crede che sia uno strano segno,crede che sia un filone d’oro,crede
che sia un gioco d’angeli,Si volge indietro e passa oltre.
II
E se un giorno ritornasseche gli dovrò dire?-Ditegli che l’ho
aspettato,io, fino a morirne.
E se mi domanda ancorasenza riconoscermi?-Parlagli come sorella,
egli forse soffre.
Se domanda dove sèi,che dovrò rispondere?-Porgigli il mio anello
d’orosenza più rispondere.
Se vuol sapere perchéla sala è deserta?-Mostragli la spenta lampada
e la porta aperta.
E se mi chiedesse infinedell’ora tua estrema?-Di’ che ho sorriso
temendoche lui mi piangesse.
III
Tre bambine hanno trucidatoper spiare che avessero in cuore.
IL primo era piena di gioia,e dovunque il suo sangue scorsetre serpi
tre anni fischiarono.
Pieno il secondo di dolcezza,e dovunque il suo sangue scorsetre
agnelli tre anni brucarono.
Il terzo pieno di tristezza,e dovunque il suo sangue scorsetre anni
han vegliato tre arcangeli.
IV
Le bimbe occhi bendati(togliete le auree bende)le bimbe occhi
bendatiscrutano i loro fati.
Hanno aperto al meriggio(attenti alle auree bende)hanno aperto al
meriggioil palazzo dei prati.
Un saluto alla vita(stringete le auree bende)un saluto alla vitae non
sono più uscite.
V
Tre sorelle cieche(ancora speriamo)Tre sorelle ciechehanno
un’aurea lampada.
Salgono su in vetta(loro voi e noi)salgono su in vettasette giorni
aspettano…
Ah, dice la prima,(ancora speriamo)Ah, dice la prima,sento i nostri
lumi…
Ah, fa la seconda(loro voi e noi)Ah, fa la seconda,ecco il re che sale…
No, fa la più santa(ancora speriamo)No, fa la più santa,sono spenti
ormai…
VI
Son venuti a dire(bimbo mio ho paura)Son venuti a dire:Lui sta per
partire…
Col mio lume acceso(bimbo mio ho paura)col mio lume accesomi
sono accostata…
Alla prima porta(bimbo mio ho paura)alla prima portala fiamma ha
tremato…
La seconda porta(bimbo mio ho paura)la seconda portala fiamma
ha parlato…
Alla terza porta(bimbo mio ho paura)alla terza portala fiaccola è
morta…
VII
Le sette figlie di Orlamondomorta che fu la fatale sette figlie di
Orlamondola porta han cercata.
Hanno acceso le sette lampadehanno aperto le torri,aperte
quattrocento stanze,senza trovare il giorno…
Giungono alle grotte sonore,vi discendono infine;E su una porta
chiusa trovanouna chiave d’oro.
vedon l’Oceano da fessure,temono di morire,picchiano alla porta
sbarrata,non osano aprire…
VIII
Aveva tre corone d’oroa chi ne fece dono?
Una la offrì ai suoi genitori:ci han comprato tre canne d’orofino a
primavera la ospitarono.
Una la offrì ai suoi spasimanti:ci han comprato tre reti d’argento,
fino all’autunno la ospitarono.
Una la offrì ai suoi bambini:ci han comprato tre ceppi di ferro,tutto
l’inverno la incatenarono.
IX
Al palazzo s’è incamminata-il sole si levava appena-al palazzo s’è in
camminatai cavalieri si guardaronotutte le dame ammutolirono.
Si fermò davanti alla porta-il sole si levava appena-si fermò davanti
alla portaSi udì passare la reginae il suo sposo le domandò.
Dove andate, voi, dove andate?-State attenta, si vede appena-dove
andate, voi, dove andate?Qualcuno vi aspetta dabbasso?Ella non gli
diede risposta.
Discese dalla sconosciuta– State attenta, si vede appena-Discese
dalla sconosciutaLa sconosciuta strinse a séla regina, nulla si
disseroe si allontanarono in fretta.
Pianse sulla soglia il suo sposo-State attenta, si vede appena-pianse
sulla soglia il suo sposoSi udì passare la reginasi udivano foglie
cadere.
X
Quando uscì l’amante(ho udito la porta)quando uscì l’amantelei
aveva sorriso…
Ma quando rientrò(ho udito la lampada)ma quando rientròun’altra
era là
E ho visto la morte(udii la sua anima)e ho visto la morteche
l’attende ancora…
XI
Madre mia, non sentite niente?Madre mia, è come un richiamo…
Figlia mia, stringimi la mano.Figlia mia, è un grande vascello…
Madre mia, s’ha da stare attenti…Figlia mia, son quelli che
partono…Madre mia, c’è un grande pericolo?Figlia mia, si va
lontanando…
Madre mia, si avvicina sempre…Figlia mia, è ormai giunta in porto.
Madre mia, sta aprendo la portaFiglia mia, son quelli che escono.
Madre mia, qualcuno sta entrando…Figlia mia, ha levato l’àncora…
Madre mia, parla a voce bassa…Figlia mia, son quelli che passano.
Madre mia, si ruba le stelle!…Figlia mia, è un’ombra di vele.Madre
mia, bussa alle finestre…Figlia mia, forse altri le ha aperte…
Madre mia, non si vede luce…Figlia mia, va via verso il mare…
Madre mia, la sento dovunque…Figlia mia, di chi, di chi parli?
XII
Voi avete acceso le lampade,-che sole nel giardino!voi avete acceso
le lampade,vedo il sole fra le fessure,aprite le porte al giardino!
-Perse le chiavi delle porte,si deve attendere, si deve,le chiavi dalla
torre caddero,si deve attendere, si deve,si deve attendere dei
giorni…
Un giorno apriranno le porte,la selva occulta i chiavistelli,la selva
brucia intorno a noi,è un bagliore di foglie mortearse alla soglia
delle porte…
-Gli altri giorni sono già stanchi,gli altri giorni anche essi han paura,
gli altri giorni, no, non verranno,gli altri giorni anche essi
morranno,anche noi qui morremo, qui…
XIII
Trent’anni ho cercato, sorelle,dove s’è celato!Trent’anni ho vagato,
sorelle,senza mai arrivarci…
Trent’anni ho vagato, sorelle,e li ho stanchi i piedi,era in ogni luogo,
sorelle,e però non è…
L’ora è triste adesso, sorelle,slacciate i miei sandali,muore anche la
sera, sorelle,e ho male nell’anima.
Sedici anni avete, sorelle,andate lontano,a voi il mio bordone,
sorelle,anche voi cercate…
XIV
Tre sorelle han voluto moriresi sono messe i serti d’orosono andate
in cerca di morte.
Sono andate verso la selva:“Selva, dacci la nostra morte,ecco i nostri
tre serti d’oro”.
La selva s’aprì in un sorriso,e offrì loro dodici baciche svelarono
l’avvenire.
Tre sorelle han voluto moriresono andate a cercare il maretre anni
dopo lo incontrarono.
“Mare dacci la nostra morteecco i nostri tre serti d’oro”.
Ma il mare proruppe in un piantoe offrì loro trecento baciche
rivelarono il passato.
Tre sorelle han voluto morirela città sono andate a cercarela
trovarono in mezzo a un’isola.
“Città dacci la nostra morteecco i nostri tre serti d’oro”.
La città si schiuse all’istantee li coprì di baci ardentiche rivelarono il
presente.
XV
Cantico della vergine in “Suor Beatrice”
A ogni anima che piangea ogni estinto peccatoapro in seno alle
stellemani piene di grazia.
Nessun peccato vivequando amore ha parlatonessun’anima muore
quando l’amore ha pianto.
E se amore si perdefra i sentieri laggiùil suo pianto mi trovae non si
perde più…